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Atti Parlamentari 17925 — Camera dei Deputat i IV LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1965 371 . SEDUTA DI MARTEDÌ 12 OTTOBRE 196 5 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BUCCIARELLI DUCC I IND I DEL VICEPRESIDENTE RESTIVO INDICE PAG . Congedi 1792 5 Disegni di legge : (Approvazione in Commissione) . . 1792 5 (Presentazione) 1795 3 (Trasmissione dal Senato) . . . 17925, 1795 4 Proposte di legge : (Approvazione in Commissione) . . 1792 5 (Deferimento a Commissione) 1795 3 Interrogazioni (Annunzio) 1797 3 Mozione (Discussione), interpellanze e interrogazioni sulla situazione in- ternazionale (Svolgimento) : PRESIDENTE 1792 6 C ANT ALUPO 1796 3 CUTTITTA 1796 0 DE MARSANICII 17954 LUZZATTO 17940 MORO, Presidente del Consiglio dei mi - nistri 17957, 17958, 17965 PAJETTA 1792 8 Ordine del giorno della seduta di domani 1797 3 La seduta comincia alle 16,30 . FRANZO, Segretario, legge il processo ver- bale della seduta di ieri . (t approvato) . Congedi . PRESIDENTE . Hanno chiesto congedo i deputati Cavallaro, Galli, Napoli, Pala, Real e Giuseppe, Ruffini e Scarascia Mugnozza . (I congedi sono concessi) . Trasmissione dal Senato . PRESIDENTE . Il Senato ha trasmesso i seguenti disegni di legge, approvati da que l consesso : « Ratifica ed esecuzione dell'accordo aere o tra l'Italia ed il Congo con annessi memoran- dum, concluso a Roma il 7 dicembre 1962 » (2659) ; « Ratifica .ed esecuzione delle seguent i convenzioni internazionali adottate dalla con- ferenza internazionale ,del lavoro : convenzio- ne internazionale del lavoro n . 117 concer- nente gli obiettivi e le norme di base dell a politica sociale adottata a Ginevra il 22 giu- gno 1962 ; convenzione internazionale del la- voro n . 118 :concernente l'uguaglianza di trat- tamento dei nazionali e dei non nazionali i n materia di sicurezza sociale adottata a Gine- vra il 28 giugno 1962 » (2660) . Saranno stampati, distribuiti e trasmess i alla Commissione competente . Approvazioni in Commissione . PRESIDENTE . La I Commissione (Affari costituzionali) nella seduta di stamane in sed e legislativa ha approvato i seguenti provve- dimenti : « Modifiche alla legge 7 dicembre 1960 , n . 1541, concernente norme integrative all'or-

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Atti Parlamentari

— 17925 —

Camera dei Deputati

IV LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1965

371 .

SEDUTA DI MARTEDÌ 12 OTTOBRE 196 5PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BUCCIARELLI DUCCI

IND I

DEL VICEPRESIDENTE RESTIVO

INDICEPAG .

Congedi 1792 5

Disegni di legge :

(Approvazione in Commissione) . .

1792 5

(Presentazione) 1795 3

(Trasmissione dal Senato) . . . 17925, 1795 4

Proposte di legge :

(Approvazione in Commissione) . .

1792 5

(Deferimento a Commissione) 1795 3

Interrogazioni (Annunzio) 1797 3

Mozione (Discussione), interpellanze einterrogazioni sulla situazione in-ternazionale (Svolgimento) :

PRESIDENTE 17926

C ANT ALUPO 1796 3

CUTTITTA 17960

DE MARSANICII 17954

LUZZATTO 17940

MORO, Presidente del Consiglio dei mi -nistri 17957, 17958, 17965

PAJETTA 1792 8

Ordine del giorno della seduta di domani 1797 3

La seduta comincia alle 16,30.

FRANZO, Segretario, legge il processo ver-bale della seduta di ieri .

(t approvato) .

Congedi .

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo ideputati Cavallaro, Galli, Napoli, Pala, Real eGiuseppe, Ruffini e Scarascia Mugnozza .

(I congedi sono concessi) .

Trasmissione dal Senato .

PRESIDENTE . Il Senato ha trasmesso iseguenti disegni di legge, approvati da quelconsesso :

« Ratifica ed esecuzione dell'accordo aereotra l'Italia ed il Congo con annessi memoran-dum, concluso a Roma il 7 dicembre 1962 »(2659) ;

« Ratifica .ed esecuzione delle seguenticonvenzioni internazionali adottate dalla con-ferenza internazionale ,del lavoro : convenzio-ne internazionale del lavoro n . 117 concer-nente gli obiettivi e le norme di base dellapolitica sociale adottata a Ginevra il 22 giu-gno 1962; convenzione internazionale del la-voro n . 118 :concernente l'uguaglianza di trat-tamento dei nazionali e dei non nazionali i nmateria di sicurezza sociale adottata a Gine-vra il 28 giugno 1962 » (2660) .

Saranno stampati, distribuiti e trasmess ialla Commissione competente .

Approvazioni in Commissione.

PRESIDENTE. La I Commissione (Affaricostituzionali) nella seduta di stamane in sed elegislativa ha approvato i seguenti provve-dimenti :

« Modifiche alla legge 7 dicembre 1960 ,n . 1541, concernente norme integrative all'or-

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Atti Parlamentari

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Camera dei Deputat i

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dinamento del Ministero della marina mer-cantile e revisione dei relativi ruoli organici »(Approvato dalla VII Commissione del Se -nato) (2503) ;

LEONE RAFFAELE, FORLANI, RAMPA e NA-TALI : « Norme integrative della legge 22 ot-tobre 1961, n . 1143, relative agli impiegat idello Stato delle carriere speciali » (1903), conmodificazioni .

Discussione di mozioni e svolgimento di in-terpellanze e di interrogazioni sulla situa-zione internazionale .

PRESIDENTE . L'ordine del giorno reca l adiscussione delle seguenti mozioni :

La Camera, profondamente preoccupat aper l'aggravarsi e l'estendersi dell'intervent onordamericano giunto ormai sino all'impieg odiretto di truppe statunitensi contro le popo-lazioni vietnamite, dinanzi ai pericoli che daun'estensione dell'attacco U .S .A . possono de-rivare per la pace dell'Asia e di tutto il mon-do, consapevole dell'insufficienza e inade-guatezza delle iniziative finora assunte da va-rie parti per una soluzione pacifica ; invita i lGoverno a proporre a tutti gli interessati laconvocazione di una conferenza internaziona-le con la finalità di giungere ad una soluzio-ne negoziata, che parta dal riconoscimentodel fronte di liberazione nazionale del Viet-Nam del sud come interlocutore valido e ne-cessario per tale trattativa e si fondi su lrispetto e l'applicazione integrale degli ac-cordi di Ginevra del luglio 1954; accordi cheaffermano i fondamentali diritti del popolovietnamita : pace, indipendenza, sovranità,unità e integrità territoriale, ordinano l'eva-cuazione da tutto il territorio delle truppe ,personale militare e armi straniere, implican oil divieto per la repubblica democratica de lViet-Nam e per il Viet-Nam del sud di parte-cipare ad alleanze con altre potenze; preve-dono l'unificazione del paese attraverso liber eelezioni » (44) .

PAJETTA, INGRAO, ALICATA, NATOLI ,

AMBROSINI, BERNETIC MARIA, DIAZ

LAURA, GALLUZZI, MELLONI, PEZZI -

NO, SANDRI, SERBANDINI e TAGLIA -

FERRI .

« La Camera, considerato che il rappre-sentante italiano all'attuale sessione dell'as-semblea delle Nazioni Unite, intervenendo ne ldibattito generale, ha sostanzialmente prean-nunciato il voto contrario dell'Italia all'am-missione all'O .N.U. della repubblica popolare

cinese; ritenendo che le motivazioni addott ea sostegno di tale posizione – e cioè che la re-pubblica popolare cinese potrebbe venire am-messa alPO.N.U. solo al termine di un proces-so di ristabilimento dell'equilibrio internazio-nale oggi in crisi e in nome del principio d i« universalità nella omogeneità » cui l ' O .N.U .dovrebbe ispirarsi – risultano palesement einfondate e in contrasto con la stessa realtàmondiale; rilevando che l'ammissione dell arepubblica popolare cinese ,all'O .N .U., conpienezza di diritti, deve costituire non un aconseguenza bensì una delle condizioni per i lsuperamento dell'attuale grave crisi interna-zionale che anche e proprio nella persistent ediscriminazione nel massimo consesso inter-nazionale del paese più popoloso del mondo,ha una delle sue cause primarie ; affermando

che l'universalità dell'O .N.U. esclude l'omo-geneità tra i suoi membri mentre presupponeche tutti i paesi, quale che sia il loro regimesociale e la loro politica, ne siano membri ;invita il Governo a fornire alla delegazioneitaliana all'O .N .U. istruzioni adeguate affin-ché nella prossima votazione, con voto favore-vole all'ammissione alle Nazioni Unite dell arepubblica popolare cinese come unica rap-presentante del popolo cinese, essa dia il su ocontributo alla universalizzazione dell'O .N.U. ,all'autorità e al prestigio di questa organiz-zazione così difendendo gli interessi del no-stro paese e la causa della pace » (47) .

LONGO, PAJETTA, INGRAO, ALICATA, LA-

CONI, MICELI, AMBROSINI, BERNETI C

MARIA, DIAZ LAURA, GALLUZZI, MEL-

LONI, PEZZINO, SANDRI, SERBANDIN I

e TAGLIAFERRI .

L'ordine del giorno reca anche lo svolgi -mento delle seguenti interpellanze :

Luzzatto, Cacciatore, Pigni, Angelin oPaolo e Franco Pasquale, al Presidente delConsiglio dei ministri e al ministro degli affar iesteri, « per conoscere quali iniziative abbianopromosso e intendano promuovere perché alpiù presto sia posto fine all'intervento nelViet-Nam del sud e al bombardamento delViet-Nam del nord, che vengono continuat ied accresciuti dalle forze armate degli Stat iUniti d'America, in violazione degli accord idi Ginevra del 1954, e di ogni norma e d iogni principio di diritto e di umanità, e per-ché al più presto sia restituita la pace al Viet -Nam sulla base del riconoscimento della su aindipendenza e della sua neutralità, dei suo idiritti di democrazia e di autodeterminazion edell'allontanamento delle truppe e delle basi

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Atti Parlamentari

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Camera dei Deputati

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americane dal suo territorio, sulla base, cio èdell 'applicazione intera degli accordi di Gi-nevra del luglio 1954 » (508) ;

De 'Marsanich, Roberti, Abelli, Almiran-te, Angioy, ,Calabrò, Caradonna, 'Cruciani ,Cucco, Delfino, De Marzio, Franchi, Galdo ,Giugni Lattari Jole, Gonella Giuseppe, Grilli ,Guarra, Manco, Michelini, Nicosia, Romeo ,Romualdi, Santagati, Servello, Sponziello ,Tripodi e Turchi, al Presidente del Consiglio

dei ministri e al ministro degli affari esteri ,« per conoscere quale sia l'atteggiamento de lGoverno nei confronti della crisi apertasi nel -la C .E .E ., e quali iniziative concrete il Go-verno medesimo intenda prendere o promuo-vere per difendere – al di là delle singole que-stioni economiche settoriali – la politica co-munitaria europea definitivamente sancitadai trattati di Roma; per conoscere, altresì ,quale sia la precisa posizione del Governoitaliano – nel sostanziale rispetto della allen-za atlantica – in ordine ai gravi avveniment ipolitici e militari dell'Asia sud-orientale(520) ;

Cuttitta, al Governo, « per conoscere se ,di fronte all'inizio di uno stato di guerrigliache si rivela già in Alto Adige con l'azion eterroristica che ha condotto alla feroce ucci-sione dei carabinieri Di Gennaro e Palmerio ,avvenuta la sera del 26 agosto a Sesto Paste -ria, per mano di assassini che partono dall aAustria e vi trovano compiacente rifugio ,ritenga sia giunto il momento di denunziar el'accordo De Gasperi-Gruber che, alla provadi una esperienza ventennale, ha dimostratodi essere un pericoloso incentivo alle velleitàseparatistiche della inquieta minoranza di lin-gua tedesca della provincia di Bolzano, invec eche strumento di pacificazione e di concordia »(542) ;

Vecchietti e Luzzatto, al 'Presidente de lConsiglio dei ministri e al ministro degli af-fari esteri, « per conoscere quale atteggiamen-to intendano assumere, per l 'autonomia e perla sicurezza del nostro paese, di fronte ai re-centi sviluppi della situazione internazionale ,in relazione all'aggravato intervento america-no nel Viet-Nam e al conflitto indo-pakistano ,nonché ai nuovi orientamenti recentement eapparsi nei rapporti internazionali e al de-clino della politica dei blocchi militari ; e inparticolare, per quanto concerne : il supera-mento deI patto atlantico in rapporto ai termi-ni attuali del problema della sicurezza in Eu-ropa, la necessità 'di escludere la disponibilit àdiretta o indiretta di armi atomiche da partedella repubblica federale tedesca, il ricono-

scimento del posto che spetta all'O.N.U. allarepubblica popolare cinese » (550) ;

Calabrò e De ,Marzio, al Governo, « persapere – di fronte all'intensificarsi delle azio-ni terroristiche in Alto Adige, culminate ne lrecente assassinio di due giovani carabinier ie nell'attentato contro una caserma di alpi-ni – quali misure di sicurezza abbia predi -sposto e quali disposizioni abbia dato pe rgarantire la vita delle nostre pattuglie di con-fine e quali passi abbia svolto presso l'Au-stria, ove sembra accertato che i terroristi tro-vino rifugio » (565) ;

,Michelini, De Marsanich, Roberti, Abelli ,Almirante, Angioy, Calabrò, Caradonna, Cru-ciani, Cucco, Delfino, De Marzio, Franchi ,Galdo, Giugni Lattari Jole, Gonella Giuseppe ,Grilli, Guarra, Manco, Nicosia, Romeo, Ro-mualdi, Santagati, Servello, Sponziello, Tri-podi e Turchi, al Presidente del Consigli odei ministri e al ministro degli affari esteri ,« per conoscere i motivi per i quali il 26 ago -sto 1965 e cioè proprio nei giorni nei qual ipiù intensa si svolgeva la delittuosa attivit àterroristica da parte di elementi di provenien-za austriaca in Alto Adige, con i noti e depre-cati episodi dell'eccidio dei carabinieri ita-liani e di assalto a formazioni militari ed acaserme italiane, il Presidente del Consigli oitaliano Moro ha ritenuto opportuno incon-trarsi con il cancelliere austriaco Klaus, i nuna non precisata località del Trentino ; perconoscere inoltre come mai il Presidente de lConsiglio abbia ritenuto opportuno e corrett otrattare con il predetto cancelliere Klaus i lproblema dell'Alto Adige – e cioè una que-stione riguardante i confini territoriali delloStato – in assenza del titolare del Minister odegli esteri responsabile della politica ester aitaliana; per conoscere ancora i motivi per iquali il Presidente del Consiglio ha ritenut odi tener segreto e nascosto tale suo incontro ,comunicandolo soltanto il 3 ottobre – co noltre un mese di ritardo – attraverso uno stra-no comunicato sul quotidiano della democra-zia cristiana Il Popolo, e cioè solo dopo cheil cancelliere Klaus aveva reso noto tale in -contro in un discorso pronunciato nel suopaese; per conoscere infine quale sia stato i lreale contenuto del colloquio medesimo, qual igli impegni in esso eventualmente presi, l eeffettive ragioni che lo hanno prima determi-nato e poi tenuto segreto ed infine per saper ese il ministro degli affari esteri ne era stat oprecedentemente informato, se è stato tenutoal corrente dei risultati, se condivide e l'ini-ziativa e il contenuto dell'incontro ; ciò ancheai fini di conoscere chi debba considerarsi,

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Atti Parlamentari

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Camera dei Deputati

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nell'attuale fase politica, il responsabile uf-ficiale della nostra politica estera, nei con -fronti del Parlamento e del popolo italiano »(573) ;

Gantalupo, al Presidente del Consigli odei ministri, « per conoscere per quali fini egl isi sia incontrato segretamente il 26 agosto 196 5con il cancelliere della repubblica austriaca ,senza essere accompagnato dal ministro degl iaffari esteri e senza che il Parlamento e l astampa ne siano stati informati ; e perché i lcancelliere austriaco ha creduto ad un cert omomento, sia pure con grande ritardo, di darenotizia pubblica dell'incontro suddetto; e in-fine per quali ragioni il Presidente del Con-siglio non sarà accompagnato dal ministr odegli affari esteri, se l ' informazione è fon-data, neppure nel suo prossimo viaggio a Bel -grado, per incontri nel corso dei quali si par-lerà presumibilmente di interessi italiani d iparticolare importanza » (580) ;

La Malfa, Montanti e Melis, al ministrodegli affari esteri, « per conoscere l'atteggia -mento e la valutazione del Governo in ordin eai problemi e alle prospettive della situazio-ne internazionale, con particolare riferimentoalle questioni europee e alla situazione de lmercato comune europeo » (582) .

L'ordine del giorno reca infine lo svolgi -mento delle seguenti interrogazioni :

Luzzatto, Cacciatore e Pigni, al Presiden-te del Consiglio dei ministri e ai ministri degl iaffari esteri e dell'interno, « per conoscere sesia vero che sia stato rifiutato l'ingresso i nItalia ad una delegazione di cittadini della re -pubblica democratica del Viet-Nam ; in casopositivo, come giustifichino tale assurdo di -vieto, e come lo spieghino in rapporto all aposizione e agli interessi del nostro paese, eai principi della nostra Costituzione ; per co-noscere, infine, se abbiano dato o intendan odare le opportune disposizioni per revocarlo »(2833) ;

Romualdi, ai ministri della difesa e del-l'interno, « per conoscere quali misure parti-colari siano state prese per fronteggiare l'of-fensiva terroristica scatenata in Alto Adige d agruppi organizzati – e non certo da individu iisolati, come da taluno si afferma – e che s iè fatta in questi ultimi tempi sempre più pe-ricolosa per i nostri interessi e per i nostr isoldati di ogni arma e servizio che li difen-dono ; valorosi soldati i cui criteri d'impiego ,in servizio di sicurezza o di istituto debbon oevidentemente rispondere alle condizioni ec-cezionali di ogni genere riguardanti la zona ,per consentire loro .di non subire troppe sor-

prese e di essere in grado di prontamente edefficacemente reagire agli attacchi comunqu ee da chiunque portati » (2899) ;

Covelli, al Presidente del Consiglio de iministri, « per conoscere le ragioni e gli scopidel suo incontro segreto con il cancelliere au-striaco Klaus in Alto Adige, il 26 agosto 1965 ,e perché mai di tale incontro si sia avuta no -tizia 'dallo stesso cancelliere ; e se rispondonoal vero le informazioni e i giudizi forniti da lcancelliere Klaus nel suo discorso del 2 otto-bre 1965 » (2999) ;

Pacciardi, al Presidente del Consiglio de iministri e al ministro degli affari esteri, « perconoscere l'atteggiamento del Governo suiprincipali problemi della politica internazio-nale con particolare riferimento alla crisi delmercato comune, al rinnovo del patto atlan-tico, alle ripercussioni internazionali dei con-flitti asiatici » (3000) .

Se la Camera lo consente, la discussionedi queste mozioni e lo svolgimento di questeinterpellanze e interrogazioni formeranno og-getto di un solo dibattito .

Se non vi sono obiezioni, rimane così sta-bilito .

(Così rimane stabilito) .

L'onorevole Pajetta ha facoltà di illustrar ela sua mozione .

PAJETTA. Chiedo di illustrare anche l amozione Longo, di cui sono cofirmatario .

PRESIDENTE . Ne ha facoltà .

PAJETTA . Signor Presidente, onorevol icolleghi, le notizie di questi giorni hann osottolineato l'urgenza della discussione che dalungo tempo abbiamo chiesto si tenesse i nquest'aula : urgenza che è connessa con l atragicità degli avvenimenti. Siamo tornati a igas ; e noi dovremmo dire che la situazionesarebbe non solo grave, ma gravissima e gi àcompromessa, se noi, se voi, se tutti insiem efossimo disposti ,a fare l'abitudine a questenotizie terribili .

Nessuno di noi ha dimenticato il 22 marzodel 1965, quando all'impiego di questi mezz itossici, che ormai sembravano dimenticat inell'arsenale delle armi interdette, ha corri -sposto nel mondo un'ondata di indignazione .Si sono unite all'indignazione la preoccupa-zione e l'angoscia per quello che avrebbe po-tuto essere . Ricordo come il ministro degl iaffari esteri, onorevole Fanfani, dicesse all aCommissione esteri della Camera, quasi smar-rito, di fronte a quelle prime notizie : « Spero

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Alti Parlamentari

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Camera dei Deputati

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non sia vero » . E ricordate tutti come foss edi quei giorni l'ordine del giorno della 'di-rezione socialista, che deplorava l'impiegodi quei mezzi bellici e sottolineava l'impor-tanza di una presa di posizione sul conflitt odel Viet-Nam .

Poi quelle notizie furono -minimizzate . Igiornali governativi parlarono di reazion eemotiva per l'uso di gas che essi dissero « nonletali » ; ma parve che quell'ondata di sdegn o(poteva alzarsi soltanto nel nostro paese ? I nrealtà toccò ogni parte del mondo) avesse avu-to il valore di impedire agli americani d icontinuare con quel tipo di guerra .

Ricordiamo tutto questo perché, se oggi l osdegno fosse minore, il clamore meno alto ,se la nostra reazione non vi fosse, questo sa-rebbe il segno che in questi mesi, d,a marz oad oggi, non solo si è aggravata la guerra, m asi è compromessa quella possibilità di resi-stenza morale che è una condizione, una pre-messa ,assoluta per allontanare il pericolodella guerra .anche altrove e per difendere l apace .

Abbiamo oggi una situazione grave, che siripercuote in ogni settore della vita interna-zionale. in atto ormai da mesi un arrest odel processo di distensione, che aveva apertotante speranze negli uomini . Assistiamo al-l'esplodere pericoloso di antiche 'e nuove con-traddizioni : e dobbiamo trarne la conclusion edi un grave deterioramento della situazioneinternazionale .

Abbiamo avuto qualche settimana fa l oscoppio aperto del conflitto tra l'India e i lPakistan, contenuto oggi, ma non concluso .Ebbene, quale potrebbe essere la prospettivadi domani ? Abbiamo dovuto pensare – cred oche abbiate dovuto pensarlo anche voi in queigiorni – quale sarebbe la prospettiva per icontinenti appena liberati, per l'Africa, pe rl'Asia, anche per Stati nuovi che fino a ieriparevano fulcri di una politica di disim-pegno, di condanna della guerra e di neutra-lità, se non si seguisse la via della trattativa ,se ognuno fosse tentato di credere che la forzatorni ad essere il mezzo preferito, o almen oquello decisivo, per ottenere la soluzione del -le questioni intorno alle quali si contende .

Abbiamo assistito all'intervento aperto ,con la violenza, nell'isola di San Domingo ; eal tempo stesso abbiamo dovuto constatare –diciamo : con sodisfazione – che questa vio-lenza aperta trova resistenza, non può attuars isempre come un tempo .

Vi è stato lo scoppio di violenze sanguino -se, 'si sono avuti pressioni e contrasti in Indo-nesia . Sono sintomi, segni gravi, che non pos-

siamo considerare come relativi soltanto all ecronache di paesi lontani . Sono sintomi e cau-se di altre cause più profonde, di altri sinto-mi che dobbiamo prendere in considerazione .

Abbiamo avuto in questi mesi – e dobbia-mo preoccuparcene – la lunga paralisi dell aOrganizzazione delle nazioni unite . Si è vo-luto che le Nazioni Unite non potessero inter-venire a San Domingo ; si è voluto che le Na-zioni Unite non potessero diventare una orga-nizzazione universale, che potes'se affrontareogni questione, ivi compresa quella dellaguerra nella penisola indocinese ; e se ne èparalizzata l'azione anche là dove 'da un punt odi vista formale, giuridico, questa azion eavrebbe dovuto e potuto dispiegarsi .

Abbiamo avuto la violenza distruttrice del-la guerra, che si fa più feroce, si estend ein Indocina, come caratteristica di un nuovoperiodo, come sintomo premonitore di quellache potrebbe essere la vita delle nazioni, s enon si intervenisse a tempo, se non si riper-corresse ancora una volta – per quanto fati -cosa possa essere – la strada della distensio-ne, se non si riuscisse vittoriosi nella lotta perconquistare la pace .• Ora, questa situazione, questo giudizio ch enoi crediamo possa accomunarci, questa pre-occupazione che dovrebbe essere di tutti, ri-propongono 'con maggiore urgenza, con piùforza, a parer nostro, la necessità della tenac efatica per non lasciar distruggere, per rites-sere, anzi, la tela della necessaria e possibil ecoesistenza . Grave per tutti è il pericolo diuna perdita di autorità dell'Organizzazion edelle nazioni unite, della paralisi, della ineffi-cienza di questo organismo . Ce lo confermala 'situazione dell'Asia sud-orientale . Quellazona, quei paesi decisivi sono fuori dell'Or-ganizzazione delle nazioni unite . La Cina, laCorea del nord e la Corea del sud, il Viet-Na mdel nord e il Viet-Nam del sud, sono fuori ,mentre l'Indocina d 'a qualche mese ha abban-donato la detta organizzazione. L'India e i lPakistan hanno reagito – pur dopo l'accet-tazione di massima di 'un intervento che h apotuto porre un termine al conflitto guerreg-giato – minacciando di uscire da questa or-ganizzazione, se la sua efficienza, il 'suo peso ,la sua autorità su questi paesi e sui paes ivicini non potranno essere effettivi .

Abbiamo assistito in 'questi mesi ad u ntenace sforzo da parte di grandi paesi, di orga-nizzazioni, di uomini illustri per salvare, co nl'autorità dell'Organizzazione delle nazioniunite, la speranza della pace . E non può es-sere considerata, questa, come una sorta d ipredicazione di speranza, di profezia, o come

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Atti Parlamentari

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Camera dei . Deputat i

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una proclamazione unilaterale. Tutto ciò haun valore se si inserisce in un'azione di tutt iperché l'organizzazione, che deve essere d itutti, spossa ,a tutti garantire la pace .

Vi ricorderò la fermezza e la pazienza in-sieme dell'Unione Sovietica, che ha resistitoai tentativi di sopraffazione, che ha denun-ciato più volte la volontà degli Stati Uniti d ifare di questo organismo una cosa propria odi esautorarlo, come quando nell'America cen-trale hanno deciso contro quello che era i lparere dell'Organizzazione delle nazioni uni -te. E sottolineo il fatto che in ognuna dell einiziative dell 'Unione Sovietica, in ognun odegli atti bilaterali che hanno accompagnat ogli incontri di questi ultimi mesi, si è volut osottolineare la necessità di fare sì che quest aorganizzazione funzioni, la necessità di difen-derne il prestigio e di poterne affermare l auniversalità .

Del resto, quale altro è il significato delviaggio di Paolo VI all'Organizzazione dell enazioni unite, se non il riconoscimento ch efondamento di ogni azione che vuole essereuniversale debba essere l'accettazione dell apossibilità che quello che una volta si chia-mava il concerto delle nazioni sia davvero ,in quella organizzazione, il concerto di tutt ele nazioni ?

Per altro, non è possibile oggi parlare d ipace, tentare le vie della pace, agire per l apace se non si considera che essa può realiz-zarsi soltanto in un mondo rinnovato ; se no nsi considera che la pace deve corrisponder ea quello che oggi il mondo è e quello che vuol eessere, due cose che non possono disgiungersi ,perché quello che è, è anche il suo voler essereun mondo nuovo.

Gli avvenimenti di questi mesi hanno di -mostrato come sia impossibile rimanere suposizioni conservatrici . Le vie della pace son ovie nuove, da ricercarsi e da percorrersi conaudacia. Guardate l'esempio laborista . Pre-vengo forse qualche obiezione sulle difficolt àdi una politica di distensione, citando propri ol 'esempio del governo britannico . Abbiamoassistito al fatto che il governo laborista, conle sue intenzioni, con le sue dichiarazioni d ipace è come bloccato dai residui di un 'anticapolitica colonialista ; è bloccato dalle esigenz edi una politica imperialistica della quale no nvuole liberarsi . Noi abbiamo sentito, dai com-pagni socialisti e dai colleghi di altri partit iche siedono in questa Assemblea, del loro in -contro con i laboristi a Roma, e successiva -mente nel congresso del Labour party . Delresto, questa delegazione laborista che è stat aqui a Roma, e che anche noi abbiamo incon -

trato, che cosa ha portato qui ai partiti ope-rai, alla sinistra ? Che cosa ha testimoniato ,nei suoi colloqui con noi ? 'Che i laboristi se-guono una strada molto diversa dalla nostra ,perché pensano all'interno del sistema atlan-tico, perché pensano, non dichiarando aperta -mente la loro avversione per l ' attuale politicadell'imperialismo americano, di poter otte-nere qualche cosa . Ma non può esserci in lorola giustificazione di quella guerra ; non puòesserci in loro e non, c'era (voi ne siete testi-moni) la coscienza che quella guerra possa i nqualche modo essere considerata legittima .lì, da Aden Singapore, dalle persecuzioni ,dalle uccisioni, dallo stato di emergenza nel -l'Arabia de] sud al tentativo di puntellare iresidui dell'antico impero, è lì il segreto con-servatore dell'impossibilità dei laboristi direalizzare una politica di distensione !

Così è per noi, così è per i paesi dell'Euro-pa occidentale . Il non intendere che il siste-ma imiperialista è in crisi in Europa e che civuole qualche cosa di nuovo ; le nostalgie dellaN.A .T.O., le nostalgie di un'Europa impossi-bile (che in parte sono soltanto una speran-za) non possono certo permettere di veder equali sono le vie nuove da percorrere per ri-trovare la pace . Non può bastare il pretest odell'opposizione a De Gaulle, non può ba-stare la facile ritorsione secondo la quale ch iconstata che è in crisi la struttura della poli-tica cosiddetta europea fatta dagli Stati Unitiin questi anni è un amico di De Gaulle . Nonpuò bastare, se si considera che oggi vi è unarealtà diversa, rispetto a quando voi avete ac-cettato questa politica (e alcuni di voi l'hann osubita, anche se l'accettavano malvolentieri) .Oggi vi è una realtà diversa, un vino nuovoche fermenta nella botte vecchia e ne fa sal -tare le doghe .

Del resto, la constatazione è vostra, non ènostra soltanto . Chi avrebbe pensato allora ,chi avrebbe legato allora a quella politica ealla sua giustificazione anche soltanto le ini-ziative diplomatiche di questi giorni ? Ella ,onorevole Presidente del Consiglio, si appre-sta ,ad andare a Belgrado ; l'onorevole Saragat ,Presidente della nostra Repubblica, sta pre-parando il suo viaggio per Varsavia; e, se nonsbaglio, qualche settimana o qualche mes efa l'onorevole ministro Gui sedeva in unostadio di Budapest ad assistere .a manifesta-zioni internazionali studentesche . Chi avreb-be pensato possibili queste cose, quando vo isostenevate la necessità di quell'altra politi-ca ? E chi pensa oggi che queste cose, impos-sibili allora anche .ad immaginarsi, possan oconciliarsi con il perdurare d'una politica che

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è legata ad un'altra concezione del mondo ?Ecco una contraddizione che voi dovete spie -gare, che voi dovete superare, se volete ogg irispondere alle vere esigenze della politica in-ternazionale del nostro paese !

Oggi siamo in una situazione nella quale ,mentre appare più grave e irrimediabile l acrisi del sistema imperialistico, si rivela an-che la sua impotenza a fare tutto quello ch evuole . Questo contrasto, questo inasprimento ,questa esasperazione fino al conflitto delle po-sizioni degli oltranzisti sono legati appuntoall'impossibilità – in coesistenza con una po-litica di distensione – di mantenere posizioniche possono essere mantenute soltanto conl'aperta violenza, andando contro il corso del -la storia . La minaccia per la pace è dunquerappresentata dai gruppi oltranzisti dell'im-perialismo, dalla loro politica ostinatamenteconservatrice .

Ed oggi appare evidente, 'proprio perch ési ,sta retrocedendo, proprio perché la disten-sione segna il passo, quale sia stato il limite ,quale sia stata l'insufficienza della politicacosiddetta « kennediana » ; una politica chepensava di poter risolvere il grande problem adel mondo nuovo quasi arrestandone il moto ,con la divisione in zone d'influenza, senz atener conto di ciò che i popoli vogliono . Delresto, trattasi di una politica che appunto pe rquesto suo limite si è presentata presto (dop oaver aperto i cuori a tante speranze) com eirrealizzabile, come irreale anzi, se è vero cheviene ormai liquidata anche da coloro i qual inon possono dire apertamente che rinnegan oquella bandiera .

Bisogna quindi porsi nelle condizioni d iaccettare e 'di affrettare insieme la liquida-zione dei resti dell'imperialismo e del colo-nialismo, della strategia della guerra freddae delle basi militari ; e bisogna comprendereche la coesistenza può essere fondata oggi sol -tanto sulla base del riconoscimento dello svi-luppo del movimento di liberazione in ogn iparte del mondo .

Certo, l'Italia non può da sola sciogliereo tagliare i nodi essenziali di questo groviglio .Ma noi, onorevole Presidente del Consiglio ,non per questo siamo portati alle conclusion iche credo la ispirino : conclusioni di scetti-cismo, di ordinaria amministrazione, di tolle-ranza di ciò che fanno coloro che sono pi ùpotenti di noi e impiegano la loro pazien-za o la loro potenza a sciogliere o a tagliar ei nodi della politica internazionale . Noi italia-ni dobbiamo avere la certezza di essere dallaparte giusta e di collaborare a dipanare u ngroviglio che può soffocare l 'umanità intera e

mette in pericolo la pace per tutti . Dobbiamoessere sicuri di fare fino in fondo la nostr aparte .

Certo, la guerra nel Viet-Nam non è tuttala politica estera di ogni parte del mondo.Questa lontana penisola, questo paese di poc opiù di 30 milioni di abitanti non è tutto ; eforse solo occasionalmente (se vi è una occa-sionalità nella storia) è all'origine di questatensione . Ma 'è anche certo che ciò che ac-cade nella penisola indocinese oggi è essen-ziale . È da lì che passa la linea discriminan-te per qualificare le forze che oggi si muovon oper affrettare e consolidare la pace oppure pe rrendere più minacciosa e pericolosa la cata-strofe che incombe su di noi .

Il pericolo – dicevo all'inizio – è quello difarci l'abitudine, mentre la situazione evolv ee si ,aggrava . 'Considerate soltanto il periodoche è passato dal giorno in cui abbiamo pre-sentato la nostra mozione ! Sono passati alcu-ni mesi . Ebbene, non solo nessuna delle que-stioni ha potuto risolversi da sola, ma nessu-no dei pericoli che ci sembrava di dover se-gnalare ha cessato di ,aggravarsi ; e nessunadelle azioni concrete che indicavano quantograve e pericolosa fosse la situazione ha ces-sato di farsi più grave ancora .

Alla fine di settembre erano già 125 mil ai soldati americani sbarcati nella penisola ; fraqualche settimana saranno 200 mila . Duemil aaerei compiono quotidianamente azioni d ibombardamento in quella che non può piùessere chiamata una guerriglia, se vede im-piegati centinaia di aerei ogni giorno, ma cheè una guerra non dichiarata, combattuta co ni massicci bombardamenti sul Viet-Nam del

nord .Credo, onorevole Moro, che ella avrà con-

diviso la preoccupazione del governo britan-nico e soprattutto dei governi asiatici per ìbombardamenti delle dighe, degli impianti d iirrigazione e di difesa del Viet-Nam del nord .Questo fatto ha destato nei paesi dell'Africa edell'Asia forse più preoccupazione e più orro-re di quanto ne abbia suscitato l'impiego de igas. Si sa cosa vuol dire la morte, la distru-zione di intere popolazioni : distruzione i cu idanni vengono risentiti anche oltre il period odella guerra, per generazioni .

Ebbene, anche a questo riguardo abbiam oavuto qualche reazione ; ma non mi consta chevi siano state reazioni italiane . Gli Stati Unit ihanno fatto come una prova . Essi hanno con-tinuato in quel tipo di guerra . Adesso li ve -diamo riprendere l 'azione con i gas tossici .Abbiamo avuto 2.500 attacchi aerei in un mese ,con la distruzione di intere zone . E voi sapete

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come al senato degli Stati Uniti sia stata pre-vista, se la guerra non terminerà entro que-st'anno, una spesa addizionale di 14 miliardidi dollari l'anno (grosso modo, 8 .500 miliard idi lire) soltanto per la guerra nel Viet-Nam .Dietro ognuna di queste cifre riguardanti gl iuomini, gli aerei, i mezzi finanziari vi sono i lsangue, le vittime, la miseria e la strage .

Dobbiamo riportare la pace in Indocina .Nessuno di noi, nessun governo responsabilepuò pensare di aver compiuto il proprio do-vere, prima di tutto di fronte alla propria co-scienza e quindi {di fronte al proprio paese ,se non è sicuro di aver fatto e di fare tutt oquello che è possibile per riportare la pac ein Indocina .

'In questa grave situazione, foriera di ser ipericoli, vi è una circostanza che potremm ochiamare fortunata, il fatto cioè che qui i ldiritto è universalmente riconosciuto, e noncontrasta, ma legittima il moto liberatore el'aspirazione alla pace . Non abbiamo un po-polo che insorge contro antichi trattati diven-tati desueti, contro un regime legittimato da ltempo, ma che le forze vive di un paese no nconsiderano più valido : siamo di fronte invec ead un moto, ad un'azione tendente a far s ìche la legge sia rispettata . E quando parlo d ilegge non mi riferisco in astratto al dirittonaturale o al diritto internazionale, bensì a dun trattato, quello di Ginevra, riconosciutodagli Stati che hanno partecipato a quella con-ferenza. Quanto agli Stati Uniti, il president eEisenhower disse a suo tempo che il suo pae-se non riteneva di firmare il trattato, conside-randolo insodisfacente ; ma assicurò che gl iStati Uniti non si sarebbero serviti della forzaper turbare l ' accordo .

Ebbene, nell'atto finale della conferenzadi Ginevra, in quell'accordo che non ci stan-cheremo mai di ricordare – costituendo ess ola base sulla quale si può far leva per un apace che non rappresenti la vittoria di quest oo di quello, ma il riconoscimento di quant ogià è stato sancito come legittimo – « si pren-de atto della clausola dell'accordo sulla ces-sazione delle ostilità nel Viet-Nam, che viet al'accesso in questo paese alle truppe e al per-sonale straniero, nonché l'invio di armi e mu-nizioni » . « La conferenza – si dichiara anco-ra – prende atto della clausola dell'accord osulla cessazione delle ostilità secondo la qua-le nelle zone di raggruppamento delle du eparti non potranno essere stabilite basi mili-tari di paesi stranieri » .

Ecco, onorevoli colleghi, un punto decisi-vo. Al di là della propaganda (ognuno di noie ognuno di voi in certi momenti deve ricor-

rere a giustificazioni propagandistiche) dob-biamo riconoscere sinceramente che, se vi èuna cosa della quale non si può seriamentediscutere, è la questione della responsabilitàdella prima violazione di quegli accordi . Nonci troviamo infatti in una guerra guerreggia-ta, in cui occorre sapere chi {è il colpevole ,cioè chi ha sparato il primo colpo di cannone .Consideriamo la situazione attuale, non na-scondiamoci dietro giustificazioni e motivi d ipropaganda .

Che cosa vogliono gli Stati Uniti ? Ufficial-mente essi dichiarano di voler trattare senz aporre alcuna condizione ; in questo modo, però ,già si enunzia una condizione, quella di re -stare. Del resto, il riferimento più diretto aquesta enunciazione ritengo sia rappresentat odal discorso di Baltimora del president eJohnson, nel quale si annunciava che du egiorni dopo nel Viet-Nam sarebbero sbarcat etruppe americane per difendere quelle posi-zioni che ormai nessun esercito locale (ch eprima si diceva doversi aiutare) era {più i ngrado di difendere .

A chi parli confidenzialmente con uno de-gli esponenti del Governo o della maggioran-za, con un industriale italiano che abbia rela-zioni con i monopoli americani, oppure conun'alta autorità della Chiesa (il che accad epiù sovente a voi, colleghi della democrazi acristiana, che non a chi siede sui nostri ban-chi) càpita generalmente di sentirsi dire chegli americani, sempre confidenzialmente, di-chiarano di volersene andare dal Viet-Nam eche l'unica loro aspirazione, l'unica via d iuscita che cercano è quella di potersene an-dare salvando la faccia, i loro interessi, l'ono-re della bandiera, e così via . Va bene. Ma noi ,di fronte a queste dichiarazioni ufficiali e aqueste dichiarazioni confidenziali (che sonopoi quelle che rassicurano la vostra coscienz ae vi fanno dire : se gli americani non vannovia, dopo aver detto che se ne sarebbero an-dati, è proprio vero che ce li tengono), checosa abbiamo, di fatto ? Abbiamo la volontàprovata di distruggere, di restare in quel pae-se, di accrescere il contingente delle forze ar-mate ivi schierate .

Qualche mese fa è stata enunciata quest apolitica dell'escalation . sembrato un dise-gno impossibile, quando si è considerato ch eal trentottesimo gradino di questa scala del -la morte vi era la follia di una guerra to-tale che investirebbe tutta l'umanità . In que-sti mesi, mentre voi ci assicuravate che gl iamericani non avevano altra aspirazione chequella di andarsene, mentre il Presidente del -la Repubblica, l'onorevole Moro, l'onorevole

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Nenni si facevano dire da Harriman che gl iamericani « non sanno bene ciò che voglio-no », in questi mesi, dicevo, quanti gradin idi questa scala sono già stati saliti ? Ognu-no di quei gradini significa la morte di mi-gliaia, di decine di migliaia di esseri umani ;significa il sacrificio di soldati, anche di ra-gazzi americani, non soltanto di ragazzi, dicombattenti, di donne del Viet-Nam. Noi l iabbiamo visti salire come fatalmente per quel -la scala, mentre voi ci consolavate o vi con-solavate nel dire : ci hanno garantito che cer-cano soltanto una via d'uscita .

Ebbene, qual è la situazione ? È vero chegli americani sono trattenuti dall ' impossibi-lità di superare la pervicacia di coloro che vo-gliono continuare quella guerra, e li tratten-gono e li richiamano da diecimila chilometriperché sbarchino, bombardino o uccidano ne lViet-Nam ?

Guardate la situazione di Saigon, dove son ocaduti nel giro di pochi mesi circa venti go-verni : guardate quel paese nel quale, per in-tere zone, l'unico modo di intervenire è quel -lo di bombardare dall'alto con il napalm oquello di gettare i gas; guardate che cosa èil fronte di liberazione nazionale . Mi sia per -messo di ricordare soltanto una citazione de lNew York Herald Tribune : « Il fronte è cre-sciuto dalle sue poche migliaia di aderent isino agli attuali 300 mila attivisti e ai 4 o 5milioni di ,sostenitori occasionali » . Il che vuoldire un terzo della popolazione. OnorevoleMoro, ella può smentirmi ; ma, se va a guar-dare nelle carte del Ministero degli affariesteri, constaterà che queste sono le indica-zioni che da Saigon forniscono anche i rap-presentanti diplomatici italiani . Ed ecco laconclusione del New York Herald Tribune :« Pochi nel fronte sono i comunisti » .

D'altra parte, perché gli americani devonoinviare 200 mila uomini ? Ella può consta -tare, onorevole Presidente del Consiglio, com eormai sia superato il problema di chi ha co-minciato, o di quale sia stato l'aiuto militaredella Cina, o di quali siano state le infiltra-zioni dal nord nel Viet-Nam del sud . 200 milauomini, dunque ; e nessuno di voi ha mai af-fermato che i cinesi abbiano anche soltanto20 mila uomini dall ' altra parte !

Desidero per un momento accettare quel -lo che voi avete affermato circa gli aiuti d iarmi, circa le infiltrazioni dal nord . Direi d ipiù : immaginiamo per un momento che i lViet-Nam del nord abbia già dichiarato guer-ra aperta e sia entrato con le sue divisioni ne lViet-Nam del sud. Ebbene, i due paesi hanno

la stessa popolazione ; e la differenza fra l earmate dei due paesi, dal punto di vista tec-nico, è che quelle del sud sono state fornite ,e in abbondanza, di tutti i mezzi più moder-ni : tant'è che più di una volta avete afferma-to, avete scritto sui vostri giornali che quell earmi sono più potenti di quelle di cui dispon e

il nord . Perché, quindi, sulla bilancia si de-vono aggiungere ancora 200 mila soldati, ono-revole Moro ? Perché di questi due paesi, ch esono uguali, l 'uno ha bisogno di tutto quantoho detto per condurre la guerra nel suo ter-ritorio, e l'altro no ?

Voi dovete rispondere ; non potete parlaredi politica di potenza, di intervento dellaCina, ecc . Sono giustificazioni che dimostranol'angoscia di dover dimenticare cose detteun tempo, o di non poter rispondere a questinostri quesiti ; sono giustificazioni che nonsono valide di fronte alla domanda : perchégli americani devono mandare 200 mila uo-mini, perché devono intervenire, bombarda-re, distruggere nel Laos ? Perché nella Cam-bogia neutrale, governata da un principe an-

ticomunista, gli Stati Uniti debbono interve-nire come una potenza aggressiva, e urtarecontro la politica neutrale di quel paese e de ipaesi che gli sono legati in qualche modo ?

L'unica giustificazione potrebbe esserequella che questo fronte di liberazione nazio-nale e questo governo del Viet-Nam del nordnon vogliano trattare, non vogliano concederenulla all'aspirazione degli Stati Uniti di fa rfinire la guerra . Vorrei che l'onorevole Moroe l'onorevole Nenni prendessero in considera-

zione un documento recente, di un rappre-sentante autorevole del governo nel Viet-Na mdel nord, il quale affronta la questione del -le trattative, certo in un modo assai diver-so dagli americani, ma in un modo concreto .Si pone il problema non di una soluzione le-legata al « cacciare a mare gli americani » m adi una soluzione legata ad una trattativa che

parta dalla premessa che gli americani sian odisposti ad andarsene . Scrive in lingua ingle-se il Corriere di Hanoi : « Allo stato attualedelle cose il fronte di liberazione nazional edel Viet-Nam del sud chiede soltanto un Viet-Nam neutrale . Per quanto riguarda l'unifica-zione del paese, i fronti popolari in ambeduele zone sono intesi a raggiungerla gradual-mente, in conformità con le aspirazioni d itutto il popolo vietnamita » . E, riferendosiagli accordi di Ginevra, si dichiara ciò ch equalcuno forse ha talvolta considerato soltan-to come un'interpretazione dei comunisti ita-liani : che cioè i quattro punti sono qualcosa

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di meno dell 'accordo di Ginevra, non qualch ecosa di più .

chiaro che, a paragone con gli accord idi Ginevra, si tratta di un prezzo alquantoinferiore da far pagare agli imperialisti pe rregolare i loro debiti ; è chiaro che si offreloro una via onorevole di uscita : « Così, perarrivare ad una soluzione politica, ad un apace genuina nel Viet-Nam del sud gli im-perialisti degli Stati Uniti debbono prima ditutto accettare di ritirare le loro truppe » .Cosa vuoi dire questo ? Ecco la spiegazione ,dove l ' interpretazione nostra trova una con-ferma autentica : « Per quanto riguarda i lmodo con cui realizzare il ritiro delle truppe ,il campo imperialista ha già un'esperienzaalquanto sufficiente, come dimostrano il ri-tiro delle truppe francesi dall'Indocina e dal -l'Algeria, di quelle americane dal Laos e d aaltre parti del mondo » .

Si fa riferimento, cioè, alle lunghe tratta-tive e agli accordi e garanzie internazionali ,come è avvenuto in quei casi : « Gli Stati Uni-ti vogliono sapere cosa guadagneranno incambio – continuano gli indocinesi – di que-sto loro ritiro dal Viet-Nam . Bene, essi gua-dagnerebbero la pace, l'amicizia, l'onore pe rgli Stati Uniti ; salverebbero gli interessi delpopolo statunitense, la vita di migliaia d igiovani americani » .

Non è dunque vero che non vi sarebberobase né luogo per una trattativa . Non è vero ,perché ci troviamo di fronte ad una dichia-razione esplicita, che ricorda avvenimenti cheforse vi erano sembrati impossibili alla vi-gilia, ma che si sono realizzati : perché no isapevamo che dopo Dien Bien Phu ci sarebb estata la ritirata dei francesi, e sapevamo an-che quello che a voi pareva impossibile, ecioè che i francesi avrebbero dovuto lasciarel'Algeria . E l'hanno lasciata non attraversola sconfitta militare e il riconoscimento d iquella sconfitta, ma attraverso le trattative ,gli accordi internazionali : è quello che ri-cordano i vietnamiti quando dicono che altri -menti si pone loro un ultimatum .

Permettetemi di continuare questa citazio-ne : « Se gli imperialisti degli Stati Uniti ac-cetteranno questa presa di posizione del po-polo di ambedue le zone vietnamite, saremopronti ad intavolare i negoziati per discuterecon loro in qualsiasi momento e in qualsias iluogo » .

Quindi, non si risponde : vi buttiamo amare, non ci interessa discutere . Si rispondea quello che De Gaulle chiamava il préalable ,andarsene o no . Ma fino a quando De Gaul-le parlava della paix des braves e dei couteaux

aux vestiares – che voleva dire : noi rimania-mo e discutiamo e discutendo vi smobilitia-mo – De Gaulle non ha potuto discutere . Lapremessa è stata, non la partenza delle trupp efrancesi, ma il riconoscimento che le trupp efrancesi si sarebbero ritirate . Dopo quantimesi, dopo quanti anni abbiano lasciato Merse' Kebir ; quale sia stato il periodo di transi-zione, come sia avvenuto il ritiro : tutto ci ònon interessa, anche perché non è uno schem ache si possa riprodurre . Ma qui abbiamo ilriconoscimento che si può condurre una trat-tativa : per quello che è possibile, natural-mente .

Ecco ciò che bisogna fare : rendere possi-bile la riconvocazione di una conferenza co-me quella di Ginevra, perché il problema d iuna via onorevole per gli Stati Uniti – certo ,una via di ritirata – è un problema che pu òtrovare una soluzione . Dobbiamo vedere, per-tanto, se la situazione internazionale corri -sponda non soltanto a questa posizione degl iStati Uniti, a questa posizione del Viet-Nam,ma alla possibilità, fra coloro che hanno par-tecipato agli accordi 'di Ginevra, di ripren-dere quella strada .

Voglio ricordarvi brevemente la posizion edei paesi socialisti . Le dichiarazioni dell'Unio-ne Sovietica sono state molto chiare in propo-sito : aiuto militare fino a quando la guerrasarà imposta al Viet-Nam dallo sbarco, da ibombardamenti, dalla presenza delle truppedegli Stati Uniti ; strada delle trattative quan-do questa strada sarà aperta . Quindi, sostegnodelle posizioni diplomatiche dì Hanoi fino aquando sarà in corso l'aggressione militare ,l'aiuto militare .

Proprio in questi giorni ho letto un arti -colo della rivista teorica del partito socialistadi unità della repubblica democratica tedesc a(dichiarazioni del genere – che si contestano ,la cui esistenza è negata – sono effettuate d aquasi tutti i paesi socialisti) . Al ritorno da lviaggio nella Unione Sovietica con la delega-zione diretta dal presidente Ulbricht, è PeterFloring, che presiede la commissione degl iesteri, che fa, in questo articolo, la seguenteaffermazione : « La politica americana può tro-vare facilmente una via di uscita, se essa ponefine alle azioni di guerra contro il popolo viet-namita » (e qui non c'è premessa di evacua-zione) . Poi continua : « Per ciò che concernele trattative, si giungerà prima o poi ad esse ;gli imperialisti americani non potranno vin -cere il popolo del Viet-Nam ; e non si potràcostringere gli Stati Uniti in questo conflitt oalla capitolazione incondizionata » . Quale con-seguenza ne tirano i tedeschi ? « Questa lotta,

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e il crescente movimento di protesta interna-zionale, costringeranno in definitiva gli Stat iUniti alle trattative, i cui risultati conferme -ranno gli accordi ,di Ginevra del 1954 e assicu-reranno il diritto del popolo vietnamita » .

Siamo di fronte, ancora una volta, alla di-chiarazione che non solo la via delle trattati -ve ha una base ; che non solo c 'è la legittimitàdella posizione del Viet-Nam ; ma che quest aposizione, insieme a quella della risoluzion edei problemi nazionali e della pace, non inte-ressa soltanto quel popolo così provato dallaguerra, ma interessa ognuno di noi, interess aogni paese .

Vi sono le posizioni cinesi, che per certiaspetti contrastano, appaiono contrastare, co ntali impostazioni . Ma qui già mi avvicino aquello che sarà il secondo punto del mio in-tervento, il riconoscimento della Cina popo-lare .e la sua ammissione all'O .N.U .

Dopo aver detto che si tratta di dichiara-zioni e di discorsi che abbiamo più volte cri-ticato e che condanniamo, non rappresentan-do essi un contributo alla liberazione del Viet-Nam né alla distensione e alla pace, noi dob-biamo rivolgerci a voi e domandarvi : questedichiarazioni – che sono discorsi, che son oarticoli di giornali, che sono interviste –quando possono, per voi, diventare atti diplo-matici ? Come potete conoscere la realtà di que lpaese e di quel governo? Se mi guardo in -torno, credo che siamo solo in due ad averparlato con Mao Tse-tung : il compagno Nen-ni ed io. (Comrrn.enti) . Ma si tratta di tempiantichi . Può darsi che il compagno Mao Tse-tung direbbe oggi cose diverse ; ma può anchedarsi, compagno Nenni, che ognuno di no ile sentirebbe in modo diverso da come le sen-tiva allora .

Ad ogni modo, possiamo accontentarci d iquesti ricordi ? Quando scriveremo le nostr ememorie, andranno bene ! 'Ma adesso si trat-ta della politica internazionale del nostro pae-se, si tratta di sapere dove vi è una base, unluogo per discutere con la Cina, si tratta di sa -pere se quelle dichiarazioni sono qualcosa dipiù e che cosa sono realmente .

Credo che una delle responsabilità piùgravi degli occidentali 'e anche del nostro Go-verno, per quel tanto che deve contare in que-sta faccenda, sia quella di ostinarsi a credere ,onorevole Presidente del Consiglio, o di fin-gere 'di credere che la pace si possa cercar esoltanto a Pechino. Certo, voi non riconosceteil Viet-Nam del nord, e quindi – questa è geo-grafia approssimativa – la Cina, che è pi ùgrossa, la trovate per prima sulla strada . Maanche per capire che c'è, stentate . Non ricono-

scete il Fronte di liberazione nazionale ; e al-lora, non per cercare la pace, ma per pote rrispondere che non sapete dove trovarla, guar-date a Pechino .

Bisogna considerare qual è la realtà dell oscacchiere internazionale . Paesi non sociali-sti e anche avversi, come la Francia, hann oposto il problema della neutralizzazione d iquella penisola . Un uomo come Bourghib aha, insieme con Tito, dichiarato che bisognaritornare alla convenzione di Ginevra; e lastessa cosa ha dichiarato il segretario general edelle Nazioni Unite .

A questo punto, allora, ci si deve doman-dare che cosa può fare l'Italia . Quello chenon può fare è lavarsene le mani, cioè dire :« Noi non sappiamo » . Certo voi qualcosa fategià . Intanto – ecco un argomento sul qual egradirei una risposta da parte dell'onorevolePresidente del Consiglio – noi abbiamo u nambasciatore a Saigon, e non abbiamo potut osentirlo . Ma perché questo ?

Qui si inserisce una questione che non con-sideriamo insignificante e che abbiamo pro -posto, senza ottenere risultato apprezzabile ,anche al vicepresidente del 'Consiglio onorevo-le Nenni. È proprio insignificante la question edei visti negati ai dirigenti politici del partit odel lavoro del Viet-Nam del nord ? Voi dit edi no : non potete entrare, non vogliamo nem-meno sapere chi siete, perché abbiamo paurache ci diciate che siete disposti a trattare eche nello stesso tempo non piegherete mai ilcapo durante la guerra ; preferiamo che l odiciate in Francia o in Romania, quando gi-rate l'Europa, ma noi qui vi interdiciam ol'ingresso, mettendoci sotto i piedi la Costi-tuzione della Repubblica italiana, perché ab-biamo paura di sapere come stanno le cose .Qui ci dovete rispondere : è possibile parlaredi « una ricerca della pace, anche soltanto d iuna indagine, quando si comincia col chiu-dere gli occhi, col non voler vedere le cose ?

Dicevo che noi abbiamo un ambasciator edella Repubblica italiana a Saigon . Colleghidella democrazia cristiana, noi abbiamo chie-sto di poterlo ascoltare nella Commission eesteri . Ci 'si è detto che non è l'uso. Non vichiediamo di vedere i carteggi, perché ci dit eche non è l'uso ; ma chiederemmo a voi, a ivostri 'dirigenti responsabili, a quelli che nelvostro gruppo parlamentare si occupano d ipolitica estera, di poter leggere almeno la re-lazione del suddetto ambasciatore . Perché nonci viene comunicato ciò che è scritto in quell arelazione ? Perché vi è il riconoscimento dell arealtà del Fronte di liberazione naziona le, per-ché vi è il riconoscimento di una situazione

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che trova gli americani in un vicolo cieco, da lquale possono cercare di uscire soltanto mi-nacciando la pace in ogni parte del mondo .

Bisogna sapere, bisogna aprire gli occhi ;con le proposte contenute nella nostra mozio-ne, noi non vi invitiamo a iniziare un'operadi mediazione, di fronte alla quale ci potresterispondere : « Siamo troppo poca cosa ne lmondo, non possiamo riuscire là dove gli in-glesi hanno fallito » . Ma gli inglesi hanno ac-compagnato la loro opera di mediazione co nla presenza delle truppe di due paesi de lCommonwealth che partecipano a quell aguerra guerreggiata. Noi abbiamo la felic esorte di non partecipare immediatamente aquesto conflitto, di non avere colonie da di -fendere al di là di Suez .

Ma noi non vi proponiamo, dicevo, un'ope-ra di mediazione : bensì di aprire la stradaad una conferenza, dissociando la vostra re-sponsabilità da quella degli Stati Uniti d'Ame-rica, condannando l 'aggressione e facendo unadichiarazione in cui si auspichi la neutraliz-zazione della penisola indocinese, in cui siauspichi che le truppe straniere da una part ee dall'altra si ritirino (a questo proposito, vifacciamo constatare che voi avete sempre ri-conosciuto che esse sono soltanto da una par-te), in cui si auspichi che le truppe da unaparte e dall'altra non possano entrare in que-sti due paesi e che le due parti di quel paes enon possano associarsi ad alcun blocco. Eccoquello che vi proponiamo .

E qui vengo all ' altra questione, quella ch esembra a noi – e non soltanto a noi – un nod oessenziale del groviglio internazionale : il pro-blema della Cina e dell'Organizzazione dell enazioni unite .

Si tratta di una necessità riconosciuta d avoi. I compagni socialisti hanno parlato d iquesto per anni interi, ed ancora recentement ehanno dichiarato che considerano essenzial etale problema. Del resto, l'onorevole Fanfan ialla Commissione esteri del Senato cercava d igiustificare, ma nello stesso tempo denuncia -va una difficoltà della politica estera italiana ,quando affermava : « Ma noi non siamo rap-presentati né a Pechino, né ad Hanoi » . Ilproblema delle cosiddette due Cine è statorisolto ormai dalla metà dei paesi della N .A.T .O., per esempio dalla Francia, dall'Inghil-terra e dalla Norvegia ; e, mentre voi tempo-reggiavate e dichiaravate che non era ancoratempo, noi abbiamo potuto annunciare ch eda qualche altro paese il problema era statogià risolto .

Abbiamo invece ascoltato lo strano discor-so del senatore Bosco alle Nazioni Unite . Stra -

no e pericoloso discorso ! Strano, perché enun-cia una teoria di diritto internazionale che no navevamo sentito mai enunciare : quella della

omogeneità » dell'O .N.U. Infatti non si puòtrattare di omogeneità sociale, economica etanto meno di politica internazionale .

Ella, onorevole Moro, ha certamente pertanti anni pensato che i fini della politica in-ternazionale dei paesi socialisti fossero diver-si da quelli della Repubblica italiana e degl iStati Uniti d'America ; ed anzi, in occasionedei suoi comizi elettorali, ha anche affermat oche quelli dei paesi socialisti erano fini ever-sivi : ciononostante, non ricordo che ella o i lsuo partito abbiano mai dichiarato che pe rquesto qualcuno .di quei paesi socialisti do-vesse essere escluso dall'O .N.U .

La teoria dell 'omogeneità dell'O .N .U. fa apugni, non diciamo con qualche altra teoria ,ma persino con i comizi elettorali tenuti da lsenatore Bosco in provincia di Caserta, dove– se mi è permessa una parentesi faceta – egl iha fatto questa grande esperienza di proble-mi internazionali, che gli ha permesso di pre-sentarsi in maniera così originale alla massi -ma assemblea idei mondo . (Commenti) .

Ma il suo discorso è anche pericoloso per-ché, dopo aver enunciato questa strana teoria ,il senatore Bosco ha concluso che non bisogn avotare sull 'ammissione della Cina all ' O .N.U . :perché sarebbe forse imbarazzante pronun-ciarsi su questo punto, per qualche partito d iquesto Governo, e il suo voto potrebbe inter-pretarsi in un modo o nell 'altro alle prossimescadenze ; ed aggiunge (ecco dove la sua espe-rienza italiana vale) : « E se facessimo qual -cosa come le regioni ? Perché non proponiamouna commissione di studio ? » .

La conclusione alla quale perviene il se-natore Bosco, che tuttavia vi risparmio, è pro-prio quella di una commissione di studio, co nun'unica condizione ; ossia che non studi i lproblema prima della fine di questa sessione .Ciò perché, se lo studiasse prima, dovrebb eallora presentare le sue conclusioni .

È questa la posizione del Governo italia-no ? So che il senatore Bosco è tornato preci-pitosamente in Italia ; e mi auguro che abbiapotuto riflettere sulle lacune, sulla scarsitàteorica, sulla irrealtà della sua tesi ; mi au-guro soprattutto che ella, onorevole Presi -dente del Consiglio, e l'onorevole Nenni gl iabbiano detto che il Governo italiano vuoleche si voti in modo da aprire alla Cina l astrada delle Nazioni Unite .

Ma mi permetto di farle un'altra proposta ,onorevole Presidente del Consiglio . Ella po-trebbe rispondere che il problema non riguar-

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da il nostro paese, che non è il vostro votoche decide . Non vi parlo neanche di un attodiplomatico : vi sarebbe facile definire affret-tato un simile passo, nel senso che prima d iessere perfezionato esso richiederebbe tempo .Ma perché non esce di qui, onorevole Moro ,una dichiarazione formale che l 'Italia ripren-derà le relazioni diplomatiche con la repub-blica popolare cinese ? È un atto unilaterale ,al quale voi avete diritto : a meno che non c idiciate di essere vincolati più di quanto l ofossero la Gran Bretagna, la Norvegia, l aFrancia . È un atto unilaterale di sovranitànazionale. È qui che potete dare la prov adell ' indipendenza di questo Governo .

Abbiamo appreso con 'estremo interess equello che Paolo VI ha detto a Nuova York .Non commetterò certo l'errore politico, ed an-che soltanto di fatto, di rivolgermi a voi, com eha fatto qualcuno, dicendovi : « Fate almen ocome vi dice il Papa ! » . Penso di rivolgermial Governo italiano; e come vi dico : « Nonaccettate di fare o non fare soltanto perchénon ve lo ha detto ancora l'ambasciatore de-gli Stati Uniti », neanche vi dirò : « Fate al -meno quello che vi dice il Papa » . Ma richia-mo il discorso di Paolo VI perché è una di-chiarazione formale (per voi dovrebbe esser ela più alta, dal punto di vista dell'indirizz omorale, dell'ispirazione) del fatto che oggi nonsi può in alcun modo pretendere di rappre-sentare interessi generali, che non si può i nalcun modo attingere una qualsiasi universa-lità politica o spirituale, se non si riconosceche la pace è nelle possibilità degli uomini ,e che per attuarla bisogna partire da una con-cezione universale dell'organizzazione de lmondo, non soltanto dell'ispirazione, non sol -tanto della educazione. È un ecumenismonuovo, che è l'unico possibile in politic anelle dimensioni e nella realtà di oggi ; e checerto è diverso, noi ci auguriamo profonda-mente diverso, da come diverrà ancora nel -l'evolversi del mondo, ma che è già arrivat osin qui. E la dichiarazione che la pace, o al-meno il modo di tentarla, è oggi indivisibile .

Così noi, cercando di spogliarci di ognispirito polemico, abbiamo seguìto con atten-zione il travaglio del partito socialista intor-no a queste questioni . Non farò alcuna sotto-lineatura polemica, non getterò alcuna frecci agratuita o non gratuita verso i compagni so-cialisti . E quando riconosco – è un dato difatto, non è una polemica – che la posizionedel partito socialista italiano non si è definit ain alcun documento, non faccio un'accusa ,non condanno una posizione : faccio una con-statazione .

Compagni socialisti, voi non avete definit ola vostra posizione in un documento parla-mentare : non vi è una interpellanza, non v iè una mozione. Noi non vi diciamo neppure :vi è la nostra mozione che dice queste cose ,votatela ; e nemmeno fingiamo l'ingenuità d idire : forse non avete presentato un documen-to perché esso vi è già, è la nostra mozione .Noi vi diciamo : abbiamo presentato una mo-zione. Riconosciamo che il fine che ci propo-niamo corrisponde a quello che voi dite es-sere il fine che vi proponete . Ebbene, voleteproporre degli emendamenti ? Noi siamo di-sposti ad esaminarli . Vogliamo esaminare, neldibattito che ha luogo qui in Parlamento, ofuori di qui, le possibilità di una considera-zione comune del problema, di una propostaper una comune azione parlamentare ?

Non voglio nemmeno anticipare qui quell eche sarebbero altre possibilità, perché essediventerebbero le mie proposte nello stessomomento in cui le formulassi . Vi propongosoltanto di considerare che il problema è cosìgrave e così urgente che noi dobbiamo rinun-ciare a farne uno strumento ,di propagand ae di concorrenza . Vorrei che almeno oggi, al-meno in questo •dibattito, almeno di front ealla tragedia della guerra e alla necessità d igarantire la pace – questa è 'una necessit àanche per i 'popoli che nella guerra ancor anon sono coinvolti – noi e voi non ci acconten-tassimo di rilanciarci accuse propagandisti -che, di farci proposte o recriminazioni pe rservircene poi nei congressi del vostro o de lnostro partito . Vorrei che almeno in quest aoccasione rinunciassimo a formulare sospett ireciproci di strumentalizzazione . 'Guardiamoalle cose per quello che sono ; affrontiamol eper quello che sono ; decidiamo secondo quel-lo che la coscienza, la nostra responsabilit àpolitica ci richiedono .

Noi, per parte nostra, quando si è trattat odi delineare il nostro atteggianiento nei con-fronti delle posizioni della politica cinese, ab-biamo dichiarato – come ho affermato gi àprima – che vi erano posizioni che criticava-mo, altre che condannavamo ; siamo entratiin polemica contro ognuno di quegli schemi .Ho letto ancora qualche giorno fa, in un gior-nale democratico cristiano : quando avverràche un comunista criticherà o condannerà l aposizione di un dirigente comunista, cines eo sovietico, noi ci inchineremo . OnorevoleZaccagnini, ella deve chiedere a chi fa affer-mazioni del genere – questo sia proprio dett otra me e lei – di leggere almeno i giornali .

Noi abbiamo parlato in modo esplicito . Nonpossiamo accettare – e voi non potete nem-

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meno proporvelo – che 'si faccia della Cina u nfalso bersaglio, per non discutere, per no nrispondere a noi ; che si abbiano, per un pro-blema così grande, soltanto preoccupazioni d ipolitica interna .

Che cosa vuoi dire questa « politica di po-tenza », questo nuovo slogan, questa nuovadefinizione elastica ? Forse che quando si par-la di politica di potenza fatta dalla Cina sipensa che occorra contrapporle un'altra poli-tica di potenza, o che quella politica di po-tenza cinese giustifichi la politica di inter-vento effettivo americano ? Noi ricordiam oancora una volta, a questo proposito, ch equando abbiamo esaminato i problemi delladistensione sempre abbiamo accettato la ne-cessità di una gradualità, la necessità di unaconcretezza . Non abbiamo mai posto il pro-blema : o tutto o niente ; non abbiamo maidetto : o tutto o la guerra mondiale .

Ebbene, abbiamo parlato di questi temiparecchie volte ; e più di una volta ci siam otrovati d'accordo con voi, in linea teorica, sul -la possibilità di arrivare ad un consolidament omondiale della pace attraverso la creazione d izone di disimpegno e di neutralità, di fasc edi garanzia. Perché non vi potrebbe esser equesta soluzione per la penisola indocinese ?Il riconoscimento della Cina, il suo ingressoall'O .N.U., la discussione su quello ch'e puòessere l'avvenire di questa zona sud-oriental eestrema come zona di disimpegno internazio-nale, con una garanzia internazionale . nonsono problemi che vi allettino, che vi ten-tino ?

Voi potete considerarli come problemi chenon sono solo di propaganda. E quando vi ri-volgete a noi e ci dite : ma voi fate soltant odei discorsi, in quello che dite c'è soltanto un afinzione romantica (non parlate neppure d i« afflato romantico », perché altrimenti no nci offendereste abbastanza), noi vi rispon-diamo : ma siete voi che fate la politica este-ra, voi avete i ministri, i sottosegretari, gl iambasciatori ! Ebbene, perché tutte quest epossibilità non sono almeno contemplate dall avostra azione, se sentite in qualche modo, no ndico l'ansia, ma almeno la responsabilità del -la pace ?

Guai se voi non vi rendeste conto di quest ecose o se consideraste all'antica maniera iproblemi dell'Europa ! Voi non potete no nconstatare la crisi della « piccola Europa » .Caro onorevole Nenni, non basta dire : ma difronte al sabotaggio gollista . . . Eh no, il sabo-taggio gollista è una esplosione delle contrad-dizioni fra i paesi capitalistici ; per tanti anni

ella ha considerato che questi paesi capitali-stici non potevano andare d'accordo, e adessoche vede quest 'accordo dice : me ne ramma-rico, e vorrebbe che il generale De Gaulle siincaporalizzasse nella N .A .T.O ., e lo rimpro-vera se non lo fa . No ; questa è la dimostra-zione di una crisi che investe, non i rapport idella Francia con la N .A.T.O . o i rapport idella Francia con gli Stati Uniti, ma la poli-tica europea ; una crisi che ci dice che la « pic-cola Europa » non è la soluzione .

E questo non fa dire a noi solamente : velo avevamo detto. Riconosciamo che questacrisi propone in modo nuovo e diverso il pro-blema dell'Europa . Se vi è una connession efra le cose che abbiamo detto prima e questa ,è che tale crisi è un aspetto della crisi gene-rale della politica americana . E noi non pos-siamo rimpiangere i cocci della N .A .T .O., i llatte versato ; infatti sapevamo che doveva es-sere versato . E neanche rimpiangeremo, do-mani, i cocci del mercato comune. Ma qui sia-mo in parecchi a non avere votato il patt oatlantico; qui siamo in parecchi, anche, adessere usciti gridando il nostro sdegno quandoil patto atlantico fu votato, e a considerarl ouna iattura . Non lo ricordo soltanto ai social-democratici, che non votarono il patto atlan-tico ; ricordo la lotta aspra e forte che abbiamofatto per impedire che esso diventasse un arealtà per il nostro paese . E proprio adesso ,alla vigilia della scadenza, quando mancan oquattro anni, noi dobbiamo dire : guai, lasciagura più grande sarebbe se non si trovass eun'altra soluzione politica per l'Europa . Pactasunt servanda . 'Ma non credo che i compagn isocialisti abbiano ripudiato la loro politic aperché hanno accettato di far parte di un Go-verno senza chiedere che stracciasse (se voless isfruttare 'una citazione che forse suona fami-liare all'orecchio del compagno Nenni, dire ichiffon de papier) il patto atlantico . No, nonavete chiesto che si strappasse ; e nessuno vi harimproverato per questo . 'Ma ora viene a sca-denza, e dobbiamo prevenire questa scaden-za. Dobbiamo garantire che sia possibile unaaltra soluzione, o dobbiamo già rimproveraredi alto tradimento verso le autorità militaridella N.A .T .O. coloro che non si mettono sul -l'attenti ? Questa è la questione . Noi non pos-siamo fingerci un'Europa che non è ; né fin-gere la « piccola Europa » e dimenticare l aGrecia e il Portogallo, che ne fanno parte, co nil fascismo portoghese e con la monarchiaautoritaria greca . Non possiamo . Noi dobbia-mo vedere una realtà diversa . E intanto co-minciamo noi comunisti che ci facciamo sem-pre un motivo di orgoglio – non sempre ci

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riusciremo - di vedere le cose come sono e v idichiariamo che non contestiamo che di que-sti mutamenti in parte si è accorta anche l adiplomazia italiana . Se no, l'onorevole Moronon starebbe preparando le sue valigie' perBelgrado ; se no, l'onorevole Saragat non sta-rebbe accingendosi al viaggio in Polonia ; seno, non saremmo come siamo, dopo tanti ann ida che vi abbiamo sentito dire che non sipoteva commerciare con i paesi socialisti per-ché non avevano l'equivalente (ella mi cor-reggerà se sbaglio) con il primo partner occi-dentale nella Romania oltre che nella Iugo-slavia; se no, non avremmo migliorato com eabbiamo migliorato i nostri rapporti econo-mici con l'Unione Sovietica . Tutto questo loriconosciarno . Vediamo che nella vita di ogn igiorno, nella realtà del mondo economico d ioggi voi non potete dire : questa è l'Europacome era . Allora, quando esplode la crisi ,quando si manifesta così drammatica l'im-possibilità di fare come se non fosse il vinonuovo nella botte vecchia, che cosa avete d arispondere ? Non si tratta, secondo noi, dirimettere insieme i cocci di ciò che va in pezz ie neanche di saldare l'Europa capitalista . Sen-to parlare di Inghilterra, di paesi scandinavi ,come se l'Europa non potesse essere altro .Fra l'altro, saldare questi spezzi non è facile ,non è facile saldare l'Europa capitalista percontrapporla a quella che capitalista non è oal terzo mondo . Che cosa si sarebbe fatto ?I1 problema è di andare avanti, di trarre l econseguenze di quello che non si può più ne-gare . Bisogna avere il coraggio di volere unaEuropa europea e pacifica in un mondo ch edeve ricevere 'da questa Europa un contri-buto alla pace .

Ecco perché una premessa di quest'azion eè la condanna del riarmo tedesco, perché bi-sogna scoraggiare i revanscisti e i conservator idi ogni paese, bisogna far indietreggiare inuovi junker e moderare i vecchi che giocan oa fare i Bismarck dimenticando le lezioni del -la storia. Così facendo, 'noi opereremo nonsolo per il nostro paese e per la Germania, mafaremo cosa utile per il mondo .

Ho finito. Onorevoli colleghi, quello chenoi da questi banchi vi proponiamo, ancorauna volta, non è di accettare una politicaestera che sia la nostra. Quello che noi v ichiediamo è di non volere una politica ester ache sia soltanto fatta di slogans elettorali e d iaccettazione di una realtà che ha le sue radic isoltanto fuori del nostro paese . Esiste oggiun'alternativa : vale a dire esiste oggi la pos-sibilità di fare una politica estera italiana .Noi, per parte nostra, non abbiamo paura di

essere pacifisti . Il mondo è diverso, le dimen-sioni della guerra sarebbero nuove; e noi, ch eabbiamo potuto più di una volta usare quell adi « pacifista » o di « neutralità » come ter-mini che significavano rinuncia all'azione con -creta per fare che il progresso del mondo di-ventasse una realtà, noi non temiamo di dir eche abbiamo come più alto ideale quello dell a

pace. Noi abbiamo portato le catene per esser eliberi e abbiamo combattuto (non abbiam oavuto paura di combattere, onorevole Moro ! )perché volevamo vivere in pace e assicurareche vivessero in pace i nostri figli . Vi chiedia-mo oggi per questo, con l'autorità che ci d àanche questo nostro passato, vi chiediamo - a ldi là delle barriere che ci dividono, al di l àdella guerra ideologica o del contrasto poli-tico che ci schiera tante volte gli uni contr ogli altri - di guardare al problema della pace .

Crediamo che oggi una politica estera d itutti gli italiani, e non nostra soltanto, dett idi scegliere la via delle trattative per il Viet -Nam, di dichiarare apertamente che quest avia - che è la base del trattato di Ginevra -è quella che l'Italia vuole . E allora le parol edell'Italia potranno avere un peso ! Vi chie-diamo di votare per l'ammissione della Cin aalle Nazioni Unite per realizzare l'universa-lità di quella organizzazione internazionale edi fare una dichiarazione per il ristabilimentodelle relazioni diplomatiche fra la Repubblic aitaliana e la repubblica popolare cinese . Vichiediamo di accedere alla linea generale del -la trattativa per un disarmo parziale e control-lato, ma concreto, che apra la strada al di-sarmo generale, e di impedire intanto la pro-liferazione minacciosa delle armi atomiche . Vichiediamo di condannare il revanscismo, d ivolere e di attuare una politica europea ch eliquidi i blocchi militari e le basi straniere ;

e, infine, di preoccuparvi (come ci preoccupa ,come deve preoccupare ognuno di noi) dellaeffettiva indipendenza nazionale economica,diplomatica e militare, perché l'Italia possa

collaborare con tutti e compiere un'opera ch esi avvicini alla sicurezza della pace da ren-dere stabile davvero .

Noi non vi proponiamo (vi dicevo) di ac-cettare la nostra politica . Vi ricordiamo i patti

solenni suggellati per volere delle nazioni e daccettati dai loro governi ; vi ricordiamo l epreoccupazioni vostre e le vostre dichiarazio-ni di ieri. Vi chiediamo di riflettere sullestragi in atto, sul pericolo che incombe pe r

tutti . E ve lo chiediamo in un momento ne lquale l'alternativa alla guerra e al pericolodella catastrofe può essere ancora, deve essere ,

lo svolgersi del progresso e la garanzia di

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libertà nella pace . (Applausi all'estrema sini-stra — Congratulazioni) .

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discus-sione generale sulle mozioni e do la parol aall'onorevole Luzzatto, che svolgerà anche l einterpellanze di cui è cofirmatario .

LUZZATTO. Signor Presidente, onorevolicolleghi, prendo la parola per illustrare l edue interpellanze che unitamente ad altri col -leghi del mio gruppo ho avuto l'onore di pre-sentare. La prima è del 7 luglio ed è relativaalla situazione del Viet-Nam. Avemmo alloral'onore di chiedere che fosse discussa prim ache la Camera chiudesse i suoi lavori per i lperiodo estivo, senza ottenerlo . La secondainterpellanza è stata presentata il 27 settem-bre, alla ripresa autunnale dei lavori . Essasi riferisce a un quadro più ampio esteso a iprincipali problemi della politica estera de lnostro paese in questo momento .

Quando noi presentammo la nostra inter-pellanza sulla situazione del Viet-Nam i l7 di luglio, consideravamo che i relativi pro-blemi fossero in quel momento estremamenteurgenti e prementi . Non è stato possibile chela nostra interpellanza fosse svolta allora .Devo dire che svolgendola ora, a distanza d itre mesi, in nulla la trovo arretrata nel tem-po. Anche se l'avessimo svolta allora, ora nonavremmo potuto esprimerci in termini sostan-zialmente diversi ; e se allora non l'avessim opresentata, l'avremmo presentata ora, negl istessi termini .

L'aggravarsi di mese in mese della guer-ra di intervento e di aggressione al Viet-Na mda parte americana è un elemento che da sol odimostra la crescente gravità 'del problema .

Il tempo che passa non lascia queste coseindifferenti o eguali . Ogni settimana che pas-sa, ogni mese che si aggiunge appesantisce l asituazione, la rende più ,drammatica e rend epiù urgente che se ne affrontino i termini e s icerchi una soluzione .

D'altronde non Isi tratta in questo casoneppure di una situazione che 'sia rimastacom'era o si sia soltanto aggravata per il fatt odella continuità di una medesima linea . Fatt inuovi sono accaduti, che hanno appesantit omaggiormente questa situazione . Nuove trup-pe sono state inviate da parte americana ehanno accresciuto la presenza diretta di unesercito straniero nel Viet-Nam del su'd . Eciò in contrasto diretto con gli impegni vi -genti, con i trattati, con ciò che era stato dett ofino a poc'anzi, con ciò che era stato affermat ocome linea della politica americana, cheavrebbe dovuto essere - a quanto si diceva -

di sostegno del cosiddetto governo del Viet -Nam del sud, mentre si tratta di sostituzion edelle sue truppe con le truppe americane ,come è avvenuto invece in misura via via cre-scente . Il fatto stesso che le truppe ameri-cane aumentino di numero e che nuovi sbar-chi siano effettuati è di per sé pesante .

Inoltre vi è il secondo aspetto del pro-blema, quello dell'estensione delle azioni dibombardamento dall'aria : sia sul nord, su lquale continuano aggravandosi, secondo l atecnica dell'escalation; sia sul sud, là doveda parte americana si era detto di voler agir econtro guerriglieri isolati a difesa della popo-lazione, mentre ormai l'azione è condotta si-stematicamente con bombardamenti indiscri-minati .

Onorevoli colleghi, quando noi presen-tammo l'interpellanza che ora ho l'onore d iillustrare, erano avvenuti per la prima volta ,isolatamente, episodi di azione di bombarda -mento ,d,a grande altezza (« al di sopra dell enuvole », come allora fu detto) a mezzo de igrandi bombardieri a largo raggio B-52 pro-venienti ,dall'isola di Guam .

Dopo questi primi episodi anche da parteamericana si era osservato che sul piano mi-litare l ' impiego di questi mezzi indiscrimi-nati di distruzione si era rivelato inefficient ee inidoneo perché i risultati dal punto di vi -sta strategico si erano dimostrati limitatis-simi e invece molto ampie le distruzioni ; ibombardamenti vennero effettuati in modotale da non consentire di individuare il ber-saglio, che poi risultasse effettivamente col-pito . Negli ultimi giorni i bombardamenti aondate successive, di massa, con i B-52 pro -venienti dall'isola di Guam « al di sopra del-le nuvole », su zone distanti appena cinquant achilometri dalla capitale del Viet-Nam me-ridionale sono divenuti un fatto sistematicoripetuto ogni notte e ogni giorno, divenuto u nmezzo di guerra. -

Si è ancora riprodotto e sembra continuar ein misura crescente e aggravata l'impiego de igas . E stato detto che 'si tratta di gas « nontossici », ma tuttavia essi rientrano fra quell earmi chimiche che la convenzione del 1925ha vietato e sono compresi in quella definizio-ne che nel 1954 le potenze aderenti al pattoatlantico adottarono allorché 'si trattò di con -sentire il riarmo della Repubblica federal etedesca .

Quando sentiamo 'discutere 'se i gas impie-gati siano letali o meno non possiamo non ri-portarci alle definizioni documentali, che co-stituiscono il diritto internazionale, dell'arm achimica. Ebbene, la definizione più recente è

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quella del protocollo di Parigi del 23 ottobr e1954, e precisamente dell'allegato secondo ,n. 2, lettera a), in base alla quale è conside-rata arma chimica qualsiasi arma atta ad« utilizzare a fini militari le proprietà asfis-sianti, tossiche, irritanti, paralizzanti, regola-trici ,della crescita, ,antilubrificanti o cataliz-zatrici di qualsiasi sostanza chimica » . Nonci si dirà che i gas « non letali » di cui s iparla e di cui si riconosce ormai apertament el'uso non rientrino in questa esatta definizion equanto meno per ciò che riguarda le proprietà« irritanti » d .i queste sostanze chimiche !

Ora, onorevole Presidente del Consiglio ,non mi soffermo su questa circostanza del -l 'uso dei gas perché credo che questo sia unelemento essenziale della questione del Viet -Nam nel ,suo complesso, ma perché non poss onon richiamarmi alle precedenti occasioni nel -le quali avemmo la possibilità di discuter etale questione .

Nella seduta del 26 marzo 1965 alla Ga -mera, e contemporaneamente al Senato, i lGoverno si rifiutò di discutere interpellanze einterrogazioni sulla questione del Viet, Na mnel suo insieme (un dibattito avvenne il suc-cessivo 31 marzo dinanzi alla Commission eesteri della Camera) ma accettò di rispondere ,e rispose in quest'aula e in quella del Senato ,sulla sola questione dell'impiego di gas, ch eallora era stato per la prima volta denunziato .In quella occasione il Governo, per bocca de lministro degli esteri al Senato e attravers oil sottosegretario agli esteri qui alla Camera(in quest'aula non abbiamo infatti mai avut oil piacere e l'onore di ascoltare, né in occa-sione della discussione di questi problemi ,ne in altra, il ministro degli esteri), dichiaròdi. aver fatto presente al governo degli Stat iUniti le preoccupazioni largamente suscitat edall'impiego di questo 'mezzo, condannato dal -l'opinione pubblica mondiale . Tante furonoallora, e così forti e larghe ed efficaci, le pro -teste per l'uso da parte degli americani diquesto mezzo micidiale che colpisce indiscri-minatamente militari e civili, uomini in etàvalida, bambini, donne e vecchi, tali furonole proteste, dicevo, che per allora l'uso d iquesta arma fu sospeso e non ebbe a ripe -tersi più .

Ora è ricominciato . Si dice che sia statodirettamente autorizzato dal comandante dell eforze americane nel Viet-Nam, generale West-moreland. Il 26 marzo 1965 ci fu detto nell arisposta del Governo che era estranea all'im-piego di questi mezzi la responsabilità delPresidente degli Stati Uniti, perché esso erastato . deciso da comandi locali . A noi non

interessa sapere di -quale uomo sia la respon-sabilità . Se oggi i giornali di tutto il mondo ,non soltanto italiani, ma francesi ed anch eamericani, parlano della deliberazione del -l ' impiego di questo mezzo e dei suoi effett iad impiego avvenuto, di una decisione de lcomandante in capo delle forze americane ne lViet-Nam, evidentemente si pone un pro-blema che investe la conduzione della guerraamericana nel Viet-Nam .

La situazione perciò è grave, e si aggravaogni giorno più . Non ci possiamo nasconderele difficoltà che si presentano ove non si trov iuna soluzione, che non potrà essere quell ache si pretenda imporre con la forza . Troppevolte, quando si parla di questa situazione ,noi ci sentiamo dire da qualche gruppo chemeno si è occupato di questi problemi e qual -che volta dagli stessi esponenti della maggio-ranza o del Governo, cose che non sono esatteriguardo al carattere, alle origini, alla naturadel movimento popolare del Viet-Nam .

Mi è arrivato oggi, in Italia, un giornal epubblicato ad Hanoi, nel quale si celebra l adata del 2 settembre, ventesimo anniversari odella costituzione della repubblica democra-tica del Viet-Nam . Il 2 settembre 1945 fu pro-clamata solennemente l'indipendenza d'i quelpaese, che era allora sotto il dominio colonial efrancese ; in quel momento, il 2 settembr e1945, aveva ancora in casa truppe giapponesiche vi erano sbarcate durante la guerra . Ilventennale della proclamazione dell'indipen-denza non è la celebrazione di vent'anni dell aindipendenza di questo paese, ma di ventianni di lotta per la sua indipendenza . Il 2settembre 1945 infatti cominciò la guerra d iindipendenza, avendo gli occupanti frances ireagito cori la repressione e con la guerra ,alla proclamazione di 'indipendenza di que lpopolo; e furono nove anni di guerra durafino al 1954 .

Onorevole Presidente del Consiglio, mi con-senta, ella ha presente come iniziò la guerr adi indipendenza in quel settembre 1945 ? Noncominciò nel nord del Viet-Nam, non comin-ciò dalle frontiere della Cina che allora, nell asituazione di quel momento, nessuno potevafavoleggiare fornisse aiuti esterni, come trop-pe volte si è detto, mentre si è di front eall'insurrezione di un popolo alla ricerca dellapropria libertà . L'insurrezione del settembre1945 cominciò a Saigon, nel Viet-Nam meri-dionale, furono i cittadini di quella parte d iquel paese che iniziarono la lotta per la lor o

indipendenza . P'oi, nel 1954, dopo la sconfitt adell'occupante francese a Dien Bien Phu, f uraggiunto un accordo, un armistizio; fu sta-

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bilita una linea di demarcazione, non un afrontiera, una linea soltanto di divisione peril raggruppamento delle forze dell'una e del -l'altra parte, al diciassettesimo parallelo . E anord furono raggruppate le truppe dell 'eser-cito liberatore, a sud le truppe dell'occupante ,non perché a nord fosse più estesa la libera-zione del territorio (anzi la situazione era di-versa in quel momento), ma per ragioni di or-dine strategico ben comprensibili date le mag-giori possibilità di comunicazioni e di con-tatti che gli occupanti francesi potevano averenella parte meridionale. E si trattava di unloro raggruppamento in vista del reimbarcoe della partenza per abbandonare quel ter-ritorio .

Entro il mese di luglio del 1956 si sareb-bero dovute tenere le elezioni per l'unifica-zione del paese. Questo non fu fatto . Nel1960, costituito il fronte nazionale di libera-zione nel Viet-Nam meridionale, prese orga-nicità e slancio più largo la lotta di libera-zione dei cittadini di quel paese, che non eramai cessata . Una delle cose impressionantiquando si controllano i dati di questa vicend asta nel fatto che i caduti civili nel Viet-Nammeridionale, uccisi dalla repressione, erano ,ogni mese, più numerosi tra il 1954 e il 196 0di quel che non lo siano oggi sotto l'attacc omassiccio degli aerei e delle truppe da sbarcoamericani. Allora erano di più i morti, uccisidalla repressione di quel governo ben soste-nuto da parte americana .

Nel 1960 si è aperta una nuova fase d ilotta di liberazione nel sud ; e il Fronte di libe-'azione nazionale ha per suo presidente (orail vicepresidente del Consiglio non è al suofianco, onorevole Moro, ma sarebbe interes-sante sapere se lo sa e che ne pensa) ha persuo presidente un socialista, Un-Tho, che èun socialista del vecchio, tradizionale partitosocialista del Viet-Nam .

Per voi, diceva poc'anzi così bene l'ono-revole Pajetta, che conoscete il sud e men o(o non volete conoscere) il nord Viet-Nam ,almeno dovrebbe essere noto come è ripartit ala geografia politica del Viet-Nam meridionale ,quanta parte cioè del territorio è controllat adai cosiddetti governi di Saigon al servizi odegli americani e dalle truppe americane, equanta parte e quanta popolazione sono invec esotto il controllo delle forze del Fronte d iliberazione nazionale, dell'esercito liberatore .Sembra che voi ne abbiate una conoscenzaapprossimativa . Onorevole Presidente de lConsiglio, ella vede come è questa carta geo-grafica e credo che anche vista da lontan ofaccia un certo effetto : le zone dipinte in

rosso sono quelle che non sono sotto il con-trollo del governo di Saigon né sotto quell odelle truppe americane . Soltanto quelle inverde, che non sono molto estese, sono sottoil controllo del nord . Dunque la situazion eoggi nel Viet-Nam non è quella che si vor-rebbe far credere .

Quali sono gli sbocchi futuri di una situa-zione di questo genere ? Si vuole giungereal negoziato ? Da parte americana, Johnso nha dichiarato nel suo discorso a Baltimoranella primavera scorsa, si dice e spesso sen-tiamo ripetere, viene offerto il negoziato senz acondizioni ; è da parte del Viet-Nam del norde addirittura da parte della Cina (se la Cinadovesse esserne parte diretta, in prima per-sona) che verrebbe il rifiuto a qualsiasi ne-goziato !

Ella sa, onorevole Presidente del Consiglio ,che le cose non stanno così . Due osservazion ivanno fatte a questo proposito . Strano modoè quello di richiedere e proporre un nego-ziato bombardando e continuando a bombar -dare. Certo non è una scoperta : nessuno checonduca una guerra di distruzione pensa d ivolerla condurre all'infinito . Ognuno pensadi giungere ad uno sbocco che è la sogge-zione .del suo avversario, la subiectio : vero ,onorevole Moro ? Di conseguenza bombardaree dire « venite e trattiamo sotto il bombarda -mento » vuoi dire : vieni e tratta la resa . Nonè questo il modo migliore per una trattativache si voglia condurre con spirito di pace .

Ma v'è l'altro aspetto, che è il maggiore .Che vuoi dire « vogliamo trattare » e ancoranon si dice con chi, e ancora il fronte di libe-razione nazionale del Viet-Nam meridional enon è riconosciuto, e ancora si creano cavill iin questo senso, e intanto si continua l'azionedistruttiva? Quando, poi, dall'altra parte –il collega Pajetta ha svolto l'argomento alungo ed io non voglio ripetere ciò che egl ivi ha detto – quando dall'altra parte si son oposte le condizioni alle quali si considera pos-sibile instaurare una trattativa, non si dàalcuna risposta, non si dà alcun segno di volerdavvero un negoziato per una soluzione d ipace .

Il 23 marzo di quest'anno – son passat iquindi parecchi mesi – il Fronte di liberazion enazionale del Viet-Nam meridionale ha emess ouna sua dichiarazione, largamente diffus anel mondo e a voi certamente non ignota ; nel -l'aprile successivo, all'assemblea della repub-blica democratica del Viet-Nam del nord, i lpresidente del consiglio Pham Van Doni espo-se dettagliatamente la situazione e le condi-zioni per una trattativa possibile e ne rias-

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sunse quattro punti fondamentali, quattropunti che non erano nulla di più e anzi qual -che cosa di meno rispetto agli accordi di Gi-nevra del 1954 . Qualcuno dice che gli accord idi Ginevra riguardano altri e che gli StatiUniti non vi parteciparono. Onorevole Pre-sidente del Consiglio, io credo che sia beneche ella, nel considerare questa questione ,tenga conto di quelli che furono gli accord idi Ginevra e di quelle che sono oggi le posi-zioni americane . L'ultima dichiarazione de lpresidente Johnson a proposito della situa-zione del Viet-Nam, dichiarazione organica ,se non vado errato, è quella del 28 lugli oscorso, nella quale il presidente degli Stat iUniti ritenne necessario offrire delle spiega-zioni alle madri ansiose, che gli scrivevanolettere chiedendogli perché i loro figli fos-sero inviati a rischiare la vita in quelle terr elontane . È proprio così che comincia la di-chiarazione del presidente Johnson, nell aquale si prende atto che certi cittadini del su dViet-Nam, che nutrivano comprensibili ran-cori, si sono uniti all'attacco contro il lorostesso governo (si prende atto, quindi, di unainsurrezione popolare contro i governi fantocc idi Saigon) ; si dice – ed è questa cosa essen-ziale – che gli Stati Uniti, pur avendo criticatoa suo tempo certi aspetti degli accordi di Gi-nevra del 1954, osservano che « la libertà d iquesto paese era lo scopo degli accordi de l1954 » (leggo testualmente), che « i comunist ihanno oggi crudelmente distrutto » . Ora, la-sciamo l'accusa, evitiamo di discuterne qu i– e voi sapete che non ha nessun fonda-mento ! – ma rimane il fatto che se da parteamericana si rivendica l'attuazione degli ac-cordi del 1954 e da parte del Viet-Nam s ichiede l'applicazione degli accordi del 1954 ,ecco che c'è, e può essere solo questo, il ter-reno sul quale sarebbe possibile l'incontro .

E lasciamo stare poi per un momento l adiscussione se veramente da parte dei comu-nisti del sud Viet-Nam o della repubblicademocratica del Viet-Nam o non so da dovesia venuta la violazione di questi accordi : inquesto momento la questione non ci interessa .Se da una parte e dall'altra a quegli accord isi vuoi tornare, la trattativa è possibile suquesta base e può avere inizio immediato . I lpresidente degli Stati Uniti dice : « Se la strut-tura di questi accordi era praticamente de-bole, gli scopi che essi si proponevano ispi-rano tuttora la nostra linea di condotta » .

E allora, poiché i quattro punti dell'april escorso di Pham Van Dong, ripresi nella di-chiarazione dello scorso settembre del go-verno della repubblica democratica del Viet -

Nam, sono esattamente quelli, perché su que-sta base non è possibile avviare a soluzionela questione del Viet-Nam ? Il perché è abba-stanza semplice : perché fin dall'inizio ciò nonsi è voluto, perché da parte americana nonsono stati applicati e sono stati calpestati gl iaccordi che vietano l'accesso nel Viet-Na malle truppe e al personale militare straniero ,nonché l'invio di armi e munizioni . Ora ,truppe e personale americano nel Viet-Namci sono; di altri paesi non consta, neppureda parte americana lo si è mai detto .

Negli accordi di Ginevra era anche sta-bilito : « Nelle due zone di raggruppamentodelle Parti, a nord e a sud del 170 parallelo ,non potranno essere stabilite basi militari d ipaesi stranieri » . A nord non consta – neppuregli americani lo hanno mai detto – che bas imilitari straniere esistano . Certo, ad esem-pio, non esistono campi d'aviazione, visto ch ead Hanoi non può nemmeno prendere terraun aereo a reazione, mentre nel sud i campid'aviazione americani sono innumerevoli : nepartono ogni giorno i bombardieri che colpi-scono il territorio settentrionale .

Ancora negli accordi era detto : « La lineaprovvisoria di demarcazione militare non po-trà in alcun modo essere interpretata com ecostituente limite politico o territoriale » . Orala si vorrebbe addirittura rendere permanente .Si affermava ancora che la soluzione dei pro-blemi del Viet-Nam doveva essere stabilit asulla base del rispetto dei principi dell'unità ,dell'indipendenza, dell'integrità territoriale eche ognuno dei partecipanti alla conferenzasi impegnava e rispettare la sovranità, l'indi-pendenza, l'unità, l'integrità territoriale degl istati dell'Indocina e ad astenersi da qualsiasi

ingerenza nei loro affari interni .Attorno alla linea di demarcazione veniva

stabilita una zona demilitarizzata (5-10 chilo-metri da ciascuna parte), tale che, data anch ela configurazione geografica del paese, lungae stretta, tra mare e montagna, era idonea adassicurare che non avvenissero infiltrazioniné passaggi clandestini delle linee .

Sappiamo che da parte americana questoaccordo non fu sottoscritto . Ma se oggi il pre-sidente degli Stati Uniti ha fatto la dichiara-zione che testé ricordavo, allora le dichiara-zioni erano pure assai impegnative . Il sotto -segretario di Stato Bedell Smith il giorn ostesso della firma degli accordi leggeva un adichiarazione nella quale gli Stati Uniti, pren-dendo nota degli accordi conclusi, si impe-gnavano ad astenersi dal ricorrere alla mi-naccia o all'uso della forza per turbare tal iaccordi . E mentre anche le alte parti contraenti

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constatavano che i nuovi Stati dell'Indocinaavrebbero dovuto astenersi dall'aderire aqualsiasi alleanza militare e alla creazionedi basi militari in quei territori da parte d iqualsiasi paese straniero, sopraggiungevan odopo breve tempo le dichiarazioni dell'allorapresidente degli Stati Uniti Eisenhower, ch esi diceva lieto che fosse stato raggiunto a Gi-nevra un accordo, che aveva ritenuto compitodegli Stati Uniti di cercare di essere utile i nogni momento, ,se desiderato, di aiutare Fran-cia, Cambogia, Laos e Viet-Nam a ottenereuna sistemazione giusta, dichiarando altres ìche non si era partecipato alle decisioni prese ,perché negli accordi vi erano aspetti non gra-diti, ma che tutto sarebbe dipeso dalla at-tuazione, e che gli Stati Uniti quegli accord iavrebbero rispettato .

Foster Dulles, ancora più esplicitamente ,giorni dopo dichiarava che gli Stati Uniti ma iavrebbero cercato di distruggere tale sistema-zione con la forza. Questo invece è quanto èavvenuto ed è tuttora in corso, creando questasituazione assurda e paradossale di una guerradi distruzione nel paese che si dice di voleraiutare, e del bombardamento sistematico epermanente del nord, di uno Stato sovrano ,indipendente, che non è in guerra, contro i lquale la guerra non è sfata dichiarata e altraguerra non viene condotta se non quella dalcielo .

Ora, onorevole Presidente del Consiglio ,attendere la soluzione dalle armi nel Viet-Na m– e non credo che sarebbe mai possibile s enon si pervenisse alla distruzione totale d iquel territorio – una soluzione delle armi ch espegnesse la libertà ed indipendenza del Viet -Nam, in ogni caso, per l'una e per l'altra par -te, significa non solo infiniti lutti ancora i nquel paese, ma anche una situazione di peri -colo e di minaccia per la pace di tutto i lmondo.

E per poco che si esamini con obiettivitàil problema nei suoi termini effettivi si vededa parte di chiunque con sufficiente chiarezz ache non può esservi alltra base di soluzion eche l'attuazione degli accordi di Ginevra, ch ecomportano l'allontanamento delle armi e del -le basi straniere da quel territorio e afferma -no il principio della neutralità . Principio ,questo, che assicura da ogni estensione d iaree di potenza temibili e che è )la sola vi aattraverso la quale attualmente possono es-sere risolti questi ed altri problemi esistent inel mondo . Sulla base della neutralità e del -la rimozione delle armi e delle basi stra-niere ogni problema attinente alle garanzi eche devono essere date alle popolazioni per

l'esercizio dei propri diritti è problema ch epuò trovare al tavolo della trattativa un asoluzione . Per questo occorre che cessi l'atstacco, (la distruzione e che si passi alla ri-cerca dei modi, delle fasi e dei tempi di attua-zione dell ' accordo di allora, trattando con i lfronte di liberazione nazionale del Viet-Na mdel sud, che controlla la maggior parte de lpaese, e deve essere riconosciuto legittimo rap-presentante .

Signor Presidente, onorevoli colleghi, cer-tamente in questi ultimi tempi – e con ci òpasso alla seconda interpellanza che abbiam oavuto l'onore di presentare – gli sviluppi del -la situazione internazionale hanno mostratoquanto sia grave il pericolo del permanere d iun focolaio acceso, qual è la guerra nel Viet -Nam . Noi abbiamo vissuto nelle scorse setti -

mane le vicende certamente preoccupanti egravi del conflitto divampato, in forma d iguerra aperta, tra l'India e il Pakistan, du epaesi che avevano annunciato una loro volont àpacifica (soprattutto l'India aveva affermat ouna sua linea di disimpegno e di pace anch equando il Pakistan aveva dato la sua adesion ea patti militari), ma che tuttavia non hann oesitato ,a scontrarsi in modo aperto per cer-

care, attraverso la via delle armi, la risolu-zione di annosi contrasti relativi principal-mente alla regione del Kashmir in un mo-mento nel quale era in corso, a breve distan-za, la guerra deil Viet-Nam .

Son fatti, questi, che non possono nonlegarsi tra loro : non si può non collegare l acontemporaneità di quella guerra in atto a lconflitto che ha portato a queste conseguenze ,il conflitto sorto in questa zona agli interess iche potevano esservi ad un conflitto di tal enatura .

Il New York Times ha avanzato recente-mente una domanda preoccupata : « Cosa ab-biamo ottenuto con i dieci miliardi che no iamericani abbiamo speso nel Pakistan ed inIndia, con le armi che con quei dieci miliard i(quattro al Pakistan e sei all'India) abbiam oreso possibile acquistare ? » .

Credo che in questa domanda sia un certosenso compresa la risposta . Evidentementequelle armi, acquistate perché servissero adun certo scopo ed ora adoperate invece pe run'altra congiuntura, sono gli effetti di un acerta politica e di una certa situazione .

Tra l'India ed il Pakistan è intervenutoun precario armistizio e noi ci auguriam opossa essere consolidato . certo però che lasua precarietà dimostra che il problema sus-siste anche se le armi in questo momento han -no cessato di sparare .

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Del resto, a pur breve distanza dal Viet-Nam, e in altra direzione, era divampata, o rnon è molto, la controversia a proposito dell aMalaysia che ha portato all'uscita dalle Na-zioni Unite dell'Indonesia .

L 'uscita dell'Indonesia dall'Organizzazion edelle nazioni unite è un fatto che non puòessere considerato irrilevante o secondario ,non solo perché si tratta di un grande paes ema anche e soprattutto perché avviene a se-guito di quella determinata situazione e per-ché è la prima volta nella storia delll'O .N.U .che un paese che ne fa parte ne esce per att odi propria scelta. Ed ora – ecco come certeazioni politiche mostrano, anche se non n eseguiamo il filo conduttore, le ripercussion ipiù vaste – in Indonesia vi è una situazioneinterna che non può non apparire preoccu-pante, nella quale Ila coincidenza di interess ie di tempi appare chiara . Altrimenti, che ra-gione avrebbero avuto certi reparti dell ' eser-cito, in azione per problemi apparentement eloro propri, di andare a sfilare proprio da-vanti all'ambasciata d'America al grido di :« Evviva l'America » ? Sono cose che non av-vengono per caso .

Pertanto la vecchia politica dei blocchi mi-litari, sulla quale si era creduto di poter assi -dare !l'equilibrio del mondo, la sua sicurezzae la coesistenza, subiva colpi ripetuti in di -versi settori, a cominciare dal sud-est asiati-co . Il Pakistan rifiutava la partecipazione alleultime riunioni e manovre della S.E.A .T .O . ,la rifiutava la Francia . E quando per SanDomingo gli Stati Uniti d'America vennerocostituendo una presunta forza interamerica-na con un atto solenne, assai più magnilo-quente che adeguato alla sua struttura di fatto ,si avverava una situazione abbastanza indi-cativa ed abbastanza curiosa : che questa for-za interamericana dell'O .S .A., ('Organizzazio-ne degli Stati americani, che avrebbe dovut oriunire tutti gli Stati dell'America !latina at-torno agli Stati Uniti, nel suo atto costitutiv odel 23 maggio scorso non riuniva se non 5paesi : gli Stati Uniti, il Brasile e 3 staterell idell'America centrale (il Nicaragua, il Costa-rica e l'Honduras) ; gli altri preferivano no n

parteciparvi ; non vi partecipava l'Argentina ,non vi partecipava il Venezuela, non vi par-tecipava il Cile, nel quale è in atto ora un aesperienza politica che a voi, signori del Go-verno, dovrebbe in particolar misura interes-sare : si ebbe un'altra dimostrazione della de-bolezza ormai di questa politica .

D'altronde attorno alla guerra nel Viet -Nam da parte americana si chiedeva un con -

corso . una collaborazione ed una confluenza

di forze che ben debolmente si trovava. Sicercava a questo scopo di utilizzare i patti mi-litari, persino la N .A .T .O., e truppe veni-vano inviate – in misura molto limitata de lresto, più simbolica che reale – dall'Australia ,dalla Nuova Zelanda e dalla Corea del sud.Il Giappone veniva utilizzato come base, no nsenza proteste e movimenti contrari assai vi-vaci .

Si va parlando poi di accordi che da parteamericana si sarebbero ricercati con la Tur-chia (per dopo il risultato di queste elezioni :vedremo presto se è cosa vera) e financo co nla Repubblica federale tedesca, che per certeiniziative economiche aveva sollecitato dal-l'America una associazione anche nel mond oasiatico .

Non vi era dunque la possibilità chel'O .N .U . potesse questa volta coprire l'azioneamericana nel concorso deì blocchi militar icostituiti dagli Stati d'America per' questoscopo . Il fatto è che le cose nel mondo sonoprofondamente cambiate e oggi non son piùcom'erano anni fa : nell'Africa, nell'Americalatina, nell'Asia . Salvo poche eccezioni nel -l'Africa meridionale, nella qualle sono ancoraaperte le piaghe coloniali dell 'Angola, de lMozambico, della Rhodesia e la piaga razzi -sta del Sud Africa, altrove l'indipendenza po-litica, almeno formale, è stata raggiunta e pro-clamata. In quel momento, si sono posti pro-blemi nuovi . Gli Stati Uniti d'America, mae-stri un tempo dell'abbandono del coloniali-smo vecchio stile in favore dellle forme neo -colonialistiche (il cosiddetto aiuto di ingeren-za economica, di sfruttamento sul piano eco-nomico senza un dominio diretto), si son o

trovati questa volta nella necessità di affron-tare problemi nuovi . E questi stessi Stati, d i

recente giunti all'indipendenza, hanno dovut oaffrontare problemi che hanno in molti cas ispezzato quell'unità nazionale che nel cors odella lotta di indipendenza si era potuta sta-bilire. All'interno stesso di quei paesi vi erano

infatti forze che avevano interesse alla con-servazione delle strutture economiche e so-ciali, alla collaborazione con i paesi un temp o

dominanti o ad essi affini come tipo di strut-turazione economica ; e vi erano altri settoriche avevano altri interessi, altre aspirazioni ,

altra volontà. La situazione divenne in piùpaesi drammatica, perché solo la rivendica-zione di una indipendenza economica effet-tiva consentiva di prospettare in futuro il con-solidamento dell'indipendenza politica . In ta-

luni paesi questo problema fu visto e pre-valse, così a Cuba ; in alcuni paesi prevalse

l'impostazione opposta : un Houphouet Boigny

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si scopriva a suo agio nel governare un paes edi nominale indipendenza, in stretta collabo-razione con l'ex paese dominante, per la di -fesa dei comuni interessi, di posizioni privi-legiate di predominio e di sfruttamento .

Ma questo fu il problema che si pose atutti i paesi di nuova indipendenza, il pro-blema che oggi si pone sia in Asia, sia i nAfrica, che si palesa in forme nuove nell aAmerica latina .

Credo sia necessario muovere da questoaspetto, che ho voluto qui soltanto rapida-mente enunciare, per intendere quelli ch esono oggi i problemi effettivi della coesisten-za e del consolidamento della pace, e quind igli effettivi problemi dell'Organizzazione del -le nazioni unite .

Nell'America latina questi problemi s ipongono ormai con vivacità sempre crescente ,con evidenza ognor maggiore, perché sono iproblemi generali che si pongono nel mon-do. Ci sia consentito a questo proposito u ncenno – ma non più che un cenno – sulla in-sufficienza di una politica del nostro Gover-no verso l'America latina, politica che vuol eriannodarsi ai legami di sangue stabiliti dallanumerosa emigrazione italiana che là viv ee lavora, ma poi sul terreno politico accetta ,anche in occasione di autorevolissime visit edi Stato, di presentarsi in concorrenza conaltri, quasi che noi fossimo i paladini del-l'azione americana, della politica degli Stat iUniti in questo paese, e non semplicementei loro associati .

A questa situazione nel mondo non è, no npuò rimanere estranea l'Europa. E difatti i nEuropa i problemi oggi si pongono in u nmodo completamente nuovo, che voi non po-tete non esaminare nei suoi termini . Le isti-tuzioni comunitarie, la C .E.E. sono in crisi .Allorché nell'aprile scorso è stato raggiun-to l'accordo per la fusione degli esecutivi ,contemporaneamente si aperse una crisi ch enel giugno e nel luglio si palesò in tutta l asua gravità, che ha qualche aspetto, se m elo consentite, un po' paradossale : all ' indo-mani di questo nostro dibattito, verrà in di-scussione alla Camera la ratifica di quel-l 'accordo per la unificazione degli organismiesistenti in una comunità, che, articoland oin modo nuovo i suoi organi, darebbe l'im-pressione di essere viva, vitale, efficiente e doperante, mentre è paralizzata dalle contrad-dizioni interne e dai dissensi, dalla non ri-spondenza né sul terreno agricolo, sul qualenon è stato ancora trovato l'accordo, né or-mai neppure sul piano industriale che in un

primo momento fu alla base delle sue for-tune. paradossale però che in questa faseci si proponga la ratifica di quegli accordi .Ma sarà in quella sede che di questo pro .blema più in particolare discuteremo .

Non è soltanto nei riguardi della Comu-nità economica europea, delle sue istituzio-ni, dei suoi problemi e delle sue prospettive ,che oggi la posizione della Francia si pon ein termini di rottura, ma in termini orma idi ben più vasta portata .

La conferenza stampa del 9 settembrescorso del generale De Gaulle ha costituit oun fatto nuovo che modifica nel profondo idati vecchi dei rapporti comunitari e degl istessi rapporti inerenti al patto atlantico ealla organizzazione della N .A .T.O. Gli os-servatori americani avevano già dichiarat oche con la sua conferenza stampa del 31 gen-naio 1964 il generale De Gaulle, con l'annun-cio del riconoscimento della Cina e con l ' im-postazione che aveva dato ai problemi dell eNazioni Unite, ai problemi politici general ie ai rapporti internazionali, aveva inferto ungrave colpo alla N.A .T.O . Certamente, uncolpo decisivo lo ha inferto con la sua con-ferenza stampa del 9 settembre di quest'anno .

Ora, a questo punto, signori del Governo ,voi non potete più fare come se non fosserole cose che sono state, né potete più ignorarei dati del problema : proprio se non volete ,come noi speriamo, rendervi prigionieri dellacontraddizione americano-gollista, della im-postazione nazionale di De Gaulle, occorreche per tempo cerchiate di assumere unaposizione politica vostra. Noi di nostra par-te non è che salutiamo le iniziative gollistecome quelle nelle quali ci possiamo ricono-scere ai fini di una svolta nei rapporti inter -nazionali . Noi vediamo però in esse esplo-dere contraddizioni di quel sistema e di quel-I'ambiente che prevedevamo e che denun-ciavamo da tempo. Di fronte a queste con-traddizioni riteniamo più indispensabile epiù urgente che mai una iniziativa democra-tica che offra una diversa alternativa, un aprospettiva diversa che non sia quella de -gli uni né degli altri, ma sia veramenteuna prospettiva di convivenza pacifica nell asicurezza e nella prosperità dei popoli euro-pei . La posizione stessa della Germania oggisi pone nel contesto europeo in termini chenon possiamo ignorare e che dobbiamo con-siderare per quelli che sono . Or non è molt o(è una riprova delle contraddizioni, appunto ,cui facevo cenno poc'anzi), precisamente nel1962 e ancora al principio del 1963, da par-te francese si ventilava una eventuale inte-

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sa a due, anche per certe forme di svilupp idi armamento e sul piano della politica di-fensiva, fra Francia e Germania ; ma nel1964 già il presidente Pompidou denunciav acome estremamente pericolose e inaccetta-bili soluzioni a due tedesco-americane .

Ecco, dunque, che il problema della Ger-mania federale, (del suo armamento e dei suo ipropositi si pone ora in termini nuovi ne iquali noi ancora una volta non possiamo ac-cettare che, ricattandoci col pericolo di un ar-mamento autonomo tedesco, ci si porti com esoluzione alternativa quella che soluzionenon è, cioè la soluzione d'un armamentomultilaterale della N .A.T.O . Non è una so-luzione alternativa perché implica la con -

cessione di un armamento nucleare che noisiamo d'avviso non possa e non debba in nes-sun caso essere concesso alla Germania fe-derale, né in via diretta né in via indiretta .

Oh, conosciamo bene le dichiarazioni inproposito di parte tedesca ! Sono anche d inon molto tempo addietro . È esattamente de l20 luglio scorso l'intervista che il ministrodegli esteri della Repubblica federale tede-sca, Schroeder, dava al giornale Diisseldor-fer Nachrichten, in cui sostanzialmente dice -va che, se il piano per la forza atomica mul-tilaterale restasse nel cassetto, la Germani adi Bonn si considererebbe libera dagli impe-gni del 1954 e si adopererebbe per consegui -re un armamento atomico nazionale . Duegiorni dopo,- l'ambasciatore Knappstein er a

ricevuto dal segretario di Stato Rusk, verosi-milmente allo scopo di fornirgli elementitranquillanti al riguardo . Ed è a questa vi-cenda della fine dello scorso luglio che si ri-collegano manifestamente le dichiarazioni de l5 ottobre (cioè di pochi giorni fa) del vicepre-sidente Humphrey, tendenti a tranquillizza-re la Repubblica federale tedesca, ripetendoche la forza multilaterale sarà ripresa, e di-cendo esplicitamente : « per offrire ai nostr iamici europei un'alternativa efficace ai siste-mi di deterrente atomico nazionale, per te-ner conto del loro desiderio di avere un ruolomaggiore per quanto riguarda la loro difesa » .

Ora noi non riteniamo che il problem apossa essere impostato in questi termini . D'al-tro canto, la forza multilaterale della N.A.T.O .sembrava già da tempo essere stata mess anel cassetto, e a New York in questi giorni i lministro degli esteri britannico IStewart h areso in una sua conferenza stampa dichiara-zioni non favorevoli ad una sua ripresa; fa-vorevoli invece ad una diversa impostazion edei problemi della sicurezza in Europa .

Quanto alla frase del ministro Schroede rche riecheggia precedenti dichiarazioni d iVon Hassel, penso che basti ricordare il pro-tocollo del 23 ottobre 1954 nella sua prim aparte (quello stesso che ho avuto poc'anz ioccasione di citare) . Bene, se il patto atlantic ovincola, se il patto atlantico impegna, que lprotocollo ne fa parte integrante ! E com'èche per voi non si può discutere alcuna mo-difica del patto atlantico, ma si deve provve-dere a fare ciò che i governi della Repubblic afederale tedesca richiedano minacciando al-trimenti di violare, denunciare o modificareclausole di quel medesimo impegno ? Clausol e

che non sono sorte con l'impegno del patt oatlantico, perché l'interdizione alla Germani adel possesso delle armi atomiche e delle armichimiche risale più addietro, signori del Go-verno ! Non fu il patto atlantico che portò aquell'interdizione : fu in sede (di ammission ealla N.A.T.O . della Repubblica federale tede-sca che di necessità fu incluso e ribadito quel -l'obbligo che alla Repubblica federale tedesc aderivava dalla sconfitta bellica . Non è quind imateria opinabile né variabile. L'eventua-

lità che quell ' impegno fosse modificato daparte 'della Repubblica federale tedesca èun'eventualità di estremo e diretto pericoloper la pace e per la sicurezza dell'Europa .Non potrebbe passare senza che agissero diconseguenza gli altri paesi europei, tutt iugualmente interessati . Perciò non può esser eun motivo per fare ciò che non si reputa util e

sia fatto .

La via della sicurezza in Europa (lo h adetto il ministro Stewart nella sua conferen-za stampa del 7 di questo mese) va cercat asul piano della limitazione degli armament ie delle garanzie di sicurezza che vengano datedi conseguenza nel centro dell'Europa . Questarecente dichiarazione del ministro Stewart ela realtà che ci circonda ci inducono a ricor-dare, signori del Governo, una impostazion eche da tempo è stata sottoposta all'esame del -le diplomazie e dei governi, anche se ancor a

non ha fatto strada .

Vi fu un piano Eden, vi fu un piano VanZeeland, vi fu un piano della socialdemocra-zia tedesca, vi fu un piano dei laburisti in-glesi circa le zone di disimpegno o di disa-tomizzazione nel cuore dell'Europa . Quest ipiani garantirebbero molto meglio di qualsias ialtra proposta la sicurezza in questo settoreparticolarmente pericoloso del mondo . Vi fuun piano Rapacki da parte polacca e vi fu-rono diverse proposte successive . Consenti-teci a questo punto di ricordare che un im-

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portante viaggio di Stato sta per avveniredall ' Italia in Polonia . Noi vorremmo augu-rarci che questi temi e queste prospettive ,cui da parte polacca fu sempre attribuita un aimportanza particolarmente impegnativa, no nsiano da voi dimenticati durante gli incontridei prossimi giorni .

Il piano .Rapacki fu presentato all'O.N.U .il 2 ottobre 1957. Fu poi riproposto con unmemorandum del 14 febbraio 1958 e con un anuova dichiarazione del 4 novembre 1958 i ncui il piano era integrato. Infine, fu rinno-vato con quello che fu chiamato il pianoGomulka del 27 settembre 1960, con le rin-novate proposte Rapacki del 9 ottobre 1961 ,con la dichiarazione del ministro Rapacki eil memorandum rimesso alla Commission eper il disarmo a Ginevra il 28 marzo 1962 edi nuovo nel febbraio 1964 .

Non si tratta quindi di materia perent ao decaduta. Sono cose che non hanno ancorafatto strada, ma che la dovranno fare se vera-mente vogliamo giungere alla sicurezza inEuropa .

Voi, signori del Governo, di recente all aCommissione di Ginevra per il disarmo avet epreso un'iniziativa alla quale avete volut odare la risonanza di un'iniziativa autonoma,anche se poi non parve eccessivamente auto -noma nell'associazione di altri paesi alla stes-sa proposta e perfino alla stessa formulazione .Con il discorso del ministro Fanfani, poi co nla dichiarazione del rappresentante Cavalletti ,poi con un 'intervista a un giornale di Vene -zia in settembre dello stesso ambasciator eCavalletti e infine, il 14 settembre, con il de-posito a Ginevra di un atto formale, voi pro -poneste un piano di rinunzia unilaterale de ipaesi non forniti di armi nucleari a riceverl ee a fabbricarle per un periodo determinato ,in vista dell 'approvazione di un accordo d idisarmo più ampio e generale .

Ebbene, signori del Governo, la vostraproposta può diventare positiva se divien eintera . Voi avete voluto dire espressament e(lo ha dichiarato il nostro rappresentante Ca-valletti) che la proposta riguardava i doni ela fabbricazione agli effetti del possesso edella disponibilità nazionale, e non avrebb ein alcun modo avuto rapporto con accordiplurinazionali o multilaterali . Ma questo è unmodo di svuotare la proposta di ogni conte-nuto. Infatti, che valore ha la rinunzia a pos-sedere le armi atomiche in un modo, quandocontemporaneamente si vuole chiedere d ipossederle in altro modo ?

La proposta italiana non fa poi alcun cen-no alla presenza di armi atomiche nei terri-tori di cui si tratta, ma in mani altrui e i nbasi altrui. Anche sotto questo aspetto essava integrata se si vuole che essa corrispond aad una linea politica con concrete possibilit àdi sviluppo . Occorre cioè proporre che in de -terminate zone né si fabbrichino né si ri-cevano né si depositino né si ammetta l apresenza di armi siffatte, da chiunque pos-sedute, sotto la disponibilità e agli ordini d ichiunque siano poste . Solo in questo modo s ipuò aprire la via verso un accordo per il di-sarmo e la distensione ; altrimenti si avanzan oproposte solo verbali .

D'altro canto, la questione della forza nu-cleare atlantica, di una forza atomica multi -laterale della N.A .T.O., ci porta evidentemen-te a considerare ciò che il patto atlantico è nel -la situazione di oggi . Voi, signori del Gover-no, avete più volte e a più riprese affermatol'intangibilità del patto atlantico . Il suo te-sto, per altro, statuisce tassativamente le zonecui si applica. Più volte da parte americana ,a due riprese nel febbraio e nell'autunno de l1962 per Cuba, poi di nuovo per il sud-es tasiatico, è stato richiesto agli .alleati di darn einterpretazioni assai più estese . A quella par-te dell'articolo 1 del patto atlantico che im-pone la rinunzia all'uso o alla minaccia dell aforza per ogni controversia internazionale ,poi, voi non vi siete curati che fosse dat aapplicazione (come non è stata data appli-cazione) da parte americana in alcuna partedel mondo.

L'articolo 12 del patto atlantico prevedeche dopo dieci anni il trattato potesse esser esottoposto a revisione. L'articolo 13 stabilisc eche dopo vent'anni ciascuno dei firmatar ipossa cessare di far parte dell'alleanza. Orail generale De Gaulle per parte sua ha gi àanticipato di quattro anni questa dichiarazio-ne e sul piano politico il distacco della Fran-cia è cosa già avvenuta .

Anche sotto altri aspetti si è venuto ac-centuando per quel che riguarda il patt oatlantico quel processo (positivo per la pace )di disgregazione che è stato riscontrato negl ialtri patti militari cui accennavo poc'anzi i nAsia, nel Pacifico, nelle due Americhe .

Per ciò che riguarda la forza atomic amultilaterale, la Turchia, che vi aveva ade-rito, si è poi ritratta. Quanto alle basi nu-cleari, i paesi scandinavi hanno dichiaratodi non volerne ospitare. Frattanto su quell oche il patto atlantico possa significare nell avita politica di ciascun paese che ne faccia

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parte, i recenti avvenimenti di Grecia riten-go abbiano rappresentato un campanello d ' al-larme del quale non possiamo non tener econto. Non eravamo di fronte ad una guerracivile, come quella di Grecia dopo la guerr amondiale, condotta in altro contesto, in altr irapporti, in altri termini ; si è trattato di unavicenda di politica interna cui sappiamo no nessere stata estranea l ' influenza dell'amba-sciata statunitense e della politica americanain generale .

In queste circostanze, mentre il problem adel patto atlantico si pone di per sé al d ifuori di qualsiasi criterio difensivo nella real-tà mondiale ed europea, voi, signori del Go-verno, avete invece solennemente partecipat oad una riunione non ufficiale ma politicament ee in egual modo impegnativa . 'Proprio ella ,onorevole Presidente del Consiglio, ha volutoaprire i lavori della recente assemblea del -l 'Associazione trattato atlantico (A .T .A.), ripe -tendo ad esempio frasi 'e principi come que-sti : « la coesistenza è fondata sull 'equili-brio », che sono ormai, via !, smentiti e con-traddetti dalle vicende avvenute, oltreché da lbuonsenso e dalla logica . Ognuno sa chel'« equilibrio delle forze » è cosa inesistente ,è una spirale di accrescimento nella convin-zione di ognuno di essere al di sotto e d idoversi riportare al di sopra, nella ricercadi sempre nuovi mezzi più efficaci e distrut-tivi . Poi alla seduta di chiusura intervenne i lministro Andreotti . La vostra partecipazione ,quindi, non poteva essere più impegnata, pi ùufficiale di così .

Ma quello che ha detto Ia risoluzione fi-nale di questa riunione è ben grave e pe-sante . La risoluzione del congresso dell'A .T.A.del 1° ottobre corrisponde ai quesiti che no iponevamo quando abbiamo presentato la no-stra interrogazione del 27 settembre 1965 . Si-gnori del Governo, noi gradiremmo avere un arisposta su questo punto e a questo pro-posito .

In questa risoluzione, approvata a Romail 10 ottobre, si legge che il comunismo no nha mutato i suoi obiettivi ma soltanto i suo imetodi che mirano sempre alla conquista de lmondo. Si osserva : « Se da parte militare i lpericolo è diminuito, si è però esteso per quan-to riguarda l'azione sovversiva . Esso si è ag-gravato non soltanto nei paesi della N .A.T .O .ma anche nei territori dei popoli sottosvilup-pati . È necessario che la N.A .T.O. risponda aquesta azione sovversiva con mezzi concen-trati ed efficaci . iÈ il metodo migliore per pre-venire . . . », ecc . ; il vocabolario poi è quello

consueto della spicciola propaganda occiden-tale . Per questó all'A .T.A. si dichiara, anch eda parte dei rappresentanti italiani : « Il tra ttato, la cui durata resta illimitata, dovrà ri-manere immutato così da assicurare la conti-nuità del patto ». Si dice inoltre : « Si do-vrebbe creare una forza nucleare il cui impie-go dipenda dalla N .A .T .O. e la cui formazio-ne iniziale dovrebbe essere costituita dall eforze nucleari francesi e britanniche e daforze nucleari statunitensi . Creata una forzadi questo genere bisognerà tener presente ch ei paesi membri ritengono che tutti gli alleat idovranno avere la possibilità di partecipar ealle operazioni di gestione » .

E non basta . Si dice ancora : « Le attivit àdella N .A.T.O . dovrebbero andare oltre i li -miti della zona geografica che delimita i lpatto qualora la situazione lo esiga » ; e an-cora : « L'alleanza dovrebbe orientarsi versouna comunità atlantica comprendente i paes iche non sono ufficialmente membri ma chetuttavia aspirano agli stessi ideali » . Non vibasta il Portogallo di Salazar, volete anch ela Spagna di Franco !

Queste le dichiarazioni fatte di recentecon la vostra partecipazione, e che suonanocosì dura e drammatica conferma delle cos eche da questa parte si dicevano nel 1949 quan-do si discusse per la prima volta del patt oatlantico . Non crediate che voglia opporv icitazioni utili a una spicciola polemica, tut-t'altro . Della discussione del 1949 desider osoltanto leggere un brano che non è certa -mente polemico verso Pietro Nenni o i suo iamici che hanno cambiato idea . iÈ un bran oinfatti del discorso che tenne allora Rodolf oMorandi al Senato e corrisponde a quell oche noi crediamo e facciamo tuttora : « Tru-man ci spiegò una volta cosa intendesse pe raggressione . Le aggressioni sono, secondo lui ,dirette o indirette . È aggressione, onorevol icolleghi, la lotta dei partigiani in Grecia, èaggressione la costituzione di un governo de-mocratico nei territori liberati . Lo ha riba-dito Acheson nel suo commento al testo delpatto atlantico . È aggressione t'istituzion edelle democrazie popolari nei paesi orientali ,le riforme che essi hanno attuate . Cose cheil vostro ministro degli esteri allegrament edefinisce dei colpi di mano . E sarebbe stata ,non c'è dubbio, aggressione la Resistenza ita-liana e la nostra lotta di liberazione. Non pernulla fin da allora vedemmo gli anglo-ame-ricani ingegnarsi in tutti i modi per stroncarele forze e lo spirito della Resistenza ; non èper niente che voi siete oggi diventati tanto

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zelanti nella persecuzione dei partigiani . Ap-prendiamo, dunque, che l'aggressione puòessere consumata anche verso se stessi » .

La citazione fatta poc'anzi dell'Associazio-ne per il patto atlantico, della risoluzione diquell'assemblea cui ella, onorevole Moro, h aportato così entusiastica e piena adesione ,dice testualmente : « È perfettamente chiarodunque quale sicurezza si vuole salvaguar-dare con il patto atlantico, da quali aggres-sioni ci si vuole difendere, a protezione d ichi è stretta questa alleanza e contro chi èdiretta » .

Concludeva allora il senatore Morandi enoi possiamo oggi a fronte alta ripetere :« Non crediate che il compito sia così facil ein Italia dove il partito comunista e un socia-lismo che non ha tradito e che non tradir àorganizzano milioni di iscritti e sono seguit ida altri milioni e milioni di lavoratori » .

Questo per quanto riguarda le polemich edel passato, ma non è questo che chiude lanostra polemica di oggi . Non diciamo ogg ia vent'anni dalla scadenza che voi dovete de-nunciare il patto atlantico per le ragioni detteallora, perché allora noi fummo contrari al -l'adesione a quel patto . Lo diciamo per l econdizioni di oggi . Noi eravamo contrari an-che all'origine e nulla del nostro punto d ivista è cambiato . Ho voluto fare questa cita-zione soltanto per un riferimento ad una con-tinuità che non è soltanto nostra ma anchedi quegli atlantici che oggi vanno cianciandodi minacce sovversive nell'atto stesso in cu idebbono constatare che quelle minacce mi-litari esterne, contro le quali dicevano che laN .A.T.O. era stata istituita, non esistono . Enon è per le ragioni iniziali che pur riman-gono valide, ma per una valutazione dellasituazione attuale, signori del Governo, ch enoi vi richiamiamo ad un esame della realt àdelle cose. Anche questo : voi vi addoloratedell'esempio di De Gaulle che voi non do-vreste seguire . No, signori del Governo, no ,signori della maggioranza, il consiglio nazio-nale dei nostro partito nell'aprile scorso, pri-ma di quelle dichiarazioni, pose la question edel ritiro dell'Italia dal patto atlantico . E seoggi la riproponiamo in modo diretto e pre-ciso come quesito che poniamo all'onorevolePresidente del Consiglio e al Governo, è per-ché le condizioni corrispondono oggi ancormeno a quelle che si vollero supporre dacoloro che promossero sedici anni fa quegliaccordi che l'Italia fu chiamata a sottoscri-vere senza partecipare alla loro negoziazione .Ed oggi il patto atlantico è in contraddizion econ gli stessi principi da esso enunciati e non

può apparire a nessuno strumento di difesané certo strumento di sicurezza .

Oggi occorre cercare la sicurezza per altr evie, sgombrando la strada dai residui del pas-sato, liberandoci dai vincoli, dai ceppi chelimitano l'autonomia della nostra democra-zia e insidiano la stessa sicurezza del nostropaese .

All'onorevole Presidente del Consiglio, i lquale ebbe a dire che l'integrazione non loimbarazzava affatto perché non sentiva smi-nuita da essa l'indipendenza del suo paese edel suo Governo, vorrei invece far presentequale peso venga dalla limitazione di indi -pendenza che oggi il patto atlantico signific ae comporta. Alla scadenza dei vent'anni, .anorma del suo ,articolo 13 - che fu incluso ,tra l'altro, perché era logico prevedere chele situazioni variassero nel corso degli anni -a nostro avviso il patto atlantico ha ogni ra-gione di dover venire a cessare . E noi ponia-mo concretamente questa questione dinanzi , avoi, signori del Governo, e dinanzi all'opinio-ne pubblica del nostro paese .

Ancora un'altra citazione : sua, se per-mette, onorevole Presidente del Consiglio .Ella, nell'assemblea dell'A .T .A ., sostenne lanecessità che l'opinione pubblica sia perfetta-mente partecipe e cosciente .delle finalità de ltrattato . Noi desidereremmo che quelle su eparole fossero veramente seguite da un'azion econdotta dinanzi all'opinione pubblica, con -vinti come siamo che essa, debitamente infor-mata, solleciterebbe la denuncia del patto .

Il terzo problema al quale nella nostrainterpellanza si fa riferimento specifico ri-guarda l'imminente voto che dovrà aversi allaassemblea delle Nazioni Unite circa il rico-noscimento alla Cina ,del posto che nelle Na-zioni Unite le compete. Siamo precisi su que-sto problema : non si tratta dell'ammissione d iun nuovo Stato membro ; si tratta del ricono-scimento di chi sia qualificato ad occupare i lposto che la Cina, dall'origine, ha nelle Na-zioni Unite, persino come membro permanen-te del Consiglio di sicurezza, mentre oggi tal eposto è usurpato da chi la repubblica cines enon rappresenta in alcun modo . Il problemanon è nuovo . Non è nuovo per le Nazioni Unitenon è nuovo per la Camera italiana . Alla Ca-mera italiana, l'onorevole Nenni, l'attuale vi-cepresidente del Consiglio, pose il problem adei rapporti con la Cina popolare fin dall'otto-

bre 1949 ; e l'onorevole Riccardo Lombardi l o

riprese nel 1952. Fu nell'ottobre del 1954 chel'invito al Governo ad agire in modo che l aCina avesse il posto che le compete nelle Na-zioni Unite fu formulato dal compianto ono-

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revole Mazzali . Il senatore Cianca lo ponev anel 1955 al Senato ; il senatore Lussu lo ponev anel 1956 e – guarda caso – nello stesso 1956lo poneva alla Camera l'allora onorevole, ogg iministro, Achille Corona . Nell'ottobre del 19 7era di nuovo l'onorevole Nenni che formal-mente lo poneva nei termini del riconosci-mento della Cina 'da parte dell'O .N .U .

Ogni anno, dunque, il problema fu postoe ripreso. Nel 1958 l'onorevole Nenni lo po-neva discutendosi sulle comunicazioni del Go-verno, richiedendo che esso fosse acquisit ocome elemento del programma governativo . Eancora nel 1960 veniva riproposto 'da part enostra . Non si tratta quindi 'di cosa nuova, néla nostra è una posizione che assumiam oadesso .

All'O .N .U. la questione fu posta a più ri-prese ; non l'anno scorso, quando – come ènoto – l 'assemblea fu paralizzata dalla conte -stazione circa l'applicazione dell'articolo 19 ;ma era stata posta nella 'diciottesima, nella di-ciassettesima e nella sedicesima sessione . Nelladiciottesima sessione (l'ultima, prima dell aventesima ora in corso), nella quale la que-stione fu posta, l ' Inghilterra, l'India, il Paki-stan, il Ceylon ed altri votarono in favoredell'ammissione della Cina all'O.N.U . Ho vo-luto citare l'Inghilterra, legata essa pure agl iStati Uniti col trattato atlantico .

Ho voluto citare l'India perché credo chesia particolarmente significativo osservare ch eessa assunse questa posizione per la primavolta all'O .N.U. dopo che nel 1962 era avve-nuto il primo conflitto tra India e Cina all afrontiera himalaiana : l'India cioè aveva postola questione 'della necessità dell'autentica rap-presentanza cinese alle Nazioni Unite nel mo-mento in cui si trovava in contrasto politicocon la Cina, e perciò al di fuori del tutto d ivalutazioni politiche specifiche .

Questo è importante 'sottolineare perché l'aquestione della rappresentanza che compet ealle Nazioni Unite sia distolta da ogni valuta-zione contingente di questo o 'di quell'atto, d iquesto o di quell'atteggiamento . Se noi accet-tassimo un principio 'di questa natura per l aCina, rischieremmo di andare molto lontano ,perché lo 'dovremmo poi estendere a nume -rosi altri paesi . Il problema non è quello dell apolitica svolta dalla Cina, non è perciò il pro-blema 'dell 'ultimo articolo del marescialloLin-Piao o dell'ultimo discorso del ministr oTchen Yi o del 'presidente 'Gin En Lai, 'ma èil problema del posto che compete alla Cin anelle Nazioni Unite e il problema della stess aorganizzazione mondiale, 'di far luogo ad unarappresentanza che corrisponda alla situazio -

ne di fatto e di diritto e prescinda da ogn ivalutazione politica contingente, perché l'Or-ganizzazione delle nazioni unite è u'na sed ed'incontro e non già un luogo di riunione de irappresentanti di governi aventi su tutto l ostesso parere . Mancherebbe altrimenti lo sco-po di fondo dell'O .'N.U., che è di essere seded'incontro e strumento 'di soluzione delle con-troversie e dei contrasti internazionali .

Da questo punto di vista, signori del Go-verno, la nostra interpellanza viene resa nonsolo attualissima, ma anche particolarment eurgente in relazione 'ad un atto 'che risale alleresponsabilità del nostro Governo e della de -legazione italiana alle Nazioni Unite, e cheporta la medesima data della nostra interpel-lanza. Il 27 settembre di quest'anno il sena-tore Bosco, capo della delegazione italian aall'assemblea dell'O .N .U., ha fatto dichiara-zioni, onorevole Presidente del Consiglio ,estremamente gravi . Non solo ha formulatola strana teoria « dell'universalità nell'omo-geneità », che, se prendesse piede, porterebb ealla dissoluzione delle Nazioni Unite ; non solosi è occupalo dì chi contesta con fondament ol'esistenza delle condizioni favorevoli a unaimmediata soluzione del problema ; non soloha chiesto, in modo assai discutibile, se talun ipaesi hanno operato come dovevano per fa rsì che Pechino assuma atteggiamenti tali d anon meritare più certe accuse (e già dianziho detto che non è questo il problema per l eNazioni Unite) ; ma ha anche parlato di prov eche si attendono da Pechino . Il senatore Boscoha inoltre pronunciato una frase assai grave,onorevole Presidente del Consiglio : « Se Pe-chino – leggo testualmente la dichiarazione ,come riportata dal Popolo, che immagino 'si aun giornale che riferisce fedelmente le dichia-razioni del senatore Bosco – vuole veramentela pace, ha oggi davanti a sé un banco d iprova : il Viet-Nam » . Onorevole Presidente delConsiglio, con questa dichiarazione si va benal 'di là delle posizioni 'da lei illustrate ne lmarzo 'scorso, e 'che pure noi consideramm oinammissibili nel Parlamento italiano, sullacomprensione che si doveva avere per l'azio-ne americana nel Viet-Nam . Qui si va al dilà e si accetta in toto un'impostazione inac-cettabile, unilaterale, non nostra, che nondeve essere nostra, dei fatti e delle vicendedel Viet-Nam .

-Che cosa vuol dire che il Viet-Nam costi-

tuisce un banco di prova per l'ammission edella Cina nelle Nazioni Unite ? Questo mod odì esprimersi veramente infelice da parte de lrappresentante del nostro paese riteniamo ab-bia seriamente pregiudicato quell'azione po-

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sitiva che, a nostro giudizio, la rappresentan-za italiana deve 'svolgere, soprattutto quand osi pensa che nella sessione dell'O .N .U . in cor-so il nostro paese ha una responsabilità par-ticolare .

Quello dell'ammissione della Cina non èl'unico problema delle Nazioni Unite . Allastessa assemblea, nel corso della quale veniv aeletto per l ' attuale sessione presidente l'ono-revole Fanfani, venivano ammessi tre paes idi recente indipendenza, portando così a 11 7il numero degli Stati sovrani ed indipendentirappresentati alle Nazioni Unite . Ormai tuttoil mondo, tranne poche eccezioni, è rappre-sentato alle Nazioni Unite . Gli Stati esistent iancora non rappresentati sono soltanto la Cina ,l ' Indonesia (di cui ho già parlato), la Svizzera ,che ha ritenuto conforme al suo impegno d ineutralità non aderirvi, i due Stati tedeschi ,i due Stati coreani e i due Stati vietnamiti .

Ma oggi l'O .N.U . incontra problemi e diffi-coltà che non risiedono soltanto nella suaincompleta universalità di rappresentanza .Sarebbe inesatto pensare che le difficoltà del-l 'O .N.U. derivino da quello che ne fu l'occa-sionale strumento o pretesto dello scorso anno ,ovverossia dall'articolo 19, o che la sua cris isia dovuta alla eclissi di una certa politic adopo che ne sono scomparsi i tre maggior iartefici di tre grandi paesi .

Quello dell'O .N.U. è oggi un problema difondo che non si supera con l'allargamentodel Consiglio di sicurezza, di cui, or non èmolto, ci è stata sottoposta la ratifica, che vo iavete voluto votare e che noi avremmo volut ofosse subordinata ad un esame più approfon-dito 'e più vasto dei problemi dell ' O .N .U . Lacrisi dell 'O .N .U. si collega oggi ad una certaimpostazione dei problemi internazionali, aduna nuova fase che ora si inizia, ai nuovi ter-mini della situazione internazionale, che or-mai si sono fatti chiari .

Lo stesso segretario generale delle NazioniUnite, U-Thant, ha sottolineato le difficoltàdell 'organizzazione . Oggi, con la presidenzadell 'onorevole Fanfani, si presenta per il no-stro paese una grande occasione per una su ainiziativa e per una sua azione in quella sede .

Un grande fatto è avvenuto agli inizi diquesta presidenza, un fatto che non ha prece -denti nella storia di questi tempi : la visita eil discorso del Pontefice Paolo VI alle Nazion iUnite . E un grande fatto politico del qual esi deve raccogliere il significato per trarne l aspinta ad andare avanti, per dare all'O .N.U.quella forza e quella capacità di azione ch eoggi non ha e per consentirle quella possibilit àdi sviluppo che oggi le è 'negata .

Ritengo sia bene riflettere su un passo de ldiscorso del Pontefice che riguarda non tantol'aspetto dell'universalità o della distinzion enell'unità, che pure sottolinea una universa-lità incondizionata, quanto quello dell'ugua-glianza. Dice il testo : « Che nessuno in quan-to membro della vostra unione sia superior eagli altri, non l'uno sopra l'altro. È la for-mula dell'uguaglianza . Sappiamo di certocome essa debba essere integrata dalla valu-tazione di altri fattori che non siano la sem-plice appartenenza a questa istituzione, maanche essa è costituzionale . Voi non sieteeguali, ma qui vi fate eguali » . E Paolo VIparla poi dell 'orgoglio che può provocare ten-sioni, lotte di prestigio, di predominio, di colo-nialismo, di egoismo . Voi vi fate eguali . Nonso se questo finora sia sempre avvenuto, maquesto è uno dei problemi dei rapporti fra ipaesi, nei termini attuali dell ' O .N.U ., del suorinnovamento e delle 'possibilità di stabilirein termini nuovi la coesistenza : che non sianole Nazioni Unite uno strumento di prevalenza ,di dominio di una parte, che non siano u nincontro tra determinate potenze sulla bas edi determinati rapporti che si vogliano sem-plicemente conservare . Perché questo è il pro-blema di fondo dei rapporti internazional ioggi, e su questo io voglio essere estrema -mente chiaro : non è più possibile in questoautunno 1965 parlare di coesistenza in termin idi equilibrio delle forze, in termini di mante-nimento dello status quo . Per la pace, per lasicurezza e quindi per la coesistenza devon ooperare i governi e lottare i popoli, ma peruna coesistenza che sia pò,sta sulle basi realisulle quali oggi, in conformità al diritto edalla situazione obiettiva, può essere posta .

Poc'anzi, parlando della situazione attualedei paesi di nuova indipendenza, mi soffer-mavo sui nuovi problemi che vi sorgono, su inuovi contrasti che derivano dalle diversetendenze di sviluppo organico, 'da un lato d itrasformazione sociale e d'altro lato di man-tenimento di posizioni di sfruttamento, di pro -fitto e di dominio . Questa seconda posizione ,quella che noi chiamiamo imperialismo e ch evoi potete chiamare come volete, è quella ch eoggi minaccia la pace, che oggi rende impos-sibile la coesistenza .

La lotta per la coesistenza perciò è lott adei governi e dei popoli per creare basi diversesulle quali la pace possa essere stabilita : un apace fondata sul diritto dei popoli, sulla loroautodeterminazione, sulla loro libera scelta ,nel Viet-Nam, in Indonesia, in Africa, nell aAmerica latina, in ogni parte del mondo, com-presi anche i paesi della N .A.T .O . Non com-

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pete agli Stati Uniti, non compete all 'O .N.U.la funzione di gendarmeria internazionale permantenere le posizioni dei potenti e dei do-minanti .

L'afferm,azione [del diritto di indipendenz adei popoli è oggi la base della coesistenza, l abase della pace, la base di vita dell'Organiz-zazione[ delle nazioni unite . Noi pensiamo chein questo senso abbia una grande importanzala politica di neutralità intesa come garanzi adi neutralità, come impegno degli altri paes irispetto [a paesi, a settori, a zone determinati ,come garanzia, perciò, di indipendenza .

Ora, onorevole Presidente del Consiglio ,signori del Governo, quello che noi vi chie-diamo è un'azione politica diretta in questosenso, un'azione politica autonoma che riven-dichi e sappia far valere l'autonomia del no-stro paese, un 'azione politica che sia volta all asicurezza del nostro paese e [del mondo per lesole vie per le quali oggi alla sicurezza si poss atendere, che sono le vie del disarmo, dell'in-tesa, dell'accordo .

Noi per parte nostra agiremo in questosenso e per questo scopo . A voi non chiedia-mo l'azione che noi vorremmo o l'indirizz oche noi riteniamo giusto ; ma chiediamo [a vo iche come responsabili del Governo del nostropaese agiate, per quanto possibile, nella real-tà di oggi, nell'interesse del nostro paese ; chenon lasciate perdere l'occasione di portareavanti concretamente un'opera di pace oggiche il ministro degli esteri del nostro paes eè stato chiamato, con larghissimo suffragio ,alla presidenza dell'assemblea generale del-l'O.N.U. Vi chiediamo perciò [di agire nell eNazioni Unite non come l'ultimo dei subor-dinati alla politica americana . È di un nostrocollega, quando anni fa si discuteva in questaaula [dello stesso problema del voto per l aCina all'O.N.U ., la frase : « Oh, non dubi-to che anche voi voterete . . . cinque minutidopo che 'avranno votato gli Stati Uniti d iAmerica ! » .

Noi vi chiediamo invece di agire di vostraautonomia : di agire per 1 ' O .N .U., per la suauniversalità, per il suo rinnovamento, di agi -re per la pace nel Viet-Nam e in ogni zonadell'Asia, [di agire per il disarmo in Europae nel mondo, con proposte concrete, di agireper la 'distensione, annunciando per lo men ola vostra riserva nei riguardi del patto atlan-tico, non rendendo il Governo corresponsabil edelle dichiarazioni dell'onorevole Moro, chel'altro giorno [dichiarava 'di già il suo impe-gno alla continuità del patto . Chiediamo cheil Governo riservi l'esame di questo problem ae si regoli per questa questione sulle linee

dell'autonomia e [della sicurezza del nostr opaese ; che esamini la nostra richiesta che l'Ita-lia allo scadere dei venti anni sia in grado didissociarsi da impegni che non giovano all asua sicurezza e alla sua stessa sovranità eindipendenza .

Affinché le Nazioni Unite possano trarredalla sessione attualmente in corso uno slan-cio verso possibilità di rinnovamento occorr eche un impulso nuovo sia dato . L ' universalitàdella rappresentanza è uno degli aspetti ; mal'aspetto essenziale è il modo nuovo col qual esi deve ricondurre l'Organizzazione delle na-zioni unite alla funzione che le spetta, di luo-go.d'incontro [di tutti, senza che essa si facci astrumento di nessuno.

In questo senso, signori 'del Governo, no ivi chiediamo di agire e attendiamo da voi unarisposta ai nostri quesiti . (Applausi all'estre-ma sinistra) .

Presentazione di un disegno di legge .

FERRARI-AGGRADI, Ministro dell'agri-coltura edelle foreste . [Chiedo di parlare pe rla presentazione di un disegno di legge .

PRESIDENTE. Ne ha facoltà .

FERRARI-AGGRADI, Ministro dell'agri-coltura e delle foreste. Mi onoro presentare i ldisegno di legge :

« Autorizzazione di spesa per l'applica-zione delle leggi 21 luglio 1960, n . 739, 14 feb-braio 1964, n. 38, e 26 luglio 1965, n . 969, an-che a favore delle aziende agricole danneg-giate dalle calamità naturali verificatesi po-steriormente al 31 agosto 1965 » .

Chiedo l'urgenza .

PRESIDENTE. Do atto della presentazio -ne di questo disegno di legge, che sarà stam -pato, distribuito e trasmesso alla Commissionecompetente, con riserva di stabilirne la sede .

Pongo in votazione la richiesta d'urgenza .

(È approvata) .

Deferimento a Commissione .

PRESIDENTE. Sciogliendo la riserva, co-munico che la seguente proposta di legge èdeferita alla XI 'Commissione (Agricoltura) ,in sede referente, con il parere della II, dellaV, della IX e della XII 'Commissione :

LUNGO e'd altri : « Norme per lo svilupp odell'economia montana » (2369) .

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Trasmissione dal Senato .

PRESIDENTE . Il Senato ha trasmesso i lseguente disegno di legge già approvato dall aCamera dei deputati e modificato da quel con -sesso :

Nuovo ordinamento dei provvedimenti afavore della cinematografia » (1920-B) .

Sarà stampato, distribuito e trasmesso all aCommissione che già lo ha avuto in esame ,nella stessa sede, con il parere della V Com-missione .

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'ono-revole -De Marsanich, che svolgerà anche l asua interpellanza .

DE MARSANICH. -Se ella consente, signo rPresidente, svolgerò anche le interpellanz eCalabrò e Michelini .

PRESIDENTE. Ne ha facoltà .

DE MARSANICH . Signor Presidente, ono-revoli colleghi, questa discussione di politic aestera ha un carattere equivoco, spurio, direi ,per le sue implicazioni di politica interna eper le manovre di partito da cui è dominata .

Non vi ,è dubbio che su questa discussion ealeggia l'incubo del prossimo congresso so-cialista da cui dipendono le sorti della mag-gioranza governativa . Questo dibattito, inol-tre, si svolge in assenza del ministro degliesteri, costituzionalmente responsabile di fron-te al Parlamento della politica estera, nonperché il ministro degli esteri sia, purtroppo ,a New York degente per un incidente (e colg ol'occasione per formulare all'onorevole Fan-fani i miei più vivi auguri di pronta e per -fetta guarigione), ma perché da tempo orma ialcune iniziative e alcuni atti di politica este-ra sono sottratti alla naturale competenza ealla responsabilità del ministro degli esteri .Del resto, l'Italia repubblicana forse no nha mai avuto una sua politica estera, anch eperché il nostro paese, per quanto sia fra ipaesi più popolosi d'Europa, non conta granche nella politica internazionale, non ha gran -de possibilità di intervento nelle vicende de lmondo, tanto che si può dire, per esempio ,che Roma è nota all'estero più che come ca-pitale di uno Stato, come sede del Papa, com esede del Vicario di Cristo .

La politica estera italiana, quindi, in que-sto momento non solo non ha un titolare, m anon ha nemmeno caratteri di chiarezza, carat -

teri che ci consentano almeno cu supporr equali possano essere gli Indirizzi ael governoii: mento al grandi problemi cne sono di Iron-te alla nostra attenzione .

11 Presidente del 'Consiglio -da tempo vaassumendo personali iniziative di politic aestera ed è per questo che noi domandiam ose vi sia in Italia un responsabile della poli-tica estera . Mi si può rispondere che il mi-nistro degli esteri e ora presiaente della As-semblea dell'O.N.U . e quindi svolge una fun-zione di alta importanza che può essere con-siderata anche come un successo internazio-nale dell'Italia. Io dubito della verità di que-sta affermazione . Ho letto qualche giornale ,anche straniero, in cui si dice che l'Italia h aavuto in questi ultimi tempi vari successi d ipolitica estera, in primo luogo per il viaggi odel Presidente della Repubblica nel Sud Ame-rica, in secondo luogo per la nomina dell'ono-revole Fanfani alla presidenza dell'Assemble adell'O.N.U. e infine per il discorso di Pao-lo VI alla medesima O .N .U . Preso atto delviaggio del Presidente Saragat in Sud Ameri-ca, evidentemente non posso considerare i ldiscorso 'di Paolo VI all'O .N.U. come una ma-nifestazione politica italiana . E avere la pre-sidenza dell'Assemblea dell'O .N.U . non mipare un grande successo ; in genere, infatti ,si scelgono i presidenti dell'O .N.U . fra i paes ipoco impegnati e poco capaci di azione deci-siva . D'altra parte non considero l'O .N .U . unorganismo molto importante, anzi direi ch eè un organismo sterile e soltanto il viaggioe la parola di Paolo VI lo hanno fatto diven-tare in questo momento una cosa seria .L ' O .N .U. è una specie di festone, di padiglio-ne di aeree parole, 'di promesse offerte all'in-genuità dei popoli sulla base di notissimi prin-cipi, soprattutto di quei « diritti dell'uomo »che – ricordiamoci – in America e Franci afurono affermati rispettivamente nel 1774 enel 1789. Queste sono le novità e le armi -del-l'O .N.U.

Però, ripeto, Paolo VI da quella tribun asi è rivolto al mondo e ha lanciato un mes-saggio che ha avuto un'altissima risonanza ,una altissima influenza morale . Ma non dob-biamo considerarlo come un discorso politic odi cui spetti all'Italia l'onore e la responsabi-lità . Il discorso 'di Papa Paolo VI resta un di-scorso pronunciato dalla sfera spirituale, ch eperciò non può non implicare responsabilitàpolitiche ; un discorso rivolto ad 'un mondoche è pur sempre quello che da duemila anni ,mentre il Vicario di Cristo gli lancia oggi u nmessaggio, non ha ancora accolto e attuat oil grande messaggio di Cristo .

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La mancanza del ministro degli esteri inquesto momento dimostra quindi che non c' èin Italia una politica estera definita e che no nc'è in Italia una volontà di intraprendere un avera politica estera . Infatti la politica esteraè la proiezione della realtà nazionale nel mon-do, e la realtà italiana oggi è indubbiament einsabbiata nelle manovre di partito e moltolontana dai grandi problemi che si dovreb-bero agitare nei dibattiti del Parlamento .

Le mozioni comuniste sulla guerra nelViet-Nam e sulla questione dell'ammission edella Cina all'O .N.U. sono – mi pare – u npo' astratte e platoniche . Nel Viet-Nam è i ncorso una guerra !di cui gli italiani non sannogran che; non sono molto informati, non han -no ben capito che cosa siano il Viet-Nam e i lVietcong . È, per gli italiani, una guerra chesi svolge alla periferia del mondo e di front ealla quale le mozioni parlamentari appaion oquanto meno superflue .

Per altro noi dobbiamo confermare chel'America in questo momento nel Viet-Namdifende i propri interessi, ma difende anch egli interessi dell'Europa nella sua lotta al co-munismo. Ne sopporta gli oneri !di sangue egli oneri finanziari ; e forse questo è giusto ,perché gli Stati Uniti d'America sono i re-sponsabili politici della diffusione del comu-nismo nel mondo . Attraverso specialmente l apolitica kennediana dei buoni rapporti, de icolloqui col filo diretto fra il Cremlino e l aCasa bianca, si era creata nel mondo la il-lusione che cedendo e concedendo si sarebb epotuto risolvere il problema dell'accordo, del -l'intesa fra l'est e l'ovest . I fatti dimostranoche quel cedimento ha aggravato la situazion ee che il periodo del kerenskismo di Kenned yha veramente fatto correre all'occidente il ri-schio di finire nel comunismo . E oggi la po-litica americana tenta di riscattare questi er-rori. Comunque, ripeto, noi diciamo ch el'America nel Viet-Nam ha diritto di difen-dere i propri interessi. Quindi non possiam oche augurarci che questo conflitto duri ilmeno possibile e si risolva in un accordo, i nuna pace che tuteli i diritti del Viet-Nam de lsud, per altro sanciti da accordi internazio-nali di 12 anni or sono .

Per quanto riguarda poi la partecipazion edella Cina all'O.N.U., indubbiamente questoproblema esiste. 'Se l'O.N.U. deve essere unpo' l'organizzazione universale delle genti ,sembra strano che vi sia assente il più grand epopolo asiatico che conta circa 600 milion idi uomini, pare '(ma nessuno ha fatto mai u ncensimento in Asia) .

Però bisogna ricordarsi che la Cina hasempre posto gravi condizioni per il suo in-gresso all'O.N.U ., avanzando richieste ch epenso siano inaccettabili .

Vorrei poi ricordare che esiste anche un aCina nazionale che fa parte dell'O.N.U. De-sidero altresì notare che l'Italia, per esempio,mentre ospita a Roma un incaricato di affar idella Cina nazionale, non ha mai mandat onell'isola di Formosa un suo incaricato di af-fari . L'Italia ha già assunto quindi una cert aposizione su questo problema .

Comunque, che cosa vuole la Cina chie-dendo l'ammissione all'O .N.U . ? Secondo i lcostume cinese, vuoi far perdere la faccia, i lprestigio all'America !di fronte a tutto l'orien-te : cosa che l'America non credo possa ac-cettare .

L'America è oggi impegnata in una guer-ra . Ebbene, non credo che in questo momentoun governo qualsiasi e anche quello italiano ,che fa parte di un'alleanza di cui l'Americaè membro importante, ha sottoscritto certipatti ed assunto certi impegni, possa acco-gliere la domanda di un partito comunist aaffinché si faccia alle Nazioni Unite una ma-nifestazione antiamericana votando a favoredell'ammissione della Cina all'O .N.U .

Naturalmente il problema dell'ammissionedella Cina all'O .N.U. esiste ; ma esso dovràessere esaminato a suo tempo, tenendo contodegli impegni N.A.T.O . e della realtà- inter-nazionale . Su tale problema noi non avan-ziamo dunque alcuna pregiudiziale ideologi-ca. 'Se è nell'O .N.U. l'Unione Sovietica, anch ela Cina vi potrebbe essere ; quantunque io si adell'avviso che dalle Nazioni Unite dovreb-bero essere escluse tutte le nazioni comuni-ste, non solo la Cina, ma anche l'Unione So-vietica e tutti i paesi oltre la cortina di ferro .Forse l'O.N.U. potrebbe così assumere un autile funzione.

Comunque noi dobbiamo mantenere l ' at-teggiamento politico che ci deriva dai patt iinternazionali sottoscritti . Noi non crediamoche il Governo italiano possa dare un vot ofavorevole all'ammissione della Cina al-l ' O .N .U ., anticipando gli Stati Uniti d'Ame-rica su di una questione che gli Stati Unit istessi potranno-porre a tempo debito sul tap -peto .

Non credo però che siano questi i proble-mi più importanti della politica estera, alme-no per quanto riguarda l'Italia .

Il vero problema è costituito dalla man-canza di una politica estera italiana . In que-sto momento non abbiamo una politica estera,

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ma una politica dei partiti che sostituisce l adiplomazia ufficiale e le direttive governative .

Il vicepresidente del Consiglio, onorevol eNenni, noto amico dei cinesi e degli iugoslavi ,è sempre stato favorevole all'ammissione del-la Cina all'O .N.U. ; ma non credo che in que-sto momento possa volere che il suo partitodia voto favorevole all'.ammisisone della Cin aall'O .N.U . : quantunque siamo abituati a cos ecosì strane, che non sarebbe affatto da mera-vigliarsi se domani un deputato socialista af-fermasse qui tale necessità e al momento op-portuno il suo gruppo votasse invece a fa-vore del Governo, attestandosi sulla sua po-sizione contro l'ammissione .

questa politica dei partiti che ha distrut-to in Italia la possibilità di una politica estera .Sia per la nostra posizione obiettiva, sia pe rmancanza di volontà da parte di tutti i go-verni che si sono succeduti dal 1945, non vi

è mai stata una volontà di rilanciare la po-tenza italiana nel mondo .

I problemi più importanti della politicaestera derivano in Italia proprio dalla intro-missione dei partiti nelle direttive di politic ainternazionale . L'altro giorno l'onorevole Nen-ni ha detto a Frascati che « non per cas ol'imminente viaggio del Presidente della Re-pubblica a Varsavia precede di poco i lviaggio del Presidente del Consiglio a Bel -

grado.Io mi permetterò di soffermarmi un poco

s'i questi temi, che sono quelli che interes-sano concretamente l'Italia .

Che cosa significa il viaggio del (Capo del -lo Stato a Varsavia ? L'assenza del ministrodegli esteri non consente al Presidente dell aRepubblica di prendere alcun impegno di po-litica internazionale . Accompagnerà il Presi -dente, è vero, il ministro del commercio co n

l'estero; tutt'al più, dunque, a Varsavia s ipotrà parlare di scambi commerciali, mal'onorevole Nenni sostiene che con quest oviaggio e con l'altro dell'onorevole Moro aBelgrado è intendimento del Governo ap-profondire le relazioni con i paesi di oltre -cortina .

Quanto alla Polonia, devo riconoscere ch euna vecchia amicizia lega il popolo italianoa quello polacco (ma non allo Stato polacco ,che nel secolo scorso ancora non era risorto) .Lo Stato polacco ha avuto poi con lo Statofascista rapporti molto amichevoli, ben noti .Voglio anche ricordare che durante il Risorgi -mento molti polacchi sono morti per l'Italia .Altrettanto non può dirsi invece per la Iugo-slavia, dal momento che, durante il Risorgi -mento . mentre cittadini nolacchi morivano

per l'Italia, croati e sloveni erano aguzzin idegli italiani .

Tutto ciò andava ricordato di fronte a cert icommenti al viaggio dell'onorevole Moro che ,secondo taluni, si recherebbe a Belgrado pe r« confermare l'amicizia fra l'Italia e la Iugo-slavia » . Ma, onorevole Presidente del Consi-glio, non ha avuto notizie di quanto è avve-nuto a Trieste nei mesi scorsi in seguito all anomina di uno iugoslavo nella giunta regio-nale ? Non ha saputo nulla dell'insurrezion epopolare di Trieste ? Come si può parlare d iquesta « amicizia » fra il popolo iugoslavo eil popolo italiano quando ai confini, nell'uni-ca punto in cui vi sono contatti morali e fisic itra i due popoli, vi è questa ardente situa-zione antiugoslava ?

DELFINO. Si è forse dimenticato l'inter-vento dell'arcivescovo di Trieste, monsigno r

Santin ? (Commenti all'estrema sinistra) .

DE MARSANICH. Il viaggio del Presiden-te della Repubblica a Varsavia ha un carat-tere di normale e, direi, accettabile contatt ofra due Stati (non accettando evidentement eil commento e la valutazione che ne fa il vi-cepresidente del Consiglio) ; ma il viaggio delPresidente del Consiglio in Iugoslavia in que-sto momento è veramente pericoloso e rap-presenta un attentato ai nostri interessi poli-tici e materiali .

Il Presidente del Consiglio si è evidente -mente dimenticato che la questione dellazona B non è stata ancora risolta . Ho intesoparlare, anche da voci responsabili, di « exzona B », ma in realtà il problema dell azona B resta ancora aperto.

Ricordo che nel 1948 gli Stati Uniti, laFrancia e l'Inghilterra avevano affermato i lnostro buon diritto su tutto il Territorio Li-bero di Trieste e avevano dato mano liber aall'Italia perché occupasse la zona B ; ma ne l1948 l'onorevole De nGasperi ebbe paura d icompiere quell'operazione : evidentemente egl inon era capace di simili atti di energia e vo-leva costituire, pur avendo la maggioranz aassoluta, un governo di coalizione che avreb-be per altro potuto assai meglio e con mag-giore fiducia formare dopo aver risolto la que-stione di Trieste . Fu allora che voi, signoridella democrazia cristiana, rifiutaste 'il pos-sesso di tutto il Territorio Libero di Trieste .

Nel 1954 è stata poi sacrificata la zona B ;ma solo sul piano politico, però, perché inlinea di diritto essa è rimasta ancora terri-torio italiano, secondo la lettera e lo spirit odei vigenti trattati internazionali .

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Nonostante ciò il Governo ha dato all aIugoslavia mano libera nell'occupazione arbi-traria della zona B e con questo viaggio del -l'onorevole Presidente del Consiglio si vuol eforse confermare questa rinuncia, si vuole for-se cedere l'ultimo lembro di Istria che ancorapoteva essere incluso nelle nostre frontiere .

Vi sono anche interessi economici in cau-sa. Credo sia stata costituita una società ita-lo-iugoslava, la S .A.C.E.T ., per promuovereintese industriali e commerciali fra i du epaesi . Mi chiedo se i componenti di quest asocietà terranno presente che un grosso in-teresse economico italiano è stato già sacri-ficato per la nostra politica estera nei con -fronti della Iugoslavia . Esisteva una pescaadriatica che dava lavoro a migliaia di pesca -tori e interessava per vari aspetti la nostr aeconomia .

MORO, Presidente del Consiglio dei mi-nistri . In quale punto della sua interpellanzasi tratta di questo argomento ? Non s'illustr al'interpellanza deviando su siffatti argomenti .(Vive proteste del deputato Delfino, che ilPresidente richiama) .

DE MARSANICH . Onorevole President edel Consiglio, credo che, in seguito alla no -tizia ufficiale del suo viaggio in Iugoslavia ,svolgendosi un dibattito di politica estera, nonsia fuori di luogo trattare l'argomento . Nonmi sembra sostenibile la sua pretesa che ionon tratti dell'argomento solo perché esso no nè specificamente oggetto dell'interpellanza .Credo .di poterne liberamente parlare poichéella, contrariamente a quanto ha fatto pe rl'incontro con il cancelliere austriaco, no nha tenuto segreto il suo viaggio ; ora, poiché l oha reso di pubblica ragione penso di avere i ldiritto di chiedere il perché di questo viaggio ,e di sottolinearne anche il valore politico pro-prio nei confronti della situazione attuale .

Ella, infatti, non ignora che cosa è acca-duto e che cosa potrà ancora accadere a Trie-ste in conseguenza di questi rapporti con l aIugoslavia . Non vorrà sostenere che io no nmetto il dito su una piaga ricordando tutti icedimenti italiani, tutta la viltà del Govern oitaliano. Non vi è stato un Governo che abbi aavuto il coraggio di dare ordine ad una can-noniera italiana di mandare .a fondo una can-noniera pirata del governo iugoslavo che fa-ceva dirottare nei porti iugoslavi decine d inostri pescherecci . Avete così soppresso l anostra pesca in Adriatico ; migliaia di pesca -tori hanno dovuto cambiare mestiere, sono

state distrutte tradizioni secolari, sono stat icolpiti interessi per molti miliardi .

La cosa peggiore poi è che l'esempio dellaIugoslavia è stato seguito dalla Tunisia, poi-ché il governo brigantesco del signor Bour-ghiba è stato indotto a fare lo stesso . E diieri la notizia di un'azione del governo tuni-sino – sull'esempio di quello iugoslavo – ch eha fermato gli equipaggi di due motopesche-recci italiani che, a causa della tempesta, sierano rifugiati in porti tunisini; e questoquando il diritto internazionale riconosce, incasi simili, il permesso di rifugiarsi in unqualsiasi porto .

-Si può dire quindi che avete distrutto inmaniera grave i nostri interessi economici ene state distruggendo altri, da Trieste alla ,Si-cilia. Inoltre, ripeto, con il viaggio in Iugo-slavia che il Presidente del Consiglio si ac-cinge a fare si rischia di sacrificare in ma-niera definitiva l'ultimo lembo dell'Istria ch eancora restava all'Italia .

Spero che l'onorevole Moro mi riconosc aalmeno il diritto di parlare delle sue inizia-tive in Alto Adige ; ché, anche se egli non l odovesse riconoscere, sarei sicuro di averlo .Ella, onorevole Presidente del Consiglio, h apreso un'iniziativa che ritengo assolutament einopportuna e forse illegale. Non nego, evi-dentemente, al capo di un governo il diritt odi avere rapporti con il capo di un altro go-verno, ma bisogna fare ciò secondo i princip icostituzionali e secondo la lealtà politica . Ellainvece lo ha fatto nell'ignoranza della su ainiziativa da parte del ministro degli affar iesteri .

MORO, Presidente del Consiglio dei mi-nistri . Come può affermare ciò ? Come sa ch eciò sarebbe stato fatto nell'ignoranza del mi-nistro degli esteri ?

DE 1MARSANICH . Il ministro degli ester inon ha fatto in proposito alcuna dichiara-zione ed ella l'ha fatta un mese e mezzo dopo ,in data 3 ottobre, se non sbaglio . (Commenti) .

Comunque, il 26 agosto il Presidente delConsiglio si è incontrato con il cancelliere au-striaco Klaus. Non so dove, in un luogo se -greto, in una baita, in un rifugio alpino .

PAJETTA. Sarà stato in un bunker !

DE MARSANICH. Questo incontro ha de-terminato un capovolgimento di tutta la si-tuazione in Alto Adige perché indubbiamenteil governo austriaco ha informato i capi delterrorismo locale i quali hanno afferrato l abuona occasione per intimidire ancora il Go-

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verno italiano, per fargli un altro ricatto . Pro-prio il giorno stesso dell'incontro Moro-Klausè avvenuto il proditorio eccidio dei due cara-binieri nella caserma di Sesto Pusteria, col-piti alle spalle . Sono poi seguiti l'attacco all acasermette degli alpini in val di Fleres, pres-su il confine del Brennero, e altre azioni ter-roristiche .

Insomma il Presidente del Consiglio h apreso una iniziativa che non è rimasta segretaperché ha avuto gravissime conseguenze pra-tiche. Il Presidente del 'Consiglio ha detto nelcomunicato ufficioso che si trattò di un con-vegno privato ; però ha aggiunto che in quelconvegno lui e il cancelliere Klaus hanno trat-tato dei rapporti fra i due paesi e della si-tuazione politica internazionale. Ora mi do-mando se due presidenti del consiglio che par-lano dei rapporti dei due rispettivi paesi edella politica internazionale possano crederedi incontrarsi in privato . E poi perché il can -celliere austriaco ha sentito il bisogno di dar -ne notizia pubblica e perché soltanto dopo i ldiscorso di Klaus l'onorevole Moro ha auto -rizzato la compilazione di quel comunicatoufficioso apparso poi su Il Popolo, giornaledella democrazia cristiana ?

Sono convinto perciò, onorevole Presiden-te del 'Consiglio, che ella non aveva il dirittodí accettare il convegno segreto perché l'Itali anon aveva alcun interesse da tutelare e dadifendere per via segreta. In questo caso ch ichiede, chi vuole, chi attacca è il governo au-striaco. E ciò ha provocato la nuova ondatanon dico di nazionalismo, perché se le pretes eaustriache fossero di carattere nazionale po-tremmo avere rispetto di queste azioni, m adi stupido, iniquo irrendentismo terroristico ,che sta in rapporto di causa ed effetto co ngli errori di questo Governo, e non solo de lGoverno Moro ma di tutti i governi democri-stiani succedutisi dopo il famigerato patto D eGasperi-Gruber . Voi avete fatto rientrare i nItalia 240 mila traditori i quali avevano opta-to per la Germania e poi, sconfitta la Germa-nia, son voluti ritornare in Italia per rifars ila ossa . (Interruzione del deputato Pajetta) .

ABELLI. Noi abbiamo combattuto pe rl'Italia ! (Proteste all'estrema sinistra) .

DE MARSANICH. Lasciate stare : questeper l'Italia sono cose più serie, onorevolePajetta, della guerra nel Viet-Nam, che da no inon interessa alcuno. (Interruzione del depu-tato Pajetta, che il Presidente richiama) .

Ho toccato due punti veramente importan-ti, che riguardano il confine orientale e quel -

lo settentrionale ed ecco che l'onorevole Morosi è imbizzarrito e mi ha quasi accusato d iesorbitare dalle mie funzioni e dai miei di -ritti di deputato : come se la sua opera no npotesse essere mai posta in discussione, com ese egli fosse al di sopra del controllo e dell acritica parlamentare .

MORO, Presidente del Consiglio dei mi-nistri . Ella può presentare un'altra interpel-lanza su questi argomenti .

RO,BERTI . Ella non è il diretto responsa-bile della politica estera italiana ma solo degl iatti di politica estera che sta compiendo . Per-cio è ineccepibile la nostra interpellanza .

DE MARSANICH . Tanto più, onorevoleMoro, che – come ho ricordato – il suo vice -presidente del Consiglio ha dichiarato ch etanto la missione del Presidente della Repub-blica in Polonia quanto il suo viaggio in Iu-goslavia servono a stabilire sempre maggior i

e migliori contatti con il mondo d'oltrecor-tina. Quindi è evidente che si tratta di u natto politico, di una decisione politica che ten-de a spostare quell'almeno formale adesion edell'Italia alla N.A.T.O . e agli impegni ch eella, anche personalmente, ha preso con i lgoverno americano .

Come vede, si tratta di cose importanti ,sulle quali deve rispondere . Ella non può cre-dere, perché è Presidente del Consiglio, d iessere superiore alla legge e alle stesse norm ecostituzionali . Se vuole essere democratico ,deve restare nell'ambito e nei limiti delle su efunzioni . Ella non ha il diritto di travalicarle ;soprattutto, non ha il diritto di andare a con-ferire con il presidente del consiglio iugoslavoe dirgli che il popolo italiano si sdilinquisc edi amore per il popolo iugoslavo, che è i lpopolo degli eccidi .del 1944-45, che è il popolocontro cui insorge tutti i giorni Trieste l aquale, stando sul confine, credo abbia il di -ritto di avere voce in capitolo quando si di-scute dei confini nazionali . Questo suo viag-gio in Iugoslavia è molto pericoloso come èstata, più che pericolosa, disastrosa la sua ini-ziativa di prendere contatti segreti con il can-celliere Klaus. Il quale poi lo ha ingannat oe preso in giro perché, mentre tiene con le iun convegno segreto, ne informa i terrorist iperché essi riprendano la loro attività, inmodo che l'intimidazione diventi sempre piùpressante, perché ormai il governo austriac oè convinto che voi non tenete affatto all'AltoAdige ; che voi, per liberarvi di questo pro-blema, sareste dispostissimi a dare piena au-

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tonomia alla provincia di Bolzano e magaridi cederla addirittura in sovranità all'Au-stria !

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RESTIVO

DE MARSANICH . E questo perché voi noncredete alla intangibilità dei confini nazionali ,perché voi non credete al principio nazionale .

Ella, onorevole Presidente del Consiglio ,deve dire al Parlamento, se c'è ancora un mi-nistro degli esteri, quali sono le responsabi-lità che il ministro degli esteri ha assuntoinsieme con lei ; e se il ministro degli esteriha assunto insieme con lei le responsabilitàdi quel convegno segreto con il cancellier eKlaus, vuol dire che anche il ministro degl iesteri è passibile della stessa deplorazione ch enoi abbiamo espresso nei suoi confronti . Gliimpegni che si possono prendere con un paeseestero nei confronti di una questione così im-portante come quella degli allogeni dell'AltoAdige non possono essere mai considerati unaquestione privata . Ella deve cambiare metodoe direttive, si deve ritenere impegnato nellasua responsabilità di fronte al Parlamento ,specie per gli atti ,di politica estera.

Non so se queste nostre parole, queste no-stre valutazioni potranno avere il benché mi-nimo effetto, non dico sull'animo o sulla co-scienza, ma almeno nella condotta del Gover-no e del Presidente del Consiglio . È lecito peraltro pensare che voi vi presentate ai dibat-titi di politica estera, sapendo che nulla cam-bierà nella vostra azione politica e nella vo-stra posizione di acquiescenza a tutto quelloche vi chiede il partito socialista, da cui ri-cevete l'appoggio per continuare a restare alGoverno. Voi dimostrate così di non pote rfare una libera politica, una politica degnadi essere considerata azione di governo . Oggidunque in Italia non vi è una politica estera ,come forse non vi è nemmeno una politicainterna : vi è soltanto un caotico arruffio d irapporti dei partiti,, dominato ora dalla po-sizione del partito socialista .

Infatti l'onorevole Nenni dichiara di vole rindirizzare l'azione del Governo per miglio -rare i rapporti con oltrecortina ; l'onorevoleNenni è amico, come ricordava poc'anzi l'ono-revole Pajetta, dei cinesi, così come è amicodi Tito. Noi non ci dimentichiamo di cert ipatti, di certi incontri del vicepresidente de lConsiglio con Tito, e non vogliamo neanch esottacere che oggi vi è a Roma una rappre-sentanza commerciale cinese con la qual esembra che certi partiti, e, tanto per non fareil nome, il partito socialista, abbiano stretto

rapporti per scambi commerciali che possonosignificare anche apporti alle casse del partito .

Non è possibile, onorevole Presidente de lConsiglio, continuare ad affermare la nostrasolidarietà nel patto atlantico e con la N .A.T.O . e tutti i giorni cedere alle richieste de lpartito socialista che le fornisce la maggio-ranza parlamentare . Questo è veramente undoppio gioco da cui non riceverà nessun be-neficio l'Italia e forse neanche il suo Governo ,perché ormai credo che tanto in Americ aquanto in altri paesi si sia compreso che l apolitica kennediana, la politica del colloqui oper filo diretto, della coesistenza, dell'incon-tro fra est e ovest, è fallita . Non credo nem-meno che si possa contare sul dissidio fr al'Unione Sovietica e la Cina per cui l'Americ apossa volere fare una politica filosovietica perpoter sviluppare una politica anticinese . Noncredo alla profondità e alla durevolezza de ldissidio russo-cinese perché sono convint oche i due comunismi al momento opportun osi sommeranno. Oggi vi è la lotta per laleadership del comunismo internazionale, m ail proposito di distruggere l'occidente è tant odell'Unione Sovietica quanto della -Cina .

Il periodo del kennedismo si è chiuso pro-prio con la guerra nel Viet-Nam ; e il Governoitaliano non può più continuare a fare la po-litica del doppio giuoco, cioè quella della fe-deltà alla N .A.T .O. e quella dello scivolamen-tu progressivo verso le posizioni sovietich eperseguita senza alcuna esitazione dal par-tito del vicepresidente del Consiglio .

Intanto dobbiamo dire che oggi il Govern oitaliano, specialmente con le compromission icui è sceso con il cancelliere Klaus, di cu isperiamo che l'onorevole Moro ci dia qualchenotizia nella sua risposta, ed i governi ita-liani succedutisi dal 1946 ad oggi non hann osaputo difendere diplomaticamente e politi-camente i confini dello Stato . Oggi, a ven-t'anni dalla fine della guerra, per le posizion iassunte dalla Iugoslavia nel Territorio Liber odi Trieste e dall'Austria nell'Alto Adige l'Ita-lia è diventata un paese senza frontiere per -ché esse sono insidiate dallo straniero e mess ein discussione all'O.N.U. Questi governi ,quindi, sono venuti meno a quello che è i lprimo compito di un governo : quello, cioè ,di tutelare i confini dello Stato .

E voi avete messo in queste condizioni dif-ficili lo Stato per la vostra incapacità, dire ianche per la vostra viltà politica, perché no navete saputo resistere e reagire agli attacchidella piccola Austria e della piccola Iugosla-via cui non avete saputo opporre nemmeno i lprestigio della grande Italia ! Voi siete re-

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sponsabili del fallimento morale e politico del-l'Italia nel mondo !

Pertanto dobbiamo dichiarare la nostra to-tale sfiducia per l'azione politica del Governonei confronti di quello che avreste dovut ofare in Alto Adige ed ,ai confini d'oriente, ne lTerritorio Libero di Trieste . (Applausi adestra — Congratulazioni) .

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'ono-revole Cuttitta, che svolgerà anche la sua in-terpellanza . Ne ha facoltà .

CUTTITTA . Signor Presidente, onorevolicolleghi, le traversie che ci hanno portàt.o al -l 'attuale situazione di guerriglia in Alto Adi-ge derivano dal malaugurato accordo De Ga-speri-Gruber del 1947, stipulato in quel climadi scoraggiamento morale in cui l'Italia s itrovava dopo la sconfitta .

La mia interpellanza propone alla respon-sabilità del Governo l 'opportunità di denun-ciare, una buona volta, l 'accordo De Gasperi -Gruber che, alla prova dei fatti, ha dimostra-to di essere un pericoloso incentivo alle vellei-tà separatistiche delle inquiete minoranze d ilingua tedesca della provincia di Bolzano, in -vece che strumento di pacificazione e di con-cordia .

In quell ' accordo l 'onorevole De Gasperi ,che, come egli stesso ebbe a dichiarare, si re-putava un trentino prestato all'Italia, fu lar-gamente generoso col suo collega austriaco .Per sommi capi, dirò che quell'accordo con-templava molte concessioni a favore delle mi-noranze di lingua tedesca della provincia d iBolzano, concessioni così generose quali no nha avuto alcuna delle minoranze esistenti at-tualmente entro altri Stati, prime fra tutt equelle che dipendono dallo Stato austriaco ,le quali sono oppresse da vessazioni ed anghe-rie che disonorano .

Noi abbiamo esagerato in senso opposto .Secondo l 'accordo, ai cittadini di lingua tede-sca doveva essere concesso l ' insegnamento pri-mario e secondario nella lingua materna(scuole elementari e scuole secondarie) . Ciòè stato da noi attuato. Inoltre, doveva essereconcesso l'uso su base di parità della linguatedesca e di quella italiana nelle pubblich eamministrazioni, nei documenti ufficiali, co-me pure nella nomenclatura toponomasticabilingue applicata alle targhe stradali ur-bane, per cui oggi, quando si va a Bolzan osembra di trovarsi all 'estero .

L'Italia si impegnava anche a rivedere laposizione di coloro che, ai tempi di Hitler e d iMussolini, avevano optato per la cittadinanza

tedesca. Questo impegno è stato largamenteassolto dal Governo dell'onorevole De Gaspe-ri, talché ben 215 mila persone, che avevanooptato per la cittadinanza tedesca, di propriaspontanea volontà, se ne sono tornate in Ita-lia a condizioni di estremo favore : basti ri-cordare che i beni che avevano lasciato in Ita-lia, per i quali avevano avuto larghi inden-nizzi dal governo di Mussolini, furono lor orestituiti gratuitamente, a spese dello Stato !Più signori di così non si poteva essere co nl'Austria . Noi quindi abbiamo ottemperat oassai generosamente ai nostri impegni . Que-sta non è una mia personale opinione ma f uanche l'opinione ufficiale dei nostri governi ,quando l'Italia aveva dei governi che si rispet-tavano, ciò che è accaduto fino al 1960. In-fatti, nel 1956 a Bolzano l'onorevole Tambron i– che Dio benedica l'anima sua ! – ministrodell'interno nel Governo Segni, ebbe la fer-mezza di riunire tutti i signori sindaci dell aprovincia e fare loro un memorabile discorso ,presente il Capo dello Stato onorevole Gron-chi (ciò che dimostra l'importanza di quell ariunione) . Disse l'onorevole Tambroni il 1 5settembre 1956 : « La stampa italiana ed este-ra in questi ultimi mesi si è largamente occu-pata di alcuni aspetti della convivenza in que-sta provincia dei due gruppi linguistici, un odei quali costituisce una piccola minoranzasul piano nazionale . Dichiaro senza esitazion iche non esiste un problema dell'Alto Adige e ,tanto meno, come si è scritto, una question ealtoatesina . L'Italia, nazione democratica, li-bera ed indipendente, ha mantenuto fede agl iimpegni assunti ed ha pertanto il diritto d ipretendere che di ciò lealmente le si dia atto .L'Italia democratica e sovrana può discuterecon i suoi cittadini, con tutti i suoi cittadini ,ma non può consentire che i rapporti fra l oStato e la collettività nazionale siano discuss ifuori dei naturali confini definitivi dell apatria » .

Onorevoli colleghi, sembra di sognarequando rapportiamo questo discorso del 1956con la situazione penosa, misera, ridicola i ncui stiamo precipitando, giorno per giorno ,con una vergogna che ci offende tutti . Inquella circostanza, gli ineffabili sindaci d iBolzano si presentarono alla riunione, cui do-vevano essere necessariamente presenti, senz ala sciarpa tricolore che sarebbe stato loro do-vere di cingere per l'ossequio protocollaredovuto al Capo dello Stato . Ma adesso siamoa ben altro .

In che modo – dico io – siamo arrivati aquesto punto oggi ? Attraverso quali successiv icedimenti, attraverso quali continue vigliac-

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cherie siamo arrivati a dover subire 'la guer-riglia in Alto Adige, per un impossibile irre-dentismo che vuole portare all'annession edella prvincia di Bolzano all'Austria ? Per -ché di questo si tratta in ultima analisi : l 'Au-stria mira all'annessione della provincia diBolzano e la guerriglia che organizza ai nostr idanni serve a preparare questo evento, anchese ciò non lo si vuoi capire ! Noi' abbiamoadempiuto a tutti gli obblighi, derivanti dal-l'accordo De Gasperi-Gruber e quando l'Au-stria cominciò ad avanzare altre pretese, la in-vitammo opportunamente a portare la que-stione dinanzi alla Corte internazionale del-l'Aja, unico tribunale apolitico in grado d igiudicare i nostri adempimenti nella provinci adi Bolzano in applicazione dell'accordo inter-venuto fra le parti nel 1947 . Ma l'Austria ri-fiutò di adire la Corte dell'Aja e dichiarò ch enon avrebbe riconosciuto il giudizio di queltribunale . Questa è verità solare, incontesta-bile. Dopo tale rifiuto, noi avremmo dovut oconsiderare chiusa la vertenza con l'Austria enon prestarci a comparire in veste di impu-tati dinanzi all'O .N .U. per una questione chel 'onorevole Tambroni aveva affermato essereun affare interno dell'Italia la quale poteva s ìdiscutere con i suoi cittadini, ma sulla qual enon si sarebbe mai potuto ammettere un ainterferenza straniera .

Invece scioccamente, stupidamente, coloroche reggevano le sorti dell'Italia in quell 'epo-ca accettarono, con una leggerezza che fapaura, di presentarsi all ' O .N.U . Questo erapericolosissimo, perché l'O .N.U. è una orga-nizzazione politica che non assicura serenit àdi giudizio : troppi sono gli Stati che ne fann oparte e troppe volte si decidono importantiquestioni con una estrema ignoranza e super-ficialità . Quella volta ci andò bene perch él'O .N .U. si limitò a raccomandare a noi edall'Austria di trovare in comune una solu-zione pacifica della vertenza, senza atti vio-lenti ch'e invece l'Austria ha continuato a farecommettere in Alto Adige per esercitare azio-ne intimidatoria sui nostri governanti . Questi ,continuando negli errori, ne hanno commess ouno imperdonabile : quello di addivenire ad -dirittura alla famosa Commissione di studi odei 19 nella quale furono inclusi diversi rap-presentanti ,dell'Alto Adige, austriacanti a lcento per cento . Quella Commissione si è di -mostrata troppo molle, troppo arrendevoleverso quei suoi componenti che portavan oavanti gli interessi dell'Austria . Il risultatodei lavori di questa Commissione è che tuttele concessioni da essa formulate, con propost ee suggerimenti di inopportune arrendevolezze,

sono oggi portate avanti dall'Austria com ediritti acquisiti, insufficienti, per altro, a so -disfare le sue pretese !

Vogliamo vedere per sommi capi che cos aha fatto questa famosa Commissione dei 19 ?Basterà ricordare il voto da essa formulato pe rla revisione delle opzioni nei confronti di 3-4mila altoatesini i quali, nonostante l'eccessiv agenerosità dell'onorevole De Gasperi, non po-terono riottenere la cittadinanza italiana per l egravi colpe di ordine politico e penale di cu isi erano resi responsabili . Molti 'di loro, in -fatti, avevano militato nelle famigerate S .S . ,le truppe fedeli ,e spietate di Hitler, e si eran omostrati particolarmente accaniti contro i no-stri connazionali prigionieri nei campi di con-centramento in Germania, dando bestiale esadico sfogo all'odio inestinguibile contro l anostra gente .

Lo aveva ben compreso Mussolini buonani-ma – con vostra buona pace – il quale, a uncerto momento, fece questo discorso a Hitler :se vogliamo veramente stabilire duraturi rap-porti amichevoli tra l'Italia e la Germania ,dobbiamo risolvere la questione degli alto -atesini, perché essa sarà sempre un motivodi attrito. E la questione fu risolta nella ma-niera più egregia, perché i cittadini che opta-rono per la Germania e se ne andarono, fu-rono trattati, come ho detto, nella manieramigliore; inoltre Mussolini fece sorgere nuov eindustrie a Balzano trasferendovi molti nostr ioperai per cui si venne a determinare unamaggioranza di cittadini italiani all'estrem oconfine nord dell'Italia. Quello fu un att odi assoluta saggezza politica, che bisogna ri-conoscere, anche se 'è stato compiuto da Mus-solini . Quando parlate di Mussolini, voi dit eche ha sbagliato tutto, ma in questo cas onon potete disconoscere che egli fece benis-simo, dimostrando una fermezza ed una lun-gimiranza politica degne del maggior rispettoe della più incondizionata ammirazione . Civoleva De Gasperi per sfasciare il ben fatt odi Mussolini . Ci voleva proprio lui !

Un altro incredibile cedimento della Com-missione dei 19 lo abbiamo rilevato nella riso-luzione che riguarda il diritto di voto deicittadini che si trovano a Bolzano. Non socon quale criterio si sia inserita nello statutodel Trentino-Alto Adige una norma per cu iil cittadino italiano che si trova a Bolzano ,per potere esercitare il diritto di voto nell eelezioni politiche, deve avere almeno tre ann i

di residenza in quella provincia . Ma io do-mando : Bolzano è in Italia o a San Marino ?Un cittadino italiano vota nel luogo dove ri-siede nel momento in cui avvengono le elezioni

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se ha fatto in tempo il trasferimento della su aiscrizione nelle liste elettorali della nuova re-sidenza. Nella repubblica di Bolzano ciò nondeve accadere ! Se un cittadino elettore resi -dente a Palermo si trasferisce a Roma, l'uffi-cio elettorale di Palermo trasferisce la suaiscrizione nelle liste elettorali di Roma . ABolzano no : se un cittadino si trasferisce aBolzano deve aspettare tre anni prima ch epossa avere l'onore di partecipare alle elezion iin quella città. Non contenti di questo aber-rante privilegio, gli austriaci della Commis-sione dei 19 hanno preteso ed ottenuto (ecc ola larghezza eccessiva dei singoli membri stu-diosi dei 19) che questo periodo di tre anni siaportato a quattro ! Perciò d'ora in poi, se s iattuerà questo desiderio degli austriacanti c ivorranno quattro anni prima che un citta-dino che si trasferisce a Bolzano possa eser-citarvi il diritto di voto !

Ma vi è una questione ancora più grave :la Commissione dei 19 ha approvato il prin-cipio del diritto di precedenza nell'occupa-zione ai nativi della provincia di Bolzano . Ma ,signori miei, a che giuoco giochiamo ? D'or ain poi, se si attua questo provvedimento, aBolzano devono lavorare prima i cittadini d ilingua tedesca e poi, se rimane lavoro, i cit-tadini di lingua italiana . Ma si può ammettereuna discriminazione di questo genere ? Insom-ma, con i vostri cedimenti siamo arrivati aquesto, che i cittadini di lingua italiana d iBolzano devono diventare una minoranza per -seguitata dai signori tirolesi, rientrati dall aGermania ! È legge questa ? È possibile tantoludibrio ? Sono cose inaudite, ma vere e ch efanno fremere di sdegno.

La Commissione dei 19 è stata così gene-rosa da discutere, molto seriamente, una pro-posta che i rappresentanti dell'Austria han -no avuto la sfrontatezza di avanzare, cioèquella di cambiare la denominazione dell aregione che non si dovrebbe più chiamar eAlto Adige, ma .Sud Tirolo ! I membri ita-liani della Commissione non hanno sentit oil bisogno di chiudere i lavori, prender ea calci gli austriacanti che proponevan otale cambiamento di denominazione e direal Presidente del Consiglio : la Commissio-ne non ha più ragione di essere, perchécon gente che giunge a tanta improntitu-dine non ha niente da discutere . No, laCommissione ha discusso, ha preso in esamela proposta e, probabilmente, ha giudicatogiusto che l'Alto Adige si chiami Sud Tirolo .Ma dove si vuole andare ? Vi è da rodersi i lfegato ! Intanto l'Austria, per forzarci la ma -no, organizza atti di terrorismo, quelli che

oggi vanno diventando la guerriglia nel terri-torio della provincia di Bolzano . E, guardate ,non sono io ad affermarlo . Io sono un uomo d iparte e potrebbe farmi velo la passione poli-tica. Mi riferisco a quello che ha scritto ilmagistrato italiano, allorché ha chiesto l'au-torizzazione a procedere contro il deputatoaltoatesino Dietl per i reati di cui agli arti -coli 110, 305, 241 e 435 del codice penale, cio è« cospirazione politica mediante accordo o as-sociazione », « attentati contro l'integrità, l'in-dipendenza o l'unità dello Stato », « fabbri-cazione e detenzione di materiale esplodente » .Queste sono le rubriche dei reati attribuit iall'onorevole Dietl .

E la sentenza istruttoria dice : « Dopo inumerosi e gravi attentati terroristici verifi-catisi nel 1961 in varie località dell'Italia set-tentrionale e in particolare nella provincia d iBolzano, molti autori di essi riuscirono a sot-trarsi alla cattura rifugiandosi a Innsbruck » .La magistratura l'ha accertato e ce lo comu-nica . E continua : « Quivi costoro entraron osubito in contatto con i capi dell'attività co-spirativa che da quella città avevano orga-nizzato, coordinato ,e diretto gli attentati for-nendo anche le materie esplosive e le armi ne-cessarie . Ben presto venne riorganizzata d adette persone l'associazione cospirativa B .A .S .(Comitato di liberazione del Sud Tirol) e s iprincipiò a studiare un nuovo piano di atten-tati terroristici da compiere in Italia, soprat-tutto nella provincia di Bolzano » .

Non vi voglio affliggere con la ulterior elettura del dispositivo della sentenza di rin-vio a giudizio del deputato Dietl, ma è beneche si sappia che la magistratura ha accertat oche il fitto dei locali in cui i terroristi si riu-nivano per complottare contro l'Italia veniv apagato dalla giunta provinciale di Innsbruck .

Più connivenza di questa credo che nonvi possa essere. E allora ? Dimostrato e pro-vato che gli attacchi terroristici vengono orga-nizzati in Austria con la complicità del go-verno austriaco, dobbiamo pur convincerci ,una buona volta (ecco la mia interpellanza)che ci troviamo a trattare con una parte i nmalafede e dobbiamo trarne tutte le conse-guenze . Come ? Molto semplice : denunciandol'accordo De Gasperi-Gruber .

Vi sembra una richiesta drastica ? Non lo è .Vi sembra impossibile ? Non lo è affatto . Noisiamo nella piena facoltà di farlo e ce lo h aspiegato autorevolmente in quest'aula l'ono-revole Menotti De Francesco, rettore dell'uni-versità di Milano e professore di diritto in-ternazionale, prendendo le mosse dall'originedell'accordo De Gasperi-Gruber ed esaminan-

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done il valore giuridico . Egli ci ha spiegatoche quell 'accordo è stato, sì, inserito nel trat-tato di pace che abbiamo dovuto subire aParigi, ma senza che perciò esso sia divenutogiuridicamente vincolante per noi .

Leggo dal resoconto stenografico quel ch edisse qui alla Camera l'onorevole professor eDe Francesco : « Se le potenze alleate e asso-ciate hanno solamente preso atto dell'accordo ,non ne hanno recepito il contenuto nel trat-tato di pace. Non hanno detto che l'Italia os-serverà le clausole dell ' accordo facendoglien eun obbligo preciso . Hanno lasciato all'accor-do il suo carattere giuridico di atto non nor-mativo, di accordo fra governi, non fra Stati .Quindi la validità e l'efficacia dell'atto restan oproprie degli atti internazionali compiuti da iministri degli esteri e non dai capi degli Stati ,e le potenze alleate e associate non ne muta-rono la natura giuridica né ne garantironol'osservanza. Vale a dire cioè che non hann ointeso costituire un obbligo dello Stato italian ocome gli altri contenuti nel trattato di pace .Stante ciò, l 'esame giuridico di tutta la que-stione porta a concludere che l'Italia è incondizione, di fronte all'altrui atteggiamentoe alle pretese altrui, di potersi sganciare dal -l'accordo del 5 settembre 1946 legittima -mente » .

Questa è perciò la posizione dell'Italia .Non è una aberrazione la mia, ma una pro-posta che trova fondamento giuridico inop-pugnabile alla luce del diritto internazionale .Quando vengono compiuti atti terroristici, in -vece di elargire nuove concessioni concepit e« autonomamente » (è una parola che è stat ainventata dalla viltà che regge i governi d iadesso ! Si cede alla prepotenza austriaca esi dice che questo lo stiamo dando graziosa -mente, cioè « autonomamente !) ; quando ven-gono compiuti atti terroristici, io vi dico ch edovremmo dire all'Austria : basta con gli attiterroristici ! iSe no, noi denunciamo d'accordo ,e, come prima conseguenza, vi rimandiam otutti i 216 mila tirolesi che, dopo di avereoptato liberamente per la cittadinanza tedesc asono tornati in Italia e sono causa di tantidisordini .

Questo è quello che propongo; ma questoè quello che voi non avete fatto e non faretemai ! Probabilmente, voi vi farete convocareancora all'O.N.U . dall'Austria (a questo siam oarrivati) e, di cedimento in cedimento, saDio dove andremo a finire . Un bel giornoconcederete la completa autonomia politica elegislativa alla provincia di Balzano, la qual efarà un regolare referendum per dire al-l'O .N.U. che vuole unirsi all 'Austria . L'O .N.U.

potrebbe prendere atto di questo referendume, sulla base del diritto di autodecisione de ipopoli, potrebbe anche farci l'ingiunzione d iregalare Bolzano all'Austria !

Sento il dovere di richiamare la vostraattenzione su questo gravissimo pericolo . IlPresidente del Consiglio onorevole Moro haavuto colloqui con il cancelliere austriaco ch esono stati tenuti segreti fino all'altro giorno .Ora, il presidente austriaco ha detto che nonaveva potuto dare subito notizie di questi col-loqui e degli argomenti che vi sono stati trat-tati perché non era a ciò autorizzato dal -l'altra parte . Ciò significa che sono state trat-tate questioni di estrema importanza politic ae che sono state prese gravi decisioni chel'onorevole Moro aveva interesse a teneresegrete .

Non ho fatto che ripetere argomentazion iesposte qui il 25 settembre 1964, in sede disvolgimento di analoga interpellanza . Il re-sto ve lo dirò dopo se sarò costretto, com eprevedo, a dichiarare la mia insodisfazion eper quello che il Presidente del Consiglio avr àdetto per giustificare il suo comportamentopolitico in questo delicatissimo momento. (Ap-plausi a destra — Congratulazioni) .

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'ono-revole Cantalupo, che svolgerà anche la suainterpellanza .

CANTALUPO . Signor Presidente, onore -voli colleghi, il gruppo liberale ha presen-tato Un'interpellanza per conoscere per qual i

motivi il Presidente del 'Consiglio si è recatoda solo, cioè non accompagnato dal ministrodegli esteri, ad un convegno segreto con i l

cancelliere austriaco ; per conoscere per qualiragioni il convegno è stato mantenuto segret o

nei confronti del Parlamento e dell'opinion e

pubblica; e per conoscere infine per quali ra-gioni il Presidente del Consiglio si reca d asolo (senza il ministro degli esteri) in Iugo-slavia nei prossimi giorni .

Credo che sia la decima volta che tratto

in quest ' aula il problema dell'Alto Adige . Loconstato con infinita malinconia, perché dallaprima volta ad oggi la situazione di quest oproblema è molto peggiorata . Se dovessimocontinuare di questo passo, la 'questione, che

nacque nell'ambito del rapporto tra Governoitaliano e popolazioni dell'Alto Adige, fini-rebbe ben presto per essere completamente

internazionalizzata, senza più nessuna possi-bilità da parte del Governo italiano di recu-perarne l'autonomia della trattazione . Voistate infatti internazionalizzando la questione

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con una serie di errori che non possono avereche una sola conseguenza, quella di sottrarreall'autonomia e all'autorità del Governo ita-liano il diritto e la possibilità di risolvere i lproblema nell'ambito dello Stato e della na-zione italiana .

Sono passati dodici anni da quando trat-tai per la prima volta questo problema all aCommissione esteri . Da parte governativa m ifu risposto che si trattava di una questionepuramente interna . Ricordo che negli ultim idodici anni si ebbe una volta un Governo i lquale si è vantato di considerare la question edell'Alto Adige come oggetto di discussion edel bilancio del Ministero dell'interno e no ndi quello degli affari esteri, cioè come pro-blema di politica interna e non di politic aestera. Se ben ricordo fu proprio il ministr oTaviani che, allora come oggi sui banchi de lGoverno, tenne una simile posizione .

Da allora ad oggi la situazione è moltopeggiorata, tanto è vero che negli ultimi ann ila questione dell'Alto Adige è stata discussain Parlamento o in sede di discussione de lbilancio degli esteri o nel corso di dibattit idi politica estera. Ciò rappresenta una con-seguenza, deprecabile ma logica, del fatto chedella questione si parla ormai assai più al -l'estero che in Italia, e molto più nei rap-porti diretti tra il Governo italiano e quelloaustriaco che non nei rapporti tra il nostroGoverno, il Parlamento e l'opinione pubblica .

Non le posso domandare, onorevole Presi -dente del Consiglio, se il ministro degli ester isia stato portato tempestivamente a conoscen-za del convegno segreto che ella ha poi avutocol cancelliere austriaco nei pressi della fron-tiera; mi auguro tuttavia che ora, a distanzadi quaranta giorni da quell'incontro, ellasia in grado di confermare che l 'onorevoleFanfani ne era informato perché pensare i lcontrario sarebbe da parte mia irriguardosonei confronti di chi è il capo del Govern oitaliano anche per chi sta sui banchi del -l'opposizione . Le chiederò piuttosto, onore-vole Moro, se ella si sia pentito di quel con-vegno. Ella deve avere provato una grandeamarezza nel constatare che, ventiquattr'or edopo il suo incontro segreto, due carabinier iitaliani sono stati uccisi in un attentato ter-roristico. Non intendo trarre arbitrarie con-clusioni e sostenere che l ' attentato è stato com-piuto proprio perché i terroristi erano stat iinformati che quell'incontro era avvenuto ;posso però temere che gli attentatori sianostati informati dell'incontro a seguito di in -discrezioni trapelate ad Innsbruck, e perconseguenza abbiano compiuto la loro azio-

ne criminósa per rendere inutile il colloquiofra il nostro Presidente del Consiglio e il can -celliere austriaco.

Non sappiamo quale sia stato il contenut odi quel colloquio ; ma indubbiamente esso h aavuto un preciso contenuto, perché altrimen-ti ella, onorevole Presidente del Consiglio ,non avrebbe mantenuto il segreto e non avreb-be atteso indiscrezioni austriache per di-chiarare a sua volta, a distanza di quattr osettimane, che il colloquio vi era stato .

Sempre a proposito di incontri segretidesidero domandarle, onorevole President edel Consiglio, se risponda a verità la notizi ariportata dai giornali austriaci secondo l aquale il ministro degli esteri austriaco Krei-sky, durante il suo viaggio alla volta di Nuo-va York (e alla vigilia di attaccare in sed edi Nazioni Unite la politica italiana) avreb-be avuto quattro giorni fa un incontro se -greto con i funzionari del nostro Minister odegli esteri . Se questa notizia sia vera o falsapotrà dirmelo lei, onorevole Moro, o anch eil ministro dell ' interno Taviani al quale nonpotrebbe certo essere sfuggito il passaggi oattraverso il nostro paese di un così eminentepersonaggio .

Mi auguro che la notizia non sia esatta ,perché se il ministro Kreisky andasse al-l'O .N .U. a presentare le sue proteste dop oaver avuto contatti segreti con i funzionaridel nostro Ministero degli esteri, e tutto ci òdopo il convegno segreto sulle Alpi, certa-mente non avrebbe più senso il rammaric odi noi liberali per la mancanza in Italia d iuna valida iniziativa privata. Di iniziativaprivata in politica estera ve ne sarebbe a nche troppa e di più non sarebbe certo pos-sibile desiderarne !

Ella, onorevole Moro, pur avendo rico-perto vari incarichi di governo, non ha maipotuto assistere a dibattiti di politica esteranell'ambito della competente Commission edella nostra Camera non avendo mai rive-stito cariche che richiedessero la sua presen-za in quella Commissione . Abbiamo però i ldovere di ricordarle che in quella sede i lproblema dell'Alto Adige è dibattuto orma ida molti anni e che in questo momento noimembri della Commissione ci troviamo i npresenza di un quadro estremamente contrad-dittorio .

Non voglio compromettere un ministrodegli esteri assente anche per una dolorosacircostanza, in occasione della quale formu-liamo .all'onorevole Fanfani i nostri auguridi leali avversari politici che non posson ocertamente negare la loro solidarietà sul pia-

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no umano, ma almeno voglio esprimere l'au-spicio che l'onorevole Fanfani possa prest ofarci conoscere in quest'aula il suo pensierosulla questione . ,Da un certo punto di vistanon ci rallegriamo certamente se egli si è fatt otanto male ad una gamba da non poter pre-siedere dopodomani l'Assemblea dell'O .N.U.nella quale il ministro degli esteri austriacoparlerà contro l'Italia .

MORO, Presidente del Consiglio dei mi-nistri . Ha già parlato oggi .

CANTALUPO . Vedo che quando ella vuo idire le cose, sapendole, le dice .

MORO, Presidente del Consiglio dei mi-nistri . Sono notizie di agenzia .

CANTALUPO . Non le avevo lette, la rin-grazio di avermi preceduto in questa let-tura.

Volevo dire, ad ogni modo, che l'inciden-te di cui è stato vittima - speriamo che l econseguenze durino pochissimi giorni - l'ono-revole Fanfani, gli ha permesso di sottrars iall'imbarazzo in cui la presunta non incom-patibilità tra la carica di ministro degli af-fari esteri e quello di presidente dell 'Assem-blea dell'O .N.U . lo avrebbe messo, dovend opresiedere una seduta nella quale avrebb eparlato il suo collega austriaco, col quale egl isi trova nella necessità di avere altro tip odi contatti, in sede diplomatica .

In quel momento, gli avrebbe più pesat ola sua qualità di ministro degli esteri o quel -la di presidente dell'Assemblea dell'O .N.U . ?Ecco allora questa incompatibilità, dellaquale si può anche pensare che in diritto si adifficile la dimostrazione ma che nel fatt operò si realizza (perché nella lotta politic ale incompatibilità non sono tutte scritte ,anzi quasi nessuna lo 'è ; ed è più difficile elu-derle proprio quando non sono scritte) .

E il discorso va portato su questa incom-patibilità, sia • per l'assenza del ministrodegli affari esteri da questo dibattito, sia pe rla sua presenza in una Assemblea nella qualesi dibattono interessi italiani vitali, alla cu itutela in queIIa sede egli non può provvedereperché impossibilitato dalla carica nella qua -le 'è succeduto al ministro degli esteri de ]Ghana .

Onorevole Presidente del Consiglio, anome del mio gruppo desidero dire in pri-mo luogo che fra le dichiarazioni fatte re-centemente nella Commissione affari ester ie con molta chiarezza dal ministro Fanfa-ni, le dichiarazioni che ella non ha fatto

dopo il suo incontro con il cancelliere au-striaco, e il comunicato che ella ha redattodopo che il cancelliere austriaco ha dettoche non aveva potuto parlare di quel con-vegno perché non aveva avuto l'autorizzazio-ne da lei, fra tutte queste dichiarazioni -dico - vi sono contrasti, contraddizioni . Noisiamo oggi più che mai in una condizione d iconfusione nei nostri rapporti con l'Austria ,nei nostri rapporti con le popolazioni locali ,nei nostri rapporti con il documento pura-mente scritto, cartolario, della Commissionedei 19, che ha avuto una vita tanto brevequanto dannosa . Nella vita si può compier etanto male in poco tempo, anche quando s ihanno buone intenzioni !

Ebbene, noi ci troviamo in presenza d iuna situazione assurda. Alcuni anni fa sia-mo partiti dall'impegno solenne assunto dalGoverno italiano, nella Commissione esteri ,nei confronti di tutti i gruppi parlamentari, d ilimitare il problema alla politica interna e d irisolverlo sulla base del diretto rapporto tr ail nostro Governo e le popolazioni, e siam oqui, alla fine, in presenza di una question eche si internazionalizza sempre più .

Contenendo la nostra posizione nei limit isostanziali, onorevole Presidente del Consi-glio, vogliamo dirle questo. Presenterebbeveramente, un accordo con l'Austria sull aquestione degli altoatesini, una garanzia d idurata maggiore di quella che non presen-terebbe per caso una soluzione diretta franoi e le popolazioni interessate ? Un accor-do diretto tra noi e le popolazioni non offri-rebbe garanzia di maggior durata e di mag-gior consistenza morale per la pacificazion edefinitiva della regione ? E non neutralizze-rebbe definitivamente l'iniziativa del terro-rismo di oltre frontiera, che non viene sol -tanto dall'Austria ?

Noi ci domandiamo, onorevole President e(lo facciamo con tutti i riguardi dovuti, m aanche con molta sincerità), se ella e il suoministro degli esteri non si trovino per casoimpacciati da nostre posizioni precedenti erecenti che forse sono andate troppo al dilà e di cui oggi l'Austria si giova . Ella in -tende tutto il senso di questo mio dire .

A questa domanda fa da contropartita ,infatti, una serie di allusioni continue daparte di personaggi responsabili austriaci, iquali si riferiscono continuamente a promes-se che avrebbero avuto fino a uno o due ann ifa e che oggi da parte italiana non si vor-rebbe più mantenere .

Allora vuoi dire che a un certo punto siè andati oltre i limiti che il popolo italiano,

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l'opinione pubblica, il Parlamento conosco -no. Ci guardiamo bene dal chiedere di co-noscere questi limiti temerari raggiunti : pre-feriamo non parlarne, preferiamo che essi re-stino – come dire ? – inevasi . Però, ripro-poniamo la nostra domanda : per la pacifi-cazione dell 'Alto Adige, che ci sta tanto acuore, per ottenere che il Governo italianodimostri la propria capacità a risolvere unpiccolo problema con mezzi propri . Non èserio, dopo ben quindici anni, non esser eriusciti a risolvere questo problema .

Non crediamo con ciò di dare ragion eagli austriacanti, ma crediamo di metter ein discussione l ' impegno, la serietà di u nGoverno che non riesce da solo a risolver euna piccola e modesta questione, per la qua -le oltre tutto l'accordo De Gasperi-Gruber do-vrebbe essere un limite invalicabile . Del re -sto l ' onorevole Presidente del Consiglio ègiurista (io non lo sono, ho solo una modestapratica estemporanea di diritto internaziona-le) e sa che l'accordo De Gasperi-Gruber no nè soltanto una convenzione, un accordo tradue governi e non fa parte del trattato d ipace tra l'Italia e le potenze vincitrici del1945; è semplicemente un allegato del qual ele potenze vincitrici presero atto, come pe rlasciare a noi libertà di risolvere il problem ain via definitiva nei nostri rapporti dirett icon l'Austria .

Fu detto nel 1945 che il governo inglesesi era molto interessato affinché quell'accor-do fosse allegato al trattato di pace . Ricor-do perfettamente di aver chiesto un collo-quio (quello sì, segreto) all'onorevole De Ga -speri per sapere se fosse vero che vi eran ostate pressioni inglesi . E da lui mi fu ri-sposto di sì, che i laburisti avevano fatt opressioni, che tuttavia non avevano avutoalcuna influenza perché noi avevamo acce-duto all 'accordo volentieri, prima che le pres-sioni fossero esercitate .

Arrivati a questo punto, si impone unadomanda : dobbiamo ancora cercare fuoridella frontiera, nei rapporti diplomatici, l asoluzione di questo problema ? 0 non è ve-nuto per caso il momento di assumere diret-

tamente su di noi, Stato italiano, la respon-sabilità di una soluzione che, accettata dallepopolazioni, non potrebbe non essere accet-tata anche dall'altro contraente dell'accord oDe Gasperi-Gruber ?

Noi siamo convinti che più si porta il ten-tativo di risolvere il problema fuori dellafrontiera italiana, più questo tentativo di-venta scarso di risultati positivi o addirittu -

ra incapace di generare un qualsiasi risul -tato apprezzabile .

Come vede, onorevole Presidente del Con-siglio, la nostra posizione è tendenzialment epacificatrice : abbiamo fede nel buonsensodella maggioranza della popolazione di lin-gua tedesca dell'Alto Adige ; e possiamo an-che credere che i terroristi vengano da oltr efrontiera; ma possiamo anche convincerc iche i terroristi non passerebbero più la fron-tiera se sapessero di trovare una popolazion ealloglotta decisa a far rispettare l'accordo ch eavesse raggiunto con lo Stato italiano .

Ecco perché noi insistiamo sulla necessitàdi non abbandonare questa strada, la stradadi un rapporto diretto : è più serio, più du-revole, più leale, dà maggiore garanzia d isuccesso e non pone la questione in manoad un altro Stato che in qualunque momen-to la può rievocare, e ricondurla in sedeinternazionale, minacciando anche quellapacificazione che raggiungeremmo diretta -mente .

Si tratta ormai di tirare le somme dell'espe-rienza fatta durante quindici anni di tenta-tivi di giungere ad un accordo . Questi ten-tativi sono falliti, diciamolo chiaramente.Non è infatti possibile accettare i risultat idella Commissione dei 19 che d'altronde no nsono conclusivi . Cos'era quella Commissio-ne ? Un comitato denominato « di studi e d iosservazione ' creato dall'onorevole Scelba ,Presidente del Consiglio, affinché riferisse a lGoverno le risultanze dei suoi studi . La Com-missione non doveva fare proposte, non do-veva operare politicamente : era una Commis-sione interna del Governo italiano, nominat adal Governo italiano e che al Governo italia-no doveva riferire . Quello che ha scritto per-ciò può anche non interessare : potrebbe dars iche le popolazioni interessate domandino qual-che cosa che non è stata chiesta, mentre no ndomandino affatto alcune delle cose che dallaCommissione furono chieste .

Noi abbiamo ripetutamente sostenuto, s uuna piattaforma spiccatamente liberale, l asoluzione del problema sulla base di un rap-porto diretto tra noi e le popolazioni. Lo do -mandiamo ancora una volta, a lei, onore-vole Presidente del Consiglio, speranzosi ch ela strana condotta del governo austriaco, i lconvegno segreto, la ripresa del terrorismo ,l'incapacità del governo di Vienna di domi-nare in casa propria quel settore di terro-rismo che in casa sua sta, il nuovo ricorso el'esposizione all ' O .N.U. avvenuta oggi; que-sta contraddittoria condotta di un governo ,che d'altra parte, anche per una sua posi-

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zione di politica interna, non ha la libert àdi prendere le decisioni che potrebbero por-tare ad una pacifica soluzione, ci rende spe-ranzosi insomma che tutto ciò porti ella acambiare strada; la porti - Io devo dire ,anche senza commettere indiscrezioni che no nho il diritto di commettere - la porti anch ea non smentire le posizioni prese dal mini-stro Fanfani nella Commissione esteri sol -tanto alla fine di questa estate, dove il pro .blema fu trattato a lungo e le risposte de lministro degli esteri furono tali per cui dop oabbiamo avuto il diritto di trovare piuttostostrani sia il contegno del governo austriacosia il suo incontro segreto e la condotta de lcancelliere Klaus dopó il convegno, quand oha voluto parlarne . Così le devo dire che ame - parlo a titolo personale, perché seguopiù da vicino queste documentazioni - dopoil suo convegno non è dispiaciuta eccessi-vamente la dichiarazione che ella ha fatt orichiamandosi alle comunicazioni sue e de lGoverno di tre mesi fa in Parlamento . C'èuna ripresa di posizioni, c'è l ' indicazione d iuna posizione che speriamo non muti più .

Però, questa serie di contraddizioni h auna sola conseguenza : che le contraddizion iinternazionalizzano il problema e non lo ri-solvono più . Forse l'osservazione che sto fa-cendo è di carattere troppo limitatamente di-plomatico, ma ognuno fa il suo mestiere ed'altra parte il modo con cui voi state trat-tando con l'Austria non è che un aspetto d iattività diplomatica : quindi, la mia critic aè pertinente . Penso che essa abbia dato ri-sultati negativi e che non valga la pena d icontinuare. all'interno che bisogna cerca-re la soluzione del problema . E se vi sonostati impegni - e mi auguro che non vi sian ostati - che vi mettono in imbarazzo, ricor-date sempre che questi impegni 'non li avet epresi voi .

Onorevole Presidente del Consiglio, noliinsisterò oltre. Dico semplicemente che no ipensiamo che voi non arriverete alla solu-zione per vie internazionali e che, se vi arri-verete, essa costerà molto di più e dureràmolto meno, perché sarà in qualunque mo-mento invocabile e censurabile come un att ointernazionale del quale dobbiamo dar con-to a terzi . Non mi spaventa affatto l ' inter-vento di oggi all'O .N.U. del signor Kreisky :lo fece una prima volta quattro anni fa el 'onorevole Martino, allora capo della no-stra delegazione, gli rispose . La cosa nonebbe conseguenze né poteva averne, dop oche il governo austriaco aveva rifiutato divenire con noi al tribunale dell'Aja, come

noi avevamo proposto per mezzo dell'ono •revole Segni .

Riprendete la vostra autonomia : questoè il consiglio che da oppositori leali vi dia-mo ; risolvete il problema all'interno, fat euna politica con le popolazioni . Ricordatev iche sono cittadini italiani. Dite chiaramenteai deputati e ai rappresentanti nel consigli oregionale di lingua tedesca, che sono andati15 giorni fa .al congresso degli austriaci al -l'estero, a Innsbruck, dichiarandosi austria-ci e non italiani, dite loro che tutto questonon si regge in piedi . Non si può trattare connoi, trattare attraverso l'Austria, dichiarar -si .austriaci, e domandare all'interno conces-sioni al Governo italiano . E soprattutto ri-cordatevi che il complesso delle loro richie-ste è tale che, se le accettassimo, la popo-zione italiana in Alto Adige si troverebbe inminoranza, privata in gran parte della su alibertà di lavoro, di azione e persino di pen-siero .

Ora, non si può capovolgere la situazione .Sono 220 mila alloglotti e noi siamo 52 mi-lioni di italiani . Se li trattiamo fraterna-mente e democraticamente, senza vincolarela loro libertà, senza danneggiare i loro in-teressi, non si può pretendere dall 'altra part edi demolire questa nostra posizione di equi-tà e di sostituirla con una posizione di ini-quità addiritura impensabile (non voglio dir einsopportabile perché sono sicuro 'che nessu-no sarà mai obbligato a sopportarla), cioèquella di mettere in minoranza gli italiani i nAlto Adige e di rendere loro la vita - par-liamoci chiaro ! - impossibile, perché le con-cessioni sarebbero tali che gli italiani se n etornerebbero, come già stanno cominciandoa tornarsene, dall'Alto Adige nell 'antico ter-ritorio del regno d'Italia .

Onorevole Presidente, non insisterò s uquesto punto e mi varrò della facoltà che m ispetta di precisare la posizione del grupp oliberale nei confronti della mozione comuni -sta che prende argomento dalla guerra de lViet-Nam e dall ' eventuale ammissione dell aCina nell'O .N.U. Vorrei dire una cosa ch enon è spiritosa, perché non si può fare dell ospirito su argomenti seri, ma una cosa vera .Per ottenere l'ammissione della Cina nel,l'O.N.U ., occorrerebbe la maggioranza deivoti, cioè occorrerebbe il voto favorevole an-che dell'Unione 'Sovietica e dei paesi comu-nisti 'che fànno parte dell ' O .N.U . Sono sicur ii signori del gruppo comunista che quest amaggioranza si potrebbe costituire ? I rap-porti fra la Cina e l'Unione Sovietica oggidanno loro la speranza di pensare che di

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fronte a una domanda di ammissione dell aCina si formerebbe anche con i voti degl iStati comunisti la maggioranza favorevole ?Mi permetto di dubitarne . E poiché non po-trebbero gli Stati comunisti essere portati fin oa votare contro in Assemblea, è evidente cheeviterebbero questo voto cercando di incideresull'iter della questione in modo che ess anon arrivi al punto di maturazione .

L'onorevole Pajetta poco fa parlando èstato preciso . Ha portato un dato di fattoincontrovertibile : che la discussione immi-nente non si svolgerà sull'ammissione dell aCina all 'O.N.U., ma per stabilire qual è laposizione della Cina di fronte all'O .N.U .Solo se dalla discussione su questo tema ve-nisse un risultato positivo, si potrebbe par -lare di ammissione . Per ora siamo solo aquesto : a valutare la posizione della Cina .Ora penso sia superfluo che noi valutiamo l aposizione della Cina di fronte all'O .N.U . oche la valutino gli 'Stati democratici, perch éla Cina ne ha fatto quindici giorni fa un asua valutazione irrefutabile, ufficiale, respon-sabile . Ha detto che non entra nell 'O .N.U . ,non fa la domanda di ammissione se prim anon vengano accettate dall'O .N.U. alcunecondizioni che praticamente sarebbero l amorte dell'O .N.U. almeno nella sua attual estruttura, e la sua trasformazione in unanuova organizzazione della quale la Cina do-vrebbe avere quasi il predominio .

Ha domandato intanto (e non contesto su lpiano teorico la legittimità della domanda )l ' esclusione della Cina di Formosa . Ma è que-sto possibile oggi ? No . E allora il problemacade in un primo punto. Cade in punto – com edire ? – di diritto, se questa parola non è spre-cata, quando la Cina domanda che venga ri-formato completamente il Consiglio 'di sicu-rezza e soppresso il diritto di veto, e che tutt ii membri vengano su piede di piena parità ,come nell ' antica Società delle nazioni (evoca-re quell 'esempio non è evidentemente un ag-gurio, dato il modo come è finito) ; e la Cinadomanda in più che non vi sia – come dire ? –uno stato maggiore dei popoli maggiori : 'èdisposta l 'O .N .U . a questo ? Da quello ch esappiamo, no. !Ma non sono disposti soprat-tutto quei gruppi di Stati comunisti che at-traverso l 'attuale meccanismo giuridico del-l'O .N .U. e la prevalenza del Consiglio di si-curezza e il suo diritto di veto mantengononell ' O .N .U. una posizione di vantaggio estre-mo, che cadrebbe se la 'Cina ottenesse quell oche domanda .

(Ma allora il problema concreto dell'am-missione della Cina in realtà non esiste ; esi -

ste il problema della posizione della Cina d i

fronte all'O .N .U. La Cina si è autodefinit a

su questo problema : ha dichiarato che non

entra nell'O .N.U. qual è, che l'O .N.U. si deve

trasformare, deve diventare una cosa com-pletamente diversa, affinché essa possa en -trarvi per svolgervi una politica di imperia-lismo comunista cinese ed asiatico . Evidente -mente la maggioranza, o la totalità, degl i

Stati democratici ' è contraria a questa impo-stazione e, da tanti segni che si vedono qua

e là nella politica sovietica, si può anche pen-sare che non sia favorevole neppure l'Union e

Sovietica .Ecco, entriamo nel vivo . Abbandoniamo i l

tema della Cina all'O .N .U., risolto dalla Cin a

negativamente ; appoggiamo la . . . proposta ci-nese che non vuole entrare nell 'O .N .U., perquanto ci riguarda, e mi auguro che altret-tanto faccia il Governo italiano, perché l a

morte dell'O .N.U. non potrebbe essere i lprezzo da pagare purché la Cina entri .

L'O .N.U. rinnegherebbe la sua ragion d'esse-

re, le sue origini e le sue finalità ; avverreb-bero un capovolgimento e una rivoluzion e

gratuita a tutto danno degli Stati democra-tici. I impensabile prima che inattuabile :a meno che non si voglia stare dall'altra par-

te. iMa ci stanno tutti dall'altra parte, vera -

mente, gli Stati 'comunisti ? La posizione del -la Russia rispetto alla Cina, e viceversa, èfondamentale oggi anche per giudicare la

guerra nel Viet-Nam . I russi, i partiti comu-nisti d'Europa, il partito comunista italianoinsistono, vorrei dire quasi esclusivament enel domandare che si arrivi alla pacificazio-ne nel Viet-Nam come conditio sine qua nonper una pacificazione o per un riaccosta-mento più vasto tra gli Stati occidentali e gl i

Stati comunisti .L'Unione Sovietica non ha « parlato » du-

rante tutta la crisi indiana, pakistana e de lKashmir. L'Unione Sovietica non ha pres o

e non prenderà mai posizioni in favore dell aCina per quanto riguarda quelle zone del -l'Asia dove la Cina, avanzando, potrebbescontrarsi con gli interessi sovietici . Quindi

siamo già in presenza di un periodo di evo-luzione per così dire storica del comunismo ,di un'età matura del comunismo ormai cin-quantenne, nella quale gli interessi ideolo-gici del mondo intercomunista dileguano com emiraggi illusori di fronte alla 'consistenz adegli interessi imperialistici dell 'uno o del -l'altro Stato comunista, oggi quello cinesee quello sovietico ?

L'Unione Sovietica ormai divide la su apolitica nei confronti dell'Asia in due grandi

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settori geografici : quello in cui ha interessisuoi, sovietici, anticinesi e dove non per-mette alla Cina di avanzare e dove è dispo-sta, sia pure in modo invisibile, ad aiutar etutte le politiche occidentali che fermino i lpasso all'avanzata della Cina ; in quei settoriinvece in cui l'Unione Sovietica non ha inte-ressi diretti da tutelare e può desiderare ch ela Cina si espanda per allontanarla semprepiù dalle sue zone di frontiera, soggette all eambizioni cinesi a cominciare dalla Siberia ,in quelle zone l'Unione 'Sovietica aiuta, siapure oggi con la sola propaganda, la politicadella Cina .

Quindi abbiamo due politiche sovietiche .Un ottimista (non sono io) potrebbe contentars ie dire che abbiamo fatto un buon affare, sol operché metà della politica sovietica è data giàper svenduta . Però non farei ancora quest ocalcolo così sicuro : l'ho detto anche in altr asede e desidero ripeterlo qui, anche perch énon è il pensiero mio personale, ma quell odel mio partito .

Noi pensiamo che non si possa giocare cos ìsicuramente su questa conversione, sia pur eparziale della politica generale dell'Union eSovietica di fronte all'Asia. Tutto dipendedagli avvenimenti prossimi . Se gli interessidella Cina prevarranno a tal punto che l aRussia si sentirà danneggiata veramente d aessi, potrà ancora più accostarsi all'occidente .Questo è possibile ; ma se ancora un accordotra i due è possibile per spartirsi il mondocomunista e condividerne la posizione dileaders a due, e riprendere insieme la viadella conquista marxistica del mondo moder-no, questo lo faranno insieme .

Vi è un interrogativo che resta aperto, di -schiuso . Non lo chiudiamo precocemente per-ché potremmo commettere un errore gravis-simo : potremmo aiutare proprio quella no ndistensione, quella non pacificazione che sa-rebbe la fatale conseguenza di un incoraggia-mento dato, per troppa fretta, alla riunifica-zione dei due comunismi .

Oggi si guardano come portatori, l'uno el'altro, di interessi imperialistici, cinesi e so-vietici, sostanzialmente rivali . La cosa puòinteressare enormemente, ma noi riteniamoche oggi ciò non possa influire decisament esulla nostra condotta in maniera tale da farl aaddirittura mutare . Se queste cose divente-ranno realtà, i mutamenti verranno da sol iperché le forze della storia sono inarrestabil iquando si tratta veramente di storia . Quandoinvece si tratta di storielle propagandistich eo di rivalità territoriali, che cominciano ad -

dirittura con una incredibile dichiarazione d iguerra della 'Cina agli Stati . Uniti e finisconocon la cattura di 80 pecore : siamo in pre-senza di fenomeni strani se la cosa deve di-ventare fatalmente tutta seria o potrebbe es-sere tra poche settimane o tra pochi mesi mol-to meno seria di quello che crediamo .

Esiste oggi uno stato di tensione tra i du eimperi comunisti, uno in atto, quello sovie-tico, l'altro tendenziale, quello cinese : essidevono decidere le proprie zone di influenza .Potranno deciderle d'accordo ed allora, ri-peto, diventeranno alleati e fratelli ; potrannoanche decidere in disaccordo ed allora ognu-no andrà per la sua strada . In questo se-condo caso uno dei due sarà più debole e soloallora cercherà l'appoggio dell'occidente pe rnon restare isolato completamente . Lo ve-dremo .

L'importante nel frattempo è in primoluogo che si continui a considerare la politicaamericana come il pilastro della resistenz aoccidentale ai flussi e riflussi di questi muta -menti -possibili, non ancora probabili, delmondo intercomunista .

Qualcuno dice : ma Johnson ha distrutt oquasi completamente la politica della disten-sione di Kennedy. Johnson è sbarcato, sbar-ca sempre di più, promette 200 mila uomini ,spara si dice . Il partito comunista italian odice : sì, vi sono 200 mila uomini nel Viet -Nam del sud ma non vi è alcun cinese .

Non diciamo ragazzate : non vi sono ci-nesi in uniforme, ma è solo la politica cineseche ha mosso l'aggressione cinese al Viet -Nam meridionale, che doveva restare liber oe indipendente di fronte all'accettazione plu-rilaterale degli accordi del 1954 . È la Cinache ha mosso l'attacco, gli Stati Uniti sonoaccorsi in difesa . A meno che non vi sia qual-cuno – penso che non vi sia nemmeno pi ùnel mondo comunista – che pensi 'che gli Stat iUniti assumano l'iniziativa di sbarcare ne lViet-Nam con 200 mila uomini per difendereinteressi americani. Manteniamo le propor-zioni della serietà del discorso . Gli Stati Unit inon hanno bisogno di sbarcare 200 mila uo-mini nel Viet-Nam per difendere interess iamericani colà, anche se meritano protezio-ne. Gli Stati 'Uniti sono intervenuti per im-pedire che l'attacco cinese dilaghi oltre i li -miti che le forze americane possono stabilir ee fissare e anche far retrocedere, ed è quelloche sta accadendo .

Onorevoli colleghi, la grande stagione del -le piogge è passata . Doveva essere la grand estagione nella quale la guerriglia cinese do-

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veva penetrare profondamente nel Viet-Na mdel sud . Le piogge sono finite, i comunist isono arretrati o stanno per arretrare . Lo diconon per fare polemica, ma anzi con compiaci -mento . E tutto il linguaggio dello Stato so-vietico da una parte e dei partiti comunistid'Europa dall'altra, sta diventando estrema -mente adeguato alla fine sterile della stagio-ne delle piogge, sta diventando calmissimo ,anche qui dentro . Domandano la pace, la do -mandano sulla base della convenzione de l1954 che la Cina ha violato . La violazione no nè riuscita .

Quale pace ? Si può dubitare che l'Ame-rica e l 'occidente non desiderino la pace i nAsia? Ma come potrebbero desiderare l aguerra e perché ? ,Si attribuisce a tutto l'oc-cidente una presa di posizione addirittura d iinterventismo guerrafondaio : per conquistar eche cosa ? A chi la diamo ad intendere ? No nci crede più nessuno a queste cose . La pace ,evidentemente (questa non è una frase let-teraria) sta sulla punta delle baionette ame-ricane nel Viet-Nam, e più le baionette avan-zano e più la pace si avvicina, perché l'altraparte comincia a rendersi conto che può aver -la questa pace . Si tratta di sapere quali sonole condizioni, si tratta di sapere se la pac eviene accompagnata anche dalla libertà de ipopoli asiatici, ma si tratta di sapere anch eun'altra cosa che dal punto di vista umanonon può essere trascurata da voi né da noi ,da nessuno al mondo che creda in Cristo enella sua dottrina : si tratta di sapere anchese questa pace darà un maggior benessere ,una maggiore dignità ed una minore infeli-cità alle centinaia di milioni di asiatici ch esoffrono da secoli di una terribile fame, d iuna condizione umana di spaventosa inferio-rità, di una mancanza di dignità di fronte aDio e di fronte agli uomini . Se vi è una po-tenza che può dare alla pace un contenutoeconomico tale da risolvere questo imman eproblema che non può essere certo risoltodalla Cina, che in materia di fame è la pro-tagonista del mondo asiatico, questi sono gl iStati Uniti con i loro immensi mezzi e conl 'apporto degli occidentali disposti ad aiutarequesta politica . Occorre non indebolire la po-litica americana affinché riesca a questo fin eche porta la pace consolidata nella libertà .

Noi siamo e restiamo su questa posizione .Parlo a nome del mio gruppo e sono lieto d iessere totalmente d'accordo con tutti i mem-bri del direttivo del mio gruppo . Noi consi-deriamo la pace e la libertà indivisibili no nin occidente, non nell'oriente europeo soltant oma anche e soprattutto in Asia, dove il oro-

blema, ripeto, si pone su basi economica-mente tragiche, che solo un enorme affluss odi ricchezze esterne può incominciare appe-na a risolvere, affinché questi popoli riacqui-stino un graduale benessere, si sentano ripor-tati verso quelle forme di libertà, di dignità ,di pace, in una parola di quella civiltà occi-dentale alla quale soltanto possono sperare d idomandare il proprio sollevamento, la pro-pria lievitazione in meglio . nel mondo moder-no, dal momento che i loro sistemi economic ihanno portato o a nulla o ad arretrament ipaurosi, che sono la condanna di quei regim isul piano umano prima che politico, arretra -menti da cui ora si domandano essi stess icome faranno ad uscire per migliorare le pro-prie condizioni .

Noi non possiamo ammettere la tesi ch eJohnson abbia distrutto la politica di Ken-nedy. Vogliamo ricordare un episodio che ènella memoria di tutti . Kennedy a Cuba fec euna politica estremamente rassomigliante all apolitica che fa oggi Johnson nel Viet-Nam .Come si può dimenticare che l'Unione Sovie-tica aveva installato i suoi missili che avreb-bero dovuto da Cuba minacciare nienteme-no che la sicurezza delle coste americane ?Come si può dimenticare che nel famoso collo-quio diretto telefonico fu la Russia obbligat aa smantellare i suoi missili ? Qualcuno mi dic eo mi scrive : ma l'Unione Sovietica ottenn equalcosa di importante, e cioè la sicurezz ache gli Stati Uniti, di fronte al ritiro dei mis-sili sovietici e all'abbandono dell'iniziativadi Kruscev di operare un tentativo di minac-cia sull'America dalle isole cubane, non sa-rebbero più sbarcati a 1Cuba .

Certo : hanno fatto bene gli Stati Uniti adare questa assicurazione e hanno mantenutola parola. Ma sono sicuro anche quandoJohnson dice : siamo pronti a trattare anchesubito su qualsiasi base con qualunque po-tere costituito daIl'altra parte, purché assu-ma la diretta responsabilità della propri aazione . Lo sgombero sarebbe la prima tra l erealizzazioni di una trattativa destinata a por -tare pace e libertà : purché fossero garantit ele condizioni di quelle popolazioni, a sgom-bero avvenuto. La Cina dà oggi la garanzi adi poter ristabilire quella libertà e quellapace ? O è ancora necessario – ciascuno guar-di nel profondo della propria coscienza – l'im-piego della forza, doloroso quanto si vuol ema necessario ; e in ogni caso meno doloros odegli stermini che verrebbero se quelle occu-pazioni cessassero ? Non sono più necessari equelle occupazioni ? Noi pensiamo di sì, tant oè vero che stanno dando un risultato . flnterru-

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zione del deputato Borsari) . Lo dimostra i llinguaggio infinitamente più . . . familiare del -l 'Unione Sovietica e dei partiti comunisti, i llinguaggio molto più cauto e calmo, che èla ripresa di una coscienza politica da ade-guare alla realtà del mondo per evitare u nconflitto che nessuno vuole allargare .

L'Europa sta facendo il suo dovere ?L'Europa libera, l'Europa democratica, l'Eu-ropa dei Sei, l 'Europa che dovrebbe esserepoliticamente unita e che per ora è soltant ouna monca comunità economica ? Noi libe-rali dobbiamo ridomandare da questa tribu-na, e lo facciamo d'accorao con molti libe-rali europei con i quali ci siamo incontrat irecentemente : l'Europa sta facendo tutto i lsuo dovere, oppure la politica della nostr aamica Francia non costituisce un pericolo pe rquesta compattezza europea che deve esser eil principalissimo sostegno dell'azione ameri-cana ? Se vogliamo che arrivi la pace in Asia ,non la dobbiamo indebolire in Europa n éaltrove, e quindi in favore del successo cheessa può ottenere localmente in Asia per ri-stabilire la pace .

Qualcuno dice : ma la Cina deve far part edi questa pace ! Certamente, la Cina e tutt ii popoli asiatici, purché l ' accettino, purchésia « questa » pace, la pace della libertà :primo, perché né la Cina né gli altri popol ipossono pensare di raggiungere pace e li-bertà .senza l'aiuto economico di tutto l'occi-dente, a cominciare dagli Stati Uniti, secondo ,perché la loro prova, la loro esperienza su lterreno della non pace, della non libertà ,l'hanno fatta ormai ed è completamente ne-gativa . Ciascuno tiri le somme della propri aposizione .

È possibile che siamo ad una svolta sto-rica. Noi in ogni caso lo auguriamo . Noi pen-siamo che la pace settoriale storicamente nonpuò durare perché è facile romperla . Può du-rare solo una pace completamente diffusa : ebisogna che vi siano tutti in questa pace, ch esi accettino tutti i problemi fondamentali d iquesta pace, le assise spirituali, morali, cri-stiane di questa pace ; e se la parola « libe-rale » non richiamasse continuamente al pen-siero del mio partito e non deturpasse este-ticamente quello che dico, facendolo apparirecome propaganda di parte, vorrei dire : libe-rali e cristiane, perché sono questi i due fat-tori del mondo moderno che lo sostengon oanche quando non sono d 'accordo tra loro suquestioni secondarie . È la conquista del mon-do moderno .

È la Cina disposta a questo ? Finora no .E dobbiamo dire che ci si presentano anche

episodi strani di politica cinese : di oratori ,però di oratori che appartengono alla dire-zione suprema dello Stato cinese, i quali han-no detto che gli Stati Uniti saranno distrutti ,che la Cina sarà in condizione di metterli inginocchio ; Ora qui si entra nella letteraturatipicamente aneddotica dell'oriente : diciamopure che sono storielle, non si reggono i npiedi, sono forme di smarrimento. E prendia-mone nota soltanto per dire che, se i cines ivogliono essere aiutati, lo dicano in termin ipiù seri, si esprimano umanamente, non conqueste minacce che non hanno nessuna pos-sibilità di attuazione . Non è una cosa seria .Ed anche questo turba perché dà una sensa-zione di scarsissima responsabilità da quell aparte .

Ma per tornare all'Europa, che è quella chepiù direttamente ci interessa, noi pensiamo ch esolo l'Europa completamente unita e compatt apuò dare all'America un grande aiuto paci -fico e a fin di pace . Se l'Europa comincia conil fare due o tre politiche, l'America si consi-dera sola, ed essendo sola può sentirsi men oforte, e sentendosi meno forte può sentirsianche tentata di non difendere completamen-te, cioè anche per conto nostro, quelle libert àche in tutto il mondo si difendono, quindi no nsoltanto dove vivono i popoli della Comunit àeconomica europea .

Bisogna essere molto cauti nelle critiche .L'America si è assunto un compito enorme edè il solo paese che lo può condurre a buon fine ,se aiutato da tutti noi . Non ci si venga a scan-dalizzare per gli sbarchi perché altri mezzinon vi sono, oltre quelli spaventosamente di-sumani che l'America potrebbe impiegare sta-sera stessa e che si rifiuta di impiegare : efa benissimo. Deve agire per altre vie, quell eche meno costino ai popoli gialli : questa è lapropaganda da fare per arrivare al buon fine .Finché questo buon fine non sia in vista, noinon possiamo demordere - a nostro parere -onorevole Presidente del Consiglio, da questaposizione che non è guerrafondaia, è quellache è, è quella creata dalle circostanze, da ifatti, dalle cose, e nessuno la può modificare ,purtroppo . Sarebbe molto bello che si po-tesse modificare in una notte di autunno at-traverso un sogno che diventasse improvvi-samente realtà . Questo non è possibile e no nvi è che da insistere e i frutti si stanno avvi-cinando, grazie a Dio . Ammettiamo che sonograduali e auguriamoci che diventino sempr epiù rapidi .

Fino a quel momento (e mi riferisco aldiscorso dell'oratore che mi ha preceduto )si pone certamente nella politica interna

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italiana, onorevole Nenni, il problema dell aposizione del partito socialista nell'intern odi questo Governo, se e fino a quando que-sto Governo facesse la politica che noi con -sigliamo e domandiamo. Indubbiamente que-sto problema esiste e costituisce il punto in-terrogativo nella politica interna proiettat osulla nostra politica estera. Noi su questotema abbiamo parlato in quest'aula lunga-mente negli ultimi due anni e non abbiamonulla di nuovo da aggiungere .

Sappiamo bene che è imminente un con-gresso socialista che deve decidere le sue li-nee generali . Noi pensiamo che la politic aestera italiana quale fino ad oggi è stata defi-nita, e quale pensiamo che sarà ribadita dalPresidente del Consiglio, sarebbe molto gra-vemente indebolita e messa addirittura in pe-ricolo di sopravvivere e di continuare, qua-lora il congresso del partito socialista non por-tasse a conclusioni positive . Ed allora si por-rebbe per l'Italia un problema apparentementeinterno, formalmente parlamentare, superfi-cialmente di partito, ma sarebbe il problem aessenziale della direttiva filosofica, spiritualedella nostra politica estera .e della nostraazione internazionale nel mondo . Verrebberimesso tutto in discussione . Oratori socialist irecentemente hanno affermato, per esempio ,anche in mia presenza (non faccio nomi pe rnon trasformare la mia dichiarazione in col-loquio), che la prima prova che il Governoitaliano deve dare della sua buona volontàè quella di votare immediatamente a favor edell'ammissione della Cina all'O .N.U . No, noncomincia da qui un consolidamento della no =stra politica estera, da qui può cominciareuno sgretolamento della nostra politica estera .

E andiamo all'essenziale e concludo .Che cosa deve significare l'eventuale am-

missione un giorno della Cina all'O .N.U . eil ritorno nella sede dell'O.N.U . di altri paes iche ne sono usciti ? Deve significare una ac-cettazione pregiudiziale da parte di questiStati dei fini e dei metodi con i quali e pe ri quali l'O.N .U . si muove , per raggiungereovunque il consolidamento della libertà e dellapace . Ad una Cina che avesse già dichiaratoquesto, nessuno potrebbe chiudere le portedell'O .N .U., che è universale e quindi nonpuò chiudere le porte a nessuno, in dottrina .Le può chiudere a chi è contrario ai fini e a imetodi che l'O .N.U. si pone, come è fino adoggi la Cina; la quale deve essere richiamataal suo esame di coscienza e non può esser esollecitata con mezzucci di politica intern ain nome di un partito di uno Stato comel ' Italia. che oltre tutto non ha influenza

decisiva in queste cose . Una simile istanzanon può essere richiamata semplicemente per-ché questo farebbe piacere agli elementi pi ùa sinistra all'interno 'del P .,S .I . e quindi do -mandano compensi, che apparentemente sa-rebbero ideologici ma sostanzialmente sareb-bero una compromissione della posizione ge-nerale della politica estera italiana .

A quei socialisti che ancora domandan oqueste cose – come dire ? – quale passaportose non come condizione della loro presenzanell'area democratica, vorrei ricordare quell oche sta accadendo in Indonesia. Anche inIndonesia c'è stato un tentativo di penetra-zione comunista dall'interno, con il metod ocinese. Perché la politica di penetrazione so-vietica differisce completamente da quella d ipenetrazione cinese, nel senso che la second ada secoli penetra attraverso le guerriglie su-scitate con l'aiuto delle popolazioni locali ,senza esporsi in prima linea con l'adozion edi un metodo ribellistico di sicuro esito inpaesi dove la miseria, la fame e la dispera-zione lievitano immediatamente milioni d iuomini pronti all'insurrezione senza obiettivi .L'Unione Sovietica invece compie la medesim aopera di penetrazione per mezzo delle sue for-ze politiche diffuse e organizzate nel mondo,a cominciare dai partiti comunisti, e per mez-zo d'una fratellanza ideologica che muove al-cuni Stati nella medesima direttiva sua . Ma inIndonesia è stata la Cina che ha mosso e h aorganizzato secondo il metodo cinese . E, senzavoler compromettere le relazioni diplomatich edello Stato italiano con nessuno, ormai s ihanno fondati sospetti per ritenere che il capodello Stato indonesiano abbia guardato co nparticolare affettuosissima simpatia alla pre-parazione di questa rivolta che in ogni caso ,pur trasformando radicalmente lo Stato, avreb-be sempre considerato lui come capo de lnuovo Stato .

C'è stata la rivolta, c'è stata la reazione .Sono state le popolazioni musulmane ! Le po-polazioni musulmane dell'Indonesia hanno ri-trovato nell'Islam quella costruzione gerar-chica e quella filosofia d'ordine che è appunt oalla base dell'Islam, che è una creazione del -l'Islam in oriente . È una costruzione molt oseria che ha dominato anche in Europa . È un acostruzione secolare fondata essenzialment esul principio gerarchico, quello che noi cin-quant'anni fa, quando eravamo giovani (noi ,non voi) di destra, chiamavamo idee « dell'or-dine » . L'Islam appartiene a quelle idee e vice -versa . Anche quando fa le rivoluzioni cosid-dette di « guerra santa » nel suo mondo in -terno non cessa di essere quello che è . E in

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Indonesia per la prima volta la concentra-zione musulmana islamica ha tenuto test aall'estremismo cinese dissolvitore e distruttore .Perché ? Perché i musulmani hanno capit omolto meglio degli altri indonesiani che l acreazione dello Stato comunista, in Indonesi aavrebbe significato soprattutto la distruzionedi quei valori tradizionali della grandissim amaggioranza del popolo indonesiano che è l areligione musulmana . E hanno difeso nellapropria religione un ordine, e una concezionemondiale. Se il comunismo in Indonesia noncostituirà la nuova base del presidente Sukar-no reincarnato in una meteora cinese (ma po-trà costituirne addirittura la clausura, nelsenso che potrà essere escluso dalla vita pub-blica per avere sbagliato questo enorme col-po), ciò si dovrà ad un'insurrezione di valorireligiosi e morali dell'Islam contro il comu-nismo 'distruttore .

L'intera posizione asiatica è completamen-te da rivedere . Non si possono prendere, di-ciamo ai gruppi che qui dentro sollecitanol'adesione dell'Italia ad un eventuale, moltoeventuale voto dell ' O .N.U . in favore dell aCina comunista, non si possono prendere de-cisioni di questo genere senza tener contoche si tratta di una posizione estremamentetransitoria, le cui conclusioni noi non possia-mo e non dobbiamo affrettare né pregiudi-care . L'Italia resti nella sua posizione, restisolidissimamente unita coi popoli democra-tici, resti strettissimamente vincolata alla po-litica americana; resti soprattutto legata allaconcezione dell'Europa unita, capace di darea questa politica un apporto positivo e co-struttivo e non di minarla dal di dentro, per -ché questo potrebbe semplicemente provocar el'accrescimento di quella minaccia comunista ,che sarebbe allora dannoso in una sola voltanon soltanto per l'America ma anche per noi .

(Applausi — Congratulazioni) .

PRESIDENTE . Il seguito della discussion eè rinviato a domani .

Annunzio di interrogazioni.

FRANZO, Segretario, legge le interroga-zioni pervenute alla Presidenza .

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del gior-no della seduta di mercoledì, 13 ottobre 1965 ,alle 16,30 :

1 . — Seguito della discussione delle mo-zioni Pajetta (44) e Longo (47) e dello svol -

gimento di interpellanze e di interrogazion isulla situazione internazionale.

2. — Discussione del disegno di legge :

Ratifica 'ed esecuzione del trattato ch eistituisce un Consiglio unico ed una 'Commis-sione unica delle 'Comunità europee e del pro-tocollo sui privilegi e le immunità, con attofinale e decisione dei rappresentanti dei go-verni, firmati a Bruxelles 1'8 aprile 1965(2592) ;

Relatori: Martino Edoardo, per lamaggioranza ; Galluzzi, di minoranza .

3. — Discussione del disegno di legge :

Autorizzazione di spesa per l'esecuzion e(1i opere portuali e per l'ammodernamento edi i rinnovamento del parco effossorio del ser-vizio escavazione porti (Approvato dal Senato )(2553) ;

— Relatore : Degan .

4 . — Seguito della discussione delle pro -poste di legge:

FABBRI FRANCESCO ed altri : Modifica allenorme relative ai concorsi magistrali ed al -l'assunzione in ruolo degli insegnanti ele-mentari (426) ;

DE CAPUA ed altri : Concorsi speciali ri-servati ad alcune categorie di insegnanti ele-mentari non di ruolo (7) ;

SAVIO EMANUELA 'ed altri : Attribuzionedi posti di insegnante elementare agli idone idel concorso magistrale 'autorizzato con ordi-nanza ministeriale n . 2250/48 del 31 luglio1961 (22) ;

QUARANTA e CARIGLIA : Immissione i nruolo degli idonei ed approvati al, concors o

magistrale bandito con 'decreto ministerial e

3f luglio 1961, n . 2250/48 (768) ;

- Relatori : Rampa e Buzzi .

5 . — Discussione del disegno di legge:

Ordinamento delle professioni di avvo-cato e di procuratore (707) ;

— Relatore : Fortuna .

6 . — Discussione delle proposte di legge :

NATOLI ed altri : Disciplina dell'attivitàurbanistica (296) ;

GUARRA ed altri : Nuovo ordinamento del-l'attività urbanistica (1665) ;

— Relatore: Degan.

7. — Discussione delle proposte di legge :

CRUCIANI ed altri : Concessione della pen-sione ai combattenti che abbiano raggiunto il

sessantesimo anno di età (Urgenza) (28) ;

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VILLA ed altri : Concessione agli ex com-battenti che abbiano maturato il 60° anno d ietà di una pensione per la vecchiaia (Urgen-za) (47) ;

DUDAND DE LA PENNE ed altri : Assegn oannuale agli ex combattenti della guerr a1915-18 (Urgenza) (161) ;

LENOCI e BORSARI : Concessione di unapensione agli ex combattenti che abbiano ma-turato il 60° anno di età (Urgenza) (226) ;

Lupis ed altri : Concessione della pen-sione ai combattenti della guerra 1915-18 (Ur-genza) (360) ;

BERLINGUER MARIO ed altri : Concession edi una pensione agli ex combattenti ed ai lorosuperstiti (Urgenza) (370) ;

CovELLI : 'Concessione di una pension evitalizia agli ex combattenti (Urgenza) (588) ;

BOLDRINI ed altri : Concessione di pen-sione in favore degli ex combattenti (Urgen-za) (717) ;

— Relatore : Zugno .

8 . — Discussione delle proposte di legge :

LEONE RAFFAELE ed altri : Concessione diassegno vitalizio ai mutilati e invalidi civil i(Urgenza) (157) .

MICHELINI ed altri : Concessione di u nassegno ai mutilati ed invalidi civili (Ur-genza) (927) ;

SCARPA ed .altri : ,Provvedimenti a favoredei mutilati ,e invalidi civili (Urgenza) (989) ;

SORGI ed altri : Provvedimenti per l'as-sistenza sanitaria agli invalidi civili (Urgen-za) (1144) ;

FINOCCHIARO : Disciplina delle forme d iassistenza e norme per la concessione di as-segno vitalizio ai mutilati e agli invalid icivili (1265) ;

CRUCIANI ed altri : Assistenza sanitari aagli invalidi civili (1592) ;

DE LORENZO ed altri : Norme per l'eroga-zione dell'assistenza sanitaria e di recuper oai mutilati ed invalidi civili (1706) ;

Puccl EMILIO ed altri : 'Concessione di

un assegno mensile e dell ' assistenza sanita-ria, farmaceutica ospedaliera e protesica gra-tuita ai cittadini italiani ultrasessantacin-quenni e ai cittadini inabili a proficuo la-

voro (1738) ;

- Relatori : Dal Canton Maria Pia eSorgi .

9 . — Seguito della discussione del disegn odi legge :

Modifiche alla legge 10 febbraio 1953 ,n . 62, sulla costituzione e il funzionament odegli organi regionali (1062) ;

— Relatori : Cossiga, per la maggioranza ;Almirante, Accreman, Luzzatto, di minoranza .

10. — Discussione dei disegni di legge :

Norme per il comando del personale del-lo Stato e degli enti locali per la prima co-stituzione degli uffici regionali (1063) ;

— Relatori : Piccoli, per la maggioranza ;Almirante, di minoranza ;

Principi e passaggio di funzioni alle re-gioni in materia di circoscrizioni comunal i(1064) ;

- Relatori : Baroni, per la maggioranza;Almirante, di minoranza .

La seduta termina alle 21,30 .

IL CAPO DEL SERVIZIO DEI RESOCONT I

Dott . MANLIO RossI

L'ESTENSORE DEL PROCESSO VERBAL E

Dott . VITTORIO FALZONE

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INTERROGAZIONI ANNUNZIAT E

Interrogazioni a risposta scritta .

CRUCIANI. — Al Governo. — Per cono-scere i gravi motivi che hanno portato all a'esclusione della provincia di Rieti tra l ezone riconosciute sinistrate dalle recenti ca-lamità atmosferiche provocando un giustifi-cato e notevole malumore tra gli agricoltoridanneggiati, particolarmente nei comuni diMagliano Sabina, di Stimigliano e della pia-na reatina ;

e per sapere-quali iniziative intenda adot-tare perché le predette zone possano usufrui-re della legge n . 969 per il ripristino dell'effi-cienza produtiva .

(13175)

URSO. — Al Presidente del Consiglio deiministri . — Per conoscere se il Governo inten-da avallare o respingere le pesanti dichiara-zioni rilasciate ad un settimanale, dal Vice -presidente della R.A.I .-TV. Bassani, il qualetra l'altro ha testualmente detto : « occorreche (la R .A.I .-TV.) si apra, si liberalizzi ; di -venti un vero servizio pubblico . L'Italia simerita di più : certe cose ora non vengon odette, i servizi giornalistici non rappresen-tano la realtà, il telegiornale non ha ancoraperso la sua ufficialità » .

A parere dell'interrogante l'importanz adel servizio radio-televisivo, l'incidenza dellostesso nell'opinione pubblica specie sul pian oinformativo, gli autorevoli compiti mante-nuti dal dichiarante in seno alla dirigenz adella R .A.I .-TV. e la gravità delle conside-razioni suddette esigono da parte del Gover-no un chiarimento urgente ed adeguato .

(13176 )

MONTANTI . — Al Presidente del Consi-siglio dei ministri ed ai Ministri del lavoroe previdenza sociale e delle partecipazion istatali . — Per conoscere, rilevato il perma-nere della grave situazione nei vari settor iproduttivi della provincia di Bolzano e dell acarenza di iniziative per risolvere la preca-ria situazione economica che pesa notevol-mente sulle masse lavoratrici locali :

a) quali provvedimenti intenda adottareil Governo nell'ambito delle sfere di propri acompetenza, circa le possibilità 'di investi -menti pubblici da parte dell'I .R.I. e del-1'E .N.I., unitamente ad altre facilitazioni, alfine di incoraggiare gli investimenti per uneffettivo rilancio delle attività produttiv elocali :

b) gli investimenti del Governo in ordin ealla grave situazione dello stabilimento Lan-cia di Bolzano, ove migliaia di unità lavora-tive vengono tuttora impiegate ad orario ri-dotto, in seguito alla limitata capacità pro-duttiva d'elio stabilimento in questione, connotevolissimo disagio economico e moraledelle rispettive famiglie e con sfavorevole ri-percussione sulle categorie commerciali e ar-tigianali che gravitano sulla produzione delreddito 'salariale dei lavoratori ;

c) gli intendimenti del Governo in or-dine all'assillante problema del ricolloca-mento della manodopera licenziata in quest iultimi tempi dai vari stabilimenti ed opifici ,tra cui giova ricordare la smobilitazione dell ostabilimento della Feltrinelli-Masonite in se-guito al trasferimento della produzione d iquesto complesso a quello di Cremona ;

d) infine se non ritenga il Governo ch eil problema della sicurezza del lavoro e dell apiena occupazione operaia nella provincia d iBolzano vada affrontato in funzione di pre-cise scelte prioritarie nell'ambito della poli-tica governativa e nel quadro generale dell asituazione economica del paese .

(13177 )

ISGRÒ. — Ai Ministri dell'interno, dellavoro e previdenza sociale e della sanità . —Per sapere se consti che i fondi a disposizion edel Ministero dell ' interno per l'esercizio 196 5per anticipazioni agli ospedali delle rette d ispedalità dei ricoverati a carico dei comun isiano attualmente esauriti, sicché gli ospedal irimarrebbero per il quarto trimestre dell'an-no – particolarmente oneroso perché in di-cembre occorre corrispondere la tredicesimamensilità al personale – privi di tali fondi ,che costituiscono non solo un loro diritto, mauna fonte vitale di finanziamento ; e ciò men-tre gli ospedali non sono stati neanche sodi-sfatti di quanto dovuto ai sensi di legge pertutti i mesi precedenti del 1965; e quali prov-vedimenti urgenti si intendano adottare inproposito, tenendo presente che l'attuale stat odi insolvenza di taluni tra i massimi istitut imutualistici sta rendendo catastrofica la giàgravissima situazione economica degli ospe-dali italiani .

(13178 )

CRUCIANI . — Al Ministro del tesoro . —Per conoscere i motivi per i quali la praticadi pensione di guerra (1915-18) dell'invalid oDi Simone Luigi fu Gaetano e di Marron eTeresa, nato a Penne (Pescara) 1'11 gennai o1889 (posizione n . 1531387) non può essere de -finita; (dal 1953 è stato sottoposto a visit adalla Commissione medica ospedaliera di

Chieti) .

(13179)

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Atti Parlamentari

- 17976 —

Camera dei Deputati

IV LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1965

GORRERI . — Ai Ministri del tesoro, del -l'interno e dell'agricoltura e foreste . — Persapere, come intendano intervenire per predi-sporre particolari aiuti alle famiglie investit edal nubifragio del 4 luglio 1965 .

Come è noto, il fortunale causò ingent idanni, particolarmente a Busseto e Torricell adi Sissa (Parma) – quest'ultima letteralment edistrutta – radendo al suolo o sventrando l eabitazioni con arredamenti, mobili, suppel-lettili .

La stessa sorte venne subita da negozi, at-trezzi e strumenti da lavoro, tra cui automo-bili, trattori e carri agricoli, oltre a procurar ela morte a diverse persone .

In merito l'interrogante richiama la parti -colare attenzione del ministro dell'agricoltura ,che il 25 luglio 1965 accolse – nel corso diuna seduta della XI Commissione permanent edella Camera in sede legislativa – un ordinedel giorno dell'interrogante che chiedeva d i« predisporre adeguati aiuti assistenziali e pre-videnziali alle famiglie che ebbero vittim eumane, oltre che danni a cose e beni » .

Lo spirito di solidarietà che ispirò quell aseduta esprimeva la volontà unanime di soc-correre tangibilmente le povere genti dell anostra terra, così duramente colpite dalle av-versità della natura, nella intesa che prov-vedimenti ulteriori sarebbero poi conseguit ioltre la legge 969 .

I limiti di tale legge e le infinite difficolt àburocratiche, ostano o ritardano il concret oaiuto a queste popolazioni depauperate, ch edovranno trascorrere l'inverno in condizion idi nomadismo, prive delle proprie case, ecose, sistemate precariamente od ospitate pres-so altre famiglie .

(13180 )

QUARANTA. — Ai Ministri del tesoro edella riforma della pubblica amministrazione .— 'Per sapere – premesso che, per sopperir ead inderogabili necessità di istituto, la dire-zione generale dei danni di guerra, stante lecontinue sollecitazioni per l'espletamento del -le pratiche relative al risarcimento dell'inden-nizzo, tra il 1959 ed il 1960, assunse alla dire-zione stessa e presso i servizi di danni d iguerra delle intendenze di finanza un cert onumero di personale con qualifica di cotti -mista, che fu subito utilizzato, con mansion iproprie di impiegati, con l'osservanza de lnormale orario di ufficio, nonché con conti-nuità di rapporto lavorativo, e che ebbe d icontro un inadeguato compenso mensile, re-tribuito mediante fattura, decurtato di I .G.E . ,senza alcun diritto alle varie assicurazion isociali che spettano ad ogni comune lavora-

tore, né assistenza alcuna ; premesso che tal eprecario stato di cose si è protratto per circatre anni, fino all'inqua'draimento del predett opersonale, ai sensi dell'articolo 25 della leg-ge 12 luglio 1962, n . 1290, fra il personal enon di ruolo, con decorrenza dal 1° settem-bre 1962 ; e che, da quanto precede risult aevidente che non è stato tenuto in alcun cont oil servizio prestato anteriormente al 1° settem-bre 1962, con la qualifica di cottimista, ma d ifatto con vere e proprie mansioni impiegati -zie, e che tale situazione ha creato notevol edisagio e malcontento nella categoria inte-ressata, la quale giustamente si vede lesa neipropri interessi, sia economici che giuridici ,perché il lavoro svolto non è stato equamen-te retribuito e perché lo stesso lavoro non h aavuto alcun riconoscimento giuridico – s enon ritengano, nell'ambito delle proprie com-petenze, di provvedere alla risoluzione defi-nitiva della posizione del personale non d iruolo dell'amministrazione dei danni di guer-ra, col riconoscimento sia pure ai soli effettigiuridici del servizio prestato ininterrotta -mente e con mansioni impiegatizie, primadell'entrata in vigore della legge 12 lugli o1962, n . 1290.

(13181 )

PICCIOTTO . — Al Ministro della pub-blica istruzione. — Per sapere se non ritengasuo urgente dovere intervenire per l ' istitu-zione del 30 corso presso l'istituto tecnico in-dustriale di Rossano Calabro, venendo in-contro al voto di tanti alunni, i quali altri -menti sarebbero costretti o a trasferirsi a Co-senza o, per le forti spese che il trasferimentocomporta, a rinunciare agli studi .

(13182 )

PICCIOTTO E SCIONTI. — Al Ministrodella pubblica istruzione . — Per sapere senon ritenga assurdo che in alcune scuole se-condarie si proceda al licenziamento di bidell icon incarico annuale per riduzione di classi ,mentre in ,altre il personale ausiliario è in -sufficiente ; per sapere se non ravvisi l'oppor-tunità di impartire precise e immediate di-rettive perché, rilevata la situazione, ciascu nprovveditorato proceda nell'ambito della pro-vincia agli opportuni trasferimenti, revocan-do ogni eventuale provvedimento di licenzia-mento .

(13183 )

AVOLIO. — Al Ministro dei trasporti . —Per conoscere la reale posizione del personal eappartenente alla società ex A .G.I .T.A. attual -mente alle dipendenze delle S .S.F.M . (Napoli) .

L'interrogante chiede di conoscere, in par-ticolare, se corrispondono al vero le notizie

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in base alle quali i dipendenti dell'ex A .G .I .T.A . vengano considerati dalla società S .S .F .M. « nuovi assunti », e come tali valutat ianche ai fini del trattamento economico .

L'interrogante chiede di conoscere, altresì ,se il ministro non ritenga che tale situazion esia da considerare in netto contrasto con gl iimpegni assunti a suo tempo in sede di accord osecondo i quali non ci sarebbe stata soluzion edi continuità nel rapporto di lavoro per color oche venivano assorbiti dalla S .S.F.M .

L'interrogante chiede di conoscere, infine ,il pensiero del ministro su tale questione nelsuo complesso, al fine di assicurare la neces-saria tranquillità e sicurezza del rapporto d ilavoro ai 150 lavoratori interessati che, è do-veroso sottolineare, non hanno cessato, nean-che per un minuto, di prestare la propri aattività nei modi stabiliti dall'accordo . (13184 )

CACCIATORE . Al Ministro dei tra -sporti e dell'aviazione civile . — Per conoscerese non ritenga revocare il provvedimento d isoppressione dell 'ufficio informazioni pressola stazione ferroviaria di Salerno .

L'interrogante fa osservare che oggi Saler-no 'si avvia verso i centocinquantamila abi-tanti e che quindi tale soppressione non tro-va giustificazione alcuna, anche in conside-razione della vastità territoriale del comunedi Salerno.

(13185 )

GIRARDIN. — Al Ministro del lavoro edella previdenza sociale. — Per sapere se èa conoscenza che i lavoratori agricoli dei co-muni bracciantili della provincia di Padov asono in sciopero, a seguito della rottura dell etrattative avvenute ancora nel mese di mag-gio per il rinnovo dei contratti provinciali d ilavoro scaduti fin dal novembre del 1964 edei gravi atti di crumiraggio organizzato conelementi estranei al lavoro aziendale e addi-rittura da fuori provincia, che attentano gra-vemente al libero esercizio del diritto disciopero .

L 'interrogante fa presente che le richieste ,avanzate dal sindacato dei lavoratori e re -spinte dalla controparte per il rinnovo de lcontratto, hanno tenuto conto sia della situa-zione dei bassi salari dei lavoratori che del-l'andamento economico delle zone agricol einteressate e pertanto trova ingiustificato l'at-teggiamento intransigente dei datori di la-voro .

Infine chiede quali iniziative urgenti in -tenda prendere per il ritorno della normalità

nelle campagne padovane e per evitare i dan-ni che possono derivare alla economia agri -cola padovana .

(13186 )

DE PASQUALE . — Al Ministro dei lavoripubblici. — Per sapere se è a conoscenzadell'esoso comportamento dell'E .A.S . (Enteacquedotti siciliani) nei confronti della popo-lazione del comune .di Cesarò (Messina) .

L'ente, appena ottenuta la gestione del-l'acquedotto, ha richiesto – senza avere effet-tuato alcuna spesa per miglioramenti – unonere di 4 .995 lire, invece delle 1 .300 lire inprecedenza pagate, e ciò mentre l'acqua vien eerogata per mezz'ora a giorni alterni .

L'interrogante, in particolare, chiede qual iprovvedimenti il ministro intenda adottare ,onde dare sodisf azione alle richieste della po-polazione di Cesarò, unanimemente formu-late nei seguenti punti :

1) sospensione del pagamento delle . nuo-ve bollette messe in riscossione dall ' E .A.S . ;

2) carico all'E.A .S. degli allacciamenti ,dato che gli utenti hanno già provveduto all aspesa di loro competenza ;

3) carico all'E .A.S . dei contatori ;4) captazione delle nuove sorgenti, in

modo che l ' acqua venga erogata in quantitàsufficiente ;

5) installazione di 12 fontanelle pub-bliche ;

6) modifica del contratto di concessione ,onde garantire un reale controllo del consigli ocomunale sull'operato dall'E.A.S . .

(13187 )

CRUCIANI . — Ai Ministri dei lavori pub-blici e dell'interno . — Per conoscere quali dif-ficoltà si frappongono alla sistemazione dellastrada provinciale Canneto che ha inizi odalla strada statale 4 presso il chilometro42+850 e termina dopo il chilometro 10 sull aprovinciale Farense, ricadente sulle provinc edi Rieti e di Roma.

La provincia di Rieti ha già provveduto co ni contributi della legge 126/58 all'asta dei la-vori, mentre non risultano iniziative per l aparte – metri 400 – che ricadono nella com-petenza della provincia di Roma, né da part edell'A .N.A .S. per la sistemazione dell'incroci oper un inserimento con sicurezza ;

e per sapere quali passi intendano intra-prendere per definire l'opera, anche in con-siderazione dello sviluppo in atto nell'impor -tante zona .

(13188 )

CACCIATORE. — Al Presidente del Con-siglio dei ministri, e ai Ministri dell'interno ,dei lavori pubblici, del lavoro e previdenzasociale, dell'industria e commercio, della pub-

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blica istruzione ed al Ministro per gli inter-venti straordinari nel Mezzogiorno . — Per co-noscere se non ritengano, nei limiti della ri-spettiva competenza, necessario ed urgente,onde portare un soffio di civiltà ad Ostiglian odel comune di Perito (Salerno), provvedere :

1) ad ampliare il cimitero, ove, data lalimitata superficie (circa settanta metri qua-drati), non vi è possibilità di seppellire altr imorti, essendo la popolazione salita in quest iultimi anni a circa mille abitanti ;

2) a ricostruire, in ogni caso, il murodi cinta e la cappella dì detto cimitero, crol-lati per vetustà, nonché rendere possibile al -meno il trasporto a spalle dei cadaveri lungola stradetta di accesso al cimitero stesso, ch edista dal centro di Ostigliano circa un chilo -metro, con lavori di allargamento e di pavi-mentazione ;

3) a costruire un edificio scolastico pe reliminare il grave inconveniente che esist eoggi, e cioè che circa cento alunni, compres ele donne sono costretti, per mancanza di ga-binetto nelle cinque aule di fortuna, a scen-dere sulla pubblica strada per soddisfare iloro bisogni ;

l'interrogante fa rilevare infine che no nesiste asilo infantile e che la quarta e la quint aclasse, per complessivi quaranta alunni, sonoaffidati ad una sola insegnante;

4) a procedere ai lavori di incanalamen-to ed imbrigliamento delle acque che provo-carono una grande frana nel 1962 e che mi-nacciano, con l'avvicinarsi dell'inverno, altr idanni ;

l'interrogante ricorda che non ancora s' èiniziata la costruzione dei nove alloggi pro -messi alla popolazione dopo il disastro pro-vocato da detta frana e che dei sussidio d ilire 700 .000 soltanto lire 200 .000 furono distri-buite ai cittadini di Ostigliano ;

5) a costruire la fognatura e la rete idri-ca, onde eliminare il triste ed incivile spet-tacolo delle donne che, all'alba, sì recano aversare il contenuto dei vasi alla periferia de lpaese o, di notte, lungo le strade del paese ,il quale è, tra l'altro, privo di spazzino ;

6) ad istituire cantieri scuola in attesache abbiano inizio i lavori innanzi elencati ;

7) ad adeguare il voltaggio a quello esi-stente nella zona, in quanto per quello at-tuale di 160 non sono più in vendita le rela-tive lampade, tornando così molte case al vec-chio sistema della candela ad olio .

(13189 )

SANTAGATI . — Ai Ministri degli affariesteri, dell'agricoltura e foreste e dell :indu-stria e commercio . — Per sapere quali urgenti

e concreti provvedimenti intendano adottarein difesa della produzione agrumicola italian acontro la ingiusta campagna denigratoria con -dotta dalla stampa e dalla televisione di paes iterzi e aderenti allo stesso M .E.C., onde evi-tare che una tale deteriore propaganda influi-sca negativamente sulla fissazione dei prezz idegli agrumi da parte dell'apposita Commis-sione della C .E.E.

(13190 )

LEONARDI. — Al Ministro dell'industri ae del commercio. — Per conoscere se corri -sponde al vero che alla Nuova raffineria Nil oS.p .A . di Milano è stata negata la licenza d iampliamento degli attuali impianti nella pre-sente localizzazione, o in altra, con conse-guente minaccia da parte della summenzio-nata società di chiudere gli impianti e licen-ziamento delle maestranze .

L'interrogante chiede quali iniziative i lMinistero intende prendere in queste cir-costanze .

(13191 )

SANTAGATI . — Al Ministro dell'indu-stria e del commercio . — Per sapere se nonritenga, in conseguenza dell'annullamentodella deliberazione 14 gennaio 1965 del Con-siglio d'amministrazione dell'E .N.EL. e deldecreto 13 febbraio 1965 del Ministro del-l'industria e del commercio disposto dal Con-siglio di Stato (IV Sezione), con decisione 5omaggio-17settembre 1965 concernente il tra-sferimento dell'E .S.E. all'E.N .EL., di con-cordare al più presto possibile con ì compe-tenti organi regionali siciliani le modalit àdi accoglimento della domanda di concessio-ne dell'esercizio dell'attività elettrica relati-vamente a tutti gli impianti esistenti nel ter-ritorio siciliano (o, quanto meno, a tutta l adistribuzione dell 'energia elettrica nell'isola) e ,in subordine, della richiesta di prosecuzion edelle attività elettriche già espletate dal-l'E .S.E . con i suoi impianti, a seguito del -l'istanza avanzata in data 8 marzo 1963 al -I'E .N .EL. dal Presidente della Regione sici-liana in nome dell'amministrazione regiona-le e per conto e nell'interesse dell'E .S .E .

(13192 )

DI LORENZO . — Al Ministro della pub-blica istruzione. — Per sapere se non repu-ti opportuno impartire disposizioni perchégli alunni della scuola media unica frequen-tanti le applicazioni tecniche e i loro inse-gnanti vengano assicurati contro gli infor-tuni che eventualmente accadessero all astessa stregua, comunque, di quanto accad e'per l'educazione fisica .

(13193)

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IV LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1965

DI LORENZO . — Ai Ministri della pub-blica istruzione e della sanità. — Per saperese non reputino opportuno diramare le op-portune disposizioni onde estendere alla nuo-va terza classe della scuola media unica iservizi di medicina scolastica in atto nell ealtre classi ;

per sapere se non reputino doversi ren-dere più completi i servizi di medicina sco-lastica riguardanti, in particolare, l'esam eradiologico di ciascun alunno onde seguirepoi diligentemente e con speciale cura co-loro i quali rivelassero una qualche predispo-sizione alle malattie polmonari ;

per sapere se sia stato finalmente ema-nato il regolamento di esecuzione previstodal decreto del Presidente della Repubblic a11 febbraio 1961, n. 264, onde prevenire« imperfezioni e malattie dentarie e dell'ap-parato visivo, reumatismo e cardiopatie, ma-lattie parassitarie, adenoidismo e disturbi de llinguaggio e dell'audizione » .

(13194 )

BRANDI . — Al Ministro dell'industria edel commercio . — Per conoscere – a seguitodelle nuove disposizioni del ministero dell eposte e delle telecomunicazioni relative all adeterminazione dei limiti massimi di dimen-sioni e di peso per le partecipazioni di nascita ,matrimoni e simili e per le stampe augural icontenenti convenevoli redatti a stampa e all econseguenziali giuste proteste di centinaia d imigliaia di commercianti e delle aziende car-totecniche per le giacenze nei depositi inven-dute – se non intenda intervenire nei modie termini ritenuti opportuni – in considera-zione del fatto che è stato concesso un limi-tatissimo periodo di tolleranza sino al 31 gen-naio 1966, per assicurare una serena attivit àagli operatori economici interessati almenofino al 31 dicembre 1966 .

Ad avviso dell'interrogante sarebbe op-portuno da parte del ministero una convo-cazione dei rappresentanti delle categorie in-teressate per un più approfondito esame dell asituazione .

(13195 )

MONTANTI E AVERARDI . — Al Ministrodelle partecipazioni statali . — Per conoscerei criteri 'amministrativi della R.A.I .-TV. nel -l'attuale momento economico che richiede u nsevero controllo delle spese .

(13196 )

MAULINI . — Al Ministro del lavoro e del -la previdenza sociale . — Per sapere se no nintenda intervenire direttamente sugli organ iperiferici della provincia di Novara, affinch érisolvano in senso positivo la pratica del lavo -

ratore Martinazzi Piero, nato il 28 giugno 193 0a Vallestrona (Novara) – residente in viaSanta Rita, 10 Crusinal o di Omegna .

L'I .N.A .I .L. cui il suddetto lavoratore h aindirizzato ben quattro volte a partire dal1960 la domanda di pensione per silicosi, gl iha riconosciuto l'affezione silicotica, però h asempre respinto la domanda in quanto l eaziende presso le quali ha lavorato hanno co-municato che il lavoro cui il lavoratore eraaddetto non era soggetto a rischio della si-licosi .

Infatti, tutte le richieste che vennero avan-zate presso le due aziende alfine di avere l adocumentazione per dimostrare l'affezione d isilicosi non hanno avuto esito in quanto l estesse si sono sempre rifiutate (anche tortuo-samente) di produrre le attestazioni richiest edal lavoratore .

Siccome il Martinazzi è nato nel 1930 e dha iniziato a lavorare nel 1944, cioè al com-pimento del 14° anno di età sempre e soloin fonderia e in reparti polverosi presso l eaziende : Alfonso Bialetti società per azion idi Crusinallo e Metallurgica Vittorio Cobian-chi di Omegna, appare chiaramente verosi-mile che l'affezione lì sia stata contratta .

(13197 )

POERIO E MICELI. — Al Ministro dellasanità e al Ministro per gli interventi straor-dinari nel Mezzogiorno . — Per sapere se sian oa conoscenza dell'inquinamento dell'acqua po-tabile avvenuto nella rete idrica interna del -l'abitato di Curinga in provincia di Catanzaro ;

per sapere se abbiano notizia del fattoche da più giorni la popolazione di quel cen-tro è priva di acqua perché così avrebbe di-sposto il medico provinciale a seguito di ana-lisi da cui risulterebbe l'inquinamento del-l'acqua e quindi la non potabilità della stessa .

Pare che l'inquinamento sia alle sorgentidell'acqua, a 'suo tempo captate dalla Gassaper il mezzogiorno e che 'serve 'ad alimentarele popolazioni dei comuni della destra dellaPiana di Sant'Eufemia .

Gli interroganti chiedono provvedimentiurgenti che valgano a tranquillizzare quellepopolazioni che nei giorni scorsi hanno fatt osentire il loro malcontento attraverso pubbli-che manifestazioni di protesta .

(13198 )

RAMPA, BIAGGI NULLO E COLLEONI .- Al Ministro dei lavori pubblici . — Per sa-

pere quali interventi intenda operare nellaDirezione generale dell'A .N .A.S . allo scop odi evitare che alla progressiva chilometrica

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Camera dei Deputat i

IV LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1965

42+350 della statale 42 del Tonale e dell aMendol.a, in territorio del comune di Casazza ,si ripetano, per la documentata gravissima pe-ricolosità delle curve e per le particolari con -dizioni del fondo stradale, altri incidenti oltrea quelli, spesso mortali, avvenuti nella zonacitata, in questi ultimi anni .

(13199 )

COCCIA . — Al Ministro dell'interno . —Per conoscere per quali motivi non sia statafissata la data delle elezioni amministrative ,contrariamente a quanto è avvenuto nel rest odel Paese e nella provincia di Rieti, nel co-mune di Borbona, per il prossimo novembre ,pur essendo scaduti i termini costituzionaliper il rinnovo del consiglio comunale . (13200)

BUFFONE. — Al Ministro delle poste etelecomunicazioni. — P'er sapere se, tenutoconto dell'importanza che riveste nella zon ail comune di S . Marco Argentano (Cosenza) -sede vescovile, della tenenza dei carabinieri ,della guardia di finanza, dell'ufficio del re-gistro, nonché zona ,di uffici E .N .EL. e disezione territoriale I .N.A .M., non ritenga do-ver disporre perché S . Marco Argentano vengaprescelto per l'istituzione di un centro di di -stretto telefonico .

L'interrogante fa inoltre presente che, inconseguenza dell ' automatizzazione dei tele-foni, prevista per il 30 dicembre 1965, dett alocalità sarà privata dall'attuale centro di set-tore telefonico .

(13201)

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Atti Parlamentari

— 17981 —

Camera dei Deputat i

1V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1965

Interrogazioni a risposta orale .

« Il sottoscritto chiede di interrogare i Mi-nistri del bilancio, dell'industria e commerci oe del lavoro e previdenza sociale, per cono-scere quali urgenti misure intendano adottar eper fronteggiare l'aggravarsi della vertenz ain corso nello stabilimento Ceramica Vaccaridi Ponzano Magra (La Spezia), vertenza ch eè stata già oggetto di precedente interrogazione(che qui si intende integralmente richiamata)in data 7 ottobre 1965 .

« Infatti, nel corso di una assemblea con-vocata dalla direzione dello stabilimento, du-rante l'orario di lavoro, il direttore di person aha annunciato ai lavoratori che non soltant ointende rendere effettivi gli annunciati 110licenziamenti, ma che procederà alla serratadello stabilimento, .nel caso in cui i lavorator inon desistano dalla loro azione sindacale i ndifesa del posto di lavoro, del salario e dellecondizioni di vita nella fabbrica, nel legittimoesercizio, cioè, del loro potere contrattuale .

(3008)

« FASOLI » .

« I sottoscritti chiedono di interrogare i lMinistro della pubblica istruzione, per sape-re quali misure e provvedimenti abbia adot-tato o intenda adottare per la sistemazion edegli insegnanti di materie sacrificate e inparticolare, a seguito della sentenza del Con-siglio di Stato, degli insegnanti tecnico-pra-tici e delle insegnanti di economia col trien-nio o con nomina a tempo indeterminato .

(3009)

« PICCIOTT0, SCIONTI, DI LORENZO» .

I sottoscritti chiedono di interrogare i lMinistro della pubblica istruzione, per sa-pere se è a conoscenza dello stato di agita-zione e di confusione esistente nel settor edella scuola elementare, dove i provvedito-rati hanno fatto conoscere, mediante comu-nicazione, ai maestri triennalisti la cessazio-ne del loro incarico al 30 settembre 1965 . Gl iinterroganti chiedono al Ministro quali prov-vedimenti urgenti intende prendere per impe-dire la dispersione di questo personale, cheper anni ha prestato la sua opera con abne-gazione nell'interesse della scuola .

(3010)

« SCIONTI, PICCIOTTO, BRONZUTO » .

« Il sottoscritto chiede d'interrogare i Mi-nistri del lavoro e previdenza sociale, dei tra-sporti e dell'aviazione civile e dell'interno,per sapere quali misure o provvedimenti ab-biano adottato nei confronti della ditta Smur-ra (Rossano Calabro) concessionaria del ser-vizio di linea per trasporti urbani ed inter-urbani .

« La stessa infatti non rispetta leggi, con -tratti e accordi ; tenta di colpire i dipendenticon licenziamenti arbitrari, intimidazioni erappresaglie ; li costringe ad anticipare le spe-se durante i viaggi di lunga durata (Rossano -Napoli) e ricusa e differisce il rimborso dell espese sostenute ; deve decine di milioni di ar-retrati (non meno di 30 milioni) per stipend ie indennità non corrisposti ; con atteggiament oprovocatorio sfida e deride i dipendenti co-stretti allo sciopero .

Per sapere se tale _condotta possa esseretollerata e se ministeri ed uffici competentidebbano dichiararsi o mostrarsi impotenti d ifronte a chi calpesta leggi e diritti ; per sa-pere se si rendano conto che l'estrema ten-sione esistente a Rossano può sfociare i ngravi incidenti, incoraggiando l'inerzia diministeri ed uffici l'atteggiamento provocato-rio della ditta ; per sapere infine se non ri-tengano opportuno o doveroso l'invio imme-diato di un ispettore per imporre alla dittal'osservanza delle leggi .

(3011)

« PICCIOTTO » .

« I sottoscritti chiedono di interrogare iMinistri del tesoro e dell'industria e com-mercio, per conoscere quale fondamento ab-biano le notizie secondo le quali è stata co-stituita, per iniziativa dell'I .M .I ., una socie-tà con lo scopo di esercire industrie tessil ied, in particolare, il Cotonificio Valle Susa ;

per conoscere quale e quanta sia la par-tecipazione di enti pubblici in tale società equale e quanta quella di privati ;

per sapere, nel caso di prevalente parte-cipazione pubblica, se tale società ha il com-pito di una definitiva sistemazione del Coto-nificio Valle Susa oppure di una sua tempo-ranea gestione e, in questa seconda ipotesi, –essendo l'azione impostata per iniziativa d igoverno – quale orientamento o decisione si aassunta sull'assetto definitivo : se in una so-cietà a prevalente partecipazione pubblica o sein una società a prevalente partecipazion eprivata, e ciò con particolare riguardo :

a) allo sviluppo della produzion e(dato che già fin d'ora si dice di voler prov-vedere dapprima al mercato estero, non in -tendendo " disturbare " quello interno) ;

b) al livello della occupazione, stret-tamente connesso con l'impostazione produt-tiva e con l'autonomia o la subordinazion edell'azienda ad altri interessi, e garantibil eperciò soltanto nel quadro di una definitivaprevalente partecipazione pubblica .

(3012)

« BORRA, SABATINI » .

Page 58: SEDUTA DI MARTEDÌ 12 OTTOBRE 196 5legislature.camera.it/_dati/leg04/lavori/stenografici/... · 2005. 3. 8. · Atti Parlamentari — 17925 — Camera dei Deputati IV LEGISLATURA

Atti Parlamentari

-- 17982 —

Camera dei Deputat i

IV LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1965

« Il sottoscritto chiede di interrogare il Mi-nistro del tesoro, per sapere :

premesso che la posizione debitoria i ncui si trovano i 108 comuni della provinci adell 'Aquila nei confronti dello Stato è allar-mante a causa delle morosità di circa 4 mi-liardi di lire per debiti verso le casse degl iistituti di previdenza e per omissione di ver-samento dei contributi previdenziali recupe-rati sugli emolumenti dei dipendenti comu-nali ;

che tale situazione si è aggravata ulte-riormente in conseguenza dell'abolizione d ialcuni tributi locali (imposta sul vino, sul be-stiame, sui redditi agrari, prestazioni d'opera )che lo Stato, a mente della legge 3 febbari o1963, n . 56, ha reintegrato con compartecipa-zioni straordinarie sull'I .G.E. che però i co-muni difficilmente riescono ad incassare per-ché, trattandosi di erogazioni di somme senz aspecifica destinazione, sono soggette a com-pensazione amministrativa da parte del di -rettore provinciale del tesoro .

« Appare opportuno, data l'urgenza de lproblema, che al predetto funzionamento de ltesoro, che vigila perché i crediti erariali sia-no soddisfatti, gli vengano attribuiti maggior ipoteri discrezionali, tali da poter decidere sul -la opportunità della compensazione ;

ovvero che la direzione generale del te -soro prenda l'iniziativa di concedere liber ocorso (anche parziale) agli ordinativi di com-partecipazione I .G.E. in favore dei comuni ,prescindendo dalla situazione debitoria d iquesti .

« Per una soluzione integrale e permanent edel problema è auspicabile che tutta la ma-teria della finanza locale venga riveduta eche adeguati provvedimenti di legge regoli -no il ridimensionamento dei rapporti econo-mici fra Stato ed enti locali ;

se non ritenga opportuno adottare prov-vedimenti, sia pure di emergenza, per ovvia-re ad una situazione che mette i comuni nel-la evidente impossibilità di provvedere tal-volta anche all'ordinaria amministrazione eche colpisce particolarmente quelli più pover ie depressi .(3013)

« FRACASSI » .

« I sottoscritti chiedono di interrogare i lPresidente del Consiglio dei ministri, per sa-pere se - in relazione a servizi giornalisticiin corso - abbia ritenuto di disporre un'inda-gine per accertare se risponde al vero chel'ex sottosegretario per la guerra e president edella commissione d'inchiesta Mario Palerm oincaricata di stabilire le responsabilità della

mancata difesa di Roma fornì ad un con -giunto, già redattore di un quotidiano di si-nistra, il dossier contenente i documenti didetta inchiesta; se non ritenga, altresì, ch edetta iniziativa, seguita dalla pubblicazion edella documentazione su un periodico dell acapitale, costituisca una violazione di legg eper sottrazione di importanti e riservati att id'ufficio .

« Gli interroganti chiedono, altresì, di sa -pere se l'inchiesta della commissione Paler-mo fu condotta - come l'interessato afferma -« d'accordo col partito » comunista e se i lprocedimento, che avrebbe dovuto portare su lbanco d'accusa, tra gli altri, l'ex marescialloBadoglio, fu evitato dai Ministri di grazia egiustizia dell'epoca ; e ciò per i rapporti po-litici intercorsi tra loro e il maresciallo Ba -doglio .

(3014)

« SERVELLO, DE MARZIO, Ro\lEO ,

ALMIRANTE, GUARRA, ABELLI » .

« I sottoscritti chiedono di interrogare i lPresidente del Consiglio dei ministri e i Mi-nistri della sanità e dell'interno, per conoscer ese, di fronte alla sciagura che ha colpito mor-talmente 8 ricoverate all'Ospedale neuropsi-chiatrico di Bergamo, dopo che erano state aloro praticate delle iniezioni, pare, deteriorate ,intendono condurre una severa inchiesta pe rstabilire le cause del decesso, il tipo di medi-cinale usato in modo da colpire eventuali re-sponsabili e, nel contempo, accertare i tipi dimedicinali che abitualmente vengono usat iper la cura agli ammalati .

(3015)

« BRIGHENTI, NICOLETTO » .

« Il sottoscritto chiede di interrogare il Mi-nistro delle poste e delle telecomunicazioni ,per conoscere - in considerazione del fatt oche le nuove disposizioni relative alla deter-minazione dei limiti massimi di dimension ie di peso per le partecipazioni di nascita, ma-trimoni e simili e per le stampe augurali con -tenenti convenevoli redatti a stampa ed apenna, hanno creato grave allarme, con grav eripercussioni economico-finanziarie, fra cen-tinaia di migliaia di commercianti con depo-siti e rimanenze e nel caso di fabbricanti contonnellate di materiale invenduto, minaccian-do l'industria cartotecnica italiana :

a) se intenda procrastinare, con urgen-za, sino al 31 dicembre 1966, essendo asso-lutamente insufficiente la proroga concessafino al 31 gennaio 1966, il periodo di tolle-ranza per gli inviti della specie, in modo daassicurare la tranquillità a migliaia e mi-

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Atti Parlamentari

- 17983 —

Camera dei Deputati

IV LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1965

gliaia di aziende in allarme e la continuità d ivendita da parte delle aziende cartotecniche ;

b) se intenda, con urgenza, convocarei rappresentanti delle associazioni dei com-mercianti nonché delle industrie cartotec-niche (aderenti alla Confindustria e allaConfapi) per l'esame del delicato e compless oproblema, anche in considerazione del fatt oche le ridotte dimensioni incidono negativa-mente sul settore creativo-artistico, in mod oda impedirne ogni delicato sviluppo artistic oe di riproduzione ;

c) se, nel prossimo futuro, dopo la ven-dita delle giacenze, ritenga, almeno, intro-durre il formato limite massimo di centime-tri 12 per 23, superiore a quello previsto d i10,5 per 23, adottato da anni da tutti i paes idel M.E .C .(3016)

« BRANDI » .

« Il sottoscritto chiede di interrogare i Mi-nistri dell'industria e commercio e del tesoro,per sapere se corrisponde a verità quanto ri -

portato da un quotidiano torinese su una pro-posta avanzata, di concerto coll'I .M.I ., dallasocietà S.E.I .T. per ottenere l'esercizio prov-visorio di alcuni stabilimenti del CotonificioValle di Susa . In caso affermativo, si chie-de inoltre quanto e quale sia la partecipa-zione pubblica alla società di esercizio, se sipreveda una gestione provvisoria e parzial eoppure un assetto definitivo riguardante tutt igli stabilimenti del complesso "C .V.S. " .

« Nel caso di prevalente partecipazionestatale e di assetto definitivo e di assieme, s ichiede se sia possibile informare il Parla-mento prima che le agenzie giornalistichecirca i programmi di sviluppo produttivo (co nparticolare riguardo alle vendite all'internoe all'estero) e circa i previsti livelli di occu-pazione .(3017)

« MUSSA IVALDI VERCELLI » .

TIPOGRAFIA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI