Popolis - Dicembre 2011

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Periodico di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa anno 9 • n. 7 DICEMBRE 2011 A Natale regala dignità Veneto Banca 1896: le assemblee approvano la fusione Cassa Padana verso la Valtrompia La cooperazione trasforma il mondo

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Popolis è l'house organ di Cassa Padana BCC

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Periodico di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa

anno 9 • n. 7

dicembre 2011

A Natale regala dignità

Veneto Banca 1896: le assemblee approvano la fusione

Cassa Padana verso la Valtrompia La cooperazione trasforma il mondo

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4-5-6-7Valori benedettini per il futuro Cassa Padana, sulla scia della tradizione benedettina

Natale in gioco a Leno e a Cigole

A Natale regala dignitàLe Botteghe del mondo: dove sono

‘Un asino per amico’ anche a Natalesom

mar

ioQRCode, nuovi contenuti multimediali su PoPolis

Se sfogliando la rivista trovate questo “disegno”

avrete scoperto un QRCode che vi permetterà, grazie al vostro cellulare, di vedere un video, leggere un testo in Internet, sfogliare un sito web.

Ma CoMe SI fa? Il vostro telefono cellulare o smartphone deve avere un programma gratuito di lettura. I più comuni sono Nokia Reader, QR app e QR Launcher (per Iphone), KaywaReader, Barcode Scanner (per android). Una volta scaricato il programma, “mostrate” al vostro cellulare, inquadrandolo con la fotocamera, il QRCode. Il gioco è fatto.Il nome QR è l’acronimo dell’inglese Quick Response (risposta rapida) poiché il codice fu sviluppato per permettere una rapida decodifica del suo contenuto.

edito

riali sono i soci il nostro grande valore

Cari soci,la massiccia e partecipata presenza alla recente assemblea straordinaria del 6 novembre scorso rappresenta la più evidente espressione della socialità insita nella cooperativa e che si esplica nella valorizzazione della persona umana.Uno dei principi fondamentali della cooperazione è rappresentato proprio dalla partecipazione attiva dei soci a tutte le fasi della vita della cooperativa.La struttura cooperativa richiede, infatti, che il legame bilaterale cooperativa-socio sia indissolubile dal tasso di partecipazione personale e dalla crescita dell’idea cooperativa tra i soci stessi e nella collettività.In un periodo storico in cui serpeggia una diffidenza sempre più diffusa verso il prossimo, un sostanziale relativismo e, purtroppo, un sempre più forte disamore verso la “cosa pubblica”, crescere all’interno di un movimento con idee e valori forti, alcune volte molto distanti da quelli attuali, ha consentito e consentirà di dare un contributo originale ed incisivo nella società. Fare bene la Banca di Credito Cooperativo significa anche formare una compagine sociale informata, in cui i principi fondamentali siano condivisi e metabolizzati.Concentrarsi sulle persone paga sempre. È ancora più coerente nei tempi di crisi. Soprattutto nelle imprese cooperative. Puntare sulla qualità delle persone è il modo migliore per superare la crisi e preparare il futuro nel modo più adeguato.

vittorio biemmi

presidente Cassa Padana Bcc

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12-13La cooperazione trasforma in mondo

14Cassa Padana in Perù: due anni di progetti

15Cremona / Antonia Stradivari e le 12 Fate

16Brescia / Il soffio umano di un artista patriota: Timo Bortolotti e il Cristo Re di Bienno

17Reggio Emilia / Poesia dei volti femminili

18-19Mantova / Casa di Beniamino:per ricostruire il futuro

20-21Tra il Concerto di Capodanno e nuovi progetti, incontro con la direttrice d’orchestra Giovanna Sorbi

22Giornali finanziari: no grazie

8La fusione fra Cassa Padana e Banca Veneta 1896 è realtà

Cassa Padana e Bcc Valtrompia: i due Cda approvano il progetto di fusione

9Educare al risparmio: come gestirlo?

10-11Alle origini di Cassa Padana, visita alla storica filiale di Leno centroLa “Banchina” di Leno

anno difficile, anno di scelte strategiche

Si chiude un anno formidabile, carico di incertezza e stress, caratterizzato da uno scenario generale di fondo di indubbia gravità. Tutto è inerente, ci riguarda e condiziona. Dalle decisioni della BCE alle scelte imprenditoriali di un piccolo artigiano nostro cliente. È centrale riuscire a cogliere prima, presidiare e reagire, con massima attenzione e lucidità, ad input interni ed esterni che in modo frenetico ed esogeno vanno ad impattare sull’attività della banca, dei soci, dei clienti e in generale dei nostri territori. In questo diluvio di informazioni e di sollecitazioni è importante avere la forza e il coraggio intelligente – perché non è facile – di sintetizzare una propria visione e chiave interpretativa degli eventi, che a volte risulta controcorrente rispetto al più tranquillo conformismo imperante. Ciò permette in molti casi di anticipare le questioni e affrontare i problemi partendo da posizioni migliori.Cassa Padana è forte di un assetto di base ottimale dal punto di vista delle risorse umane, patrimoniali e organizzative e ha un’idea chiara, condivisa del ruolo che in futuro vuole giocare nelle comunità locali in cui opera. Rappresentano la nostra chiave interpretativa che ci ha guidato nelle scelte strategiche compiute quest’anno, volte a crescere dimensionalmente, per diversificare territori e rischi, avere più possibilità di orientarsi verso segmenti di clientela più consoni al mondo bcc, realizzare migliori economie di scala, senza penalizzare, anzi migliorando il radicamento nelle comunità locali. È un disegno tracciato dalla governance della banca, fatto proprio dai dipendenti, compreso e condiviso a pieno dalla base sociale. Crediamo dia più prospettive future al modello di banca vicina ai territori sviluppato da Cassa Padana negli ultimi dieci anni.

luigi Pettinati

direttore generale Cassa Padana

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Mi piace ricordare come abbiamo conosciuto Nokter Wolf. Credo sia sintomatico dell’uomo. Erano i tem-

pi del lancio di “Ora et labora” (vedi il box “Cassa Padana, sulla scia della tradizione benedettina). Sfogliando la rivista Specchio della Stampa leggo di un servizio speciale sull’”aba-te rock”. Di getto gli scrivo una posta elettronica, più per sfi-zio che per altro, pensando che mai e poi mai mi avrebbe ri-sposto. Figurarsi!

Dopo 5 ore Nokter Wolf mi scrive una mail ed entra in contatto con questo “sconosciuto”. Da lì sono nati tanti in-contri e momenti di collaborazione con varie attività svilup-pate da Cassa Padana e Fondazione Dominato Leonense. Ma soprattutto è nata un’amicizia. Profonda e ricambiata.

caro abate priMate, cos’è oggi l’ordine benedettino in italia e nel Mondo?

L’Ordine Benedettino, che è nato in Italia, oggi è presente in quasi tutto il mondo con 7.500 benedettini e 16.500 be-nedettine. Il punto centrale d’incontro si trova a S. Anselmo a Roma, con un ateneo e un collegio internazionale. I mona-steri sono centri di preghiera, di ospitalità e di cultura. Il nu-mero delle vocazioni nell’Occidente sta diminuendo a cau-sa della mancanza di nascite e della mentalità secolarizzata, mentre in diversi paesi dell’Asia c’è un buon afflusso. Tanti monasteri hanno delle scuole: sono 130 mila studenti in tut-to il mondo. Esistono buoni rapporti con i monaci del bud-dhismo Zen e recentemente si sono sviluppati rapporti con teologi musulmani.

san benedetto è patrono dell’europa. coMe valuta lei oggi le attuali difficoltà che incontra il processo di in-tegrazione europeo? che futuro vede per l’europa?

L’Europa deve rendersi conto della unità già esistente e della interdipendenza e formare una specie di governo che ri-spetti da una parte i parlamenti nazionali, ma che renda pos-sibile anche un’azione comune.

lei svolge seMinari di forMazione per dirigenti e Manager di diversi paesi. cosa possono dire di concreto agli ope-ratori econoMici – e alla società in generale – i valori, i principi, l’organizzazione benedettina per aiutare a usci-re dall’attuale fase di crisi?

Tutte le imprese e le banche devono stare in servizio dell’uo-mo, non solo della efficienza economica. Bisogna rispettare gli individui. Quello che manca spesso è la consultazione sui vari livelli. Bisogna creare più riunioni informali per creare un orga-nismo vivo di tutto l’ente, per lavorare e crescere insieme. “Ogni volta che in monastero si deve deliberare qualcosa d’importanza

Valori benedettini per il futuroI N P R I M o P I a N o

l’abate convochi tutta la comunità... Fa’ tutto consigliandoti e a cose fatte non ti pentirai”. (Regola di S. Benedetto, cap. 3).

lei è un priMate costanteMente in viaggio fra continenti e stati. ha una visione più generale del Mondo e di ciò che sta succedendo anche nei cosiddetti paesi in via di sviluppo.

I Paesi in via di sviluppo rimarranno poveri ancora per molto tempo perché manca spesso in loro l’iniziativa per su-perare la povertà. I governi mettono i soldi nelle proprie ta-sche. L’iniziativa per trovare strade per il futuro deve venire dai Paesi stessi. Noi abbiamo un dovere sussidiario.

noi l’abbiaMo conosciuta “sfruttando” la sua passione per la Musica, che va dalla classica al rock più forte.

La musica è il linguaggio del cuore che supera tutte le fron-tiere e crea una unità. È il segno di gioia della vita.

siaMo a fine anno. le festività natalizie e il 2012 incoM-bono. ci possiaMo lasciare con un Messaggio di speranza?

Dio si è fatto uomo per essere uno tra di noi. Ci ha dato l’esempio dell’amore di sacrificarsi per l’uomo a causa del suo amore. Noi dovremmo se-guire il suo esempio. ¬

INCoNtRo CoN NoKteR WoLf, aBate PRIMate MoNdIaLe

di stefano boffini

[email protected]

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IL LegaMe con lo spirito e la tradizione benedettina è per certi versi una chiave di lettura della storia recente di Cassa Padana. Inizialmente è stata un’azione di riscoperta delle nostre radici storiche. Cassa Padana, in modo intuitivo e all’inizio quasi inconsapevolmente, si è posta così in scia di una storia millenaria che risale al tempo di desiderio e dei benedettini. Nel 758 d.C., proprio per volere dell’ultimo re Longobardo nasce l’abbazia “ad Leones” di Leno. figlia primogenita di Montecassino, l’abbazia nel 1200 circa contava più di 100 presenze fra i monaci e per secoli fu centro importante di potere economico-politico dell’Italia settentrionale. ed è proprio sulle fondamenta di questo importante passato che è cresciuto e si è sviluppato, dal punto di vista culturale e dei valori, ma anche economico e geografico, il concetto del “dominato Leonense”, cioè

dell’area in cui l’abbazia

operava e che

tuttora è in larga parte coincidente con la zona di operatività della Cassa Padana. L’influenza è stata forte, ha determinato il carattere e la vocazione di questo territorio.L’abbazia aveva possedimenti che a nord arrivavano al lago di garda e Verona, a sud lungo la via francigena fino a Pontremoli e ad est arrivava fino alle valli di Comacchio. I benedettini, con il loro incessante lavoro e dedizione, hanno reso la Pianura Padana quella che è oggi: un territorio dalla forte vocazione agricola, dai radicati valori cristiani, con ricchezze e potenzialità incredibili. Cassa Padana si è sviluppata nei territori che furono del “dominato Leonense”, con l’intento di valorizzarli nelle loro peculiarità e specificità, caratteristica che era dei benedettini. tante provincie, tante realtà differenti, ma accomunate da medesimi valori. Nel 2002 la Cassa, consapevole dell’importanza simbolica di questo passato glorioso, acquista una parte di Villa Badia, costruita sui resti dell’abbazia, fa nascere la fondazione dominato Leonense e nel 2003 inizia uno scavo archeologico.da allora ad oggi sono stati fatti

convegni, pubblicazioni, eventi.Nel 2004 la fondazione

dominato Leonense ha sottoscritto un patto di

gemellaggio

gemellaggio con l’abbazia di Montecassino, sviluppando congiuntamente attività culturali, mostre, eventi.In un percorso ideale di congiungimento fra Leno e Montecassino, nel 2003 Valerio gardoni ha percorso a piedi il tragitto fra i due monasteri, sulle tracce, anche se a ritroso, di ermoaldo abate di Leno. In quell’occasione viene ricevuto da Padre Wolf che gli ha impartito una benedizione speciale.È dal punto di vista “musicale” però che la collaborazione con l’abate Primate ha trovato forse la forma espressiva più originale. Nel 2006 la fondazione dominato Leonense ha prodotto il cd musicale “ora et labora”, per diffondere la cultura e lo spirito benedettino fra le giovani generazioni. Questo spettacolo, realizzato da Michele Paulicelli, gira ancora per tutta Italia. Il top delle rappresentazioni si è avuto nel gennaio del 2007 a Strasburgo, al Parlamento europeo, in occasione dei 50 anni dell’Unione. Padre Wolf ha suonato il flauto nella band come speciale guest star.Wolf ha poi suonato “ora et labora” a Montecassino, in occasione della festa di San Benedetto e all’abbazia di Sant’anselmo, durante un concerto organizzato insieme alla Bcc di Roma.

NoKteR WoLf è nato il 21 giugno 1940 in Baviera, a Unterallgau ed è l’ambasciatore dei benedettini nonché abate Primate della confederazione dell’ordine di San Benedetto. fu eletto in questa posizione nel 2000, succedendo a Marcel Rooney. Vive a Roma nel monastero di Sant’anselmo, quartiere generale dell’organizzazione.I Benedettini non sono un ordine centralizzato. L’abate Primate ha un ruolo di ambasciatore errante che dialoga con le diverse realtà benedettine e cattoliche in generale. Nel novembre del 2009 l’abate Primate ha

ricevuto un dottorato onorario in legge dall’Università di Sant’anselmo.Nokter Wolf è anche un musicista che si cimenta sia con la musica tradizionale benedettina sia con il rock sin dal 1981. Suona la chitarra elettrica per il gruppo rock di ispirazione cristiana feedback che musicalmente riprende sounds dei Rolling Stones e ZZ top. Ha scritto molti libri ed è anche cronista della tv nazionale tedesca.Wolf è anche interessato al dialogo interreligioso e attualmente presiede il Board dei leader religiosi a livello mondiale.

CaSSa PadaNa, sulla scia della tradizione benedettina

NataLe IN gIoCo a leno e a cigole

di marco sacchi

[email protected]

IL CeNtRo edUCatIVo “allieta Center”, in collaborazione con Cassa Padana e fondazione dominato Leonense propone interessanti attività per le vacanze natalizie. Si tratta di quattro proposte, a Leno e a Cigole, per i bambini delle scuole elementari, ricche di movimento, laboratori d’arte, narrazione e gioco-motricità. attraverso un viaggio tra la storia e la fantasia, esplorando l’antica arte egizia e i misteriosi geroglifici, sarà possibile scoprire un universo pieno di idee e possibilità creative.

LeNoIn Villa Badia (Via Marconi 28) dal 27 al 30 dicembre:• ARTE EGIZIA: 9:30-12:30;• CREA LA TUA FIABA - VIaggIo NeL RegNo deLLa faNtaSIa: 14-17

CIgoLea Palazzo Cigola Martinoni (Via Roma 19) dal 2 al 5 gennaio 2012:

• AVVENTURA ARTISTICA - VIaggIaNdo NeL teMPo: 9:30-12:30.

• CREA LA TUA STORIA - VIaggIo aLLe RadICI deL RaCCoNto PoPoLaRe: 14-17.

Il costo di ogni proposta è di 80 euro; sono previsti sconti e agevolazioni per i figli dei soci della fondazione dominato Leonense e per chi si iscrive a più di un corso.

PeR SaPeRNe dI PIùfondazione dominato leonensetel. 030 9038463Uff. Progetti Cassa Padanatel. 030 9040210www.fondazionedominatoleonense.it

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I N P R I M o P I a N o

dI VaLeRIo [email protected]

A Natale regala dignità

BottegHe deL MoNdo,dove sono

PRoVINCIa dI BReSCIa

Brescia via Villa Glori 10/Btel. 030.3732293 030.3730110

Brescia via San Faustino 22/atel. 030.3772355 030.3772355

gavardo piazza De Medici 4tel. 0365.372538 0365.372538

Leno ad Gentes, via Re Desiderio 18 tel.030.906660

Rezzato via 4 novembre 63tel. 030.2793827 030.2793827

ghedi Largo Zanardelli 6tel. 030.901451 030.901451

Rovato via Cantù 26tel. 030.7709585 030.7709585

Manerbio associazione Jangadavia San Martino del Carso 3tel. 030.9937520darfo-Boario terme via Scura 1tel. 0364.536237

Iseo via Mirolte 49/atel. 030.9821910 030.9821910

PRoVINCIa dI CReMoNa

Cremona corso Matteotti 40tel. 0372.463800 0372.534562

Casalmaggiore via Cavour 89/Bistel. 0375.201802

Crema Via Santa Chiara 52tel. 0373.250670

PRoVINCIa dI MaNtoVa

Mantova via J. Daino 1/3tel. 0376.327841

Suzzara via Montaldi 16

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“un dono equo e solidale regala dignità a chi lo riceve e a chi lo produce”. Natale racchiude quel calore da focola-

re capace di rendere più dolci le difficoltà della vita quotidiana. Nonostante la crisi e i mille problemi che ci affliggono anche il prossimo Natale arriverà carico di significato. Il regalo natalizio abbraccia il valore simbolico di fratellanza, un cesto di prodotti equo solidali è colmo di doni che rimandano ai colori e sapori del mondo. Per contribuire alla costruzione di un’economia più equa avvicinando persone e culture.

Le Botteghe del mondo, dove possiamo trovare tante idee per il regalo di Natale, fanno parte di un’organizzazione attiva a livello nazionale ed internazionale. Promuovono e realizzano iniziative di economia solidale per l’autosviluppo delle comunità di contadini e artigiani nel Sud del Mondo. Raggruppano più di un centinaio di organizzazioni non-profit che promuovono il commercio equo e solidale attraverso la gestione di 350 Botteghe, veri e propri la-boratori di ricerca, luoghi di solidarietà e cooperazione.

Il commercio equo solidale con grande sforzo e caparbietà è riuscito ad affermarsi, per proporre un modello di commercio lontano da qualsiasi forma di monopolio di mercato, di prodot-ti, di risorse umane e na-turali.

È nato da azioni spon-tanee negli anni ’80. Pa-dre José Carollo, missio-nario a Quito, in Ecua-dor, propose all’Associa-zione Ferrara Terzo Mon-do di acquistare caffè pro-dotto dai campesinos lo-cali. La vigilia di Nata-le del 1987 arrivò in Ita-lia il primo carico di caf-fè equo e solidale. Venne venduto soprattutto tra

gli amici. Qualche anno dopo le stesse persone che avevano ri-schiato e sognato con il primo caffè, continuarono a rischiare e sognare, decidendo di fondare Commercio Alternativo, una so-cietà cooperativa interamente dedicata al commercio equo e so-lidale. Era il 1992.

Un dono equo solidale viene pagato equamente ai produtto-ri del Sud del Mondo, è realizzato senza sfruttamento dei lavo-ratori, delle donne e dei bambini. Inoltre alle Botteghe si pos-sono confezionare doni natalizi per aziende, enti pubblici, asso-ciazioni e privati.

Non sempre i prodotti del commercio equo e solidale vengo-no dal Sud del mondo. Qualche volta anche dall’Italia. È il caso dei prodotti di Libera Terra che provengono da cooperative che aderiscono a “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le ma-fie”: ognuno di essi ha una storia e una personalità proprie, che si intreccia al percorso di riscatto dei terreni confiscati alla ma-fia. Prodotti biologici che contribuiscono a migliorare la propria vita e ad investire per crescere nel rispetto dell’uomo e dell’am-biente, in condizioni di lavoro dignitose, frutto di rapporti com-merciali paritari e continui nel tempo. ¬

Viadana via Garibaldi 67tel. 339.3902834

PRoVINCIa dI BeRgaMo

Bergamo via Baioni 34tel. 035.210520 035.210520

Bergamo via Zambonate 89tel. 035.246837 035.246837

Bergamo via Garibaldi 6nembro (Bergamo)tel. 035.4127207 035.4127207

Romano di Lombardiavia Tadini 66 tel. 0363.901764 0363.901764

gazzaniga via Cesare Battisti 33tel. 035.714691 035.714691

Calusco d’adda via V. Emanuele 106 tel. 035.799055 035.799055

Villa d’almè via Dante 5tel. 035.545585 035.545585

treviglio via roma 10tel. 0363.46970

Clusone via De Bernardi 17tel. 0346/20008

Casazza via Don Luigi Zinetti 2tel. 035 812092

PRoVINCIa dI PaRMa

Parma Borgo Tommasini 25/atel. 0521.200900 0521.200900

Parma via Farini 9/atel. 0521.200900

PRoVINCIa dI PIaCeNZa

Piacenza via Calzolai 63tel. 0523.322790 0523.322790

PeR SaPeRNe dI PIùwww.altromercato.it/it/din-botteghe-del-mondowww.liberaterra.itwww.equodibergamo.it/

‘UN aSINo PeR aMICo’ anche a natale

L’associazione Centro Natura amica – onlus che promuove iniziative di pet therapy con l’ausilio dell’asino a favore di soggetti caratterizzati da diverse tipologie di fragilità – propone per Natale la possibilità di sostenere le attività sociali con l’acquisto di prodotti a base di latte d’asina. Il latte di asina è un prodotto antico, utilizzato da sempre per le sue proprietà. Cleopatra, Poppea, Paolina Bonaparte, Messalina, la principessa Sissi di Baviera erano solite immergersi nel latte d’asina per conservare

lo splendore della loro pelle, proprio per la capacità del latte d’asina di restituire alla pelle un candore infantile e renderla come d’alabastro. Il latte di asina, raro e prezioso, molto simile al latte materno, unico nella composizione, soddisfa pienamente le esigenze attuali sia in ambito nutrizionale che cosmetologico. Per un gesto di benessere e per una pelle sana e luminosa, sono

disponibili saponi artigianali e bagnoschiuma delicato; mentre per una maggiore idratazione è disponibile la crema mani protettiva rigenerante. Per una strenna originale, tutti i prodotti – con garanzia di qualità e senza conservanti aggiunti, glutine, parabeni, siliconi, allergeni, derivati dal petrolio, alcool – possono essere confezionati e consegnati secondo necessità. b.c.INfo Centro natura amica onlusTel. 030 [email protected]

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l a B a N C a a l t u o s e r v i z i o 1

di stefano boffini

[email protected]

Cassa Padana e BccValtrompia:i due Cda approvano il progetto di fusione

BCC VaLtRoMPIaL’attuale Banca di Credito Cooperativo della Valtrompia è il prodotto della fusione, nel 1993, di due piccolissime realtà: Bovegno (costituita nel 1897) e Lodrino. Unendo forze, ricchezze e criticità di ognuno sono diventate patrimonio comune e le peculiarità di ciascuna si sono ancor più valorizzate, consentendo così per lungo tempo di salvaguardare l’identità mutualistica e localistica.Nel 1999 l’assemblea dei Soci della Bcc dell’alta Valtrompia scelse la linea dell’autonomia e del rilancio dell’Istituto che, riorganizzandosi, intraprese una fase di ulteriore sviluppo della banca. Con questa decisione, la BCC ha perseguito di diventare la Banca di riferimento per tutta la Valle in via autonoma. Così si inquadra la scelta strategica di aprire la sede secondaria di gardone Val trompia, scelta condivisa anzitutto dalle Comunità presso le quali si rivolgeva la nuova iniziativa, e di assumere a partire dal 2003 il nome di Banca di Credito Cooperativo della Valtrompia.

L’assemblea straordinaria di Cassa Padana, che si è riunita domenica 6 novembre a Leno in Villa Badia, sede della fondazione dominato Leonense, ha approvato all’unanimità (1400 i soci presenti direttamente o per delega) il progetto di fusione con Banca Veneta 1896, che nel mese di settembre aveva già avuto il via libera da parte di Banca d’Italia.anche l’assemblea “gemella” di Banca Veneta 1896, svoltasi in contemporanea, ha deliberato con grande compattezza e convinzione (su 1040 soci votanti uno solo quello contrario) la fusione con Cassa Padana, designando due consiglieri, antonio Masin e gianni Rodin, a integrazione del consiglio di amministrazione di Cassa Padana – nomina ratificata poi dall’assemblea stessa di Cassa Padana – in rappresentanza della realtà socio economica di un territorio che copre il Basso Veronese, il Polesine e la Provincia di ferrara. a seguito delle pronunce delle due basi sociali, con 61 sportelli Cassa Padana diviene la seconda banca di credito cooperativo italiana per numero di filiali.

obiettivo è la valorizzazione di una centenaria esPerienza di credito cooPerativo in valtromPia che va ad arricchire il modello di banca dei “territori” sviluPPato da cassa Padana, Più risPondente alle esigenze del contesto attuale

iconsigli di amministra-zione di Bcc Valtrom-

pia e Cassa Padana, riuni-tisi rispettivamente il 17 e 18 ottobre, hanno appro-vato il progetto di fusione fra le due banche di credi-to cooperativo, dando avvio all’iter procedurale che pre-vede l’autorizzazione prima da parte della Banca d’Italia e poi la successiva sottopo-sizione del progetto alle ri-spettive assemblee dei soci,

indicativamente nella tarda primavera del 2012.

Bcc Valtrompia è una banca fortemente radicata nel proprio territorio, sentita dalla propria comunità come volano autoctono di sviluppo della Valle che ne ha accom-pagnato la storia degli ultimi cento anni. Rappresenta og-gi una delle poche espressioni di realtà creditizie locali non appartenenti a gruppi ban-cari. Le dimensioni limitate, nell’attuale contesto econo-mico, non le consentono di svolgere a pieno questa sua insostituibile funzione.

La fusione con Cassa Pa-dana permette di valorizzare e dare prospettive future di espansione al credito coope-rativo nella Valle, mediante la creazione di un’area territo-riale della Valtrompia, dotata di ampia autonomia, esclusi-vamente dedicata all’attività commerciale e sociale a favo-re della comunità locale.

La fusione dà la possibi-lità di proporre in paralle-lo anche in Valtrompia pro-gettualità tese a promuovere

bene comune, coesione socia-le, crescita sostenibile, svilup-pate direttamente dalla banca di credito coooperativo in ap-plicazione dell’articolo 2 dello statuto, avvalendosi delle ri-sorse patrimoniali, organizza-tive e di esperienza sviluppate in questi anni da parte di Cas-sa Padana.

Per Cassa Padana la fusio-ne rappresenta anche la pos-sibilità di ricongiungimento territoriale con l’Area Ca-muna.

I due consigli di ammi-nistrazione hanno sposato il modello della “banca dei ter-ritori” che fra di loro dialo-gano, ognuno con le proprie caratteristiche, identità e au-tonomie, attraverso soluzio-ni organizzative efficienti che realizzano una migliore pros-simità rispetto alle diverse co-munità locali e alle esigenze di tipo economico e non che queste esprimono.

È l’asse portante di que-sto progetto di aggregazione. Esattamente lo stesso che ha mosso la fusione in corso con Banca Veneta 1896. ¬

dati di sintesidi bcc valtromPiaaL 31/12/2010

soci 2235clienti 4192impieghi 91

(in milioni di euro)raccolta 102

(in milioni di euro)raccolta indiretta

32 (in milioni di euro)

patrimonio vigilanza

13 (in milioni di euro)

dipendenti 31filiali 4 Presidente romano

bettinsoliDirettore generale

luca giovannelli

la fusione fra CaSSa PadaNae BaNCa VeNeta 1896 è REaLTà

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Educare al risparmio: come gestirlo? l a B a N C a a l t u o s e r v i z i o 2

il risparMio è quel prezioso salvadanaio che il lavora-

tore è riuscito ad accantona-re nell’arco di anni di lavo-ro e sacrifici. Un bene che è importante proteggere per poterne, poi, disporre in un secondo momento. Per far fronte a spese impreviste, ga-rantire un reddito futuro da affiancare a quello offerto dal sistema pensionistico, com-piere un investimento im-portante, lasciare un’eredi-tà ai propri figli. Per questo il concetto che è importante recuperare oggi è un rinnova-to atteggiamento di pruden-za e cautela nella gestione dei propri soldi.

“I nostri clienti sono per la maggior parte famiglie di lavoratori che affidano a noi il loro salvadanaio”, – sot-tolinea Andrea Zanoni, re-sponsabile della divisione

di laura simoncelli

[email protected]

risparmio di Cassa Padana – “a noi sta la grande respon-sabilità di difendere il lo-ro patrimonio e, allo stesso tempo, cercare di farlo ren-dere nella maniera più saggia e sicura possibile”.

Il rischio di un investi-mento, in condizioni nor-mali di mercato, è solita-mente quantificabile sulla base di metodologie statisti-che: sull’analisi del passato, la frequenza di certi even-ti viene catturata da distri-buzioni di probabilità. Sia-mo guidatori che guardano nello specchietto retroviso-re, ma convinti di guarda-re avanti, ci insegna Nassim Nicholas Taleb, filosofo, tra i massimi esperti in mate-matica finanziaria e auto-re del libro “Il cigno nero”. Durante i momenti di crisi, come l’attuale, il rischio pe-

rò torna ad essere incertez-za, quell’imprevedibile stato di natura che la matematica fatica a modellare.

“Nella nostra attività quo-tidiana ci imbattiamo, talvol-ta, in alcuni risparmiatori che vanno alla ricerca affannosa del rendimento” – prosegue Zanoni. “È importante sape-re che non è tutto oro ciò che luccica e che, spesso, alto ren-dimento di un titolo signifi-ca alto rischio di insolvenza da parte dell’emittente. Bi-sogna, quindi, fare attenzio-ne ai titoli che promettono guadagni troppo elevati, per-ché queste promesse, spesso, celano situazioni di difficoltà del soggetto che emette i ti-toli stessi”.

Ma cos’è un titolo obbli-gazionario? E’ uno strumen-to finanziario che rappresenta un credito del risparmiato-re nei confronti dell’emitten-te. Acquistando il titolo l’in-vestitore diventa creditore di quell’ente, che si impe-gna a pagare interessi perio-dici e a rimborsare il capita-le, ad una scadenza prefissata. Tutte le caratteristiche di cia-scun prestito obbligaziona-rio, quali la modalità di de-terminazione degli interessi, la frequenza delle cedole, la data di rimborso del capita-le, vengono dettagliatamen-te descritte nel “Regolamen-to del prestito”.

Uno dei primi punti da definire con certezza per ana-lizzare un prestito obbliga-zionario è, dunque, la natu-ra dell’ente emittente (ovvero l’ente di cui l’investitore di-venta creditore) e stabilire

con esattezza le condizioni del contratto.

“In passato, il risparmia-tore italiano era più pru-dente” – continua Zanoni. “Questo atteggiamento, in parte dovuto ad una carat-teristica specifica dei rispar-miatori italiani da sempre poco propensi al rischio, de-rivava anche dal fatto che lo Stato italiano garantiva ele-vati rendimenti sui titoli di Stato e non vi era dunque l’esigenza di strumenti finan-ziari alternativi. Con l’ingres-so dell’Italia nell’Euro, però, il rendimento di questi tito-li si è ridotto, di conseguenza il risparmiatore ha iniziato ad avvicinarsi a nuove forme di investimento e ad inserire nel proprio portafoglio strumen-ti finanziari con un grado di rischio più elevato e con ca-ratteristiche di difficile com-prensione per i non addetti ai lavori”.

Questo processo è sta-to accompagnato da una costante evoluzione della normativa relativa agli inve-stimenti, che ha dettato una serie di regole volte a tutelare il risparmiatore. Tuttavia, la sola normativa non può esse-re sufficiente a salvaguardare l’investitore. È, invece, neces-sario un corretto processo di selezione degli investimenti, in base al rischio degli stessi. Accrescere la cultura finan-ziaria è il miglior strumento per evitare di incorrere in in-vestimenti non coerenti con le proprie aspettative. ¬

2. continua

(nel numero di novembre 2011di Popolis abbiamo parlato di: Il Fido)

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di silvano [email protected]

l a B a N C a a l t u o s e r v i z i o 3

Alle origini di Cassa Padana

da sinistra seduti: alessandra Pesci, Luca Boniotti e Valentina Savi.da sinistra in piedi: Mario Cigognini e Severino Mantelli.

»

“nel diceMbre 1996 sono entrato in Cassa Padana e con altri tre

colleghi abbiamo aperto un nuovo spor-tello in “centro” a Leno, sia per acquisire nuova clientela sia come supporto della filiale di Leno Sede. Ad Aprile 1998 so-no stato nominato vice-responsabile del-la filiale di Leno Sede fino a giugno 2000 allorquando sono rientrato a Leno Cen-tro, nel frattempo diventata filiale, con funzione di responsabile”.

leno è piazza storica per la cassa, che realtà econoMica e sociale hai trovato? e quali tipologie di servizi bancari sono più richiesti dalla vo-stra clientela?

“La nostra clientela è principalmente composta da privati e piccole aziende ar-tigiane che operano in vari settori (agri-colo, edile, meccanica di precisione ed automative). In questo periodo, anche se il lavoro non manca, la crisi si fa sentire e

gli imprenditori lamentano grosse diffi-coltà a far quadrare i bilanci, pur con un impegno maggiore rispetto al passato.

Essendo Leno sede storica della Cas-sa tutti i lenesi sanno quanto la “banchi-na” (così era chiamata un tempo) abbia fatto nel corso degli anni e cosa stia fa-cendo ora per la comunità e il territorio: dal sostegno alle famiglie ed imprese, all’impegno nel sociale con il Dominato Leonense Sanità e ora Villa Giuseppina, a quello culturale con la Fondazione Do-minato Leonense e tanto altro ancora. È quindi facile dialogare con gente che ca-pisce e fa proprie tutte queste iniziative.

Tutti i principali servizi bancari of-ferti da Cassa Padana vengono apprezza-ti ed usufruiti dalla nostra clientela. Da quelli più tradizionali – servizio fidi, ser-vizio titoli, servizio estero, consulenza al-le aziende, assicurazioni, leasing e facto-ring – a quelli più moderni e tecnologici come il trading on line sui titoli, piutto-

visita alla storica filiale di leno centro

Severino Mantelli, responsabile della filiale Cassa Padana di Leno centro è nato a Manerbio 49 anni fa e vive a Milzano, dove, dal 1992, è sposato con Mariarosa da cui ha avuto due figli, francesca 18 anni e Stefano giuseppe 17. Nel tempo libero, oltre a dedicarsi alla famiglia, coltiva il suo hobby preferito: il nuoto.dopo aver conseguito il diploma di ragioneria presso l’ItC g.C. abba di Brescia ed aver assolto al servizio militare, Severino ha iniziato il suo percorso lavorativo presso un’azienda privata di gottolengo come ragioniere, poi da luglio 1986 fino a novembre 1996 è stato addetto back office e ufficio titoli in un istituto di credito. Nel dicembre del 1996 inizia la sua avventura nel mondo del Credito Cooperativo.Ma lasciamo parlare Severino.

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La “BaNCHINa” dI LeNo

NeLLa SeCoNda Metà dell’ottocento, dopo l’unità d’Italia, ci fu nel paese un grande fermento sia in campo economico che sociale e politico. Questo non

portò subito al miglioramento delle condizioni di vita delle classi meno abbienti, che decisero di unire le loro capacità operative, morali ed economiche, pervenendo ad una solidarietà consapevole e responsabile a difesa dei loro diritti.Rientra in questo contesto la nascita delle Casse Rurali in Italia che subì un forte impulso verso la fine del secolo dopo

con l’enciclica “Rerum novarum” di Papa Leone XIII. Il mondo rurale poteva contare quindi su uno strumento di crescita sociale ed economica. Si guardava al futuro con più speranza, perché si poteva usufruire di un mezzo capace di soddisfare le esigenze creditizie dei coltivatori.a Leno la Cassa Rurale nasce il 31 ottobre 1893 grazie al curato don Bartolomeo Voglio che, insieme all’arciprete Luigi olivares e a un gruppo di illuminati cittadini, fondò la “Cassa agricola ed Industriale di Prestiti” a sostegno dell’agricoltura, della piccola proprietà e dell’artigianato. La prima sede si trovava in un locale di Via ospitale.In questi anni l’agricoltura nel territorio lenese e in genere in tutta la provincia di Brescia cresce grazie al diffondersi della meccanizzazione, al miglioramento delle coltivazioni foraggere, all’allevamento del bestiame bovino con la produzione di burro, formaggi e carne. E gli interventi della “Banchina” (così veniva chiamata la Cassa Rurale dalla comunità) diventano vitali per favorire lo sviluppo di tali attività.La sede della banca non rimase sempre in Via ospitale. Subì diversi spostamenti. Ricordiamo gli ultimi. Fino al 1972 operò in alcuni locali presi in affitto dal Comune, l’attuale anagrafe. nel 1973 acquistò un immobile in via Dante, la vecchia “osteria Slaviero”, nel quale, dopo adeguata ristrutturazione, trasferì la propria sede.Il 15 marzo1975 ci fu la grande fusione tra le Casse Rurali di Leno, Gambara e Seniga-Pescarolo (quest’ultima era il risultato di una fusione fatta quattro anni prima tra le casse di Seniga e Pescarolo). La sede della Cassa di Leno divenne la sede centrale della neonata “Cassa Rurale ed artigiana della Bassa Bresciana”. al momento della fusione la nuova cassa contava 12 dipendenti: 4 a Leno, 4 a Gambara e 4 a Seniga-Pescarolo. La sede centrale rimase in via Dante fino al 1985 quando venne trasferita in Via XXV aprile, dove attualmente sono ospitati la filiale di leno sede e alcuni uffici operativi della banca, mentre la sede principale di Cassa Padana si trova in Villa Seccamani. Dopo il 1985 i locali di Via Dante sono stati per alcuni anni sede di uffici operativi, principalmente Ufficio Titoli. Dal giugno 2000 ospita la seconda filiale di Leno, Leno centro.

fiancato dal vice-responsabile Mario Ci-gognini arrivato a marzo 2011 dalla filia-le di Isorella dove si è professionalmente formato, e si sta rivelando un prezioso collaboratore.

Valentina Savi è nella nostra filia-le dal maggio 2007 con mansione di operatrice di sportello. In questo perio-do è molto entusiasta di iniziare la nuo-va esperienza come “aviatore” nell’ope-razione di fusione con Banca Veneta 1896 che dal primo gennaio 2012 la ve-drà assente dalla filiale per alcune setti-mane. Luca Boniotti, assunto a maggio 2007 con mansione di cassiere, si occu-pa del back office, solerte ed efficiente. Alessandra Pesci è stata assunta nel luglio di quest’anno, dopo due anni di master post diploma in esperto di credito coo-perativo glocale, un master studiato e vo-luto da Cassa Padana per la formazione a tutto campo dei giovani operatori sui te-mi del credito cooperativo.

Oltre a noi in filiale tro-va sede l’ufficio del capo area, Tarcisio Priori, che coordina le 7 filiali dell’area Bassa Bre-sciana con professionalità ed esperienza”. ¬

sto che il core e l’home banking per una miglior gestione dei rapporti bancari che permette alla clientela di disporre bonifi-ci, emettere riba, pagare ricevute banca-rie, F24. Direttamente e con tutta sem-plicità da casa o dal proprio ufficio. E ancora, l’home banking next light, per le sole consultazioni dei rapporti bancari e l’invio di tutte le comunicazioni in mo-dalità elettronica, molto apprezzato dai clienti in sostituzione della tradizionale posta cartacea”.

la vostra è una bella filiale coMpo-sta da cinque persone: parlaci un po’ dei tuoi colleghi e del vostro rap-porto lavorativo.

“Nei 15 anni di Cassa Padana ho avuto il piacere di lavorare con diversi colleghi, soprattutto giovani. Mia sod-disfazione personale è vederli ora tutti in ruoli di responsabilità all’interno della struttura. Attualmente in filiale sono af-

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i n o s t r i P R o g e t t I N e L M o N d o

di elisabetta berto

[email protected]

La cooperazione trasforma il mondo

Manuel Rabines è direttore generale di Fenacrep, la federazio-ne nazionale peruviana di cooperative di risparmio e credi-

to con cui Cassa Padana collabora da anni (vedi articolo Cassa Padana in Perù di pag. 14). Lo scorso luglio, a Glasgow, è stato nominato presidente del Consiglio Mondiale delle Cooperati-ve di Risparmio e Credito. Con lui abbiamo parlato del futu-ro della cooperazione.

le cooperative coMe hanno caMbiato la sua vita? e lei coMe ha caMbiato la vita delle cooperative?

Quando, quarantanove anni fa, uscii dall’università, il mio primo impiego fu in una cooperativa di risparmio e credito. In

incontro con MaNUeL RaBINeS, Peruviano, Presidente del consiglio mondiale delle cooPerative di risParmio e credito

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che sappia riconoscere le differenze tra un’istituzione finanzia-ria con fini di lucro e una con funzione e missione sociale.

Ho iniziato a lavorare per Fenacrep quando l’industria fi-nanziaria nazionale era in crisi e ho la soddisfazione di poter dire che ho potuto dare un contributo con la mia esperien-za per la stabilizzazione delle cooperative peruviane. Attual-mente siamo il settimo movimento cooperativo più gran-de d’America.

cosa possono insegnare le cooperative di risparMio e credito al Mondo?

Possiamo contare su una serie di esperienze e iniziative basate su tecnologie che potrebbero servire a cooperative di altri paesi. Abbiamo esperienze di successo come quelle del finanziamento di catene produttive in ambito agricolo, pre-miata da USAID come uno dei suoi migliori progetti a livello regionale; allo stesso modo, siamo azionisti di una rete di ser-vizi cooperativi denominati Kuskanet i quali, attraverso una piattaforma tecnologica, portano alle cooperative peruviane servizi tra i quali le carte di debito e gli sportelli bancomat, per raggiungere i soci fisicamente più distanti.

cooperative di credito e crisi: le cooperative han-no più chance di sopravvivere, coMe già successe in passate epoche di crisi, o corrono il rischio di scoMparire?

In seguito all’ultima crisi finanziaria mondiale, anche le Cooperative di risparmio e credito sono rimaste colpite ma l’impatto non è stato così significativo, per due ordini di mo-tivi: i crediti sono diversificati su vari tipi di attività commer-ciali e per lo più sono di piccola entità. Anche in tempo di crisi, i piccoli produttori hanno saputo rispondere ai propri impegni finanziari, infatti nella crisi del 2008 la crescita per-centuale delle cooperative è stata considerevolmente supe-riore rispetto a quella della banca, arrivando a ridurre i pro-pri indici di morosità.

il Mondo sarebbe Migliore o peggiore senza coope-rative di risparMio e credito?

Le cooperative in tutto il mondo sono scuole di demo-crazia e generano benessere per milioni di persone. Per esem-pio, qui in Perù abbiamo avuto il problema del terrorismo ma le cooperative non sono mai state attaccate perché si sa-peva che appartenevano al popolo. In Perù il cooperativismo ha insegnato alle persone che la soluzione ai problemi socia-li del paese passa attraverso l’impegno personale. Formare le proprie cooperative o esserne parte è stato per queste perso-ne di grande aiuto per vincere sfide personali, migliorare la qualità della propria vita ed essere cittadini più produttivi per la società. In altre parole, le cooperative offrono benessere al socio e alla sua famiglia.

un difetto e un pregio delle cooperative di credito.Il difetto: il problema della governance, soprattutto nei

paesi emergenti dove ancora dobbiamo imparare a gestire al meglio i conflitti interni tra gli organi di governo.

Il pregio: grazie a noi centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo hanno cambiato in meglio la propria vita e continueremo in questo modo! ¬

quella cooperativa gli unici professionisti eravamo il diretto-re ed io. Lavorammo duro e la ricompensa fu che, negli anni seguenti, vedemmo quella stessa cooperativa diventare la più grande del Perù e dell’America Latina.

Il cooperativismo ebbe un effetto molto importante su di me, mi diede qualcosa di inestimabile: una coscienza so-ciale. E cambiò la mia vita in positivo. Vi posso confessare

che sin da quando iniziai la mia carriera, mi vennero of-ferte parecchie opportunità di uscita dal movimen-

to a condizioni economiche vantaggiose. Non le accettai mai.

Ho avuto l’opportunità di lavorare in un settore come quello del-

la cooperazione nel qua-le mi identifico e non ho rimpianti. Il denaro non è tutto.

risale allo scorso luglio la sua ele-

zione alla presi-denza del con-siglio Mondia-le delle coope-

rative (woccu) di risparMio e credi-

to. l’ultiMo presiden-te latino-aMericano fu,

più di 27 anni fa, rocael garcia, un guateMalteco. perché è

passato così tanto teMpo priMa che un altro presidente latino-aMericano

venisse eletto e perché proprio ora la sua elezione?Mentre gli Stati che hanno avuto un presiden-

te del movimento cooperativo hanno permesso ai pro-pri rappresentanti di fare carriera all’interno del Consiglio

Mondiale delle Cooperative per diversi anni, i Paesi latinoa-mericani hanno cambiato spesso i propri rappresentanti. Io sono arrivato a questa posizione perché ho avuto l’opportu-nità di essere rappresentante del movimento cooperativo pe-ruviano all’interno del WOCCU per 12 anni.

in che Modo pensa che la sua elezione aiuterà le co-operative di risparMio e credito peruviane?

Questo mio riconoscimento è stato accolto molto bene dalle cooperative peruviane che hanno iniziato a dimostrare un maggiore impegno nel rispettare le raccomandazioni date da FENACREP per il miglioramento della loro gestione.

coMe caMbierà la sua vita con questo nuovo incari-co e qual è stata la sua Maggiore soddisfazione nel lavorare per fenacrep?

Questa nuova posizione mi dà l’opportunità di realizzare attività con organismi come il Parlamento Europeo e il Co-mitato di Basilea, che con le loro normative influenzano tutto il mondo finanziario. Il nostro obiettivo è di giungere ad una legislazione specifica sulle cooperative di risparmio e credito

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Cassa Padana in Perù:due anni di progetti

stanno nascendo come funghi. Le cooperative di risparmio e credito

frutto dei gruppi strategici di sviluppo del Foncodes, il Fondo di Cooperazione per lo Sviluppo Locale del Perù, stanno tra-sformando il loro status di programma di microfinanza in una vera e propria isti-tuzione formale e regolata con un effetto domino in accelerazione.

Dopo la coopac La Progresiva di Tara-poto, regione di San Martín, anche i Red Rural dell’altipiano di Puno hanno porta-to a termine la trasformazione in coopac Red Rural Cojata, coopac Cabanillas Mañazo e coo-pac Virgen de la Candela-ria, mentre nel nord della provincia di Lima è nata la coopac Sol Naciente. Ma non è tutto. Altri quattro Red Rurales sono in via di trasformazione: il Red Santo Tomás de Cuzco ha fondato la coopac Qori-laso, ‘laccio d’oro’, in al-lusione al vestiario tipico degli allevatori degli alti-piani andini; il Red Macusani ha costitui-to la coopac Wiñay Macusani, ne ha otte-nuto la registrazione nei registri pubblici e sta aspettando che la Fenacrep conce-da l’autorizzazione ad iniziare la sua ope-ratività. Infine, il Red Inkawasi ha dato il via alla coopac Valle de la Leche, mentre il Red Sonche-Utcubamba ha fondato la coopac Agrofinca.

Ma il progetto “Promozione di servizi finanziari cooperativi in aree rurali del Pe-rù” non si è limitato a far salire a sei le co-operative nate, se si considera anche Cre-dicoop Surandino, costituita a novembre 2009. I due anni di lavoro sono anche

stati utili per approfondire una relazione di mutuo scambio con alcune contropar-ti già conosciute: ad esempio, con la coo-perativa Los Andes Cotarusi, Cassa Pada-na ha potuto instaurare una relazione più profonda, condividendo la metodologia per la stesura del primo bilancio di coe-renza. Los Andes Cotarusi ha presentato questo lavoro ai soci nella sua decima as-semblea annuale di febbraio 2011. Il pri-mo lavoro di questo tipo richiede anco-ra alcuni aggiustamenti, ma la coopac si è impegnata a dare continuità e sta cre-

ando una struttura dedi-cata al monitoraggio e alla fornitura di servizi non fi-nanziari in tutta la sua re-te di uffici.

Oltre a ciò, i due an-ni del progetto sono sta-ti momento propizio per mettere in comune buo-ne pratiche di finanza ru-rale, attraverso scambi di esperienze. Ne sono emersi orientamenti generali e an-che insegnamenti più spe-

cifici. Innanzitutto, principio sacro del-la cooperazione di credito è la centralità della persona. Questo si declina nel sape-re sviluppare una coscienza cooperativa tra i soci e chi opera nell’istituzione, ol-tre che ad accompagnare i servizi finan-ziari con la fornitura di servizi non finan-ziari, sempre orientati alla crescita della persona come socio e come imprendito-re. Il tutto condito da un approccio tra-sparente, che permetta di generare fiducia nell’istituzione, e da una generale capaci-tà di valutazione del cliente, perché non esistono clienti cattivi, esistono istituzio-ni finanziarie che non ne sanno valuta-

re le possibilità di restituire un credito. Grande intuizione della finanza appli-

cata al contesto rurale è poi l’aver capito che i campesinos sono soggetti di credito a tutti gli effetti, perché svolgono attività redditizie che consentono di risparmiare e soprattutto sviluppano una cultura del risparmio perché sono persone molto re-sponsabili. Quindi, ciò che conta non è risparmiare grandi quantitativi di denaro, ma saper risparmiare. Bandita dalle buo-ne pratiche di finanza rurale è perciò la beneficenza. Infine, altro segreto del suc-cesso della cooperazione di credito in am-bito agricolo è il saper rimanere nel conte-sto locale e non abbandonarne il processo di sviluppo: a prodotti finanziari ritaglia-ti sulle esigenze dei campesinos si devono accompagnare anche cooperatori che ne parlino la lingua e che conoscano il ter-ritorio, oltre a persone sensibili al tema ecologico, perché dalla terra e dall’acqua e dalla capacità di proteggerle dall’inqui-namento dipende il futuro dell’agricoltu-ra e degli stessi campesinos. ¬

i n o s t r i P R o g e t t I N e L M o N d o

di elisabetta berto

[email protected]

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i n o s t r i P R o g e t t I a C R e M o N a

Antonia Stradivarie le dodici Fatedi barbara [email protected]

se a creMona abitassero 12 differenti fate, nasco-

ste nei posti più impensati, cosa direbbero? Come descri-verebbero la loro città?

Per la gioia dei bambini – e non solo – Antonia Stradi-vari, ultima discendente del leggendario liutaio cremonese e nota attrice di teatro, ha cre-ato la magia di 12 favole, una per ogni mese dell’anno, rac-colte in un libro illustrato da Laura Bruschi e pubblicato, anche grazie alla collaborazio-ne con Cassa Padana, dalla li-breria il Convegno. Ne abbia-mo parlato con l’autrice.

antonia, coMe è nata l’idea di questa raccolta?

Considero questo libro la fine di un percorso, un viaggio iniziato nel 1997, da quando il 13 dicembre ho co-

minciato a rappresentare San-ta Lucia, travestendomi per i bambini e raccontando in fiaba la storia della Santa. Ri-cordo il primo anno in Piaz-za Duomo: quanti bambini, quanti occhi curiosi e attenti. La tradizione è continuata al Parco del Vecchio Passeggio, per poi terminare nel 2009. Da questa poetica esperien-za con i bambini, col mon-do fantastico della fiaba, è na-ta l’idea di rendere concreta e tangibile questa magia.il libro è appena uscito ed è pronto per essere

le sue fate coMe sono? Sono gli spiriti nasco-

sti delle cose. Personaggi che sentono spesso la solitudi-ne di questa città. Ogni me-se è rappresentato da una fata diversa, con una diversa sto-ria, ambientata in un angolo della nostra città, un quadro di tradizioni e abitudini loca-li, è la nostra rappresentazio-ne, ma in maniera poetica e lieve. Grazie alle illustrazioni di Laura Bruschi sono riusci-ta a creare delle istantanee di un mondo nascosto e sotter-raneo, un mondo fatato che tanto affascina i più piccoli.

in ogni scritto c’è una parte di vita dell’artista che lo coMpone, è così anche per lei?

Il libro è un omaggio al-la mia Cremona, che amo molto, ma che molto spesso è chiusa, ferma, priva di senso del bello e del mistero. Orfa-na di quell’apertura che le per-metterebbe di crescere.

il suo noMe è legato a filo doppio a questa città. co-Me ci si sente a essere una stradivari a creMona?

Nome impegnativo, in-dubbiamente. Avendo scel-to una professione nel campo dell’arte questo nome non è fa-cile da portare, implica un con-tinuo confronto con un gran-de artista, come il mio avo. Nel tempo ho imparato a non sen-tire il peso di questa discenden-za, a essere solo me stessa, oggi questo cognome per me è come un bellissimo gioiello di fami-glia, da esibire con orgoglio.

Il libro “Le dodici fate di Cremona” è disponibile dal 28 novembre alla libreria Il Con-vegno, Corso Campi 72, Cre-mona (tel. 0372.22633). ¬

regalato a santa lucia. c’è un legaMe fra le sue fatine e l’aMata santa con l’asinello?

Santa Lucia è la nostra fa-ta per eccellenza, personag-gio a metà fra leggenda e real-tà. Pare che non si chiamasse effettivamente così e la scelta di festeggiarla la notte del 12 dicembre si rifà ad una tra-dizione pagana, come spes-so accade nel Cristianesimo: la celebrazione della Luce nel giorno più buio dell’anno. Ec-co allora il nome Lucia, qua-le personificazione di un ele-mento immateriale, proprio come accade per le mie fa-te, Fata Galaverna, Fata Oro-logio, Fata Nebbia, Fata Ar-cobaleno, personificazioni di

elementi della natura, oggetti o sentimen-ti, come la Fata Ma-linconia, nel mese di ottobre.

l’eleMento Magico è Molto iMportan-te per i baMbini, da qui il successo di santa lucia…

Certamente. Il tramite fra questa esperienza e i bam-

bini sono i genitori che de-vono creare l’evento, la “sce-nografia”, alimentare l’attesa, protrarre il più a lungo pos-sibile questo senso del miste-ro. Il compito del genitore, e dell’adulto in genere, è quel-lo di non bloccare ma anzi accrescere questo senso del magico anche e soprattutto attraverso le favole. Il mon-do è duro, certo, e i picco-li lo capiranno nel tempo. Anche nella fiaba ci sono gli ostacoli, ma poi tutto si siste-ma e c’è il lieto fine, questo li tranquillizza.

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sarà un convegno vo-luto anche da Cassa Pa-

dana e in calendario per la primavera 2012 a rendere omaggio a Timo Bortolot-ti, l’autore del Cristo Re di Bienno e artista che dà vita a un simbolico ponte cultura-le fra Valle Camonica e Bassa Bresciana. Le opere di Borto-lotti, infatti, sono state ogget-to di un’importante attività di ricerca e studio da parte dell’Archivio Storico Gam-barese “Attilio Piccardi” che gli ha dedicato parte del se-condo numero del quaderno gambarese.

Nato a Darfo Boario Ter-me il 15 giugno 1884 e rima-sto orfano in tenera età, Timo Bortolotti dovette assumere

lancate venne dalla “camu-nia vallis, erectis mcmx-xix – mcmxxxi” tra il 1929 e il 1931, a ricordo dell’11 feb-braio 1929, giorno della fir-ma dei “Patti Lateranensi”.

All’unanimità, la scel-ta del luogo ricadde sul col-le della Maddalena a Bienno, dal quale si domina gran par-te della Valle Camonica, sino al Lago d’Iseo. Su quest’al-tura sorgeva una rustica cap-pella che rappresentava la XII stazione della Via Crucis, i cui tabernacoli sono dissemi-

nati lungo una ripi-da stradetta. Qui i pellegrini non so-no mai mancati. A pochi metri di di-stanza sorge la chie-sa dedicata a Santa Maria Maddalena e, addossata ad es-sa, la cosiddetta “ca-sa dell’Eremita” che ospita pregevoli di-pinti del 1516 attri-buti al Maestro di Nave Paolo da Cai-lina il Vecchio.

Bortolotti si mise all’ope-ra per trasformare il cucuz-zolo roccioso del colle in un piazzale a forma di croce la-tina, con larghe scalinate di accesso. Sostituì la vecchia cappella con una massiccia chiesetta in granito sormon-tata da un largo cornicione di porfido rosso di Bienno, che avrebbe costituito il pie-distallo della statua.

Ma dove trovare i mezzi per la realizzazione di un co-sì grandioso progetto? Non erano certo tempi propizi per chiedere aiuto a nessuno.

Se ne fece carico Fausto Morandini o meglio, usando una frase a lui abituale, se ne fece carico il Sacro Cuore di Gesù. Morandini, capostipi-te di una delle più antiche fa-miglie di Bienno e proprieta-rio di una delle prime fucine di forgiatura, bussò alla porta di molte case, uffici pubblici e privati, avvicinò conoscenti e forestieri. Ma tutto ciò non sarebbe stato certamente suf-ficiente se il comitato avesse dovuto pagare la spesa della mano d’opera che fu invece fornita quasi sempre gratui-tamente.

Il Comune mise a di-sposizione l’area e i materia-li delle sue cave d i granito e di porfido rosso, i biennesi fornirono il legname d’ope-ra, i veicoli e gli animali da traino, gli attrezzi del lavo-ro e soprattutto, le braccia operose.

Il 4 novembre 1929 si da-va sulla Maddalena il primo colpo di piccone. Nel gen-naio 1930 tutto era pronto per ricevere la grande statua. Il gigantesco Redentore, rea-lizzato in lamiera di rame e con il volto e lami in bronzo fuso riscosse caldi elogi anco-ra prima di giungere a Bien-no. La neve cadeva a larghe falde quella fatidica mattina di febbraio. Il divino colosso raggiunse a pezzi su un carro agricolo il colle della Mad-dalena. Fu grazie alle braccia del popolo che la statua fu is-sata e dopo l’indoratura con oro zecchino al 970 per mil-le in foglia doppia, l’opera si presentò in tutta la sua im-ponenza. ¬

Il soffio umano di un artista patriota i n o s t r i P R o g e t t I I N V a L C a M o N I C a

timo bortolotti e il CRISto Re di bienno

di sandra bassi fotografie di danilo Piccoli

[email protected]

la direzione dell’azienda pa-terna che possedeva cave di “pietra simona” in Valle Ca-monica, una pietra ornamen-tale da costruzione utilizzata già dal XIV secolo.

Ritrattista attento e sensi-bilissimo, amoroso interpre-te della figura umana, Timo Bortolotti fu nella sua scul-tura un ricercatore costante di forme poetiche aderenti alla realtà. A lui la Valle Ca-monica deve la grande statua dorata del Cristo Re,uno dei monumenti più amati.

Il Cristo a braccia spa-

IL CRISto Re

altezza: metri 10,30apertura delle braccia: metri 8,00altezza della testa: metri 1,80Circonferenza della testa: metri 3,10Circonferenza del torace: metri 6,50Piedistallo: metri 16,00altezza totale del monumento: metri 26,30

bibliografia

Luigino Casto Dè Foggi, Uomini e fededi Valle Camonica

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cassa padana, in collaborazione con Fondazione Dominato Leonense,

ospita fino al 5 gennaio 2012 la mostra personale del maestro Ilio Burruni pres-so la Sala degli Angeli di Palazzo Caffa-ri a Reggio Emilia, sede della filiale reg-giana.

“Poesia dei volti femminili” è il pia-cevole risultato, supportato da una sa-piente tecnica visibile nelle sue opere do-minate da figure femminili, di un lavoro che dà risposta al bisogno dell’artista di comunicare direttamente ed empatica-mente con chi si avvicina all’opera.

L’esposizione di Reggio Emilia inau-gurata il 24 novembre scorso è l’occasio-ne per la “prima” in galleria di tali opere; sarà il pubblico a giudicare la compiu-tezza, l’inesauribile creatività e voglia di fare del maestro.

Maestro, coMe sono nate le opere esposte a reggio eMilia?

“Tutto cominciò per caso, o per de-stino: avevo da poco compiuto 75 an-ni e fatto fioretto di riordinare un po’ il mio atelier nel quale ci si muoveva or-mai a fatica e pericolosamente tra tele fresche, tavolozze e acquaragia. Fu allo-ra che mi capitò per le mani una cartella con diversi lavori, su carta, eseguiti mol-ti anni prima in Brasile. Fu per me una riscoperta di fronte a quelle opere dai colori forti e complementari, immedia-te ed espressive, dove la materia pittorica si poteva tastare, la pennellata era decisa, il contorno evidenziava con tratti essen-ziali le figure”.

le sono piaciute? le ha riconosciu-te coMe parte di sé? le ha conside-rate attuali?

“Mi son chiesto cosa ne era stato di quello stile così forte e per così dire pri-mitivo. Si era evoluto, certo, com’è la na-

tura dell’arte; ma se invece che trattarsi di un unico cammino avessi passato un bivio senza accorg ermene? Un artista ha il dovere di quando in quando di met-tersi in discussione, di ripercorrere la sua strada alla ricerca di nuovi significati. Da quel giorno, parallelamente al mio “stile” ho ripreso un nuovo cammino artistico da quello stile riscoperto. Si tratta di fat-to di una seconda anima artistica che vi-ve in armonia con la prima e la comple-ta. Sono convinto che saprete apprezzare questo mio genere e cogliere la bellezza immediata di queste opere”.

Non si può dunque che restare affa-scinati e sorpresi dalla passione dell’arti-sta, dalla sua voglia di mettersi in gioco e dalla sua giovinezza artistica, che al-terna lavori di ricerca della forma pura e della composizione audace ma equili-brata con altri governati dal piacere di la-sciar fluire emozioni, sensazioni e colori in una “ricerca” che riparte dal suo pri-mo stile espressionista.

A noi intanto il dovere di lasciarci in-vadere dalla bellezza e dalla poesia delle nuove opere. ¬

INfo0522 541742 / 030 9038463orari di apertura: dal lunedì al venerdì8-13 e 14.30-17

Ilio Burruni:poesia dei volti femminili

i n o s t r i P R o g e t t I a R e g g I o e M I L I a

di adele sogno

coautrice con Bruno Pozzato della monografia “Ilio Burruni”

ILIo BURRUNI nasce a ghilarza, in Sardegna, il 25 aprile 1917, e dopo aver vissuto a Chieri (torino) con la famiglia, presso il Barone Manno e a contatto con Roccati, padre Pistarino e Casorati, che trascorreva le vacanze estive a Pavarolo, inizia la sua formazione artistica. ottiene la maturità classica nel Liceo di Chieri e completa quella artistica a torino, poi si laurea in giurisprudenza seguendo contemporaneamente il corso della libera scuola del Nudo all’accademia delle Belle arti di torino.dopo il 1949 si dedica esclusivamente all’arte risiedendo ripetutamente in Sud america, in francia in Italia. dagli anni ottanta si trasferisce definitivamente a Biella. espone in numerose personali in diverse metropoli internazionali (Rio de Janeiro, S. Paulo, Buenos aires, tokio) e città italiane.

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c’è un disagio silente e diffuso oggi tra i gio-

vani, un malessere dell’ani-ma che sembra quasi con-naturato alla nostra società, luogo astratto dove tutti de-vono essere qualcuno, do-ve non c’è spazio per pau-re, timidezze e diversità. Ciò che importa è divertirsi, sta-re “bene”, evadere. Il moni-to da seguire sembra esse-re il facile raggiungimento di un benessere momenta-neo, contro ogni scelta che implichi impegno, sofferen-za e fatica. Ed è proprio in-seguendo la falsa chimera del divertimento “a portata di mano” che molti giova-ni cadono nell’incubo delle droghe. A parlarcene è Gio-vanni Mazzi, responsabile della Casa di Beniamino na-ta a Cavriana nel 2006, una

Casa di Beniamino:per ricostruire il futuro

delle realtà della Fondazio-ne Exodus, la comunità cre-ata da Don Antonio Mazzi e impegnata da oltre venticin-que anni nello svolgimento di attività di comunicazio-ne sociale, formazione e pro-mozione di programmi con adolescenti, per la preven-zione e la cura delle dipen-denze e delle forme di grave disagio sociale.

“Il più delle volte la mol-la che spinge all’utilizzo di sostanze stupefacenti è il me-ro divertimento” – spiega Giovanni Mazzi che di don Antonio è nipote – “Non si sceglie di drogarsi, semplice-mente capita di farlo. Perché

si è in compagnia di un ra-gazzo più grande che fa uso di quella sostanza, per pro-vare un’esperienza nuova, perché nel gruppo lo fan-no tutti. La facile reperibili-tà, poi, di cui godono le dro-ghe, rende tutto ancora più semplice e fruibile”.

i n o s t r i P R o g e t t I a M a N t o V a

a cavriana nella sede della foNdaZIoNe exodUS di giovanni mazzi

L’età in cui ci si im-batte nel problema è quel-lo dell’adolescenza, periodo particolarmente critico del-lo sviluppo. La Casa di Be-niamino si concentra pro-prio su questa delicata fascia d’età: “ Noi lavoriamo con ragazzi di età compresa tra i

di laura simoncelli

[email protected]

CaSa dI BeNIaMINo CoMUnITà TERaPEUTICafondazione exodus

Cavriana (Mantova) Strada Madonna della Porta, 5

INfo0376 82249 / 340 0842916email: [email protected]

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quindici e i venticinque an-ni. Sono soggetti che non presentano ancora quella ra-dicata abitudine all’utiliz-zo delle sostanze, ma hanno già “assaggiato” cosa signifi-chi l’euforia di una pastic-ca. Tra i giovani che ospita attualmente la nostra strut-tura ci sono ragazzi e ragaz-ze che si sono avvicinati al mondo delle sostanze stu-pefacenti per motivi vari: in seguito a gravi situazioni fa-migliari, come sfogo a causa di abusi subiti in famiglia, o anche per semplice curiosità e desiderio di evasione e sva-go, come se la droga fosse in grado di creare un mondo migliore dove poter espri-mere la propria creatività, la propria personalità”.

La droga è, infatti, vista molto spesso proprio come propellente per esprimere il proprio io, per sentirsi vi-vi, un carburante necessario per far uscire il meglio di sé e, finalmente, sentire di es-sere vivi.

“È difficile convince-re un ragazzo che la dro-ga è un male, che è danno-sa alla salute. Le motivazioni che spingono a ricorrere alle

droghe sono sempre le stes-se: la paura, l’incapacità di sopportare il peso di una vi-ta insicura, l’illusione di es-sere onnipotenti, il desiderio di acuire i propri sensi, il de-siderio della festa come stor-dimento ed eccitazione in grado di rompere la respon-sabilità della vita di tutti i giorni, l’evasione”.

“Quando parlo con i giovani” – prosegue – “cer-co di mettermi nei loro pan-ni e comprendere come si sentono quando usano dro-ghe. Il passo difficile è con-vincerli che le emozioni, la gioia, si possono provare senza l’uso di droghe e so-stanze allucinogene. Scopri-re, ogni giorno, come questo sia possibile, partendo dal-le cose semplici, dal lavoro, da una passeggiata a caval-lo, dalla condivisione e del-lo stare insieme in armonia è la missione del lavoro che svolgiamo nella Casa di Be-niamino che diventa, così, la nuova famiglia dove i giova-ni possono ritrovare sereni-tà e forza”.

Il nome stesso della fon-dazione si rifà al concetto del nucleo familiare e deriva dal

racconto biblico sui dodici fratelli di Israele. Beniamino era il fratello più piccolo e il più indifeso, ma proprio gra-zie a lui fu ritrovata l’unità dell’intera casata. Il senso del-la Casa di Beniamino vuo-le essere lo stesso. Attorno al fratello debole, il ragazzo tos-sicodipendente o disagiato, si riunisce l’intera società per ri-trovare quel calore tipico del-la famiglia unita.

Mentre passeggiamo nel giardino della casa, alcu-ni ragazzi lucidano dei ser-ramenti, altri raccolgono la sterpaglia, altri ancora so-no impegnati nel rassettare e pulire i capannoni adibiti alle varie attività. Riscoprire la quotidianità, il lavoro e il sacrificio è lo strumento per il recupero dei giovani ospiti della struttura: “La giornata dei ragazzi ruota attorno al-le diverse attività, per ritro-vare i valori dell’impegno e riuscire a trarre la giusta gra-tificazione da una mansione ben svolta, un lavoro por-tato a termine interamente con le proprie forze, con il proprio sudore, senza l’aiu-to di nient’altro. A coadiu-vare ogni tappa riabilitativa,

poi, ci sono gli incontri con l’equipe di psichiatri e psico-logi che, insieme a noi edu-catori, aiutano i ragazzi ad interiorizzare il nuovo sti-le di vita e far si che le nuo-ve esperienze rappresentino il punto di inizio del nuo-vo cammino riabilitativo, nell’attesa del totale rientro nella società”.

Tra le attività svolte dalla Casa di Beniamino, inoltre, grande importanza è data alla campagna preventiva ed in-formativa contro quella che resta, purtroppo, tra le pri-me causa di morte giovani-le in Italia: gli incidenti sulla strada. Proprio per informa-re i giovani sui pericoli della strada e sensibilizzarli ad un atteggiamento prudente e ri-spettoso alla guida, lo scorso 25 settembre si è disputata la partita tra la Nazionale Can-tanti e Team Exodus, insie-me per la sicurezza stradale e in ricordo di due splendidi angeli come Benedetta e Or-nella, mamma e figlia di so-li 9 anni strappate alla vita in seguito ad un grave incidente automobilistico che non può trovare giustificazioni, dato che alla guida c’era un tossi-codipendente, un camionista risultato positivo al test del-la cocaina.

“Una tremenda voglia di vivere” è stato lo slogan che ha riassunto lo spirito dell’iniziativa. Perché a volte conservare la voglia di vive-re sembra quasi impossibile. Come quando, senza alcun motivo, ti trovi a dover con-tinuare a vivere strappato dell’affetto di una madre, di un padre o di un fratello. Per questo la Fondazione Exo-dus è promotrice – in siner-gia con le associazioni e gli enti del territorio – del pro-getto biennale di prevenzio-ne “Il futuro non è più quel-lo di una volta”, insieme di progetti dedicati alle com-plesse problematiche del mondo giovanile. ¬

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Tra il Concerto di Capodanno e nuovi progetti

I N C o N t R I

l’associazione culturale sinergica nelle Parole di giovanna sorbi, che l’ha fondata nel 2000

di valeria gasPeri

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bresciana, diplomata in Pianoforte al Conserva-

torio di Brescia nel 1980 ed in Musica Corale e Direzio-ne di Coro al Conservatorio di Bologna nel 1984, Gio-vanna Sorbi è anche l’“ani-ma” dell’Associazione Cultu-rale Sinergica, cui fanno capo diverse iniziative che da anni impreziosiscono l’offerta ar-tistica del territorio.

In una storia associativa intensa emerge una visione ben precisa, che indirizza un cammino forse non sempre

facile, non sempre incorag-giato dalle progressive ridu-zioni sui fondi a disposizio-ne delle attività artistiche e di pensiero.

Nata nel 2000, l’Associa-zione si diede in prima bat-tuta l’obiettivo di supporta-re una serie di iniziative di musica sacra legate al Giu-bileo, una serie di apprezza-ti concerti, tra cui l’esecuzio-ne del Requiem di Verdi nel Duomo di Montichiari, con un tale consenso che si deci-se di proseguire con gli even-ti sacri. Nel tempo, si sono aggiunti il Concerto di Ca-podanno al Teatro Gran-de e le opere liriche in Piaz-za Loggia, al Teatro Sociale e

nel Museo di Santa Giulia. Attraverso la realizzazione di una decina di produzioni li-riche (Aida, Paese dei Cam-panelli, Trovatore, Traviata, Bohème, Barbiere di Sivi-glia, Tosca, Rigoletto, Elisir d’Amore), 130 concerti di musica sacra e 8 concerti di Capodanno più di 250 mi-la euro sono stati devoluti in beneficenza a varie associa-zioni locali.

lei è direttore d’orche-stra e operatrice cultura-le. coMe concilia i due iM-pegni, iMprescindibili per la vitalità e la vitalità di tanti progetti?

Mettere a segno ogni anno progetti artistici – da un’edi-zione ricca e varia del Festival

di Musica Sacra, ormai con-solidato, fino alle novità re-centi, come un concorso liri-co dedicato alla memoria del tenore lumezzanese Giacinto Prandelli, scomparso nel 2010 – presuppone prima di tutto una sana curiosità nei confron-ti del nuovo, e una grande di-sponibilità ad effettuare sopral-luoghi per ascoltare gruppi, orchestre e solisti. Credo che determinazione, programma-zione, preparazione e pruden-za aiutino a quadrare il cerchio, anche se, confesso, talvolta mi scoraggio: poi, quando incon-tro il pubblico entusiasta e ri-conoscente, mi torna l’ener-gia del fare.

il concerto di capodan-no, che lei dirige a bre-scia fin dal 2004, è un attesissiMo appuntaMento

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LE FESTE... aL CINeMa

di silvano treccani

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PUNtUaLI CoMe IL PaNettoNe, le grandi case cinematografiche mettono in campo le loro produzioni migliori, le più attese dal grande pubblico. Le sale cinematografiche italiane saranno quindi invase da una miriade di nuove pellicole: dalle grandi produzioni internazionali, alle commedie nostrane, ai film d’animazione. In pratica film per tutti i palati. Partiamo dal belpaese. avendo Massimo Boldi giocato d’anticipo, il suo “Matrimonio a Parigi” è uscito a ottobre, sono solo due le commedie che potremo gustare: “Finalmente la felicità” di e con Leonardo Pieraccioni e il classico “Vacanze di Natale – Cortina”, di neri Parenti, con l’immarcescibile Christian De Sica, Sabrina Ferilli e Ricky Memphis. I film d’animazione fanno la parte del leone. Molto atteso è “Il gatto con gli stivali”, perfido ma con gli occhioni dolci, lo stesso conosciuto nella saga di Shrek. C’è poi “Arthur 3 – La guerra dei mondi”, capitolo conclusivo della saga creata da Luc Besson e distribuito dalla Moviemax. Da non perdere “Il figlio di Babbo Natale”, prodotto dalla aardman animation, creatori di “Galline in fuga”, e di “Wallace & Gromit”. Tra le pellicole straniere segnaliamo: “Le idi di marzo”, l’atteso film scritto, diretto e interpretato da George Clooney, con Ryan Gosling, Evan Rachel Wood e Marisa Tomei; “Sherlock Holmes: Gioco di Ombre”, di Guy Ritchie, con Roberto Downey Jr, Jude Law e noomi Rapace; “Black Gold” del francese Jean-Jacques annaud, con antonio Banderas, Frieida Pinto e Mark Strong; “Capodanno a New York”, di Garry Marshall, una commedia corale con Robert De niro, Zac Efron, ashton Kutcher, Jessica Biel, Halle Berry, Hilary Swank, Michelle Pfeiffer e Sarah Jessica Parker.

che offre un ascolto di li-vello Ma al conteMpo Mol-to gradevole.

“Amo proporre nel par-ticolare frangente, in gene-re salutato da uno spontaneo e caldo afflusso di pubblico, partiture di grandi (Rossini, Offenbach, Mendelssohn, Verdi, Mussorgsky) cercan-do però di tutelare la festo-sità connaturata all’evento. Per tutti un’immersione nel-la buona musica, che natu-ralmente è puro piacere per me e per i giovani musici-sti dell’orchestra che vivo-no questa performance co-me una stimolante occasione di esibirsi, adatta a mettere in luce, oltre alle eccellenti qualità musicali, il rapporto umano e culturale ormai stra-ordinario patrimonio dell’en-semble, voluto e sostenuto dalla Fondazione Gnutti”.

fare Musica per fare cul-tura. coMe destreggiarsi in un aMbito penalizzato dalla cronica assenza di finanziaMenti?

“L’Associazione Sinergica si è sempre distinta per l’uso contenuto di denaro pubbli-co, grazie ad una serie di ap-poggi privati (Fondazione Gnutti, Franchini Acciai, Fin-sibi solo per citare i principali) e Fondazioni (Asm, San Pao-

lo e Comunità Bresciana). La sinergia fra pubblico e privato (compresi i Comuni) e l’intel-ligente programmazione arti-stica ci permette di accedere ai bandi di concorso per la cul-tura e ai contributi dei comu-ni, grazie anche al gradimento presso il pubblico delle ini-ziative che proponiamo e al-le numerose iniziative per be-neficenza”.

crede che queste iniziati-ve giovino alla città, non solo alla sua iMMagine all’esterno, Ma proprio riguardo alla conoscenza della buona Musica e alla pratica dell’ascolto?

“Naturalmente sì, visto che si tratta di eventi creati a misura della città e della pro-vincia, profondamente inno-vativi anche se sul filo condut-tore della tradizione. Abbiamo contribuito a riaprire le chie-se bresciane alla musica sacra, abbiamo valorizzato luoghi inusuali con l’inserimento di eventi creati appositamente, e abbiamo applicato il concetto di gratuità ad una serie fitta di proposte artistiche. La strada è sempre in salita, ma confidia-mo nella nostra sincera pas-sione per quello che facciamo e faremo in futuro”. PeR SaPeRNe dI PIùwww.giovannasorbi.it

LE FESTE... IN MUSICa

È BeLLo, in un tempo sospeso tra vacanza dagli impegni professionali e meditazione dello spirito, porgere l’orecchio alla buona musica. e le occasioni non mancano, perché è assai diffusa ovunque l’abitudine di proporre in dicembre manifestazioni in cui proprio le note hanno un ruolo di primo piano.a Brescia e provincia, dal 3 dicembre al 6 gennaio 2012: “Il Natale nelle Pievi”, che ambienta spettacoli e musiche nei luoghi sacri e “aggiunge” alla VII edizione un percorso marcatamente musicale, a partire dal materiale in cui sono realizzati tanti strumenti.La rassegna “I cerchi del legno” porterà nel nostro territorio la musica dell’arco alpino, tra concerti, momenti di puro spettacolo, come la parata delle Cornamuse della franciacorta e chiacchierate con esperti del settore.Immancabile, il “Concerto di Capodanno” diretto da giovanna Sorbi, il cui programma è sempre innovativo ed entusiasmante. Il periodo delle feste offre una serie di giornate magiche e suggestive, in cui tradizione e modernità si fondono creando un’atmosfera speciale, che nell’immancabile scambio degli auguri riconduce agli affetti, alla solidarietà. Le musiche del Natale sono un “mondo” dai confini amplissimi, nato ai tempi del gregoriano e giunto al Natale di Santa Claus passando attraverso musica classica e gospel, compositori liturgici e canzonette. In ogni città e paese, il tempo del Natale è spesso salutato da concerti o offerte musicali gratuite o a scopo benefico, in cui è particolarmente emozionante poter ascoltare esecuzioni dal vivo e condividere la festosità del momento anche con gli artisti.

PeR SaPeRNe dI PIùwww.natalenellepievi.com/2011

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da seMplice lettrice di giornali finanziari, ho

qualche perplessità rispetto ad articoli spesso pubblicati in prima pagina con titoli a caratteri cubitali.

Anche i giornali finanzia-ri reggono la propria esisten-za sulle vendite, di questo mi rendo conto, ma la loro prio-rità dovrebbe comunque es-sere l’informazione. E non il sensazionalismo. Un articolo finanziario non è gossip, non è cronaca, non è la curiosità o la morbosità del lettore che va catturata. Gli spargimenti di sangue vanno destinati ad altre testate.

Ho sempre pensato, ma-gari sbagliando, che un bra-vo giornalista fosse colui che riferiva in modo impar-ziale i fatti o quanto me-no li riportasse separati dal-le sue opinioni o percezioni personali. Negli articoli fi-nanziari quando si parla di borsa, spesso leggo titoli del tipo: “Bruciati miliardi di euro”oppure “Sprint di Fiat salita del 7%” o ancora “Crol-lo di Enel scesa del 3%”.

I termini hanno un si-gnificato, innanzitutto lette-rale. Bruciare è definito dal dizionario come consumare, distruggere con l’azione del fuoco. Quando brucio un fo-glio di carta o della legna ot-tengo solo cenere. Non ho mai visto la cenere ritornare carta o legna. Al contrario, il giorno dopo il valore dei tito-li sale (o scende) portandoli a prezzi anche più alti del gior-no prima.

I titoli non sono spari-

Popolis, periodico mensile di cassa Padana autorizzazione del Tribunale di Brescia,

n. 43/2000 dell’8 agosto 2000

sede, villa seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia

RedazioneMacri Puricelli, [email protected]

Lidia Sbarbada, [email protected]

armando Rossi e Debora Zanini, [email protected]

[email protected]

Sede: Villa Seccamani, via Garibaldi 25,

Leno-Brescia Tel.030-9040270,

[email protected]

Comitato di redazioneFranco aliprandi, Stefano Boffini, andrea Lusenti, Luigi Pettinati, Macri Puricelli, armando Rossi, Lidia Sbarbada

Hanno collaborato a questo numero: Sandra Bassi, Elisabetta Berto, Stefano Boffini, Benedetta Cherubini, Valerio Gardoni, Valeria Gasperi, Barbara Ponzoni, Marco Sacchi, Laura Simoncelli, adele Sogno, Giuseppina Tomasoni, Silvano Treccani

fotografie: Elisabetta Berto, Laura Bruschi, Valerio Gardoni, Roberto Treccani

In copertina: illustrazione di Laura Bruschi

Stampa: Staged, S. Zeno n. (Bs)

Giornali finanziari: no grazie

ti e neppure le aziende che vi stanno dietro. Quando com-pro un’azione divento pro-prietario (anche se in picco-la percentuale) di un’azienda che continua a produrre an-che quando il prezzo in bor-sa scende.

Il termine crollo è più adatto ad un terremoto e poi, permettetemi, è molto sog-gettivo. Da quale percentua-le comincio a parlare di crol-lo e da quale invece trattasi di sprint?

Tra l’altro la discesa di un prezzo può essere vista posi-tivamente o negativamente, dipende se si deve acquistare o vendere. Per ogni venditore c’è un compratore.

Il sensazionalismo, il ter-rorismo psicologico, non cre-do facciano bene al lettore, ma soprattutto al piccolo ri-sparmiatore.

Definire crollo un nor-male storno, getta nel panico l’investitore che corre a ven-dere quando forse è il mo-mento di comprare.

Al contrario, enfatizzare i guadagni in borsa ha il solo effetto di far percepire in mo-do errato il proprio profilo di

rischio oltre a spingere ad ac-quistare ai massimi un titolo che forse ha già dato tanto.

Il buon senso insegna che acquistare a prezzi alti per vendere a prezzi più bas-si non è il modo migliore per guadagnare.

Qualche volta la “colpa” non è tutta dei giornalisti. Anche gli analisti ci metto-no del loro.

Ho l’impressione che, spesso, non sia il parere de-gli analisti (diffuso poi mez-zo stampa) ad influenzare il prezzo, ma, al contrario, l’analista si faccia condizio-nare dal prezzo. Vedono tut-to grigio quando i prezzi so-no scesi parecchio e tutto rosa quando i titoli sono soprav-valutati, indipendentemente dalle prospettive dell’azien-da.

A questo punto viene da chiedersi: e se facessimo il contrario di quello che ci sug-geriscono?

Ricordo di aver letto alcu-ni anni fa questa definizione di analista: è un esperto che sa-prà spiegarci solo domani per-ché quello che ha previsto ieri non è successo oggi. ¬

a P a r e r m i o

di giusi tomasoni

[email protected]

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