Popolis- Marzo 2013

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IN QUESTO NUMERO Mensile di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa Anno 12 03 marzo 2013 Un festival itinerante per riscoprire il Romanino Dominato Leonense Sanità, proroga fino al 2014 Le paralimpiadi in un ebook: quando il limite è una risorsa

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IN QUESTO NUMERO

Mensile di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa

Anno 12

03marzo 2013

Un festival itinerante per riscoprireil Romanino

Dominato Leonense Sanità, proroga fino al 2014

Le paralimpiadi in un ebook: quando il limite è una risorsa

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Popolis, periodico mensiledi Cassa Padana autorizzazione del Tribunaledi Brescia, n. 43/2000dell’8 agosto 2000

Sede, Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia

RedazioneMacri Puricelli, [email protected]

Lidia Sbarbada, [email protected]

Armando Rossi e Debora Zanini, [email protected]@popolis.it

Sede: Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-BresciaTel. 030 9040270 [email protected]

Comitato di redazioneFranco Aliprandi, Stefano Boffini, Andrea Lusenti, Luigi Pettinati,Macri Puricelli, Armando Rossi,Lidia Sbarbada

Hanno collaborato a questo numero:Monica Bernamonte, Luigi Bersi, Elisabetta Berto, Valentina Bragazzi, Valerio Gardoni, Daniela Iazzi, Laura Simoncelli

Fotografie: Copyright Permenent Secretariat of the World Summit of Nobel Peace Laureates, Valerio Gardoni, Milko Marchetti, Manuela Nicolini, Mona Singh

Copertina: 200 m w final by Manuel Giacometti for sportivamenteliberi

Stampa: Staged, S. Zeno N. (Bs)

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4-5Le giornate del paesaggio, ambiente e cultura da tutelare e scoprire

6-7Romanino, rabbia e fede: un festival itinerante per riscoprire il grande artista bresciano

8-9Dominato Leonense Sanità, proroga fino al 2014

10-11Le paralimpiadi in un ebook: quando il limite è una risorsa

12-13Doreàn: fondo Luisito Bianchi. A Vescovato un comitato per onorare la memoria del prete operaio

14-15Terremoto e solidarietà: Ella Armstrong canta la vita

16-17-18-19Palestina, intervista alla premio Nobel Maired Maguire sul caso Cremisan: “Non è un tracciato a essere illegale. Ma tutto il muro”.

Missione in Ghana, paese in crescita

20-21Menà di Castagnaro, orgoglio e vanto delle valli veronesi

Padre Orfeo Mantovani, dalla Bassa all’India

22 A g e n d A

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la bcc che verrà

come sarà la bcc nel futuro? Quali funzioni potrà svolgere per il bene della banca e dei territori? Non c’è una soluzione nitida e tantomeno oggi è molto difficile costruirla da zero se non si è già

avviata nel tempo una certa impostazione strategica.L’attuale crisi strutturale sta mettendo a dura prova anche la tradizionale formula imprenditoriale

della banca di credito cooperativo nei suoi stessi tratti costitutivi. Chi ha ruoli di responsabilità deve gestire l’esistente, trovando il modo di resistere di fronte a tante criticità stressanti. Deve cercare vie per traghettare la banca e i territori oltre la crisi, i cui effetti probabilmente sono destinati a protrarsi a lungo nel tempo. Ciononostante è chiamato anche ad avere un’idea di futuro, a individuare priorità e a porre le basi. Questo dà un senso compiuto alla fatica della trincea in cui ci troviamo a combattere oggi.

Il contesto di fondo è cambiato. Essere solo locali non è più sufficiente. Da locale a glocale è il futuro della bcc. La dimensione dei problemi, ma anche delle opportunità, la ristrettezza delle risorse induce a trovare vie nuove, a fare rete. Nessuno è così più forte da rimanere isolato, chiuso in sé stesso, immune da condizionamenti o mutamenti rapidi. Vale per le imprese, vale per il sociale.

Sostenere oggi un territorio non significa solo raccogliere nella comunità e lì investire per alimen-tare l’economia locale. Sono sempre più necessarie competenze interne, professionalità di alto profilo e flessibili, know how per poter svolgere un ruolo proattivo, di stimolo allo sviluppo, inteso a 360 gradi come indicato dall’art. 2. I territori ne hanno bisogno.

Il problema per svolgere questo ruolo in modo efficace – e, soprattutto, riconosciuto – non sono i soldi, ma le risorse umane, il know how che la bcc deve incamerare nel tempo per essere in grado, a sua volta, di riversarlo nei territori in termini di servizi, aiuto, condivisione, stimolo, generazione di opportunità e soluzioni condivise.

Difficile partire oggi da zero, se in qualche modo in passato non si è già costruita una cultura e un certo modo di essere. Saranno sempre di più le persone con le loro competenze, la loro passione e inventiva, i loro valori a fare la differenza nei territori, più dei soldi o dei finanziamenti che si potranno mettere a disposizione delle comunità locali.

La cultura del lavorare insieme, della condivisione del sapere, dell’approccio olistico ai problemi, della capacità di svolgere un ruolo propositivo, attivo, aggregante nel gestire – o aiutare a gestire – complessità e scenari nuovi costituisce il principale valore prospettico della Cassa, tanto quanto la sua solidità patrimoniale e produrrà certamente buoni frutti per i nostri territori.

Luigi PettinatiDirettore Cassa Padana Bcc

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I N P R I M O P I A N O

Come ogni anno si rinnova l’appuntamento con le Giornate FAI, il Fondo ambiente italiano. Il 23 e 24 marzo, chiese, palazzi, ville, borghi, castelli, musei, giardini, teatri e molti altri luoghi naturali aspet-tano la conquista pacifica e amorevole di migliaia di persone che in questo ventennio di cultura hanno riscoperto i luoghi dove affondano le nostre radici e la nostra identità.

le giornatedel paesaggio

AMBIENTE E CULTURADA TUTELARE E SCOPRIRE

di Valerio Gardoni | [email protected]

A BRESCIALe due giornate spaziano dalla valle

alla pianura, passando dal lago di Garda. A Gardone Val Trompia aprono i battenti Palazzo Chinelli Rampinelli, costruzione del 1735, esempio più significativo dell’e-dilizia privata del comune valtrumplino; il complesso conventuale di Santa Maria degli Angeli, che comprende la chiesa e l’annesso convento dei frati minori dell’Osservanza e che fu eretto per vo-lontà di San Bernardino di Siena grazie

a una donazione elargita dalla famiglia Avogadro di Gardone nel 1442. E ancora si potranno visitare la chiesa parrocchia-le di San Marco Evangelista e il Palazzo della Loggetta. La parrocchiale, sottopo-sta a veri e propri rifacimenti nel corso dei secoli, sorge nel luogo già occupato alla fine del 400 da una cappella dedicata a San Marco. A fianco della chiesa c’è il Palazzo della Loggetta, l’antica sede del Comune fatta erigere dai ricchi mercanti gardonesi nel Cinquecento, con l’intento di richiamare, almeno nella denomina-zione, il palazzo comunale di Brescia. A Gardone Val Trompia non può mancare una visita al museo delle armi e della tra-dizione armiera, che presenta tecniche di lavorazione e incisione, conoscenze possedute dagli artigiani della valle che hanno reso Gardone Val Trompia famosa in tutto il mondo, nel corso di ben sei secoli di storia della produzione armiera.

A Salò eccezionale sarà l’apertura del lazzareto di San Rocco, uno dei tre monumenti nazionali di questo luogo appartato e suggestivo, intriso di storia e ricordi. Il lazzareto venne costruito a spese della “Magnifica Patria di Rivie-ra” con decreto del Consiglio generale datato 1484.

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In pianura, a Remedello, aperta per visita la magnifica chiesa dei Disciplini, detta “la Sistina della Bassa”, sede del museo civico archeologico. Sorta verso la fine del XV secolo, conserva un ciclo di affreschi imponenti della seconda metà del Cinquecento, circa 350 metri d’opera, attribuito a Orazio De Rossi da Remedello.

A CREMONALe Giornate FAI iniziano dal presti-

gioso palazzo Ala Ponzone, splendido esempio di palazzo neoclassico, proget-tato dal Visioli per l’eclettico marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone. Concepito come “casa museo”, presenta un maestoso scalone e pregevoli deco-razioni, anche ad encausto, di Gallo Gal-lina. Per la prima volta sarà consentito l’accesso al secondo piano, dove si trova un originalissimo gabinetto con decora-zione naturalistica.

Aperti al pubblico anche sacrestia e refettorio di San Pietro al Po, del com-plesso monastico annesso alla chiesa progettata da Francesco Dattaro. La sa-crestia, recentemente restaurata, ospita soggetti allegorici di Antonio Campi che

rimandano a soluzioni adottate in Palaz-zo Te a Mantova.

A Crema si aprono le porte del Pa-lazzo Terni de’ Gregorj Portapuglia Bon-denti, il più prestigioso palazzo cittadino, visitabile per la prima volta in queste giornate. Il palazzo è stato realizzato in stile barocchetto, ma con due importanti ali quattro-cinquecentesche. In città tutti i beni culturali sono aperti e ci saranno corsie preferenziali per gli aderenti FAI e per chi si iscrive sul posto.

A VERONALa delegazione FAI ha organizzato

una movimentata giornata con una passeggiata guidata sulla riva sinistra dell’Adige: partenza dalla fattoria di-dattica Giarol e visita con agronomi al Bosco di Villa Buri. Si traghetta il fiume su gommoni e si visita il complesso del Lazzaretto del Sanmicheli, con 152 celle

perimetrali destinate ai malati di peste e un mirabile tempietto centrale. Nell’area agricola contigua, donata al FAI, verrà eseguita un’aratura con il vomero traina-to da cavalli.

A ROVIGOSi andrà tra le vie di Polesella e alla

Chiesa della Beata Vergine del Rosario. Si apriranno anche i cancelli di Ca’ Ro-setta, una delle poche ville biloggiate presenti in Veneto, di proprietà privata.

Il borgo Santa Maura, altra tappa delle Giornate FAI, è uno dei rari esem-pi di borghi sorti nella golena del Po, una sorta di monumento a testimoniare l’antica vita che si svolgeva un tempo nel paese, prima che il fiume ne mutasse la fisionomia. ●

inFowww.giornatafai.it/

www.fondoambiente.it

tel. 02 87119115

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i n o S t R i P R o g e t t iS u l t e R R i t o R i o

di Macri Puricelli | [email protected]

ROMANINO,RABBIA E FEDE

Dopo il successo della prima edizione il festival “I volti del Ro-manino. Rabbia e fede” amplia la prospettiva e il raggio d’azio-ne e fino a giugno 2013 coinvolgerà tutti quei comuni italiani che conservano opere significative dell’artista bresciano. Da Brescia a Padova, da Trento a Cremona, passando per Monti-chiari, Asola, Tavernola Bergamasca, Concesio e di nuovo sa-lendo in valle fra Pisogne, Bienno, Breno.

UN FESTIVAL ITINERANTE PER RISCOPRIRE IL GRANDE ARTISTA BRESCIANO

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troppo poco conosciuto, meno amato e molto meno fa-moso di Giorgione e del Moretto, appassionato segua-ce dei maestri tedeschi, in prima fila Durer, Girolamo Romani detto il Romanino è stato senza dubbio uno

dei maggiori rappresentanti e conoscitori della pittura veneta e lombarda di inizio Cinquecento.

Un artista fecondo e generoso da scoprire e riscoprire. Proprio nei luoghi che videro la sua opera nascere e definirsi.

In estrema sintesi è in questa necessità di riscoperta l’o-biettivo dell’associazione bresciana Cieli vibranti che, gra-

zie a numerosi sponsor e partnership, fra cui Cassa Padana Bcc, propone, anche per quest’anno, un itinerario d’arte e cultura fra le opere e i luoghi del Romanino.

Dopo il successo della prima edizione – che nel marzo 2012 in Valcamonica ha coinvolto Pisogne, Breno e Bienno – il festival “I volti

del Romanino. Rabbia e fede” amplia la prospettiva e il raggio d’azione e fino a giugno 2013 coinvolgerà tutti quei comuni italiani che conservano opere significative del grande artista bresciano.

Da Brescia, che resta il cuore dell’iniziativa, a Padova, da Trento a Cremona, passando per Montichiari, Asola, Tavernola Bergamasca, Concesio e di nuovo salendo in valle fra Pisogne, Bienno, Breno.

Nato a Brescia fra il 1484 e il 1487, il Romanino si formò alla grande scuola veneta guardando con interesse a Giorgione, ma senza rinnegare gli influssi di quella lombarda, in particolare del Bramantino. Disseminò la Pianura Padana di tante opere passando da Cremona alla Valcamonica, da Brescia a Iseo, da Padova a Modena.

Fino a centri minori come Asola, Capriolo, Salò, dove la-vorò per un periodo lasciando Brescia crescere nel segno del Moretto che negli anni ‘20 del Cinquecento era il primo artista cittadino.

Il riscatto del Romanino arrivò negli anni Trenta quando decise di mettere la sua arte a disposizione del Principe Vescovo di Trento, Bernardo Cles, che stava cercando nuovi pittori per decorare una nuova residenza.

A Trento rimase fino all’autunno del 1531 lavorando al Castello del Buonconsiglio, affrescandone la celebre Loggia, la Sala delle Udienze, e, nell’appartamento privato di Cles, creando il fregio con putti e busti di imperatori romani della camera da letto.

Tornato in patria il lavoro non gli manca. Affresca S. Maria della Neve a Pisogne, S. Antonio a Breno, S. Maria Annuncia-ta a Bienno. Ma la fama arriva grazie alla decorazione di ante d’organo, un’attività che gli era particolarmente congeniale. Dopo il grande successo ottenuto dalle ante dell’organo di S. Maria Maggiore a Trento, lavora al Duomo Nuovo, a S. Nazaro e Celso a Brescia e a S. Giorgio in Braida a Verona. ●

inFo www.festivalromanino.it

gli APPuntAmentidi mARzo

Brescia, 2 marzo ore 15Passeggiata letteraria “Sulle orme dei santi patroni”

Concesio (Brescia), 22 marzoChiesa della Madonna della Stella, concerto di chitarra con Giulio Tampalini

inFo [email protected] / tel. 030395803

A sinistra, particolare della Salita al Calvario, Pisogne, Chiesa di S. maria della neve.Sotto, Crocifissione, Pisogne, Chiesa di S. maria della neve.

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i n o S t R i P R o g e t t iA B R e S C i A

DOMINATO LEONENSE SANITà, PROROGA FINO AL 2014di Luigi Bersidirettore del progetto

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regionale precisa che “la concessione di tale ulteriore proroga è finalizzata ad impegnare il direttore generale dell’A-zienda ospedaliera interessata a porre in essere tutte le azioni necessarie a definire una soluzione organizzativa che, in coerenza alle disposizioni vigenti in materia, favorisca la messa a regime della sperimentazione gestionale in cor-so, se valutata positivamente, ovvero la chiusura della stessa e la conseguente reintegrazione delle attività in capo all’Azienda stessa”.

Nel prendere atto con compiacimen-to che l’Azienda ospedaliera di Desen-zano sta vagliando diverse ipotesi di soluzione e che l’impegno attribuito al direttore generale della stessa azienda ospedaliera deve favorire la messa a regime della sperimentazione gestiona-le in corso se valutata positivamente,

cominciamo dalla fine 2012: con deliberazione del 28 dicembre 2012, la Giunta Regionale lom-barda ha deciso di acconsen-

tire alla richiesta di proroga della spe-rimentazione, formulata dall’Azienda ospedaliera di Desenzano, per la durata di 12 mesi e con alcune importanti pre-cisazioni.

Ciò significa che Dominato Leonense Sanità dopo 7 anni d’impegno, alla terza proroga del suo mandato, può continua-re a svolgere attività sanitaria in ambito riabilitativo fino al 31 gennaio 2014.

Possiamo così affermare che, sia pure in zona Cesarini, l’obiettivo minimo della società è stato raggiunto anche se, dietro l’angolo, ancora persistono tutte le inco-gnite relative al futuro della sperimenta-zione gestionale che la Regione ha volu-to, nell’ormai lontano 2004, approvando un progetto che molto poteva significare, come in effetti è avvenuto, per la sanità della Bassa Bresciana.

È del tutto evidente che i continui rin-vii non possono giovare al radicamento sul territorio dell’iniziativa sperimentale in corso che, è bene ricordarlo, è nata per la “riqualificazione del percorso ri-abilitativo nella Bassa Bresciana presso il presidio ospedaliero di Leno” utiliz-zando uno strumento diretto a testare nuove soluzioni per la gestione delle strutture pubbliche, al fine di perseguire maggior efficienza ed economicità delle prestazioni sanitarie, reperire risorse per l’ammodernamento e l’adeguamento delle strutture sanitarie, nonché imple-mentare servizi e prestazioni.

Tuttavia, nota che si ritiene positiva, la deliberazione della Giunta Regionale mette ora in evidenza almeno due ele-menti che è bene sottolineare perché si ritiene possano portare a una favorevole soluzione del problema.

In primis risulta che il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Desenzano, nella nota indirizzata alla Regione in previsione della scadenza della proroga, abbia indicato “le diverse ipotesi di soluzioni organizzative che l’Azienda ospedaliera di Desenzano sta vagliando per la messa a regime della sperimentazione stessa”.

Inoltre, decisione altrettanto im-portante, il dispositivo della delibera

Dominato Leonense Sanità si pone ora alla finestra, pronta a dare il proprio contributo, dopo sette anni di gestione positiva, per veder finalmente realizzato stabilmente il progetto regionale che ha indicato fra gli obiettivi l’implementazio-ne dei servizi sanitari e delle prestazioni.

Focalizzando l’attenzione sui risultati conseguiti nel 2012, si rileva la positività della gestione pur in presenza di fattori negativi che hanno messo a dura prova l’organizzazione funzionale di reparti e servizio.

Si ricorda in particolare che dal 31 gennaio 2012 perdura il mancato uti-lizzo di parte dell’immobile per motivi di sicurezza dovuti alla scossa di terre-moto che si è verificata nel bresciano a fine gennaio. Sotto il profilo economico, pesano anche le riduzioni dei finanzia-menti operate in corso d’anno. ●

RePARto di RiABilitAzione SPeCiAliStiCA

Numero posti letto 50

Pazienti ricoverati ASL Lombarde in accreditamento 594

Pazienti ricoverati Fuori Regione in accreditamento 7

Giornate degenze maturate 14.389

Degenza media 23,94

Tasso di occupazione 80%

gRAdo di SoddiSFAzione utenti degenzA

Questionari compilati 562

Totale “molto soddisfatti” 70,97%

Totale “soddisfatti” 27,87%

Totale “molto insoddisfatti” 1,22%

SeRVizio di RiABilitAzione

Visite specialistiche ambulatoriali convenzionate e private 4.598

Prestazioni ambulatoriali convenzionate e private 45.174

Prestazioni in acqua (piscina riabilitativa) 3.887

Elettromiografia 4.652

gRAdo di SoddiSFAzione utenti SeRVizio

Questionari compilati 1041

Totale “molto soddisfatti” 47,5%

Totale “soddisfatti” 50,66%

Totale “molto insoddisfatti” 1,99%

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i n o S t R i P R o g e t t iA B R e S C i A

esordisce così Manuel Giacometti alla domanda sull’inizio del per-corso dell’associazione Sportiva-Mente Liberi, ente no profit fon-

dato nel 2006 a Isorella. Ventun giorni di coma e un recupero di quattro anni per imparare, nuovamente, a fare tutto da capo. E capire il significato più profondo della vita: “Se ci si guarda dentro, ognu-no di noi può ottenere ciò che vuole”.

Ecco come le paralimpiadi diventa-no per Manuel una parabola, l’esempio di quelle infinite potenzialità che ogni uomo possiede dentro di sé. Sull’onda dell’entusiasmo suscitato dal successo delle paralimpiadi di Torino 2006, nasce l’intento dell’Associazione di essere pre-sente agli eventi connessi alla “diversa abilità” nello sport, promuovendo l’av-vicinamento e l’integrazione tra tutti gli

«Ho sempre fatto volontariato fin da quando ero giovane, ma un in-cidente in auto nel ’99 ha cambiato ogni mia prospettiva e ho capito che avrei dovuto fare di più».

LE PARALIMPIADI IN UN EBOOK

di Laura Simoncelli | [email protected]

QUANDO IL LIMITEè UNARISORSA

atleti, soprattutto attraverso le immagini di Manuel Giacometti, “inviato” volonta-rio e appassionato.

Negli ultimi due anni l’associazione è cresciuta insieme ai suoi sostenitori e ci si è resi conto che lo sport “diversamente abile” e in particolare le paralimpiadi, rappresentano una realtà molto più ampia e profonda che va oltre lo sport così come è comunemente inteso. “Ogni essere umano, mostrando e sviluppando le proprie potenzialità, contribuisce a sviluppare una parte del mondo. Lo sport ‘diversamente abile’ o paralimpico, ci mostra continuamente l’infinito potenziale umano che man mano si rivela uscendo dai propri limiti, dimostrando che ‘diversa abilità’ significa diversi e molteplici modi per superare i limiti umani stessi. Questo vale per tutti, – prosegue Manuel – poiché ognuno di noi è ‘diversamente abile’ in

Sopra: w rugby final by manuela nicolini for-sportivamenteliberi;nella pagina a fianco: football 5 by manuela nicolini for sportivamenteliberi

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qualche cosa, ossia sa fare una cosa in modo diverso dagli altri. Questa diversità è ricchezza e forza, è trovare soluzioni nuove e aprirsi a nuove opportunità. Il sin-golo, in questo caso l’atleta, trascendendo il proprio limite fisico, aiuta il mondo a fare lo stesso, a trovare nuove soluzioni a nuovi problemi, vedendo il problema non come fattore alienante, ma come oppor-tunità di esprimere la propria grandezza”.

È in questa nuova ottica che l’asso-ciazione crea lo spot che rappresenta la mission di Sportiva-Mente Liberi: Sport emotions: (un)limited!, presto anche titolo di un’importante raccolta fotografica.

La presenza di Manuel, e di altri vo-lontari, alle paralimpiadi di Torino 2006, Beijing 2008, Vancouver 2010 e Londra 2012, si trasformano, infatti, in una col-lana di libri: SE(U), uno per ogni evento, che ne raccoglie l’essenza attraverso fotografie e impressioni. Il primo libro della collana, “London 2012: Throught Human Potentiality”, di 222 pagine e con più di 300 immagini – realizzato anche

in collaborazione con Cassa Padana – si riferisce all’ultima paralimpiade. Si tratta di un importante documento fotografico che ha l’intento di trasmettere le emo-zioni che scaturiscono dall’“esperienza paralimpica”.

“Le immagini dei reportage realizzati stupiscono e commuovono, oltre a rin-forzare la nostra convinzione che ‘tutto è possibile!’ ” sottolinea Manuel.

Il libro, in formato ebook e presto in versione cartacea, sarà presentato il prossimo maggio a Villa Morando, sede del Comune di Lograto. “Un’occasione per sensibilizzare alla tematica del diver-samente abile e cercare nuove forze che ci aiutino a sviluppare le tante idee ed iniziative che la nostra Associazione ha in serbo, oltre che ad incrementare sempre più il nostro sito internet, per fornire a tutti informazioni, aiuti e diffondere l’impor-tante messaggio che non esistono limiti per nessuno”.

Oltre alle immagini scattate durante le gare sportive, l’associazione raccoglie

opere artistiche realizzate con le più di-verse tecniche, dai brani musicali a qua-dri e sculture. Nella sezione “opere” del sito on line si possono, poi, visualizzare le opere donate da vari artisti all’ente. Importante contributo l’ha apportato il maestro Franco Fiolini componendo il brano “Sport Emotions UnLimited”, dedicato al progetto. Queste immagini e opere d’arte vengono diffuse attraverso mostre ed eventi collegati ad avvenimenti sportivi in tutta Italia. ●

inFowww. sportivamente liberi.org sportivamente [email protected] Miranda bolsierisede: isorella (brescia)tel. 030 9952204 -393 9495287

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i n o S t R i P R o g e t t iA C R e m o n A

A VESCOVATO UN COMITATO PER ONORARE LA MEMORIA DEL PRETE OPERAIO

DOREàN:FONDO LUISITO BIANCHI

Testo e immagini di Stefano Sandrinelli

di Daniela Iazzi | [email protected]

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“in un punto della grande pianura, che sem-bra essere stato scelto dal piede di un com-passo in vena di tracciare un ventaglio fra i due mari seguendo i contrafforti delle

montagne, si adagia pigramente il mio paese, inton-tito da tanta vastità tutt’intorno. La lingua che vi si parla rispecchia questo intontimento prodotto dalla distesa senza un’ondulazione dei campi, e ha l’anda-tura d’un paio di buoi aggiogati all’aratro. Anch’essa si adagia pigramente sulla bocca della gente, come il paese nella sconfinatezza della pianura, con vocali trascinate che fanno da spalliera a consonanti senza corrispondenti nei caratteri tipografici; ma, in com-penso, possiede la rara virtù di esprimere esattamen-te ciò che vuole dire”.

è nella casa paterna che lo ha accolto per molti anni du-rante i suoi soggiorni vescovatini, che sta nascendo un centro culturale dedicato a don Luisito. Il 18 gennaio scorso gli eredi hanno donato la casa alla Fondazione Dominato Leonense e, con alcuni amici e at-tenti conoscitori delle sue opere, è stato costituito il “Co-mitato Doreàn – Fondo Luisito Bianchi”.

Con queste dolci parole don Luisito Bianchi de-scrisse il suo paese natale – Vescovato, piccolo centro alle porte di Cremona – in “C’era una volta Pasqua al mio paese” pubblicato nel 2006.

Nonostante abbia vissuto la maggior parte della sua vita lontano, conservò un legame speciale con le terre cremonesi ed in particolare con il suo paese.

Si trattava di un filo diretto grazie al quale trarre ispirazione per molti dei suoi romanzi; un filo diret-to che non si è mai spezzato e che gli fece scrivere, raccontando di ogni volta che tornava al suo paese: “Allora il dialetto mi gorgoglia nel cuore, fa grappoli di bollicine frizzanti nella gola, e mi esce dalle labbra a fontanella, ritrovando, senza il minimo sforzo, suoni e intonazioni di quando ero ragazzo…”. Questo affetto fu tanto forte da volerci tornare per la sepoltura.

Ed è proprio qui, nella casa paterna che lo ha accolto per molti anni durante i suoi soggiorni ve-scovatini, che sta nascendo un centro culturale a lui dedicato.

Il 18 gennaio scorso gli eredi di Luisito Bianchi hanno donato la casa alla Fondazione Dominato Leo-nense e, con alcuni amici e attenti conoscitori delle sue opere, è stato costituito il “Comitato Doreàn – Fondo Luisito Bianchi”.

Come già anticipato, la casa di Luisito sarà a bre-ve restaurata dalla Fondazione Dominato Leonense, affinché qui si possano raccogliere e custodire le in-numerevoli opere e i manoscritti del prete cremone-se, con tutti i volumi, migliaia, che ha letto e raccolto durante la sua vita. Sede gemella sarà l’Abbazia di Viboldone, in provincia di Milano, dove don Luisito è stato cappellano per decenni. Qui sarà aperta la Stanza della Gratuità, gestita con la collaborazione dell’associazione “Amici di Viboldone”.

Si tratta dei primi passi necessari per adempiere alle finalità del Comitato, ossia quelle di far conosce-re la vita e divulgare il pensiero e la testimonianza di vita di don Luisito, che per tutta la sua esistenza è stato guidato dai principi di gratuità, resistenza e sostegno ai poveri.

Ma l’attività che si avvia ad affrontare il Comitato non si limita solo a questo: obiettivo di questo primo anno è l’apertura di un sito internet a lui dedicato; lo studio e la catalogazione delle opere inedite per far sì che possano essere pronte per la loro pubblicazione e presentazione al pubblico. Un lavoro impegnativo ma doveroso ad un anno dalla sua scomparsa.

Voglio concludere con una frase di don Luisito che mi ha particolarmente colpito, una frase che credo possa spronare a mantenerne vivo il ricordo: “E la memoria è il puntino impercettibile che salda il cerchio della vita e mi fa dire, come succo di queste storie di vecchio lunario: vivere, ne valeva la pena”. (“Le quattro stagioni di un vecchio lunario”, 2010, Edizioni Sironi). ●

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i n o S t R i P R o g e t t iA F e R R A R A

di Macri Puricelli | [email protected] la sera di venerdì 11 gennaio Davide Toso chiude come sem-pre la filiale di Cassa Padana in via Ragno a Ferrara. Ma non si

prepara al fine settimana. Il lavoro non è ancora finito. Si spoglia delle vesti e del ruolo impegnativo di responsabile di filiale e indossa quelli di bigliettaio. Cammina veloce verso la Sala Estense e si sistema in biglietteria. Sarà lui ad ac-

TERREMOTO E SOLIDARIETà

ELLA ARMSTRONG CANTA LA VITA

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cogliere i trecento spettatori del grande concerto che sta per arrivare. Demetrio Pedace, vice responsabile, già da un paio d’ore è dietro le quinte a sistema-re le ultime cose. Per tutta la settimana ha fatto notte fonda con organizzatori, musicisti, scenografi, cantanti. Dalle 8 alle 17 al lavoro in Cassa. Poi, via, a sperimentarsi come volontario nella sua passione per la musica e la cultura. E a

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vita”, dice aprendo il viso in un sorriso contagioso, “so che devo superarmi e mostrarmi sempre degna del nome che porto”.

“Sono arrivata in Italia quando ero ancora una ragazzina”, racconta, “avevo la passione del ballo e ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada Don Lurio. Sono entrata nel suo corpo di ballo e ho imparato un mestiere”. Dopo Don Lurio,

Ella – che è nata in Martinica e vive a Perpignan, al confine fra la Francia e la Spagna – ha lavorato con Gino Bra-mieri, Raffaele Pisu, Marisa del Frate, girando i teatri di tutta Italia.

Ma non era la danza il suo obiettivo. “Mi sento bene solo quando canto. Co-munico tutta me stessa. Le mie emozioni, quando sono triste e quando sono felice. Sono il gospel e il blues la mia passio-ne e il mio repertorio”. Quella di Ella è anche una vita di solidarietà: “Quan-do c’è bisogno di aiutare qualcuno, io ci sono. Vado dove mi chiamano. Oggi qui a Ferrara per le persone colpite dal terremoto. E nei prossimi mesi in tour, anche in Italia, per aiutare i bambini del Benin con l’associazione Cesorea di cui faccio parte. Vogliamo creare un villag-gio per i piccoli e grandi orfani di Athie-me. Vogliamo offrire loro una vita giusta e dignitosa. Parte del ricavato dei nostri spettacoli sarà per loro”. ●

utilizzato per acquistare moduli abitativi e container per permettere ad alcune fa-miglie e aziende di ritornare a una quasi normalità.

In questa notte di musica e genero-sità, Ella Armstrong ha avuto una parte centrale. È una donna solare Ella. Ogni tanto i suoi occhi si aprono gioiosi e ricordano davvero tanto quelli del pa-dre mentre intona le note di What a Wonder-ful World. Le pesa questo cognome, inevitabilmente ingombrante. “Ma fa parte della mia

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fare da accompagnatore, taxista e ogni tanto interprete all’ospite d’eccezione di questo evento: Ella Armstrong, figlia dell’indimenticabile Louis.

È stato un successo, un tutto esauri-to, una notte travolgente quella che l’11 gennaio ha visto sul palco Ella, i Louisia-na Blues Summit, Tazio il Biondo, la Jazz Studio Dance, Ilaria Folegatti. E soprat-tutto il gruppo Aiutiamoci, guidato da Fabrizio Berveglieri ed Eva Burini, che con Cassa Padana, il Comune di Ferrara e l’Arci ha voluto questo evento dedicato a tutte quelle persone che ancora hanno bisogno d’aiuto, a dieci mesi dal terremoto di maggio 2012.

Il ricavato del concer-to - al netto delle spese che comunque sono state molto inferiori alla so-lidarietà e all’impegno dei volontari – è stato

AIUTIAMOCI, AIUTI “TRASPARENTI”

in pochi mesi quel gruppo Facebook nato quasi per gioco – Aiu-tiAmoci – per far incrociare in modo semplice e immediato ri-

chieste di aiuto e disponibilità a dare, è arrivato a 1700 aderen-ti. Fabrizio ci lavora ogni giorno insieme agli amici e colleghi eva Burini, marcella Benini, giada Armenghi e marco osti. Per co-ordinare gli aiuti e, qualche volta, anche per raccontare storie e pubblicare immagini di rinascita.

A novembre 2012, AiutiAmoci ha fatto un salto di qualità. e in collaborazione con la filiale di Ferrara di Cassa Padana ha aperto un conto corrente online non operativo (che può essere solo inter-rogato) per le offerte che stanno arrivando. Chiunque fa un boni-fico sul conto AiutiAmoci, iban it 75 S 0834013000000000060101, riceve username e password per controllare i movimenti. Saprà quanto è entrato e quanto è uscito. e per cosa è uscito. un’opera-zione di trasparenza.

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“NON è UN TRACCIATO A ESSERE ILLEGALE. MA TUTTO IL MURO”PALESTINA: INTERVISTA ALLA PREMIO NOBEL MAIRED MAGUIRE SUL CASO CREMISAN

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di Elisabetta Berto | [email protected]

Perché israele sta ancora costruendo insediamenti in patente violazione della legge internazionale?

Perché può. Il diritto internazionale non si ap-plica da sé ma dipende dalla volontà politica della comunità internazionale, in particolare gli Stati Uni-ti. Dove la volontà politica è assente – ed è sempre assente quando gli Stati Uniti o uno dei loro amici ne sono i violatori - allora solo la società civile può giocare un ruolo nel cercare di farla rispettare.

Per quanto riguarda il conflitto Israelo-Palestine-se, fintanto che gli Stati Uniti decidono di schierarsi dalla parte di Israele, il diritto internazionale gioca solamente un ruolo morale, legittima la Campagna del movimento BDS (nota: BDS sta per Boycott, Divestment and Sanctions; il movimento riunisce le maggiori organizzazioni sociali palestinesi) e l’attivismo dei cittadini e delegittima l’occupazione. Mentre ad alti livelli di politica ciò può apparire poco efficace, questo ha un effetto corrosivo sulla posizio-ne di Israele, fino a indurlo, infine, a diventare uno Stato pariah. Questo è un male per Israele nel lungo termine. Al contempo non è detto che rappresenti necessariamente una cosa positiva per i Palestinesi. Dopotutto, la Corea del Nord è stata uno Stato pa-riah per decenni e sembra abbastanza contenta di questa condizione.

Il discorso che sto facendo è che se uno stato ha deterrenti come l’arma nucleare e la determinazione politica, può resistere abbastanza agevolmente alle pressioni internazionali per il tempo che vuole. La decisione quindi se il movimento BDS sarà efficace nel lungo periodo è, in definitiva, legata alla società israeliana e a quale futuro vuole per la propria na-zione.

dopo l’ultima udienza del 12 febbraio, mentre scri-viamo siamo in attesa della sentenza riguardo al ricorso contro il muro di separazione nella valle di Cremisan.

Mairead Maguire è una pacifista dell’Irlanda del Nord. Negli anni Settanta, quando i suoi tre nipoti vennero uccisi da un’auto fuori controllo perché il conduttore era stato colpito da un soldato, scende in campo contro il conflitto che stava distruggendo il paese. Il suo impegno porta alla nascita della Com-munity of Peace People che lottava per una risoluzione pacifica. Nel 1976, assieme a Betty Williams cofondatrice della Community, riceve il Premio Nobel per la Pace.Come premio Nobel, Mairead Maguire si è spesa in prima persona anche a favore del popolo palesti-nese in Israele. Popolis l’ha intervistata sul caso del muro di separazione nella valle di Cremisan in Cisgiordania e sul futuro del conflitto israelo-palestinese all’indomani del riconoscimento della Pale-stina come stato non membro delle Nazioni Unite.

Se sarà favolevole ai palestinesi, che tipo di precedente potrebbe costituire nella storia della Cisgiordania? Perdere o vincere in questa causa cosa significherebbe per il popolo palestinese?

Conosco il caso Cremisan, ma conoscendo la tipologia delle sentenze israeliane e il percorso del muro, non sono ottimista né riguardo a un esito po-sitivo del caso né a possibili conseguenze positive di più ampio spettro nel caso in cui venga data ragione ai querelanti.

Il nocciolo della questione è che il muro è illegale. Tutto il muro.

Adire alla corte israeliana e chiederle di pronun-ciarsi su dove il muro deve passare indebolisce la sentenza della Corte internazionale di giustizia sulla sua illegalità. La triste realtà è che, investendo le corti israeliane della questione, di fatto i querelanti stanno riconoscendo la legalità del muro. Lo stanno legitti-mando. Perché mettono unicamente in discussione il suo percorso. Si potrebbe sostenere che non hanno scelta – e la verità è che senza un sostegno esterno massiccio di fatto non ce l’hanno – ma, da un punto di vista politico e legale, la decisione di passare per il sistema giuridico israeliano per ottenere giustizia (un sistema che è per definizione ingiusto verso i palestinesi e che rifiuta di riconoscere la legge appli-cabile) dà una patina di legalità a quello che a tutti gli effetti è appropriazione indebita di terra. E conferi-sce alle corti israeliane una immeritata reputazione di spassionata equità nelle negoziazioni.

Anche se la corte israeliana decidesse di ridise-gnare il percorso del muro nel caso Cremisan, tutti i palestinesi avrebbero perso. La sentenza della corte israeliana surclasserebbe la sentenza della corte internazionale di giustizia. Gli Israeliani quindi non perderebbero occasione di dire fesserie riguardo a quanto giusto, aperto e democratico sia il loro siste-ma legale. Un sistema che anche i palestinesi sono felici di usare e dal quale possono ottenere giustizia. Israele vincerebbe in entrambi i casi. Il massimo che i querelanti possono sperare è in una vittoria di Pirro.

Riguardo alle altre conseguenze, se i querelanti

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ottengono un risultato favorevole que-sto potrebbe incoraggiare nuove istan-ze presso le corti israeliane. La cosa è in se stessa un ulteriore passo indietro e Israele sarà l’unico ad approfittarne. Infatti, anche se sconveniente, dal pun-to di vista della lotta all’occupazione sarebbe meglio se la corte non desse loro ragione. E sarebbe ancora meglio se fin dall’inizio non avessero cercato giustizia presso le corti israeliane.

In realtà, quello che questo caso met-te in evidenza è il bisogno di una mas-siccia campagna internazionale da parte della società civile per sfidare l’ingiu-stizia e stare dalla parte degli oppressi. Piuttosto che come sono andate le cose: all’oppressore è stato chiesto di decidere la misura della propria oppressione.

Che cosa può fare la comunità interna-zionale per aiutare i palestinesi di Cremi-san? e che cosa dovrebbero fare l’italia e il Vaticano, visto il loro diretto coinvolgi-mento dato che suore e monaci salesiani si sono uniti alla causa e tra di loro ci sono cittadini italiani?

La risposta breve è applicare la leg-ge. Sulla base della considerazione che il muro è illegale e che Israele rifiuta di riconoscerne l’illegalità, ogni Stato dovrebbe farsi avanti per sanzionare Israele per via del suo comportamento illegale. Questo è sufficiente. Innanzitut-to consiste nel cancellare accordi com-merciali e terminare la cooperazione militare, economica e scientifica. L’Italia potrebbe avere un ruolo di leadership in questo all’interno dell’Unione Euro-pea e dell’Organizzazione per la Coo-perazione e lo Sviluppo Economico. Ma non c’è alcun segno in questa direzione.

Riguardo al Vaticano, veramente qui c’è un problema. Nonostante possa agire da autorità morale indipendente e chiamare i cattolici a un’azione con-traria agli interessi di Israele, la sua sto-ria di antisemitismo e il suo fallimento contro il nazismo probabilmente fanno riflettere sul fatto che, quando si tratta di Israele e degli ebrei, il Vaticano non abbia alcuna autorità morale. E la triste verità è che di fatto non ne ha. ●

i n o S t R i P R o g e t t in e l m o n d o

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casa. È questa la sensazione repentina di mona, appena messo pie-de in ghana. il suo primo viaggio in Africa la segna di più della mis-

sione in ecuador, perché la riporta all’india della sua infanzia, al vive-re semplice in simbiosi con la natura. mona Singh, originaria di Khan-na, nella regione del Punjab, dipendente di Cassa Padana dal 2010, ha fatto parte di un gruppo di dipendenti, soci e amministratori della banca che è andato a fine dicembre in ghana, nei luoghi dove si stanno avvian-do progetti di cooperazione.

È una povertà dignitosa quella delle tante comunità visitate nella re-gione di Jomoro. Qui un porticciolo fa da confine con la Costa d’Avorio, la foresta offre il necessario per sfamarsi e la vita di queste popolazioni, trascorsa tra la spiaggia, la raccolta dei frutti e la pesca, ha la serenità del paradiso per pensionati.

Certo, i problemi di acqua potabile assieme alla carenza di struttu-re sanitarie e scuole sono sotto gli occhi di tutti, ma il popolo ghanese sa comunque dare più peso a quanto non gli manca. È questa spensie-ratezza di saper vivere alla giornata che colpisce mona. Forse questo è il germe del mal d’Africa.

il microcredito è una terra ancora da esplorare qui in ghana. Perché i crediti vengono spesso percepiti come donazioni, forse perché sovente distribuiti per fini clientelari. ma il potenziale economico del paese bal-za agli occhi non solo dei cinesi. in questa missione, Cassa Padana ha in-contrato l’ambasciatrice italiana laura Carpini ottenendo la promessa di un filo diretto con l’addetto commerciale. e ha stipulato con la Fonda-zione nkrumah – presieduta da Samia nkrumah, figlia del padre del pa-nafricanesimo Kwame nkruman – un accordo per un’ampia collabora-zione sia nel campo del microcredito che in quello commerciale.

MISSIONE IN GHANA, PAESE IN CRESCITAdi e.b.

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l A B A n C A A l t u o S e R V i z i o

di Monica Bernamonte [email protected] M

enà è una popolosa e attiva frazione del comune di Ca-stagnaro, situata agli estremi confini della provincia di Ve-

rona con quella di Rovigo. In quel trat-to della Pianura Padana che è a forma di trapezio irregolare ed è compresa tra Adige, Tartaro e Po. Sono le “gran-di valli veronesi”: da qui l’appellativo di Menà vallestrema.

La storia di questo territorio è legata ad alcune nobili famiglie ferraresi e ve-neziane, proprietarie di estesi possedi-menti fino alla fine del 1800 quando una

profonda crisi agraria li costrinse alla vendita dei terreni, favorendo la nascita della piccola proprietà contadina.

A testimonianza di ciò in paese si possono ammirare due splendidi ora-tori. Quello consacrato a Sant’Anna, fatto costruire nel 1500 dai monaci be-nedettini di Ferrara e che conserva un ciclo di affreschi attribuiti alla scuola del Caroto. E quello intitolato a Sant’Ago-stino, del 1700, commissionato dai conti Ferrarese che oltre ad amministrare il territorio volevano assicurare i servizi religiosi ai loro dipendenti.

di Monica Bernamonte [email protected]

MENà DI CASTAGNAROORGOGLIO E VANTO DELLE VALLI VERONESI

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Dopo la seconda guerra mondiale la situazione economica del paese era mol-to difficile e le condizioni di lavoro agri-colo di estrema miseria. Fu grazie alla tenace opera del parroco don Guido Zar-dini e delle Acli, uniti all’intraprendenza di alcuni abitanti del paese, che nacquero nuove forme di cooperazione agricola e attività artigianali quali la maglieria e la lavorazione del mobile d’arte. La condi-zione economica del paese riprese poco a poco, accrescendo la necessità di avere un istituto di credito che la sostenesse.

Il 25 giugno 1964 nasce la Cassa rurale e artigiana di Menà. Trova spazio nella piccola canonica del paese e poi in un nuovo e più ampio locale vicino alla piazza dedicata a Padre Orfeo Manto-vani. La continua crescita economica la porta alla fusione con la vicina Cassa rurale di Carpi d’Adige nonché Banca Veneta 1896 e il 1 gennaio 2012 a quella con Cassa Padana Bcc.

Oggi la filiale di Menà occupa i me-desimi spazi, seppure rivisitati in chiave moderna.

La clientela attuale è composta preva-lentemente da privati e da piccole azien-de artigiane e agricole. Al 1° gennaio 2012 vanta una raccolta complessiva di 42 milioni di euro, 18 milioni di euro di impieghi e 900 conti correnti. L’ingresso in Cassa Padana, le garantisce la con-tinuità di impegno e attenzione per le esigenze del territorio. ●

PADRE ORFEO MANTOVANI,DALLA BASSA ALL’INDIA di m.b.

Nacque proprio qui a Menà di Ca-stagnaro, nel 1911, Padre Orfeo

Mantovani, il caparbio missionario che negli anni ‘30 dello scorso seco-lo lasciò la pianura veronese per re-carsi a Madras per aiutare, assistere e sfamare tutti coloro che ne aveva-no bisogno.

Stabilitosi in India, fece ritorno nel paese natio solo per curarsi e per cercare i fondi necessari a comple-tare la sua opera, grazie all’aiuto e all’impegno dell’associazione “Amici di Padre Orfeo Mantovani” di Menà e Castagnaro, che da sempre lavora per raccoglie-re fondi per sostenere la sua causa.

Impegnato nella campagna di sensibilizzazione per combattere la lebbra, incontra nel 1960 a Bologna Raoul Follerau, fondatore dell’omonimo Istituto per la cura del-la lebbra e collabora con lui. Successivamente viaggia in Italia, Europa e Stati Uniti: è proprio grazie a questi viaggi e alla continua opera di divulgazione attraverso giorna-li, televisioni e fra le varie autorità nel mondo, che il lavoro di Padre Orfeo comincia a essere conosciuto al di fuori dell’India. Alcuni giornalisti italiani si recarono a Madras per raccontare all’Italia la sua opera. Intanto il centro da lui creato sfama 1500 perso-ne al giorno e ricovera 17 mila malati. è proprio grazie ai giornalisti della Stampa che Torino, nel 1966, organizza un ponte aereo per inviare dei viveri nell’India colpita da grave carestia.

Padre Orfeo Mantovani ritorna a Madras dopo aver girato l’Europa in cerca di fondi per il suo centro “Le Beatitudini”. Qui muore nel maggio 1967, lasciando una grande eredità spirituale e materiale: la missione salesiana Don Bosco Beatitudes tra le più grandi al mondo. Ogni giorno il centro ospita oltre 4 mila persone: anziani abbandonati, malati, bambini e ragazzi che si recano per studiare, giocare, socializzare e prega-re. La struttura comprende scuole primarie, secondarie, centri di formazione professionale e centri giovanili di ag-gregazione. Le attività oggi vivono grazie a molti benefat-tori, fra i quali l’associazione Padre Orfeo Mantovani di Castagnaro e Menà, che da sempre raccoglie contributi da destinare all’ampliamento del centro, che presto avrà anche uno spazio dedicato ai bambini malati di AIDS.

Da sinistra: davide Bersan, Simonetta Bezzetto, donato merlin, Stefania murani e monica Bernamonte.

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a cura di Valentina Bragazzi [email protected]

ag

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> eVenti

Wonderland FestivalFino al 24 marzo Spazio Idra – Vicolo delle Vidazze 15 - Brescia

inFo: http://www.wonderlandfestival.it/

Brixia Florum – Benvenuta Primavera!domenica 17 marzo, ore 10-19Corso Garibaldi - Brescia

inFo: 339 1351913

libero Accesso alla memoria

domenica 24 marzo Museo Cervi – Gattatico (Reggio Emilia)

inFo: http://www.fratellicervi.it/

7a Fiaccolata valligiana camunaSabato 2 marzo, ore 14Partenze da Lovere, Pisogne, Angone, Niardo e Convento Annunciata

inFo: http://www.beatoinnocenzo.it/

Francesco de gregori in concerto

mercoledì 27 marzo, ore 21.00 Teatro Ponchielli, CremonaInfo e prevendite: Filiale Cassa Padana, via del Vasto

inFo: Tel. 0372463230

in mezz@voicon Giorgio Panariello

giovedì 14 marzo, ore 21.00Teatro Ponchielli – Cremona

inFo: www.teatroponchielli.it

> teAtRo

lo sguardo del clownlaboratorio di clownerie ed improvvisazione

Villa Badia – Leno (Brescia)

Dal 15 al 17 marzo - Costo: 100 euro

inFo: www.fondazionedominatoleonense.it

Viaggio per le terre dei longobardiTeatro San BarnabaC.so Magenta 44/A - Brescia

Venerdì 22 marzo, ore 21.00

inFo: http://www.teatrocaramella.it/

> inContRi

Rassegna Parole con… thè incontri con l’autore

“donne sopra le righe”a cura dell’associazioneCara…mella

Giovedì 7 marzo - ore 20.30

Anna maria Boselli Santoni presenta il suo libro “Forse là, dove danzano i girasoli”Martedì 19 marzo - ore 15.00

Biblioteca Richeriana – Villa Badia - Leno (Brescia)

inFo: 030 9038463

> luBeS

medicina deterioramento cognitivo e tecniche per il potenziamento della memoriacon il medico Ferruccio BaggiMercoledì 6 e mercoledì 13 marzo, ore 15

Religione il volto storico di Cristocon monsignor giacomo CanobbioMercoledì 20 marzo, ore 15

Villa Badia – Leno (Brescia)

inFo: www.fondazionedominatoleonse.it

Visita al teatro grande di BresciaMercoledì 27 marzo

inFo: www.fondazionedominatoleonse.it

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