Popolis - Aprile 2012

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Mensile di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa Anno 10 04 aprile 2012 IN QUESTO NUMERO Run for Parkinson: in corsa contro la malattia Quando il giovane Wojtyla pedalava nella Bassa Una nuova casa per Cassa Padana

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Popolis è l'house organ di Cassa Padana Bcc

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Mensile di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa

Anno 10

04aprile 2012

IN QUESTO NUMERO

Run for Parkinson: in corsa contro la malattia

Quando il giovane Wojtyla pedalava nella Bassa

Una nuova casa per Cassa Padana

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4-5Una nuova casa per Cassa Padana

6-7Scelte che tutelano la famiglia Cassa Padana in assemblea il 20 maggio

8-9Rovigo, città timida con la forza della tradizione Sul Delta, cuore pulsante del Po

10-11Run for Parkinson: in corsa, contro la malattiaUna Tartaruga in tuo aiuto

12-13Investire in Africa Sub Sahariana

14-15Natura e arte: sulle orme di Giuliano Mauri

16Terroir d’autore approda a Leno

17Quando il giovane Wojtyla pedalava nella Bassa

18La prigione delle donne, a Gerusalemme e nel credito

19Alla Cascina Marasco, fra agricoltura, cultura e co-housing

20Cesare, la memoria e la strage di Montecappone

21Colori, sapori e ricordi di Pasqua in cascina

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Popolis, periodico mensiledi Cassa Padana autorizzazione del Tribunaledi Brescia, n. 43/2000dell’8 agosto 2000

sede, Villa seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia

Redazionemacri Puricelli, [email protected]

Lidia sbarbada, [email protected]

Armando rossi e Debora Zanini, [email protected]@popolis.it

sede: Villa seccamani, via Garibaldi 25, Leno-BresciaTel. 030 9040270 [email protected]

Comitato di redazioneFranco Aliprandi, stefano Boffini, Andrea Lusenti, Luigi Pettinati,macri Puricelli, Armando rossi,Lidia sbarbada

Hanno collaborato a questo numero: Fiorenzo Abbadati, italo Bergonzi, Elisabetta Berto, stefano Boffini, Claudio Fiorenzato, Valerio Gardoni, Daniela iazzi, Giusi morbini, Domenico Pedroni, Barbara Ponzoni, marco sacchi, Laura simoncelli, Paola Zani

Fotografie: italo Bergonzi, Elisabetta Berto, Valerio Gardoni, Fabio Tambani, silvano Treccani

Copertina: Il prugnolo di Valerio Gardoni

Stampa: staged, s. Zeno N. (Bs)

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La rivista apre con la notizia dell’inizio dei lavori per il nuovo centro

polifunzionale che amplierà la sede di Cassa Padana a Leno. L’articolo ne

ripercorre con dovizia di particolari le caratteristiche e la filosofia di fondo

sottesa.

A me preme sottolineare un punto. Sarà una struttura certamente funzionale,

ma in primo luogo bella, e si integrerà perfettamente con Villa Seccamani.

La Villa rappresenta la storia, le nostre radici più profonde. Il nuovo complesso

simboleggia la spinta verso il futuro, lo sforzo quotidiano a tradurre in scelte e

azioni concrete l’identità culturale forte su cui poggia la nostra banca.

Diversi stili e funzionalità diverse convivono, passato e futuro si intrecciano,

facendo diventare la futura sede un complesso unico, che dall’alto richiama il

nostro logo e indirettamente i territori in cui operiamo, in grado di esprimere

una sintesi armonica e trasmettere una visione complessiva unitaria. Una visione

esteticamente bella, dalla quale si coglie un futuro carico di prospettive.

Tutto ciò rappresenta anche una metafora significativa di come Cassa Padana

lavora, dell’impegno profuso a favore delle comunità locali dove è radicata.

Anche e soprattutto in tempo di crisi.

Luigi Pettinatidirettore generale Cassa Padana Bcc

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LE NON SOLO UNA NUOVA SEDE

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uNA NuoVA CAsAPEr CAssA PADANAsimBoLo VisiBiLEDEL suo AGirE DiFFErENTE

Insieme agli uffici direzionali e alla filia-le, la struttura ospiterà un vero e pro-prio “forum” destinato ad attività rivolte ai soci e all’intera comunità lenese

di fiorenzo abbadatiresponsabile Ufficio tecnico Cassa Padana

L’attuale sede di Villa Seccama-ni a Leno, bella e funziona-le, fu ufficialmente inaugura-ta nel maggio del 2000. Rap-presentò un brillante esem-

pio di recupero e valorizzazione di un edi-ficio storico tardo Settecentesco, con il suo ampio parco.

Villa Seccamani però non è solo il cen-tro direzionale di Cassa Padana, ma an-che un luogo che in questi anni ha ospi-tato numerose iniziative ed eventi.

La sede di Cassa Padana ora si am-plia - i lavori sono iniziati a gennaio 2012 – con la realizzazione in un’area nord ri-spetto alla Villa di un centro polifunzio-

nale che avrà forma di due braccia che si protendono, in un delicato equilibrio fra aree completamente trasparenti, super-fici a sbalzo e facciate in pietra natura-le, che complessivamente trasmettono un senso di trasparenza e solidità. La super-ficie complessiva dell’intervento è di 9.900 metri quadri. Di questi la filiale è 718 mq, gli uffici 4.060, la sala polifunzionale e fo-rum 500.

La struttura ospiterà la filiale di Leno e gli uffici direzionali. Il progetto preve-de anche la realizzazione di un’importan-te struttura, un vero e proprio “forum”, da destinare ad attività rivolte ai soci e all’in-tera comunità lenese. Il “forum” sarà com-posto da due ambienti collegati: il foyer, uno spazio interamente vetrato che fun-gerà da luogo di attesa, ma che sarà uti-lizzabile anche per mostre temporanee ed eventi; il forum vero e proprio, costituito da un palco e da una sala conferenze per 300 posti mobili.

I n P R I M o P I A n o

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Completa l’intervento un piano di par-cheggi che occupano la gran parte dell’in-terrato con circa 110 posti macchina.

Il fabbricato si svilupperà su 2-3 piani e verrà inserito in una piazza pubblica che prevede vaste aree di verde.

Ancor più dei numeri di questa nuo-va impresa di Cassa Padana, è importan-te rimarcare l’idea di fondo che si vuole trasmettere. Sarà uno spazio certamente funzionale, ma in primo luogo bello, do-ve la parte storica, rappresentata da Villa Seccamani, si rapporterà in modo armo-nico con la nuova struttura.

Metaforicamente quest’ultima rappre-senta il futuro della Banca e dei territori dove opera. Idealmente però trae la pro-pria ispirazione da radici solide, quelle di Villa Seccamani. È un’identità forte che si coniuga concretamente in modo diver-so a seconda delle esigenze, dei bisogni, delle opportunità che le comunità loca-li esprimono nel tempo.

È un messaggio importante, un segno di ottimismo, un invito in tempo di crisi ad alzare lo sguardo ad orizzonti di medio e lungo periodo, senza dimenticare però da dove veniamo, che è la nostra forza.

L’attuale muro di cinta di Villa Secca-mani a nord verrà demolito e si costitui-rà così un unico complesso, attraversato a metà dal vaso Fresule, una risorgiva.

Il fiume sarà al centro di un sistema verde, barocco e classico verso la Villa e contemporaneo verso il nuovo centro po-lifunzionale.

I due ambienti saranno uniti da un pas-saggio pedonale sospeso che, durante fie-re ed eventi particolari, metterà in diretto contatto il forum con gli spazi della Villa.

Un unico complesso verde, attraversa-to da un fiume, richiama in modo diretto il logo di Cassa Padana e indirettamente i

territori dove opera.Il Fresule rap-presenta il Po. A

nord la nuova costruzione parte dal ter-zo piano degradando, dando l’immagine delle montagne.

Diverse anime, diverse funzioni, diver-si territori, passato e futuro convivono in modo armonico e riescono ad esprimere una sintesi unica e bella.

Ciò rappresenta anche il senso più profondo dell’agire della Cassa Padana nei diversi territori dove opera, che re-centemente si sono ampliati per effet-to della fusione con Bcc Camuna, Ban-ca Veneta 1896 e presto, se le assemblee straordinarie di maggio daranno esiti positivi, con Bcc della Valtrompia.

Esteriormente la nuova sede esprime questa maggiore dimensione della banca e soddisfa anche le esigenze presenti e fu-ture di ulteriore crescita. Simbolicamen-te vuole rappresentare anche il modo ori-ginale e differente con cui concretamente Cassa Padana lavora e si rapporta con le comunità locali in cui è radicata. ●

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l A b A n C A A l t u o S e R v I z I o

CAssA PADANAiN AssEmBLEAiL 20 mAGGio

sCELTE ChE TuTELANoLA FAmiGLiA EDuCArE ALLA PrEVENZioNE:AssiCurAZioNECAso Di morTE E rEsPoNsABiLiTà CiViLE

di Laura Simoncelli | [email protected]

L’assemblea del 2012 di Cassa Padana, prevista per il 20 maggio a leno, è chiamata a pronunciarsi su questioni

molto importanti.nella parte ordinaria, l’approvazione del bilancio di eser-

cizio rappresenta anche un modo per fare il punto della situa-zione, di come la banca e i territori dove opera stanno viven-do l’attuale momento di crisi e quali sono le prospettive da co-

di Stefano Boffini | [email protected]

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Assicurarsi è prima di tutto un atto di prevenzione a tutela della famiglia. È frequente l’erronea opinione che associa l’assicurazione a un costo aggiuntivo che grava sul bilancio familiare, un obbligo imposto dalle

banche per poter accedere a determinati servizi o prestazioni finanziarie.

«Il nostro obiettivo è invece quello di comunicare alla clientela che il termine “assicurarsi” significa, in primo luogo, trasferire i rischi che gravano sulla famiglia, o sul singolo, in capo a spe-cialisti abituati per mestiere a gestire determinate incognite» spiega Dino Telò, responsabile comparto assicurativo. Con l’assicurazione, infatti, i rischi personali vengono assunti da una collettività attraverso un principio di mutualità, cioè quella forma di cooperazione sociale basata sulla reciproca tutela e assistenza.

Le “assicurazioni caso morte” tutelano il nucleo familiare (talvolta monoreddito) che ha contratto con la banca un mutuo poliennale per l’acquisto di beni durevoli come la casa.

Si tratta, quindi, di coperture assicurative flessibili e adatta-bili ad ogni esigenza personale che, in caso di morte del con-traente, servono ad estinguere i debiti residui dei finanziamenti esistenti presso le banche e procurano alla famiglia liquidità adeguate per poter superare il grave momento di crisi.

I costi per tale operazione sono limitati poiché, nella maggior parte dei casi, tale tipologia di assicurazioni viene proposta a una clientela giovane che chiede credito alle banche per costru-ire gradualmente il proprio futuro.

Altra forma di assicurazione è, invece, la cosiddetta “re-sponsabilità civile del capo famiglia”.

Questo tipo di copertura assicurativa tiene indenne il nucleo familiare dal pagamento, a titolo di risarcimento, per danni involontariamente causati a terzi per morte, lesioni personali, danneggiamenti a cose e animali, in conseguenza di un fatto che si verifica in modo accidentale in relazione ai rischi della vita privata. L’assicurazione sulla responsabilità civile è partico-larmente adatta per famiglie al cui interno vi siano figli minori e animali domestici, spesso causa di sinistri nei confronti di terze persone.

L’assicurazione vale per i danni che avvengono nel territorio italiano e in qualsiasi parte del mondo, durante il soggiorno temporaneo dell’assicurato. I massimali di copertura sono ottimi e vanno da un minimo di 750.000 euro a un massimo di 2.000.000 di euro. Il costo si limita a poche decine di euro all’anno. La breve esposizione economica evidenzia l’importan-te funzione sociale dell’assicurazione, che va di pari passo con una proposta etica ed adeguata nei confronti di una clientela solitamente sprovveduta.

«Il nostro compito – conclude Telò – non è “vendere” l’assi-curazione, ma educare alla prevenzione, trasformare l’obbliga-torietà in opportunità, trasmettere al nostro cliente che la nostra missione e professione è orientata ad un preciso scopo sociale di tranquillità familiare e personale». ●

gliere per uscirne prima e bene.In sede straordinaria l’assemblea deve decidere su modi-

fiche statutarie tese a rendere più trasparente la governance aziendale e ad approvare il progetto di fusione fra Cassa Pa-dana e bcc della valtrompia.

A tal riguardo i soci riceveranno entro aprile un numero speciale di Popolis che approfondirà questo tema.

È il momento centrale di un iter, iniziato a metà ottobre con le delibere dei consigli di amministrazione delle due bcc, che lo scorso gennaio ha avuto anche l’autorizzazione da par-te di banca d’Italia.

l’assemblea rappresenta un passaggio centrale nella vi-ta di una cooperativa. Partecipazione democratica e scambio mutualistico sono gli asset principali a disposizione del socio. È quindi un’occasione proficua da non perdere.

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l A F I l I A l e

CiTTà TimiDA CoN LA ForZA DELLA TrADiZioNE

roViGo

di Claudio fiorenzato responsabile filiale di Rovigo | [email protected]

Città d’acqua, città di provincia, città di storia e cultura che a uno sguardo attento sa offrire nuovi stimoli e vecchi ricordi

Rovigo è un Comune di 52.458 abitanti, capoluogo di una pro-vincia conosciuta anche come Polesine. La chiamano “città

delle rose”, si estende tra l’Adige, a nord, e il Canalbianco, a sud, e si trova a circa 45 chilometri dalla costa adriatica.

Il territorio pianeggiante e il terreno particolarmente fertile hanno sviluppato in tutto il Po-lesine l’agricoltura con coltiva-zioni di cereali come mais, soia e granoturco, ma anche ortaggi di qualità, come l’insalata di Lusia (marchio Igp), il radicchio, l’aglio, la zucca, nella zona di Melara, e il melone, nell’area del Delta del Po.

Negli ultimi anni, l’aspetto tu-

luce l’Interporto, società a partecipazione pubblica; il Museo dei grandi fiumi ospi-tato nell’ex Monastero degli Olivetani che raccoglie l’archivio storico, etnografico ed artistico del Polesine; il Cen.ser, una gran-de struttura per manifestazioni e fiere; il

Cur (Consorzio universitario di Rovigo), che tramite accordi con le università di Padova e Ferrara ospita alcuni corsi universitari.

Rovigo vanta una gloriosa sto-ria in alcuni sport, prima di tutto il rugby, dove ha conquistato ben 11 titoli italiani.

ristico e quello logistico- infrastrutturale sono stati molto curati dalle varie ammi-nistrazioni, nel tentativo di riallacciare la città capoluogo al patrimonio ambientale della provincia e in particolare al Parco del Delta del Po. Nel tempo hanno visto la

In piedi da sinistra: Stefano Manesco, Claudio Fiorenzato, Andrea guerra e davide Pasqualini. Seduta: giorgia Mazzucco.

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InFoParco del delta del Po veneto www.parcodeltapo.orgParco del delta del Po emilia Romagna www.parcodeltapo.it

Rovigo è la tipica cittadina di provin-cia, che vive appartata, ma che ha potuto godere della dominazione estense e di quella veneziana, con i loro gloriosi per-corsi d’arte e di cultura.

È città d’acqua, protagonista di com-plesse vicende idrogeologiche, che hanno segnato il suo territorio e la sua gente. È città timida, che sa però offrire ad uno sguardo attento nuovi stimoli e vecchi ricordi, con il tipico pudore della città veneta con il gusto della tradizione.

Economicamente la città è capace di farsi interprete delle speranze e delle at-tese della sua gente e di collaborare con essa per cercare di dare un’unica risposta alle diverse esigenze di sviluppo.

È nel giugno 2009 che Banca Veneta 1896, oggi Cassa Padana, apre la sede distaccata di Rovigo, con una dote di 220 soci e coinvolgendo nel progetto un gruppo di persone provenienti da altre banche, ma attive nel territorio da oltre 20 anni: Claudio Fiorenzato, Stefano Ma-nesco, Davide Pasqualini, Andrea Guerra e Giorgia Mazzucco.

A fine dicembre 2011, la filiale di Rovi-go ha raggiunto una considerevole quota di mercato con 24 milioni di euro di rac-colta complessiva, 27 milioni di impieghi e oltre 480 conti correnti. Con questi risul-tati è entrata a far parte, con tutta Banca Veneta 1896, di Cassa Padana.

Pensiamo che questa sia stata un’ot-tima opportunità per dare tranquillità ai soci clienti sia in termini di sicurezza dei propri risparmi, visto l’elevato indice di solidità di Cassa Padana, sia per la possibilità di poter sostenere aziende e famiglie clienti. Inoltre, con questa fusio-ne, sarà possibile sostenere validi progetti nell’ambito del sociale, rivolti alle fasce deboli della popolazione, come gli anzia-ni, i disabili e i giovani. ●

di Macri Puricelli | [email protected]

SUL DELtA,cUORE pULSANtE DEL pO

Il Po è una colonna sonora direbbe natalino balasso. e il delta ne è il cuore pulsante.

A ogni passo che fai su queste sponde, anche gli ultimi metri che ti separano dal mare, incroci avventure di umani e di animali. di natura e di ardite ingegnerie. Sorprende quanto il veneto si dimentichi di questo luo-go dai complessi intrecci, che nulla ha da invidiare alla ben più blasonata Camargue.

A chi è abituato ad andar per lagune, navigare sul delta regala emozioni diverse. bisogna procedere lentamente da queste parti. Immergersi nel silenzio e nei colori dell’umidità estiva. Con le barche a fondo piatto, le “batane”, formidabili per muoversi in fondali bassi. la sensazione è che tutto qui attorno sia abitato. Cinquantaseimila ettari di scoperte. un para-diso per i birdwatcher: è sorprendente la concentrazione visiva di garzette, aironi cinerini e rossi, svassi, beccacce, cavalieri d’Italia, gallinelle d’acqua, cannaiole, falchi di palude, fenicotteri.

gente particolare quella del delta. gente di acque salmastre. gente di confine con il profumo dell’altrove nelle narici. Si dice che prendano la vita con più fatalità. Possono cadere e poi rialzarsi. Con forza. Adattandosi ai cambiamenti e agli stravolgimenti voluti di volta in volta dalle acque e dalle terre.dal ponte di barche che collega il piccolissimo abitato di Santa giulia all’altra sponda il delta appare in tutta la sua maestosità. I sette rami del grande fiume qui si aprono a ventaglio e ti abbracciano. e nascondono fra le pieghe il passato inquieto. le inondazioni. le migliaia e migliaia di per-sone che spinte da miseria e malattie lasciarono questi lidi. Fra i canneti del bonello del bacucco, uno degli angoli più straordinari del delta vene-to, fino agli anni Cinquanta viveva ancora un migliaio di persone. Pescatori e contadini che per tetto avevano case fatte con le canne. Se ne andarono perché non era vita quella. A vigilare sul delta oggi ci sono due parchi regionali: quello emiliano, nato nel 1988 e quello veneto, sorto nel 1997. di parco nazionale quasi impossibile parlarne. eppure era il 1971 quando Italia nostra, a Pomposa, lanciò questa proposta. tutt’ora inascoltata. ●

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ruNFor PArkiNsoN

iN CorsA, CoNTroLA mALATTiA

I n o S t R I P R o g e t t IA C R e M o n A

Come ci si sente in un corpo che non risponde più ai comandi? Nulla è più come prima. Bisogna abituarsi a nuove modalità di movimento. Per andare avanti, il vero segreto è l’impegno mentale e fisico per qualcosa o qualcuno

di Barbara Ponzoni | [email protected]

Una camminata di 2,5 chilometri lungo il Po cremonese, dalle Co-lonie Padane verso le Canottieri Baldesio, Ferrovieri, Bissolati e

Flora. Andata e ritorno. Sabato 14 aprile.Dopo la diagnosi, la vita del malato di Parkinson e della sua fami-

glia si trasformano in una maratona piena di ostacoli. Questo viaggio può risultare meno gravoso con l’aiuto di altre persone o delle istitu-zioni che possono sostenere in diversi modi il malato e il mondo che ruota intorno a lui.

Da questa metafora è nata l’idea della corsa, non competitiva, per i parkinsoniani, le loro famiglie e chiunque voglia portare la sua testimonianza condividendo un tratto di percorso insieme. Tutti i par-tecipanti cammineranno, marceranno o correranno per una parte o la totalità del percorso, secondo i tempi e le possibilità individuali.

“Run4Parkinson”, sostenuta dall’area cremonese di Cassa Padana, è a carattere internazionale. Nel 2011 hanno partecipato 8 Paesi con 25 città con un totale di 20mila persone che insieme hanno camminato per essere una voce nella Comunità internazionale, affinché aumenti sempre più l’attenzione alla cura del Parkinson, ai malati e ai loro famigliari. Il percorso prevede diversi punti di ristoro: sotto il Ponte, dopo la Canottieri Flora e alle Colonie Padane, per il gran finale.

Il PRogRAMMA: ore 9: ritrovo alle Colonie Padane, angolo con via Lungo Po Europa; 9.30: partenza verso il Ponte in via Lungo Po Europa; 11.30: conclusione della camminata con rinfresco alle Colonie Padane.

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Giuseppe è un uomo dagli occhi dolci e allo stesso tempo decisi. Nel 2010, qualche mese dopo la morte della moglie, ha comincia-

to ad avere problemi di deambulazione. La sentenza è stata morbo di Parkinson. La reazione di abbattimento totale. Fino al giorno in cui i figli, quasi per caso, sono venuti a conoscenza dell’Associazione Tartaruga.

Quando gli chiedo le sue impressioni dopo un anno di frequentazione dell’asso-ciazione, s’illumina e mi parla di compren-sione reciproca e del competente supporto psicologico che ha avuto. Di vitale impor-tanza per lui data la dolorosa perdita della moglie, compagna di una vita.

Voglio sapere come ci si sente in un corpo che non risponde più ai comandi. Nulla è più come prima, dice Giuseppe. Bisogna abituarsi a nuove modalità di movimento. In questo gli è stata molto utile la musicoterapia, ma il vero segreto è l’impegno mentale e fisico per qualcosa o qualcuno. La passione per i presepi fatti con le sue mani, la partecipazione attiva all’associazione, il suo essere disponibile per ogni tipo di lavoretto in casa sua o de-gli amici. Il non pensarci e andare avanti. Giorno per giorno con un nuovo, anche se piccolo, obiettivo. Certo la malattia c’è, ma viverla con gli strumenti adeguati e con la comprensione di persone che provano le tue stesse cose, è decisamente meglio. Non c’è medicina al mondo che possa fare altrettanto.

Capire e progredire insieme. Questo è quanto accade a chiunque venga in contat-to con La Tartaruga Onlus, associazione cremonese che si occupa del Parkinson e dei disturbi del movimento. Giovanna Pigoli ne è la vice presidente. Non esiste un’associazione di riferimento nazionale, mi spiega. E nel cremonese quest’associa-zione è relativamente recente, nasce infatti nel 2008. Da allora è molto cresciuta. In numeri di soci come in iniziative fatte e

progetti portati avanti, a dimostrazione della pressante necessità di avere un pun-to di riferimento, da parte dei malati di Parkinson, che vada al di la dell’ospedale e del medico curante, e che garantisca loro anche sostegno, terapie di supporto, con-divisione. Quel calore umano che spesso guarisce più di una medicina ben dosata. I soci sono un’ottantina, i volontari attivi nel gruppo sono tre o quattro, o anche più, a seconda delle necessità.

L’associazione offre diverse possibilità riabilitative al malato, come le lezioni di musicoterapia, che Giuseppe segue con entusiasmo. Questo metodo utilizza sia l’aspetto ritmico che melodico. I pazienti suonano, cantano e si muovono al ritmo della musica da loro stessi prodotta e ritro-vano la capacità di effettuare movimenti corretti e soprattutto con un ritmo e una velocità che il loro corpo ha dimenticato.

Quest’associazione è davvero una possibilità straordinaria per i malati di Parkinson e per la comunità tutta. Eppure la Tartaruga lotta con i bilanci, le spese infinite, la difficoltà a reperire una sede adeguata (quella attuale è in condivisione con un’altra associazione e spesso non ci stanno tutti... salvo sedendosi sulle scri-vanie).

Voglio essere ottimista, voglio pensare che quest’associazione troverà presto una sede adeguata (hanno partecipato al bando per l’assegnazione degli spazi vuoti gestiti dal Comune), che sempre di più saranno le donazioni, che tanti saranno i bandi vinti per la realizzazione di nuovi e fantastici progetti. Voglio pensare che Giuseppe continuerà a partecipare agli incontri con i suoi figli e alle lezioni di musicoterapia e – perché no? – anche a quelle di Thai Chi che stanno organizzando. ●

di Barbara Ponzoni | [email protected]

uNA TArTAruGAiN Tuo AiuToil lavoro e l’impegno dell’associazione cremonese che segue i malati di Parkinson

PeR ContRIbuIRe A QueSto Sogno: la tartaruga onlus, CF 93048350198IbAn It26S0845411403000000180345

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iNVEsTirE iNAFriCAsuB sAhAriANA

Le iniziative dell’associazione socio culturale afro-italiana Colori d’Africa ong per la Costa d’Avorio: dalla promozione dell’autosufficienza alimentare alla realizzazione di un Centro Ar-tigianale

I n o S t R I P R o g e t t IA P A R M A

«È il momento di investire in Africa»: questo era il titolo di un articolo pubblicato già nel 2009 sull’Harvard Business Review, in cui i giornalisti

Paul Collier e Jean-Louis Warnholz affermavano che «alcune nazioni sub-sahariane sono uscite da situa-zioni di conflitto ed entrate in una fase stabile, mentre nuove forze macroeconomiche sono sul punto di eser-citare profondi effetti nonostante la crisi economica globale».

La Costa d’Avorio è uno di questi paesi sub Saha-riani da poco uscito da una profonda crisi cominciata dopo le elezioni di ottobre 2010 quando Alassane Ouattara, eletto nuovo presidente dalla Commissione elettorale e Laurent Gbagbo, presidente uscente, han-no organizzato due diverse cerimonie di giuramento e formato due governi. Il Paese è entrato in una lunga fase di stallo, rischiando di essere teatro di una logo-rante guerra civile. La situazione si è via via normaliz-zata nel corso del 2011, e oggi la Costa d’Avorio vede una situazione politica più stabile ed è pronta per il ritorno degli uffici della Banca Africana di Sviluppo (Afdb), l’istituzione politico-finanziaria che svolge un ruolo decisivo nel programmare e sovvenzionare lo sviluppo economico e infrastrutturale del continente.

La “rivoluzione” che potrà dare slancio a uno

di Daniela Iazzi | [email protected]

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InFowww.coloridafrica.orgPresidente: Bessou A. GnalyBorgo santa Chiara, ParmaTel. 0521 970201 349 [email protected]@yahoo.it

sviluppo reale del paese consisterebbe nel vedere lo Stato africano non più come destinatario di aiuti essenzialmente umanitari, ma come partner con cui collaborare in funzione della crescita economica.

L’associazione socio culturale Colori d’Africa Ong, gruppo afro-italiano con sede a Parma, si pro-pone in quest’ottica di offrire un aiuto concreto ai propri concittadini per uscire dalla crisi alimentare e per diminuire il forte tasso di disoccupazione giova-nile che sta investendo la Costa d’Avorio. Il progetto che sta avviando è stato presentato il 2 marzo scorso nell’auditorium della filiale di Cassa Padana a Parma. L’incontro è stato moderato dalla sociologa Moira Anna Baldi, e ha visto, tra gli altri, il significativo discorso del dott. Andrea Zanlari, Presidente della Camera di Commercio di Parma.

Il progetto si articolerà in due sezioni. La prima è rivolta alla promozione dell’auto-

sufficienza alimentare, attraverso la produzione e commercializzazione di prodotti tipici ivoriani, quali riso d’altopiano, manioca e mais nella regione delle Fromager ed in particolare nella città di Gagnoa.Per anni le politiche nazionali hanno maggiormente inco-raggiato la coltivazioni dei prodotti agricoli da cui si poteva trarre un profitto più alto e per i quali era alta la richiesta di esportazione, anziché di prodotti che

potevano sfamare quotidianamente la popolazione. Per far questo l’associazione ha costituito la

Cooperativa Agricola Monde sans Faim, con sede a Gagnoa, che intende sensibilizzare la gioventù ivoriana al ritorno alla terra, il solo patrimonio che non ha mai tradito i suoi utilizzatori. Per raggiungere l’obiettivo, si conta anche sul sostegno esterno di partner, sulla collaborazione dell’Agenzia d’Appog-gio allo Sviluppo Rurale (ANADER) e sui servizi del Ministero dell’Agricoltura di Gagnoa.

Il secondo progetto che Colori d’Africa sta intra-prendendo è la costituzione di un Centro Artigianale nel quartiere Soleil di Gagnoa, che può rappresentare uno strumento per lo sviluppo comunitario, contri-buire a ridurre l’alto tasso di disoccupazione tra i giovani ivoriani e di conseguenza la criminalità. Il suo avvio ha inoltre l’obiettivo di tramandare la storia e la cultura del Paese, di conservare e valorizzare anti-chi mestiere e abilità altrimenti in via di scomparsa. Infine, questo progetto può portare alla costituzione di un sito turistico, da cui potrebbero trarre diretta-mente un beneficio economico gli stessi artigiani, ed in modo indiretto anche il resto del Paese.

L’associazione Colori d’Africa sta ora cercando collaborazioni e finanziamenti per avviare

questi progetti dal forte carattere uma-nitario. ●

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I n o S t R I P R o g e t t IA b R e S C I A

NATurA E ArTE:suLLE ormE Di GiuLiANo mAuri

opere che colpiscono direttamen-te all’anima. Ne attivano le emo-zioni, ne fanno scaturire pensieri, ricordi, sogni. un lavoro fatto con elementi naturali che intreccia la vita, interagisce con essa, costrin-ge nella lentezza, a coniugare la necessità di vivere gli spazi in ar-monia. Nella certezza che la natu-ra è madre del nostro essere

uNA mosTrA A PADErNELLo

L’uomo misura il tempo, e il tempo l’uomo. Questo detto ri-specchia pienamente la verità. Più passa il tempo e più riu-

sciamo a capire la grandezza artistica di Giuliano Mauri, a comprenderne le intu-izioni e i messaggi. A tre anni dalle sua scomparsa, questo artista lodigiano di fama internazionale viene ricordato con una lunga serie di iniziative, convegni, mostre che si consumeranno nell’arco di quattro anni, fra il 2012 e il 2015.

Non è un caso se una delle tappe della mostra che ripercorre il sogno delle sue sculture vegetali è Padernello. È qui che Mauri completò la sua ultima opera, il Ponte. La Cattedrale vegetale del Parco delle Orobie, in provincia di Bergamo, è stata infatti realizzata postuma, nel 2010, un anno dopo la sua scomparsa.

Il mio ricordo personale di Giuliano Mauri è legato a un viaggio fra Lodi e Padernello. Un viaggio dove Giuliano, uomo silenzioso e osservatore, diventa-va uomo del racconto. Un viaggio dove nasceva uno scambio di esperienze. Sep-pur già minato dalla malattia, Giuliano manteneva una grande forza propulsiva, una grande vitalità, una grande voglia di nuovi progetti. La sua mente era sempre proiettata nel futuro, verso nuovi lavori. Si pensa sempre che il viaggio contenga una grande valenza spirituale, quasi se il muovere il corpo elevasse l’anima. Ecco, l’opera di Giuliano Mauri colpisce diret-tamente all’anima. Ne attiva le emozioni, ne fa scaturire i pensieri, i ricordi, i sogni. Il suo lavoro, fatto con elementi naturali, intreccia la vita, interagisce con essa, ci costringe nella lentezza e nella precisio-ne del procedere dell’opera a pensare, a coniugare la necessità di vivere gli spazi

in armonia, ma con certezze assolute, vere, e cioè che la natura è madre del nostro essere.

C’è gioia nel lavoro di Mauri, ma c’è anche molto silenzio, molta laica reli-giosità. C’è voglia di fare, di lasciare un segno che ognuno di noi potrà leggere,

di Domenico Pedroni

potrà decifrare, potrà anche non condi-videre.

L’idea di una mostra dedicata a Giulia-no Mauri nasce dalla convinzione, sem-pre più radicata, che solo l’arte, la poesia in particolare, salverà questo nostro mondo. Serviranno i valori, servirà l’idea di accrescere il bene comune, di svilup-pare la coesione sociale, di valorizzare il paesaggio, che da valore solo estetico possa diventare un valore patrimoniale che ci appartiene, che rappresenta il senso del nostro vivere.

Se vuoi avere una bella superficie, cura le radici. Ecco come nasce il ponte San Vigilio a Padernello. Nasce dal fe-lice incontro con Giuliano. Fortemente voluto dalla Fondazione Castello di Pa-dernello è stato costruito nel 2007/2008 su un affluente della Roggia Savarona, un canale per far defluire le acque (So-radore) nelle vicinanze del monastero di San Vigilio e collega la strada vicinale di Borgo San Giacomo con Padernello. Per la sua costruzione sono stati utilizzati

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InFo

giuliano Mauri, tra progetto e simboloCastello di Padernello, Borgo s. Giacomo (Bs)Fino al 29 luglioDal martedì al sabato su prenotazione; la domenica dalle 14.30 alle 18.30ingresso: 5 euroTel. 030 [email protected]

tanti quintali di pali di castagno e più di 1.200 piccoli rami, sempre di castagno, per gli intrecci. Questa installazione ha permesso di riaprire il limes romano che portava da San Paolo a Quinzano, passando vicino alla stazione di posta dell’Aquila Rossa a Padernello, con un’idea, un progetto diverso, alternativo che si inserisce nella natura circostante, attivando un dialogo e uno scambio.

Molti si chiedevano prima di vedere l’opera, di vedere il ponte, il perché di una costruzione con i pali di castagno conficcati a palafitta e non un ponte in mattoni, in cemento armato, in legno lamellare. Non pochi erano i dubbi e gli interrogativi.

Ora che il ponte vive di luce propria e regala a Padernello e al suo Castello un’opera unica, affascinante, di grande impatto emotivo, si sono comprese molte cose. Soprattutto la genialità dell’artista che ha costruito l’opera per far pensare, per far riflettere. È un ponte che si deve obbligatoriamente percorrere piano, dove si incontra la natura, dove ci si predispone ad entrare a Padernello con più serenità, con più tranquillità, a gode-re di un piccolo borgo che rappresenta un unicum da salvaguardare, perché in esso ritroviamo una grande armonia fra architettura e paesaggio.

Questo ponte registra suoni, echi, am-plificazioni della meditazione, rimpianti, paure, riflessioni sulla vita di tutti i gior-ni, su questa nostra età tanto progredita tecnologicamente e tanto umanamente regredita. È racconto, è poesia, è doman-da sul tempo, è riflessione sui sogni… Questo ponte è davvero un’opera d’arte che stupisce, che sorprende, che fa ri-flettere, che misura il tempo, che incide sulla memoria, che alimenta i sogni, che appassiona. ●

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I n o S t R I P R o g e t t IA b R e S C I A

TErroir D’AuTorE APProDA A LENo un grande evento dedicato al vino

di Marco [email protected]

Domenica 22 e lunedì 23 aprile, Villa Badia apre le porte a “Ter-roir d’Autore”, grande evento biennale che ha come protago-

nista il vino e i suoi territori. Organizzato da Fondazione Domi-

nato Leonense ed Enoteca Boero, con la partnership della sezione bresciana dell’associazione italiana sommelier e la collaborazione dell’azienda veronese “Qualità Club”, Terroir vedrà la parte-cipazione di oltre 40 produttori, espres-sione di differenti territori, con differenti storie e filosofie di produzione, ma uniti tutti da un’alta qualità, passione e amore per le proprie radici e per le tecniche di vinificazione antiche e naturali.

La scelta di ospitare l’evento a Leno in Villa Badia, sede del sito archeologico del monastero benedettino voluto da Re Desiderio, non è casuale: i grandi vini sono espressione di piccoli territori vocati, di persone che difendono le pro-

InFoterroir d’autore22 e 23 aprile, Villa Badia - Via marconi, 28 Leno (Brescia)orario: 10-19

Autostrada A21, uscita manerbioingresso: intero 10 Euro; ridotto (per iscritti Ais e onav) 5 EuroLunedì 23 aprile entrata gratuita per gli operatori di settore. tel.: 030 9040334 - 030 [email protected]

prie tradizioni e che si impegnano con grande sforzo e dedizione. Quale sede migliore se non quella dove, in passato, i monaci benedettini hanno introdotto le eccellenze enogastronomiche tipiche dei nostri territori.

“Terroir d’Autore” sarà l’occasione per degustare eccezionali vini italiani e francesi, in un connubio tra diversi territori.

Grandi Champagne, Bordeaux, Bor-gogna, Loira insieme ai vini della nostra tradizione: dal pregiato Franciacorta al Langa, dal Lugana al Salento, dal Valpo-licella al Conero.

Un appuntamento che vuol essere punto d’incontro delle diverse zone di vendita dei più grandi vini europei; luo-go di dibattito tra le differenti filosofie e storie di produzione, espressioni di

uomini legati al proprio territorio e alle proprie tradizioni.

Nei due giorni della manifestazione, i produttori presenti saranno a disposizio-ne per incontrare il pubblico attraverso degustazioni guidate, alla scoperta delle diverse tipologie di vino e dei loro cor-retti abbinamenti gastronomici.

Inoltre, domenica 22 aprile, l’evento sarà arricchito dal mercato dei produt-tori locali aperto a tutti, che darà la pos-sibilità di degustare e acquistare prodotti enogastronomici di qualità del territorio. Il mercato sarà allestito nel parco che cir-conda Villa Badia. Sarà attivo un punto ristoro in entrambe le giornate. ●

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InFoFondazione dominato leonenseTel. 030 9038463info@fondazionedominatoleonense.itwww.fondazionedominatoleonense.it

“Germogli della speranza”: è questo il titolo del film che verrà proiettato giovedì 12 aprile alle 20.30 al Teatro

dell’Oratorio di Leno. Una fedele rico-struzione dei giorni nei quali, durante l’estate del 1947, il giovane Karol Wojtyla venne ospitato a casa di Don Francesco Vergine a Seniga, piccolo paese della Bassa Bresciana.

Entrambi brillanti studenti a Roma,

QuANDoiL GioVANE WojTyLA PEDALAVANELLA BAssAAll’oratorio di Leno il film-do-cumentario dedicato a Papa Giovanni Paolo ii

i due ragazzi divennero amici e si fre-quentarono dal novembre1946 al giugno 1948. Nell’estate1947 il giovane Karol, fu-turo Papa Giovanni Paolo II, per ragioni politiche non poté fare ritorno in Polonia e dovette trascorre le vacanze estive in Italia, a Roma. Fu così che Don Vergine, che tornava a casa per un periodo di ri-poso, lo invitò a passare qualche giorno a Seniga, con la sua famiglia.

Trascorsero giorni intensi, in cui Don Wojtyla, tra passeggiate e pedalate in bicicletta, conobbe i territori bagnati dai fiumi Mella e Oglio, visitò Cremona e il suo splendido Duomo e aiutò il parroco di Seniga nell’attività pastorale.

Un soggiorno sereno che il giovane Karol, orfano, provato dalla guerra e dal clima politico polacco, ha ricordato per tutta la vita.

A distanza di 31 anni fu eletto Papa. Verrà ribattezzato il Papa dei giovani, ma anche della sofferenza, del pellegrinag-gio, della devozione a Maria.

La storia, che offre occasioni di rifles-sione e messaggi positivi, è stata girata da attori non professionisti del territorio e i luoghi, ancora carichi di storia, man-tengono tutti gli arredi e gli oggetti del tempo.

Alla proiezione interverranno Don Luigi Corrini, testimone di quei giorni, Alfredo Tradigo, giornalista di Famiglia Cristiana, Meri Roversi, regista e sce-neggiatrice del film, Angelo Locatelli, au-tore del libro “Karol Wojtyla – La vacanza del futuro Papa nella Bassa Bresciana – Seniga 1947” che ha ispirato dialoghi ed immagini e Stefania Sandrelli, attrice del film. Moderatore della serata Angelo Baronio.

La serata è proposta dalla Libera Uni-versità dei Santi Benedetto e Scolastica di Leno, con la collaborazione dell’Ora-torio San Luigi. L’ingresso è libero. ●

di Marco [email protected]

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LA PriGioNE DELLE DoNNEA GErusALEmmE E NEL CrEDiTo

di Elisabetta Berto | [email protected]

Era iniziato come un normale diluvio. Acqua a secchiate mista a ghiaccio picchiettava come un esperto percus-sionista, diretta magistralmente da refoli di vento che la spingevano da ovest a est come un sipario su un

palcoscenico e le davano la forza di risalire, sfidando la gravità, le strade di una Ramallah in collina. Poi, di mattina, la neve.

E Ramallah, superato un comprensibile senso di smarrimen-to, si è lasciata andare alla festa. Il gioviale chiacchiericcio misto a risa dei bimbi, a fare pupazzi o a centrare bidoni della spazza-tura come canestri, ci ha costretti in strada a gioire con loro.

Ma l’eccezionalità dell’evento atmosferico non ci inganna. Ramallah e i Territori Occupati non sono cambiati da un anno a questa parte: le stesse file ai check point, le stesse famiglie divise da un muro, la stessa menta, regina indiscussa di the, in-salate e limonate. Nonostante le difficoltà oggettive, il progetto avviato da Cassa Padana – che nel marzo 2011 ha conosciuto l’ong Parc (che ha ricambiato la visita a Leno nell’ottobre scor-so) – sta procedendo. Tra febbraio e marzo siamo tornati in Palestina per approfondire la conoscenza delle cooperative di risparmio e credito create dall’istituzione e del settore coope-rativo palestinese in generale.

Le cooperative di risparmio e credito che visitiamo, nate dall’azione sociale del Parc, soffrono in modo anche più ampli-ficato le ristrettezze di lavorare in una prigione a cielo aperto. Esempio fra tutte la cooperativa di Gerusalemme, la cui coor-dinatrice non ha il permesso di entrare nella parte israeliana della città e non può quindi raggiungere i gruppi di socie che ci vivono. Ciò impatta sull’andamento finanziario dell’istituzione, sprovvista di chi possa recarsi dalle donne a ricevere i paga-menti o a recuperare le rate scadute.

Ma non è solo l’occupazione israeliana e il muro costruito che pesano sulle sorti di queste cooperative di risparmio e credito. In realtà, il vero problema è il ruolo di enorme marginalità sociale in cui versano le donne palestinesi. Per la legge palestinese, se una donna vuole aprire un conto di risparmio presso una banca a favore del figlio minorenne deve prima chiedere l’autorizza-zione al marito. Un’autorizzazione che serve anche per ritirare i soldi che lei stessa deposita. Il marito, inoltre, potrebbe sbatterla fuori di casa in qualsiasi momento. Per questo, le cooperative sono l’unica possibilità per le donne di avere prestiti “di consu-mo”, cioè volti in principal modo a coprire emergenze o esigenze sanitarie ed educative dei figli. Questi prestiti sono più rischiosi e difficili da restituire per definizione, dato che non vengono impiegati in attività generatrici di reddito.

Quindi, è proprio per il loro ruolo di detonatore sociale che queste cooperative devono essere aiutate a diventare auto-sostenibili. La Palestina non può di certo farne a meno.

E nemmeno le donne nel mondo. ●

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il contatto con la realtà urbana che la circonda – spiega il presidente di Agro-polis, Gianluigi Romanini, al timone della onlus dal 1999 –. Per questo siamo costantemente protesi sui temi della dife-sa della destinazione del sito e dei terreni circostanti stimolando sul tema la sensibi-lità delle autorità competenti e tutti coloro che ci vorranno aiutare».

La cooperativa, ben piantata sui problemi del presente guarda al futuro anche con un progetto di “housing so-ciale”. «Vorremmo che la nostra cascina diventasse un posto talmente bello che per i nostri ragazzi (ormai in età adulta) potesse diventare naturale pensare di poterci venire ad abitare a coronamento del loro progetto di vita». ●

La cooperativa sociale Agropolis ge-stisce servizi alla persona per disabili con deficit intellettivo lieve o medio

grave. Grazie alla solida base sociale fatta di tanti soci volontari, opera con successo presso la “Cascina Marasco” di Cavatigoz-zi, località alle porte di Cremona.

In questo ambiente appartato (ma non isolato: la fermata del bus è a 100 metri), fin dal 1989 – anno in cui ha ricevuto la cascina in comodato d’uso gratuito da Fondazione Città di Cremona – la coope-rativa ha creato una splendida simbiosi con la struttura rurale.

Cascina Marasco è infatti cornice

2012 Anno dellA CooPeRAzIoneA C R e M o n A

ALLA CAsCiNA mArAsCo, FrA AGriCoLTurA, CuLTurA E Co-housiNG

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imprescindibile dei preziosi progetti e delle attività che coinvolgono i “ragazzi” (circa 25 persone) che quotidianamente la frequentano.

Percorsi, progetti, lezioni e labora-tori sono studiati per l’espressione del disabile, per sbloccarne la spontaneità creativa. Quindi spazio a informatica, fotografia, teatro, danza, arte-terapia, artigianato e sport.

Rendere Cascina Marasco sempre più attraente: questo è il presente cui sono costantemente votati gli esponenti della Cooperativa. Importante lo sforzo per creare gli orti sociali e una fattoria didattica così come l’avviato impianto delle siepi nei campi contigui la cascina, avanposto per la creazione di nuove biodiversità.

Tutte idee che vanno ad aggiungersi alle già rodate attività di apicoltura e botanica in serra. L’attenzione al verde quindi come eredità fondante del proget-to, come fatto connaturato alla cascina, ora anche testimoniato dall’impianto fotovoltaico che assicurerà l’autosuffi-cienza energetica con una gestione del surplus per la quale si cercano partners nella direzione di un baratto del tipo: “ti do il mio surplus energetico, mi aiuti a comprare un’auto (magari elettrica?)”.

«Vogliamo che Cascina Marasco con-servi e accresca il profilo di isola felice e ideale per la disabilità mantenendo però

L’utopia (realizzata) di Agropolis

di Italo Bergonzi | [email protected]

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I l R A C C o n t o

Memorie in cammino – il progetto multi-mediale sulla Resistenza e la Liberazione che fa capo all’istituto Cervi di Gattatico di Reggio Emilia e che coinvolge Popolis,

Cassa Padana, Fondazione Dominato Leonense – ha fatto rotta sulla costa marchigiana.

Jesi è lì, protetta ancora dalle trecentesche mura. Cesare, classe 1922, ci aspetta nel quartiere popola-re. Case schierate e una stazione anonima, racconto di vita essenziale della classe operaia che nel dopo-guerra si è permessa un tetto e quattro mura.

Cesare arriva lento, bastone in una mano e nell’al-tra una busta di plastica, un poco di verdura e pane. Trascina sulle spalle il fardello della memoria, più pesante degli anni.

20 giugno 1944, campagne di Montecappone, alle spalle di Jesi, sette ragazzi vengono trucidati dalla rabbia nazi-fascista. Un’altra volta sette, come i fra-telli Cervi. Cesare c’era.

Quello che accadde quel giorno è ancora vivo nel ricordo. Sono circa le sette di sera: in via Roma una trentina di giovani sono seduti davanti a casa e discutono sui fatti del giorno. Improvvisamente arri-vano tedeschi e fascisti. I giovani vengono obbligati a mettersi in fila e a incamminarsi verso la villa Ar-marmi, in contrada Montecappone. Si pensa ad una delle solite retate di uomini di lavoro, ma non è così. Giunti alla villa, i giovani vengono rinchiusi, perqui-

siti, minacciati, bastonati e rimessi in libertà. Tutti, meno sette, che una spia di Fabriano (una donna?) qualifica come partigiani.

«Erano solo ragazzi, amici miei, a due piaceva can-tare. Cantavano e certe sere se non c’era il coprifuoco s’andava per balere. Cantavamo, io suonavo l’armoni-ca. Il paese era vuoto, la gioventù era stata risucchiata dalla guerra, la tradotta se n’era andata lenta, ma l’ar-tiglio della guerra è stato veloce e feroce».

I sette vengono seviziati, torturati e condannati a morte, senza processo. Vengono spinti in un vallone e lì il tragico epilogo: «Una scarica di mitraglia e i corpi cadono dalla ripa, rotolando. Qualcuno si contorce, tra gli spasimi estremi chiama la mamma, invoca Iddio». Allora vengono finiti «coi pugnali, coi calci dei fucili: negli orecchi, negli occhi, sui petti». A sera, parenti e amici provvedono alla loro sepoltura. Qualche mese dopo i resti mortali saranno solennemente trasferiti nel Famedio; sul posto sarà collocata una lapide.

Dei sette fucilati, cinque sono jesini: Armando e Luigi Angeloni muratori, 25 e 18 anni, Francesco Cecchi e Alfredo Santinelli, apprendisti, diciotten-ni, e Mario Saveri di 23 anni meccanico. Avevano aderito ai Gap di via Roma. Gli altri due sono Enzo Carboni di S. Eufemia di Aspromonte e Calogero Grasceffo di Agrigento, carabinieri ventenni. ●

InFo memorieincammino.wordpress.com

25 APriLE 1945 - 25 APriLE 2012

CEsArE, LA mEmoriAE LA sTrAGE DimoNTECAPPoNEdi Valerio Gardoni | [email protected]

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P e n S I e R I & P A R o l e

CoLori, sAPori E riCorDiDi PAsQuA iN CAsCiNA

di Giusi Morbini | [email protected]

Era iniziata la Settimana Santa. In casa c’era allegria e mia madre puliva il rame, che teneva sul camino, usando farina gialla e aceto. Vecchi tegami, caraffe, risplendevano di luce nuova.

Il Giovedì santo raccoglievamo le uova di gallina nel nostro pollaio e a volte anche quelle d’oca e d’anatra. Con i segreti dei colori naturali le prepara-vamo per essere benedette la domenica mattina. Per il verde si usava l’acqua di malva, le ortiche, le foglie d’edera. Il giallo si otteneva con i fiori di camomilla o con il the. Il rosso con la rapa rossa. Per l’arancione servivano le bucce di cipolla. Il Venerdì santo, mio padre, alle tre del pomeriggio, lasciava tutti i lavori, ci chiamava in cucina e si toglieva il cappello. Poi prendeva la Bibbia e dal Vangelo leggeva i versetti che narravano la morte di Cristo. Aveva sempre un groppo in gola: non si è mai vergognato di piangere quando una cosa lo emozionava. Dopo qualche mi-nuto di silenzio staccava dal muro un vecchio croce-fisso di legno con un Cristo in metallo e lo porgeva perché lo baciassimo. Era un rito semplice come la fede di mio padre e quel Cristo era così intriso di do-lore umano. Le campane del paese tacevano, nessun annuncio di festa o di morte.

In realtà in cascina c’era già un’aria di festa, una Resurrezione vicina. ll cappone era sistemato. A noi bambini piaceva vederlo liberare dalle interiora. Volevamo che ci mostrassero il cuore, il fegato e anche lo stomaco (il magù) che erano buonissimi dentro la minestra. L’asse per impastare era sul ta-volo, per i ravioli fatti in casa con ripieno. Le donne erano abilissime nel farne tanti piccoli ombelichi: i marubini. Alla domenica affogavano nel brodo di cappone scaldando la nostra gioia nuova al ritorno dalla Messa. ●

Gino il sagrestano arrivava in cascina con la sua bici a tre ruote e una specie di carret-to davanti. Trasportava i rami d’ulivo. In cambio di libere offerte e di un bicchiere

di vino, preparava i ramoscelli a mazzetti e ce li por-geva per la Processione delle Palme. La Messa era lunga quel giorno e, seduti sui poggiapiedi dei ban-chi, ci divertivamo con le piccole foglie argentate. A casa, mia nonna le riponeva sul granaio. Sarebbero servite, bruciandole durante l’estate, ad allontanare quei terribili temporali che arrivavano dal lago e portavano grandine. Ramoscelli di olivo, simbolo d’alleanza con Dio per vincere la paura del diluvio.

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AG

EN

DA

> web

un nuovo sito per PalazzoCigola Martinoni

realizzato da Popolis con l’obiettivo di valorizzare questo “super contenitore” dai tanti contenuti. Dalla homepage, cliccando nel menù orizzontale in alto si potrà entrare nella “sezione” dedicata al Palazzo e leggerne la storia, il restauro e gli eventi. spostandosi poi nella parte bassa, tre diverse sezioni riguardano l’area progettuale e scientifica che caratterizza le ricerche e i partenariati. C’è poi la sezione dedicata al museo multimediale

in cui il visitatore potrà sfogliare i percorsi proposti alle scuole, trovare le proposte didattiche, scaricare i diversi file e vedere i progetti in corso. L’ultima sezione è dedicata agli eventi con le informazioni per l’affitto delle sale e per organizzare cene, matrimoni, cresime, comunioni con il servizio catering. sempre

in questa sezione, anche le informazioni sui prodotti realizzati dalla Cooperativa sociale Agricola L’Antica Terra che caratterizzano Cigole e il suo territorio.

www.palazzocigolamartinoni.it

Il suono del silenziolaboratorio di composizione scenica

Docente: Fabrizio Visconti Attore, regista e direttore artistico Durata: 20 oreDate: 13-14-15 aprile 2012 Orari: venerdì 19- 23; sabato e domenica 10-13 e 14-19

InFo e ISCRIzIonI:Fondazione dominato leonensetel. 030 98038463

> teAtRo

> MoStRe

Il divisionismo. la luce del modernorovigo, Palazzo roverellavia G. Laurenti 8

fino al 23 giugno

InFo 0425460093

> InContRI AllA lubeS

Mercoledì 11 aprile, ore 15Villa Badia, Leno (Brescia)

gabriele d’Annunzio, letterato, poeta, protagonista del suo tempo

Pietro Gibellini, università Ca’ Foscari di Venezia

Mercoledì 18 aprileuscita a Gardone riviera con visita al Vittoriale degli italiani

> FuoRIPoRtA

Il violino fra brescia e CremonaNelle botteghe scomparse di BresciaBrescia, 14-22 aprile

[email protected]. 0372 95917

> SeMInARI A PAdeRnello

la metafora del viaggiosabato 14 aprile

Giuseppe Benelli, Il viaggio nell’opera di Marguerite Yourcenarhafez haidar, Il viaggio tra Islam e Cristianesimo

sabato 21 aprile

Giampietro rigosa, l’ebreo erranterina Gambini, la diaspora degli ordini cavallereschi religiosi

Il viaggio nell’artesabato 28 aprile

rina Gambini, Il viaggio nell’artestefano mecenate, Il viaggio nella musica

InFoCastello di Padernello (Brescia)030 9408766

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www.cassapadana.it

Soggiorni Mare2012

Minorca (Spagna)Lord Nelson Hotel

All Inclusive in aereo settimane da maggio a fine settembre

(Vadus Viaggi - Manerbio)

Karpathos (Grecia)Veraclub Costantinos Palace

Pensione Completa + Bevande ai pasti in aereo da maggio a ottobre

(Vamos Amigos - Leno)

Izmir (Turchia)Paradise Friends Yali Hotel & Resort

All Inclusive in aereo settimane da maggio a ottobre

(Oro & Argento - Bagnolo Mella)

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