Popolis - Agosto 2011

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Periodico di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa anno 9 • n. 4 AGOSTO 2011 Longobardi, patrimonio dell’Umanità Verso l’aggregazione con Banca Veneta 1896 Progetto pazienti “fragili” all’ospedale di Leno

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Periodico di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa

anno 9 • n. 4

agosto 2011

Longobardi,patrimonio dell’Umanità Verso l’aggregazione con Banca Veneta 1896

Progetto pazienti “fragili”all’ospedale di Leno

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4-5-6-7Il monastero di San Salvatore di Brescia e i siti longobardi di Leno e della Bassa patrimonio dell’Umanità L’avventura longobarda

Chi viveva nel medioevo nel monastero di Leno?

8Cassa Padana e BCC Camuna: l’integrazione ad un anno dalla fusione

9Verso l’aggregazione con Banca Veneta 1896

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mar

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edito

riali cooPerazione, ParteciPazione, socialità

Cari soci,la cooperativa si caratterizza per essere una forma di impresa economica del tutto differente da quella privata. Da quest’ultima si differenzia per il fatto che le cooperative non hanno come fine la realizzazione di un utile – differentemente dalle società di capitali – ma la prestazione di un servizio ai soci. Ma è per gli aspetti di socialità che essa incorpora e rafforza, che la cooperativa si specifica ulteriormente. La socialità insita nella cooperativa si esprime principalmente in una condizione fondamentale: la valorizzazione della persona umana. La partecipazione attiva dei soci a tutte le fasi della vita della cooperativa, l’uguaglianza sostanziale di tutti i soci, l’autonomia, la spontaneità di adesione e di diffusione della cultura cooperativa, rappresentano i principi e le regole che formano il tessuto ideale delle cooperative. Da tali principi emerge chiaramente un’indicazione di moralità naturale che tratteggia il percorso di sviluppo del movimento cooperativo, nella convinzione che occorra evitare di perseguire modelli evolutivi della cooperazione risolti solamente in dati quantitativi, senza un agganciamento ai valori cooperativi avendo presente che la cooperativa è un’associazione di uomini che persegue fini non totalmente economici, ma di sviluppo delle migliori capacità umane: la solidarietà, la democrazia partecipativa, nel rispetto di valori quali l’equità e l’eguaglianza.

vittorio Biemmi

presidente Cassa Padana

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14Progetto pazienti “fragili”: trattamenti idrokinesiterapici per soggetti affettida malattie rare

15Graphic Design e Multimedia a Leno: aperte le iscrizioni al corso triennale Le girls del calcetto vincono a Gambara

16-17Asini in festa a Gussola

San Benedetto, tradizioni e interculturalità a LenoQuegli Unni in riva al Mincio

Tappa in riviera romagnola per la mostra su Karol Wojtyla

18-19Il Ghana e i suoi profeti

20All’ombra dell’Abbazia: Federico Barbarossa a Leno

21Il Risorgimento più segreto in mostra a Isola Dovarese

22Agosto a castello

10Agricoltura, dalla Regione Lombardia 15 milioni di euro per l’ammodernamento

11Homebanking, la sicurezza prima di tutto

12-13A Martignana di Po, insieme al lavoro per il bene comuneSul Po volano le aquile

l’idea forte Per il futuro

Nella rivista si accenna al progetto di fusione con Banca Veneta 1896 e all’iter procedurale iniziato per renderlo operativo.In caso di esito positivo si creerà una banca di credito cooperativo grande, la seconda in Italia per numero di sportelli, attiva in quattro regioni e 15 province.Più importante dei numeri è però l’idea forte che ci sta dietro.Il valore non risiede nella dimensione del montante, se questa diviene il fine.È la capacità di svolgere un’azione sempre più utile per i territori, per le comunità che hanno bisogno di crescere sotto tanti punti di vista, a dare il senso, ad essere il metro di giudizio dei “numeri”.La fusione consolida, permettendo di raggiungere una massa critica idonea, un modello di banca che ha prospettive di svolgere in futuro autonomamente e in modo pieno la sua missione.È un’autonomia vera perché la banca è attrezzata su ogni fronte (personale, risorse economiche, equilibri tecnici, presidi organizzativi e di sviluppo delle mutualità, sistemi di controllo, ecc..) per svolgere un’azione incisiva. È artefice diretta.È un’impostazione strategica che ha un orizzonte di medio periodo: costruire una banca di territori diversi che fra di loro dialogano, ognuno con le proprie caratteristiche, identità e autonomie, attraverso soluzioni organizzative che realizzano una migliore prossimità rispetto alle diverse comunità locali e alle esigenze di ogni tipo che queste manifestano.

luigi Pettinati

direttore generale Cassa Padana

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I N P R I M o P I a N o

Il monastero di San Salvatoredi Brescia e i siti longobardi di Lenoe della Bassapatrimonio dell’Umanità

dI aNGeLo BaRoNIocoordinatore scientifico Fondazione Dominato Leonense

l’avventura longoBarda

originari dei territori dell’attuale danimarca, i Longobardi sono identificati col nome di Vinnili da Paolo diacono, lo storico che ai tempi di Carlo Magno narra la storia del suo popolo. dopo successive migrazioni verso meridione, aggregando nel loro cammino varie popolazioni del centro europa e avendo assunto il definitivo nome di Longobardi, nel VI secolo sono stanziati in Pannonia, l’area che individua i territori dell’Ungheria e di parte della Slovenia. Nel 568 l’intero popolo emigra in Italia. Sotto la guida del re alboino nell’arco di pochi anni conquista le città della pianura a nord del Po. Vincendo la debole resistenza

opposta dai Bizantini e compiendo razzie a danno delle chiese e dei proprietari più ricchi, i Longobardi si spingono lungo la penisola, giungendo, secondo la tradizione, fino alla punta estrema della Calabria.danno vita, quindi, a un regno con capitale Pavia, articolato in ducati che si costituiscono intorno alle principali città dei territori conquistati.Trascorso il periodo dell’invasione e la fase del consolidamento della conquista, si avvia un processo che li porta a una rapida integrazione con la popolazione romana. entrati in contatto con il Cristianesimo nella forma dell’arianesimo, quando ancora erano insediati in Pannonia, i Longobardi vivono la loro religiosità come valore politico e identitario. Gli

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Fino all’ultimo c’è stata trepidazione, ma tutti confi-davano che questa volta si sarebbe centrato l’obietti-

vo. Sabato 25 giugno l’unesco ha deciso: San Salvatore di Brescia e i luoghi bresciani dei Longobardi sono inse-riti nella lista dei siti considerati patrimonio dell’umani-tà. Il duro lavoro di preparazione della documentazione da sottoporre ai severi giudici dell’icomos, l’agenzia in-caricata di istruire la pratica, era stato finalmente premia-to. La squadra di tecnici e studiosi che avevano preparato la richiesta non aveva tralasciato nulla. In particolare, si è saputo che a colpire favorevolmente i commissari è stato il fatto che la documentazione per la candidatura di Bre-scia fosse la più ricca e completa.

Consapevole di vantare il complesso architettonico più prestigioso, rispetto agli altri sei siti (Torba-Castese-prio in provincia di Varese, Cividale del Friuli in provin-

cia di Udine, Campello sul Clitunno e Spoleto in provin-cia di Perugia, Benevento e, infine, Monte Sant’Angelo in provincia di Foggia), che costituiscono la rete denomi-nata I Longobardi in Italia. Centro di potere (569-774), Brescia ha dimostrato di non stare con le mani in mano in attesa del verdetto.

Oltre a valorizzare l’importante monumento cittadi-no di San Salvatore, inserito nel grande complesso mo-nastico di Santa Giulia, il Comune di Brescia ha messo mano agli scavi davanti al Capitolium, che hanno forni-to nuove conoscenze sul periodo che ha segnato l’arrivo dei Longobardi nel 569 e il loro cospicuo insediamento in città e nella pianura. Soprattutto nella Bassa e in par-ticolare lungo la fascia delle risorgive, a Sirmione, Calvi-sano e Manerbio, a Montichiari, Cazzago San Martino e Chiari, ma soprattutto a Leno, le campagne di scavo che

esponenti delle generazioni successive all’invasione sono, dunque, aperti all’opera di evangelizzazione, come testimoniano le iniziative della regina Teodolinda e di papa Gregorio Magno. Ma il processo incontra anche resistenze, come documenta l’attività legislativa del bresciano Rotari, il re che a metà del VII secolo interpreta l’esigenza di salvaguardare l’identità del suo popolo, trascrivendone – peraltro in latino – le leggi non scritte nel codice che porta il suo nome.È tuttavia con Liutprando, nel corso della prima metà dell’VIII secolo, che la conversione al cristianesimo nella forma cattolica si completa e viene sancita nelle leggi che egli emana, definendosi

esplicitamente re cattolico. È sotto la sua guida che i Longobardi si avviano a completare il controllo dei territori della penisola sconfiggendo i Bizantini. Con il re astolfo conquistano definitivamente Ravenna e le città della Pentapoli fino alle porte di Roma, suscitando la più viva opposizione del Papa, in difficoltà anche per il violento contrasto con i Bizantini per la lotta iconoclasta, scatenata a Bisanzio contro il culto delle immagini.L’appello rivolto dal Papa ai re franchi, perché difendessero gli interessi della Chiesa, è raccolto una prima volta da Pipino che interviene contro astolfo. Poi, da Carlo. Nel 757 nuovo re dei Longobardi era diventato desiderio, bresciano d’origine,

salito al trono approfittando dei contrasti fra i duchi più eminenti del regno. dopo aver avviato una politica di alleanza con Carlo, entra in contrasto con il re dei franchi, inducendolo a raccogliere l’invito del Papa. Sceso in Italia e cinta d’assedio Pavia, nella primavera del 774 Carlo sconfigge desiderio, ne conquista il regno, assumendo anche il titolo di re dei Longobardi.Il regno costituito da alboino e ora conquistato da Carlo, incoronato imperatore a Roma la notte di Natale dell’800, entrerà, con la denominazione di regno d’Italia, a far parte del Sacro Romano Impero, la nuova grande costruzione politica che disegna le fondamenta dell’europa. a.b.

qui sotto, chiesa dei Santi nazzaro e Celso. a sinistra, villa Badia (immagini dall’archivio fotografico della soprintendenza per i beni archeologici della lombardia)

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si sono susseguite negli ultimi anni hanno dimo-strato la grande importanza degli oggetti ritrova-ti dagli archeologi, che si sono dimostrati preziosi per conoscere usi e costumi del misterioso popo-lo del nord d’Europa.

I reperti venuti alla luce nelle necropoli di Leno hanno particolarmente impressionato. Gli esperti li definiscono tra i più interessanti dell’Italia settentrionale. Soprattutto desta curiosità tra gli studiosi il fatto che i monili scoper-ti nelle sepolture di Leno, nel testimoniare la presenza di personaggi della nobiltà longobarda protagonisti dell’in-vasione in Italia, concorrano a gettare nuova luce sulla fi-gura di Desiderio e sulla sua famiglia.

Secondo il racconto di un anonimo cronista leonense dell’VIII secolo la famiglia di Desiderio, l’ultimo re lon-gobardo, aveva proprio a Leno le sue proprietà, lascian-do così aperta l’ipotesi di chi sostiene che proprio a Le-no egli fosse nato. Prima di divenire re, infatti, egli aveva deciso di costruire sulle sue proprietà lenesi, poco distan-te dal palazzo in cui risiedeva, la chiesa dedicata al Salva-tore, alla Vergine Maria e all’arcangelo Michele. Accanto alla chiesa, una volta divenuto re, nel 758 Desiderio ave-va poi deciso di fondare il monastero di San Benedetto e aveva ottenuto a tal fine dall’abate di Montecassino una colonia di 12 monaci guidati da Ermoaldo, che divenne il primo abate del nuovo monastero.

Per sottolineare l’importanza della nuova fondazione essi portarono con sé la reliquia del braccio di San Bene-detto lungo il tragitto per raggiungere Leno. Giunti a Ro-ma ottennero dal Papa anche quelle dei santi martiri ro-mani Vitale e Marziale.

Per verificare le notizie di queste antiche fonti, la Fon-dazione Dominato Leonense – che fa riferimento a Cas-

I N P R I M o P I a N o

sa Padana BCC – sta conducendo da un decennio atten-te campagne di scavo sul sito dell’abbazia e nei dintorni dell’abitato. Di straordinario rilievo sono i risultati otte-

nuti dalle ricerche condotte nell’area dell’ab-bazia; ma anche assai importanti le scoperte fatte scavando nel sito della chiesa dei Santi Nazzaro e Celso.

Il commissario dell’icomos è venuto a Le-no a compiere un attento sopralluogo sui can-tieri aperti e ha richiesto che alla documenta-zione prodotta per San Salvatore di Brescia fosse aggiunta una relazione sui siti di Leno e fosse prodotta tutta la serie di studi condotti nei vari convegni tenuti a Villa Seccamani, se-de di Cassa Padana, e pubblicati in due pon-derosi volumi di Brixia Sacra. Ma non ba-sta. Il commissario ha anche visitato la mo-stra I Longobardi nel Bresciano, che la Fonda-zione Dominato Leonense e la Soprintenden-

za Archeologica avevano allestito a Montichiari con il sostegno del Comune.

Al termine del suo sopralluogo risultava evidente che le testimo-nianze degli insediamenti longo-bardi nella Bassa Bresciana e quel-le relative al monastero di San Be-nedetto di Leno, in particolare, ge-mello di quello femminile di San

Salvatore di Brescia, avrebbero permesso di comprendere meglio la storia straordinaria del monumento bresciano.

Il grande lavoro di ricerca e studio promosso dalla Fon-dazione Dominato Leonense, unito a quello che sta con-ducendo l’assessorato alla cultura del Comune di Brescia con la Fondazione Brescia Musei, ha certamente contri-buito a convincere i commissari dell’unesco della serietà con cui si procede sulla strada della riscoperta e della va-lorizzazione di un patrimonio millenario. Lo confermano una volta di più i numerosi progetti in corso in vari comu-ni della Bassa, scaturiti dall’azione promossa dalla Fonda-zione Dominato Leonense, che ha portato alla nascita di Langobardia Fertilis, la rete dei siti longobardi che l’am-ministrazione provinciale sta coordinando.

Per quanto riguarda Leno, gli scavi da poco conclu-si e l’apertura imminente di altre prospezioni da un la-to, dall’altro il lavoro dei paleografi impegnati a trascrive-re le pergamene degli archivi del monastero e del comu-ne e, infine, gli studi in corso di pubblicazione sulla storia del territorio prima della fondazione dell’abbazia, presen-tati nel recente convegno Da pagani a Cristiani, fornisco-no una straordinaria mole di conoscenze inedite, che get-tano nuova luce su un periodo così lontano della nostra storia e costringono gli storici a considerare che sia venu-to ormai il tempo di riscrivere gran parte della storia del medioevo. Non solo di Brescia. ¬PeR SaPeRNe dI PIùwww.popolis.it/abbazia www.unesco.it

Chiesa dei Santi nazzaro e Celso.nella pagina a destra, villa Badia (immagini dall’archivio fotografico della Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia).

sotto, la chiesa di San Salvatore a Brescia.

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di daniela iazzi

[email protected]

ChI VIVeVa NeL MedIoeVo NeL MoNaSTeRo dI LeNo?

lo scoPriamo con l’antroPologa elena fiorin

La fondazione dominato Leonense e Cassa Padana in questi anni hanno promosso le ricerche storico-archeologiche riguardanti il monastero longobardo, intitolato a san Benedetto, sito in villa Badia a Leno. Come già ampiamente esposto dall’archeologa denise morandi nel numero di Popolis di ottobre 2010, durante la realizzazione di nuovi sottoservizi nell’area est del parco di Villa Badia, necessari all’apertura del distaccamento della libera accademia delle Belle arti di Brescia, gli archeologici hanno scoperto la presenza di una chiesetta di piccole dimensioni con molteplici sepolture disposte nelle vicinanze e la fondazione di un muro di 1.60 metri di larghezza, con probabile funzione difensiva. Un primo resoconto di quanto emerso è stato presentato in occasione dell’assemblea dei soci della Fondazione Dominato Leonense, che si è tenuta a Leno il 10 luglio scorso durante la nona edizione della Fiera San Benedetto. nel corso dei mesi appena trascorsi è giunta al termine anche un nuovo tipo di indagine, sempre commissionata dalla fondazione dominato leonense, e relativa

allo studio antropologico degli scheletri ritrovati nelle numerose tombe che circondano il perimetro della chiesa.I resti ossei rinvenuti in contesti archeologici si studiano con lo scopo di ricostruire la demografia di un popolo, per sapere come si nutrivano gli individui che lo costituivano, qual era il loro stato di salute, quali le occupazioni principali, oltre a dati più tecnici quali la loro statura o l’età alla morte. Le informazioni ottenute servono ad integrare i dati reperiti attraverso lo studio dei documenti antichi e lo scavo vero e proprio.Il sito archeologico di Villa Badia è stato studiato dall’antropologa Elena fiorin, sotto il coordinamento della soprintendenza per i Beni archeologici della Lombardia, che ha analizzato 47 sepolture per un totale di 54 individui, di cui 17 di sesso maschile e 9 di sesso femminile. Dei 28 restanti è stato impossibile determinare il sesso a causa dell’immaturità fisica o per l’incompletezza del materiale scheletrico.Dall’analisi approfondita di alcuni dettagli è emersa la presenza di malattie comuni quali l’artrosi, nella maggior parte dei casi dovuta all’età avanzata del soggetto. È stata osservata, inoltre, una notevole usura dei denti, nonché la frequente perdita degli stessi in vita dovuta all’età,

a una dieta coriacea e ricca di fibre, ma anche alla presenza di granelli di pietra all’interno delle farine ottenute grazie all’utilizzo di macine in pietra.Tra tutti, di particolare interesse è l’inumato della Tomba 58 di cui l’altezza stimata è di circa 1 metro e 83 centimetri e che pare avesse una muscolatura molto sviluppata rispetto alle altre. Purtroppo dello scheletro si sono conservati solamente gli arti inferiori poiché la restante parte è stata manomessa dalla cava di ghiaia realizzata in occasione della distruzione del Monastero nel XVIII secolo d.C.Le sepolture erano tutte prive di corredo e quindi di oggetti che permettessero di dare riferimenti temporali. Per questo motivo, al fine di completare l’interessante studio di Elena Fiorin, su suggerimento della soprintendenza la fondazione dominato leonense ha deciso di ricorrere all’analisi del radiocarbonio che permette di fornire una datazione molto precisa dei reperti di origine organica, quali sono i resti ossei appunto. L’analisi è stata condotta su 24 sepolture e ha permesso di individuare 3 fasi principali di utilizzo dell’area sepolcrale. Le tombe più antiche risalgono al IX-X sec. d.C., vi è poi una seconda fase databile al X-XI sec. d.C. ed infine una terza pertinente al XIII-XVI sec d.C. Le datazioni associate ai dati dello scavo e all’analisi antropologica hanno reso più sicure le interpretazioni cronologiche di tutte le strutture più significative dalla chiesa al muro difensivo.oltre a queste ultime interessanti informazioni, nei prossimi mesi altri esperti saranno all’opera per analizzare i frammenti di recipienti in ceramica, gli oggetti in bronzo e in pietra rinvenuti durante lo scavo, in modo tale da raccogliere altre novità che permettano di ricostruire l’aspetto dell’edificio e la vita all’interno del glorioso monastero di Leno.

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l a B a N C a a l t u o s e r v i z i o 1

la crescita sostenibile della propria terra non

può prescindere dalla sana crescita economica dei sin-goli soggetti e delle realtà as-sociative.

Muovendo da questi pre-supposti, intere generazioni di cooperatori si sono impe-gnati per portare a compi-mento la propria mission.

Anche per i buoni co-operatori creditizi, questi principi di base devono sem-pre essere tenuti in conside-razione senza cercare scor-ciatoie che magari possono garantire nel breve termine momentanee gratificazioni, ma non replicabili nel lun-go periodo.

È trascorso un anno dal-la fusione di BCC Camuna con Cassa Padana. Possiamo sostenere che tutti gli artefi-ci di questa operazione, soci in primis, bene si sono im-medesimati nel condividere questi principi ispiratori rac-chiusi nell’articolo 2 dello statuto tipo di ogni BCC.

La frenesia della vita mo-

derna, probabilmente, non ha ancora consentito ai più di riconoscere tutti i segni di questa ultima iniziativa, ov-vero distinguerne i benefici ed individuare nel profon-do le motivazioni di questa scelta storica.

L’ultimo numero di “la Camuna”, periodico edito da BCC Camuna in colla-borazione con Cassa Padana titolava così: “Cassa Pada-na e BCC Camuna, una fu-sione per il futuro”. Un mo-nito che ben racchiudeva le vere motivazioni della scelta di aggregazione presa dai ri-spettivi consigli di ammini-strazione di allora.

Dopo il primo passo isti-tuzionale che ha visto una-nime condivisione del pro-getto da parte delle due compagini sociali, il proces-so di integrazione si è messo subito in moto per velociz-zare ed accordare l’operativi-tà bancaria e cercare di inte-grare le due realtà e rendere sempre di più partecipi i veri protagonisti della vita di una banca cooperativa, ossia i so-ci della stessa.

Le prime iniziative certa-mente sono state le più evi-

denti. Come l’adempimento preciso e puntuale del piano industriale presentato ai soci in occasione dell’assemblea di approvazione dell’iter di fusione con la realizzazione e il completamento in po-chi mesi di quattro nuove fi-liali dislocate in paesi strate-gici della Valle e che si sono aggiunte alle quattro filia-li storiche di BCC Camu-na armonizzando di fatto il territorio. Tutto ciò non so-lo per garantire un miglio-re servizio ai propri soci e clienti, ma anche per favori-re tutto il territorio indistin-tamente che ora può usufru-ire di tanti altri innumerevoli servizi di natura non pretta-mente bancaria. Quegli stes-si per cui Cassa Padana è ben nota negli altri territori ove già opera da anni.

Molti progetti hanno già visto la luce negli ultimi me-si. Presso la sede storica della Cassa di Esine è stata aperta una sede distaccata del CSV di Brescia, il Centro servizi per il volontariato a favore di tutte le associazioni non profit che operano sul terri-torio camuno.

A Cividate Camuno è

di mirko cominini

[email protected] stato da poco inaugurato un centro al servizio delle fami-glie con figli con problemi di autismo. Un servizio in-novativo di cui la Valle re-clamava da tempo la neces-sità. È della scorsa primavera l’ultimo viaggio in Cina, or-ganizzato proprio dalla no-stra banca, che ha portato nel lontano Paese aziende che rappresentano eccellen-ze del nostro territorio con l’obiettivo di veicolare il lo-ro nome ed i loro prodotti in una terra lontana con capa-cità ricettive e prospettive di sviluppo enormi.

L’attività economica è stata affiancata anche da ini-ziative di carattere culturale e di promozione più ampia della nostra zona.

Insomma, siamo una banca proattiva. Una vera banca a favore di tutti i terri-tori che, come ama definirli il nostro Direttore generale, sanno essere lungimiranti. E sanno considerare il loro proprio legittimo interesse come parte integrante di un interesse generale più ampio capace di generare ricchez-za non a vantaggio di pochi, ma a favore di tutti. ¬

Cassa Padana e BCC Camuna:l’integrazione ad un anno dalla fusione

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Verso l’aggregazionecon Banca Veneta 1896

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i consigli di amministrazio-ne di Banca Veneta 1896

e Cassa Padana, riuniti il 28 giugno, hanno approvato il progetto di fusione fra le due banche di credito coopera-tivo. È iniziato quindi l’iter procedurale che prevede l’au-torizzazione prima da par-te della Banca d’Italia e poi la successiva sottoposizione del progetto alle rispettive as-semblee dei soci.

L’obiettivo principale dell’aggregazione è quello di costituire una banca di cre-dito cooperativo ancora più forte e attrezzata nelle risor-se umane e patrimoniali, di-mensionalmente più grande e diversificata nei territori, con migliori prospettive fu-ture di svolgere in modo au-tonomo, nelle condizioni ottimali e nel modo più ef-ficace, la propria funzione a

di stefano [email protected]

i dati di sintesi della BanCa aL 31.12.2010Banca Veneta 1896 ha una storia ultracentanaria. Sulla scia delle soluzioni date ai bisogni di credito nella Pianura Padana da Leone Wollemborg, nel 1896 l’ingegner Giovanni Vicentini diede vita alla Cassa Rurale depositi e Prestiti a Carpi di Villa Bartolomea. Nel 1972, a seguito della fusione con Cassa Rurale ed artigiana di Menà Vallestrema, prese la denominazione di Banca di Credito Cooperativo del Basso Veronese. dopo 35 anni di attività a favore dei propri territori l’istituto nel 2007 ha assunto l’attuale nuovo nome di Banca Veneta 1896. La sede principale è a Legnago (Vr). due le sedi distaccate a Rovigo (dal 2009) e ferrara (dal 2010).

soci: 2.500impieghi (in milioni di €): 329raccolta (in milioni di €): 327patrimonio vigilanza(in milioni di €): 24dipendenti: 89 filiali: 12 comuni di competenza: 69province di operatività: verona, rovigo e ferrarapresidente: antonio masindirettore generale: gabriele meneghello

www.bccbassoveronese.it

oBiettivo: costruzione di una Banca dei “territori” Più vicina ai Bisogni delle comunità locali

favore delle comunità locali nelle quali opera.

Il progetto, in particola-re, prevede la trasformazio-ne dell’attuale Banca Veneta 1896 in un’area territoriale della nuova banca, dotata di ampia autonomia, in grado di esprimere un presidio raf-forzato sul proprio territorio, con riferimento sia all’attivi-tà di intermediazione finan-ziaria sia allo sviluppo delle mutualità, che possa contare sui solidi supporti patrimo-niali, organizzativi, di risorse e di esperienza messi a dispo-sizione da Cassa Padana.

Tra i due consigli di am-ministrazione si è instaurata una profonda sintonia stra-tegica che è alla base del pro-getto di fusione: una condi-visione sul ruolo che una bcc è chiamata a svolgere nei ter-ritori, oggi e ancor di più in futuro. È un modello di ban-ca locale proattivo verso i bi-sogni che le comunità loca-li esprimono, in coerenza con l’articolo 2 dello statu-to sociale.

Nel caso l’iter procedu-rale della fusione si concluda favorevolmente, si sperimen-

terà in modo più compiuto un modello di banca di ter-ritori diversi, che fra di lo-ro dialogano, ognuno con le proprie caratteristiche, iden-tità e autonomie, attraverso soluzioni organizzative effi-cienti che realizzano una mi-gliore prossimità rispetto al-le diverse comunità locali e alle esigenze di tipo econo-mico e non che queste oggi esprimono – o esprimeran-no in futuro.

Con la fusione si conso-lida la massa critica neces-saria. Ci sono le risorse pa-trimoniali e umane, il know how e le esperienze positive maturate negli anni dai due istituti, a rendere possibile l’obiettivo.

Si tratta di una banca che sarà in grado di investire con-tinuamente in qualità: quali-tà nella clientela, più vicina per dimensioni e caratteristi-che al mondo delle banche di credito cooperativo; quali-tà nelle risorse umane, perché emerge sempre di più la ne-cessità di capire, di essere fles-sibili, adattarsi velocemente, cogliere i problemi e le pro-spettive in modo più ampio e completo; qualità nelle re-lazioni con i soci e i territori, perché la cooperazione fra i

diversi attori che vi insistono è indispensabile per affronta-re i problemi.

L’obiettivo strategico ma-turato dai due CdA è lavora-re per realizzare una banca attrezzata su ogni fronte (del personale, degli equilibri tec-nici, dei presidi organizzativi e di sviluppo delle mutualità, dei sistemi di controlli inter-ni, ecc…) per essere aderen-te all’articolo 2 dello statuto e raccogliere al meglio l’eredità centenaria e i valori origina-ri dei padri fondatori, adat-tati e reinterpretati in chiave ventunesimo secolo. ¬PeR SaPeRNe dI PIùwww.cassapadana.it

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nati da contratti di conferi-mento.

Ad essere agevolate, in particolare, sono le spese per le opere di miglioramen-to fondiario di natura stra-ordinaria quali costruzione, ristrutturazione o amplia-mento di platee e vasche di stoccaggio aziendale degli ef-fluenti di allevamento; l’ac-quisto di nuove macchine e attrezzature; l’acquisto di nuove apparecchiature e/o strumentazioni informati-che; l’acquisto o la realizza-zione di impianti aziendali per il trattamento degli ef-fluenti di allevamento; la re-alizzazione di coperture delle vasche e platee di stoccaggio. Sono inoltre ammesse le spe-se generali fino ad un massi-mo del 10% nel caso di in-terventi inerenti alle opere, del 5% nel caso di impianti

Agricoltura,dalla Regione Lombardia 15 milioni di europer l’ammodernamento

e dotazioni. Tutte le spese de-vono essere sostenute dopo la data di presentazione del-la domanda.

L’intervento prevede la concessione di un contribu-to in conto capitale o in con-to interesse pari al 35% (45% per zone svantaggiate monta-ne), con una maggiorazione pari al 5% per le imprese con-dotte da giovane agricoltore. Il contributo in conto interes-se viene erogato mediante un abbattimento di cinque pun-ti percentuale del tasso fisso di riferimento utilizzato per il calcolo degli interessi.

La valutazione delle do-mande avviene secondo gra-duatoria e l’attribuzione del punteggio di priorità è quin-di elemento indispensabile per stabilire la posizione che ogni domanda assume all’in-terno dell’elenco regionale ed

la regione Lombardia ha recentemente stanziato

15 milioni di euro a favore del settore agricolo per l’in-novazione di processo o di prodotto e la gestione degli effluenti di allevamento a va-lere sulla Misura 121 del Pro-gramma di Sviluppo Rurale.

Beneficiarie dei fondi re-gionali sono le imprese indi-viduali, le società agricole, le società cooperative e le im-prese associate.

L’iniziativa, finanzia gli interventi per la realizzazio-ne di strutture e l’acquisto di attrezzature per la gestione sostenibile degli effluenti di allevamento prodotti esclu-sivamente sul territorio re-gionale. Gli effluenti trattati devono essere in prevalen-za di provenienza dell’impre-sa o della società richiedente, compresi anche quelli origi-

l a B a N C a a l t u o s e r v i z i o 3

di marco Bortoli

[email protected]

avviene valutando le caratte-ristiche degli interventi, de-sunte dal piano aziendale, il comparto produttivo inte-ressato, il tipo di intervento proposto e l’ambito territo-riale in cui questo viene rea-lizzato, le caratteristiche del-la società o dell’impresa, e la coerenza con la programma-zione provinciale.

La domanda deve esse-re inviata, per via telemati-ca e cartacea, alla Provincia sul cui territorio si attua l’in-vestimento o, nel caso in cui l’area in questione si esten-da sul territorio di più Pro-vince, alla Provincia sul cui territorio ricade la parte fi-nanziariamente più rilevante dell’intervento. La scadenza è fissata al 31 ottobre. ¬PeR SaPeRNe dI PIù

Gruppo Impresa - Tel 030 2306904

[email protected] www.gruppoimpresa.it

regione lombardiawww.agricoltura.regione.lombardia.it

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Page 11: Popolis - Agosto 2011

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Homebanking,la sicurezza prima di tutto

Homebanking sempre più sicuro. Cassa Padana, attenta ai problemi

legati alla sicurezza sui sistemi di banca virtuale, usa una crittografia SSL3 128 bit e un sistema di autentificazione che oltre al codice utente e alla password prevede una ulteriore sofisticazione di elevato grado di sicurezza: il pin, codice alfanumerico di 10 cifre.

È disponibile presso le filiali, senza costi aggiuntivi (per le postazioni mul-tiutente la gratuità riguarda solo il pri-mo dispositivo), il Token, uno strumen-to che sostituisce il pin e che deve essere utilizzato anche tutte le volte che viene disposto un pagamento.

Per il prodotto Hbnext, il token è solo nella versione hardware ed essen-do un prodotto monoutente è possibile chiederne solo uno per homebanking.

Per il nuovo prodotto Core banking sono disponibili sia la classica versione hardware che la nuova versione software che permette di installare il token sia sul pc che sul cellulare di ultima generazio-ne (iPhone, Blackberry, Android).

numerici associati al possessore all’atto della consegna del token.

Lo stesso algoritmo è anche imple-mentato su di un server di autenticazio-ne, che è stato inizialmente sincronizza-to con il token e che, quindi, genera la stessa sequenza di numeri pseudocasua-li del token negli stessi momenti, pur non essendoci alcuna comunicazione tra i due oggetti.

Tale numero viene combinato con una password nota all’utente e al siste-ma di autenticazione per generare una password temporanea, o di sessione, che può essere usata per effettuare l’autenti-cazione entro la scadenza dell’interval-lo temporale.

Di conseguenza, la password tem-poranea per l’autenticazione sarà diver-sa in momenti diversi della stessa gior-nata.

L’autenticazione a due fattori è da-ta dal fatto che per generare la password temporanea corretta è necessario: posse-dere lo specifico token che, in un dato istante, genera lo stesso numero pseu-docasuale generato dal server di auten-ticazione; conoscere la password di par-tenza con cui il numero va combinato.

Considerato che la password tem-poranea scade dopo poche decine di secondi, chi volesse violare la sicurez-za dovrebbe non solo indovinare quel-la valida (cosa che presuppone la cono-scenza dell’algoritmo, dei valori che lo influenzano e anche della password no-ta all’utente) per il particolare istante, ma dovrebbe anche usarla prima che essa scada. Per questo motivo, un to-ken eleva notevolmente gli standard di sicurezza. ¬

PeR SaPeRNe dI PIùwww.cassapadana.it

di andrea daffi

[email protected]

l a B a N C a a l t u o s e r v i z i o 4

Essendo il Core banking un prodot-to multiutente è possibile richiedere più di un otp. Si ricorda che solo un token per utente è concesso in uso gratuito. Per il secondo è prevista una spesa una tantum per i tre anni di validità.

Un token è tipicamente un genera-tore di numeri pseudocasuali ad inter-valli regolari (nell’ordine di poche de-cine di secondi) secondo un algoritmo che, tra i vari fattori, tiene conto del trascorrere del tempo grazie a un oro-logio interno. Altri fattori che influen-zano l’algoritmo possono essere il nu-mero di serie del token, o altri codici

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di silvano treccani

[email protected]

Grazie ad una squadra di lavoro speciale e un capo area preparato, Davide Gibellini, raggiungiamo ottimi risulta-ti. Dopo tutti questi anni indimenticabili passo alla filiale di Manerbio, piazza importante e dove trovo colleghi prepara-ti e disponibili.

E ora eccomi a Martignana di Po nel Casalasco. Per il sot-toscritto posti nuovi o quasi. Luoghi dove un mancato “esplo-ratore” si trova a suo agio da subito. Facile innamorarsi della piazza di Casalmaggiore e del suo Po. Bello passeggiare incan-tato nella piccola Atene (Sabbioneta) o nella piccola Torino (Rivarolo Mantovano). Facile dialogare con la gente semplice del posto. In definitiva un’ulteriore occasione di crescita pro-fessionale e umana.

mi pare di capire cHe sei un tipo cHe si adatta molto be-ne in qualsiasi luogo e situazione, ma dimmi, qual è la re-altà economica, sociale e culturale cHe Hai trovato a mar-tignana?

Martignana di Po è un paese dove il bene comune e la vo-

martignana di po è un centro a vocazione rurale e resi-denziale di circa 1900 abitanti. Si trova nella zona sud-

orientale della pianura cremonese ed è circondata da una di-stesa di campi. Tra lunghi filari di pioppi, s’incunea il Po che traccia il confine con l’Emilia. È il fiume a connotare la storia di questo paese della Bassa cremonese. Un tempo situato vi-cino all’alveo, poi ritiratosi all’interno, con l’argine maestro a rappresentare un rassicurante baluardo di fronte ai pericoli di alluvione. È qui che incontriamo Massimo Guindani.

classe di Ferro 1965, tu sei il responsabile della Fi-liale di martignana di po da tre anni, ma Hai una lunga mi-litanza in cassa padana.

Ricordo che il mio primo giorno in Cassa Padana, pardon Cassa Rurale (le filiali allora erano solo cinque), era un fred-do giorno del primo dicembre 1988. Inizio a Gambara (grazie Gardini) ma con l’idea in testa di andare a lavorare nella filia-le di Seniga. Infatti a Seniga ci passo 14 anni, iniziando dalla cassa per passare poi alla tesoreria, proseguendo come vice re-sponsabile per arrivare alla promozione a capo filiale.

l a B a N C a a l t u o s e r v i z i o 5

Massimo Guindani, responsabile della filiale di Martignana di Po, è nato a Manerbio, in provincia di Brescia, il 30 ottobre 1965. da sempre residente a Pralboino, un paese che ama e dove trascorre buona parte del suo tempo libero. È responsabile dei turnisti volontari del bar dell’oratorio parrocchiale San Giovanni Bosco e “cassiere” del Gruppo Sportivo Calcio Pralboino. Tifoso del Brescia… ma meglio non gridarlo troppo forte.In Cassa Padana da oltre 20

anni, prima a Gambara, poi Seniga e Manerbio, sempre nel bresciano. da circa tre anni lavora nel Casalasco, in provincia di Cremona, a Martignana di Po. Con lui ci sono alex Grossi e floriana dallavalle.

A Martignana di Po insieme per il bene comune

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SUL Po VoLaNo Le aQUILe

La sezione “oglio-Po” dell’organizzazione nazionale Volontari di Protezione Civile “Le aquile” è sorta dopo la grande piena dell’ottobre-novembre 2000, dopo aver constatato la mancanza di una struttura del genere nel territorio del Casalasco. Iscritto nell’elenco delle organizzazioni di volontariato della Provincia di Cremona

e del Dipartimento della Protezione Civile, il gruppo conta mediamente una quarantina di iscritti ogni anno. La specializzazione prevalente dell’organizzazione è la logistica e il soccorso in genere, ma dal 2003 è iniziato l’addestramento dei primi cani, che negli anni seguenti si è concretizzato mettendo a disposizione una media di 3-4 Unità operative all’anno. La sede legale e operativa del gruppo si trova in Via Libertà 66 a martignana di Po, il magazzino principale in via garibaldi 2, mentre il ricovero mezzi e l’area tecnica di addestramento Settore logistico e Unità cinofile sono al Campo Sportivo Comunale.Sin dall’inizio, l’organizzazione si è posta tra gli scopi istituzionali, oltre naturalmente agli interventi di Protezione Civile in caso di calamità, la tutela dell’ambiente e in particolare della golena del fiume Po. nel 2001 sono state infatti ripulite le golene di Martignana di Po, Gussola e Torricella del Pizzo. L’impegno è continuato negli anni successivi con l’organizzazione e la partecipazione alle iniziative di tutela ambientale (una su tutte la “Giornata Verde Pulito”), sensibilizzando quando possibile i ragazzi delle scuole e tutta la cittadinanza. Dai volontari è sempre arrivata una grande disponibilità anche per l’opera di sorveglianza – sia diurna che notturna – a manifestazioni, fiere e sagre, locali e non. Tra i numerosi interventi effettuati in questi anni ricordiamo i più rilevanti:

• Macugnaga 2002. Una squadra composta da 8 volontari si è recata nei pressi di Macugnaga in Piemonte, dall’11 al 18 settembre, nella seconda fase dell’emergenza lago epiglaciale ghiacciaio Belvedere (“lago Effimero”).

• Piena Novembre 2002. in occasione della piena del Po molti volontari si sono alternati nei turni di sorveglianza per un totale di 320 ore di servizio.

• Carrara 2003. nel corso del mese di settembre una decina di volontari si sono recati in Toscana ad aiutare gli amici della locale associazione di Protezione Civile nell’opera di pulizia dal fango delle abitazioni della città di Carrara a seguito della disastrosa alluvione di quei giorni.

• Roma 2005. In occasione delle esequie di Papa Giovanni Paolo II, una squadra di 5 volontari si è recata a Roma assieme ai volontari di altre associazioni cremonesi.

• Mondiali di pesca 2008. Un buon numero di mezzi, attrezzature e volontari, hanno contribuito all’organizzazione dei Mondiali di pesca che si sono tenuti nel canale navigabile di Cremona dal 5 al 7 settembre.

• Emergenza Abruzzo 2009. Dalla data dell’evento, 6 aprile 2009, sino all’ottobre dello stesso anno l’associazione ha inviato volontari, con funzioni anche di responsabilità all’interno delle singole missioni coordinate dalla Protezione Civile nazionale.

• Emergenze Allagamenti 2010. nei mesi di maggio e giugno l’associazione è intervenuta negli allagamenti avvenuti nel territorio cremonese a seguito di forti piogge.

Dal 2009 il gruppo fa parte, assieme ad altre otto organizzazioni di volontariato di Protezione Civile, di quella che diventerà la Colonna Mobile Provinciale di Cremona. In particolare il gruppo si sta specializzando nelle funzioni cucina e segreteria di campo. Per rendere tutti gli iscritti consapevoli dell’importanza della professionalità che deve distinguere i volontari di Protezione Civile, nel corso degli anni molto è stato fatto per promuovere la formazione dei volontari. Dal 2001 gli iscritti hanno seguito esercitazioni e corsi di formazione specifici, sia interni che organizzati da altre organizzazioni di volontariato, dalla Provincia di Cremona, dalla Regione Lombardia o dal C.I.S.VoL., il Centro Servizi per il Volontariato.

PeR SaPeRNe dI PIù www.leaquileogliopo.it

glia di salvaguardare il territorio sono valori ancora molto sen-titi dalla comunità. In poche parole l’invito dell’articolo 2 del nostro statuto è ben saldo e vivo. Infatti, oltre al gruppo di vo-lontari della Protezione Civile che si racconta nell’articolo qui vicino, esistono nel territorio, e molti sono nostri clienti, vari gruppi che lavorano per il bene della gente del Casalasco. Vado a memoria: la Santa Federici di Casalmaggiore che segue le per-sone diversamente abili; il gruppo A.P.I. che si prende cura del-le persone anziane e si occupa del piedibus; la Proloco che ope-ra per aggregare le persone del posto; il gruppo amatori calcio e ovviamente la parrocchia e l’oratorio locali.

ma quali tipologie di servizi bancari sono più ricHiesti dal-la clientela della vostra Filiale?

Martignana è filiale di raccolta, filiale dove la gente vuole di-sponibilità e sicurezza, vuole prodotti semplici e tranquilli, dove a fianco di due o tre aziende importanti esistono numerose pic-cole imprese in ogni campo e settore. Si appoggiano alla nostra filiale anche ditte medio-piccole di San Giovanni in Croce, Ca-salmaggiore e altri piccoli centri del territorio.

nuova realtà e nuovi collegHi, come sono i rapporti con i tuoi nuovi compagni “d’avventura”?

Il lavoro svolto in filiale e sulla piazza è possibile solo grazie alla disponibilità dei colleghi: Alex che ci mette esperienza e di-sponibilità verso la gente e Floriana che invece offre la sua gran-de voglia di fare e di imparare. Gli stessi sono parte importante del gruppo che segue l’attività di onoterapia a Gussola, interes-sante progetto, partito nel 2009, portato avanti dall’Associazio-ne Centro Natura Amica in collaborazione con l’ASL di Brescia e Cassa Padana. Ringrazio il capo area Nicola Ferrari per la sua collaborazione e la filiale di Cremona tutta per l’aiuto e il sup-porto nei periodi di necessità e ferie. ¬

da sinistra: alex Grossi, Floriana Dallavalle, Massimo Guindani

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a marzo 2011 la Domi-nato Leonense Sanità

(DLS) ha siglato con l’ASL di Brescia un accordo che prevede la realizzazione di un progetto a favore di pazien-ti “fragili”, ossia pazienti af-fetti da malattie rare, morbo di Parkinson o altre malattie extrapiramidali e pazienti di-versamente abili. Le malattie rare costituiscono un ampio gruppo di patologie (circa 5000 secondo l’OMS, l’Or-ganizzazione mondiale del-la Sanità) molto eterogenee, che possono interessare tutti gli organi e apparati dell’or-ganismo umano e che, no-nostante la bassa prevalenza, rappresentano un proble-ma sanitario di notevoli di-mensioni.

Col progetto “pazienti fragili” si riconosce la possi-bilità di stesura di program-mi riabilitativi individua-li con trattamenti fra i quali

Progetto pazienti “fragili”:trattamenti idrokinesiterapiciper soggetti affetti da malattie rare

i n o s t r i P R o G e T T I 1

di michela Bertolazzi coordinatrice amministrativa accettazione ambulatori

frequentemente si annove-ra l’idrokinesiterapia. DLS è in grado di offrire rispo-ste adeguate grazie alla pisci-na terapeutica in uso presso la propria struttura riservata, in particolari fasce orarie, al trattamento idrokinesitera-pico dell’età pediatrica, età ad elevata incidenza di ma-lattie rare e da sempre ogget-to di particolare attenzione da parte degli specialisti nel Servizio di DLS.

Qui vengono trattate svariate patologie infantili. I bimbi accedono dopo valu-tazione fisiatrica e successi-va stesura di un progetto ri-abilitativo. Il trattamento è svolto da due fisioterapisti specializzati per tali patolo-gie che operano in sinergia con la fisiatra. Attualmen-te sono in trattamento 41 bambini. Di questi, 21 so-no affetti da patologie rare come alterazioni cromoso-

miche, alterazioni metaboli-che, miodistrofie, patologie plurimalformative, anoma-lie del sistema nervoso cen-trale, anomalie del metabo-lismo dell’osso. Tali malattie sono spesso caratterizzate da un deficit motorio impor-tante e presentano princi-palmente quadri clinici di tetraparesi spastica, emipa-resi, atassia, distonia, spesso assenza di deambulazione, rigidità muscolare e retra-zioni osteomiotendinee do-lorose. La rieducazione in acqua rappresenta per que-sti piccoli pazienti un mezzo ideale per favorire lo svilup-po neuromotorio. L’assenza di gravità permette loro di compiere dei movimenti e degli esercizi che sarebbero difficili da eseguire fuori. La temperatura dell’acqua (33°) consente il rilassamento mu-scolare e la riduzione delle sintomatologie dolorose.

Il movimento in acqua produce notevoli vantaggi terapeutici:• riduce la spasticità dimi-nuendo l’instaurarsi di con-tratture e retrazioni doloro-se, spesso aggravate da stati di ansia latenti e dalla pau-ra del bambino di cadere o di essere toccato. Il picco-lo è più sicuro, tranquillo e quindi partecipe alla seduta riabilitativa;• migliora la coordinazione del ritmo respiratorio;• migliora la presa di co-scienza del proprio cor-

po nello spazio tridimen-sionale;• favorisce la verticalità, l’al-lineamento corporeo e la correzione delle asimmetrie;• migliora l’equilibrio e la coordinazione dei movi-menti; • permette una mobilizza-zione del tronco, impossibi-le fuori dall’acqua;• permette di lavorare sulla deambulazione in scarico o a carico graduale in patolo-gie ortopediche; • rallenta il movimento e quindi aumenta i tempi di esecuzione facilitando l’ap-prendimento;• diminuisce lo stress tera-peutico proponendo un’atti-vità riabilitativa poco “sani-tarizzata’’ e divertente in un ambiente, la piscina, che ha anche risvolti ludici.

L’idrokinesiterapia è in-serita in un progetto ria-bilitativo più ampio, che comprende sedute di riedu-cazione neuromotoria, coin-volgimento diretto delle fa-miglie, indicazione di ausili e ortesi che facilitino l’au-tonomia del bambino. Gli obiettivi vengono verificati e modulati periodicamente, anche con l’utilizzo di scale di valutazione neuromotoria appropriate.

Per garantire priorità di intervento per i “pazienti fragili” è attivo un percor-so agevolato in fase di pre-notazione.

Si rammenta che pres-so l’ASL di Brescia opera il Centro Territoriale per le Malattie Rare: CTMR, via Galilei 20, Brescia – 2° pia-no – tel. 030 3839256. ¬

PeR SaPeRNe dI PIùtel. 030 9037221-9037236www.dominatoleonensesanita.it

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i n o s t r i P R o G e T T I 2

Graphic Design e Multimedia a Leno: aperte le iscrizioni al corso triennale

il polo distaccato della Libe-ra Accademia delle Belle Arti

di Brescia prosegue con successo le sue attività formative in Villa Badia. A Leno, con la collabora-zione di Cassa Padana, dal 2009 è infatti aperto il Corso di Gra-phic Design e Multimedia, cor-so di laurea triennale legalmen-te riconosciuto.

Nel mondo dei nuovi media il confine tra arte e design è la-bile. Da una parte molti artisti si impiegheranno come desi-gner commerciali, dall’altra i designer professionali faranno evolvere il linguaggio dei media, impegnandosi in una spe-rimentazione sistematica e creando nuovi standard e nuove concezioni.

Ad ottobre 2011 a Leno partirà il terzo anno di questa scuola. I giovani che in questi due anni hanno scelto di fre-quentarla hanno potuto apprezzare la possibilità di stringe-re un rapporto diretto e di essere seguiti in modo puntale dai docenti. Una possibilità data dalla scelta di costituire classi composte al massimo da 20 alunni.

Da sempre la Laba persegue due obiettivi: il forte legame con il territorio e l’internazionalizzazione, sfociata di recente in una partnership con la Cina nell’ambito della progettazio-ne e della ricerca per il Fashion e per il Design.

La soddisfazione maggiore della direzione dell’istituto bre-sciano deriva dalla con-statazione che la mag-gior parte degli studenti diplomati si sono inseri-ti nel mondo delle pro-fessioni, soprattutto nel settore della comunica-zione e delle nuove for-me espressive.

Il successo della Laba è dovuto in larga misura alla professionalità e alla disponibilità dei docen-ti e alla forte sinergia che si è creata tra le diverse componenti: la direzio-ne, i collaboratori, i do-centi, gli allievi, tutti ani-mati da un forte senso di appartenenza e di spirito di squadra. ¬

si amPlia la sede di leno dal 2009 la LaBa di Brescia è ospitata in Villa Badia di Leno. Le è stata riservata l’ala est della villa ottocentesca che sorge nel centro dell’abitato e che è di proprietà di Cassa Padana. Per poter offrire agli studenti e ai docenti un luogo sempre più adatto alle esigenze scolastiche, Cassa Padana – con la collaborazione degli

studenti e dei docenti del corso di restauro della LaBa – sta ristrutturando la porzione nobile della villa. Sale affrescate, pavimenti e porte ottocentesche riportate in uso dalle sapienti mani di restauratori e dai numerosi studenti che negli ultimi due anni hanno trascorso qui molte ore di tirocinio. Con il coordinamento della Soprintendenza per i Beni architettonici della Lombardia, la storia si intreccia con le nuove tecnologie, non solo riguardo al corso che qui viene ospitato, ma anche nell’utilizzo di impianti moderni che possono assicurare praticità e funzionalità nello svolgimento delle lezioni scolastiche. Un contesto affascinante dove poter far crescere e stimolare la propria creatività.

PeR SaPeRNe dI PIùwww.laba.edu

da SaPeReChi può accedere all’accademiaPossono iscriversi all’accademia gli studenti che siano in possesso del diploma d’esame di Stato conseguito presso qualsiasi tipo di scuola.

Come ci si iscriveÈ possibile iscriversi alla Libera accademia di Belle arti fino al 30 settembre presso la sede centrale:Via don Vender, 66 – BresciaTel. [email protected] www.laba.edu

Numero Per garantire qualità ed efficacia all’insegnamento, la LaBa organizza corsi a numero chiuso senza test d’ingresso.

durata delle lezioniLe lezioni si tengono dall’inizio di ottobre alla fine di maggio, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17.30.

di daniela iazzi

[email protected]

f o t o n o t i z i a

Le GIRLS deL CaLCeTTo VINCoNo a GaMBaRaQuesta volta ce l’hanno fatta le ragazze di Cassa

Padana. e alla grande. Le nostre “girls”, come

le chiama il Mister (al secolo Massimo Minuti),

hanno vinto il torneo di calcio femminile a 7, con

girone all’italiana, giocato tra giugno e luglio a

Gambara, Bassa Bresciana. Le squadre in gara

erano Calvisano, Carpenedolo, fiesse, Gambara,

Gottolengo, Isorella e Cassa Padana. In campo, per

quest’ultima, Luisa ardesi (n. 4), Marina Bertoni (n.

77), elisa Brunelli (n. 5), Ilenia Capuzzi (n.7), daniela

Iazzi (n.6), Tania Luchena (n. 10), Vanka Jorgji (n.

12), Jatinder Kaur (n. 2), Giulia Pazzini (n. 3), Paola

Raggi (n. 11), Ingrida Tafa (n. 8) e Paola Zani (n. 9).

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i n o s t r i P R o G e T T I 3

di Benedetta cheruBini

[email protected]

Asini in festa11 settemBre a GUSSoLa

Fervono i preparativi per l’edizione 2011 della fe-

sta sociale dell’Associazione Centro Natura Amica Onlus di Gussola, che si terrà dome-nica 11 settembre a Gusso-la, in Località Valloni. Dopo l’inaugurazione dell’esposi-zione didattica permanente ‘In Mostra… Il Primo del-la Classe’ lo scorso maggio, il Baby Asino Day a giugno, le numerose Feste dei Grest estivi a luglio e l’Happy Hour dagli Asini a Ferragosto, le prime giornate fresche di set-tembre faranno godere ap-pieno la golena in un clima di festa condivisa per ringra-ziare i tanti volontari e soste-nitori di questa curiosa ini-

ziativa che si è trasformata in un modello progettuale, sostenuto nell’ultimo anno non solo dai partner fonda-tori ma anche da Provincia di Cremona e Fondazione Co-munitaria di Cremona On-lus. Una progettualità che ha catturato l’attenzione anche di quotidiani nazionali come il Sole24Ore-Regione Lom-bardia che lo ha definito un progetto d’eccellenza; della testata giornalistica regiona-le di RAI3 che ha dedicato al Centro Natura Amica un servizio lo scorso giugno per testimoniare gli importanti risvolti raggiunti sul ben-es-sere della persona stimolan-do il livello cognitivo, non-

ché di Fondazione Sodalitas che per il 2011 lo ha inseri-to fra i progetti ad elevata re-sponsabilità sociale per ini-ziative rivolte al territorio del Sodalitas Social Award.

Dopo due anni di opero-sità, l’attivo gruppo di volon-tari che coordina le attività terapiche di mediazione con l’asino e di onodidattica per la valorizzazione del territo-rio locale, propone appunto per domenica 11 settembre al vasto territorio cremonese una giornata di festa con un ricco programma di appun-tamenti ricreativi e culinari! A partire da metà mattina-ta si terrà una dimostrazio-

ne di preparazione e conduzio-

info e Prenotazioniassociazione Centro Natura amica onlusSede legale: via XX Settembre, n. 50Sede operativa: Località Valloni26040 Gussola (Cremona)Tel. 331 3615741 – 339 5470562mail [email protected]

ne dell’amico asino tenuta da persone fragili (disabili e an-ziani) che in questi anni han-no frequentato abitudinaria-mente il Centro, in quanto ospiti di una delle coopera-tive o fondazioni in rete con l’associazione. I presenti alla ‘parata asinina’ avranno an-che modo di assistere al rito

di preparazione dello spiedo, che per questa edizione della festa farà da piatto trionfan-te del pranzo, accompagnato da golosità tipiche gussolesi. Non mancheranno musica e

giochi della tradizione, grazie alla rinnovata collaborazio-ne con l’Associazione Oltre Fosse; mentre i bambini già dal primo pomeriggio saran-no catturati da clown di stra-

da, cantastorie e animatori, che li traghetteranno nel magico mondo degli amici asini.

Al fine di perfezionare i servizi offerti rispetto alle pre-cedenti feste, in questi mesi estivi sono inoltre in corso di realizzazione un ampio e co-modo parcheggio, un porti-cato alla ‘Casetta in Canada’ e verranno duplicati gli allog-gi dei nostri amici asini per rendere il loro riposo più con-fortevole alla luce degli ulti-mi nati…

aTTeNZIoNe! Per parteci-

pare all’asino day di domenica

11 settembre è necessario iscri-

versi entro il 2 settembre. ¬

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San Benedetto,tradizioni e interculturalità a Leno successo Per la nona edizione della fiera

a ncHe quest’anno l’appuntamento di luglio con la Fiera di San Benedetto è stato ricco di

eventi ognuno dei quali è riconducibile ai mo-naci benedettini e alla regola “Ora, Lege et La-bora et Noli Contristari”.

I monaci benedettini erano molto attenti all’ambiente ed furono fautori di innovazioni agricole come la bonifica della terra e l’irrigazio-ne. Seppero coltivare e produrre cibi di qualità. Ecco perché durante la fiera protagonisti sono stati i produttori bio e le associazioni di promo-zione della salvaguardia ambientale.

I monaci benedettini erano grandi lavora-tori e si costruivano ogni oggetto di cui aveva-mo bisogno. E in fiera c’erano quindi bancarel-le dell’artigianato artistico.

I monaci benedettini erano uomini di cultura e durante la fiera c’è sempre una mostra d’arte e vengono invitate associazioni culturali.

I monaci benedettini erano aperti all’accoglienza e quest’anno la fiera ha sviluppato pro-prio questo tema guardando a culture diverse con uno spettacolo di abiti, immagini, danze e tradizioni dal mondo. Numerose bancarelle di comunità straniere hanno poi proposto pro-dotti tradizionali e del commercio equo e solidale.

Come scrive Khaled Hosseini in “Mille Splendidi Soli”: “…Vedete, ci sono cose che vi posso insegnare, altre che potete imparare dai libri. Ma ci sono cose che, beh, bisogna vedere e sentire…”. PeR SaPeRNe dI PIù www.fieradisanbenedetto.it

taPPa in riviera romagnolaPer la mostrasu KaRoL WoJTyLa

La mostra “Karol Wojtyla. fede, cammino, amicizia. Gite con gli amici (1952-1954) realizzata da animamedia in collaborazione con la fondazione dominato Leonese, dopo la tappa alla casa di riposo di Gottolengo, nella Bassa Bresciana, a luglio è approdata a Rimini (che Papa Wojtyla visitò nel 1982), in occasione della decima edizione della festa nel Borgo San Giovanni sul tema ‘Una storia, tante storie’. Instancabile guida della mostra è stato Jozef dabrowskj, ex parlamentare polacco e vicepresidente del gruppo parlamentare polacco-italiano, testimone di tanti momenti del pontificato di Giovanni Paolo II. dabrowskj ha conosciuto da vicino il Santo Padre partecipando più volte nella cappella vaticana privata alla Messa da lui celebrata insieme alla sua famiglia. Toccanti alcuni episodi personali del legame con Papa Wojtyla: dabrowsky ebbe il figlio primogenito dopo diversi anni di matrimonio e dopo una benedizione speciale ricevuta insieme alla moglie proprio dal Papa e per questo chiamò il figlio Giovanni Paolo. L’ex parlamentare polacco ha condotto le visite guidate alla mostra nei due giorni della festa attorniato da folle incessanti di visitatori. La Mostra è stata allestita in una cornice giovane, semplice e accogliente dalla parrocchia di San Giovanni Battista.

Nella piccola frazione di Valeggio sul Mincio, Salionze, l’associazione “I Salionzesi” ha organizzato dall’8 all’11 luglio quattro giorni di festa, la Sagra di Salionze. Un evento molto sentito dalla piccola comunità valeggiana legata a questa tradizione che ricostruisce nell’ultima giornata di festa, il lunedì, varie scene del passaggio del Re degli Unni, attila, e del suo seguito, in questo territorio. dal banchetto a cavallo al corteo dei lunghi veli, con il quale le fanciulle accolsero il Re nel villaggio, dalle gare di tiro con l’arco, ai giochi ed ai duelli, fino allo storico incontro tra Papa Leone Magno e il re degli Unni. La ricostruzione, realizzata unicamente da volontari salionzesi, cerca di essere il più fedele possibile alle usanze, ai costumi ed ai comportamenti dell’epoca e vede impegnate, all’interno di un ricostruito accampamento Unno, oltre cento comparse divise tra cristiani e barbari, sulle note di diverse musiche ed in particolare sulle arie del dramma lirico “attila” di Giuseppe Verdi. Unicità di questa rievocazione, rispetto ad altre, la presenza di novelli Cavalieri “Unni”, anch’essi volontari, che si danno appuntamento nella piccola frazione.Cornice della sagra, numerosi stand gastronomici con i piatti preparati dagli chef dell’associazione “I Salionsezi” guidati dal loro instancabile presidente Cesare Nocentelli. L’evento ha avuto il patrocinio del Comune di Valeggio sul Mincio e Cassa Padana BCC.

Quegli unni in riva al mincio

i n o s t r i P R o G e T T I 4

di Paola zani

[email protected]

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i n o s t r i P R o G e T T I 5

osagyeFo, redentore. Co-sì venne ribattezzato

Kwame Nkrumah quando portò il Ghana all’indipen-denza. Ed effettivamente, Africa Must Unite, suo testa-mento ideologico-politico, è una storia di redenzione.

Nel suo libro, che esce in questi giorni per la pri-ma volta in Italia dal 1963 - anche grazie al contributo della Fondazione Domina-to Leonense - anno della pri-ma pubblicazione, Kwame Nkrumah ci accompagna nel lungo viaggio verso l’autogo-verno del suo Ghana attra-verso i passi che il paese co-loniale dovette compiere per rinascere nazione dal punto di vista politico, economico, sociale, culturale.

La prima redenzione fu da un modello economico colonialista basato sulla poli-tica di esportare i ricchi gia-cimenti di materie prime per produrre semilavorati e pro-dotti finiti in madre patria e poter importare di nuovo il prodotto finito nelle colonie, importanti mercati di sbocco per le industrie colonialiste. Questa politica, imposta dal-le potenze coloniali all’unico scopo di garantire il proprio arricchimento, aveva porta-to il Ghana a paradossi come quello di non avere nemme-no un’impresa produttrice di cioccolato sul proprio territo-rio nonostante il paese fosse il maggior produttore al mon-do di cacao. Oppure, aveva creato casi di ordinario colo-

nialismo come per le patate della Costa d’Oro, antico no-me del paese, giudicate non adatte al consumo umano.

Dato che il bisogno pri-

mario delle amministrazioni coloniali era quello di estrar-re le ricchezze delle colonie per trasferirle in madre pa-tria, ogni attività a beneficio

Il Ghanae i suoi profetidi elisaBetta Berto

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Samia nkrumah davanti al mausoleo dedicato al padre Kwame, ad accra.

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dei locali era puramente in-cidentale: di fatto, i profitti derivati dalle materie prime non venivano condivisi con il lavoratore della colonia né reinvestiti in lavoro pubblico o servizi sociali, ma costrui-re strade e porti o istruire gli africani erano attività funzio-nali a quella estrattiva. Co-sì, diamanti e oro portarono il treno in Sudafrica mentre minerali e legname furono la spinta motrice della ferro-via ghanese e fecero nascere il porto di Takoradi.

La seconda redenzio-ne, quindi, dopo quella eco-nomica dal commercio e la produzione di materie prime verso l’industrializzazione del paese, fu quella dal blackout istruttivo e dalla negazione del passato di un continen-te. Nel 1950, il 99% della popolazione del Mozambico era analfabeta. Nel 1954, dei 6 milioni di Africani che vi-vevano in Africa, solo 5000 frequentavano una scuola primaria, 73 la secondaria e 42 corsi professionali di for-mazione industriale. “Quan-do un’intellighenzia destata emerge da un popolo sot-tomesso”, diceva Nkrumah, “essa diventa l’avanguardia della lotta contro la legge straniera”. Per questo il colo-nialismo ostacolò sempre la creazione di strutture educa-tive volte all’istruzione degli africani nelle colonie, finché non divenne caro importare ufficiali inglesi e le comuni-tà commerciali europee non iniziarono ad avere bisogno di lavoratori africani più qua-lificati. Ma l’istruzione fu un bene sempre concesso con avarizia. Per questo motivo, oltre che filosofo e teologo, Nkrumah fu insegnante per un periodo della sua vita e, all’indipendenza del Ghana dal Regno Unito, si trovò a dover colmare con politiche istruttive l’assenza di un cor-po di tecnici e amministrato-ri africani. I modelli educati-

vi dell’epoca erano plasmati su quelli britannici e i pochi africani istruiti venivano for-mati per diventare copie in-feriori degli inglesi, loro cari-cature da deridere al primo errore grammaticale. I loro libri di testo erano inglesi e parlavano della storia e del-la geografia anglosassone, del modo di vivere, delle abitu-dini e delle idee degli inglesi, perfino della loro meteorolo-gia! Oscurato il glorioso pas-sato del continente africano, quando, un esempio fra tut-ti, Timbuktu scambiava pro-pri studiosi con la Spagna e i più importanti centri studi del mondo islamico, gli afri-cani venivano informati di non avere un presente e per questo, non potevano avere un futuro. Il ricambio ammi-nistrativo tra i nuovi tecno-crati autoctoni e gli inglesi in partenza fu graduale: i nuo-vi impiegati statali doveva-no essere non solo dei leader ma un esempio per le perso-ne che servivano, dei pionie-ri. Era a rischio un’intera ri-voluzione e la ricostruzione di un paese se anche questa parte del piano di redenzio-ne non fosse stata condotta “with heart as well as head”, con la testa e con il cuore.

La ricostruzione di un paese passò anche per la ri-cerca di capitali all’estero, in un delicato equilibrio che permettesse investimenti di-retti senza degenerare nello sfruttamento, per compensa-re il mancato accesso al credi-to degli imprenditori africani da parte delle banche britan-niche, dato che il sistema di proprietà della terra ghane-se non prevedeva la proprie-tà privata. Per questo motivo fu necessario instillare la par-simonia ed il risparmio nella vita quotidiana degli africa-ni: risparmiare era necessa-rio per costituire le riserve di capitale necessarie allo svi-luppo e per fare questo nel Ghana di Nkrumah si intro-

dusse il risparmio obbligato-rio, si tagliarono le importa-zioni di beni considerati non essenziali, si costituì una filia-le dedicata ai risparmi presso la banca nazionale e si am-pliò la rete postale per ren-dere capillare la possibilità di depositare.

Ma Africa Must Unite è anche la storia della reden-zione di un intero continen-te, perché “nessuna singola zona dell’Africa può consi-derarsi sicura, o libera di svi-lupparsi appieno e indipen-dentemente, fintanto che una qualsiasi delle sue parti rimane non liberata, finché il vasto patrimonio di risorse economiche continua ad es-sere sfruttato da interessi im-perialisti e neocolonialisti”. Nkrumah era fermamente convinto che solo unendo l’Africa politicamente sotto un governo di unione pana-fricana si potevano risolvere i problemi politici ed econo-mici di ognuno, perché solo con un’Africa unita il mon-do avrebbe iniziato a rispet-tare gli africani e gli africa-ni sé stessi. Nacquero così i primi esperimenti di Unio-ne di stati africani, prima tra Ghana e Repubblica di Gui-nea, poi tra Ghana Guinea e Mali, che si spinsero fino alla firma di un vero e pro-prio statuto e alla pianifica-zione della fine delle barriere doganali entro cinque anni dal primo gennaio del 1962,

dopo un lungo dibattito sul-la necessità di partire da una unificazione politica per ap-prodare a quella economica o viceversa. A testimonian-za del fatto che la redenzio-ne del Ghana e dell’Africa e il pensiero lungimirante di Nkrumah ispirarono anche i padri fondatori dell’Unio-ne Europea, oltre a porre le basi degli Stati Uniti d’Ame-rica di oggi attraverso quel laboratorio culturale e di di-ritti civili che furono Accra e il Ghana a cavallo degli anni cinquanta, dove Malcom X e Martin Luther King erano di casa e Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald contribuirono a far nascere un nuovo stile musicale, a metà strada fra la musica locale e il jazz.

Far rivivere, quindi, og-gi le idee di Nkrumah è ri-dare all’Africa un passato e riconoscerle a pieno titolo il ruolo di madre anche del-la nostra civiltà. Ciò che sia-mo oggi lo dobbiamo anche a lui. ¬

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All’ombra dell’Abbazia: Federico Barbarossa a Leno

di daniela iazzi

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è documentato che la storia di Leno si è intrecciata più volte con Fe-derico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero, significati-

vo rappresentante della storia italiana ed europea. La prima visita risale al 1158, ma è la seconda quella più significativa. Siamo nel 1184: Federico Barbarossa, chiamato a sedare alcune controversie tra gli agitati comuni italiani, viene accolto a Brescia ed ospitato presso il monastero benedetti-no di Leno. In questa occasione l’allora vescovo Giovanni da Fiumicello gli ripropose la questione ancora aperta con il monastero di Leno. L’in-contro, come riportato da un testimone oculare, un certo Ottone Mus-sa, si risolse con la riconferma dei possessi abbaziali alla stessa e l’ordine al vescovo bresciano di non trattenersi un giorno in più nell’ospizio del-la stessa.

Tra spettacoli e tornei medioevali, banchetti e giullari questa storia sa-rà rievocata nella straordinaria manifestazione che sarà allestita a Leno, dal 23 al 25 settembre, proprio dove sorgeva l’abbazia. Organizzata dal gruppo medievale “In Illo Tempore”, con la collaborazione della Fonda-zione Dominato Leonense e di Cassa Padana BCC, gode del patrocinio della Provincia di Brescia e del Comune di Leno.

Nell’incantevole scenario di Villa Badia l’associazione “In Illo Tem-pore” per celebrare questa storica visita ha coinvolto oltre 150 figuranti in costume provenienti da tutta Italia e dalla Svizzera.

Ogni gruppo, armati, arcieri, musici e giocolieri, popolani e cialtro-ni, bari e stroleghi, mostrerà al sovrano Barbarossa e ai presenti le proprie abilità: dimostrazioni di tiro con l’arco, esercitazioni di spada, farandole scatenate al suono di cornamuse e tamburi.

I visitatori di ogni età potranno anche scoprire come si viveva tra fuochi accesi, arcieri, semplici popolani, musica e strafalcioni, giocolieri e cantastorie, spegnendo la sete con del buon vino speziato, ottima cer-vogia (birra), acqua mulsa; approfittare della “Taberna de lo viandante” per assaggiare ottime ricette, oppure partecipare alla cena storica, rigoro-samente imbandita rispettando l’usanza del tempo e con la presenza illu-stre dell’imperatore, allietata da musici e giocolieri (a numero chiuso, su prenotazione al numero 334 1537951).

Infine, sarà allestita una mostra mercato con banchi tematici dove po-ter scoprire oggetti e curiosità medioevali ed il gruppo Sagitta Imperialis esporrà in mostra le macchine da tortura medioevali. ¬

Programma

VeNeRdÌ 23 SeTTeMBRe

20.00 apertura di un’accogliente “Taberna de lo viandante”.

21.00 Concerto di apertura con i FUTHaRK – Medieval Folk. (Ingresso libero).

SaBaTo 24 SeTTeMBRe

14.00 aPeRTURa deLLa MaNIfeSTaZIoNeLe porte di Villa Badia si aprono al pubblico che potrà visitare gli accampamenti allestiti nel parco, l’esposizione delle macchine di tortura medioevali, il mercato medioevale. apertura della “Taberna de lo viandante”.

16.30 aRRIVo deLL’IMPeRaToRearriva il Barbarossa a cavallo accompagnato dalla consorte e dal suo seguito, fra musiche, ali di figuranti e foresti allineati lungo il viale.

20.30 a TaVoLa CoN L’IMPeRaToReCena medioevale (su prenotazione al 334 1537951)Durante la cena intrattenimenti, giullari, musici, ciarlatani, cantastorie e scaramucce.

dalle 21.00 SPeTTaCoLI e dIMoSTRaZIoNI dI aBILITànel parco tra fuochi accesi, musica e strafalcioni, vino speziato, ottima cervogia (birra), e acqua mulsa: spettacoli di armigeri, arcieri, popolani, giocolieri e cantastorie fino a notte fonda.

doMeNICa 25 SeTTeMBRe

dalle 9.00 IL RISVeGLIoI figuranti animano le vie del centro storico di Leno.

10.00 aPeRTURa deLLa MaNIfeSTaZIoNe

dalle 14.30 IN oNoRe deLL’IMPeRaToRearmati, arcieri, musici e giocolieri, popolani e cialtroni, bari e stroleghi, offriranno il meglio di ciò che sanno fare. dimostrazioni di tiro con l’arco, esercitazioni di spada, farandole al suono di cornamuse e tamburi, banchi didattici dove ascoltare cose ignorate, sorseggiare vino speziato o assaggiare pani antichi.

16.00 fedeRICo BaRBaRoSSa a LeNo NeL 1185un incontro per approfondire il periodo storico rievocato all’interno della manifestazione. a cura del prof. angelo Baronio, storico del Medioevo.

18.00 SaLUTo aI GRUPPI PaRTeCIPaNTI

19.00 ChIUSURa deLLa MaNIfeSTaZIoNeLe tende si abbassano, il cancello si chiude, tutti a casa…in attesa di una nuova avventura.

PeR SaPeRNe dI PIùGruppo “In Illo Tempore” Tel. 334 [email protected] www.inillotempore.itwww.fondazionedominatoleonense.it

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isola dovarese (Cremona) – C’è

tempo fino al 30 ot-tobre per poter visi-

tare la mostra “L’al-tro Risorgimento. Isola

Dovarese “piccola pietra nel grande edificio dell’Indipendenza” e il Generale Fran-cesco Pistoja” inau-

gurata il 10 giugno scorso. L’evento, che

rientra nel programma per le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, è un omaggio al mitico generale Pistoja e alla comunità stessa di Isola Dovarese.

Organizzata da Archivio di Stato di Cremona e Socie-tà Storica Cremonese, con il contributo di Cassa Padana BCC e Fondazione Domi-nato Leonense, la mostra ha visto anche la collaborazio-ne di Comune di Isola Do-varese, Auser, Pro Loco, Ca-sa di Riposo San Giuseppe e di Luciano Sassi, curatore ar-tistico dell’allestimento.

La mostra è il frutto di un’accurata ricerca docu-mentaria. Una sezione rac-conta le vicende della lunga e impegnativa vita di Fran-cesco Pistoja, partendo dalle sue umili origini (era figlio di un oste) fino alla fuga in Pie-monte per arruolarsi come volontario nella Brigata Sa-voia, dopo aver abbandona-to il Seminario di Cremona, dove frequentava il secondo anno di Teologia.

Prosegue con la bril-lante carriera di Francesco nell’esercito del Regno d’Ita-lia fino al momento in cui

ottenne la promozione (nel 1898) al grado di tenente ge-nerale, il massimo consentito dall’ordinamento militare in tempo di pace, assumendo prima il comando della Di-visione di Brescia e nel 1903 quello del VII Corpo d’Ar-mata con sede ad Ancona.

Non manca il Pistoja po-litico: a partire dal 1900, or-mai divenuto generale, si candidò infatti per la Came-ra dei Deputanti nel Collegio di Casalmaggiore e fu depu-tato fino al 1919. Nel marzo del 1923 coronò la sua bril-lante carriera con la nomina a Senatore del Regno da par-te del re Vittorio Emanuele III, su proposta del governo Mussolini.

Pistoja è lo spunto per parlare della comunità di Isola Dovarese, in quel par-ticolare ed intenso momen-to storico che fu il Risorgi-mento. Il borgo sorge lungo quella che era una importan-te via militare fra Cremona e

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Il Risorgimento più segreto in mostra a Isola Dovarese

di BarBara Ponzoni

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Verona. Qui transitarono le truppe dell’esercito france-se, comandate da Napoleo-ne, le truppe austriache e le truppe del Regio esercito ita-liano dopo la tragica sconfit-ta subita a Custoza nel giu-gno del 1866. I documenti raccontano le requisizioni di biade, fieno e cereali, paglia e mezzi di trasporto a svantag-gio degli abitanti, che spesso non venivano rimborsati e sui quali poteva gravare an-che l’onere dell’alloggiamen-to dei soldati, così come la cura dei soldati feriti che ve-nivano lasciati lungo la via. Ma il fatto più importante, che meglio caratterizza e dà

lustro a questa comunità fu quando, il 27 giugno 1859, venne istituito un ospeda-le provvisorio per l’assistenza e la cura dei feriti dell’Arma-ta francese che, dopo la san-guinosa battaglia di Solferino (24 giugno 1859), dovevano essere trasferiti da Castiglio-ne delle Stiviere a Cremona, luogo di raccolta per le trup-pe francesi.

L’ospedale di Isola entrò in funzione proprio all’ora-torio di San Giuseppe, dove oggi è allestita la mostra. Qui furono predisposti ventidue letti. Dei soldati ricoverati sette morirono per le ferite riportate nei combattimenti e per le febbri tifoidee e fu-rono sepolti nel cimitero di Isola. Il sentimento di fratel-lanza verso le truppe francesi era molto forte fra gli isolani che fornirono con generosità letti, biancheria, vitto, me-dicinali e assistenza medica. Dimostrando coesione, for-za e patriottismo. ¬

visite guidate e iniziative “L’altro Risorgimento. Isola dovarese “piccola pietra nel grande edificio dell’Indipendenza” e il Generale francesco Pistoja” è aperta fino al 30 ottobre all’oratorio San Giuseppe a Isola dovarese. Sabato e domenica dalle 16 alle 20 e i giorni infrasettimanali su prenotazione. Grazie alla collaborazione del gruppo di guide cremonesi Cart e dell’agenzia Nobile Viaggi, vengono organizzate giornate ad hoc per visitare mostra, chiesa San Nicolò e chiostro della Casa di Riposo San Giuseppe. Le prossime uscite saranno programmate fra settembre e ottobre.(Info: 393 4672148).

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risalendo la Valle Ca-monica, a pochi minuti

d’auto dal Lago d’Iseo, si rag-giunge Darfo Boario Terme (Bs), rinomata per le sue acque saluta-ri. Proprio nell’area sovrastante il parco termale, all’imbocco di una valletta laterale in direzione della Val di Scalve, si trova la frazione di Gorzone, dominata dall’alto dal suo castello, uno dei meglio conservati di tutta la provincia di Brescia. Dopo esser rimasto chiuso per anni, oggi il castello di Gorzone è aperto al visitatore grazie all’associazione LOntànoVer-de che dal 2008 promuove non solo visite guidate per rivelarne la storia, ma anche eventi culturali, musicali e te-atrali per animare quella che fu una tra le più prestigiose residenze della Valle Camo-nica e tutt’ora l’unico castello conservato della zona.

È da almeno settecento anni che il castello control-la la via di collegamento tra le due vallate. Come ricorda un antico privilegio imperiale datato al 1047, di qui transi-tavano grosse quantità di fer-ro pregiato. La sua posizio-ne strategica, a corona di un dosso e difeso sul lato meri-dionale dal profondo burro-ne scavato dal torrente Dez-zo, ne faceva il presidio ideale per controllare i traffici di quest’angolo di territorio.

Il fortilizio è ricordato per la prima volta nel 1198 quan-

Popolis, periodico bimestrale di cassa Padana autorizzazione del Tribunale di Brescia, n. 43/2000 dell’8 agosto 2000

sede, villa seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia

RedazioneMacri Puricelli, [email protected]

lidia sbarbada e valentina Bragazzi, coordinamento [email protected]@popolis.it

armando rossi e debora zanini, [email protected]@popolis.it

Sede: Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Tel.030-9040270, [email protected]

Comitato di redazionefranco aliprandi, stefano Boffini, Benedetta Cherubini, Valerio Gardoni,Daniela Iazzi, andrea Lusenti, Luigi Pettinati, Barbara Ponzoni, Macri Puricelli, armando Rossi, Lidia sbarbada, Paola zani

hanno collaborato a questo numero: angelo Baronio, elisabetta Berto, michela Bertolazzi, stefano Boffini, Marco Bortoli, Benedetta Cherubini, mirko cominini, andrea daffi, daniela iazzi, Barbara Ponzoni, magda stofler, silvanotreccani, moira troncatti, Paola zani

fotografie: archivio fotografico della soprintendenza per i beni archeologici della lombardia, associazione lontano verde, annalisa Bazzana, elisabetta Berto, Benedetta Cherubini, Valerio Gardoni, Daniela Iazzi, Sergio Moruzzi, armando rossi

In copertina: archivio fotografico della soprintendenza per i beni archeologici della lombardia: fotopiano degli scavi in villa Badia di angelo valsecchi

Stampa: Staged, S. Zeno n. (Bs)

agosto a castellovisita a gorzone, in valle camonica

do le città di Brescia e Ber-gamo, in aperta contesa per espandere il loro dominio sul territorio camuno, pattuiro-no di demolirne parzialmen-te le difese a garanzia di una pace più stabile. Nel secolo successivo il castello divenne la sede principale dei nobili Federici. Originari del comu-ne di Darfo Boario Terme, nell’arco di un secolo diven-nero i più importanti e po-tenti signori della vallata.

Il castello nella sua strut-tura attuale è il risultato di secoli di trasformazioni, mu-tazioni, ampliamenti e ridi-mensionamenti. In origine doveva esser composto da un robusto mastio difeso da cin-te murarie. Le tracce più an-tiche ancora leggibili risalgo-no al XIV secolo e sono nei resti della torre, parzialmente demolita nel primo novecen-to, e nel portale d’accesso.

L’ingresso dell’antica for-

tificazione conserva anco-ra oggi il magnifico porta-le in pietra rossa locale, detta Pietra Simona, sul quale so-no scolpiti lo stemma della famiglia Federici e quello di un’aquila coronata, esplici-to simbolo ghibellino. Vi si trova anche lo scudo dei ve-ronesi Della Scala, che am-ministrarono l’area brescia-na e camuna all’inizio del Trecento.

Molte delle trasformazio-ni del castello avvennero nel XV secolo. Nel 1428 la Re-pubblica di Venezia occupava le province della Lombardia orientale che erano state dei Duchi di Milano. I Federici, da sempre ghibellini e filovi-scontei, gradirono poco que-sto cambio di poteri e non esitarono a sobillare ribel-lioni contro la Serenissima. Con la pace di Lodi del 1454 ogni controversia si conclu-se a favore della Repubbli-ca di Venezia, che mantenne il controllo del territorio ca-muno per secoli, fino all’arri-vo di Napoleone sul finire del XVIII secolo. Esaurita la fun-zione militare il castello ven-ne gradualmente trasformato in una residenza signorile. Si ampliarono le stanze, si apri-rono nuove porte e finestre, si costruirono luminosi loggiati affacciati sui cortili interni.

i t i n e r a n d o

magda stofler e moira troncatti

Associazione LOntanoVerde

I nobili Federici abitaro-no questa struttura per secoli, fino a quando l’ultimo della stirpe morì senza eredi a metà Ottocento, lasciando l’antico castello in eredità alla sorella. La famiglia Alberzoni, dalla quale discendono gli attuali proprietari, visse a lungo in questo luogo, adoperando-si anche con ingenti restau-ri, come quello avvenuto nel 1928. Il castello può essere visitato tutte le domeniche alle 14 e alle 15.30, su preno-tazione tutti i giorni: tel. 348 7947225, e-mail [email protected]

PeR SaPeRNe dI PIùwww.lontanoverde.it

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