Popolis - Speciale Fusione

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Periodico di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa ANNO 9 SPECIALE Fusione Banca Veneta 1896 Cassa Padana Costruiamo oggi un futuro con più opportunità per i nostri territori

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Popolis è l'house organ di Cassa Padana BCC

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Periodico di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa

anno 9

s P e c i a l e

Fusione Banca Veneta 1896Cassa Padana

Costruiamo oggi un futurocon più opportunità per i nostri territori

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Presidente, Perché una fusione e Perché ProPrio con cassa Padana?

Quando, nel 2007, abbiamo intrapreso il cammino di crescita che ci ha portati ad essere ciò che siamo oggi e cioè una Banca con dodici sportelli operativi su tre province e due regioni e una compagine sociale che conta oltre 2.500 soci, eravamo animati dall’idea di “crescere per continuare ad esse-re Banca del Territorio” perché, in quel momento, quella era l’unica scelta possibile.

In questi anni abbiamo profuso enormi sforzi per portare a compimento il progetto che avevamo disegnato, condividen-do con i nostri Soci le soddisfazioni derivanti dal percorso di crescita che stavamo intraprendendo. Oggi è evidente a tutti quanto la crisi economica globale abbia colpito pesantemente, generando molta incertezza per ciò che riguarda le prospettive economiche future.

Anche per questo il Consiglio di Amministrazione che rappresento, dimostrando un atteggiamento cauto e volto a preservare il lavoro fin qui fatto, ha anticipato la decisione riguardo l’opportunità di effettuare quella aggregazione che ci rafforzasse e che ci permettesse di continuare a svolgere in

modo efficace la funzione di volano economico del nostro Territorio.

Il tema dell’aggregazione, ben approfondito nel corso dell’ultima assemblea dei Soci, non è nuovo per la nostra Ban-ca. Già in passato abbiamo sempre chiarito che le dimensioni di un’azienda bancaria non possono continuare a rimanere limitate, consapevoli della indispensabile necessità di riunire le forze tra consorelle. Oggi il mondo del credito cooperativo in Italia e soprattutto nel Veneto, sta registrando molteplici processi di aggregazioni fra banche di piccole, medie e grandi dimensioni.

Noi abbiamo avuto anche la fortuna di incontrare persone che, pur diverse per origini, cultura ed esperienze pregresse, condividono con la stessa integrità e genuinità gli ideali mu-tualistici fondanti della Cooperazione di Credito. Animata dallo stesso nostro spirito, Cassa Padana, con la sua eccellente dotazione patrimoniale ed efficiente struttura organizzativa, ci permetterà di essere ancora più presenti ed efficaci a servizio e sostegno di Soci e Clienti.

cosa risPonderebbe a un socio che Preferisse mante-nere l’autonomia?

Intanto mi piace ripetere una frase del compianto Franco Caleffi, già direttore generale di Federcasse: “Non esisterà domani per la Banca di Credito Cooperativo che non abbia saputo costruire oggi il cambiamento”.

Poi direi che non è più tempo per le traversate in solitaria nel mare in tempesta, specie quando la barca è piccola. Le sfide che il mercato ci impone di affrontare quotidianamente rendono indispensabile una dimensione tale da poter fronteg-giare qualsiasi genere di imprevisto. All’idea di “crescere per continuare ad essere Banca del Territorio” si deve affiancare il concetto che è necessario “essere uniti per affrontare meglio le difficoltà”.

ritiene quindi che la fusione con cassa Padana raPPre-senti la soluzione migliore?

L’aggregazione con Cassa Padana soddisfa tutti i requisiti necessari a garantirci di continuare ad operare con sempre maggiore efficacia al servizio della nostra gente: dimensione che garantisce economie di scala, solidità patrimoniale che mette al riparo da rischi di ogni genere, efficienza che consente di erogare sempre servizi di alto livello, attenzione al Territorio che permette alla Banca di mantenere sempre un legame stret-to con i propri Soci e le loro esigenze.

Costruire oggi il cambiamentointervista ad antonio masin, Presidente di banca veneta 1896

di iVano [email protected]

antonio masin, CoopeRaToRe da sempReil Presidente di banca veneta 1896, antonio masin, è nato il 19 novembre 1941 a carpi di villa bartolomea, in provincia di verona, dove ha sempre vissuto e risiede tutt’ora. È sposato e ha due figli, una femmina e un maschio. diplomato come perito agrario ha svolto attività di libero professionista ed insegnante di scuola media inferiore per oltre 35 anni. dal 1999 è pensionato.antonio masin è entrato a far parte del consiglio di amministrazione dell’allora cassa rurale di carpi di villa bartolomea nel maggio del 1967. nel 1972 ha assunto la Presidenza della cassa e la detiene ininterrottamente da allora.antonio masin riveste, inoltre, numerosi incarichi in seno al movimento del credito cooperativo veneto e nazionale. oltre ad essere vice presidente vicario della Federazione veneta delle bcc, è presidente della commissione sindacale regionale e componente della commissione sindacale nazionale. ricopre anche la carica di sindaco effettivo della cassa mutua nazionale.

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Presidente, qual è la comune utilità nel medio Periodo della fusione fra le due bcc?

Raggiungiamo una massa critica idonea per consolidare un modello di banca che ha prospettive di svolgere bene e in modo autonomo la sua missione, oggi e in futuro. È un’auto-nomia vera e piena. La nuova banca avrà gli equilibri tecnici, i presidi organizzativi e di sviluppo delle mutualità, le risorse economiche.

Ci sono poi le persone. Abbiamo internamente tutte le competenze per dare attuazione alle decisioni prese. Il model-lo di banca locale che stiamo sviluppando è proattivo verso i bisogni che le comunità locali esprimono, in coerenza con l’articolo 2 dello statuto sociale. Su questo tra i due consigli di amministrazione si è instaurata da subito una profonda sinto-nia strategica, che è alla base del progetto di fusione

sarebbe una bcc grande, la seconda Per numero di sPortelli in italia…

Ho sempre pensato che il valore non risiede in sé nel montante, nella dimensione, soprattutto se questa diviene il fine. Più importante dei numeri sono le idee che ci stanno dietro, cioè cosa “servono a fare” i numeri, la visione che si ha del futuro. È la capacità di svolgere un’azione sempre più utile per i territori, per le comunità che hanno bisogno di crescere sotto tanti punti di vista, a dare il senso, ad essere il metro di giudizio dei “numeri”.

La nuova banca sarà certamente più attrezzata e in grado – oggi e in futuro – di svolgere a pieno le funzioni per le quali siamo nati oltre cento anni fa.

con queste dimensioni non si rischia di Perdere un Po’ di contatto diretto con le singole realtà territoriali?

Chiaramente è la sfida centrale su cui stiamo investendo

e lavorando con passione ed entusiasmo. Si tratta di costruire una banca di territori diversi che fra di loro si integrano, ognu-no con le proprie caratteristiche, identità e autonomie. Sono necessarie soluzioni organizzative che da un lato mantengano la vicinanza rispetto alle diverse comunità locali e alle esigenze di ogni tipo che queste manifestano e dall’altro garantiscano una unitarietà di azione della banca.

Questa banca si rivolgerà particolarmente alla clientela vi-cina per dimensioni e caratteristiche al mondo delle banche di credito cooperativo. Sarà in grado di investire continuamente nelle risorse umane. Soprattutto poi svilupperà relazioni con i soci e i territori, perché la cooperazione fra i diversi attori che vi insistono è indispensabile per affrontare i problemi.

È un modello che sperimentiamo per primi e su cui stiamo accelerando la fase attuativa. In futuro potrebbe tornare utile anche ad altri contesti e banche di credito cooperativo.

immagino lo sforzo del Processo di integrazione…Certamente. Il modello Cassa Padana è però accogliente,

integrante.Da noi tutti i soci sono uguali, hanno pari dignità, vecchi

e nuovi soci, provenienti da questa o quell’area. Ad esempio, dopo un anno dalla fusione con la BCC Camuna siamo soddisfatti per il comune senso di identità e appartenenza instauratosi.

la nuova banca sarà in grado nei Prossimi anni di soste-nere questo Progetto ambizioso?

Abbiamo un’organizzazione ormai rodata, sia nell’ope-ratività classica di intermediazione bancaria e nei servizi, sia nella dimensione più progettuale e di sostegno alla comunità locale. Siamo pronti alla sfida che affrontiamo con passione, competenza e su basi solide.

Una fusione per il futuro

Pensiamo oggi a ciò che saràfra 5-10 anniintervista a vittorio biemmi, Presidente di cassa Padana

di baRbaRa [email protected]

vittorio biemmi, dal 1996al VeRTiCe di Cassa padana

vittorio biemmi ha 70 anni. È sposato con due figli. commercialista, consulente del lavoro e revisore contabile è Presidente di cassa Padana dal 1996.attivo nel mondo della cooperazione dai primi anni ’70 è anche vicepresidente della cooperativa sociale collaboriamo.Fra gli altri incarichi ricordiamo che è Presidente del dominato leonense sanità, che gestisce l’ospedale di leno, e della Fondazione dominato leonense.

Con vittorio biemmi, pResidenTe di Cassa padana, una ViTa nel CRediTo CoopeRaTiVo e nella CoopeRazione in geneRale, paRliamo del pRogeTTo di fusione fRa Cassa padana e banCa VeneTa 1896, degli obieTTiVi di fondo e delle pRospeTTiVe Che apRe.

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direttore, qual è la storia recente di banca veneta 1896?

Dopo 110 anni vissuti nel territorio del Basso Veronese, tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 la Banca ha dato avvio ad un percorso di crescita ritenuto ormai indispensabile per mantenere il suo ruolo di banca del territorio.

Si è partiti, quindi, dal cambio della denominazione sociale: la BCC del Basso Veronese diventava Banca Veneta 1896 – Credito Cooperativo delle Province di Verona e Rovigo. Il nome stesso chiariva gli obiet-

tivi di espansione territoriale (province di Verona e Rovigo) senza, però, dimenticare le proprie origini (1896).

Sono state individuate le piazze in cui fosse interessante insediarsi e si è provve-duto a reperire il personale idoneo a tale compito, selezionando operatori bancari di elevato profilo professionale e con con-solidata conoscenza delle rispettive piazze di riferimento. Tutto ciò ha consentito una eccezionale crescita che ha portato la Ban-ca a raddoppiare le sue masse in quattro anni (2007-2010).

Oggi, vuoi per la crisi economica, vuoi per la stagnazione e lo “tsunami” norma-tivo che ha investito il sistema bancario, abbiamo capito che bisogna cambiare immediatamente rotta. Bisogna mettere da parte i progetti di espansione e valoriz-zare il capitale umano, tecnico e logistico acquisiti, anche e soprattutto attraverso un processo di aggregazione.

in virtù dei mutati scenari di mercato, quale futuro intravede Per il credito cooPerativo? la connotazione locale è ancora un valore fondamentale?

Indubbiamente il momento economi-co è quanto mai difficile e l’intero sistema

bancario, Credito Cooperativo incluso, è scosso da una crisi che non ha uguali a me-moria d’uomo. Bisogna ricordarsi che le Banche Cooperative non si sono sottratte dal dare sostegno alle imprese e alle fami-glie nei momenti più acuti della crisi.

Ora è giunto il momento di riformula-re il nostro modello di Banche, acquisendo una dimensione strutturale e patrimoniale tale da poter reggere gli urti del mercato ma restando sufficientemente snelle da poter dare in tempi rapidi ai nostri Soci e ed ai nostri Clienti tutte le risposte di cui hanno bisogno.

quali ProsPettive Porterà la fusione con cassa Padana?

Con Cassa Padana daremo vita ad una BCC che incarna appieno il modello di Banca di cui parlavo prima. Con una di-mensione adeguata (seconda BCC d’Italia per numero di sportelli) e una divisione in aree territoriali con ampie deleghe operative, riusciremo a sfruttare le econo-mie di scala proprie di una aggregazione, mantenendo un elevato livello decisionale periferico che consenta sempre di dare risposte celeri. Quello che i nostri Soci e Clienti alla fine pretendono.

inTeRVisTa a Gabriele meneGhello, diReTToRe di banCa VeneTa 1896

di silVia [email protected]

Una banca per il territorio

Gabriele meneGhello, dal 1996 diReTToRe geneRale banCa VeneTa 1896

il direttore Generale di banca veneta 1896, Gabriele meneghello, è nato il 17 novembre 1954 a villa bartolomea, nel veronese, dove risiede con la moglie e i due figli, un maschio e una femmina. dopo aver conseguito la maturità classica, nel 1980 si è laureato in scienze Politiche presso l’Università di Padova.si è formato professionalmente alla scuola della banca commerciale italiana, presso la quale ha prestato servizio dal 1981 al 1987. Giunto in cassa rurale del basso veronese nel 1987 con la qualifica di funzionario, ha ricoperto fin da subito ruolo di responsabile di sede. È direttore Generale della banca dal 1996.

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la storia di banca veneta 1896 in Pillole

21 giugno 1896: viene costituita la Cassa Rurale di depositi e prestiti di Carpi di Villa bartolomea – società Cooperativa in nome collettivo. diversamente a quanto accadeva in quel periodo, la matrice della Cassa è laica ed il principale fautore, tra i 52 soci fondatori, è l’ingegner giovanni Vicentini che, già presidente dell’associazione agraria del basso Veronese, assume la carica di sindaco-capo della Cassa e la manterrà sino alla sua morte nel 1911.

1910: assume la carica di segretario-cassiere della Cassa il maestro comunale luigi bianchini. Carica, quest’ultima, che ricoprirà fino al 1960.

1943-1972: alla presidenza della Cassa si succedono due figure di grande rilievo nella storia della Cassa stessa e della frazione di Carpi: il dottor guido Casara ed il cavaliere giovanni masin.

11 maggio 1963: viene costituita la Cassa Rurale ed artigiana di menà di Castagnaro – società Cooperativa a responsabilità limitata. principale fautore della nascita della Cassa fu il parroco del paese don guido zardin che, in quegli anni, si impegna a fondo per creare i presupposti occupazionali atti a fermare l’esodo di massa della popolazione verso le città industriali.

1972: assume la presidenza un giovane ma determinato insegnante e professionista di Carpi: il professor antonio masin. già consigliere dal 1967, succede al padre alla guida della Cassa ed è tuttora il presidente del Consiglio di amministrazione.

20 dicembre 1972: allo scopo di soddisfare esigenze complementari di raccolta ed impiego delle due Casse, si perfeziona la fusione dando vita alla Cassa Rurale ed artigiana del basso Veronese – società Cooperativa a responsabilità limitata.

ottobre 1990: è operativa la filiale di Villa bartolomea.

1 maggio 1994: in ottemperanza al nuovo Testo unico bancario del 1993, la Cassa prende la denominazione di banca di Credito Cooperativo del basso Veronese – società Cooperativa a responsabilità limitata.

maggio 1998: è operativa la filiale di legnago – zai s. pietro.

luglio 2000: è operativa la filiale di Cerea.

agosto 2001: è operativa la filiale di sustinenza di Casaleone (dal 2008, aTm).

luglio 2003: è operativa la filiale di badia polesine.

novembre 2004: è operativa la filiale di legnago-Vigo (dal 2011 aTm).

27 maggio 2007: quale punto di partenza del piano di espansione avviato in quell’anno, l’assemblea dei soci delibera il cambio di denominazione sociale in banca Veneta 1896 – Credito Cooperativo delle province di Verona e Rovigo – società Cooperativa.

settembre 2007: è operativa la filiale di legnago-Centro.

marzo 2008: è operativo l’aTm presso il Centro polifunzionale “la bussola” di Crocetta di badia polesine.

aprile 2008: è operativa la filiale di lendinara.

Giugno 2008: è operativa la filiale di sanguinetto.

Giugno 2009: è operativa la sede staccata di Rovigo.

Febbraio 2010: è operativa la sede staccata di ferrara.

maggio 2011: è operativa la filiale di bovolone.

Gennaio 2011: è operativa la nuova sede amministrativa di Villa stopazzolo a legnago.

la nUova sede di leGnaGo

dal 24 gennaio 2011 è operativa la nuova sede amministrativa di banca veneta 1896 nello storico palazzo nel centro di legnago conosciuto con il nome di villa stopazzolo. il trasferimento è giunto a conclusione di un lungo e paziente lavoro di restauro e adeguamento della struttura alle esigenze operative proprie di un istituto di credito. l’imponente sforzo operativo ed economico trova la sua principale motivazione nella missione propria di una banca di credito cooperativo. era infatti necessario che qualcuno intervenisse per non lasciar degradare questo meraviglioso pezzo di storia legnaghese, uno dei pochi edifici storici sopravvissuti al feroce bombardamento alleato che ha raso al suolo la città nel 1945. ogni intervento effettuato è stato ispirato alla sobrietà, evitando eccessi e cercando di recuperare lo stile originario, modificato dalle precedenti ristrutturazioni. sempre ispirandosi ai principi fondanti della cooperazione di credito, si è fatto ricorso a professionisti e maestranze del territorio. Un altro importante aspetto è rappresentato dall’intenzione di rendere questo gioiello fruibile da tutti i legnaghesi. È stato quindi realizzato un passaggio pedonale aperto al pubblico che collega via duomo a via marsala. l’auspicio è che villa stopazzolo diventi presto luogo di aggregazione sociale ed economica nonché fucina di nuove iniziative per lo sviluppo del territorio.

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quanta strada dai temPi della cassa ru-rale di seniga dei Primi anni ’70…

Siamo cresciuti, in dimensioni, com-petenze, accompagnando e orientando la crescita economica e civile dei nostri ter-ritori. Sono passati 40 anni da quella mia prima esperienza come direttore di una BCC, ma la passione per questo lavoro è sempre la stessa.

che banca è oggi cassa Padana?Una banca di credito cooperativo che

cerca di orientare il suo operato in modo coerente con gli obiettivi statutari in ogni campo del suo agire, dalle politiche com-merciali allo sviluppo delle tre mutualità (ndr mutualità interna verso i soci, esterna rivolta al territorio e internazionale), man-tenendo un idoneo quadro tecnico che dà prospettive per il futuro. Più delle parole, a parlare sono i fatti, le iniziative, i progetti, le tante battaglie combattute in questi anni (vedi box in queste pagine).

è certamente una visione Più comPleta e articolata del ruolo che una bcc è chiamata a svolgere, una missione diffi-cile in temPo di crisi.

La situazione di crisi economica dei nostri territori e l’incertezza sul futuro pe-sano. Nelle nostre comunità lo scenario di fondo, caratterizzato da bisogni crescenti in un contesto di minori risorse a dispo-sizione, rischia di intaccare il livello dei servizi presenti e in definitiva la coesione sociale. La fase di crisi è un banco di prova, un’occasione per crescere nella coerenza verso i valori di cui il nostro tipo di banche è portatore.

La Cassa ha obiettivi aziendali più complessi dell’ottenimento del semplice risultato economico e del mantenimento di un idoneo quadro tecnico. È necessario, ma per noi non sufficiente.

L’articolo 2 del nostro statuto ci indica obiettivi più ampi di bene comune, coe-sione sociale, crescita sostenibile che im-plicano scelte organizzative, investimenti, progetti, necessità di realizzare partnership di rete, rischi diversi e in generale neces-sità di affrontare spesso campi nuovi e inesplorati.

La maggior parte delle progettualità sviluppate da Cassa Padana è sperimentale.

E anche l’attività bancaria più tradizionale deve essere coerente e aderire a questa missione “differente”. Ciò genera inevita-bilmente un maggior impegno, coinvolgi-mento diretto e quindi stress.

I risultati avuti certo aiutano. È però la consapevolezza condivisa di lavorare per obiettivi importanti, di grande spessore e profondità per i nostri territori, a dare un senso allo stress. A gestirlo e considerarlo alla fine come un fattore positivo.

cassa Padana è stata Pioniera nel cre-dito cooPerativo nella mutualità inter-nazionale. qual è il senso Profondo dei tanti Progetti sviluPPati a livello inter-nazionale?

Immagino una banca fortemente radicata nelle sue comunità locali, dal punto di vista organizzativo articolata in aree territoriali, ma aperta a dare e ricevere dall’esterno. Viviamo in un mondo globa-lizzato e dobbiamo coglierne le opportuni-tà, non solo subirne i rischi.

Senza queste esperienze – Ecuador, Argentina, Perù, Messico, Ghana, Pale-stina, Cina – oggi la banca non sarebbe così come oggi si presenta, con le sue ca-ratteristiche, la sua formula organizzativa, la sua cultura aziendale.

è ottimista verso il futuro?C’è grande spazio per il credito coope-

rativo e la cooperazione in generale. Sem-pre di più nel futuro sarà necessario met-tersi insieme per affrontare i problemi.

I principi di autodeterminazione e di sussidiarietà rimangono centrali. Lo sforzo di questi anni sarà di adattare in modo flessibile le organizzazioni affinché l’autonomia si coniughi con adeguate competenze, risorse economiche, perché resti effettiva nella sostanza e possa man-tenere prospettive nel futuro.

Il futuro del Credito cooperativo,fra autodeterminazione e sussidiarietàinTeRVisTa a lUiGi Pettinati, diReTToRe di Cassa padana

di baRbaRa [email protected]

lUiGi Pettinati, una ViTa nel CRediTo CoopeRaTiVo

luigi Pettinati ha 63 anni, è sposato e ha una figlia. ha iniziato come cassiere alla cassa rurale ed artigiana di alfianello, nel 1971 diviene direttore della cassa rurale ed artigiana di seniga e Pescarolo. dall’83 diventa direttore della Filiale di seniga della cassa rurale ed artigiana della bassa bresciana. dal 1983 al 1986 è direttore della Filiale di Gottolengo.nel 1989 diventa vice direttore – e dal ’92 direttore generale – della cassa rurale ed artigiana della bassa bresciana, dal ’93 cassa Padana.attualmente è anche consigliere delle società net People, bcc multimedia spa, bit Finanziaria per l’investimento sul territorio. È poi consigliere della Fondazione terzio millennio, di archenatura e del dominato leonense sanità.

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fondazione dominaTo leonensela Fondazione dominato leonense è un’istituzione culturale volta alla ricerca, alla documentazione e allo studio della storia, delle tradizioni e del patrimonio culturale della vasta zona del dominato leonense che per secoli ha beneficiato dell’influenza politico-economico e culturale del monastero benedettino di leno e che comprende una vasta area posta al centro della Pianura Padana a cavallo delle province di brescia, cremona, Parma, mantova e reggio emilia.www.fondazionedominatoleonense.it

miCRofinanza Campesina in eCuadoRsi tratta di una collaborazione nata per sostenere lo sviluppo di una nascente rete di casse rurali in ecuador. avviata da cassa Padana nel 2001, al progetto ora partecipano 180 banche di credito cooperativo e numerose realtà istituzionali italiane.il volume delle risorse stanziate, a titolo di finanziamento e di donazione, è superiore ai 30 milioni di dollari a cui si aggiunge l’affiancamento in termini di trasmissione di know how e assistenza tecnica. da più parti è considerato come l’inizio di una nuova via della cooperazione allo sviluppo.www.popolis.it/ecuador

dominaTo leonense saniTàcassa Padana, attraverso la società dominato leonense sanità, gestisce da 4 anni un reparto di riabilitazione di 50 posti letto accreditato dalla regione lombardia, fornendo un servizio qualificato per un bacino di utenza di oltre 100 mila persone che altrimenti ne sarebbe sprovvisto. nel corso di questi anni il progetto è stato implementato di una serie di servizi e attività ulteriori, come la piscina e l’ospedale di comunità.www.dominatoleonensesanita.it

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Fase dimensionalel’ossatura di ciò che è cassa Padana oggi è rappresentata da due fusioni, quella fra tre casse (leno, seniga e Pescarolo, Gambara) del 1975 che ha dato luogo alla cassa rurale e artigiana della bassa bresciana e quella fra la cassa di Gussola e la bassa bresciana del 1993, da cui è nata la cassa Padana. da qui è iniziata un’importante fase di espansione quantitativa nei volumi (con una crescita molto più contenuta però negli ultimi anni), nel numero degli sportelli (9 nel 1992, 22 nel 2000, fino ai 49 del

2010), come presenza in nuovi territori (bassa Parmense 1995, cremona città 1996, brescia città 1998, Parma città 2001, provincia di reggio emilia 2002, provincia di mantova 2003, provincia di verona 2007, valle camonica 2010).

Fase orGanizzativaParallelamente ad uno sviluppo quantitativo si è strutturata l’organizzazione aziendale, sia dal punto di vista dell’articolazione territoriale (creazione delle aree e dei comitati di area, 1994) che interna e in termini di capacità di fornire nuovi servizi. in questo campo, punto di snodo è stato il cambio del sistema informatico (il passaggio a cedacri è del 1998) che ha permesso di cogliere a pieno numerose opportunità operative.

Fase cUltUralenel 1999 inizia il progetto di Popolis, (www.popolis.it,

il portale a 360 gradi dei territori dove la bcc opera) attraverso cui cassa Padana realizza la chiave di volta per una maturazione progressiva del ruolo che la banca è chiamata a svolgere nella comunità locale. la conoscenza del territorio, dei problemi e delle potenzialità, l’instaurazione di relazioni positive con soggetti profit/no profit, pubblico/privato hanno favorito il percorso. negli ultimi anni la creazione dell’ufficio formazione e del master biennale esperto di credito cooperativo glocale rivolto ai neoassunti sono state iniziative rilevanti, volte a consolidare la cultura aziendale interna.

Fase ProGettUalePopolis è stato anche il primo progetto di intervento e coinvolgimento territoriale di cassa Padana. la cassa gradualmente ha acquisito un ruolo di incubatrice

di idee progettuali e generatrice di soluzioni, la cui concretizzazione prevede una politica di alleanze sul territorio stesso. da Popolis nascono microfinanza campesina in ecuador (2001), e-cremona.it (2002), dominato leonense (2002) e da qui ancora il Progetto bit (2003), il dominato leonense sanità (2003) e altri ancora (ad esempio progetto onoterapia 2008, casa alloggio per anziani 2010). ad una fase iniziale destrutturata, in corrispondenza del raggiungimento della maturità dei vari progetti si consolidano le attività e si realizzano presidi permanenti (net People 2002, archènatura e Fondazione dominato leonense 2004, Fondazione castello di Padernello 2006).

la storia di cassa Padanain quaTTRo “mosse”

1970 1980 1990 2000 2005 2007 2008 2011

▲bassa bresciana

▲mantova

▲fusione con bCC Camuna

▲Verona

▲fusione con gussola

Fase dimensionalenuovi sportelli

Fase organizzativanuovi uffici e servizi

Fase progettuale-attuativa

Fase culturaleconoscenza e relazioni

bancadel territorio

▲Creazione aree

▲popolis

▲ecuador

e-Cremona.it▲

fondazione padernello▲

Cus▲

b.i.T

▲d.l. sanità

▲onoterapia

▲d.l. fondo Chiuso

▲master glocale

Cambio sistema informativo

Creazionedivisione

ufficioformazione

Casa di riposogottolengo

Rafforzamentoaree

▲▲

▲▲

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banca, dotata di ampia au-tonomia, in grado di espri-mere un presidio rafforzato sul proprio territorio, con riferimento sia all’atti-vità di intermediazione finanziaria sia allo sviluppo delle mutualità, che possa contare sui solidi supporti patrimoniali, organizzativi, di risorse e di esperienza messi a disposizione da Cassa Padana.

Tra i due consigli di amministrazione si è in-

Il progetto di fusionefra Banca Veneta 1896

e Cassa Padana gli obieTTiVi di fondo del piano indusTRiale

con l’aPProvazione da parte dei due consigli

di amministrazione del piano industriale di fusione è iniziato l’iter procedurale che prevede l’autorizza-zione prima da parte della Banca d’Italia e poi la successiva sottoposizione del progetto alle rispettive assemblee dei soci.

L’obiettivo principale dell’aggregazione è quello di costituire una banca di credito cooperativo ancora più forte, attrezzata nelle risorse umane e patrimo-niali, dimensionalmente più grande e diversificata nei territori, con migliori prospettive future di svol-gere in modo autonomo, nelle condizioni ottimali e nel modo più efficace, la propria funzione a favore delle comunità locali nelle quali opera.

Il progetto, in partico-lare, prevede la trasforma-zione dell’attuale Banca Veneta 1896 in un’area territoriale della nuova

staurata una profonda sintonia strategica che è alla base del progetto di fusione: una condivisione sul ruolo che una BCC è chiamata a svolgere nei territori, oggi e ancor di più in futuro.

È un modello di banca locale proattivo verso i bisogni che le comunità locali esprimono, in coe-renza con l’articolo 2 dello statuto sociale.

Nel caso in cui l’iter

le taPPe della FUsione

il progetto di fusione prevede un percorso complesso e articolato che sintetizziamo nei suoi passaggi fondamentali:

• i due consigli di amministrazione redigono e approvano il piano di fusione;

• Cassa Padana inoltra alla Banca d’italia il piano di fusione e ne richiede l’approvazione;

• in caso di esito positivo da parte di Banca d’italia, il progetto di fusione deve essere depositato per l’iscrizione presso l’ufficio del registro delle imprese;

• a seguire i due consigli di amministrazione redigono e approvano la situazione patrimoniale e la relazione che illustra il piano di fusione, convocando l’assemblea straordinaria dei soci;

• durante i trenta giorni che precedono l’assemblea, presso la sede delle bcc restano depositati i documenti relativi alla fusione;

• la fusione è sottoposta alle assemblee straordinarie dei soci;

• in caso di esito positivo le delibere assembleari sono depositate entro 30 giorni per l’iscrizione nel registro delle imprese. a seguire l’atto di fusione.

di sTefano boffini [email protected]

Villa stopazzolo a legnago, sede di banca Veneta 1896

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procedurale della fusione si concluda favorevolmente, si sperimenterà in modo più compiuto un modello di banca di territori diversi, che fra di loro dialogano, ognuno con le proprie caratteristiche, identità e autonomie, attraverso soluzioni organizzative efficienti che realizzano una migliore prossimità rispetto alle diverse comu-nità locali e alle esigenze di tipo economico e non che

queste oggi esprimono – o esprimeranno in futuro.

Con la fusione si con-solida la massa critica ne-cessaria. Ci sono le risorse patrimoniali e umane, il know how e le esperienze positive maturate negli an-ni dai due istituti, a rendere possibile l’obiettivo.

Si tratta di una banca che sarà in grado di investire continuamente in qualità: qualità nella clientela, più vicina per dimensioni e

i macro-obiettivi della fusione

le raGioni di Fondo sottese al piano di fusione possono essere così sintetizzate:

1. dare più profondità alle prospettive di banca Veneta 1896, delle sue risorse umane e dei suoi soci e clienti, facendo compartecipare tutti questi stakeholders al progetto di sviluppo complessivo di Cassa padana teso a fornire il proprio sostegno sociale, culturale ed economico ad un numero sempre più ampio di persone e piccole imprese in una logica di piena realizzazione della mission, che accomuna sotto il punto di vista dei valori le due realtà del Credito Cooperativo.operativamente, quindi, ciò si traduce in migliori condizioni per i soci che hanno più servizi, più vantaggi, più iniziative a loro favore, più coinvolgimento; i clienti che possono contare su più prodotti, servizi e proposte; i territori in generale perché potranno ricevere più iniziative, più progetti sociali, economici e culturali, più vicinanza; per i dipendenti che hanno più stabilità del posto di lavoro e più prospettive di carriera.

2. Rafforzare la presenza del Credito Cooperativo nei nuovi territori veneti ed emiliani prevedendo la creazione di una area Territoriale “banca Veneta” esclusivamente dedicata all’attività commerciale e sociale a favore delle comunità locali di riferimento e supportata dalla direzione centrale e dalla solida struttura di Cassa padana; in prospettiva in tale area è previsto possano confluire anche le attuali filiali veronesi di Cassa padana in una logica di razionalizzazione complessiva della struttura territoriale.

3. Consolidare con la fusione, evitando che vadano dispersi, i significativi investimenti promossi nell’ultimo triennio da banca Veneta 1896 in termini di nuovi insediamenti ad alto potenziale e risorse umane esperte, promuovendo un potenziamento della capacità commerciale dell’area grazie anche al rafforzamento delle attuali filiali e al supporto di una rete di promotori.

4. proporre a favore dei nuovi territori progettualità finalizzate ad una sempre più integrale realizzazione dei principi dell’art. 2, avvalendosi delle risorse patrimoniali, umane, organizzative e di esperienza di Cassa padana, e dando segno concreto e immediato che con la fusione si possono fare cose che prima non si potevano fare.

i nUmeri della FUsione al 31.12.2010

cassa Padana banca veneta bcc “somma”

Raccolta diretta (in milioni) 1.419 327 1.746

impieghi (in milioni) 1.306 329 1.635

montante totale 2.725 657 3.382

Titoli di terzi in dep. fV (comprese obbligazioni bCC)

985 254 1.329

patrimonio vigilanza(in milioni)

207 34 241

dipendenti 333 89 422

soci 7.247 2.511 9.758

caratteristiche al mondo delle banche di credito cooperativo; qualità nel-le risorse umane, perché emerge sempre di più la necessità di capire, di essere flessibili, adattarsi veloce-mente, cogliere i problemi e le prospettive in modo più ampio e completo; qualità nelle relazioni con i soci e i territori, perché la coopera-zione fra i diversi attori che vi insistono è indispensabile per affrontare i problemi.

L’obiettivo strategico maturato dai due Cda è quindi lavorare per realiz-zare una banca attrezzata su ogni fronte (del personale, degli equilibri tecnici, dei presidi organizzativi e di sviluppo delle mutualità, dei sistemi di controlli interni, ecc…) per essere aderente all’articolo 2 del-lo statuto e raccogliere al meglio l’eredità centenaria e i valori originari dei padri fondatori, adattati e reinterpretati in chiave ventunesimo secolo.

Villa seccamani a leno, sede di Cassa padana

Page 10: Popolis - Speciale Fusione

10

l’iPotesi di FUsione tra cassa Padana e la consorella banca veneta 1896 genererebbe, a livello di ambiti di pertinenza territoriale, gli effetti complessivi evidenziati nella tabella sottostante.

cassa Padana banca veneta bcc “somma”

Comuni di competenza territoriale

217 69 286

Comuni di insediamento diretto 43 10 53

sportelli 49 12 61

nessuna sovrapposizione territoriale

le caratteristichedelle dUe zone di comPetenza

la nUova area veneta

cassa Padana intende sperimentare sulla nuova area acquisita, come più volte richiamato e sulla scorta di quanto già ha trovato di recente realizzazione nell’area camuna, una struttura diversa rispetto alle preesistenti aree territoriali.in particolare, usufruendo delle competenze esistenti presso banca veneta 1896, si intende

fornire maggiore supporto alla funzione del capo area affinché possa espletare in maniera più organica ed efficiente le attività di gestione dell’area, di presidio delle funzioni di controllo e di raggiungimento degli obiettivi di promozione del territorio, nell’ambito dell’attività progettuale della cassa.tali modifiche funzionali, se di esito positivo, potranno essere trasferite come nuovo modello alle altre aree territoriali di cassa Padana.

la banca post aggregazione disporrebbe di un’area di competenza territoriale costituita da 286 comuni, di cui 53 direttamente presidiati, ospitanti l’operatività di 61 sportelli distribuiti

Page 11: Popolis - Speciale Fusione

11

cassa Padana banca veneta bcc “somma”

caratteristiche socio-demoGraFiche

popolazione 2009 2.355.868 544.239 2.900.107

popolazione maschile 2009 1.144.952 262.323 1.407.275

popolazione femminile 2009 1.210.916 281.916 1.492.832

< 18 anni 388.718 74.017 462.735

18-29 anni 287.416 62.043 349.459

30-44 anni 591.323 128.440 719.763

45-64 anni 607.814 151.298 759.112

> 65 anni 482.953 128.440 611.393

famiglie 2009 1.022.606 231.355 1.253.961

Componenti per famiglia (media) 2009

2,3 2,4 2,4

caratteristiche ProdUttive

artigiani operanti nell'industria 2008 52.806 11.369 64.175

agricoltura 2008 27.069 13.486 40.555

industria estrattiva 2008 279 37 316

attività manufatturiere 2008 38.141 8.684 46.825

energia, gas, acqua 2008 376 81 457

Costruzioni 2008 42.663 8.008 50.671

Commercio 2008 78.939 16.989 95.928

Trasporti 2008 10.114 2.215 12.329

Credito 2008 8.346 1.547 9.893

servizi alle imprese 2008 38.583 9.231 47.814

Totale unità locali 2008 269.192 62.703 331.895

caratteristiche Finanziarie

Valore aggiunto 2008 (euro) 62.085.124.000 12.616.907.000 74.702.031.000

Reddito disponibile totale 2006 (euro) 46.317.028.000 10.282.375.000 56.599.403.000

prodotto bancario 2009 (euro) 179.192.129.000 25.930.232.000 205.122.361.000

prodotto bancario pro capite 2009 (euro)

76.062 47.645 70.729

prodotto bancario pro capite 2008 (euro)

77.277 68.324 76.967

concorrenza bancaria

sportelli bCC in analisi (dicembre 2010)

49 12 61

sportelli altre bCC (dicembre 2010) 182 65 247

sportelli altre banche (dicembre 2010) 1.716 302 2.018

Totale sportelli bancari 1.947 379 2.326

sportelli postali (settembre 2009) 453 170 623

Totale sportelli presenti 2.400 549 2.949

fonte. s.i.T. - sistema informativo Territoriale; banca d’italia

come segue: 22 presidi in provincia di brescia, 12 dipendenze in provincia di verona ed 8 filiali in territorio cremonese. la rete commerciale si compone inoltre di 5 sportelli in ciascuna delle province di mantova e Parma, 4 in provincia di reggio emilia, 3 dipendenze in provincia di rovigo ed un solo presidio, rispettivamente nei territori di bergamo e Ferrara.le due consorelle non presentano sovrapposizioni territoriali, ma evidenziano contiguità delle aree operative in territorio veronese; l’unione dei loro ambiti di competenza darebbe dunque origine ad una vera e propria banca “somma” che, utilizzando al meglio la propria rete commerciale e nella continuità della mission che contraddistingue entrambi gli attori, renderà ancora più vivo lo stretto legame con il territorio, caratterizzato anche dalla presenza di importanti snodi geografici ed economici, ne supporterà la crescita imprenditoriale e sociale, sino a diventare, all’interno del panorama cooperativo locale, la banca di primario riferimento per le comunità insediate.l’intensità demografica che caratterizzerebbe i 286 comuni dell’area operativa aggregata, sarebbe di circa 3 milioni di abitanti, ripartiti principalmente nella fascia d’età 30-64 anni, a fronte di un’incidenza del 28 per cento della sezione “giovani” (sino a 29 anni). il totale dei nuclei familiari insediati corrisponderebbe a quasi 1 milione e 254 mila presenze, con una dimensione media di 2,4 componenti a famiglia. le potenzialità del mercato di riferimento di tale area allargata di competenza e di presenza diretta sono evidenziate dalle caratteristiche produttive che ne connotano il territorio. il numero complessivo delle Unità locali censite ammonterebbe a 331.895; di queste la metà risulterebbe ubicata nella sola zona di presidio.le Unità artigiane operanti nell’industria, attive nel territorio della banca post aggregazione, sono oltre 64 mila, mentre si contano 40.555 aziende agricole.analizzando la composizione percentuale per branche di attività economica delle Unità locali totali, sarebbe confermata, anche a seguito della fusione, la vocazione commerciale del territorio, cui seguono i comparti delle costruzioni, dei servizi alle imprese e delle attività manifatturiere. s.b.

Page 12: Popolis - Speciale Fusione

12

Un asPetto qUaliFicante del progetto di fusione con la consorella banca veneta 1896 è la trasposizione e la realizzazione congiunta a favore delle comunità da essa servite, del modello sviluppato in questi anni da cassa Padana, di banca territoriale che si adatta alle diverse esigenze espresse dai mercati locali e che promuove a 360 gradi il territorio dove è radicata, non solo negli aspetti economici, ma in quelli sociali, civili, culturali che fanno la qualità di vita complessiva di una comunità locale.bene comune, coesione sociale, sviluppo sostenibile, indicati come obiettivi per il nostro tipo di banche, sono stati declinati in progetti in cui in modo proattivo la banca si è fatta carico dei problemi e dei bisogni espressi dal territorio.cassa Padana ha coerentemente sviluppato, come previsto nei piani strategici realizzati, una struttura organizzativa, un sistema di monitoraggio che permette di inserire questa politica e di contemperarla nell’azione più completa svolta, sia dal punto di vista del quadro tecnico aziendale che da quello degli effetti complessivi sul territorio.la banca non si muove con una testa “imprenditoriale pura” mitigata da una funzione sociale vista come secondaria, laterale e residuale, che nemmeno contamina la parte imprenditoriale che procede con logiche sue. Funzione imprenditoriale e sociale fanno riferimento per il loro comune

operare a stessi valori, modalità e logiche d’azione, vanno avanti insieme perché sono parte di un obiettivo più complesso individuato dall’articolo 2. riteniamo che ci siano le condizioni per poter realizzare l’obiettivo di fondo di una banca cooperativa proattiva a tutto tondo nella comunità locale dove è radicata, così come sperimentato in questi anni da cassa Padana, anche nei nuovi territori della bcc che viene aggregata per diverse ragioni:

• banca veneta 1896 ha uno storico radicamento di oltre 100 anni, fatto di conoscenza dei bisogni, di relazioni importanti con il tessuto socio-economico dei propri territori che troverà in questo approccio la sua massima valorizzazione;

• cassa Padana ha sviluppato nel corso degli anni un idoneo supporto organizzativo per perseguire questa linea strategica adattandola dinamicamente nello spazio e nel tempo.

questo modello di banca è il più adatto a servire al meglio le comunità; ci sono le condizioni di fondo per poterlo realizzare a pieno anche nell’area attualmente coperta da banca veneta 1896. su tutti i territori, soprattutto nell’attuale fase recessiva perdurante, c’è grande bisogno di credito cooperativo in questa forma più articolata e che ci sia un grande spazio di azione. s.b.

la loGica ProGettUale

Page 13: Popolis - Speciale Fusione

13

Fra i soci Fondatori della cassa rurale di leno si contavano 14 proprietari agricoli,

due fittavoli, un maniscalco, due calzolai, un sarto, un sacerdote e un professionista. era il

1893. Un paio d’anni prima nasceva anche la cassa rurale di Gambara, un piccolo paese a

13 km da leno: alla fondazione parteciparono 61 soci, in maggior parte agricoltori, piccoli

commercianti ed artigiani. contemporaneamente, a seniga nasceva nel 1897, dall’impegno

illimitato e solidaristico di altri 20 soci, la cassa rurale di seniga e Pescarolo.

le tre casse rurali citate attraversarono con fatica il periodo fascista e la ripresa dopo la

seconda guerra mondiale fu lenta e difficile. Finché, a metà degli anni ’70 avviene la fusione

delle tre casse che danno vita alla “cassa rurale ed artigiana della bassa bresciana” – la

banchina, come ancora oggi ricordano i soci più anziani – con sede a leno.

la denominazione “cassa Padana” risale al 1993, in occasione della fusione con la cassa

rurale ed artigiana di Gussola, una banca di credito cooperativo – denominazione voluta

dal nuovo testo unico bancario entrato in vigore nello stesso anno – che in poco più di 10

anni avrebbe esteso la propria presenza a 7 province (verona, cremona, Parma, brescia,

mantova, reggio emilia, bergamo), sostenuta da una rete capillare e diffusa di quasi 50

sportelli.

Area Bassa BrescianalenogambarasenigagottolengoisorellaCastelletto di lenoleno Centro

Area MellaCigolebagnolo mellamanerbiofenili belasibrescia - Via stazionebrescia - Via Valle Camonicapavone mellaCignano di offlaga

Area Cremona – Casalascopescarologadesco pieve delmonagussolamartignana poCella datiTorre de’ picenardiCremonaCremona porta po

Area Parma-Reggio EmiliasissaViarolo di TrecasaliVicofertileTaneto di gattaticoparma – Viale piacenzaCaprara di CampegineReggio emiliaparma – Via mantovaRubiera

Area Mantova – Veronagoitogazoldo degli ippolitiVolta mantovanaValeggio sul mincioalpo di Villafrancasan giorgio in saliciCastellucchioCurtatoneVerona

Area Camunaedolobrenodarfo boario TermeesineartogneRognoCetomalonno

di lidia [email protected]

Breve storia di Cassa Padana

il consiGlio di amministrazionedi cassa Padana

Presidente: Vittorio biemmi

Vice Presidente: giancarlo Voltini

Consiglieri:• Alberto Barbarini• Angelo Chiesa • Mirko Cominini • Valerio Costa • Alessandro Gelmi • Claudio Iseppi• Oreste Ramponi • Ermelina Ravelli • Giuliano Spinelli

il colleGio sindacalePresidente: giambattista quaranta• Andrea Peri • Lorenzo Saldi

Direttore generale: luigi pettinati

Vice direttori: andrea lusenti (vicario) e franco aliprandi

la rete deGli sPortelli cassa Padana

i nUmeri in sintesi al 31/12/2010

dipendenti 336soci 7.300Clienti 52.000sportelli 49 impieghi 1.304*

Raccolta 1.414*

Raccolta indiretta 311*

patrimonio 206*

*milioni di euro

Villa seccamani a leno, sede di Cassa padana»

Page 14: Popolis - Speciale Fusione

14

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neGli Ultimi decenni dell’800, per rispondere ad una pressante esigenza di accesso al credito da parte di molte comunità rurali del veneto, nacquero – per lo più all’ombra dei campanili – le prime casse rurali ed artigiane. queste piccolissime realtà, animate dai principi di cooperazione e mutua assistenza, si prefiggevano lo scopo di sostenere le famiglie, gli agricoltori ed i piccoli artigiani e commercianti, cercando di affrancarli dalla miseria che imperversava nelle campagne venete in quegli anni.Proprio per rispondere a tali pressanti esigenze, un gruppo di illuminati capeggiati dall’in-gegner Giovanni vicentini (già presidente del consorzio agrario del basso veronese) co-stituì dinnanzi al notaio, il 21 giugno 1896, la “cassa rurale di depositi e Prestiti di carpi di villa bartolomea – società cooperativa in nome collettivo”.la cassa, di matrice laica ma sempre molto attenta ai principi etici di stampo cattolico, proseguì ininterrottamente la sua attività nei decenni seguenti, attraversando indenne i due conflitti mondiali. nel 1972, allo scopo di riequilibrare raccolta ed impieghi, venne realizzata la fusione con la “cassa rurale ed artigiana di menà vallestrema” (fondata nel 1963 nel vicino paese di menà di castagnaro - verona) per opera del Parroco del paese don Guido zardin), pren-dendo una nuova denominazione: banca di credito cooperativo del basso veronese – soc. coop. a r.l.. allo scopo di dare un chiaro segnale del percorso di espansione intrapreso, l’istituto nel 2007 ha assunto l’attuale denominazione di “banca veneta 1896 – credito cooperativo delle Province di verona e rovigo – soc. coop”.il menzionato percorso di espansio-ne, è passato attraverso l’apertura di alcune filiali e di due sedi distaccate: rovigo (2009) e Ferrara (2010). da gennaio 2011, è operativa la nuova sede amministrativa di legnago (vr), presso cui sono stati trasferiti gli uffi-ci di Presidenza e direzione, nonché le aree crediti, Finanza, contabilità, commerciale, organizzazione e controlli. il piano terra della villa ospi-ta, inoltre, la Filiale di legnago centro.

Sede Legale: Carpi di Villa bartolomea (Verona)Sede Amministrativa: legnago (Verona)Sede Staccata: RovigoSede Staccata: ferrara

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Provincia di Rovigobadia polesinelendinaraRovigo

Provincia di Ferraraferrara

di maRCo [email protected]

Breve storiadi Banca Veneta 1896

il consiGlio di amministrazionedi banca veneta 1896

Presidente: antonio masin

Vice Presidente: Tiziano daccordo

Consiglieri:• Daniele Bellinazzo • Loris Betta• Danilo Campesan • Remo De Togni• Ermenegildo Gambalonga• Dario Montagnin• Gianni Rodin

il colleGio sindacale

Presidente: susanna giusti• Luigi Buchi • Diego Ranzani Direttore generale: gabriele meneghelloCondirettore: loris Rossignoli Vice direttore: francesco ferrari

le Filiali di banca veneta 1896

i nUmeri in sintesi al 31/12/2010

filiali 12Comuni di competenza 61

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(per competenza,pd, mn e bo)

dipendenti 89soci 2.511Clienti 8.400impieghi 330* Raccolta 323*

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*milioni di euro

interno di Villa stopazzolo – legnago»

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di maRCo bosColo

[email protected]

La zona di competenzadi Banca Veneta 1896

muovendo dai maestosi archi dell’Arena di Verona in direzione sud-sudest, una ventina

di chilometri fuori città, incontriamo la cittadina di Bovolone, le cui prime notizie ufficiali risalgono all’813 d.C. quale feudo del Vescovo di Verona. Piazza che gode, nonostante la crisi, di una effer-vescente iniziativa imprenditoriale, è un Comune con circa 16.000 abitanti situato al confine setten-

trionale della Pianura Veronese. Da sempre, Bovo-lone è crocevia degli scambi tra la città di Verona e la Bassa Veronese.

Questa cittadina fa parte a pieno titolo del di-stretto produttivo del “mobile d’arte” che ha il suo fulcro nella vicina cittadina di Cerea. Con i suoi circa 15.000 abitanti, il comune di Cerea annovera più di 1.000 aziende attive, per lo più micro imprese artigianali e commerciali. Nell’ultimo decen-nio, però, la perdurante crisi del settore del mobile, a cui si è aggiunta la grande cri-si economica mondiale degli ultimi anni, ha spinto molti imprenditori ad operare radicali cambi di attività, rendendo più variegato il panorama economico locale.

A pochi chilometri da Cerea, in direzione Mantova, incontria-mo Sanguinetto nel cui cuore si erge il meraviglioso castello del XIV secolo che ospita,

tra l’altro, gli uffici del Municipio. Paese di circa 5.000 abitanti a vocazione agricola ed artigiana-le, è parte integrante del distretto del mobile che, come detto, ha il suo centro nella vicina Cerea. Nei territori dei Comuni di Sanguinetto, Cerea, Bovolone e limitrofi, è caratteristica la coltivazione del tabacco di varietà “bright”.

Riprendendo il percorso verso sudest, a pochi chilometri da Cerea, incontriamo la città di Legna-go. Comune con circa 27.000 abitanti, di origine etrusca (XIII sec. a.C.) ma balzato agli onori della cronaca per aver fatto parte dello storico “Quadri-latero” asburgico Verona-Peschiera-Mantova-Le-

attività produttive:fasolin mobili snc,

Verdenergy soc. cons. a r.l.e frigomec spa

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Page 18: Popolis - Speciale Fusione

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gnago, è l’ideale capoluogo della Pianura Veronese. L’at-tività economica Legnaghe-se risulta molto variegata: ad un apprezzabile distretto meccanico e termotecnico, si affiancano molteplici attività di artigianato, commercio e servizi. Rilevante è anche l’attività agrico-la, specialmente per la produ-zione frutticola ed orticola. Di notevole impor-tanza economica per il Comune di Legnago è la presenza della ASL20 e del re-lativo Ospeda-le civile (il più grande della Provincia dopo quelli di Verona).

Proseguendo in direzio-ne del Polesine, incontriamo i paesi di Villa Bartolomea e Castagnaro. Comuni con circa 5.000 abitanti ciascu-no, rappresentano la “culla storica” di Banca Veneta 1896 poiché nelle rispettive frazioni di Carpi e Menà fu-rono costituite le Casse Ru-rali che diedero, in seguito, vita a Banca Veneta 1896. Essi rappresentano l’estre-ma propaggine meridionale della Provincia di Verona al confine con quella di Rovi-go. L’attività economica pre-valente è quella agricola con coltura, per lo più, a mais e frumento. Da segnalare che Banca Veneta 1896 sostiene stabilmente due locali Con-

sorzi di Tutela: le DOP del “Fagiolo gnocco di Spinim-becco di Villa Bartolomea” e del “Cavolo cappuccio di Castagnaro”.

Ancora pochi chilometri e si raggiunge il Polesine. Il primo centro di una certa dimensione è quello di Ba-dia Polesine, il cui abitato originario è nato attorno alla stupenda Abbazia del-la Vangadizza, fondata dai monaci benedettini intorno all’800 d.C. Degno di nota è il trecentesco Palazzo degli Estensi, segno tangibile della presenza di tale dinastia in Badia Polesine. Il Comune conta circa 11.000 abitanti e gode di una notevole viva-cità imprenditoriale e com-merciale. Ciò anche grazie alla sua posizione strategica

quale storico crocevia da e per Verona, Padova, Rovigo e Ferrara. Ad accentuare tale situazione, ha contribuito, negli ultimi anni, anche la realizzazione di grandi opere stradali che rendono Badia Polesine un vero e proprio snodo viario della pianura

Veneta. Uscen-do dal centro abitato, si im-bocca un lungo rettilineo albe-rato che porta a Rovigo. Dopo una decina di chilometri, si giunge a Len-

dinara, meravigliosa cittadi-na di origine romana il cui centro storico è un concen-trato di stupendi palazzi di epoca tardo medioevale e rinascimentale. Essa, infatti, fu scelta quale residenza di campagna da numerose fa-miglie nobili veneziane che avevano possedimenti terrie-ri nella zona. Da segnalare, la presenza del Santuario della “Madonna del Pilastrello“ e l’annesso monastero degli Olivetani. Alle antiche ve-stigia fa, però, da contraltare una sorta di torpore che av-volge oggi la cittadina: pur essendo una piazza ricca, in-fatti, a Lendinara sono ben poche le attività imprendi-toriali di una certa rilevanza. Prevalentemente, l’economia locale è basata su agricol-

tura, commercio e servizi. Lasciando Lendinara in

direzione del capoluogo, si lambiscono due paesi noti per le rispettive produzioni caratteristiche: Lusia con la coltivazione ortofrutti-cola estensiva ed il relativo commercio all’ingrosso, e

Villanova del Gheb-bo con il proprio di-stretto calzaturiero.

Percorsa un’al-tra decina di chilo-metri, si giunge al capoluogo del Po-lesine: Rovigo, di origine pre-romana, conserva grandi tracce della sua sto-ria medioevale e rinascimentale. Le torri Donà e Mozza sono ciò che resta dell’antica fortifica-zione fatta erigere

dal Vescovo di Adria nel 920 d.C. per difendersi da-gli Ungari. Degno di nota il Tempio della Beata Vergine del Soccorso, conosciuto ai più come “Chiesa della Rotonda”: si tratta di una chiesa a pianta ottagonale fatta costruire nel 1594 per dare adeguata collocazione ad un’immagine religiosa ri-tenuta miracolosa. Rovigo, con i suoi 53.000 abitanti, è una città che ha dovuto af-frontare la tragica alluvione che nel 1951 ha distrutto quasi completamente la cit-tà e tutti i centri abitati che la separano dal fiume Po. Dopo tale sciagura, molti Polesani sono stati costretti ad emigrare verso le grandi città del nord Italia in cerca di lavoro. Quelli che sono rimasti, invece, si sono rim-boccati le maniche ed han-no cercato di ricostruirsi un futuro. Tale esperienza, però, ha segnato tanto pro-fondamente questa gente che si è dovuto attendere una intera generazione per assistere ad un concreto svi-luppo economico della città

Page 19: Popolis - Speciale Fusione

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orchestra filarmonica Veneta»

e del territorio circostante.Oggi, Rovigo è una città

ricca di attività economi-che votate principalmente al terziario: commercio e servizi. Poche sono le realtà industriali di un certo rilie-vo. Non marginale l’attività agricola e quella artigiana.

Città che, per la rela-tiva vicinanza, gode di un legame forte con Rovigo ed il Polesine, è la nobile Fer-rara. Comune di 136.000 abitanti, trova anch’esso le proprie origini in epoca ro-mana. Ma è tra il medioevo ed il rinascimento che Ferra-ra raggiunge il suo massimo splendore grazie soprattutto alla dinastia degli Estensi che dominarono la città per cir-ca tre secoli. L’impressionan-te concentrazione di tesori architettonici di quelle due epoche, fanno ancora oggi del centro di Ferrara uno spettacolo da godere tutto il tempo dell’anno, tanto da meritare di essere classificata dall’Unesco come Patrimo-nio Mondiale dell’umanità.

Innumerevoli sono le mostre, i concerti e gli spet-tacoli che vengono costante-mente organizzati in città e che rispondono alle molte-plici richieste di un pubblico colto ed esigente. Con questi presupposti, l’economia fer-rarese non poteva che essere votata, oltre che alla tradi-zionale attività agricola, ad un sistema economico im-

perniato sul turismo cultura-le e sulla moltitudine di servi-zi ad esso collegati. Scarsa è, anche a Ferrara, la presenza di industrie di grosso rilie-vo mentre molto dinamiche sono le attività artigianali e commerciali.

Da questa veloce pano-ramica, si evince come, al di là delle specificità locali, le Genti che vivono e lavorano nel Territorio di Banca Vene-ta 1896 abbiano in comune le stesse origini storiche, cul-turali ed ambientali. Risulta,

l’attività a Favore del territorio

mantenendosi sempre fedeli ai principi che hanno ispirato i padri fondatori nel lontano 1896, amministratori e personale dipendente di banca veneta 1896 svolgono le rispettive mansioni aziendali prestando la massima attenzione alle esigenze del proprio territorio e facendosi spesso portavoce delle istanze provenienti da soci, clienti e società civile.È proprio da questa costante attività di “ascolto” che nascono le più rilevanti iniziative di sostegno del territorio. infatti, solo conoscendo da vicino le reali esigenze delle persone che vivono ed operano in loco, è possibile porre in atto tutte le attività idonee a soddisfare tali necessità, soprattutto in un momento di grandi difficoltà economiche quale quello attuale.sempre sapendo “ascoltare”, è possibile individuare e favorire quelle iniziative sociali e culturali che meritano maggiore attenzione per la loro capacità di migliorare la qualità di vita delle proprie genti.oltre a sostenere le consuete iniziative locali (onlus ed associazioni di volontariato, Proloco, comitati festeggiamenti, associazioni sportive ed associazioni culturali, Parrocchie, case di riposo, scuole, comuni), banca veneta 1896, negli ultimi anni, ha partecipato alla realizzazione di due importanti progetti culturali e sociali.il primo è quello relativo all’orchestra Filarmonica veneta che parte dal disegno del suo ideatore e direttore artistico prof. massimo santaniello che, una mattina di novembre del 2007, si presentò in banca veneta 1896 con un progetto che parve, in un primo momento, pura follia: la creazione di un’orchestra filarmonica stabile, costituita in parte da musicisti professionisti ed in parte da studenti degli ultimi anni di conservatorio, che fosse pronta alla sua prima esibizione per il giorno dell’epifania del 2008. la banca sposò il progetto poiché la finalità sociale era quella di rendere fruibile da tutti un genere di musica da sempre ritenuta “colta” e riservata ad un pubblico d’elite. il concerto dell’epifania si realizzò presso il teatro sociale di villa bartolomea e fu il primo di una lunga serie di successi culminati con lo storico concerto di Ferrara dal titolo “omaggio ad andrea bocelli” (giugno 2010). oggi, l’orchestra Filarmonica veneta è una realtà consolidata, conosciuta ed apprezzata in tutta la Provincia di verona e nelle Province limitrofe ma, come conferma didascalia che campeggia sulla homepage del sito internet dell’orchestra (www.associazionefilarmonici.it), il legame forte che esiste tra banca veneta 1896 ed orchestra Filarmonica veneta resterà per sempre.altro progetto in cui banca veneta 1896 ha fermamente creduto è quello che porta il nome di “boschi di pianura – legno di qualità”. esso consiste in un esperimento “pilota” realizzato dall’assessorato all’ambiente del comune di legnago in collaborazione con l’Università degli studi di Padova, la coldiretti Provinciale ed una impresa agricola legnaghese che ha accettato di fungere da “laboratorio sperimentale”. tale esperimento prevede che una qualsiasi azienda (nella fattispecie, banca veneta 1896) che realizzi un nuovo insediamento produttivo (la nuova sede amministrativa di legnago) che provochi

la produzione ed immissione in atmosfera di nuova co2, provveda ad acquistare da un’azienda agricola i cosiddetti “certificati carbonio” con i quali compensare la nuova co2 prodotta. questi certificati vengono generati e ceduti dall’azienda agricola in conseguenza della “forestazione” di un appezzamento di terreno che, per effetto della fotosintesi, ripulisce l’aria dalla nuova co2 prodotta. Gli alberi in questione, dopo un ciclo di vita di una ventina d’anni, potranno essere abbattuti e, quanto ai tronchi, venduti alle aziende del vicino “distretto del mobile” quale materia prima di produzione, quanto alle ramaglie, utilizzate quale combustibile per caldaie a biomassa.È facilmente intuibile come un progetto di tale portata possa dare soluzione a molteplici problemi: ottenere un controllo dell’inquinamento prodotto, consentire ai locali mobilifici un approvvigionarsi di materia prima di qualità a “km zero” e, ultimo ma non meno importante, offrire alle imprese agricole una nuova opportunità di reddito a lungo termine.

quindi, facilmente intuibile come sia stato possibile per Banca Veneta 1896 amplia-re il proprio raggio d’azione e insediarsi in modo effica-ce su queste piazze, sempre ispirati dai principi fondanti la Cooperazione di Credito.

Page 20: Popolis - Speciale Fusione

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cremonaLa prima sfida “cittadi-

na” è a Cremona. Nel 1996 nasce la prima filiale in città di Cassa Padana. Cremona è famosa per i suoi violini e per il dolce tipico natalizio, il torrone. Settecento camper, 100 pullman, migliaia di auto in movimento, persone in bicicletta, in passeggino e soprattutto a piedi, per un totale che spesso supera ampiamente le 100 mila pre-senze, questi i numeri della Festa del Torrone, un grande evento gastronomico-cultu-rale, incentrato sul prodotto tipico che rende Cremona famosa nel mondo, ma anche la kermesse capace di valo-rizzare l’intero territorio nel quale questa specialità nasce e viene prodotta, coniugando l’offerta della miglior produ-zione di torrone e di dolci affini, con un ricco program-ma di iniziative parallele. Cassa Padana, sempre attenta alle peculiarità del territorio, ogni anno contribuisce alla realizzazione di eventi ad hoc per arricchire il ricco programma della manifesta-zione.

mantovaL’avventura Mantovana

di Cassa Padana parte con le filiali di Gazoldo degli Ip-politi e Goito, acquisite dalla BCC di Castelgoffredo. Il territorio mantovano, molto simile per numeri e valori al tessuto cremonese, vanta tra-dizioni molto antiche. Una di queste è la Fiera delle Gra-zie, un evento che si ripete dal 1425 quando il marchese

baRbaRa ponzoni [email protected]

La zona di competenzadi Cassa Padana la storia UFFiciale di cassa Padana è una storia comune a tante realtà cooperative nate sul finire dell’800. ma cassa Padana, intuitivamente e all’inizio quasi inconsapevolmente, si è posta in scia di una storia millenaria che risale al tempo di desiderio e dei benedettini. nel 758 d.c., proprio per volere dell’ultimo re longobardo nasce l’abbazia “ad leones” di leno. nel 2002 cassa Padana, consapevole dell’importanza simbolica di questo passato glorioso, acquista una parte di villa badia, costruita sui resti dell’abbazia, e nel 2003 inizia uno scavo estensivo. da allora ad oggi sono stati fatti convegni, pubblicazioni, eventi.Figlia primogenita di montecassino, l’abbazia nel 1200 circa contava più di 100 presenze fra i monaci e per secoli fu centro importante di potere economico-politico dell’italia settentrionale. ed è proprio sulle fondamenta di questa storia e di questo importante passato che è cresciuto e si è sviluppato, dal punto di vista culturale e dei valori, ma anche economico e geografico il concetto del “dominato leonense”, cioè dell’area in cui l’abbazia operava e che tuttora è in larga parte coincidente con la zona di operatività della cassa Padana. l’influenza è stata forte, ha determinato il carattere e la vocazione di questo territorio.l’abbazia aveva possedimenti che a nord arrivavano al lago di Garda e verona, a sud lungo la via Francigena fino a Pontremoli e ad est fino alle valli di comacchio. i benedettini, con il loro incessante lavoro e dedizione, hanno reso la Pianura Padana quella che è oggi: un territorio dalla forte vocazione agricola, dai radicati valori cristiani, con ricchezze e potenzialità incredibili. l’obiettivo primo della cassa è quindi promuovere e sviluppare un forte senso di appartenenza e di coesione sociale fra i diversi attori del territorio, recuperando tradizioni, storia e valori che rappresentano una ricca specificità da valorizzare. cassa Padana si è sviluppata nei territori che furono del “dominato leonense”, con l’intento di valorizzarli nelle loro peculiarità e specificità, caratteristica che era dei benedettini. sette provincie, sette realtà differenti, ma accomunate da medesimi valori. vediamole in questo piccolo affresco.

questo fine settimana- si veste di bancarelle colorate, rievocazioni storiche in co-stume, giochi per bambini e proposte alimentari per tutti. In quell’occasione si tiene an-che l’annuale assemblea dei soci della Fondazione, che conta 800 iscritti, composti da privati, scuole, comuni ed altre associazioni e istituzioni pubbliche che operano sul territorio. Ha un proprio Consiglio di Amministra-zione formato dal Presidente Vittorio Biemmi e da nove consiglieri.

Nel 2010 la zona di operatività della provincia di Brescia si è arricchita della Valle Camonica, un territorio e popolo antichissimo, come testimoniano le millenarie incisioni rupestri, patrimo-nio mondiale dell’umanità.

brescia Cassa Padana nasce qui,

nel cuore della Bassa Bre-sciana. Qui ci sono le filali “storiche” e i soci trentennali e oltre. Qui è la sede, il cuore pulsante della nostra realtà. L’appuntamento più sentito e rappresentativo del lavoro della Fondazione Dominato

Veduta di brescia.»

Cremona, il Torrazzo. a destra, mantova al tramonto.»

il dominaTo leonense

Leonense è a Leno: la Fiera di San Benedetto a metà luglio, una mostra mercato dell’agro-alimentale biolo-gico e del commercio equo solidale che rappresenta un vero e proprio momento di valorizzazione dei prodotti e della cultura del territorio. Il parco di villa Badia -in

Page 21: Popolis - Speciale Fusione

21

dicembre 2006. La filiale, in viale Piacenza, si dedica spes-so all’arte: come la mostra di opere di Gabriel Morvay, concesse in prestito da un

privato collezioni-sta, allestita nelle sale espositive della bella sede. Un con-nubio che prosegue fruttuoso fra Cassa Padana e le tele di Morvay, già esposte per un breve perio-do all’interno della Filiale di Cremo-na. Negli spazi delle proprie Filiali Cassa Padana non vuole quindi solo svolgere attività istituzionali, ma offrire alle perso-

ne che vivono nel territorio la possibilità di avvicinarsi alle opere d’arte.

veronaDopo le filiali di Alpo di

Villafranca, San Giorgio in Salici e Valeggio sul Mincio, è stata inaugurata anche la filiale di Verona. Durante gli interventi per la preparazione

dello stabile, su segnalazione dell’ingegnere che segue i lavori, siamo venuti a cono-scenza di un’antica cripta, ancora intatta, costruita dai benedettini lenesi, sicura-mente molto simile, se non identica, a quella dell’abbazia di Leno.

berGamoA seguito della fusione

con la BCC camuna del 2010 e la conseguente operatività in Valle Camonica, Cassa Padana ha aperto una filiale a Rogno, paese della bassa valle in provincia di Bergamo che dà la possibilità di scendere verso il lago d’Iseo.

furono gettate nel 1.400 da parte della famiglia dei Caf-fari, tessitori e tintori di seta. In occasione dell’apertura la Fondazione ha organiz-zato, con la supervisione di Maurizio Bernardelli Curuz direttore della rivista Stile Arte, una mostra personale dell’artista di Campegine Al-fonso Borghi. La personale, intitolata “Sotto l’epidermide delle apparenze”, raccoglieva diverse opere dell’artista reggiano, che ha dedicato gli anni giovanili a dipingere paesaggi e figure, attratto dai grandi del Quattrocento italiano.

ParmaParma, fra i migliori

capoluoghi “Ecosistema ur-bano”, vede la presenza di Cassa Padana, in città, dal

Gian Francesco Gonzaga de-cretò l’inizio del “libero mer-cato di merci” sul sagrato di fronte al Santuario della Bea-ta Vergine Maria delle Grazie che dal 1406, anno della sua inaugurazione, domina la frazione di Curtatone. Una fiera non solo dei mantovani ma di tanta gente che ogni anno arriva da ogni parte d’Italia nel borgo per rendere omaggio alla Madonna. La Fondazione Dominato Leo-nense, in collaborazione con Anima Media, Associazione della Diocesi di Cracovia, in una delle edizioni della fiera, aveva allestito una mostra fotografica, un viaggio attra-verso foto inedite non tanto sul Santo Padre quanto su Don Karol, quel parroco giovane che nel 1948 ritorna da Roma in Polonia, che fa il coadiutore nella parrocchia di San Floriano a Cracovia e fino al 1951 è cappellano degli universitari.

reGGio emiliaDopo le filiali di Gat-

tatico (dicembre del 2002)e Caprara di Campegine (ottobre 2007) Cassa Padana nel 2008 rafforza la propria operatività nell’area con una nuova presenza cittadina a Reggio Emilia, in uno dei luoghi più rappresentativi ed artistici della città, la me-ravigliosa Sala degli Angeli all’interno di Palazzo Caffari, edificio le cui fondamenta

Veduta della media Valle Camonica.sotto, Verona.

Reggio emilia, piazza della Vittoria

»

»

il duomo e il battistero di parma.

»

Page 22: Popolis - Speciale Fusione

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come recita l’art. 2 dello Statuto Sociale “la BCC ispira la propria

attività ai principi cooperativi della mu-tualità senza fini di speculazione priva-ta” e quindi, come previsto nella Carta dei Valori del Credito Cooperativo. Il conseguimento di un equo risultato, e non la distribuzione del profitto, è la meta che guida la gestione del Credito Cooperativo.

“La BCC ha lo scopo di favorire i soci nelle operazioni e nei servizi di

banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi promuovendo lo sviluppo della cooperazione, l’edu-cazione al risparmio e alla previdenza, nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera”.

La BCC persegue altresì il miglio-

ramento continuo della qualità e della conve-nienza dei prodotti e dei servizi offerti e pro-muove la partecipazio-ne dei soci alla vita della cooperativa.

“I soci”, a loro volta, “hanno l’obbligo di collaborare al buon an-damento della BCC, contribuendo allo sviluppo e lavorando intensamente con essa e hanno diritto di fruire dei servizi e dei vantaggi offerti dalla BCC nei modi e nei limiti fissati dai regolamenti e dalle deliberazioni sociali”, come indicato dall’Art. 9 dello Statuto Sociale.

Con l’introduzione del ristorno cia-scun socio di Cassa Padana ha ottenuto la restituzione di una somma parametra-ta al lavoro effettuato con la banca. La

Cassa ha introdotto il ristorno nel 2003, con apposita delibera dell’Assemblea ordi-naria dei soci, che ha approvato anche il relativo Regolamento di distribuzione.

cos’è il ristorno?È una quota di utile conseguito dalla

Banca che viene ripartita tra i soci, me-diante incremento della quota sociale detenuta da ciascun socio, tenendo con-to del suo margine di contribuzione.

In altri termini, il ristorno rappre-senta la restituzione di una parte e quin-di la riduzione del prezzo pagato per i servizi resi dalla banca (commissioni ed interessi passivi) e la restituzione di una parte e quindi la maggior remunera-zione dei depositi sottoscritti presso la banca (interessi attivi).

Distribuito in proporzione all’ope-ratività di ciascun socio con la Cassa, quindi è irrilevante il numero di azioni possedute, il ristorno premia la fedeltà del Socio-Cliente.

Il ristorno, per una relazione più stretta fra socio e BCC

di ?????????

di lidia sbaRbada [email protected]

Page 23: Popolis - Speciale Fusione

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Il ristorno è un istituto tipico della cooperazione. È intrinsecamente di-verso dalla distribuzione degli utili che viene effettuata sulla base del capitale conferito.

quali sono le modalità per stabilire l’ammontare di utile da destinare a ristorno?

Per determinare l’utile di esercizio ristornabile occorre diminuire l’utile stesso delle quote da destinare obbli-gatoriamente a riserva legale e ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione.

La parte rimanente dell’utile di esercizio, nei limiti della quota del margine di intermediazione lordo imputabili - in base alla contabilità analitico/gestionale in essere presso la banca - all’operatività svolta con i sin-goli soci, rappresenta l’utile di esercizio ristornabile.

L’utile ristornabile non può co-

munque eccedere il limite del cinquan-ta per cento dell’utile residuo dopo le destinazioni obbligatorie.

Durante l’Assemblea dei soci il Consiglio di Amministrazione, nel rispetto della sana e prudente gestione della Banca, può proporre all’Assem-blea la quota di utile da riconoscere ai soci a titolo di ristorno. Su tale proposta l’Assemblea è chiamata a deliberare.

Inoltre il Consiglio di Ammini-strazione sottopone all’approvazione dell’Assemblea l’elenco dei contratti rispetto ai quali è calcolato il ristorno.

I rapporti contrattuali tenuti in considerazione per la determinazione del ristorno sono il margine finanziario e il margine da servizi.

in che forma viene distribuito ai soci?

Il ristorno viene distribuito ai soci mediante incremento della partecipa-

zione sociale, ossia con l’attribuzione di azioni gratuite.

Il ristorno non può essere inferiore al corrente valore nominale dell’azione (attualmente pari a euro 25,82). In caso contrario la relativa differenza è imputata in un apposito fondo fino a che la quota di pertinenza del socio non raggiunga il predetto valore grazie ai successivi ristorni.

Il ristorno riconoscibile a ciascun socio non può essere superiore a cen-to volte il corrente valore nominale dell’azione. Il ristorno eccedente tale limite è destinato a fini di beneficenza o mutualità.

Ad ogni socio, dopo l’assemblea, viene spedita una lettera nella quale si comunica la misura del ristorno spettante e il riepilogo delle azioni possedute da ciascuno.

ammontare del ristorno distribuito ai socidi cassa Padana a partire dal 2003

1.600.000

1.400.000

1.200.000

1.000.000

800.000

600.000

400.000

200.000

02003

su utili2002

2004su utili2003

2005su utili2004

2006su utili2005

2007su utili2006

2008su utili2007

2009su utili2008

2010su utili2009

€ 1.

033.

000

€ 1.

050.

000

€ 1.

100.

000

€ 1.

200.

000

€ 1.

400.

000

€ 1.

500.

000

€ 90

0.00

0

€ 50

0.00

0

1.600.000

1.400.000

1.200.000

1.000.000

800.000

600.000

400.000

200.000

0benefittasso2005

€ 43

4.65

9,37

benefitservizi2005

€ 38

2.44

2,67

benefittasso2006

€ 62

1.99

5,75

benefitservizi2006

€ 40

8.44

2,67

benefittasso2007

€ 1.

480.

115,

96

benefitservizi2007

€ 43

2.61

9,60

benefittasso2008

€ 1.

031.

086,

48

benefitservizi2008

€ 44

3.78

2,29

benefittasso2009

€ 53

6.64

1,46

benefitservizi2009

€ 44

6.43

7,97

benefittasso2010

€ 66

2.06

5,12

benefitservizi2010

€ 55

2.63

0,78

ammontare del ristorno figurativo diviso in migliori condizioni ai soci sui tassi e sul costo dei servizi

il CosiddeTTo “ristorno FiGUrativo”

Per “ristorno figurativo” si intende l’importo cui la banca rinuncia (con una diminuzione del margine di intermediazione) a seguito dell’applicazione di condizioni di favore ai soci nell’operatività bancaria, in termini di tassi sulla raccolta, tassi sugli impieghi, prezzo dei servizi.il ristorno figurativo presenta elementi di aleatorietà e variabilità indipendenti da politiche effettivamente poste in essere verso la compagine sociale e dallo stesso “status” di socio. cassa Padana regolarmente lo rileva, ma utilizza questo tipo di informazioni conscia dei limiti che hanno e senza che ciò influenzi lo sviluppo di politiche di mutualità interna.

di lidia sbaRbada [email protected]

Page 24: Popolis - Speciale Fusione

Vicini al socioin caso di malattia

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tra gli ambiti in cui si articola lo scambio mutualistico fra banca e soci, sicuramente

quello della salute è fra i più importanti.Cassa Padana offre, gratuitamente, ai suoi

soci un’assicurazione che prevede la corre-sponsione di una diaria giornaliera in caso di ricovero in una struttura ospedaliera del socio o di un suo familiare (inteso come coniuge o convivente more uxorio e figli, così come risulta dallo stato di famiglia anagrafico).

Nel caso in cui ad essere socio della Cassa Padana fosse una società, il beneficiario della polizza sarebbe, a seconda della tipologia societaria:

di lidia sbaRbada [email protected]

Page 25: Popolis - Speciale Fusione

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Prestazioni

a. degenza ospedalieracorresponsione, in caso di ricovero reso necessario da infortunio o malattia, di una diaria giornaliera di euro 46,50 con un massimo di 100 pernottamenti per anno assicurativo e per nucleo familiare.

b. ricovero con intervento di alta chirurgia (specificati in apposita appendice)

• Soluzione 1 se l’intervento è stato effettuato a pagamento. rimborso delle spese sostenute fino al 90%, con un massimale di euro 310.000,00 per anno assicurativo, per socio e relativo nucleo familiare. oltre alla spese sostenute per l’intervento (medicinali, onorari dell’équipe che effettua l’intervento chirurgico, materiale di intervento, diritti di sala operatoria, rette di degenza), sono rimborsabili anche le spese sostenute 60 giorni prima del ricovero e nei 120 giorni successivi relativamente a visite e trattamenti specialistici, accertamenti diagnostici, esami di laboratorio tutti pertinenti la patologia considerata, assistenza medica e infermieristica, trattamenti fisioterapici e rieducativi.

• Soluzione 2 se l’intervento è avvenuto a totale carico del servizio sanitario nazionale.sarà corrisposta una diaria giornaliera di euro 130,00 per ciascun pernottamento in istituto di cura, con un massimo di 100 pernottamenti per anno assicurativo e per nucleo familiare.

numero sinistri inviati e liquidati, per anno.

limiti di età

degenza ospedaliera: anni 80

ricovero con interventi di alta chirurgia: anni 75

indennità sostitutiva del rimborso spese per interventi di alta chirurgia: anni 75

dal 76° all’80° anno la diaria è corrisposta con il massimo di 30 giorni per ricovero e di 60 giorni per anno assicurativo e nucleo familiare.

• Società semplici e di persone (sas, snc): l’assicurazione è prestata pro-quota in favore di ciascun socio (e relativo nucleo familiare);

• Spa e Soc.Coop. a r.l.: l’assicurazione è prestata a favore del presidente (e relativo nucleo familiare);

• Srl: l’assicurazione è prestata pro quota in favore di ciascun socio amministratore (e relativo nucleo familiare) così come risulta dalle certificazioni societarie.

Nei box riepiloghiamo le principali prestazioni offerte dalla Polizza.

500.000

450.000

400.000

350.000

300.000

250.000

200.000

150.000

100.000

50.000

0

€ 36

8.00

0

n. 426

€ 38

2.00

0

n. 512

€ 46

9.00

0

n. 420

€ 35

1.00

0

n. 533

€ 33

3.90

8

n. 560

2006 2007 2008 2009 2010

Page 26: Popolis - Speciale Fusione

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bassa bresciana. oggi è un giorno buono per partire. il fiume s’è gonfiato d’acqua, l’aria è colma di frescura e carica di profumi. le acque scorrono quiete, frusciano, gorgogliano, cantano come le sirene d’ulisse. ma l’orizzonte è lontano. soprattutto se ti imbarchi su una piccola canoa e a colpi di pagaia devi percorrere il fiume oglio sino all’abbraccio con il grande fiume po, una lunga strada liquida che porta inesorabilmente al delta. e da qui al mare. le voci delle genti camune, quelle che abitano ai bordi delle acque scure e profonde del sebino, si mescolano qui, nella bassa, con quelle della civiltà contadina. lassù, a edolo, si uniscono le vene d’acqua dell’adamello e scorrono impetuose, con la smania d’un purosangue. hanno sballottato la mia canoa tra macigni di granito e vortici che corrono veloci tra le pareti di roccia incise dagli antichi Camuni.

Comincia a quietarsi più a valle l’oglio. dopo breno, dopo i magli di bienno e la acque pregiate di boario. si dovrebbe trovare il tempo per fermarsi dinnanzi agli affreschi di pietro da Cemmo a esine, del Romanino a pisogne o salire al santuario della via Crucis di Cerveno con i suoi grotteschi personaggi. ma le acque del fiume si ingozzano solo nel lago d’iseo. abbracciano monte isola con la sua centenaria tradizione di cordai e tessitori di reti, e per la mia canoa è una lunga e piacevole navigazione a colpi di pagaia. dal lago d’iseo alla bassa il fiume sembra in cerca di una identità. se lo scendi in canoa devi caricarti sulle spalle l’imbarcazione per una dozzina di volte per superare dighe e sbarramenti. salassi d’acqua che colmano la sete perenne degli infiniti campi di mais. la distanza sul fiume non si può calcolare in chilometri, ma in ore a colpi di remo che divengono giorni di fatica e luce naturale da sfruttare senza perderne una goccia. Così, all’alba, quando il fiume si materializza d’improvviso dalla foschia, mi

ritrovo a stivare in canoa tenda, sacco letto, fornellino, una tanica per

l’acqua, cibo e qualche ricambio asciutto, tutto centellinato con parsimonia. persino un libro che ho strappato a metà per sgravare il peso dalla parte già letta.alle spalle il ponte tra orzinuovi e soncino, le loro centenarie storie e centenarie liti. davanti a me l’oglio che domina il paesaggio della bassa, prende a vagare fra i campi custoditi e coltivati, immobilizza i simboli della collaborazione fra gente laboriosa e acqua generosa. forma ampi meandri ombrati da boschi verdissimi, nasconde atmosfere fatate o si impaluda in lanche morte dove galleggiano i fiori delle ninfee. Raccoglie nello scorrere il carattere della pianura. dietro le fronde sono celati i castelli che si fronteggiano da sponda a sponda e ti ricordano che il fiume è stato linea di confine. e poi lo sguardo sbatte contro i contrafforti del castello di pontevico. da ponte a ponte, come da casello a casello, ma su una via d’acqua. su quello di seniga ci passeggiò Karol Wojtyla nel 1947. Villa fenaroli a ostiano, affacciata a balcone sul fiume, mi indica che sono

entrato nel parco oglio sud. il fiume mella poco

Verso oriente, sul Grande Fiumedi ValeRio gaRdoni

[email protected]

Page 27: Popolis - Speciale Fusione

prima ha finito nell’oglio la sua corsa dalla Val Trompia. il sole è ancora alto: basta non dar retta all’acido lattico nelle braccia e raggiungere isola dovarese, con la bellissima piazza e linee incise sulle lapidi di marmo sull’angolo d’una casa con la data delle piene e delle inondazioni. dopo Canneto e le sue lanche, dopo l’ingresso del fiume Chiese, trovo posto per il bivacco. l’alba è buia di nuvole nere, basse sull’orizzonte: chiudono il tunnel verde e scuriscono l’acqua di grigio verde. Veloce come un luccio a stivar roba e tornare a scivolare sull’acqua, anticipando il frastuono del temporale schiamazzante di tuoni e saette, passo sotto il ponte di marcaria e guidizzolo. dura poco e al ponte di barche di Torre d’oglio il sole asciuga l’orizzonte. in questo lembo di confine tracciato dagli ultimi colpi di coda delle anse dell’oglio, gli abitanti hanno nell’idioma uno strascico di dialetto bresciano con la cantilena cremonese e l’accento mantovano. È una terra bassa, di zolle aperte dalla fatica delle schiene piegate, di campi carichi di grano e sanguinanti del rosso dei papaveri,

di fatiche raccolte nel silenzio contadino, schivo, gagliardo, legato alle tradizioni.

e allo scorrere delle stagioni, fatto di lavoro caparbio, aggrappato alla semplicità della vita. un’umanità che racconta rosari, nozze e balli sull’aia, ante e porte socchiuse e timorosi segni della croce al passaggio dei funerali. eccolo finalmente il grande fiume. il po intimorisce la mia canoa che si fa minuta e sembra perdere l’equilibrio, mentre penetra nell’acqua color caffelatte, limacciosa e larga da sponda a sponda. “il grande fiume, l’unico fiume rispettabile che esista in italia: e i fiumi che si rispettano si sviluppano in pianura, perché l’acqua è fatta per rimanere orizzontale e soltanto quando è perfettamente orizzontale l’acqua conosce tutta la sua naturale dignità” scriveva giovannino guareschi, grande interprete delle storie delle genti del po. qui cambia tutto. le dimensioni si amplificano, le distanze pure, le acque sono ferme e i muscoli delle braccia stridono. i paesi, borgoforte il primo, sono oltre l’argine maestro e sembrano lontani villaggi difesi da possenti mura da cui spuntano i campanili. il mincio fa fluire le acque e le regali vestigia dei gonzaga da mantova. sulla sponda

opposta il secchia chiude la terra della grande abbazia di san benedetto po in polirone e racconta delle mani benedettine che hanno drenato nel fiume l’acqua di palude, scavato canali, bonificando e cambiando l’aspetto delle campagne e acceso lo stimolo alla cultura e all’arte. bivacco sopra un’isola di sabbia nel centro del fiume. al mattino inondato dal sole passo tra ostiglia e Revere che paiono sfidarsi a duello, affiancate dall’isola boschina, frammento delle antiche foreste padane. oltre i pioppeti di golena si susseguono i profili dei campanili. borgofranco, Castelnovo, sermide. grandi città e piccole borgate, separate da vicende della storia e frammentate dalla topografia, ma unite dal fiume, comune matrice di cultura e tradizioni. sulla grande ansa che curva a sud sino a lambire la splendida ferrara, respiro una notte grondante di stelle. il giorno successivo, l’alba è umida. poco dopo, sul fiume, il sole è violento. penetro lento nel polesine, stretto tra po e adige. solcano paralleli i due fiumi in un luogo antico e difficile. l’hanno costruita loro questa terra, sasso dopo sasso, in mille e mille

anni. hanno voluto nascondere qua e là piccoli tesori ancora intatti. È stata plasmata e modellata dal sudore, dalla fatica, dall’ingegno e dall’arte di uomini che hanno calpestato il loro greto, lasciando angoli di fascino irresistibile da scoprire e da riscoprire. al centro c’è Rovigo “la terra, il cui produr di rose le dié piacevol nome in greche voci” si canta nell’orlando furioso. e l’antica andria fondata dai greci. qui il fiume sembra ancora più lento, quasi fermo. avanzo poco o forse è la stanchezza dei giorni. sulle sponde, pescatori su piccole barche di legno sembrano usciti da film di bertolucci o di mario soldati. superato Crespino le acque si frammentano: sono arrivato al delta. po di goro, po di levante, po di maistra, po di Volano, po di gnocca. Corrono a nord verso la laguna di Venezia mentre a sud formano le valli di Comacchio e di bertuzzi. al centro continua, lento e sgravato dal delta, il po di Venezia che si divide nel po di pila e nel po delle Tolle. Rimango sulla via d’acqua principale. bisogna superare Taglio di po e il ponte che collega a Contarina per entrare nel cuore del delta. il camino della centrale di porto Tolle, piantata nel delta, funge da macabro faro per un viaggiatore audace che è arrivato sin qui da casa a colpi di fatica. ultimo tratto nel po di pila e sbuco nell’adriatico. bivacco sopra un isolotto tra fiume, mare e cielo.

supplememento a PoPolis, periodico mensile di Cassa padana autorizzazione del Tribunale di brescia, n.43/2000 dell’8 agosto 2000sede, Villa seccamani, via garibaldi 25, leno-brescia

hanno collaborato: silvia altafini, stefano boffini, marco boscolo, barbara ponzoni, lidia sbarbada, ivano Tarocco, debora zanini (coordinamento immagini)

Fotografie: archivio banca Veneta 1896, archivio Cassa padana, Valerio gardoni

in copertina: il po, foto di Valerio gardoni

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