Pace su Nagasaki - estratto libro - Paoline

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Sono trascorsi 70 anni da quel terribile giorno in cui per un istante, lungo un tempo infinito, un bottone ha impedito al sole di sorgere dal Giappone sull’umanità. Era il 9 agosto 1945. A sole 72 ore dalla strage di Hiroshima, su Nagasaki una città di circa 250.000 persone, fu sganciato un ordigno a base di plutonio di oltre cinque tonnellate. Eppure, la forza morale di grandi uomini ha permesso al sole di tornare a splendere. Di uno di loro vogliamo parlare... - Paul Glynn in Pace su Nagasaki. Il medico che guariva i cuori, Paoline »»» http://www.paoline.it/blog/attualita-e-societa/511-da-nagasaki-sorge-ancora-il-sole.html

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D 17,00

PAUL GLY NN

PACE SUNAGASAKI

Il medico che guariva i cuori

Paul Glynn, nato nel 1928 a Lismo-re, in Australia, sacerdote marista, è stato per più di vent’anni missionario in Giappo-ne. Autore di diversi libri, tradotti in molte lingue, si è impegnato a lungo per la ricon-ciliazione tra i due Paesi, nemici durante la Seconda guerra mondiale, e per questo è stato insignito di importanti riconoscimenti.

PAC

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ISBN 978-88-315-4535-8

Paul

Gly

nn Nagasaki, 9 agosto 1945: la terribi-le esplosione della seconda bomba ato-mica, dopo la prima su Hiroshima il 6 agosto, pone drammaticamente fine alla Seconda guerra mondiale, ma segna l’i-nizio di un’era tristemente famosa nella storia umana, quella atomica, appunto.

In questa vicenda si alza limpida la voce di Takashi Nagai (1908-1951), medico radiologo, chiamato anche « il Gandhi giapponese ». Egli infatti, do-po la morte della moglie Midori a cau-sa dell’esplosione, si prodiga senza sosta per la pace, forte della sua fede in Gesù, raggiunta dopo un lungo e intenso cam-mino interiore, in cui hanno avuto un ruolo fondamentale la morte della ma-dre, la lettura di Pascal e il contatto con la vivace comunità cristiana di Nagasaki.

La sua umile casa diviene meta di molte persone, celebri o comuni, che cercano un colloquio o un conforto da lui. Nagai, pur gravemente malato di leucemia, che ha contratto nella sua attività di radiologo, non si sottrae agli incontri sempre più frequenti e con sem-plicità annuncia la sua fede, sia con le parole sia con i numerosi libri, donando una testimonianza di pace che supera tempi e confini.

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« Il dottor Nagai avrebbe potuto odiare gli americani, che con la loro bomba avevano distrutto tutto quanto aveva di più caro, soprattutto la sua sposa Midori, che era la sua ispirazione. Invece Nagai semplicemente non permise all’odio e alla vendetta di prendere possesso della sua vita. Visse il Vangelo di Gesù con il suo mes-saggio di pace e riconciliazione. (...)

Egli scrisse centinaia di migliaia di parole per la pace. Quando la malattia causata dalle radiazioni lo consumò completamente, prese il pennello e scrisse le sue ultime parole: Heiwa-wo, “Sia la pace” ».

(dall’Introduzione dell’autore)

« L’imperatore del Giappone, la scrittrice americana sordo-cieca Helen Keller e molti altri, persone umili e personaggi famosi, fecero visita a Nagai. Papa Pio XII gli mandò una corona del rosario. Quando morì, tutta Nagasaki lo salutò con il concerto delle campane della cattedrale, dei gong di tutti i templi shintoisti e buddisti, delle sirene del cantiere navale della Mitsubishi. (...)

Più volte sono stato in pellegrinaggio a Nagasaki, la città dei martiri. Seduto sulla stuoia di paglia di riso del Nyokodō, la sua umile casa, ho ringraziato ».

(dalla Prefazione di padre Luciano Mazzocchi)

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PAOLINE Editoriale Libri

© FIGLIE DI SAN PAOLO, 2015 Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano www.paoline.it [email protected] Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)

Titolo originale dell’opera: Song for Nagasaki© 1988, Paul Glynn Pubblicato nel 2009 da Ignatius Press, San Francisco 

 

  Traduzione dall’inglese di Rosanna Zelocchi

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PREFAZIONE

Pace su Nagasaki è un libro sublime. Ero seminarista adolescente quando nel Seminario di

Parma fu proiettato il film Le campane di Nagasaki. Erano gli anni Cinquanta. Per la prima volta vidi l’immane deva-stazione che la bomba atomica aveva provocato sugli uo-mini e su ogni forma di vita, in un’amena città giapponese. L’anima di un adolescente è ancora pura e fra le scene che si susseguono coglie i dettagli più belli e li custodisce. Nella mia anima, forse per il contrasto con lo squallore della distruzione, rimase impresso soprattutto il volto chiaro e soave di Midori, una giovane donna giapponese con il velo bianco sul capo e la corona del rosario fra le mani. La tenerezza di Midori aveva guidato il suo sposo, Takashi Nagai, discepolo degli sciamani e dei samurai, scienziato agnostico, al battesimo in Cristo. Egli ha lascia-to all’umanità intera la testimonianza dello spirito che è indomito anche di fronte alla catastrofe nucleare, e la vince con la risurrezione a un futuro nuovo.

Takashi Nagai, sopravvissuto alla bomba atomica, men-tre la leucemia giorno dopo giorno demoliva il suo corpo, trovò in sé la forza per reagire al disfattismo che imperava nella valle di Urakami, completamente distrutta dalla bom-ba atomica. Promosse tra i superstiti l’audace volontà della ricostruzione come atto di filiale venerazione verso i propri cari, vittime dell’esplosione. Offrì il suo corpo come laboratorio sperimentale agli scienziati che studiavano le

Questo testo è un'anteprima del libro. Il numero delle pagine è limitato.

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conseguenze delle radiazioni sulla carne umana. L’impera-tore del Giappone, la scrittrice americana sordo-cieca Helen Keller e molti altri, persone umili e personaggi fa-mosi, gli fecero visita. Papa Pio XII gli mandò una corona del rosario. Quando morì, tutta Nagasaki lo salutò con il concerto delle campane della cattedrale, dei gong di tutti i templi shintoisti e buddisti, delle sirene del cantiere na-vale della Mitsubishi.

Mi piace accostare a Takashi Nagai alcuni grandi testi-moni dell’Occidente che negli stessi anni vinsero sull’or-rore della violenza con la forza della loro speranza: Die-trich Bonhoeffer, pastore luterano messo a morte da Hitler, Edith Stein, carmelitana, e la scrittrice Etty Hillesum, entrambe ebree morte ad Auschwitz. Tanti uomini e tante donne resistettero e vinsero sul male che subivano, con-servando il bene dentro di sé, e non ci hanno lasciato alcun nome. A nome di questo immenso coro di martiri ignoti, i quattro testimoni che ho nominato ci hanno lasciato la loro testimonianza scritta, veri capolavori della speranza che fiorisce nel cuore dell’uomo quando resiste alla forza cupa della violenza. La violenza getta nel buio della notte, la speranza dischiude il buio della notte in una nuova au-rora. Takashi Nagai ha continuato a scrivere finché, alcuni giorni prima della morte, il suo braccio rimase completa-mente paralizzato.

Egli chiamò « Nyokodo » la sua casetta ricostruita dopo la bomba atomica. Letteralmente significa: il santuario come se stesso. Evidentemente richiama il comando di Cristo: « Amerai il tuo prossimo come te stesso ». Molti, soprattutto in Occidente, possono trascurare se stessi per darsi di più agli altri. Nagai amò e stimò fino in fondo se stesso e, quindi, amò gli altri come se stesso. Angusta casetta, ma sempre aperta a tutti, oggi meta di pellegri-naggi.

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Il film Le campane di Nagasaki aveva seminato in me il desiderio di farmi missionario. Vocazione alquanto incon-sueta, perché scaturiva più dall’ammirazione verso la terra della missione che dal proposito di portarvi un qualche mio aiuto.

Sono stato missionario saveriano in Giappone per vent’anni. Alcune centinaia di giapponesi, custodendo nel cuore l’eredità dei loro antenati shintoisti, sciamani, bud-disti, hanno chiesto a me, sacerdote, il battesimo in Cristo. L’acqua che io versavo e le loro lacrime di commozione, fondendosi, scorrevano sul loro capo e sul loro corpo come il flusso di un battesimo cosmico.

Più volte sono stato in pellegrinaggio a Nagasaki, la città dei martiri. Seduto sulla stuoia di paglia di riso del Nyokodo, il santuario come me stesso, ho ringraziato. Nel mentre, dalla cattedrale ricostruita si diffondeva il suono delle campane a evocare la pace. E in me, anche l’origine della mia vocazione.

Luciano Mazzocchi sx

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INTRODUZIONE

Ho « incontrato » il dottor Nagai nel 1956. Il capo del Dipartimento di Radiologia dell’ospedale dell’Università di Nara mi chiese di dare ai pazienti che soffrivano di tu-bercolosi (erano tanti) un « messaggio di speranza » per Natale. Ho consultato i cristiani giapponesi, che mi consi-gliarono di mostrare loro il film Le campane di Nagasaki. Così ho fatto e in questo modo sono stato fortemente in-fluenzato dal suo eroe, Nagai. Nei trent’anni che seguiro-no più lo conoscevo e più l’ammiravo.

Quando fu mandato in Cina come medico delle Forze Armate giapponesi, Nagai, usando la sua autorità di capo-chirurgo della Quinta Divisione, formò un gruppo di dottori e infermiere giapponesi all’interno delle stesse Forze Armate per dare aiuto gratuito ai cinesi feriti nei combattimenti. Scrisse ai cristiani di Nagasaki (dove era un membro attivo della società di San Vincenzo de’ Paoli) che gli anziani e gli orfanelli cinesi avevano bisogno di loro. Nagai trovò alcuni membri della stessa società in Cina che ricevevano e distribuivano viveri, medicinali e indumenti ai bisognosi.

Dopo l’esplosione della bomba atomica, Nagai costruì una piccola capanna sul posto dove trovò il corpo carbo-nizzato della moglie Midori. Relegato a letto per una ma-lattia causata dalle radiazioni, scrisse venti libri pieni di speranza. Alcuni divennero successi editoriali, mentre due ispirarono famosi film giapponesi. I soldi affluivano alla

Questo testo è un'anteprima del libro. Il numero delle pagine è limitato.

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povera capanna dove viveva, ma lui non ne usò per se stes-so e inviò tutto il denaro per aiutare le migliaia di vittime delle radiazioni della bomba atomica. La città di Nagasaki ha preservato con orgoglio quella piccola capanna.

Sei case editrici rifiutarono questo mio libro ritenendo-lo una lettura macabra che non sarebbe stata popolare. Perciò l’ho pubblicato io stesso e ha già venduto migliaia di copie.

Questo non è un mio libro. Ho semplicemente aiutato questo scienziato, poeta e santo del popolo giapponese a narrare la sua storia.

Il dottor Nagai avrebbe potuto odiare gli americani, che con la loro bomba avevano distrutto tutto quanto aveva di più caro, soprattutto la sua sposa Midori, che era la sua ispirazione. Invece Nagai semplicemente non permise all’odio e alla vendetta di prendere possesso della sua vita.

Visse il Vangelo di Gesù (le Beatitudini) con il suo mes-saggio di pace e riconciliazione. Milioni di giapponesi (la maggior parte non cristiani) hanno letto il messaggio di Nagai e ne sono stati colpiti. Esso è rivolto anche a noi nel mondo occidentale, dove l’opposto della pace e della ri-conciliazione provoca grande confusione e infelicità nei cuori di tanti.

Nagai scrisse centinaia di migliaia di parole per la pace. Quando la malattia causata dalle radiazioni lo consumò completamente, prese il pennello e scrisse le sue ultime parole: Heiwa-wo, « Sia la Pace ».

Paul Glynn sm

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INDICE

Prefazione pag. 5

Introduzione » 9 I Ascesi, il figlio-numero-uno » 11

II Lucciole, neve e una leonessa » 20

III Kublai Khan, Tsune e Pascal » 27

IV Il topo che non riusciva a vedere le stelle » 40

V « È un vento cattivo... » » 47

VI I Cristiani Nascosti » 53

VII Le campane di Nagasaki » 65

VIII Rugiada e sole del mattino » 74

IX Astro del ciel e una vita preziosa » 83

X La vergine e la prostituta » 98

XI « Il grande Pan è morto » » 108

XII Ai piedi di un « custode-sensei » » 112

XIII La bianca Australia e il pericolo giallo » 121

XIV Tifoni e un grazioso bambù » 131

XV Un nenbutsu cristiano e la notte oscura » 142

XVI « I superbi Heike sono andati giù » » 152

XVII La macchina che si rivolta contro il padrone » 159

XVIII « Midori mi sarà vicina » » 167

XIX Quando il sole diventò nero » 176

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XX E la pioggia diventò veleno pag. 181

XXI L’ultimo buco nero dell’universo? » 191

XXII Ossa che parlano e un nuovo mantra » 196

XXIII Mezzogiorno di fuoco e una nazione pianse » 202

XXIV « La nostra gioia non è per caso » » 211

XXV La parabola della capanna vuota » 224

XXVI La bambina che non riusciva a piangere » 232

XXVII Il canto di un lebbroso di Tokyo » 247

XXVIII L’uccellino azzurro che fece visita all’orso » 253

XXIX L’ombelico del mondo » 264

XXX I fiori di ciliegio cadono il terzo giorno » 275

XXXI « Per tutto quello che è stato, grazie. Per tutto quello che sarà, sì » » 284

Epilogo » 293

Glossario » 299

Stampa: Àncora Arti Grafiche - Milano - 2015

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Il medico che guariva i cuori

Paul Glynn, nato nel 1928 a Lismo-re, in Australia, sacerdote marista, è stato per più di vent’anni missionario in Giappo-ne. Autore di diversi libri, tradotti in molte lingue, si è impegnato a lungo per la ricon-ciliazione tra i due Paesi, nemici durante la Seconda guerra mondiale, e per questo è stato insignito di importanti riconoscimenti.

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I

ISBN 978-88-315-4535-8

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nn Nagasaki, 9 agosto 1945: la terribi-le esplosione della seconda bomba ato-mica, dopo la prima su Hiroshima il 6 agosto, pone drammaticamente fine alla Seconda guerra mondiale, ma segna l’i-nizio di un’era tristemente famosa nella storia umana, quella atomica, appunto.

In questa vicenda si alza limpida la voce di Takashi Nagai (1908-1951), medico radiologo, chiamato anche « il Gandhi giapponese ». Egli infatti, do-po la morte della moglie Midori a cau-sa dell’esplosione, si prodiga senza sosta per la pace, forte della sua fede in Gesù, raggiunta dopo un lungo e intenso cam-mino interiore, in cui hanno avuto un ruolo fondamentale la morte della ma-dre, la lettura di Pascal e il contatto con la vivace comunità cristiana di Nagasaki.

La sua umile casa diviene meta di molte persone, celebri o comuni, checercano un colloquio o un conforto da lui. Nagai, pur gravemente malato di leucemia, che ha contratto nella sua attività di radiologo, non si sottrae agli incontri sempre più frequenti e con sem-plicità annuncia la sua fede, sia con le parole sia con i numerosi libri, donando una testimonianza di pace che supera tempi e confini.

92H

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« Il dottor Nagai avrebbe potuto odiare gli americani, che con la loro bomba avevano distrutto tutto quanto aveva di più caro, soprattutto la sua sposa Midori, che era la sua ispirazione. Invece Nagai semplicemente non permise all’odio e alla vendetta di prendere possesso della sua vita. Visse il Vangelo di Gesù con il suo mes-saggio di pace e riconciliazione. (...)

Egli scrisse centinaia di migliaia di parole per la pace. Quando la malattia causata dalle radiazioni lo consumò completamente, prese il pennello e scrisse le sue ultime parole: Heiwa-wo, “Sia la pace” ».

(dall’Introduzione dell’autore)

« L’imperatore del Giappone, la scrittrice americana sordo-cieca Helen Keller e molti altri, persone umili e personaggi famosi, fecero visita a Nagai. Papa Pio XII gli mandò una corona del rosario. Quando morì, tutta Nagasaki lo salutò con il concerto delle campane della cattedrale, dei gong di tutti i templi shintoisti e buddisti, delle sirene del cantiere navale della Mitsubishi. (...)

Più volte sono stato in pellegrinaggio a Nagasaki, la città dei martiri. Seduto sulla stuoia di paglia di riso del Nyokodō, la sua umile casa, ho ringraziato ».

(dalla Prefazione di padre Luciano Mazzocchi)