Notiziario Meeting dicembre 2011

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RIVISTA DELLA FONDAZIONE MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI ANNO XXXI DICEMBRE 2011 Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00 NOTIZIARIO 4 eeting m Il filo della certezza

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La rivista trimestrale della Fondazione Meeting

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R I V I S TA D E L L A F O N D A Z I O N E M E E T I N G P E R L ’ AM I C I Z I A F R A I P O P O L I

ANNO XXXIDICEMBRE

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Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00

NOTIZIARIO

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lettivismo erano i modelli culturalidisponibili e di tutti erano chiari limi-ti e contraddizioni.Da dove ripartire, dunque? Occor-reva ricostruire daccapo una base teo-retica su cui fondare l’intero edificiocostituzionale. (…) C’era un puntopotenzialmente condivisibile da par-te di tutti, a fronte dei drammi diquell’epoca – l’unico punto condivi-sibile davanti ai drammi di qualun-que epoca –: occorreva ripartire dalvalore della persona umana, occor-reva partire dall’uomo. «Ciò che abbia-mo in comune con l’altro non è tan-to da ricercare nella sua ideologia,quanto in quella struttura nativa, inquelle esigenze umane, in quei cri-teri originari per cui egli è uomo comenoi (…); fra ideologie diverse ciò cheè in comune è proprio l’umanità degliuomini che portano quelle ideologiecome vessilli di speranza o di rispo-sta» (don Luigi Giussani). In questol’apporto dei cattolici fu assai signi-ficativo. (…) Per molti costituenti fuchiaro che la persona umana intesanella sua integralità doveva costitui-re la pietra miliare della ricostruzio-ne della società e delle istituzioni.La Costituzione italiana fu ed è laCostituzione di tutti perché è unaCostituzione per l’uomo – come affer-mò l’onorevole La Pira nel suo inter-vento in Assemblea Costituente l’11marzo 1947. Attingendo alle conce-zioni tomistiche – secondo le qualiun assetto giuridico, quale è la Costi-tuzione, deve essere proporzionatoall’assetto sociale e umano – propo-sero un progetto giuridico il cui fon-damento era costituito dall’uomo rea-le e dalla realtà sociale in cui si svol-ge l’umana esistenza. (…) Con gran-de realismo, nel pieno di un accesodibattito relativo al ruolo delle isti-tuzioni religiose, di nuovo La Piraosservava: «Guardate in campagna:cosa vedete in un piccolo villaggio?C’è il campanile, la Chiesa, c’è ilpalazzo del Comune, c’è la scuola,c’è la camera del lavoro, la casa delpopolo; esistono tutte queste forme

di attività sociale. Esistono. Quindiuna Costituzione pluralista, la qua-le è il vestito di questa realtà con-creta, deve per forza tener conto diquesta struttura sociale».Una passione per l’uomo considera-to nella sua realtà storica permise,non senza passare attraverso incom-prensioni e vivaci discussioni, di rag-giungere infine un accordo condivi-so. (…)Se il fondamento fu un elementoampiamente condiviso, non manca-rono nelle articolazioni concrete deltesto costituzionale momenti menoadamantini. Luci e ombre, come siè detto nella mostra sui «150 anni disussidiarietà». (…)Queste ultime osservazioni sulledisposizioni di «compromesso» e sul-la loro intrinseca flessibilità ci sug-geriscono un’ultima rapida conside-razione, che non intende essere una“conclusione”, ma piuttosto l’invitoad aprirsi a nuovi spunti di riflessio-ne. Che cosa è la Costituzione? Qualè il suo ruolo nella vita di una socie-tà, di un popolo? (…)La Costituzione non è un testo giu-ridico qualunque: essa si colloca alleestreme propaggini dell’universo giu-ridico, in continuo contatto con l’espe-

rienza viva del popolo e della socie-tà di cui essa costituisce l’architettu-ra giuridica fondamentale. Non èneppure un pezzo di antiquariato oun semplice documento storico. Sitratta invece di un testo il cui conte-nuto e le cui potenzialità sono con-tinuamente rimodulate alla luce del-l’esperienza storica e della realtà vivadi una società. (…) La partita costi-tuzionale è dunque sempre tutta dagiocare non tanto – come è accadu-to nel corso degli ultimi vent’anni –ponendo il problema della revisionee della riforma costituzionale, quan-to per far parlare il testo e fargli espri-mere tutte le potenzialità che essocontiene. Certamente le istituzionipolitiche e di garanzia svolgono unruolo essenziale in questa partita.Eppure, come era chiaro ai grandigiuristi del secondo dopoguerra, ilsoggetto che può infondere vita altesto costituzionale è anzitutto ilpopolo, di cui le istituzioni sonocostantemente chiamate a farsi inter-preti.

(L’intervento integrale è pubblicato nellibro “Una certezza per l ’esistenza”,BUR Saggi)

Il giuramento dei nuovi giudici della Corte Costituzionale al Quirinale

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lettivismo erano i modelli culturalidisponibili e di tutti erano chiari limi-ti e contraddizioni.Da dove ripartire, dunque? Occor-reva ricostruire daccapo una base teo-retica su cui fondare l’intero edificiocostituzionale. (…) C’era un puntopotenzialmente condivisibile da par-te di tutti, a fronte dei drammi diquell’epoca – l’unico punto condivi-sibile davanti ai drammi di qualun-que epoca –: occorreva ripartire dalvalore della persona umana, occor-reva partire dall’uomo. «Ciò che abbia-mo in comune con l’altro non è tan-to da ricercare nella sua ideologia,quanto in quella struttura nativa, inquelle esigenze umane, in quei cri-teri originari per cui egli è uomo comenoi (…); fra ideologie diverse ciò cheè in comune è proprio l’umanità degliuomini che portano quelle ideologiecome vessilli di speranza o di rispo-sta» (don Luigi Giussani). In questol’apporto dei cattolici fu assai signi-ficativo. (…) Per molti costituenti fuchiaro che la persona umana intesanella sua integralità doveva costitui-re la pietra miliare della ricostruzio-ne della società e delle istituzioni.La Costituzione italiana fu ed è laCostituzione di tutti perché è unaCostituzione per l’uomo – come affer-mò l’onorevole La Pira nel suo inter-vento in Assemblea Costituente l’11marzo 1947. Attingendo alle conce-zioni tomistiche – secondo le qualiun assetto giuridico, quale è la Costi-tuzione, deve essere proporzionatoall’assetto sociale e umano – propo-sero un progetto giuridico il cui fon-damento era costituito dall’uomo rea-le e dalla realtà sociale in cui si svol-ge l’umana esistenza. (…) Con gran-de realismo, nel pieno di un accesodibattito relativo al ruolo delle isti-tuzioni religiose, di nuovo La Piraosservava: «Guardate in campagna:cosa vedete in un piccolo villaggio?C’è il campanile, la Chiesa, c’è ilpalazzo del Comune, c’è la scuola,c’è la camera del lavoro, la casa delpopolo; esistono tutte queste forme

di attività sociale. Esistono. Quindiuna Costituzione pluralista, la qua-le è il vestito di questa realtà con-creta, deve per forza tener conto diquesta struttura sociale».Una passione per l’uomo considera-to nella sua realtà storica permise,non senza passare attraverso incom-prensioni e vivaci discussioni, di rag-giungere infine un accordo condivi-so. (…)Se il fondamento fu un elementoampiamente condiviso, non manca-rono nelle articolazioni concrete deltesto costituzionale momenti menoadamantini. Luci e ombre, come siè detto nella mostra sui «150 anni disussidiarietà». (…)Queste ultime osservazioni sulledisposizioni di «compromesso» e sul-la loro intrinseca flessibilità ci sug-geriscono un’ultima rapida conside-razione, che non intende essere una“conclusione”, ma piuttosto l’invitoad aprirsi a nuovi spunti di riflessio-ne. Che cosa è la Costituzione? Qualè il suo ruolo nella vita di una socie-tà, di un popolo? (…)La Costituzione non è un testo giu-ridico qualunque: essa si colloca alleestreme propaggini dell’universo giu-ridico, in continuo contatto con l’espe-

rienza viva del popolo e della socie-tà di cui essa costituisce l’architettu-ra giuridica fondamentale. Non èneppure un pezzo di antiquariato oun semplice documento storico. Sitratta invece di un testo il cui conte-nuto e le cui potenzialità sono con-tinuamente rimodulate alla luce del-l’esperienza storica e della realtà vivadi una società. (…) La partita costi-tuzionale è dunque sempre tutta dagiocare non tanto – come è accadu-to nel corso degli ultimi vent’anni –ponendo il problema della revisionee della riforma costituzionale, quan-to per far parlare il testo e fargli espri-mere tutte le potenzialità che essocontiene. Certamente le istituzionipolitiche e di garanzia svolgono unruolo essenziale in questa partita.Eppure, come era chiaro ai grandigiuristi del secondo dopoguerra, ilsoggetto che può infondere vita altesto costituzionale è anzitutto ilpopolo, di cui le istituzioni sonocostantemente chiamate a farsi inter-preti.

(L’intervento integrale è pubblicato nellibro “Una certezza per l ’esistenza”,BUR Saggi)

Il giuramento dei nuovi giudici della Corte Costituzionale al Quirinale

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za, della volontà e dell’impegno. Del-l’impegno operoso e sapiente, fattodi spirito di sacrificio e di massimoslancio creativo e innovativo.Impegno che non può venire o esse-re promosso solo dallo Stato, ma chesia espresso dalle persone, dalle comu-nità locali, dai corpi intermedi, secon-do quella concezione e logica di sus-sidiarietà, che come ha sottolineatoil Presidente Vittadini e come docu-menta la Mostra presentata a questoMeeting, ha fatto, di una straordina-ria diffusione di attività imprendito-riali e sociali e di risposte ai bisognicomuni costruite dal basso, un moto-re decisivo per la ricostruzione e ilcambiamento del nostro Paese.(…)E’ possibile, mi si chiede, che si ripro-duca quella grande tensione, quellostesso impegno verso il bene comu-ne ? La mia risposta è che può la for-za delle cose, può la drammaticità del-le sfide del nostro tempo, rappresen-tare la molla che spinga verso un gran-de sforzo collettivo come quello dacui scaturì la ricostruzione democra-tica, politica, morale e materiale delnostro Paese dopo la Liberazione dalnazifascismo. I contesti storici sono,certo, completamente diversi ; la sto-ria, nel male e nel bene, non si ripe-te. Ma la storia che abbiamo vissutoin 150 anni di Unità, nei suoi momen-ti migliori, come quando sapemmorialzarci da tremende cadute e poi evi-tare fatali vicoli ciechi, racchiude ilDNA della nazione. E quello non siè disperso, e non può disperdersi. Ivalori che voi testimoniate ce lo dico-no ; ce lo dicono le tante espressioni,che io accolgo in Quirinale, dell’Ita-lia dell’impegno civile e della solida-rietà, dell’associazionismo laico e cat-tolico, di molteplici forme di coope-razione disinteressata e generosa. E,perché si creino le condizioni di unrinnovato slancio che attraversi lasocietà in uno spirito di operosa sus-sidiarietà, contiamo anche sulle risor-se che scaturiscono dalla costante,fruttuosa ricerca di “giuste forme di

collaborazione” – secondo le paroledi Benedetto XVI – “fra la comunitàcivile e quella religiosa”.Ma potrà anche l’apporto insosti-tuibile della politica e dello Statomanifestarsi in modo da rendere pos-sibile il superamento delle criticità edelle sfide che oggi stringono l’Italia? Ci sono momenti in cui – diciamo-lo pure - si può disperarne. Ma noncredo a una impermeabilità della poli-tica che possa durare ancora a lungo,sotto l’incalzare degli eventi, delle sol-lecitazioni che crescono all’interno evengono dall’esterno del Paese. Il prez-zo che si paga per il prevalere – nel-la sfera della politica – di calcoli diparte e di logiche di scontro sta diven-tando insostenibile. Una cosa è cre-dere nella democrazia dell’alternan-za ; altra cosa è lasciarla degenerarein modo sterile e dirompente dal pun-to di vista del comune interesse nazio-

nale. Ci fa riflettere anche quel cheaccade nel grande paese che è stato,con le sue peculiarità istituzionali, illuogo storico di una democrazia del-l’alternanza capace di far fronte alleresponsabilità anche di un determi-nante ruolo mondiale. Negli Stati Uni-ti vediamo appunto come, nell’attua-le critico momento, il radicalizzarsidello spirito partigiano e della con-trapposizione tra schieramenti orien-tati storicamente a competere ma anchea convergere, stia provocando danniassai gravi per l’America e per il mon-do, in una congiuntura difficile pureper quella causa della pace, dei dirittiumani, dell’amicizia tra i popoli – sipensi alla tragedia del Corno d’Afri-ca – che è iscritta nella stessa ragiond’essere del vostro Meeting.Qui in Italia, va perciò valorizzatoogni sforzo di disgelo e di dialogo,come quello espressosi nella nascita enelle iniziative, cari amici Lupi e Let-ta, dell’Intergruppo parlamentare perla sussidiarietà. Ma bisogna andaremolto oltre, e rapidamente. Spettaanche a voi, giovani, operare, preme-re in questo senso : e predisporvi afare la vostra parte impegnandovi nel-l’attività politica. C’è bisogno di nuo-ve leve e di nuovi apporti. Non fate-vi condizionare da quel che si è sedi-mentato in meno di due decenni: chiu-sure, arroccamenti, faziosità, obbiet-tivi di potere, e anche personalismidilaganti in seno ad ogni parte. Por-tate nell’impegno politico le vostremotivazioni spirituali, morali, socia-li, il vostro senso del bene comune, ilvostro attaccamento ai principi e valo-ri della Costituzione e alle istituzio-ni repubblicane: apritevi così all’in-contro con interlocutori rappresenta-tivi di altre, diverse radici culturali.Portate, nel tempo dell’incertezza, ilvostro anelito di certezza. È per tut-to questo che rappresentate, come hadetto nel modo più semplice la pro-fessoressa Guarnieri, “una risorsa uma-na per il nostro paese”. Ebbene, fate-la valere ancora di più : è il mio augu-rio e il mio incitamento.

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“Una e indivisibile. Riflessione sui 150anni della nostra Italia” è il titolo del libroedito da Rizzoli (2011). Il volume racco-glie i discorsi pronunciati dal Presidentedella Repubblica, che firma anche la pre-fazione, in occasione della ricorrenza dei150 anni di unità nazionale, tra cui anchequello pronunciato nell’auditorium delMeeting di Rimini il 21 agosto scorso.

150 ANNII DISCORSI DEL PRESIDENTEIN UN LIBRO

Una e indivisibile.Riflessioni sui 150 anni della nostra Italia

Giorgio NapolitanoPrezzo di copertina € 15,00

2011, 174 p.Editore Rizzoli (collana Varia)

Disponibile anche in ebook

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INTERVENTI

61NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

La costituzionee il popolo

Se c’è una parola capace di descri-vere in modo pertinente il tem-po in cui si trovò a operare l’As-

semblea Costituente, eletta al fine dielaborare la nuova Costituzione del-la neo-nata Repubblica italiana dopoil referendum istituzionale del 2 giu-gno 1946, è la parola “crisi”, in unduplice significato. Nel suo discorsodel 21 agosto qui al Meeting, in occa-sione dell’inaugurazione della mostraper i “150 anni di sussidiarietà”, ilPresidente della Repubblica GiorgioNapolitano parlava del nostro oggicome di un «tempo di crisi», di un

«problematico presente». Propriocome il tempo che stiamo attraver-sando ora, anche il tempo della ela-borazione della Costituzione italia-na è, infatti, un tempo drammatico,di grave difficoltà, in cui crollavanoantiche strutture sociali lasciando die-tro di sé macerie e rovine (…) Eppu-re il tempo della elaborazione dellaCostituzione italiana è stato anche iltempo di un nuovo inizio: un tempodi giudizio sul passato e un tempo dinuove opportunità – proprio comel’etimologia greca del termine “crisi”suggerisce. Ecco allora che ripercor-

rere quel tempo può essere di inse-gnamento per ricercare le risorse cheoggi, come allora, possono trasfor-mare la crisi in una opportunità (…).Di che natura era la crisi di quel-l’epoca? Quali aspetti investiva? Ogniaspetto della vita sociale era travoltodalla crisi. Era una crisi totale, didimensione sociale, economica, inter-nazionale, politica e anche culturale.(…)Senza idealizzazioni retoriche – giac-ché non mancarono, come vedremo,ombre e incertezze, reticenze e ambi-guità di certo correggibili – la Costi-tuzione italiana determinò le condi-zioni perché la rinascita fosse possi-bile. (…) Che cosa permise che dauna crisi così profonda – una cata-strofe, si è detto – derivasse l’occa-sione di un cammino, e ne emerges-se una potenzialità di sviluppo? Eancor prima, cosa permise di addive-nire a un accordo costruttivo in uncontesto politico lacerato da divisio-ni e ostilità? (…)Il compito cui erano chiamati i costi-tuenti era davvero arduo, anche perl’assenza di modelli culturali di rife-rimento. Ciò che i costituenti aveva-no di fronte erano modelli e teoriepolitiche che avevano mostrato la loroinadeguatezza. La crisi, oltre che dinatura economica, sociale, politica einternazionale, era culturale e di vastaportata. (…)Totalitarismo, individualismo e col-

Il 2 settembre 2011 la costituzionalista Marta Cartabia, per diverse volte relatrice al Meetinge curatrice tra gli altri dellamostra “150 anni di Sussidiarietà”, è stata nominatadal Presidente della Repubblica giudice della Corte Costituzionale.Proponiamo qui un brano del suo intervento al Meeting di quest’anno.A tema il processo costituente, portatore di esempi positivi

>Aldo Carosi, Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e Marta Cartabia

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Nelle prime giornate del Meeting di quest’anno, una domanda era ricorrente.“Come è possibile parlare di certezza, nel tempo in cui viviamo? Ma siete si-curi?”. Era da qualche giorno iniziata la speculazione sul debito pubblico ita-liano, lo scontro politico sempre più forte.Tutto sembrava evidente, tranne lapossibilità di qualcosa di certo e positivo.Come ha scritto il giornalista John Waters in un suo articolo sull’Irish Times,che troverete in queste pagine, c’era chi si aspettava di vedere al Meetinggente abbattuta, appesantita dalla crisi. E invece, per fortuna, la realtà è sem-pre più grande di quello che si può immaginare. Chi è venuto al Meeting echi l’ha osservato da lontano ha potuto scoprire “persone vive in azione”, comeha detto il direttore dell’Unità Claudio Sardo, un popolo di uomini certi, ir-riducibili, segnato da giovani di cuore che desiderano qualcosa di grande,senza paura del futuro, anche se sono quelli che hanno un futuro più incerto.

A qualche mese di distanza, in circostanze ancora difficili e precarie,che cosa può insegnarci l’edizione del Meeting 2011? Che della cer-tezza non ne possiamo fare a meno, pena perdere la possibilità di es-sere veri uomini. Conferma questo per esempio il dibattito che si èsvolto sulle pagine del quotidiano online IlSussidiario tra filosofi euomini di cultura intorno alla relazione di quest’anno tenuta dal fi-losofo Costantino Esposito; lo dice il successo che ha avuto la mo-stra dei 150 anni di sussidiarietà, itinerante in tutta Italia, perchèindica la possibilità per ognuno di noi di ripartire e non soccomberealla crisi. E ancora la sfida che l’Italia non sia un paese per vecchi,

ma dia spazio al desiderio e all’impegno delle nuove generazioni, tema lan-ciato proprio a Rimini. L’unica possibilità perché il motore del desiderio siriaccenda è trovare qualcun altro in cui questo motore sia acceso. Il Meetingè stato questa possibilità. Questo è il tratto che lo distingue nel fare cultura:scommettere sull’esperienza umana dell’altro, chiunque esso sia, ricercandoquel brandello di verità che permettere anche ciò che sembra impossibile. Peresempio che l’amicizia nata tra un prete brianzolo, don Giussani, e un mo-naco buddista, Habukawa, generasse a distanza di 24 anni cinque giorni didialogo tra cristiani e buddhisti. Sì. È successo anche questo a fine ottobre eve lo raccontiamo in queste pagine. Buona lettura.

Ilmotoredel desiderio

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EDITORIALE

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PERCHÈ È POSSIBILEPARLARE DI CERTEZZANEL TEMPO E NEL PERIODOIN CUI VIVIAMO

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za, della volontà e dell’impegno. Del-l’impegno operoso e sapiente, fattodi spirito di sacrificio e di massimoslancio creativo e innovativo.Impegno che non può venire o esse-re promosso solo dallo Stato, ma chesia espresso dalle persone, dalle comu-nità locali, dai corpi intermedi, secon-do quella concezione e logica di sus-sidiarietà, che come ha sottolineatoil Presidente Vittadini e come docu-menta la Mostra presentata a questoMeeting, ha fatto, di una straordina-ria diffusione di attività imprendito-riali e sociali e di risposte ai bisognicomuni costruite dal basso, un moto-re decisivo per la ricostruzione e ilcambiamento del nostro Paese.(…)E’ possibile, mi si chiede, che si ripro-duca quella grande tensione, quellostesso impegno verso il bene comu-ne ? La mia risposta è che può la for-za delle cose, può la drammaticità del-le sfide del nostro tempo, rappresen-tare la molla che spinga verso un gran-de sforzo collettivo come quello dacui scaturì la ricostruzione democra-tica, politica, morale e materiale delnostro Paese dopo la Liberazione dalnazifascismo. I contesti storici sono,certo, completamente diversi ; la sto-ria, nel male e nel bene, non si ripe-te. Ma la storia che abbiamo vissutoin 150 anni di Unità, nei suoi momen-ti migliori, come quando sapemmorialzarci da tremende cadute e poi evi-tare fatali vicoli ciechi, racchiude ilDNA della nazione. E quello non siè disperso, e non può disperdersi. Ivalori che voi testimoniate ce lo dico-no ; ce lo dicono le tante espressioni,che io accolgo in Quirinale, dell’Ita-lia dell’impegno civile e della solida-rietà, dell’associazionismo laico e cat-tolico, di molteplici forme di coope-razione disinteressata e generosa. E,perché si creino le condizioni di unrinnovato slancio che attraversi lasocietà in uno spirito di operosa sus-sidiarietà, contiamo anche sulle risor-se che scaturiscono dalla costante,fruttuosa ricerca di “giuste forme di

collaborazione” – secondo le paroledi Benedetto XVI – “fra la comunitàcivile e quella religiosa”.Ma potrà anche l’apporto insosti-tuibile della politica e dello Statomanifestarsi in modo da rendere pos-sibile il superamento delle criticità edelle sfide che oggi stringono l’Italia? Ci sono momenti in cui – diciamo-lo pure - si può disperarne. Ma noncredo a una impermeabilità della poli-tica che possa durare ancora a lungo,sotto l’incalzare degli eventi, delle sol-lecitazioni che crescono all’interno evengono dall’esterno del Paese. Il prez-zo che si paga per il prevalere – nel-la sfera della politica – di calcoli diparte e di logiche di scontro sta diven-tando insostenibile. Una cosa è cre-dere nella democrazia dell’alternan-za ; altra cosa è lasciarla degenerarein modo sterile e dirompente dal pun-to di vista del comune interesse nazio-

nale. Ci fa riflettere anche quel cheaccade nel grande paese che è stato,con le sue peculiarità istituzionali, illuogo storico di una democrazia del-l’alternanza capace di far fronte alleresponsabilità anche di un determi-nante ruolo mondiale. Negli Stati Uni-ti vediamo appunto come, nell’attua-le critico momento, il radicalizzarsidello spirito partigiano e della con-trapposizione tra schieramenti orien-tati storicamente a competere ma anchea convergere, stia provocando danniassai gravi per l’America e per il mon-do, in una congiuntura difficile pureper quella causa della pace, dei dirittiumani, dell’amicizia tra i popoli – sipensi alla tragedia del Corno d’Afri-ca – che è iscritta nella stessa ragiond’essere del vostro Meeting.Qui in Italia, va perciò valorizzatoogni sforzo di disgelo e di dialogo,come quello espressosi nella nascita enelle iniziative, cari amici Lupi e Let-ta, dell’Intergruppo parlamentare perla sussidiarietà. Ma bisogna andaremolto oltre, e rapidamente. Spettaanche a voi, giovani, operare, preme-re in questo senso : e predisporvi afare la vostra parte impegnandovi nel-l’attività politica. C’è bisogno di nuo-ve leve e di nuovi apporti. Non fate-vi condizionare da quel che si è sedi-mentato in meno di due decenni: chiu-sure, arroccamenti, faziosità, obbiet-tivi di potere, e anche personalismidilaganti in seno ad ogni parte. Por-tate nell’impegno politico le vostremotivazioni spirituali, morali, socia-li, il vostro senso del bene comune, ilvostro attaccamento ai principi e valo-ri della Costituzione e alle istituzio-ni repubblicane: apritevi così all’in-contro con interlocutori rappresenta-tivi di altre, diverse radici culturali.Portate, nel tempo dell’incertezza, ilvostro anelito di certezza. È per tut-to questo che rappresentate, come hadetto nel modo più semplice la pro-fessoressa Guarnieri, “una risorsa uma-na per il nostro paese”. Ebbene, fate-la valere ancora di più : è il mio augu-rio e il mio incitamento.

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

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“Una e indivisibile. Riflessione sui 150anni della nostra Italia” è il titolo del libroedito da Rizzoli (2011). Il volume racco-glie i discorsi pronunciati dal Presidentedella Repubblica, che firma anche la pre-fazione, in occasione della ricorrenza dei150 anni di unità nazionale, tra cui anchequello pronunciato nell’auditorium delMeeting di Rimini il 21 agosto scorso.

150 ANNII DISCORSI DEL PRESIDENTEIN UN LIBRO

Una e indivisibile.Riflessioni sui 150 anni della nostra Italia

Giorgio NapolitanoPrezzo di copertina € 15,00

2011, 174 p.Editore Rizzoli (collana Varia)

Disponibile anche in ebook

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INTERVENTI

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eetingDICEMBRE2011 m

La costituzionee il popolo

Se c’è una parola capace di descri-vere in modo pertinente il tem-po in cui si trovò a operare l’As-

semblea Costituente, eletta al fine dielaborare la nuova Costituzione del-la neo-nata Repubblica italiana dopoil referendum istituzionale del 2 giu-gno 1946, è la parola “crisi”, in unduplice significato. Nel suo discorsodel 21 agosto qui al Meeting, in occa-sione dell’inaugurazione della mostraper i “150 anni di sussidiarietà”, ilPresidente della Repubblica GiorgioNapolitano parlava del nostro oggicome di un «tempo di crisi», di un

«problematico presente». Propriocome il tempo che stiamo attraver-sando ora, anche il tempo della ela-borazione della Costituzione italia-na è, infatti, un tempo drammatico,di grave difficoltà, in cui crollavanoantiche strutture sociali lasciando die-tro di sé macerie e rovine (…) Eppu-re il tempo della elaborazione dellaCostituzione italiana è stato anche iltempo di un nuovo inizio: un tempodi giudizio sul passato e un tempo dinuove opportunità – proprio comel’etimologia greca del termine “crisi”suggerisce. Ecco allora che ripercor-

rere quel tempo può essere di inse-gnamento per ricercare le risorse cheoggi, come allora, possono trasfor-mare la crisi in una opportunità (…).Di che natura era la crisi di quel-l’epoca? Quali aspetti investiva? Ogniaspetto della vita sociale era travoltodalla crisi. Era una crisi totale, didimensione sociale, economica, inter-nazionale, politica e anche culturale.(…)Senza idealizzazioni retoriche – giac-ché non mancarono, come vedremo,ombre e incertezze, reticenze e ambi-guità di certo correggibili – la Costi-tuzione italiana determinò le condi-zioni perché la rinascita fosse possi-bile. (…) Che cosa permise che dauna crisi così profonda – una cata-strofe, si è detto – derivasse l’occa-sione di un cammino, e ne emerges-se una potenzialità di sviluppo? Eancor prima, cosa permise di addive-nire a un accordo costruttivo in uncontesto politico lacerato da divisio-ni e ostilità? (…)Il compito cui erano chiamati i costi-tuenti era davvero arduo, anche perl’assenza di modelli culturali di rife-rimento. Ciò che i costituenti aveva-no di fronte erano modelli e teoriepolitiche che avevano mostrato la loroinadeguatezza. La crisi, oltre che dinatura economica, sociale, politica einternazionale, era culturale e di vastaportata. (…)Totalitarismo, individualismo e col-

Il 2 settembre 2011 la costituzionalista Marta Cartabia, per diverse volte relatrice al Meetinge curatrice tra gli altri dellamostra “150 anni di Sussidiarietà”, è stata nominatadal Presidente della Repubblica giudice della Corte Costituzionale.Proponiamo qui un brano del suo intervento al Meeting di quest’anno.A tema il processo costituente, portatore di esempi positivi

>Aldo Carosi, Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e Marta Cartabia

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Nelle prime giornate del Meeting di quest’anno, una domanda era ricorrente.“Come è possibile parlare di certezza, nel tempo in cui viviamo? Ma siete si-curi?”. Era da qualche giorno iniziata la speculazione sul debito pubblico ita-liano, lo scontro politico sempre più forte.Tutto sembrava evidente, tranne lapossibilità di qualcosa di certo e positivo.Come ha scritto il giornalista John Waters in un suo articolo sull’Irish Times,che troverete in queste pagine, c’era chi si aspettava di vedere al Meetinggente abbattuta, appesantita dalla crisi. E invece, per fortuna, la realtà è sem-pre più grande di quello che si può immaginare. Chi è venuto al Meeting echi l’ha osservato da lontano ha potuto scoprire “persone vive in azione”, comeha detto il direttore dell’Unità Claudio Sardo, un popolo di uomini certi, ir-riducibili, segnato da giovani di cuore che desiderano qualcosa di grande,senza paura del futuro, anche se sono quelli che hanno un futuro più incerto.

A qualche mese di distanza, in circostanze ancora difficili e precarie,che cosa può insegnarci l’edizione del Meeting 2011? Che della cer-tezza non ne possiamo fare a meno, pena perdere la possibilità di es-sere veri uomini. Conferma questo per esempio il dibattito che si èsvolto sulle pagine del quotidiano online IlSussidiario tra filosofi euomini di cultura intorno alla relazione di quest’anno tenuta dal fi-losofo Costantino Esposito; lo dice il successo che ha avuto la mo-stra dei 150 anni di sussidiarietà, itinerante in tutta Italia, perchèindica la possibilità per ognuno di noi di ripartire e non soccomberealla crisi. E ancora la sfida che l’Italia non sia un paese per vecchi,

ma dia spazio al desiderio e all’impegno delle nuove generazioni, tema lan-ciato proprio a Rimini. L’unica possibilità perché il motore del desiderio siriaccenda è trovare qualcun altro in cui questo motore sia acceso. Il Meetingè stato questa possibilità. Questo è il tratto che lo distingue nel fare cultura:scommettere sull’esperienza umana dell’altro, chiunque esso sia, ricercandoquel brandello di verità che permettere anche ciò che sembra impossibile. Peresempio che l’amicizia nata tra un prete brianzolo, don Giussani, e un mo-naco buddista, Habukawa, generasse a distanza di 24 anni cinque giorni didialogo tra cristiani e buddhisti. Sì. È successo anche questo a fine ottobre eve lo raccontiamo in queste pagine. Buona lettura.

Ilmotoredel desiderio

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EDITORIALE

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PERCHÈ È POSSIBILEPARLARE DI CERTEZZANEL TEMPO E NEL PERIODOIN CUI VIVIAMO

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MESSAGGI

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eetingDICEMBRE2011m

dimensione fondamentale dell’uomo.Egiustamente, perché è proprio dallacoscienza di essa che deriva la certezzacon cui l’uomo affronta l’esistenza. Ilriconoscimento della propria origine ela “prossimità” di questa stessa origine atutti i momenti dell’esistenza sono lacondizione che permette all’uomo un’au-tentica maturazione della sua persona-lità, uno sguardo positivo verso il futu-ro e una feconda incidenza storica. Èquesto un dato antropologico verifica-bile già nell’esperienza quotidiana: unbambino è tanto più certo e sicuro quan-to più sperimenta la vicinanza dei geni-tori. Ma proprio rimanendo sull’esem-pio del bambino capiamo che, da solo,il riconoscimento della propria originee, conseguentemente,della propria strut-turale dipendenza non basta.Anzi potreb-be apparire - come la storia ha ampia-mente dimostrato - un peso di cui libe-rarsi. Ciò che rende “forte” il bambinoè la certezza dell’amore dei genitori.Occorre, dunque, entrare nell’amore dichi ci ha voluti per poter sperimentarela positività dell’esistenza.Se manca unadelle due, la coscienza dell’origine e lacertezza della meta di bene cui l’uomoè chiamato, diventa impossibile spiega-re il dinamismo profondo dell’esisten-za e comprendere l’uomo.Già nella sto-ria del popolo di Israele, soprattutto nel-l’esperienza dell’esodo descritta nel-l’Antico Testamento, emerge come laforza della speranza derivi dalla presen-za paterna di Dio che guida il suo popo-lo, dalla memoria viva delle sue azioni edalla promessa luminosa sul futuro.L’uomo non può vivere senza una cer-tezza sul proprio destino. “Solo quandoil futuro è certo come realtà positiva,diventa vivibile anche il presente” (Bene-detto XVI, Enc. Spe Salvi, 2). Ma suquale certezza l’uomo può fondare ragio-nevolmente la propria esistenza? Qualè, in definitiva, la speranza che non delu-de? Con l’avvento di Cristo la promes-sa che alimentava la speranza del popo-lo di Israele raggiunge il suo compi-mento, assume un volto personale. InCristo Gesù il destino dell’uomo è sta-to strappato definitivamente dalla nebu-

losità che lo circondava. Attraverso ilFiglio, nella potenza dello Spirito San-to, il Padre ci ha svelato definitivamen-te il futuro positivo che ci attende. “Ilfatto che questo futuro esista, cambia ilpresente; il presente viene toccato dallarealtà futura, e così le cose future si river-sano in quelle presenti e le presenti inquelle future” (ibid., 7). Cristo risorto,presente nella sua Chiesa, nei Sacra-menti e con il suo Spirito, è il fonda-mento ultimo e definitivo dell’esisten-za, la certezza della nostra speranza.Egliè l’eschaton già presente, colui che fadell’esistenza stessa un avvenimentopositivo,una storia di salvezza nella qua-le ogni circostanza rivela il suo vero signi-ficato in rapporto all’eterno. Se mancaquesta coscienza è facile cadere nei rischidell’attualismo,nel sensazionalismo del-le emozioni, in cui tutto si riduce a feno-meno, o della disperazione, nella qualeogni circostanza appare senza senso.Allora l’esistenza diventa una ricercaaffannosa di avvenimenti, di novità pas-seggere, che, alla fine, risultano delu-denti. Solo la certezza che nasce dallafede permette all’uomo di vivere in modointenso il presente e, nello stesso tem-po, di trascenderlo, scorgendo in esso iriflessi dell’eterno cui il tempo è ordi-nato. Solo la presenza riconosciuta diCristo, fonte della vita e destino del-l’uomo, è capace di risvegliare in noi lanostalgia del Paradiso e così di proiet-tarci con fiducia nel futuro, senza pau-re e senza false illusioni.I drammi del secolo scorso hanno ampia-mente dimostrato che quando vienemeno la speranza cristiana, quando cioèviene meno la certezza della fede e ildesiderio delle “cose ultime”, l’uomo sismarrisce e diventa vittima del potere,inizia a chiedere la vita a chi la vita nonpuò dare. Una fede senza speranza haprovocato l’insorgere di una speranzasenza la fede, intramondana.Oggi più che mai noi cristiani siamochiamati a rendere ragione della spe-ranza che è in noi, a testimoniare nelmondo quell’“oltre” senza il quale tuttorimane incomprensibile. Ma per questooccorre “rinascere” come disse Gesù a

Nicodemo, lasciarsi rigenerare dai Sacra-menti e dalla preghiera, riscoprire in essil’alveo di ogni autentica certezza. LaChiesa, rendendo presente nel tempo ilmistero dell’eternità di Dio, è il sogget-to adeguato di questa certezza. Nellacomunità ecclesiale la pro-esistenza delFiglio di Dio ci raggiunge; in essa la vitaeterna, a cui tutta l’esistenza è destina-ta, diventa sperimentabile già da ora.“L’immortalità cristiana - affermavaall’inizio del secolo scorso Padre Festu-gière - ha per carattere proprio di esse-re l’espansione di un’amicizia”. Cos’èinfatti il Paradiso se non il compiersidefinitivo dell’amicizia con Cristo e tradi noi? In questa prospettiva, prosegueil religioso francese, “poco importa inseguito dove ci si trovi. Il cielo è in veri-tà là dove è il Cristo. Così il cuore cheama non desidera altra gioia se non quel-la di vivere sempre presso l’amato”.L’esi-stenza, dunque,non è un procedere cie-co, ma è un andare incontro a colui checi ama. Sappiamo quindi dove stiamoandando, verso chi siamo diretti e que-sto orienta tutta l’esistenza.Eccellenza, auguro che questi brevi pen-sieri possano essere di aiuto per coloroche prendono parte al Meeting.Sua San-tità Benedetto XVI desidera assicurarea tutti, con affetto, il Suo ricordo nellapreghiera e, auspicando che la riflessio-ne di questi giorni rafforzi la certezzache solo Cristo illumina pienamente lanostra esistenza umana, di cuore invia aLei, ai responsabili e agli organizzatoridella manifestazione, come pure a tuttii presenti, una particolare BenedizioneApostolica.Unisco anch’io un cordiale saluto e mivalgo della circostanza per confermar-mi con sensi di distinto ossequio dell’Eccellenza Vostra Reverendissima devo-tissimo nel Signore

Tarcisio Card. BertoneSegretario di Stato di Sua Santità

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DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

MESSAGGI

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Con le celebrazioni del Cen-tocinquantenario ci si è impe-gnati a trarre, senza ricorre-

re ad alcuna forzatura o enfasi reto-rica, ragioni di orgoglio e di fiduciada un’esperienza di storico avanza-mento e progresso della società ita-liana, anche se tra tanti alti e bassi,tragiche deviazioni pagate a carissi-mo prezzo, e dure, faticose riprese.Ma perché abbiamo insistito tantosulle prove che l’Italia unita ha supe-rato, sulla capacità che ha dimostra-to di non perdersi, di non declinare,né dopo l’emorragia e le conseguen-ze traumatiche di una guerra purevinta, né dopo la vergogna di unaguerra d’aggressione e l’umiliazionedi una sconfitta, e quindi di fronte

all’eredità del fascismo e alla sfida delricostruire il paese nella democrazia? Perché abbiamo sottolineato comel’Italia abbia poi saputo attraversarele tensioni della guerra fredda restan-do salda nelle sue fondamenta uni-tarie e democratiche e infine regge-re con successo ad attacchi mortaliallo Stato e alla convivenza civile comequello del terrorismo?Ebbene, abbiamo insistito tanto, econ pieno fondamento, su quel chel’Italia e gli italiani hanno mostratodi essere in periodi cruciali del loropassato, e sulle grandi riserve di risor-se umane e morali, d’intelligenza edi lavoro di cui disponiamo, perchéle sfide e le prove che abbiamo davan-ti sono più che mai ardue, profonde

e di esito incerto.Questo ci dice la crisi che stiamoattraversando. Crisi mondiale, crisieuropea, e dentro questo quadro l’Ita-lia, con i suoi punti di forza e con lesue debolezze, con il suo carico diproblemi antichi e recenti, di ordineistituzionale e politico, di ordine strut-turale, sociale e civile. Nel messaggiodi fine anno 2008, in presenza di unacrisi finanziaria che dagli Stati Uni-ti si propagava all’Europa e minac-ciava l’intera economia mondiale, dis-si – riecheggiando le famose paroledel Presidente Roosevelt, appena elet-to nel 1932 – “l’unica cosa di cui averpaura è la paura stessa”. Ma dinanzia fatti così inquietanti, dinanzi a cri-si gravi, bisogna parlare – e voglioripeterlo oggi qui, rivolgendomi aigiovani – il linguaggio della verità :perché esso “non induce al pessimi-smo, ma sollecita a reagire con corag-gio e lungimiranza”.Abbiamo, noi qui, in Italia, parlatoin questi tre anni il linguaggio dellaverità ? Lo abbiamo fatto abbastan-za, tutti noi che abbiamo responsa-bilità nelle istituzioni, nella società,nelle famiglie, nei rapporti con le gio-vani generazioni ? Stiamo attenti,dare fiducia non significa alimenta-re illusioni ; non si da fiducia e nonsi suscitano le reazioni necessarie,minimizzando o sdrammatizzando inodi critici della realtà, ma guardan-dovi in faccia con intelligenza e concoraggio. Il coraggio della speran-

GiorgioNapolitanoalMeetingUn messaggio che ha richiamato il paese alle sue forze umane e morali di fonte alla grave crisi italiana eeuropea, rivolto ai giovani e al bisogno “di nuove leve e nuovi apporti”. Stralci dall’intervento del presidentedella Repubblica

>Il Presidente Napolitano parla al Meeting

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4“LANATURADELL’UOMOÈRAPPORTOCONL’INFINITO” (IL TEMADELLAXXXIII EDIZIONEDELMEETING CHE SI SVOLGERÀ A RIMINI DAL 19 AL 25 AGOSTO 2012)

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

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SOMMARIOw w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g

EDITORIALEIl motore del desiderio 5di Matteo Lessi

IL MEETING IN GIAPPONEDue mondi due culture lo stesso cuore 8

In Giappone seguendo due maestri 10di Emilia Guarnieri

Rimini-Monte Koya nel segno di un’amicizia 12

GIOVANI PROTAGONISTIGiovani alla ribalta 23di Filomena Armentano

FOTOREPORTAGEPronti all’imprevedibile 35di Francesca Glanzer

LIBRIE come esperienza 55di Emilia Guarnieri

CONTRIBUTIGiorni che lasciano il segno 15

CERTEZZA E VERITÀVerità senza certezza 19o certezza senza verità?

VISTI DA FUORIMosca chiama Rimini 27di Giovanna Parravicini

Irlanda, Francia, Spagna, parlano di noi 29

SITOOn line tutto il Meeting 2011 33di Lorenzo Ronci

MOSTREI ‘150 anni’ riaccendono il desiderio 51di Filomena Armentano

INTERVENTILa costituzione e il popolo 61

MESSAGGIL’uomo non vive senza certezza 57

Giorgio Napolitano al Meeting 59

Anno XXXI - N. 4, Dicembre 2011Questo numero è stato chiuso il 06/12/2011

Proprietario/Editore:Fondazione Meeting per l’amiciziafra i popoliAutorizzazione del Tribunale di Riminin. 2008 del 2/11/82

DIRETTORE RESPONSABILE: Alver MetalliCOORDINAMENTO REDAZIONALE:Matteo LessiREDAZIONE: Filomena Armentano, Vanni Casadei, ErikaElleri, Piergiorgio Gattei, Walter Gatti, Rosanna MenghiFOTO: Roberto Masi, Angelo TosiPROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia CrimiVIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - RiminiSTAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - RiminiREDAZIONE E AMMINISTRAZIONE:Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 RiminiTel 0541/78.31.00Telefax 0541/78.64.22.email - [email protected]

PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a dire-zione e coordinamento di Fondazione Meeting):Tel 0541/18.32.501Fax 0541/78.64.22

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In copertina:Alcune immagini dell'edizione 2011del Meeting

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EDITORIALEIl motore del desiderio 5di Matteo Lessi

IL MEETING IN GIAPPONEDue mondi due culture lo stesso cuore 8

In Giappone seguendo due maestri 10di Emilia Guarnieri

Rimini-Monte Koya nel segno di un’amicizia 12

GIOVANI PROTAGONISTIGiovani alla ribalta 23di Filomena Armentano

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LIBRIE come esperienza 55di Emilia Guarnieri

CONTRIBUTIGiorni che lasciano il segno 15

CERTEZZA E VERITÀVerità senza certezza 19o certezza senza verità?

VISTI DA FUORIMosca chiama Rimini 27di Giovanna Parravicini

Irlanda, Francia, Spagna, parlano di noi 29

SITOOn line tutto il Meeting 2011 33di Lorenzo Ronci

MOSTREI ‘150 anni’ riaccendono il desiderio 51di Filomena Armentano

INTERVENTILa costituzione e il popolo 61

MESSAGGIL’uomo non vive senza certezza 57Giorgio Napolitano al Meeting 59

Anno XXXI - N. 4, Dicembre 2011Questo numero è stato chiuso il 06/12/2011

Proprietario/Editore:Fondazione Meeting per l’amiciziafra i popoliAutorizzazione del Tribunale di Riminin. 2008 del 2/11/82

DIRETTORE RESPONSABILE: Alver MetalliCOORDINAMENTO REDAZIONALE:Matteo LessiREDAZIONE: Filomena Armentano, Vanni Casadei, ErikaElleri, Piergiorgio Gattei, Walter Gatti, Rosanna MenghiFOTO: Roberto Masi, Angelo TosiPROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia CrimiVIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - RiminiSTAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - RiminiREDAZIONE E AMMINISTRAZIONE:Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 RiminiTel 0541/78.31.00Telefax 0541/78.64.22.email - [email protected]

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In copertina:Alcune immagini dell'edizione 2011del Meeting

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dimensione fondamentale dell’uomo.Egiustamente, perché è proprio dallacoscienza di essa che deriva la certezzacon cui l’uomo affronta l’esistenza. Ilriconoscimento della propria origine ela “prossimità” di questa stessa origine atutti i momenti dell’esistenza sono lacondizione che permette all’uomo un’au-tentica maturazione della sua persona-lità, uno sguardo positivo verso il futu-ro e una feconda incidenza storica. Èquesto un dato antropologico verifica-bile già nell’esperienza quotidiana: unbambino è tanto più certo e sicuro quan-to più sperimenta la vicinanza dei geni-tori. Ma proprio rimanendo sull’esem-pio del bambino capiamo che, da solo,il riconoscimento della propria originee, conseguentemente,della propria strut-turale dipendenza non basta.Anzi potreb-be apparire - come la storia ha ampia-mente dimostrato - un peso di cui libe-rarsi. Ciò che rende “forte” il bambinoè la certezza dell’amore dei genitori.Occorre, dunque, entrare nell’amore dichi ci ha voluti per poter sperimentarela positività dell’esistenza.Se manca unadelle due, la coscienza dell’origine e lacertezza della meta di bene cui l’uomoè chiamato, diventa impossibile spiega-re il dinamismo profondo dell’esisten-za e comprendere l’uomo.Già nella sto-ria del popolo di Israele, soprattutto nel-l’esperienza dell’esodo descritta nel-l’Antico Testamento, emerge come laforza della speranza derivi dalla presen-za paterna di Dio che guida il suo popo-lo, dalla memoria viva delle sue azioni edalla promessa luminosa sul futuro.L’uomo non può vivere senza una cer-tezza sul proprio destino. “Solo quandoil futuro è certo come realtà positiva,diventa vivibile anche il presente” (Bene-detto XVI, Enc. Spe Salvi, 2). Ma suquale certezza l’uomo può fondare ragio-nevolmente la propria esistenza? Qualè, in definitiva, la speranza che non delu-de? Con l’avvento di Cristo la promes-sa che alimentava la speranza del popo-lo di Israele raggiunge il suo compi-mento, assume un volto personale. InCristo Gesù il destino dell’uomo è sta-to strappato definitivamente dalla nebu-

losità che lo circondava. Attraverso ilFiglio, nella potenza dello Spirito San-to, il Padre ci ha svelato definitivamen-te il futuro positivo che ci attende. “Ilfatto che questo futuro esista, cambia ilpresente; il presente viene toccato dallarealtà futura, e così le cose future si river-sano in quelle presenti e le presenti inquelle future” (ibid., 7). Cristo risorto,presente nella sua Chiesa, nei Sacra-menti e con il suo Spirito, è il fonda-mento ultimo e definitivo dell’esisten-za, la certezza della nostra speranza.Egliè l’eschaton già presente, colui che fadell’esistenza stessa un avvenimentopositivo,una storia di salvezza nella qua-le ogni circostanza rivela il suo vero signi-ficato in rapporto all’eterno. Se mancaquesta coscienza è facile cadere nei rischidell’attualismo,nel sensazionalismo del-le emozioni, in cui tutto si riduce a feno-meno, o della disperazione, nella qualeogni circostanza appare senza senso.Allora l’esistenza diventa una ricercaaffannosa di avvenimenti, di novità pas-seggere, che, alla fine, risultano delu-denti. Solo la certezza che nasce dallafede permette all’uomo di vivere in modointenso il presente e, nello stesso tem-po, di trascenderlo, scorgendo in esso iriflessi dell’eterno cui il tempo è ordi-nato. Solo la presenza riconosciuta diCristo, fonte della vita e destino del-l’uomo, è capace di risvegliare in noi lanostalgia del Paradiso e così di proiet-tarci con fiducia nel futuro, senza pau-re e senza false illusioni.I drammi del secolo scorso hanno ampia-mente dimostrato che quando vienemeno la speranza cristiana, quando cioèviene meno la certezza della fede e ildesiderio delle “cose ultime”, l’uomo sismarrisce e diventa vittima del potere,inizia a chiedere la vita a chi la vita nonpuò dare. Una fede senza speranza haprovocato l’insorgere di una speranzasenza la fede, intramondana.Oggi più che mai noi cristiani siamochiamati a rendere ragione della spe-ranza che è in noi, a testimoniare nelmondo quell’“oltre” senza il quale tuttorimane incomprensibile. Ma per questooccorre “rinascere” come disse Gesù a

Nicodemo, lasciarsi rigenerare dai Sacra-menti e dalla preghiera, riscoprire in essil’alveo di ogni autentica certezza. LaChiesa, rendendo presente nel tempo ilmistero dell’eternità di Dio, è il sogget-to adeguato di questa certezza. Nellacomunità ecclesiale la pro-esistenza delFiglio di Dio ci raggiunge; in essa la vitaeterna, a cui tutta l’esistenza è destina-ta, diventa sperimentabile già da ora.“L’immortalità cristiana - affermavaall’inizio del secolo scorso Padre Festu-gière - ha per carattere proprio di esse-re l’espansione di un’amicizia”. Cos’èinfatti il Paradiso se non il compiersidefinitivo dell’amicizia con Cristo e tradi noi? In questa prospettiva, prosegueil religioso francese, “poco importa inseguito dove ci si trovi. Il cielo è in veri-tà là dove è il Cristo. Così il cuore cheama non desidera altra gioia se non quel-la di vivere sempre presso l’amato”.L’esi-stenza, dunque, non è un procedere cie-co, ma è un andare incontro a colui checi ama. Sappiamo quindi dove stiamoandando, verso chi siamo diretti e que-sto orienta tutta l’esistenza.Eccellenza, auguro che questi brevi pen-sieri possano essere di aiuto per coloroche prendono parte al Meeting.Sua San-tità Benedetto XVI desidera assicurarea tutti, con affetto, il Suo ricordo nellapreghiera e, auspicando che la riflessio-ne di questi giorni rafforzi la certezzache solo Cristo illumina pienamente lanostra esistenza umana, di cuore invia aLei, ai responsabili e agli organizzatoridella manifestazione, come pure a tuttii presenti, una particolare BenedizioneApostolica.Unisco anch’io un cordiale saluto e mivalgo della circostanza per confermar-mi con sensi di distinto ossequio dell’Eccellenza Vostra Reverendissima devo-tissimo nel Signore

Tarcisio Card. BertoneSegretario di Stato di Sua Santità

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Con le celebrazioni del Cen-tocinquantenario ci si è impe-gnati a trarre, senza ricorre-

re ad alcuna forzatura o enfasi reto-rica, ragioni di orgoglio e di fiduciada un’esperienza di storico avanza-mento e progresso della società ita-liana, anche se tra tanti alti e bassi,tragiche deviazioni pagate a carissi-mo prezzo, e dure, faticose riprese.Ma perché abbiamo insistito tantosulle prove che l’Italia unita ha supe-rato, sulla capacità che ha dimostra-to di non perdersi, di non declinare,né dopo l’emorragia e le conseguen-ze traumatiche di una guerra purevinta, né dopo la vergogna di unaguerra d’aggressione e l’umiliazionedi una sconfitta, e quindi di fronte

all’eredità del fascismo e alla sfida delricostruire il paese nella democrazia? Perché abbiamo sottolineato comel’Italia abbia poi saputo attraversarele tensioni della guerra fredda restan-do salda nelle sue fondamenta uni-tarie e democratiche e infine regge-re con successo ad attacchi mortaliallo Stato e alla convivenza civile comequello del terrorismo?Ebbene, abbiamo insistito tanto, econ pieno fondamento, su quel chel’Italia e gli italiani hanno mostratodi essere in periodi cruciali del loropassato, e sulle grandi riserve di risor-se umane e morali, d’intelligenza edi lavoro di cui disponiamo, perchéle sfide e le prove che abbiamo davan-ti sono più che mai ardue, profonde

e di esito incerto.Questo ci dice la crisi che stiamoattraversando. Crisi mondiale, crisieuropea, e dentro questo quadro l’Ita-lia, con i suoi punti di forza e con lesue debolezze, con il suo carico diproblemi antichi e recenti, di ordineistituzionale e politico, di ordine strut-turale, sociale e civile. Nel messaggiodi fine anno 2008, in presenza di unacrisi finanziaria che dagli Stati Uni-ti si propagava all’Europa e minac-ciava l’intera economia mondiale, dis-si – riecheggiando le famose paroledel Presidente Roosevelt, appena elet-to nel 1932 – “l’unica cosa di cui averpaura è la paura stessa”. Ma dinanzia fatti così inquietanti, dinanzi a cri-si gravi, bisogna parlare – e voglioripeterlo oggi qui, rivolgendomi aigiovani – il linguaggio della verità :perché esso “non induce al pessimi-smo, ma sollecita a reagire con corag-gio e lungimiranza”.Abbiamo, noi qui, in Italia, parlatoin questi tre anni il linguaggio dellaverità ? Lo abbiamo fatto abbastan-za, tutti noi che abbiamo responsa-bilità nelle istituzioni, nella società,nelle famiglie, nei rapporti con le gio-vani generazioni ? Stiamo attenti,dare fiducia non significa alimenta-re illusioni ; non si da fiducia e nonsi suscitano le reazioni necessarie,minimizzando o sdrammatizzando inodi critici della realtà, ma guardan-dovi in faccia con intelligenza e concoraggio. Il coraggio della speran-

GiorgioNapolitanoalMeetingUn messaggio che ha richiamato il paese alle sue forze umane e morali di fonte alla grave crisi italiana eeuropea, rivolto ai giovani e al bisogno “di nuove leve e nuovi apporti”. Stralci dall’intervento del presidentedella Repubblica

>Il Presidente Napolitano parla al Meeting

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1987. Monte Koya. Giappone. Don Luigi Giussani e il reverendo Habu-kawa si incontrano, nasce un’amicizia, che coinvolgerà il Meetingper tanti anni, con i monaci buddisti della scuola Shingon presentiogni anno a Rimini.2011, ancora ilMonteKoyae inpiù Tokyo, Fukuy. Questa volta è ilMee-ting che arriva in Giappone invitato dall’ambasciata per una cinquegiorni di dialogosuglobalizzazionee fede insiemeaimonaci eaesper-ti italiani dal 27 ottobre al 1 novembre. Incontri e dialoghi, scopren-do che quello che può cambiare il mondo è prima di tutto quello checambia noi stessi. In queste pagine il racconto di Emilia Guarnieri eun foto diario di quei giorni. Su www.meetingrimini.org la cronacadi quelle giornata, gli interventi, gli articoli usciti e le immagini.

Duemondidue culturelostessocuore

IL MEETING IN GIAPPONE

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LIBRI

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eetingDICEMBRE2011m

l’incontro tra persone di fede e cul-tura diversa , è frutto dell’espe-rienza, è lo stupore di un’amiciziache accade tra uomini che ricono-scono di avere in comune lo stessocuore e la stessa tensione al vero e albene.E questa amicizia precede e generail dialogo, il confronto, la consape-volezza delle legittime diversità.

Ma c’è un ulteriore fattore diesperienza nel Meeting, un fattoredi cui inevitabilmente questo libronon tratta, perchè è un fattore che facultura attraverso il lavoro e non at-traverso la parola: sono i 4000 vo-lontari che collaborano alla realiz-zazione del Meeting.Anche quest’anno la certezza dellaloro passione ideale ha costruito unluogo dove tutti hanno potuto incon-trarsi e parlare, dove, come ha det-to un’ospite egiziana, i valori nonsono qualcosa di cui discutere, maqualcosa che si vede “camminare”.

Ecco allora cosa è adombrato inquella inusuale congiunzione “El’esistenza diventa una immensacertezza”, il coraggio dell’espe-rienza, il coraggio di prendere sul

serio i propri desideri e di parago-narli con la realtà e con gli incontriche la vita dona.Questo è ciò che genera la certezza.

Questa è la cultura che anche ilcontenuto di questo libro docu-menta.

Grazie ai protagonisti di questoMeeting sulla certezza, grazie al-l’amico Savorana che ancora unavolta ci ripropone la ricchezza diquesta cultura generata dall’espe-rienza.

È disponibile nelle principali librerie italiane il volume “Una certezzaper l’esistenza” a cura di Emanuela Belloni e Alberto Savorana, edi-zioni Bur Saggi Rizzoli; oltre 40 interventi tratti dall’edizione del Mee-ting 2011 per ripercorre la provocazione culturale della manifestazioneche ha avuto come titolo “E l’esistenza diventa una immensa cer-tezza”.Il libro vuole offrire uno spaccato dei temi e degli interventi principalidel’edizione appena trascorsa: il tema dei 150 anni dell’unità d’Italiacon gli interventi del Presidente Giorgio Napolitano, degli onorevoliEnrico Letta e Maurizio Lupi, di Giorgio Vittadini, Giuliano Amato e ilgiudice della corte costituzionale Marta Cartabia, gli interventi chiavesul tema di quest’anno dei filosofi Costantino Esposito e Fabrice Had-jadj, di padre Aldo Trento e lo psichiatra Eugenio Borgna, del custodedi Terrasanta Pierbattista Pizzaballa e del biblista José Miguel Garcia.E ancora il mondo arabo con il presidente dell’università di al-AzharUsamah Elabed e il cardinale patriarca di Alessandria Antonios Na-guib, l’imprenditore Tarak Ben Ammar; il cardinale Robert Sarah sultema del volontariato, l’economia con gli interventi di John Elkann eCorrado Passera, la politica con le testimonianza del deputato brasi-

liano Marcos Zerbin e di Paul Jacob Bhatti e il dialogo con il giuristaebreo Joseph H.H. Weiler.Questi sono solo alcuni degli interventi pubblicati che indagano e af-fermano il bisogno condiviso di trovare qualcosa di sicuro, senza ilquale il vivere stesso sarebbe inaccettabile. Uomini di scienza, leaderreligiosi, intellettuali, imprenditori, politici e persone comuni si sonoconfrontati per sette giorni, portando un contributo per affrontarequella che don Giussani ha definito “emergenza uomo” e documen-tando come il destino dell’uomo non sia un’inesorabile incertezza.Le testimonianze raccolte possono aiutare a prendere coscienza di checosa è in gioco e di quale responsabilità compete a chiunque nonabbia rinunciato a vivere all’altezza della propria umanità, secondol’invito del Presidente Giorgio Napolitano: “Portate, nel tempo dell’in-certezza, il vostro anelito di certezza”. Il Meeting è stata la possibilitàdi incontrare uomini certi, di fede, cultura ed estrazione sociale di-versa, ma accomunati dalla stessa esperienza di certezza. Il libro vuoleessere un contributo per rilanciare ancora questa esperienza di cer-tezza, in un tempo che continua ad essere segnato da profonde in-certezze.

IL MEETING 2011 IN UN LIBRO

L’auditorium del Meeting

Dicembre2011:Layout 1 7-12-2011 18:00 Pagina 56

MESSAGGI

Eccellenza Reverendissima,anchequest’anno ho la gioia di tra-smettere il cordiale saluto del

Santo Padre a Vostra Eccellenza, agliorganizzatori e a tutti i partecipanti alMeeting per l’Amicizia tra i Popoli, chesi svolge in questi giorni a Rimini. Iltema scelto per l’edizione 2011 -“E l’esi-stenza diventa un’immensa certezza” -suscita vari profondi interrogativi: checos’è l’esistenza? Che cos’è la certezza?E soprattutto:qual è il fondamento del-la certezza senza la quale l’uomo nonpuò vivere?Sarebbe interessante entrare nella ric-chissima riflessione che la filosofia, fin

dai suoi albori, ha sviluppato attornoall’esperienza dell’esistere, dell’esserci,giungendo a conclusioni importanti,maspesso anche contraddittorie e parziali.Possiamo tuttavia essere condotti diret-tamente all’essenziale partendo dal-l’etimologia latina del termine esisten-za: ex sistere. Heidegger, interpretan-dola come un“non permanere”,ha mes-so in evidenza il carattere dinamico del-la vita dell’uomo.Ma ex sistere evoca in noi almeno altridue significati, ancora più descrittividell’esperienza umana dell’esistere e che,in un certo senso, sono all’origine deldinamismo stesso analizzato da Hei-

degger. La particella ex ci fa pensare auna provenienza e, nello stesso tempo,ad un distacco.L’esistenza sarebbe dun-que uno “stare, essendo provenuti da” e,allo stesso tempo, un “portarsi oltre”,quasi un “trascendere” che definisce inmodo permanente lo stesso “stare”.Toc-chiamo qui il livello più originario del-la vita umana: la sua creaturalità, il suoessere strutturalmente dipendente daun’origine, il suo essere voluta da qual-cuno verso cui,quasi inconsapevolmente,tende. Il compianto mons. Luigi Gius-sani, che con il suo fecondo carisma èall’origine della manifestazione rimi-nese, ha più volte insistito su questa

L’uomononvivesenzacertezzaNel messaggio di Benedetto XVI l’esistenza come un “andare incontro a colui che ci ama”,sapendo “dove stiamo andando, verso chi siamo diretti e questo – afferma il Santo Padre –orienta tutta l’esistenza

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La Santa Messa al Meeting

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1987. Monte Koya. Giappone. Don Luigi Giussani e il reverendo Habu-kawa si incontrano, nasce un’amicizia, che coinvolgerà il Meetingper tanti anni, con i monaci buddisti della scuola Shingon presentiogni anno a Rimini.2011, ancora ilMonteKoyae inpiù Tokyo, Fukuy. Questa volta è ilMee-ting che arriva in Giappone invitato dall’ambasciata per una cinquegiorni di dialogosuglobalizzazionee fede insiemeaimonaci eaesper-ti italiani dal 27 ottobre al 1 novembre. Incontri e dialoghi, scopren-do che quello che può cambiare il mondo è prima di tutto quello checambia noi stessi. In queste pagine il racconto di Emilia Guarnieri eun foto diario di quei giorni. Su www.meetingrimini.org la cronacadi quelle giornata, gli interventi, gli articoli usciti e le immagini.

Duemondidue culturelostessocuore

IL MEETING IN GIAPPONE

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l’incontro tra persone di fede e cul-tura diversa , è frutto dell’espe-rienza, è lo stupore di un’amiciziache accade tra uomini che ricono-scono di avere in comune lo stessocuore e la stessa tensione al vero e albene.E questa amicizia precede e generail dialogo, il confronto, la consape-volezza delle legittime diversità.

Ma c’è un ulteriore fattore diesperienza nel Meeting, un fattoredi cui inevitabilmente questo libronon tratta, perchè è un fattore che facultura attraverso il lavoro e non at-traverso la parola: sono i 4000 vo-lontari che collaborano alla realiz-zazione del Meeting.Anche quest’anno la certezza dellaloro passione ideale ha costruito unluogo dove tutti hanno potuto incon-trarsi e parlare, dove, come ha det-to un’ospite egiziana, i valori nonsono qualcosa di cui discutere, maqualcosa che si vede “camminare”.

Ecco allora cosa è adombrato inquella inusuale congiunzione “El’esistenza diventa una immensacertezza”, il coraggio dell’espe-rienza, il coraggio di prendere sul

serio i propri desideri e di parago-narli con la realtà e con gli incontriche la vita dona.Questo è ciò che genera la certezza.

Questa è la cultura che anche ilcontenuto di questo libro docu-menta.

Grazie ai protagonisti di questoMeeting sulla certezza, grazie al-l’amico Savorana che ancora unavolta ci ripropone la ricchezza diquesta cultura generata dall’espe-rienza.

È disponibile nelle principali librerie italiane il volume “Una certezzaper l’esistenza” a cura di Emanuela Belloni e Alberto Savorana, edi-zioni Bur Saggi Rizzoli; oltre 40 interventi tratti dall’edizione del Mee-ting 2011 per ripercorre la provocazione culturale della manifestazioneche ha avuto come titolo “E l’esistenza diventa una immensa cer-tezza”.Il libro vuole offrire uno spaccato dei temi e degli interventi principalidel’edizione appena trascorsa: il tema dei 150 anni dell’unità d’Italiacon gli interventi del Presidente Giorgio Napolitano, degli onorevoliEnrico Letta e Maurizio Lupi, di Giorgio Vittadini, Giuliano Amato e ilgiudice della corte costituzionale Marta Cartabia, gli interventi chiavesul tema di quest’anno dei filosofi Costantino Esposito e Fabrice Had-jadj, di padre Aldo Trento e lo psichiatra Eugenio Borgna, del custodedi Terrasanta Pierbattista Pizzaballa e del biblista José Miguel Garcia.E ancora il mondo arabo con il presidente dell’università di al-AzharUsamah Elabed e il cardinale patriarca di Alessandria Antonios Na-guib, l’imprenditore Tarak Ben Ammar; il cardinale Robert Sarah sultema del volontariato, l’economia con gli interventi di John Elkann eCorrado Passera, la politica con le testimonianza del deputato brasi-

liano Marcos Zerbin e di Paul Jacob Bhatti e il dialogo con il giuristaebreo Joseph H.H. Weiler.Questi sono solo alcuni degli interventi pubblicati che indagano e af-fermano il bisogno condiviso di trovare qualcosa di sicuro, senza ilquale il vivere stesso sarebbe inaccettabile. Uomini di scienza, leaderreligiosi, intellettuali, imprenditori, politici e persone comuni si sonoconfrontati per sette giorni, portando un contributo per affrontarequella che don Giussani ha definito “emergenza uomo” e documen-tando come il destino dell’uomo non sia un’inesorabile incertezza.Le testimonianze raccolte possono aiutare a prendere coscienza di checosa è in gioco e di quale responsabilità compete a chiunque nonabbia rinunciato a vivere all’altezza della propria umanità, secondol’invito del Presidente Giorgio Napolitano: “Portate, nel tempo dell’in-certezza, il vostro anelito di certezza”. Il Meeting è stata la possibilitàdi incontrare uomini certi, di fede, cultura ed estrazione sociale di-versa, ma accomunati dalla stessa esperienza di certezza. Il libro vuoleessere un contributo per rilanciare ancora questa esperienza di cer-tezza, in un tempo che continua ad essere segnato da profonde in-certezze.

IL MEETING 2011 IN UN LIBRO

L’auditorium del Meeting

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MESSAGGI

Eccellenza Reverendissima,anchequest’anno ho la gioia di tra-smettere il cordiale saluto del

Santo Padre a Vostra Eccellenza, agliorganizzatori e a tutti i partecipanti alMeeting per l’Amicizia tra i Popoli, chesi svolge in questi giorni a Rimini. Iltema scelto per l’edizione 2011 -“E l’esi-stenza diventa un’immensa certezza” -suscita vari profondi interrogativi: checos’è l’esistenza? Che cos’è la certezza?E soprattutto:qual è il fondamento del-la certezza senza la quale l’uomo nonpuò vivere?Sarebbe interessante entrare nella ric-chissima riflessione che la filosofia, fin

dai suoi albori, ha sviluppato attornoall’esperienza dell’esistere, dell’esserci,giungendo a conclusioni importanti,maspesso anche contraddittorie e parziali.Possiamo tuttavia essere condotti diret-tamente all’essenziale partendo dal-l’etimologia latina del termine esisten-za: ex sistere. Heidegger, interpretan-dola come un“non permanere”,ha mes-so in evidenza il carattere dinamico del-la vita dell’uomo.Ma ex sistere evoca in noi almeno altridue significati, ancora più descrittividell’esperienza umana dell’esistere e che,in un certo senso, sono all’origine deldinamismo stesso analizzato da Hei-

degger. La particella ex ci fa pensare auna provenienza e, nello stesso tempo,ad un distacco.L’esistenza sarebbe dun-que uno “stare, essendo provenuti da” e,allo stesso tempo, un “portarsi oltre”,quasi un “trascendere” che definisce inmodo permanente lo stesso “stare”.Toc-chiamo qui il livello più originario del-la vita umana: la sua creaturalità, il suoessere strutturalmente dipendente daun’origine, il suo essere voluta da qual-cuno verso cui,quasi inconsapevolmente,tende. Il compianto mons. Luigi Gius-sani, che con il suo fecondo carisma èall’origine della manifestazione rimi-nese, ha più volte insistito su questa

L’uomononvivesenzacertezzaNel messaggio di Benedetto XVI l’esistenza come un “andare incontro a colui che ci ama”,sapendo “dove stiamo andando, verso chi siamo diretti e questo – afferma il Santo Padre –orienta tutta l’esistenza

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La Santa Messa al Meeting

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IL MEETING IN GIAPPONE

10NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011m

Il Santo Padre ad Assisi ha richia-mato con forza che cosa com-porta la scomparsa di Dio nel-

la nostra società: “L’assenza di Dioporta al decadimento dell’uomo e del-l’umanesimo”. Quando abbiamo let-to queste parole, noi, una delegazio-ne di persone di Comunione e Libe-razione e del Meeting, con il cuore ela preghiera verso Assisi, eravamo aTokyo, invitati dall’ambasciatore Vin-cenzo Petrone e dai monaci buddistidel monte Koya, per partecipare adalcune giornate di dialogo tra cristia-nesimo e buddhismo sui grandi temidel senso religioso, del rapporto conla realtà, della bellezza, dell’educa-zione, in una società in cui le spintea costruire un mondo fondato sul-l’assenza di Dio sono sempre più for-ti.

Tutto è nato da un fatto accaduto24 anni fa, ma che ha dominato edeterminato le nostre giornate nip-poniche. Era il maggio del 1987 quan-do mons.Giussani,fondatore di Comu-nione e Liberazione, incontrò al Koya-san, tempio del buddhismo Shingon,il reverendo Shodo Habukawa. Par-larono del bisogno che l’uomo ha del-l’Assoluto, dell’ educazione dei gio-vani, della progressiva secolarizzazio-ne della società. Nacque un’amiciziatra questi due grandi maestri, intes-suta di stima, di rispetto, di affetto, dicondivisa ansia di infinito.Dopo que-

sto incontro don Giussani suggerì anoi del Meeting di invitare a Riminii monaci per mostrare e raccontare laloro esperienza. Dal 1988 quattordi-ci volte vennero in Italia, ma mai cisaremmo aspettati che quell’incontroavesse determinato a tal punto l’esi-stenza di Habukawa e della sua comu-nità da far dire ad uno dei suoi mona-ci, in occasione di una delle sessionidi lavoro, “già da quel giorno siamouniti”.

Nel messaggio inviato all’amba-sciatore Petrone don Julián Carrón,aveva scritto, a proposito di Habuka-wa e don Giussani: “La storia del lorolegame è un esempio solare di un ecu-menismo reale, che non si esaurisce

in una generica tolleranza, estraneaall’altro, ma è «un amore alla veritàche è presente, fosse anche per unframmento, in chiunque», per cui «siè trascinati da un totalizzante stupo-re del bello. (…) Questa apertura fatrovare a casa propria presso chiun-que conservi un brandello di verità, aproprio agio dovunque» (don Gius-sani)”. Un legame forte,ma non avrem-mo mai pensato di trovare una inte-ra parete del monastero coperta dal-le foto del Meeting e di don Giussa-ni. Oppure che il reverendo Habu-kawa portasse il suo saluto nella pri-ma serata presso l’ambasciata tenen-do in mano la foto di don Giussani eche l’ambasciatore riconoscesse quel-l’amicizia nata 24 anni fa come “unostraordinario servizio al suo paese”.

La prima mattina della nostra per-manenza al tempio del Koyasan abbia-mo partecipato alla suggestiva ceri-monia del fuoco durante la quale l’aba-te Habukawa, accompagnato dallamusica e dai canti dei monaci, accen-de il sacro fuoco. Più di un’ora tra-scorre prima che il fuoco risplenda edillumini con tutta la sua potenza.Un’in-tera ora, nella quale l’abate getta sul-la fiamma,con calma ritualità un gra-no di incenso dopo l’altro, compien-do gesti che paiono quasi delicatecarezze sull’incenso, sugli oggetti, sututti i frammenti di realtà che la litur-gia prevede debbano essere toccati.

In GiapponeseguendoduemaestriUn avvenimento frutto di un’amicizia nata 24 anni fa tra don Luigi Giussani e il reveredendo Habuakawa,monaco buddista shingon. Un’amicizia continuata in questi anni come raccontano i segni e i fattiche hanno segnato il viaggio nell’Estremo Oriente

di Emilia Guarnieri

DonMassimo Camisasca

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IL MEETING IN GIAPPONE

11NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

Nella penombra illuminata solo daquel fuoco si guarda con commossostupore quell’uomo visibilmente domi-nato da un sentimento di obbedien-za al mistero dell’Assoluto,per lui sen-za volto e senza nome, ma non perquesto meno reale .

Al termine di questa cerimonia,mentre sentivamo pronunciare i nomidi don Giussani, di Giovanni PaoloII e di don Francesco Ricci, il sacer-dote forlivese che per primo avevaaccompagnato don Giussani in Giap-pone, siamo passati lentamente davan-ti alle immagini di questi sacerdoticristiani che i monaci buddhisti ave-vano voluto fossero collocate nel cuo-re del loro tempio!

Di fronte a quella preghiera, a queicanti struggenti nella loro asprezza, aquei gesti così evocativi del Misteroe al tempo stesso così bisognosi del-la sua presenza, si toccavano con manoquei frammenti di verità, citati nelmessaggio di don Carrón,vissuti anche

nei momenti di incontro ufficiale comenella seconda giornata a Tokyo pres-so l’Istituto Italiano di Cultura; a temail rapporto dell’uomo con la realtà,con Costantino Esposito che ha indi-viduato nel tema della bellezza la pos-sibilità di un dialogo fecondo, con ilreverendo Eisho Yagi,allievo di Habu-kawa, che ha raccontato la sua espe-rienza in Uganda e in Kenya insiemea missionari cattolici, con il professorAmitrano che ha raccontato le trac-ce del cristianesimo in alcune operedel famoso scrittore giapponese Miya-zawa Kenji e con il poeta Marcoaldiche ha rilevato come “cristiani o bud-dhisti, oltre che i tanti “dubitanti”come me,si rivolgano le stesse doman-de sul senso trascendente della vita”.La bellezza è tornata il secondo gior-no con lo scultore giapponese Sotooche ha raccontato il suo lavoro allaSagrada Familia, alla ricerca di quel-la bellezza “che costruisce tutto. Sivede da fuori,ma ha una radice inter-

na” ad ogni uomo.Giornate piene, intense, “un avve-

nimento frutto di una amicizia” l’hadefinito don Massimo Camisasca,chiedendo “di restare aperti di frontea ciò che può accadere, guidati dainostri maestri”Habukawa e don Gius-sani che “hanno generato amiciziavera, segno di una nuova civiltà”, haricordato don Ambrogio Pisoni del-l’Università cattolica di Milano.Dopoquesti giorni il dialogo non può checontinuare nel segno di un’amiciziache ha spalancato nuove porte attra-verso l’incontro con i monaci dellascuola Zen Soto del tempio Eiheijiperché come ha detto il reverendoHabukawa: “Non è qualcosa di 24anni fa, è qualcosa che sta accadendoora”. L'esperienza vissuta in Giappo-ne è per noi il contributo che conse-gnamo nelle mani di Benedetto XVIcome tentativo di immedesimazionecon il Suo cuore e spirito con cui haindetto la giornata di Assisi.

Emilia Guarnieri con il professor Soho Habukawa

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E comeesperienza

“E l’esistenza diventa un’immensacertezza”: questo il titolo della32a edizione del Meeting per

l’amicizia tra i popoli, che si è svol-to a Rimini dal 21 al 27 agosto 2011e del quale il presente volume rac-coglie alcuni dei contributi che nehanno segnato il percorso cultura-le.

Quando, nei mesi che precede-vano il Meeting, avevamo lanciatoil tema eravamo consapevoli di col-locarci all’interno di una sfida cul-turale.Osavamo parlare di certezza in untempo segnato da profonde incer-tezze ed in una temperie culturalerelativista che fa dell’incertezza ilsuo vessillo.Era chiaro che nell’orizzonte dellariflessione che il Meeting avrebbesviluppato si stagliava una fonda-mentale domanda: “può l’uomo rag-giungere certezze relativamente asé e al suo rapporto con la realtà?”.Una intera settimana di appunta-menti è stata la documentazione dicosa possa essere la certezza ed èstata la possibilità di incontrareuomini certi, uomini diversi per fede,cultura, estrazione sociale, ma acco-munati dall’esperienza di una “ine-vitabile” certezza.

Prima del Meeting tanti si eranochiesti il senso di quella inusualecongiunzione “e” con la quale il ti-

tolo esordiva e che lasciava comeintuire che prima ci fosse qualcosadi non detto, qualcosa di presup-posto che consentisse il raggiungi-mento della certezza.Ora, a Meeting concluso, possiamoriconoscere che quel “prima” ha unnome: esperienza.

Il Meeting 2011 è stato il trionfodell’esperienza.È risultato clamorosamente evidenteche all’origine di ogni evento cul-turale proposto, mostra, conferen-za, spettacolo, c’era lo spessore diuna esperienza umana.Chi leggerà le pagine di questo libroapprezzerà la ricchezza culturale deicontributi in esso contenuti, ma al

tempo stesso dovrà constatare quan-to essi parlino il linguaggio del-l’esperienza.

È questo nesso tra esperienza ecultura uno dei tratti più significa-tivi del Meeting, se per esperienzanon si intende semplicemente unmeccanico fare e se, quando sipensa alla cultura, si intende qual-cosa di diverso dall’accumulo di no-zioni o dalla gestione dell’ideologia.

È difficile non riscontrare nelMeeting certi tratti caratteristicidel carisma di don Giussani nelquale i termini “cultura” ed “espe-rienza” vivono di un riverbero reci-proco: “L’esperienza è il capire unacosa... scoprirne il senso nella suaconnessione con il resto”, “cultura èintroduzione della persona nella to-talità del reale come senso nel qualeogni particolare acquista valore”.Per don Giussani cultura ed espe-rienza hanno entrambe a che farecon la questione del senso, del signi-ficato ultimo del vivere.

E al Meeting accade, quasi perosmosi, che chi interviene difficil-mente riesce a sottrarsi alla provo-cazione di comunicare la propriaesperienza, mettendosi personal-mente in gioco e offrendo lo spet-tacolo di una esperienza che di-venta cultura e di una cultura chenasce dall’esperienza.

Al Meeting anche il dialogo,

Il coraggio dell’esperienza, il coraggio di prendere sul serio i propri desideri e di paragonarli con la realtà econ gli incontri che la vita dona. Questo è ciò che genera la certezza. La prefazione di Emilia Guarnieri allibro sull’edizione appena trascorsa

di Emilia Guarnieri

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a cura diEmanuela Belloni e Alberto Savorana

Una certezza per l’esistenzaPresentazione di Emilia Guarnieri

Edizioni Bur Saggi Rizzoli,pp. 464 € 12,00

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

LIBRI

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IL MEETING IN GIAPPONE

10NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011m

Il Santo Padre ad Assisi ha richia-mato con forza che cosa com-porta la scomparsa di Dio nel-

la nostra società: “L’assenza di Dioporta al decadimento dell’uomo e del-l’umanesimo”. Quando abbiamo let-to queste parole, noi, una delegazio-ne di persone di Comunione e Libe-razione e del Meeting, con il cuore ela preghiera verso Assisi, eravamo aTokyo, invitati dall’ambasciatore Vin-cenzo Petrone e dai monaci buddistidel monte Koya, per partecipare adalcune giornate di dialogo tra cristia-nesimo e buddhismo sui grandi temidel senso religioso, del rapporto conla realtà, della bellezza, dell’educa-zione, in una società in cui le spintea costruire un mondo fondato sul-l’assenza di Dio sono sempre più for-ti.

Tutto è nato da un fatto accaduto24 anni fa, ma che ha dominato edeterminato le nostre giornate nip-poniche. Era il maggio del 1987 quan-do mons.Giussani,fondatore di Comu-nione e Liberazione, incontrò al Koya-san, tempio del buddhismo Shingon,il reverendo Shodo Habukawa. Par-larono del bisogno che l’uomo ha del-l’Assoluto, dell’ educazione dei gio-vani, della progressiva secolarizzazio-ne della società. Nacque un’amiciziatra questi due grandi maestri, intes-suta di stima, di rispetto, di affetto, dicondivisa ansia di infinito.Dopo que-

sto incontro don Giussani suggerì anoi del Meeting di invitare a Riminii monaci per mostrare e raccontare laloro esperienza. Dal 1988 quattordi-ci volte vennero in Italia, ma mai cisaremmo aspettati che quell’incontroavesse determinato a tal punto l’esi-stenza di Habukawa e della sua comu-nità da far dire ad uno dei suoi mona-ci, in occasione di una delle sessionidi lavoro, “già da quel giorno siamouniti”.

Nel messaggio inviato all’amba-sciatore Petrone don Julián Carrón,aveva scritto, a proposito di Habuka-wa e don Giussani: “La storia del lorolegame è un esempio solare di un ecu-menismo reale, che non si esaurisce

in una generica tolleranza, estraneaall’altro, ma è «un amore alla veritàche è presente, fosse anche per unframmento, in chiunque», per cui «siè trascinati da un totalizzante stupo-re del bello. (…) Questa apertura fatrovare a casa propria presso chiun-que conservi un brandello di verità, aproprio agio dovunque» (don Gius-sani)”. Un legame forte,ma non avrem-mo mai pensato di trovare una inte-ra parete del monastero coperta dal-le foto del Meeting e di don Giussa-ni. Oppure che il reverendo Habu-kawa portasse il suo saluto nella pri-ma serata presso l’ambasciata tenen-do in mano la foto di don Giussani eche l’ambasciatore riconoscesse quel-l’amicizia nata 24 anni fa come “unostraordinario servizio al suo paese”.

La prima mattina della nostra per-manenza al tempio del Koyasan abbia-mo partecipato alla suggestiva ceri-monia del fuoco durante la quale l’aba-te Habukawa, accompagnato dallamusica e dai canti dei monaci, accen-de il sacro fuoco. Più di un’ora tra-scorre prima che il fuoco risplenda edillumini con tutta la sua potenza.Un’in-tera ora, nella quale l’abate getta sul-la fiamma,con calma ritualità un gra-no di incenso dopo l’altro, compien-do gesti che paiono quasi delicatecarezze sull’incenso, sugli oggetti, sututti i frammenti di realtà che la litur-gia prevede debbano essere toccati.

In GiapponeseguendoduemaestriUn avvenimento frutto di un’amicizia nata 24 anni fa tra don Luigi Giussani e il reveredendo Habuakawa,monaco buddista shingon. Un’amicizia continuata in questi anni come raccontano i segni e i fattiche hanno segnato il viaggio nell’Estremo Oriente

di Emilia Guarnieri

DonMassimo Camisasca

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IL MEETING IN GIAPPONE

11NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

Nella penombra illuminata solo daquel fuoco si guarda con commossostupore quell’uomo visibilmente domi-nato da un sentimento di obbedien-za al mistero dell’Assoluto,per lui sen-za volto e senza nome, ma non perquesto meno reale .

Al termine di questa cerimonia,mentre sentivamo pronunciare i nomidi don Giussani, di Giovanni PaoloII e di don Francesco Ricci, il sacer-dote forlivese che per primo avevaaccompagnato don Giussani in Giap-pone, siamo passati lentamente davan-ti alle immagini di questi sacerdoticristiani che i monaci buddhisti ave-vano voluto fossero collocate nel cuo-re del loro tempio!

Di fronte a quella preghiera, a queicanti struggenti nella loro asprezza, aquei gesti così evocativi del Misteroe al tempo stesso così bisognosi del-la sua presenza, si toccavano con manoquei frammenti di verità, citati nelmessaggio di don Carrón,vissuti anche

nei momenti di incontro ufficiale comenella seconda giornata a Tokyo pres-so l’Istituto Italiano di Cultura; a temail rapporto dell’uomo con la realtà,con Costantino Esposito che ha indi-viduato nel tema della bellezza la pos-sibilità di un dialogo fecondo, con ilreverendo Eisho Yagi,allievo di Habu-kawa, che ha raccontato la sua espe-rienza in Uganda e in Kenya insiemea missionari cattolici, con il professorAmitrano che ha raccontato le trac-ce del cristianesimo in alcune operedel famoso scrittore giapponese Miya-zawa Kenji e con il poeta Marcoaldiche ha rilevato come “cristiani o bud-dhisti, oltre che i tanti “dubitanti”come me,si rivolgano le stesse doman-de sul senso trascendente della vita”.La bellezza è tornata il secondo gior-no con lo scultore giapponese Sotooche ha raccontato il suo lavoro allaSagrada Familia, alla ricerca di quel-la bellezza “che costruisce tutto. Sivede da fuori,ma ha una radice inter-

na” ad ogni uomo.Giornate piene, intense, “un avve-

nimento frutto di una amicizia” l’hadefinito don Massimo Camisasca,chiedendo “di restare aperti di frontea ciò che può accadere, guidati dainostri maestri”Habukawa e don Gius-sani che “hanno generato amiciziavera, segno di una nuova civiltà”, haricordato don Ambrogio Pisoni del-l’Università cattolica di Milano.Dopoquesti giorni il dialogo non può checontinuare nel segno di un’amiciziache ha spalancato nuove porte attra-verso l’incontro con i monaci dellascuola Zen Soto del tempio Eiheijiperché come ha detto il reverendoHabukawa: “Non è qualcosa di 24anni fa, è qualcosa che sta accadendoora”. L'esperienza vissuta in Giappo-ne è per noi il contributo che conse-gnamo nelle mani di Benedetto XVIcome tentativo di immedesimazionecon il Suo cuore e spirito con cui haindetto la giornata di Assisi.

Emilia Guarnieri con il professor Soho Habukawa

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Presenta il tuo cortometraggio, della durata massima di 10 minuti, entro il 4 Maggio 2012 e potrai vincere un soggiorno studio di 10 settimane presso la School of Visual Arts, oppure una borsa di studio di un anno presso l’Accademia del Cinema e della Televisione di Cinecittà a Roma o ancora un premio di 1.500,00 euro!

Il Meeting Rimini Film Festival, nasce con l’intento di valorizzare opere che raccontano e approfondiscono, con autenticità, il tema dell’uomo impegnato con la vita quotidiana, svelandone gli aspetti seri, ironici, drammatici, appassionati, enigmatici, ...Al fine di condividere il percorso umano e professionale di ricerca, scoperta e giudizio, il Festival offre ai suoi partecipanti momenti di incontro con affermati maestri del settore.

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MEETING RIMINI FILM FESTIVALConcorso internazionale di cortometraggi

Per informazioni

MADE OFFICINA CREATIVA

tel. +39 0541 709131

fax +39 0541 439995

Orari 9.30-13.00/15.00-18.00

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Organizzato da

Fondazione Meeting

per l’amicizia fra i popoli

In collaborazione con

School of Visual Arts

Milano Cinema e Televisione

di Fondazione Milano

Il mensile di Cinema Best Movie

Radio Cinema

ACT Multimedia

Made Officina Creativa

HAI UN CORTO NEL CASSETTO?È GIUNTA L’ORA DI MOSTRARLO A TUTTI!

E comeesperienza

“E l’esistenza diventa un’immensacertezza”: questo il titolo della32a edizione del Meeting per

l’amicizia tra i popoli, che si è svol-to a Rimini dal 21 al 27 agosto 2011e del quale il presente volume rac-coglie alcuni dei contributi che nehanno segnato il percorso cultura-le.

Quando, nei mesi che precede-vano il Meeting, avevamo lanciatoil tema eravamo consapevoli di col-locarci all’interno di una sfida cul-turale.Osavamo parlare di certezza in untempo segnato da profonde incer-tezze ed in una temperie culturalerelativista che fa dell’incertezza ilsuo vessillo.Era chiaro che nell’orizzonte dellariflessione che il Meeting avrebbesviluppato si stagliava una fonda-mentale domanda: “può l’uomo rag-giungere certezze relativamente asé e al suo rapporto con la realtà?”.Una intera settimana di appunta-menti è stata la documentazione dicosa possa essere la certezza ed èstata la possibilità di incontrareuomini certi, uomini diversi per fede,cultura, estrazione sociale, ma acco-munati dall’esperienza di una “ine-vitabile” certezza.

Prima del Meeting tanti si eranochiesti il senso di quella inusualecongiunzione “e” con la quale il ti-

tolo esordiva e che lasciava comeintuire che prima ci fosse qualcosadi non detto, qualcosa di presup-posto che consentisse il raggiungi-mento della certezza.Ora, a Meeting concluso, possiamoriconoscere che quel “prima” ha unnome: esperienza.

Il Meeting 2011 è stato il trionfodell’esperienza.È risultato clamorosamente evidenteche all’origine di ogni evento cul-turale proposto, mostra, conferen-za, spettacolo, c’era lo spessore diuna esperienza umana.Chi leggerà le pagine di questo libroapprezzerà la ricchezza culturale deicontributi in esso contenuti, ma al

tempo stesso dovrà constatare quan-to essi parlino il linguaggio del-l’esperienza.

È questo nesso tra esperienza ecultura uno dei tratti più significa-tivi del Meeting, se per esperienzanon si intende semplicemente unmeccanico fare e se, quando sipensa alla cultura, si intende qual-cosa di diverso dall’accumulo di no-zioni o dalla gestione dell’ideologia.

È difficile non riscontrare nelMeeting certi tratti caratteristicidel carisma di don Giussani nelquale i termini “cultura” ed “espe-rienza” vivono di un riverbero reci-proco: “L’esperienza è il capire unacosa... scoprirne il senso nella suaconnessione con il resto”, “cultura èintroduzione della persona nella to-talità del reale come senso nel qualeogni particolare acquista valore”.Per don Giussani cultura ed espe-rienza hanno entrambe a che farecon la questione del senso, del signi-ficato ultimo del vivere.

E al Meeting accade, quasi perosmosi, che chi interviene difficil-mente riesce a sottrarsi alla provo-cazione di comunicare la propriaesperienza, mettendosi personal-mente in gioco e offrendo lo spet-tacolo di una esperienza che di-venta cultura e di una cultura chenasce dall’esperienza.

Al Meeting anche il dialogo,

Il coraggio dell’esperienza, il coraggio di prendere sul serio i propri desideri e di paragonarli con la realtà econ gli incontri che la vita dona. Questo è ciò che genera la certezza. La prefazione di Emilia Guarnieri allibro sull’edizione appena trascorsa

di Emilia Guarnieri

>

a cura diEmanuela Belloni e Alberto Savorana

Una certezza per l’esistenzaPresentazione di Emilia Guarnieri

Edizioni Bur Saggi Rizzoli,pp. 464 € 12,00

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

LIBRI

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Page 12: Notiziario Meeting dicembre 2011

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MOSTRE

nuovo e molto provocatorio pertutti. Non è un caso che questaesperienza sia sbocciata proprio inquesto particolare frangente sto-rico, in cui la crisi è un dato e in cuiè forte la domanda rispetto a dovepuò rinascere la crescita, da checosa si può ricreare la ricchezza del-l’Italia?«La mostra aiuta, nel periodo dicrisi che stiamo vivendo – notaAlessandra Vitez –, a percepire qualsia il vero problema e cioè l’affie-volirsi del desiderio dell’uomo. Unproblema antropologico, dunque,prima ancora che economico e fi-nanziario».Sarà nelle prossime settimane e neiprossimi mesi possibile visitare lamostra “150 anni di Sussidiarietà”in tante altre città e tutto il calen-dario è disponibile sul sitowww.meetingmostre.com. Da se-gnalare il fatto che la mostra sarà

ospitata dalla Camera dei Depu-tati dal 25 gennaio al 7 febbraio2012 e inaugurata dalle massimeistituzioni della Repubblica Ita-liana. Sarà aperta al pubblico nellagiornata del 5 febbraio.Non solo quella dedicata all’unitàd’Italia bensì tutte le mostre pro-dotte dal Meeting continuano a gi-rare: «Le mostre itineranti – sotto-linea Alessandra Vitez – si stannorivelando sempre di più un’occa-sione durante l’anno che aiutal’uomo nella scoperta dell’umano,del bello della verità di sé, del si-gnificato delle cose. Le mostre iti-neranti sono sempre di più questofatto e coinvolgono dal politico al-l’imprenditore, dalle grandi cittàfino ai piccoli paesi per raggiun-gere tutte le persone che si sentonocoinvolte con quei contenuti».In programma a Pavia fino al 22dicembre la mostra dedicata alla

figura di Sant’Agostino, dal 13 al19 dicembre a Gatteo la mostra“Alle fonti dell’energia”, dal 5 al 17dicembre a Gorizia “Edith Stein”.Fino al 12 dicembre a Livorno sipotrà visitare la mostra dedicataalla figura di San Carlo Borromeoche nei prossimi mesi, inoltre, saràospitata a Roma nella cornice diPalazzo Borromeo, sede dell’am-basciata d’Italia presso la SantaSede.A stupire anche il fatto che sonomolte le mostre degli anni passatiad essere ancora molto richieste inItalia e all’estero. Alcuni esempisono quelli della “Rosa bianca”,“Caravaggio”, “Guareschi”. «Signi-fica che il desiderio che la gente hadi conoscere è grande. Significache il desiderio che la gente ha dicoinvolgersi con la storia di altri,con qualcosa che commuove ilcuore, è vivo».

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La mostra di “150 anni di Sussidiarietà” in Piazza Duomo a Milano

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IL MEETING IN GIAPPONE

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27 OTTOBRE24 anni di amicizia si condensanonella serata inaugurale presso laresidenza dell'ambasciatore Vin-cenzo Petrone. "La persona di donLuigi Giussani per noi è indimenti-cabile", racconta Shodo Habukawasalutando i presenti dopo l'inter-vento del Presidente del Meeting edel Nunzio apostolico. C'è spazioanche per la musica Gagaku e unconcerto del maestro giapponeseAoki con la musica napoletana.

Rimini-Monte Koya nel s

28 OTTOBRE“Abbiamo due amici che non tradi-scono il cuore e la realtà”. Cosi donAmbrogio Pisoni conclude la se-conda giornata che si svolge pressol'Istituto Italiano di Cultura par-lando di don Giussani e Habukawa.A Tokyo si dialoga a partire dal temadel senso religioso e del rapportodell'uomo con la realtà insieme adon Massimo Camisasca, lo stu-dioso Giorgio Amitrano, l'abateYagi, il filosofo Costantino Espositoe lo scrittore Franco Marcoaldi.

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IL MEETING IN GIAPPONE

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31 OTTOBREL'incontro con i monaci della scuola Soto Zen, nella pre-fettura di Fukuy presso il Tempio Eiheiji, uno dei centripiù importanti del buddismo Zen.

nel segno di un’amicizia29 OTTOBREIl Meeting per la prima volta nella storia arriva al Monte Koya.La sorpresa di trovare all'interno del monastero di Habukawaun'intera parete dedicata al Meeting e della partecipazione ilgiorno seguente di oltre un centinaioi di persone alla giornatadel convegno. Il reverendo Matsunaga, massima autorità delbuddhismo Shingon, auspica "l'unione delle nostre forze perraggiungere e collaborare alla felicita dei popoli".

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MOSTRE

nuovo e molto provocatorio pertutti. Non è un caso che questaesperienza sia sbocciata proprio inquesto particolare frangente sto-rico, in cui la crisi è un dato e in cuiè forte la domanda rispetto a dovepuò rinascere la crescita, da checosa si può ricreare la ricchezza del-l’Italia?«La mostra aiuta, nel periodo dicrisi che stiamo vivendo – notaAlessandra Vitez –, a percepire qualsia il vero problema e cioè l’affie-volirsi del desiderio dell’uomo. Unproblema antropologico, dunque,prima ancora che economico e fi-nanziario».Sarà nelle prossime settimane e neiprossimi mesi possibile visitare lamostra “150 anni di Sussidiarietà”in tante altre città e tutto il calen-dario è disponibile sul sitowww.meetingmostre.com. Da se-gnalare il fatto che la mostra sarà

ospitata dalla Camera dei Depu-tati dal 25 gennaio al 7 febbraio2012 e inaugurata dalle massimeistituzioni della Repubblica Ita-liana. Sarà aperta al pubblico nellagiornata del 5 febbraio.Non solo quella dedicata all’unitàd’Italia bensì tutte le mostre pro-dotte dal Meeting continuano a gi-rare: «Le mostre itineranti – sotto-linea Alessandra Vitez – si stannorivelando sempre di più un’occa-sione durante l’anno che aiutal’uomo nella scoperta dell’umano,del bello della verità di sé, del si-gnificato delle cose. Le mostre iti-neranti sono sempre di più questofatto e coinvolgono dal politico al-l’imprenditore, dalle grandi cittàfino ai piccoli paesi per raggiun-gere tutte le persone che si sentonocoinvolte con quei contenuti».In programma a Pavia fino al 22dicembre la mostra dedicata alla

figura di Sant’Agostino, dal 13 al19 dicembre a Gatteo la mostra“Alle fonti dell’energia”, dal 5 al 17dicembre a Gorizia “Edith Stein”.Fino al 12 dicembre a Livorno sipotrà visitare la mostra dedicataalla figura di San Carlo Borromeoche nei prossimi mesi, inoltre, saràospitata a Roma nella cornice diPalazzo Borromeo, sede dell’am-basciata d’Italia presso la SantaSede.A stupire anche il fatto che sonomolte le mostre degli anni passatiad essere ancora molto richieste inItalia e all’estero. Alcuni esempisono quelli della “Rosa bianca”,“Caravaggio”, “Guareschi”. «Signi-fica che il desiderio che la gente hadi conoscere è grande. Significache il desiderio che la gente ha dicoinvolgersi con la storia di altri,con qualcosa che commuove ilcuore, è vivo».

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

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La mostra di “150 anni di Sussidiarietà” in Piazza Duomo a Milano

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IL MEETING IN GIAPPONE

NOTIZIARIOeetingDICEMBRE2011m

27 OTTOBRE24 anni di amicizia si condensanonella serata inaugurale presso laresidenza dell'ambasciatore Vin-cenzo Petrone. "La persona di donLuigi Giussani per noi è indimenti-cabile", racconta Shodo Habukawasalutando i presenti dopo l'inter-vento del Presidente del Meeting edel Nunzio apostolico. C'è spazioanche per la musica Gagaku e unconcerto del maestro giapponeseAoki con la musica napoletana.

Rimini-Monte Koya nel s

28 OTTOBRE“Abbiamo due amici che non tradi-scono il cuore e la realtà”. Cosi donAmbrogio Pisoni conclude la se-conda giornata che si svolge pressol'Istituto Italiano di Cultura par-lando di don Giussani e Habukawa.A Tokyo si dialoga a partire dal temadel senso religioso e del rapportodell'uomo con la realtà insieme adon Massimo Camisasca, lo stu-dioso Giorgio Amitrano, l'abateYagi, il filosofo Costantino Espositoe lo scrittore Franco Marcoaldi.

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IL MEETING IN GIAPPONE

13NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

31 OTTOBREL'incontro con i monaci della scuola Soto Zen, nella pre-fettura di Fukuy presso il Tempio Eiheiji, uno dei centripiù importanti del buddismo Zen.

nel segno di un’amicizia29 OTTOBREIl Meeting per la prima volta nella storia arriva al Monte Koya.La sorpresa di trovare all'interno del monastero di Habukawaun'intera parete dedicata al Meeting e della partecipazione ilgiorno seguente di oltre un centinaioi di persone alla giornatadel convegno. Il reverendo Matsunaga, massima autorità delbuddhismo Shingon, auspica "l'unione delle nostre forze perraggiungere e collaborare alla felicita dei popoli".

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Page 14: Notiziario Meeting dicembre 2011

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MOSTRE

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

Il Meeting è finito da tre mesieppure è più vivo che mai.Quello che è accaduto l’ultima

settimana di agosto sta riaccadendoin giro per l’Italia in queste setti-mane secondo la stessa modalità.Finito il Meeting è sempre unesplodere di interesse e di richie-ste», parola di Alessandra Vitez, re-sponsabile del settore mostre delMeeting. Una dimostrazione tangi-bile? Il successo della mostra “150anni di Sussidiarietà” in piazzaDuomo a Milano dall’11 al 18 no-vembre, meta di tante scolaresche eanche di visitatori più adulti, con70 ragazzi a fare da guide e un festafinale insieme a Enzo Jannacci.Un’occasione di incontro e di rifles-sione sul presente come raccontauna delle tante professoresse chehanno accompagnato i loro alunnialla mostra: «Mi sembrava interes-sante a livello educativo – raccontal’insegnante in un liceo di Sesto SanGiovanni Francesca Zanelli – per ilcontenuto che ha:chi ha una certezza è capace di co-struire non rinunciando alla pro-pria identità. Mi ha colpito l’atten-zione con cui i miei alunni hannoseguito l’argomento, anche se nonriguardava il programma di studi, laloro curiosità stimolata dal fatto chechi guidava era capace di dare le ra-gioni fino in fondo di quello che

diceva». Rientrati in classe lo stu-pore non li ha abbandonati.«Una ragazza per esempio – ci dicela professoressa Zanelli – ha ap-prezzato il fatto che le guide dellamostra non si siano limitate a for-nire informazioni puramente stori-che, ma hanno mostrato diverse vi-cende di vita che nel loro piccolosono state fondamentali per for-mare gli italiani». Infatti tra i licealic’è chi è rimasto colpito dalla forzarivoluzionaria che un desideriocerto può avere. «Uno dei miei stu-denti – continua la prof – è rimastocolpito dal fatto che nel corso dellastoria d’Italia a creare unità tra gliitaliani sono stati il desiderio di ri-partire e la certezza di poter realiz-zare questo desiderio nella realtà.Si sono lasciati provocare molto an-che dalla frase con cui l’accompa-gnatrice ha concluso la visita gui-data, una frase di don Giussani:“Le forze che muovono la storiasono le stesse che rendono felicel’uomo”. Soprattutto una ragazzala ha percepita particolarmente veraper sé citando l’esempio degli ita-liani che spinti da ciò che li rendevafelici, ovvero aiutare il prossimo,hanno creato il nostro popolo efatto evolvere il Paese. Ci ha anchefatto rilevare come oggi purtroppoquesto valore non sia ritenuto cosìimportante, come invece lo era una

volta e ha concluso invitandoci inquesto momento di crisi a venircitutti incontro cercando delle solu-zioni e assumendo l’atteggiamentodi quegli italiani che hanno fattodiventare l’Italia quella che è».Fino a recuperare il senso e il desi-derio del bene comune. «Quelloche i ragazzi hanno intuito – spiegal’insegnante - è la consonanza dellemostra rispetto ai propri desideri,l’aderenza rispetto all’oggi, al loroparticolare presente. Hanno intuitol’esigenza per sé (e per ogni sin-gola persona) di desiderare il benecomune e che il popolo italiano re-cuperi il valore della propria im-portanza perché in passato, ha so-stenuto particolarmente uno diloro, è stato proprio grazie a questoche l’Italia è riuscita a uscire da nu-merose crisi. Uno studente, peresempio, ci ha raccontato che lamostra gli ha fatto capire che, per-ché si realizzi un cambiamento, bi-sogna desiderarlo, bisogna avere laconsapevolezza di appartenere a unpopolo che in 150 anni di crisi neha avute tante ma è sempre riuscitoa superarle grazie alla sua unità e aldesiderio di bellezza e felicità».La mostra, disponibile sia nella ver-sione completa itinerante che inquella ridotta, preparata per lescuole, si sta rivelando davverocome lo svelarsi di qualcosa di

I ‘150anni’riaccendono il desiderioGrande successo per la mostra in versione itinerante dedicata alla storia d’Italia.A Milano presso l’Università Cattolica, in piazza Duomo e inoltre in tante scuole in tutta Italia graziealla versione ridotta. Non solo una mostra, ma l’occasione per riscoprire quel desiderio tutto italiano

di Filomena Armentano

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Vivere sicuri non è solo un desiderio.È un diritto.

Noi di Finmeccanica crediamo che vivere liberi da ogni pericolo sia un diritto di tutti. Ecco perché 71.000 persone del nostro Gruppo lavorano ogni giorno in tutto il mondo per realizzare i migliori sistemi di sicurezza. Grazie ad una filosofiaimprontata a partnership durature e un’incessante ricerca nell’alta tecnologia,progettiamo e costruiamo aerei, elicotteri e sistemi integrati capaci di proteggerele reti di trasporto, le infrastrutture, i confini nazionali terrestri e marini e la vitadi tutti i giorni. Che tu sia un pilota o un passeggero, un militare o un civile, la tua sicurezza è il nostro obiettivo. Perché oggi un mondo più sicuro è possibile. Towards a Safer World

CONTRIBUTI

15NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

Ho incontrato e conosciuto tantepersone che ora posso chiamareAmiciCon viva gratitudine verso gli orga-

nizzatori del Meeting di Rimini, hoaccolto con gioia l’invito di parte-cipare a questo evento. Siccome erala prima volta per me, ho scelto dicondividere l’avvenimento interotutta la settimana, per scoprirne tut-ta la ricchezza e approfondirne lospirito e la struttura.

Questo ha favorito il creare e rin-forzare legami di amicizia con tan-te persone ecclesiali, politiche oimpegnate nei campi dell’economia,della cultura, della scienza, dell’ar-te, etc. Ho incontrato e ho cono-sciuto tante persone, che ora possochiamare Amici, grazie a questoevento indimenticabile. Tale ami-cizia ha superato vari muri di sepa-razioni, culturali, linguistiche e socia-li, e ha tanto arricchito le mie cono-scenze e riscaldato il mio cuore. Chericchezza!

Il Meeting di quest’anno portavail titolo: “E l’esistenza diventa unaimmensa certezza”. Non nascondoche, all’inizio, questo titolo rappre-sentava per me un enigma più cheun’indicazione del contenuto.Viven-do invece il programma, tra incon-tri, tavole rotonde, mostre, film, con-ferenze, accompagnamento, momen-ti di preghiera, pranzi e cene insie-

me, si è rivelato gradualmente unsignificato profondo che nasceva ecresceva, illuminando una curiosi-tà e trasformandola in una visionedi certezza, speranza, fiducia, ener-gia e gioia.

È vero che nella mentalità più dif-fusa ai nostri giorni, sembra che nonsia più possibile alcuna vera certez-

za e che tutto sia relativo. Il Mee-ting ha chiarito e rinforzato la veri-tà che l’Essere stesso è fonte e basedi certezza, fiducia e speranza. Comel’essere insieme, con un amore chenon cerca il proprio interesse mal’interesse dell’altro, è una certezzache unisce le menti e i cuori, da cuiscaturiscono energia e forza. Que-sta certezza è una convinzione vivache abbiamo qualcosa dentro di noi,che viene da Dio e appartiene a Lui,perciò non passerà mai, ma rimanee dura in eterno. In quei giorni hosperimentato che essere e soprat-tutto essere insieme, uniti, non è unafollia né un’utopia, ma è la verità ditutti noi. La comunione vissuta ciha fatto superare tanti limiti indi-viduali e ci ha portato alla certezzache l’amore gratuito è sempre vin-cente.

Infine vorrei manifestare la miagioia vissuta, la ricchezza ricevuta eil mio ringraziamento a tutti quel-li che hanno realizzato questo Mee-ting. Non è facile esprimere tuttociò che ho vissuto in poche parole,e che rimane vivo nel mio cuore enelle mie preghiere.Grazie per questa possibilità, perquesto Meeting, e per questa Ami-cizia.

S. B. Card. Antonios Naguib,Patriarca di Alessandria dei Cop-ti-Cattolici

Giorni che lascianoil segnoAbbiamo chiesto ad alcuni ospiti dell’edizione di quest’anno di raccontarci ‘il loro Meeting’,a partire da quello che li ha colpiti e segnati. Impressioni, racconti, giudizi accomunatidall’esperienza dell’aver visto un popolo certo

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Vivere sicuri non è solo un desiderio.È un diritto.

Noi di Finmeccanica crediamo che vivere liberi da ogni pericolo sia un diritto di tutti. Ecco perché 71.000 persone del nostro Gruppo lavorano ogni giorno in tutto il mondo per realizzare i migliori sistemi di sicurezza. Grazie ad una filosofiaimprontata a partnership durature e un’incessante ricerca nell’alta tecnologia,progettiamo e costruiamo aerei, elicotteri e sistemi integrati capaci di proteggerele reti di trasporto, le infrastrutture, i confini nazionali terrestri e marini e la vitadi tutti i giorni. Che tu sia un pilota o un passeggero, un militare o un civile, la tua sicurezza è il nostro obiettivo. Perché oggi un mondo più sicuro è possibile. Towards a Safer World

CONTRIBUTI

15NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

Ho incontrato e conosciuto tantepersone che ora posso chiamareAmiciCon viva gratitudine verso gli orga-

nizzatori del Meeting di Rimini, hoaccolto con gioia l’invito di parte-cipare a questo evento. Siccome erala prima volta per me, ho scelto dicondividere l’avvenimento interotutta la settimana, per scoprirne tut-ta la ricchezza e approfondirne lospirito e la struttura.

Questo ha favorito il creare e rin-forzare legami di amicizia con tan-te persone ecclesiali, politiche oimpegnate nei campi dell’economia,della cultura, della scienza, dell’ar-te, etc. Ho incontrato e ho cono-sciuto tante persone, che ora possochiamare Amici, grazie a questoevento indimenticabile. Tale ami-cizia ha superato vari muri di sepa-razioni, culturali, linguistiche e socia-li, e ha tanto arricchito le mie cono-scenze e riscaldato il mio cuore. Chericchezza!

Il Meeting di quest’anno portavail titolo: “E l’esistenza diventa unaimmensa certezza”. Non nascondoche, all’inizio, questo titolo rappre-sentava per me un enigma più cheun’indicazione del contenuto.Viven-do invece il programma, tra incon-tri, tavole rotonde, mostre, film, con-ferenze, accompagnamento, momen-ti di preghiera, pranzi e cene insie-

me, si è rivelato gradualmente unsignificato profondo che nasceva ecresceva, illuminando una curiosi-tà e trasformandola in una visionedi certezza, speranza, fiducia, ener-gia e gioia.

È vero che nella mentalità più dif-fusa ai nostri giorni, sembra che nonsia più possibile alcuna vera certez-

za e che tutto sia relativo. Il Mee-ting ha chiarito e rinforzato la veri-tà che l’Essere stesso è fonte e basedi certezza, fiducia e speranza. Comel’essere insieme, con un amore chenon cerca il proprio interesse mal’interesse dell’altro, è una certezzache unisce le menti e i cuori, da cuiscaturiscono energia e forza. Que-sta certezza è una convinzione vivache abbiamo qualcosa dentro di noi,che viene da Dio e appartiene a Lui,perciò non passerà mai, ma rimanee dura in eterno. In quei giorni hosperimentato che essere e soprat-tutto essere insieme, uniti, non è unafollia né un’utopia, ma è la verità ditutti noi. La comunione vissuta ciha fatto superare tanti limiti indi-viduali e ci ha portato alla certezzache l’amore gratuito è sempre vin-cente.

Infine vorrei manifestare la miagioia vissuta, la ricchezza ricevuta eil mio ringraziamento a tutti quel-li che hanno realizzato questo Mee-ting. Non è facile esprimere tuttociò che ho vissuto in poche parole,e che rimane vivo nel mio cuore enelle mie preghiere.Grazie per questa possibilità, perquesto Meeting, e per questa Ami-cizia.

S. B. Card. Antonios Naguib,Patriarca di Alessandria dei Cop-ti-Cattolici

Giorni che lascianoil segnoAbbiamo chiesto ad alcuni ospiti dell’edizione di quest’anno di raccontarci ‘il loro Meeting’,a partire da quello che li ha colpiti e segnati. Impressioni, racconti, giudizi accomunatidall’esperienza dell’aver visto un popolo certo

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MOSTRE

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

Il Meeting è finito da tre mesieppure è più vivo che mai.Quello che è accaduto l’ultima

settimana di agosto sta riaccadendoin giro per l’Italia in queste setti-mane secondo la stessa modalità.Finito il Meeting è sempre unesplodere di interesse e di richie-ste», parola di Alessandra Vitez, re-sponsabile del settore mostre delMeeting. Una dimostrazione tangi-bile? Il successo della mostra “150anni di Sussidiarietà” in piazzaDuomo a Milano dall’11 al 18 no-vembre, meta di tante scolaresche eanche di visitatori più adulti, con70 ragazzi a fare da guide e un festafinale insieme a Enzo Jannacci.Un’occasione di incontro e di rifles-sione sul presente come raccontauna delle tante professoresse chehanno accompagnato i loro alunnialla mostra: «Mi sembrava interes-sante a livello educativo – raccontal’insegnante in un liceo di Sesto SanGiovanni Francesca Zanelli – per ilcontenuto che ha:chi ha una certezza è capace di co-struire non rinunciando alla pro-pria identità. Mi ha colpito l’atten-zione con cui i miei alunni hannoseguito l’argomento, anche se nonriguardava il programma di studi, laloro curiosità stimolata dal fatto chechi guidava era capace di dare le ra-gioni fino in fondo di quello che

diceva». Rientrati in classe lo stu-pore non li ha abbandonati.«Una ragazza per esempio – ci dicela professoressa Zanelli – ha ap-prezzato il fatto che le guide dellamostra non si siano limitate a for-nire informazioni puramente stori-che, ma hanno mostrato diverse vi-cende di vita che nel loro piccolosono state fondamentali per for-mare gli italiani». Infatti tra i licealic’è chi è rimasto colpito dalla forzarivoluzionaria che un desideriocerto può avere. «Uno dei miei stu-denti – continua la prof – è rimastocolpito dal fatto che nel corso dellastoria d’Italia a creare unità tra gliitaliani sono stati il desiderio di ri-partire e la certezza di poter realiz-zare questo desiderio nella realtà.Si sono lasciati provocare molto an-che dalla frase con cui l’accompa-gnatrice ha concluso la visita gui-data, una frase di don Giussani:“Le forze che muovono la storiasono le stesse che rendono felicel’uomo”. Soprattutto una ragazzala ha percepita particolarmente veraper sé citando l’esempio degli ita-liani che spinti da ciò che li rendevafelici, ovvero aiutare il prossimo,hanno creato il nostro popolo efatto evolvere il Paese. Ci ha anchefatto rilevare come oggi purtroppoquesto valore non sia ritenuto cosìimportante, come invece lo era una

volta e ha concluso invitandoci inquesto momento di crisi a venircitutti incontro cercando delle solu-zioni e assumendo l’atteggiamentodi quegli italiani che hanno fattodiventare l’Italia quella che è».Fino a recuperare il senso e il desi-derio del bene comune. «Quelloche i ragazzi hanno intuito – spiegal’insegnante - è la consonanza dellemostra rispetto ai propri desideri,l’aderenza rispetto all’oggi, al loroparticolare presente. Hanno intuitol’esigenza per sé (e per ogni sin-gola persona) di desiderare il benecomune e che il popolo italiano re-cuperi il valore della propria im-portanza perché in passato, ha so-stenuto particolarmente uno diloro, è stato proprio grazie a questoche l’Italia è riuscita a uscire da nu-merose crisi. Uno studente, peresempio, ci ha raccontato che lamostra gli ha fatto capire che, per-ché si realizzi un cambiamento, bi-sogna desiderarlo, bisogna avere laconsapevolezza di appartenere a unpopolo che in 150 anni di crisi neha avute tante ma è sempre riuscitoa superarle grazie alla sua unità e aldesiderio di bellezza e felicità».La mostra, disponibile sia nella ver-sione completa itinerante che inquella ridotta, preparata per lescuole, si sta rivelando davverocome lo svelarsi di qualcosa di

I ‘150anni’riaccendono il desiderioGrande successo per la mostra in versione itinerante dedicata alla storia d’Italia.A Milano presso l’Università Cattolica, in piazza Duomo e inoltre in tante scuole in tutta Italia graziealla versione ridotta. Non solo una mostra, ma l’occasione per riscoprire quel desiderio tutto italiano

di Filomena Armentano

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trato al Meeting, ce la possiamo fare.Sapremo guardare in faccia la real-

tà senza paura. Per cambiarla.Fulvio Conti, Amministratore dele-

gato e Direttore generale Enel

Giovani partecipi ed entusiasti:anima e forza di questamanifestazioneQuando ho ricevuto l’invito a par-

tecipare al Meeting, ho subito accet-tato con piacere: avevo già conosciutoalcune iniziative, come La Piazza deiMestieri di Torino e il Banco Alimen-tare, ma dell’appuntamento di Rimi-

ni non avevo ancora avuto esperien-za diretta.

Sin dai primi minuti, mi hannomolto colpito la partecipazione el’entusiasmo, soprattutto da partedei giovani, che sono davvero l’ani-ma e la forza di questa manifesta-zione. Per questo, dopo aver visita-to la mostra sulla Sussidiarietà, hochiesto di poter incontrare alcuni diloro. Non solo per poter conosceremeglio lo spirito del Meeting, masoprattutto per confrontare libera-mente le nostre idee, praticamentesu tutto: il lavoro, gli studi, il futu-ro, il nostro Paese, la famiglia e gliaffetti personali.

Con l’aiuto di uno di loro, WilliamBarcella, il giorno dopo abbiamo volu-to anche ritornare su alcuni degli argo-menti che erano emersi, per condivi-derli con il pubblico – davvero caldoe numeroso – che era venuto ad assi-stere al dialogo con Bernard Scholz.Ho potuto così raccontare un po’ dime,dei miei anni da studente e soprat-tutto delle mie prime esperienze lavo-rative, prima alla General Electric epoi in Fiat. Sono stati anni intensi,e per questo anche molto formati-vi, nel corso dei quali ho vissuto inprima persona crisi e difficoltà dimolti tipi, imparando una veritàimportante: che fortunatamente letempeste non durano in eterno.

Qui incontro l’Italia che crede neivaloriDa quando sono alla guida di Enel,

il Meeting di Rimini ha sempre rap-presentato per me un appuntamen-to importante. E non solo perché,grazie all’alto livello dei relatori, segnal’inizio del nuovo anno per la politi-ca e per il mondo degli affari, maanche perché mi permette di incon-trare un pezzo d’Italia che crede neivalori dell’impegno e dell’operositàin cui mi riconosco.

Quest’anno poi l’intervento delPresidente della Repubblica è statodavvero eccezionale: dall’alto dellasua esperienza e della sua saggezzaci ha indicato con lucidità le cose dafare, richiamando tutti con forza alleproprie responsabilità verso il Paesee le future generazioni.

Un monito indimenticabile a scuo-tersi dall’apatia per ritrovare la fidu-cia necessaria per superare la tempe-sta della crisi che stiamo attraver-sando. Mi ha rincuorato l’accoglien-za calorosa e convinta che gli ha tri-butato il pubblico del Meeting. Unpubblico di persone attente, tra cuimoltissimi giovani, che ha dimostratodi essere consapevole della gravità delmomento e della necessità di nonabbandonarsi all’indifferenza e all’egoi-smo, per trovare in noi stessi, nell’“infinito bisogno di certezze del-l’uomo” come recitava il tema delMeeting di quest’anno, l’energia persuperare questa difficile fase della sto-ria nostra e del mondo.

Girando poi per gli stand, vederel’entusiasmo e la concretezza che ani-mava visitatori ed espositori, mi hadato una carica di ottimismo di cuivi sono grato. La crisi ci costringe auscire dalla routine, a cercare stradenuove. Il mondo delle imprese, ilmondo del “fare”, ha il dovere dellafiducia e si confronta ogni giorno conla necessità del cambiamento, penal’uscita dal mercato. Con l’aiuto ditutte le persone che forti delle pro-prie certezze non temono il futuro,persone come quelle che ho incon-

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DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

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CONTRIBUTI

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MEETING 2011

48NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011m

Volontari haitiani all’opera nella cucina del ristorante Graticula

I volontari egiziani

Il popolodelMeeting

Un volontario del PreMeeting

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FOTOREPORTAGE

49NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

A scuola di atletica, alunni e maestri in pistaUno degli infopoint del Meeting

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trato al Meeting, ce la possiamo fare.Sapremo guardare in faccia la real-

tà senza paura. Per cambiarla.Fulvio Conti, Amministratore dele-

gato e Direttore generale Enel

Giovani partecipi ed entusiasti:anima e forza di questamanifestazioneQuando ho ricevuto l’invito a par-

tecipare al Meeting, ho subito accet-tato con piacere: avevo già conosciutoalcune iniziative, come La Piazza deiMestieri di Torino e il Banco Alimen-tare, ma dell’appuntamento di Rimi-

ni non avevo ancora avuto esperien-za diretta.

Sin dai primi minuti, mi hannomolto colpito la partecipazione el’entusiasmo, soprattutto da partedei giovani, che sono davvero l’ani-ma e la forza di questa manifesta-zione. Per questo, dopo aver visita-to la mostra sulla Sussidiarietà, hochiesto di poter incontrare alcuni diloro. Non solo per poter conosceremeglio lo spirito del Meeting, masoprattutto per confrontare libera-mente le nostre idee, praticamentesu tutto: il lavoro, gli studi, il futu-ro, il nostro Paese, la famiglia e gliaffetti personali.

Con l’aiuto di uno di loro, WilliamBarcella, il giorno dopo abbiamo volu-to anche ritornare su alcuni degli argo-menti che erano emersi, per condivi-derli con il pubblico – davvero caldoe numeroso – che era venuto ad assi-stere al dialogo con Bernard Scholz.Ho potuto così raccontare un po’ dime,dei miei anni da studente e soprat-tutto delle mie prime esperienze lavo-rative, prima alla General Electric epoi in Fiat. Sono stati anni intensi,e per questo anche molto formati-vi, nel corso dei quali ho vissuto inprima persona crisi e difficoltà dimolti tipi, imparando una veritàimportante: che fortunatamente letempeste non durano in eterno.

Qui incontro l’Italia che crede neivaloriDa quando sono alla guida di Enel,

il Meeting di Rimini ha sempre rap-presentato per me un appuntamen-to importante. E non solo perché,grazie all’alto livello dei relatori, segnal’inizio del nuovo anno per la politi-ca e per il mondo degli affari, maanche perché mi permette di incon-trare un pezzo d’Italia che crede neivalori dell’impegno e dell’operositàin cui mi riconosco.

Quest’anno poi l’intervento delPresidente della Repubblica è statodavvero eccezionale: dall’alto dellasua esperienza e della sua saggezzaci ha indicato con lucidità le cose dafare, richiamando tutti con forza alleproprie responsabilità verso il Paesee le future generazioni.

Un monito indimenticabile a scuo-tersi dall’apatia per ritrovare la fidu-cia necessaria per superare la tempe-sta della crisi che stiamo attraver-sando. Mi ha rincuorato l’accoglien-za calorosa e convinta che gli ha tri-butato il pubblico del Meeting. Unpubblico di persone attente, tra cuimoltissimi giovani, che ha dimostratodi essere consapevole della gravità delmomento e della necessità di nonabbandonarsi all’indifferenza e all’egoi-smo, per trovare in noi stessi, nell’“infinito bisogno di certezze del-l’uomo” come recitava il tema delMeeting di quest’anno, l’energia persuperare questa difficile fase della sto-ria nostra e del mondo.

Girando poi per gli stand, vederel’entusiasmo e la concretezza che ani-mava visitatori ed espositori, mi hadato una carica di ottimismo di cuivi sono grato. La crisi ci costringe auscire dalla routine, a cercare stradenuove. Il mondo delle imprese, ilmondo del “fare”, ha il dovere dellafiducia e si confronta ogni giorno conla necessità del cambiamento, penal’uscita dal mercato. Con l’aiuto ditutte le persone che forti delle pro-prie certezze non temono il futuro,persone come quelle che ho incon-

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DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

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CONTRIBUTI

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MEETING 2011

48NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011m

Volontari haitiani all’opera nella cucina del ristorante Graticula

I volontari egiziani

Il popolodelMeeting

Un volontario del PreMeeting

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FOTOREPORTAGE

49NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

A scuola di atletica, alunni e maestri in pistaUno degli infopoint del Meeting

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Page 18: Notiziario Meeting dicembre 2011

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MEETING 2011

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eetingDICEMBRE2011m

siamo: l’intelligenza che ci orientaverso la verità; la libertà che ci spin-ge al bene; la speranza che ci tieneancorati alla nostra fede.

Padre Pierbattista Pizzaballa,Custo-de di Terra Santa

Con i canti popolari in piazza sitiene in piedi l’utopiadella fraternitàQuella dello spettacolo inaugura-

le è stata una serata che mi ha colpi-to perché piena di tanta umanità, tan-ta gente, tanti colori, tanti sentimenti,condivisi in una piazza bellissima conl’idea che attraverso i canti popolaridi varie regioni, di varie storie, sipotesse tenere in piedi l’utopia dellafraternità. Per me è stata un’espe-rienza bellissima anche perché lo spet-tacolo con tanta gente si è svolto den-tro la città e, dunque, si è rivolto atutti, non solo a chi era arrivato aRimini venuto appositamente per ilMeeting. A tutti è stata offerta la pos-sibilità di condividere un desiderio.Chi riesce ad offrire questo spirito diunione oggi ha una ricchezza impor-tante, un valore quasi assoluto, nonrelativo, va al di là delle singole volon-tà. In più, poi, una serata così bellalascia il desiderio di replica e di ri-inventare altre cose insieme. Questaper un artista è una cosa molto impor-tante.

In giro per la fiera, che io da annivisito durante il Meeting perché mipiace scoprire le mostre e seguire gliincontri, inoltre, mi ha colpito unacosa bellissima. Io al Meeting ven-go colpito dall’umanità che incontro.Mi ha colpito un gruppo di giovanidi colore che cantavano i canti alpi-ni italiani e lo facevano con le loromeravigliose voci africane con la loronaturalezza e la loro dolcezza. Mi èsembrato questo un segno forte del-la atipicità che si respira al Meetinge che forse solo lì si riesce a cogliere.Mi è stato di conforto per il valoreassoluto del canto popolare che tra-valica i confini riuscendo a coinvol-gere culture così lontane.

Ambrogio Sparagna

Certo è stato necessario adattarmialle diverse situazioni; e ho impara-to a convivere con l’incertezza.

Ma per quanto pervasiva, l’in-certezza non è mai assoluta. Ognu-no può trovare in sé una serie dipunti di riferimento, che nel miocaso sono: la curiosità e la voglia diimparare; le mie personali convin-zioni su cosa è bene e cosa è male;e poi, soprattutto, la verità. Pensoche sia importante dirsi la verità, nonraccontarsi storie e affrontare la vitaa viso scoperto. Questo è stato il mes-saggio che ho voluto lanciare alla finedell’incontro ai molti giovani che era-no in sala.

Del resto, chi meglio dei giovani,liberi dai condizionamenti e dalle abi-tudini, può cercare e dire sempre laverità?

John Elkann, Presidente Fiat

Io arricchito e stupito dal MeetingPartecipare al Meeting di Rimini

è stata, ancora una volta, un’espe-rienza molto arricchente, stimolan-te.

In un periodo di apparente disin-teresse e appiattimento, come quel-lo che stiamo vivendo, sono rimastoprofondamente impressionato dallospettacolo di un’assemblea così nume-rosa e attenta. L’impatto con un’ina-spettata, colorata moltitudine di gio-vani, mi ha rincuorato e suscitato inme sentimenti di lieto stupore e sim-patia.

Alla riflessione, tema portante del-l’intera iniziativa, dal titolo provoca-torio: “L’esistenza diventa un’immensacertezza”, vorrei aggiungere un’ulte-riore domanda, forse ancora più pro-vocatoria, posta da San Paolo: “Checosa mai possiedi, che tu non abbiaricevuto? E se lo hai ricevuto, perchéte ne vanti come se non lo avessi rice-vuto?” (1 Cor 4,7). Abbiamo ricevu-to tutto! È la risposta che affiora,immediata, alla mia mente.

Dal nulla di noi stessi abbiamo rice-vuto l’esistenza, la giustificazione ela vita immortale e tutto ciò che noi

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DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

19

CERTEZZA E VERITÀ

Ferraris e Mazzarella, Berti e Bar-cellona, Belardinelli e Veca, Vattimo eNatoli. Grandi nomi della filosofia esociologia italiana sono intervenutisulle pagine del quotidiano online IlSus-sidiario.net confrontandosi sulla rela-zione del filosofo Costantino Espositodedicata al tema del Meeting. Un con-fronto definito dallo stesso Esposito“una grande occasione. E non solo peruna più serrata verifica critica dellamia proposta (come sempre accade quan-do interlocutori del calibro degli inter-venuti entrano nella partita), ma perrendermi conto di quali siano le posi-zioni in gioco nell ’odierno dibattitofilosofico e culturale, e soprattutto qua-

le sia la vera posta in gioco di esso”.Un confronto ricco di spunti, doman-de, provocazioni, approdi ad alcuneevidenze e nuove aperture, che testi-monia come il tema della certezza siauna questione che l'uomo di oggi nonpuò eludere e che drammaticamente sipone come infinita domanda di qual-cosa di certo per la vita di ogni uomo.Pubblichiamo parte dell' articolo del19 ottobre dello stesso Esposito che siconfronta con gli interventi dei suoicolleghi.

All'indirizzo http://www.ilsussi-diario.net/Speciali/E-l-esistenza-diventa-una-immensa-certezza/ pote-te trovare tutti gli interventi.

A partire da quello che ha colpitome, che mi piacerebbe riproporre alcu-ne questioni ai miei compagni di sco-perta. Ad essere sincero le questionisarebbero tante, ma (per oggi!) mi limi-to ad una soltanto, che nomino comesegue: verità senza certezza o certez-za senza verità?

Una delle domande più provocantiemerse nel dibattito è se la certezza siaun’esperienza realmente necessaria epositiva per l’essere umano, visto cheessa (come argomenta Maurizio Fer-raris) potrebbe anche coincidere conuna fiducia mal riposta o addiritturacon una fede in qualcosa di negativoo di malvagio. Non soltanto si potreb-be nutrire una certezza come “fede cie-ca” in Hitler, ma ci si potrebbe anchefidare di una madre cattiva (secondoun tipico caso da psicoanalisi, ricor-dato anche da Pietro Barcellona).Sareb-be dunque ben più importante stare aciò che è vero, preferire la verità ogget-tiva dei fatti, piuttosto che inseguireuna certezza soggettiva che potrebbesempre sbagliarsi.

Ora,è vero (appunto) che noi potrem-mo scoprire di aver mal riposto la nostrafiducia in qualcuno che non lo meri-tava, ed è anche vero (appunto) che cipossono essere casi patologici di madriche vogliono il male dei figli: la parti-ta dell’esistenza è sempre apertissimae noi non possiamo escludere la pos-sibilità del male o l’inganno della ragio-ne. Ma a me sembra che proprio il

Verità senza certezzao certezza senza verità?A partire dalla relazione di Costantino Esposito sul tema del Meeting, inizia un imprevisto confrontosulle pagine de IlSussidiario. A tema la questione della certezza che non può lasciare indifferenti.

di Costantino Esposito

>Il filosofo Costantino Esposito durante il suo intervento in auditorium al Meeting

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L’imprenditore John Elkann Il presidente del Consiglio superiore della Magistratura Michele ViettiL

Da sinistra il deputato brasiliano Marcos Zerbini, il ministro pakistano Paul Bhatti, il presidente del Ppe Joseph Daul, il governatore Ro-berto Formigoni e il filosofo inglese Philip Blond

Al servizio del benecomune

"AlMeetingsivedechecisonoforzepositive in Italia,eche igiovanisonoungrossissimopotenziale. Ilbelloècheesistono.Daquiemergeungrandeottimismo,chevacavalcato"(JohnElkann)

“Siamocostantementetentatididimenticareperchésiamolì,didimenticarecheilnostrocompitoèdirappresentareilpopoloelottareperisuoi interessi.Èmoltofacilecaderenellatrappoladiquestalogicaecominciareamuoversiperconquistaresemprepiùpotereedimenticarecheilnostroverocompitoèesserealserviziodellacostruzionedelbenecomune”(MarcosZerbini)

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

MEETING 2011

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Da sinistra la storica Maria Bocci, il presidente dell’Istituto Treccani Giuliano Amato,il presidente della Fondazione per la sussidiarietà Giorgio Vittadini e la costituzionalista Marta Cartabia

La manager Clara Lejeune Gaymard Da sinistra Fulvio Conti, il Ministro Paolo Romani, Bernard Scholz,Corrado Passera e Giuseppe Orsi

"Inquestomomentodifficiledellanostrastoria, il vero insegnamentocheescedai150anni,èritrovare il “noi”, invistadiqualcosachevalga lapenadi farepertutti.Rendercicontocheunasocietàcostruitasoltantosull’iocessadiessereunasocietà" (GiulianoAmato)

“Lavitaèfelicità.Felicitàsignificaunacosa:il fattodiesistere,chesiamoquioggi,chesiamovivimalgradotutteledifficoltà,malgradoleprovechedobbiamoaffrontare.Lavitadimiopadreèstataunatestimonianzapermanentediquesto:chelavitaèundonodiDio"(ClaraLejeuneGaymard)

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L’imprenditore John Elkann Il presidente del Consiglio superiore della Magistratura Michele ViettiL

Da sinistra il deputato brasiliano Marcos Zerbini, il ministro pakistano Paul Bhatti, il presidente del Ppe Joseph Daul, il governatore Ro-berto Formigoni e il filosofo inglese Philip Blond

Al servizio del benecomune

"AlMeetingsivedechecisonoforzepositive in Italia,eche igiovanisonoungrossissimopotenziale. Ilbelloècheesistono.Daquiemergeungrandeottimismo,chevacavalcato"(JohnElkann)

“Siamocostantementetentatididimenticareperchésiamolì,didimenticarecheilnostrocompitoèdirappresentareilpopoloelottareperisuoi interessi.Èmoltofacilecaderenellatrappoladiquestalogicaecominciareamuoversiperconquistaresemprepiùpotereedimenticarecheilnostroverocompitoèesserealserviziodellacostruzionedelbenecomune”(MarcosZerbini)

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Da sinistra la storica Maria Bocci, il presidente dell’Istituto Treccani Giuliano Amato,il presidente della Fondazione per la sussidiarietà Giorgio Vittadini e la costituzionalista Marta Cartabia

La manager Clara Lejeune Gaymard Da sinistra Fulvio Conti, il Ministro Paolo Romani, Bernard Scholz,Corrado Passera e Giuseppe Orsi

"Inquestomomentodifficiledellanostrastoria, il vero insegnamentocheescedai150anni,èritrovare il “noi”, invistadiqualcosachevalga lapenadi farepertutti.Rendercicontocheunasocietàcostruitasoltantosull’iocessadiessereunasocietà" (GiulianoAmato)

“Lavitaèfelicità.Felicitàsignificaunacosa:il fattodiesistere,chesiamoquioggi,chesiamovivimalgradotutteledifficoltà,malgradoleprovechedobbiamoaffrontare.Lavitadimiopadreèstataunatestimonianzapermanentediquesto:chelavitaèundonodiDio"(ClaraLejeuneGaymard)

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eetingDICEMBRE2011m

siamo: l’intelligenza che ci orientaverso la verità; la libertà che ci spin-ge al bene; la speranza che ci tieneancorati alla nostra fede.

Padre Pierbattista Pizzaballa,Custo-de di Terra Santa

Con i canti popolari in piazza sitiene in piedi l’utopiadella fraternitàQuella dello spettacolo inaugura-

le è stata una serata che mi ha colpi-to perché piena di tanta umanità, tan-ta gente, tanti colori, tanti sentimenti,condivisi in una piazza bellissima conl’idea che attraverso i canti popolaridi varie regioni, di varie storie, sipotesse tenere in piedi l’utopia dellafraternità. Per me è stata un’espe-rienza bellissima anche perché lo spet-tacolo con tanta gente si è svolto den-tro la città e, dunque, si è rivolto atutti, non solo a chi era arrivato aRimini venuto appositamente per ilMeeting. A tutti è stata offerta la pos-sibilità di condividere un desiderio.Chi riesce ad offrire questo spirito diunione oggi ha una ricchezza impor-tante, un valore quasi assoluto, nonrelativo, va al di là delle singole volon-tà. In più, poi, una serata così bellalascia il desiderio di replica e di ri-inventare altre cose insieme. Questaper un artista è una cosa molto impor-tante.

In giro per la fiera, che io da annivisito durante il Meeting perché mipiace scoprire le mostre e seguire gliincontri, inoltre, mi ha colpito unacosa bellissima. Io al Meeting ven-go colpito dall’umanità che incontro.Mi ha colpito un gruppo di giovanidi colore che cantavano i canti alpi-ni italiani e lo facevano con le loromeravigliose voci africane con la loronaturalezza e la loro dolcezza. Mi èsembrato questo un segno forte del-la atipicità che si respira al Meetinge che forse solo lì si riesce a cogliere.Mi è stato di conforto per il valoreassoluto del canto popolare che tra-valica i confini riuscendo a coinvol-gere culture così lontane.

Ambrogio Sparagna

Certo è stato necessario adattarmialle diverse situazioni; e ho impara-to a convivere con l’incertezza.

Ma per quanto pervasiva, l’in-certezza non è mai assoluta. Ognu-no può trovare in sé una serie dipunti di riferimento, che nel miocaso sono: la curiosità e la voglia diimparare; le mie personali convin-zioni su cosa è bene e cosa è male;e poi, soprattutto, la verità. Pensoche sia importante dirsi la verità, nonraccontarsi storie e affrontare la vitaa viso scoperto. Questo è stato il mes-saggio che ho voluto lanciare alla finedell’incontro ai molti giovani che era-no in sala.

Del resto, chi meglio dei giovani,liberi dai condizionamenti e dalle abi-tudini, può cercare e dire sempre laverità?

John Elkann, Presidente Fiat

Io arricchito e stupito dal MeetingPartecipare al Meeting di Rimini

è stata, ancora una volta, un’espe-rienza molto arricchente, stimolan-te.

In un periodo di apparente disin-teresse e appiattimento, come quel-lo che stiamo vivendo, sono rimastoprofondamente impressionato dallospettacolo di un’assemblea così nume-rosa e attenta. L’impatto con un’ina-spettata, colorata moltitudine di gio-vani, mi ha rincuorato e suscitato inme sentimenti di lieto stupore e sim-patia.

Alla riflessione, tema portante del-l’intera iniziativa, dal titolo provoca-torio: “L’esistenza diventa un’immensacertezza”, vorrei aggiungere un’ulte-riore domanda, forse ancora più pro-vocatoria, posta da San Paolo: “Checosa mai possiedi, che tu non abbiaricevuto? E se lo hai ricevuto, perchéte ne vanti come se non lo avessi rice-vuto?” (1 Cor 4,7). Abbiamo ricevu-to tutto! È la risposta che affiora,immediata, alla mia mente.

Dal nulla di noi stessi abbiamo rice-vuto l’esistenza, la giustificazione ela vita immortale e tutto ciò che noi

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DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

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CERTEZZA E VERITÀ

Ferraris e Mazzarella, Berti e Bar-cellona, Belardinelli e Veca, Vattimo eNatoli. Grandi nomi della filosofia esociologia italiana sono intervenutisulle pagine del quotidiano online IlSus-sidiario.net confrontandosi sulla rela-zione del filosofo Costantino Espositodedicata al tema del Meeting. Un con-fronto definito dallo stesso Esposito“una grande occasione. E non solo peruna più serrata verifica critica dellamia proposta (come sempre accade quan-do interlocutori del calibro degli inter-venuti entrano nella partita), ma perrendermi conto di quali siano le posi-zioni in gioco nell ’odierno dibattitofilosofico e culturale, e soprattutto qua-

le sia la vera posta in gioco di esso”.Un confronto ricco di spunti, doman-de, provocazioni, approdi ad alcuneevidenze e nuove aperture, che testi-monia come il tema della certezza siauna questione che l'uomo di oggi nonpuò eludere e che drammaticamente sipone come infinita domanda di qual-cosa di certo per la vita di ogni uomo.Pubblichiamo parte dell' articolo del19 ottobre dello stesso Esposito che siconfronta con gli interventi dei suoicolleghi.

All'indirizzo http://www.ilsussi-diario.net/Speciali/E-l-esistenza-diventa-una-immensa-certezza/ pote-te trovare tutti gli interventi.

A partire da quello che ha colpitome, che mi piacerebbe riproporre alcu-ne questioni ai miei compagni di sco-perta. Ad essere sincero le questionisarebbero tante, ma (per oggi!) mi limi-to ad una soltanto, che nomino comesegue: verità senza certezza o certez-za senza verità?

Una delle domande più provocantiemerse nel dibattito è se la certezza siaun’esperienza realmente necessaria epositiva per l’essere umano, visto cheessa (come argomenta Maurizio Fer-raris) potrebbe anche coincidere conuna fiducia mal riposta o addiritturacon una fede in qualcosa di negativoo di malvagio. Non soltanto si potreb-be nutrire una certezza come “fede cie-ca” in Hitler, ma ci si potrebbe anchefidare di una madre cattiva (secondoun tipico caso da psicoanalisi, ricor-dato anche da Pietro Barcellona).Sareb-be dunque ben più importante stare aciò che è vero, preferire la verità ogget-tiva dei fatti, piuttosto che inseguireuna certezza soggettiva che potrebbesempre sbagliarsi.

Ora,è vero (appunto) che noi potrem-mo scoprire di aver mal riposto la nostrafiducia in qualcuno che non lo meri-tava, ed è anche vero (appunto) che cipossono essere casi patologici di madriche vogliono il male dei figli: la parti-ta dell’esistenza è sempre apertissimae noi non possiamo escludere la pos-sibilità del male o l’inganno della ragio-ne. Ma a me sembra che proprio il

Verità senza certezzao certezza senza verità?A partire dalla relazione di Costantino Esposito sul tema del Meeting, inizia un imprevisto confrontosulle pagine de IlSussidiario. A tema la questione della certezza che non può lasciare indifferenti.

di Costantino Esposito

>Il filosofo Costantino Esposito durante il suo intervento in auditorium al Meeting

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Page 20: Notiziario Meeting dicembre 2011

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Il filosofo e scrittore Fabrice Hadjadj

I genitori della piccola Giulia, Riccardo Ribera d’Alcalà e Mariangela Fontanini,con il medico Bernard Dan e le loro figlieIl cardinale Robert Sarah

Voi, ilpopolodidonGiussani,miavetedatotanto,nonpotete immaginarequantomiavetedatoatanti livelli:spirituale,socialeeumano.UnadellecosepiùgrandichemiavetedatoèstatoWael(JosephWeiler)

Il volontariatoèun’esperienzachenascedalguardare l’altro (RobertSarah)

L’ebreo Joseph Weiler con l’amico musulmano Weal Farouq

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

MEETING 2011

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Dicembre2011:Layout 1 7-12-2011 17:59 Pagina 44

Il filosofo Costantino Esposito

Don Stefano Alberto e l’anglicano Andrew Davison e accanto Padre Aldo Trento e il neuropsichiatra Aldo Borgna

Laposta ingiocodellacertezzaèveramenteradicale,unbisognoinfinitochedifficilmentepuòesseresoddisfatto,senondall’infinitostesso (CostantinoEsposito)

L’ecumenismoèamicizia,primacheteologia.E l’energiachevedoquisalveràtutta laChiesa(AndrewDavison)

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MEETING 2011

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fatto di giudicare negativamente que-sta evenienza stia a dire che siamo fat-ti per la verità (o per dirla in prosa: sia-mo curiosi, interessati e bisognosi dicapire come stanno effettivamente lecose), e che precisamente questa con-dizione o apertura permanente dellanostra intelligenza attesta al tempostesso che noi siamo sempre alla ricer-ca di una certezza per esistere.

Fermiamoci ancora un momento sulcaso della madre cattiva: è vero cheessa è cattiva (ne abbiamo finanche leprove oggettive!),ma lo scoprirlo non cilascia indifferenti, tanto che da que-sta terribile verità potrebbero deriva-re carenze e traumi indelebili per tut-ta la vita. Non posso allora attestarmisulla verità senza in qualche modo met-tere in gioco tutto il mio io, perché ilvero non è una formula matematica,ma un accadimento che mi tocca, miinterpella, chiede di me. Anzi, alcunimatematici ci testimoniano che ancheuna dimostrazione algebrica può esse-re fonte di commozione, nella scoper-ta stupefacente, come una volta hascritto il matematico Eugene P.Wigner,che il mondo risponde alle nostre ipo-tesi: «(...) Il fatto miracoloso che il lin-guaggio della matematica sia appro-priato per la formulazione delle leggidella fisica è un regalo meravigliosoche noi non comprendiamo, né meri-tiamo» (The unreasonable effective-ness of mathematics in the naturalsciences, 1959).

Naturalmente noi possiamo pensa-re – in astratto – una verità senza cer-tezza, ma è come se pensassimo qual-cosa a prescindere da colui che la pen-sa e che è chiamato a dare il suo assen-so a ciò che riconosce come vero. Giànel dire “questo è vero!” si mette inmoto la dinamica della certezza. Comeha rilevato con la consueta chiarez-za Enrico Berti, anche la certezza (comel’essere o la verità) si dice in molti modi,e non può essere affrettatamente iden-tificata con la coerenza logica o con ladurezza non modificabile dei fatti del-la natura o degli accadimenti della sto-ria. È certo che io sono nato nel 1954

(benché forse avrei voluto essere un“nativo digitale” del XXI secolo); e chestamattina pioveva non ci sono dub-bi, essendo stato costretto a rimanerea casa (anche se avevo programmatodi andare al mare). Certo, è così – cono senza di me! Ma se per esempio iomi accorgo che, essendo nato in que-sto mio tempo ho avuto modo di incon-trare la persona che amo o di scopri-re un mio talento grazie ai maestri cheho incontrato o al contesto in cui hostudiato (e potrei continuare molto alungo, come ciascuno di noi), allorascoprirei che quel fatto anagrafico por-ta in sé un fiume di certezza sul fattoche l’esistenza mi è stata data perchéio potessi accoglierla e rispondere allesue occasioni.

E se prendessi sul serio il fatto meteo-rologico della pioggia di stamattinacome un evento che mi è dato peraccorgermi con gratitudine di quantosia importante casa mia come un luo-go di rapporti, di costruzione e di curadella mia umanità? Non si tratta di un“perché” che so già a priori, e con cuiposso “giustificare” le situazioni chenon vanno, ma della scoperta intelli-gente che c’è un invito silenzioso chemi viene dalle cose, che attende di esse-re udito. Direi che questo è l’atto piùsemplice e più originario della mialibertà, cioè quello di accorgermi e diaccogliere l’altro da me. E l’altro da

me non è solo ciò che è fuori di me odiverso da me, ma è anche il “me stes-so” che mi è dato, che non ho fatto io,ma che mi trovo addosso, come unafinitezza che domanda il senso di sé edi tutto, o come una passività che è lafonte del genio.

Per farla breve, la certezza non è ilcontrario della storia e della libertà(come sembra intendere Gianni Vat-timo) ma è la scoperta di un signifi-cato inesauribile della realtà nelle pie-ghe del tempo, nell’esperienza di ciòche è contingente, nella mia decisio-ne di non archiviare ciò che accade,di accoglierlo come un dato, di assen-tire ad esso. Assentire non vuol direassolutamente essere sempre d’accor-do o supinamente rassegnato a ciò chec’è o è accaduto (e che molte volte gio-ca contro le nostre aspettative), maaccettare la sua sfida, interrogare lasua presenza, metterci in gioco. Lacertezza, dicevo a Rimini, è una dina-mica che implica sempre il fattore-tempo, non è un acquisto fatto unavolta per tutte, ma è qualcosa che haa che fare sempre (come ha richia-mato Salvatore Veca) con la nostrastessa incompletezza. Quest’ultimanon indica un semplice limite da supe-rare (o in cui accomodarsi, tentandodi gestirlo nella maniera più conve-niente), ma coincide con l’impossibi-lità di arrestare la nostra domanda di

Il Cardinale Antonios Naguib e Mario Melazzini

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CERTEZZA E VERITÀ

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significato, e con il suo rilancio con-tinuo alla scoperta del reale. Se noirinunciamo a priori all’ipotesi alme-no di una certezza, prima o poi rinun-ciamo alla verità, oppure la “bloc-chiamo” come ciò che non c’entra connoi.

Tutto insomma si gioca a mio mododi vedere nel rapporto completamen-te aperto, cioè non pregiudiziale, trala ragione e la realtà. Che questo siail problema risulta ad esempio in unarecente disputa tra il “pensiero debo-le” di Vattimo (non esistono fatti, masolo interpretazioni) e il “nuovo rea-lismo” di Ferraris (esistono dei fattioggettivi non emendabili e indipen-denti dalle nostre interpretazioni).Insomma: una ragione senza realtà,da un lato, e una realtà semplicemen-te indipendente dalla ragione, dall’al-tro (ne ho discusso con lo stesso Fer-raris in un dialogo apparso sulla rivi-sta “Tracce”, ottobre 2011). Delle duel’una: o i fatti che non si lasciano modi-ficare, o le interpretazioni che pre-tendono di modificare tutto. Ma nelgioco delle due posizioni è proprio ilnesso costitutivo tra razionalità e real-tà a risultare ormai inceppato, di modoche l’interpretazione resta solo una“prospettiva” soggettivistica, mentrel’unico senso possibile dell’oggettivi-tà del reale è quello di essere esternoal soggetto. Nell’ermeneutica post-moderna è come se io non chiedessipiù niente alla realtà, e la mia libertàfosse solo la bella violenza della volon-tà, o la (meno bella) violenza del pote-re; nel realismo oggettivistico (in cuisi risente un po’ l’eco del vecchio enuovo positivismo) è come sela real-tà non chiedesse più niente a me, senon di essere riconosciuta come ciòche non sono io. Io, invece... beh, quel-lo resta ancora solo il regno delle mieinterpretazioni e delle mie costruzio-ni culturali.

Mi ha colpito quando Sergio Belar-dinelli, riprendendo un tema su cuiavevo insistito a Rimini, ha osserva-to che la certezza non solo ci inquie-ta – a differenza di tutte le sicurezze

che possiamo possedere e di tutte letranquillanti giustificazioni con cuipossiamo illuderci –, ma addiritturaesaspera le contraddizioni della nostraesistenza: segno che la certezza fio-risce, sobriamente, nella finitezza diquesto mondo, non nella fuga in avan-ti verso altri mondi (che poi non sonosolo i nirvana religiosi ma anche glistupefacenti ideologici o gli eccitan-ti culturali). È quella condizione onto-logica di cui ha parlato Eugenio Maz-zarella, e di cui noi facciamo espe-rienza come di un legame originarioall’essere: prima di tutte le strategieche mettiamo in opera per costruirele nostre certezze, siamo noi che nascia-mo da una certezza – vale a dire chenon ci siamo dati l’essere ma prove-niamo da una “ragione” che è infini-tamente più delle nostre rationes, cioèdei nostri calcoli, e che questa prove-nienza è una chiamata cui non pos-siamo cessare di rispondere, perchécosì cesseremmo di “esistere”.

Non mi resta che rilanciare la que-stione dunque: e non semplicemen-te opponendo le mie ragioni alle ragio-ni degli altri, ma cercando di capirese le ragioni che ciascuno matura nel-la sua esperienza – a condizione, natu-ralmente, che sia leale e non pregiu-diziale con essa – possano “stare”, non

dico senza le certezze che si possonocostruire nella vita, ma senza quellacertezza iniziale che la realtà ci ride-sta con la sua presenza, ridestandocon ciò stesso quella “realtà” cui dia-mo volentieri il nome di “io”.

Come una volta ha scritto G.K.Chesterton (nel grande libro su SanTommaso d’Aquino): «Non va benedire a un ateo che è un ateo; o attri-buire a chi nega l’immortalità l’in-famia di negarla; o pensare che sipossa costringere un avversario adammettere di avere torto dimo-strandogli che ha torto in base aiprincipi di qualcun altro, e non aisuoi. Dopo il grande esempio di sanTommaso, è valido – o forse avreb-be dovuto sempre esserlo – il prin-cipio che o non discutiamo affattocon un uomo, o dobbiamo discute-re in base alle sue ragioni e non allenostre». Appunto io vorrei capirenuovamente la mia “ipotesi” (o sevolete, il percorso della mia certez-za) proprio prendendo sul serio leragioni di chi non la condivide. D’al-tronde, come il sagace Chestertonebbe a dire in un’altra occasione (nel-l’Autobiografia), «io ho discusso tut-ta la vita senza mai litigare, perchéla cosa brutta dei litigi è che inter-rompono le discussioni».

Il pubblico segue l’intervento di Costantino Esposito anche da altri luoghi del Meeting

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Il filosofo e scrittore Fabrice Hadjadj

I genitori della piccola Giulia, Riccardo Ribera d’Alcalà e Mariangela Fontanini,con il medico Bernard Dan e le loro figlieIl cardinale Robert Sarah

Voi, ilpopolodidonGiussani,miavetedatotanto,nonpotete immaginarequantomiavetedatoatanti livelli:spirituale,socialeeumano.UnadellecosepiùgrandichemiavetedatoèstatoWael(JosephWeiler)

Il volontariatoèun’esperienzachenascedalguardare l’altro (RobertSarah)

L’ebreo Joseph Weiler con l’amico musulmano Weal Farouq

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MEETING 2011

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Il filosofo Costantino Esposito

Don Stefano Alberto e l’anglicano Andrew Davison e accanto Padre Aldo Trento e il neuropsichiatra Aldo Borgna

Laposta ingiocodellacertezzaèveramenteradicale,unbisognoinfinitochedifficilmentepuòesseresoddisfatto,senondall’infinitostesso (CostantinoEsposito)

L’ecumenismoèamicizia,primacheteologia.E l’energiachevedoquisalveràtutta laChiesa(AndrewDavison)

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fatto di giudicare negativamente que-sta evenienza stia a dire che siamo fat-ti per la verità (o per dirla in prosa: sia-mo curiosi, interessati e bisognosi dicapire come stanno effettivamente lecose), e che precisamente questa con-dizione o apertura permanente dellanostra intelligenza attesta al tempostesso che noi siamo sempre alla ricer-ca di una certezza per esistere.

Fermiamoci ancora un momento sulcaso della madre cattiva: è vero cheessa è cattiva (ne abbiamo finanche leprove oggettive!),ma lo scoprirlo non cilascia indifferenti, tanto che da que-sta terribile verità potrebbero deriva-re carenze e traumi indelebili per tut-ta la vita. Non posso allora attestarmisulla verità senza in qualche modo met-tere in gioco tutto il mio io, perché ilvero non è una formula matematica,ma un accadimento che mi tocca, miinterpella, chiede di me. Anzi, alcunimatematici ci testimoniano che ancheuna dimostrazione algebrica può esse-re fonte di commozione, nella scoper-ta stupefacente, come una volta hascritto il matematico Eugene P.Wigner,che il mondo risponde alle nostre ipo-tesi: «(...) Il fatto miracoloso che il lin-guaggio della matematica sia appro-priato per la formulazione delle leggidella fisica è un regalo meravigliosoche noi non comprendiamo, né meri-tiamo» (The unreasonable effective-ness of mathematics in the naturalsciences, 1959).

Naturalmente noi possiamo pensa-re – in astratto – una verità senza cer-tezza, ma è come se pensassimo qual-cosa a prescindere da colui che la pen-sa e che è chiamato a dare il suo assen-so a ciò che riconosce come vero. Giànel dire “questo è vero!” si mette inmoto la dinamica della certezza. Comeha rilevato con la consueta chiarez-za Enrico Berti, anche la certezza (comel’essere o la verità) si dice in molti modi,e non può essere affrettatamente iden-tificata con la coerenza logica o con ladurezza non modificabile dei fatti del-la natura o degli accadimenti della sto-ria. È certo che io sono nato nel 1954

(benché forse avrei voluto essere un“nativo digitale” del XXI secolo); e chestamattina pioveva non ci sono dub-bi, essendo stato costretto a rimanerea casa (anche se avevo programmatodi andare al mare). Certo, è così – cono senza di me! Ma se per esempio iomi accorgo che, essendo nato in que-sto mio tempo ho avuto modo di incon-trare la persona che amo o di scopri-re un mio talento grazie ai maestri cheho incontrato o al contesto in cui hostudiato (e potrei continuare molto alungo, come ciascuno di noi), allorascoprirei che quel fatto anagrafico por-ta in sé un fiume di certezza sul fattoche l’esistenza mi è stata data perchéio potessi accoglierla e rispondere allesue occasioni.

E se prendessi sul serio il fatto meteo-rologico della pioggia di stamattinacome un evento che mi è dato peraccorgermi con gratitudine di quantosia importante casa mia come un luo-go di rapporti, di costruzione e di curadella mia umanità? Non si tratta di un“perché” che so già a priori, e con cuiposso “giustificare” le situazioni chenon vanno, ma della scoperta intelli-gente che c’è un invito silenzioso chemi viene dalle cose, che attende di esse-re udito. Direi che questo è l’atto piùsemplice e più originario della mialibertà, cioè quello di accorgermi e diaccogliere l’altro da me. E l’altro da

me non è solo ciò che è fuori di me odiverso da me, ma è anche il “me stes-so” che mi è dato, che non ho fatto io,ma che mi trovo addosso, come unafinitezza che domanda il senso di sé edi tutto, o come una passività che è lafonte del genio.

Per farla breve, la certezza non è ilcontrario della storia e della libertà(come sembra intendere Gianni Vat-timo) ma è la scoperta di un signifi-cato inesauribile della realtà nelle pie-ghe del tempo, nell’esperienza di ciòche è contingente, nella mia decisio-ne di non archiviare ciò che accade,di accoglierlo come un dato, di assen-tire ad esso. Assentire non vuol direassolutamente essere sempre d’accor-do o supinamente rassegnato a ciò chec’è o è accaduto (e che molte volte gio-ca contro le nostre aspettative), maaccettare la sua sfida, interrogare lasua presenza, metterci in gioco. Lacertezza, dicevo a Rimini, è una dina-mica che implica sempre il fattore-tempo, non è un acquisto fatto unavolta per tutte, ma è qualcosa che haa che fare sempre (come ha richia-mato Salvatore Veca) con la nostrastessa incompletezza. Quest’ultimanon indica un semplice limite da supe-rare (o in cui accomodarsi, tentandodi gestirlo nella maniera più conve-niente), ma coincide con l’impossibi-lità di arrestare la nostra domanda di

Il Cardinale Antonios Naguib e Mario Melazzini

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CERTEZZA E VERITÀ

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significato, e con il suo rilancio con-tinuo alla scoperta del reale. Se noirinunciamo a priori all’ipotesi alme-no di una certezza, prima o poi rinun-ciamo alla verità, oppure la “bloc-chiamo” come ciò che non c’entra connoi.

Tutto insomma si gioca a mio mododi vedere nel rapporto completamen-te aperto, cioè non pregiudiziale, trala ragione e la realtà. Che questo siail problema risulta ad esempio in unarecente disputa tra il “pensiero debo-le” di Vattimo (non esistono fatti, masolo interpretazioni) e il “nuovo rea-lismo” di Ferraris (esistono dei fattioggettivi non emendabili e indipen-denti dalle nostre interpretazioni).Insomma: una ragione senza realtà,da un lato, e una realtà semplicemen-te indipendente dalla ragione, dall’al-tro (ne ho discusso con lo stesso Fer-raris in un dialogo apparso sulla rivi-sta “Tracce”, ottobre 2011). Delle duel’una: o i fatti che non si lasciano modi-ficare, o le interpretazioni che pre-tendono di modificare tutto. Ma nelgioco delle due posizioni è proprio ilnesso costitutivo tra razionalità e real-tà a risultare ormai inceppato, di modoche l’interpretazione resta solo una“prospettiva” soggettivistica, mentrel’unico senso possibile dell’oggettivi-tà del reale è quello di essere esternoal soggetto. Nell’ermeneutica post-moderna è come se io non chiedessipiù niente alla realtà, e la mia libertàfosse solo la bella violenza della volon-tà, o la (meno bella) violenza del pote-re; nel realismo oggettivistico (in cuisi risente un po’ l’eco del vecchio enuovo positivismo) è come sela real-tà non chiedesse più niente a me, senon di essere riconosciuta come ciòche non sono io. Io, invece... beh, quel-lo resta ancora solo il regno delle mieinterpretazioni e delle mie costruzio-ni culturali.

Mi ha colpito quando Sergio Belar-dinelli, riprendendo un tema su cuiavevo insistito a Rimini, ha osserva-to che la certezza non solo ci inquie-ta – a differenza di tutte le sicurezze

che possiamo possedere e di tutte letranquillanti giustificazioni con cuipossiamo illuderci –, ma addiritturaesaspera le contraddizioni della nostraesistenza: segno che la certezza fio-risce, sobriamente, nella finitezza diquesto mondo, non nella fuga in avan-ti verso altri mondi (che poi non sonosolo i nirvana religiosi ma anche glistupefacenti ideologici o gli eccitan-ti culturali). È quella condizione onto-logica di cui ha parlato Eugenio Maz-zarella, e di cui noi facciamo espe-rienza come di un legame originarioall’essere: prima di tutte le strategieche mettiamo in opera per costruirele nostre certezze, siamo noi che nascia-mo da una certezza – vale a dire chenon ci siamo dati l’essere ma prove-niamo da una “ragione” che è infini-tamente più delle nostre rationes, cioèdei nostri calcoli, e che questa prove-nienza è una chiamata cui non pos-siamo cessare di rispondere, perchécosì cesseremmo di “esistere”.

Non mi resta che rilanciare la que-stione dunque: e non semplicemen-te opponendo le mie ragioni alle ragio-ni degli altri, ma cercando di capirese le ragioni che ciascuno matura nel-la sua esperienza – a condizione, natu-ralmente, che sia leale e non pregiu-diziale con essa – possano “stare”, non

dico senza le certezze che si possonocostruire nella vita, ma senza quellacertezza iniziale che la realtà ci ride-sta con la sua presenza, ridestandocon ciò stesso quella “realtà” cui dia-mo volentieri il nome di “io”.

Come una volta ha scritto G.K.Chesterton (nel grande libro su SanTommaso d’Aquino): «Non va benedire a un ateo che è un ateo; o attri-buire a chi nega l’immortalità l’in-famia di negarla; o pensare che sipossa costringere un avversario adammettere di avere torto dimo-strandogli che ha torto in base aiprincipi di qualcun altro, e non aisuoi. Dopo il grande esempio di sanTommaso, è valido – o forse avreb-be dovuto sempre esserlo – il prin-cipio che o non discutiamo affattocon un uomo, o dobbiamo discute-re in base alle sue ragioni e non allenostre». Appunto io vorrei capirenuovamente la mia “ipotesi” (o sevolete, il percorso della mia certez-za) proprio prendendo sul serio leragioni di chi non la condivide. D’al-tronde, come il sagace Chestertonebbe a dire in un’altra occasione (nel-l’Autobiografia), «io ho discusso tut-ta la vita senza mai litigare, perchéla cosa brutta dei litigi è che inter-rompono le discussioni».

Il pubblico segue l’intervento di Costantino Esposito anche da altri luoghi del Meeting

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“Mia sorella, la vita”, la mostra dedicataal poeta Boris Pasternak

Le Madonne d’Abruzzo salvate dal terremoto del 2009 esposte al Museo di Rimini

Ricostruzione della sinagoga di Cafarnao nella mostra “Con gli occhi degli apostoli.Una Presenza che travolge la vita”

L’arte al tempo di Dante nella mostra“Non sembiava imagine che tace”

Lo stuporedel reale

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

MEETING 2011

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L’omaggio del Meeting ad Antoni Gaudí

L’esperienzadella certezza:un’evidenzache fadialogare

Il cardinale Dionigi Tettamanzi

Lo scienziatoanglicano

John Polkinghornecon il rabbino

Alon GoshenGottstein

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

FOTOREPORTAGE

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www.fiat500.itConsumi ciclo combinato 4,8 (l/100km). Emissioni CO2 113 (g/km).

500POP_210x297.indd 1 22/11/11 10.58

Giovanialla ribalta“Qui ci sono i giovani che rifaranno l’Italia”. Più di uno slogan perché le facce e l’esperienza dei ragazzi universi-tari hanno contraddistinto l’edizione 2011. Guide, servizio d’accoglienza, sorveglianza, qualcuno anche in primalinea nei convegni. Li abbiamo cercati per chiedere loro cosa hanno conservato di quella settima eccezionale.

di Filomena Armentano

C’è chi ha guidato il presidentedella Repubblica lungo il per-corso della mostra “150 anni

di sussidiarietà”, come Francesco Bab-bi, e chi l’ha interrogato davanti allaplatea dei 10 mila presenti in audito-rium il 21 agosto scorso, come Eleo-nora Bonizzato ed Enrico Figini. C’èchi ha posto le sue domande a JohnElkann, come William Barcella, maanche chi ha accolto i visitatori ai can-celli, chi ha ripulito i tavoli del fast-food,chi ha pescato cartacce dalla pisci-na, chi ha annaffiato le piante, chi hafatto le pulizie, chi ha battuto gli scon-trini e le altre mille e una attività neces-sarie per lasciar venir fuori tutta la bel-lezza di un evento che non smette maidi sorprendere e salutare chi lo fa e chilo visita lasciandogli un certo lieto lan-guore, con la speranza di tornare l’an-no dopo. Sono i giovani del Meeting,centinaia di volontari, soprattutto stu-denti universitari, che usano la setti-mana di vacanza prima di tornare trastudio ed esami per rendere possibilela manifestazione riminese.Dove sono e cosa fanno a due mesi didistanza? Cosa conservano ancora del-l’esperienza al Meeting?Nora Bonizzato, studia lettere alla Cat-tolica di Milano, è al terzo anno, haraccontato nel grande auditorium illavoro fatto insieme ad altri studentiper preparare la mostra sui 150 di sus-sidiarietà al Presidente Giorgio Napo-litano e spiegato nelle giornate la mostra

ai visitatori. «Per me è stata la grandepossibilità di riscoprire che ricchezzapuò scaturire dal rapporto serratissi-mo tra me e le circostanze che mi ven-gono incontro», racconta Nora. «Quan-do siamo arrivati a Rimini – continua– io e i miei amici,dopo un anno inten-sissimo di preparazione della mostra,pensavamo di conoscerne ogni singo-lo dettaglio. E invece l’abbiamo vistacostruirsi letteralmente davanti ai nostriocchi dopo ogni turno di spiegazione,arricchita dalle facce, stupite o per-plesse dei visitatori, con domande dal-le quali si aprivano nuove piste di stu-dio, tanto che nei ritagli di tempoapprofondivamo le questioni irrisolte,le domande nuove». Di giorno in gior-no innanzitutto l’esperienza del rac-conto non di una storia di tanti annifa, ma di qualcosa che c’entra con ilpresente: «L’ultimo pannello, quelloche dà il titolo alla mostra, di giornoin giorno l’abbiamo letto sempre dipiù come qualcosa di vero e vivo, dalbuon proposito di raccontare la mostraalla testimonianza di qualcosa che acca-deva a noi e di conseguenza agli altri».E ora? «È stata un’esperienza di cer-tezza che non significa avere tutto aposto, tutto chiuso e impacchettato.La certezza che mi sostiene è piutto-sto un rapporto tra me e la realtà, laquale con la sua forza non smette dichiedermi di implicarmi, di esserci, dirispondere. Mi ha molto colpito vede-re come il riaprirsi continuo di tantis-

sime domande di fronte a un partico-lare anche piccolo come la mostra, siadavvero l'affascinante possibilità di nonsmettere mai di lavorare e di guarda-re, e che quindi la stessa cosa può real-mente essere continuamente nuova».E nulla è più come prima. «Davanti alPresidente della Repubblica come all'ul-tima mamma di famiglia io posso rac-contare questa avventura assolutamenteentusiasmante che ho sperimentatocon particolare potenza al Meeting,che però anche adesso, passati un paiodi mesi, chiede di essere riscoperta eriguardata di fronte allo studio, alla vitain università, dove fra l'altro, per unmese,abbiamo esposto proprio la mostradei 150 anni, alla crisi generale che nonaccenna a diminuire.Questo rende tut-to veramente interessante e, a ripen-sarci, illumina ancora quella settima-na al Meeting, nella certezza pur timi-da e piena di una reticenza inevitabi-le che di fronte a tutto posso starci io,continuamente rimessa al lavoro datutta questa realtà che continua a chie-dere di me».A tu per tu con Giorgio Napolitano ètoccato stare anche a Francesco Bab-bi, studente di Economia in Cattoli-ca, guida personale del Presidente trai pannelli della mostra. «Il Presidente,come tutte le persone che l’hanno visi-tata, come tutte le persone che stan-no visitando la mostra itinerante, èrimasto colpito più che dai contenuti,dalla speranza che questa mostra >

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

GIOVANI PROTAGONISTI

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Prinect MB Process 25 Dipco 2.1 © 2004 Heidelberger Druckmaschinen AG

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Giovanialla ribalta“Qui ci sono i giovani che rifaranno l’Italia”. Più di uno slogan perché le facce e l’esperienza dei ragazzi universi-tari hanno contraddistinto l’edizione 2011. Guide, servizio d’accoglienza, sorveglianza, qualcuno anche in primalinea nei convegni. Li abbiamo cercati per chiedere loro cosa hanno conservato di quella settima eccezionale.

di Filomena Armentano

C’è chi ha guidato il presidentedella Repubblica lungo il per-corso della mostra “150 anni

di sussidiarietà”, come Francesco Bab-bi, e chi l’ha interrogato davanti allaplatea dei 10 mila presenti in audito-rium il 21 agosto scorso, come Eleo-nora Bonizzato ed Enrico Figini. C’èchi ha posto le sue domande a JohnElkann, come William Barcella, maanche chi ha accolto i visitatori ai can-celli, chi ha ripulito i tavoli del fast-food,chi ha pescato cartacce dalla pisci-na, chi ha annaffiato le piante, chi hafatto le pulizie, chi ha battuto gli scon-trini e le altre mille e una attività neces-sarie per lasciar venir fuori tutta la bel-lezza di un evento che non smette maidi sorprendere e salutare chi lo fa e chilo visita lasciandogli un certo lieto lan-guore, con la speranza di tornare l’an-no dopo. Sono i giovani del Meeting,centinaia di volontari, soprattutto stu-denti universitari, che usano la setti-mana di vacanza prima di tornare trastudio ed esami per rendere possibilela manifestazione riminese.Dove sono e cosa fanno a due mesi didistanza? Cosa conservano ancora del-l’esperienza al Meeting?Nora Bonizzato, studia lettere alla Cat-tolica di Milano, è al terzo anno, haraccontato nel grande auditorium illavoro fatto insieme ad altri studentiper preparare la mostra sui 150 di sus-sidiarietà al Presidente Giorgio Napo-litano e spiegato nelle giornate la mostra

ai visitatori. «Per me è stata la grandepossibilità di riscoprire che ricchezzapuò scaturire dal rapporto serratissi-mo tra me e le circostanze che mi ven-gono incontro», racconta Nora. «Quan-do siamo arrivati a Rimini – continua– io e i miei amici,dopo un anno inten-sissimo di preparazione della mostra,pensavamo di conoscerne ogni singo-lo dettaglio. E invece l’abbiamo vistacostruirsi letteralmente davanti ai nostriocchi dopo ogni turno di spiegazione,arricchita dalle facce, stupite o per-plesse dei visitatori, con domande dal-le quali si aprivano nuove piste di stu-dio, tanto che nei ritagli di tempoapprofondivamo le questioni irrisolte,le domande nuove». Di giorno in gior-no innanzitutto l’esperienza del rac-conto non di una storia di tanti annifa, ma di qualcosa che c’entra con ilpresente: «L’ultimo pannello, quelloche dà il titolo alla mostra, di giornoin giorno l’abbiamo letto sempre dipiù come qualcosa di vero e vivo, dalbuon proposito di raccontare la mostraalla testimonianza di qualcosa che acca-deva a noi e di conseguenza agli altri».E ora? «È stata un’esperienza di cer-tezza che non significa avere tutto aposto, tutto chiuso e impacchettato.La certezza che mi sostiene è piutto-sto un rapporto tra me e la realtà, laquale con la sua forza non smette dichiedermi di implicarmi, di esserci, dirispondere. Mi ha molto colpito vede-re come il riaprirsi continuo di tantis-

sime domande di fronte a un partico-lare anche piccolo come la mostra, siadavvero l'affascinante possibilità di nonsmettere mai di lavorare e di guarda-re, e che quindi la stessa cosa può real-mente essere continuamente nuova».E nulla è più come prima. «Davanti alPresidente della Repubblica come all'ul-tima mamma di famiglia io posso rac-contare questa avventura assolutamenteentusiasmante che ho sperimentatocon particolare potenza al Meeting,che però anche adesso, passati un paiodi mesi, chiede di essere riscoperta eriguardata di fronte allo studio, alla vitain università, dove fra l'altro, per unmese,abbiamo esposto proprio la mostradei 150 anni, alla crisi generale che nonaccenna a diminuire.Questo rende tut-to veramente interessante e, a ripen-sarci, illumina ancora quella settima-na al Meeting, nella certezza pur timi-da e piena di una reticenza inevitabi-le che di fronte a tutto posso starci io,continuamente rimessa al lavoro datutta questa realtà che continua a chie-dere di me».A tu per tu con Giorgio Napolitano ètoccato stare anche a Francesco Bab-bi, studente di Economia in Cattoli-ca, guida personale del Presidente trai pannelli della mostra. «Il Presidente,come tutte le persone che l’hanno visi-tata, come tutte le persone che stan-no visitando la mostra itinerante, èrimasto colpito più che dai contenuti,dalla speranza che questa mostra >

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“Mia sorella, la vita”, la mostra dedicataal poeta Boris Pasternak

Le Madonne d’Abruzzo salvate dal terremoto del 2009 esposte al Museo di Rimini

Ricostruzione della sinagoga di Cafarnao nella mostra “Con gli occhi degli apostoli.Una Presenza che travolge la vita”

L’arte al tempo di Dante nella mostra“Non sembiava imagine che tace”

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meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

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L’omaggio del Meeting ad Antoni Gaudí

L’esperienzadella certezza:un’evidenzache fadialogare

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John Polkinghornecon il rabbino

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Page 24: Notiziario Meeting dicembre 2011

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Chiarezza,trasparenza,sempliCità.i valori con cui vogliamo continuare a crescere.24 milioni di persone hanno scelto Windperché condividono i nostri valori.

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porta e che noi portiamo: si può usci-re dalla crisi in cui siamo solo se si ritor-na a desiderare, solo se si ha la certez-za che “le forze che cambiano la sto-ria sono le stesse che cambiano il cuo-re dell’uomo”. Di crisi come quellaodierna l’Italia ne ha viste, dalle guer-re mondiali, agli anni di piombo, masi è sempre rialzata mettendo in gio-co la sua grande capacità di cambia-mento che la mostra testimonia».Ci sono loro e ci sono quelli che fan-no lavori completamente diversi, lavo-ri che la fiera la vedono solo in lonta-nanza. Non fanno il lavoro, in appa-renza, più gratificante del mondo e nesono coscienti, ma loro giurano, tor-nerebbero a farlo ad ogni edizione,nonostante le difficoltà. Anzi, hannogià chiesto di tornare dopo l’esperienzadel 2010,come racconta Simone Ardel-li, al terzo anno di Filosofia.«Lo avevamo fatto durante il Mee-ting precedente, io e altri miei amici.Ci avevano assegnati al turno dellasera cosa che ci ha permesso di cono-scere due persone straordinarie, Arnal-do e Maurizio, i nostri capoturno concui ci siamo trovati bene e che ci han-no spiegato cosa fare. Quell’esperienzaci ha riempiti così tanto che quest’annoabbiamo chiesto noi che ci mettesse-ro ancora una volta ai cancelli, fattoinusuale perché in genere è uno deilavori che si cerca in ogni modo dievitare. Noi lo abbiamo fatto per ritor-nare con loro. Quando abbiamo sco-perto che ci avevano messi al turnodel pomeriggio, infatti, ci siamo fat-ti spostare alla sera per continuare alavorare con loro. Quello che ci hacolpiti di queste persone è stato pro-prio il modo di lavorare e di stare insie-me, con una serietà e con una cura inquello che si faceva che non avevamovisto prima. Non si lasciava mai cheil lavoro diventasse una routine.Tut-ti i giorni eravamo incoraggiati a rido-mandarci il perché del dare cinqueore del proprio tempo gratuitamen-te nel turno al cancello. Questa moda-lità ha fatto sì che ogni giorno si tra-sformasse in una esperienza bella». E

anche i visitatori se ne sono accorti:«Noi eravamo alla sbarra sud – rac-conta Simone – al cancello grande.La gente è stata molto disponibile, ciha trattato con un occhio di riguar-do perché sapevano che eravamo lì afare i volontari. Ci salutavano, ci rin-graziavano. Ci ha fatto piacere che ilnostro lavoro venisse così valorizza-to».C’è chi ancora non riesce a non guar-dare con gratitudine al duro lavoro aicancelli.«Il lavoro ai cancelli al Meeting? Unacosa che mi porto dietro ancora ades-so – afferma Marta Dolci, al quartoanno di Lettere – la cosa più vera èche io sono ancora oggi estremamentegrata a un’esperienza, ad una cosa ina-spettata come l’indicazione di lavo-rare i cancelli. Io mi accorgo sempredi più che quello era proprio il postodove io dovevo essere in quel momen-to, che quell’esperienza lì c’entra asso-lutamente con quello che devo fareora. Tanto che adesso io sono moltocuriosa di vedere ogni anno cosa acca-drà lì dove verrò messa a lavorare». Ele “conseguenze” di quei sette giorni,infatti, se le porta ancora dietro. «Cosaè che mi porto ancora dietro? Comedire... la cura con cui uno può acco-

gliere la gente ai cancelli e il modocon cui uno può farlo. In quel caso èstato ai cancelli. Adesso mi viene chie-sta la stessa attenzione rispetto al miostudio, rispetto al modo in cui io guar-do ciò che studio, che sia la paleo-grafia o il latino. Io li posso guarda-re superficialmente, incastrando del-le frasi, oppure riconoscendo che anchequesta è un’opportunità di guardareseriamente all’esame che sto facendo.È una posizione rispetto alla realtàmolto pratica». A colpirla, poi, sonostati i compagni di lavoro «per l’at-tenzione e la cura che hanno avutoverso di me. Un atteggiamento chemi ha commossa perché si può rima-nere tanto tempo insieme non guar-dando all’altro».Qualcuno dall’impegno ai cancelli, èstato aiutato a viere più intensamen-te quello che a fine turno avrebbe poitrovato dentro la Fiera. «Avendo iltempo occupato dal lavoro – speigaAgnese Maderna, studentessa di Filo-sofia – non ne perdi altro a non farniente, ma una volta dentro alla giran-dola di mostre, incontri e spettacoli,cerchi quello che ti interessa. Per melavorare ai cancelli ha significato vive-re più intelligentemente quella setti-mana».

Eleonora Bonizzato ed Enrico Figini

GIOVANI PROTAGONISTI

NOTIZIARIOeetingDICEMBRE2011 m 25

Dicembre2011:Layout 1 7-12-2011 17:58 Pagina 25

Da sinistra il vescovo ortodosso Armiah, il cardinale Antonios Naguib, il presidente del Meeting Emilia Guarnieri, il magistrato HossamMikawy e il rettore dell’Università di Al Azar Usamah Elabel

Amicizia tra ipopoliAmicizia trauominiÈpossibileunirsieraccogliersi: iprincipiumaniemoraliereligiosicheciunisconosonomoltopiùnumerosidiquellicheciseparano(AntoniosNaguib)

Perchésonostatochiamato io,musulmano,a fareLaBibbia,LaPassionediCristo,GiovanniPaolo II... conunuomodi tvcomeEttoreBernabei?Mihadettospesso: “È ildestino”.

IocredoallastradacheDiociprepara.Siamonoiadeviareoaseguirla.Così l’esistenzadiventaunaimmensacertezza,hopensato.

Sonosicurodiesserestatosceltoproprioperchémusulmano(TarakBenAmmar)

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

MEETING 2011

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Dicembre2011:Layout 1 7-12-2011 17:59 Pagina 40

Da sinistra Wael Farouq, Franco Frattini, Roberto Fontolan, Tarak Ben Ammar

DonGiussani,secondome,hascrittounlibrononsoloper icattolici,pergli italiani,mapertutta l’umanità(Abdel-FattahHassan)

Lachiaveècreareunnuovoumanesimo,chenonvengadalleelité,madaipopoli(FrancoFrattini)

Don Ambrogio Pisoni insieme al professore musulmanoAbdel-Fattah Hassan

Samar Kassem, una dei volontari egiziani

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

FOTOREPORTAGE

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Page 25: Notiziario Meeting dicembre 2011

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Chiarezza,trasparenza,sempliCità.i valori con cui vogliamo continuare a crescere.24 milioni di persone hanno scelto Windperché condividono i nostri valori.

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porta e che noi portiamo: si può usci-re dalla crisi in cui siamo solo se si ritor-na a desiderare, solo se si ha la certez-za che “le forze che cambiano la sto-ria sono le stesse che cambiano il cuo-re dell’uomo”. Di crisi come quellaodierna l’Italia ne ha viste, dalle guer-re mondiali, agli anni di piombo, masi è sempre rialzata mettendo in gio-co la sua grande capacità di cambia-mento che la mostra testimonia».Ci sono loro e ci sono quelli che fan-no lavori completamente diversi, lavo-ri che la fiera la vedono solo in lonta-nanza. Non fanno il lavoro, in appa-renza, più gratificante del mondo e nesono coscienti, ma loro giurano, tor-nerebbero a farlo ad ogni edizione,nonostante le difficoltà. Anzi, hannogià chiesto di tornare dopo l’esperienzadel 2010,come racconta Simone Ardel-li, al terzo anno di Filosofia.«Lo avevamo fatto durante il Mee-ting precedente, io e altri miei amici.Ci avevano assegnati al turno dellasera cosa che ci ha permesso di cono-scere due persone straordinarie, Arnal-do e Maurizio, i nostri capoturno concui ci siamo trovati bene e che ci han-no spiegato cosa fare. Quell’esperienzaci ha riempiti così tanto che quest’annoabbiamo chiesto noi che ci mettesse-ro ancora una volta ai cancelli, fattoinusuale perché in genere è uno deilavori che si cerca in ogni modo dievitare. Noi lo abbiamo fatto per ritor-nare con loro. Quando abbiamo sco-perto che ci avevano messi al turnodel pomeriggio, infatti, ci siamo fat-ti spostare alla sera per continuare alavorare con loro. Quello che ci hacolpiti di queste persone è stato pro-prio il modo di lavorare e di stare insie-me, con una serietà e con una cura inquello che si faceva che non avevamovisto prima. Non si lasciava mai cheil lavoro diventasse una routine.Tut-ti i giorni eravamo incoraggiati a rido-mandarci il perché del dare cinqueore del proprio tempo gratuitamen-te nel turno al cancello. Questa moda-lità ha fatto sì che ogni giorno si tra-sformasse in una esperienza bella». E

anche i visitatori se ne sono accorti:«Noi eravamo alla sbarra sud – rac-conta Simone – al cancello grande.La gente è stata molto disponibile, ciha trattato con un occhio di riguar-do perché sapevano che eravamo lì afare i volontari. Ci salutavano, ci rin-graziavano. Ci ha fatto piacere che ilnostro lavoro venisse così valorizza-to».C’è chi ancora non riesce a non guar-dare con gratitudine al duro lavoro aicancelli.«Il lavoro ai cancelli al Meeting? Unacosa che mi porto dietro ancora ades-so – afferma Marta Dolci, al quartoanno di Lettere – la cosa più vera èche io sono ancora oggi estremamentegrata a un’esperienza, ad una cosa ina-spettata come l’indicazione di lavo-rare i cancelli. Io mi accorgo sempredi più che quello era proprio il postodove io dovevo essere in quel momen-to, che quell’esperienza lì c’entra asso-lutamente con quello che devo fareora. Tanto che adesso io sono moltocuriosa di vedere ogni anno cosa acca-drà lì dove verrò messa a lavorare». Ele “conseguenze” di quei sette giorni,infatti, se le porta ancora dietro. «Cosaè che mi porto ancora dietro? Comedire... la cura con cui uno può acco-

gliere la gente ai cancelli e il modocon cui uno può farlo. In quel caso èstato ai cancelli. Adesso mi viene chie-sta la stessa attenzione rispetto al miostudio, rispetto al modo in cui io guar-do ciò che studio, che sia la paleo-grafia o il latino. Io li posso guarda-re superficialmente, incastrando del-le frasi, oppure riconoscendo che anchequesta è un’opportunità di guardareseriamente all’esame che sto facendo.È una posizione rispetto alla realtàmolto pratica». A colpirla, poi, sonostati i compagni di lavoro «per l’at-tenzione e la cura che hanno avutoverso di me. Un atteggiamento chemi ha commossa perché si può rima-nere tanto tempo insieme non guar-dando all’altro».Qualcuno dall’impegno ai cancelli, èstato aiutato a viere più intensamen-te quello che a fine turno avrebbe poitrovato dentro la Fiera. «Avendo iltempo occupato dal lavoro – speigaAgnese Maderna, studentessa di Filo-sofia – non ne perdi altro a non farniente, ma una volta dentro alla giran-dola di mostre, incontri e spettacoli,cerchi quello che ti interessa. Per melavorare ai cancelli ha significato vive-re più intelligentemente quella setti-mana».

Eleonora Bonizzato ed Enrico Figini

GIOVANI PROTAGONISTI

NOTIZIARIOeetingDICEMBRE2011 m 25

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Da sinistra il vescovo ortodosso Armiah, il cardinale Antonios Naguib, il presidente del Meeting Emilia Guarnieri, il magistrato HossamMikawy e il rettore dell’Università di Al Azar Usamah Elabel

Amicizia tra ipopoliAmicizia trauominiÈpossibileunirsieraccogliersi: iprincipiumaniemoraliereligiosicheciunisconosonomoltopiùnumerosidiquellicheciseparano(AntoniosNaguib)

Perchésonostatochiamato io,musulmano,a fareLaBibbia,LaPassionediCristo,GiovanniPaolo II... conunuomodi tvcomeEttoreBernabei?Mihadettospesso: “È ildestino”.

IocredoallastradacheDiociprepara.Siamonoiadeviareoaseguirla.Così l’esistenzadiventaunaimmensacertezza,hopensato.

Sonosicurodiesserestatosceltoproprioperchémusulmano(TarakBenAmmar)

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

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Da sinistra Wael Farouq, Franco Frattini, Roberto Fontolan, Tarak Ben Ammar

DonGiussani,secondome,hascrittounlibrononsoloper icattolici,pergli italiani,mapertutta l’umanità(Abdel-FattahHassan)

Lachiaveècreareunnuovoumanesimo,chenonvengadalleelité,madaipopoli(FrancoFrattini)

Don Ambrogio Pisoni insieme al professore musulmanoAbdel-Fattah Hassan

Samar Kassem, una dei volontari egiziani

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

FOTOREPORTAGE

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VALORENEL TEMPO.

Innovazione. Qualità.

Sicurezza. Sostenibilità.

Gestione integrata dei servizi agli uffici di clientela primaria, pubblica e privata.

www.marcopolospa.it

MoscachiamaRiminiDa qualche anno alcune agenzie-stampa russe specializzate su temi religiosi dedicano un certo spazioalMeetingdiRimini.Quest’annoanche ITAR-TASS,agenzia laicaerededellaTASS–asuotempomonopolistadell’informazione in Unione Sovietica ha diffuso la notizia ripresa nelle ore successive da varie agenziee testate, tra cui Blagovest-info, NEWSru.com e Rossijskaja gazeta

di Giovanna Parravicini

Alla mostra su Pasternak è dedi-cato un servizio sul numero diottobre della Rivista del Patriar-

cato di Mosca, il cui direttore, SergejČapnin, è stato ospite del Meeting. Ailettori del mensile ufficiale della Chie-sa ortodossa russa sono stati propostiun servizio fotografico sullo splendi-do allestimento della mostra e l’inter-vento di Ol’ga Sedakova alla presen-tazione, svoltasi domenica 21 agosto.Come tutti gli anni, gli ospiti russi alMeeting sono rimasti impressionatida tante cose, ma innanzitutto dal“popolo del Meeting”, dove non c’èsoluzione di continuità tra quelli chelo “fanno” e quelli che lo “visitano”,perché ciascuno contribuisce a costruir-lo così com’è. A cominciare dalla sor-presa dei nostri amici ortodossi, chehanno voluto partecipare alla messacelebrata la domenica mattina in Audi-torium e vi hanno percepito un’im-pensabile atmosfera di unità e di rac-coglimento, la bellezza di un gestoliturgico che faceva toccare con manoche le migliaia di persone radunatecostituivano realmente un Corpo piùgrande della somma degli individuiche lo componevano. Oppure la sor-presa di incontrare nella personalitàdel cardinal Newman, o di san CarloBorromeo, protagonisti di altre mostre,l’eco di travagli e di cammini che –sebbene in epoche e contesti diversis-simi – si intrecciano con la storia e gli

interrogativi esistenti in Russia. Lasorpresa per le migliaia di volontariche si sentono protagonisti e parteci-pi del Meeting al loro posto di servi-zio, indipendentemente dalla possibi-lità di seguire i singoli eventi cultura-li.E, naturalmente, la sorpresa di ritro-vare tra le pareti del Meeting la per-

sonalità di Boris Pasternak come pochila conoscono, in Occidente come inRussia: una personalità connotata dauna statura umana che esprime in pri-mo luogo la “certezza” (tema del Mee-ting 2011) come stupore di fronte auna Presenza che si rende evidente inogni cosa. «Mi desto, e mi abbracciaciò che mi circonda», è il verso di >

La mostra «Mia sorella la vita» dedicata al poeta Boris Pasternak

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

VISTI DA FUORI

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PiazzaCavour.Unpopolo in festaper i 150anni

L’Italiaèungrandedesiderio(AmbrogioSparagna)

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MEETING 2011

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Il pianista coreano Kim Dong KyuL’attore Paolo CevoliIl cantautore Niccolò Fabi

Massimo Popolizio interpreta l’opera di Chesterton “La ballata del Cavallo bianco”

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

FOTOREPORTAGE

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Il pianista coreano Kim Dong KyuL’attore Paolo CevoliIl cantautore Niccolò Fabi

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di Giovanna Parravicini

Alla mostra su Pasternak è dedi-cato un servizio sul numero diottobre della Rivista del Patriar-

cato di Mosca, il cui direttore, SergejČapnin, è stato ospite del Meeting. Ailettori del mensile ufficiale della Chie-sa ortodossa russa sono stati propostiun servizio fotografico sullo splendi-do allestimento della mostra e l’inter-vento di Ol’ga Sedakova alla presen-tazione, svoltasi domenica 21 agosto.Come tutti gli anni, gli ospiti russi alMeeting sono rimasti impressionatida tante cose, ma innanzitutto dal“popolo del Meeting”, dove non c’èsoluzione di continuità tra quelli chelo “fanno” e quelli che lo “visitano”,perché ciascuno contribuisce a costruir-lo così com’è. A cominciare dalla sor-presa dei nostri amici ortodossi, chehanno voluto partecipare alla messacelebrata la domenica mattina in Audi-torium e vi hanno percepito un’im-pensabile atmosfera di unità e di rac-coglimento, la bellezza di un gestoliturgico che faceva toccare con manoche le migliaia di persone radunatecostituivano realmente un Corpo piùgrande della somma degli individuiche lo componevano. Oppure la sor-presa di incontrare nella personalitàdel cardinal Newman, o di san CarloBorromeo, protagonisti di altre mostre,l’eco di travagli e di cammini che –sebbene in epoche e contesti diversis-simi – si intrecciano con la storia e gli

interrogativi esistenti in Russia. Lasorpresa per le migliaia di volontariche si sentono protagonisti e parteci-pi del Meeting al loro posto di servi-zio, indipendentemente dalla possibi-lità di seguire i singoli eventi cultura-li.E, naturalmente, la sorpresa di ritro-vare tra le pareti del Meeting la per-

sonalità di Boris Pasternak come pochila conoscono, in Occidente come inRussia: una personalità connotata dauna statura umana che esprime in pri-mo luogo la “certezza” (tema del Mee-ting 2011) come stupore di fronte auna Presenza che si rende evidente inogni cosa. «Mi desto, e mi abbracciaciò che mi circonda», è il verso di >

La mostra «Mia sorella la vita» dedicata al poeta Boris Pasternak

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Il Presidente con le guide della mostra“150 anni di Sussidiarietà”

“Portate il vostroanelitodi certezza”

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“C’èbisognodinuove leveedinuovi apporti…Portatenell’impegnopolitico le vostremo-tivazioni spirituali. Portate, nel tempodell’incertezza, il vostroanelitodi certezza. Èper tuttoquestocherappresentateunarisorsaumanaper il nostroPaese. Fatela valereancoradipiù: è ilmioaugurioe ilmio incitamento” (GiorgioNapolitano)

Da sinistra i parlamentari Enrico Letta e Maurizio Lupi, il presidentedella Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Meeting Emi-lia Guarnieri e il presidente della Fondazione per la sussidiarietàGiorgio Vittadini, durante l’incontro di inaugurazione delle mostra“150 anni di sussidiarietà”

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FOTOREPORTAGE

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una poesia di Pasternak.La sorpresa diventa tanto più grandequando si entra in un campo minatocome la politica, dove parrebbe tantopiù impossibile, utopistico un colle-gamento con l’ideale. E proprio allapolitica al Meeting è stato dedicato daKsenija Lučenko, giornalista ospitedel Meeting, un lungo articolo uscitoil 5 settembre su Russkij žurnal. Si inti-tola Cristiani in politica oggi, e pren-de le mosse dall’omonimo incontrocon Roberto Formigoni, Joseph Daul,capogruppo PPE al Parlamento Euro-peo, Marcos Zerbini, deputato dellostato federale di San Paolo, PhillipBlond, direttore del think-tank ResPu-blica e consigliere del premier DavidCameron, e Paul Jacob Bhatti, consi-gliere del primo ministro di Islama-bad per le minoranze religiose e fra-tello di Shabhaz Bhatti, unico mini-stro pakistano di fede cristiana, assas-sinato il 2 marzo scorso. Dopo averillustrato a grandi linee il fenomenoMeeting e il carisma di Comunione e

Liberazione di cui esso è un frutto matu-ro, l’articolo entra nello specifico delcompito che i cristiani hanno nei con-fronti della società in cui vivono. Vi sisottolinea la positività del cristianesi-mo, che vede «un’opportunità di rin-novamento anche nella difficile situa-zione creatasi in Gran Bretagna dopoi recenti disordini» (intervento di Phil-lip Blond), e «la dimensione sociale e

politica propria del fatto cristiano, chenon si può mai ridurre ad un fatto pri-vato. Il cristianesimo non è può essereescluso dalla politica. La comunità cri-stiana ha il dovere di educare le perso-ne alla costruzione del bene comune».Di conseguenza «ci si impegna in poli-tica non per affermare le proprie idee,ma per difendere quello che l’esperienzadei cristiani e degli uomini sta costruen-do nella società» (Formigoni).Una testi-monianza nel sociale e in politica, cheresta tuttavia irriducibile ai soli valorisociali e politici, come mostrano ine-quivocabilmente la vicenda di ShabhazBhatti e le parole del suo testamentospirituale: «Voglio vivere ai piedi di Cri-sto e morire per lui».L’autrice dimostra inoltre grande inte-resse per la figura di Newman e il movi-mento Radical Orthodoxy, che ripropo-ne oggigiorno nel mondo anglosasso-ne le medesime tematiche dell’ecume-nismo e del rapporto Chiesa-societàche sono di importanza cruciale per lasocietà russa. La Lučenko riporta varistralci dall’incontro I cristiani sulla pub-blica piazza: dal viaggio di BenedettoXVI un nuovo umanesimo nel RegnoUnito,mettendo in rilievo come la solu-zione – di fronte al duplice rischio incui incappa la società odierna, la seco-larizzazione o il fondamentalismo reli-gioso – sia da ricercarsi nell’unità trafede e ragione a cui Benedetto XVI harichiamato più volte, e in particolare nelsuo viaggio in Inghilterra.

La mostra «Mia sorella la vita», dedicata aBoris Pasternak, è entrata a far parte del pro-gramma di un forum cristiano internazionaleche sta svolgendosi in questi giorni in Italia.Curata dalla Fondazione Russia Cristiana edalla rivista «La Nuova Europa», la mostrapresenta fotografie, manoscritti, spezzoni difilmati storici, mettendo in evidenza le radicicristiane dell’arte dello scrittore russo.Come ha chiarito la principale ispiratrice del-l’iniziativa, Giovanna Parravicini, l’idea è natada una frase pronunciata dallo stesso Paster-nak: «L’artista discorre con Dio, e da questodialogo scaturisce tutto ciò che egli scrive».«Del resto – ha aggiunto Parravicini – la no-stra mostra ha preso il via dall’amicizia traPasternak e la pianista Marija Judina, chescorgeva nell’arte una via privilegiata – anzil’unica per lei – di incontro con Dio».In primo piano nella mostra emergono i per-sonaggi di Amleto e Faust, e naturalmentedel Dottor Živago. I primi due sono legati al-l’attività di Boris Pasternak traduttore, chelavorò su Shakespeare e Goethe. Nel prota-gonista del romanzo, che valse allo scrittoreun Nobel che egli tuttavia non ebbe mai lapossibilità di ricevere, secondo i curatoridella mostra echeggiano motivi faustiani eamletici. «Il tema di fondo della mostra è lavita: una vita concepita in modo tale da

poter assumere anche altri nomi – eternità,immortalità, verità», ha detto ancora Parra-vicini. Oltre ai pannelli con testi dell’autoree fotografie, il percorso della mostra prevedeun laboratorio teatrale e la proiezione di duedocumentari dedicati al poeta.Giovanna Parravicini è autrice del volume Li-beri, che narra le vicende di alcuni straordi-nari personaggi che hanno determinato ilclima spirituale nella Russia del XX secolo.Ha pubblicato numerosi articoli sulla Chiesaortodossa russa in epoca sovietica, e hasvolto varie ricerche nell’ambito della storiadell’arte bizantina e russa.Il forum cristiano internazionale «Meetingper l’amicizia tra i popoli» si svolge annual-mente a Rimini dal 1980 per iniziativa delmovimento cattolico «Comunione e Libera-zione». L’evento raduna personalità dispicco, artisti e politici di vari paesi. Il pro-gramma è dedicato alla discussione di te-matiche legate ai problemi della religione edella fede, sviluppate attraverso una quan-tità di iniziative culturali, tra cui concerti,mostre, spettacoli, lezioni, presentazioni dilibri, tavole rotonde e perfino competizionisportive. Ospite d’onore del Meeting di que-st’anno è stato il presidente della Repub-blica Italiana Giorgio Napolitano.

Vera Ščerbakova

ITAR-TASS, 29 AGOSTO 2011

Adriano Dell’asta, Giovanna Parravicini e Olga Sedakova

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Irlanda, Francia, Spagna,parlanodinoiAlcuni articoli usciti all’estero raccontano l’edizione del Meeting. Sono tratti dal quotidiano irlandeseIrish Times, con John Waters che confronta l’esperienza delle giornate a Rimini con la crisi irlandese,da quello francese La Croix con l’inviato Frederic Mounier per la prima volta a Riminiche è costretto a cambiare ottica rispetto al solito e dal settimanale spagnolo Alfa Y Omega

The Irish Times26 agosto 2011

La nostra cultura è saturata di nega-tività e cinismoQui a Rimini, in armonia con la sfi-da di quel titolo che non lascia spa-zio a compromessi, c’è il riconosci-mento che una crisi è in atto, ma nonc’è né senso di fatalismo né accetta-zione che quello che sta accadendosia definitivo per le aspirazioni o lesperanze umane. La vita è un pro-cesso solo marginalmente collegatoai prospetti economici, non è legataad essi. La vita continua.Al Meeting questa settimana sonovenute migliaia di persone per parte-cipare ad ogni tipo di incontro: perascoltare filosofi e scienziati parlaredella natura della certezza; per osser-vare le mostre che raccontavano lastraordinaria vita del beato John Hen-ry Newman; per scoprire il pensieroche ha portato generazioni di fisici acontemplare l’atomo; per discuterecon giornalisti il futuro della cartastampata; e per prendere parte ad alcu-ni degli innumerevoli eventi che han-no commemorato i 150 anni dell’unitàd’Italia. Il Meeting di Rimini è inessenza una creazione del Cattolice-simo, ma allo stesso tempo va oltre iconfini che sono convenzionalmenteattribuiti alla parola “religione.”

Questi fenomeni sono così lontanida qualsiasi aspetto possibile imma-ginabile della vita irlandese che è dif-ficile evitare la sensazione che un qual-che grave impoverimento sia scesosulla nostra cultura e che questo siail risultato del collasso della dimen-sione religiosa.Viviamo in un’età in cui il desideriodi certezza sembra esistere in pro-porzione inversa alla sua possibilitàdi esistere. Ma, invece di rischiare dipiù per conoscere di più, abbassiamoil livello dei nostri standard per faresembrare che siamo arrivati a cono-scere quasi tutto. Perciò le incertez-ze presenti sembrano accompagnareun desiderio quasi opprimente chetutti i problemi vengano risolti unavolta per tutte. E più si intensifica lanostra preoccupazione a sistemaretutto, più l’incertezza cresce.Una delle intuizioni che è emersaripetutamente a Rimini questa setti-mana è che le nostre culture non han-no scelto una certezza umana: unachiarezza definitiva su fatti e signi-ficati. Al contrario, tutto ha a chefare con la determinazione del nostropasso su un particolare sentiero. Quel-lo che si comprende e si scopre è con-tingente. Numerosi scienziati impor-tanti tra cui Lucio Rossi, che ha lavo-rato con Large Hadron Collider, eJohn Polkinghorne, ex presidente del

Queens’ College a Cambridge han-no parlato della provvisoria naturadella ricerca scientifica. Dal momen-to che la scienza si contraddice con-tinuamente, concordano che non èpossibile “arrivare” da nessuna partema solo avanzare con una certezzache è di per sé provvisoria.Se mi chiedessero di descrivere l’umo-re dell’Irlanda in una parola, fino aquesta settimana avrei scelto “rabbia.”Adesso invece intravedo il punto prin-cipale; l’emozione dominante è reat-tiva e negativa invece che creativa ecostruttiva. Qual’ è stato per esem-pio, il discorso politico più acclama-to dell’ultimo anno? Non è stata unavisionaria chiamata alle armi o l’in-vocazione dello spirito d’Irlanda, mala denuncia del Taoiseach, il primoministro Irlandese, al Papa e al Vati-cano il mese scorso. L’impulso è didenunciare tutto invece che di annun-ciare qualsiasi cosa.Questo spiega la difficoltà che stia-mo vivendo nel tentativo di indicareun successore plausibile al Presiden-te Mary McAleese, che ha entusia-smato il Meeting di Rimini l’annoscorso. La nostra cultura è talmentesaturata di negatività e cinismo chenon è in grado di offrire un leaderche non mandi tutti a quel paese.Credo che questi difetti della cultu-ra irlandese emergano dalla natura >

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“C’èbisognodinuove leveedinuovi apporti…Portatenell’impegnopolitico le vostremo-tivazioni spirituali. Portate, nel tempodell’incertezza, il vostroanelitodi certezza. Èper tuttoquestocherappresentateunarisorsaumanaper il nostroPaese. Fatela valereancoradipiù: è ilmioaugurioe ilmio incitamento” (GiorgioNapolitano)

Da sinistra i parlamentari Enrico Letta e Maurizio Lupi, il presidentedella Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Meeting Emi-lia Guarnieri e il presidente della Fondazione per la sussidiarietàGiorgio Vittadini, durante l’incontro di inaugurazione delle mostra“150 anni di sussidiarietà”

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una poesia di Pasternak.La sorpresa diventa tanto più grandequando si entra in un campo minatocome la politica, dove parrebbe tantopiù impossibile, utopistico un colle-gamento con l’ideale. E proprio allapolitica al Meeting è stato dedicato daKsenija Lučenko, giornalista ospitedel Meeting, un lungo articolo uscitoil 5 settembre su Russkij žurnal. Si inti-tola Cristiani in politica oggi, e pren-de le mosse dall’omonimo incontrocon Roberto Formigoni, Joseph Daul,capogruppo PPE al Parlamento Euro-peo, Marcos Zerbini, deputato dellostato federale di San Paolo, PhillipBlond, direttore del think-tank ResPu-blica e consigliere del premier DavidCameron, e Paul Jacob Bhatti, consi-gliere del primo ministro di Islama-bad per le minoranze religiose e fra-tello di Shabhaz Bhatti, unico mini-stro pakistano di fede cristiana, assas-sinato il 2 marzo scorso. Dopo averillustrato a grandi linee il fenomenoMeeting e il carisma di Comunione e

Liberazione di cui esso è un frutto matu-ro, l’articolo entra nello specifico delcompito che i cristiani hanno nei con-fronti della società in cui vivono. Vi sisottolinea la positività del cristianesi-mo, che vede «un’opportunità di rin-novamento anche nella difficile situa-zione creatasi in Gran Bretagna dopoi recenti disordini» (intervento di Phil-lip Blond), e «la dimensione sociale e

politica propria del fatto cristiano, chenon si può mai ridurre ad un fatto pri-vato. Il cristianesimo non è può essereescluso dalla politica. La comunità cri-stiana ha il dovere di educare le perso-ne alla costruzione del bene comune».Di conseguenza «ci si impegna in poli-tica non per affermare le proprie idee,ma per difendere quello che l’esperienzadei cristiani e degli uomini sta costruen-do nella società» (Formigoni).Una testi-monianza nel sociale e in politica, cheresta tuttavia irriducibile ai soli valorisociali e politici, come mostrano ine-quivocabilmente la vicenda di ShabhazBhatti e le parole del suo testamentospirituale: «Voglio vivere ai piedi di Cri-sto e morire per lui».L’autrice dimostra inoltre grande inte-resse per la figura di Newman e il movi-mento Radical Orthodoxy, che ripropo-ne oggigiorno nel mondo anglosasso-ne le medesime tematiche dell’ecume-nismo e del rapporto Chiesa-societàche sono di importanza cruciale per lasocietà russa. La Lučenko riporta varistralci dall’incontro I cristiani sulla pub-blica piazza: dal viaggio di BenedettoXVI un nuovo umanesimo nel RegnoUnito,mettendo in rilievo come la solu-zione – di fronte al duplice rischio incui incappa la società odierna, la seco-larizzazione o il fondamentalismo reli-gioso – sia da ricercarsi nell’unità trafede e ragione a cui Benedetto XVI harichiamato più volte, e in particolare nelsuo viaggio in Inghilterra.

La mostra «Mia sorella la vita», dedicata aBoris Pasternak, è entrata a far parte del pro-gramma di un forum cristiano internazionaleche sta svolgendosi in questi giorni in Italia.Curata dalla Fondazione Russia Cristiana edalla rivista «La Nuova Europa», la mostrapresenta fotografie, manoscritti, spezzoni difilmati storici, mettendo in evidenza le radicicristiane dell’arte dello scrittore russo.Come ha chiarito la principale ispiratrice del-l’iniziativa, Giovanna Parravicini, l’idea è natada una frase pronunciata dallo stesso Paster-nak: «L’artista discorre con Dio, e da questodialogo scaturisce tutto ciò che egli scrive».«Del resto – ha aggiunto Parravicini – la no-stra mostra ha preso il via dall’amicizia traPasternak e la pianista Marija Judina, chescorgeva nell’arte una via privilegiata – anzil’unica per lei – di incontro con Dio».In primo piano nella mostra emergono i per-sonaggi di Amleto e Faust, e naturalmentedel Dottor Živago. I primi due sono legati al-l’attività di Boris Pasternak traduttore, chelavorò su Shakespeare e Goethe. Nel prota-gonista del romanzo, che valse allo scrittoreun Nobel che egli tuttavia non ebbe mai lapossibilità di ricevere, secondo i curatoridella mostra echeggiano motivi faustiani eamletici. «Il tema di fondo della mostra è lavita: una vita concepita in modo tale da

poter assumere anche altri nomi – eternità,immortalità, verità», ha detto ancora Parra-vicini. Oltre ai pannelli con testi dell’autoree fotografie, il percorso della mostra prevedeun laboratorio teatrale e la proiezione di duedocumentari dedicati al poeta.Giovanna Parravicini è autrice del volume Li-beri, che narra le vicende di alcuni straordi-nari personaggi che hanno determinato ilclima spirituale nella Russia del XX secolo.Ha pubblicato numerosi articoli sulla Chiesaortodossa russa in epoca sovietica, e hasvolto varie ricerche nell’ambito della storiadell’arte bizantina e russa.Il forum cristiano internazionale «Meetingper l’amicizia tra i popoli» si svolge annual-mente a Rimini dal 1980 per iniziativa delmovimento cattolico «Comunione e Libera-zione». L’evento raduna personalità dispicco, artisti e politici di vari paesi. Il pro-gramma è dedicato alla discussione di te-matiche legate ai problemi della religione edella fede, sviluppate attraverso una quan-tità di iniziative culturali, tra cui concerti,mostre, spettacoli, lezioni, presentazioni dilibri, tavole rotonde e perfino competizionisportive. Ospite d’onore del Meeting di que-st’anno è stato il presidente della Repub-blica Italiana Giorgio Napolitano.

Vera Ščerbakova

ITAR-TASS, 29 AGOSTO 2011

Adriano Dell’asta, Giovanna Parravicini e Olga Sedakova

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Irlanda, Francia, Spagna,parlanodinoiAlcuni articoli usciti all’estero raccontano l’edizione del Meeting. Sono tratti dal quotidiano irlandeseIrish Times, con John Waters che confronta l’esperienza delle giornate a Rimini con la crisi irlandese,da quello francese La Croix con l’inviato Frederic Mounier per la prima volta a Riminiche è costretto a cambiare ottica rispetto al solito e dal settimanale spagnolo Alfa Y Omega

The Irish Times26 agosto 2011

La nostra cultura è saturata di nega-tività e cinismoQui a Rimini, in armonia con la sfi-da di quel titolo che non lascia spa-zio a compromessi, c’è il riconosci-mento che una crisi è in atto, ma nonc’è né senso di fatalismo né accetta-zione che quello che sta accadendosia definitivo per le aspirazioni o lesperanze umane. La vita è un pro-cesso solo marginalmente collegatoai prospetti economici, non è legataad essi. La vita continua.Al Meeting questa settimana sonovenute migliaia di persone per parte-cipare ad ogni tipo di incontro: perascoltare filosofi e scienziati parlaredella natura della certezza; per osser-vare le mostre che raccontavano lastraordinaria vita del beato John Hen-ry Newman; per scoprire il pensieroche ha portato generazioni di fisici acontemplare l’atomo; per discuterecon giornalisti il futuro della cartastampata; e per prendere parte ad alcu-ni degli innumerevoli eventi che han-no commemorato i 150 anni dell’unitàd’Italia. Il Meeting di Rimini è inessenza una creazione del Cattolice-simo, ma allo stesso tempo va oltre iconfini che sono convenzionalmenteattribuiti alla parola “religione.”

Questi fenomeni sono così lontanida qualsiasi aspetto possibile imma-ginabile della vita irlandese che è dif-ficile evitare la sensazione che un qual-che grave impoverimento sia scesosulla nostra cultura e che questo siail risultato del collasso della dimen-sione religiosa.Viviamo in un’età in cui il desideriodi certezza sembra esistere in pro-porzione inversa alla sua possibilitàdi esistere. Ma, invece di rischiare dipiù per conoscere di più, abbassiamoil livello dei nostri standard per faresembrare che siamo arrivati a cono-scere quasi tutto. Perciò le incertez-ze presenti sembrano accompagnareun desiderio quasi opprimente chetutti i problemi vengano risolti unavolta per tutte. E più si intensifica lanostra preoccupazione a sistemaretutto, più l’incertezza cresce.Una delle intuizioni che è emersaripetutamente a Rimini questa setti-mana è che le nostre culture non han-no scelto una certezza umana: unachiarezza definitiva su fatti e signi-ficati. Al contrario, tutto ha a chefare con la determinazione del nostropasso su un particolare sentiero. Quel-lo che si comprende e si scopre è con-tingente. Numerosi scienziati impor-tanti tra cui Lucio Rossi, che ha lavo-rato con Large Hadron Collider, eJohn Polkinghorne, ex presidente del

Queens’ College a Cambridge han-no parlato della provvisoria naturadella ricerca scientifica. Dal momen-to che la scienza si contraddice con-tinuamente, concordano che non èpossibile “arrivare” da nessuna partema solo avanzare con una certezzache è di per sé provvisoria.Se mi chiedessero di descrivere l’umo-re dell’Irlanda in una parola, fino aquesta settimana avrei scelto “rabbia.”Adesso invece intravedo il punto prin-cipale; l’emozione dominante è reat-tiva e negativa invece che creativa ecostruttiva. Qual’ è stato per esem-pio, il discorso politico più acclama-to dell’ultimo anno? Non è stata unavisionaria chiamata alle armi o l’in-vocazione dello spirito d’Irlanda, mala denuncia del Taoiseach, il primoministro Irlandese, al Papa e al Vati-cano il mese scorso. L’impulso è didenunciare tutto invece che di annun-ciare qualsiasi cosa.Questo spiega la difficoltà che stia-mo vivendo nel tentativo di indicareun successore plausibile al Presiden-te Mary McAleese, che ha entusia-smato il Meeting di Rimini l’annoscorso. La nostra cultura è talmentesaturata di negatività e cinismo chenon è in grado di offrire un leaderche non mandi tutti a quel paese.Credo che questi difetti della cultu-ra irlandese emergano dalla natura >

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di due istituzione chiave della nostracultura: l’educazione e il giornalismo.L’abbandono della filosofia nelle nostrescuole è una dimensione del proble-ma. Un aspetto ancora più serio è cheil nostro sistema educativo insiste sul-lo sviluppo della memoria invece chedella ragione. Come aveva diagnosti-cato il cardinale Newman, 150 annifa, la natura frammentaria di quelloche chiamiamo educazione imparti-sce pacchetti di informazione sottovarie etichette ma non fornisce un cri-terio dominante con cui unificare iltutto.Il giornalismo, di per sé il prodotto diun sistema educativo rachitico, ridu-ce tutto ancora di più fino a confina-re la realtà sotto il proprio controllo.Dettando e informando il menu quo-tidiano del pensiero dominante, lecronache dei nostri mezzi di comu-nicazione sono incredibilmente piat-ti, reattivi e guidati da ideologie sem-pliciste e sconosciute che sfruttano leemozioni negative dei cittadini perpromuovere un’idea di destinazioneche è un miraggio. Lo scetticismo,l’elemento più vitale di un giornali-smo sano, è fuori controllo, così chele energie dominanti tendono allademolizione invece che alla costru-zione.E così la cultura è infuriata per la pro-pria disintegrazione ma senza capir-ne le ragioni, e non avendo un terre-no stabile su cui poggiarsi, non riescea proporre una risposta coerente chepossa salvarla. Il patriottismo nonsono altro che attacchi subdoli alleazione non patriottiche degli altri;“valori” significa la denuncia degliideali ereditati; “speranza” è una sen-timentalità ricorrente che si pensagenerata dal niente.Tutto si disfa, mentre invece la cro-naca implica un certo progresso. ( JohnWaters)

La Croix29 agosto 2011Rimini, l’incontro di 800.000 cattoli-ci italiani

Il Meeting di Rimini, organizzato dal21 al 27 agosto dal movimento catto-lico italiano Comunione e Liberazio-ne, al parco delle esposizioni della cit-tà balneare adriatica, ha attirato 800000 persone.A Rimini, l’osservatore francese deglieventi religiosi italiani deve cambiareottica. Questo gigantesco incontro,organizzato dal 1980 dal movimentocattolico Comunione e Liberazione(CL), non è comparabile a quello cheaccade di norma in Francia.Tanto piùche il tema generale – “E l’esistenzadiventa una immensa certezza” – è unaprovocazione, e non vuole essere sedu-cente.In piena stagione di vacanze, accan-to a spiagge affollatissime, con 38°all’ombra, tutto l’insieme ha qualco-sa in comune con il Salone del libro,la Fiera di Parigi, le Settimane socia-li di Francia, le sessioni della comu-nità dell’Emmanuel a Paray-le-Monial,senza dimenticare le università estivedei partiti politici.Il pubblico,dai 7 ai 77 anni, con pochis-sime teste bianche, partecipa ogni gior-no in decine di migliaia, in totale cir-ca 800.000 presenze. Si viene qui conla famiglia, come si fa in Italia, maanche tra amici, in coppia.Tra il vociare tipico di qualsiasi rag-

gruppamento italiano di più di tre per-sone, ci si forma, ci si informa, si pre-ga, ci si confronta. Si fa la coda pervisitare, con impegno, esposizioni susan Carlo Borromeo, Boris Pasternak,sull’arte all’epoca di Dante, ma anchesulla struttura dell’atomo, sul teologoNewman, sull’Unità d’Italia o sullescoperte archeologiche in Terrasanta.Maria, 45 anni, è venuta da Verona.Qui trova “della positività”. Lei non ècerto un membro di CL e non pensadi diventarlo, perché, dice, “non vor-rei avere degli obblighi”. Si vedonopochi sacerdoti. C’è la “gente vera”,con l’élite politica, industriale, cultu-rale. È stato il presidente della Repub-blica, Giorgio Napolitano, ad aprireil raduno, il 21 agosto.I francesi sono pochi – “CL contasoltanto 250 membri in Francia”, con-stata Roberto Gulino, chirurgo chevive a Tolone da venticinque anni –ma molto apprezzati. Quest’annomons. Dominique Rey, vescovo diFréjus-Tolone, è il primo vescovo cheviene dalla Francia dopo il cardinalLustiger, tanto tempo fa. Clara Gay-mard, presidente di General ElectricFrance e figlia del professor JérômeLejeune, ha conquistato 800 perso-ne evocando la figura di suo padre.Ma soprattutto il filosofo FabriceHadjadj, che l’anno scorso aveva fat-to il discorso di chiusura, ha interes-sato un uditorio di circa 12.000 per-sone con un esercizio di apologeticasul tema de “L’inevitabile certezza”.Per lui, questo Meeting senza pari èpossibile unicamente nell’“incoeren-za italiana”: “Gli italiani affermanodi rifiutare la vita cristiana, però vivo-no in massa in una cultura cristiana.Questa incoerenza rende possibilecostruire ponti”. Ed è arrivato a spie-gare all’amplissimo uditorio, che hail tasso di fecondità più basso del-l’OCDE: “Se abbiamo ricevuto lavita, è solo per donarla”. La sua cri-tica del tecnicismo, dell’ecologismoe del fondamentalismo “che tendo-no tutti e tre all’estinzione dell’uo-mo” è stata accolta. >

Il quotidiano francese La Croix

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di due istituzione chiave della nostracultura: l’educazione e il giornalismo.L’abbandono della filosofia nelle nostrescuole è una dimensione del proble-ma. Un aspetto ancora più serio è cheil nostro sistema educativo insiste sul-lo sviluppo della memoria invece chedella ragione. Come aveva diagnosti-cato il cardinale Newman, 150 annifa, la natura frammentaria di quelloche chiamiamo educazione imparti-sce pacchetti di informazione sottovarie etichette ma non fornisce un cri-terio dominante con cui unificare iltutto.Il giornalismo, di per sé il prodotto diun sistema educativo rachitico, ridu-ce tutto ancora di più fino a confina-re la realtà sotto il proprio controllo.Dettando e informando il menu quo-tidiano del pensiero dominante, lecronache dei nostri mezzi di comu-nicazione sono incredibilmente piat-ti, reattivi e guidati da ideologie sem-pliciste e sconosciute che sfruttano leemozioni negative dei cittadini perpromuovere un’idea di destinazioneche è un miraggio. Lo scetticismo,l’elemento più vitale di un giornali-smo sano, è fuori controllo, così chele energie dominanti tendono allademolizione invece che alla costru-zione.E così la cultura è infuriata per la pro-pria disintegrazione ma senza capir-ne le ragioni, e non avendo un terre-no stabile su cui poggiarsi, non riescea proporre una risposta coerente chepossa salvarla. Il patriottismo nonsono altro che attacchi subdoli alleazione non patriottiche degli altri;“valori” significa la denuncia degliideali ereditati; “speranza” è una sen-timentalità ricorrente che si pensagenerata dal niente.Tutto si disfa, mentre invece la cro-naca implica un certo progresso. ( JohnWaters)

La Croix29 agosto 2011Rimini, l’incontro di 800.000 cattoli-ci italiani

Il Meeting di Rimini, organizzato dal21 al 27 agosto dal movimento catto-lico italiano Comunione e Liberazio-ne, al parco delle esposizioni della cit-tà balneare adriatica, ha attirato 800000 persone.A Rimini, l’osservatore francese deglieventi religiosi italiani deve cambiareottica. Questo gigantesco incontro,organizzato dal 1980 dal movimentocattolico Comunione e Liberazione(CL), non è comparabile a quello cheaccade di norma in Francia.Tanto piùche il tema generale – “E l’esistenzadiventa una immensa certezza” – è unaprovocazione, e non vuole essere sedu-cente.In piena stagione di vacanze, accan-to a spiagge affollatissime, con 38°all’ombra, tutto l’insieme ha qualco-sa in comune con il Salone del libro,la Fiera di Parigi, le Settimane socia-li di Francia, le sessioni della comu-nità dell’Emmanuel a Paray-le-Monial,senza dimenticare le università estivedei partiti politici.Il pubblico,dai 7 ai 77 anni, con pochis-sime teste bianche, partecipa ogni gior-no in decine di migliaia, in totale cir-ca 800.000 presenze. Si viene qui conla famiglia, come si fa in Italia, maanche tra amici, in coppia.Tra il vociare tipico di qualsiasi rag-

gruppamento italiano di più di tre per-sone, ci si forma, ci si informa, si pre-ga, ci si confronta. Si fa la coda pervisitare, con impegno, esposizioni susan Carlo Borromeo, Boris Pasternak,sull’arte all’epoca di Dante, ma anchesulla struttura dell’atomo, sul teologoNewman, sull’Unità d’Italia o sullescoperte archeologiche in Terrasanta.Maria, 45 anni, è venuta da Verona.Qui trova “della positività”. Lei non ècerto un membro di CL e non pensadi diventarlo, perché, dice, “non vor-rei avere degli obblighi”. Si vedonopochi sacerdoti. C’è la “gente vera”,con l’élite politica, industriale, cultu-rale. È stato il presidente della Repub-blica, Giorgio Napolitano, ad aprireil raduno, il 21 agosto.I francesi sono pochi – “CL contasoltanto 250 membri in Francia”, con-stata Roberto Gulino, chirurgo chevive a Tolone da venticinque anni –ma molto apprezzati. Quest’annomons. Dominique Rey, vescovo diFréjus-Tolone, è il primo vescovo cheviene dalla Francia dopo il cardinalLustiger, tanto tempo fa. Clara Gay-mard, presidente di General ElectricFrance e figlia del professor JérômeLejeune, ha conquistato 800 perso-ne evocando la figura di suo padre.Ma soprattutto il filosofo FabriceHadjadj, che l’anno scorso aveva fat-to il discorso di chiusura, ha interes-sato un uditorio di circa 12.000 per-sone con un esercizio di apologeticasul tema de “L’inevitabile certezza”.Per lui, questo Meeting senza pari èpossibile unicamente nell’“incoeren-za italiana”: “Gli italiani affermanodi rifiutare la vita cristiana, però vivo-no in massa in una cultura cristiana.Questa incoerenza rende possibilecostruire ponti”. Ed è arrivato a spie-gare all’amplissimo uditorio, che hail tasso di fecondità più basso del-l’OCDE: “Se abbiamo ricevuto lavita, è solo per donarla”. La sua cri-tica del tecnicismo, dell’ecologismoe del fondamentalismo “che tendo-no tutti e tre all’estinzione dell’uo-mo” è stata accolta. >

Il quotidiano francese La Croix

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eetingDICEMBRE2011m

Il Meeting è anche un momento diincontro importantissimo per la vitapolitica italiana. Questo paese anco-ra adolescente (l’unità risale appe-na a centocinquant’anni fa) attra-versa nuovamente una profonda cri-si: Silvio Berlusconi è disapprovato,rinascono tentazioni secessioniste,le misure di austerità sconvolgono ifragili equilibri locali, tra solidarie-tà famigliari e impotenza statale.[…] A questo Meeting le forze delcuore sembrano vive. Giovedì sera,il pakistano Paul Bhatti, consiglie-re del governo per le minoranze reli-giose, e fratello del ministro catto-lico Shabbaz, assassinato il 2 mar-zo scorso, ha commosso l’uditorio[…]Il messaggio di Benedetto XVI tra-smesso al Meeting è risuonato sen-za stonature: “I drammi del secoloscorso hanno ampiamente dimo-strato che quando viene meno lasperanza cristiana, quando cioè vie-ne meno la certezza della fede e ildesiderio delle ‘cose ultime’, l’uomosi smarrisce e diventa vittima delpotere”. Severo ma giusto, il SantoPadre ha continuato: “Una fede sen-za speranza ha provocato l’insorge-re di una speranza senza la fede”.“Qui, l ’uomo cerca il bene”, diceGiuseppe, farmacista in un centrosanitario milanese. Membro di CL,viene ogni anno per “l’amicizia, ladiversità, il rinnovamento intellet-tuale, spirituale, culturale”. Senzaalcun dubbio, avrà trovato a Rimi-ni di che “fare il pieno” per l’annoche viene.E, come dice l’editoriale firmato daDavide Rondoni, uno degli orga-nizzatori, sul quotidiano del Mee-ting: “La certezza infatti non è l’ela-borazione di un discorso perfetto,né tantomeno una presunzione. Manasce un incontro che rende ragio-ne di tutte le cose della vita. Anchelà dove appare la diversità e la con-traddizione, esse sono ricondotte auna unità di esperienza. Siamo lie-ti come cristiani di suscitare in tan-

ti una simile tensione positiva ecostruttiva”. (Frédéric Mounier)

Alfa y Omega1 settembre 2011Meeting di Rimini. La fede è un’espe-rienzaSe Dio si è fatto vicino all’uomo,facendosi carne, allora non c’è migliorcammino per sostenere questo incon-tro che la realtà concreta di tutti igiorni. Dio, in realtà, non si trova nelvuoto, o come conseguenza di moltisforzi, ma nella vita, nell’allegria enelle pene quotidiane. In questo modol’esistenza si converte in un’immen-sa certezza, come recita il titolo delMeeting di Rimini che ha appenaavuto luogo.Il Meeting di Rimini è l’incontro piùsignificativo tra quelli che si celebra-no ogni estate in seno alla Chiesa cat-tolica. […]L’incarico di offrire una valutazionesullo stato di certezza del nostro mon-do è toccato a Costantino Esposito,professore di Storia della Filosofiaall’Università di Bari, che ha affer-mato che “Sembra che la condizio-ne più condivisa dagli uomini delnostro tempo – tanto diffusa da risul-tare quasi insuperabile, come unacondizione ormai ‘naturale’ – sia l’in-

certezza. […] Noi siamo un bisognoinsopprimibile di certezza che nonriusciamo mai effettivamente a col-mare. […] Il dramma della certezzamostra qui tutta la sua radicalità: ilsuo bisogno è infinito, e non puòessere soddisfatto da niente”.Tutta-via, questa sete di infinito è colma-ta in Cristo, “quel caso unico nellastoria dell’uomo, in cui il significa-to, il logos, è diventato amico. […]Dio è diventato uomo, permettendoall’uomo di essere finalmente se stes-so, cioè un essere che domanda, desi-dera e attende, certo della risposta.[…] Grazie alla sua resurrezione nel-la carne, si è compiuta una vera e pro-pria ‘rivoluzione copernicana’ nellapossibilità di conoscenza e nella capa-cità di certezza”.Ma dove possiamo trovare oggi, tradi noi, questa fonte di certezza cheDio offre al mondo? L’irlandese JohnWaters, vicedirettore dell’“Irish Time”,al Meeting ha parlato di “una realedisintegrazione del sistema dei valo-ri, come si vede nelle rivolte di que-sti giorni. Non c’e piu un sistema soli-do su cui appoggiarsi, e questo pri-ma o poi porterà ad affrontare unadomanda sulla struttura stessa dellasocietà e sul modo in cui creiamo gab-bie per imprigionare il desiderio uma-no”. E ha portato come esempio loscandalo del caso Murdoch e comeil “‘quarto potere’ precipiterà. […]Abbiamo bisogno di un quinto pote-re. Ma chi sarà?”.La risposta non può venire da altroluogo che la realtà stessa, tanto osti-nata che non può essere negata.L’anglicano Andrew Davison, pro-fessore alla Westcott House di Cam-bridge, ha manifestato la sua sorpre-sa davanti alla novità cristiana in cuisi è imbattuto al Meeting “Voi vive-te come se la fede fosse vera. I primiaspetti che mi hanno colpito sono ilvostro zelo e la vostra gioia. Pensoche solo una fede per cui possiamodare la vita (come i martiri) possaessere vera”. (Juan Luis Vázquez Díaz-Mayordomo)Il settimanale spagnolo Alfa y Omega

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SITO

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

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Chi cerca trova, vademecumper webnauti. Una dellegrandi novità che la nuova

versione dei sito presenta da maggioè la sezione Archivio, un grande con-tenitore aggiornato con i contenutidel Meeting 2011.

Per ogni convegno è disponibile iltesto sia pubblicato in HTML sia inPDF per scaricarlo e leggerlo como-damente quando si vuole. Piuttostoche leggere, preferite ascoltare e ve-dere? Il Meeting ha pensato anche avoi. Ad ogni evento è collegato il re-lativo video con la possibilità di con-dividere tutto sul proprio blog o so-cial network e gallery di immagini.

Il sito si conferma, dunque, ungrande tesoro di contenuti culturali edi news. Ogni incontro è raccontatoin quattro sezioni, ognuna delle qualiè facilmente individuabile e rag-giungibile mediante collegamentipresenti all’interno della scheda. An-dando con ordine una volta entratidentro la scheda il primo elementosono i personaggi intervenuti, di se-guito il pdf da scaricare, gli oggettimultimediali e il testo degli incontri.

Al’interno della sezione Archivio,raggiungibile dalla homepage delportale, è possibile compiere ricerchein questo modo. Nel campo Cercapossono essere ricercate singole pa-role (es. cuore); frasi intere inseren-dole tra gli apici (es. “il cuore del-l’uomo”). Attraverso questo campo èpossibile ricercare direttamente al-

l’interno dei testi degli incontri, delleschede delle mostre e degli spettacoli.Con il campo Anno si possono fil-trare i risultati rispetto ad una edi-zione, con il campo Personaggio dà lapossibilità di filtrare per relatore o

curatore di una mostra inserendo ilcognome del personaggio ricercato(es. “Rossi”). Infine il campo Doveper filtrare la ricerca per convegni,mostre o spettacoli.

Buona navigazione

On linetutto ilMeeting2011Nella sezione Archivio tutti i testi e i video degli incontri.Per approfondire i contenuti dell’edizione appena trascorsa

di Lorenzo Ronci

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MEETING 2011

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eetingDICEMBRE2011m

Il Meeting è anche un momento diincontro importantissimo per la vitapolitica italiana. Questo paese anco-ra adolescente (l’unità risale appe-na a centocinquant’anni fa) attra-versa nuovamente una profonda cri-si: Silvio Berlusconi è disapprovato,rinascono tentazioni secessioniste,le misure di austerità sconvolgono ifragili equilibri locali, tra solidarie-tà famigliari e impotenza statale.[…] A questo Meeting le forze delcuore sembrano vive. Giovedì sera,il pakistano Paul Bhatti, consiglie-re del governo per le minoranze reli-giose, e fratello del ministro catto-lico Shabbaz, assassinato il 2 mar-zo scorso, ha commosso l’uditorio[…]Il messaggio di Benedetto XVI tra-smesso al Meeting è risuonato sen-za stonature: “I drammi del secoloscorso hanno ampiamente dimo-strato che quando viene meno lasperanza cristiana, quando cioè vie-ne meno la certezza della fede e ildesiderio delle ‘cose ultime’, l’uomosi smarrisce e diventa vittima delpotere”. Severo ma giusto, il SantoPadre ha continuato: “Una fede sen-za speranza ha provocato l’insorge-re di una speranza senza la fede”.“Qui, l ’uomo cerca il bene”, diceGiuseppe, farmacista in un centrosanitario milanese. Membro di CL,viene ogni anno per “l’amicizia, ladiversità, il rinnovamento intellet-tuale, spirituale, culturale”. Senzaalcun dubbio, avrà trovato a Rimi-ni di che “fare il pieno” per l’annoche viene.E, come dice l’editoriale firmato daDavide Rondoni, uno degli orga-nizzatori, sul quotidiano del Mee-ting: “La certezza infatti non è l’ela-borazione di un discorso perfetto,né tantomeno una presunzione. Manasce un incontro che rende ragio-ne di tutte le cose della vita. Anchelà dove appare la diversità e la con-traddizione, esse sono ricondotte auna unità di esperienza. Siamo lie-ti come cristiani di suscitare in tan-

ti una simile tensione positiva ecostruttiva”. (Frédéric Mounier)

Alfa y Omega1 settembre 2011Meeting di Rimini. La fede è un’espe-rienzaSe Dio si è fatto vicino all’uomo,facendosi carne, allora non c’è migliorcammino per sostenere questo incon-tro che la realtà concreta di tutti igiorni. Dio, in realtà, non si trova nelvuoto, o come conseguenza di moltisforzi, ma nella vita, nell’allegria enelle pene quotidiane. In questo modol’esistenza si converte in un’immen-sa certezza, come recita il titolo delMeeting di Rimini che ha appenaavuto luogo.Il Meeting di Rimini è l’incontro piùsignificativo tra quelli che si celebra-no ogni estate in seno alla Chiesa cat-tolica. […]L’incarico di offrire una valutazionesullo stato di certezza del nostro mon-do è toccato a Costantino Esposito,professore di Storia della Filosofiaall’Università di Bari, che ha affer-mato che “Sembra che la condizio-ne più condivisa dagli uomini delnostro tempo – tanto diffusa da risul-tare quasi insuperabile, come unacondizione ormai ‘naturale’ – sia l’in-

certezza. […] Noi siamo un bisognoinsopprimibile di certezza che nonriusciamo mai effettivamente a col-mare. […] Il dramma della certezzamostra qui tutta la sua radicalità: ilsuo bisogno è infinito, e non puòessere soddisfatto da niente”.Tutta-via, questa sete di infinito è colma-ta in Cristo, “quel caso unico nellastoria dell’uomo, in cui il significa-to, il logos, è diventato amico. […]Dio è diventato uomo, permettendoall’uomo di essere finalmente se stes-so, cioè un essere che domanda, desi-dera e attende, certo della risposta.[…] Grazie alla sua resurrezione nel-la carne, si è compiuta una vera e pro-pria ‘rivoluzione copernicana’ nellapossibilità di conoscenza e nella capa-cità di certezza”.Ma dove possiamo trovare oggi, tradi noi, questa fonte di certezza cheDio offre al mondo? L’irlandese JohnWaters, vicedirettore dell’“Irish Time”,al Meeting ha parlato di “una realedisintegrazione del sistema dei valo-ri, come si vede nelle rivolte di que-sti giorni. Non c’e piu un sistema soli-do su cui appoggiarsi, e questo pri-ma o poi porterà ad affrontare unadomanda sulla struttura stessa dellasocietà e sul modo in cui creiamo gab-bie per imprigionare il desiderio uma-no”. E ha portato come esempio loscandalo del caso Murdoch e comeil “‘quarto potere’ precipiterà. […]Abbiamo bisogno di un quinto pote-re. Ma chi sarà?”.La risposta non può venire da altroluogo che la realtà stessa, tanto osti-nata che non può essere negata.L’anglicano Andrew Davison, pro-fessore alla Westcott House di Cam-bridge, ha manifestato la sua sorpre-sa davanti alla novità cristiana in cuisi è imbattuto al Meeting “Voi vive-te come se la fede fosse vera. I primiaspetti che mi hanno colpito sono ilvostro zelo e la vostra gioia. Pensoche solo una fede per cui possiamodare la vita (come i martiri) possaessere vera”. (Juan Luis Vázquez Díaz-Mayordomo)Il settimanale spagnolo Alfa y Omega

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Chi cerca trova, vademecumper webnauti. Una dellegrandi novità che la nuova

versione dei sito presenta da maggioè la sezione Archivio, un grande con-tenitore aggiornato con i contenutidel Meeting 2011.

Per ogni convegno è disponibile iltesto sia pubblicato in HTML sia inPDF per scaricarlo e leggerlo como-damente quando si vuole. Piuttostoche leggere, preferite ascoltare e ve-dere? Il Meeting ha pensato anche avoi. Ad ogni evento è collegato il re-lativo video con la possibilità di con-dividere tutto sul proprio blog o so-cial network e gallery di immagini.

Il sito si conferma, dunque, ungrande tesoro di contenuti culturali edi news. Ogni incontro è raccontatoin quattro sezioni, ognuna delle qualiè facilmente individuabile e rag-giungibile mediante collegamentipresenti all’interno della scheda. An-dando con ordine una volta entratidentro la scheda il primo elementosono i personaggi intervenuti, di se-guito il pdf da scaricare, gli oggettimultimediali e il testo degli incontri.

Al’interno della sezione Archivio,raggiungibile dalla homepage delportale, è possibile compiere ricerchein questo modo. Nel campo Cercapossono essere ricercate singole pa-role (es. cuore); frasi intere inseren-dole tra gli apici (es. “il cuore del-l’uomo”). Attraverso questo campo èpossibile ricercare direttamente al-

l’interno dei testi degli incontri, delleschede delle mostre e degli spettacoli.Con il campo Anno si possono fil-trare i risultati rispetto ad una edi-zione, con il campo Personaggio dà lapossibilità di filtrare per relatore o

curatore di una mostra inserendo ilcognome del personaggio ricercato(es. “Rossi”). Infine il campo Doveper filtrare la ricerca per convegni,mostre o spettacoli.

Buona navigazione

On linetutto ilMeeting2011Nella sezione Archivio tutti i testi e i video degli incontri.Per approfondire i contenuti dell’edizione appena trascorsa

di Lorenzo Ronci

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Fujifilm Brillia LH-PJE© Heidelberger Druckmaschinen 2007 99 98 97 96 95

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MEETING 2011

32NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011m

Il Meeting è anche un momento diincontro importantissimo per la vitapolitica italiana. Questo paese anco-ra adolescente (l’unità risale appe-na a centocinquant’anni fa) attra-versa nuovamente una profonda cri-si: Silvio Berlusconi è disapprovato,rinascono tentazioni secessioniste,le misure di austerità sconvolgono ifragili equilibri locali, tra solidarie-tà famigliari e impotenza statale.[…] A questo Meeting le forze delcuore sembrano vive. Giovedì sera,il pakistano Paul Bhatti, consiglie-re del governo per le minoranze reli-giose, e fratello del ministro catto-lico Shabbaz, assassinato il 2 mar-zo scorso, ha commosso l’uditorio[…]Il messaggio di Benedetto XVI tra-smesso al Meeting è risuonato sen-za stonature: “I drammi del secoloscorso hanno ampiamente dimo-strato che quando viene meno lasperanza cristiana, quando cioè vie-ne meno la certezza della fede e ildesiderio delle ‘cose ultime’, l’uomosi smarrisce e diventa vittima delpotere”. Severo ma giusto, il SantoPadre ha continuato: “Una fede sen-za speranza ha provocato l’insorge-re di una speranza senza la fede”.“Qui, l ’uomo cerca il bene”, diceGiuseppe, farmacista in un centrosanitario milanese. Membro di CL,viene ogni anno per “l’amicizia, ladiversità, il rinnovamento intellet-tuale, spirituale, culturale”. Senzaalcun dubbio, avrà trovato a Rimi-ni di che “fare il pieno” per l’annoche viene.E, come dice l’editoriale firmato daDavide Rondoni, uno degli orga-nizzatori, sul quotidiano del Mee-ting: “La certezza infatti non è l’ela-borazione di un discorso perfetto,né tantomeno una presunzione. Manasce un incontro che rende ragio-ne di tutte le cose della vita. Anchelà dove appare la diversità e la con-traddizione, esse sono ricondotte auna unità di esperienza. Siamo lie-ti come cristiani di suscitare in tan-

ti una simile tensione positiva ecostruttiva”. (Frédéric Mounier)

Alfa y Omega1 settembre 2011Meeting di Rimini. La fede è un’espe-rienzaSe Dio si è fatto vicino all’uomo,facendosi carne, allora non c’è migliorcammino per sostenere questo incon-tro che la realtà concreta di tutti igiorni. Dio, in realtà, non si trova nelvuoto, o come conseguenza di moltisforzi, ma nella vita, nell’allegria enelle pene quotidiane. In questo modol’esistenza si converte in un’immen-sa certezza, come recita il titolo delMeeting di Rimini che ha appenaavuto luogo.Il Meeting di Rimini è l’incontro piùsignificativo tra quelli che si celebra-no ogni estate in seno alla Chiesa cat-tolica. […]L’incarico di offrire una valutazionesullo stato di certezza del nostro mon-do è toccato a Costantino Esposito,professore di Storia della Filosofiaall’Università di Bari, che ha affer-mato che “Sembra che la condizio-ne più condivisa dagli uomini delnostro tempo – tanto diffusa da risul-tare quasi insuperabile, come unacondizione ormai ‘naturale’ – sia l’in-

certezza. […] Noi siamo un bisognoinsopprimibile di certezza che nonriusciamo mai effettivamente a col-mare. […] Il dramma della certezzamostra qui tutta la sua radicalità: ilsuo bisogno è infinito, e non puòessere soddisfatto da niente”.Tutta-via, questa sete di infinito è colma-ta in Cristo, “quel caso unico nellastoria dell’uomo, in cui il significa-to, il logos, è diventato amico. […]Dio è diventato uomo, permettendoall’uomo di essere finalmente se stes-so, cioè un essere che domanda, desi-dera e attende, certo della risposta.[…] Grazie alla sua resurrezione nel-la carne, si è compiuta una vera e pro-pria ‘rivoluzione copernicana’ nellapossibilità di conoscenza e nella capa-cità di certezza”.Ma dove possiamo trovare oggi, tradi noi, questa fonte di certezza cheDio offre al mondo? L’irlandese JohnWaters, vicedirettore dell’“Irish Time”,al Meeting ha parlato di “una realedisintegrazione del sistema dei valo-ri, come si vede nelle rivolte di que-sti giorni. Non c’e piu un sistema soli-do su cui appoggiarsi, e questo pri-ma o poi porterà ad affrontare unadomanda sulla struttura stessa dellasocietà e sul modo in cui creiamo gab-bie per imprigionare il desiderio uma-no”. E ha portato come esempio loscandalo del caso Murdoch e comeil “‘quarto potere’ precipiterà. […]Abbiamo bisogno di un quinto pote-re. Ma chi sarà?”.La risposta non può venire da altroluogo che la realtà stessa, tanto osti-nata che non può essere negata.L’anglicano Andrew Davison, pro-fessore alla Westcott House di Cam-bridge, ha manifestato la sua sorpre-sa davanti alla novità cristiana in cuisi è imbattuto al Meeting “Voi vive-te come se la fede fosse vera. I primiaspetti che mi hanno colpito sono ilvostro zelo e la vostra gioia. Pensoche solo una fede per cui possiamodare la vita (come i martiri) possaessere vera”. (Juan Luis Vázquez Díaz-Mayordomo)Il settimanale spagnolo Alfa y Omega

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SITO

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

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Chi cerca trova, vademecumper webnauti. Una dellegrandi novità che la nuova

versione dei sito presenta da maggioè la sezione Archivio, un grande con-tenitore aggiornato con i contenutidel Meeting 2011.

Per ogni convegno è disponibile iltesto sia pubblicato in HTML sia inPDF per scaricarlo e leggerlo como-damente quando si vuole. Piuttostoche leggere, preferite ascoltare e ve-dere? Il Meeting ha pensato anche avoi. Ad ogni evento è collegato il re-lativo video con la possibilità di con-dividere tutto sul proprio blog o so-cial network e gallery di immagini.

Il sito si conferma, dunque, ungrande tesoro di contenuti culturali edi news. Ogni incontro è raccontatoin quattro sezioni, ognuna delle qualiè facilmente individuabile e rag-giungibile mediante collegamentipresenti all’interno della scheda. An-dando con ordine una volta entratidentro la scheda il primo elementosono i personaggi intervenuti, di se-guito il pdf da scaricare, gli oggettimultimediali e il testo degli incontri.

Al’interno della sezione Archivio,raggiungibile dalla homepage delportale, è possibile compiere ricerchein questo modo. Nel campo Cercapossono essere ricercate singole pa-role (es. cuore); frasi intere inseren-dole tra gli apici (es. “il cuore del-l’uomo”). Attraverso questo campo èpossibile ricercare direttamente al-

l’interno dei testi degli incontri, delleschede delle mostre e degli spettacoli.Con il campo Anno si possono fil-trare i risultati rispetto ad una edi-zione, con il campo Personaggio dà lapossibilità di filtrare per relatore o

curatore di una mostra inserendo ilcognome del personaggio ricercato(es. “Rossi”). Infine il campo Doveper filtrare la ricerca per convegni,mostre o spettacoli.

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MEETING 2011

32NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011m

Il Meeting è anche un momento diincontro importantissimo per la vitapolitica italiana. Questo paese anco-ra adolescente (l’unità risale appe-na a centocinquant’anni fa) attra-versa nuovamente una profonda cri-si: Silvio Berlusconi è disapprovato,rinascono tentazioni secessioniste,le misure di austerità sconvolgono ifragili equilibri locali, tra solidarie-tà famigliari e impotenza statale.[…] A questo Meeting le forze delcuore sembrano vive. Giovedì sera,il pakistano Paul Bhatti, consiglie-re del governo per le minoranze reli-giose, e fratello del ministro catto-lico Shabbaz, assassinato il 2 mar-zo scorso, ha commosso l’uditorio[…]Il messaggio di Benedetto XVI tra-smesso al Meeting è risuonato sen-za stonature: “I drammi del secoloscorso hanno ampiamente dimo-strato che quando viene meno lasperanza cristiana, quando cioè vie-ne meno la certezza della fede e ildesiderio delle ‘cose ultime’, l’uomosi smarrisce e diventa vittima delpotere”. Severo ma giusto, il SantoPadre ha continuato: “Una fede sen-za speranza ha provocato l’insorge-re di una speranza senza la fede”.“Qui, l ’uomo cerca il bene”, diceGiuseppe, farmacista in un centrosanitario milanese. Membro di CL,viene ogni anno per “l’amicizia, ladiversità, il rinnovamento intellet-tuale, spirituale, culturale”. Senzaalcun dubbio, avrà trovato a Rimi-ni di che “fare il pieno” per l’annoche viene.E, come dice l’editoriale firmato daDavide Rondoni, uno degli orga-nizzatori, sul quotidiano del Mee-ting: “La certezza infatti non è l’ela-borazione di un discorso perfetto,né tantomeno una presunzione. Manasce un incontro che rende ragio-ne di tutte le cose della vita. Anchelà dove appare la diversità e la con-traddizione, esse sono ricondotte auna unità di esperienza. Siamo lie-ti come cristiani di suscitare in tan-

ti una simile tensione positiva ecostruttiva”. (Frédéric Mounier)

Alfa y Omega1 settembre 2011Meeting di Rimini. La fede è un’espe-rienzaSe Dio si è fatto vicino all’uomo,facendosi carne, allora non c’è migliorcammino per sostenere questo incon-tro che la realtà concreta di tutti igiorni. Dio, in realtà, non si trova nelvuoto, o come conseguenza di moltisforzi, ma nella vita, nell’allegria enelle pene quotidiane. In questo modol’esistenza si converte in un’immen-sa certezza, come recita il titolo delMeeting di Rimini che ha appenaavuto luogo.Il Meeting di Rimini è l’incontro piùsignificativo tra quelli che si celebra-no ogni estate in seno alla Chiesa cat-tolica. […]L’incarico di offrire una valutazionesullo stato di certezza del nostro mon-do è toccato a Costantino Esposito,professore di Storia della Filosofiaall’Università di Bari, che ha affer-mato che “Sembra che la condizio-ne più condivisa dagli uomini delnostro tempo – tanto diffusa da risul-tare quasi insuperabile, come unacondizione ormai ‘naturale’ – sia l’in-

certezza. […] Noi siamo un bisognoinsopprimibile di certezza che nonriusciamo mai effettivamente a col-mare. […] Il dramma della certezzamostra qui tutta la sua radicalità: ilsuo bisogno è infinito, e non puòessere soddisfatto da niente”.Tutta-via, questa sete di infinito è colma-ta in Cristo, “quel caso unico nellastoria dell’uomo, in cui il significa-to, il logos, è diventato amico. […]Dio è diventato uomo, permettendoall’uomo di essere finalmente se stes-so, cioè un essere che domanda, desi-dera e attende, certo della risposta.[…] Grazie alla sua resurrezione nel-la carne, si è compiuta una vera e pro-pria ‘rivoluzione copernicana’ nellapossibilità di conoscenza e nella capa-cità di certezza”.Ma dove possiamo trovare oggi, tradi noi, questa fonte di certezza cheDio offre al mondo? L’irlandese JohnWaters, vicedirettore dell’“Irish Time”,al Meeting ha parlato di “una realedisintegrazione del sistema dei valo-ri, come si vede nelle rivolte di que-sti giorni. Non c’e piu un sistema soli-do su cui appoggiarsi, e questo pri-ma o poi porterà ad affrontare unadomanda sulla struttura stessa dellasocietà e sul modo in cui creiamo gab-bie per imprigionare il desiderio uma-no”. E ha portato come esempio loscandalo del caso Murdoch e comeil “‘quarto potere’ precipiterà. […]Abbiamo bisogno di un quinto pote-re. Ma chi sarà?”.La risposta non può venire da altroluogo che la realtà stessa, tanto osti-nata che non può essere negata.L’anglicano Andrew Davison, pro-fessore alla Westcott House di Cam-bridge, ha manifestato la sua sorpre-sa davanti alla novità cristiana in cuisi è imbattuto al Meeting “Voi vive-te come se la fede fosse vera. I primiaspetti che mi hanno colpito sono ilvostro zelo e la vostra gioia. Pensoche solo una fede per cui possiamodare la vita (come i martiri) possaessere vera”. (Juan Luis Vázquez Díaz-Mayordomo)Il settimanale spagnolo Alfa y Omega

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Per ogni convegno è disponibile iltesto sia pubblicato in HTML sia inPDF per scaricarlo e leggerlo como-damente quando si vuole. Piuttostoche leggere, preferite ascoltare e ve-dere? Il Meeting ha pensato anche avoi. Ad ogni evento è collegato il re-lativo video con la possibilità di con-dividere tutto sul proprio blog o so-cial network e gallery di immagini.

Il sito si conferma, dunque, ungrande tesoro di contenuti culturali edi news. Ogni incontro è raccontatoin quattro sezioni, ognuna delle qualiè facilmente individuabile e rag-giungibile mediante collegamentipresenti all’interno della scheda. An-dando con ordine una volta entratidentro la scheda il primo elementosono i personaggi intervenuti, di se-guito il pdf da scaricare, gli oggettimultimediali e il testo degli incontri.

Al’interno della sezione Archivio,raggiungibile dalla homepage delportale, è possibile compiere ricerchein questo modo. Nel campo Cercapossono essere ricercate singole pa-role (es. cuore); frasi intere inseren-dole tra gli apici (es. “il cuore del-l’uomo”). Attraverso questo campo èpossibile ricercare direttamente al-

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di due istituzione chiave della nostracultura: l’educazione e il giornalismo.L’abbandono della filosofia nelle nostrescuole è una dimensione del proble-ma. Un aspetto ancora più serio è cheil nostro sistema educativo insiste sul-lo sviluppo della memoria invece chedella ragione. Come aveva diagnosti-cato il cardinale Newman, 150 annifa, la natura frammentaria di quelloche chiamiamo educazione imparti-sce pacchetti di informazione sottovarie etichette ma non fornisce un cri-terio dominante con cui unificare iltutto.Il giornalismo, di per sé il prodotto diun sistema educativo rachitico, ridu-ce tutto ancora di più fino a confina-re la realtà sotto il proprio controllo.Dettando e informando il menu quo-tidiano del pensiero dominante, lecronache dei nostri mezzi di comu-nicazione sono incredibilmente piat-ti, reattivi e guidati da ideologie sem-pliciste e sconosciute che sfruttano leemozioni negative dei cittadini perpromuovere un’idea di destinazioneche è un miraggio. Lo scetticismo,l’elemento più vitale di un giornali-smo sano, è fuori controllo, così chele energie dominanti tendono allademolizione invece che alla costru-zione.E così la cultura è infuriata per la pro-pria disintegrazione ma senza capir-ne le ragioni, e non avendo un terre-no stabile su cui poggiarsi, non riescea proporre una risposta coerente chepossa salvarla. Il patriottismo nonsono altro che attacchi subdoli alleazione non patriottiche degli altri;“valori” significa la denuncia degliideali ereditati; “speranza” è una sen-timentalità ricorrente che si pensagenerata dal niente.Tutto si disfa, mentre invece la cro-naca implica un certo progresso. ( JohnWaters)

La Croix29 agosto 2011Rimini, l’incontro di 800.000 cattoli-ci italiani

Il Meeting di Rimini, organizzato dal21 al 27 agosto dal movimento catto-lico italiano Comunione e Liberazio-ne, al parco delle esposizioni della cit-tà balneare adriatica, ha attirato 800000 persone.A Rimini, l’osservatore francese deglieventi religiosi italiani deve cambiareottica. Questo gigantesco incontro,organizzato dal 1980 dal movimentocattolico Comunione e Liberazione(CL), non è comparabile a quello cheaccade di norma in Francia.Tanto piùche il tema generale – “E l’esistenzadiventa una immensa certezza” – è unaprovocazione, e non vuole essere sedu-cente.In piena stagione di vacanze, accan-to a spiagge affollatissime, con 38°all’ombra, tutto l’insieme ha qualco-sa in comune con il Salone del libro,la Fiera di Parigi, le Settimane socia-li di Francia, le sessioni della comu-nità dell’Emmanuel a Paray-le-Monial,senza dimenticare le università estivedei partiti politici.Il pubblico,dai 7 ai 77 anni, con pochis-sime teste bianche, partecipa ogni gior-no in decine di migliaia, in totale cir-ca 800.000 presenze. Si viene qui conla famiglia, come si fa in Italia, maanche tra amici, in coppia.Tra il vociare tipico di qualsiasi rag-

gruppamento italiano di più di tre per-sone, ci si forma, ci si informa, si pre-ga, ci si confronta. Si fa la coda pervisitare, con impegno, esposizioni susan Carlo Borromeo, Boris Pasternak,sull’arte all’epoca di Dante, ma anchesulla struttura dell’atomo, sul teologoNewman, sull’Unità d’Italia o sullescoperte archeologiche in Terrasanta.Maria, 45 anni, è venuta da Verona.Qui trova “della positività”. Lei non ècerto un membro di CL e non pensadi diventarlo, perché, dice, “non vor-rei avere degli obblighi”. Si vedonopochi sacerdoti. C’è la “gente vera”,con l’élite politica, industriale, cultu-rale. È stato il presidente della Repub-blica, Giorgio Napolitano, ad aprireil raduno, il 21 agosto.I francesi sono pochi – “CL contasoltanto 250 membri in Francia”, con-stata Roberto Gulino, chirurgo chevive a Tolone da venticinque anni –ma molto apprezzati. Quest’annomons. Dominique Rey, vescovo diFréjus-Tolone, è il primo vescovo cheviene dalla Francia dopo il cardinalLustiger, tanto tempo fa. Clara Gay-mard, presidente di General ElectricFrance e figlia del professor JérômeLejeune, ha conquistato 800 perso-ne evocando la figura di suo padre.Ma soprattutto il filosofo FabriceHadjadj, che l’anno scorso aveva fat-to il discorso di chiusura, ha interes-sato un uditorio di circa 12.000 per-sone con un esercizio di apologeticasul tema de “L’inevitabile certezza”.Per lui, questo Meeting senza pari èpossibile unicamente nell’“incoeren-za italiana”: “Gli italiani affermanodi rifiutare la vita cristiana, però vivo-no in massa in una cultura cristiana.Questa incoerenza rende possibilecostruire ponti”. Ed è arrivato a spie-gare all’amplissimo uditorio, che hail tasso di fecondità più basso del-l’OCDE: “Se abbiamo ricevuto lavita, è solo per donarla”. La sua cri-tica del tecnicismo, dell’ecologismoe del fondamentalismo “che tendo-no tutti e tre all’estinzione dell’uo-mo” è stata accolta. >

Il quotidiano francese La Croix

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La Croix29 agosto 2011Rimini, l’incontro di 800.000 cattoli-ci italiani

Il Meeting di Rimini, organizzato dal21 al 27 agosto dal movimento catto-lico italiano Comunione e Liberazio-ne, al parco delle esposizioni della cit-tà balneare adriatica, ha attirato 800000 persone.A Rimini, l’osservatore francese deglieventi religiosi italiani deve cambiareottica. Questo gigantesco incontro,organizzato dal 1980 dal movimentocattolico Comunione e Liberazione(CL), non è comparabile a quello cheaccade di norma in Francia.Tanto piùche il tema generale – “E l’esistenzadiventa una immensa certezza” – è unaprovocazione, e non vuole essere sedu-cente.In piena stagione di vacanze, accan-to a spiagge affollatissime, con 38°all’ombra, tutto l’insieme ha qualco-sa in comune con il Salone del libro,la Fiera di Parigi, le Settimane socia-li di Francia, le sessioni della comu-nità dell’Emmanuel a Paray-le-Monial,senza dimenticare le università estivedei partiti politici.Il pubblico,dai 7 ai 77 anni, con pochis-sime teste bianche, partecipa ogni gior-no in decine di migliaia, in totale cir-ca 800.000 presenze. Si viene qui conla famiglia, come si fa in Italia, maanche tra amici, in coppia.Tra il vociare tipico di qualsiasi rag-

gruppamento italiano di più di tre per-sone, ci si forma, ci si informa, si pre-ga, ci si confronta. Si fa la coda pervisitare, con impegno, esposizioni susan Carlo Borromeo, Boris Pasternak,sull’arte all’epoca di Dante, ma anchesulla struttura dell’atomo, sul teologoNewman, sull’Unità d’Italia o sullescoperte archeologiche in Terrasanta.Maria, 45 anni, è venuta da Verona.Qui trova “della positività”. Lei non ècerto un membro di CL e non pensadi diventarlo, perché, dice, “non vor-rei avere degli obblighi”. Si vedonopochi sacerdoti. C’è la “gente vera”,con l’élite politica, industriale, cultu-rale. È stato il presidente della Repub-blica, Giorgio Napolitano, ad aprireil raduno, il 21 agosto.I francesi sono pochi – “CL contasoltanto 250 membri in Francia”, con-stata Roberto Gulino, chirurgo chevive a Tolone da venticinque anni –ma molto apprezzati. Quest’annomons. Dominique Rey, vescovo diFréjus-Tolone, è il primo vescovo cheviene dalla Francia dopo il cardinalLustiger, tanto tempo fa. Clara Gay-mard, presidente di General ElectricFrance e figlia del professor JérômeLejeune, ha conquistato 800 perso-ne evocando la figura di suo padre.Ma soprattutto il filosofo FabriceHadjadj, che l’anno scorso aveva fat-to il discorso di chiusura, ha interes-sato un uditorio di circa 12.000 per-sone con un esercizio di apologeticasul tema de “L’inevitabile certezza”.Per lui, questo Meeting senza pari èpossibile unicamente nell’“incoeren-za italiana”: “Gli italiani affermanodi rifiutare la vita cristiana, però vivo-no in massa in una cultura cristiana.Questa incoerenza rende possibilecostruire ponti”. Ed è arrivato a spie-gare all’amplissimo uditorio, che hail tasso di fecondità più basso del-l’OCDE: “Se abbiamo ricevuto lavita, è solo per donarla”. La sua cri-tica del tecnicismo, dell’ecologismoe del fondamentalismo “che tendo-no tutti e tre all’estinzione dell’uo-mo” è stata accolta. >

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Il Presidente con le guide della mostra“150 anni di Sussidiarietà”

“Portate il vostroanelitodi certezza”

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“C’èbisognodinuove leveedinuovi apporti…Portatenell’impegnopolitico le vostremo-tivazioni spirituali. Portate, nel tempodell’incertezza, il vostroanelitodi certezza. Èper tuttoquestocherappresentateunarisorsaumanaper il nostroPaese. Fatela valereancoradipiù: è ilmioaugurioe ilmio incitamento” (GiorgioNapolitano)

Da sinistra i parlamentari Enrico Letta e Maurizio Lupi, il presidentedella Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Meeting Emi-lia Guarnieri e il presidente della Fondazione per la sussidiarietàGiorgio Vittadini, durante l’incontro di inaugurazione delle mostra“150 anni di sussidiarietà”

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una poesia di Pasternak.La sorpresa diventa tanto più grandequando si entra in un campo minatocome la politica, dove parrebbe tantopiù impossibile, utopistico un colle-gamento con l’ideale. E proprio allapolitica al Meeting è stato dedicato daKsenija Lučenko, giornalista ospitedel Meeting, un lungo articolo uscitoil 5 settembre su Russkij žurnal. Si inti-tola Cristiani in politica oggi, e pren-de le mosse dall’omonimo incontrocon Roberto Formigoni, Joseph Daul,capogruppo PPE al Parlamento Euro-peo, Marcos Zerbini, deputato dellostato federale di San Paolo, PhillipBlond, direttore del think-tank ResPu-blica e consigliere del premier DavidCameron, e Paul Jacob Bhatti, consi-gliere del primo ministro di Islama-bad per le minoranze religiose e fra-tello di Shabhaz Bhatti, unico mini-stro pakistano di fede cristiana, assas-sinato il 2 marzo scorso. Dopo averillustrato a grandi linee il fenomenoMeeting e il carisma di Comunione e

Liberazione di cui esso è un frutto matu-ro, l’articolo entra nello specifico delcompito che i cristiani hanno nei con-fronti della società in cui vivono. Vi sisottolinea la positività del cristianesi-mo, che vede «un’opportunità di rin-novamento anche nella difficile situa-zione creatasi in Gran Bretagna dopoi recenti disordini» (intervento di Phil-lip Blond), e «la dimensione sociale e

politica propria del fatto cristiano, chenon si può mai ridurre ad un fatto pri-vato. Il cristianesimo non è può essereescluso dalla politica. La comunità cri-stiana ha il dovere di educare le perso-ne alla costruzione del bene comune».Di conseguenza «ci si impegna in poli-tica non per affermare le proprie idee,ma per difendere quello che l’esperienzadei cristiani e degli uomini sta costruen-do nella società» (Formigoni).Una testi-monianza nel sociale e in politica, cheresta tuttavia irriducibile ai soli valorisociali e politici, come mostrano ine-quivocabilmente la vicenda di ShabhazBhatti e le parole del suo testamentospirituale: «Voglio vivere ai piedi di Cri-sto e morire per lui».L’autrice dimostra inoltre grande inte-resse per la figura di Newman e il movi-mento Radical Orthodoxy, che ripropo-ne oggigiorno nel mondo anglosasso-ne le medesime tematiche dell’ecume-nismo e del rapporto Chiesa-societàche sono di importanza cruciale per lasocietà russa. La Lučenko riporta varistralci dall’incontro I cristiani sulla pub-blica piazza: dal viaggio di BenedettoXVI un nuovo umanesimo nel RegnoUnito,mettendo in rilievo come la solu-zione – di fronte al duplice rischio incui incappa la società odierna, la seco-larizzazione o il fondamentalismo reli-gioso – sia da ricercarsi nell’unità trafede e ragione a cui Benedetto XVI harichiamato più volte, e in particolare nelsuo viaggio in Inghilterra.

La mostra «Mia sorella la vita», dedicata aBoris Pasternak, è entrata a far parte del pro-gramma di un forum cristiano internazionaleche sta svolgendosi in questi giorni in Italia.Curata dalla Fondazione Russia Cristiana edalla rivista «La Nuova Europa», la mostrapresenta fotografie, manoscritti, spezzoni difilmati storici, mettendo in evidenza le radicicristiane dell’arte dello scrittore russo.Come ha chiarito la principale ispiratrice del-l’iniziativa, Giovanna Parravicini, l’idea è natada una frase pronunciata dallo stesso Paster-nak: «L’artista discorre con Dio, e da questodialogo scaturisce tutto ciò che egli scrive».«Del resto – ha aggiunto Parravicini – la no-stra mostra ha preso il via dall’amicizia traPasternak e la pianista Marija Judina, chescorgeva nell’arte una via privilegiata – anzil’unica per lei – di incontro con Dio».In primo piano nella mostra emergono i per-sonaggi di Amleto e Faust, e naturalmentedel Dottor Živago. I primi due sono legati al-l’attività di Boris Pasternak traduttore, chelavorò su Shakespeare e Goethe. Nel prota-gonista del romanzo, che valse allo scrittoreun Nobel che egli tuttavia non ebbe mai lapossibilità di ricevere, secondo i curatoridella mostra echeggiano motivi faustiani eamletici. «Il tema di fondo della mostra è lavita: una vita concepita in modo tale da

poter assumere anche altri nomi – eternità,immortalità, verità», ha detto ancora Parra-vicini. Oltre ai pannelli con testi dell’autoree fotografie, il percorso della mostra prevedeun laboratorio teatrale e la proiezione di duedocumentari dedicati al poeta.Giovanna Parravicini è autrice del volume Li-beri, che narra le vicende di alcuni straordi-nari personaggi che hanno determinato ilclima spirituale nella Russia del XX secolo.Ha pubblicato numerosi articoli sulla Chiesaortodossa russa in epoca sovietica, e hasvolto varie ricerche nell’ambito della storiadell’arte bizantina e russa.Il forum cristiano internazionale «Meetingper l’amicizia tra i popoli» si svolge annual-mente a Rimini dal 1980 per iniziativa delmovimento cattolico «Comunione e Libera-zione». L’evento raduna personalità dispicco, artisti e politici di vari paesi. Il pro-gramma è dedicato alla discussione di te-matiche legate ai problemi della religione edella fede, sviluppate attraverso una quan-tità di iniziative culturali, tra cui concerti,mostre, spettacoli, lezioni, presentazioni dilibri, tavole rotonde e perfino competizionisportive. Ospite d’onore del Meeting di que-st’anno è stato il presidente della Repub-blica Italiana Giorgio Napolitano.

Vera Ščerbakova

ITAR-TASS, 29 AGOSTO 2011

Adriano Dell’asta, Giovanna Parravicini e Olga Sedakova

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Irlanda, Francia, Spagna,parlanodinoiAlcuni articoli usciti all’estero raccontano l’edizione del Meeting. Sono tratti dal quotidiano irlandeseIrish Times, con John Waters che confronta l’esperienza delle giornate a Rimini con la crisi irlandese,da quello francese La Croix con l’inviato Frederic Mounier per la prima volta a Riminiche è costretto a cambiare ottica rispetto al solito e dal settimanale spagnolo Alfa Y Omega

The Irish Times26 agosto 2011

La nostra cultura è saturata di nega-tività e cinismoQui a Rimini, in armonia con la sfi-da di quel titolo che non lascia spa-zio a compromessi, c’è il riconosci-mento che una crisi è in atto, ma nonc’è né senso di fatalismo né accetta-zione che quello che sta accadendosia definitivo per le aspirazioni o lesperanze umane. La vita è un pro-cesso solo marginalmente collegatoai prospetti economici, non è legataad essi. La vita continua.Al Meeting questa settimana sonovenute migliaia di persone per parte-cipare ad ogni tipo di incontro: perascoltare filosofi e scienziati parlaredella natura della certezza; per osser-vare le mostre che raccontavano lastraordinaria vita del beato John Hen-ry Newman; per scoprire il pensieroche ha portato generazioni di fisici acontemplare l’atomo; per discuterecon giornalisti il futuro della cartastampata; e per prendere parte ad alcu-ni degli innumerevoli eventi che han-no commemorato i 150 anni dell’unitàd’Italia. Il Meeting di Rimini è inessenza una creazione del Cattolice-simo, ma allo stesso tempo va oltre iconfini che sono convenzionalmenteattribuiti alla parola “religione.”

Questi fenomeni sono così lontanida qualsiasi aspetto possibile imma-ginabile della vita irlandese che è dif-ficile evitare la sensazione che un qual-che grave impoverimento sia scesosulla nostra cultura e che questo siail risultato del collasso della dimen-sione religiosa.Viviamo in un’età in cui il desideriodi certezza sembra esistere in pro-porzione inversa alla sua possibilitàdi esistere. Ma, invece di rischiare dipiù per conoscere di più, abbassiamoil livello dei nostri standard per faresembrare che siamo arrivati a cono-scere quasi tutto. Perciò le incertez-ze presenti sembrano accompagnareun desiderio quasi opprimente chetutti i problemi vengano risolti unavolta per tutte. E più si intensifica lanostra preoccupazione a sistemaretutto, più l’incertezza cresce.Una delle intuizioni che è emersaripetutamente a Rimini questa setti-mana è che le nostre culture non han-no scelto una certezza umana: unachiarezza definitiva su fatti e signi-ficati. Al contrario, tutto ha a chefare con la determinazione del nostropasso su un particolare sentiero. Quel-lo che si comprende e si scopre è con-tingente. Numerosi scienziati impor-tanti tra cui Lucio Rossi, che ha lavo-rato con Large Hadron Collider, eJohn Polkinghorne, ex presidente del

Queens’ College a Cambridge han-no parlato della provvisoria naturadella ricerca scientifica. Dal momen-to che la scienza si contraddice con-tinuamente, concordano che non èpossibile “arrivare” da nessuna partema solo avanzare con una certezzache è di per sé provvisoria.Se mi chiedessero di descrivere l’umo-re dell’Irlanda in una parola, fino aquesta settimana avrei scelto “rabbia.”Adesso invece intravedo il punto prin-cipale; l’emozione dominante è reat-tiva e negativa invece che creativa ecostruttiva. Qual’ è stato per esem-pio, il discorso politico più acclama-to dell’ultimo anno? Non è stata unavisionaria chiamata alle armi o l’in-vocazione dello spirito d’Irlanda, mala denuncia del Taoiseach, il primoministro Irlandese, al Papa e al Vati-cano il mese scorso. L’impulso è didenunciare tutto invece che di annun-ciare qualsiasi cosa.Questo spiega la difficoltà che stia-mo vivendo nel tentativo di indicareun successore plausibile al Presiden-te Mary McAleese, che ha entusia-smato il Meeting di Rimini l’annoscorso. La nostra cultura è talmentesaturata di negatività e cinismo chenon è in grado di offrire un leaderche non mandi tutti a quel paese.Credo che questi difetti della cultu-ra irlandese emergano dalla natura >

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Da sinistra i parlamentari Enrico Letta e Maurizio Lupi, il presidentedella Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Meeting Emi-lia Guarnieri e il presidente della Fondazione per la sussidiarietàGiorgio Vittadini, durante l’incontro di inaugurazione delle mostra“150 anni di sussidiarietà”

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una poesia di Pasternak.La sorpresa diventa tanto più grandequando si entra in un campo minatocome la politica, dove parrebbe tantopiù impossibile, utopistico un colle-gamento con l’ideale. E proprio allapolitica al Meeting è stato dedicato daKsenija Lučenko, giornalista ospitedel Meeting, un lungo articolo uscitoil 5 settembre su Russkij žurnal. Si inti-tola Cristiani in politica oggi, e pren-de le mosse dall’omonimo incontrocon Roberto Formigoni, Joseph Daul,capogruppo PPE al Parlamento Euro-peo, Marcos Zerbini, deputato dellostato federale di San Paolo, PhillipBlond, direttore del think-tank ResPu-blica e consigliere del premier DavidCameron, e Paul Jacob Bhatti, consi-gliere del primo ministro di Islama-bad per le minoranze religiose e fra-tello di Shabhaz Bhatti, unico mini-stro pakistano di fede cristiana, assas-sinato il 2 marzo scorso. Dopo averillustrato a grandi linee il fenomenoMeeting e il carisma di Comunione e

Liberazione di cui esso è un frutto matu-ro, l’articolo entra nello specifico delcompito che i cristiani hanno nei con-fronti della società in cui vivono. Vi sisottolinea la positività del cristianesi-mo, che vede «un’opportunità di rin-novamento anche nella difficile situa-zione creatasi in Gran Bretagna dopoi recenti disordini» (intervento di Phil-lip Blond), e «la dimensione sociale e

politica propria del fatto cristiano, chenon si può mai ridurre ad un fatto pri-vato. Il cristianesimo non è può essereescluso dalla politica. La comunità cri-stiana ha il dovere di educare le perso-ne alla costruzione del bene comune».Di conseguenza «ci si impegna in poli-tica non per affermare le proprie idee,ma per difendere quello che l’esperienzadei cristiani e degli uomini sta costruen-do nella società» (Formigoni).Una testi-monianza nel sociale e in politica, cheresta tuttavia irriducibile ai soli valorisociali e politici, come mostrano ine-quivocabilmente la vicenda di ShabhazBhatti e le parole del suo testamentospirituale: «Voglio vivere ai piedi di Cri-sto e morire per lui».L’autrice dimostra inoltre grande inte-resse per la figura di Newman e il movi-mento Radical Orthodoxy, che ripropo-ne oggigiorno nel mondo anglosasso-ne le medesime tematiche dell’ecume-nismo e del rapporto Chiesa-societàche sono di importanza cruciale per lasocietà russa. La Lučenko riporta varistralci dall’incontro I cristiani sulla pub-blica piazza: dal viaggio di BenedettoXVI un nuovo umanesimo nel RegnoUnito,mettendo in rilievo come la solu-zione – di fronte al duplice rischio incui incappa la società odierna, la seco-larizzazione o il fondamentalismo reli-gioso – sia da ricercarsi nell’unità trafede e ragione a cui Benedetto XVI harichiamato più volte, e in particolare nelsuo viaggio in Inghilterra.

La mostra «Mia sorella la vita», dedicata aBoris Pasternak, è entrata a far parte del pro-gramma di un forum cristiano internazionaleche sta svolgendosi in questi giorni in Italia.Curata dalla Fondazione Russia Cristiana edalla rivista «La Nuova Europa», la mostrapresenta fotografie, manoscritti, spezzoni difilmati storici, mettendo in evidenza le radicicristiane dell’arte dello scrittore russo.Come ha chiarito la principale ispiratrice del-l’iniziativa, Giovanna Parravicini, l’idea è natada una frase pronunciata dallo stesso Paster-nak: «L’artista discorre con Dio, e da questodialogo scaturisce tutto ciò che egli scrive».«Del resto – ha aggiunto Parravicini – la no-stra mostra ha preso il via dall’amicizia traPasternak e la pianista Marija Judina, chescorgeva nell’arte una via privilegiata – anzil’unica per lei – di incontro con Dio».In primo piano nella mostra emergono i per-sonaggi di Amleto e Faust, e naturalmentedel Dottor Živago. I primi due sono legati al-l’attività di Boris Pasternak traduttore, chelavorò su Shakespeare e Goethe. Nel prota-gonista del romanzo, che valse allo scrittoreun Nobel che egli tuttavia non ebbe mai lapossibilità di ricevere, secondo i curatoridella mostra echeggiano motivi faustiani eamletici. «Il tema di fondo della mostra è lavita: una vita concepita in modo tale da

poter assumere anche altri nomi – eternità,immortalità, verità», ha detto ancora Parra-vicini. Oltre ai pannelli con testi dell’autoree fotografie, il percorso della mostra prevedeun laboratorio teatrale e la proiezione di duedocumentari dedicati al poeta.Giovanna Parravicini è autrice del volume Li-beri, che narra le vicende di alcuni straordi-nari personaggi che hanno determinato ilclima spirituale nella Russia del XX secolo.Ha pubblicato numerosi articoli sulla Chiesaortodossa russa in epoca sovietica, e hasvolto varie ricerche nell’ambito della storiadell’arte bizantina e russa.Il forum cristiano internazionale «Meetingper l’amicizia tra i popoli» si svolge annual-mente a Rimini dal 1980 per iniziativa delmovimento cattolico «Comunione e Libera-zione». L’evento raduna personalità dispicco, artisti e politici di vari paesi. Il pro-gramma è dedicato alla discussione di te-matiche legate ai problemi della religione edella fede, sviluppate attraverso una quan-tità di iniziative culturali, tra cui concerti,mostre, spettacoli, lezioni, presentazioni dilibri, tavole rotonde e perfino competizionisportive. Ospite d’onore del Meeting di que-st’anno è stato il presidente della Repub-blica Italiana Giorgio Napolitano.

Vera Ščerbakova

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Irlanda, Francia, Spagna,parlanodinoiAlcuni articoli usciti all’estero raccontano l’edizione del Meeting. Sono tratti dal quotidiano irlandeseIrish Times, con John Waters che confronta l’esperienza delle giornate a Rimini con la crisi irlandese,da quello francese La Croix con l’inviato Frederic Mounier per la prima volta a Riminiche è costretto a cambiare ottica rispetto al solito e dal settimanale spagnolo Alfa Y Omega

The Irish Times26 agosto 2011

La nostra cultura è saturata di nega-tività e cinismoQui a Rimini, in armonia con la sfi-da di quel titolo che non lascia spa-zio a compromessi, c’è il riconosci-mento che una crisi è in atto, ma nonc’è né senso di fatalismo né accetta-zione che quello che sta accadendosia definitivo per le aspirazioni o lesperanze umane. La vita è un pro-cesso solo marginalmente collegatoai prospetti economici, non è legataad essi. La vita continua.Al Meeting questa settimana sonovenute migliaia di persone per parte-cipare ad ogni tipo di incontro: perascoltare filosofi e scienziati parlaredella natura della certezza; per osser-vare le mostre che raccontavano lastraordinaria vita del beato John Hen-ry Newman; per scoprire il pensieroche ha portato generazioni di fisici acontemplare l’atomo; per discuterecon giornalisti il futuro della cartastampata; e per prendere parte ad alcu-ni degli innumerevoli eventi che han-no commemorato i 150 anni dell’unitàd’Italia. Il Meeting di Rimini è inessenza una creazione del Cattolice-simo, ma allo stesso tempo va oltre iconfini che sono convenzionalmenteattribuiti alla parola “religione.”

Questi fenomeni sono così lontanida qualsiasi aspetto possibile imma-ginabile della vita irlandese che è dif-ficile evitare la sensazione che un qual-che grave impoverimento sia scesosulla nostra cultura e che questo siail risultato del collasso della dimen-sione religiosa.Viviamo in un’età in cui il desideriodi certezza sembra esistere in pro-porzione inversa alla sua possibilitàdi esistere. Ma, invece di rischiare dipiù per conoscere di più, abbassiamoil livello dei nostri standard per faresembrare che siamo arrivati a cono-scere quasi tutto. Perciò le incertez-ze presenti sembrano accompagnareun desiderio quasi opprimente chetutti i problemi vengano risolti unavolta per tutte. E più si intensifica lanostra preoccupazione a sistemaretutto, più l’incertezza cresce.Una delle intuizioni che è emersaripetutamente a Rimini questa setti-mana è che le nostre culture non han-no scelto una certezza umana: unachiarezza definitiva su fatti e signi-ficati. Al contrario, tutto ha a chefare con la determinazione del nostropasso su un particolare sentiero. Quel-lo che si comprende e si scopre è con-tingente. Numerosi scienziati impor-tanti tra cui Lucio Rossi, che ha lavo-rato con Large Hadron Collider, eJohn Polkinghorne, ex presidente del

Queens’ College a Cambridge han-no parlato della provvisoria naturadella ricerca scientifica. Dal momen-to che la scienza si contraddice con-tinuamente, concordano che non èpossibile “arrivare” da nessuna partema solo avanzare con una certezzache è di per sé provvisoria.Se mi chiedessero di descrivere l’umo-re dell’Irlanda in una parola, fino aquesta settimana avrei scelto “rabbia.”Adesso invece intravedo il punto prin-cipale; l’emozione dominante è reat-tiva e negativa invece che creativa ecostruttiva. Qual’ è stato per esem-pio, il discorso politico più acclama-to dell’ultimo anno? Non è stata unavisionaria chiamata alle armi o l’in-vocazione dello spirito d’Irlanda, mala denuncia del Taoiseach, il primoministro Irlandese, al Papa e al Vati-cano il mese scorso. L’impulso è didenunciare tutto invece che di annun-ciare qualsiasi cosa.Questo spiega la difficoltà che stia-mo vivendo nel tentativo di indicareun successore plausibile al Presiden-te Mary McAleese, che ha entusia-smato il Meeting di Rimini l’annoscorso. La nostra cultura è talmentesaturata di negatività e cinismo chenon è in grado di offrire un leaderche non mandi tutti a quel paese.Credo che questi difetti della cultu-ra irlandese emergano dalla natura >

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Il pianista coreano Kim Dong KyuL’attore Paolo CevoliIl cantautore Niccolò Fabi

Massimo Popolizio interpreta l’opera di Chesterton “La ballata del Cavallo bianco”

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FOTOREPORTAGE

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VALORENEL TEMPO.

Innovazione. Qualità.

Sicurezza. Sostenibilità.

Gestione integrata dei servizi agli uffici di clientela primaria, pubblica e privata.

www.marcopolospa.it

MoscachiamaRiminiDa qualche anno alcune agenzie-stampa russe specializzate su temi religiosi dedicano un certo spazioalMeetingdiRimini.Quest’annoanche ITAR-TASS,agenzia laicaerededellaTASS–asuotempomonopolistadell’informazione in Unione Sovietica ha diffuso la notizia ripresa nelle ore successive da varie agenziee testate, tra cui Blagovest-info, NEWSru.com e Rossijskaja gazeta

di Giovanna Parravicini

Alla mostra su Pasternak è dedi-cato un servizio sul numero diottobre della Rivista del Patriar-

cato di Mosca, il cui direttore, SergejČapnin, è stato ospite del Meeting. Ailettori del mensile ufficiale della Chie-sa ortodossa russa sono stati propostiun servizio fotografico sullo splendi-do allestimento della mostra e l’inter-vento di Ol’ga Sedakova alla presen-tazione, svoltasi domenica 21 agosto.Come tutti gli anni, gli ospiti russi alMeeting sono rimasti impressionatida tante cose, ma innanzitutto dal“popolo del Meeting”, dove non c’èsoluzione di continuità tra quelli chelo “fanno” e quelli che lo “visitano”,perché ciascuno contribuisce a costruir-lo così com’è. A cominciare dalla sor-presa dei nostri amici ortodossi, chehanno voluto partecipare alla messacelebrata la domenica mattina in Audi-torium e vi hanno percepito un’im-pensabile atmosfera di unità e di rac-coglimento, la bellezza di un gestoliturgico che faceva toccare con manoche le migliaia di persone radunatecostituivano realmente un Corpo piùgrande della somma degli individuiche lo componevano. Oppure la sor-presa di incontrare nella personalitàdel cardinal Newman, o di san CarloBorromeo, protagonisti di altre mostre,l’eco di travagli e di cammini che –sebbene in epoche e contesti diversis-simi – si intrecciano con la storia e gli

interrogativi esistenti in Russia. Lasorpresa per le migliaia di volontariche si sentono protagonisti e parteci-pi del Meeting al loro posto di servi-zio, indipendentemente dalla possibi-lità di seguire i singoli eventi cultura-li.E, naturalmente, la sorpresa di ritro-vare tra le pareti del Meeting la per-

sonalità di Boris Pasternak come pochila conoscono, in Occidente come inRussia: una personalità connotata dauna statura umana che esprime in pri-mo luogo la “certezza” (tema del Mee-ting 2011) come stupore di fronte auna Presenza che si rende evidente inogni cosa. «Mi desto, e mi abbracciaciò che mi circonda», è il verso di >

La mostra «Mia sorella la vita» dedicata al poeta Boris Pasternak

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VISTI DA FUORI

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MoscachiamaRiminiDa qualche anno alcune agenzie-stampa russe specializzate su temi religiosi dedicano un certo spazioalMeetingdiRimini.Quest’annoanche ITAR-TASS,agenzia laicaerededellaTASS–asuotempomonopolistadell’informazione in Unione Sovietica ha diffuso la notizia ripresa nelle ore successive da varie agenziee testate, tra cui Blagovest-info, NEWSru.com e Rossijskaja gazeta

di Giovanna Parravicini

Alla mostra su Pasternak è dedi-cato un servizio sul numero diottobre della Rivista del Patriar-

cato di Mosca, il cui direttore, SergejČapnin, è stato ospite del Meeting. Ailettori del mensile ufficiale della Chie-sa ortodossa russa sono stati propostiun servizio fotografico sullo splendi-do allestimento della mostra e l’inter-vento di Ol’ga Sedakova alla presen-tazione, svoltasi domenica 21 agosto.Come tutti gli anni, gli ospiti russi alMeeting sono rimasti impressionatida tante cose, ma innanzitutto dal“popolo del Meeting”, dove non c’èsoluzione di continuità tra quelli chelo “fanno” e quelli che lo “visitano”,perché ciascuno contribuisce a costruir-lo così com’è. A cominciare dalla sor-presa dei nostri amici ortodossi, chehanno voluto partecipare alla messacelebrata la domenica mattina in Audi-torium e vi hanno percepito un’im-pensabile atmosfera di unità e di rac-coglimento, la bellezza di un gestoliturgico che faceva toccare con manoche le migliaia di persone radunatecostituivano realmente un Corpo piùgrande della somma degli individuiche lo componevano. Oppure la sor-presa di incontrare nella personalitàdel cardinal Newman, o di san CarloBorromeo, protagonisti di altre mostre,l’eco di travagli e di cammini che –sebbene in epoche e contesti diversis-simi – si intrecciano con la storia e gli

interrogativi esistenti in Russia. Lasorpresa per le migliaia di volontariche si sentono protagonisti e parteci-pi del Meeting al loro posto di servi-zio, indipendentemente dalla possibi-lità di seguire i singoli eventi cultura-li.E, naturalmente, la sorpresa di ritro-vare tra le pareti del Meeting la per-

sonalità di Boris Pasternak come pochila conoscono, in Occidente come inRussia: una personalità connotata dauna statura umana che esprime in pri-mo luogo la “certezza” (tema del Mee-ting 2011) come stupore di fronte auna Presenza che si rende evidente inogni cosa. «Mi desto, e mi abbracciaciò che mi circonda», è il verso di >

La mostra «Mia sorella la vita» dedicata al poeta Boris Pasternak

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Massimo Popolizio interpreta l’opera di Chesterton “La ballata del Cavallo bianco”

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Chiarezza,trasparenza,sempliCità.i valori con cui vogliamo continuare a crescere.24 milioni di persone hanno scelto Windperché condividono i nostri valori.

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porta e che noi portiamo: si può usci-re dalla crisi in cui siamo solo se si ritor-na a desiderare, solo se si ha la certez-za che “le forze che cambiano la sto-ria sono le stesse che cambiano il cuo-re dell’uomo”. Di crisi come quellaodierna l’Italia ne ha viste, dalle guer-re mondiali, agli anni di piombo, masi è sempre rialzata mettendo in gio-co la sua grande capacità di cambia-mento che la mostra testimonia».Ci sono loro e ci sono quelli che fan-no lavori completamente diversi, lavo-ri che la fiera la vedono solo in lonta-nanza. Non fanno il lavoro, in appa-renza, più gratificante del mondo e nesono coscienti, ma loro giurano, tor-nerebbero a farlo ad ogni edizione,nonostante le difficoltà. Anzi, hannogià chiesto di tornare dopo l’esperienzadel 2010,come racconta Simone Ardel-li, al terzo anno di Filosofia.«Lo avevamo fatto durante il Mee-ting precedente, io e altri miei amici.Ci avevano assegnati al turno dellasera cosa che ci ha permesso di cono-scere due persone straordinarie, Arnal-do e Maurizio, i nostri capoturno concui ci siamo trovati bene e che ci han-no spiegato cosa fare. Quell’esperienzaci ha riempiti così tanto che quest’annoabbiamo chiesto noi che ci mettesse-ro ancora una volta ai cancelli, fattoinusuale perché in genere è uno deilavori che si cerca in ogni modo dievitare. Noi lo abbiamo fatto per ritor-nare con loro. Quando abbiamo sco-perto che ci avevano messi al turnodel pomeriggio, infatti, ci siamo fat-ti spostare alla sera per continuare alavorare con loro. Quello che ci hacolpiti di queste persone è stato pro-prio il modo di lavorare e di stare insie-me, con una serietà e con una cura inquello che si faceva che non avevamovisto prima. Non si lasciava mai cheil lavoro diventasse una routine.Tut-ti i giorni eravamo incoraggiati a rido-mandarci il perché del dare cinqueore del proprio tempo gratuitamen-te nel turno al cancello. Questa moda-lità ha fatto sì che ogni giorno si tra-sformasse in una esperienza bella». E

anche i visitatori se ne sono accorti:«Noi eravamo alla sbarra sud – rac-conta Simone – al cancello grande.La gente è stata molto disponibile, ciha trattato con un occhio di riguar-do perché sapevano che eravamo lì afare i volontari. Ci salutavano, ci rin-graziavano. Ci ha fatto piacere che ilnostro lavoro venisse così valorizza-to».C’è chi ancora non riesce a non guar-dare con gratitudine al duro lavoro aicancelli.«Il lavoro ai cancelli al Meeting? Unacosa che mi porto dietro ancora ades-so – afferma Marta Dolci, al quartoanno di Lettere – la cosa più vera èche io sono ancora oggi estremamentegrata a un’esperienza, ad una cosa ina-spettata come l’indicazione di lavo-rare i cancelli. Io mi accorgo sempredi più che quello era proprio il postodove io dovevo essere in quel momen-to, che quell’esperienza lì c’entra asso-lutamente con quello che devo fareora. Tanto che adesso io sono moltocuriosa di vedere ogni anno cosa acca-drà lì dove verrò messa a lavorare». Ele “conseguenze” di quei sette giorni,infatti, se le porta ancora dietro. «Cosaè che mi porto ancora dietro? Comedire... la cura con cui uno può acco-

gliere la gente ai cancelli e il modocon cui uno può farlo. In quel caso èstato ai cancelli. Adesso mi viene chie-sta la stessa attenzione rispetto al miostudio, rispetto al modo in cui io guar-do ciò che studio, che sia la paleo-grafia o il latino. Io li posso guarda-re superficialmente, incastrando del-le frasi, oppure riconoscendo che anchequesta è un’opportunità di guardareseriamente all’esame che sto facendo.È una posizione rispetto alla realtàmolto pratica». A colpirla, poi, sonostati i compagni di lavoro «per l’at-tenzione e la cura che hanno avutoverso di me. Un atteggiamento chemi ha commossa perché si può rima-nere tanto tempo insieme non guar-dando all’altro».Qualcuno dall’impegno ai cancelli, èstato aiutato a viere più intensamen-te quello che a fine turno avrebbe poitrovato dentro la Fiera. «Avendo iltempo occupato dal lavoro – speigaAgnese Maderna, studentessa di Filo-sofia – non ne perdi altro a non farniente, ma una volta dentro alla giran-dola di mostre, incontri e spettacoli,cerchi quello che ti interessa. Per melavorare ai cancelli ha significato vive-re più intelligentemente quella setti-mana».

Eleonora Bonizzato ed Enrico Figini

GIOVANI PROTAGONISTI

NOTIZIARIOeetingDICEMBRE2011 m 25

Dicembre2011:Layout 1 7-12-2011 17:58 Pagina 25

Da sinistra il vescovo ortodosso Armiah, il cardinale Antonios Naguib, il presidente del Meeting Emilia Guarnieri, il magistrato HossamMikawy e il rettore dell’Università di Al Azar Usamah Elabel

Amicizia tra ipopoliAmicizia trauominiÈpossibileunirsieraccogliersi: iprincipiumaniemoraliereligiosicheciunisconosonomoltopiùnumerosidiquellicheciseparano(AntoniosNaguib)

Perchésonostatochiamato io,musulmano,a fareLaBibbia,LaPassionediCristo,GiovanniPaolo II... conunuomodi tvcomeEttoreBernabei?Mihadettospesso: “È ildestino”.

IocredoallastradacheDiociprepara.Siamonoiadeviareoaseguirla.Così l’esistenzadiventaunaimmensacertezza,hopensato.

Sonosicurodiesserestatosceltoproprioperchémusulmano(TarakBenAmmar)

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

MEETING 2011

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Da sinistra Wael Farouq, Franco Frattini, Roberto Fontolan, Tarak Ben Ammar

DonGiussani,secondome,hascrittounlibrononsoloper icattolici,pergli italiani,mapertutta l’umanità(Abdel-FattahHassan)

Lachiaveècreareunnuovoumanesimo,chenonvengadalleelité,madaipopoli(FrancoFrattini)

Don Ambrogio Pisoni insieme al professore musulmanoAbdel-Fattah Hassan

Samar Kassem, una dei volontari egiziani

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

FOTOREPORTAGE

41

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Page 41: Notiziario Meeting dicembre 2011

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Chiarezza,trasparenza,sempliCità.i valori con cui vogliamo continuare a crescere.24 milioni di persone hanno scelto Windperché condividono i nostri valori.

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porta e che noi portiamo: si può usci-re dalla crisi in cui siamo solo se si ritor-na a desiderare, solo se si ha la certez-za che “le forze che cambiano la sto-ria sono le stesse che cambiano il cuo-re dell’uomo”. Di crisi come quellaodierna l’Italia ne ha viste, dalle guer-re mondiali, agli anni di piombo, masi è sempre rialzata mettendo in gio-co la sua grande capacità di cambia-mento che la mostra testimonia».Ci sono loro e ci sono quelli che fan-no lavori completamente diversi, lavo-ri che la fiera la vedono solo in lonta-nanza. Non fanno il lavoro, in appa-renza, più gratificante del mondo e nesono coscienti, ma loro giurano, tor-nerebbero a farlo ad ogni edizione,nonostante le difficoltà. Anzi, hannogià chiesto di tornare dopo l’esperienzadel 2010,come racconta Simone Ardel-li, al terzo anno di Filosofia.«Lo avevamo fatto durante il Mee-ting precedente, io e altri miei amici.Ci avevano assegnati al turno dellasera cosa che ci ha permesso di cono-scere due persone straordinarie, Arnal-do e Maurizio, i nostri capoturno concui ci siamo trovati bene e che ci han-no spiegato cosa fare. Quell’esperienzaci ha riempiti così tanto che quest’annoabbiamo chiesto noi che ci mettesse-ro ancora una volta ai cancelli, fattoinusuale perché in genere è uno deilavori che si cerca in ogni modo dievitare. Noi lo abbiamo fatto per ritor-nare con loro. Quando abbiamo sco-perto che ci avevano messi al turnodel pomeriggio, infatti, ci siamo fat-ti spostare alla sera per continuare alavorare con loro. Quello che ci hacolpiti di queste persone è stato pro-prio il modo di lavorare e di stare insie-me, con una serietà e con una cura inquello che si faceva che non avevamovisto prima. Non si lasciava mai cheil lavoro diventasse una routine.Tut-ti i giorni eravamo incoraggiati a rido-mandarci il perché del dare cinqueore del proprio tempo gratuitamen-te nel turno al cancello. Questa moda-lità ha fatto sì che ogni giorno si tra-sformasse in una esperienza bella». E

anche i visitatori se ne sono accorti:«Noi eravamo alla sbarra sud – rac-conta Simone – al cancello grande.La gente è stata molto disponibile, ciha trattato con un occhio di riguar-do perché sapevano che eravamo lì afare i volontari. Ci salutavano, ci rin-graziavano. Ci ha fatto piacere che ilnostro lavoro venisse così valorizza-to».C’è chi ancora non riesce a non guar-dare con gratitudine al duro lavoro aicancelli.«Il lavoro ai cancelli al Meeting? Unacosa che mi porto dietro ancora ades-so – afferma Marta Dolci, al quartoanno di Lettere – la cosa più vera èche io sono ancora oggi estremamentegrata a un’esperienza, ad una cosa ina-spettata come l’indicazione di lavo-rare i cancelli. Io mi accorgo sempredi più che quello era proprio il postodove io dovevo essere in quel momen-to, che quell’esperienza lì c’entra asso-lutamente con quello che devo fareora. Tanto che adesso io sono moltocuriosa di vedere ogni anno cosa acca-drà lì dove verrò messa a lavorare». Ele “conseguenze” di quei sette giorni,infatti, se le porta ancora dietro. «Cosaè che mi porto ancora dietro? Comedire... la cura con cui uno può acco-

gliere la gente ai cancelli e il modocon cui uno può farlo. In quel caso èstato ai cancelli. Adesso mi viene chie-sta la stessa attenzione rispetto al miostudio, rispetto al modo in cui io guar-do ciò che studio, che sia la paleo-grafia o il latino. Io li posso guarda-re superficialmente, incastrando del-le frasi, oppure riconoscendo che anchequesta è un’opportunità di guardareseriamente all’esame che sto facendo.È una posizione rispetto alla realtàmolto pratica». A colpirla, poi, sonostati i compagni di lavoro «per l’at-tenzione e la cura che hanno avutoverso di me. Un atteggiamento chemi ha commossa perché si può rima-nere tanto tempo insieme non guar-dando all’altro».Qualcuno dall’impegno ai cancelli, èstato aiutato a viere più intensamen-te quello che a fine turno avrebbe poitrovato dentro la Fiera. «Avendo iltempo occupato dal lavoro – speigaAgnese Maderna, studentessa di Filo-sofia – non ne perdi altro a non farniente, ma una volta dentro alla giran-dola di mostre, incontri e spettacoli,cerchi quello che ti interessa. Per melavorare ai cancelli ha significato vive-re più intelligentemente quella setti-mana».

Eleonora Bonizzato ed Enrico Figini

GIOVANI PROTAGONISTI

NOTIZIARIOeetingDICEMBRE2011 m 25

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Da sinistra il vescovo ortodosso Armiah, il cardinale Antonios Naguib, il presidente del Meeting Emilia Guarnieri, il magistrato HossamMikawy e il rettore dell’Università di Al Azar Usamah Elabel

Amicizia tra ipopoliAmicizia trauominiÈpossibileunirsieraccogliersi: iprincipiumaniemoraliereligiosicheciunisconosonomoltopiùnumerosidiquellicheciseparano(AntoniosNaguib)

Perchésonostatochiamato io,musulmano,a fareLaBibbia,LaPassionediCristo,GiovanniPaolo II... conunuomodi tvcomeEttoreBernabei?Mihadettospesso: “È ildestino”.

IocredoallastradacheDiociprepara.Siamonoiadeviareoaseguirla.Così l’esistenzadiventaunaimmensacertezza,hopensato.

Sonosicurodiesserestatosceltoproprioperchémusulmano(TarakBenAmmar)

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

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Da sinistra Wael Farouq, Franco Frattini, Roberto Fontolan, Tarak Ben Ammar

DonGiussani,secondome,hascrittounlibrononsoloper icattolici,pergli italiani,mapertutta l’umanità(Abdel-FattahHassan)

Lachiaveècreareunnuovoumanesimo,chenonvengadalleelité,madaipopoli(FrancoFrattini)

Don Ambrogio Pisoni insieme al professore musulmanoAbdel-Fattah Hassan

Samar Kassem, una dei volontari egiziani

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FOTOREPORTAGE

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Giovanialla ribalta“Qui ci sono i giovani che rifaranno l’Italia”. Più di uno slogan perché le facce e l’esperienza dei ragazzi universi-tari hanno contraddistinto l’edizione 2011. Guide, servizio d’accoglienza, sorveglianza, qualcuno anche in primalinea nei convegni. Li abbiamo cercati per chiedere loro cosa hanno conservato di quella settima eccezionale.

di Filomena Armentano

C’è chi ha guidato il presidentedella Repubblica lungo il per-corso della mostra “150 anni

di sussidiarietà”, come Francesco Bab-bi, e chi l’ha interrogato davanti allaplatea dei 10 mila presenti in audito-rium il 21 agosto scorso, come Eleo-nora Bonizzato ed Enrico Figini. C’èchi ha posto le sue domande a JohnElkann, come William Barcella, maanche chi ha accolto i visitatori ai can-celli, chi ha ripulito i tavoli del fast-food,chi ha pescato cartacce dalla pisci-na, chi ha annaffiato le piante, chi hafatto le pulizie, chi ha battuto gli scon-trini e le altre mille e una attività neces-sarie per lasciar venir fuori tutta la bel-lezza di un evento che non smette maidi sorprendere e salutare chi lo fa e chilo visita lasciandogli un certo lieto lan-guore, con la speranza di tornare l’an-no dopo. Sono i giovani del Meeting,centinaia di volontari, soprattutto stu-denti universitari, che usano la setti-mana di vacanza prima di tornare trastudio ed esami per rendere possibilela manifestazione riminese.Dove sono e cosa fanno a due mesi didistanza? Cosa conservano ancora del-l’esperienza al Meeting?Nora Bonizzato, studia lettere alla Cat-tolica di Milano, è al terzo anno, haraccontato nel grande auditorium illavoro fatto insieme ad altri studentiper preparare la mostra sui 150 di sus-sidiarietà al Presidente Giorgio Napo-litano e spiegato nelle giornate la mostra

ai visitatori. «Per me è stata la grandepossibilità di riscoprire che ricchezzapuò scaturire dal rapporto serratissi-mo tra me e le circostanze che mi ven-gono incontro», racconta Nora. «Quan-do siamo arrivati a Rimini – continua– io e i miei amici,dopo un anno inten-sissimo di preparazione della mostra,pensavamo di conoscerne ogni singo-lo dettaglio. E invece l’abbiamo vistacostruirsi letteralmente davanti ai nostriocchi dopo ogni turno di spiegazione,arricchita dalle facce, stupite o per-plesse dei visitatori, con domande dal-le quali si aprivano nuove piste di stu-dio, tanto che nei ritagli di tempoapprofondivamo le questioni irrisolte,le domande nuove». Di giorno in gior-no innanzitutto l’esperienza del rac-conto non di una storia di tanti annifa, ma di qualcosa che c’entra con ilpresente: «L’ultimo pannello, quelloche dà il titolo alla mostra, di giornoin giorno l’abbiamo letto sempre dipiù come qualcosa di vero e vivo, dalbuon proposito di raccontare la mostraalla testimonianza di qualcosa che acca-deva a noi e di conseguenza agli altri».E ora? «È stata un’esperienza di cer-tezza che non significa avere tutto aposto, tutto chiuso e impacchettato.La certezza che mi sostiene è piutto-sto un rapporto tra me e la realtà, laquale con la sua forza non smette dichiedermi di implicarmi, di esserci, dirispondere. Mi ha molto colpito vede-re come il riaprirsi continuo di tantis-

sime domande di fronte a un partico-lare anche piccolo come la mostra, siadavvero l'affascinante possibilità di nonsmettere mai di lavorare e di guarda-re, e che quindi la stessa cosa può real-mente essere continuamente nuova».E nulla è più come prima. «Davanti alPresidente della Repubblica come all'ul-tima mamma di famiglia io posso rac-contare questa avventura assolutamenteentusiasmante che ho sperimentatocon particolare potenza al Meeting,che però anche adesso, passati un paiodi mesi, chiede di essere riscoperta eriguardata di fronte allo studio, alla vitain università, dove fra l'altro, per unmese,abbiamo esposto proprio la mostradei 150 anni, alla crisi generale che nonaccenna a diminuire.Questo rende tut-to veramente interessante e, a ripen-sarci, illumina ancora quella settima-na al Meeting, nella certezza pur timi-da e piena di una reticenza inevitabi-le che di fronte a tutto posso starci io,continuamente rimessa al lavoro datutta questa realtà che continua a chie-dere di me».A tu per tu con Giorgio Napolitano ètoccato stare anche a Francesco Bab-bi, studente di Economia in Cattoli-ca, guida personale del Presidente trai pannelli della mostra. «Il Presidente,come tutte le persone che l’hanno visi-tata, come tutte le persone che stan-no visitando la mostra itinerante, èrimasto colpito più che dai contenuti,dalla speranza che questa mostra >

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

GIOVANI PROTAGONISTI

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“Mia sorella, la vita”, la mostra dedicataal poeta Boris Pasternak

Le Madonne d’Abruzzo salvate dal terremoto del 2009 esposte al Museo di Rimini

Ricostruzione della sinagoga di Cafarnao nella mostra “Con gli occhi degli apostoli.Una Presenza che travolge la vita”

L’arte al tempo di Dante nella mostra“Non sembiava imagine che tace”

Lo stuporedel reale

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

MEETING 2011

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L’omaggio del Meeting ad Antoni Gaudí

L’esperienzadella certezza:un’evidenzache fadialogare

Il cardinale Dionigi Tettamanzi

Lo scienziatoanglicano

John Polkinghornecon il rabbino

Alon GoshenGottstein

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

FOTOREPORTAGE

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Prinect MB Process 25 Dipco 2.1 © 2004 Heidelberger Druckmaschinen AG

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Le Madonne d’Abruzzo salvate dal terremoto del 2009 esposte al Museo di Rimini

Ricostruzione della sinagoga di Cafarnao nella mostra “Con gli occhi degli apostoli.Una Presenza che travolge la vita”

L’arte al tempo di Dante nella mostra“Non sembiava imagine che tace”

Lo stuporedel reale

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MEETING 2011

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L’omaggio del Meeting ad Antoni Gaudí

L’esperienzadella certezza:un’evidenzache fadialogare

Il cardinale Dionigi Tettamanzi

Lo scienziatoanglicano

John Polkinghornecon il rabbino

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Giovanialla ribalta“Qui ci sono i giovani che rifaranno l’Italia”. Più di uno slogan perché le facce e l’esperienza dei ragazzi universi-tari hanno contraddistinto l’edizione 2011. Guide, servizio d’accoglienza, sorveglianza, qualcuno anche in primalinea nei convegni. Li abbiamo cercati per chiedere loro cosa hanno conservato di quella settima eccezionale.

di Filomena Armentano

C’è chi ha guidato il presidentedella Repubblica lungo il per-corso della mostra “150 anni

di sussidiarietà”, come Francesco Bab-bi, e chi l’ha interrogato davanti allaplatea dei 10 mila presenti in audito-rium il 21 agosto scorso, come Eleo-nora Bonizzato ed Enrico Figini. C’èchi ha posto le sue domande a JohnElkann, come William Barcella, maanche chi ha accolto i visitatori ai can-celli, chi ha ripulito i tavoli del fast-food,chi ha pescato cartacce dalla pisci-na, chi ha annaffiato le piante, chi hafatto le pulizie, chi ha battuto gli scon-trini e le altre mille e una attività neces-sarie per lasciar venir fuori tutta la bel-lezza di un evento che non smette maidi sorprendere e salutare chi lo fa e chilo visita lasciandogli un certo lieto lan-guore, con la speranza di tornare l’an-no dopo. Sono i giovani del Meeting,centinaia di volontari, soprattutto stu-denti universitari, che usano la setti-mana di vacanza prima di tornare trastudio ed esami per rendere possibilela manifestazione riminese.Dove sono e cosa fanno a due mesi didistanza? Cosa conservano ancora del-l’esperienza al Meeting?Nora Bonizzato, studia lettere alla Cat-tolica di Milano, è al terzo anno, haraccontato nel grande auditorium illavoro fatto insieme ad altri studentiper preparare la mostra sui 150 di sus-sidiarietà al Presidente Giorgio Napo-litano e spiegato nelle giornate la mostra

ai visitatori. «Per me è stata la grandepossibilità di riscoprire che ricchezzapuò scaturire dal rapporto serratissi-mo tra me e le circostanze che mi ven-gono incontro», racconta Nora. «Quan-do siamo arrivati a Rimini – continua– io e i miei amici,dopo un anno inten-sissimo di preparazione della mostra,pensavamo di conoscerne ogni singo-lo dettaglio. E invece l’abbiamo vistacostruirsi letteralmente davanti ai nostriocchi dopo ogni turno di spiegazione,arricchita dalle facce, stupite o per-plesse dei visitatori, con domande dal-le quali si aprivano nuove piste di stu-dio, tanto che nei ritagli di tempoapprofondivamo le questioni irrisolte,le domande nuove». Di giorno in gior-no innanzitutto l’esperienza del rac-conto non di una storia di tanti annifa, ma di qualcosa che c’entra con ilpresente: «L’ultimo pannello, quelloche dà il titolo alla mostra, di giornoin giorno l’abbiamo letto sempre dipiù come qualcosa di vero e vivo, dalbuon proposito di raccontare la mostraalla testimonianza di qualcosa che acca-deva a noi e di conseguenza agli altri».E ora? «È stata un’esperienza di cer-tezza che non significa avere tutto aposto, tutto chiuso e impacchettato.La certezza che mi sostiene è piutto-sto un rapporto tra me e la realtà, laquale con la sua forza non smette dichiedermi di implicarmi, di esserci, dirispondere. Mi ha molto colpito vede-re come il riaprirsi continuo di tantis-

sime domande di fronte a un partico-lare anche piccolo come la mostra, siadavvero l'affascinante possibilità di nonsmettere mai di lavorare e di guarda-re, e che quindi la stessa cosa può real-mente essere continuamente nuova».E nulla è più come prima. «Davanti alPresidente della Repubblica come all'ul-tima mamma di famiglia io posso rac-contare questa avventura assolutamenteentusiasmante che ho sperimentatocon particolare potenza al Meeting,che però anche adesso, passati un paiodi mesi, chiede di essere riscoperta eriguardata di fronte allo studio, alla vitain università, dove fra l'altro, per unmese,abbiamo esposto proprio la mostradei 150 anni, alla crisi generale che nonaccenna a diminuire.Questo rende tut-to veramente interessante e, a ripen-sarci, illumina ancora quella settima-na al Meeting, nella certezza pur timi-da e piena di una reticenza inevitabi-le che di fronte a tutto posso starci io,continuamente rimessa al lavoro datutta questa realtà che continua a chie-dere di me».A tu per tu con Giorgio Napolitano ètoccato stare anche a Francesco Bab-bi, studente di Economia in Cattoli-ca, guida personale del Presidente trai pannelli della mostra. «Il Presidente,come tutte le persone che l’hanno visi-tata, come tutte le persone che stan-no visitando la mostra itinerante, èrimasto colpito più che dai contenuti,dalla speranza che questa mostra >

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Il filosofo e scrittore Fabrice Hadjadj

I genitori della piccola Giulia, Riccardo Ribera d’Alcalà e Mariangela Fontanini,con il medico Bernard Dan e le loro figlieIl cardinale Robert Sarah

Voi, ilpopolodidonGiussani,miavetedatotanto,nonpotete immaginarequantomiavetedatoatanti livelli:spirituale,socialeeumano.UnadellecosepiùgrandichemiavetedatoèstatoWael(JosephWeiler)

Il volontariatoèun’esperienzachenascedalguardare l’altro (RobertSarah)

L’ebreo Joseph Weiler con l’amico musulmano Weal Farouq

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

MEETING 2011

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Il filosofo Costantino Esposito

Don Stefano Alberto e l’anglicano Andrew Davison e accanto Padre Aldo Trento e il neuropsichiatra Aldo Borgna

Laposta ingiocodellacertezzaèveramenteradicale,unbisognoinfinitochedifficilmentepuòesseresoddisfatto,senondall’infinitostesso (CostantinoEsposito)

L’ecumenismoèamicizia,primacheteologia.E l’energiachevedoquisalveràtutta laChiesa(AndrewDavison)

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FOTOREPORTAGE

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MEETING 2011

NOTIZIARIOeetingDICEMBRE2011m

fatto di giudicare negativamente que-sta evenienza stia a dire che siamo fat-ti per la verità (o per dirla in prosa: sia-mo curiosi, interessati e bisognosi dicapire come stanno effettivamente lecose), e che precisamente questa con-dizione o apertura permanente dellanostra intelligenza attesta al tempostesso che noi siamo sempre alla ricer-ca di una certezza per esistere.

Fermiamoci ancora un momento sulcaso della madre cattiva: è vero cheessa è cattiva (ne abbiamo finanche leprove oggettive!),ma lo scoprirlo non cilascia indifferenti, tanto che da que-sta terribile verità potrebbero deriva-re carenze e traumi indelebili per tut-ta la vita. Non posso allora attestarmisulla verità senza in qualche modo met-tere in gioco tutto il mio io, perché ilvero non è una formula matematica,ma un accadimento che mi tocca, miinterpella, chiede di me. Anzi, alcunimatematici ci testimoniano che ancheuna dimostrazione algebrica può esse-re fonte di commozione, nella scoper-ta stupefacente, come una volta hascritto il matematico Eugene P.Wigner,che il mondo risponde alle nostre ipo-tesi: «(...) Il fatto miracoloso che il lin-guaggio della matematica sia appro-priato per la formulazione delle leggidella fisica è un regalo meravigliosoche noi non comprendiamo, né meri-tiamo» (The unreasonable effective-ness of mathematics in the naturalsciences, 1959).

Naturalmente noi possiamo pensa-re – in astratto – una verità senza cer-tezza, ma è come se pensassimo qual-cosa a prescindere da colui che la pen-sa e che è chiamato a dare il suo assen-so a ciò che riconosce come vero. Giànel dire “questo è vero!” si mette inmoto la dinamica della certezza. Comeha rilevato con la consueta chiarez-za Enrico Berti, anche la certezza (comel’essere o la verità) si dice in molti modi,e non può essere affrettatamente iden-tificata con la coerenza logica o con ladurezza non modificabile dei fatti del-la natura o degli accadimenti della sto-ria. È certo che io sono nato nel 1954

(benché forse avrei voluto essere un“nativo digitale” del XXI secolo); e chestamattina pioveva non ci sono dub-bi, essendo stato costretto a rimanerea casa (anche se avevo programmatodi andare al mare). Certo, è così – cono senza di me! Ma se per esempio iomi accorgo che, essendo nato in que-sto mio tempo ho avuto modo di incon-trare la persona che amo o di scopri-re un mio talento grazie ai maestri cheho incontrato o al contesto in cui hostudiato (e potrei continuare molto alungo, come ciascuno di noi), allorascoprirei che quel fatto anagrafico por-ta in sé un fiume di certezza sul fattoche l’esistenza mi è stata data perchéio potessi accoglierla e rispondere allesue occasioni.

E se prendessi sul serio il fatto meteo-rologico della pioggia di stamattinacome un evento che mi è dato peraccorgermi con gratitudine di quantosia importante casa mia come un luo-go di rapporti, di costruzione e di curadella mia umanità? Non si tratta di un“perché” che so già a priori, e con cuiposso “giustificare” le situazioni chenon vanno, ma della scoperta intelli-gente che c’è un invito silenzioso chemi viene dalle cose, che attende di esse-re udito. Direi che questo è l’atto piùsemplice e più originario della mialibertà, cioè quello di accorgermi e diaccogliere l’altro da me. E l’altro da

me non è solo ciò che è fuori di me odiverso da me, ma è anche il “me stes-so” che mi è dato, che non ho fatto io,ma che mi trovo addosso, come unafinitezza che domanda il senso di sé edi tutto, o come una passività che è lafonte del genio.

Per farla breve, la certezza non è ilcontrario della storia e della libertà(come sembra intendere Gianni Vat-timo) ma è la scoperta di un signifi-cato inesauribile della realtà nelle pie-ghe del tempo, nell’esperienza di ciòche è contingente, nella mia decisio-ne di non archiviare ciò che accade,di accoglierlo come un dato, di assen-tire ad esso. Assentire non vuol direassolutamente essere sempre d’accor-do o supinamente rassegnato a ciò chec’è o è accaduto (e che molte volte gio-ca contro le nostre aspettative), maaccettare la sua sfida, interrogare lasua presenza, metterci in gioco. Lacertezza, dicevo a Rimini, è una dina-mica che implica sempre il fattore-tempo, non è un acquisto fatto unavolta per tutte, ma è qualcosa che haa che fare sempre (come ha richia-mato Salvatore Veca) con la nostrastessa incompletezza. Quest’ultimanon indica un semplice limite da supe-rare (o in cui accomodarsi, tentandodi gestirlo nella maniera più conve-niente), ma coincide con l’impossibi-lità di arrestare la nostra domanda di

Il Cardinale Antonios Naguib e Mario Melazzini

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CERTEZZA E VERITÀ

NOTIZIARIOeetingDICEMBRE2011 m

significato, e con il suo rilancio con-tinuo alla scoperta del reale. Se noirinunciamo a priori all’ipotesi alme-no di una certezza, prima o poi rinun-ciamo alla verità, oppure la “bloc-chiamo” come ciò che non c’entra connoi.

Tutto insomma si gioca a mio mododi vedere nel rapporto completamen-te aperto, cioè non pregiudiziale, trala ragione e la realtà. Che questo siail problema risulta ad esempio in unarecente disputa tra il “pensiero debo-le” di Vattimo (non esistono fatti, masolo interpretazioni) e il “nuovo rea-lismo” di Ferraris (esistono dei fattioggettivi non emendabili e indipen-denti dalle nostre interpretazioni).Insomma: una ragione senza realtà,da un lato, e una realtà semplicemen-te indipendente dalla ragione, dall’al-tro (ne ho discusso con lo stesso Fer-raris in un dialogo apparso sulla rivi-sta “Tracce”, ottobre 2011). Delle duel’una: o i fatti che non si lasciano modi-ficare, o le interpretazioni che pre-tendono di modificare tutto. Ma nelgioco delle due posizioni è proprio ilnesso costitutivo tra razionalità e real-tà a risultare ormai inceppato, di modoche l’interpretazione resta solo una“prospettiva” soggettivistica, mentrel’unico senso possibile dell’oggettivi-tà del reale è quello di essere esternoal soggetto. Nell’ermeneutica post-moderna è come se io non chiedessipiù niente alla realtà, e la mia libertàfosse solo la bella violenza della volon-tà, o la (meno bella) violenza del pote-re; nel realismo oggettivistico (in cuisi risente un po’ l’eco del vecchio enuovo positivismo) è come sela real-tà non chiedesse più niente a me, senon di essere riconosciuta come ciòche non sono io. Io, invece... beh, quel-lo resta ancora solo il regno delle mieinterpretazioni e delle mie costruzio-ni culturali.

Mi ha colpito quando Sergio Belar-dinelli, riprendendo un tema su cuiavevo insistito a Rimini, ha osserva-to che la certezza non solo ci inquie-ta – a differenza di tutte le sicurezze

che possiamo possedere e di tutte letranquillanti giustificazioni con cuipossiamo illuderci –, ma addiritturaesaspera le contraddizioni della nostraesistenza: segno che la certezza fio-risce, sobriamente, nella finitezza diquesto mondo, non nella fuga in avan-ti verso altri mondi (che poi non sonosolo i nirvana religiosi ma anche glistupefacenti ideologici o gli eccitan-ti culturali). È quella condizione onto-logica di cui ha parlato Eugenio Maz-zarella, e di cui noi facciamo espe-rienza come di un legame originarioall’essere: prima di tutte le strategieche mettiamo in opera per costruirele nostre certezze, siamo noi che nascia-mo da una certezza – vale a dire chenon ci siamo dati l’essere ma prove-niamo da una “ragione” che è infini-tamente più delle nostre rationes, cioèdei nostri calcoli, e che questa prove-nienza è una chiamata cui non pos-siamo cessare di rispondere, perchécosì cesseremmo di “esistere”.

Non mi resta che rilanciare la que-stione dunque: e non semplicemen-te opponendo le mie ragioni alle ragio-ni degli altri, ma cercando di capirese le ragioni che ciascuno matura nel-la sua esperienza – a condizione, natu-ralmente, che sia leale e non pregiu-diziale con essa – possano “stare”, non

dico senza le certezze che si possonocostruire nella vita, ma senza quellacertezza iniziale che la realtà ci ride-sta con la sua presenza, ridestandocon ciò stesso quella “realtà” cui dia-mo volentieri il nome di “io”.

Come una volta ha scritto G.K.Chesterton (nel grande libro su SanTommaso d’Aquino): «Non va benedire a un ateo che è un ateo; o attri-buire a chi nega l’immortalità l’in-famia di negarla; o pensare che sipossa costringere un avversario adammettere di avere torto dimo-strandogli che ha torto in base aiprincipi di qualcun altro, e non aisuoi. Dopo il grande esempio di sanTommaso, è valido – o forse avreb-be dovuto sempre esserlo – il prin-cipio che o non discutiamo affattocon un uomo, o dobbiamo discute-re in base alle sue ragioni e non allenostre». Appunto io vorrei capirenuovamente la mia “ipotesi” (o sevolete, il percorso della mia certez-za) proprio prendendo sul serio leragioni di chi non la condivide. D’al-tronde, come il sagace Chestertonebbe a dire in un’altra occasione (nel-l’Autobiografia), «io ho discusso tut-ta la vita senza mai litigare, perchéla cosa brutta dei litigi è che inter-rompono le discussioni».

Il pubblico segue l’intervento di Costantino Esposito anche da altri luoghi del Meeting

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Il filosofo e scrittore Fabrice Hadjadj

I genitori della piccola Giulia, Riccardo Ribera d’Alcalà e Mariangela Fontanini,con il medico Bernard Dan e le loro figlieIl cardinale Robert Sarah

Voi, ilpopolodidonGiussani,miavetedatotanto,nonpotete immaginarequantomiavetedatoatanti livelli:spirituale,socialeeumano.UnadellecosepiùgrandichemiavetedatoèstatoWael(JosephWeiler)

Il volontariatoèun’esperienzachenascedalguardare l’altro (RobertSarah)

L’ebreo Joseph Weiler con l’amico musulmano Weal Farouq

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

MEETING 2011

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Il filosofo Costantino Esposito

Don Stefano Alberto e l’anglicano Andrew Davison e accanto Padre Aldo Trento e il neuropsichiatra Aldo Borgna

Laposta ingiocodellacertezzaèveramenteradicale,unbisognoinfinitochedifficilmentepuòesseresoddisfatto,senondall’infinitostesso (CostantinoEsposito)

L’ecumenismoèamicizia,primacheteologia.E l’energiachevedoquisalveràtutta laChiesa(AndrewDavison)

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MEETING 2011

NOTIZIARIOeetingDICEMBRE2011m

fatto di giudicare negativamente que-sta evenienza stia a dire che siamo fat-ti per la verità (o per dirla in prosa: sia-mo curiosi, interessati e bisognosi dicapire come stanno effettivamente lecose), e che precisamente questa con-dizione o apertura permanente dellanostra intelligenza attesta al tempostesso che noi siamo sempre alla ricer-ca di una certezza per esistere.

Fermiamoci ancora un momento sulcaso della madre cattiva: è vero cheessa è cattiva (ne abbiamo finanche leprove oggettive!),ma lo scoprirlo non cilascia indifferenti, tanto che da que-sta terribile verità potrebbero deriva-re carenze e traumi indelebili per tut-ta la vita. Non posso allora attestarmisulla verità senza in qualche modo met-tere in gioco tutto il mio io, perché ilvero non è una formula matematica,ma un accadimento che mi tocca, miinterpella, chiede di me. Anzi, alcunimatematici ci testimoniano che ancheuna dimostrazione algebrica può esse-re fonte di commozione, nella scoper-ta stupefacente, come una volta hascritto il matematico Eugene P.Wigner,che il mondo risponde alle nostre ipo-tesi: «(...) Il fatto miracoloso che il lin-guaggio della matematica sia appro-priato per la formulazione delle leggidella fisica è un regalo meravigliosoche noi non comprendiamo, né meri-tiamo» (The unreasonable effective-ness of mathematics in the naturalsciences, 1959).

Naturalmente noi possiamo pensa-re – in astratto – una verità senza cer-tezza, ma è come se pensassimo qual-cosa a prescindere da colui che la pen-sa e che è chiamato a dare il suo assen-so a ciò che riconosce come vero. Giànel dire “questo è vero!” si mette inmoto la dinamica della certezza. Comeha rilevato con la consueta chiarez-za Enrico Berti, anche la certezza (comel’essere o la verità) si dice in molti modi,e non può essere affrettatamente iden-tificata con la coerenza logica o con ladurezza non modificabile dei fatti del-la natura o degli accadimenti della sto-ria. È certo che io sono nato nel 1954

(benché forse avrei voluto essere un“nativo digitale” del XXI secolo); e chestamattina pioveva non ci sono dub-bi, essendo stato costretto a rimanerea casa (anche se avevo programmatodi andare al mare). Certo, è così – cono senza di me! Ma se per esempio iomi accorgo che, essendo nato in que-sto mio tempo ho avuto modo di incon-trare la persona che amo o di scopri-re un mio talento grazie ai maestri cheho incontrato o al contesto in cui hostudiato (e potrei continuare molto alungo, come ciascuno di noi), allorascoprirei che quel fatto anagrafico por-ta in sé un fiume di certezza sul fattoche l’esistenza mi è stata data perchéio potessi accoglierla e rispondere allesue occasioni.

E se prendessi sul serio il fatto meteo-rologico della pioggia di stamattinacome un evento che mi è dato peraccorgermi con gratitudine di quantosia importante casa mia come un luo-go di rapporti, di costruzione e di curadella mia umanità? Non si tratta di un“perché” che so già a priori, e con cuiposso “giustificare” le situazioni chenon vanno, ma della scoperta intelli-gente che c’è un invito silenzioso chemi viene dalle cose, che attende di esse-re udito. Direi che questo è l’atto piùsemplice e più originario della mialibertà, cioè quello di accorgermi e diaccogliere l’altro da me. E l’altro da

me non è solo ciò che è fuori di me odiverso da me, ma è anche il “me stes-so” che mi è dato, che non ho fatto io,ma che mi trovo addosso, come unafinitezza che domanda il senso di sé edi tutto, o come una passività che è lafonte del genio.

Per farla breve, la certezza non è ilcontrario della storia e della libertà(come sembra intendere Gianni Vat-timo) ma è la scoperta di un signifi-cato inesauribile della realtà nelle pie-ghe del tempo, nell’esperienza di ciòche è contingente, nella mia decisio-ne di non archiviare ciò che accade,di accoglierlo come un dato, di assen-tire ad esso. Assentire non vuol direassolutamente essere sempre d’accor-do o supinamente rassegnato a ciò chec’è o è accaduto (e che molte volte gio-ca contro le nostre aspettative), maaccettare la sua sfida, interrogare lasua presenza, metterci in gioco. Lacertezza, dicevo a Rimini, è una dina-mica che implica sempre il fattore-tempo, non è un acquisto fatto unavolta per tutte, ma è qualcosa che haa che fare sempre (come ha richia-mato Salvatore Veca) con la nostrastessa incompletezza. Quest’ultimanon indica un semplice limite da supe-rare (o in cui accomodarsi, tentandodi gestirlo nella maniera più conve-niente), ma coincide con l’impossibi-lità di arrestare la nostra domanda di

Il Cardinale Antonios Naguib e Mario Melazzini

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CERTEZZA E VERITÀ

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significato, e con il suo rilancio con-tinuo alla scoperta del reale. Se noirinunciamo a priori all’ipotesi alme-no di una certezza, prima o poi rinun-ciamo alla verità, oppure la “bloc-chiamo” come ciò che non c’entra connoi.

Tutto insomma si gioca a mio mododi vedere nel rapporto completamen-te aperto, cioè non pregiudiziale, trala ragione e la realtà. Che questo siail problema risulta ad esempio in unarecente disputa tra il “pensiero debo-le” di Vattimo (non esistono fatti, masolo interpretazioni) e il “nuovo rea-lismo” di Ferraris (esistono dei fattioggettivi non emendabili e indipen-denti dalle nostre interpretazioni).Insomma: una ragione senza realtà,da un lato, e una realtà semplicemen-te indipendente dalla ragione, dall’al-tro (ne ho discusso con lo stesso Fer-raris in un dialogo apparso sulla rivi-sta “Tracce”, ottobre 2011). Delle duel’una: o i fatti che non si lasciano modi-ficare, o le interpretazioni che pre-tendono di modificare tutto. Ma nelgioco delle due posizioni è proprio ilnesso costitutivo tra razionalità e real-tà a risultare ormai inceppato, di modoche l’interpretazione resta solo una“prospettiva” soggettivistica, mentrel’unico senso possibile dell’oggettivi-tà del reale è quello di essere esternoal soggetto. Nell’ermeneutica post-moderna è come se io non chiedessipiù niente alla realtà, e la mia libertàfosse solo la bella violenza della volon-tà, o la (meno bella) violenza del pote-re; nel realismo oggettivistico (in cuisi risente un po’ l’eco del vecchio enuovo positivismo) è come sela real-tà non chiedesse più niente a me, senon di essere riconosciuta come ciòche non sono io. Io, invece... beh, quel-lo resta ancora solo il regno delle mieinterpretazioni e delle mie costruzio-ni culturali.

Mi ha colpito quando Sergio Belar-dinelli, riprendendo un tema su cuiavevo insistito a Rimini, ha osserva-to che la certezza non solo ci inquie-ta – a differenza di tutte le sicurezze

che possiamo possedere e di tutte letranquillanti giustificazioni con cuipossiamo illuderci –, ma addiritturaesaspera le contraddizioni della nostraesistenza: segno che la certezza fio-risce, sobriamente, nella finitezza diquesto mondo, non nella fuga in avan-ti verso altri mondi (che poi non sonosolo i nirvana religiosi ma anche glistupefacenti ideologici o gli eccitan-ti culturali). È quella condizione onto-logica di cui ha parlato Eugenio Maz-zarella, e di cui noi facciamo espe-rienza come di un legame originarioall’essere: prima di tutte le strategieche mettiamo in opera per costruirele nostre certezze, siamo noi che nascia-mo da una certezza – vale a dire chenon ci siamo dati l’essere ma prove-niamo da una “ragione” che è infini-tamente più delle nostre rationes, cioèdei nostri calcoli, e che questa prove-nienza è una chiamata cui non pos-siamo cessare di rispondere, perchécosì cesseremmo di “esistere”.

Non mi resta che rilanciare la que-stione dunque: e non semplicemen-te opponendo le mie ragioni alle ragio-ni degli altri, ma cercando di capirese le ragioni che ciascuno matura nel-la sua esperienza – a condizione, natu-ralmente, che sia leale e non pregiu-diziale con essa – possano “stare”, non

dico senza le certezze che si possonocostruire nella vita, ma senza quellacertezza iniziale che la realtà ci ride-sta con la sua presenza, ridestandocon ciò stesso quella “realtà” cui dia-mo volentieri il nome di “io”.

Come una volta ha scritto G.K.Chesterton (nel grande libro su SanTommaso d’Aquino): «Non va benedire a un ateo che è un ateo; o attri-buire a chi nega l’immortalità l’in-famia di negarla; o pensare che sipossa costringere un avversario adammettere di avere torto dimo-strandogli che ha torto in base aiprincipi di qualcun altro, e non aisuoi. Dopo il grande esempio di sanTommaso, è valido – o forse avreb-be dovuto sempre esserlo – il prin-cipio che o non discutiamo affattocon un uomo, o dobbiamo discute-re in base alle sue ragioni e non allenostre». Appunto io vorrei capirenuovamente la mia “ipotesi” (o sevolete, il percorso della mia certez-za) proprio prendendo sul serio leragioni di chi non la condivide. D’al-tronde, come il sagace Chestertonebbe a dire in un’altra occasione (nel-l’Autobiografia), «io ho discusso tut-ta la vita senza mai litigare, perchéla cosa brutta dei litigi è che inter-rompono le discussioni».

Il pubblico segue l’intervento di Costantino Esposito anche da altri luoghi del Meeting

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L’imprenditore John Elkann Il presidente del Consiglio superiore della Magistratura Michele ViettiL

Da sinistra il deputato brasiliano Marcos Zerbini, il ministro pakistano Paul Bhatti, il presidente del Ppe Joseph Daul, il governatore Ro-berto Formigoni e il filosofo inglese Philip Blond

Al servizio del benecomune

"AlMeetingsivedechecisonoforzepositive in Italia,eche igiovanisonoungrossissimopotenziale. Ilbelloècheesistono.Daquiemergeungrandeottimismo,chevacavalcato"(JohnElkann)

“Siamocostantementetentatididimenticareperchésiamolì,didimenticarecheilnostrocompitoèdirappresentareilpopoloelottareperisuoi interessi.Èmoltofacilecaderenellatrappoladiquestalogicaecominciareamuoversiperconquistaresemprepiùpotereedimenticarecheilnostroverocompitoèesserealserviziodellacostruzionedelbenecomune”(MarcosZerbini)

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Da sinistra la storica Maria Bocci, il presidente dell’Istituto Treccani Giuliano Amato,il presidente della Fondazione per la sussidiarietà Giorgio Vittadini e la costituzionalista Marta Cartabia

La manager Clara Lejeune Gaymard Da sinistra Fulvio Conti, il Ministro Paolo Romani, Bernard Scholz,Corrado Passera e Giuseppe Orsi

"Inquestomomentodifficiledellanostrastoria, il vero insegnamentocheescedai150anni,èritrovare il “noi”, invistadiqualcosachevalga lapenadi farepertutti.Rendercicontocheunasocietàcostruitasoltantosull’iocessadiessereunasocietà" (GiulianoAmato)

“Lavitaèfelicità.Felicitàsignificaunacosa:il fattodiesistere,chesiamoquioggi,chesiamovivimalgradotutteledifficoltà,malgradoleprovechedobbiamoaffrontare.Lavitadimiopadreèstataunatestimonianzapermanentediquesto:chelavitaèundonodiDio"(ClaraLejeuneGaymard)

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eetingDICEMBRE2011m

siamo: l’intelligenza che ci orientaverso la verità; la libertà che ci spin-ge al bene; la speranza che ci tieneancorati alla nostra fede.

Padre Pierbattista Pizzaballa,Custo-de di Terra Santa

Con i canti popolari in piazza sitiene in piedi l’utopiadella fraternitàQuella dello spettacolo inaugura-

le è stata una serata che mi ha colpi-to perché piena di tanta umanità, tan-ta gente, tanti colori, tanti sentimenti,condivisi in una piazza bellissima conl’idea che attraverso i canti popolaridi varie regioni, di varie storie, sipotesse tenere in piedi l’utopia dellafraternità. Per me è stata un’espe-rienza bellissima anche perché lo spet-tacolo con tanta gente si è svolto den-tro la città e, dunque, si è rivolto atutti, non solo a chi era arrivato aRimini venuto appositamente per ilMeeting. A tutti è stata offerta la pos-sibilità di condividere un desiderio.Chi riesce ad offrire questo spirito diunione oggi ha una ricchezza impor-tante, un valore quasi assoluto, nonrelativo, va al di là delle singole volon-tà. In più, poi, una serata così bellalascia il desiderio di replica e di ri-inventare altre cose insieme. Questaper un artista è una cosa molto impor-tante.

In giro per la fiera, che io da annivisito durante il Meeting perché mipiace scoprire le mostre e seguire gliincontri, inoltre, mi ha colpito unacosa bellissima. Io al Meeting ven-go colpito dall’umanità che incontro.Mi ha colpito un gruppo di giovanidi colore che cantavano i canti alpi-ni italiani e lo facevano con le loromeravigliose voci africane con la loronaturalezza e la loro dolcezza. Mi èsembrato questo un segno forte del-la atipicità che si respira al Meetinge che forse solo lì si riesce a cogliere.Mi è stato di conforto per il valoreassoluto del canto popolare che tra-valica i confini riuscendo a coinvol-gere culture così lontane.

Ambrogio Sparagna

Certo è stato necessario adattarmialle diverse situazioni; e ho impara-to a convivere con l’incertezza.

Ma per quanto pervasiva, l’in-certezza non è mai assoluta. Ognu-no può trovare in sé una serie dipunti di riferimento, che nel miocaso sono: la curiosità e la voglia diimparare; le mie personali convin-zioni su cosa è bene e cosa è male;e poi, soprattutto, la verità. Pensoche sia importante dirsi la verità, nonraccontarsi storie e affrontare la vitaa viso scoperto. Questo è stato il mes-saggio che ho voluto lanciare alla finedell’incontro ai molti giovani che era-no in sala.

Del resto, chi meglio dei giovani,liberi dai condizionamenti e dalle abi-tudini, può cercare e dire sempre laverità?

John Elkann, Presidente Fiat

Io arricchito e stupito dal MeetingPartecipare al Meeting di Rimini

è stata, ancora una volta, un’espe-rienza molto arricchente, stimolan-te.

In un periodo di apparente disin-teresse e appiattimento, come quel-lo che stiamo vivendo, sono rimastoprofondamente impressionato dallospettacolo di un’assemblea così nume-rosa e attenta. L’impatto con un’ina-spettata, colorata moltitudine di gio-vani, mi ha rincuorato e suscitato inme sentimenti di lieto stupore e sim-patia.

Alla riflessione, tema portante del-l’intera iniziativa, dal titolo provoca-torio: “L’esistenza diventa un’immensacertezza”, vorrei aggiungere un’ulte-riore domanda, forse ancora più pro-vocatoria, posta da San Paolo: “Checosa mai possiedi, che tu non abbiaricevuto? E se lo hai ricevuto, perchéte ne vanti come se non lo avessi rice-vuto?” (1 Cor 4,7). Abbiamo ricevu-to tutto! È la risposta che affiora,immediata, alla mia mente.

Dal nulla di noi stessi abbiamo rice-vuto l’esistenza, la giustificazione ela vita immortale e tutto ciò che noi

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CERTEZZA E VERITÀ

Ferraris e Mazzarella, Berti e Bar-cellona, Belardinelli e Veca, Vattimo eNatoli. Grandi nomi della filosofia esociologia italiana sono intervenutisulle pagine del quotidiano online IlSus-sidiario.net confrontandosi sulla rela-zione del filosofo Costantino Espositodedicata al tema del Meeting. Un con-fronto definito dallo stesso Esposito“una grande occasione. E non solo peruna più serrata verifica critica dellamia proposta (come sempre accade quan-do interlocutori del calibro degli inter-venuti entrano nella partita), ma perrendermi conto di quali siano le posi-zioni in gioco nell ’odierno dibattitofilosofico e culturale, e soprattutto qua-

le sia la vera posta in gioco di esso”.Un confronto ricco di spunti, doman-de, provocazioni, approdi ad alcuneevidenze e nuove aperture, che testi-monia come il tema della certezza siauna questione che l'uomo di oggi nonpuò eludere e che drammaticamente sipone come infinita domanda di qual-cosa di certo per la vita di ogni uomo.Pubblichiamo parte dell' articolo del19 ottobre dello stesso Esposito che siconfronta con gli interventi dei suoicolleghi.

All'indirizzo http://www.ilsussi-diario.net/Speciali/E-l-esistenza-diventa-una-immensa-certezza/ pote-te trovare tutti gli interventi.

A partire da quello che ha colpitome, che mi piacerebbe riproporre alcu-ne questioni ai miei compagni di sco-perta. Ad essere sincero le questionisarebbero tante, ma (per oggi!) mi limi-to ad una soltanto, che nomino comesegue: verità senza certezza o certez-za senza verità?

Una delle domande più provocantiemerse nel dibattito è se la certezza siaun’esperienza realmente necessaria epositiva per l’essere umano, visto cheessa (come argomenta Maurizio Fer-raris) potrebbe anche coincidere conuna fiducia mal riposta o addiritturacon una fede in qualcosa di negativoo di malvagio. Non soltanto si potreb-be nutrire una certezza come “fede cie-ca” in Hitler, ma ci si potrebbe anchefidare di una madre cattiva (secondoun tipico caso da psicoanalisi, ricor-dato anche da Pietro Barcellona).Sareb-be dunque ben più importante stare aciò che è vero, preferire la verità ogget-tiva dei fatti, piuttosto che inseguireuna certezza soggettiva che potrebbesempre sbagliarsi.

Ora,è vero (appunto) che noi potrem-mo scoprire di aver mal riposto la nostrafiducia in qualcuno che non lo meri-tava, ed è anche vero (appunto) che cipossono essere casi patologici di madriche vogliono il male dei figli: la parti-ta dell’esistenza è sempre apertissimae noi non possiamo escludere la pos-sibilità del male o l’inganno della ragio-ne. Ma a me sembra che proprio il

Verità senza certezzao certezza senza verità?A partire dalla relazione di Costantino Esposito sul tema del Meeting, inizia un imprevisto confrontosulle pagine de IlSussidiario. A tema la questione della certezza che non può lasciare indifferenti.

di Costantino Esposito

>Il filosofo Costantino Esposito durante il suo intervento in auditorium al Meeting

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MEETING 2011

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eetingDICEMBRE2011m

siamo: l’intelligenza che ci orientaverso la verità; la libertà che ci spin-ge al bene; la speranza che ci tieneancorati alla nostra fede.

Padre Pierbattista Pizzaballa,Custo-de di Terra Santa

Con i canti popolari in piazza sitiene in piedi l’utopiadella fraternitàQuella dello spettacolo inaugura-

le è stata una serata che mi ha colpi-to perché piena di tanta umanità, tan-ta gente, tanti colori, tanti sentimenti,condivisi in una piazza bellissima conl’idea che attraverso i canti popolaridi varie regioni, di varie storie, sipotesse tenere in piedi l’utopia dellafraternità. Per me è stata un’espe-rienza bellissima anche perché lo spet-tacolo con tanta gente si è svolto den-tro la città e, dunque, si è rivolto atutti, non solo a chi era arrivato aRimini venuto appositamente per ilMeeting. A tutti è stata offerta la pos-sibilità di condividere un desiderio.Chi riesce ad offrire questo spirito diunione oggi ha una ricchezza impor-tante, un valore quasi assoluto, nonrelativo, va al di là delle singole volon-tà. In più, poi, una serata così bellalascia il desiderio di replica e di ri-inventare altre cose insieme. Questaper un artista è una cosa molto impor-tante.

In giro per la fiera, che io da annivisito durante il Meeting perché mipiace scoprire le mostre e seguire gliincontri, inoltre, mi ha colpito unacosa bellissima. Io al Meeting ven-go colpito dall’umanità che incontro.Mi ha colpito un gruppo di giovanidi colore che cantavano i canti alpi-ni italiani e lo facevano con le loromeravigliose voci africane con la loronaturalezza e la loro dolcezza. Mi èsembrato questo un segno forte del-la atipicità che si respira al Meetinge che forse solo lì si riesce a cogliere.Mi è stato di conforto per il valoreassoluto del canto popolare che tra-valica i confini riuscendo a coinvol-gere culture così lontane.

Ambrogio Sparagna

Certo è stato necessario adattarmialle diverse situazioni; e ho impara-to a convivere con l’incertezza.

Ma per quanto pervasiva, l’in-certezza non è mai assoluta. Ognu-no può trovare in sé una serie dipunti di riferimento, che nel miocaso sono: la curiosità e la voglia diimparare; le mie personali convin-zioni su cosa è bene e cosa è male;e poi, soprattutto, la verità. Pensoche sia importante dirsi la verità, nonraccontarsi storie e affrontare la vitaa viso scoperto. Questo è stato il mes-saggio che ho voluto lanciare alla finedell’incontro ai molti giovani che era-no in sala.

Del resto, chi meglio dei giovani,liberi dai condizionamenti e dalle abi-tudini, può cercare e dire sempre laverità?

John Elkann, Presidente Fiat

Io arricchito e stupito dal MeetingPartecipare al Meeting di Rimini

è stata, ancora una volta, un’espe-rienza molto arricchente, stimolan-te.

In un periodo di apparente disin-teresse e appiattimento, come quel-lo che stiamo vivendo, sono rimastoprofondamente impressionato dallospettacolo di un’assemblea così nume-rosa e attenta. L’impatto con un’ina-spettata, colorata moltitudine di gio-vani, mi ha rincuorato e suscitato inme sentimenti di lieto stupore e sim-patia.

Alla riflessione, tema portante del-l’intera iniziativa, dal titolo provoca-torio: “L’esistenza diventa un’immensacertezza”, vorrei aggiungere un’ulte-riore domanda, forse ancora più pro-vocatoria, posta da San Paolo: “Checosa mai possiedi, che tu non abbiaricevuto? E se lo hai ricevuto, perchéte ne vanti come se non lo avessi rice-vuto?” (1 Cor 4,7). Abbiamo ricevu-to tutto! È la risposta che affiora,immediata, alla mia mente.

Dal nulla di noi stessi abbiamo rice-vuto l’esistenza, la giustificazione ela vita immortale e tutto ciò che noi

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DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

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CERTEZZA E VERITÀ

Ferraris e Mazzarella, Berti e Bar-cellona, Belardinelli e Veca, Vattimo eNatoli. Grandi nomi della filosofia esociologia italiana sono intervenutisulle pagine del quotidiano online IlSus-sidiario.net confrontandosi sulla rela-zione del filosofo Costantino Espositodedicata al tema del Meeting. Un con-fronto definito dallo stesso Esposito“una grande occasione. E non solo peruna più serrata verifica critica dellamia proposta (come sempre accade quan-do interlocutori del calibro degli inter-venuti entrano nella partita), ma perrendermi conto di quali siano le posi-zioni in gioco nell ’odierno dibattitofilosofico e culturale, e soprattutto qua-

le sia la vera posta in gioco di esso”.Un confronto ricco di spunti, doman-de, provocazioni, approdi ad alcuneevidenze e nuove aperture, che testi-monia come il tema della certezza siauna questione che l'uomo di oggi nonpuò eludere e che drammaticamente sipone come infinita domanda di qual-cosa di certo per la vita di ogni uomo.Pubblichiamo parte dell' articolo del19 ottobre dello stesso Esposito che siconfronta con gli interventi dei suoicolleghi.

All'indirizzo http://www.ilsussi-diario.net/Speciali/E-l-esistenza-diventa-una-immensa-certezza/ pote-te trovare tutti gli interventi.

A partire da quello che ha colpitome, che mi piacerebbe riproporre alcu-ne questioni ai miei compagni di sco-perta. Ad essere sincero le questionisarebbero tante, ma (per oggi!) mi limi-to ad una soltanto, che nomino comesegue: verità senza certezza o certez-za senza verità?

Una delle domande più provocantiemerse nel dibattito è se la certezza siaun’esperienza realmente necessaria epositiva per l’essere umano, visto cheessa (come argomenta Maurizio Fer-raris) potrebbe anche coincidere conuna fiducia mal riposta o addiritturacon una fede in qualcosa di negativoo di malvagio. Non soltanto si potreb-be nutrire una certezza come “fede cie-ca” in Hitler, ma ci si potrebbe anchefidare di una madre cattiva (secondoun tipico caso da psicoanalisi, ricor-dato anche da Pietro Barcellona).Sareb-be dunque ben più importante stare aciò che è vero, preferire la verità ogget-tiva dei fatti, piuttosto che inseguireuna certezza soggettiva che potrebbesempre sbagliarsi.

Ora,è vero (appunto) che noi potrem-mo scoprire di aver mal riposto la nostrafiducia in qualcuno che non lo meri-tava, ed è anche vero (appunto) che cipossono essere casi patologici di madriche vogliono il male dei figli: la parti-ta dell’esistenza è sempre apertissimae noi non possiamo escludere la pos-sibilità del male o l’inganno della ragio-ne. Ma a me sembra che proprio il

Verità senza certezzao certezza senza verità?A partire dalla relazione di Costantino Esposito sul tema del Meeting, inizia un imprevisto confrontosulle pagine de IlSussidiario. A tema la questione della certezza che non può lasciare indifferenti.

di Costantino Esposito

>Il filosofo Costantino Esposito durante il suo intervento in auditorium al Meeting

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L’imprenditore John Elkann Il presidente del Consiglio superiore della Magistratura Michele ViettiL

Da sinistra il deputato brasiliano Marcos Zerbini, il ministro pakistano Paul Bhatti, il presidente del Ppe Joseph Daul, il governatore Ro-berto Formigoni e il filosofo inglese Philip Blond

Al servizio del benecomune

"AlMeetingsivedechecisonoforzepositive in Italia,eche igiovanisonoungrossissimopotenziale. Ilbelloècheesistono.Daquiemergeungrandeottimismo,chevacavalcato"(JohnElkann)

“Siamocostantementetentatididimenticareperchésiamolì,didimenticarecheilnostrocompitoèdirappresentareilpopoloelottareperisuoi interessi.Èmoltofacilecaderenellatrappoladiquestalogicaecominciareamuoversiperconquistaresemprepiùpotereedimenticarecheilnostroverocompitoèesserealserviziodellacostruzionedelbenecomune”(MarcosZerbini)

meetingDICEMBRE2011NOTIZIARIO

MEETING 2011

46

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Da sinistra la storica Maria Bocci, il presidente dell’Istituto Treccani Giuliano Amato,il presidente della Fondazione per la sussidiarietà Giorgio Vittadini e la costituzionalista Marta Cartabia

La manager Clara Lejeune Gaymard Da sinistra Fulvio Conti, il Ministro Paolo Romani, Bernard Scholz,Corrado Passera e Giuseppe Orsi

"Inquestomomentodifficiledellanostrastoria, il vero insegnamentocheescedai150anni,èritrovare il “noi”, invistadiqualcosachevalga lapenadi farepertutti.Rendercicontocheunasocietàcostruitasoltantosull’iocessadiessereunasocietà" (GiulianoAmato)

“Lavitaèfelicità.Felicitàsignificaunacosa:il fattodiesistere,chesiamoquioggi,chesiamovivimalgradotutteledifficoltà,malgradoleprovechedobbiamoaffrontare.Lavitadimiopadreèstataunatestimonianzapermanentediquesto:chelavitaèundonodiDio"(ClaraLejeuneGaymard)

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

FOTOREPORTAGE

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trato al Meeting, ce la possiamo fare.Sapremo guardare in faccia la real-

tà senza paura. Per cambiarla.Fulvio Conti, Amministratore dele-

gato e Direttore generale Enel

Giovani partecipi ed entusiasti:anima e forza di questamanifestazioneQuando ho ricevuto l’invito a par-

tecipare al Meeting, ho subito accet-tato con piacere: avevo già conosciutoalcune iniziative, come La Piazza deiMestieri di Torino e il Banco Alimen-tare, ma dell’appuntamento di Rimi-

ni non avevo ancora avuto esperien-za diretta.

Sin dai primi minuti, mi hannomolto colpito la partecipazione el’entusiasmo, soprattutto da partedei giovani, che sono davvero l’ani-ma e la forza di questa manifesta-zione. Per questo, dopo aver visita-to la mostra sulla Sussidiarietà, hochiesto di poter incontrare alcuni diloro. Non solo per poter conosceremeglio lo spirito del Meeting, masoprattutto per confrontare libera-mente le nostre idee, praticamentesu tutto: il lavoro, gli studi, il futu-ro, il nostro Paese, la famiglia e gliaffetti personali.

Con l’aiuto di uno di loro, WilliamBarcella, il giorno dopo abbiamo volu-to anche ritornare su alcuni degli argo-menti che erano emersi, per condivi-derli con il pubblico – davvero caldoe numeroso – che era venuto ad assi-stere al dialogo con Bernard Scholz.Ho potuto così raccontare un po’ dime,dei miei anni da studente e soprat-tutto delle mie prime esperienze lavo-rative, prima alla General Electric epoi in Fiat. Sono stati anni intensi,e per questo anche molto formati-vi, nel corso dei quali ho vissuto inprima persona crisi e difficoltà dimolti tipi, imparando una veritàimportante: che fortunatamente letempeste non durano in eterno.

Qui incontro l’Italia che crede neivaloriDa quando sono alla guida di Enel,

il Meeting di Rimini ha sempre rap-presentato per me un appuntamen-to importante. E non solo perché,grazie all’alto livello dei relatori, segnal’inizio del nuovo anno per la politi-ca e per il mondo degli affari, maanche perché mi permette di incon-trare un pezzo d’Italia che crede neivalori dell’impegno e dell’operositàin cui mi riconosco.

Quest’anno poi l’intervento delPresidente della Repubblica è statodavvero eccezionale: dall’alto dellasua esperienza e della sua saggezzaci ha indicato con lucidità le cose dafare, richiamando tutti con forza alleproprie responsabilità verso il Paesee le future generazioni.

Un monito indimenticabile a scuo-tersi dall’apatia per ritrovare la fidu-cia necessaria per superare la tempe-sta della crisi che stiamo attraver-sando. Mi ha rincuorato l’accoglien-za calorosa e convinta che gli ha tri-butato il pubblico del Meeting. Unpubblico di persone attente, tra cuimoltissimi giovani, che ha dimostratodi essere consapevole della gravità delmomento e della necessità di nonabbandonarsi all’indifferenza e all’egoi-smo, per trovare in noi stessi, nell’“infinito bisogno di certezze del-l’uomo” come recitava il tema delMeeting di quest’anno, l’energia persuperare questa difficile fase della sto-ria nostra e del mondo.

Girando poi per gli stand, vederel’entusiasmo e la concretezza che ani-mava visitatori ed espositori, mi hadato una carica di ottimismo di cuivi sono grato. La crisi ci costringe auscire dalla routine, a cercare stradenuove. Il mondo delle imprese, ilmondo del “fare”, ha il dovere dellafiducia e si confronta ogni giorno conla necessità del cambiamento, penal’uscita dal mercato. Con l’aiuto ditutte le persone che forti delle pro-prie certezze non temono il futuro,persone come quelle che ho incon-

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CONTRIBUTI

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MEETING 2011

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eetingDICEMBRE2011m

Volontari haitiani all’opera nella cucina del ristorante Graticula

I volontari egiziani

Il popolodelMeeting

Un volontario del PreMeeting

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FOTOREPORTAGE

49NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

A scuola di atletica, alunni e maestri in pistaUno degli infopoint del Meeting

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Con l’aiuto di uno di loro, WilliamBarcella, il giorno dopo abbiamo volu-to anche ritornare su alcuni degli argo-menti che erano emersi, per condivi-derli con il pubblico – davvero caldoe numeroso – che era venuto ad assi-stere al dialogo con Bernard Scholz.Ho potuto così raccontare un po’ dime,dei miei anni da studente e soprat-tutto delle mie prime esperienze lavo-rative, prima alla General Electric epoi in Fiat. Sono stati anni intensi,e per questo anche molto formati-vi, nel corso dei quali ho vissuto inprima persona crisi e difficoltà dimolti tipi, imparando una veritàimportante: che fortunatamente letempeste non durano in eterno.

Qui incontro l’Italia che crede neivaloriDa quando sono alla guida di Enel,

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Quest’anno poi l’intervento delPresidente della Repubblica è statodavvero eccezionale: dall’alto dellasua esperienza e della sua saggezzaci ha indicato con lucidità le cose dafare, richiamando tutti con forza alleproprie responsabilità verso il Paesee le future generazioni.

Un monito indimenticabile a scuo-tersi dall’apatia per ritrovare la fidu-cia necessaria per superare la tempe-sta della crisi che stiamo attraver-sando. Mi ha rincuorato l’accoglien-za calorosa e convinta che gli ha tri-butato il pubblico del Meeting. Unpubblico di persone attente, tra cuimoltissimi giovani, che ha dimostratodi essere consapevole della gravità delmomento e della necessità di nonabbandonarsi all’indifferenza e all’egoi-smo, per trovare in noi stessi, nell’“infinito bisogno di certezze del-l’uomo” come recitava il tema delMeeting di quest’anno, l’energia persuperare questa difficile fase della sto-ria nostra e del mondo.

Girando poi per gli stand, vederel’entusiasmo e la concretezza che ani-mava visitatori ed espositori, mi hadato una carica di ottimismo di cuivi sono grato. La crisi ci costringe auscire dalla routine, a cercare stradenuove. Il mondo delle imprese, ilmondo del “fare”, ha il dovere dellafiducia e si confronta ogni giorno conla necessità del cambiamento, penal’uscita dal mercato. Con l’aiuto ditutte le persone che forti delle pro-prie certezze non temono il futuro,persone come quelle che ho incon-

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MEETING 2011

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Volontari haitiani all’opera nella cucina del ristorante Graticula

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Il popolodelMeeting

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FOTOREPORTAGE

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eetingDICEMBRE2011 m

A scuola di atletica, alunni e maestri in pistaUno degli infopoint del Meeting

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Page 50: Notiziario Meeting dicembre 2011

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Vivere sicuri non è solo un desiderio.È un diritto.

Noi di Finmeccanica crediamo che vivere liberi da ogni pericolo sia un diritto di tutti. Ecco perché 71.000 persone del nostro Gruppo lavorano ogni giorno in tutto il mondo per realizzare i migliori sistemi di sicurezza. Grazie ad una filosofiaimprontata a partnership durature e un’incessante ricerca nell’alta tecnologia,progettiamo e costruiamo aerei, elicotteri e sistemi integrati capaci di proteggerele reti di trasporto, le infrastrutture, i confini nazionali terrestri e marini e la vitadi tutti i giorni. Che tu sia un pilota o un passeggero, un militare o un civile, la tua sicurezza è il nostro obiettivo. Perché oggi un mondo più sicuro è possibile. Towards a Safer World

CONTRIBUTI

15NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

Ho incontrato e conosciuto tantepersone che ora posso chiamareAmiciCon viva gratitudine verso gli orga-

nizzatori del Meeting di Rimini, hoaccolto con gioia l’invito di parte-cipare a questo evento. Siccome erala prima volta per me, ho scelto dicondividere l’avvenimento interotutta la settimana, per scoprirne tut-ta la ricchezza e approfondirne lospirito e la struttura.

Questo ha favorito il creare e rin-forzare legami di amicizia con tan-te persone ecclesiali, politiche oimpegnate nei campi dell’economia,della cultura, della scienza, dell’ar-te, etc. Ho incontrato e ho cono-sciuto tante persone, che ora possochiamare Amici, grazie a questoevento indimenticabile. Tale ami-cizia ha superato vari muri di sepa-razioni, culturali, linguistiche e socia-li, e ha tanto arricchito le mie cono-scenze e riscaldato il mio cuore. Chericchezza!

Il Meeting di quest’anno portavail titolo: “E l’esistenza diventa unaimmensa certezza”. Non nascondoche, all’inizio, questo titolo rappre-sentava per me un enigma più cheun’indicazione del contenuto.Viven-do invece il programma, tra incon-tri, tavole rotonde, mostre, film, con-ferenze, accompagnamento, momen-ti di preghiera, pranzi e cene insie-

me, si è rivelato gradualmente unsignificato profondo che nasceva ecresceva, illuminando una curiosi-tà e trasformandola in una visionedi certezza, speranza, fiducia, ener-gia e gioia.

È vero che nella mentalità più dif-fusa ai nostri giorni, sembra che nonsia più possibile alcuna vera certez-

za e che tutto sia relativo. Il Mee-ting ha chiarito e rinforzato la veri-tà che l’Essere stesso è fonte e basedi certezza, fiducia e speranza. Comel’essere insieme, con un amore chenon cerca il proprio interesse mal’interesse dell’altro, è una certezzache unisce le menti e i cuori, da cuiscaturiscono energia e forza. Que-sta certezza è una convinzione vivache abbiamo qualcosa dentro di noi,che viene da Dio e appartiene a Lui,perciò non passerà mai, ma rimanee dura in eterno. In quei giorni hosperimentato che essere e soprat-tutto essere insieme, uniti, non è unafollia né un’utopia, ma è la verità ditutti noi. La comunione vissuta ciha fatto superare tanti limiti indi-viduali e ci ha portato alla certezzache l’amore gratuito è sempre vin-cente.

Infine vorrei manifestare la miagioia vissuta, la ricchezza ricevuta eil mio ringraziamento a tutti quel-li che hanno realizzato questo Mee-ting. Non è facile esprimere tuttociò che ho vissuto in poche parole,e che rimane vivo nel mio cuore enelle mie preghiere.Grazie per questa possibilità, perquesto Meeting, e per questa Ami-cizia.

S. B. Card. Antonios Naguib,Patriarca di Alessandria dei Cop-ti-Cattolici

Giorni che lascianoil segnoAbbiamo chiesto ad alcuni ospiti dell’edizione di quest’anno di raccontarci ‘il loro Meeting’,a partire da quello che li ha colpiti e segnati. Impressioni, racconti, giudizi accomunatidall’esperienza dell’aver visto un popolo certo

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MOSTRE

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

Il Meeting è finito da tre mesieppure è più vivo che mai.Quello che è accaduto l’ultima

settimana di agosto sta riaccadendoin giro per l’Italia in queste setti-mane secondo la stessa modalità.Finito il Meeting è sempre unesplodere di interesse e di richie-ste», parola di Alessandra Vitez, re-sponsabile del settore mostre delMeeting. Una dimostrazione tangi-bile? Il successo della mostra “150anni di Sussidiarietà” in piazzaDuomo a Milano dall’11 al 18 no-vembre, meta di tante scolaresche eanche di visitatori più adulti, con70 ragazzi a fare da guide e un festafinale insieme a Enzo Jannacci.Un’occasione di incontro e di rifles-sione sul presente come raccontauna delle tante professoresse chehanno accompagnato i loro alunnialla mostra: «Mi sembrava interes-sante a livello educativo – raccontal’insegnante in un liceo di Sesto SanGiovanni Francesca Zanelli – per ilcontenuto che ha:chi ha una certezza è capace di co-struire non rinunciando alla pro-pria identità. Mi ha colpito l’atten-zione con cui i miei alunni hannoseguito l’argomento, anche se nonriguardava il programma di studi, laloro curiosità stimolata dal fatto chechi guidava era capace di dare le ra-gioni fino in fondo di quello che

diceva». Rientrati in classe lo stu-pore non li ha abbandonati.«Una ragazza per esempio – ci dicela professoressa Zanelli – ha ap-prezzato il fatto che le guide dellamostra non si siano limitate a for-nire informazioni puramente stori-che, ma hanno mostrato diverse vi-cende di vita che nel loro piccolosono state fondamentali per for-mare gli italiani». Infatti tra i licealic’è chi è rimasto colpito dalla forzarivoluzionaria che un desideriocerto può avere. «Uno dei miei stu-denti – continua la prof – è rimastocolpito dal fatto che nel corso dellastoria d’Italia a creare unità tra gliitaliani sono stati il desiderio di ri-partire e la certezza di poter realiz-zare questo desiderio nella realtà.Si sono lasciati provocare molto an-che dalla frase con cui l’accompa-gnatrice ha concluso la visita gui-data, una frase di don Giussani:“Le forze che muovono la storiasono le stesse che rendono felicel’uomo”. Soprattutto una ragazzala ha percepita particolarmente veraper sé citando l’esempio degli ita-liani che spinti da ciò che li rendevafelici, ovvero aiutare il prossimo,hanno creato il nostro popolo efatto evolvere il Paese. Ci ha anchefatto rilevare come oggi purtroppoquesto valore non sia ritenuto cosìimportante, come invece lo era una

volta e ha concluso invitandoci inquesto momento di crisi a venircitutti incontro cercando delle solu-zioni e assumendo l’atteggiamentodi quegli italiani che hanno fattodiventare l’Italia quella che è».Fino a recuperare il senso e il desi-derio del bene comune. «Quelloche i ragazzi hanno intuito – spiegal’insegnante - è la consonanza dellemostra rispetto ai propri desideri,l’aderenza rispetto all’oggi, al loroparticolare presente. Hanno intuitol’esigenza per sé (e per ogni sin-gola persona) di desiderare il benecomune e che il popolo italiano re-cuperi il valore della propria im-portanza perché in passato, ha so-stenuto particolarmente uno diloro, è stato proprio grazie a questoche l’Italia è riuscita a uscire da nu-merose crisi. Uno studente, peresempio, ci ha raccontato che lamostra gli ha fatto capire che, per-ché si realizzi un cambiamento, bi-sogna desiderarlo, bisogna avere laconsapevolezza di appartenere a unpopolo che in 150 anni di crisi neha avute tante ma è sempre riuscitoa superarle grazie alla sua unità e aldesiderio di bellezza e felicità».La mostra, disponibile sia nella ver-sione completa itinerante che inquella ridotta, preparata per lescuole, si sta rivelando davverocome lo svelarsi di qualcosa di

I ‘150anni’riaccendono il desiderioGrande successo per la mostra in versione itinerante dedicata alla storia d’Italia.A Milano presso l’Università Cattolica, in piazza Duomo e inoltre in tante scuole in tutta Italia graziealla versione ridotta. Non solo una mostra, ma l’occasione per riscoprire quel desiderio tutto italiano

di Filomena Armentano

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Il Meeting è finito da tre mesieppure è più vivo che mai.Quello che è accaduto l’ultima

settimana di agosto sta riaccadendoin giro per l’Italia in queste setti-mane secondo la stessa modalità.Finito il Meeting è sempre unesplodere di interesse e di richie-ste», parola di Alessandra Vitez, re-sponsabile del settore mostre delMeeting. Una dimostrazione tangi-bile? Il successo della mostra “150anni di Sussidiarietà” in piazzaDuomo a Milano dall’11 al 18 no-vembre, meta di tante scolaresche eanche di visitatori più adulti, con70 ragazzi a fare da guide e un festafinale insieme a Enzo Jannacci.Un’occasione di incontro e di rifles-sione sul presente come raccontauna delle tante professoresse chehanno accompagnato i loro alunnialla mostra: «Mi sembrava interes-sante a livello educativo – raccontal’insegnante in un liceo di Sesto SanGiovanni Francesca Zanelli – per ilcontenuto che ha:chi ha una certezza è capace di co-struire non rinunciando alla pro-pria identità. Mi ha colpito l’atten-zione con cui i miei alunni hannoseguito l’argomento, anche se nonriguardava il programma di studi, laloro curiosità stimolata dal fatto chechi guidava era capace di dare le ra-gioni fino in fondo di quello che

diceva». Rientrati in classe lo stu-pore non li ha abbandonati.«Una ragazza per esempio – ci dicela professoressa Zanelli – ha ap-prezzato il fatto che le guide dellamostra non si siano limitate a for-nire informazioni puramente stori-che, ma hanno mostrato diverse vi-cende di vita che nel loro piccolosono state fondamentali per for-mare gli italiani». Infatti tra i licealic’è chi è rimasto colpito dalla forzarivoluzionaria che un desideriocerto può avere. «Uno dei miei stu-denti – continua la prof – è rimastocolpito dal fatto che nel corso dellastoria d’Italia a creare unità tra gliitaliani sono stati il desiderio di ri-partire e la certezza di poter realiz-zare questo desiderio nella realtà.Si sono lasciati provocare molto an-che dalla frase con cui l’accompa-gnatrice ha concluso la visita gui-data, una frase di don Giussani:“Le forze che muovono la storiasono le stesse che rendono felicel’uomo”. Soprattutto una ragazzala ha percepita particolarmente veraper sé citando l’esempio degli ita-liani che spinti da ciò che li rendevafelici, ovvero aiutare il prossimo,hanno creato il nostro popolo efatto evolvere il Paese. Ci ha anchefatto rilevare come oggi purtroppoquesto valore non sia ritenuto cosìimportante, come invece lo era una

volta e ha concluso invitandoci inquesto momento di crisi a venircitutti incontro cercando delle solu-zioni e assumendo l’atteggiamentodi quegli italiani che hanno fattodiventare l’Italia quella che è».Fino a recuperare il senso e il desi-derio del bene comune. «Quelloche i ragazzi hanno intuito – spiegal’insegnante - è la consonanza dellemostra rispetto ai propri desideri,l’aderenza rispetto all’oggi, al loroparticolare presente. Hanno intuitol’esigenza per sé (e per ogni sin-gola persona) di desiderare il benecomune e che il popolo italiano re-cuperi il valore della propria im-portanza perché in passato, ha so-stenuto particolarmente uno diloro, è stato proprio grazie a questoche l’Italia è riuscita a uscire da nu-merose crisi. Uno studente, peresempio, ci ha raccontato che lamostra gli ha fatto capire che, per-ché si realizzi un cambiamento, bi-sogna desiderarlo, bisogna avere laconsapevolezza di appartenere a unpopolo che in 150 anni di crisi neha avute tante ma è sempre riuscitoa superarle grazie alla sua unità e aldesiderio di bellezza e felicità».La mostra, disponibile sia nella ver-sione completa itinerante che inquella ridotta, preparata per lescuole, si sta rivelando davverocome lo svelarsi di qualcosa di

I ‘150anni’riaccendono il desiderioGrande successo per la mostra in versione itinerante dedicata alla storia d’Italia.A Milano presso l’Università Cattolica, in piazza Duomo e inoltre in tante scuole in tutta Italia graziealla versione ridotta. Non solo una mostra, ma l’occasione per riscoprire quel desiderio tutto italiano

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Vivere sicuri non è solo un desiderio.È un diritto.

Noi di Finmeccanica crediamo che vivere liberi da ogni pericolo sia un diritto di tutti. Ecco perché 71.000 persone del nostro Gruppo lavorano ogni giorno in tutto il mondo per realizzare i migliori sistemi di sicurezza. Grazie ad una filosofiaimprontata a partnership durature e un’incessante ricerca nell’alta tecnologia,progettiamo e costruiamo aerei, elicotteri e sistemi integrati capaci di proteggerele reti di trasporto, le infrastrutture, i confini nazionali terrestri e marini e la vitadi tutti i giorni. Che tu sia un pilota o un passeggero, un militare o un civile, la tua sicurezza è il nostro obiettivo. Perché oggi un mondo più sicuro è possibile. Towards a Safer World

CONTRIBUTI

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eetingDICEMBRE2011 m

Ho incontrato e conosciuto tantepersone che ora posso chiamareAmiciCon viva gratitudine verso gli orga-

nizzatori del Meeting di Rimini, hoaccolto con gioia l’invito di parte-cipare a questo evento. Siccome erala prima volta per me, ho scelto dicondividere l’avvenimento interotutta la settimana, per scoprirne tut-ta la ricchezza e approfondirne lospirito e la struttura.

Questo ha favorito il creare e rin-forzare legami di amicizia con tan-te persone ecclesiali, politiche oimpegnate nei campi dell’economia,della cultura, della scienza, dell’ar-te, etc. Ho incontrato e ho cono-sciuto tante persone, che ora possochiamare Amici, grazie a questoevento indimenticabile. Tale ami-cizia ha superato vari muri di sepa-razioni, culturali, linguistiche e socia-li, e ha tanto arricchito le mie cono-scenze e riscaldato il mio cuore. Chericchezza!

Il Meeting di quest’anno portavail titolo: “E l’esistenza diventa unaimmensa certezza”. Non nascondoche, all’inizio, questo titolo rappre-sentava per me un enigma più cheun’indicazione del contenuto.Viven-do invece il programma, tra incon-tri, tavole rotonde, mostre, film, con-ferenze, accompagnamento, momen-ti di preghiera, pranzi e cene insie-

me, si è rivelato gradualmente unsignificato profondo che nasceva ecresceva, illuminando una curiosi-tà e trasformandola in una visionedi certezza, speranza, fiducia, ener-gia e gioia.

È vero che nella mentalità più dif-fusa ai nostri giorni, sembra che nonsia più possibile alcuna vera certez-

za e che tutto sia relativo. Il Mee-ting ha chiarito e rinforzato la veri-tà che l’Essere stesso è fonte e basedi certezza, fiducia e speranza. Comel’essere insieme, con un amore chenon cerca il proprio interesse mal’interesse dell’altro, è una certezzache unisce le menti e i cuori, da cuiscaturiscono energia e forza. Que-sta certezza è una convinzione vivache abbiamo qualcosa dentro di noi,che viene da Dio e appartiene a Lui,perciò non passerà mai, ma rimanee dura in eterno. In quei giorni hosperimentato che essere e soprat-tutto essere insieme, uniti, non è unafollia né un’utopia, ma è la verità ditutti noi. La comunione vissuta ciha fatto superare tanti limiti indi-viduali e ci ha portato alla certezzache l’amore gratuito è sempre vin-cente.

Infine vorrei manifestare la miagioia vissuta, la ricchezza ricevuta eil mio ringraziamento a tutti quel-li che hanno realizzato questo Mee-ting. Non è facile esprimere tuttociò che ho vissuto in poche parole,e che rimane vivo nel mio cuore enelle mie preghiere.Grazie per questa possibilità, perquesto Meeting, e per questa Ami-cizia.

S. B. Card. Antonios Naguib,Patriarca di Alessandria dei Cop-ti-Cattolici

Giorni che lascianoil segnoAbbiamo chiesto ad alcuni ospiti dell’edizione di quest’anno di raccontarci ‘il loro Meeting’,a partire da quello che li ha colpiti e segnati. Impressioni, racconti, giudizi accomunatidall’esperienza dell’aver visto un popolo certo

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MOSTRE

nuovo e molto provocatorio pertutti. Non è un caso che questaesperienza sia sbocciata proprio inquesto particolare frangente sto-rico, in cui la crisi è un dato e in cuiè forte la domanda rispetto a dovepuò rinascere la crescita, da checosa si può ricreare la ricchezza del-l’Italia?«La mostra aiuta, nel periodo dicrisi che stiamo vivendo – notaAlessandra Vitez –, a percepire qualsia il vero problema e cioè l’affie-volirsi del desiderio dell’uomo. Unproblema antropologico, dunque,prima ancora che economico e fi-nanziario».Sarà nelle prossime settimane e neiprossimi mesi possibile visitare lamostra “150 anni di Sussidiarietà”in tante altre città e tutto il calen-dario è disponibile sul sitowww.meetingmostre.com. Da se-gnalare il fatto che la mostra sarà

ospitata dalla Camera dei Depu-tati dal 25 gennaio al 7 febbraio2012 e inaugurata dalle massimeistituzioni della Repubblica Ita-liana. Sarà aperta al pubblico nellagiornata del 5 febbraio.Non solo quella dedicata all’unitàd’Italia bensì tutte le mostre pro-dotte dal Meeting continuano a gi-rare: «Le mostre itineranti – sotto-linea Alessandra Vitez – si stannorivelando sempre di più un’occa-sione durante l’anno che aiutal’uomo nella scoperta dell’umano,del bello della verità di sé, del si-gnificato delle cose. Le mostre iti-neranti sono sempre di più questofatto e coinvolgono dal politico al-l’imprenditore, dalle grandi cittàfino ai piccoli paesi per raggiun-gere tutte le persone che si sentonocoinvolte con quei contenuti».In programma a Pavia fino al 22dicembre la mostra dedicata alla

figura di Sant’Agostino, dal 13 al19 dicembre a Gatteo la mostra“Alle fonti dell’energia”, dal 5 al 17dicembre a Gorizia “Edith Stein”.Fino al 12 dicembre a Livorno sipotrà visitare la mostra dedicataalla figura di San Carlo Borromeoche nei prossimi mesi, inoltre, saràospitata a Roma nella cornice diPalazzo Borromeo, sede dell’am-basciata d’Italia presso la SantaSede.A stupire anche il fatto che sonomolte le mostre degli anni passatiad essere ancora molto richieste inItalia e all’estero. Alcuni esempisono quelli della “Rosa bianca”,“Caravaggio”, “Guareschi”. «Signi-fica che il desiderio che la gente hadi conoscere è grande. Significache il desiderio che la gente ha dicoinvolgersi con la storia di altri,con qualcosa che commuove ilcuore, è vivo».

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

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La mostra di “150 anni di Sussidiarietà” in Piazza Duomo a Milano

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IL MEETING IN GIAPPONE

NOTIZIARIOeetingDICEMBRE2011m

27 OTTOBRE24 anni di amicizia si condensanonella serata inaugurale presso laresidenza dell'ambasciatore Vin-cenzo Petrone. "La persona di donLuigi Giussani per noi è indimenti-cabile", racconta Shodo Habukawasalutando i presenti dopo l'inter-vento del Presidente del Meeting edel Nunzio apostolico. C'è spazioanche per la musica Gagaku e unconcerto del maestro giapponeseAoki con la musica napoletana.

Rimini-Monte Koya nel s

28 OTTOBRE“Abbiamo due amici che non tradi-scono il cuore e la realtà”. Cosi donAmbrogio Pisoni conclude la se-conda giornata che si svolge pressol'Istituto Italiano di Cultura par-lando di don Giussani e Habukawa.A Tokyo si dialoga a partire dal temadel senso religioso e del rapportodell'uomo con la realtà insieme adon Massimo Camisasca, lo stu-dioso Giorgio Amitrano, l'abateYagi, il filosofo Costantino Espositoe lo scrittore Franco Marcoaldi.

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IL MEETING IN GIAPPONE

13NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

31 OTTOBREL'incontro con i monaci della scuola Soto Zen, nella pre-fettura di Fukuy presso il Tempio Eiheiji, uno dei centripiù importanti del buddismo Zen.

nel segno di un’amicizia29 OTTOBREIl Meeting per la prima volta nella storia arriva al Monte Koya.La sorpresa di trovare all'interno del monastero di Habukawaun'intera parete dedicata al Meeting e della partecipazione ilgiorno seguente di oltre un centinaioi di persone alla giornatadel convegno. Il reverendo Matsunaga, massima autorità delbuddhismo Shingon, auspica "l'unione delle nostre forze perraggiungere e collaborare alla felicita dei popoli".

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ospitata dalla Camera dei Depu-tati dal 25 gennaio al 7 febbraio2012 e inaugurata dalle massimeistituzioni della Repubblica Ita-liana. Sarà aperta al pubblico nellagiornata del 5 febbraio.Non solo quella dedicata all’unitàd’Italia bensì tutte le mostre pro-dotte dal Meeting continuano a gi-rare: «Le mostre itineranti – sotto-linea Alessandra Vitez – si stannorivelando sempre di più un’occa-sione durante l’anno che aiutal’uomo nella scoperta dell’umano,del bello della verità di sé, del si-gnificato delle cose. Le mostre iti-neranti sono sempre di più questofatto e coinvolgono dal politico al-l’imprenditore, dalle grandi cittàfino ai piccoli paesi per raggiun-gere tutte le persone che si sentonocoinvolte con quei contenuti».In programma a Pavia fino al 22dicembre la mostra dedicata alla

figura di Sant’Agostino, dal 13 al19 dicembre a Gatteo la mostra“Alle fonti dell’energia”, dal 5 al 17dicembre a Gorizia “Edith Stein”.Fino al 12 dicembre a Livorno sipotrà visitare la mostra dedicataalla figura di San Carlo Borromeoche nei prossimi mesi, inoltre, saràospitata a Roma nella cornice diPalazzo Borromeo, sede dell’am-basciata d’Italia presso la SantaSede.A stupire anche il fatto che sonomolte le mostre degli anni passatiad essere ancora molto richieste inItalia e all’estero. Alcuni esempisono quelli della “Rosa bianca”,“Caravaggio”, “Guareschi”. «Signi-fica che il desiderio che la gente hadi conoscere è grande. Significache il desiderio che la gente ha dicoinvolgersi con la storia di altri,con qualcosa che commuove ilcuore, è vivo».

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La mostra di “150 anni di Sussidiarietà” in Piazza Duomo a Milano

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IL MEETING IN GIAPPONE

NOTIZIARIOeetingDICEMBRE2011m

27 OTTOBRE24 anni di amicizia si condensanonella serata inaugurale presso laresidenza dell'ambasciatore Vin-cenzo Petrone. "La persona di donLuigi Giussani per noi è indimenti-cabile", racconta Shodo Habukawasalutando i presenti dopo l'inter-vento del Presidente del Meeting edel Nunzio apostolico. C'è spazioanche per la musica Gagaku e unconcerto del maestro giapponeseAoki con la musica napoletana.

Rimini-Monte Koya nel s

28 OTTOBRE“Abbiamo due amici che non tradi-scono il cuore e la realtà”. Cosi donAmbrogio Pisoni conclude la se-conda giornata che si svolge pressol'Istituto Italiano di Cultura par-lando di don Giussani e Habukawa.A Tokyo si dialoga a partire dal temadel senso religioso e del rapportodell'uomo con la realtà insieme adon Massimo Camisasca, lo stu-dioso Giorgio Amitrano, l'abateYagi, il filosofo Costantino Espositoe lo scrittore Franco Marcoaldi.

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31 OTTOBREL'incontro con i monaci della scuola Soto Zen, nella pre-fettura di Fukuy presso il Tempio Eiheiji, uno dei centripiù importanti del buddismo Zen.

nel segno di un’amicizia29 OTTOBREIl Meeting per la prima volta nella storia arriva al Monte Koya.La sorpresa di trovare all'interno del monastero di Habukawaun'intera parete dedicata al Meeting e della partecipazione ilgiorno seguente di oltre un centinaioi di persone alla giornatadel convegno. Il reverendo Matsunaga, massima autorità delbuddhismo Shingon, auspica "l'unione delle nostre forze perraggiungere e collaborare alla felicita dei popoli".

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IL MEETING IN GIAPPONE

10NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011m

Il Santo Padre ad Assisi ha richia-mato con forza che cosa com-porta la scomparsa di Dio nel-

la nostra società: “L’assenza di Dioporta al decadimento dell’uomo e del-l’umanesimo”. Quando abbiamo let-to queste parole, noi, una delegazio-ne di persone di Comunione e Libe-razione e del Meeting, con il cuore ela preghiera verso Assisi, eravamo aTokyo, invitati dall’ambasciatore Vin-cenzo Petrone e dai monaci buddistidel monte Koya, per partecipare adalcune giornate di dialogo tra cristia-nesimo e buddhismo sui grandi temidel senso religioso, del rapporto conla realtà, della bellezza, dell’educa-zione, in una società in cui le spintea costruire un mondo fondato sul-l’assenza di Dio sono sempre più for-ti.

Tutto è nato da un fatto accaduto24 anni fa, ma che ha dominato edeterminato le nostre giornate nip-poniche. Era il maggio del 1987 quan-do mons.Giussani,fondatore di Comu-nione e Liberazione, incontrò al Koya-san, tempio del buddhismo Shingon,il reverendo Shodo Habukawa. Par-larono del bisogno che l’uomo ha del-l’Assoluto, dell’ educazione dei gio-vani, della progressiva secolarizzazio-ne della società. Nacque un’amiciziatra questi due grandi maestri, intes-suta di stima, di rispetto, di affetto, dicondivisa ansia di infinito.Dopo que-

sto incontro don Giussani suggerì anoi del Meeting di invitare a Riminii monaci per mostrare e raccontare laloro esperienza. Dal 1988 quattordi-ci volte vennero in Italia, ma mai cisaremmo aspettati che quell’incontroavesse determinato a tal punto l’esi-stenza di Habukawa e della sua comu-nità da far dire ad uno dei suoi mona-ci, in occasione di una delle sessionidi lavoro, “già da quel giorno siamouniti”.

Nel messaggio inviato all’amba-sciatore Petrone don Julián Carrón,aveva scritto, a proposito di Habuka-wa e don Giussani: “La storia del lorolegame è un esempio solare di un ecu-menismo reale, che non si esaurisce

in una generica tolleranza, estraneaall’altro, ma è «un amore alla veritàche è presente, fosse anche per unframmento, in chiunque», per cui «siè trascinati da un totalizzante stupo-re del bello. (…) Questa apertura fatrovare a casa propria presso chiun-que conservi un brandello di verità, aproprio agio dovunque» (don Gius-sani)”. Un legame forte,ma non avrem-mo mai pensato di trovare una inte-ra parete del monastero coperta dal-le foto del Meeting e di don Giussa-ni. Oppure che il reverendo Habu-kawa portasse il suo saluto nella pri-ma serata presso l’ambasciata tenen-do in mano la foto di don Giussani eche l’ambasciatore riconoscesse quel-l’amicizia nata 24 anni fa come “unostraordinario servizio al suo paese”.

La prima mattina della nostra per-manenza al tempio del Koyasan abbia-mo partecipato alla suggestiva ceri-monia del fuoco durante la quale l’aba-te Habukawa, accompagnato dallamusica e dai canti dei monaci, accen-de il sacro fuoco. Più di un’ora tra-scorre prima che il fuoco risplenda edillumini con tutta la sua potenza.Un’in-tera ora, nella quale l’abate getta sul-la fiamma,con calma ritualità un gra-no di incenso dopo l’altro, compien-do gesti che paiono quasi delicatecarezze sull’incenso, sugli oggetti, sututti i frammenti di realtà che la litur-gia prevede debbano essere toccati.

In GiapponeseguendoduemaestriUn avvenimento frutto di un’amicizia nata 24 anni fa tra don Luigi Giussani e il reveredendo Habuakawa,monaco buddista shingon. Un’amicizia continuata in questi anni come raccontano i segni e i fattiche hanno segnato il viaggio nell’Estremo Oriente

di Emilia Guarnieri

DonMassimo Camisasca

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IL MEETING IN GIAPPONE

11NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

Nella penombra illuminata solo daquel fuoco si guarda con commossostupore quell’uomo visibilmente domi-nato da un sentimento di obbedien-za al mistero dell’Assoluto,per lui sen-za volto e senza nome, ma non perquesto meno reale .

Al termine di questa cerimonia,mentre sentivamo pronunciare i nomidi don Giussani, di Giovanni PaoloII e di don Francesco Ricci, il sacer-dote forlivese che per primo avevaaccompagnato don Giussani in Giap-pone, siamo passati lentamente davan-ti alle immagini di questi sacerdoticristiani che i monaci buddhisti ave-vano voluto fossero collocate nel cuo-re del loro tempio!

Di fronte a quella preghiera, a queicanti struggenti nella loro asprezza, aquei gesti così evocativi del Misteroe al tempo stesso così bisognosi del-la sua presenza, si toccavano con manoquei frammenti di verità, citati nelmessaggio di don Carrón,vissuti anche

nei momenti di incontro ufficiale comenella seconda giornata a Tokyo pres-so l’Istituto Italiano di Cultura; a temail rapporto dell’uomo con la realtà,con Costantino Esposito che ha indi-viduato nel tema della bellezza la pos-sibilità di un dialogo fecondo, con ilreverendo Eisho Yagi,allievo di Habu-kawa, che ha raccontato la sua espe-rienza in Uganda e in Kenya insiemea missionari cattolici, con il professorAmitrano che ha raccontato le trac-ce del cristianesimo in alcune operedel famoso scrittore giapponese Miya-zawa Kenji e con il poeta Marcoaldiche ha rilevato come “cristiani o bud-dhisti, oltre che i tanti “dubitanti”come me,si rivolgano le stesse doman-de sul senso trascendente della vita”.La bellezza è tornata il secondo gior-no con lo scultore giapponese Sotooche ha raccontato il suo lavoro allaSagrada Familia, alla ricerca di quel-la bellezza “che costruisce tutto. Sivede da fuori,ma ha una radice inter-

na” ad ogni uomo.Giornate piene, intense, “un avve-

nimento frutto di una amicizia” l’hadefinito don Massimo Camisasca,chiedendo “di restare aperti di frontea ciò che può accadere, guidati dainostri maestri”Habukawa e don Gius-sani che “hanno generato amiciziavera, segno di una nuova civiltà”, haricordato don Ambrogio Pisoni del-l’Università cattolica di Milano.Dopoquesti giorni il dialogo non può checontinuare nel segno di un’amiciziache ha spalancato nuove porte attra-verso l’incontro con i monaci dellascuola Zen Soto del tempio Eiheijiperché come ha detto il reverendoHabukawa: “Non è qualcosa di 24anni fa, è qualcosa che sta accadendoora”. L'esperienza vissuta in Giappo-ne è per noi il contributo che conse-gnamo nelle mani di Benedetto XVIcome tentativo di immedesimazionecon il Suo cuore e spirito con cui haindetto la giornata di Assisi.

Emilia Guarnieri con il professor Soho Habukawa

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Presenta il tuo cortometraggio, della durata massima di 10 minuti, entro il 4 Maggio 2012 e potrai vincere un soggiorno studio di 10 settimane presso la School of Visual Arts, oppure una borsa di studio di un anno presso l’Accademia del Cinema e della Televisione di Cinecittà a Roma o ancora un premio di 1.500,00 euro!

Il Meeting Rimini Film Festival, nasce con l’intento di valorizzare opere che raccontano e approfondiscono, con autenticità, il tema dell’uomo impegnato con la vita quotidiana, svelandone gli aspetti seri, ironici, drammatici, appassionati, enigmatici, ...Al fine di condividere il percorso umano e professionale di ricerca, scoperta e giudizio, il Festival offre ai suoi partecipanti momenti di incontro con affermati maestri del settore.

Scarica immediatamente la scheda d’iscrizione e il regolamento su: www.meetingrimini.org oppure su www.bestmovie.it

...azione!

MEETING RIMINI FILM FESTIVALConcorso internazionale di cortometraggi

Per informazioni

MADE OFFICINA CREATIVA

tel. +39 0541 709131

fax +39 0541 439995

Orari 9.30-13.00/15.00-18.00

[email protected]

Organizzato da

Fondazione Meeting

per l’amicizia fra i popoli

In collaborazione con

School of Visual Arts

Milano Cinema e Televisione

di Fondazione Milano

Il mensile di Cinema Best Movie

Radio Cinema

ACT Multimedia

Made Officina Creativa

HAI UN CORTO NEL CASSETTO?È GIUNTA L’ORA DI MOSTRARLO A TUTTI!

E comeesperienza

“E l’esistenza diventa un’immensacertezza”: questo il titolo della32a edizione del Meeting per

l’amicizia tra i popoli, che si è svol-to a Rimini dal 21 al 27 agosto 2011e del quale il presente volume rac-coglie alcuni dei contributi che nehanno segnato il percorso cultura-le.

Quando, nei mesi che precede-vano il Meeting, avevamo lanciatoil tema eravamo consapevoli di col-locarci all’interno di una sfida cul-turale.Osavamo parlare di certezza in untempo segnato da profonde incer-tezze ed in una temperie culturalerelativista che fa dell’incertezza ilsuo vessillo.Era chiaro che nell’orizzonte dellariflessione che il Meeting avrebbesviluppato si stagliava una fonda-mentale domanda: “può l’uomo rag-giungere certezze relativamente asé e al suo rapporto con la realtà?”.Una intera settimana di appunta-menti è stata la documentazione dicosa possa essere la certezza ed èstata la possibilità di incontrareuomini certi, uomini diversi per fede,cultura, estrazione sociale, ma acco-munati dall’esperienza di una “ine-vitabile” certezza.

Prima del Meeting tanti si eranochiesti il senso di quella inusualecongiunzione “e” con la quale il ti-

tolo esordiva e che lasciava comeintuire che prima ci fosse qualcosadi non detto, qualcosa di presup-posto che consentisse il raggiungi-mento della certezza.Ora, a Meeting concluso, possiamoriconoscere che quel “prima” ha unnome: esperienza.

Il Meeting 2011 è stato il trionfodell’esperienza.È risultato clamorosamente evidenteche all’origine di ogni evento cul-turale proposto, mostra, conferen-za, spettacolo, c’era lo spessore diuna esperienza umana.Chi leggerà le pagine di questo libroapprezzerà la ricchezza culturale deicontributi in esso contenuti, ma al

tempo stesso dovrà constatare quan-to essi parlino il linguaggio del-l’esperienza.

È questo nesso tra esperienza ecultura uno dei tratti più significa-tivi del Meeting, se per esperienzanon si intende semplicemente unmeccanico fare e se, quando sipensa alla cultura, si intende qual-cosa di diverso dall’accumulo di no-zioni o dalla gestione dell’ideologia.

È difficile non riscontrare nelMeeting certi tratti caratteristicidel carisma di don Giussani nelquale i termini “cultura” ed “espe-rienza” vivono di un riverbero reci-proco: “L’esperienza è il capire unacosa... scoprirne il senso nella suaconnessione con il resto”, “cultura èintroduzione della persona nella to-talità del reale come senso nel qualeogni particolare acquista valore”.Per don Giussani cultura ed espe-rienza hanno entrambe a che farecon la questione del senso, del signi-ficato ultimo del vivere.

E al Meeting accade, quasi perosmosi, che chi interviene difficil-mente riesce a sottrarsi alla provo-cazione di comunicare la propriaesperienza, mettendosi personal-mente in gioco e offrendo lo spet-tacolo di una esperienza che di-venta cultura e di una cultura chenasce dall’esperienza.

Al Meeting anche il dialogo,

Il coraggio dell’esperienza, il coraggio di prendere sul serio i propri desideri e di paragonarli con la realtà econ gli incontri che la vita dona. Questo è ciò che genera la certezza. La prefazione di Emilia Guarnieri allibro sull’edizione appena trascorsa

di Emilia Guarnieri

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a cura diEmanuela Belloni e Alberto Savorana

Una certezza per l’esistenzaPresentazione di Emilia Guarnieri

Edizioni Bur Saggi Rizzoli,pp. 464 € 12,00

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

LIBRI

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IL MEETING IN GIAPPONE

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eetingDICEMBRE2011m

Il Santo Padre ad Assisi ha richia-mato con forza che cosa com-porta la scomparsa di Dio nel-

la nostra società: “L’assenza di Dioporta al decadimento dell’uomo e del-l’umanesimo”. Quando abbiamo let-to queste parole, noi, una delegazio-ne di persone di Comunione e Libe-razione e del Meeting, con il cuore ela preghiera verso Assisi, eravamo aTokyo, invitati dall’ambasciatore Vin-cenzo Petrone e dai monaci buddistidel monte Koya, per partecipare adalcune giornate di dialogo tra cristia-nesimo e buddhismo sui grandi temidel senso religioso, del rapporto conla realtà, della bellezza, dell’educa-zione, in una società in cui le spintea costruire un mondo fondato sul-l’assenza di Dio sono sempre più for-ti.

Tutto è nato da un fatto accaduto24 anni fa, ma che ha dominato edeterminato le nostre giornate nip-poniche. Era il maggio del 1987 quan-do mons.Giussani,fondatore di Comu-nione e Liberazione, incontrò al Koya-san, tempio del buddhismo Shingon,il reverendo Shodo Habukawa. Par-larono del bisogno che l’uomo ha del-l’Assoluto, dell’ educazione dei gio-vani, della progressiva secolarizzazio-ne della società. Nacque un’amiciziatra questi due grandi maestri, intes-suta di stima, di rispetto, di affetto, dicondivisa ansia di infinito.Dopo que-

sto incontro don Giussani suggerì anoi del Meeting di invitare a Riminii monaci per mostrare e raccontare laloro esperienza. Dal 1988 quattordi-ci volte vennero in Italia, ma mai cisaremmo aspettati che quell’incontroavesse determinato a tal punto l’esi-stenza di Habukawa e della sua comu-nità da far dire ad uno dei suoi mona-ci, in occasione di una delle sessionidi lavoro, “già da quel giorno siamouniti”.

Nel messaggio inviato all’amba-sciatore Petrone don Julián Carrón,aveva scritto, a proposito di Habuka-wa e don Giussani: “La storia del lorolegame è un esempio solare di un ecu-menismo reale, che non si esaurisce

in una generica tolleranza, estraneaall’altro, ma è «un amore alla veritàche è presente, fosse anche per unframmento, in chiunque», per cui «siè trascinati da un totalizzante stupo-re del bello. (…) Questa apertura fatrovare a casa propria presso chiun-que conservi un brandello di verità, aproprio agio dovunque» (don Gius-sani)”. Un legame forte,ma non avrem-mo mai pensato di trovare una inte-ra parete del monastero coperta dal-le foto del Meeting e di don Giussa-ni. Oppure che il reverendo Habu-kawa portasse il suo saluto nella pri-ma serata presso l’ambasciata tenen-do in mano la foto di don Giussani eche l’ambasciatore riconoscesse quel-l’amicizia nata 24 anni fa come “unostraordinario servizio al suo paese”.

La prima mattina della nostra per-manenza al tempio del Koyasan abbia-mo partecipato alla suggestiva ceri-monia del fuoco durante la quale l’aba-te Habukawa, accompagnato dallamusica e dai canti dei monaci, accen-de il sacro fuoco. Più di un’ora tra-scorre prima che il fuoco risplenda edillumini con tutta la sua potenza.Un’in-tera ora, nella quale l’abate getta sul-la fiamma,con calma ritualità un gra-no di incenso dopo l’altro, compien-do gesti che paiono quasi delicatecarezze sull’incenso, sugli oggetti, sututti i frammenti di realtà che la litur-gia prevede debbano essere toccati.

In GiapponeseguendoduemaestriUn avvenimento frutto di un’amicizia nata 24 anni fa tra don Luigi Giussani e il reveredendo Habuakawa,monaco buddista shingon. Un’amicizia continuata in questi anni come raccontano i segni e i fattiche hanno segnato il viaggio nell’Estremo Oriente

di Emilia Guarnieri

DonMassimo Camisasca

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IL MEETING IN GIAPPONE

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eetingDICEMBRE2011 m

Nella penombra illuminata solo daquel fuoco si guarda con commossostupore quell’uomo visibilmente domi-nato da un sentimento di obbedien-za al mistero dell’Assoluto,per lui sen-za volto e senza nome, ma non perquesto meno reale .

Al termine di questa cerimonia,mentre sentivamo pronunciare i nomidi don Giussani, di Giovanni PaoloII e di don Francesco Ricci, il sacer-dote forlivese che per primo avevaaccompagnato don Giussani in Giap-pone, siamo passati lentamente davan-ti alle immagini di questi sacerdoticristiani che i monaci buddhisti ave-vano voluto fossero collocate nel cuo-re del loro tempio!

Di fronte a quella preghiera, a queicanti struggenti nella loro asprezza, aquei gesti così evocativi del Misteroe al tempo stesso così bisognosi del-la sua presenza, si toccavano con manoquei frammenti di verità, citati nelmessaggio di don Carrón,vissuti anche

nei momenti di incontro ufficiale comenella seconda giornata a Tokyo pres-so l’Istituto Italiano di Cultura; a temail rapporto dell’uomo con la realtà,con Costantino Esposito che ha indi-viduato nel tema della bellezza la pos-sibilità di un dialogo fecondo, con ilreverendo Eisho Yagi,allievo di Habu-kawa, che ha raccontato la sua espe-rienza in Uganda e in Kenya insiemea missionari cattolici, con il professorAmitrano che ha raccontato le trac-ce del cristianesimo in alcune operedel famoso scrittore giapponese Miya-zawa Kenji e con il poeta Marcoaldiche ha rilevato come “cristiani o bud-dhisti, oltre che i tanti “dubitanti”come me,si rivolgano le stesse doman-de sul senso trascendente della vita”.La bellezza è tornata il secondo gior-no con lo scultore giapponese Sotooche ha raccontato il suo lavoro allaSagrada Familia, alla ricerca di quel-la bellezza “che costruisce tutto. Sivede da fuori,ma ha una radice inter-

na” ad ogni uomo.Giornate piene, intense, “un avve-

nimento frutto di una amicizia” l’hadefinito don Massimo Camisasca,chiedendo “di restare aperti di frontea ciò che può accadere, guidati dainostri maestri”Habukawa e don Gius-sani che “hanno generato amiciziavera, segno di una nuova civiltà”, haricordato don Ambrogio Pisoni del-l’Università cattolica di Milano.Dopoquesti giorni il dialogo non può checontinuare nel segno di un’amiciziache ha spalancato nuove porte attra-verso l’incontro con i monaci dellascuola Zen Soto del tempio Eiheijiperché come ha detto il reverendoHabukawa: “Non è qualcosa di 24anni fa, è qualcosa che sta accadendoora”. L'esperienza vissuta in Giappo-ne è per noi il contributo che conse-gnamo nelle mani di Benedetto XVIcome tentativo di immedesimazionecon il Suo cuore e spirito con cui haindetto la giornata di Assisi.

Emilia Guarnieri con il professor Soho Habukawa

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E comeesperienza

“E l’esistenza diventa un’immensacertezza”: questo il titolo della32a edizione del Meeting per

l’amicizia tra i popoli, che si è svol-to a Rimini dal 21 al 27 agosto 2011e del quale il presente volume rac-coglie alcuni dei contributi che nehanno segnato il percorso cultura-le.

Quando, nei mesi che precede-vano il Meeting, avevamo lanciatoil tema eravamo consapevoli di col-locarci all’interno di una sfida cul-turale.Osavamo parlare di certezza in untempo segnato da profonde incer-tezze ed in una temperie culturalerelativista che fa dell’incertezza ilsuo vessillo.Era chiaro che nell’orizzonte dellariflessione che il Meeting avrebbesviluppato si stagliava una fonda-mentale domanda: “può l’uomo rag-giungere certezze relativamente asé e al suo rapporto con la realtà?”.Una intera settimana di appunta-menti è stata la documentazione dicosa possa essere la certezza ed èstata la possibilità di incontrareuomini certi, uomini diversi per fede,cultura, estrazione sociale, ma acco-munati dall’esperienza di una “ine-vitabile” certezza.

Prima del Meeting tanti si eranochiesti il senso di quella inusualecongiunzione “e” con la quale il ti-

tolo esordiva e che lasciava comeintuire che prima ci fosse qualcosadi non detto, qualcosa di presup-posto che consentisse il raggiungi-mento della certezza.Ora, a Meeting concluso, possiamoriconoscere che quel “prima” ha unnome: esperienza.

Il Meeting 2011 è stato il trionfodell’esperienza.È risultato clamorosamente evidenteche all’origine di ogni evento cul-turale proposto, mostra, conferen-za, spettacolo, c’era lo spessore diuna esperienza umana.Chi leggerà le pagine di questo libroapprezzerà la ricchezza culturale deicontributi in esso contenuti, ma al

tempo stesso dovrà constatare quan-to essi parlino il linguaggio del-l’esperienza.

È questo nesso tra esperienza ecultura uno dei tratti più significa-tivi del Meeting, se per esperienzanon si intende semplicemente unmeccanico fare e se, quando sipensa alla cultura, si intende qual-cosa di diverso dall’accumulo di no-zioni o dalla gestione dell’ideologia.

È difficile non riscontrare nelMeeting certi tratti caratteristicidel carisma di don Giussani nelquale i termini “cultura” ed “espe-rienza” vivono di un riverbero reci-proco: “L’esperienza è il capire unacosa... scoprirne il senso nella suaconnessione con il resto”, “cultura èintroduzione della persona nella to-talità del reale come senso nel qualeogni particolare acquista valore”.Per don Giussani cultura ed espe-rienza hanno entrambe a che farecon la questione del senso, del signi-ficato ultimo del vivere.

E al Meeting accade, quasi perosmosi, che chi interviene difficil-mente riesce a sottrarsi alla provo-cazione di comunicare la propriaesperienza, mettendosi personal-mente in gioco e offrendo lo spet-tacolo di una esperienza che di-venta cultura e di una cultura chenasce dall’esperienza.

Al Meeting anche il dialogo,

Il coraggio dell’esperienza, il coraggio di prendere sul serio i propri desideri e di paragonarli con la realtà econ gli incontri che la vita dona. Questo è ciò che genera la certezza. La prefazione di Emilia Guarnieri allibro sull’edizione appena trascorsa

di Emilia Guarnieri

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a cura diEmanuela Belloni e Alberto Savorana

Una certezza per l’esistenzaPresentazione di Emilia Guarnieri

Edizioni Bur Saggi Rizzoli,pp. 464 € 12,00

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1987. Monte Koya. Giappone. Don Luigi Giussani e il reverendo Habu-kawa si incontrano, nasce un’amicizia, che coinvolgerà il Meetingper tanti anni, con i monaci buddisti della scuola Shingon presentiogni anno a Rimini.2011, ancora ilMonteKoyae inpiù Tokyo, Fukuy. Questa volta è ilMee-ting che arriva in Giappone invitato dall’ambasciata per una cinquegiorni di dialogosuglobalizzazionee fede insiemeaimonaci eaesper-ti italiani dal 27 ottobre al 1 novembre. Incontri e dialoghi, scopren-do che quello che può cambiare il mondo è prima di tutto quello checambia noi stessi. In queste pagine il racconto di Emilia Guarnieri eun foto diario di quei giorni. Su www.meetingrimini.org la cronacadi quelle giornata, gli interventi, gli articoli usciti e le immagini.

Duemondidue culturelostessocuore

IL MEETING IN GIAPPONE

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l’incontro tra persone di fede e cul-tura diversa , è frutto dell’espe-rienza, è lo stupore di un’amiciziache accade tra uomini che ricono-scono di avere in comune lo stessocuore e la stessa tensione al vero e albene.E questa amicizia precede e generail dialogo, il confronto, la consape-volezza delle legittime diversità.

Ma c’è un ulteriore fattore diesperienza nel Meeting, un fattoredi cui inevitabilmente questo libronon tratta, perchè è un fattore che facultura attraverso il lavoro e non at-traverso la parola: sono i 4000 vo-lontari che collaborano alla realiz-zazione del Meeting.Anche quest’anno la certezza dellaloro passione ideale ha costruito unluogo dove tutti hanno potuto incon-trarsi e parlare, dove, come ha det-to un’ospite egiziana, i valori nonsono qualcosa di cui discutere, maqualcosa che si vede “camminare”.

Ecco allora cosa è adombrato inquella inusuale congiunzione “El’esistenza diventa una immensacertezza”, il coraggio dell’espe-rienza, il coraggio di prendere sul

serio i propri desideri e di parago-narli con la realtà e con gli incontriche la vita dona.Questo è ciò che genera la certezza.

Questa è la cultura che anche ilcontenuto di questo libro docu-menta.

Grazie ai protagonisti di questoMeeting sulla certezza, grazie al-l’amico Savorana che ancora unavolta ci ripropone la ricchezza diquesta cultura generata dall’espe-rienza.

È disponibile nelle principali librerie italiane il volume “Una certezzaper l’esistenza” a cura di Emanuela Belloni e Alberto Savorana, edi-zioni Bur Saggi Rizzoli; oltre 40 interventi tratti dall’edizione del Mee-ting 2011 per ripercorre la provocazione culturale della manifestazioneche ha avuto come titolo “E l’esistenza diventa una immensa cer-tezza”.Il libro vuole offrire uno spaccato dei temi e degli interventi principalidel’edizione appena trascorsa: il tema dei 150 anni dell’unità d’Italiacon gli interventi del Presidente Giorgio Napolitano, degli onorevoliEnrico Letta e Maurizio Lupi, di Giorgio Vittadini, Giuliano Amato e ilgiudice della corte costituzionale Marta Cartabia, gli interventi chiavesul tema di quest’anno dei filosofi Costantino Esposito e Fabrice Had-jadj, di padre Aldo Trento e lo psichiatra Eugenio Borgna, del custodedi Terrasanta Pierbattista Pizzaballa e del biblista José Miguel Garcia.E ancora il mondo arabo con il presidente dell’università di al-AzharUsamah Elabed e il cardinale patriarca di Alessandria Antonios Na-guib, l’imprenditore Tarak Ben Ammar; il cardinale Robert Sarah sultema del volontariato, l’economia con gli interventi di John Elkann eCorrado Passera, la politica con le testimonianza del deputato brasi-

liano Marcos Zerbin e di Paul Jacob Bhatti e il dialogo con il giuristaebreo Joseph H.H. Weiler.Questi sono solo alcuni degli interventi pubblicati che indagano e af-fermano il bisogno condiviso di trovare qualcosa di sicuro, senza ilquale il vivere stesso sarebbe inaccettabile. Uomini di scienza, leaderreligiosi, intellettuali, imprenditori, politici e persone comuni si sonoconfrontati per sette giorni, portando un contributo per affrontarequella che don Giussani ha definito “emergenza uomo” e documen-tando come il destino dell’uomo non sia un’inesorabile incertezza.Le testimonianze raccolte possono aiutare a prendere coscienza di checosa è in gioco e di quale responsabilità compete a chiunque nonabbia rinunciato a vivere all’altezza della propria umanità, secondol’invito del Presidente Giorgio Napolitano: “Portate, nel tempo dell’in-certezza, il vostro anelito di certezza”. Il Meeting è stata la possibilitàdi incontrare uomini certi, di fede, cultura ed estrazione sociale di-versa, ma accomunati dalla stessa esperienza di certezza. Il libro vuoleessere un contributo per rilanciare ancora questa esperienza di cer-tezza, in un tempo che continua ad essere segnato da profonde in-certezze.

IL MEETING 2011 IN UN LIBRO

L’auditorium del Meeting

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MESSAGGI

Eccellenza Reverendissima,anchequest’anno ho la gioia di tra-smettere il cordiale saluto del

Santo Padre a Vostra Eccellenza, agliorganizzatori e a tutti i partecipanti alMeeting per l’Amicizia tra i Popoli, chesi svolge in questi giorni a Rimini. Iltema scelto per l’edizione 2011 -“E l’esi-stenza diventa un’immensa certezza” -suscita vari profondi interrogativi: checos’è l’esistenza? Che cos’è la certezza?E soprattutto:qual è il fondamento del-la certezza senza la quale l’uomo nonpuò vivere?Sarebbe interessante entrare nella ric-chissima riflessione che la filosofia, fin

dai suoi albori, ha sviluppato attornoall’esperienza dell’esistere, dell’esserci,giungendo a conclusioni importanti,maspesso anche contraddittorie e parziali.Possiamo tuttavia essere condotti diret-tamente all’essenziale partendo dal-l’etimologia latina del termine esisten-za: ex sistere. Heidegger, interpretan-dola come un“non permanere”,ha mes-so in evidenza il carattere dinamico del-la vita dell’uomo.Ma ex sistere evoca in noi almeno altridue significati, ancora più descrittividell’esperienza umana dell’esistere e che,in un certo senso, sono all’origine deldinamismo stesso analizzato da Hei-

degger. La particella ex ci fa pensare auna provenienza e, nello stesso tempo,ad un distacco.L’esistenza sarebbe dun-que uno “stare, essendo provenuti da” e,allo stesso tempo, un “portarsi oltre”,quasi un “trascendere” che definisce inmodo permanente lo stesso “stare”.Toc-chiamo qui il livello più originario del-la vita umana: la sua creaturalità, il suoessere strutturalmente dipendente daun’origine, il suo essere voluta da qual-cuno verso cui,quasi inconsapevolmente,tende. Il compianto mons. Luigi Gius-sani, che con il suo fecondo carisma èall’origine della manifestazione rimi-nese, ha più volte insistito su questa

L’uomononvivesenzacertezzaNel messaggio di Benedetto XVI l’esistenza come un “andare incontro a colui che ci ama”,sapendo “dove stiamo andando, verso chi siamo diretti e questo – afferma il Santo Padre –orienta tutta l’esistenza

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La Santa Messa al Meeting

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1987. Monte Koya. Giappone. Don Luigi Giussani e il reverendo Habu-kawa si incontrano, nasce un’amicizia, che coinvolgerà il Meetingper tanti anni, con i monaci buddisti della scuola Shingon presentiogni anno a Rimini.2011, ancora ilMonteKoyae inpiù Tokyo, Fukuy. Questa volta è ilMee-ting che arriva in Giappone invitato dall’ambasciata per una cinquegiorni di dialogosuglobalizzazionee fede insiemeaimonaci eaesper-ti italiani dal 27 ottobre al 1 novembre. Incontri e dialoghi, scopren-do che quello che può cambiare il mondo è prima di tutto quello checambia noi stessi. In queste pagine il racconto di Emilia Guarnieri eun foto diario di quei giorni. Su www.meetingrimini.org la cronacadi quelle giornata, gli interventi, gli articoli usciti e le immagini.

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LIBRI

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l’incontro tra persone di fede e cul-tura diversa , è frutto dell’espe-rienza, è lo stupore di un’amiciziache accade tra uomini che ricono-scono di avere in comune lo stessocuore e la stessa tensione al vero e albene.E questa amicizia precede e generail dialogo, il confronto, la consape-volezza delle legittime diversità.

Ma c’è un ulteriore fattore diesperienza nel Meeting, un fattoredi cui inevitabilmente questo libronon tratta, perchè è un fattore che facultura attraverso il lavoro e non at-traverso la parola: sono i 4000 vo-lontari che collaborano alla realiz-zazione del Meeting.Anche quest’anno la certezza dellaloro passione ideale ha costruito unluogo dove tutti hanno potuto incon-trarsi e parlare, dove, come ha det-to un’ospite egiziana, i valori nonsono qualcosa di cui discutere, maqualcosa che si vede “camminare”.

Ecco allora cosa è adombrato inquella inusuale congiunzione “El’esistenza diventa una immensacertezza”, il coraggio dell’espe-rienza, il coraggio di prendere sul

serio i propri desideri e di parago-narli con la realtà e con gli incontriche la vita dona.Questo è ciò che genera la certezza.

Questa è la cultura che anche ilcontenuto di questo libro docu-menta.

Grazie ai protagonisti di questoMeeting sulla certezza, grazie al-l’amico Savorana che ancora unavolta ci ripropone la ricchezza diquesta cultura generata dall’espe-rienza.

È disponibile nelle principali librerie italiane il volume “Una certezzaper l’esistenza” a cura di Emanuela Belloni e Alberto Savorana, edi-zioni Bur Saggi Rizzoli; oltre 40 interventi tratti dall’edizione del Mee-ting 2011 per ripercorre la provocazione culturale della manifestazioneche ha avuto come titolo “E l’esistenza diventa una immensa cer-tezza”.Il libro vuole offrire uno spaccato dei temi e degli interventi principalidel’edizione appena trascorsa: il tema dei 150 anni dell’unità d’Italiacon gli interventi del Presidente Giorgio Napolitano, degli onorevoliEnrico Letta e Maurizio Lupi, di Giorgio Vittadini, Giuliano Amato e ilgiudice della corte costituzionale Marta Cartabia, gli interventi chiavesul tema di quest’anno dei filosofi Costantino Esposito e Fabrice Had-jadj, di padre Aldo Trento e lo psichiatra Eugenio Borgna, del custodedi Terrasanta Pierbattista Pizzaballa e del biblista José Miguel Garcia.E ancora il mondo arabo con il presidente dell’università di al-AzharUsamah Elabed e il cardinale patriarca di Alessandria Antonios Na-guib, l’imprenditore Tarak Ben Ammar; il cardinale Robert Sarah sultema del volontariato, l’economia con gli interventi di John Elkann eCorrado Passera, la politica con le testimonianza del deputato brasi-

liano Marcos Zerbin e di Paul Jacob Bhatti e il dialogo con il giuristaebreo Joseph H.H. Weiler.Questi sono solo alcuni degli interventi pubblicati che indagano e af-fermano il bisogno condiviso di trovare qualcosa di sicuro, senza ilquale il vivere stesso sarebbe inaccettabile. Uomini di scienza, leaderreligiosi, intellettuali, imprenditori, politici e persone comuni si sonoconfrontati per sette giorni, portando un contributo per affrontarequella che don Giussani ha definito “emergenza uomo” e documen-tando come il destino dell’uomo non sia un’inesorabile incertezza.Le testimonianze raccolte possono aiutare a prendere coscienza di checosa è in gioco e di quale responsabilità compete a chiunque nonabbia rinunciato a vivere all’altezza della propria umanità, secondol’invito del Presidente Giorgio Napolitano: “Portate, nel tempo dell’in-certezza, il vostro anelito di certezza”. Il Meeting è stata la possibilitàdi incontrare uomini certi, di fede, cultura ed estrazione sociale di-versa, ma accomunati dalla stessa esperienza di certezza. Il libro vuoleessere un contributo per rilanciare ancora questa esperienza di cer-tezza, in un tempo che continua ad essere segnato da profonde in-certezze.

IL MEETING 2011 IN UN LIBRO

L’auditorium del Meeting

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MESSAGGI

Eccellenza Reverendissima,anchequest’anno ho la gioia di tra-smettere il cordiale saluto del

Santo Padre a Vostra Eccellenza, agliorganizzatori e a tutti i partecipanti alMeeting per l’Amicizia tra i Popoli, chesi svolge in questi giorni a Rimini. Iltema scelto per l’edizione 2011 -“E l’esi-stenza diventa un’immensa certezza” -suscita vari profondi interrogativi: checos’è l’esistenza? Che cos’è la certezza?E soprattutto:qual è il fondamento del-la certezza senza la quale l’uomo nonpuò vivere?Sarebbe interessante entrare nella ric-chissima riflessione che la filosofia, fin

dai suoi albori, ha sviluppato attornoall’esperienza dell’esistere, dell’esserci,giungendo a conclusioni importanti,maspesso anche contraddittorie e parziali.Possiamo tuttavia essere condotti diret-tamente all’essenziale partendo dal-l’etimologia latina del termine esisten-za: ex sistere. Heidegger, interpretan-dola come un“non permanere”,ha mes-so in evidenza il carattere dinamico del-la vita dell’uomo.Ma ex sistere evoca in noi almeno altridue significati, ancora più descrittividell’esperienza umana dell’esistere e che,in un certo senso, sono all’origine deldinamismo stesso analizzato da Hei-

degger. La particella ex ci fa pensare auna provenienza e, nello stesso tempo,ad un distacco.L’esistenza sarebbe dun-que uno “stare, essendo provenuti da” e,allo stesso tempo, un “portarsi oltre”,quasi un “trascendere” che definisce inmodo permanente lo stesso “stare”.Toc-chiamo qui il livello più originario del-la vita umana: la sua creaturalità, il suoessere strutturalmente dipendente daun’origine, il suo essere voluta da qual-cuno verso cui,quasi inconsapevolmente,tende. Il compianto mons. Luigi Gius-sani, che con il suo fecondo carisma èall’origine della manifestazione rimi-nese, ha più volte insistito su questa

L’uomononvivesenzacertezzaNel messaggio di Benedetto XVI l’esistenza come un “andare incontro a colui che ci ama”,sapendo “dove stiamo andando, verso chi siamo diretti e questo – afferma il Santo Padre –orienta tutta l’esistenza

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La Santa Messa al Meeting

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4“LANATURADELL’UOMOÈRAPPORTOCONL’INFINITO” (IL TEMADELLAXXXIII EDIZIONEDELMEETING CHE SI SVOLGERÀ A RIMINI DAL 19 AL 25 AGOSTO 2012)

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SOMMARIOw w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g

EDITORIALEIl motore del desiderio 5di Matteo Lessi

IL MEETING IN GIAPPONEDue mondi due culture lo stesso cuore 8

In Giappone seguendo due maestri 10di Emilia Guarnieri

Rimini-Monte Koya nel segno di un’amicizia 12

GIOVANI PROTAGONISTIGiovani alla ribalta 23di Filomena Armentano

FOTOREPORTAGEPronti all’imprevedibile 35

LIBRIE come esperienza 55di Emilia Guarnieri

CONTRIBUTIGiorni che lasciano il segno 15

CERTEZZA E VERITÀVerità senza certezza 19o certezza senza verità?

VISTI DA FUORIMosca chiama Rimini 27di Giovanna Parravicini

Irlanda, Francia, Spagna, parlano di noi 29

SITOOn line tutto il Meeting 2011 33di Lorenzo Ronci

MOSTREI ‘150 anni’ riaccendono il desiderio 51di Filomena Armentano

INTERVENTILa costituzione e il popolo 61

MESSAGGIL’uomo non vive senza certezza 57Giorgio Napolitano al Meeting 59

Anno XXXI - N. 4, Dicembre 2011Questo numero è stato chiuso il 06/12/2011

Proprietario/Editore:Fondazione Meeting per l’amiciziafra i popoliAutorizzazione del Tribunale di Riminin. 2008 del 2/11/82

DIRETTORE RESPONSABILE: Alver MetalliCOORDINAMENTO REDAZIONALE:Matteo LessiREDAZIONE: Filomena Armentano, Vanni Casadei, ErikaElleri, Piergiorgio Gattei, Walter Gatti, Rosanna MenghiFOTO: Roberto Masi, Angelo TosiPROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia CrimiVIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - RiminiSTAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - RiminiREDAZIONE E AMMINISTRAZIONE:Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 RiminiTel 0541/78.31.00Telefax 0541/78.64.22.email - [email protected]

PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a dire-zione e coordinamento di Fondazione Meeting):Tel 0541/18.32.501Fax 0541/78.64.22

NOTIZIARIO

In copertina:Alcune immagini dell'edizione 2011del Meeting

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dimensione fondamentale dell’uomo.Egiustamente, perché è proprio dallacoscienza di essa che deriva la certezzacon cui l’uomo affronta l’esistenza. Ilriconoscimento della propria origine ela “prossimità” di questa stessa origine atutti i momenti dell’esistenza sono lacondizione che permette all’uomo un’au-tentica maturazione della sua persona-lità, uno sguardo positivo verso il futu-ro e una feconda incidenza storica. Èquesto un dato antropologico verifica-bile già nell’esperienza quotidiana: unbambino è tanto più certo e sicuro quan-to più sperimenta la vicinanza dei geni-tori. Ma proprio rimanendo sull’esem-pio del bambino capiamo che, da solo,il riconoscimento della propria originee, conseguentemente,della propria strut-turale dipendenza non basta.Anzi potreb-be apparire - come la storia ha ampia-mente dimostrato - un peso di cui libe-rarsi. Ciò che rende “forte” il bambinoè la certezza dell’amore dei genitori.Occorre, dunque, entrare nell’amore dichi ci ha voluti per poter sperimentarela positività dell’esistenza.Se manca unadelle due, la coscienza dell’origine e lacertezza della meta di bene cui l’uomoè chiamato, diventa impossibile spiega-re il dinamismo profondo dell’esisten-za e comprendere l’uomo.Già nella sto-ria del popolo di Israele, soprattutto nel-l’esperienza dell’esodo descritta nel-l’Antico Testamento, emerge come laforza della speranza derivi dalla presen-za paterna di Dio che guida il suo popo-lo, dalla memoria viva delle sue azioni edalla promessa luminosa sul futuro.L’uomo non può vivere senza una cer-tezza sul proprio destino. “Solo quandoil futuro è certo come realtà positiva,diventa vivibile anche il presente” (Bene-detto XVI, Enc. Spe Salvi, 2). Ma suquale certezza l’uomo può fondare ragio-nevolmente la propria esistenza? Qualè, in definitiva, la speranza che non delu-de? Con l’avvento di Cristo la promes-sa che alimentava la speranza del popo-lo di Israele raggiunge il suo compi-mento, assume un volto personale. InCristo Gesù il destino dell’uomo è sta-to strappato definitivamente dalla nebu-

losità che lo circondava. Attraverso ilFiglio, nella potenza dello Spirito San-to, il Padre ci ha svelato definitivamen-te il futuro positivo che ci attende. “Ilfatto che questo futuro esista, cambia ilpresente; il presente viene toccato dallarealtà futura, e così le cose future si river-sano in quelle presenti e le presenti inquelle future” (ibid., 7). Cristo risorto,presente nella sua Chiesa, nei Sacra-menti e con il suo Spirito, è il fonda-mento ultimo e definitivo dell’esisten-za, la certezza della nostra speranza.Egliè l’eschaton già presente, colui che fadell’esistenza stessa un avvenimentopositivo,una storia di salvezza nella qua-le ogni circostanza rivela il suo vero signi-ficato in rapporto all’eterno. Se mancaquesta coscienza è facile cadere nei rischidell’attualismo,nel sensazionalismo del-le emozioni, in cui tutto si riduce a feno-meno, o della disperazione, nella qualeogni circostanza appare senza senso.Allora l’esistenza diventa una ricercaaffannosa di avvenimenti, di novità pas-seggere, che, alla fine, risultano delu-denti. Solo la certezza che nasce dallafede permette all’uomo di vivere in modointenso il presente e, nello stesso tem-po, di trascenderlo, scorgendo in esso iriflessi dell’eterno cui il tempo è ordi-nato. Solo la presenza riconosciuta diCristo, fonte della vita e destino del-l’uomo, è capace di risvegliare in noi lanostalgia del Paradiso e così di proiet-tarci con fiducia nel futuro, senza pau-re e senza false illusioni.I drammi del secolo scorso hanno ampia-mente dimostrato che quando vienemeno la speranza cristiana, quando cioèviene meno la certezza della fede e ildesiderio delle “cose ultime”, l’uomo sismarrisce e diventa vittima del potere,inizia a chiedere la vita a chi la vita nonpuò dare. Una fede senza speranza haprovocato l’insorgere di una speranzasenza la fede, intramondana.Oggi più che mai noi cristiani siamochiamati a rendere ragione della spe-ranza che è in noi, a testimoniare nelmondo quell’“oltre” senza il quale tuttorimane incomprensibile. Ma per questooccorre “rinascere” come disse Gesù a

Nicodemo, lasciarsi rigenerare dai Sacra-menti e dalla preghiera, riscoprire in essil’alveo di ogni autentica certezza. LaChiesa, rendendo presente nel tempo ilmistero dell’eternità di Dio, è il sogget-to adeguato di questa certezza. Nellacomunità ecclesiale la pro-esistenza delFiglio di Dio ci raggiunge; in essa la vitaeterna, a cui tutta l’esistenza è destina-ta, diventa sperimentabile già da ora.“L’immortalità cristiana - affermavaall’inizio del secolo scorso Padre Festu-gière - ha per carattere proprio di esse-re l’espansione di un’amicizia”. Cos’èinfatti il Paradiso se non il compiersidefinitivo dell’amicizia con Cristo e tradi noi? In questa prospettiva, prosegueil religioso francese, “poco importa inseguito dove ci si trovi. Il cielo è in veri-tà là dove è il Cristo. Così il cuore cheama non desidera altra gioia se non quel-la di vivere sempre presso l’amato”.L’esi-stenza, dunque, non è un procedere cie-co, ma è un andare incontro a colui checi ama. Sappiamo quindi dove stiamoandando, verso chi siamo diretti e que-sto orienta tutta l’esistenza.Eccellenza, auguro che questi brevi pen-sieri possano essere di aiuto per coloroche prendono parte al Meeting.Sua San-tità Benedetto XVI desidera assicurarea tutti, con affetto, il Suo ricordo nellapreghiera e, auspicando che la riflessio-ne di questi giorni rafforzi la certezzache solo Cristo illumina pienamente lanostra esistenza umana, di cuore invia aLei, ai responsabili e agli organizzatoridella manifestazione, come pure a tuttii presenti, una particolare BenedizioneApostolica.Unisco anch’io un cordiale saluto e mivalgo della circostanza per confermar-mi con sensi di distinto ossequio dell’Eccellenza Vostra Reverendissima devo-tissimo nel Signore

Tarcisio Card. BertoneSegretario di Stato di Sua Santità

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Con le celebrazioni del Cen-tocinquantenario ci si è impe-gnati a trarre, senza ricorre-

re ad alcuna forzatura o enfasi reto-rica, ragioni di orgoglio e di fiduciada un’esperienza di storico avanza-mento e progresso della società ita-liana, anche se tra tanti alti e bassi,tragiche deviazioni pagate a carissi-mo prezzo, e dure, faticose riprese.Ma perché abbiamo insistito tantosulle prove che l’Italia unita ha supe-rato, sulla capacità che ha dimostra-to di non perdersi, di non declinare,né dopo l’emorragia e le conseguen-ze traumatiche di una guerra purevinta, né dopo la vergogna di unaguerra d’aggressione e l’umiliazionedi una sconfitta, e quindi di fronte

all’eredità del fascismo e alla sfida delricostruire il paese nella democrazia? Perché abbiamo sottolineato comel’Italia abbia poi saputo attraversarele tensioni della guerra fredda restan-do salda nelle sue fondamenta uni-tarie e democratiche e infine regge-re con successo ad attacchi mortaliallo Stato e alla convivenza civile comequello del terrorismo?Ebbene, abbiamo insistito tanto, econ pieno fondamento, su quel chel’Italia e gli italiani hanno mostratodi essere in periodi cruciali del loropassato, e sulle grandi riserve di risor-se umane e morali, d’intelligenza edi lavoro di cui disponiamo, perchéle sfide e le prove che abbiamo davan-ti sono più che mai ardue, profonde

e di esito incerto.Questo ci dice la crisi che stiamoattraversando. Crisi mondiale, crisieuropea, e dentro questo quadro l’Ita-lia, con i suoi punti di forza e con lesue debolezze, con il suo carico diproblemi antichi e recenti, di ordineistituzionale e politico, di ordine strut-turale, sociale e civile. Nel messaggiodi fine anno 2008, in presenza di unacrisi finanziaria che dagli Stati Uni-ti si propagava all’Europa e minac-ciava l’intera economia mondiale, dis-si – riecheggiando le famose paroledel Presidente Roosevelt, appena elet-to nel 1932 – “l’unica cosa di cui averpaura è la paura stessa”. Ma dinanzia fatti così inquietanti, dinanzi a cri-si gravi, bisogna parlare – e voglioripeterlo oggi qui, rivolgendomi aigiovani – il linguaggio della verità :perché esso “non induce al pessimi-smo, ma sollecita a reagire con corag-gio e lungimiranza”.Abbiamo, noi qui, in Italia, parlatoin questi tre anni il linguaggio dellaverità ? Lo abbiamo fatto abbastan-za, tutti noi che abbiamo responsa-bilità nelle istituzioni, nella società,nelle famiglie, nei rapporti con le gio-vani generazioni ? Stiamo attenti,dare fiducia non significa alimenta-re illusioni ; non si da fiducia e nonsi suscitano le reazioni necessarie,minimizzando o sdrammatizzando inodi critici della realtà, ma guardan-dovi in faccia con intelligenza e concoraggio. Il coraggio della speran-

GiorgioNapolitanoalMeetingUn messaggio che ha richiamato il paese alle sue forze umane e morali di fonte alla grave crisi italiana eeuropea, rivolto ai giovani e al bisogno “di nuove leve e nuovi apporti”. Stralci dall’intervento del presidentedella Repubblica

>Il Presidente Napolitano parla al Meeting

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MESSAGGI

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dimensione fondamentale dell’uomo.Egiustamente, perché è proprio dallacoscienza di essa che deriva la certezzacon cui l’uomo affronta l’esistenza. Ilriconoscimento della propria origine ela “prossimità” di questa stessa origine atutti i momenti dell’esistenza sono lacondizione che permette all’uomo un’au-tentica maturazione della sua persona-lità, uno sguardo positivo verso il futu-ro e una feconda incidenza storica. Èquesto un dato antropologico verifica-bile già nell’esperienza quotidiana: unbambino è tanto più certo e sicuro quan-to più sperimenta la vicinanza dei geni-tori. Ma proprio rimanendo sull’esem-pio del bambino capiamo che, da solo,il riconoscimento della propria originee, conseguentemente,della propria strut-turale dipendenza non basta.Anzi potreb-be apparire - come la storia ha ampia-mente dimostrato - un peso di cui libe-rarsi. Ciò che rende “forte” il bambinoè la certezza dell’amore dei genitori.Occorre, dunque, entrare nell’amore dichi ci ha voluti per poter sperimentarela positività dell’esistenza.Se manca unadelle due, la coscienza dell’origine e lacertezza della meta di bene cui l’uomoè chiamato, diventa impossibile spiega-re il dinamismo profondo dell’esisten-za e comprendere l’uomo.Già nella sto-ria del popolo di Israele, soprattutto nel-l’esperienza dell’esodo descritta nel-l’Antico Testamento, emerge come laforza della speranza derivi dalla presen-za paterna di Dio che guida il suo popo-lo, dalla memoria viva delle sue azioni edalla promessa luminosa sul futuro.L’uomo non può vivere senza una cer-tezza sul proprio destino. “Solo quandoil futuro è certo come realtà positiva,diventa vivibile anche il presente” (Bene-detto XVI, Enc. Spe Salvi, 2). Ma suquale certezza l’uomo può fondare ragio-nevolmente la propria esistenza? Qualè, in definitiva, la speranza che non delu-de? Con l’avvento di Cristo la promes-sa che alimentava la speranza del popo-lo di Israele raggiunge il suo compi-mento, assume un volto personale. InCristo Gesù il destino dell’uomo è sta-to strappato definitivamente dalla nebu-

losità che lo circondava. Attraverso ilFiglio, nella potenza dello Spirito San-to, il Padre ci ha svelato definitivamen-te il futuro positivo che ci attende. “Ilfatto che questo futuro esista, cambia ilpresente; il presente viene toccato dallarealtà futura, e così le cose future si river-sano in quelle presenti e le presenti inquelle future” (ibid., 7). Cristo risorto,presente nella sua Chiesa, nei Sacra-menti e con il suo Spirito, è il fonda-mento ultimo e definitivo dell’esisten-za, la certezza della nostra speranza.Egliè l’eschaton già presente, colui che fadell’esistenza stessa un avvenimentopositivo,una storia di salvezza nella qua-le ogni circostanza rivela il suo vero signi-ficato in rapporto all’eterno. Se mancaquesta coscienza è facile cadere nei rischidell’attualismo,nel sensazionalismo del-le emozioni, in cui tutto si riduce a feno-meno, o della disperazione, nella qualeogni circostanza appare senza senso.Allora l’esistenza diventa una ricercaaffannosa di avvenimenti, di novità pas-seggere, che, alla fine, risultano delu-denti. Solo la certezza che nasce dallafede permette all’uomo di vivere in modointenso il presente e, nello stesso tem-po, di trascenderlo, scorgendo in esso iriflessi dell’eterno cui il tempo è ordi-nato. Solo la presenza riconosciuta diCristo, fonte della vita e destino del-l’uomo, è capace di risvegliare in noi lanostalgia del Paradiso e così di proiet-tarci con fiducia nel futuro, senza pau-re e senza false illusioni.I drammi del secolo scorso hanno ampia-mente dimostrato che quando vienemeno la speranza cristiana, quando cioèviene meno la certezza della fede e ildesiderio delle “cose ultime”, l’uomo sismarrisce e diventa vittima del potere,inizia a chiedere la vita a chi la vita nonpuò dare. Una fede senza speranza haprovocato l’insorgere di una speranzasenza la fede, intramondana.Oggi più che mai noi cristiani siamochiamati a rendere ragione della spe-ranza che è in noi, a testimoniare nelmondo quell’“oltre” senza il quale tuttorimane incomprensibile. Ma per questooccorre “rinascere” come disse Gesù a

Nicodemo, lasciarsi rigenerare dai Sacra-menti e dalla preghiera, riscoprire in essil’alveo di ogni autentica certezza. LaChiesa, rendendo presente nel tempo ilmistero dell’eternità di Dio, è il sogget-to adeguato di questa certezza. Nellacomunità ecclesiale la pro-esistenza delFiglio di Dio ci raggiunge; in essa la vitaeterna, a cui tutta l’esistenza è destina-ta, diventa sperimentabile già da ora.“L’immortalità cristiana - affermavaall’inizio del secolo scorso Padre Festu-gière - ha per carattere proprio di esse-re l’espansione di un’amicizia”. Cos’èinfatti il Paradiso se non il compiersidefinitivo dell’amicizia con Cristo e tradi noi? In questa prospettiva, prosegueil religioso francese, “poco importa inseguito dove ci si trovi. Il cielo è in veri-tà là dove è il Cristo. Così il cuore cheama non desidera altra gioia se non quel-la di vivere sempre presso l’amato”.L’esi-stenza, dunque,non è un procedere cie-co, ma è un andare incontro a colui checi ama. Sappiamo quindi dove stiamoandando, verso chi siamo diretti e que-sto orienta tutta l’esistenza.Eccellenza, auguro che questi brevi pen-sieri possano essere di aiuto per coloroche prendono parte al Meeting.Sua San-tità Benedetto XVI desidera assicurarea tutti, con affetto, il Suo ricordo nellapreghiera e, auspicando che la riflessio-ne di questi giorni rafforzi la certezzache solo Cristo illumina pienamente lanostra esistenza umana, di cuore invia aLei, ai responsabili e agli organizzatoridella manifestazione, come pure a tuttii presenti, una particolare BenedizioneApostolica.Unisco anch’io un cordiale saluto e mivalgo della circostanza per confermar-mi con sensi di distinto ossequio dell’Eccellenza Vostra Reverendissima devo-tissimo nel Signore

Tarcisio Card. BertoneSegretario di Stato di Sua Santità

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DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

MESSAGGI

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Con le celebrazioni del Cen-tocinquantenario ci si è impe-gnati a trarre, senza ricorre-

re ad alcuna forzatura o enfasi reto-rica, ragioni di orgoglio e di fiduciada un’esperienza di storico avanza-mento e progresso della società ita-liana, anche se tra tanti alti e bassi,tragiche deviazioni pagate a carissi-mo prezzo, e dure, faticose riprese.Ma perché abbiamo insistito tantosulle prove che l’Italia unita ha supe-rato, sulla capacità che ha dimostra-to di non perdersi, di non declinare,né dopo l’emorragia e le conseguen-ze traumatiche di una guerra purevinta, né dopo la vergogna di unaguerra d’aggressione e l’umiliazionedi una sconfitta, e quindi di fronte

all’eredità del fascismo e alla sfida delricostruire il paese nella democrazia? Perché abbiamo sottolineato comel’Italia abbia poi saputo attraversarele tensioni della guerra fredda restan-do salda nelle sue fondamenta uni-tarie e democratiche e infine regge-re con successo ad attacchi mortaliallo Stato e alla convivenza civile comequello del terrorismo?Ebbene, abbiamo insistito tanto, econ pieno fondamento, su quel chel’Italia e gli italiani hanno mostratodi essere in periodi cruciali del loropassato, e sulle grandi riserve di risor-se umane e morali, d’intelligenza edi lavoro di cui disponiamo, perchéle sfide e le prove che abbiamo davan-ti sono più che mai ardue, profonde

e di esito incerto.Questo ci dice la crisi che stiamoattraversando. Crisi mondiale, crisieuropea, e dentro questo quadro l’Ita-lia, con i suoi punti di forza e con lesue debolezze, con il suo carico diproblemi antichi e recenti, di ordineistituzionale e politico, di ordine strut-turale, sociale e civile. Nel messaggiodi fine anno 2008, in presenza di unacrisi finanziaria che dagli Stati Uni-ti si propagava all’Europa e minac-ciava l’intera economia mondiale, dis-si – riecheggiando le famose paroledel Presidente Roosevelt, appena elet-to nel 1932 – “l’unica cosa di cui averpaura è la paura stessa”. Ma dinanzia fatti così inquietanti, dinanzi a cri-si gravi, bisogna parlare – e voglioripeterlo oggi qui, rivolgendomi aigiovani – il linguaggio della verità :perché esso “non induce al pessimi-smo, ma sollecita a reagire con corag-gio e lungimiranza”.Abbiamo, noi qui, in Italia, parlatoin questi tre anni il linguaggio dellaverità ? Lo abbiamo fatto abbastan-za, tutti noi che abbiamo responsa-bilità nelle istituzioni, nella società,nelle famiglie, nei rapporti con le gio-vani generazioni ? Stiamo attenti,dare fiducia non significa alimenta-re illusioni ; non si da fiducia e nonsi suscitano le reazioni necessarie,minimizzando o sdrammatizzando inodi critici della realtà, ma guardan-dovi in faccia con intelligenza e concoraggio. Il coraggio della speran-

GiorgioNapolitanoalMeetingUn messaggio che ha richiamato il paese alle sue forze umane e morali di fonte alla grave crisi italiana eeuropea, rivolto ai giovani e al bisogno “di nuove leve e nuovi apporti”. Stralci dall’intervento del presidentedella Repubblica

>Il Presidente Napolitano parla al Meeting

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DICEMBRE 2 0 1 1

4“LANATURADELL’UOMOÈRAPPORTOCONL’INFINITO” (IL TEMADELLAXXXIII EDIZIONEDELMEETING CHE SI SVOLGERÀ A RIMINI DAL 19 AL 25 AGOSTO 2012)

DICEMBRE2011 meetingNOTIZIARIO

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SOMMARIOw w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g

EDITORIALEIl motore del desiderio 5di Matteo Lessi

IL MEETING IN GIAPPONEDue mondi due culture lo stesso cuore 8

In Giappone seguendo due maestri 10di Emilia Guarnieri

Rimini-Monte Koya nel segno di un’amicizia 12

GIOVANI PROTAGONISTIGiovani alla ribalta 23di Filomena Armentano

FOTOREPORTAGEPronti all’imprevedibile 35di Francesca Glanzer

LIBRIE come esperienza 55di Emilia Guarnieri

CONTRIBUTIGiorni che lasciano il segno 15

CERTEZZA E VERITÀVerità senza certezza 19o certezza senza verità?

VISTI DA FUORIMosca chiama Rimini 27di Giovanna Parravicini

Irlanda, Francia, Spagna, parlano di noi 29

SITOOn line tutto il Meeting 2011 33di Lorenzo Ronci

MOSTREI ‘150 anni’ riaccendono il desiderio 51di Filomena Armentano

INTERVENTILa costituzione e il popolo 61

MESSAGGIL’uomo non vive senza certezza 57

Giorgio Napolitano al Meeting 59

Anno XXXI - N. 4, Dicembre 2011Questo numero è stato chiuso il 06/12/2011

Proprietario/Editore:Fondazione Meeting per l’amiciziafra i popoliAutorizzazione del Tribunale di Riminin. 2008 del 2/11/82

DIRETTORE RESPONSABILE: Alver MetalliCOORDINAMENTO REDAZIONALE:Matteo LessiREDAZIONE: Filomena Armentano, Vanni Casadei, ErikaElleri, Piergiorgio Gattei, Walter Gatti, Rosanna MenghiFOTO: Roberto Masi, Angelo TosiPROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia CrimiVIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - RiminiSTAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - RiminiREDAZIONE E AMMINISTRAZIONE:Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 RiminiTel 0541/78.31.00Telefax 0541/78.64.22.email - [email protected]

PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a dire-zione e coordinamento di Fondazione Meeting):Tel 0541/18.32.501Fax 0541/78.64.22

NOTIZIARIO

In copertina:Alcune immagini dell'edizione 2011del Meeting

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Page 60: Notiziario Meeting dicembre 2011

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za, della volontà e dell’impegno. Del-l’impegno operoso e sapiente, fattodi spirito di sacrificio e di massimoslancio creativo e innovativo.Impegno che non può venire o esse-re promosso solo dallo Stato, ma chesia espresso dalle persone, dalle comu-nità locali, dai corpi intermedi, secon-do quella concezione e logica di sus-sidiarietà, che come ha sottolineatoil Presidente Vittadini e come docu-menta la Mostra presentata a questoMeeting, ha fatto, di una straordina-ria diffusione di attività imprendito-riali e sociali e di risposte ai bisognicomuni costruite dal basso, un moto-re decisivo per la ricostruzione e ilcambiamento del nostro Paese.(…)E’ possibile, mi si chiede, che si ripro-duca quella grande tensione, quellostesso impegno verso il bene comu-ne ? La mia risposta è che può la for-za delle cose, può la drammaticità del-le sfide del nostro tempo, rappresen-tare la molla che spinga verso un gran-de sforzo collettivo come quello dacui scaturì la ricostruzione democra-tica, politica, morale e materiale delnostro Paese dopo la Liberazione dalnazifascismo. I contesti storici sono,certo, completamente diversi ; la sto-ria, nel male e nel bene, non si ripe-te. Ma la storia che abbiamo vissutoin 150 anni di Unità, nei suoi momen-ti migliori, come quando sapemmorialzarci da tremende cadute e poi evi-tare fatali vicoli ciechi, racchiude ilDNA della nazione. E quello non siè disperso, e non può disperdersi. Ivalori che voi testimoniate ce lo dico-no ; ce lo dicono le tante espressioni,che io accolgo in Quirinale, dell’Ita-lia dell’impegno civile e della solida-rietà, dell’associazionismo laico e cat-tolico, di molteplici forme di coope-razione disinteressata e generosa. E,perché si creino le condizioni di unrinnovato slancio che attraversi lasocietà in uno spirito di operosa sus-sidiarietà, contiamo anche sulle risor-se che scaturiscono dalla costante,fruttuosa ricerca di “giuste forme di

collaborazione” – secondo le paroledi Benedetto XVI – “fra la comunitàcivile e quella religiosa”.Ma potrà anche l’apporto insosti-tuibile della politica e dello Statomanifestarsi in modo da rendere pos-sibile il superamento delle criticità edelle sfide che oggi stringono l’Italia? Ci sono momenti in cui – diciamo-lo pure - si può disperarne. Ma noncredo a una impermeabilità della poli-tica che possa durare ancora a lungo,sotto l’incalzare degli eventi, delle sol-lecitazioni che crescono all’interno evengono dall’esterno del Paese. Il prez-zo che si paga per il prevalere – nel-la sfera della politica – di calcoli diparte e di logiche di scontro sta diven-tando insostenibile. Una cosa è cre-dere nella democrazia dell’alternan-za ; altra cosa è lasciarla degenerarein modo sterile e dirompente dal pun-to di vista del comune interesse nazio-

nale. Ci fa riflettere anche quel cheaccade nel grande paese che è stato,con le sue peculiarità istituzionali, illuogo storico di una democrazia del-l’alternanza capace di far fronte alleresponsabilità anche di un determi-nante ruolo mondiale. Negli Stati Uni-ti vediamo appunto come, nell’attua-le critico momento, il radicalizzarsidello spirito partigiano e della con-trapposizione tra schieramenti orien-tati storicamente a competere ma anchea convergere, stia provocando danniassai gravi per l’America e per il mon-do, in una congiuntura difficile pureper quella causa della pace, dei dirittiumani, dell’amicizia tra i popoli – sipensi alla tragedia del Corno d’Afri-ca – che è iscritta nella stessa ragiond’essere del vostro Meeting.Qui in Italia, va perciò valorizzatoogni sforzo di disgelo e di dialogo,come quello espressosi nella nascita enelle iniziative, cari amici Lupi e Let-ta, dell’Intergruppo parlamentare perla sussidiarietà. Ma bisogna andaremolto oltre, e rapidamente. Spettaanche a voi, giovani, operare, preme-re in questo senso : e predisporvi afare la vostra parte impegnandovi nel-l’attività politica. C’è bisogno di nuo-ve leve e di nuovi apporti. Non fate-vi condizionare da quel che si è sedi-mentato in meno di due decenni: chiu-sure, arroccamenti, faziosità, obbiet-tivi di potere, e anche personalismidilaganti in seno ad ogni parte. Por-tate nell’impegno politico le vostremotivazioni spirituali, morali, socia-li, il vostro senso del bene comune, ilvostro attaccamento ai principi e valo-ri della Costituzione e alle istituzio-ni repubblicane: apritevi così all’in-contro con interlocutori rappresenta-tivi di altre, diverse radici culturali.Portate, nel tempo dell’incertezza, ilvostro anelito di certezza. È per tut-to questo che rappresentate, come hadetto nel modo più semplice la pro-fessoressa Guarnieri, “una risorsa uma-na per il nostro paese”. Ebbene, fate-la valere ancora di più : è il mio augu-rio e il mio incitamento.

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“Una e indivisibile. Riflessione sui 150anni della nostra Italia” è il titolo del libroedito da Rizzoli (2011). Il volume racco-glie i discorsi pronunciati dal Presidentedella Repubblica, che firma anche la pre-fazione, in occasione della ricorrenza dei150 anni di unità nazionale, tra cui anchequello pronunciato nell’auditorium delMeeting di Rimini il 21 agosto scorso.

150 ANNII DISCORSI DEL PRESIDENTEIN UN LIBRO

Una e indivisibile.Riflessioni sui 150 anni della nostra Italia

Giorgio NapolitanoPrezzo di copertina € 15,00

2011, 174 p.Editore Rizzoli (collana Varia)

Disponibile anche in ebook

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INTERVENTI

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La costituzionee il popolo

Se c’è una parola capace di descri-vere in modo pertinente il tem-po in cui si trovò a operare l’As-

semblea Costituente, eletta al fine dielaborare la nuova Costituzione del-la neo-nata Repubblica italiana dopoil referendum istituzionale del 2 giu-gno 1946, è la parola “crisi”, in unduplice significato. Nel suo discorsodel 21 agosto qui al Meeting, in occa-sione dell’inaugurazione della mostraper i “150 anni di sussidiarietà”, ilPresidente della Repubblica GiorgioNapolitano parlava del nostro oggicome di un «tempo di crisi», di un

«problematico presente». Propriocome il tempo che stiamo attraver-sando ora, anche il tempo della ela-borazione della Costituzione italia-na è, infatti, un tempo drammatico,di grave difficoltà, in cui crollavanoantiche strutture sociali lasciando die-tro di sé macerie e rovine (…) Eppu-re il tempo della elaborazione dellaCostituzione italiana è stato anche iltempo di un nuovo inizio: un tempodi giudizio sul passato e un tempo dinuove opportunità – proprio comel’etimologia greca del termine “crisi”suggerisce. Ecco allora che ripercor-

rere quel tempo può essere di inse-gnamento per ricercare le risorse cheoggi, come allora, possono trasfor-mare la crisi in una opportunità (…).Di che natura era la crisi di quel-l’epoca? Quali aspetti investiva? Ogniaspetto della vita sociale era travoltodalla crisi. Era una crisi totale, didimensione sociale, economica, inter-nazionale, politica e anche culturale.(…)Senza idealizzazioni retoriche – giac-ché non mancarono, come vedremo,ombre e incertezze, reticenze e ambi-guità di certo correggibili – la Costi-tuzione italiana determinò le condi-zioni perché la rinascita fosse possi-bile. (…) Che cosa permise che dauna crisi così profonda – una cata-strofe, si è detto – derivasse l’occa-sione di un cammino, e ne emerges-se una potenzialità di sviluppo? Eancor prima, cosa permise di addive-nire a un accordo costruttivo in uncontesto politico lacerato da divisio-ni e ostilità? (…)Il compito cui erano chiamati i costi-tuenti era davvero arduo, anche perl’assenza di modelli culturali di rife-rimento. Ciò che i costituenti aveva-no di fronte erano modelli e teoriepolitiche che avevano mostrato la loroinadeguatezza. La crisi, oltre che dinatura economica, sociale, politica einternazionale, era culturale e di vastaportata. (…)Totalitarismo, individualismo e col-

Il 2 settembre 2011 la costituzionalista Marta Cartabia, per diverse volte relatrice al Meetinge curatrice tra gli altri dellamostra “150 anni di Sussidiarietà”, è stata nominatadal Presidente della Repubblica giudice della Corte Costituzionale.Proponiamo qui un brano del suo intervento al Meeting di quest’anno.A tema il processo costituente, portatore di esempi positivi

>Aldo Carosi, Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e Marta Cartabia

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Nelle prime giornate del Meeting di quest’anno, una domanda era ricorrente.“Come è possibile parlare di certezza, nel tempo in cui viviamo? Ma siete si-curi?”. Era da qualche giorno iniziata la speculazione sul debito pubblico ita-liano, lo scontro politico sempre più forte.Tutto sembrava evidente, tranne lapossibilità di qualcosa di certo e positivo.Come ha scritto il giornalista John Waters in un suo articolo sull’Irish Times,che troverete in queste pagine, c’era chi si aspettava di vedere al Meetinggente abbattuta, appesantita dalla crisi. E invece, per fortuna, la realtà è sem-pre più grande di quello che si può immaginare. Chi è venuto al Meeting echi l’ha osservato da lontano ha potuto scoprire “persone vive in azione”, comeha detto il direttore dell’Unità Claudio Sardo, un popolo di uomini certi, ir-riducibili, segnato da giovani di cuore che desiderano qualcosa di grande,senza paura del futuro, anche se sono quelli che hanno un futuro più incerto.

A qualche mese di distanza, in circostanze ancora difficili e precarie,che cosa può insegnarci l’edizione del Meeting 2011? Che della cer-tezza non ne possiamo fare a meno, pena perdere la possibilità di es-sere veri uomini. Conferma questo per esempio il dibattito che si èsvolto sulle pagine del quotidiano online IlSussidiario tra filosofi euomini di cultura intorno alla relazione di quest’anno tenuta dal fi-losofo Costantino Esposito; lo dice il successo che ha avuto la mo-stra dei 150 anni di sussidiarietà, itinerante in tutta Italia, perchèindica la possibilità per ognuno di noi di ripartire e non soccomberealla crisi. E ancora la sfida che l’Italia non sia un paese per vecchi,

ma dia spazio al desiderio e all’impegno delle nuove generazioni, tema lan-ciato proprio a Rimini. L’unica possibilità perché il motore del desiderio siriaccenda è trovare qualcun altro in cui questo motore sia acceso. Il Meetingè stato questa possibilità. Questo è il tratto che lo distingue nel fare cultura:scommettere sull’esperienza umana dell’altro, chiunque esso sia, ricercandoquel brandello di verità che permettere anche ciò che sembra impossibile. Peresempio che l’amicizia nata tra un prete brianzolo, don Giussani, e un mo-naco buddista, Habukawa, generasse a distanza di 24 anni cinque giorni didialogo tra cristiani e buddhisti. Sì. È successo anche questo a fine ottobre eve lo raccontiamo in queste pagine. Buona lettura.

Ilmotoredel desiderio

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EDITORIALE

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PERCHÈ È POSSIBILEPARLARE DI CERTEZZANEL TEMPO E NEL PERIODOIN CUI VIVIAMO

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collaborazione” – secondo le paroledi Benedetto XVI – “fra la comunitàcivile e quella religiosa”.Ma potrà anche l’apporto insosti-tuibile della politica e dello Statomanifestarsi in modo da rendere pos-sibile il superamento delle criticità edelle sfide che oggi stringono l’Italia? Ci sono momenti in cui – diciamo-lo pure - si può disperarne. Ma noncredo a una impermeabilità della poli-tica che possa durare ancora a lungo,sotto l’incalzare degli eventi, delle sol-lecitazioni che crescono all’interno evengono dall’esterno del Paese. Il prez-zo che si paga per il prevalere – nel-la sfera della politica – di calcoli diparte e di logiche di scontro sta diven-tando insostenibile. Una cosa è cre-dere nella democrazia dell’alternan-za ; altra cosa è lasciarla degenerarein modo sterile e dirompente dal pun-to di vista del comune interesse nazio-

nale. Ci fa riflettere anche quel cheaccade nel grande paese che è stato,con le sue peculiarità istituzionali, illuogo storico di una democrazia del-l’alternanza capace di far fronte alleresponsabilità anche di un determi-nante ruolo mondiale. Negli Stati Uni-ti vediamo appunto come, nell’attua-le critico momento, il radicalizzarsidello spirito partigiano e della con-trapposizione tra schieramenti orien-tati storicamente a competere ma anchea convergere, stia provocando danniassai gravi per l’America e per il mon-do, in una congiuntura difficile pureper quella causa della pace, dei dirittiumani, dell’amicizia tra i popoli – sipensi alla tragedia del Corno d’Afri-ca – che è iscritta nella stessa ragiond’essere del vostro Meeting.Qui in Italia, va perciò valorizzatoogni sforzo di disgelo e di dialogo,come quello espressosi nella nascita enelle iniziative, cari amici Lupi e Let-ta, dell’Intergruppo parlamentare perla sussidiarietà. Ma bisogna andaremolto oltre, e rapidamente. Spettaanche a voi, giovani, operare, preme-re in questo senso : e predisporvi afare la vostra parte impegnandovi nel-l’attività politica. C’è bisogno di nuo-ve leve e di nuovi apporti. Non fate-vi condizionare da quel che si è sedi-mentato in meno di due decenni: chiu-sure, arroccamenti, faziosità, obbiet-tivi di potere, e anche personalismidilaganti in seno ad ogni parte. Por-tate nell’impegno politico le vostremotivazioni spirituali, morali, socia-li, il vostro senso del bene comune, ilvostro attaccamento ai principi e valo-ri della Costituzione e alle istituzio-ni repubblicane: apritevi così all’in-contro con interlocutori rappresenta-tivi di altre, diverse radici culturali.Portate, nel tempo dell’incertezza, ilvostro anelito di certezza. È per tut-to questo che rappresentate, come hadetto nel modo più semplice la pro-fessoressa Guarnieri, “una risorsa uma-na per il nostro paese”. Ebbene, fate-la valere ancora di più : è il mio augu-rio e il mio incitamento.

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“Una e indivisibile. Riflessione sui 150anni della nostra Italia” è il titolo del libroedito da Rizzoli (2011). Il volume racco-glie i discorsi pronunciati dal Presidentedella Repubblica, che firma anche la pre-fazione, in occasione della ricorrenza dei150 anni di unità nazionale, tra cui anchequello pronunciato nell’auditorium delMeeting di Rimini il 21 agosto scorso.

150 ANNII DISCORSI DEL PRESIDENTEIN UN LIBRO

Una e indivisibile.Riflessioni sui 150 anni della nostra Italia

Giorgio NapolitanoPrezzo di copertina € 15,00

2011, 174 p.Editore Rizzoli (collana Varia)

Disponibile anche in ebook

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INTERVENTI

61NOTIZIARIO

eetingDICEMBRE2011 m

La costituzionee il popolo

Se c’è una parola capace di descri-vere in modo pertinente il tem-po in cui si trovò a operare l’As-

semblea Costituente, eletta al fine dielaborare la nuova Costituzione del-la neo-nata Repubblica italiana dopoil referendum istituzionale del 2 giu-gno 1946, è la parola “crisi”, in unduplice significato. Nel suo discorsodel 21 agosto qui al Meeting, in occa-sione dell’inaugurazione della mostraper i “150 anni di sussidiarietà”, ilPresidente della Repubblica GiorgioNapolitano parlava del nostro oggicome di un «tempo di crisi», di un

«problematico presente». Propriocome il tempo che stiamo attraver-sando ora, anche il tempo della ela-borazione della Costituzione italia-na è, infatti, un tempo drammatico,di grave difficoltà, in cui crollavanoantiche strutture sociali lasciando die-tro di sé macerie e rovine (…) Eppu-re il tempo della elaborazione dellaCostituzione italiana è stato anche iltempo di un nuovo inizio: un tempodi giudizio sul passato e un tempo dinuove opportunità – proprio comel’etimologia greca del termine “crisi”suggerisce. Ecco allora che ripercor-

rere quel tempo può essere di inse-gnamento per ricercare le risorse cheoggi, come allora, possono trasfor-mare la crisi in una opportunità (…).Di che natura era la crisi di quel-l’epoca? Quali aspetti investiva? Ogniaspetto della vita sociale era travoltodalla crisi. Era una crisi totale, didimensione sociale, economica, inter-nazionale, politica e anche culturale.(…)Senza idealizzazioni retoriche – giac-ché non mancarono, come vedremo,ombre e incertezze, reticenze e ambi-guità di certo correggibili – la Costi-tuzione italiana determinò le condi-zioni perché la rinascita fosse possi-bile. (…) Che cosa permise che dauna crisi così profonda – una cata-strofe, si è detto – derivasse l’occa-sione di un cammino, e ne emerges-se una potenzialità di sviluppo? Eancor prima, cosa permise di addive-nire a un accordo costruttivo in uncontesto politico lacerato da divisio-ni e ostilità? (…)Il compito cui erano chiamati i costi-tuenti era davvero arduo, anche perl’assenza di modelli culturali di rife-rimento. Ciò che i costituenti aveva-no di fronte erano modelli e teoriepolitiche che avevano mostrato la loroinadeguatezza. La crisi, oltre che dinatura economica, sociale, politica einternazionale, era culturale e di vastaportata. (…)Totalitarismo, individualismo e col-

Il 2 settembre 2011 la costituzionalista Marta Cartabia, per diverse volte relatrice al Meetinge curatrice tra gli altri dellamostra “150 anni di Sussidiarietà”, è stata nominatadal Presidente della Repubblica giudice della Corte Costituzionale.Proponiamo qui un brano del suo intervento al Meeting di quest’anno.A tema il processo costituente, portatore di esempi positivi

>Aldo Carosi, Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e Marta Cartabia

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Nelle prime giornate del Meeting di quest’anno, una domanda era ricorrente.“Come è possibile parlare di certezza, nel tempo in cui viviamo? Ma siete si-curi?”. Era da qualche giorno iniziata la speculazione sul debito pubblico ita-liano, lo scontro politico sempre più forte.Tutto sembrava evidente, tranne lapossibilità di qualcosa di certo e positivo.Come ha scritto il giornalista John Waters in un suo articolo sull’Irish Times,che troverete in queste pagine, c’era chi si aspettava di vedere al Meetinggente abbattuta, appesantita dalla crisi. E invece, per fortuna, la realtà è sem-pre più grande di quello che si può immaginare. Chi è venuto al Meeting echi l’ha osservato da lontano ha potuto scoprire “persone vive in azione”, comeha detto il direttore dell’Unità Claudio Sardo, un popolo di uomini certi, ir-riducibili, segnato da giovani di cuore che desiderano qualcosa di grande,senza paura del futuro, anche se sono quelli che hanno un futuro più incerto.

A qualche mese di distanza, in circostanze ancora difficili e precarie,che cosa può insegnarci l’edizione del Meeting 2011? Che della cer-tezza non ne possiamo fare a meno, pena perdere la possibilità di es-sere veri uomini. Conferma questo per esempio il dibattito che si èsvolto sulle pagine del quotidiano online IlSussidiario tra filosofi euomini di cultura intorno alla relazione di quest’anno tenuta dal fi-losofo Costantino Esposito; lo dice il successo che ha avuto la mo-stra dei 150 anni di sussidiarietà, itinerante in tutta Italia, perchèindica la possibilità per ognuno di noi di ripartire e non soccomberealla crisi. E ancora la sfida che l’Italia non sia un paese per vecchi,

ma dia spazio al desiderio e all’impegno delle nuove generazioni, tema lan-ciato proprio a Rimini. L’unica possibilità perché il motore del desiderio siriaccenda è trovare qualcun altro in cui questo motore sia acceso. Il Meetingè stato questa possibilità. Questo è il tratto che lo distingue nel fare cultura:scommettere sull’esperienza umana dell’altro, chiunque esso sia, ricercandoquel brandello di verità che permettere anche ciò che sembra impossibile. Peresempio che l’amicizia nata tra un prete brianzolo, don Giussani, e un mo-naco buddista, Habukawa, generasse a distanza di 24 anni cinque giorni didialogo tra cristiani e buddhisti. Sì. È successo anche questo a fine ottobre eve lo raccontiamo in queste pagine. Buona lettura.

Ilmotoredel desiderio

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EDITORIALE

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PERCHÈ È POSSIBILEPARLARE DI CERTEZZANEL TEMPO E NEL PERIODOIN CUI VIVIAMO

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lettivismo erano i modelli culturalidisponibili e di tutti erano chiari limi-ti e contraddizioni.Da dove ripartire, dunque? Occor-reva ricostruire daccapo una base teo-retica su cui fondare l’intero edificiocostituzionale. (…) C’era un puntopotenzialmente condivisibile da par-te di tutti, a fronte dei drammi diquell’epoca – l’unico punto condivi-sibile davanti ai drammi di qualun-que epoca –: occorreva ripartire dalvalore della persona umana, occor-reva partire dall’uomo. «Ciò che abbia-mo in comune con l’altro non è tan-to da ricercare nella sua ideologia,quanto in quella struttura nativa, inquelle esigenze umane, in quei cri-teri originari per cui egli è uomo comenoi (…); fra ideologie diverse ciò cheè in comune è proprio l’umanità degliuomini che portano quelle ideologiecome vessilli di speranza o di rispo-sta» (don Luigi Giussani). In questol’apporto dei cattolici fu assai signi-ficativo. (…) Per molti costituenti fuchiaro che la persona umana intesanella sua integralità doveva costitui-re la pietra miliare della ricostruzio-ne della società e delle istituzioni.La Costituzione italiana fu ed è laCostituzione di tutti perché è unaCostituzione per l’uomo – come affer-mò l’onorevole La Pira nel suo inter-vento in Assemblea Costituente l’11marzo 1947. Attingendo alle conce-zioni tomistiche – secondo le qualiun assetto giuridico, quale è la Costi-tuzione, deve essere proporzionatoall’assetto sociale e umano – propo-sero un progetto giuridico il cui fon-damento era costituito dall’uomo rea-le e dalla realtà sociale in cui si svol-ge l’umana esistenza. (…) Con gran-de realismo, nel pieno di un accesodibattito relativo al ruolo delle isti-tuzioni religiose, di nuovo La Piraosservava: «Guardate in campagna:cosa vedete in un piccolo villaggio?C’è il campanile, la Chiesa, c’è ilpalazzo del Comune, c’è la scuola,c’è la camera del lavoro, la casa delpopolo; esistono tutte queste forme

di attività sociale. Esistono. Quindiuna Costituzione pluralista, la qua-le è il vestito di questa realtà con-creta, deve per forza tener conto diquesta struttura sociale».Una passione per l’uomo considera-to nella sua realtà storica permise,non senza passare attraverso incom-prensioni e vivaci discussioni, di rag-giungere infine un accordo condivi-so. (…)Se il fondamento fu un elementoampiamente condiviso, non manca-rono nelle articolazioni concrete deltesto costituzionale momenti menoadamantini. Luci e ombre, come siè detto nella mostra sui «150 anni disussidiarietà». (…)Queste ultime osservazioni sulledisposizioni di «compromesso» e sul-la loro intrinseca flessibilità ci sug-geriscono un’ultima rapida conside-razione, che non intende essere una“conclusione”, ma piuttosto l’invitoad aprirsi a nuovi spunti di riflessio-ne. Che cosa è la Costituzione? Qualè il suo ruolo nella vita di una socie-tà, di un popolo? (…)La Costituzione non è un testo giu-ridico qualunque: essa si colloca alleestreme propaggini dell’universo giu-ridico, in continuo contatto con l’espe-

rienza viva del popolo e della socie-tà di cui essa costituisce l’architettu-ra giuridica fondamentale. Non èneppure un pezzo di antiquariato oun semplice documento storico. Sitratta invece di un testo il cui conte-nuto e le cui potenzialità sono con-tinuamente rimodulate alla luce del-l’esperienza storica e della realtà vivadi una società. (…) La partita costi-tuzionale è dunque sempre tutta dagiocare non tanto – come è accadu-to nel corso degli ultimi vent’anni –ponendo il problema della revisionee della riforma costituzionale, quan-to per far parlare il testo e fargli espri-mere tutte le potenzialità che essocontiene. Certamente le istituzionipolitiche e di garanzia svolgono unruolo essenziale in questa partita.Eppure, come era chiaro ai grandigiuristi del secondo dopoguerra, ilsoggetto che può infondere vita altesto costituzionale è anzitutto ilpopolo, di cui le istituzioni sonocostantemente chiamate a farsi inter-preti.

(L’intervento integrale è pubblicato nellibro “Una certezza per l ’esistenza”,BUR Saggi)

Il giuramento dei nuovi giudici della Corte Costituzionale al Quirinale

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eetingDICEMBRE2011m

lettivismo erano i modelli culturalidisponibili e di tutti erano chiari limi-ti e contraddizioni.Da dove ripartire, dunque? Occor-reva ricostruire daccapo una base teo-retica su cui fondare l’intero edificiocostituzionale. (…) C’era un puntopotenzialmente condivisibile da par-te di tutti, a fronte dei drammi diquell’epoca – l’unico punto condivi-sibile davanti ai drammi di qualun-que epoca –: occorreva ripartire dalvalore della persona umana, occor-reva partire dall’uomo. «Ciò che abbia-mo in comune con l’altro non è tan-to da ricercare nella sua ideologia,quanto in quella struttura nativa, inquelle esigenze umane, in quei cri-teri originari per cui egli è uomo comenoi (…); fra ideologie diverse ciò cheè in comune è proprio l’umanità degliuomini che portano quelle ideologiecome vessilli di speranza o di rispo-sta» (don Luigi Giussani). In questol’apporto dei cattolici fu assai signi-ficativo. (…) Per molti costituenti fuchiaro che la persona umana intesanella sua integralità doveva costitui-re la pietra miliare della ricostruzio-ne della società e delle istituzioni.La Costituzione italiana fu ed è laCostituzione di tutti perché è unaCostituzione per l’uomo – come affer-mò l’onorevole La Pira nel suo inter-vento in Assemblea Costituente l’11marzo 1947. Attingendo alle conce-zioni tomistiche – secondo le qualiun assetto giuridico, quale è la Costi-tuzione, deve essere proporzionatoall’assetto sociale e umano – propo-sero un progetto giuridico il cui fon-damento era costituito dall’uomo rea-le e dalla realtà sociale in cui si svol-ge l’umana esistenza. (…) Con gran-de realismo, nel pieno di un accesodibattito relativo al ruolo delle isti-tuzioni religiose, di nuovo La Piraosservava: «Guardate in campagna:cosa vedete in un piccolo villaggio?C’è il campanile, la Chiesa, c’è ilpalazzo del Comune, c’è la scuola,c’è la camera del lavoro, la casa delpopolo; esistono tutte queste forme

di attività sociale. Esistono. Quindiuna Costituzione pluralista, la qua-le è il vestito di questa realtà con-creta, deve per forza tener conto diquesta struttura sociale».Una passione per l’uomo considera-to nella sua realtà storica permise,non senza passare attraverso incom-prensioni e vivaci discussioni, di rag-giungere infine un accordo condivi-so. (…)Se il fondamento fu un elementoampiamente condiviso, non manca-rono nelle articolazioni concrete deltesto costituzionale momenti menoadamantini. Luci e ombre, come siè detto nella mostra sui «150 anni disussidiarietà». (…)Queste ultime osservazioni sulledisposizioni di «compromesso» e sul-la loro intrinseca flessibilità ci sug-geriscono un’ultima rapida conside-razione, che non intende essere una“conclusione”, ma piuttosto l’invitoad aprirsi a nuovi spunti di riflessio-ne. Che cosa è la Costituzione? Qualè il suo ruolo nella vita di una socie-tà, di un popolo? (…)La Costituzione non è un testo giu-ridico qualunque: essa si colloca alleestreme propaggini dell’universo giu-ridico, in continuo contatto con l’espe-

rienza viva del popolo e della socie-tà di cui essa costituisce l’architettu-ra giuridica fondamentale. Non èneppure un pezzo di antiquariato oun semplice documento storico. Sitratta invece di un testo il cui conte-nuto e le cui potenzialità sono con-tinuamente rimodulate alla luce del-l’esperienza storica e della realtà vivadi una società. (…) La partita costi-tuzionale è dunque sempre tutta dagiocare non tanto – come è accadu-to nel corso degli ultimi vent’anni –ponendo il problema della revisionee della riforma costituzionale, quan-to per far parlare il testo e fargli espri-mere tutte le potenzialità che essocontiene. Certamente le istituzionipolitiche e di garanzia svolgono unruolo essenziale in questa partita.Eppure, come era chiaro ai grandigiuristi del secondo dopoguerra, ilsoggetto che può infondere vita altesto costituzionale è anzitutto ilpopolo, di cui le istituzioni sonocostantemente chiamate a farsi inter-preti.

(L’intervento integrale è pubblicato nellibro “Una certezza per l ’esistenza”,BUR Saggi)

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Page 64: Notiziario Meeting dicembre 2011

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R I V I S TA D E L L A F O N D A Z I O N E M E E T I N G P E R L ’ AM I C I Z I A F R A I P O P O L I

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NOTIZIARIO

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Dicembre2011:Layout 1 7-12-2011 17:57 Pagina 1

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