marzo 2013 cinemazeronotizie

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mensile di cultura cinematografica E 1,00 2013 numero 03 anno XXXIII Guardare oltre il proprio ombelico Un’annata in cui il cinema italiano non riesce a varcare i confini? Berlinale in mostre Imperdibili mostre a Berlino Alla ricerca del senso della vita Dal 28 marzo sugli schermi il nuovo film di Giorgio Diritti Generale calo degli spettatori in Europa Cinema&Pubblico: diffusi i dati dell’Osservatorio Europeo per l’Audiovisivo Una bicicletta verde per fuggire verso la libertà Per l’8 marzo, giornata internazionale della donna, il film di Haifaa al-Mansour Il silenzio nella casa di Dio Prestigiosa anteprima il 20 marzo 2013 de Le voci dell’inchiesta 50 volte TV7. Mezzo secolo di giornalismo d’inchiesta Omaggio alla più longeva rubrica televisiva di approfondimento giornalistico Domani accadrà Ovvero se non si va non si vede Marzo 13 spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

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mensile di cultura cinematografica numero 03 anno 33

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mensile di cultura cinematografica

E1,00

2013 numero 03 anno XXXIII

Guardare oltre il proprio ombelicoUn’annata in cui il cinema italiano non riesce a varcare i confini?

Berlinale in mostreImperdibili mostre a Berlino

Alla ricerca del senso della vitaDal 28 marzo sugli schermi il nuovo film di Giorgio Diritti

Generale calo degli spettatori in EuropaCinema&Pubblico: diffusi i dati dell’Osservatorio Europeo per l’Audiovisivo

Una bicicletta verde per fuggire verso la libertàPer l’8 marzo, giornata internazionale della donna, il film di Haifaa al-Mansour

Il silenzio nella casa di DioPrestigiosa anteprima il 20 marzo 2013 de Le voci dell’inchiesta

50 volte TV7. Mezzo secolo di giornalismo d’inchiestaOmaggio alla più longeva rubrica televisiva di approfondimento giornalistico

Domani accadràOvvero se non si va non si vede

Marzo

13

spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45%contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

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In copertina: Jasmine Trincaprotagonista diUn giorno devi ndaredi Giorgio Diritti

cinemazeronotiziemensile di informazione cinematograficaMarzo 2013, n. 03anno XXXIII

Direttore Responsabile Andrea CrozzoliComitato di redazione Piero ColussiRiccardo Costantini Marco FortunatoSabatino LandiTommaso LessioSilvia MorasMaurizio SolidoroCollaboratori Lorenzo CodelliLuciano De GiustiElisabetta PierettoSegretaria di redazioneMarianita SantarossaDirezione, redazione, amministrazioneP.zza della Motta, 233170 Pordenone,Tel. 0434.520404Fax 0434.522603e-mail: [email protected]//www.cinemazero.itProgetto graficoPatrizio A. De Mattio[DM+B&Associati] - PnComposizione e FotolitiCinemazero - PnPellicole e Stampa Grafiche Risma - Roveredo in PianoAbbonamenti Italia E. 10,00Estero E. 14,00Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981Questo periodico è iscritto alla

Unione Italiana Stampa Periodica

Guardare oltre il proprio ombelico

Se diamo un’occhiata ad alcuni film italiani in uscita a marzo suinostri schermi (per fortuna non tutti, abbiamo, infatti, dei registida ’esportazione’ come Moretti, Tornatore, Salvatores,Sorrentino, Bellocchio, ed altri), comprendiamo come mai nes-sun film era presente, in qualche modo, a febbraio alla 63maBerlinale, vetrina internazionale e termometro dello stato delcinema. Nel corrente mese si parte con una commedia di SophieChiarello Ci vuole un gran fisico, con Angela Finocchiaro neipanni di una donna di mezza età alle prese con le difficoltà dellavita; per passare a Giorgia Farina, regista di un’altra commediasu tre diverse donne in un’isola del sud Italia in Amiche da mori-re con Claudia Gerini e Cristiana Capotondi. Sempre sul generecommedia è anche Outing - Fidanzati per sbaglio di MatteoVicino, dove bisogna fingersi gay per creare un'impresa. Altracommedia di Giacomo Campiotti Bianca come il latte, rossacome il sangue interpretata dall’ex Grande Fratello LucaArgentero sul tema dei turbamenti adolescenziali. Fino ad arriva-re al-fondo-del-barile con l’ennesima commedia, stavolta firmatadal salentino Massimiliano Maci Verdesca, regista di WZappatore che vede coinvolta anche la sempreverde Sandra Miloper dare un respiro al film che superi gli stretti confini del (peral-tro) bellissimo Salento. Tutte opere dal respiro corto, provinciale,che non hanno trovato (ammesso che qualcuno li abbia cercati)partner internazionali con cui coprodurre i film per riuscire adessere presenti a manifestazioni internazionali. Ancorati sul(de)genere commedia, con storie e ambientazioni che non oltre-passano i confini stretti della penisola il cinema italiano a Berlinoera presente solo con Materia Oscura il bel lavoro della coppia didocumentaristi Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, proiettato inprima mondiale alla Berlinale 2013 (sarà presentato in aprileanche alle pordenonesi Le Voci dell’Inchiesta) dove ha avuto unnotevole successo con innumerevoli proiezioni sempre esaurite.Quarto film scritto e diretto da D'Anolfi e Parenti, con il loro con-sueto piglio registico, hanno strutturato con estrema cura il loroatto d’accusa sul Poligono Sperimentale di Salto di Quirra, inSardegna, dove, dal 1956, vengono fatti brillare missili lanciativerso il cielo e scorie sepolte sotto terra. Materia Oscura è un’opera tanto potente da non dover fare alcunuso delle parole, ma solo delle immagini e del suono. La giuriainternazionale di critici, che a Berlino gli ha assegnato il premioBecce, nelle motivazioni ha scritto che i due registi “... presenta-no insieme a un film di alto rigore e crudele poesia, un docu-mento agghiacciante su uno dei “misteri“ d’Italia più inquietantie maledetti ... e mostrano il degrado non solo di un luogo italia-no ma di un’intero Paese che si è frettolosamente suicidato comesocietà e civiltà ...”. Un quarto dei film in concorso a Berlino per l’Orso d’Oro eranocoproduzioni fra Germania ed altri paesi come il francese La reli-gieuse di Guillaume Nicloux tratto dall’omonimo libro di Diderotcon Isabelle Huppert, il thriller sudafricano Layla Fourie di PiaMarais, l’austricao Paradies: hoffnung di Ulrich Seidl, ultimaparte di una trilogia sul sesso in Austria e l’elegante film cazacoUroki garmonii di Emir Baigazin su un adolescente fatto segnoda mobbing da parte dei compagni di scuola. È chiaro, quindi, come una coproduzione internazionale aiuti ilfilm non solo a circolare nelle più prestigiose manifestazioni maa dare all’opera un respiro e uno spessore più ampio.

Andrea Crozzoli

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eUn’annata in cui il cinema italiano non riesce a varcare i confini?

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Imperdibili mostre a Berlino

MARSCO Production Filmed Entirely in CINEMASCOPE 75mm Marlon Brando as Emperor Anatomicus Elatus | RichardBurton as Aulurius Tiberius Alec Guinness as Marcus Nostus | Jack Hawkins as Decius DeclearusRobert Taylor as Quintus Clatus | Virginia Mayo as Claudia Belataris Jay Robinson as BrenniusTueslave | Jean Simmons as Diana the Empress Claire Bloom as Junia Hostus THE ETERNAL CITYA Fictious Story of Royalty in Ancient Rome Director Martin Scorsese | Jack Palance RitaMoreno Richard Boone Jeff Morrow Hans Conreid | Filmed Entirely in a New Scientific Color forThis Mediun Only MARSCO COLOR Specialized by Vincent Scalise | Make-up Artist ThomasRibaudo Assistant Director Charles Di Gascom Art Director Patrick Agrast Adaptation DominicLofavo Marscocolour Consultant Antony Conti Film Editor Cosmo Giampolo Set DecorationsRobert Rossetti Wardrobe Direction Joseph Morales Sound Martin Cappa Special EffectsJames Bynom | Directed and Produced by Martin Scorsese

Quanto sopra è il testo integrale - errori compresi – dei disegni a pastelli multicolori, realizza-ti su decine di listerelle di carta bianca ritagliate alla pari di fotogrammi bislunghi, in formatoScope cioè, e poi montate, come un gigantesco mosaico bizantino, onde formare un poster, ouno storyboard, altamente professionali e d’ottimo livello estetico. Made by Scorsese a 13anni, sotto l’evidente influenza del Giulio Cesare di Mankiewicz, con Brando, ma soprattuttode La tunica di Henry Koster, primo “peplum” nel novello formato CinemaScope che diedeuna scossa alle sale mondiali nel 1953. Primi piani contrapposti a campi lunghi di antichi romani in costume, con profusione di aqui-le, di simboli dell’amata “città eterna”, di profili di divi, di armate che avanzano in battagliaInsomma, in ogni senso, IL PRIMO FILM diretto da Scorsese, dieci anni prima di girare i suoicortometraggi premiatissimi. Questo bijou d’annata, perfettamente conservato sotto vetro,apre la sezione “Cinema” della mostra Martin Scorsese curata dalla Deutsche Kinemathek diBerlino per festeggiare il proprio 50° anniversario. Una mostra composta essenzialmente da preziose reliquie sottratte, col consenso benevolodel regista, dalle pareti della sua casa o dagli armadi famigliari. Le altre sezioni s’intitolano:“Family”, “Brothers”, “Men and Women”, “Lonely Heroes”, New York New York”,“Cinematography”, “Editing”, “Music”.Uno scrigno a fisarmonica anni ’50 raccoglie, ad esempio, un sacco di “single” musicali, sche-dati e collezionati con la precisione maniacale del superfan rock-pop. Una didascalia (ovvia perchi si ciba dell’opera scorsesiana) c’informa che molti dei dischi ivi raccolti li avremmo ascol-tati nei suoi film. Un enorme plastico di New York illustra geograficamente, quartiere per quar-tiere, le innumerevoli location esplorate dai film di Scorsese. Icone quali l’abito di raso di CateBlanchett per Aviator o la lanterna magica di Méliès per Hugo, cospargono un calvario misti-co. Le madonne e i Cristi appesi a casa dei suoi “Italianamerican” genitori fanno bella mostradi sé vicino al cappelluccio sgualcito di Bob De Niro per Mean Streets e alle crocifissioni san-guinose inscenate per The Last Temptation of Christ. Vaste messi di bozzetti, storyboard, fotodi scena, lettere, copioni, riferimenti visivi, poster (8 1/2 accanto a I vitelloni), copertine, eccecc. Nell’ultima sala scorrono su quattro schermi in parallelo sequenze famose da Toro scate-nato e da altri capolavori (rimontate un po’ arbitrariamente, direbbe Thelma Schoonmaker). La mostra arriverà a giugno al Museo del Cinema di Torino che l’ha coprodotta, e che promettela pubblicazione del catalogo finora mancante. In altre arterie della capitale tedesca, contem-poraneamente alla 63 Berlinale, si potevano ammiraremostre notevoli. Al centro Sprüth Magers, ad esempio, le“ICONS” di Kenneth Anger: una stanza dipinta di “blu mez-zanotte” e una di “rosso scarlatto”, ove sono appese - esat-tamente come a casa sua - foto, documenti, ritagli, raccoltiin epoche lontane dall’autore di Hollywood Babylon eScorpio Rising. Mentre la bella retrospettiva berlinese su“The Weimar Touch” proponeva rarità - e influenze - delladiaspora cinematografica germanica causata dal nazismo, alDeutsches Historisches Museum la mostra Zerstörte Vielfalt(“Diversità distrutte”) documentava tramite immagini eoggetti impressionanti - porte di carceri sprangate, ad esem-pio - la degenerazione quotidiana a Berlino tra il 1933 e il1938, a causa delle razzie razziste del nazismo.

Berlinale in mostre

Lorenzo Codelli O

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È dai tempi del felicissimo esordio nel lungometraggio con Ilvento fa il suo giro (2005) che Cinemazero sostiene (avendoaddottato una copia a suo tempo del film) il cinema di GiorgioDiritti, regista, sceneggiatore e montatore. Il film è diventatoun “caso nazionale”, restando in programmazione a Milanoper più di un anno e mezzo. Con Il vento fa il suo giro ha partecipa ad oltre 60 festival nazio-nali ed internazionali, vincendo una quarantina di premi. Ha ricevuto 5 candidature ai Daviddi Donatello 2008 (fra cui Miglior film, Miglior regista esordiente, Miglior produttore eMigliore sceneggiatura) e 4 candidature ai Nastri D’argento 2008. La sua opera secondaL’uomo che verrà (2009), è stata presentata al Festival Internazionale del Film di Roma, doveha vinto il Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio D'argento, il Premio Marc'Aurelio D'orodel Pubblico e il Premio "La Meglio Gioventù". Ha partecipato anche con questo film a moltifestival italiani ed internazionali ricevendo numerosi riconoscimenti. Si è aggiudicato inol-tre i Premi come Miglior film, Migliore produttore e Migliore suono di presa diretta ai Daviddi Donatello 2010 e i Premi come Miglior produttore, Migliore scenografia e Miglior sonoroai Nastri d'Argento 2010. Con Un giorno devi andare, che uscirà sugli schermi italiani il 28marzo, è stato in concorso al recente Sundance Film Festival (17-27 gennaio 2013), la pre-stigiosa manifestazione cinematografica ideata e diretta da Robert Redford. «Amo la storiadel Sundance un percorso che parte da un’idea importante e diventa condivisione - ha dic-giarato Giorgio Diritti - il Sundance mi ha riportato indietro ai tempi in cui facevo cinemacon Ermanno Olmi quando le discussioni sul cinema erano sull’arte e suoi contenuti. Hocapito che Redford ha voluto fare con questo festival un luogo di discussione sull’arte e sulcinema e non sulla sua commercializzazione. Redford non conosceva il mio lavoro, ci siamoconosciuti a pranzo, ho sentito una grande affinità nel modo in cui lui si pone di fronte acerte tematiche cinematografiche».Il regista bolognese in Un giorno devi andare ha portato la potagonista, Jasmine Trinca,attraverso il Brasile amazzonico, dove l’hanno condotta le dolorose vicende familiari.Augusta (Jasmine Trinca), una giovane donna italiana, mette in discussione le certezze sucui aveva costruito la sua esistenza. Su una piccola barca e nell’immensità della naturaamazzonica inizia un viaggio accompagnando suor Franca, un'amica della madre, nella suamissione presso i villaggi indios, scoprendo anche in questa terra remota i tentativi di con-quista del mondo occidentale. Decide così di proseguire il suo percorso lasciando la comu-nità italiana per andare a Manaus, dove vive in una favela. Qui, nell’incontro con la gentesemplice del luogo, torna a percepire la forza atavica dell’istinto di vita, intraprendendo il“suo” viaggio fino ad isolarsi nella foresta, accogliendo il dolore e riscoprendo l’amore, nelcorpo e nell’anima. In una dimensione in cui la natura assume un senso profetico, scandi-sce nuovi tempi e stabilisce priorità essenziali, Augusta affronta l’avventura della ricerca dise stessa, incarnando la questione universale del senso dell’esistenza umana.

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Alla ricerca del senso della vita

Dal 28 marzo sugli schermi il nuovo film di Giorgio Diritti

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Lo switch off digitale, con il grande dilemma del destino delle piccole sale, e le possibilirisposte ai continui tagli alle risorse del comparto culturale saranno certamente i due temidi maggior portata che l’esercizio cinematografico dovrà affrontare nel corso del 2013.Purtroppo, non gli unici. Prosegue, infatti, ed in maniera sempre più preoccupante, l’emor-ragia di pubblico già iniziata lo scorso anno. A dare gli ultimi dati è stata qualche giorno fal’agenzia europea Media Salles che, nel corso del tradizionale incontro organizzato all’inter-no della Berlinale, ha reso noto il bilancio cinematografico del 2012, tratteggiando un qua-dro assai allarmante. A livello europeo l’anno che si è appena concluso ha fatto registrareun calo medio del 2% degli ingressi, con flessioni ancora più marcate nel caso dei princi-pali mercati del vecchio Continente. A partire dalla Francia (- 5,9%), che si mantiene tuttaviaal di sopra dei 200 milioni di spettatori e conferma la sua posizione di leadership europea,alla Spagna (- 7%) fino all’Italia, il cui crollo assume aspetti drammatici, arrivando addirittu-ra in doppia cifra (- 10,2%). In controtendenza solo la Germania, che, con 135,1 milioni dispettatori rispetto ai 129,6 del 2011, registra un incremento del + 4,2% e, in misura minore,il Regno Unito – secondo mercato dell’area - che totalizza 172,5 milioni di biglietti nel 2012contro i 171,6 dell’anno precedente (+ 0,5%).Un analisi più approfondita della situazione nazionale evidenzia tutte le criticità. Al - 10%degli spettatori corrisponde un - 8% degli incassi. Nell'anno appena concluso sono statepoco più di 91 milioni le presenze degli italiani che sono andati al cinema, mentre l'annoprecedente anno si era ampiamente superata quota 100 milioni. Diminuisce anche la quotadi mercato dei film italiani che, insieme alle coproduzioni, ha registrato lo scorso anno il26,5% delle presenze a fronte del 37,6% nel 2011. Non è un caso dunque se a Berlino, tanto per fare un esempio, l’Italia non ha portato nem-meno un film in concorso. L’unico dato positivo è che a fare le spese di questa crisi non èstato il prezzo del biglietto. Esso, infatti, è aumentato in media solo dello 0,7% rispetto al2011, a fronte di un incremento dell’inflazione del 3%, ed è diminuito del 2,3% rispetto al2010, a fronte di un aumento dell’inflazione del 5,7%. Uno sguardo, naturalmente, s’impone anche in casa nostra. A Cinemazero il totale deibiglietti staccati nel 2012 è stato di 98.178 con un contenutissimo calo, rispetto al 2011, del- 4,6% (erano stati 102.987 nel 2011 i biglietti staccati). Un ottimo risultato, considerato ilquadro di riferimento, che certifica ancora una volta il legame con il pubblico pordenonesee premia l’impegno di una politica culturale orientata alla qualità. Nell’anno appena iniziato, di fronte a dati nazionali che accentuano ulteriormente la flessio-ne – il confronto tra il mese di gennaio 2013 e lo stesso periodo dello scorso anno ha fattoregistrare un - 23% di ingressi e un - 24% negli incassi – Cinemazero ha addirittura saputoinvertire la tendenza, grazie anche all’introduzione di nuove offerte nella programmazione,a partire dalla rassegna “Cinemazero Kids–Il grande cinema per i più giovani” che ha riscos-so un grande successo tra lefamiglie. Ma non c’è tempo per adagiarsisugli allori. La grave crisi che staaffliggendo tutto il compartodeve essere da stimolo a lavora-re sempre con la massima atten-zione per interpretare le tenden-ze del mercato ed intercettare idesideri del pubblico con tempe-stività ed efficacia. Promozionimirate che aiutino alla fidelizza-zione del pubblico e un’offerta dicontenuti innovativi che sappiaraggiungere ed interessare chiancora non frequenta l’AulaMagna saranno le nostre carte inpiù - speriamo vincenti - da gio-care in questo difficile momentoper i cinema italiani.

Generale calodegli spettatori in Europa

Cinema&Pubblico: diffusi i dati dell’Osservatorio Europeo per l’Audiovisivo

Marco Fortunato M

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L'8 marzo di ogni anno ricorre la giornata inter-nazionale della donna per ricordare sia le con-quiste sociali, politiche ed economiche delledonne, sia le discriminazioni e le violenze cuiesse sono ancora fatte oggetto in molte parti delmondo, per questo Venerdì 8 marzo 2013 alleore 20.45 nella Sala Grande di Cinemazero siterrà la proiezione del film La bicicletta verde diHaifaa al-Mansoura cui seguirà un dibattito perdar voce alla lotta delle donne iraniane per laconquista dei diritti civili.Riporto una citazione di un filosofo Iraniano,Dott. Ali Shariati ucciso dal regime dello Scià,prima della rivoluzione del 1979 in Iran: “Se nonpotete cancellare un'ingiustizia fate di tutto perraccontarla al mondo”. Quello che stiamo cer-cando di fare non è altro che raccontare la situa-zione delle donne nei paesi musulmani dove l'i-slam ha un potere primario e mette in pratica laSharia, ovvero l'applicazione delle leggi islami-che che privano giuridicamente le donne dimetà dei diritti rispetto ai maschi. In questo senso nessun film poteva essere più esemplifi-cativo de La bicicletta verde di Haifaa Al-Mansour prima vera regista donna di un paeseche non ha sale cinematografiche e in cui il cinema si fruisce solo domesticamente, dunquein sé una figura rivoluzionaria che si oppone ai ruoli cui le donne sono relegate.Arabia Saudita, in una scuola rigorosamente solo femminile, Wadjda lotta per non soffoca-re i propri desideri di libertà. In particolare uno di questi riguarda l'acquisto di una biciclet-ta verde, con la quale potrà essere alla pari del bambino con cui gioca dopo la scuola. Lasua famiglia non può permettersela e di certo non vuole che si faccia vedere su un oggettotradizionalmente riservato agli uomini, così Wadjda comincia a cercare i soldi per conto pro-prio rendendosi conto ben presto che quasi tutti i metodi per farlo le sono proibiti. L'unicapossibilità è partecipare ad una gara di Corano della scuola (lei che non eccelle nelle mate-rie religiose), il cui primo premio è in denaro.La bicicletta verde del titolo anche in questo caso è simbolo di emancipazione e libertà, l'og-getto che rappresenta una possibile salvezza dal sistema a cui altrimenti anche Wadjdasarebbe condannata, come la madre e come le compagne, un sistema fatto di oppressionementale e personale da parte degli uomini e di gran parte delle altre donne.Seguirà un dibattito con Mersedeh Ghaedi e Cristina Annunziata.Mersedeh Ghaedi è nata in Iran nel 1955 e cresciuta in una famiglia di attivisti politici , oppo-sitori del regime dello Scià. Lei infermiera professionale ha cominciato la sua attività poli-tica durante la rivoluzione del 1979. Con la vittoria della rivoluzione del regimedell'Ayatollah Khomeini, vedendo che il sogno di democrazia e liberta' sfumava, lei ha con-tinuato la sua lotta. Fu arrestata assieme ai suoi due fratelli ed una cognata, che vennerobarbaramente torturati e successivamente giustiziati. Lei venne condannata a 8 anni di car-cere. durante i quali è stata torturata, subendo danni permanenti. Attualmente vive inInghilterra e lotta contro la pena di morte. Cristina Annunziata è socio fondatore e vicepresidente di Iran Human Rights Onlus Italiache nasce nel giugno del 2010, ed è la sezione italiana dell’organizzazione non governativa"Iran Human Rights" che ha sede a Oslo ed è attiva dal 2007.Iran Human Rights Italia nelle intenzioni dei soci fondatori, vuole rappresentare la rispostadella società civile italiana alla gravissima situazione dei diritti umani in Iran.La proiezione e il dibattito con Mersedeh Ghaedi e Cristina Annunziata verrà propostaanche alle scuole del territorio: venerdì 8 marzo alle ore 9.00 presso il Teatro Zancanaro diSacile e e sabato 9 marzo alle ore 9.00 in Sala Grande a Cinemazero (Per info e prenota-zioni: 0434.520945).L'evento è organizzato in collaborazione con l'Associazione Nedadaye e l'AssociazioneAruotalibera.

Silvia Moras e Taher Djafarizad 8

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Per l’8 marzo, giornata internazionale della donna, il film di Haifaa al-Mansour

Una bicicletta verdeper fuggire verso la libertà

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Nelle stesse settimane in cui si dibatte sul primo papa dimis-sionario della Storia e sul suo prossimo successore, ci si pre-para all’uscita del documentario del premio Oscar AlexGibney che, dopo aver scioccato l’America, arriva in Italiacon tremenda puntualità. Mea Maxima Culpa: Silenzio nellacasa di Dio è un’indagine su alcuni dei più sconcertanti casidi pedofilia degli ultimi anni e sulla criminale omertà con cui tutto l’apparatoecclesiastico li ha coperti. Il 20 marzo 2013 esce nelle principali città italiane e a Cinemazero(alle 20.45) questo film scelto come anteprima de Le Voci dell’Inchiesta (10-14 aprile 2013)– quest’anno raddoppiata anche sulla piazza udinese con la proiezione al Visionario – perinaugurare la settima edizione del Festival con un’opera che non teme di gettare luci sco-mode su questioni su cui si è voluto per anni tacere e che grazie alla quantità di interviste edi documenti inediti si pone come una delle più complete e sconvolgenti requisitorie con-tro l'omertà della chiesa cattolica. La scottante attualità emerge chiaramente se si pensa che negli USA il 23 febbraio il cardi-nal Mahony è stato interrogato sotto giuramento dall’avvocato di un uomo che afferma diessere stato molestato tre decenni fa da un sacerdote messicano in visita nella sua parroc-chia di Montecito Heights, sicuro del silenzio del cardinale. Il tutto mentre un gruppo di cat-tolici americani, i Catholic United, ha lanciato una petizione nazionale tra i fedeli perché que-sto stesso cardinale sia escluso – diversamente da com’è attualmente – dal conclave chedovrà eleggere il prossimo papa. Il regista non nasconde di considerare la gerarchia eccle-siastica dalla base al suo vertice direttamente responsabile delle vite rovinate che mostra in

questo lavoro: quattro coraggiosi uomini che durantel'infanzia furono sottoposti a gravi abusi dal direttoredella scuola che frequentavano, la St. John’s for theDeaf (Istituto per non udenti S. John) di Milwaukee, eche da adulti hanno trovato la forza di denunciare l'ac-caduto. L'inchiesta infatti ha accompagnato il processoe portato alla luce le responsabilità del Vaticano, coin-volgendo i piani alti della Curia Romana fino allo stes-so Joseph Ratzinger, recentemente e inaspettatamentedimesso. Gibney poi si sposta in Europa, collegando il caso irlan-dese del pedofilo seriale padre Tony Walsh, il prete cheimitava Elvis Presley e che adescava i ragazzini ai fune-rali e quello dell’istituto per sordomuti “AntonioProvolo” di Verona, dove le vittime sono state perdecenni proprio i bambini sordomuti. L’autore mostraanche l’universo misterioso dei Legionari di Cristo dipadre Maciel Marcial Degollado, sodale di Angelo

Sodano e inquietantemente vicino a Giovanni Paolo II. Ma non si manca di ricordare comenel 2004 l’allora cardinale Ratzinger chiese ed ottenne di indagare su questa rete di pedofi-lia, diventando di fatto l’uomo più informato al mondo sulla situazione degli abusi su mino-ri all’interno della Chiesa e rendendo obbligatorie e insufficienti le scuse pubbliche che daneo eletto papa Benedetto XVI fu costretto a rilasciare, sulla scorta dello scandalo dellaChiesa di Boston.“Difficile immaginare che Mea Maxima Culpa: Silenzio nella casa di Dio trovi un distributo-re per le sale italiane, e ancor meno che possa essere trasmesso in tv, per quanto non sidebba mai perdere la speranza nel coraggio degli uomini”. Così ha commentato il filmConcita de Gregorio, spiegando anche come un’anteprima simile dimostri l’importanza e lanecessità di un Festival come Le Voci dell’Inchiesta, per Pordenone e per i suoi spettatori.Questo è lo spirito che anche quest’anno anima il Festival e per questo Cinemazero ha volu-to ringraziare il pubblico che con il suo appoggio sempre crescente permette di continua-re ad avere il coraggio di fare sentire queste Voci, premiando chi sottoscriverà l’abbona-mento al Festival entro il 20 marzo con l’ingresso omaggio a questa imperdibile anteprima.Per info consultare il sito www.voci-inchiesta.it, scrivere a [email protected] o chia-mare allo 0434 520404.

Il silenzionella casa di Dio

Prestigiosa anteprima il 20 marzo 2013 de Le voci dell’inchiesta

Le Voci dell’Inchiesta sceglie come

anteprima lo scioccanteMea Maxima culpa:Silenzio nella casa diDio del premio Oscar

Alex Gibney, mercoledì 20 marzo alle20.45 a Cinemazero. E per chi si abbona

al Festival entro quelladata, il biglietto all’anteprima è in omaggio!

Marianita Santarossa A

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Un logo essenziale - una “V” incorniciata da una “T” e da un “7” -,ideato all'epoca dall’artista-performer Pino Pascali, esponente dispicco dell’arte concettuale italiana. E le note sincopate di un branojazz, Intermission Riff di Stan Kenton. Di tutte le sigle della televi-sione italiana è sicuramente tra quelle che sono rimaste maggior-mente impresse nella memoria audiovisiva comune.

Tv7, il glorioso settimanale di approfondimento giornalistico dellaRAI - cui la settima edizione de Le Voci dell'Inchiesta, a Cinemazero dal 10 al 14 aprile, dedi-cherà un ampio e variegato omaggio - iniziò le sue trasmissioni alle 22.10 di domenica 20gennaio 1963. Palestra del miglior giornalismo televisivo nazionale, TV7 poté contare, neglianni, su una schiera di "illuminati" direttori e autorevoli giornalisti-autori, tra cui GiorgioVecchietti, Fabiano Fabiani, Sergio Zavoli, Furio Colombo, Aldo Falivena, Brando Giordani,Emilio Ravel, Andrea Barbato, Nino Criscenti, Roberto Morrione, Fernando Cancedda,Corrado Augias, Angelo Campanella, Gianni Bisiach, Ugo Gregoretti, Emilio Fede, CarloMazzarella.Nato - sul prototipo di RT Rotocalco Televisivo (1962) di Enzo Biagi - come un prolungamentodel Telegiornale, approfittando di una momentanea e irripetibile condizione di autonomia,Tv7 ne ruppe subito gli steccati, orientandosi di fatto su argomenti e modelli di racconto tra-scurati dalle redazioni giornalistiche, troppo conformiste nei confronti del potere, malate dimoderatismo, abituate da sempre a «non evidenziare i contrasti e i problemi, ma piuttosto amostrare il volto buono della cronaca» (Aldo Grasso). Pur restando concentrato sull’attua-lità, il settimanale eliminò la cronaca di costume dai suoi ambiti d'interesse, puntando deci-samente la sua attenzione sui temi più scottanti e concentrandosi sugli aspetti più criticidella politica e della società italiane: denunciò scandali; trattò argomenti complessi e con-troversi come il Vietnam, l’aborto, l’omosessualità, la droga, la protesta universitaria, lasituazione di scuole, ospedali, carceri e manicomi, di cui denunciò lo stato di degrado eabbandono; affrontò problemi urgenti e “scomodi” come la lotta alla disoccupazione, lemorti sul lavoro, l'abusivismo edilizio, la guerra alle mafie, inaugurando un modo di rac-contare i fatti che - come scrisse Barbato - «strideva con il conformismo, la monocultura, lapigrizia civica, l’autoritarismo, la retorica». Quanto più radicata e manifesta si rivelò, negli anni, la prudenziale reticenza dei telegiorna-li, tanto più Tv7 guadagnò in forza comunicativa e capacità di presa sul pubblico. Nel 1971,

prima della sua temporanea sospen-sione, raggiunse ascolti oggi impen-sabili per un programma d'inchiesta,con punte di 12 milioni di spettatori (!)e l'80 per cento di gradimento. Tra ifattori responsabili di un simile suc-cesso popolare va annoverata innanzi-tutto l'innovativa formula giornalisti-ca, che apriva strategicamente allagente e alle piazze, facendosi carico didare voce all’opinione pubblica ("saràla cronaca fatta da chi la vive", scrisseil Radiocorriere annunciando la primapuntata del programma), e liberava,nel racconto di una realtà "colta suifatti", stili personali e soggettivi inedi-ti per la tv dell'epoca; ma anche l'inci-sività argomentativa, la brevità deiservizi (durata media: 15') e, non ulti-ma, la qualità cinematografica delleriprese, opera di cameraman appas-sionati e coraggiosi, vere e proprieleggende nella storia della RAI -Alberto Corbi, Angelo Pieroni, PaoloArisi Rota, Costas Papadopoulos o

Omaggio alla più longeva rubrica televisiva di approfondimento giornalistico

50 volte TV7. Mezzo secolo di giornalismo d'inchiesta

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quel Franco Lazzaretti soprannominato "il dolly umano" per la sua bravura nell'uso dellamacchina a mano - e abilissimi montatori di provenienza cinematografica, come GiuseppeBagdikian e Luciano Benedetti.Numerose e significative furono anche le collaborazioni "esterne" al programma da parte diimportanti firme del giornalismo e della cultura nazionali, per altrettante inchieste d'autore:ricordiamo, per tutte, quelle sull'America del boom realizzate da Arrigo Levi e AlbertoRonchey; i reportage sulla rivoluzione culturale cinese e sulla guerra di indipendenza inBiafra realizzati da Goffredo Parise; i servizi di Piero Angela sulla sanità e la giustizia inSvezia, ma anche una sua intervista con gli astronauti Armstrong, Aldrin e Collins alla vigi-lia del lancio di Apollo 11; il taccuino di viaggio Appunti per un film sull'India (1967-68)"redatto" con la cinepresa da Pier Paolo Pasolini sulle rive del Gange, "una specie di inchie-sta" - la definì - per verificare "un'intuizione poetica" per un film da farsi...Che il passato di Tv7 costituisca un capitolo cruciale della storia della televisione italiana eche il suo operato abbia rappresentato per gli italiani un autentico fenomeno culturale e dicostume è confermato dall'attenzione che gli riservarono settimanalmente le rubriche di cri-tica televisiva delle principali testate nazionali. Scrissero ampiamente e con regolarità di Tv7,tra gli altri, Ugo Buzzolan su La Stampa, Costanzo Costantini su Il Messaggero di Roma,Mino Doletti su Il Tempo, Sergio Saviane su L'Espresso, Giovanni Porzio su Il Corriere dellaSera, Ivano Cipriani su Paese Sera, Dario Natoli e Giovanni Cesareo su l'Unità... Ripercorrendo le loro cronache, accanto alle entusiastiche recensioni dei servizi più efficaciandati in onda, agli elogi per la spregiudicatezza d'analisi del programma, rafforzata dall'e-videnza aggressiva e brutale delle immagini, e a qualche sporadica lamentela per i numeripiù "fiacchi, elusivi, anonimi" - ovvero per quelle occasioni in cui, per dirla con Buzzolan, "lagente s'attendeva reportages scottanti e ilrotocalco andava graziosamente a caccia difarfalle" - si trovano sorprendenti resocontidei numerosissimi "incidenti" di TV7 con ilpotere e dei ripetuti, spesso durissimi, inter-venti di censura cui dovettero soccomberenumerosi servizi e reportage. Si viene a sapere, allora, che nel 1967 unservizio di Furio Colombo sui bombarda-menti americani ad Hanoi (I bambini di BienHoa) provocò le dimissioni del direttore deltelegiornale Fabiano Fabiani; che i risultatidi un’inchiesta del giovane Emilio Fedesulla carne gonfiata con gli estrogeni (Unabistecca col doping, 1968) furono eletti aprove giudiziarie; che nel 1969 furono man-dati al rogo, per ordine di Bernabei, cento-mila metri di pellicola contenenti il girato diun'inchiesta di Giuseppe Fiori sull'"autunnocaldo"; che, nel 1970, il blocco da parte del Consiglio di Amministrazione della RAI di un'in-chiesta di Zavoli sulla riforma del codice di procedura penale (Un codice da rifare) scatenò,per la prima volta nella storia della televisione pubblica, uno sciopero generale dei giornali-sti, che culminò con le dimissioni del presidente dell'azienda Aldo Sandulli; che un serviziosul boss mafioso Genco Russo, ripreso dalla troupe di Tv7 mentre partecipava a una pro-cessione religiosa, fu sequestrato dalla Commissione antimafia e mai più restituito alla RAI... «Dove mettevamo le mani - ricorda Zavoli - nascevano problemi». Nella RAI degli anniSessanta «bastava la collaborazione di qualche collega più spregiudicato per lacerare i velidel conformismo dominante» (Aldo Grasso) e non ci voleva poi molto per diventare “ever-sivi”.Ed è legato al disastro del Vajont (9 ottobre 1963) un clamoroso caso di “eversione” di cuifu protagonista, suo malgrado, un giovane collaboratore di Tv7: Antonello Branca. Nei giorni immediatamente successivi al disastro, il fotografo e filmmaker di origine sarda siera recato nelle valli del Vajont (i paesi di Erto e Casso) e del Piave (la spianata di fango edetriti dove, solo qualche giorno prima, si ergevano Longarone e le sue frazioni) per racco-

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gliere delle testimonianze filmate dalla viva voce dei sopravvissuti. Avvicinati con rispetto ediscrezione, uomini, donne, ragazzi, anziani, uomini di chiesa, amministratori, emigrantiavevano replicato alle sue domande con risposte gentili e pacate, non di rado spezzate dallacommozione o bagnate dalle lacrime, offerte col pudore tipico di chi non è abituato a confi-denze e nel comprensibile imbarazzo di chi si trova per la prima volta davanti a una cine-presa. Dietro alle loro parole semplici, spesso pronunciate in dialetto locale, alle esternazio-ni spontanee, talora quasi scomposte, gli intervistati avevano lasciato trasparire un grovi-glio di sentimenti profondi, di pensieri gravosi e stati d’animo contrastanti: il dolore deldistacco - dal paese, dalla casa, dai propri morti - e la voglia di rimanere, nonostante tutto.Ma anche volontà di interrogarsi subito sulle colpe e le responsabilità del disastro: quelle dichi, pur conoscendone i rischi, non aveva fatto nulla per evitarlo.Compresa fra i servizi di stretta attualità, l’inchiesta di Branca (Quelli di Erto/Quelli di Casso),recapitata alla RAI all'ultimo momento, fu mandata in onda, senza alcun controllo preventi-vo, nella puntata di Tv7 di lunedì 14 ottobre. L’effetto fu dirompente. Si scatenarono imme-diatamente reazioni molto accese da parte di deputati della Democrazia Cristiana ma anchedi alcuni dirigenti RAI, con ripercussioni piuttosto gravi. In men che non si dica molti setti-manali e quotidiani nazionali di opposto orientamento politico si occuparono della vicenda,fomentando uno spietato duello mediatico. Possiamo credere o meno ad un aneddoto aziendale secondo il quale, la mattina successi-va alla messa in onda il caporedattore di Tv7 Claudio Savonuzzi, recatosi sul posto di lavo-ro, trovò la porta del suo ufficio sprangata. Sta però di fatto che l’apprezzato giornalista fuimmediatamente destituito dall’incarico, e a nulla valsero le rimostranze che il presidentedella RAI Pietro Quaroni e il vicepresidente Giorgio Bassani avanzarono in Consiglio diAmministrazione al direttore generale Ettore Bernabei. A chi, in seguito, chiese spiegazionisull’ingiustificata rimozione di Savonuzzi da Tv7 fu risposto pressappoco: “È statoSavonuzzi a chiedere di andarsene, perché voleva cambiare lavoro”. Antonello Branca, dalcanto suo, si vide revocare il contratto di collaborazione con Tv7 e fu allontanato dalla RAI.Andò a Londra, dove avviò un’attività come cineasta indipendente.Come spiegare un simile ostracismo? È presto detto: in un momento in cui le principalitestate giornalistiche italiane e alcune penne illustri (Indro Montanelli, Giorgio Bocca, maanche il bellunese Dino Buzzati) facevano a gara per avvalorare, in merito al disastro delVajont, la tesi della catastrofe naturale («natura crudele», «un sasso caduto in un bicchiere…tutto qui», «sciagura pulita, ineluttabile», «disastro imprevedibile», «per cause naturali», «lamontagna ha tradito, la diga ha resistito»), cercando di sminuire le eventuali colpe per l’ac-caduto da parte della S.A.D.E. e le responsabilità di alcuni organi dello Stato, non si potevaperdonare ad un giovane cineasta (che amici e colleghi ricordano come un uomo curioso,sensibile, animato da una forte passione civile, un professionista serio che «voleva capire eguardava per capire» e spesso poi «soffriva per ciò che vedeva») di aver dato la parola aisuperstiti, a coloro che in quel disastro avevano perso i famigliari e ogni altra cosa. E, fattoancor più grave, non si poteva accettare che la televisione pubblica ne avesse amplificato levoci, facendo sì che i telespettatori di tutta l’Italia ascoltassero le accuse delle genti delVajont, che avevano additato i colpevoli (pur senza mai nominarli) e invocato giustizia.

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FILMFORUM 2013Udine/Gorizia, dal 12 al 21 marzo 2013FilmForum è un festival internazionale dedicato alla cultura cinematografica e alle artivisive contemporanee che intende intercettare e sviluppare gli ambiti artistici e di ricer-ca più vivaci e innovativi. Si svolge a Udine e Gorizia e propone un programma di con-ferenze, incontri, workshop e proiezioni. Ospita inoltre il Premio Limina per libri sul cine-ma italiani e internazionali. Info: filmforumfestival.it

TINA MODOTTI, FOTOGRAFA Roma, AuditoriumArte; dal 14 marzo al 7 aprile 2013 Inaugura giovedì 14 marzo la mostra "Tina Modotti, Fotografa" prodotta da Cinemazeroe presentata dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Contrasto pressol’AuditoriumArte dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Sessanta immagini, tra lepiù importanti ed evocative del percorso umano, politico e artistico di Tina Modotti. Inparticolare, brillano all'interno della mostra i capolavori scattati durante gli anni messi-cani, periodo maggiormente fecondo e appassionato dell'attività della Modotti. Lamostra ricostruisce in maniera il più possibile documentata la sua straordinaria vicendaartistica come la sua non comune vicenda umana che la rese protagonista in quegli anniin Messico, Russia, Spagna, Germania. Info: www.auditorium.com

ACTION #10 Pordenone, Cinemazero – marzo e aprile 2013 Il Coro Anni Dieci è nato nel 2011 sotto la direzione artistica di DavideToffolo dal Laboratorio urbano di nuova musica popolare negli anni dieci.

Nei mesi di marzo e aprile torna a Cinemazero, dopo la performance perFilmMakers al Chiostro nell'estate 2012 a Piancavallo, per invadere, questa volta

virtualmente, la platea del cinema grazie a un progetto di videoinstallazioni svi-luppato all'interno della rassegna Nord Est: Cantieri di Arte Pubblica curata dal

Comune di Pordenone e dal Comune di Belluno. Info: www.cantieriartepubblica.it

DEDICA 2013 A JAVIER CERCAS Pordenone, dal 9 al 23 marzo 2013La 19.a edizione del festival avrà come protagonista Javier Cercas, lo scrittore e saggistaspagnolo consacrato come uno dei più importanti romanzieri europei di oggi. “La scrit-tura come ricerca di verità” sarà il filo conduttore dei dieci appuntamenti nei quali è decli-nato il festival. Nell’arco di due settimane offrirà al pubblico la possibilità di approfondi-re la conoscenza di Cercas e del suo mondo attraverso proposte che mettono in campovari linguaggi ed espressioni artistiche diverse nel segno di un percorso organico diriflessione sull’opera e sul pensiero del dedicatario. Cornice degli eventi in calendariosaranno il Teatro Verdi, il Convento di San Francesco, il Municipio e PArCO - Spazi espo-sitivi di via Bertossi. Info: www.dedicafestival.it

SAN VITO JAZZ 2013 San Vito al Tagliamento, Teatro Sociale Arrigoni 2 - 9 - 16 marzo 2013 La scrittura per organici ampi è una tra le più interessanti tendenze con-temporanee del mondo del jazz, un desiderio di misurarsi con le forme lun-ghe incrociando scrittura, arrangiamento e improvvisazione. Indagandoproprio in questa direzione San Vito Jazz 2013 si aprirà (sabato 2 marzo) conun nuovo lavoro di Massimo De Mattia e Bruno Cesselli insieme ad unaorchestra riunita appositamente per questo progetto. Il secondo appunta-mento (sabato 9 marzo) sarà un tributo al centenario della nascita di GorniKramer. Lo ricorderanno il Trio di Daniele D’Agaro, Mauro Ottolini eVincenzo Castrini. Gran finale (sabato 16 marzo) con il cornettista di Chicago RobMazurek, che si unirà alla formazione capitanata dal batterista Enzo Carpentieri per unconcerto di grande energia e creatività. Info: www.comune.san-vito-al-tagliamento.pn.it

DUILIO COROMPAI (KOROMPAŸ) 1876/1952. LA FRAGRANZA DEL COLOREPordenone, Palazzo Cossetti; fino al 29 marzo 2013"Segni da un territorio" vede quest'anno FriulAdria affiancata dall'Amministrazione pro-vinciale di Pordenone per restituire a nuova luce la figura e l'opera di Duilio Corompai.Un pittore appartenente a quella schiera di petits maîtres che punteggia il panorama arti-stico friulano e veneto a cavallo tra XIX e XX secolo. L'intento è di far emergere, da unlato, l'attività nota e meno nota dell'artista; dall'altro, proporre degli itinerari alla scoper-ta dei luoghi in cui Corompai operò. Nella stessa direzione vanno anche i "percorsi mul-timediali" sull'opera e la figura dell'artista che prevede nuove e più moderne modalità difruizione dell'opera d'arte. Info: www.corompai.it

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“UNA CONQUISTA DELL'INDIPENDENZA DAL GIUDIZIO ALTRUI”

LA BICICLETTA VERDE DI HAIFAA AL-MANSOUR La bicicletta verde del titolo anche in questo caso è simbolo di emancipazionee libertà, l'oggetto che rappresenta una possibile salvezza al sistema al qualealtrimenti anche Wadjda sarebbe condannata, come la madre e come le com-pagne, un sistema fatto di oppressione mentale e personale da parte degliuomini e di gran parte delle altre donne. La conquista dell'oggetto però nonpassa per l'esplorazione del paesaggio cittadino quanto per un percorso dipurificazione e abnegazione, Wadjda diventa così indipendente e libera nonper il fatto di andare in bici ma grazie al percorso con il quale arriva a poterlacomprare, talmente audace da influire anche sul tradizionalismo subito dallamadre. Una rivoluzione gentile compiuta involontariamente dal solo atto dicercare dei soldi da sola, ottemperando alle regole imposte (la gara di Corano)per scardinarle da dentro. Haifaa Al-Mansour è la prima vera regista donna diun paese che non ha sale cinematografiche e in cui il cinema si fruisce solodomesticamente; è dunque in sè una figura rivoluzionaria che si oppone airuoli cui le donne sono relegate e tale posizione è evidente nella maniera in cuiscrive i suoi personaggi. Regista audace, con i suoi cortometraggi e docu-mentari ha dimostrato una certa capacità, oltreché il coraggio a trattare argo-menti delicati come la tolleranza, il ruolo della donna, il fondamentalismo e irischi dell’ortodossia. Non solo la protagonista Wadjda ma anche le compagnepiù adolescenti e più irrequiete, benchè comprimarie, sono accarezzate contono lieve dalla macchina da presa, scrutate nell'innocenza di gesti minuscoliche portano a condanne spropositate. Grande protagonista del film è la donnain senso generale. Gli uomini sono marginali, visti perlopiù da lontano, quasiinerti e incapaci del leggiadro vivere della femmina. Il pregio maggiore di Labicicletta verde è così il saper guardare la realtà e metterla in scena trovandoin ogni dettaglio un elemento di oppressione o di ipocrita incongruenza (i tac-chi della maestra). Portatore dei più nobili intenti e dei più aulici modelli, il filmtocca intellettualmente e sentimentalmente. Per i temi trattati e il modo di par-lare della condizione della donna il film è stato patrocinato da Amnesty Italia.

UN’OPERA PREZIOSA SULLA PREDISPOSIZIONE A SOGNARE IN UN MONDO MIGLIORE

ANIJA - LA NAVE DI ROLAND SEJKO Attraverso la voce dei protagonisti di quei viaggi straordinari (fatti sulle navimercantili Lirija, Vlora, Legend, Tirana, Apollonia, sulla draga portuale Kallmi,sul traghetto Appia e su un motosilurante), il documentario racconta gli ante-fatti socio-politici che hanno deviato il naturale corso della vita di quei giovanialbanesi: l'assenza totale di libertà d'espressione, la disparità di genere, leaccuse infondate di tradimento politico (e la condanna a morte) o la costrittivadevozione ad Hoxha, personaggio di spicco della politica del paese per oltrequarant'anni. Un popolo giovane ma senza più desideri, destinato a subire e areprimere la propria libertà di scelta (anche i matrimoni erano spesso combi-nati): un'intera generazione destinata a diventare "un'ombra di se stessa".Anija - La nave si focalizza sui volti e sulle parole degli intervistati che hannovissuto in prima persona quella esperienza così rivoluzionaria. Spezzoni ditelegiornale, fotografie e video di repertorio rendono ancora più tangibile lacommistione di profonda tragedia umana e, allo stesso tempo, travolgenteattaccamento alla vita, che è stato - e continua ad essere - la grande emigra-zione albanese. Oltre a riportare l'attenzione su un fatto accaduto vent'anni fa,ormai un po' dimenticato (ad eccezione del prezioso docu-film La nave dolcedi Daniele Vicari focalizzato soprattutto sullo sbarco della nave Vlora), si inve-ste dell'incarico di riflettere sulle conseguenze di una politica oppressiva perfar emergere, con più evidenza, la predisposizione dell'uomo a sognare in unmondo migliore anche se lontano, al di là del mare e, in questo caso, sponso-rizzato dai canali televisivi. Una storia travolgente, raccontata da voci chehanno vissuto in prima persona quella traversata. Uno spunto per aiutarci ariflettere su individui che si sono trovati a fare una scelta di grande coraggio,un'occasione per mettere da parte la nostra curiosità sulla loro integrazioneraggiunta o meno, ma vederli solo come persone che finalmente oggi vivonocome fanno gli altri.

LE ORIGINI DEL MAGO PIÙ AMATO DELLA SETTIMA ARTE

IL GRANDE E POTENTE OZ DI SAM RAIMISam Raimi dirige il prequel del Mago di Oz (1939) di Victor Fleming, che rac-

(Titolo originale Wadjda.) diHaifaa Al-Mansour. ConReem Abdullah, WaadMohammed, AbdullrahmanAlgohani, Ahd Kame, SultanAl Assaf. Or.: Arabia Saudita,Germania 2012. - Academy2Dur.: 100’

di Roland Sejko. Con IvoCalebotta, Eneida del Prete,Eva Karafili, Avni Delvina,Ardian Elezi. Or.: Italia 2012. -Cinecittà Luce Dur.: 80’

(Titolo originale Oz: TheGreat and Powerful) di SamRaimi. Con Mila Kunis,James Franco, Rachel Weisz,Michelle Williams. Or.: USA2013.Dur.: 130’

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i film del mese

conta come il celebre e amato mago, creato da L. Frank Baum, sia arrivato nelmondo di Oz. Questo prequel è una versione più dark dei libri scritti da Baumsull'universo di Oz. Quando Oscar Diggs, un piccolo mago circense dall'etica dubbia, viene sca-gliato dal polveroso Kansas al vivace regno di Oz, crede di aver vinto alla lot-teria. Fortuna e gloria sembrano essere a portata di mano, finché non incontratre streghe, Theodora, Evanora e Glinda, non così convinte che sia lui il gran-de mago che tutti stavano aspettando. Costretto contro la sua volontà adaffrontare i problemi epici del regno di Oz e dei suoi abitanti, Oscar deve capi-re chi sono i buoni e chi i cattivi, prima che sia troppo tardi. Mettendo a dispo-sizione la sua arte attraverso l'illusionismo, l'ingegnosità e anche un po' dimagia, Oscar diventa non solo il grande e potente mago, ma anche un uomomigliore.Il grande e potente Oz uscirà nelle sale italiane il 7 marzo 2013, mentre negliStati Uniti esordirà il giorno dopo. Film attesissimo non solo per la sua storia,ma anche per il corposo cast: è interpretato dal candidato all’Oscar JamesFranco, il premio Oscar Rachel Weisz, la candidata Oscar Michelle Williams eMila Kunis.La Disney ha annunciato che Mariah Carey, la superstar vincitrice di numerosiGrammy Award, ha inciso la canzone “Almost Home” per il film; “Il messag-gio del brano ‘Almost Home’ è molto attinente al film”,- spiega Mariah Careya proposito della canzone che ha contribuito a scrivere e a produrre. “È unacanzone gioiosa, che trasmette sensazioni di benessere, come l’importanzadella propria casa e delle persone che amiamo”.

UNA FILM CHE REALIZZA IN PIENO L'ARDITO EQUILIBRIO TRA DRAMMA E COMMEDIA

IL LATO POSITIVOSILVER LININGS PLAYBOOKDI DAVID O. RUSSELLIl bilanciamento di dramma e commedia è ormai la norma, difficilmente si tro-vano rappresentanti puri di una delle categorie, e il cinema in questo non faaltro che avvicinarsi ulteriormente alla vita (anche se poi, su entrambi i fronti,è tutta questione di punto di vista). Ciononostante, il quid del film di O. Russell,ciò che lo eleva è proprio in questo equilibrio, più riuscito e ardito del solito,perché operato su una materia scivolosa, fatta invece di squilibri, di ricadute econtinue ridefinizioni degli obiettivi e delle aspettative. Al di là del dato bio-grafico del regista, ex caratterino indomabile, che può essersi mescolato omeno al romanzo di Quick che ha anticipato e suggerito il film, la scommessavincente di O. Russell - la cui regia in senso tecnico ha senza subbio qualcosada insegnare sullo spazio cinematografico- è quella di restringere il campo adun metaforico tratto di strada. Si consuma infatti tutta qui, tra l'abitazione deiSolitano, il garage di Tiffany e l'agognata e proibita meta rappresentata dallacasa di Nikki, la preparazione alla vita di Pat: una preparazione atletica ad unavita "ballerina". Ispirato all'omonimo romanzo di Matthew Quick, che ricalcaabbastanza fedelmente, ha avuto ottime recensioni in patria nonché 8 candi-dature agli Oscar. Fra queste, la nomination per il miglior attore protagonista,andata a quel Bradley Cooper che da Una notte da Leoni a The Words, pas-sando per Limitless, è diventato presenza abbastanza costante e particolar-mente gradita del cinema hollywoodiano. .

SIENNA MILLER STAR DI JUST LIKE A WOMAN

JUST LIKE A WOMANDI RACHID BOUCHAREBNello stesso giorno, Marilyn perde il lavoro e la fiducia nell'amore, scoprendoche il marito, che mantiene e sopporta, la tradisce con un'altra. Decide alloradi salire in macchina e viaggiare da Chicago al New Mexico, dove un provinoper danzatrici del ventre potrebbe cambiarla la vita. Contemporaneamente,Mona, una giovane araba che subisce da anni gli insulti della suocera perchénon riesce a fare figli, a causa di un grave incidente domestico, si fa prenderedalla paura e scappa di casa. Le due donne si ritrovano così a viaggiare insie-me, sperimentando la sensazione di libertà ma anche la violenza razzista.Sienna Miller e l'iraniana Golshifteh Farahani formano sullo schermo una cop-pia più credibile di tanti nodi della sceneggiatura. L'intento di farne due voltidella stessa figura femminile, moderna eppure vittima di imperdonabili residuidi arcaici pregiudizi, quasi fossero il positivo e il negativo di una stessa pelli-cola fotografica, è piuttosto evidente ma, più che le caratteristiche socialiimposte ai personaggi è l'alchimia tra le due attrici a funzionare a dovere. Lostrumento della danza del ventre, praticata con la stessa abilità (anche se nonforse con lo stesso spirito) da Marilyn e Mona, è metafora fin troppo esplicitadi un comune bisogno di esprimere la propria femminilità, vitalità e sensualità,ma è anche un espediente per dar risalto, senza volgarità, ai corpi perfetti delle

di David O. Russell. ConBradley Cooper, Robert DeNiro, Jennifer Lawrence,Jacki Weaver, Chris Tucker.Or.: USA, 2012. Durata 117’

di Rachid Bouchareb. ConSienna Miller, GolshiftehFarahani, Bahar Soomekh,Tim Guinee, Roschdy Zem.Or.: Gran Bretagna, USA,Francia 2012. Dur.: 106’

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due attrici, per quanto non esattamente "formosi" come la cultura araba sole-va anticamente preferire.

IL RITORNO ALLA COMMEDIA ANNI OTTANTA PER PEDRO ALMODÓVAR

GLI AMANTI PASSEGGERIDI PEDRO ALMODÓVARPedro Almodóvar torna alla commedia, genere che lo ha condotto al successonegli anni Ottanta. A bordo di un aereo che da Madrid porta a Città delMessico, un gruppo variegato di persone si ritrova ad affrontare una situazio-ne imprevista di pericolo. Le loro reazioni sono le più disparate e, nel tentati-vo di tenere a bada angosce e paure, si confessano agli sconosciuti con cui sie-dono. Il cineasta ha puntato sui volti di tre giovani divi del cinema spagnolo,amatissimi in patria: Hugo Silva, Miguel Ángel Silvestre e Blanca Suárez. Aloro Almodóvar ha deciso di offre l'opportunità della consacrazione interna-zionale. Ma non mancano neppure le star che il regista ha lanciato in passato.Infatti, Penélope Cruz e Antonio Banderas sono presenti in un cammeo, al fian-co di Paz Vega. Ecco cosa ha dichiarato il regista spagnolo in seguito alla primaproiezione ristretta del film: "E' gia finito. Lo abbiamo visto, gli attori JavierCámara, Raul Arévalo, Guillermo Toledo, Hugo Silva, Miguel Ángel Silvestre,Carlos Areces, Blanca Suárez, Lola Dueñas e io. Prima di iniziare la proiezionemi hanno confessato che erano molto nervosi, con una voglia matta di vedereil film, ma allo stesso tempo erano molto tesi. Lo sguardo di tutti loro all’iniziodella proiezione è come quello di chi si è appena svegliato da un lungo sognoe assiste alla proiezione dello stesso. Perché esistono delle strane regole delgioco che fanno si che quel sogno non gli appartiene per intero, che c’è unsignore/a che durante un lungo periodo si è occupato di manipolarlo (narrareè manipolare, nella migliore delle accezioni), editarlo, eliminare parti, colorar-lo, mettergli musica e che alla fine, ieri, gliel’ha mostrato...".

UNA GIOVANE DONNA ALLA RICERCA DI SE STESSA

UN GIORNO DEVI ANDAREDI GIORGIO DIRITTIAugusta, una giovane donna italiana di poco più di trent'anni, giunge inAmazzonia per reagire ad alcune vicende personali particolarmente dolorose.Affianca una suora amica della madre nel lavoro con le comunità indigene del-l'alto rio Andirà, ma poi se ne distacca, nel desiderio di un'esperienza cherisponda in modo semplice al suo bisogno di ritrovare un senso nella vita. Suuna piccola barca e nell'immensità della natura amazzonica, inizia un viaggiotra i villaggi indios. Dalle favelas di Manaus fino all'isolamento nella foresta,Augusta affronta l'avventura della ricerca di se stessa. Dal contatto totale conla natura selvaggia della Foresta Amazzonica e dall'incontro con le piccolecomunità indios che vivono sulle rive del fiume, Augusta cercherà una ricon-ciliazione con se stessa, con il mondo e con Dio. Prodotto da Lionello Cerri,Giorgio Diritti, Simone Bachini in collaborazione con Valerio De Paolis, Ungiorno devi andare è una coproduzione Italia – Francia (Aranciafilm Lumiere &CO. Groupe Deux in collaborazione con Wild Bunch, Rai Cinema in associa-zione con BNL – Gruppo BNP PARIBAS). Uscirà in sala il prossimo 28 marzo.Le musiche del film sono state composte, arrangiate e orchestrate da MarcoBiscarini e Daniele Furlati, e Biscarini ha anche registrato e mixato il tutto pres-so lo Studio Modulab di Casalecchio di Reno (Edizioni musicali Visionaria).

POESIA SACRA E RADICATA NELLA VOCE DELLA NATURA, ALLA MANIERA DI PASOLINI E BRESSON

SU RE DI GIOVANNI COLUMBU Il Cristo di Su Re assume su di sé la 'bruttezza' degli infidi ceffi dei quadri fiam-minghi, che lo trafiggono con le loro lance, e l'abulia dei non attori, che il regi-sta ha derivato da centri di salute mentale, perché riveli l'assoluta bontà deldivino. Pieno di grazia sgraziata, Gesù secondo Columbu non si incarna nellaparola ma nella visione e nei suoni di quella visione. Costruito intorno aiVangeli di Giovanni, Matteo, Luca e Marco Su Re è fortemente radicato nellavoce della natura, che non si spiega e che lascia alla profondità delle proprieemozioni, scoprendo la nostra umanità complessa, la dissonanza, il nostroessere poveri cristi in cammino. Su Re è poesia sacra che risuona in noi, com-parandoci alla bellezza che salverà il mondo. Nella rimediazione cinematogra-fica di Columbu si rinnova il martirio con un pudore inverso alla spettacola-rizzazione di Mel Gibson, lasciando fuori campo e sottratto alla vista dello spet-tatore l'aberrazione bestiale delle belve divoranti. A noi che guardiamo morireun uomo nello sguardo ottuso dei convenuti alla crocifissione, non resta cheascoltare la crudezza di un chiodo che trafigge la carne. Uno schianto che feri-sce le orecchie, chiude gli occhi, inchioda il respiro.

i film del mese

di Giorgio Diritti. ConJasmine Trinca, Anne Alvaro,Pia Engleberth, AmandaFonseca Galvao. Or.: Italia,Francia, 2013. Durata 109’

di Giovanni Columbu. ConFiorenzo Mattu, PietrinaMenneas, Tonino Murgia,Paolo Pillonca, AntonioForma. Or.: Italia, 2012.Durata 80’

(Titolo originale Los amantespasajeros) di PedroAlmodóvar. Con PenelopeCruz, Antonio Banderas,Cecilia Roth, Paz Vega, LolaDueñas. Or.: Spagna 2013.Dur.: 118’

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La scuoLa aL cinemaEVENTO SPECIALE 8 MARZO: UNA BICILETTA VERDE PER FUGGIRE VERSO LA LIBERTÀ.Incontro con Mersedeh Ghaedi (attivista iraniana) e Cristina Annunziata (sociofondatore e vicepresidente di Iran Human Rights Onlus Italia ).

VENERDÌ 8 MARZO 2013, ORE 9.00 TEATRO ZANCANARO, SACILESABATO 9 MARZO 2013 ORE 9.00 CINEMAZERO (PORDENONE). SALAGRANDELA BICICLETTA VERDE di Haifaa Al-Mansour durata 100’ drammatico 2012Incontro con Mersedeh Ghaedi (attivista iraniana) e CristinaAnnunziata (socio fondatore e vicepresidente di Iran HumanRights Onlus Italia ).L'8 marzo di ogni anno ricorre la giornata internazionale della donna per ricordare sia leconquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sonoancora fatte oggetto in molte parti del mondo, per questo Venerdì 8 marzo 2013 alle ore 9.00, TeatroZanacanaro di Sacile e Sabato 9 marzo 2013 ore 9.00 presso l'Aula Magna di CInemazero si terrà la proiezio-ne del film La bicicletta verde a cui seguirà un dibattito per dar voce alla lotta delle donne iraniane per la con-quista dei diritti civili. In questo senso nessun film poteva essere più esemplificativo de La bicicletta verde diHaifaa Al-Mansour prima vera regista donna di un paese che non ha sale cinematografiche e in cui il cinemasi fruisce solo domesticamente, dunque in sè una figura rivoluzionaria che si oppone ai ruoli cui le donne sonorelegate. Arabia Saudita, in una scuola rigorosamente solo femminile Wadjda lotta per non soffocare i propridesideri di libertà. In particolare uno di questi riguarda l'acquisto di una bicicletta verde, con la quale potràessere alla pari del bambino con cui gioca dopo la scuola. La sua famiglia non può permettersela e di certonon vuole che si faccia vedere su un oggetto tradizionalmente riservato agli uomini, così Wadjda comincia acercare i soldi per conto proprio rendendosi conto ben presto che quasi tutti i metodi per farlo le sono proibi-ti. L'unica è partecipare ad una gara di Corano della scuola (lei che non eccelle nelle materie religiose), il cuiprimo premio è in denaro. La bicicletta verde del titolo anche in questo caso è simbolo di emancipazione elibertà, l'oggetto che rappresenta una possibile salvezza al sistema al quale altrimenti anche Wadjda sarebbecondannata, come la madre e come le compagne, un sistema fatto di oppressione mentale e personale daparte degli uomini e di gran parte delle altre donne.

L'evento è organizzato in collaborazione con l'Associazione Nedadaye l'AssociazioneAruotalibera. Ingresso € 3,00 - Per info e prenotazioni: 0434.520945

LUNEDÌ 25 MARZO 2013, ORE 9.00 TEATRO ZANCANARO, SACILEMARTEDÌ 26 MARZO 2013 ORE 9.00 CINEMAZERO (PORDENONE). SALAGRANDELINCOLN di Steven Spielberg, durata 150 minuti, Biografico 2012Come un dagherrotipo, che richiede un certo tempo di esposizione, Lincoln abbisogna di tutta la sua durataper restituire un ritratto integro, che, prima che di un uomo, è soprattutto il ritratto di una visione politica. Unavisione che combina idealismo e realpolitik, illuminando due fattori fondamentali: da un lato, la statura ecce-zionale dell'essere umano (che in termini cinematografici si traduce nella scelta di un attore come Daniel Day-Lewis), dall'altro la capacità di guardare al di là delle convenienze (è suo figlio forse diverso dagli altri figli, chesta sacrificando sul campo come mosche?) e di usare quasi ogni mezzo, se il fine è di natura superiore. Nonsi può, perciò, pensare che il film di Spielberg non parli, oltre che del passato, anche al presente e al futuro.

Ingresso € 3,00 - Per info e prenotazioni: 0434.520945

FANS CLUBPORDENONE

TOTÒ

TOTÒ FUORILEGGE (?)

I tre ladri regia di Lionello De Felice - 1954 - dur. 95’

Venerdì 29 marzo 2013 - ore 19.30Saletta Incontri San Francesco - Piazza della Motta, PN

con il patrocinio del Comune di Pordenone INGRESSO LIBERO

Dopo il film i totofili si incontreranno per una pizza alla Pizzeria Peperino di Viale Martelli a Pordenone

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