CinemazeroNotizie Gennaio 2016

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mensile di cultura cinematografica 1,00 2016 numero 1 anno XXXVI 2016 senza un attimo di tregua Ancora un anno a tutto cinema Titoli di coda sul 2015: un anno da ricordare Si chiude un’annata ricca di cambiamenti importanti Con Mario...on the road Un ritratto del grande fotografo scomparso a 87 anni L’anno buono del cinema d’essai In arrivo una ricca proposta di film d’autore Doppio sguardo per celebrare la Memoria Un ciclo di appuntamenti per la Giornata della Memoria Le contraddizioni della società all’IDFA Il festival di Amsterdam conferma la forza del documentario Memorie di un esperto di film Ovvero come la Tv mi ha spinto al cinema Nessuno siamo perfetti, ritratto di Tiziano Sclavi Il 13 gennaio Giancarlo Soldi incontra il pubblico di Cinemazero Gennaio 16 spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

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mensile di cultura cinematografica 2016 numero 1 anno XXXVI

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2016 senza un attimo di treguaAncora un anno a tutto cinema

Titoli di coda sul 2015: un anno da ricordareSi chiude un’annata ricca di cambiamenti importanti

Con Mario...on the roadUn ritratto del grande fotografo scomparso a 87 anni

L’anno buono del cinema d’essaiIn arrivo una ricca proposta di film d’autore

Doppio sguardo per celebrare la MemoriaUn ciclo di appuntamenti per la Giornata della Memoria

Le contraddizioni della società all’IDFAIl festival di Amsterdam conferma la forza del documentario

Memorie di un esperto di film Ovvero come la Tv mi ha spinto al cinema

Nessuno siamo perfetti, ritratto di Tiziano SclaviIl 13 gennaio Giancarlo Soldi incontra il pubblico di Cinemazero

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spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45%contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

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Il 49mo rapporto del Censis ha fotografato un’Italia in “letargoesistenziale collettivo“, un paese dove sembra prevalere il “gior-no per giorno” abbinato a una “pericolosa povertà di progetta-zione per il futuro, di disegni programmatici di medio periodo”. Come al solito, l’interesse particolare, il soggettivismo, l’egoismoindividuale non maturano valori collettivi o unità di interessi.A tutto ciò, inoltre, corrisponde un’antica, profonda, strutturaledebolezza antropologica, dove i soggetti restano inermi. Sempresecondo il Censis però nel 2015, per la prima volta dopo anni, laquota di famiglie che hanno aumentato la capacità di spesa èsuperiore a quella delle famiglie che l’hanno ridotta (25% contro21%). Mentre sfiora il 20% il totale delle famiglie che non riesco-no a coprire le spese con il proprio reddito. Se la televisione con-tinua a catturare una quota di telespettatori pari al 96,7% dellapopolazione, aumenta progressivamente l’attenzione verso inuovi supporti: web tv, mobile tv, tv satellitari, smart tv connes-se alla rete. Internet, infatti, raggiunge una penetrazione del70,9% della popolazione italiana. Gli smartphone, stando alCensis, sono impiegati regolarmente da oltre la metà degli italia-ni (il 52,8%), mentre i tablet sono diventati di uso comune per unitaliano su quattro (26,6%). Non da meno i social network, conFacebook in testa, frequentato dal 50,3% dell’intera popolazionee addirittura dal 77,4% dei giovani under 30. Complessivamenteperò siamo in un “letargo esistenziale collettivo“ dove il ciclo perla carta stampata è negativo con un meno 11,4%, Negativo,anche se in misura molto minore, l’andamento della lettura deilibri (meno 0,7%): ovvero gli italiani che ne hanno letto almenouno nell’ultimo anno sono solo il 51,4% del totale. Ma, anche seil paese è in letargo, Cinemazero continua imperterrito la sua atti-vità di centro di cultura cinematografica, riservando anche al2016 dodici mesi ricchi di novità, cambiamenti e gradevoli sor-prese. Per ragioni di spazio siamo costretti semplicemente adelencare una parte di quanto bolle in pentola iniziando con labuona novella che prevede la ripresa, dopo la breve sosta nel2015, del festival Le voci dell’inchiesta tanto apprezzato dal pub-blico della destra tagliamento. Sul fronte degli autori, oltre aiconsueti incontri con i registi in occasione della presentazionedel loro ultimo film, il 2016 vedrà un esaustivo omaggio a AgnèsVarda, regista, sceneggiatrice e fotografa francese ma belga dinascita, pioniera e rappresentante della Nouvelle Vague, premia-ta con un Leone d’Oro a Venezia che è stata definita dalla critica"la prima regista femminista". Il 2016 porterà anche ad un cam-biamento della veste grafica ed un ampliamento dei contenutidel nostro sito web www.cinemazero.org, con un’app persmatphone, con una versione online di CinemazeroNotizie piùampia e con una serie di link utili per gli approfondimenti, finoalla possibilità di acquistare finalmente on line il biglietto cheavrà anche il posto numerato. Non servirà, quindi, più venire alcinema mezz’ora prima dello spettacolo o accalcarsi all’ingressodella sala per occupare il posto più gradito. Tutto questo saràsuperato con l’acquisto online del biglietto. Nel 2016 verrà anchecostantemente selezionata, monitorata e aggiornata la program-mazione e l’offerta sempre più numerosa dei contenuti digitali.Sull’Aula Magna Centro Studi e sui lavori per la realizzazione del-l’attesa quarta sala, dovrà vedersela chi vincerà il bando per ilrinnovo della convenzione per la concessione della struttura conl’Amministrazione comunale. Chi vivrà, vedrà! Ovviamente!!

In copertina Giuseppe Tornatore eOlga Kurylenko, regista e interpretedell’attesissimo La corrispondenzada gennaio sugli schermi diCinemazero

cinemazeronotiziemensile di informazione cinematograficaGennaio 2016, n. 1anno XXXVI

Direttore Responsabile Andrea CrozzoliComitato di redazione Piero ColussiRiccardo Costantini Marco FortunatoSabatino LandiTommaso LessioSilvia MorasMaurizio SolidoroCollaboratori Lorenzo CodelliLuciano De GiustiManuela MoranaElisabetta PierettoSegretaria di redazioneElena d’IncaDirezione, redazione, amministrazioneVia Mazzini, 233170 Pordenone,Tel. 0434.520404Fax 0434.522603Cassa: 0434-520527e-mail: [email protected]//www.cinemazero.itProgetto graficoPatrizio A. De Mattio[DM+B&Associati] - PnComposizione e FotolitiCinemazero - PnPellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in PianoAbbonamenti Italia E. 10,00Estero E. 14,00Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981Questo periodico è iscritto alla:

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Ancora un anno a tutto cinema

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iChi si ferma è perdutoPer Cinemazero il 2015 è stato un anno importante. Difficile trovare un'ordine e una gerar-

chia fra le molte cose successe, che sono state per varia natura gli ingredienti di un'annatadensissima e piena di cambiamenti. Trovando complicato scegliere fra gli oltre 150 eventispeciali realizzati, considerando sempre come il cinema di città di Pordenone sia aperto pra-ticamente tutti i giorni dell'anno, diamo privilegio al cambio di sede che ha portato anchegli Uffici di Cinemazero - dopo una lunga permanenza in quel di Piazza della Motta, alConvento di San Francesco - a palazzo Badini. Insieme all'attigua Mediateca si è così com-

pletato non solo un faticoso trasloco, ma una piùcomplessa operazione di riorganizzazione delfunzionamento della struttura di Cinemazero.Cruciale il posizionamento dell'archivio audio efotografico (negativi e file digitali) proprio neilocali fra uffici e Mediateca, che garantisce egarantirà un travaso naturale fra i patrimoni e laloro valorizzazione. Infatti, in un 2015 ricco dianniversari, a essere protagonista a livello italia-no e internazionale è stato il patrimonio pasoli-niano, che nel quarantennale della morte del-l'autore ha visto Cinemazero pubblicare due

volumi chiave per la bibliografia relativa (Accattone e le Conversazioni con GideonBachmann), prestare foto a istituzioni di mezza Europa (da Amburgo a Parigi, passando perSan Sebastian...), girare i cinema di tutta Italia con i materiali su Salò, realizzare una mostradi sorprendente successo come "Inafferrabile: lo sguardo di Pasolini" o un'istallazione sono-ra come PPP Piano Pianissimo di Michele Spanghero e molto altro ancora... E sempre nell'ambito degli anniversari - il centenario della nascita di Orson Welles - s'iscri-ve un altro momento chiave non solo dell'annata ma della storia di Cinemazero, cioé l'e-vento inaugurale della Mostra del Cinema di Venezia 2015 con un tutto esaurito da 1400persone per il complesso restauro de Il mercante di Venezia, film ritrovato e ricomposto daCinemazero stesso, coinvolgendo laboratori tedeschi, italiani, olandesi, ma soprattuttomaestranze ed eccellenze locali. Un film che ora vive e viene proiettato in tutto il mondo, daNew York (MoMA) a Tokyo, da Torino a Lisbona, ottenendo ottimi riscontri critici per lacoraggiosa ricostruzione. Iniziative pasoliniane e wellesiane che hanno portato una parte diPordenone in giro per il pianeta. Contando sulla lunga esperienza professionale Cinemazeroha anche affrontato la sfida di gestire un nuovo cinema come quello di Lignano Sabbiadoro,che - con gli amici del CEC di Udine - ha portato in sala dopo anni di "digiuno" migliaia dispettatori nella località balneare. Sempre con Udine, ma questa con la "casacca" condivisadella Tucker Film, in sala sono arrivati diversi capolavori di Ozu - regista giapponese di culto- praticamente mai visti in Italia, con un sorprendente successo di pubblico in tutta la nazio-ne. Sul fronte locale non si può non ricordare i numeri più che raddoppiati della Mediateca,capace di prestare 200 film al giorno ad altrettante famiglie, con picchi di oltre trecento neifine settimana: un vero nuovo polmone culturale in pieno centro, che va a costituire conTeatro Verdi, Biblioteca Civica, sale diCinemazero e Casa dello Studente una spinadorsale forte e culturalmente strategica per losviluppo della città. Infine non si può dimentica-re come tutte le attività abbiano sempre avutouna ricaduta didattica ed educativa, con la cre-scente richiesta di laboratori e mattinée checoinvolgono migliaia di studenti e decine discuole, o ancora come una delle esperienze chia-ve e più innovative sia stata quella dello YoungClub, dove davvero a fare le proposte culturalisono i giovanissimi. E ancora FMK, Arene estive, Occhi dell'Africa... Se per tutto il resto lospazio a nostra disposizione è tiranno, preme dire che dietro queste iniziative c'è sempre unprogetto articolato, fatto di piani e strategie, di confronti e di cambiamenti, di amministra-zione etica del bene comune: perché siamo convinti che la cultura costi e debba costare,almeno per la "comunità", ma che sia sostanza preziosa per essa e il suo futuro.

Titoli di coda sul 2015:un anno da ricordare

SI chiude un’annata densissima e piena di cambiamenti per Cinemazero

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Dario, Eduardo o Pier Paolo. Ci sono persone, rarissime, di cui basta dire il nome e per tutti,anche oltre la cerchia degli intimi, non serve aggiungere altro. Si sa subito chi sono, cosahanno fatto, cosa ci hanno lasciato in dono. E così è per Mario, che al secolo facevaDondero, un cognome che squilla come un rintocco di campana allegra. Mario per dire diun “angelo necessario”, come lo chiamò l’amico Danilo De Marco, di un dolcissimo poetadella fotografia e di un messaggero di umanità pura che ora ha preso congedo dal mondo.A lui si devono alcuni tra gli scatti più memorabili del secolo scorso, destinati a finire suilibri di storia: come quello, stupendo, che immortalò a Parigi nel 1959 il gruppo del NouveauRoman, sorpreso con spontaneità come per una foto da gita scolastica; o quello, struggen-te, che fissò Pasolini e sua madre Susanna, così vicini, così lontani; o i moltissimi altri diuna lunga lista di fotografati, di volti illustri o dell’amata gente comune come i portuali, dicui Mario, milanese di nascita ma genoano nell’anima, era l’orgoglioso portabandiera. Risultati eccezionali per vibrazioni di autentica sincerità, che tuttavia non sorprendono se siha avuto la fortuna di conoscerne l’autore. Mario prima di tutto era una creatura umile,anche timida, curiosa e dal cuore grandissimo, un partigiano di libertà e verità rimasto

ragazzo dai giorni della Resistenzacui aveva partecipato giovanissimoo dalla bohéme squattrinata del BarJamaica di Brera, agli esordi di unavita da leggenda che lo ha portato ingiro per il mondo, ma che al danaroha sempre dato pochissimo peso. Eperciò Mario era un irresistibileseduttore, una calamita di umanità eun maestro di scatti inimitabili, per-ché tramiti visivi di incontri reali enon esiti di una anodina progetta-zione estetica.Bastò seguirlo sulla piazza diCasarsa, quando ci mise piede nel2010 in occasione della mostra delle

sue foto pasoliniane organizzata a Casa Colussi. Dopo un po’ era come se ci avesse abitatoda sempre, al centro com’era di un crocchio di persone sorridenti, ammaliate e pronte a can-tare con lui Les feuilles mortes o, volendo, Bandiera rossa, bis a richiesta del suo repertoriodi abile chansonnier. Di aneddoti simili sono piene le testimonianze degli amici che lo hanno frequentato congioia. Tra i tanti ne rispolvero uno anch’io dal serbatoio dei miei ricordi. Una volta, semprea Casarsa, gli propongo di accompagnarlo in auto alla stazione di Mestre, dove doveva“assolutamente” prendere nel pomeriggio un treno che lo portasse a Milano, in tempo utileper una partita di calcio in notturna. Autostrada o strada normale? Normale, normale, ça vasans dire. E poi di tempo ce n’è, anche per un pranzetto in qualche trattoria ruspante fuorimano. Detto fatto e si parte, ma lungo il tragitto, più che i chilometri, accumuliamo ore suore di ritardo, allarmante per me e non per lui, serafico come non mai. Nella trattoria, a uncerto punto, lo perdo di vista , ma, come niente fosse, lo riacciuffo in cucina, dove intrattie-ne amabilmente e fotografa i cuochi. Va a finire anche che, non so proprio come, ci ritro-viamo proprio nell’odiata autostrada senza essere passati per il casello, ma all’uscita Mariosfodera una affabulazione così suadente che convince l’addetto della nostra buona fede estrappa un pedaggio maggiorato di poco. Morale: arriviamo a Mestre ben oltre le 20, inve-ce delle 16 previste, e finalmente Mario si infila nel primo treno che trova. Causa non ulti-ma del ritardo era stato anche un altro fatto. In un tratto di campagna lo sguardo di Marioè attirato da una infilata di viti. Mi fa fermare e mi invita a camminarci in mezzo, così comemi viene, giusto perché lui possa farmi qualche foto, in ricordo –dice- della nostra bella gitavagabonda. Scatta di qua, scatta di là, e intanto passa anche lì una buona ora. Quelle foto non le ho mai viste, anche perché sospetto che il mio svagato fotografo avessedimenticato di caricare il rullino. Pare gli succedesse spesso. Non importa. Quelle foto invi-sibili, Mario amico carissimo, sono meravigliose, le più belle che mi siano state fatte. E chegrazia aver fatto con te un piccolo pezzo di strada.

Con Marioon the road

Un ritratto del grande fotografo scomparso all’eta di 87 anni

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eMario Dondero

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Se l’annata cinematografica appena conclusa verràricordata soprattutto per il clamoroso exploit dei car-toni animati – con due titoli come Inside Out eMinions che da soli hanno contribuito in manieradeterminante a risollevare le sorti dell’intero merca-to – il 2016 potrebbe essere l’anno buono per ilriscatto dei film d’autore, la cui offerta si annunciamolto ricca fin dai primi mesi dell’anno. Si parte pre-sto, anzi prestissimo, il 5 gennaio, con Carol di Todd Haynes ambientato nell’America deglianni Cinquanta. Il film vede protagonista l’inedita coppia Cate Blanchett – Rooney Mara e illoro amore, in un melodramma tutto al femminile che prova a raccontare la condizionedella donna durante quel un periodo storico durante il quale l’omosessualità era vista comeun’imbarazzante malattia da curare. Se la tematica può ricordare La vita di Adele (che pro-prio a Cannes conquistò la Palma d’Oro nel 2013) a dividere radicalmente le due opere è larappresentazione del sentimento: tanto “carnale” quella di Abdellatif Kechiche quanto “spi-rituale” quella di Haynes, che si regge su un filo di erotismo sottilissimo, sempre e soloaccennato ma ricco di eleganza e tensione.Una storia d’amore, ma dei giorni nostri, è al centro anche de La corrispondenza firmato dalpremio Oscar Giuseppe Tornatore, che dirige un altro premio Oscar – il sessantasettennebritannico Jeremy Irons premiato nel 1990 per Il mistero Von Bulow di Schroeder – in scenainsieme all'attrice e modella ucraina Olga Kurylenko. È lei ad incarnare lo splendido volto diuna giovane studentessa universitaria che impiega il tempo libero facendo la controfiguraper la televisione e il cinema. La sua specialità sono le scene d'azione, le situazioni di peri-colo che nelle storie di finzione si concludono fatalmente con la morte del suo “alter ego”(della finzione ovviamente) mentre a lei piace riaprire gli occhi dopo ogni morte, la fa sen-tire invincibile. Ma un giorno il professore di astrofisica di cui è profondamente innamoratasembra svanire nel nulla, costringendola ad iniziare un’indagine molto impegnativa che laobbligherà a fare i conti con il suo passato.Lo stesso giorno (il 14 gennaio) uscirà anche Revenant – Redivivo di Alejandro GonzálezIñárritu che ha già collezionato 4 nomination al Golden Globe, tra cui miglior film, migliorregia e miglior attore. Tratto da una storia vera, il film racconta l'epica avventura di un uomo(Leonardo DiCaprio) che cerca di sopravvivere grazie alla straordinaria forza del proprio spi-rito, dopo essere stato attaccato da un orso nel corso di una spedizione ed essere stato datoper morto dai suoi compagni di viaggio. Solo la sua profonda determinazione e l'amore perla sua famiglia gli permetteranno di sopportare inimmaginabili sofferenze e trovare la forzadi affrontare un terribile inverno nelle terre vergini del Nord America. Toni western e ambientazione invernale anche per The Hateful Eight scritto e diretto daQuentin Tarantino nel quale un cast stellare (Samuel L. Jackson, Kurt Russell, JenniferJason Leigh, Tim Roth solo per citarne alcuni) interpreta un gruppo di persone rimasteintrappolate in un saloon dopo che una tempesta di neve ha bloccato la loro diligenza. Trainevitabili tensioni e colpi di scena, in quello che sembra diventare un microcosmodell’America di quegli anni, lo spargimento di sangue è assicurato. Spazio al divertimento in Ave, Cesare! l’ultima commedia brillante di Ethan e Joel Coen (cheaprirà la prossima Berlinale), ambientata negli ultimi anni dell'Età d'Oro di Hollywood. Con,tra gli altri, Josh Brolin, George Clooney e Scarlett Johansson, racconta una giornata dellavita di un “fixer”, ovvero di un faccendiere di uno studio cinematografico alle prese connumerosi problemi da risolvere. Infine due film d’inchiesta. Il primo, Truth, di JamesVanderbilt, scritto dalla giornalista e produttrice televisiva Mary Mapes (interpretata da CateBlanchett) che per anni ha lavorato alla trasmissione della CBS 60 minutes, al fianco del-l’anchorman Dan Rather (Robert Redford), Truth narra le vicende del cosiddetto“Rathergate”, sulle rivelazioni circa i presunti favoritismi ricevuti da George W. Bush peressere assegnato alla Guardia Nazionale dell’aeronautica anziché finire in Vietnam. Il secon-do, Spotlight, diretto da Tom McCarthy ,vede sullo schermo Mark Ruffalo, Michael Keatone Rachel McAdams. Presentato fuori concorso (e molto apprezzato) alla 72ª Mostra diVenezia, racconta le indagini dei giornalisti del quotidiano The Boston Globe sull’arcivesco-vo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto alcuni casi di pedofilia avvenuti in diver-se parrocchie della cattolicissima città. Inchiesta per cui il giornale vinse il Pulitzer nel 2003.

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L’anno “buono”del cinema d’essai

Il 2016 si annuncia ricco di film d’essai

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La settimana in cui si celebra la Giornata della Memoria (27 gennaio) vede Cinemazeroimpegnata in un ciclo di matinée dedicate alla Shoah, proponendo alle classi scolastiche diPordenone e provincia una selezione di film che offrono una testimonianza del passato eun'occasione di riflessione e confronto. La Giornata, sancita da una legge dello Stato del2000 per mantenere vivo il ricordo delle milioni di vittime del nazismo, di quanti dunquevennero mandati a morire nei campi di sterminio, costituisce una ricorrenza di alto valorecivile, in occasione della quale gli studenti e gli insegnanti escono dalle aule per ritrovareal cinema e sul grande schermo le tracce della storia. Due sono le opere cinematograficheproposte quest'anno. La prima, di produzione tedesca, dal titolo Il labirinto del silenzio, sep-

pur diretta da un regista poco noto, GiulioRicciarelli, vanta già una prestigiosa candi-datura all'Oscar come migliore film stranie-ro. La trama vede al centro un giovane pro-curatore alle prese con i primi noiosi inca-richi nella Francoforte della fine degli anniCinquanta. Qui si imbatte in un giornalistagrazie al quale viene in possesso di alcunecarte. Apprende che un vecchio soldatonazista, attivo in un campo di nomeAuschwitz, è attualmente in ruolo comeprofessore in una scuola elementare, il che,secondo lui, non è ammissibile. Di

Auschwitz però apparentemente nessuno sa un granché, se non che si trattava di un campodi lavoro e che un ex soldato sia stato reintegrato nella normale società è cosa ordinaria,poiché la Germania nazista è stata già giudicata a Norimberga ed è evidentemente impos-sibile escludere dalla vita del dopoguerra chiunque avesse un ruolo nel capillare apparatodel Reich. Sarà grazie a delle testimonianze e a una ricerca personale che il protagonista ini-zierà a comprendere la realtà del campo polacco e gli sarà affidata l’indagine sui responsa-bili di ciò che vi accadeva. È qui che il giovane magistrato, fresco delle utopie di resurre-zione della Germania e convinto che del nazismo si sapesse già quasi tutto, inizia ad adden-trarsi nel “labirinto del silenzio”. Il regista Giulio Ricciarelli sceglie di raccontare Auschwitzattraverso il dolore e l’indignazione di chi la scopre, mostrando il nazismo da una prospet-tiva nuova e incredibilmente coinvolgente, capace di suscitare nello spettatore una profon-da compassione e indignazione. Il film suggerisce anche una riflessione sulla nostra storia,su quanto crediamo di essere informati e su quanto poco effettivamente lo siamo. La seconda opera proposta è invece firmata da un maestro del cinema russo contempora-neo, Aleksandr Sokurov, già autore di capolavori come Faust (Leone d’Oro a Venezia), Arcarussa, Moloch. Francofonia - Il Louvre sotto occupazione, questo è il titolo, esplora il rap-porto tra l’arte e il potere. La storia vede come protagonisti due uomini eccezionali: il diret-tore del Louvre Jacques Jaujard e l’ufficiale dell’occupazione nazista il conte FranziskusWolff-Metternich, prima nemici, poi collaboratori. Grazie alla loro alleanza molti dei tesoridel Louvre saranno salvati. Il grande museo parigino diventa un esempio vivo di civiltà el'occasione per Sokurov per dimostrare che un museo è molto più di un luogo dove pre-servare l’arte. Essi sono il DNA autenticodella società civile, un organo vivente dellacittà dove batte il cuore di una nazione. La visione dei film de La Giornata dellaMemoria è consigliata alle classi delle scuo-le secondarie di secondo grado. Alcuneproiezioni saranno introdotte con l'aiuto diMonica Emmanuelli (Istituto Friulano per laStoria del Movimento di Liberazione diUdine) Per le classi delle scuole primarie esecondarie di primo grado si suggerisce discrivere a [email protected] per rice-vere informazione sui titoli disponibili econcordare le proiezioni.

Aperte le prenotazioni per il ricco ciclo di matinée a Cinemazero

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Doppio sguardo d’autoreper celebrare la Memoria

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C'è un luogo in Europa dove più di altri oggi si pratica il Cinema: Amsterdam e il suo festi-val del documentario, l'IDFA. Paradossale pensare che le due parole “cinema” e “docu-mentario” sono state per tanti anni indicatrici – a torto - di generi e di forme di narrazioneprofondamente diversi, quasi appartenessero a un media differente . Per il pubblico gene-ralista ci è voluta Venezia 2013 (presidente di giuria Bertolucci) per sdoganare il documen-tario: il leone d'Oro a Sacro GRA (fra l'altro, forse il più debole dei solidi film di GianfracoRosi) ha testimoniato l'avvenuto “sconfinamento” del cinema del reale nel più largo calde-rone del cinema. In realtà è da molto prima, come in un moto di resistenza culturale, che larealtà chiede spazio nella narrazione cinematografica: sono innumerevoli i capolavori (nelsenso proprio del termine, spesso invece usato a sproposito da uffici stampa e giornali)usciti negli ultimi anni che partono da una visione del mondo senza la mediazione della fic-tion. La conta fra i film di finzione, invece, è molto più scarna. E' in crisi la narrazione cine-matografica come comunemente intesa? Forse sì. Se tanto si è parlato della presunta – dav-vero solo “presunta” - assoluta originalità di The Lobster o Un piccione seduto su un ramoriflette sull'esistenza, è forse proprio perché in un panorama troppo ristretto su canoni eforme consolidate è ormai difficile direqualcosa di diverso o con forme particola-ri. Dall'altra parte mai come in quest'epo-ca la possibilità di “vedere” il reale èdiventata preponderante, assoluta, neces-saria, ed è quindi il pubblico stesso a “tor-nare” verso il documentario, a chiederel'esistenza di racconti dell'attualità e delmondo. In un festival come l'IDFA il pub-blico della città, gli addetti ai lavori, gliautori gremiscono le sale in ogni ordine diposto a qualsiasi ora, facendo correreocchi e mente sulle tematiche più varie. Naturalmente, molti i film su i contrasti culturali e religiosi, in particolare con l'Islam prota-gonista: c'è la storia (Sinner in Mecca) del regista gay mussulmano ortodosso che filma ilsuo pellegrinaggio a La Mecca, dove ogni anno hanno luogo centinaia di esecuzioni diomossessuali a poche centinaia di metri dalla Ka’ba, la pietra sacra per l’Islam; c'è l'incre-dibile vicenda di Omar Khadr (The Guantanamo child), il ragazzino quindicenne rinchiusonell'allucinante prigione cubana per supposti super terroristi, ora fattosi uomo e che con dif-ficoltà ritorna all'aria libera; c'è anche la storia tutta italiana di Napolislam, dove nelle nume-rose moschee dell'area vesuviana molti sono i napoletani veraci che decidono di convertir-si all'Islam, anche molto ortodosso; non va dimenticato poi che i principali premi sono tuttiandati a Sonita, storia poetica ed emozionante di una ragazza afghana rifugiata in Iran, chesogna di emanciparsi come donna e affermarsi grazie al rap. Molti anche i film che affrontano con ironia e rigore, con forme documentaristiche godibilie moderne – non più solo immagini shockanti e “aggressive” -, il tema dello spreco ali-mentare, dell'abuso di carne, sia per la produzione che per il consumo, nonché delle con-seguenze ambientali: in Need for meet la regista racconta la sua via al vegetarianismo, dopoaver scoperto come mangiare la carne piaccia al suo cervello più del sesso; inWastecooking il coraggioso autore austriaco sopravvive per più di un mese organizzandolauti banchetti per decine di persone con solo – ottimo e fresco – cibo trovato nella spazza-tura. Pazzesca, nel vero senso del termine, la situazione sociale russa, raccontata in partico-lare da due incredibili documentari: Crocodile Gennadiy, in cui un prete – un misto fra un“Rambo”, un padre, un educatore, un pugile, un politico – riscatta con forza bambini dro-gati dalle strade di Mariupol, sotto l'incombere in città della guerra russo-ucraina, e Creditfor Murder, dove il regista (ebreo!) si infiltra nelle comunità neonaziste che si macchiano dicrimini di strada razzisti di rara violenza. Se però, per concludere questa rapida e per nullaesaustiva carrellata, si deve trovare un tema che più è apparso trasversale, è quello deimuri, che dividono paesi, civiltà, sogni e realtà, di chi parte e di chi resta: fra gli altri, imper-dibile Walls, che associa le storie di chi vuole lasciare Messico (verso gli Stati Uniti) oZimbabwe (Sudafrica) o Marocco (Spagna). Dove vedere questi film in Italia? A Le Vocidell’Inchiesta, ad aprile, a Cinemazero.

IDFA: il festival di Amsterdam conferma la forza del documentario

Le contraddizioni della società, fra muri e scontri di culture

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Sono cresciuto a New York, che nel 1960 aveva più canali televisivi che mostravano vecchifilm di qualsiasi altro luogo negli Stati Uniti. I canali 2, 4, 5, 7, 9, 11, e 13 sono stati tutta l'e-ducazione al cinema di cui avevo bisogno - la mia cinémathèque privata. C'era 'The LateShow', 'The Late Late Show', 'The Late, Late Late Show' (non scherzo), e, il migliore di tutti,'The Million Dollar Movie', che mostrava lo stesso film per un'intera settimana, più volte algiorno; in questo modo ho avuto modo di vedere più e più volte - in quei giorni pre-VHS -le gemme della biblioteca RKO Radio, compresi i musical di Astaire e Rogers, King Kong(1933), e anche Quarto potere (1941) esultando come pazzi!Non c'erano le copie "restaurate". Le stampe erano per lo più 16 mm e piuttosto malridotte.Ma non ci importava. Stavamo vedendo i film.Ma a volte erano massacrati per fare spazio alla pubblicità. Mi ricordo di un passaggio di

Silk Stocking (1957) di RoubenMamoulian, un musical interpretatoda Fred Astaire e Cyd Charisse, su'The 04:30 Movie', uno spettacoloquotidiano pensato per le casalin-ghe. Andò avanti fino alle 6:00,quando toccava al telegiornale dellasera, e dovevano far stare in 90minuti un lungometraggio e circa15-20 minuti di spot - e Silk Stockingdurava 117 minuti. Così come hannorisolto? Eliminando tutti i numeri dicanto e danza!

Billy Wilder e I.A.L. Diamond hanno brillantemente preso in giro questa pratica nel 1960 conThe Appartment (che consiglio vivamente di vedere in un cinema, con un pubblico, prefe-ribilmente alla vigilia di Natale o a Capodanno - io l'ho mostrato in entrambi i giorni, ser-vendo champagne nel secondo): Jack Lemmon, solitario nel suo squallido appartamento, fazapping su un deserto di western di infima categoria, trova momentaneo sollievo quandocapita su un canale che mostra Grand Hotel (1932, "interpretato da Greta Garbo, JohnBarrymore, Joan Crawford, Wallace Beery", con questi nomi iconici scanditi dal presentato-re in un grande crescendo) - ma Lemmon fa clic sul suo telecomando con disgusto appenasi rende conto che è solo uno specchietto per le allodole per introdurre terribili pubblicità.Questo mi ha portato a cercare di vedere i vecchi film al Museum of Modern Art e in altriluoghi, e sono stato, di nuovo, fortunato ad essere new yorkese. La città ha avuto una lungastoria di seconde visioni, di cinema d'archivio e d'essai - una vera e propria cultura cine-matografica. Le copie non erano sempre le migliori, ma erano senza pubblicità e complete(più o meno). E c'erano cose nuove da scoprire che la televisione non offriva: i film non cen-surati, per esempio, e un intero pantheon nuovo - Fellini, Bergman, Renoir, et al. - di film inlingua originale sottotitolati.Ma perché qualcuno dovrebbe voler andare in un cinema al giorno d'oggi, quando si puòottenere praticamente qualsiasi cosa immediatamente a portata di mano (letteralmente) - enelle copie incontaminate? (Questo è l'assunto, naturalmente, ma non del tutto vero.)Questa è la stessa domanda che mi sono fatto alla fine degli anni '80, quando ho iniziato a

I film che non vorresti vedere in alcun altro posto che non sia un cinema

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Memorie di un esperto di film, ocome la TV mi ha spinto al Cinema

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fare la programmazione di materiale d'archivio alFilm Forum. L'Home video era veramente decollato ei cinema d'archivio chiudevano, cadendo come ana-tre in un tiro a segno; l'opinione condivisa prevedevache la gente non avrebbe pagato per vedere qualco-sa che potreva facilmente noleggiare e vedere a casa.Così decisi di contrastare questa convinzione, propo-nendo quelli che consideravo veri eventi cinemato-grafici: film muti con accompagnamento dal vivo alpianoforte, classici in 3D, film in fornato widescreen(prima che il letterbox diventasse una pratica comu-ne), e anche i film con strani artifici degli anni '50come il William Castle di The Tingler (1959, dove lesedie del cinema erano elettrificate per dare breviscosse agli spettatori nei momenti di maggior tensio-ne (ndr)) - nessuno dei quali potrebbe essere replica-to in casa, almeno non facilmente. Continuo a crede-re che l'andare al cinema dovrebbe essere un evento- che ogni proiezione dovrebbe essere in qualchemodo speciale. Questo è qualcosa che i multiplexhanno perso di vista completamente. Quindi che filmvorrei vedere solo in un cinema? Sarei ipocrita sedicessi "qualsiasi film", dal momento che ho vistonuovi film sugli aerei che non sarei andato a vederein un teatro neanche morto (chiamiamo giustamentequesti film "i film da aereo") . Ma la maggior parte deigrandi film si vedono al meglio in un cinema contanto pubblico: la cosiddetta "esperienza comunita-ria". Con tutti i "dispositivi di distrazione" spenti,naturalmente. Scegliere solo tre film è un compitoarduo, quindi offro una scelta alternativa per ciascu-na delle mie selezioni.

The Cameraman o SpeedySono le ultime grandi commedie mute di, rispettiva-mente, Buster Keaton e Harold Lloyd. Entrambi sonostati realizzati nel 1928, entrambi sono ambientati aNew York al culmine dell'Era del Jazz, ed entrambipossono ora essere visti quasi perfettamente in35mm. Ed entrambi, ciascuno con un inseguimentofinale che innesca il tifo partecipe del pubblico, sonola cosa più divertente che possiate vedere in un film - soprattutto se visto con la musica giu-sta. (In realtà, ognuno di questi capolavori del muto può essere sostituito anche da: TheGeneral di Keaton (1926), Steamboat di Bill Jr. (1928), Our Hospitality (1923), o SevenChances (1925) o Lloyd’s Safety Last (1923), Grandma’s Boy (1922), The Kid Brother (1927)o The Freshman (1925)).Lawrence d'Arabia o West Side StoryNon mi importa quanto sia grande il vostro televisore di casa, questi film devono esserevisti sul grande, grande schermo. Lawrence (1962) è senza dubbio la migliore qualità diimmagine prima dell'avvento del digitale. Se avete visto West Side Story (1961) a casa,avrete guardato il vostro smartphone ogni pochi minuti. Ma al cinema, è avvincente.The French Connection o The Talking of Pelham One Two Three . The French Connectiondi Friedkin del 1971 è senza dubbio il più grande thriller degli anni '70, forse qualsiasi decen-nio. Ma l'ancor più grintoso Pelham 123 (sto parlando dell'originale di Joseph Sargent del1974, interpretato da Walter Matthau, non dello scadente remake), anch'esso girato in ester-ni a New York, è in pratica ciò che è stato richiesto ad altri innumerevoli thriller: "una corsasenza pause sulle montagne russe"

Bruce Goldstein, destinatario di uno speciale Premiodel New York Film Critics Circle per la sua programma-zione visionario, è il direttore del programma d'Archiviodel Film Forum di New York, per il quale ha realizzatooltre 350 festival cinematografici e guidato le ristampedi oltre un migliaio di film classici. Nel 1997, ha fondatoRialto Pictures, una società di distribuzione specializza-ta in ristampe dei classici del cinema.

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Nell’anno del ventinovesimo anniversario di Dylan Dog, il famoso fumetto edito dallaSergio Bonelli Editore, Bizef e Lo Scrittoio portano sugli schermi italiani la pellicola che rac-conta la vita e i retroscena del suo misterioso autore creatore, Tiziano Sclavi, Nessunosiamo perfetti, di Giancarlo Soldi. Presentato al Torino Film Festival nel 2014 e Menzionespeciale ai Nastri d’Argento 2015, il film è un viaggio all’interno dell’universo di Sclavi, cheper anni ha riempito il nostro quotidiano di storie, racconti, suggestioni, fino all’inaspettatadecisione di ritirarsi da tutto e da tutti.Giancarlo Soldi, uno dei più grandi collezionisti italiani di fumetti, in passato aveva già lavo-rato con il “papà di Dylan Dog”, quest'ultimo scrisse per lui la sceneggiatura di Nero. Il filmvenne presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 1992, numerosi ipremi vinti, tra i quali si segnalano l’Industrial Film Award di New York e il Creative FilmAward di Chicago. Seguirà poi nel 2012 il documentario Come Tex nessuno mai.In Nessuno siamo perfetti tavole a fumetti e spezzoni in bianco e nero si alternano alle inter-viste ad esponenti del cinema, dell’arte e della cultura italiane e ai colleghi e disegnatori diSclavi: tra gli altri Dario Argento, Sergio Castellitto, Flavio Parenti, Thony, MauroMarcheselli - direttore Sergio Bonelli Editore - Bianca Pitzorno, Aldo Di Gennaro - disegna-tore storico e autore dell’immagine della locandina del film - Roberto Recchioni, successo-re di Sclavi, Alfredo Castelli (autore di Martin Mystère) e Grazia Nidasio, fumettista e stori-ca illustratrice del Corriere dei Piccoli. Il cast tecnico vanta le musiche di Ezio Bosso (candi-dato come miglior musicista ai David 2015 e Nastri d’Argento per Il ragazzo Invisibile diSalvatores) e la fotografia di Luca Bigazzi, pluripremiato direttore della fotografia candidatoai Nastri d’argento per Youth di Paolo Sorrentino.Soldi racconta: “Tutto nasce dal sentimento che come lettore sentivo: io soffrivo di nonpoter leggere le storie di Tiziano. Mi mancavano le sue sceneggiature, il suo modo di guar-dare il mondo. Amo il fumetto seriale e lui ne rappresentava la punta di diamante. Comedice Michele Masiero – ” Sclavi ha portato l’estetica del fumetto popolare bonelliano allasua ennesima potenza” . E io come lettore mi sentivo orfano. La prima parte l’ho girata quin-dici anni fa. Tiziano si stava allontanando dalla scrittura e sentivo il bisogno di fermare quel-l’attimo, perché capivo che stava esaurendosi un periodo importante per il mondo delfumetto e, per fortuna, lui si è prestato a rispondermi. Ma nell’estate 2014 l’ho richiamatoper girare ancora, in un modo completamente diverso. Sostanzialmente il suo atteggia-mento era simile, ma volevo che il modo di filmarlo fosse profondamente diverso, soprat-tutto nella forma, per questo ho chiesto a Luca Bigazzi, il direttore alla fotografia de La gran-de bellezza, di accompagnarmi e di girare. Tiziano Sclavi é stato (parlo al passato solo per-ché non scrive più) uno dei più intelligenti e visionari creativi del secolo scorso. Uno deipochi che ha saputo intercettare lo spirito dei nuovi tempi pur restando in un ambito damolti considerato leggero. Ma é difficile per un autore sincero gestire il successo, l’enormesuccesso. Sentiva una grande responsabilità nei confronti dei suoi lettori. Per 20 anni ci hadonato centinaia di pagine piene storie, di dolore e di amore”.Una voce scandisce: «Sono sempre stato una nullità. Da bambino, mia madre mi scambia-va per mio fratello, anche se ero figlio unico. Quindi non ero neanche unico. D’altronde, miamadre crede ancora che sia mio fratello, il figlio unico». Il passaggio è tratto da Dylan Dog#19, Memorie dall’invisibile – l’albo preferito del regista – e mai come nel documentario cirendiamo conto di quanto queste parole siano profondamente sclaviane.

Mercoledì 13 gennaio alle 21.00 Giancarlo Soldi incontrerà il pubblico di Cinemazero

Nessuno siamo perfetti,ritratto di Tiziano Sclavi

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ALPE ADRIA CINEMA - TRIESTE FILM FESTIVAL Trieste, Sala Tripcovic - dal 22 al 30 gennaio 2016L’Associazione Alpe Adria Cinema è nata ufficialmente nel 1990. Suo fine preciso è semprestato quello di promuovere e incrementare tutte quelle iniziative in materia di cinema, speri-mentazione e video, che costituiscono fattore di crescita culturale e approfondimento specifi-co in ambito dei paesi dell’Europa centro orientale, dell’Asia centrale e dei paesi che si affac-ciano sul Mediterraneo. Questo lavoro continuo di ricerca ha trovato il suo sbocco ideale inquello che è il progetto principale dell’associazione, il Trieste Film Festival.L’edizione zero del festival risale al 1987, momento storico di grandi trasformazioni e in cui lalibera circolazione delle idee era ostacolata dalla divisione culturale, economica e politica tra ilblocco occidentale e quello orientale. La grande sfida di allora di Alpe Adria Cinema era quel-la di contribuire a demolire questa divisione, mettendo alla portata di un vasto pubblico capo-lavori sconosciuti. Quale punto migliore da cui partire per un’avventura così particolare se nonTrieste, ideale luogo di incontro tra Est e Ovest, città mitteleuropea ma soprattutto multietnicae multiculturale da sempre porta d’oriente, ricca di tradizione storica spesso travagliata, ma –forse proprio per questo – sempre attiva nel suo ruolo di ponte fra culture diverse, spesso lon-tanissime fra loro? Unico festival italiano espressamente dedicato al cinema dell’Europa cen-tro-orientale, la manifestazione festeggia nel 2016 la sua 26ma edizione. Info: www.triestefilmfestival.it

JOAN MIRÒ A VILLA MANIN - INCONTRI & FILMVilla Manin, Passariano di Codroipo (Ud)Collateralmente alla mostra Villa Manin organizza una serie di incontri e proiezioni di film (tuttiin Sala Convegni alle ore 17.00 - ingresso libero) per approfondire la figura del grande artistaspagnolo. A gennaio il programma prevede sabato 9 e domenica 10 la proiezione di Joan Mirò�.Films and interviews 1971-1974 tre brevi documentari realizzati da Clovis Prevost. Sabato 16 e domenica 17 verrà proiettato il documentario Joan Mirò:the ladder of escapebiografia filmata su Joan Miro�prodotta dalla National Gallery of Arts in occasione dell’omo-nima mostra realizzata nel 2012 a Washington e alla Tate di Londra Sabato 23 e domenica 24ci sarà la proiezione del documentario Mirò. Theatre of dreams che racconta dell’incontro trail poeta e scrittore Roland Penrose e Joan Mirò mentre lavora nel suo studio di Palma diMaiorca. Infine domenica 31 conversazione con Maria Luisa Lax storica dell’arte spagnola, unadelle principali esperte del periodo maiorchino dell’artista spagnolo. Info: www.villamanin.it

PORDENONESCRIVEPordenone - dal 22 gennaio al 13 febbraio 2016Giunto alla sua VII edizione, pordenonescrive si presenta con una nuova veste. Innanzitutto ilcorso principale, di 12 ore verrà tenuto da uno dei più amati scrittori italiani contemporanei:Marcello Fois. Un ospite di eccezione che condurrà i corsisti in un viaggio dal titolo quanto maiinteressante, Cosa ci insegnano i classici? Per un aspirante scrittore uno dei temi e forse osta-coli principali è spesso cogliere il proprio rapporto con la tradizione, Marcello Fois aiuterà acomprenderlo e superarlo con una lettura attenta e intelligente delle grandi opere letterarie chesi trasformerà in suggerimenti per scrivere meglio. A Marcello Fois verrà affiancato AndreaCotti, autore e stimatissimo sceneggiatore di fiction, che proporrà una serie di lezioni intitola-ta: Scrivere una sceneggiatura, le parole che diventano immagini, la letteratura che diventacinema. Le regole di composizione di una storia sono molto simili per cinema Tv e romanzo.Andrea Cotti ci aprirà quindi al mondo dello storytelling, raccontando uno dei mestieri più bellidel mondo. Per finire, i due curatori di pordenonescrive, Alberto Garlini e Gian Mario Villaltaentreranno nel vivo del laboratorio di due grandi scrittori contemporanei, Milan Kundera eJamaica Kincaid, analizzando in modo approfondito due loro romanzi: L’insostenibile legge-rezza dell’essere e Autobiografia di mia madre. Info: www.pordenonelegge.it

NOTE DI JAZZPordenone, Teatro Comunale G.Verdi - mercoledì 20 gennaio 2016, ore 18.00Novità nella programmazione della stagione 2015/2016 arrivano al Teatro Verdi di Pordenonei Concerti delle 18, una serie di cinque lezioni/concerto dedicate al mondo del pianoforte (einfatti il sottotitolo del ciclo è “Il pianoforte che non ti immagini: divertimenti musicali per 88tasti e non solo”), concerti che hanno in comune il fatto di essere sempre in calendario il mer-coledì, alle ore 18.00, sul palcoscenico del Teatro, dove troveranno spazio artisti e pubblicoinsieme, con ingresso libero. L’appuntamento del 20 gennaio vedrà in scena Bruno Cesselli,Massimo De Mattia e Flavio Massarutto. Info: www.comunalegiuseppeverdi.it

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IÑÁRRITU ALLA REGIA DI UN WESTERN BASATO SUL ROMANZO DI MICHAEL PUNKE

ReVenAnt - ReDIVIVoDI AlejAnDRo González IñáRRItuIn seguito al successo di Biutiful, il regista messicano premio Oscar AlejandroGonzález Iñárritu è stato incaricato dalla Warner di adattare "The Revenant: ANovel of Revenge", il romanzo di successo di Michael Punke uscito nel 2004ispirato a fatti realmente accaduti. Tratto da una storia vera, Revenant - Redivivo è un'esperienza cinematografi-ca profonda e totale che racconta l'epica avventura di un uomo che cerca disopravvivere grazie alla straordinaria forza del proprio spirito. In una spedizio-ne nelle vergini terre americane, l'esploratore Hugh Glass (Leonardo DiCaprio) viene brutalmente attaccato da un orso e dato per morto dai membridel suo stesso gruppo di cacciatori. Nella sua lotta per la sopravvivenza, Glasssopporta inimmaginabili sofferenze, tra cui anche il tradimento del suo com-pagno John Fitzgerald (Tom Hardy). Mosso da una profonda determinazionee dall'amore per la sua famiglia, Glass dovrà superare un duro inverno nel-l'implacabile tentativo di sopravvivere e di trovare la sua redenzione. .

IL FILM VINCITORE DELLA 72. MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

tI GuARDo DI loRenzo VIGAS Armando Marcano è un cinquantenne venezuelano che gestisce un negozio diprotesi dentarie da lui stesso messe a punto con perizia tecnica e diligenteattenzione al dettaglio. Nel tempo libero Armando adesca ragazzi di strada chefa spogliare davanti a lui, senza toccarli. Uno di questi è Elder, che però non silascia svestire, e lo apostrofa dandogli della "checca". Se Elder è orfano dipadre, Armando vorrebbe vedere il proprio padre morto. Ma a poco a poco frai due si instaura un legame che sfugge alle definizioni e che ha molto più a chefare con i rapporti di potere fra classi sociali destinate a rimanere rigidamenteseparate che con una sessualità per Armando confinata al solipsismo.È proprio dal contatto fisico, o dalla sua mancanza, che prende il via la storia

di Armando e di Elder. Il ragazzo cerca il contatto fisico anche attraverso lebotte e gli spintoni, il cinquantenne lo rifugge come oscuro precipitato di unrapporto con il padre e, forse, con una madre troppo idealizzata, che vediamosolo in una galleria fotografica simile ad un tempietto pagano. Tutto ciò checirconda Armando (esseri umani compresi) è fuori fuoco, ma quando Eldercomincia a porsi al centro dell'esistenza dell'uomo più anziano, rubandogli difatto l'inquadratura, gli equilibri saltano e le conseguenze si fanno pericolose.Con grande controllo dell'immagine, dalla palette dei colori sfumati al netto

distacco fra sfondo e primo piano, il regista venezuelano Lorenzo Vigas debut-ta al lungometraggio con un film intenso e perturbante sceneggiato sulla basedi un soggetto coscritto insieme a Guillermo Arriaga. Desde allà realizza cine-matograficamente il sogno panamericano di Che Guevara poiché unisce lecreatività del venezuelano Vigas, del messicano Arriaga e del cileno AlfredoCastro, l'attore feticcio di Pablo Larrain che qui incarna con lunare strania-mento l'apatico Armando, sempre pronto a produrre una mazzetta di bigliet-toni con cui comprare gli esseri umani che rifiuta di toccare.

UN’APPASSIONATA E COMPLICATA STORIA D’AMORE CON MILLE SFACCETTATURE

Il FIGlIo DI SAul DI láSzló nemeSOttobre 1944. Saul Ausländer è un ebreo ungherese deportato ad Auschwitz-Birkenau. Reclutato come sonderkommando, Saul è costretto ad assistere allosterminio della sua gente che 'accompagna' nell'ultimo viaggio. Isolati dalresto del campo i sonderkommando sono assoldati per rimuovere i corpi dallecamere a gas e poi cremarli. Testimoni dell'orrore e decisi a sopravvivervi, ilgruppo si prepara alla rivolta prima che una nuova lista di sonderkommandovenga stilata condannandoli a morte. Perduto ai suoi pensieri e ai compagniche lo circondano, Saul riconosce nel cadavere di un ragazzino suo figlio.Lascia un segno indelebile, visivo ed interiore, l’opera prima del regista unghe-rese László Nemes, Il figlio di Saul (Saul Fia), selezionato in competizione aCannes 68 e vincitore sia del Grand Prix speciale della Giuria e sia del PremioFipresci, assegnato dalla critica internazionale. La tragedia per antonomasia, laShoah, viene raccontata da un punto di vista poco noto, l’uomo afflitto, anni-chilito, annientato dall’orrore e dalla sofferenza rappresenta l’amore di tutti ipadri per tutti i figli, l’aspetto di umanità più puro e quasi folle, la ricerca di unsenso per vivere e morire, e lo trova nel tentativo disperato di dare degnasepoltura al corpo di un bambino – che potrebbe essere o meno suo figlio –secondo le proprie tradizioni religiose.

Un film di AlejandroGonzález Iñárritu. ConLeonardo DiCaprio, TomHardy, Will Poulter. USA,2015. Durata 156 min.

(Tit. Or.: Desdè allà) Un filmdi Lorenzo Vigas. ConAlfredo Castro, Luis Silva,Jericó Montilla. Venezuela,2015. Durata 93’.

(Tit. Or.: Saul Fia) Un film didi László Nemes. Con GézaRöhrig, Levente Molnar, UrsRechn. Ungheria, 2015.Durata 107 min.

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LA SCUOLA AL CINEMA - GENNAIO 2016Le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del Lavoro.

Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti non pagano). Per informazioni e prenotazioni, mail [email protected], tel. 0434520945 (mar-ven dalle 15.00 alle 18.00)

La visione dei film de La Giornata della Memoria è consigliata alle classi delle scuole secondarie di secondo grado. Per le classi delle scuole primarie e secondarie di primo grado si suggerisce di scrivere a [email protected] per

ricevere informazione sui titoli disponibili e concordare le proiezioni.

Martedì 12 gennaio MALALA di Davis Guggenheim. Con Malala Yousafzai, Mobin Khan.Documentario, USA 2015, 93'A 11 anni, sotto falso nome, Malala Yousafzai scriveva un blog per la BBC,raccontando la vita quotidiana di una studentessa nella valle dello Swat. A13 riceveva il Premio giovanile per la pace in Pakistan e rilasciava intervistesui media internazionali denunciando l'oscurantismo dei talebani nei con-fronti delle donne cui veniva negata l'istruzione. A 15 anni fu vittima di unattentanto che ha rischiato di ucciderla. Da quel momento Malala ha datovita a un’organizzazione no profit, la Malala Fund, per sviluppare progettieducativi in tutto il mondo. Nel 2014, ha vinto il Premio Nobel per la pace.

Martedì 19 gennaio IL PICCOLO PRINCIPE di Mark Osborne. Animazione. Francia 2015, 107'Una bambina conosce un anziano aviatore e attraverso i suoi racconti ilmondo del Piccolo Principe, giunto sulla terra dopo un lungo viaggio. Nonera certo semplice portare al cinema il piccolo/grande libro di Antoine deSaint Exupéry senza tradirne i valori essenziali - come il rispetto della per-sona e della diversità, la salvaguardia dell’ambiente, la pace - e allo stessotempo realizzare un film che sapesse parlare sia ai bambini che agli adulti.Osborne ci riesce alla perfezione con un'opera coinvolgente e raffinata.

Lunedì 25 gennaio | Martedì 26 gennaio | Venerdì 29 gennaio | Ore 11.00La Giornata della Memoria 2016 - Alcune proiezioni saranno introdotte conl'aiuto di Monica Emmanuelli (Istituto friulano per la Storia del Movimentodi Liberazione di Udine) IL LABIRINTO DEL SILENZIO di Giulio Ricciarelli. Con Friederike Becht, PeterCieslinski. Germania 2014, 124'Candidato tedesco agli Oscar nella categoria Miglior Film in lingua stranie-ra. A Francoforte nel 1958 un giovane procuratore scopre che un vecchiosoldato nazista, attivo ad Auschwitz, è attualmente un professore in unascuola elementare, il che, secondo lui, non è ammissibile. Il racconto diAuschwitz si spiega attraverso il dolore e l’indignazione di chi la scopre,mostrando il nazismo da una prospettiva nuova.

Lunedì 25 gennaio | Martedì 26 gennaio 2016 | Venerdì 29 gennaio ore 10.30FRANCOFONIA - IL LOUVRE SOTTO OCCUPAZIONE di Aleksandr Sokurovcon Louis-Do de Lencquesaing, Benjamin Utzerath. Francia, Germania,Paesi Bassi 2015, 87'E' la storia di due uomini eccezionali: il direttore del Louvre Jacques Jaujarde l’ufficiale dell’occupazione nazista il conte Franziskus Wolff-Metternich,prima nemici, poi collaboratori. Sarà grazie alla loro alleanza che molti deitesori del Louvre saranno salvati. Il film esplora il rapporto tra l’arte e ilpotere e il grande museo parigino diventa un esempio vivo di civiltà e l'oc-casione per rivelare quanto l’arte ci racconta di noi stessi anche duranteuno dei conflitti più sanguinosi della storia.

Mercoledì 27 gennaio ore 9.00SCHINDLER'S LIST di Steven Spielberg con Liam Neeson, Ben Kingsley,Ralph Fiennes USA 1993, 200'E' la vera storia di Oscar Schindler, industriale tedesco, che nel 1938 si legaai comandanti militari. Quando gli ebrei sono relegati nel ghetto di CracoviaSchindler riesce a farsene assegnare alcune centinaia come operai in unafabbrica di pentole. All'inizio sembra sfruttarli, in realtà li salva. In questaopera in bianco e nero, ricca di scene straordinarie, Spielberg è riuscito araccontare come nessun altro la Shoah.