CinemazeroNotizie Settembre 2015

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mensile di cultura cinematografica 1,00 2015 numero 8 anno XXXV Venezia chiama, il Canada risponde Come cambiano le nuove geografie festivaliere nel mondo Quattro chiacchere con Barbara Steele Ritorna in Italia la “Strega di Roma” dal fascino irresistibile Il mercante di Venezia e il genio di Welles Cinemazero apre la 72 Mostra del Cinema di Venezia Le Giornate del Cinema Muto 2015 Dal 3 all’11 ottobre al Teatro Verdi la 34 edizione del festival Una questione di Scala Film che non vorresti vedere in nessun altro luogo se non al cinema «Il festival non avrà luogo» Fantasie e incubi del veterano dei festival di Cannes Cinema e letteratura a Pordenonelegge Un ricco programma di incontri tra parole ed immagini Domani accadrà Ovvero se non si va non si vede Settembre 15 spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

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mensile di cultura cinematografica numero 8 anno XXXV

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Venezia chiama, il Canada rispondeCome cambiano le nuove geografie festivaliere nel mondo

Quattro chiacchere con Barbara SteeleRitorna in Italia la “Strega di Roma” dal fascino irresistibile

Il mercante di Venezia e il genio di WellesCinemazero apre la 72 Mostra del Cinema di Venezia

Le Giornate del Cinema Muto 2015Dal 3 all’11 ottobre al Teatro Verdi la 34 edizione del festival

Una questione di ScalaFilm che non vorresti vedere in nessun altro luogo se non al cinema

«Il festival non avrà luogo»Fantasie e incubi del veterano dei festival di Cannes

Cinema e letteratura a Pordenonelegge Un ricco programma di incontri tra parole ed immagini

Domani accadràOvvero se non si va non si vede S

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spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45%contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

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È un momento difficile per l’Europa. Anche il cinema è chiara-mente coinvolto in queste difficoltà e con esso i Festival, chedevono subire una «fortissima concorrenza internazionale» comeha detto Paolo Baratta, presidente della Biennale, alla conferenzastampa della 72ma Mostra del Cinema di Venezia che si svolgeràal Lido dal 2 al 12 settembre, in «un momento dove parecchiFestival nuovi si stanno affacciando al mondo e dove mantenerein Italia un Festival così importante come Venezia presenta moltepiù difficoltà rispetto al passato». Il cinema, nella sua accezionepiù ampia, è in continua mutazione. Cannes, già agli inizi degliAnni Ottanta ha costruito il nuovo palazzo del cinema (ora siamogià ai primi riammodernamenti) mentre Berlino dovette aspetta-re la caduta del muro nel 1989 e la riunificazione della Germania,ma nel 2000 anche i tedeschi hanno dato nella Potsdamer Platzuna solida struttura al festival, mentre a Venezia si sono solo sus-seguiti, per decenni, progetti di ogni sfumatura politica.Ora le nuove geografie festivaliere, aiutate anche dal digitale,hanno cambiato radicalmente il modo sia di concepire la visioneche la fruizione dei film. È oltreoceano il 40mo TorontoInternational Film Festival, ma da alcuni anni fa sentire sentire il“fiato sul collo” alla Mostra del Cinema di Venezia. Per essereprecisi dal 2010 quando ha inaugurato il Bell Lightbox, un com-plesso mozzafiato di cinque piani situato nel centro città. Unasede permanente per gli appassionati di cinema di tutto il mondocon 5 sale di proiezione, 2 ristoranti, varie aule per incontri e con-vegni. Per la 40° edizione dal 10 al 20 settembre (si sovrapponeagli ultimi giorni di Venezia) a Toronto saranno oltre 400 i titoliproposti e si daranno appuntamento molte delle grandi antepri-me dell’imminente stagione autunnale, alcune delle quali soffia-te proprio al Lido. Il 20 settembre Toronto chiuderà con La donnache visse due volte di Alfred Hitchcock, in 70mm, e la colonnasonora eseguita dal vivo dalla Toronto Symphony Orchestra. Mail “fiato sul collo” canadese non si ferma qui, dal 27 agosto al 7settembre, Montreal proporrà il 38mo World Film Festival, riccodi un cartellone composto di ben 350 film e 160 cortometraggi, dicui 100 anteprime mondiali, oltre a 32 anteprime americane e 51opere prime. E mentre il mondo cambia, il Lido richiude dopo seianni la scandalosa voragine a cielo aperto, colma di amianto, rifa-cendo il prato alberato. Un buco costato in questo anni alla col-lettività 40 milioni di euro. In questa landa sperduta e deserta ilnostro Alberto Barbera ha messo in piedi una selezione che hadefinito lui stesso «inattesa e un po’ spiazzante», figlia di una stra-tegia colma di difficoltà con ben 16 cineasti su 21 che partecipa-no al concorso per la prima volta. Forse per dare alla Mostra diVenezia l’allure di luogo di ricerca e di scandaglio di nuovi oriz-zonti, che guardino alla «persistenza nel nuovo millennio» delcinema. Persistenza che Cinemazero persegue caparbiamente e il1° settembre sarà al Lido per la serata-omaggio di preaperturadella 72ma Mostra con la proiezione, in prima mondiale, dellacopia restaurata di Il mercante di Venezia di Orson Welles, filmconsiderato perduto e ricostruito grazie proprio al ritrovamentodi nuovi materiali da parte di Cinemazero (usciti sempre dallafamosa cassa, fatta donare da Mario Catto all’Associazione, dallaquale, lo scorso anno, è apparso anche Too Much Johnson). Il“classico” shakespeariano avrà, nel solco della tradizione delleGiornate del Cinema Muto, l’esecuzione dal vivo della partitura diLavagnino (1909-1987), grande compositore di colonne sonore.

In copertina Orson Welles ne Il Mercante di Venezia, Trogir (HR) © Oja Kodar CinemazeroFilmmuseum München.

cinemazeronotiziemensile di informazione cinematograficaSettembre 2015, n. 8anno XXXV

Direttore Responsabile Andrea CrozzoliComitato di redazione Piero ColussiRiccardo Costantini Marco FortunatoSabatino LandiTommaso LessioSilvia MorasMaurizio SolidoroCollaboratori Lorenzo CodelliLuciano De GiustiManuela MoranaElisabetta PierettoSegretaria di redazioneMarianita SantarossaDirezione, redazione, amministrazioneVia Mazzini, 233170 Pordenone,Tel. 0434.520404Fax 0434.522603Cassa: 0434-520527e-mail: [email protected]//www.cinemazero.itProgetto graficoPatrizio A. De Mattio[DM+B&Associati] - PnComposizione e FotolitiCinemazero - PnPellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in PianoAbbonamenti Italia E. 10,00Estero E. 14,00Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981Questo periodico è iscritto alla:

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eBastò il personaggio di Asa, la strega che risorge daisecoli nella steppa russa, protagonista di La masche-ra del demonio di Mario Bava per farle conquistare iltitolo di regina dell'horror, la più bella star del cinemadel terrore, l'icona per eccellenza del gotico italiano.Seguiranno ben 10 film di genere, realizzati con i mag-giori esponenti italiani, da Riccardo Freda ad AntonioMargheriti, a Massimo Pupillo, Mario Caiano, CamilloMastrocinque, Sergio Corbucci. Ma la sua carriera diScream Queen non si limita all’Italia: fondamentale èla sua interpretazione nelle trasposizioni di Poe diRoger Corman, in Piraha di Joe Dante, nel Demonesotto la Pelle di David Cronemberg, per non parlaredella serie televisiva Dark Shadows o il più recenteButterfly Room di Jonathan Zarantonello.L'opportunità per incontrarla è stata la sua presenza a Roma come madrina della XXXV edi-zione del Fantafestival che le ha conferito il premio alla carriera. Per l'attrice l'occasione perritornare a Roma, la città dove tutto è cominciato, la città di cui ancor oggi è follemente inna-morata. Il suo nome è legato all'horror ma i suoi occhi si illuminano nominando Federico Fellini,subito le balza alla mente la sua esperienza in 8 ½. Racconta ''Tutti amavano Fellini, e vole-vano lavorare con lui, era un uomo emotivo, sempre molto gentile e appassionato. Poiamavo molto il modo con cui si rivolgeva a tutti sul set...al provino mi ha fatto domandeintime che non c'entravano niente con il recitare, tipo, 'Ti piace l'aglio?', 'Hai animali?' Poidurante le riprese non c'era sceneggiatura, lavoravamo con i fogli che ci dava di giorno ingiorno. E ricordo quando mi chiamava nel mezzo della notte per fare una passeggiata nelsilenzio di Roma, poi il caffè all'alba, lo riconoscevano, lo salutavano, e lui era contento. ”.Fellini offrì a Barbara Steele anche una parte in Casanova: ''Avrei dovuto recitare un'alchi-mista capace di risvegliare la virilità degli uomini.. Ma poi purtroppo quella parte di sce-neggiatura è stata tagliata''.Numerosi sono gli aneddoti che l'attrice ama raccontare, ancor più durante il pranzo a cuisi uniscono anche il figlio Jonathan, il regista Ruggiero Deodato e l'amico collezionista escrittore Paolo Zelati. Non mancano neanche le incursioni di Rino Barillari, storico paparaz-zo romano che quasi magicamente ricrea l'atmosfera della Dolce Vita degli anni sessanta.Racconta ad esempio della sua prima esperienza sul set al fianco di Elvis Presley in Stelladi fuoco, western di Don Siegel. Aveva firmato un contratto con la 20th Century Fox, gli

Studios volevano lanciarla come la nuovadiva: «Mi avevano fatta bionda! — escla-ma — ci potete credere?». The King lodescrive come un giovane bellissimo conla pelle di velluto e una collezione di cadil-lac. “Una sera - aggiunge - andai a man-giare e c'era anche Marylin Monroe, assor-ta nei suoi pensieri, quasi assente facevarisuonare un bicchiere accarezzandolo conle dita”. Tra gli aneddoti che si susseguo-no sarebbero moltissime le domande dapoterle rivolgere, e lei in merito ai “chiac-chieroni” racconta di una cena con RobertMitchum: “Uomo straordinariamente belloma che parlava moltissimo, una volta gliproposi 100$ per farlo smettere”.

È stato presentato a Cannes Lost River il film debutto dietro la macchina da presa di RyanGosling. Una madre single viene a contatto con un sottomondo macabro, e tenta di tenerunite le persone che ama nella sua casa di infanzia. A tutti i costi l'attore canadese ha volu-to ci fosse nel cast anche Barbara Steele, icona senza tempo e attrice che ancor oggi emo-ziona lo spettatore e lo travolge con il suo sguardo magnetico.

Quattro chiacchiere con Barbara Steele

Ritorna in Italia la “Strega di Roma” dallo sguardo magnetico ed il fascino irresistibile

Barbara Steele in Black Sunday

Barbara Steele nel corso della nostra intervista

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“Il ruolo che davvero sogno di interpretare è l'ebreo di Shakespeare. Io sono cristiano (nonche la cosa importi), ma ho sempre sentito una certa affinità verso Shylock e vorrei raccon-tare questo mio sentimento al pubblico”.

Orson Welles

Il mercante di Venezia, film incompiuto considerato universalmente perduto torna a nuovavita grazie al ritrovamento nel 2015 di nuovi materiali da parte di Cinemazero. Buona partedel film era stata consegnata diversi anni or sono da Oja Kodar, attrice, musa ispiratrice eultima compagna di Orson Welles, al Filmmuseum München. Unendo i materiali dell'archi-vio tedesco a quelli ritrovati da quello friulano, aggiungendovi alcune scene conservatedalla Cineteca di Bologna, dopo un accurato lavoro di ricerca (La Cinematheque Francaise;Paris Mercury Theatre Productions, New York; Special Collections Library at the University of Michigan, Ann Arbor), si è potuti arrivare arealizzare una ricostruzione del film puntando a una versione che fosse il più possibile simi-le a com'era stato pensato e realizzato nella sua ultima versione da Orson Welles all'epoca.Linea guida del lavoro è stato lo script originale del regista, recentemente ritrovato. Come d'uso con Welles, la produzione era stata travagliatissima: il film, a colori, che dove-va mettere in scena una riduzione della nota pièce omonima di Shakespeare, era stato finan-ziato originariamente dall'emittente americana CBS, compreso all'interno di uno specialedal titolo Orsons' Bag. Sealcune fonti riportano pro-blemi fiscali, altre sosten-gono che i primi finanzia-menti bastarono appena acoprire le riprese aVenezia. Sta di fatto cheWelles si ritrovò con unatroupe, un film da portarea termine e il suo grandesogno di interpretareShylock. Così, decise dicontinuare e di prenderein mano la produzione. Viada Venezia, si continuò agirare in Croazia, inVeneto e a Roma, dove ilfilm fu montato. Le prime riprese furono effettuate nel 1969 a Venezia luogo che Welles benconosceva per ragioni personali e per avervi girato alcune scene di Otello nel 1952.Le usuali traversie produttive - contrasti con la committenza, fine dei fondi a disposizione,spesi nella loro interezza nella “costosa” città lagunare – portarono dunque Welles a “rico-struire” Venezia in diversi luoghi e paesi: girò infatti (auto producendosi questa secondaparte) in Yugoslavia, sulla costa dalmata ora in Croazia: nella parte di film ritrovata daCinemazero sono apparse immediatamente identificabili la piazza e gli archi intarsiati dellacattedrale di Traù (Trogir) e della piazza prospiciente, a testimonianza proprio di questaseconda tranche di riprese. La casa del mercante Shylock è ad Asolo (la cosiddetta “CasaLongobarda”), dove sono ambientate anche le scene della reggia di Belmont (VillaContarini, detta “degli Armeni”). Alcuni ciak vennero girati anche a Roma (in Piazza SS.Giovanni e Paolo), dove in un primo momento il film venne montato presso la SaFa Palatinodall'italiano Mauro Bonanni (anch'egli ritratto nel film). Nel montaggio del film questi luo-ghi si fondono magicamente, grazie al genio di Welles all'opera su più moviole, ed è impres-sionante verificare come la continuità dei luoghi sia fluida, e come si faccia fatica a ricono-scere le location originali, immaginando invece di essere sempre e solo a Venezia.La durata doveva essere superiore ai quaranta minuti, ma alla fine, anche con l'aiuto delmontatore svizzero Friedrick (Fritz) Müller, Welles confezionò verso l'estate del 1969 unaversione che si avvicinava ai trenta minuti, destinata quindi a un uso diverso da quello ori-ginale. Rocambolesco - ed estremamente wellesiano - l'epilogo della lavorazione, con ver-sioni differenti della vicenda. Se Welles racconta che un rullo gli fu sottratto in circostanze

Il mercante di Venezia e il genio di Welles

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Cinemazero apre la 72 Mostra del Cinema di Venezia

Orson Welles nella scena di apertura del film © Oja Kodar_Cinemazero_Filmmusem München

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non precisate, Oja Kodar(sua ultima compagna)testimonia di aver assistitoa una proiezione privata(con sua madre) di unacopia pressoché definitivadel film. Più attendibile laricostruzione che vuole ilfilm perso nei molteplici ecostanti spostamenti diWelles, fra le sue varieresidenze fra Spagna,Italia, Francia eYugoslavia. In ogni caso, irulli spariscono completa-mente. Riappare parte delfilm grazie a Oja Kodar,

che, per garantirne sopravvivenza e testimoniando la necessità di una memoria wellesiana,consegna un rullo in suo possesso al FilmMuseum di Monaco di Baviera, dove viene accu-ratamente preservato e valorizzato. Questa parte del film appare da subito come una ver-sione tronca e poco significativa perché mancante di buona parte delle vicenda. Il ritrovamento da parte di Cinemazero di più di seicento metri di pellicola positivo 35 mme di un rullo di sonoro magnetico contenente l'audio mixato del film – tutto depositato econservato presso l'Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia / La Cineteca del Friuli, einventariato grazie al sostegno della Fondazione CRUP – ha dunque consentito il lavoro direstauro sul film (supervisionato da Luca Giuliani e Stefan Drossler, condotto presso i labo-ratori L'immagine ritrovata di Bologna e AlphaOmega, CK TV&Film, entrambi di Monaco diBaviera, ) e sull’audio (Haghe Film Digitaal di Amsterdam e Cine-Audio & Media Services diMonaco di BAviera), che ricostruisce la versione più completa possibile, cercando di avvici-narsi il più possibile – alla luce dei documenti analizzati – a quanto pensato da Orson Welles,per quanto è dato sapere dalle testimonianze d’epoca e dalle carte depositate negli archividi mezzo mondo. Di grande importanza per la ricostruzione anche il fondo del MaestroAngelo Francesco Lavagnino presso la Cineteca Nazionale - Centro sperimentale di cine-matografia: Lavagnino compose infatti le musiche del film, lí conservate insieme a quattropreziosi fogli con le sue indicazioni a penna, precise al dettaglio, degli ingressi e le uscitedegli strumenti musicali in relazione alle scene, documenti fondamentali per la ricostruzio-ne corretta del film. Nel film che rivive come una ricostruzione il più possibile simile al progetto originale diWelles, oggi appare fonte di assoluta emozione poter vedere il regista/attore avanzare inlaguna in gondola o girare con barba, cappello e gobba, sotto un pastrano nero, per campie calli, fra case, chiese e altri luoghi di Venezia assolutamente riconoscibili, ma ancor più nelprologo vederlo che si trucca in un campiello veneziano (in realtà a Traù) per assumere iconnotati del personaggioshakespeariano - il mer-cante Shylock - "masche-ra" che lo ha accompagna-to per buona parte dellasua carriera. Ha infattiinterpretato la parte sulpalco a teatro, l'ha regi-strato su un album e haimpersonificato il mercan-te ebreo sia per il cinemache per la televisione. Per la ricostruzione si sonoconsultati tutti i materialidisponibili: l'album (regi-strato fra il 27 Luglio e il 14settembre, 1938) trattodall’edizione del suoEverybody’s Shakespearee illustrata con un disegno della edizione a stampa, la sua apparizione al Dean Martin Show(14 settembre,1967), senza tagli, un frammento di un adattamento cinematografico del1969, che non è mai uscito, e diversi estratti inutilizzati del monologo di Shylock che giròdurante le riprese de La Decage Prodigeuse di Claude Chabrol in Francia (1971) e durante isopralluoghi per le riprese di The Other Side Of the Wind in Spagna (1973).

Shylock in Piazza SS. Giovanni e Paolo, Roma © Oja Kodar _ Cinemazero _ Filmmuseum Munchen

Shylock © Oja Kodar _ Cinemazero _ Filmmuseum Munchen

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“Grandi artisti hanno usato il cinema comecatarsi per gli orrori della guerra: Chaplin inCharlot soldato e Il dittatore, Keaton inCome vinsi la guerra, Lubitsch in Vogliamovivere! In Maciste alpino, l’affiatata squadradi Pastrone affronta uno dei più tragici eletali scontri del 1914-18, la “guerra bian-ca”, in cui gli austro-ungarici e gli italiani si trovarono faccia a faccia lungo un fronte di oltre400 chilometri, in buona parte a un’altitudine superiore ai 1800 metri." Così David Robinson, direttore delle Giornate del Cinema Muto, introduce Maciste alpino,evento speciale di apertura della 34a edizione che si svolgerà al Teatro Comunale GiuseppeVerdi dal 3 al 11 ottobre. Il film, diretto nel 1916 da Luigi Maggi e Romano Luigi Borgnettocon la supervisione di Giovanni Pastrone, è presentato nel recente, splendido restauro cura-to dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e dalla Biennale di Venezia. Questa godibile commedia avventurosa è in realtà uno dei migliori film italiani di propa-ganda bellica, realizzato con l'intenzione di sostenere l'ingresso in guerra contro gli ex allea-ti austriaci e tedeschi e, attraverso le imprese dell’eroe dall’incredibile forza fisica imperso-nato da Bartolomeo Pagano, di sollevare il morale degli italiani, che avevano visto sfumarela speranza della guerra-lampo e avevano già subito pesantissime perdite. Con Maciste alpi-no, oltre che con i documentari di Luca Comerio e il restauro del lungometraggio america-no girato sul fronte tedesco nel 1915, On the Firing Line with the Germans, presentato inprima mondiale, le Giornate si inseriscono nelle celebrazioni legate al centenario dellaGrande Guerra.A chiudere il festival la sera di sabato 10 ottobre e in replica il pomeriggio di domenica 11sarà Il fantasma dell'Opera diretto da Rupert Julian nel 1925, un horror carico di mistero chefissò il modello dello stile gotico della Universal degli anni ’30 e ’40. Non è il primo adatta-mento cinematografico del romanzo di Leroux (la versione realizzata in Germania da ErnstMatray nel 1916, con Nils Olaf Chrisander, è uno dei gioielli perduti del muto) ma quello che,grazie soprattutto all’interpretazione di Lon Chaney, ha consegnato il Fantasma all'immagi-nario collettivo. La copia restaurata da Photoplay, comprensiva delle suggestive scene inTechnicolor, è accompagnata dalla musica di Carl Davis eseguita dall'Orchestra San Marcodi Pordenone diretta da Mark Fitz-Gerald.Molto atteso è anche l'evento di metà settimana: sei ore e mezza (con intervallo!) di grandecinema con il capolavoro di Henri Fescourt, I miserabili (1925), riconosciuto come il miglio-re e il più fedele dei numerosi adattamenti dell'opera di Victor Hugo e ora restaurato daCNC, Cinémathèque de Toulouse e Fondation Jérome Seydoux-Pathé. L’impresa dell’ac-compagnamento al pianoforte è affidata a Neil Brand.Lo sterminato programma delle Giornate 2015 comprende anche i film muti di VictorFleming, il futuro regista di Via col vento; i classici del “Canone rivisitato”; le commediesovietiche; le imprese dei “forzuti” Aldini e Albertini; tanto cinema delle origini, inclusi i con-tributi cinematografici del trasformista italiano Leopoldo Fregoli; la nascita del western; filme documentari dall’America Latina; i grandi artisti neri dello spettacolo nelle commedieamericane di cento anni fa; le “altre” sinfonie di città e l’omaggio a Manoel De Oliveira conDouro, sulla sua Porto; e ancora, ritrovamenti eccezionali come le sequenze inedite di una

delle più famose comiche con Laurel & Hardy e loSherlock Holmes di Berthelet del 1916, con la stardel teatro americano William Gillette (a lui si devo-no il cappello da cacciatore e la tipica pipa ricurva,diventati emblemi del detective). Non mancano pro-duzioni recenti, come il nuovo film d’avanguardia diPaolo Cherchi Usai, Picture (2015), accompagnatodal trio americano Alloy Orchestra, e il film di ani-mazione di due giovani autori iraniani, Junk Girl(2014), ispirato a una breve poesia di Tim Burton, suirifiuti umani della società. L’appuntamento con lepiccole orchestre delle scuole, “A colpi di note”,quest’anno apre il festival la mattina del 3 ottobre.

Dal 3 al 11 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone la 34 edizione del Festival G

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Le Giornate delCinema Muto

Una scena di Maciste alpino, evento inaugurale dell’edizione 2015

Il fantasma dell’opera di Rupert Julian chiuderà il festival

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OSPITA UN OSPITE...DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTOSi avvicina il periodo dell’anno in cui Pordenone si popola di storici, appassionati e studen-ti di cinema, che certo non mancheranno alla 34° edizione delle Giornate del Cinema Muto,in programma al Teatro Verdi dal 3 al 10 ottobre più la replica dell’evento finale con l’or-chestra il pomeriggio di domenica 11.Dall’apertura con Maciste alpino alla chiusura col Fantasma dell’Opera, passando per lamonumentale maratona dei Miserabili, le Giornate richiameranno cinefili da ogni parte delmondo. Rinnoviamo perciò l’invito ai pordenonesi che hanno camere o appartamenti liberiad accogliere i sempre numerosi ospiti che chiedono di usufruire di un alloggio presso pri-vati. Solo così alcuni di loro, soprattutto studenti ma non solo, avranno la possibilità diseguire il festival. Sono molte le famiglie che negli anni hanno aderito alla formula “Ospitaun ospite” e certamente anche quest’anno saranno numerosi i pordenonesi pronti ad aprir-si a questo tipo di accoglienza e vivere insieme ai fan del muto il clima del festival.Chiunque voglia avere ulteriori informazioni o comunicare la propria disponibilità può con-tattare gli uffici delle Giornate: [email protected], tel 324 8992620

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"Ci sono film che non vorresti vedere in alcun altro posto che non sia un cinema?" Una buona domanda che può aiutarci ad andare oltre l’attuale posizione in cui ristagna lacinefilia e arrivare a qualcosa di essenziale, e ancora non formulato, sul posto e la funzionedel cinema. Cercando di far sì che la mia risposta abbia almeno una parvenza di obiettività,ho riformulato la domanda in questo modo: quali film hanno i requisiti per richiedere unaproiezione e fruizione al cinema in modo così profondamente radicato, sia per la forma cheper il tema, che vi è una grande probabilità che i film stessi non possano essere adeguata-mente compresi al di fuori di tali condizioni?Come ha osservato Noël Burch, Playtime (1967) di Jacques Tati è "il primo [film] nella sto-ria del cinema che deve essere visto non solo diversi volte, ma anche da diverse distanzedallo schermo". Ovviamente va da sé che, per Burch (che scrive nel 1969), il film dovevaessere visto in un cinema. Jonathan Rosenbaum porta l'osservazione di Burch più lontano, sostenendo che è "inap-propriato" vedere i film "in spazi privati, in particolare su qualsiasi schermo più piccolo di sestessi. Playtime assume una precisa contiguità e continuità con lo spazio pubblico dellasala, dove condividiamo la sua esperienza con gli altri”. La coreografia trionfale e meticolo-sa del film di Tati, il suo spiritoso discorso sull'architettura, la sua scoperta di una socialitàrinnovata, la saturazione dell’immagine attraverso una miriade di dettagli discreti, e la scaladella figura umana all'interno dell'immagine, tutto questo insieme fa di Playtime un film cherichiede un "grande schermo" e rischia di diventare illeggibile quando visto su qualcosa dipiù piccolo.Un altro regista che ama i campi lunghi, i cui film possono deformarsi fino ad un livello taleda non essere ben compresi (diventando addirittura incomprensibili) quando si guardanosu piccoli schermi, è Jacques Tourneur. Nei quattro ritratti di destini comuni che Tourneurdipinge con Leopard Man (1943), Canyon Passage (1946), Stars In My Crown (1950), eWichita (1955), i ruoli svolti dai personali eroismi o perversioni sono posti in una prospetti-va in cui diventano, se non del tutto insignificanti, almeno un po’ arbitrari. Questa prospet-

tiva può essere meglioapprossimata calibrata alcinema, dove la misuradella ripresa e la sua durataassumono un peso psicolo-gico che risulta solo accen-nato in una visione dome-stica.In Stray Dogs (Jiao voi,2013) di Tsai Ming-liang, ladurata delle inquadrature siavvicina al limite in cui ildisagio di guardare un'im-magine in movimento in cuimolto poco si muove quasicessa di essere compensatocon qualsivoglia piacerelegato alla qualità dell'im-magine – una soglia chepuò subire solo un’ulteriore

riduzione se lo spettatore ha la possibilità di mandare avanti la scena, o se l'immagine sidegrada a causa di una riproduzione a bassa risoluzione. Posso immaginare che Leviathan di Lucien Castaing-Taylor e di Verena Paravel (2012) nonpossa funzionare fuori da una sala cinematografica: l'effetto del film richiede il rapimen-to/sequestro all'interno di uno spazio in cui il pubblico può farsi condurre dalle immagini edai suoni (soprattutto i suoni); l'impotenza voluta che fa sempre parte dell'etica della spet-tatorialità è fondamentale per creare l'esperienza di questo film. Uno dei film marittimi di Raoul Ruiz, Le tre corone del marinaio (Les trois couronnes duMatelot, 1983), va a sua volta ricordato per la perfezione della sua metafora cinematografi-ca e per la costruzione del suo cinema immaginario come casa dei racconti galleggiante.

Film che non vorresti vedere in alcun altro posto che non sia un cinemaC

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Una questione di Scala

Una scena di Playtime di Jacques Tati

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Il critico, educatore e programmatore Chris Fujiwara

I protagonisti di House of Strangers di Joseph L. Mankiewicz

Quando si lascia il cinema dopo aver visto il film di Ruiz, è come mettere piede a terra dopoun lungo viaggio in mare. È anche invocando l'esperienza del viaggio compiuto che tre grandi film di Joseph L.Mankiewicz – House of Strangers (1949), A Letter to Three Wives (1949), e The Honey Pot(1967) – traggono un potere che è in gran parte perduto quando i film sono visti su schermidi piccole dimensioni. Si deve essere all'interno del cinema, per sua natura una House ofStrangers (ndr: casa di estranei), per sentire qualsiasi emozione prima che i meravigliosimodelli meccanici che Mankiewicz applica ai rapporti umani vengano trasmessi attraversole parole e le immagini che comunicano gli atteggiamenti più precisi verso quei rapporti.Ma il non plus ultra dei registi il cui lavoro deve essere vissuto in una sala cinematograficaè certamente Naruse Mikio. Perché? Perché i suoi film, quando incontrati casualmente, sem-brano troppo vicini alla vita stessa per essere afferrabili con delle immagini; e diventa neces-sario creare la massima distanza tra il film e lo spettatore – attraverso la differenza di scalatra lo spettatore e lo schermo, attraverso il rito di entrare cinema e sedersi, ecc – in mododa poter vedere dietro la loro complessità e astrazione. Dei film di Naruse, i seguenti (tutti del dopoguerra) non sono necessariamente i migliori, masono certamente grandi esempi di film che hanno bisogno di essere visti al cinema perpoter essere visti davvero: Ginza Cosmetics (Ginza Kesho 1951 ), Mother (Okaasan, 1952),Il suono della montagna (Yama no oto, 1954), Crisantemi tardivi (Bangiku, 1954), EstateNuvole (Iwashigumo, 1958), Yearning (Midareru, 1964), Nubi sparse (Midaregumo 1967 ).Naruse è il grande regista del quoti-diano; e forse, per ironia della storia,è oggi il quotidiano (di formati eschermi elettronici) che deve essereallontanato in modo che questa poe-sia visiva e narrativa di Naruse possaessere recuperata attraverso l'espe-rienza sempre più esotica del cine-ma. [traduzione a cura di MarianitaSantarossa]

Chris FUJIWARA è un critico cinema-tografico, educatore, programmato-re, giornalista e redattore. È l'autoredi Jerry Lewis (University of IllinoisPress, 2009), Il mondo e il suo dop-pio: La vita e l'opera di OttoPreminger (Faber & Faber, 2009), eJacques Tourneur: Il cinema diNightfall (Johns Hopkins UniversityPress, 2001). È stato DirettoreArtistico del Festival Internazionaledel Cinema di Edimburgo 2012-2014.

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«"Figurati, ieri sera ho fatto un sogno, hosognato ancora di Cannes: i gabbiani eranoscappati. Un'ondata alta molti metri som-mergeva la Croisette, ribaltava le automo-bili, devastava le boutique di lusso, siabbatteva sugli alberghi. Eravamo in pienofestival, i cameramen filmavano immaginidi rovine e devastazione. Poi lo choc. Unaspecie di lungo muggito proveniente dalventre della terra. Pareva che il boulevard sispaccasse in due parti, crac, un po' come lamamma divide il cibo ai bambini. E poi ilsilenzio, i corpi intrappolati, le ossa contor-te, fracassate, i volti atterriti o sfigurati, lesirene, le sirene, le sirene... Immobili vetu-sti si sbriciolavano, impedendo l'opera deisoccorritori. Incendi divampavano, navi sispostavano. In tutta la regione si organizza-vano i soccorsi. Calava la notte, mancava lacorrente. Il numero dei dispersi continuavaad aumentare. E io ero lì, paralizzato masano e salvo. Di colpo, tutto quanto s'eraribaltato. La vita interrotta, la festa rovinata,panico, polvere, rovine, razzie, fame, sete,la fine del mondo. Lungo il porto, i fari deiproiettori rischiaravano la notte, e dei con-gegni vibravano con tutta la loro potenza in

cerca dei sopravvissuti e alla scoperta dei morti. Dio non finirà mai di mettere il mondo allaprova?". Con i pugni chiusi dietro la schiena, Federico fece gli scongiuri contro il malocchioincrociando le dita”».Il 19 maggio 1968, a casa sua in via Margutta, Fellini così racconta a Lucien Fabas, diretto-re del Festival di Cannes travolto dal maelström sessantottesco. Siamo al clou apocalittico del romanzo Le festival n'aura pas lieu (www.grasset.fr), con cuiGilles Jacob esordisce nella narrativa. Nel protagonista l'autore fonde le figure di due suoiillustri predecessori al soglio cannense, Robert Favre Le Bret (1952-1971) e Maurice Bessy(1972-1977), evocando ricordi di gioventù e timori attuali. Il racconto inizia nell'ottobre 1952, quando l'inesperto giornalista Fabas viene inviato inKenya per intervistare le star di Mogambo, che la Metro Goldwyn Mayer sta producendo inmezzo alla giungla. La bionda Grace Kelly in casco coloniale guarda invidiosa la statuariaAva Gardner nella foto di copertina. Assieme a Fabas, su quel set incontriamo il ruvido regi-sta John Ford, l'orecchiuto Clark Gable, la mangiauomini Ava e sua sorella Bappie. Nelcorso di trent'anni, Fabas e Bappie tesseranno un idillio antonionian/borzaghiano, con fina-le... viscontiano.Innumerevoli co-protagonisti allontaneranno o avvicineranno via via “Les amants". Persino il generale de Gaulle, oltre a Burt Lancaster, John Frankenheimer, Fritz Lang, Jean-Luc Godard, François Truffaut, Roman Polanski, Louis Malle, Louella Parsons, Lillian Gish &"a cast of thousands". Che sorpresa! Salva la vita a Fabas e Bappie, rapiti dai Mau-Mau, eaccompagna poi il protagonista attraverso gli insidiosi canyon hollywoodiani, l'amicoAlexander Walker (1930-2003). Il leggendario critico e storico irlandese, autore di biografie evergreen, il quale lasciò in ere-dità il suo straripante archivio personale alla Cineteca del Friuli. Strana coppia, Fabas e Alex,uniti dall'immensa passione per il cinema "d'autore popolare", impegnati a promuoverloovunque, dalla Costa Azzurra alle Filippine. Quanti deliziosi aneddoti il veterano Jacob ciregala. «L'immenso Christopher Lee sorprendendosi allo specchio si spaventò, s'era scor-dato che non indossava l'abituale divisa da vampiro». «Al funerale di John Ford, a Coronadel Mar, un becchino chiede: "Chi seppelliscono?". Un fotografo che l'aveva conosciutobene gli risponde: "Il cinema americano"».

Fantasie e incubi del veterano del Festival di Cannes

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«Il festival non avrà luogo»romanzo di Gilles Jacob

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Crisi è una delle due parole (insieme a futuro) che quest’anno Pordenonelegge, festa dellibro con gli autori, ha scelto per tracciare una linea di congiunzione ideale tra le centinaiad’incontri, dibattiti ed approfondimenti che animeranno la città dal 16 al 20 settembre pros-simi. Tra questi non mancheranno quelli curati da Cinemazero, tra i fondatori della kermes-se, attraverso i quali proseguiremo nel percorso di analisi del legame tra cinema e lettera-tura. Protagonista del primo appuntamento uno dei più grandi artisti italiani del Novecento,Pierpaolo Pasolini. Il laboratorio di Accattone, questo il titolo del dibattito nel corso delquale due pasoliniani di caratura nazionale come Roberto Chiesi e Luciano De Giusti rico-struiranno le circostanze e i momenti salienti del suo primo film, (Accattone, 1961) dallagenesi - che affonda le radici nella remota passione di Pasolini per il cinema - alle varietappe della sua realizzazione. Un’operazione culturale di ampio respiro che vede coinvoltiCinemazero e Cineteca di Bologna, con la partecipazione del Centro Studi PPP di Casarsadella Delizia e il sostegno della Provincia di Pordenone in occasione del quarantennale dellasua scomparsa. Ad un altro maestro del cinema, OzuYasujiro, è dedicato un altro impor-tante appuntamento, che si svilupperà nella nuova formula dell’incontro seguito dalla proie-zione nella rinnovata SalaGrande di Cinemazero. Grazie alla Tucker Film arrivano infatti perla prima volta in Italia sei dei suoi capolavori restaurati sul grande schermo e, per l'occa-sione, è stato pubblicato un libro sull'opera del regista giapponese curato da Dario Tomasi,uno dei maggiori esperti europei di cinema orientale, e Giorgio Placereani. Insieme a lorodialogherà Silvio Soldini, che ben conosce e ama l'opera di Ozu - tanto da chiamare la pro-pria casa di produzione Monogatari da Tokio Monogatari (Viaggio a Tokio, 1953) – e, insie-me, presenteranno in sala Fiori d’equinozio (1958) il suo primo lungometraggio a colori.Stesso schema, incontro con gli autori seguito dalla proiezione del film, per Parole povere.Il sogno di un'altra trasformazione organizzato in concomitanza con l’uscita in dvd del docu-film di Francesca Archibugi Parole Povere, sulla vita e la poesia di Pierluigi Cappello, doveemerge nitido il fondamento dell’opera del poeta friulano nei primi anni della vita. Insiemea loro, per un dialogo a tre voci, lo scrittore Eraldo Affinati, che da sempre indaga il legametra la formazione dell’individuo e il suo destino.E proprio il destino ha voluto che sopravvivessero le carte del “caso Manzoni”, la storia diun vero e proprio cantiere di scrittura cinematografica che, a cavallo tra gli anni Cinquantae Sessanta coinvolse grandi registi e illustri scrittori in un dibattito lungo oltre un decennio.I documenti, gli aneddotti e le curiosità di questo “caso” - ordinate e contestualizzate - costi-tuiscono l’ossatura del libro Promessi sposi d’autore. Un cantiere letterario per LuchinoVisconti curato da Salvatore Silvano Nigro e da Silvia Moretti che incontreranno il pubbli-co. Un pubblico che la redazione di Hollywood Party, il programma radiofonico che da 20anni porta ogni sera il meglio del cinema nelle case degli italiani, ha voluto coinvolgeredirettamente per stilare una classifica dei 100 film italiani che hanno segnato in modo inde-lebile l'ultimo secolo entrando nel nostro immaginario collettivo. Ne è nata una raccolta, iCento colpi di Hollywood Party naturalmente commentata dalle poliedriche voci dei con-duttori, ciascuno dei quali, ognuno con la sua storia e il suo approccio al cinema, ha cerca-to di leggere dal suo punto di vista perché quel film era così importante da meritare tantivoti. Interverrà il critico cinematografico Steve Della Casa uno dei fondatori della trasmis-sione. Chiude il ricco programma della sezione Il desiderio di essere felici, che vedrà prota-gonista Ivan Cotroneo il testimonial delle premiazioni di Scrivere di Cinema Premio AlbertoFarassino 2015, il concorso nazionale di critica cinematografica rivolto ai giovani. Cotroneosarà intervistato da uno dei giurati, Mauro Gervasini, direttore della rivista “Film Tv” e sele-zionatore per la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Nel corso dell'incontro ver-ranno premiati i vincitori delle due sezioni di gara, Young adult (15-19 anni) e Under 25 (20-25 anni), scelti dalla giuria presieduta da Viola Farassino e costituita dai critici Gervasini, ilPremio Strega Nicola Lagioia e Adriano De Grandis. Verrà inoltre assegnato il Premio delTerritorio, riservato agli studenti della Provincia di Pordenone; in questo caso sarà la giuriaformata da docenti del territorio a decidere il vincitore.E tra un incontro e l’altroil nostro suggerimento è di passare in Mediateca che sarà apertain via straordinaria durante tutto il periodo del festival (dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00-19.00) e, oltre ai consueti servizi ospiterà numerosi laboratori didattici rivolti ai più piccoli.

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ZERORCHESTRA PLAYS BERLINO - SINFONIA DI UNA GRANDE CITTÀPordenone, Auditorium Concordia - 11 settembre 2015, ore 21.00Nuova esibizione della Zerorchestra, dopo gli acclamati concerti estivi, questa volta all’in-terno dell’undicesima edizione di Musae, percorsi culturali in Provincia, organizzata dallaProvincia di Pordenone. Le musiche composte da Bruno Cesselli faranno da specchio aquesto capolavoro del cinema tedesco. Suddivisa in cinque atti, questa sinfonia visivadescrive la vita nella città di Berlino nell'arco di una giornata, con il montaggio teorizza-to da Dziga Vertov. Non ci sono né didascalie né trama, ma il ritmo avvincente delleimmagini trascina con sé lo spettatore nella vita della metropoli, facendo di questo filmuno dei classici dell'avanguardia del cinema astratto. È il 1927 quando, per la prima voltain un film, si affida la parte di protagonista a una città. Nessun attore, nessuna teatralità,nessuna star per quest'opera prodotta dalla Fox Europa: Berlino, la città dalle mille aspi-razioni, è insieme centro, argomento e splendida attrice di quest'opera sinfonica diWalter Ruttmann. Info: www.provincia.pordenone.it

RITRATTO DI PORDENONE MONTANARI di Bruno MercuriPordenone, Cinemazero 8 settembre ore 21:00 Pordenone Montanari, uomo schivo e artista rivoluzionario, ci apre le porte del suo até-lier di Grado e ci concede un’intervista, rara e preziosa testimonianza di sé, nel corsodella quale ci accompagna a scoprire l’essenza della sua Arte. Dipingere, scrivere, scol-pire, leggere: un continuo ed instancabile tentativo di autodefinirsi, mosso dall’anelito edalla dirompente esigenza di espressione interiore. Il tocco deciso della pennellata, il trat-to impulsivo, la forza del colore, l’espressione dei volti e le forme delle figure ritrattemanifestano la grande tensione comunicativa di Montanari e il suo dominio dello stru-mento pittorico e scultoreo.

I MILLE (O)CCHI Trieste, Teatro Miela - dal 18 al 23 settembre 2015L'edizione 2015 del festival si terrà dal 18 al 23 settembre al Teatro Miela di Trieste, conun'anteprima il 15 e il 16 settembre al Cinema Trevi di Roma. Ospite d'eccezione del pro-gramma d'incontri e proiezioni sarà il cineasta, produttore e didatta portoghese VítorGonçalves cui verrà assegnato il Premio Anno Uno. Tra i molti sconfinamenti propostidal festival triestino dentro e oltre la settima arte, verrà proposto un omaggio al cinemadell'artista francese Niki De Saint Phalle per un festival che è da tempo un appuntamen-to di richiamo per appassionati, studiosi e cinefili d'ogni sorta, in un viaggio senza limitid'epoca e genere nella Storia del cinema. Info: www.imilleocchi.com

ESPRESSIONI DI CURA - CONCORSO ARTISTICO LETTERARIOParole e immagini per narrare la malattia oncologicaSono aperte le iscrizioni alla quarta edizione del concorso artistico letterario nazionaleEspressioni di cura. Parole e immagini per narrare la malattia oncologica, iniziativa pro-mossa dall’Istituto Nazionale Tumori CRO di Aviano. Il concorso è riservato a pazienti/expazienti oncologici, operatori con esperienza di lavoro nelle strutture sociosanitarie conpazienti oncologici, persone che si siano prese cura di pazienti con tumore (in qualità difamiliari, amici, volontari, ecc.). Il tema scelto per l’edizione 2015 è “l’incontro” e potràessere sviluppato nelle tre sezioni distinte Narrativa, Fotografia e Video. Gli elaboratidovranno pervenire entro e non oltre il 30 novembre 2015. Info: [email protected]

SEPTEMBER FEST Cordenons, Parco Parareit - 18 e 19 settembre 2015Organizzato dall’associazione culturale Kactus in collaborazione con PnBox eProCordenons September Fest è un evento dinamico ed entusiasmante, volto a pro-muovere l’attività artistica del nostro territorio grazie anche alla partecipazione di banditaliane di respiro internazionale. Nel programma, però, non solo musica ma ancheperformance di teatro, installazioni artistiche e proiezioni cinematografiche con i corti diFMK, il festival di cortometraggi di Cinemazero, il tutto nella suggestiva cornice naturaledel Parco Parareit a Cordenons. Ingresso libero. Info: www.kact-us.com

DA PARMA A PORDENONE IL RESPIRO DEI RICORDIPordenone, Saletta Ex San Francesco - 29 settembre 2015, ore 18.00Sarà presentato martedì 29 settembre dal critico Enzo Santese e dall’autore Gian PaoloCremonesini, noto imprenditore operante a Pordenone dal 1977, il libro Da Parma aPordenone - il respiro dei ricordi. Storie, sentimenti, emozioni vissuti dall’autore cheripercorrono l’infanzia in Emilia, gli esordi lavorativi a Venezia fino alla nascita e allo svi-luppo della propria attività a Pordenone. Ingresso libero.

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L’ATTESO RITORNO DI BELLOCCHIO CON LA SUA “FAMIGLIA” CINEMATOGRAFICA

SAngue Del mio SAngueDi mARCo bel l oCChio Federico, un giovane uomo d'armi, viene sedotto come il suo gemello prete dasuor Benedetta che verrà condannata ad essere murata viva nelle antiche pri-gioni di Bobbio. Nello stesso luogo, secoli dopo, tornerà un altro Federico,sedicente ispettore ministeriale, che scoprirà che l'edificio è ancora abitato daun misterioso Conte, che vive solo di notte.«Il film nasce dalla scoperta casuale delle antiche prigioni di Bobbio e mi haispirato la storia di Benedetta, una monaca murata viva nella prigione con-vento di Santa Chiara, a Bobbio. Mi parve che questa storia dissepolta da unpassato così remoto meritasse un ritorno al presente dell'Italia di oggi e piùprecisamente in un'Italia di paese, Bobbio, che la modernità, la globalizzazio-ne hanno ormai cancellato» così ha dichiarato Bellocchio che, per l’occasioneha voluto riunire la sua “famiglia” cinematografica, con cui ha da lungo tempoun sodalizio artistico e umano. Roberto Herlitzka, indimenticabile Aldo Moro inBuongiorno, Notte e incisivo politico in Bella Addormentata; Pier GiorgioBellocchio, suo figlio, che ha fatto esordire bambino nel cinema, per poi diri-gerlo in vari suoi film (Buongiorno, notte, Bella Addormentata, Vincere...) espettacoli teatrali (Zio Vanja); Lidiya Liberman, che ha scoperto e voluto a tea-tro per il ruolo di Helena in Zio Vanja e che ha fatto debuttare ora nel cinema;Alba Rohrwacher, che ha diretto in Sorelle mai e Bella addormentata eFederica Fracassi (anche lei in Bella addormentata). E poi Toni Bertorelli, indi-menticabile interprete di Il principe di Homburg e L’ora di religione e FilippoTimi straordinario protagonista di Vincere. Bellocchio li ha riuniti tutti aBobbio, dove ha girato il suo primo film I pugni in tasca e dove ogni estatetiene il laboratorio per i giovani “Fare Cinema”.

QUANDO L'ATTESA DIVENTA UN ATTO DI AMORE E DI VOLONTÀ

l ’ATTeSA Di PieTRo meSSinA Tra le grandi stanze di una vecchia villa siciliana segnata dal tempo, Anna tra-scorre le sue giornate in solitudine. Solo i movimenti di Pietro rompono il suosilenzio. Improvvisamente si presenta alla sua porta Caterina, una giovanedonna che sostiene di essere la fidanzata di Giuseppe, il figlio di Anna. Ad invi-tarla in Sicilia per trascorrere insieme qualche giorno di vacanza è stato pro-prio lo stesso Giuseppe ma nessuna delle due donne sa dell'esistenza dell'al-tra. Per di più Giuseppe non è presente. Nessuno sa dove sia andato, anche lesue cose sono tutte nella sua stanza e viene da pensare che forse molto pre-sto tornerà. I giorni però passano, le due donne lentamente imparano a cono-scersi e l'intero paese prepara la tradizionale processione di Pasqua.Opera d’esordio di Pietro Messina, assistente alla regia nei film di PaoloSorrentino This must be the place e La grande bellezza, già autore di nume-rosi cortometraggi e documentari, tra cui ricordiamo Terra presentato al 65°Festival di Cannes nella sezione Cinéfondation, La prima legge di Newtonche ha ricevuto una Menzione Speciale al Festival Intl. del Film di Roma, unanomination ai Nastri d’Argento ed una ai Globi d’Oro, La porta selezionato alFestival di Rotterdam.

LA VERA STORIA DEL GIORNALISTA PREMIO PULITZER WEBB CONTRO I TRAFFICANTI

SiCARioDi Denn iS Vil l eneuVe Un'imboscata dell'FBI rivela molto piu' di quanto era previsto: lo spettacoloorripilante di decine di cadaveri nascosti nei muri e con la testa sigillata in sac-chetti di plastica. Per allargare la squadra che va a caccia dei mandanti di quelmassacro la CIA arruola Kate, la giovane agente dell'FBI che ha partecipatoall'imboscata rivelatrice, anche se lei è un'esperta di rapimenti mentre la squa-dra combatte da tempo contro il cartello messicano della droga. È l'inizio diuna discesa agli inferi che coinvolgerà tutti i servizi segreti statunitensi (e lacoscienza di un Paese) disposti a trasgredire ogni regola e a sacrificare ogniparvenza di umanità pur di mantenere il controllo (ma senza alcuna volontà didebellare il Male). Un’opera intensa e adrenalinica che impone allo spettato-re di scegliere chi sia l’eroe di una storia in cui tutti hanno un passato, hannosofferto e hanno commesso errori. I protagonisti sono esseri umani imperfet-ti esattamente come noi e le loro reazioni potrebbero essere le nostre. Ledomande da porsi sono quindi solo due: quando il fine giustifica i mezzi? Cosafaremmo se ci trovassimo nella medesima situazione?

Un film di di MarcoBellocchio. Con RobertoHerlitzka, Pier GiorgioBellocchio, Filippo Timi.Italia, 2015. Durata 107 min.

Un film di di Piero Messina.Con Juliette Binoche, Lou deLaâge, Giorgio Colangeli.Italia, 2015. Durata 100 min.

Un film di Denis Villeneuve.Con Benicio Del Toro, EmilyBlunt, Josh Brolin. USA,2015. Durata 121 min.

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NUOVO FILM IN 3D PER WENDERS CHE RACCONTA UNA STORIA INTIMA

RiToRno Al l A ViTA Di wim wenDeRS "Non ho scelto io la storia, ma è lei che ha scelto me” - racconta WimWenders spiegando la genesi di Every thing will be fine presentato allaBerlinale 2015 dove il regista è stato premiato con l’Orso d’Oro alla carriera -“è arrivata sotto forma di una sceneggiatura spedita per mail da Bjorn OlafJohannessen". I due si erano incontrati al Laboratorio del Sundance, dove il cineasta tedescoaveva premiato una precedente sceneggiatura dello scrittore norvegese. Treanni dopo è nato il progetto comune. Sulla scorta dell'esperienza sorprenden-te ed entusiasmante con la tecnica del 3D usata per realizzare il documentarioPina, Wenders ha pensato che questa era la storia giusta per tentare unanuova e intima forma di racconto tridimensionale che lavorasse sui volti e leemozioni dei personaggi. Girato tra Montreal e i dintorni ghiacciati, racconta dello scrittore Tomas,(James Franco), che una sera investe uno slittino in corsa, causando la mortedi un bambino. La madre, Charlotte Gainsbourg, non lo incolpa, ma la vitadello scrittore, della donna e del fratello sopravvissuto cambiano per sempre.Tomas cade in depressione, la sua relazione con la fidanzata (RachelMcAdams) entra in crisi. Tra lo scrittore, la madre e il ragazzino si crea un rap-porto che cambia nel tempo, mentre l'uomo trova un approdo sentimentale inuna madre single. Every thing will be fine è una storia che affronta il tema del senso di colpa edella ricerca del perdono. "E' stato questo a coinvolgermi della sceneggiatura-spiega Wenders- non tanto la colpevolezza rispetto all'incidente, è stata unafatalità, quando al fatto che come scrittore ti capita di usare certe esperienzedella vita reale: ti è permesso, anche se sono eventi che hanno causato soffe-renza ad altri? L'esperienza traumatica dell'incidente sblocca la crisi creativa diTomas, lo trasforma in uno scrittore migliore. L'altro tema è che tipo di lega-me si crea tra quelli che sono coinvolti in questa esperienza traumatica: le viterestano in qualche modo legate anche nel futuro? Sono domande universali acui è difficile trovare la risposta". [tratto da www.repubblica.it]

(Tit. Or.: Every Thing Will BeFine) Un film di WimWenders. Con James Franco,Charlotte Gainsbourg, RachelMcAdams. Germania, 2015.Durata 100 min.

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