CinemazeroNotizie Novembre 2015

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mensile di cultura cinematografica 1,00 2015 numero 10 anno XXXV 1975 - 2015 Officina Pasolini Cinemazero e Pier Paolo Pasolini: quarant’anni di ricordi Il cinema italiano non è un malato immaginario Da Mantova una preoccupante fotografia del mercato d’essai Tutto il cinema da leggere Ogni mese in Mediateca presentazioni di libri e incontri Pier Paolo Pasolini, i film degli altri Una rassegna per ricordare il Pasolini critico cinematografico Gli Occhi dell’Africa 2015 Al via la nona edizione della rassegna di cinema e cultura africana Sole alto: quando l’amore vince Presto in sala il nuovo film Tucker, vincitore a Cannes “Mi scusi questo è il punto in cui sono entrato” Ian Christie racconta il suo modo di “andare al cinema” San Sebastián: orizzonti di gloria latino-americani Annata aurea per i paesi del Sud America Novembre 15 spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

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mensile di cultura cinematografica numero 10 anno XXXV

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1975 - 2015 Officina Pasolini Cinemazero e Pier Paolo Pasolini: quarant’anni di ricordi

Il cinema italiano non è un malato immaginarioDa Mantova una preoccupante fotografia del mercato d’essai

Tutto il cinema da leggereOgni mese in Mediateca presentazioni di libri e incontri

Pier Paolo Pasolini, i film degli altriUna rassegna per ricordare il Pasolini critico cinematografico

Gli Occhi dell’Africa 2015Al via la nona edizione della rassegna di cinema e cultura africana

Sole alto: quando l’amore vince Presto in sala il nuovo film Tucker, vincitore a Cannes

“Mi scusi questo è il punto in cui sono entrato”Ian Christie racconta il suo modo di “andare al cinema”

San Sebastián: orizzonti di gloria latino-americani Annata aurea per i paesi del Sud America N

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spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45%contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

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Era il 1979 quando Cinemazero propose la prima completa retro-spettiva di tutti i film di Pasolini compreso quel Le mura di Sana’ache si erano già allora perse nel buio. Quell’appello sulla conserva-zione delle mura di Sana’a, che da allora sono salvaguardatedall’Unesco, venne girato da Pasolini agli inizi degli anni Settantacon due rulli di pellicola avanzati dal Decameron. Se ne erano persele tracce de Le mura di Sana’a e la loro riproposizione all’internodella nostra retrospettiva fece molto scalpore. Era in assoluto laprima manifestazione in Italia su Pasolini, a soli quattro anni dallamorte. Lino Miccicchè, intellettuale, critico, storico del cinema, sag-gista e organizzatore culturale, uomo di rara intelligenza, subitodefinì il nostro omaggio a Pasolini una captatio cadaver, rifacendosialla ben nota captatio benevolentiæ. Ma non volevamo catturarenessuna benevolenza, semplicemente volevamo ricordare Pasolini,poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo, giornalista ededitorialista italiano, attraverso le sue opere cinematografiche, vistoche di cinema ci occupiamo. Nel 1979 accanto a questo omaggioorganizzammo anche una mostra fotografica e una mostra dei fan-tastici disegni originali, fatti da Pasolini, per La terra vista dalla luna,episodio del film collettivo Le streghe. Ricordare attraverso le sueopere Pasolini, uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XXsecolo, ci sembrava il modo più giusto, più consono per far cono-scere la sua sfaccettata poliedricità. Da quell’ormai lontano 1979 nonabbiamo mai smesso di raccogliere materiale, di riproporre i suoifilm, di far conoscere la sua figura in giro per il mondo. Abbiamoorganizzato mostre fotografiche dal Canada all’Australiaall’Argentina e in tutta Europa; portato i suoi film sugli schermi piùlontani ad un pubblico nuovo, fatto di giovani che non hanno cono-sciuto il mondo che ha vissuto Pasolini. E continuiamo a fare que-st’opera di diffusione e di studio, anche ora, che sono passati 40 annidalla sua morte, con una nuova mostra fotografica di inediti dal tito-lo Inafferrabile. Lo sguardo di Pier Paolo Pasolini presso gli Spaziespositivi della Provincia di Pordenone, cento ritratti inediti diPasolini scattati da Gideon Bachmann nel corso degli anni. O la par-tecipazione alla riedizione restaurata di Salò, la sua ultima travaglia-tissima opera cinematografica, uscita postuma e di nuovo in saladopo quattro decenni. O la piccola rassegna Pasolini: i film deglialtri, sull’attività di recensore cinematografico svolta per moltotempo da Pasolini. Insomma un percorso di conoscenza della sua“eretica” figura, del suo essere mosso dallo sdegno e dalla pietà, delsuo talento visionario e straordinariamente anticipatore, della suacapacità di vedere la poesia anche nel fango di una baracca.Percorso che proseguirà costante e puntuale anche nel 41mo, nel42mo, e così via, anno dalla morte; come lo è stato, del resto, lungotutti questi primi quaranta anni appena trascorsi!

In copertina Pier Paolo Pasolini sulset di Salò o le 120 giornate diSodoma (1975) - Foto di DeborahBeer © Archivio Cinemazero ImagesIl film verrà presentato aCinemazero in versione restauratagiovedì 5 novembre

cinemazeronotiziemensile di informazione cinematograficaNovembre 2015, n. 10anno XXXV

Direttore Responsabile Andrea CrozzoliComitato di redazione Piero ColussiRiccardo Costantini Marco FortunatoSabatino LandiTommaso LessioSilvia MorasMaurizio SolidoroCollaboratori Lorenzo CodelliLuciano De GiustiManuela MoranaElisabetta PierettoSegretaria di redazioneElena d’IncaDirezione, redazione, amministrazioneVia Mazzini, 233170 Pordenone,Tel. 0434.520404Fax 0434.522603Cassa: 0434-520527e-mail: [email protected]//www.cinemazero.itProgetto graficoPatrizio A. De Mattio[DM+B&Associati] - PnComposizione e FotolitiCinemazero - PnPellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in PianoAbbonamenti Italia E. 10,00Estero E. 14,00Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981Questo periodico è iscritto alla:

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Cinemazero e Pasolini: quarant’anni di ricordi

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Pasolini sul set di Salò - Foto di Deborah Beer, Archivio Cinemazero Images

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015Con oltre ottocento schermi e una

quota di mercato che si aggiraattorno al 15% di quella complessi-va (pari a circa 575 milioni di euro)il comparto d’essai continua a rap-presentare una parte importantedel mercato cinematografico italia-no, ma all’orizzonte la situazioneappare sempre più critica. Se ne èdiscusso a Mantova, dove dal 6all’8 ottobre scorso si sono svoltigli Incontri del Cinema d’essai,organizzati ogni anno dalla Fice(Federazione italiana cinema d’es-sai) e giunti ormai alla XV edizio-ne. Una tre giorni di lavori che

quest’anno ha riunito più di 600 professionisti tra produttori, distributori, ma soprattuttoesercenti – ultimo anello della filiera – che, tra un’anteprima e l’altra, hanno provato a con-frontarsi su cause e possibili soluzioni ai problemi della sala cinematografica. Alcuni dati parlano da soli. Quest’anno la quota di mercato del cinema italiano sugli incas-si complessivi è scesa al 18 per cento rispetto al 26 per cento dello scorso anno, a fronte diun maggior numero di titoli immessi sul mercato. Ciò significa che si producono più film maciascuno di essi incassa sempre meno. Negli anni Settanta in Italia si staccavano 525 milio-ni di biglietti l’anno, in Francia 180. Oggi in Italia se ne staccano 100 milioni e in Francia 210.Perché alcuni mercati crollano e altri no? Cosa è successo? In molti provano a dare dellerisposte. Da Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna che spiega “In Francia sono stateemanate leggi appropriate per far crescere il cinema, in Italia leggi per farlo scardinare.L’estrema difficoltà delle sale è dovuta a leggi totalmente sbagliate” a Francesco Melzi dellaGood Films che ha dichiarato: “Ho prodotto film che sono stati presentati a festival comeToronto ed il Sundance e che io stesso non ho distribuito. Forse ci sono tanti film italianiche non interessano al pubblico. Cerchiamo di fare un po’ meno film, ma un po’ meglio”.Inadeguatezza del contesto legislativo attuale e difficoltà distributive sono di certo due temicentrali. Di una seria ed organica legge di riforma del settore cinema si discute da anni maancora la situazione non si sblocca. Di fatto il sostegno statale al cinema d’essai dal 1995 adoggi considerando anche il progetto speciale Schermi di qualità, è fermo a circa 7 mila euroannui per schermo, mentre continuano a crescere i costi d’esercizio. Dei problemi relativialla distribuzione ha parlato Valerio De Paolis, fondatore della BIM, che ha confessato diaver lasciato la sua casa di distribuzione perché si era ritrovato a fare un mestiere che nongli piaceva più: il manager. Ed effettivamente molti esercenti hanno sottolineato come l’er-rato posizionamento delle uscite, troppo concentrato in alcuni periodi dell’anno, spessopenalizzi il risultato al botteghino, confondendo il pubblico e disperdendo la comunicazio-ne. Per non parlare dei perduranti fenomeni distorsivi della concorrenza che, si auspica,potranno essere in parte limitati dai nuovi provvedimenti dell’antitrust che, finalmente,affronteranno la presenza di posizioni dominanti.Ma il tema centrale per chi, come le sale d’essai, è consapevole di avere un ruolo non solodal punto di vista economico ma anche e soprattutto culturale resta quello della qualità delprodotto filmico. E su questo tema sono proprio gli esercenti a poter fare qualcosa di con-creto. Prima di tutto nella selezione dei titoli, tanto più importante e necessaria di fronte alproliferare dell’offerta, quindi nella loro “difesa”, tentando di resistere alle pressioni delmercato. Da ultimo, ma non certo per importanza, riaffermando il proprio ruolo con unatteggiamento propositivo. In questo senso a fianco alle innegabili difficoltà del momentolo scenario attuale offre infatti molte possibilità: dall’ingresso in campo di nuovi attori (lenuove case di distribuzione indipendenti), ai nuovi meccanismi distributivi che stanno radi-calmente cambiando (dalla tendenza all’”eventizzazione” all’avvento di Netflix). Chi traesercenti saprà leggere al meglio i nuovi scenari che si stanno aprendo saprà essere il primopromotore di nuove soluzioni e potrà giocare un ruolo da protagonista in questa sfida.

Il cinema italiano non è un malato immaginario

Al convegno FICE una preoccupante fotografia dello stato di salute del cinema d’essai

Mattia Palazzi, Sindaco di Mantova, Domenico Dinoia, PresidenteFICE e Mario Mazzetti, Responsabile dell'Ufficio Cinema dell'AGIS

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La Mediateca di Cinemazero è da sempre impegnata nella diffusione della cultura cinema-tografica e audiovisiva, mettendo in atto una sinergia di diversi servizi: gli archivi audiovi-sivi e librari completi, indispensabili strumenti di approfondimento alla ricerca, la consu-lenza e reference di personale specializzato, laboratori di formazione e didattica dell'audio-visivo, premi, concorsi di critica cinematografica, festival ed incontri.Il trasferimento presso le sale di Palazzo Badini è stato concepito con l'intento di rinnovarela Mediateca, per farla diventare non solo un luogo dove prendere in prestito film o libridedicati alla settima arte, ma anche un ambiente nel quale film e libri sono solo una dellemolte possibilità di scoperta e di apprendimento offerte agli utenti. Uno spazio accogliente,che offre la possibilità di conoscere divertendosi e che allo stesso tempo apre le porte all'u-so consapevole dei nuovi media. Un luogo di incontro, formazione e scoperta, un filtro diqualità, un canale di scelta e ricerca nel patrimonio culturale, un teatro di sperimentazionee fruizione del nuovo.La Mediateca dunque non è solo un archivio: la sua volontà è quella di coinvolgere la citta-dinanza, trasversalmente, con iniziative sempre nuove ed originali. Sulla base di questaspinta prendono avvio una serie di presentazioni di libri, con cadenza mensile, caratterizza-ti dalla presenza dell’autore.Questo nuovo appuntamento è stato inaugurato nel mese di ottobre da Paolo Zelati auto-re di American Nightmares. Conversazioni con i maestri del new horror americano.Giornalista e scrittore mantovano, Zelati ha raccolto in dieci anni di lavoro 33 interviste aipiù importanti registi e sceneggiatori del genere, da Cronenberg a Hooper a Romero. Unlibro fondamentale, ricco di fatti e aneddoti, che non può mancare sullo scaffale dei veriappassionati. Seguirà venerdì 20 novembre la presentazione del volume Giuseppe Bertolucci. Il cinemaprobabilmente, incontro con Lucilla Albano e Andrea Martini (modera Giorgio Placereani).Inserito nella collana Il cinema ritrovato, edizioni Cineteca di Bologna, della quale Bertolucciè stato presidente dal 1997 al 2001 con «l’idea che la Cineteca stesse compiendo una mis-sione culturale necessaria e impossibile». Un libro e tre dvd che sono il «risultato di unlungo lavoro, di una ricerca compiuta con molti amici, ma vorremmo fosse solo un primopasso, verso il pieno recupero dell’opera». Così nella presentazione al testo, Farinelli, attua-le Direttore della Cineteca, spiega la genesi di una dedica familiare, amicale e professiona-le di coloro che hanno riempito, riempiendosi, la vita di Bertolucci. A iniziare dalla profes-soressa e ultima compagna Lucilla Albano, di seguito i ricordi del fratello maggiore e

Premio Oscar Bernardo e poi il com-pagno di fughe Roberto Benigni. EMarco Tullio Giordana, MarioMartone, Vincenzo Cerami, MimmoRafele; gli attori Fabrizio Gifuni eSonia Bergamasco protagonisti deglispettacoli teatrali diretti da Bertoluccicome L’Ingegner Gadda va alla guerrae Karenina.Venerdì 18 dicembre sarà la volta diL'uomo fa il suo giro, incontro conGiorgio Diritti (modera Manlio Piva).In quest’occasione, partendo dalla suaesperienza di autore e regista, GiorgioDiritti racconta come sia possibileoggi fare cinema di qualità sfidando lelogiche di mercato, come sia possibilerealizzare un film senza perdere divista le relazioni umane, ponendoattenzione al legame speciale fra auto-re, opera e spettatori.Seguirà le presentazioni un brindisiofferto dall’Associazione Nazionale LeDonne del Vino, sezione FVG.

Tutto il cinemada leggere

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Ogni mese la presentazione di una pubblicazione dedicata alla settima arte

Paolo Zelati, a destra, primo autore ospite in Mediateca in una foto con H.G. Lewis

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«… La corazzata Potëmkin è proprioun brutto film ...» scriveva nel 1973Pier Paolo Pasolini con acume precur-sore del ragionier Fantozzi, ma, dagrande pedagogo qual’era, spiegavasempre, ogni sua allocuzione; in que-sto caso aveva aggiunto: «... dove ilconformismo con cui sono visti i rivo-luzionari è quello della più faziosapropaganda …». Pasolini, da sempregrande appassionato di cinema,durante gli anni friulani era capace diandare in bicicletta da Casarsa a Udine per vedere Roma città aperta, una volta trasferito aRoma era ineludibile, per lui, l’incontro con il mondo del cinema, non solo come sceneg-giatore, regista e attore ma anche come “recensore cinematografico”, così lo definisceTullio Kezich nell’introduzione al bel libro Pier Paolo Pasolini: i film degli altri che il grandecritico di origine triestina curò nel 1996 per la Guanda Editore. “Attività occasionale - scrive Kezich nell’introduzione al volume - che si estende a largheintermittenze sugli ultimi tre lustri della sua vita”. Ed è su questa attività di recensore cine-matografico che Cinemazero vuole ricordarlo in occasione dei quaranta anni trascorsi daquel fatidico 2 novembre 1975. Fu l’anno che vide l’ascesa in Gran Bretagna di Margaret Thatcher; l’Oscar per Amarcord aFederico Fellini; l’approvazione in Parlamento della legge Reale per la tutela dell'ordine pub-blico; la creazione della Microsoft; il Premio Nobel per la medicina a Renato Dulbecco e tantialtri avvenimenti, ma quel 1975 resta segnato, soprattutto, dalla barbara uccisione di PierPaolo Pasolini sul litorale di Ostia. Si è spenta così la sua voce sempre politicamente scor-retta; la voce del poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo ed editorialista con-siderato oggi uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani della seconda metà del XX seco-lo. Sul suo aspetto, forse oggi poco noto, di recensore Cinemazero lo vuole ricordare conquattro “film degli altri” per vedere come “lo sguardo di Pasolini fosse in grado di perfora-re idealmente la pellicola per scoprirvi dietro dell’altro: finzioni, calcoli, sottintesi, - comescrive sempre Tullio Kezich nell’introduzione - ma anche cose positive, allusioni importanti,fugaci frammenti di bellezza che i più non avrebbero saputo cogliere... una specie di rabdo-mante, un notomizzatore infaticabile, uno psicanalista selvaggio.” del cinema contempora-neo. Pasolini, “più moderno di ogni moderno”, nelle sue acute recensioni denunciava pas-sioni così come idiosincrasie, facendo nomi e cognomi, gettandosi nella mischia a corpomorto, come amava sempre fare. L’omaggio inizia con Il bell'Antonio di Mauro Bolognini (giovedi 12 nov.) ovvero il calvario,sia sociale che umano, di Antonio (Marcello Mastroianni), tormentato da un'impotenzamascherata con il sotterfugio per salvaguardare le apparenze. Ma l'impotenza è psicologicae “l’angoscia che proviene al bell’Antonio dalla sua anormalità ha accenti straordinaria-mente nuovi e attuali...” come scrisse lo stesso Pasolini concludendo che “... Bolognini sirivela finalmente un regista di prim’ordine.”. Secondo appuntameno con Deserto rosso diMichelangelo Antonioni (giovedì 19 nov.), Leone d'oro a Venezia nel 1964, dove, sono paro-le di Pasolini stesso “... c’è una profopnda, misteriosa, a tratti altissima intensità, nel for-malismo che accende la fantasia di Antonioni...”. Da sottolineare, infatti, lo straordinariorisultato ottenuto da Antonioni nella ricerca sul colore dopo aver abbandonato, per la primavolta, il bianco e nero. Terzo appuntamento con Ostia di Sergio Citti (giovedì 26 nov.), doveil sottoproletario Citti narra dei figli dell’Italia delle province, delle borgate, dei paesini.Un’umanità di brulicante e di rara bellezza, inconsapevolmente cinematografica in cui “...oltre a un’opera di poesia dà un documento di ciò che è in realtà ancora il mondo italiano.”scrisse all’epoca Pasolini lamentandosi come la critica fosse stata fredda nei confronti diSergio Citti ad eccezione di Morando Morandini su «Il Tempo», “...ma Morandini è un puro...” aggiunse. Ultimo appuntamento, infine, con Milarepa di Liliana Cavani (giovedì 3 dic.)“... un film veramente bello ... - scrisse Pasolini - non lo si ricorda come un film, ma comeuna perfetta geometria, in cui si sia sintetizzata e cristallizzata un’esperienza visiva vissutanella realtà ...”.

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Pier Paolo PasoliniI film degli altri

Una rassegna per ricordate Pasolini critico cinematografico

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Gli Occhi dell’Africa è la rassegna di cinema e cultura africana, giunta alla sua nona edizio-ne, nata da una collaborazione tra Caritas della Diocesi di Concordia-Pordenone,Cinemazero e L’Altrametà, con il contributo del Comune di Pordenone edell’Amministrazione Provinciale. All’edizione di quest’anno partecipano anche il CentroCulturale Casa A. Zanussi e l’associazione UNASp/ACLI (Unione Nazionale Arte eSpettacolo) di Pordenone. Gli occhi dell’Africa vuole dare voce agli artisti di questo continente, nel modo più direttopossibile: protagonisti sono registi e attori africani, che descrivono e interpretano i loroPaesi secondo la visone che hanno direttamente della realtà che conoscono da vicino, e laporgono al pubblico internazionale senza i filtri della cultura occidentale. Anche il modo difare cinema è diverso: le storie che vengono narrate hanno un ritmo riconoscibile, origina-le, che le distingue dal cinema al quale siamo abituati. In genere non ci sono la ricerca dieffetti speciali o di toni spettacolari nella narrazione, ma c’è la voglia di mettere in evidenzaun proprio linguaggio che racconta storie che narrano la tradizione o le diverse realtà chequesto continente esprime. Un esempio è il film Timbuctu, visto anche in Europa lo scorsoanno e riconosciuto come un capolavoro africano dalla critica cinematografica internazio-nale, tanto che ha ricevuto, nel festival di Cannes 2014, il Premio della Giuria Ecumenica eil François Chalais Prize, nonché diversi Premi César e la nomination all’Oscar 2015 comemiglior film straniero.I film africani presentati nella rassegna vengono proiettati di solito in lingua originale, consottotitoli in italiano, per rendere ancora più efficace la visione di queste opere. Un modo,anche questo, per coinvolgere le comunità africane presenti sul territorio. In particolare,quest'anno, si darà spazio ai cortometraggi, spesso produttivamente “più facili” per la cine-matografia africana, da sempre alle prese con budget estremamente ridotti, compensati dalcontributo di una creatività sempre sorprendente.Accanto al cinema, la rassegna offre altre proposte culturali quali mostre, incontri, presen-tazioni di libri, momenti conviviali, a sottolineare che la cultura africana è varia e comples-sa, formata da una cinquantina di Paesi diversi, che racchiudono ciascuno mille sfaccetta-ture differenti, somma di culture dalla storia millenaria.I film e i documentari scelti sono l’espressione della più recente filmografia africana, odescrivono l’esperienza di vita, sul territorio italiano, di alcune comunità africane. Gli incontri in programma sono con persone che operano, in modo diverso, in Africa o congli africani: ci sarà la presenza di chi lavora in Africa, che porterà la sua testimonianza dicome agisce oggi un’organizzazione che da cinquant’anni dimostra il suo impegno per lagiustizia combattendo contro la fame nel mondo e promuovendo stili di vita sostenibili.Sarà presente e incontrerà anche gli studenti un operatore di pace africano che gira da unacittà all’altra d’Italia per promuovere la pacifica convivenza tra i popoli. Verrà presentato unlibro di due operatori della Caritas udinese che lavorano con gli immigrati. Non mancheràun incontro conviviale aperto a tutti che, a gennaio 2016, concluderà la manifestazioneincontrando le comunità africane presenti sul territorio pordenonese.

Per tutto il tempo della rasse-gna sarà presente, nel CentroCulturale Casa A. Zanussi, unamostra fotografica del foto-grafo Marco Denicolò, che illu-stra un viaggio in Africa inmoto, con due tappe fonda-mentali in due ospedali seguitidal Medici con l’Africa Cuammdi Padova. Gli appuntamenti alcinema inizeranno lunedì 9novembre e proseguirannoper quattro settimane (ore20.45 con ingresso a 3€). Il programma dettagliato difilm ed eventi è disponibile sulsito: www.cinemazero.it

In novembre la nona edizione della rassegna di cinema e cultura africana

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Gli Occhi dell’Africa libri, arte, incontri e cinema

John Mpaliza, viaggiatore a piedi attraverso l’Europa uno degli ospiti de Gli Occhi dell’Africa 2015

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Dopo la Slovenia di Class Enemy, la Tucker Film guarda ancora al vicino Est: prossima-mente, infatti, porterà nei migliori cinema Sole alto, il capolavoro del regista croato DaliborMatanić. Un’opera che si alimenta di contrasti e simmetrie. Un’opera dove il buio, per quan-to si sforzi, non riesce mai a soffocare la luce. E la luce, qui, non è solo una metafora: èanche un contesto visivo. È lo zenit (citando il titolo originale, Zvizdan) che illumina il cielodi due paesi e la pelle di due giovani. 1991: Ivan e Jelena, un amore allegramente spudora-to. 2001: Ante e Nataša, un amore tragicamente mutilato. 2011: Luka e Marija: un amoreaffannosamente riconquistato. O, se non altro, una concreta ipotesi d’amore. Premiato a Cannes, dalla giuria della sezione Un certain regard, e appena presentato dallaTucker all’Internazionale di Ferrara (anteprima italiana), Sole alto racconta l’amore fra unragazzo croato e una ragazza serba. Un amore che Dalibor Matanić moltiplica per tre voltenell’arco di tre decenni consecutivi: stessi attori (i bravissimi Tihana Lazovic e GoranMarkovic) ma coppie diverse, dentro il cuore avvelenato di due villaggi balcanici. Il 1991 el’ombra scura della guerra. Il 2001 e le cicatrici che devastano l’anima. Il 2011 e la possibile(impervia) rinascita. Un inno alla vita che ha trafitto la critica internazionale. Una sorpren-dente riflessione sulla natura umana che racconta il dolore per raccontare la speranza. Unaproduzione che, in perfetta sintonia con il respiro del film, vede cooperare la Croazia, laSlovenia e la Serbia, restituendo pienamente il percorso di ricostruzione culturale in attonell'ex Jugoslavia.«Il detonatore di Sole alto –ricorda Matanić – è una fraseche ripeteva puntualmente mianonna, ogni volta che le parlavodei miei flirt o delle mie relazio-ni sentimentali: ‘…fino a quan-do non è una di loro...’. Per lei,cioè, andava tutto bene, a pattoche evitassi le ragazze serbe. Unpunto di vista che mi ha sempredisorientato, considerando l’af-fetto che la nonna era capace didarmi e la bontà che, in genera-le, era capace di esprimere.Sono un testimone diretto del-l’intolleranza sociale, politica, religiosa radicata nella mia terra e sono anche un testimonediretto dei suoi effetti devastanti. Della miseria e del dolore che ha provocato per anni. ConSole alto ho voluto vedere se fosse possibile collocare l’amore sopra ogni cosa, in un con-testo del genere, e ho tradotto in riflessione cinematografica quella frase così agghiaccian-te. Così agghiacciante e, purtroppo, così vicina a me».E ancora: «L’odio interetnico non cesserà mai di essere un’emergenza. Cinque o sei anni fa,quando ho iniziato a progettare Sole alto, le acque sociali erano forse un po’ più calme. Ora,sfortunatamente per noi e fortunatamente per l’attualità del film, il male è tornato ad esse-re un elemento quotidiano: non solo nella regione dei Balcani, ovviamente, ma in tutto ilmondo. Se non siamo ostili a un’altra nazione, allora siamo ostili a un’altra religione, a un’i-dea politica o a una scelta sessuale diverse dalle nostre, a un vicino di casa con una mac-china più bella, e così via. Mi piacerebbe che tutti gli intolleranti si specchiassero nel miofilm e si chiedessero: Sono proprio sicuro di vivere una vita felice, odiando sempre qualcosao qualcuno?».Matanić, sviluppando la narrazione lungo lo spazio di tre diversi decenni, utilizza gli stessivillaggi come orizzonti emotivi, prima ancora che geografici, e gli stessi attori come simbo-lo di ciclicità. I due ragazzi, invece, no: i due ragazzi non possono essere gli stessi, perché iloro vent’anni sono cristallizzati dentro una giovinezza, innocente e fragile, che ci parla (anzi:che ci deve parlare) di ieri, di oggi e, soprattutto, di domani. «Non dire una parola che non sia d’amore», cantavano i CCCP di Giovanni Lindo Ferretti, eil regista sembra aver costruito l’intero film su quella splendida strofa: «Se c’è una cosa dicui sono profondamente convinto – ha dichiarato, infatti, Matanić – è che il nazionalismoestremo non vincerà mai. L’amore sì».

Presto in sala il nuovo film Tucker, vincitore della sezione Un certain regard a Cannes 2015

Sole alto quando l’amore vince

Una scena del film Sole alto

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Quando ho iniziato ad andare al cinema, a Belfast negli anni '50, non si usava arrivare perl'inizio di un film. Di solito, si entrava semplicemente al cinema con un film già in corso, sitrovava una poltrona, e si cercava di capire cosa stava accadendo sullo schermo. Quando loracconto a persone più giovani oggi, sono spesso stupite. Come facevate a seguire il film?Beh, tutto sommato ci siamo riusciti sorprendentemente bene, anche se a volte, quando siarrivava finalmente a vedere l'inizio, ci sono state alcune sorprese - a meno che non ci sialzasse per andare, come era comune, borbottando alle persone che dovevamo scavalcare:'questo è il punto in cui sono entrato'.Se questo semplice e comune fatto sull'andare al cinema in Gran Bretagna durante gli anni'50 e '60 sembra strano oggi, può essere utile illustrare due questioni generali. Una è che il

cinema non è sempre stato il posto idealeper vedere un film, ma è stato per moltotempo l'unico posto. E l'altro è che l'andareal cinema è sempre stata un'attività sociale,profondamente diversa nei diversi tempi eluoghi, e non necessariamente mirata alvedere un particolare film. Più spesso, èstato 'andare al cinema', indipendentemen-te dal cosa c'era al cinema.Naturalmente, la visione di film da metàsarebbe stata un problema con molti deinuovi tipi di film che iniziarona ad uscirenegli anni '60; e fu Hitchcock ad insistereper la prima volta che nessuno spettatorefosse ammesso dopo l'inizio di Psycho nel1960. L'andare al cinema "seriamente"richiedeva sempre più che i film fosserovisti dall'inizio, anche se non necessaria-mente in condizioni ideali. L'ascesa del

16mm, e di particolari film che potevano essere visti solo in televisione, furono entrambicaratteristici degli anni '60 - così come lo furono i grandi spettacoli come Lawrence d'Arabia(1962) e Il dottor Zivago (1965) di Lean, concepiti per essere visti su schermi giganti, con"overtures" musicali e suoni ambientali preferibilmente in stereo. E non c'è dubbio che fun-zionino tuttora al meglio su questa scala, non solo per le affollate scene di 'azione', masoprattutto per il magnifico uso del 'vuoto' di Lean.Ma la scala non è solo una questione di dimensioni dell'immagine che offre un'esperienzacoinvolgente; si tratta anche di durata, velocità e ritmo della narrazione. E, naturalmente, dinostri ricordi personali di singoli primi incontri. Ad esempio, stavo recensendo i film per la radio durante i primi anni '70, e la mia impres-sione duratura di alcuni film chiave è intimamente connessa con l'averli visti sullo schermocinematografico. Tra questi ci sono Il Padrino (1972), Lo squalo (1975), Barry Lyndon (1975)e un favorito in particolare, il meravigliosamente nero/dark The Ruling Class di Peter Medak(1972). Avrei reagito alle stesso modo a questi film se non li avessi visti la prima volta in unpomeriggio di domenica al cinema? Impossibile dirlo, così come con Apocalypse Now diCoppola, che ho visto prima alla sua leggendaria proiezione a Cannes nel maggio 1979.Certo, il senso di occasione ha contribuito a questo indelebile ricordo, insieme alla scala ealla qualità delle proiezioni della riproduzione del suono nel festival.L'aver frequentato festival internazionali a partire dalla metà degli anni '70 significa che imiei ricordi di molti film sono legati a quelle occasioni - non necessariamente solo la perfe-zione delle proiezioni dei film in concorso al Palais a Cannes, ma anche i luoghi più piccoliutilizzati per le sezioni collaterali come la Quinzaine des réalisateurs e il Market. E anche,naturalmente, alle reazioni di chi mi stava intorno. Quanto è lunga la lista dei film in cui micoprivo gli occhi, invece di guardare quello che immaginavo stesse per succedere (da Lanotte dei morti viventi, 1968, al Festival di Edimburgo, a Antichrist 2009, a Cannes); o doveuna premiere era accompagnata dai sussulti di sorpresa o dalle grida involontarie degli altri(come alle proiezioni londinesi di Cape Fear, 1991, e Quei bravi ragazzi, 1990, di Scorsese).Il 'sentire' di un pubblico intorno durante la visione può assumere molte forme, dal sentirsi

Film che non vorresti vedere in alcun altro posto che non sia un cinema

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”Mi scusi, questo è il punto in cui sono entrato...”

La celeberrima scena di Psycho di A. Hitchcock

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parte di un'ondata di entusiasmo - quando si guarda la prima folla divertita di MichaelMoore, o un buon Woody Allen - al senso di disagio che si prova nell'accorgersi che il restodel pubblico non si sta divertendo quanto te. O che sono catturati dalla stessa emozione col-lettiva. Ho guardato Irreversibile (2002) di Gaspar Noe a San Sebastian dalla prima fila di ungrande schermo multiplex, contemporaneamente assorbito e respinto, e non riesco aimmaginare che cosa sarebbe potuto essere questo film intenso e viscerale in un'altra situa-zione. Un'altra indimenticabile esperienza "di cinema" è stata Caché di Haneke (2005), vistoal Renoir a Londra, dove si poteva percepire la crescente perplessità del pubblico.Sperimentare anche il grande momento vicino all'inizio, in cui l'immagine si riavvolgeall'improvviso, e ci rendiamo conto che stiamo guardando un'immagine video che i perso-naggi principali stanno guardando sulla loro TV, cosa che certamente non avrebbe lo stes-so impatto su uno schermo TV o un computer.Ma per la maggior parte oggi abbiamo diverse scelte di visione. Siamo in grado di decide-re quando e dove vedere un film, con la relativamente nuova esperienza di guardare su unpiccolo schermo portatile durante l'ascolto in cuffia. Direi che non è un'esperienza da disprezzare; infatti ha molto in comune con la lettura di unromanzo durante un viaggio, un'esperienza che tutti noi possiamo assaporare, con le stes-se opportunità di mettere in pausa, fermare, mandare indietro - un modo molto privato dientrare in contatto con il lavoro. Ma ci sono film che non vorrei vedere se non al cinema?Odio l'idea di spettatori che incontrano per la prima volta A Matter of Life and Death (1946)di Powell e Pressburger su un piccolo schermo, o addirittura il loro The Red Shoes (1948),ora entrambi restaurati per adattarsi ai più grandi schermi disponibili. In entrambi, l'idea diessere trasportati in altri mondi dà perfetta misura di come sia importante l'uso di tutte lepotenzialità del grande schermo al cinema. E tra i registi contemporanei, il Wes Andersondi Grand Budapest Hotel (2014) fa un uso glorioso e consapevole di contrasti estremi inshot-scale, mentre Gravity di Alfonso Cuarón (2013) è un film che esige di essere visto inniente meno che un IMAX. [traduzione a cura di Marianita Santarossa]

Ian CHRISTIE è uno storico del cinema, cura-tore e giornalista. Ex vice presidente diEuropa Cinemas, Slade Professor di BelleArti all'Università di Cambridge nel 2006,Fellow della British Academy, Professore diCinema e Storia dei media al BirkbeckCollege e direttore del London Screen StudyCollection. Ha scritto e pubblicato libri suPowell e Pressburger, cinema russo,Scorsese e Gilliam; e ha contribuito a mostreche vanno da 'Film as Film' (Hayward, 1979)a 'Modernism: Designing a New World' (V &A, 2006). Tra le sue pubblicazioni recenti cisono L'arte del cinema: John Box eScenografia (2009), e gli articoli su Méliès,Patrick Keiller, copyright nel cinema delleorigini e cinema nei musei. Ha curato il libroAudiences: Defining and ResearchingScreen Entertainment Reception(Amsterdam University Press, 2012).

Irreversibile di Gaspar Noe fu presentato in concorso al 55º Festival di Cannes

Ian Christie

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Facendo seguito alla doppietta veneziana - Leone d'oro al venezuelano Desde allá diLorenzo Vigas e Leone d'argento all'argentino El clan di Leonardo Trapero -, al 63 FestivalInternazionale di San Sebastián una foltissima schiera di cineasti latino-americani ha fattoincetta di riconoscimenti e applausi. Non va dimenticato che, da tempo, il localemercato/laboratorio "Cine en Construcción" garantisce finanziamenti iberici ed europei ainnumerevoli progetti ambiziosi concepiti in Sud America. Due successi internazionali madein Argentina quali il citato El clan e Storie pazzesche di Damian Szifron hanno visto la lucegrazie alla compagnia madrilena dei fratelli Almodóvar. Alla Berlinale 2015 l'Orso d'argen-to era andato al cileno Pablo Larraín per El club, il Prix Alfred Bauer al guatemalteco JayroBustamante per Ixcanul, e quello per la migliore sceneggiatura al cileno Patricio Guzmánper El botón de nácar. A Cannes invece l'argentino Santiago Mitre aveva ottenuto il PrixFipresci e quello per il miglior film alla Semaine de la Critique per Paulina; e la Caméra d'or

era stata assegnata al colombiano La tierra y lasombra di César Augusto Acevedo. Paulina,mélo politico-sessuale a forti tinte ripropostonella sezione "Horizontes Latinos" di SanSebastián, si è aggiudicato ben tre premi, tracui quello votato dai giovani. La giuria del con-corso ufficiale - tra i membri i connazionaliLuciano Tovoli e Uberto Pasolini - ha coronatomiglior attore il popolarissimo divo argentinoRiccardo Darin, ex aequo con la sua gustosa"spalla" spagnola Xavier Cámara, per Trumandiretto dal catalano Cesc Gay. Menzione dellagiuria e Prix Fipresci a El apóstata del venezue-lano Federico Veiroj, una commedia antireligio-sa con echi buñueliani.Tra le scoperte del Festival basco, Magallanesdel peruviano Salvador del Solar, thriller d'azio-ne che denuncia le atrocità militari del passatorecente. Protagonista il grintoso attore messi-cano Damián Alcazar, affiancato, in un impieto-so ruolo muto, dal veterano argentino FedericoLuppi. L'esordiente Eugenio Canevari con Paulariconferma il vero e proprio stato di grazia delcinema argentino. In soli 67', e con dialoghiridotti all'osso, assistiamo alla tragedia d'unapiccola badante svillaneggiata dai ricchi pro-prietari terrieri. Beninteso anche su quel vastocontinente si stanno profilando certe tendenzeche, sul nostro, hanno spalmato "europudding"su vaste zone dell'industria cinematografica.Ad esempio El rey de La Habana del maiorchi-no Agustí Villaronga - premio per la miglioreattrice a Yordanka Ariosa - trasforma il bestsel-ler cubano di Pedro Juán Gutierrez in un pol-pettone sensazionalistico quanto anonimo.Capitali francesi, spagnoli e argentini hannoimposto un cast ridicolmente multinazionale aEva no duerme, mini-affresco storico del pata-gone Pablo Aguero. Auguriamoci insomma cheprevalga laggiù il savoir faire della valentecuoca peruviana Sonia Mamani, la quale in Elsueño de Sonia di Diego Sarmiento Pagán -presentato nella muy jugosa sezione "CulinaryZinema" - insegna antiche ricette e tradizioniesclusivamente autoctone alle nuove leve.

Annata aurea per il cinema dei Paesi del Sud America

Orizzonti di gloria latino-americanial Festival di San Sebastián

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TRIESTE SCIENCE+FICTION - 15MA EDIZIONETrieste, dal 3 all’8 novembre 2015Dal 3 all'8 novembre Trieste diventerà la capitale europea del cinemafantastico, con la convention annuale della European Fantastic FilmFestivals Federation e la cerimonia di consegna del Méliès d'or per ilmigliore lungometraggio e cortometraggio europei. Per festeggiare ilprestigioso traguardo dei 15 anni Trieste Science+Fiction presenta loshow dei Goblin di Claudio Simonetti che celebrano i 40 anni diProfondo Rosso di Dario Argento, con la sonorizzazione dal vivo dellacolonna sonora che li ha resi celebri nel mondo.La selezione ufficiale presenta un'anteprima mondiale e venti antepri-me italiane della miglior produzione di fantascienza, fantasy e horror. Due i concorsi interna-zionali: il Premio Asteroide, per il miglior film sci-fi di registi emergenti a livello mondiale e ilMéliès d’argento per il miglior lungometraggio e cortometraggio europei. Il presidente dellaGiuria internazionale sarà lo scrittore statunitense Joe R. Lansdale, forse il più geniale autorecontemporaneo di fantascienza, horror e noir. Da non perdere gli Incontri di Futurologia trascienza e letteratura, il premio alla carriera Urania d'argento, il focus Spazio Italia, la mostra diretrogaming Play It Again, La Notte degli Ultracorpi con Alexander Robotnick e il ritorno alfuturo di Doc e Marty Mc Fly nel 2015 a bordo della DeLorean! La sede principale sarà la SalaTripcovich. La Casa del Cinema di Trieste sarà il quartier generale e ospiterà le sezioni colla-terali al Teatro Miela. Altre iniziative si terranno nella sala d'essai del Cinema Ariston. Info:www.sciencefictionfestival.org

DALLA PAGINA ALLO SCHERMO - RACCONTI ITALIANI DEL NOVECENTOPordenone, Biblioteca Civica - 3 novembre 2015, ore 18.00Trent'anni, diconsi trenta è un racconto tratto dal più famoso libro di Giuseppe Marotta, L'orodi Napoli, pubblicato nel 1947 e da allora tra i long-sellers della Bompiani. Personaggi, ambien-ti e storie di una Napoli scomparsa vi rivivono attraverso il filtro del ricordo e dell'ironia. Seidei trentasei racconti, già pubblicati come elzeviri sul Corriere della Sera, saranno portati sulloschermo sette anni dopo da Vittorio De Sica in un film, L'oro di Napoli, sceneggiato insieme aCesare Zavattini e allo stesso Marotta. Il protagonista del racconto, don Saverio Petrillo, avràcome interprete il grande Totò in una delle sue più famose performances d'attore, il pazzariel-lo che alla fine si ribella alle angherie di un guappo. Incontro a cura di Sabatino Landi, in col-laborazione con Circolo Arcipelago di Cordenons, lettura di Carlo Rizzo. Ingresso libero. Info: www.comune.pordenone.it/biblioteca

GIUSEPPE BERTOLUCCI. IL CINEMA PROBABILMENTEPordenone, Mediateca di Cinemazero - 20 novembre 2016, ore 18.00A tre anni dalla sua scomparsa, la Cineteca di Bologna, di cui per quindici anni è statoPresidente, rende omaggio al grande regista pubblicando un libro e tre dvd contenenti alcunidei titoli più significativi della sua opera multiforme, molti dei quali inediti e ormai invisibili. Apresentare la pubblicazione saranno presenti in Mediateca Lucilla Albano e Andrea Martini,moderati da Giorgio Placereani. Ingresso libero. Seguirà un brindisi offerto da "Le donne delvino FVG". Info: mediateca.cinemazero.it

OZU: SCATTA L’ORA DEL CROwDFUNDING!La Tucker Film lancia una campagna online, sulla piattaforma KickstarterLa grande avventura dei 6 capolavori restaurati e digitalizzati di Ozu Yasujiro, fortemente volu-ta dalla friulana Tucker Film e premiata dal successo nelle sale, continua online. Più precisa-mente, continua sulla piattaforma Kickstarter: la stessa Tucker Film, infatti, ha deciso di svi-luppare ulteriormente il progetto,lanciando una raccolta fondi per realizzare un cofanetto Blu-ray con i “Fantastici 6”! L’operazione, molto preziosa sul piano culturale e altrettanto impe-gnativa sul piano economico, richiede giocoforza il supporto degli spettatori. Spettatori inna-morati del cinema di Ozu, spettatori (cioè) innamorati del cinema. E portarsi a casa titoli comeTarda primavera, Viaggio a Tokyo, Fiori d'equinozio, Buon giorno, Tardo autunno, Il gusto delsake non significa soltanto portarsi a casa delle autentiche opere d’arte: significa possedere 6opere d’arte che l’HD ha restituito alla loro versione migliore e definitiva. Concretamente: cosa deve fare lo spettatore che decide di supportare il crowdfunding dellaTucker Film? Bastano un click (www.kickstarter.com/projects/tuckerfilm/i-grandi-classici-di-ozu-in-hd) e una manciata di minuti per scegliere l’entità del contributo: si va da un minimo di5 euro a un massimo di 300. Info: www.tuckerfilm.com

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UNO DEI FILM ITALIANI PIÙ LIBERI, CAOTICI E APERTAMENTE ROMANZESCHI DELL’ANNO

ALASKADi CLAUDiO CUPELLiNi La storia d’amore tra l’istintivo italiano Fausto (Elio Germano) e la bella e pen-sierosa francesina Nadine (Astrid Berges-Frisbey) trafigge i loro cuori di spon-taneità, errori e delusioni fulminanti già all’alba del loro primo incontro, avve-nuto per caso in un hotel di lusso di Parigi, nel quale Fausto lavora in attesa ditrovare di meglio. Un groviglio di fragilità e solitudine sembra essere la cala-mita che li tiene uniti nonostante le insormontabili prove che la vita gli pre-senta, tra carcere, omicidio, violenza e affari sbagliati.Il film di Cupellini ha una struttura narrativa interessante. L’autore gioca con lospettatore, giostrando la narrazione, e destinandola ad una direzione per poicambiarne improvvisamente l’oggetto d’interesse. Mostra lo scontro per crea-re l’amicizia, incontra la delusione di un amore per rivelarlo essere poi quellosolo e unico, il più grande. Questo andare avanti ma tornare indietro, questomostrare per poi nascondere, scontrare per poi solo amare, dà grande spes-sore e non convenzionalità a questo melò [www.filmforlife.it]

PREMIO AL FESTIVAL DI BERLINO 2015 PER GLI ATTORI PROTAGONISTI

45 ANNi Di ANDREW HAiGH Kate e Geoff Mercer sono sposati da quarantacinque anni e sabato festegge-ranno il loro anniversario. I preparativi fervono e Kate è occupata in città conl'organizzazione del rinfresco. A casa intanto Geoff riceve una lettera destina-ta a cambiare la loro routine e la loro relazione, fino a quel momento dolce eimperturbabile. La lettera comunica a Mr. Mercer il ritrovamento del corpodella ex compagna, conservato per cinquant'anni dai ghiacciai delle Alpi sviz-zere. Era il 1962, l'anno in cui Geoff si era promesso a un'altra, un'altra donnapoi inghiottita dalla montagna durante un'escursione. Comprensibilmentescioccato, Geoff rassicura Kate sul suo stato d'animo e prova a voltare pagina.Ma qualcosa nel profondo si agita e dal passato riemerge, compromettendouna serenità a lungo coltivata. Stretta in un abbraccio e in un lento nel giornodel loro anniversario, Kate prova a capire se il loro è (stato) vero amore o fumonegli occhi. 45 Years è per forza un film sul tempo. Non solo sui ricordi, onni-presenti e spesso cercati (Kate deve ad esempio comporre per la festa unaplaylist musicale fatta di canzoni che ha in comune col marito), ma anche sullapercezione del tempo passato. Kate e Geoff dopotutto sono messi improvvi-samente di fronte a quello che nessuno vorrebbe pensare: aver perso qualco-sa o persino di aver fallito o addirittura di non aver capito nulla per un lungoperiodo di tempo. Haigh gira con una sicurezza da maestro, e si dimostra anco-ra una volta molto intelligente persino nella composizione delle inquadrature.C'è una scena che ha per protagoniste delle diapositive e che, nella sua sem-plicità, mette i brividi per davvero. Per non parlare del sonoro che riesce a ren-dere "pesante" persino il sottile scroscìo del vento, e che nella scena appenacitata ci ricollega in modo brillante ai titoli di testa. Il regista si concentra pra-ticamente tutto il tempo solo sui due protagonisti, soprattutto su Kate, inter-pretata da una Charlotte Rampling che diventa il personaggio e regala primipiani, compreso il finale, da brividi. Così facendo fa passare in secondo pianola sua credibile e forte descrizione dell'Inghilterra settentrionale, quella delNorfolk, in cui si discute ancora di Thatcher e si è ormai adagiata a vivere nelproprio grigiore e nella propria lentezza. [www.cineblog.it]

IL FILM VINCITORE DELLA SEZIONE UN CERTAIN REGARD AL FESTIVAL DI CANNES.

RAMS - STORiA Di DUE FRATELLi E OTTO PECOREDi GRíMUR Há KONARSONIn una valle islandese isolata, Gummi e Kiddiley vivono fianco a fianco, badan-do al gregge di famiglia, considerato uno dei migliori del paese. I due fratellivengono spesso premiati per le loro preziose pecore appartenenti a un ceppoantichissimo. Benché dividano la terra e conducano la stessa vita, Gummi eKiddi non si parlano da quarant'anni. Quando una malattia letale colpisce ilgregge di Kiddi, minacciando l'intera vallata, le autorità decidono di abbatteretutti gli animali della zona per contenere l'epidemia. E' una condanna a morteper gli allevatori, per cui le pecore costituiscono la principale fonte di reddito,e molti abbandonano la loro terra. Ma Gummi e Kiddi non si arrendono facil-mente, e ognuno dei due cerca di evitare il peggio a modo suo: Kiddi usandoil fucile e Gummi usando il cervello. Incalzati dalle autorità, i due fratellidovranno unire le forze per salvare le loro pecore, e se stessi, dall'estinzione.

Un film di Claudio Cupellini.Con Elio Germano, AstridBerges-Frisbey, ValerioBinasco. Italia, 2015. Durata 125 min.

Un film di Andrew Haigh.Con Charlotte Rampling, TomCourtenay. Gran Bretagna,2015. Durata 95’.

(Tit. Or.: Hrùtat) Un film diGrímur Hákonarson. ConSigurður Sigurjónsson,Theódór Júlíusson. Islanda,2015. Durata 93 min.

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LA SCUOLA AL CINEMA - NOVEMBRE 2015Le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del Lavoro.

Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti e accompagnatori non pagano). Per informazioni e prenotazioni, mail [email protected], tel. 0434-520945 (mar-ven dalle 15.00 alle 18.00)

EVENTO SPECIALE GIOVEDÌ 5 NOVEMBRE ORE 20.45 Salò o le 120 giornate di Sodoma è l’ultimo lascito di Pier Paolo Pasolini, operapostuma, controversa, urticante, destinata ad ammantarsi di un’aura del tuttoparticolare che le ha conferito la morte drammatica di Pasolini.

Un film osteggiato per quarant’anni e ora finalmente tornato a vivere grazie alrestauro, realizzato dalla Cineteca di Bologna e da CSC – Cineteca Nazionale, incollaborazione con Alberto Grimaldi, e al coraggioso Leone per il miglior filmrestaurato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, primo riconoscimento mairicevuto dal film.

La proiezione si arricchirà della preziosissima intervista a Pasolini – conservata emessa a disposizione da Cinemazero di Pordenone – che il giornalista e amicoGideon Bachmann gli fece durante le riprese di questa cruciale ultima opera, dicui dà una fondamentale chiave di lettura.

Martedì 3 Novembre 2015 A SUD DI LAMPEDUSA di Andrea Segre. Documentario. Italia, 2006, 31'i camion che attraversano il deserto del Teneré; le agenzie di viaggio che daAgadez, nel nord del niger, organizzano i passaggi; ma soprattutto i rimpa-tri coatti effettuati dalla Libia sotto le pressioni europee. Questo film rac-conta la faccia nascosta di un'emigrazione di cui noi spesso vediamo solol'ultima tappa, lo sbarco nell'isola di Lampedusa.

Martedì 10 Novembre 2015 - Biglietto speciale € 5FIRENZE E GLI UFFIZI di Luca Viotto. Documentario. Italia, 2015, 95'Dopo il successo cinematografico internazionale di Musei Vaticani la sta-gione della Grande Arte al cinema riparte con un incredibile viaggio multi-dimensionale e multisensoriale nel Rinascimento fiorentino attraverso lesue bellezze più rappresentative. A parlare sono le opere stesse, oltre 10location museali e 150 opere di cui il fulcro è rappresentato dagli Uffizi.

Martedì 3 Novembre 2015 MARE CHIUSO di Stefano Liberti, Andrea Segre. Italia, 2012, 60'Un documentario che denuncia la politica dei respingimenti sulle coste libi-che da parte dell'italia. nel documentario sono proprio i migranti a raccon-tare in prima persona cosa vuol dire essere respinti: testimonianze diretteche mettono in luce le violenze e le violazioni commesse dall'italia ai dannidi persone indifese, innocenti e in cerca di protezione.

Martedì 17 Novembre 2015 - Alla presenza del regista GENITORI di Alberto Fasulo. Documentario. Italia, 2015, 82'Una famiglia con un figlio disabile è una famiglia disabile? Genitori raccon-ta la quotidianità di un gruppo di auto-mutuoaiuto, formato da genitori difigli diversamente abili che riscoprono nel dialogo la possibilità di affronta-re la vita di tutti i giorni. Un film sul dolore senza pietismo, dove si respirail coraggio della paura, accompagnato da desideri, commozione e sorrisi.

Venerdì 20 Novembre 2015 - Giornata dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza 2015Evento promosso da Comitato UNICEF Pordenone | TITOLO DA DEFINIRE | Ingresso con donazione

Martedì 24 Novembre 2015 - Ingresso libero Settimana dell'educazione allo sviluppo sostenibile 2015 | Evento promos-so da ARPA FVG - LaREA con CinemazeroWE COME AS FRIENDS di Hubert Sauper. Documentario. Austria 2013, 110'Nel secondo capitolo della trilogia Saupert affronta il tema della colonizza-zione come fenomeno umano, sociale ed economico. Ospite John Mpaliza, il Peace Walking Man, un camminatore per la pace.Alla platea di studenti racconterà la sua esperienza di vita e "la sua Africa"