La Settimana n. 14 del 6 aprile 2014

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 6 aprile 2014 na comunità è veramente un “noi”: perché nel “noi” c’è posto per gli “io”, anche se tanto diversi; diversi persino nel pluralismo del- la vita umana e divina che va dell’ “io” dell’uomo all’ “io” di Dio. La comunità infatti è un “noi” in cui c’è Dio, ma di cui fa parte ed è valo- rizzato nello stesso tempo anche ogni uomo, con le sue caratteristiche così personali. Mi piace molto il “noi” perché è tanto diverso dal “no- stro”, che in fondo è un possessivo che segna dei confini; mentre il “noi” non ha mai confini. E mi piace il “noi” perché non pone limiti alla sua ampiezza e neppure condizioni esteriori alla persona; il “noi” dice tutta l’intimità di un incontro vicendevole nell’amore e dice tutta la solidarietà di una missione comune. (Lettera Pastorale "Siamo Comunità?" 1977) U Il documento preparato dal Consiglio Pastorale Diocesano che sarà inviato alle parrocchie per far riflettere e rendere i fedeli consapevoli protagonisti delle prossime elezioni amministrative Buoni cristiani e onesti cittadini i chiama «Le Beatitudini del cittadino elettore» il documento, elaborato dal Consiglio Pastorale Diocesano (CPD), che sarà inviato alle parrocchie della Diocesi per rendere i fedeli consapevoli protagonisti delle prossime elezioni amministrative. L’idea che sta alla base della redazione di un documento diocesano rivolto ai cittadini elettori è emersa durante la seduta del CPD del 24 Settembre, in cui, a seguito di una proposta di riflessione lanciata dal Vescovo sul tema delle prossime elezioni amministrative, è emerso da più voci di consiglieri l’esigenza di far sentire ai cittadini la responsabilità che si ha in occasione di tali eventi; pertanto come Chiesa locale, intesa come il popolo di Dio che vive nel territorio della Diocesi, non possiamo non essere consapevoli delle conseguenze che possono scaturire dal nostro personale voto. A seguito di ciò il Vescovo diede mandato alla giunta del CPD di pensare a delle proposte concrete inerenti al tema delle elezioni amministrative, quindi la giunta, riunitasi più volte durante l’inverno, ha inizialmente ritenuto necessario redigere un documento diocesano a riguardo, cercando di prendere come modelli documenti analoghi elaborati da altre diocesi; successivamente, osservando che tali documenti sono spesso lunghi e dai contenuti con scarsi risvolti pratici, e che documenti lunghi S più di venti righe sono di scarsa leggibilità dalla maggior parte della gente, la giunta ha optato per la redazione di un documento conciso, dal risvolto pratico e dallo spirito cristiano; da ciò è nata una prima bozza del documento, che successivamente è stato discusso, corretto ed infine approvato dal CPD lo scorso 30 Gennaio. Le «Beatitudini del cittadino elettore» vogliono essere una indicazione per tutti gli elettori, e anche per i candidati, su quanto è cristianamente e civicamente auspicabile tenere in considerazione quando ci si presenta alle urne, sia per esprimere che per ricevere un voto. Queste beatitudini ricalcano strutturalmente quelle pronunciate da Gesù nel discorso della montagna, non a caso sono otto e cominciano tutte con l’esclamazione «Beato». Si è puntato fortemente sul termine «beatitudini» sia per sottolineare l’impronta cristiana del documento, sia per esortare positivamente la cittadinanza ad esercitare con coscienza questo diritto-dovere costituzionale, che ci consente di essere fautori del nostro futuro; togliendo il termine «beatitudini» avremmo un mero elenco di norme di buona condotta da adottare in queste occasioni. A breve le «Beatitudini del cittadino elettore» saranno inviate alle parrocchie affinché possano essere oggetto di larga diffusione e seria e profonda riflessione tra la gente nella nostra Diocesi, ricordando che, oltre che a Livorno, si vota anche nei comuni di Rosignano e Collesalvetti. In conclusione, si può dire che, similmente a quanto diceva don Bosco, questo documento vuole esortarci ad essere «buoni cristiani ed onesti cittadini». Giovanni Pirollo l Papa ai politici «siate più vicini al popolo». Una classe dirigente che si è allontanata dal popolo. Chi poteva vedere e doveva vedere tutto ciò che veniva fatto nell’ interesse del proprio gruppo o partito e non a favore del popolo, non ha visto. É rimasto cieco e mai ha gridato le ingiustizie del gozzovigliare, lo spreco dei beni e lo sperpero del denaro. Mai si è dissociato da comportamenti finalizzati a soddisfare gli interessi particolari e non quelli generali del popolo sempre più immerso in una crisi che lo vede privo di casa, di lavoro, di solidarietà. Verranno giorni in cui i ciechi vedranno. Le vie tortuose saranno raddrizzate. La giustizia inonderà la terra. Il popolo sarà ascoltato da chi sarà capace di vedere e vedendo sarà festoso di aprire la porta al Signore, la vera porta della salvezza. I LE BEATITUDINI DEL CITTADINO ELETTORE Beato chi si impegna nel sociale e nel politico tutto l’anno e si informa ogni giorno sull’amministrazione del suo Comune. Beato chi esercita il diritto di voto come il dovere del voto, in coscienza e nella responsabilità. Beato chi può scegliere i propri amministratori tra cittadini capaci, intellettualmente onesti, professionalmente preparati, moralmente retti, rivolti con interesse solo al bene-essere e al bene-stare di tutti i propri concittadini. Beato chi può leggere proposte fattibili e concrete, che non guardano solo al presente e ai voti, ma al futuro e alle prospettive di vita buona e sostenibile per tutti. Beato chi si mette a servizio della propria Comunità civile, ricercando e facendo tutto il possibile per sostenere la vita, ogni vita, tutta la vita, la vita debole e precaria affinché sia umana e dignitosa. Beato chi sarà chiaro, comprensibile e puntuale, trasparente, libero e coerente, nel pensare, proporre e sviluppare la realizzazione del proprio programma a servizio della Comunità. Beato chi, guardando a Gesù Cristo, riconosce e desidera proporre quanto in Lui ha trovato di valori umani capaci di sostenere il proprio impegno civico e per la costruzione della Comunità civile. Beato chi vive e amministra a contatto con la sua gente, è lo stesso il giorno dopo la vittoria o la sconfitta, è trasparente nella vita privata e nella pubblica. I ciechi vedranno LA CHIESA AL BORGO DI MAGRIGNANO Beata Madre Teresa di Calcutta È stata posata la prima pietra della chiesa dedicata a madre Teresa di Calcutta nel Borgo di Magrignano. La chiesa, disegnata dal vescovo monsignor Simone Giusti, sarà un edificio con 300 posti a sedere, avrà colori chiari e rifiniture in legno per un ambiente accogliente e vetrate colorate perché la luce filtrata renda l’atmosfera adatta alla preghiera. La chiesa farà parte di un vero e proprio complesso parrocchiale, accanto ad essa infatti saranno costruiti locali parrocchiali, una mensa per i poveri, una piccola cappella per l’adorazione perpetua e dietro la chiesa un impianto sportivo polivalente. La struttura sarà completata nell’arco di un paio d’anni. LINEA di Pensiero di Luca Lischi Dal Consiglio Pastorale Diocesano IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi

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Settimanale della Diocesi di Livorno

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Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Coordinatore diocesanoNicola Sangiacomo

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

6 aprile 2014

na comunità è veramente un “noi”: perché nel “noi” c’è posto pergli “io”, anche se tanto diversi; diversi persino nel pluralismo del-

la vita umana e divina che va dell’ “io” dell’uomo all’ “io” di Dio. Lacomunità infatti è un “noi” in cui c’è Dio, ma di cui fa parte ed è valo-rizzato nello stesso tempo anche ogni uomo, con le sue caratteristichecosì personali. Mi piace molto il “noi” perché è tanto diverso dal “no-stro”, che in fondo è un possessivo che segna dei confini; mentre il“noi” non ha mai confini. E mi piace il “noi” perché non pone limitialla sua ampiezza e neppure condizioni esteriori alla persona; il “noi”dice tutta l’intimità di un incontro vicendevole nell’amore e dice tuttala solidarietà di una missione comune.

(Lettera Pastorale "Siamo Comunità?" 1977)

U

Il documento preparato dal Consiglio PastoraleDiocesano che sarà inviato alle parrocchie per far riflettere e rendere i fedeli consapevoliprotagonisti delle prossimeelezioni amministrative

Buoni cristianie onesti cittadini

i chiama «LeBeatitudini delcittadino elettore» ildocumento,

elaborato dal ConsiglioPastorale Diocesano(CPD), che sarà inviatoalle parrocchie dellaDiocesi per rendere ifedeli consapevoliprotagonisti delleprossime elezioniamministrative. L’idea che sta alla basedella redazione di undocumento diocesanorivolto ai cittadinielettori è emersa durantela seduta del CPD del 24Settembre, in cui, aseguito di una propostadi riflessione lanciata dalVescovo sul tema delleprossime elezioniamministrative, è emersoda più voci di consiglieril’esigenza di far sentire aicittadini laresponsabilità che si hain occasione di talieventi; pertanto comeChiesa locale, intesacome il popolo di Dioche vive nel territoriodella Diocesi, nonpossiamo non essereconsapevoli delleconseguenze chepossono scaturire dalnostro personale voto. Aseguito di ciò il Vescovodiede mandato allagiunta del CPD dipensare a delle proposteconcrete inerenti al temadelle elezioniamministrative, quindi lagiunta, riunitasi più voltedurante l’inverno, hainizialmente ritenutonecessario redigere undocumento diocesano ariguardo, cercando diprendere come modellidocumenti analoghielaborati da altre diocesi;successivamente,osservando che talidocumenti sono spessolunghi e dai contenuticon scarsi risvolti pratici,e che documenti lunghi

Spiù di venti righe sono discarsa leggibilità dallamaggior parte dellagente, la giunta ha optatoper la redazione di undocumento conciso, dalrisvolto pratico e dallospirito cristiano; da ciò ènata una prima bozzadel documento, chesuccessivamente è statodiscusso, corretto edinfine approvato dalCPD lo scorso 30Gennaio.Le «Beatitudini delcittadino elettore»vogliono essere unaindicazione per tutti glielettori, e anche per icandidati, su quanto ècristianamente ecivicamente auspicabiletenere in considerazionequando ci si presenta alle

urne, sia per esprimereche per ricevere un voto.Queste beatitudiniricalcano strutturalmentequelle pronunciate daGesù nel discorso dellamontagna, non a casosono otto e comincianotutte con l’esclamazione«Beato». Si è puntatofortemente sul termine«beatitudini» sia persottolineare l’improntacristiana del documento,sia per esortarepositivamente lacittadinanza ad esercitarecon coscienza questodiritto-doverecostituzionale, che ciconsente di essere fautoridel nostro futuro;togliendo il termine«beatitudini» avremmoun mero elenco di

norme di buonacondotta da adottare inqueste occasioni.A breve le «Beatitudinidel cittadino elettore»saranno inviate alleparrocchie affinchépossano essere oggetto dilarga diffusione e seria eprofonda riflessione trala gente nella nostraDiocesi, ricordando che,oltre che a Livorno, sivota anche nei comuni diRosignano eCollesalvetti.In conclusione, si puòdire che, similmente aquanto diceva donBosco, questodocumento vuoleesortarci ad essere«buoni cristiani ed onesticittadini».

Giovanni Pirollo

l Papa ai politici «siate più vicini al popolo». Una classe dirigente che siè allontanata dal popolo. Chi poteva vedere e doveva vedere tutto ciò

che veniva fatto nell’ interesse del proprio gruppo o partito e non afavore del popolo, non ha visto. É rimasto cieco e mai ha gridato leingiustizie del gozzovigliare, lo spreco dei beni e lo sperpero del denaro.Mai si è dissociato da comportamenti finalizzati a soddisfare gli interessiparticolari e non quelli generali del popolo sempre più immerso in unacrisi che lo vede privo di casa, di lavoro, di solidarietà. Verranno giorni incui i ciechi vedranno. Le vie tortuose saranno raddrizzate. La giustiziainonderà la terra. Il popolo sarà ascoltato da chi sarà capace di vedere evedendo sarà festoso di aprire la porta al Signore, la vera porta dellasalvezza.

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LE BEATITUDINI DEL CITTADINO ELETTOREBeato chi si impegna nel sociale e nel politico tutto l’anno e si informa ognigiorno sull’amministrazione del suo Comune.

Beato chi esercita il diritto di voto come il dovere del voto, in coscienza enella responsabilità.

Beato chi può scegliere i propri amministratori tra cittadini capaci,intellettualmente onesti, professionalmente preparati, moralmente retti,rivolti con interesse solo al bene-essere e al bene-stare di tutti i propriconcittadini.

Beato chi può leggere proposte fattibili e concrete, che non guardano solo alpresente e ai voti, ma al futuro e alle prospettive di vita buona e sostenibileper tutti.

Beato chi si mette a servizio della propria Comunità civile, ricercando efacendo tutto il possibile per sostenere la vita, ogni vita, tutta la vita, la vitadebole e precaria affinché sia umana e dignitosa.

Beato chi sarà chiaro, comprensibile e puntuale, trasparente, libero e coerente,nel pensare, proporre e sviluppare la realizzazione del proprio programma aservizio della Comunità.

Beato chi, guardando a Gesù Cristo, riconosce e desidera proporre quanto inLui ha trovato di valori umani capaci di sostenere il proprio impegno civico eper la costruzione della Comunità civile.

Beato chi vive e amministra a contatto con la sua gente, è lo stesso il giornodopo la vittoria o la sconfitta, è trasparente nella vita privata e nella pubblica.

I ciechi vedranno

LA CHIESA AL BORGO DI MAGRIGNANO

Beata Madre Teresa di Calcutta

È stata posata la prima pietra della chiesadedicata a madre Teresa di Calcutta nelBorgo di Magrignano. La chiesa, disegnatadal vescovo monsignor Simone Giusti, saràun edificio con 300 posti a sedere, avràcolori chiari e rifiniture in legno per unambiente accogliente e vetrate colorateperché la luce filtrata renda l’atmosfera

adatta alla preghiera. La chiesa farà partedi un vero e proprio complessoparrocchiale, accanto ad essa infattisaranno costruiti locali parrocchiali, unamensa per i poveri, una piccola cappella perl’adorazione perpetua e dietro la chiesa unimpianto sportivo polivalente. La strutturasarà completata nell’arco di un paio d’anni.

LINEAdi Pensiero

di Luca Lischi

Dal ConsiglioPastoraleDiocesano

IL GRANELLOdi senape

di mons. Alberto Ablondi

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI6 aprile 2014II

Il convegno diocesano CATECHESI E CARITÀ

Formazione e servizio

Educare i ragazzi ad essere protagonisti

Ufficio Catechi-stico Diocesanoe la Caritas Dio-cesana hanno

organizzato un Conve-gno diocesano Cateche-si – Carità, aperto a tuttigli operatori pastoraliCaritas e a tutti i catechi-sti e animatori della dio-cesi di Livorno, presso le“Sorgenti di Carità” invia Donnini, per comu-nicare quanto sia fonda-mentale nel percorsoeducativo di un indivi-duo la testimonianza delservizio verso il prossi-mo. Il vescovo di Livor-no, mons. Simone Giu-sti, ha aperto il dibattitoesprimendo l’importan-za, in una comunitàeducante, di una pasto-rale organica a più di-mensioni. C’è la necessi-ta di un rinnovamentopastorale nelle parroc-chie in cui degli adultiresponsabili devono at-tuare delle scelte impor-tanti per formare cristia-ni.

COME PROGRAMMARELA PASTORALEPARROCCHIALEQueste le scelte del Pro-getto educativo: la di-mensione kerigmaticadella catechesi e non so-lo sacramentale; dallaParola di Dio alla litur-gia, alla carità dove la fe-de si fa vita; centralitàeucarestia domenicalecon le famiglie; catechesifamiliare; formazione eservizio, educare i ragaz-zi ad essere protagonisti.L’Iniziazione cristiana è

’L

l’apprendistato della vitacristiana, azione dellaChiesa e della comunitàparrocchiale, quindi, siafondata su catechesi, li-turgia, carità e propongapercorsi prima di tutto aigenitori, quali primieducatori cristiani dei lo-ro figli. La formazionesia globale e che segua lalogica della Traditio-Redditio, che sia esplici-tazione sempre più am-pia e viva; è necessarial’educazione alla testi-monianza vissuta di ca-rità: evangelizzare è fareincontrare gli uominicon l’amore di Dio e diCristo che li cerca. L’Ini-ziazione Cristiana sia al-l’interno di un progettoglobale e unitario fonda-to sul Documento Basedel Rinnovamento dellaCatechesi, i ragazzi sia-

no educati ad un lin-guaggio liturgico, ci sia-no itinerari differenziaticon attenzioni diverseper ogni età e persona.Altre priorità: cammina-re per soglie, indicaremete da raggiungere, re-inventare un camminomissionario.

CARATTERISTICHE DELPROGETTO EDUCATIVOQueste le caratteristichedel progetto diocesano:percorso educativo 0-18che porta alla SolenneProfessione di Fede; curadel singolo e del gruppo;promozione dell’orato-rio con attrezzaturesportive e aule per la co-municazione multime-diale; valorizzazionedella famiglia e catechesifamiliare; itinerari pertutto l’anno con grest e

campi scuola; educa-zione alla liturgia;itinerari e metodolo-gie diverse; forma-zione dei formatori eavere lo stile dell’ani-mazione.Mons. Giusti, haconcluso che è im-portante l’annuncio

della vita bella e buonache i cristiani possonovivere incontrando Gesùe ciò è possibile solo sesi testimonia, perché lafede si rafforza donan-dola.

LE PAROLE DI DONSALVATORE SORECADopo l’introduzione delVescovo è intervenutodon Salvatore Soreca,giovane catecheta e assi-stente di studio dell’Uffi-cio Catechistico Nazio-nale, che nella primaparte ha fatto eseguire aipartecipanti un eserciziodi condivisione sulla de-finizione e parola chiavedi “Catechesi”, “Litur-gia” e “Carità”; nella se-conda parte ha illustratoun power point su “Lequattro vie della matu-rità cristiana”, in cui si

aggiunge a catechesi, ca-rità e liturgia, la comu-nione, perchè senza l’es-sere in comunione l’unocon l’altro non si puòavere un completamen-to dell’agire educativo.L’intervento è terminatocon un laboratorio diriespressione a gruppidove alla luce di ciò cheera emerso, gli operatoripastorali dovevano indi-care delle linee attive edelle iniziative concretenell’orizzonte dell’inte-grazione catechesi-ca-rità.Il Convegno si è conclu-so con una condivisionedegli elaborati e conun’apericena. I presentisono stati tutti entusiastidel lavoro eseguito insie-me e, sentendo le dichia-razioni di alcuni, hannoritenuto importanti ini-ziative formative del ge-nere per crescere comecristiani in cammino,occasioni di condivisio-ne e accrescimento cul-turale da ripetere.

Monica Calvaruso

Si ringrazia Elisa Verra-stro per le foto

Nella festa di San Disma IL BUON LADRONE

«Carità “à lacarte”? No!Dimensionedell’azioneecclesiale» eraquesto il titolo delconvegno diocesanotenuto alle Sorgentidi Carità

IL PENSIERO DI BONHOEFFERDALL’A ALLA Z

el Santuario di Montenero, Mons. Giusti ha presieduto la S.Messa in onore di S. Disma, protettore dei detenuti. Presentialla funzione Autorità dello Stato e delle Forze dell’Ordine, in-sieme a varie associazioni di volontariato.

Si inizia con la "preghiera del Carcerato", per poi ascoltare le testi-monianze di chi ha trascorso anni in cella o di chi ancora vive que-sta realtà complessa e critica, che oggi rischia di creare situazioni dimarginalità piuttosto che di recupero e formazione vòlte al reinse-rimento sociale. E così parla "Cesco", uscito da poco, che spiegaquali siano le difficoltà nel rapportarsi con la libertà, di rimettersiin gioco dopo anni in una società in cui trova pregiudizi e crisi eco-nomica; e Giovanni, che ricorda con affettomoglie, figli e nipoti che ora lo attendono,20 anni di difficoltà in cui ha saputo recupe-rare non solo la coscienza civile ma anche lapropria Fede in Dio; e Nicola, giovanissimo,che una volta attraversata la soglia del carce-re ha deciso di dedicarsi all’apicoltura. Que-ste e molte altre storie sono state esposte dainumerosi ospiti provenienti dalle carceri diLivorno, Pisa, Volterra e Lucca prima dell’i-nizio della Santa Messa presieduta dal Ve-scovo, dal Parroco di Montenero Luca Giu-starini e dal Cappellano dell’Istituto "Le Su-ghere" di Livorno. "Nel Padre Nostro chie-diamo al Signore di "rimettere a noi i nostri debiti", ma come cicomportiamo con i nostri fratelli che hanno sbagliato?" SpiegaMons. Giusti nell’omelia. "Il Cristiano è colui che dovrebbe ringra-ziare il Signore per le offese ricevute, non per "masochismo", maperché ha la possibilità di perdonare, così come ha fatto Gesù peril suo grande Amore!" E questi fratelli che hanno sbagliato, e chestanno o hanno pagato per i loro errori, sono da apprezzare perchéhanno riconosciuto queste loro mancanze, e si sono impegnati inun percorso di rinascita. "San Disma, il "buon ladrone" - continua il Vescovo - è un crimi-nale, un personaggio condannato alla pena peggiore: la crocifissio-ne. Eppure proprio in quei momenti di sofferenza infiniti, lui di-mostra la propria fede, grande e pura, chiedendo a Gesù di poteressere con lui nel Suo Regno." Disma segue tutto il tormentato per-corso della Via Crucis di Cristo: di fronte ai suoi occhi non appare

un Dio vittorioso, ma un uomo sconfitto emorente. Una persona che, al contrario dilui, ha compiuto solo opere buone, guaren-do malati, sanando lebbrosi, ridando la vi-sta ai ciechi ma che, invece, si trova a doversubire una condanna ingiusta per questionidottrinali che si introducevano in un qua-dro politico critico del tempo. "Purtroppo,allora come oggi, esisteva proprio una "catti-

va politica", piegata agli interessi di parte. Tuttavia, in questo fran-gente di atrocità, Disma riconosce nelle piaghe dell’Uomo che glista’ accanto la grandezza di Dio. E Gesù, anche in quell’occasioneestrema, offre un’importante lezione a tutti: non si lamenta, nonimpreca, non grida contro i suoi nemici, anzi perdona loro, dimo-strando l’immenso Amore di Dio. E da lì il grande mistero dellaPasqua di Resurrezione, quando finisce l’inverno e comincia la pri-mavera. Al tramonto della vita ognuno di noi vorrebbe sentirsi di-re, come San Disma, "oggi, sarai con me in Paradiso"." Dopo lafunzione religiosa la presentazione della pubblicazione "L’altra li-bertà", che racchiude le opere dei detenuti che hanno partecipatoalla 12° edizione del Premio letterario nazionale "Emanuele Casa-lini", e la mostra di quadri donate alle carceri da parte di autori to-scani.

Fabio Figara

N

a casa editrice Queriniana harecentemente pubblicato il volume

“Dall’A alla Z” che racchiude, in formadi dizionario, come viene specificatonel sotto titolo, “I pensieri e i discorsi,le prediche e le preghiere esposti inparole-chiave” del grande pensatore eteologo tedesco Dietrich Bonhoeffer. Lacura del volume è dovuta allo studiosoManfred Weber che, come editore, èstato l’artefice dell’edizione criticadell’intera opera del Bonhoffer. Nellaprefazione Weber precisa che laselezione dei testi è stata compiutaseguendo i sentimenti e le motivazioniche lo stesso Bonhoeffer aveva espostoin una lettera inviata al fratello nelgennaio 1935, quando la dittaturanazista era ormai consolidata, nellaquale così scriveva: “ci sono pure inquesto momento cose per cui val lapena impegnarsi senza compromessi. Emi sembra che la pace e la giustiziasociale, e propriamente Cristo, sianouno di questi”. Questo dizionarioragionato inizia con la parolaAbbigliamento e termina con la voceZelo, tutti i termini provengono daibrani più conosciuti scritti dalBonhoeffer tratti, nella maggior partedei casi, dai volumi sull’Etica e su“Resistenza e resa”, senz’altro il libropiù significativo di questo pastoreprotestante deportato a Buchenwald ein seguito condannato a morte nelcampo di sterminio di Flossemburg.Talune voci del volume hanno unvalore icastico impressionante, si vedaad esempio: “Stupidità”, la stupidità èun nemico più pericoloso dellamalvagità … contro la stupidità nonabbiamo difese. Riguardo al termine“Sapienza” dice: la sapienza è qualcosadi diverso dalla conoscenza edall’intelligenza, è esperienza di vita.Questo non vale solo per gli anziani,ma anche per i giovani. La conoscenza èumana, la sapienza divina. La sapienzaè il dono di riconoscere la volontà diDio nei compiti concreti della vita.Molto chiaro è anche il concetto di“Chiesa” che Bonhoeffer esprime così:con una designazione profonda echiara di questa realtà il NuovoTestamento chiama la chiesa il corpo diCristo. Il corpo è la forma. Perciò lachiesa non è una associazione religiosadi adoratori di Cristo, bensì il Cristoche ha preso forma tra gli uomini.Anche sul significato di “Tempo” non sipuò non concordare: essendo il tempoil bene più prezioso di cui disponiamo,perché il meno recuperabile, l’idea deltempo eventualmente perduto, provocain noi una costante inquietudine ognivolta che guardiamo indietro … Ma seda una parte la possibilità didimenticare è senza dubbio una grazia,dall’altra la memoria e lariconsiderazione della lezione appresafanno parte di una vita responsabile. Ilteologo impegnato si fa sentire nelchiarire i termini di “Ringraziamento” e“Preghiera”, per il primo scrive: solo chiringrazia per il poco, riceve anchegrandi doni. Impediamo a Dio di farci igrandi doni spirituali che ci hapreparato, perché non siamo grati deidoni di ogni giorno. E a proposito dellapreghiera: La forza dell’uomo è lapreghiera. La preghiera è soffio di Dio,pregare significa fidarsi di Dio. Lapreghiera corretta non è un opera, unesercizio, un comportamento devoto,ma è la richiesta del bambino al cuoredel padre. Sono ancora tanti i terminiche meriterebbero di essere segnalati,invitiamo perciò i lettori a scoprire ciòche Bonhoeffer scrive su:“Formazione”, “Libertà”, “Pace”,“Volontà di Dio”.

Gianni Giovangiacomo

L

«Ero carcerato e siete venuti a trovarmi»

UN DIZIONARIOragionato

GIOVEDÌ 10 APRILEIN CATTEDRALE

Una Messa per le vittimedel Moby Prince

Giovedì 10 Aprile, anniversario della tragediadel Moby Prince, il vicario generale don IvanoCosta celebrerà una Messa in ricordo delle vit-time alle 12 in Cattedrale.

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI6 aprile 2014 III

PIETRO GRASSOa Livorno

Fare politicasignificapensareal bene

dei cittadini

a iniziato la mattina,incontrando 500studenti delle scuolemedie e superiori di

Rosignano e di Cecina,parlando loro di quanto siafondamentale la culturadella legalità per creare unasocietà migliore, in cui igiovani rappresentino ilfulcro vitale con i lorodesideri, i loro sogni, le loroidee. Successivamente, nelpomeriggio, è giunto aLivorno per presentare lospettacolo tratto dal suolibro «Liberi tutti»: l’operanarra la vicendaprofessionale ed umana delPresidente alla luce del suodoppio ruolo di magistrato edi formatore, un uomo cheha saputo mantenere fede aipropri impegni e rispettare isuoi ideali nonostante ledifficoltà affrontate nel suolavoro per lo Stato e lalegalità. A coordinarel’incontro, di fronte a unaplatea di circa 200 persone,il giornalista Andrea Lazzeri,caporedattore de "Il

HTirreno". Tra gli ospitiAlessandro Cosimi, Sindacodi Livorno e PresidenteFondazione Teatro Goldoni,Sebastiano Lo Monaco,attore (nella parte proprio diPietro Grasso), AlessioPizzech, il regista dellospettacolo, e MariangelaD’Abbraccio, attrice (nellaparte di Maria, moglie diPietro Grasso). Dopo il saluto del Sindaco,che ha sottolineato come«coloro che si occupano dipolitica e gli uomini delleistituzioni abbiano ilcompito delicato eimportantissimo ditrasmettere quotidianamenteil senso di legalità allapopolazione», Pietro Grassoè intervenuto parlando dellasua funzione attuale e dellasituazione dei giovani. «Glistessi obiettivi che avevo damagistrato - ha spiegato -cerco di riportarli in politica,non venendo meno l’idealedi agire per la comunità e ditrasmettere tale principio airagazzi di oggi. Il nostro

futuro non possiamo cheaffidarlo a loro». Oggi nonc’è spazio nel mondo dellavoro, esistono evidentidifficoltà nel crearsi unafamiglia, è presente unacarenza importante di valorietici, di sogni e di speranze.«Le classi dirigenti hannomancato, senza ombra didubbio: la politica è pensareal bene dei cittadini, se vienemeno questo principio, èfinita».Impossibile non parlare delsuo precedente incarico diCapo della DirezioneGenerale Antimafia, e degliaspetti attuali dellacriminalità organizzata.«Oggi la mafia è piùpericolosa che mai - hacommentato - perché è menovisibile: non ci sono più lestragi che risaltano agli occhidella popolazione, ma essa siinsinua negli affari, nellafinanza, riciclando denaro,investendo. Oggi si possonotrovare mafiosi con ilcolletto bianco che hannostudiato nelle più grandi

Università europee eamericane; e in un momentodi crisi come quello attuale,chi ha più soldi, compra, econtinua a investire, e hasempre più potere. La mafiacerca il consenso del popolo,e con le stragi rischiava diperderlo: adesso è nascosta,tutti i clan mafiosi si trovanoconcordi in questa politica, ela mancanza di crescitaeconomica ed etica del Paesenon fa che agevolarla».Tali aspetti della societàvanno raccontati, bisognaconservarne la memoria, etrasmettere i grandi valori aigiovani con l’arte: e così,come la tragedia grecaraccontava la società deltempo, oggi il teatromoderno può avere ancoraun ruolo d’importanzafondamentale. Da qui lacritica a un sistema che nonha mai agevolato varie formed’arte, vanto eterno per tuttal’Italia. A seguire interventidegli attori protagonisti e delregista dello spettacolo.

Fabio Figara

Al Teatro "Goldoni" di Livorno, si è tenuta la primarappresentazione dello spettacolo "Dopo il silenzio", tratto dal libro di Pietro Grasso "Liberi Tutti. Lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia". Per l’occasione il Presidente del Senato ha incontrato il pubblico livornese a "La Goldonetta"

ontemporaneamente allaCelebrazione penitenziale

presieduta da papa Francesco in S.Pietro, molte parrocchie livornesihanno organizzato momenti diAdorazione e di Confessioni continuenell’arco di una giornata intera, dalle17 di venerdì 28 fino alle ore 16 delgiorno seguente.Moltissimi livornesi hanno aderitoall’iniziativa promossa dal Pontefice,24 ore per ritrovare sé stessi e ilrapporto con Dio, attraverso ilSacramento della Riconciliazione, egiungere così alla Santa Pasqua. Uno dei luoghi di preghieramaggiormente frequentati è stato ilSantuario di S. Maria delle Grazie aMontenero. «È stata un’esperienza affascinante, unpercorso importante per il periodo diQuaresima – commenta SimoneValenti, coordinatore della GioventùBenedettina e dell’iniziativa svoltasi alSantuario – all’invito hanno rispostovari gruppi di catechismo provenientida alcune parrocchie cittadine. Alle21.30, alla S. Messa celebrata dalparroco don Luca, con omelia sultema della Penitenza, in Chiesa sipotevano contare almeno 200persone.»Le confessioni sono durate tutta lanotte, e l’Adorazione Eucaristica si èconclusa la mattina alle 6.«Per l’occasione abbiamo distribuitoun piccolo libro sull’Esame diCoscienza. La maggior parte dellepersone intervenute hanno deciso diconfessarsi. È stato un momento difraternità nella penitenza: ciò è senzadubbio merito di questo Papa, checon la sua simpatia e semplicità hasaputo coinvolgere anche coloro cheda anni non frequentavano più laChiesa!»

Fabio Figara

C

Molte persone alSantuario per confessarsi

24 ore con ilSignore

LA CELEBRAZIONE NELLA FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE

Maria: conforto per tutti gli uomini

i saluto o pienadi grazia, ilSignore è conte», «Eccomi,

sono la serva del Signore,avvenga di me quello che haidetto», la solennitàdell’Annunciazione delSignore è uno dei momentipiù significativi per la Chiesae la Diocesi di Livorno l’havoluta ricordare con unaconcelebrazione eucaristicanella chiesa della SantissimaAnnunziata dei Greci nelquartiere della Leccia.Il Vicario generale, don IvanoCosta, ha presieduto lacelebrazione e all’inizio dellaMessa ha ricordato che

T«l’avvenimento si teneva inuna "chiesa giubilaremariana" e che quindi, nellaricorrenza del 450°anniversario dellaproclamazione dellaMadonna di Montenero apatrona della città, si poteva"lucrare l’indulgenzaplenaria" seguendo alcuneprescrizioni tra le quali quelladi effettuare unpellegrinaggio a Montenero.Don Costa ha conclusodicendo che dobbiamosempre nutrire "unsentimento di fiducianell’amore del Signore, unamore che non viene maimeno, perché l’amore del

Signore sconfigge sempreogni male". Don Costa haconcelebrato insieme a donRaffaello Schiavone, parrocodell’Unità Pastorale dei "TreArcangeli" che sta svolgendoun proprio sinodoparticolare, e a don LuigiFalanga. Nell’omelia donIvano ha sottolineato chequella che si stavacelebrando era una "festaconsolatoria e confortante"per noi tutti perché il Signorecon la sua venuta si rivolge adelle persone deboli e a unadonna semplice. Lo sguardodi Dio non viene puntatoverso una grande metropoli,ma verso un paese abitato da

persone semplici, povere, enello stresso modo il Signoreguarda anche noi chesentiamo il bisogno dell’aiutodi Dio. "Il suo è uno sguardoamorevole, misericordioso,che si rivolge a tutte lepersone che hanno bisognodi essere consolate". Non èun Dio che vuole dominare,ma è un Dio che "discende",è infatti un Dio che si fa luistesso debole e povero e chenella sua vita terrenaricercherà sempre situazionidi semplicità. Si fa bambinoproprio perché i piccoli nondovranno aver paura diquesto Dio, che non vuolenascere in una città grandeper dare uno spettacolo displendore e di potenza, ma inun insignificante e piccolopaese della Galilea. Dio si èfatto piccolo, sconosciuto,quasi invisibile.Tutto questoci riempie di grande speranzaperché anche noi siamo deglisconosciuti, infatti diciamomolto spesso di essere deisemplici "numeri" in mezzoalla folla. Ma agli occhi diDio ciascuna persona diventaimportante, perché gli occhidi Lui sono fissi sulle personepiù bisognose che "patisconola pesantezza del vivere". Ilsaluto dell’Angelo a Maria èla gioia di Dio che vuole siala gioia per tutti gli uomini. Il

Signore -ha continuato donCosta- sa leggere nellaprofondità dei cuori, savedere la singola personache riceve la sua luce. Mariaci è di conforto e d’esempio,attraverso di lei il Signore savalorizzare le nostrepochezze, con la suatestimonianza di piccola edumile donna inizia ilcammino della salvezza edella redenzione. Maria èdunque il piccolo seme cheoffre un dio povero che vienea dimorare in mezzo a noi.Dalla sua semplicità sorgeuna nuova fecondità, ilsemplice "si" di Maria èl’esempio del servire, ci facomprendere che il Signorerichiede di incontrare dellepersone "che si lascinoplasmare". Anche noi quindipossiamo dire un "si" alSignore, essere dei servitori,seguendolo e facendo quelloche lui desidera chefacciamo. Il Signore -haterminato il Vicario generale-ci vuole dare aiuto e ristoro,ma ci chiede la nostracollaborazione e ci spingealla solidarietà e come aMaria ci aiuta a dilatare inostri occhi affinchépossiamo vedere in tuttoquello che facciamo l’amoredi Dio.Gianni Giovangiacomo

L’iniziativa lanciata daPapa Francesco e che havisto lui per primoinginocchiarsi alconfessionale è stataun’occasione perriconciliarsi con Dio

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI6 aprile 2014IV

VENERDÌ 4 APRILE10.00 S. Messa precetto pasquale dellaFolgore e conferimento delle cresime alSantuario di Montenero19.00 via crucis del VI vicariato alla chie-sa di SS.Cosma e Damiano a Nugola

SABATO 5 APRILE9.00 incontro con i partecipanti al Ry-pen (Rotary club) a Castiglioncello11.00 incontro con gli studenti della dio-cesi di Reggio Emilia in vescovado18.00 S. Messa di Pasqua per tutti glioperatori della scuola alla chiesa di N.S.di Lourdes a Collinaia

DOMENICA 6 APRILE10.00 in occasione della visita pastoraleal VI vicariato, S. Messa e assemblea par-rocchiale alla parrocchia di SS. Cosma eDamiano a Nugola16.00 in occasione della visita pastoraleal VI vicariato, incontro con i ragazzidella parrocchia di S. Martino a Parrana

Lunedì 7 e martedì 8 aprile il Vescovo èa Firenze all’assemblea CET

MARTEDÌ 8 APRILE17.30 presso la Sala Consiliare dellaProvincia, il Progetto Culturale proponeun dibattito sulla salute (vedi locandinapag. 8)

MERCOLEDÌ 9 APRILE9.30 consiglio presbiterale in vescovado16.00 S. Messa all’istituto "La Provvi-denza" in via Baciocchi21.15 incontro con i genitori della chiesadel Palazzaccio a Cecina

GIOVEDÌ 10 APRILE10.30 S. Messa di Pasqua dell’allievo eprecetto pasquale dei militari in Catte-drale17.00 celebrazione in occasione dellaPasqua dello sportivo alla chiesa dei SS.Pietro e Paolo

VENERDÌ 11 APRILENella mattina, udienze laici in vescova-do17.30 S. Messa con i volontari Caritas al-la chiesa di Torretta21.00 Via Crucis cittadina dalla chiesadella Madonna alla chiesa di S. M. delSoccorso

SABATO 12 APRILE8.10 pellegrinaggio mensile al Santuariodi Montenero e a seguire S. Messa (lo-candina in pag.)10.00 ritiro di quaresima dei cattoliciimpegnati in politica al Santuario diMontenero16.00 S. Messa all’Istituto "Ferrari" in viadell’Ambrogiana

DOMENICA 13 APRILE10.30 Domenica delle Palme: S. Messain cattedrale

Agenda del VESCOVO

BREVI DALLA DIOCESIParrocchia S. Andrea CastiglioncelloGIOVEDÌ 3 APRILE ALLE 17.30 E ALLE 21.15Per continuare la riflessione sull’Eucaristia,dopo l’incontrocon la teologa Marinella Perroni, la comunità incontra il li-turgista Andrea Grillo.

Cooperatori PaoliniSABATO 5 APRILE ALLE 15.45Presso le suore paoline di Via Corcos 63, incontro dei Coo-peratori Paolini con don Vincenzo Vitale di Roma; a segui-re S. Messa

Amicizia Ebraico CristianaDOMENICA 6 APRILE ALLE 16.00Incontro promosso dall’Amicizia Ebraico Cristiana di Li-vorno per una riflessione a due voci sul significato della Pa-squa per Ebrei e Cristiani.Presso la Sala dei Granai di Villa Mimbelli, in Via San Jaco-po in Acquaviva; la riflessione sarà condotta dal RabbinoCapo Rav Yair Didi e da Don Piergiorgio Paolini,

Consulta FemminileLUNEDÌ 7 APRILE ALLE 16.00Presso l’Auditorium del Museo di Storia Naturale, incontrosul tema "Il ruolo della nutrizione nell’evoluzione umana enella promozione della salute". Intervegnono il prof. LucaBenzi, la dott.ssa Silvia Pala e Viviana Accarino.

Percorsi di luceLUNEDÌ 7 APRILE ALLE 21.00Presso la cripta della chiesa del Sacro Cuore (Salesiani) in-contro spirituale per le persone separate, divorziate e rispo-sate.

Amici del QuiliciMERCOLEDÌ 9 ALLE 21.00Gli Amici del Quilici e la compagnia Sotto il Melo presso laparrocchia di SS. Pietro e Paolo rappresentano: "Don Toni-no Bello: il sogno della pace"

Libri da LEGGEREdi Mo.C.

Davide M. - Saliamo a Gerusalemme. Itinerarioquaresimale quotidiano- Ed. Paoline, pp.79, euro6,50

Il tempo di Quaresima fin dall’antichità èparticolarmente propizio e adatto alla crescita nella vitadi fede. Due sono i punti di riferimento fondamentali inquesto tempo particolarmente sacri: il mistero di Cristoe il mistero dell’uomo.Tutto lo sforzo e l’impegno staproprio nel rendere possibile una realecompenetrazione tra questi due misteri in vista di unaprofonda trasformazione della nostra vita, chiamata apurificarsi ed entrare così in relazione con Dio. FratelMichael Davide, ci aiuta con questo sussidio, guidati eformati alla scuola del Vangelo, giorno dopo giorno, apregare e sperare, lasciando che il seme della Parolanon venga soffocato dalle nostre preoccupazioni inutili,ma riceva l’acqua dell’attenzione e il concime dellalotta quotidiana, perché dia frutto abbondante.Acquistiamo coscienza così che la via della salvezza nonsignifica esenzione dalla fatica, ma certezza dellavittoria. Mentre molti si rifugiano in elisir di vario tipo ein tecniche che assicurano la negazione del dolore edella fatica, i credenti in Cristo, morto e risorto, sonochiamati a condividere lo stesso cammino del Maestroper imparare a donare la vita con consapevolezza egioia.

L’incontro del Vescovocon i Dirigenti

n sede locale, l’Ufficio Scuola ha organizzato l’incontrocon monsignor Giusti e i Dirigenti Scolastici delle

Scuole Statali. Questo appuntamento annuale èsignificativo per continuare il confronto avviato sullarealtà scolastica ed educativa della diocesi e sulleproblematiche emergenti. In particolare da anni a livellodiocesano è stata fatta la scelta di ottimizzare un patto dicorresponsabilità educativa territoriale fra varie agenzieinformative e formative che insistono nel medesimoterritorio: scuola, parrocchia, circoscrizione, circolisportivi e ricreativi. L’incontro con i Dirigenti Scolasticiha messo in campo ulteriori forme di collaborazionesinergica che possano far fronte alle sfide educativeemergenti: i progetti con la Caritas con ilcoinvolgimento degli alunni delle scuole secondarie diprimo e di secondo grado, l’organizzazione di attivitàestive a favore dei ragazzi disabili e progetti educativiterritoriali a sfondo artistico, musicale e teatrale chefacciano perno alternativamente su gli spazi delleistituzioni scolastiche o delle parrocchie.E’ auspicabile, per il futuro, un protocollo di intesa tra lacomunità ecclesiale, l’Ufficio Scolastico Provinciale e leIstituzioni Scolastiche in modo da favorire lasocializzazione fra pari, l’incontro gratuito con esperti ,la possibilità di impiegare il tempo libero e ricreativocon attività sane e promozionali una crescita integrale.Questa dimensione educativa diffusa, coordinata dafigure di settore tra cui gli insegnanti di religione, è unaltro tassello per la costruzione di una ParrocchiaStudentesca come avanposto sulle problematicheeducative e scolastiche ed input significativo per lapastorale della e nella scuola.

E. Talàdir ufficio scuola

I

IL FUTUROdella scuola

Diocesiinforma

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI6 aprile 2014 V

XII. IL VERO TIMOREDEL SIGNORE(Dai "Trattati sui salmi" disant’Ilario, vescovo Sal 127, 1-3;CSEL 22, 628-630)

1. CHIEDERE DI COMPRENDERE."Beato l’uomo che teme ilSignore e cammina nelle suevie" (Sal 127,1). Ogni volta chenella Scrittura si parla deltimore del Signore, bisognatener presente che non si trovamai da solo, ma gli vengonoaggiunti o anteposti molti altrivalori.Da questi si comprendel’essenza e la perfezione deltimor di Dio come sappiamoda quanto è detto nei Proverbidi Salomone: "Poiché seinvocherai l’intelligenza echiamerai la saggezza, se laricercherai come l’argento e peressa scaverai come per i tesori,allora comprenderai il timoredel Signore" (Pro 2, 3. 4).

2. SAPIENZA E INTELLETTOVediamo da ciò per quanti gradisi arriva al timore di Dio.Anzitutto, chiesto il dono dellasapienza si deve affidare tutto ilcompito dell’approfondimentoal dono dell’intelletto, con ilquale ricercare e investigare lasapienza. Solo allora si potràcomprendere il timore delSignore. Certamente il modocomune di ragionare degliuomini non procede così circail timore.

3. IL TIMORE DI DIO SI IMPARAInfatti il timore è consideratocome la paura che ha l’umanadebolezza quando teme disoffrire ciò che non vorrebbe gliaccadesse. Tale genere di timoresi desta in noi con il rimorsodella colpa, di fronte al dirittodel più potente, o all’attacco delpiù forte, a causa di unamalattia o, infine, per lasofferenza di qualsiasi male.Non è questo il timore che quisi insegna, perché esso derivadalla debolezza naturale. Inquesta linea di timore, infatti,ciò che si deve temere non è pernulla oggetto e materia diapprendimento.Del timore del Signore, invececosì sta scritto: "Venite, figli,ascoltatemi, vi insegnerò iltimore del Signore" (Sal 33,12). Dunque si impara il timoredel Signore, perché vieneinsegnato. Questo genere ditimore non sta nello spaventonaturale e spontaneo, ma inuna realtà che vienecomunicata come una dottrina.Non promana dallatrepidazione della natura, ma losi comincia ad apprendere conl’osservanza deicomandamenti, con le opere diuna vita innocente, e con laconoscenza della verità.

4. IL TIMORE È TUTTONELL’AMOREPer conto nostro il timore diDio è tutto nell’amore, el’amore perfetto perfezionaquesto timore. Il compitoproprio del nostro amore versoDio è di ascoltarne gliammonimenti, obbedire ai suoicomandamenti, fidarsi delle suepromesse.Ascoltiamo dunque la Scritturache dice: "Ora, Israele, che cosati chiede il Signore tuo Dio, senon che tu tema il Signore tuoDio, che tu cammini per tutte lesue vie, che tu ami e serva ilSignore tuo Dio con tutto ilcuore e con tutta l’anima, che tuosservi i comandi del Signore ele sue leggi, perché ne vengabene a te?" (Dt 10, 12).Molte poi sono le vie delSignore, benché egli stesso sia la

via. Ma quando parla di sestesso si chiama via, dandoanche la ragione per cui sichiami così: "perché nessunopuò venire al Padre se non perme" (Gv 14, 6). Bisognadunque porsi il problema dellemolte vie possibili e ponderaremolti elementi perché, edottida molte ragioni, possiamotrovare quell’unica via della vitaeterna che fa per noi. Vi sonoinfatti vie nella legge, vie neiprofeti, vie nei vangeli, vie negliapostoli, vie anche nelle diverseopere dei maestri. Beati coloroche camminano in esse coltimore di Dio.

XIII. LA PREGHIERAPURA (Dal trattato "Sull’Orazione" diTertulliano, sacerdote. Cap. 28-29;CCL 1, 273-274)

1. ADORAREIN SPIRITO E VERITÀL’orazione è un sacrificiospirituale, che ha cancellato gliantichi sacrifici."Che", dice, "dei vostri sacrificisenza numero? Sono sazio degliolocausti di montoni e delgrasso di giovenchi; il sangue ditori e di agnelli e di capri io nonlo gradisco. Chi richiede da voiqueste cose?" (cfr. Is 1, 11).Quello che richiede il Signore,l’insegna il vangelo: "Verrà l’ora", dice, "in cui i veri adoratoriadoreranno il Padre in spirito everità. Dio infatti è Spirito" (Gv4, 23) e perciò tali adoratori eglicerca. Noi siamo i veri adoratorie i veri sacerdoti che, pregandoin spirito, in spirito offriamo ilsacrificio della preghiera, ostia aDio appropriata e gradita, ostiache egli richiese e si provvide.

2. LA PREGHIERA PURAQuesta vittima, dedicata contutto il cuore, nutrita dalla fede,custodita dalla verità, integraper innocenza, monda percastità, coronata dalla carità,dobbiamo accompagnareall’altare di Dio con il decorodelle opere buone tra salmi einni, ed essa ci impetrerà tuttoda Dio. Che cosa infatti negheràDio alla preghiera che procededallo spirito e dalla verità, egliche così l’ha voluta? Quanteprove della sua efficacialeggiamo, sentiamo ecrediamo!L’antica preghiera liberava dalfuoco, dalle fiere e dalla fame,eppure non aveva ricevuto laforma da Cristo. Quanto è piùampio il campo d’azionedell’orazione cristiana! Lapreghiera cristiana nonchiamerà magari l’angelo dellarugiada in mezzo al fuoco, nonchiuderà le fauci ai leoni, nondarà il dono di immunizzarsidal dolore, ma certo dà la virtùdella sopportazione ferma epaziente a chi soffre, potenzia lecapacità dell’anima con la fedenella ricompensa, mostra ilvalore grande del doloreaccettato nel nome di Dio.

3. EFFETTI BENEFICI DELLA PREGHIERASi sente raccontare che in anticola preghiera infliggeva colpi,sbaragliava eserciti nemici,impediva il beneficio dellapioggia ai nemici. Ora invece sisa che la preghiera allontanaogni ira della giustizia divina, èsollecita dei nemici, supplicaper i persecutori. Solo lapreghiera vince Dio. Ma Cristonon volle che fosse causa dimale e le conferì ogni potere dibene. Perciò il suo unicocompito è richiamare le animedei defunti dallo stessocammino della morte, sostenerei deboli, curare i malati, liberare

gli indemoniati, aprire le portedel carcere, sciogliere le catenedegli innocenti. Essa lava ipeccati, respinge le tentazioni,spegne le persecuzioni, confortai pusillanimi, incoraggia igenerosi, guida i pellegrini,calma le tempeste, arresta imalfattori, sostenta i poveri,ammorbidisce il cuore deiricchi, rialza i caduti, sostiene ideboli, sorregge i forti.

4. PREGHIERA COSMICAPregano anche gli angeli, pregaogni creatura. Gli animalidomestici e feroci pregano epiegano le ginocchia e, uscendodalle stalle o dalle tane,guardano il cielo non a faucichiuse, ma facendo vibrarel’aria di grida nel mondo che aloro è proprio. Anche gli uccelliquando si destano, si levanoverso il cielo, e al posto dellemani aprono le ali in forma dicroce e cinguettano qualcosache può sembrare unapreghiera. Ma c’è un fatto chedimostra più di ogni altro ildovere dell’orazione. Ecco,questo: che il Signore stesso hapregato. A lui sia onore epotenza nei secoli dei secoli.Amen

XIV. SERVIAMOCRISTO NEI POVERI(Dai " Discorsi" di san GregorioNazianzeno, vescovo Disc. 14sull’amore ai poveri, 38, 40; PG35, 907. 910).

1. BEATO COLUI CHE È PIETOSOAfferma la Scrittura: "Beati imisericordiosi, perchétroveranno misericordia" (Mt 5,7). La mise-ricordia non hal’ultimo posto nelle beatitudini.Osserva ancora: "Beato l’uomoche ha cura del misero e delpovero" (Sal 40, 2) e parimenti:"Buono è colui che è pietoso edà a prestito" (Sal 111, 5). In unaltro luogo si legge ancora:"Tutto il giorno il giusto hacompassione e dà a prestito"(Sal 36, 26). Conquistiamoci labenedizione, facciamo in mododi essere chiamati comprensivi,cerchiamo di essere benevoli.Neppure la notte sospenda ituoi doveri di misericordia.

2. CON SOLLECITUDINENon dire: "Ritornerò indietro edomani ti darò aiuto ". Nessunintervallo si interponga fra iltuo proposito e l’opera dibeneficenza. La beneficenza,infatti, non consente indugi.

Spezza il tuo pane all’affamatoe introduci i poveri e i senzatetto in casa tua (cfr. Is 58, 7) equesto fallo con animo lieto epremuroso. "Infatti chi fa operadi misericordia", dice,l’Apostolo, " la compia congioia" (Rm12, 8) e la grazia delbeneficio che rechi ti sarà alloraduplicata dalla sollecitudine etempestività. Infatti ciò che sidona con animo triste e percostrizione non riesce gradito enon ha nulla di simpatico.Quando, pratichiamo le operedi misericordia, dobbiamoessere lieti e non piangere: "Seallonta-nerai da te lameschinità e le preferenze ",cioè la grettezza e ladiscriminazione come pure leesitazioni e le critiche, la tuaricompensa sarà grande. "Allorala tua luce, sorgerà comel’aurora e la tua ferita sirimarginerà presto" (Is 58, 8). Echi è che non desideri la luce ela sanità?

3. SERVIRE CRISTO NEL PROSSIMOPerciò, o servi di Cristo, suoifratelli e coeredi, se ritenete chela mia parola meriti qualcheattenzione, ascoltatemi: finchéci è dato di farlo, visitiamoCristo, curiamo Cristo,alimentiamo Cristo, vestiamoCristo, ospitiamo Cristo,onoriamo Cristo non solo conla nostra tavola, come alcunihanno fatto, né solo con gliunguenti, come MariaMaddalena, né soltanto con ilsepolcro, come Giusepped’Arimatea, né con le cose cheservono alla sepoltura, comeNicodemo, che amava Cristosolo per metà, e neppure infinecon l’oro, l’incenso e la mirra,come fecero, già prima di questinominati, i Magi.Ma, poiché il Signore di tuttivuole la misericordia e non ilsacrificio, e poiché lamisericordia vale più dimigliaia di grassi agnelli,offriamogli appunto questa neipoveri e in coloro che oggi sonoavviliti fino a terra. Cosìquando ce ne andremo di qui,verremo accolti negli eternitabernacoli, nella comunionecon Cristo Signore, al quale siagloria nei secoli. Amen.

Dal terzo fascicolo deiQuaderni di Santa Giulia, a

cura di mons. Mauro Peccioli.Adattamento dalla seconda

lettura dell’Ufficio delleLetture della Liturgia delle Ore

secondo il Rito Romano,Tempo di QUARESIMA

«Venite, figli, ascoltatemi,vi insegnerò il timore del Signore»

SPUNTI DI RIFLESSIONE: QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA.........

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI6 aprile 2014VI

Speciale COMUNIONE E LIBERAZIONE

Vita di don Giussani: un uomoche vale la pena di raccontare

L’evento

uando si entra in merito ad unfondatore di un movimento Re-

ligioso - apre il suo intervento il pro-fessor Abbruzzese, Professore di So-ciologia Università di Trento - la suapersona ha un peso tutto particola-re, non bastano le qualità personali,la sua sensibilità le sue esperienze adefinire. Questo testo non è soltantoil racconto di una personalità ecce-zionale, c’è altro. Don Giussani di-chiara di essere investito da un im-peto di vita che giustamente chiamacarisma. E lui è come stupito diquello che si trova a vivere: afferratoda questo impeto di cui è il primo astupirsi. Un impegno radicale allaluce di una relazione significativa,all’interno del rapporto con Cristo.E’ come se uno si innamorasse diqualcuno e vive sempre questa di-mensione affettiva in tutto quelloche fa. Il libro non è altro che il rac-conto di quello che fa fare a donGiussani questa relazione. Egli nonè un prodotto culturale, un rappre-sentante di una scuola di pensiero,ma il testimone entusiasta di una re-lazione dentro un funzione - sacer-dote - radicata in un’appartenenza -la chiesa - che sfocia in un’opera CLche costantemente alimentata dallasua testimonianza entusiasta chenon fa altro che contagiare con ilsuo entusiasmo. Un testimone nonfa analisi, non un passo se primanon ha sentito l’eco del proprio ani-mo. Questo libro va letto in mododel tutto particolare e ci sono tremotivi importanti. Il primo è che lavita non è insulsa ma legata a un de-stino: la vita quotidiana non è maibanale e soprattutto gli altri, cose epersone, anche quando sono alla fi-ne dell’esistenza: quel professore inpensione a Varigotti che lo bloccava,ore e ore e lui ascoltava e di questodice che anche lui gli ha insegnatoqualcosa. Per noi sembra che larealtà, alla fin fine sia senza senso ,don Giussani dice no! tutto ha unsenso. Il secondo motivo è che donGiussani vuol mostrare che la fedeha a che fare con la realtà: una fedeche fosse lontana dalla realtà sareb-be irrazionale. Non serve una fedesolo emotiva ma deve essere ragio-nevole cioè deve passare attraverso iltribunale dell’esperienza, deve avereun nesso con la pratica quotidianadella vita. E’ per questo che lui eraattento anche a quello che si mette-va in tavola. La fede come pratica inatto: essa non entra solo nelle que-stioni teologiche, ma anche nelleanalisi della società, nella politica.Si tratta semplicemente di una fedeall’opera. Quanti ancora voglio cer-care di capire don Giussani a partireda una strategia. Si tratta di capireche la fede che ci anima ci occupa eci preoccupa. Il terzo motivo con cuileggere questo libro è dato dal teso-ro l’esperienza di una chiesa rinno-vata dal rapporto con quella relazio-ne significativa - così conclude Ab-bruzzese - e questa sta nella pluralitàdei movimenti, lo spirito è costante-mente in azione, lo spirito producedelle nuove realtà e don Giussaniha prodotto una di queste realtà.

Quando sulmaxischermo dellasala del "meeting delcentro Pancaldi" diItalia Eventi a Livorno

cominciano a scorrere leimmagini del video su donGiussani, le circa 200 personepresenti rimangonoimmediatamente colpite e dicolpo un silenzio, più eloquentedi qualunque parola, si fa largotra volti attenti e stupiti. Forsemolte di queste persone nonhanno mai visto in faccia donGiussani. Ora è lì davanti a loroun uomo "preso", al massimodella maturità e, infine, indomitoanche durante gli anni dellamalattia che ne ha piegato ilfisico ma non l’ardore.E poi quel "Ciao" chenon ti aspetti come adinvitarti ad andareavanti e andareinsieme.Cosi inizia l’incontrosul litorale livornese afianco della terrazzaMascagni in untramonto rosso sulmare che fa da corniceall’evento piùimportante della vitadi CL di questa città enon solo. Accanto aLucchesi(responsabile dellafraternità locale) cisono il prof.Abbruzzese,sociologo, Savoranaportavoce di CL e, daultimo, Mons. Giustivescovo di Livorno. Ilgiornalista e amicoMascambruno unimpedimento familiare lo habloccato ne era profondamentedispiaciuto.Il breve saluto dell’assessoreNebbiai porta l’abbraccio delSindaco e di tutta la città,riconoscendo in don Giussaniuna "persona di grandissimospessore che ha proposto uncristianesimo autentico, che sipuò vivere in modo sincero,sereno e generoso tanto daproporlo nei propri ambienti".Introducendo l’incontro Lucchesiha ricordato: "quando a 18 anniincontrai don Giussani, capìsubito che valeva la pena seguirloperché era uno innamorato diCristo - questa cosa torneràspesso negli intereventi deirelatori - ci ha aperto il Misteroscommettendo tutto sulla libertà.Leggendo il libro non si rimanecome prima è come rincontraredi nuovo don Giussani".

LA TESTIMONIANZA DEL VESCOVO GIUSTIEra l’aprile dell’88 - con una notaautobiografica comincia il suointervento mons. Giusti -eravamo in un appartamentodella fraternità di CL in SantaMaria Maggiore a Roma,accompagnavo l’assiste generaledell’AC, mons. Bianchin, erano

Qgli anni di scontro, il Sabato,Lazzati … e allora c’era unincontro con don Giussani, c’eradon Scola e vidi che tra donGiussani e mons. Bianchin in 10minuti l’accordo fu fatto. Dopopranzo vidi Giussani serenorilassato. Cos’è che mi colpì? Lequestioni erano grosse ma daquel momento sulla stampa maipiù un segno di attrito, la paroladata contava più di mille testiscritti. Quello che mi colpì è che

si vedeva che era un uomo diDio, che aveva incontrato ilSignore perché poteva rifarsi allasua esperienza personale.Quando ci incontriamo conpersone che hanno fattoesperienza diretta del Signore, citrasmettono - ecco dov’è ilcarisma - un avvenimento chesegna profondamente e questovale più di tutti gli studi diteologia. Don Giussani era unuomo cui lo Spirito Santo glispalancava le porte facendoglicapire dove doveva andare: eccoallora da GS a CL, perché volevaveramente che dalla Comunionenascesse la liberazione. Eranomomenti difficili, quei giovaniandati in Brasile che rischiavanodi mettere Cristo tra parentesi.Non si può mettere Cristo traparentesi. Lui è il liberatoredell’uomo intero. GiovanniPaolo II diceva che il peccato èqualcosa che struttura la società einvece di combattere questo si ècercato di salvare l’uomopartendo dalla teologia dellaliberazione, oggi, invece, sirischia di credere di poter salvarel’uomo abbandonandolo al suoistinto e allora accade che trionfal’ideologia sull’uomo: "è bene ciòche mi fa piacere è male ciò chemi dà dolore" e quindi fonte deldiritto è il desiderio. Capite beneche siamo di fronte a un processoculturale che vuole la liberazionedell’uomo cercando di cambiarele sovrastrutture e non fa i conticon l’io, il tuo io. Ecco Giussaniera un uomo che aveva unaprofonda coscienza che lacomunione con Cristo dona laliberazione per sé, per gli altri,nella società. Questa liberazionedoveva farsi quotidianità, farsistoria come per Gesù. Ilcristianesimo non è un fattopersonale solo suo, è diventatoun popolo, un popolo libero.Liberi, la Chiesa nell’antichitànon ha mai lottato per laliberazione dalla schiavitù, ma hacreato molte persone libere, hacreato i presupposti per questo.Don Giussani vivendo lacomunione con Cristo - haconcluso il suo intervento - hacreato tutto una serie di opereche portavano dentro la societàuna novità di vita. Don Giussani

diceva "io non ho mai volutoprogrammare qualcosa". Credoche questo sia il segreto della vitadi quest’uomo proprio qui nelsuo rapporto vivo con Cristo,non era un leader, ma unapersona che si lasciava guidaredal buon Dio.

LE PAROLE DELL’AUTOREIl tema dell’esperienza -esordisce Savorana - è stata lacostante del lavoro che io ha fatto

nello scrivere della vita di donGiussani. Io ho condiviso 20anni di attività professionale dal1985 fino alla sua morte ed hocurato quasi tutte le sue attivitàpubbliche e questo lo ha fattodiventare per me un padre perchétutto si è legato a lui , il miolavoro la mia famiglia i miei figli.Dopo la sua morte avevo dettoche non avrei parlato di questomio rapporto con lui, quandoCarron una sera a cena mi chiesese volevo pensare ad unapossibile prima biografia. Poteteimmaginare i sentimenti che inquel momento passavano dentrodi me, da una parte il disagio perla sproporzione per l’impresa chemi veniva chiesta, dall’altroentusiasmo perché ho visto perme qualcosa di misterioso:l’ultima cosa che avrei voluto farein vita mia, il capo di CL me lachiedeva. L’ho fatto perché donCarron mi ha dato il "là",nonsapevo nemmeno da dovecominciare. E quando gli hochiesto questo Carron mi haraccontato di come lui, insiemead altri giovani sacerdoti eseminaristi di Madrid, avevanocominciato a studiare la storicitàdei vangeli ed erano contentitanto che cresceva ed aumentavala curiosità su come fossepossibile che "uno" vissuto emorto 2000 anni prima, fosse ingrado di galvanizzare, lacuriosità, l’interesse la vita di ungruppo di giovani spagnoli deglianni ’80. Così hanno cominciatoha studiare l’aramaico, il grecoantico, sono andati in giro per ilmondo per formarsi, per spiegaredi più chi era quell’uomo da cuiera cominciato tutto. "Tu è tantianni che vivi un’esperienza difede positiva - mi ha detto Carron- quante volte ti sarà venuto inmente di spiegarti di più come inlui (Giussani) è cominciato tutto,e tu comincia ad immergerti neidati della tua vita, lasciati colpiree vedrai che la strada verrà da sé".Ed io in 2 anni di questo lavoronon ho fatto altro che raccoglieretestimonianze di don Giussani epiù leggevo e più questa parola,come ha sottolineato suaEccellenza, emergeva:l’esperienza. Dirà un giorno "perme la storia è tutto, io ho

imparato tutto dalla storia e lastoria vuol dire il concatenarsiquotidiano di circostanze".Come quando si sentì dire dallamadre: "Come è bello il mondoe come è grande Dio", bambinodi 10 anni questo momento èuno di quei momenti checontengono la chiave di volta ditutta la vita. Come è bello ilmondo non è inutile vivere,soffrire, c’è un destino. Come ègrande Dio tutto fluisce in quelDestino. Stesso periodo il padresocialista lo invitava achiedersi"la ragione ditutto".Forse c’era la segretasperanza che il suo bambinotornasse sui suoi passi lasciandoil seminario. Siamo nel 1935

scrive una cartolina alpapà al quale vuol farecapire che la strada cheaveva intrapreso èbella gli raccontal’esperienza di vedereun prete novello e luiche scoppia a piangeredi fronte a tantabellezza. Sarannoepisodi di questo tipo- aggiunge Savorana -che invece di mandarein crisi Giussanimanderanno in crisi ilpadre che di lì a pocosi avvicinerà allachiesa.Tutta la vita di donGiussani ruota intornoalla parola esperienzapersonale. Dirà ariguardo del seminarioche se non avesseincontrato Cristo neivolti di alcuni dei suoiprofessori , Cristo

sarebbe rimasto solo l’oggetto diuna devozione. C’è un momentodella vita di Giussani che Cristonon è più una parola ma un fattoreale.A 13 anni il seminarista Giussanientra in crisi perché sembra chenon ci sia niente che soddisfi lesue attese e in questa sua crisinon trova un compagno piùadeguato di Leopardi di cui leggetutte le poesia nella biblioteca delseminario. Qui trova il canto"alla sua donna" un inno allabellezza infinita e dopo un annoe mezzo di questo travaglioaccade il bel giorno, ascoltando ilsuo professore che, in classe,legge le prime righe del prologodel Vangelo di S. Giovanni: "ilVerbo si è fatto carne", ossia labellezza , la giustizia il bene èdiventato uno di noi - commenta- . Leopardi è stato 1800 annidopo profeta di Cristo, perchéCristo è la risposta hai desideriinfiniti di Leopardi, è la rispostaal bisogno umano di vita. Dirà"la mia vita è stata letteralmenteinvestita da questo: l’istante daallora non fu più banalità perme". Gli episodi simoltiplicherebbero,ma il tempo,si sa, è tiranno e l’ora è tarda e perconcludere Savorana ci lasciaun’ultima questione aperta:"Quello che più mi stupisce è che9 anni dalla morte don Giussanisuscita ancora un grandeinteresse, da cui si capisce che c’èqualcosa d’altro che non siesaurisce dietro la sua grandezzaumana.Tutto per me si è svoltonell’assoluto normalità, l’ultimopensiero è che la settimanasuccessiva ci fossimo ancoratanto la nostra vita era nelle manidi un Altro. Non era un Dioastratto - ha chiuso l’autore - maun Dio che tesseva il filo dellastoria tanto da arrivare fino a donGiussani, fino alla sua mammache lo aveva detto a lui e lui a chiincontrava. Questo è il filo di unavita così eccezionale perchédentro la normalità. E questo mitranquillizza molto perché vuoldire che è anche alla miaportata". E noi possiamo dire cheè anche alla nostra.

a cura di Andrea Capaccioli

L’intervento del profSalvatore Abbruzzese

Don Giussani:un innamoratodi Cristo

Nella sala conferenze dei Pancaldi la presentazione del libro sul fondatore di Comunione e Liberazione

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI6 aprile 2014 VII

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■ L’APPROFONDIMENTO STORICO a cura di don Luca Giustarini osbv,parroco di Montenero

Come narra la leggenda...

La Chiesadell’Apparizione

a leggendariatradizione narrache l’Immaginedella Madonna

di Montenero ,proveniente dall’isolagreca di Eubea, futrasferitamiracolosamente inun campo adiacente altorrente Ardenza nelladomenica diPentecoste dell’anno1345. Quel terrenoapparteneva ai monaciVallombrosanidell’Abbazia di SanPaolo a Ripa d’Arno inPisa! Il luogo divennesubito oggetto divenerazione.Sicuramente vicostruirono un edicolaper ricordare l’evento.Difatti nel 1603 vitroviamo una cappellagià fatiscente pervetustà che verràrifatta in quell’annocon la seguenteiscrizione: “D.O.M.-Questa cappella hafatto fare fra BonifazioFerrucci,priore diMontenero,ai prieghi edevozione di NicolòPrunai,macellaro,ilquale diede perelemosina scudi14.Pregate Dio per

noi.L’anno 1603”.Questa cappella nonebbe lunga vita; dacchè120 anni più tardigliene fu sostituitaaltra ben più spaziosae che resistette fino alsecondobombardamento deglialleati sulla città diLivorno, il 28 giugno1943. Difatti lacappella bombardatavenne fatta edificaredal negoziantelivornese,di originefrancese,GiuseppeGerbaut. Era costituitada un ampia salarettangolare dallaquale si accedeva alpiccolo presbiterioseparato dabalaustra;probabilmente il presbiterio nonera che la vetustacappellina,a cui fuaggiunto nel 1723 ilcorpo della chiesa e ledue stanzette laterali.Sull’altare c’era la telache raffigurava ilritrovamento dellasacra Icona da partedel pastore. L’attualeChiesa venneinaugurata daMons.AndreaPangrazio il 7settembre 1957.

L

DAI GIORNALI DELL’EPOCAa chiesa dell’Apparizione è stata inaugurata la vigilia della massimafesta popolare montenerese la mattina del 7 Settembre 1957. S. E.

monsignor Pangrazio, amministratore apostolico compieva il rito dellabenedizione liturgica solenne e della consacrazione dell’altare e quindicelebrava la S. Messa e distribuiva la Comunione a buon numero dipartecipanti che gremivano il santo tempio. Al Vangelo rivolgeva la suaparola di Pastore, rilevando il significato della benedizione della chiesa econsacrazione dell’altare e trasportandone il mistico significato alla vitaed opere del cristiano.Da ultimo elevava un inno alla Patrona della Toscana, la cui figura sulmosaico è un monito ed un invito: non solo per i cristiani vicini e per ilivornesi, ma per tutti i cristiani che transitano numerosi e velocisull’Aurelia.Erano presenti alla cerimonia l’On. Prof. Primo Lucchesi (S.E. il MinistroTogni aveva inviato al p. Abate il seguente telegramma: "Sopravvenutiimprorogabili impegni impediscomi presenziare sabato 7 come era mio

vivo desiderio inaugurazione chiesaApparizione - stop- Devoti cordialisaluti - Togni ministro lavori pubblici",l’abate generale dei Vallombrosani,l’Avv. Alberto Berti, l’abate diMontenero, il governatore di S. Giuliacomm. Vittorio Santi, l’ingegnere capodel Genio Civile, l’ing. Gaudio, il rag.Cioni, il comm. Pilade Filidei, il sig.Pipeschi per la Confraternita dellaPurificazione, la Comunità monasticadi Montenero, le Orfanelle dellaMadonna di Montenero, istituti, suoredi varie congregazioni, il parrocodell’Ardenza, il Priore dell’Abbazia diVAllombrosa d. Zambernardi e moltidevoti della Madonna.Con la celebrazione della prima Messadomenicale il giorno seguente 8Settembre, il p. Abate iniziava ilservizio religioso all’Apparizione daparte dei Monaci del Santuario, cheDio voglia si possa sempre piùintensificare e rendere spiritualmentefecondo.

Nella foto mons. Pangrazio chebenedice l’altare della chiesa

L

Jacopo di Michele è l’autore della Sacra Icona della Madonnavvolta da uno sciame di stelle suuno sfondo dorato, il mantoazzurro come il cielo, la tunicarossa come il Sangue del Suo

amatissimo Figlio,l’attenzione rivolta alBambino che ne afferral´orlo del collo alla ricercadel seno materno: unasimbologia fortissima incui la "MadonnaOdighitria" di Montenero(oppureOdigitria, dalgreco od géin, “condurre,guidare”, molto cara allatradizione orientale)rappresenta la Chiesa chesi rivolge a Dio perindirizzare l’Umanitàverso la Salvezza.L’attribuzione dell’opera èstata a lungo dibattutafinché lo storico dell’arteMario Salmi non vi scorsela mano del pittore pisanoJacopo di Michele.Il XIV secolo è una vera epropria “età dell’oro” perla pittura pisana, in cui maestranzetoscane (e non solo) si trasferiscono nellacittà d’Arno ottenendo commissioniimportanti, e stimolando idee e fermenti

Aculturali che influenzano notevolmentegli autori locali: e così troviamo artisticome Giotto (pala con “San Francescoriceve le stimmate” per la chiesa dedicata

al Santo di Assisi) eCimabue (decorazionedell’abside del Duomo),Simone Martini (Politticodi S. Caterina) e i suoicollaboratori, BonamicoBuffalmacco, che lavorain Camposanto per ilnoto ciclo di affreschi del“Trionfo della Morte”, eTaddeo Gaddi con le sue“Storie di Giobbe”. Eancora, almeno dallametà del secolo, AgnoloGaddi, Spinello Aretino,Taddeo di Bartolo eFrancesco di Neri daVolterra: a lui fa capo ungruppo di artisti, tra cui,probabilmente, anche ilnostro Jacopo di Micheledetto Gera, attivo tra il1361 ed il 1395, eabitante in Pisa nella

parrocchia di S. Nicola. Gera èmenzionato nel 1368 come membro diun collegio peritale per la stima deidipinti proprio di Francesco di Neri

presenti in S. Pietro in Vinculis a Pisa; nel1388 dipinge una tavola per l’ospedale diPonsacco; oltre a queste e a molte altreopere, si ricorda la colorazione delCrocifisso in marmo sulla porta orientaledel Camposanto, portata poi in S.Michele in Borgo; muore sicuramente nel1402.Nell’opera di Montenero, forse creatainizialmente per altra destinazione, siscorge quindi una chiara influenza discuola senese dalla piccola tunicaindossata dal Bambino e dal cuscino sulquale è seduta la Vergine; troviamoinoltre legato ad una corda noneccessivamente stretta, e tenuta da Gesùnella mano sinistra, un cardellino, forseun’ipotetica rappresentazione dell’Uomoche, avendo il libero arbitrio, puòdecidere se rimanervi legato o fuggire:secondo Giorgio Mandalis, invece, “ilcardellino (carduelis), derivando ilproprio nome dalla predilezione anutrirsi di semi di cardo (cardus) è puresimbolo della Passione” .Attornoall’aureola si può leggere AVE M(ARIA)MATER CHRISTI. Oggi questameravigliosa icona dell’arte medievale èincastonata nella Gloria modellata dalcarrarese Giovanni Baratta e dal nipote diquesti Giovanni Cybei, nell’AltareMaggiore del Santuario.

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI6 aprile 2014VIII