La Settimana - n. 14 del 18 aprile 2010

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 18 aprile 2010 DI GIAMPAOLO DONATI a Chiesa livornese non lascia soli i familiari delle vittime della Moby Prince. Nel giorno del 19° anniversario della tragedia, parenti delle vittime e molti semplici cittadini si sono ritrovati in Cattedrale per una messa in ricordo di coloro che sulla Moby, in quella ormai lontana notte del 10 aprile 1991, perdettero in modo drammatico la propria vita. La messa è stata celebrata dal vescovo di Livorno monsignor Simone Giusti, alla presenza dei gonfaloni della Provincia e del Comune di Livorno, oltre a quelli di altri comuni italiani che hanno contato vittime fra i propri concittadini. Nessun accenno, ovviamente, alla tormentata conduzione di un’inchiesta giudiziaria che ancora oggi sembra non avere ancora una fine: solo la volontà di non dimenticare chi, quella notte, ha perduto drammaticamente la propria vita in modo improvviso e traumatico. «Per noi» ha ricordato monsignor Giusti nell’omelia «appare difficile credere che chi, come i vostri cari, ha perduto la propria vita in un modo così violento, possa ancora essere vivo in Cristo. Gli stessi apostoli, dopo la morte di Gesù, fecero non poca fatica a credere che Egli fosse resuscitato: e anche in quel caso si trattava di un evento traumatico, un evento che, come la tragedia del Moby, aveva fatto notizia e di cui esistevano molti testimoni oculari.». Ma se gli stessi apostoli ebbero sulle prime difficoltà a credere, come possiamo farlo noi? «La Fede degli apostoli» ha affermato monsignor Giusti «fu senza dubbio rafforzata dai segni e dalle apparizioni che Gesù fece loro dopo la Sua morte e Resurrezione, mentre a noi, al contrario, non sembra di vedere segni della presenza dei nostri cari nella vita quotidiana». Ma non è vero che questi segni non ci possano essere: «La Chiesa stessa riconosce che, con la Comunione dei vivi e dei morti in Cristo, i defunti possono comunicare con noi e rimanerci vicini; essi infatti sono in Paradiso, che non deve essere immaginato come un luogo separato da tutto il resto, il Paradiso è dove c’è Dio, e Dio, come ci insegnavano a catechismo, è ovunque, in cielo e terra. Quindi, se sono vicini a Dio, i nostri morti sono anch’essi in cielo e soprattutto in terra, qui vicini a noi, pronti ad ascoltarci, a consigliarci e a volerci bene». «Per questo», ha concluso il vescovo «è necessario che chi è stato colpito da un lutto sviluppi una profonda spiritualità, in modo da entrare in comunicazione in Cristo con i propri cari scomparsi: solo così essi non saranno più solo un ricordo, ma un amore attuale, grande e vivo.» L In comunione con chi non c’è più IL VESCOVO SIMONE GUIDA LA 3^ TAPPA DEL PERCORSO SPIRITUALE PER OPERATORI PASTORALI Gli atteggiamenti dell’educatore : l’affidarsi domenica 25 aprile 2010 – Santa Lucia – Antignano - ore 15.30 Programma del pomeriggio: 15.30 Celebrazione dell’ora media e meditazione del Vescovo 16.30 Adorazione eucaristica, spazio per la riflessione personale, tempo per le confessioni, 17.15 Collatio per piccoli gruppi 18.00 Celebrazione del Vespro e conclusione Ma se gli stessi apostoli ebbero sulle prime difficoltà a credere, come possiamo farlo noi? «La Fede degli apostoli» ha affermato monsignor Giusti «fu senza dubbio rafforzata dai segni e dalle apparizioni che Gesù fece loro dopo la Sua morte e Resurrezione, mentre a noi, al contrario, non sembra di vedere segni della presenza dei nostri cari nella vita quotidiana» QUANDO LA GIOIA DI DARE È TANTO GRANDE i chiude un altro capitolo del Libro della nostra Diocesi. Quel Libro fatto non da parole scritte su carta ma da vite vissute e donate. Elena Falleni, che tornata alla casa del Padre in questi giorni, mi fu presentata diversi anni or sono, da Monsignor Tintori come la vedova del dott. Lido Rossi che egli ammirava. E così è sempre apparsa ai miei occhi. Credo che in quest’ottica si sia svolta tutta la sua vita. Fedele non solo ad un ricordo ma ad un ideale che l’aveva indotta ad abbracciare con docilità ed entusiasmo la scelta di vita missionaria del marito. Come tutta la sua famiglia di origine, il padre, la sorella Zita, ha vissuto con semplicità facendo del bene. Aveva un’aria docile e serena ma sentivi in Lei una forza non comune. E’ stata per noi esempio di coerenza, di fermezza e di coraggio per aver saputo condividere fin dall’inizio con il suo sposo una scelta difficile ed eroica. Ho trovato questo pensiero di Lido Rossi formulato dopo la laurea «La mia professione mi darà presto molto lavoro e denaro, avrò la mia famiglia e una bella casa, ma tutto ciò non mi basta, mi fa anzi in un certo senso paura, temo di imborghesire…come tanti…per questo vorrei andare in missione». Elena ha saputo abbracciare questa scelta. Sulla nave che li portava verso l’Africa nel Natale 1956 Lido Rossi scriveva «anche se questa nave non avesse l’elica..sarebbe sicuro il nostro andare perché , o Signore, tua è la strada di questo piccolo mondo». E così descrive la loro vita in Africa “vita semplice da dottori dimenticati, ma tanto cara al mio animo e in cui la gioia di dare è tanto grande che non conta neppure sacrificio”. Elena ha sempre fatto suoi questi sentimenti e per questo suo coraggio è sempre apparsa tanto grande ai miei occhi. Maria Luisa Fogolari S IL RICORDO DI ELENA FALLENI VEDOVA DI LIDO ROSSI La due giorni diocesana di Musica Sacra CANTARE LA LITURGIA antare la Liturgia», sotto questo titolo sono state raggruppate due giornate di formazione sul tema della musica sacra promosse dall’Ufficio Liturgico diocesano. Mercoledì 21 alle 18.30 è in programma, presso la chiesa di San Luca a Stagno, il II convegno diocesano per animatori musicali della liturgia, mentre Giovedì 22 alle 18.30, presso la Chiesa di Santa Giulia si svolgerà un incontro di formazione per organisti, strumentisti e direttori di coro. La due giorni musicale si chiuderà giovedì 22 alle 21.15 con un concerto d’organo del maestro Gianluca Libertucci, organista della basilica di san Pietro. Da mercoledì 21 a domenica 25 aprile sarà possibile visitare, presso l’oratorio di San Ranieri, la mostra «La luce penetra le tenebre», una rassegna di arte sacra di Marcello Ciampolini. Nel corso del convegno del 21 il maestro Simone Barbieri, incaricato diocesano per la musica sacra, presenterà il nuovo repertorio nazionale di canti per la liturgia. C « A 19 anni dalla tragedia del Moby Prince

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Settimanale della Diocesi di Livorno

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Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/210217

[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

18 aprile 2010

DI GIAMPAOLO DONATI

a Chiesa livornese nonlascia soli i familiaridelle vittime della MobyPrince. Nel giorno del

19° anniversario dellatragedia, parenti delle vittimee molti semplici cittadini sisono ritrovati in Cattedrale peruna messa in ricordo di coloroche sulla Moby, in quellaormai lontana notte del 10aprile 1991, perdettero inmodo drammatico la propriavita. La messa è stata celebratadal vescovo di Livornomonsignor Simone Giusti, allapresenza dei gonfaloni dellaProvincia e del Comune diLivorno, oltre a quelli di altricomuni italiani che hannocontato vittime fra i propriconcittadini. Nessun accenno,ovviamente, alla tormentataconduzione di un’inchiestagiudiziaria che ancora oggisembra non avere ancora unafine: solo la volontà di nondimenticare chi, quella notte,ha perduto drammaticamente

la propria vita in modoimprovviso e traumatico. «Pernoi» ha ricordato monsignorGiusti nell’omelia «apparedifficile credere che chi, comei vostri cari, ha perduto lapropria vita in un modo cosìviolento, possa ancora esserevivo in Cristo. Gli stessiapostoli, dopo la morte diGesù, fecero non poca fatica acredere che Egli fosseresuscitato: e anche in quelcaso si trattava di un eventotraumatico, un evento che,come la tragedia del Moby,aveva fatto notizia e di cuiesistevano molti testimonioculari.». Ma se gli stessiapostoli ebbero sulle primedifficoltà a credere, comepossiamo farlo noi? «La Fededegli apostoli» ha affermatomonsignor Giusti «fu senzadubbio rafforzata dai segni edalle apparizioni che Gesùfece loro dopo la Sua morte eResurrezione, mentre a noi, alcontrario, non sembra divedere segni della presenza deinostri cari nella vita

quotidiana». Ma non è veroche questi segni non cipossano essere: «La Chiesastessa riconosce che, con laComunione dei vivi e deimorti in Cristo, i defuntipossono comunicare con noi erimanerci vicini; essi infattisono in Paradiso, che nondeve essere immaginato comeun luogo separato da tutto ilresto, il Paradiso è dove c’èDio, e Dio, come ciinsegnavano a catechismo, èovunque, in cielo e terra.Quindi, se sono vicini a Dio, inostri morti sono anch’essi incielo e soprattutto in terra, quivicini a noi, pronti adascoltarci, a consigliarci e avolerci bene». «Per questo», haconcluso il vescovo «ènecessario che chi è statocolpito da un lutto sviluppiuna profonda spiritualità, inmodo da entrare incomunicazione in Cristo con ipropri cari scomparsi: solocosì essi non saranno più soloun ricordo, ma un amoreattuale, grande e vivo.»

L

In comunionecon chi non c’è più

IL VESCOVO SIMONE GUIDA LA 3^ TAPPA DEL PERCORSOSPIRITUALE PER OPERATORI PASTORALI

Gli atteggiamenti dell’educatore : l’affidarsi

domenica 25 aprile 2010 – Santa Lucia – Antignano - ore 15.30

Programma del pomeriggio:15.30 Celebrazione dell’ora media e meditazione del Vescovo16.30 Adorazione eucaristica, spazio per la riflessionepersonale, tempo per le confessioni,17.15 Collatio per piccoli gruppi18.00 Celebrazione del Vespro e conclusione

Ma se gli stessi apostoliebbero sulle prime difficoltàa credere, comepossiamo farlo noi?«La Fede degli apostoli»ha affermato monsignorGiusti «fu senza dubbiorafforzata dai segnie dalle apparizioni che Gesùfece loro dopo la Sua mortee Resurrezione, mentre a noi,al contrario, non sembradi vedere segni della presenzadei nostri carinella vita quotidiana»

QUANDO LA GIOIA DI DARE È TANTO GRANDE

i chiude un altrocapitolo del Librodella nostraDiocesi.

Quel Libro fatto non daparole scritte su cartama da vite vissute edonate.Elena Falleni, chetornata alla casa delPadre in questi giorni,mi fu presentata diversianni or sono, daMonsignor Tintoricome la vedova deldott. Lido Rossi cheegli ammirava. E così èsempre apparsa ai mieiocchi.Credo che inquest’ottica si sia svoltatutta la sua vita. Fedelenon solo ad un ricordoma ad un ideale chel’aveva indotta adabbracciare condocilità ed entusiasmola scelta di vitamissionaria del marito.Come tutta la sua

famiglia di origine, ilpadre, la sorella Zita,ha vissuto consemplicità facendo delbene.Aveva un’aria docile eserena ma sentivi in Leiuna forza non comune.E’ stata per noiesempio di coerenza, difermezza e di coraggioper aver saputocondividere findall’inizio con il suosposo una sceltadifficile ed eroica.Ho trovato questopensiero di Lido Rossiformulato dopo lalaurea «La miaprofessione mi daràpresto molto lavoro edenaro, avrò la miafamiglia e una bellacasa, ma tutto ciò nonmi basta, mi fa anzi inun certo senso paura,temo diimborghesire…cometanti…per questo

vorrei andare inmissione».Elena ha saputoabbracciare questascelta. Sulla nave che liportava verso l’Africanel Natale 1956 LidoRossi scriveva «anchese questa nave nonavesse l’elica..sarebbesicuro il nostro andareperché , o Signore, tuaè la strada di questopiccolo mondo».E così descrive la lorovita in Africa “vitasemplice da dottoridimenticati, ma tantocara al mio animo e incui la gioia di dare ètanto grande che nonconta neppuresacrificio”.Elena ha sempre fattosuoi questi sentimentie per questo suocoraggio è sempreapparsa tanto grande aimiei occhi.

Maria Luisa Fogolari

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IL RICORDO DI ELENA FALLENI VEDOVA DI LIDO ROSSI

La due giorni diocesana di Musica Sacra

CANTARE LA LITURGIAantare la Liturgia», sotto questo titolosono state raggruppate due giornate diformazione sul tema della musica sacrapromosse dall’Ufficio Liturgico diocesano.

Mercoledì 21 alle 18.30 è in programma, presso la chiesadi San Luca a Stagno, il II convegno diocesano peranimatori musicali della liturgia, mentre Giovedì 22 alle18.30, presso la Chiesa di Santa Giulia si svolgerà unincontro di formazione per organisti, strumentisti edirettori di coro.La due giorni musicale si chiuderà giovedì 22 alle 21.15con un concerto d’organo del maestro GianlucaLibertucci, organista della basilica di san Pietro.Da mercoledì 21 a domenica 25 aprile sarà possibilevisitare, presso l’oratorio di San Ranieri, la mostra «Laluce penetra le tenebre», una rassegna di arte sacra diMarcello Ciampolini.Nel corso del convegno del 21 il maestro SimoneBarbieri, incaricato diocesano per la musica sacra,presenterà il nuovo repertorio nazionale di canti per laliturgia.

A 19 anni dalla tragedia del Moby Prince

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI18 aprile 2010II

Una città che vive di luoghi comuniIntervista a Roberto Nardi, presidente della Camera di Commercio

ella cornice delpalazzo dellaCamera dicommercio il

presidente RobertoNardi ci ha accolto perun’intervista che hapreso le forme di unapiacevole edappassionatachiacchierata su Livornoe le sue peculiarità.Anzitutto un po’ distoria: le Camere dicommercio sono entipubblici di anticafondazione, nel 1811,con un edittonapoleonico, furonoformalmente istituitemolte camere dicommercio, arti emanifatture, tra cuiquella di Livorno. Il lorocompito era quello ditutelare le categorieproduttive rappresentate,di giurisdizionecommerciale e diraccolta di dati e notiziesulla situazioneeconomica. Soltantoall’indomani dell’Unitàd’Italia si diedeun’organizzazioneomogenea alle Cameradi Commercioistituendone una perogni Provincia per«rappresentare presso ilGoverno e promuoveregli interessi commercialie industriali» dellacircoscrizione territorialedi competenza. Nel 1910

Nuna nuova riformapropose la nuovadenominazione di«Camere di Commercioed Industria», con ilcompito, tra l’altro, ditenere il Registro delleDitte, nel quale avrebbedovuto iscriversichiunque esercitasseun’attività commercialeod industriale. Conl’avvento del regimefascista le Camere dicommercio furonosoppresse e sostituite coni Consigli provincialidell’economia ma giànel 1944 furonoricostituite le Camere dicommercio, industria eagricoltura cui poi siaggiunse anchel’artigianato. A taleriforma provvisoriaseguì, nel 1993, lanormativa organica diriforma che, dunque,definiva le Camere diCommercio entipubblici, dotati diautonomia, non vigilatese non per alcunequestioni tipicamenteregionali.Che servizi svolgono leCamere di commercio?«Esse stilano un registropubblico, consultabileda chiunque, di tutti imovimenti delle impresementre per le società dicapitale è registratoanche il bilancio. LeCamere di commercio

assistono l’attivitàeconomica sul territorioaiutando i settori più incrisi o quelli in via disviluppo, promuovendol’internazionalizzazionedelle imprese locali efacilitando l’accesso alcredito (nel 2008 sonostati erogati circa800.000 ), tutto con icontributi che le attivitàversano alla Camera dicommercio attraverso letasse. Negli anni passati,poi, ha spiegato ilPresidente, sono stateattivate misure disostegno perl’impreditoria femminilee giovanile.La Camera diCommercio svolge

anche una discretaattività di mecenatismosebbene non rientri apieno titolo nellefunzioni precipue diquesto ente ma ognievento culturalefinanziato si inseriscenell’ottica della crescitaeconomica edell’aumento delleopportunità di lavoro edi prestigio dellaProvincia livornese.Negli ultimi anni laCamera di commerciosvolge anche un’attivitàconciliativa ovverorappresenta una giustiziaalternativa all’aula ditribunale per lecontroversie tre impresee consumatore e traimprese ed imprese maesegue anche controllimetrici, coopera conistituzioni scolasticheattraverso il Centro studie ricerche, svolgeun’attività statistica sulleimprese del territorio.Ultimamente allaCamera di commerciosono rappresentati nonsoltanto i vari settorieconomici ma anche iconsumatori, le banche,le assicurazioni ed ilsindacato dei lavoratori».Dopo questa dettagliata

esposizione della storia edei compiti istituzionalidella Camera dicommercio il presidenteRoberto Nardi, nonoriginario di Livorno mache da 20 anni vi lavora,come egli stesso hatenuto a precisare, hamostrato tutto il suoamore per la nostra cittàattraverso un’analisiprecisa e veritiera, slegatada ogni luogo comune:la popolazione diLivorno è unapopolazione anziana, viè una discretaripartizione del redditoanche se la povertàrelativa è in crescita (lamedia degli assegnipensionistici è però piùalta della mediaregionale e italiana), èuna realtà statica in cui lavolontà di conservazionevince sulla voglia diinnovazione, c’è scarsaapertura alle donne e aigiovani, i cinquantennipurtroppo sonoconsiderati, se nongiovani, ancora nonpienamente adultie,dunque, non in gradodi assumersi incarichi diresponsabilità. Ilivornesi, poi, nonbrillano più di altri perl’accoglienza dell’altro,per tolleranza e questonon riguarda soltanto igiovani ma anche glianziani, la violenza, poi,non è soltanto quellacontro gli extracomunitari ma è anchequella degli stadi…Insomma, nelle paroledel Presidente, davverotanto amore per una cittàche spesso, pascendosidei luoghi comuni,chiude gli occhi su unarealtà che, invece,attraverso il lavoro e ladedizione puòcertamente migliorare edessere quella che infondo vorrebbe apparire.

Flavia Marco

Nel sesto anniversario della morte di Mons. Vincenzo Savio

Per un ricordo che sia speranzamare vuol dire a unapersona: Tu nonmorirai! E qualiparole potevano

meglio di queste descrivere lamessa commemorativa svoltasiai Salesiani, nel giorno in cuiricorreva il sesto anniversariodi un sacerdote che allacongregazione salesiana hadato vigore e lustro.Nella stessa chiesa dove mosse,giovanissimo, i primi passicome parroco, sono risuonatele parole di chi porta nel cuorela luminosa testimonianza divita di Vincenzo Savio: un vitaspesa per Cristo, una vitasegnata tragicamente da unmale che lo ha consumato nelfisico senza fiaccarne però lospirito.Una vita breve, interrotta asessanta anni, ma che halasciato un segno indelebile inchi lo ha incontrato. Predicare vuol diretestimoniare Gesù con lapropria vita e Mons. Savio èriuscito mirabilmente inquesto, facendo risplendere laluce di Cristo maggiormentequando le sue forze, semprevigorose, hanno cominciato adabbandonarlo, soffocate da unmale che lo ha attaccato inmaniera crudele.L’uomo che aveva lavoratoalacremente per la chiesa,prima come salesiano indiverse sedi dell’Ispettoria

Aligure-toscana, poi comevescovo ausilare di Mons.Ablondi e quindi comevescovo titolare di Belluno, halasciato il posto ad un pastoreaffaticato, radicato nell’amoredi Cristo pur nel mezzo di unadolorosa via crucis.Monsignor Savio è salito sullacattedra del dolore per la sualezione più alta, che hasublimato e superato tutto ilsuo operato. Per chi lo haconosciuto è stato una personaimportante ed è importantefarne memoria, per cercare didare un senso alla propria vitaanche se molto spesso il sensosi scontra control’ineluttabilità degli eventi. Ècerto che non avremo mai tuttele risposte ma basta latestimonianza di questa vita,per dare certezza e continuitàal cammino.È questa l’eredità più preziosalasciata da Vincenzo Savio:aver donato la certezza di uncammino, aver donato unasperanza che ha sfidato, evinto, la sofferenza e la mortestessa.Potremo dire che, alla manieradi Gesù, è passato facendo delbene. E quel bene, lasciatocome seme nella suaparrocchia, sta germogliandoin maniera rigogliosa. Tuttoquanto viene fatto di buono èvisto come la continuazionedel bene operato da questo

grande salesiano.Questo rappresenta unaconsolazione, uno stimolo aguardare ancora avanti,nonostante il dolore e lamancanza di una morte che,per molti versi, risulta ancorainaccettabile.È vero, sembra che la morte cistrappi quanti amiamo, maricordare vuol dire rendere

attuale il passato, ricordarevuol dire sentirsi ancora unavolta vicini a chi ci ha lasciato.Ricordare è imparare da Mons.Savio a predicare,testimoniando Gesù Cristo conla nostra vita, certi che, dalcielo, lui ci benedice, con quelsorriso che lo ha semprecontraddistinto.

Benedetta Agretti

a Diocesi ringrazia la Camera dicommercio di Livorno per aversostenuto con il contributo economicola realizzazione del Museo diocesano

di Arte Sacra.Il progetto, attuato dal 2007, ha visto giàl’apertura di due lotti del Museo in cui sonoconservate numerose opere provenienti dalleParrocchie della Diocesi, preziosi manufattidi straordinario pregio artistico e di elevatovalore storico- documentario.Attraverso l’iniziativa, la diocesi intendeoffrire alla Città di Livorno uno spunto perriscoprire le proprie radici e per ripercorrere iperiodi storici e culturali più significativi dicui si rese protagonista.

L

Il Vescovo ha incontratole Religiose «NON RINUNCIATEALL’IMPEGNO EDUCATIVO»

ltre la cronaca di un evento, è importante fermaresulla carta alcuni frammenti dei significati toccati,

con originalità e immediatezza, dal Vescovo Simonenell’incontro con le Religiose che si è tenuto all’IstitutoSanto Spirito. La Parola di Dio letta e meditata nel branodi Maria che versa del profumo sul corpo di Gesù ...èstata spunto per attente suggestioni nella lettura delgesto di questa donna verso Cristo. Maria è come l’iconadel comportamento di ogni persona consacrata oggi. Nelnon esitare ad usare il profumo di nardo,particolarmente prezioso a quell’epoca, segno didistinzione e regalità, di ricchezza e potere, si puòravvisare la capacità di non indietreggiare di fronte aisacrifici materiali, considerandoli non come ostacoli ma«soste» sulla croce di Cristo per nuove resurrezioni. Gesùchiede di serbare il nardo per il giorno della suasepoltura, letto oggi è coltivare amore e adorazione neiconfronti del Crocifisso. Le espressioni sottolineate dalVangelo esprimono le direzioni dell’amore: amare Cristonei poveri in prima persona e non su commissione,onorare Cristo nel culto e nella condotta. Servizio eadorazione si identificano e divengono l’imperativodell’amore. Il gesto di Maria è visibile a tutti senza che ilgiudizio altrui lo possa inibire o nascondere, al punto dasuscitare la critica degli stessi seguaci di Gesù: si potevavendere. La cupidigia e l’avidità sono sempre in agguatoanche nel cuore di chi ha scelto strade di donazione. «IlCristo e non soltanto i poveri, è da amare e onorare»(Fabris) Questi elementi di meditazione offerti consemplicità e chiarezza dal Mons. Giusti sono statiaccompagnati da alcune informazioni e considerazioni:la stima e la considerazione verso le Scuole cattolichefanno comprendere quanta necessità ci sia a Livornodell’educazione così impartita. «Nella crisi educativageneralizzata la Chiesa non può rinunciare a quello cheha fatto da secoli». È in questa linea che Mons. Giusti haripetuto, con convinzione e senza negare difficoltà, lanecessità di far nascere una Scuola Superiore aperta atutti, dove sia possibile la cultura delle borse di studioper favorire i meno abbienti, sostenuta da unaFondazione che possa affrontare gli oneri economici cherichiede, fino a creare con tutte le Scuole Cattolichepresenti in città un «Istituto comprensivo cattolico».Inoltre, sempre sulla linea della «emergenza»missionaria Il Vescovo Simone ha espresso la suaattenzione verso tutti coloro che, pur frequentando lescuole cattoliche, non sono battezzati o non hannoricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Inproposito ha ripetuto la necessità di offrire loro dentro lerealtà cattoliche «porzione di parrocchia» amata da chile frequenta, l’opportunità di ricevere battesimo,comunione, cresima e di fare, in comunione con iparroci, un cammino formativo che avvicini molti nonbattezzati alla chiesa. «Voi siete i miei centro attacco», le«punte di diamante» ha affermato il Vescovo, « perchépotete arrivare là dove le parrocchie non possonoarrivare».

MSC

O

ANDARE ETORNARE IN BUSL’ATL offre abbonamentia 10 euro per l’estate

lfredo Fontana, Presidente dell’ATL, in unrecente incontro con la stampa, ha detto

che l’Azienda si propone sempre di studiare leiniziative più adatte per venire incontro alle esi-genze dei cittadini. Per questo motivo, a partireda maggio, in concomitanza con l’inizio dellabella stagione, per coloro che non sono statimai abbonati o il cui abbonamento è scadutoormai da diversi anni, verrà aperta la campagnaper l’abbonamento urbano a soli 10 euro. L’ab-bonamento sarà rinnovabile allo stesso prezzoper i mesi di giugno e luglio. Il signor Giachettidella Confcommercio, presidente della catego-ria dei gestori degli stabilimenti balneari da Li-vorno a Quercianella, ha aggiunto che i gestoridei bagni hanno ritenuto importante contribui-re a questa iniziativa per il rilancio del mezzopubblico concedendo uno sconto del 10% sullaquota mensile per l’ingresso ai bagni per tutticoloro, vecchi e nuovi, che dimostrino di posse-dere l’abbonamento al bus. L’agevolazione puòessere prolungata anche nei mesi di agosto esettembre a conclusione della stagione balnea-re. Anche Legambiente Livorno, con un suo co-municato, ha appoggiato l’iniziativa in quantoritiene che la «vendita di abbonamenti a prezzospeciale sia una buona occasione per far speri-mentare alle persone i vantaggi dell’uso delmezzo pubblico in alternativa a quello privato».Il Presidente Fontana ha anche ricordato chel’ATL sta conducendo la lotta alle polveri sottilicon l’acquisto di quattro nuovi mezzi a metano.E’ poi intervenuto l’assessore alla viabilità delComune, Bettini, che ha precisato che l’Ammi-nistrazione pubblica è proprietaria del serviziodi trasporti per il 52% e si è detto convinto chequesta iniziativa sia un passo importante e si-gnificativo per cambiare la mentalità dei cittadi-ni e spingerli all’uso del mezzo pubblico e com-battere così l’inquinamento, in caso contrario,ove fosse necessario, si dovrebbe pensare alla ri-duzione dei mezzi in circolazione con l’uso del-le targhe alterne come si è verificato in questigiorni a Pisa.

Gi. Gi.

A

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI18 aprile 2010 III

AGENDA DIOCESANAVENERDÌ 16 APRILEIl Vescovo partecipa al pellegrinaggio dioce-sano alla Sindone a Torino

SABATO 17 APRILE8.00 il Vescovo guida il pellegrinaggio dio-cesano mensile a Montenero e a seguirepresiede la S. Messa al Santuario16.30 al salone della parrocchia d Santa Lu-cia, incontro per i diaconi permanenti daltitolo "Gli stati di vita del diacono" relatoremons. Giovanni Santucci Vescovo di MassaMarittima18.00 il Vescovo celebra la Messa a casa didon Carlo Leoni

DOMENICA 18 APRILE9.30 il Vescovo presiede la S. Messa All’Isti-tuto S. Caterina (Viale Italia)10.30 in occasione della Settimana per leVocazioni (vedi box pag.2) il Vescovo porgeil suo saluto al Convegno dei ministranti11.00 il Vescovo celebra le cresime nellaparrocchia di Sant’AndreaNel pomeriggio il Vescovo partecipa all’in-gresso di Mons. Meini a Fiesole

MARTEDÌ 20 APRILE21.00 il Vescovo incontra i direttori degliUffici del centro pastorale evangelizzazionee catechesi in vescovado

MERCOLEDI’21 APRILE11.00 il Vescovo benedice ed inaugura ilpulmino della Casa Famiglia FondazioneLuigi Scotto a Stagno18.00 il Vescovo, in occcasione della mostrasulla Sindone organizzata dai cooperatoripaolini, tiene una riflessione dal titolo "ilvolto di Cristo il volto dell’uomo"in vesco-vado19.00 il Vescovo incontra la redazione de LaSettimana in vescovado

GIOVEDÌ 22 APRILE10.00 il Vescovo presiede la commissionebeni culturali della CET a San Donnino (Fi-renze)19.00 il Vescovo interviene al convegnodiocesano di animatori musicali alla chiesadi San Luca a Stagno (vedi Box. pag. 1)

VENERDÌ 23 APRILE12.00 il Vescovo celebra la Messa a Villa Tir-rena16.00 il Vescovo, in prefettura, partecipa al-la presentazione del dossier regionale sul-l’immigrazione a cura della consulta regio-nale dei prefetti17.30 alla chiesa della Santissima Trinità,Padre Fabrizio Civili, tiene la catechesi, aseguire preghiera e confessioni per il grup-po di preghiera di Padre Pio18.30 il Vescovo presiede la Messa per ilgruppo di preghiera di Padre Pio alla chiesadella Santissima Trinità

SABATO 24 APRILE18.00 il Vescovo celebra la Messa e conferi-sce i battesimi e le cresime all’Istituto Im-macolata

DOMENICA 25 APRILE10.15 il Vescovo celebra la Messa a Villa Se-rena12.00 il Vescovo celebra la Messa alla chiesadel Sacro Cuore (Salesiani) in occasionedella giornata della famiglia salesiana15.30 il Vescovo guida il ritiro della Sfop al-la chiesa di Santa Lucia (Antignano) (vedibox.pag 1)16.00 alla chiesa del Sacro Cuore Incontrodell’Apostolato della preghiera a seguireanimazione del Rosario e S. Messa

Il parroco don Bevinetto:«Solo la metàdegli abitantisono cattolici».Tanti gruppi di età diverse,pochi giovani

La Madonna

DI ELENA CERINI

on PlacidoBevinetto miaccoglieall’interno del

chiosco attiguo allaParrocchia dellaMadonna, della quale èparroco da circa 2 anni,dal luglio 2008.«Ho cercato di portareavanti i progetti, igruppi, insomma tutte lerealtà che esistevano giàal mio arrivo inparrocchia, senza volercambiare molto lasituazione che era giàben avviata». Inizia cosìla presentazione diquesta comunità postaproprio nel centro dellanostra città. «Erano giàpresenti diversi gruppi dicatechismo, dei gruppidi preghiera, i gruppi difamiglia, quindi il miolavoro è quello distimolare queste realtàaffinché continuino nelcammino giàintrapreso».E quindi quali sonoquesti gruppi di cui mista accennando?«Sono, ad esempio, igruppi di catechismo.Attualmente stiamopreparando circa 80bambini a ricevere ilsacramento dellaComunione e dellaCresima. Il catechismoinizia addirittura dalla Ielementare, se le famiglievogliono. Quest’annoabbiamo 3 bimbi di Ielementare, 20 bambiniche frequentano la IIelementare, addirittura 2classi di catechismo dibambini di IIIelementare, 13 bambinidi IV elementare, unaclasse di 12 bambini di V

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elementare, poi abbiamoi bimbi di I e II mediache si preparano alsacramento dellaCresima. Abbiamo lafortuna di avere un buonnumero di catechisti, percui ogni classe ha la suacatechista ed anchel’aiuto catechista e gli"aiutanti” sono i ragazzidel gruppo giovani che siincontrano una voltaalla settimana estrutturano così la loropresenza in parrocchia: 2volte al mese hanno unincontro formativo edaltre 2 volte al mesepreparano il catechismoper i bambini cheseguono. Parlo di circauna decina di giovaniche hanno un’etàcompresa fra i 14 ed i 17anni. Abbiamo anche lacatechesi familiare. Lefamiglie che si ritrovanoogni terza domenica delmese sono 16 fisse e poi

altre 3-4 che frequentanoogni tanto. Le famigliesono coordinate daquella del diacono PaoloBencreati, che mi aiutacon vari gruppi ed invarie attivitàparrocchiali. La nostradomenica con lefamiglie inizia alle ore 11con la messa, poi c’è lacondivisione del pranzo,che si organizzaportando ognunoqualche cosa. Dopo ilmomento conviviale ci sidivide nel gruppo degliadulti e dei bambini,ognuno dei quali seguetemi paralleli, malogicamente trattati in

modo adeguato all’età.Quest’anno abbiamoparlato dell’Avvento, delcarnevale e dell’Epifaniaspiegando soprattutto aibambini che le ultimedue non sono soltantodue feste per divertirsi,ma che hanno anche unvalore sacro. La giornatasi conclude con unmomento comunitariodi preghiera. Abbiamoanche un coroparrocchiale che animale messe domenicali eche si trova ognimercoledì sera per leprove. Inoltre vi è ungruppo Caritas formatoda 3 o 4 volontari chefanno gruppo di ascoltoe distribuzione di derratealimentari e che siritrovano 2 volte al meseil giovedì».Chi si occupa dellapreparazione alsacramento delMatrimonio? «Maria Teresa edOsvaldo seguono igruppi di preparazioneal matrimonio.Attualmente si stannopreparando 4 coppie, loscorso anno si sonosposate in parrocchiaben 14 coppie. Sonocomunque molte lepersone che, oltre a loro,collaborano con me inparrocchia: c’è Irene chesi occupa dellapreparazione alBattesimo ed allaCresima per gli adulti; ildiacono Paolo che sioccupa, come abbiamogià detto, della catechesiin famiglia e Nadia che si

occupa dei catechisti».Sono presenti gruppi dipreghiera?«Sì, c’è un gruppofrancescano ed ilTerz’ordine francescano.Inoltre vi è un gruppo dipersone che ogni 8 delmese si riunisce inpreghiera per venerare laMadonna che scioglie inodi. Stiamoorganizzando anche ungruppo di preghiera coni devoti di Santa Rita,gruppo che comunquedeve ancora partire».Quale è lapartecipazione degliabitanti del territorioalla vita dellaparrocchia?«Ho l’abitudine dieffettuare la benedizionedelle famiglie passandodi casa in casa, e devodire che su 10 famiglie 7non ti aprono, forse nonci sono, ma forse nonvogliono accoglierti.Inoltre, devo dire che, inquesta zona solo il 50%di coloro che vi abitanosono cattolici, l’altro50% è composto daebrei o extracomunitariper la maggior partecinesi, rumeni esenegalesi che, se anchevengono a chiedere aiutoin parrocchia, poitendono a nonintegrarsi. Nel territorioparrocchiale abitanocirca 4.500-4.800persone. Sono tante lepersone sole ed anzianeche spesso ci chiedonoaiuto perché nonarrivano alla fine delmese. Le persone chefrequentano laparrocchia sono più chealtro bimbi, adulti edanziani, scarseggia lafascia dei giovani, macomunque la frequenzaalla messa c’è, perchédurante le celebrazionila chiesa è sempre pienae ritengo, quindi, chetutti insieme si stiafacendo un buon lavoro.

L’INIZIATIVA

La processionedi Sant’AntonioLa chiesa della Madonna èuna parrocchia nata evissuta con i frati nellaquale è sempre stata fortela devozione popolare. E’proprio per questo motivoche il 13 giugno, festa diSant’Antonio, il parrocoorganizza una processioneche è sempre molto sentitae partecipata. DonBevinetto ci dice che loscorso anno hannopartecipato circa 500persone.

LA STORIA DELL’EDIFICIOIl punto di riferimento delle comunità straniere

lavori di costruzione della chiesainiziarono nel 1607, nei pressi

dello scomparso oratorio dei SantiCosimo e Damiano (adibito adufficio postale sul finire del XVIIIsecolo). Il progetto, redatto daAlessandro Pieroni, fu portato atermine in breve tempo col titolo diSanta Maria, San Francesco e SantiCosimo e Damiano. Tuttavia, nel1638 la chiesa fu consacrata soloall’Immacolata Concezione diMaria, a seguito di un ulterioreampliamento. Nel tempo la chiesadivenne il punto di riferimentodelle numerose comunità stranierepresenti a Livorno, che dotarono lachiesa di altari nazionali e che nefecero inizialmente il loro luogo disepoltura. La chiesa fu restaurata

dapprima nel 1860 ed in seguitonel 1902, quando fu dotata diilluminazione elettrica. Unulteriore restauro si ebbe a seguitodei danni riportati durante laseconda guerra mondiale.L’interno, a pianta rettangolare, ècostituito da una sola navata, lungola quale si aprono gli altari dellenazioni straniere. A lato dellachiesa si trova il chiostrocaratterizzato da tre porticatisovrapposti, anch’esso opera diAlessandro Pieroni ed in origineinteramente affrescato; gli affreschiandarono perduti durante ledevastazioni dell’ultima guerra, aseguito delle quali fu ricostruitoanche il campanile, alto 29 metri erisalente al 1645.

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COLLETTA MERCOLEDÌ SANTOn occasione della Messa del Crismain Cattedrale, mercoledì Santo, 31

Marzo, sono stati raccolti 1.120 euroI

La processione di Sant’Antonio

Un territorio multietnico

VIAGGIO NELLE PARROCCHIE

INFORMAZIONI SULLA PARROCCHIAIndirizzo: via della MadonnaTelefono/fax: 0586889495 / 0586208788Orario delle messe: messe festive orarioestivo 8,30 – 11,00 – 18,00; messe festiveorario invernale 8,30 – 11,00 – 17,30;messa feriale e prefestiva 17,30.Orario d’ufficio: giovedì-sabato 10,00 –11,00 ed il lunedì-martedì-mercoledì16,00 – 17,30.Confessioni: 17,00 – 17,30

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TOSCANA OGGI18 aprile 2010IV

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DALLE DIOCESI TOSCANA OGGI18 aprile 2010 V

ncontro annuale delle Compagniedella Diocesi di Fiesole domenica25 aprile, come di consueto, nellaCittà di Masaccio. Il raduno,

previsto alle ore 10 nella Pieve di SanGiovanni Battista ed al quale sonoinvitate le delegazioni delle 24Compagnie ancora esistenti inDiocesi guidate dai rispettiviCamerlenghi, prevede, dopo i saluti dibenvenuto, la relazione annuale delresponsabile e coordinatorediocesano mons. Roberto Pagliazzi, ildibattito e l’individuazione dellaCompagnia che l’anno prossimoparteciperà il giovedì Santo allacerimonia della lavanda dei piedinella Cattedrale di Fiesole. Alle ore 11i partecipanti all’ incontro, nelle lorotradizionali vesti bianche,raggiungeranno in processione laBasilica di Maria Ss. delle Grazie, perla Santa Messa. Poi, nei saloni dellastessa chiesa, si svolgerà il pranzosociale.Molte delle attuali Confraternite oCompagnie hanno avuto origine nelMedio Evo in risposta al bisogno dipace e di misericordia di quell’epocaperturbata. La fede senza le opere émorta, pertanto dalle opere dipenitenza compiute alle originifiorirono subito abbondanti e svariateattività caritative non disgiunte dalculto pubblico, fatto cioè permandato della Chiesa Cattolica,pubblicamente, a favore di tutti: dataquesta evoluzione, la definizione di«Confraternita» è: associazionepubblica di fedeli, finalizzataspecificamente all’incremento delculto ed alle opere di carità,penitenza, catechesi evangelizzatricenon disgiunta dalla cultura.Coerentemente con lo spirito dimortificazione e di riparazione che fuposto ad origine e che animò le primeforme di associazionismoconfraternale, per manifestarepubblicamente il loro impegno diespiazione per i peccati del mondo edi pacificazione sociale, i primiConfratelli e Consorelle si vestironocon rozze tuniche di lino o di juta(richiamo alle vesti di penitenza dibiblica memoria), che erano le stoffepiù comuni e povere dell’epoca;quando essi definirono la propriastruttura, l’abito confraternale (inalcune zone chiamato «cappa»,altrove detto «sacco», «veste», ecc.)divenne uno dei principali simboliidentificativi, tipici e caratterizzanti diqueste associazioni, della loropresenza e dei relativi servizi socio-religiosi, e lo é tuttora. La «cappa» o«veste», i suoi profondi significati, ilsuo uso, i riti della sua vestizione,sono tuttora validi e vanno riscoperti,sempre tenuti presenti ed osservatiperché sono coessenziali tra loro.Le confraternite religiose o compagniedell’epoca erano numerosissime nellacomunità della Diocesi di Fiesole.Ogni sodalizio aveva funzioni propriedi ordine religioso e sociale, unadivisa, uno stendardo, una chiesa eduna organizzazione precisa conproprio statuto. Numerose quelle chesi chiamarono «Compagnia delSS.Sacramento». Poi le cose volsero alpeggio quando il decreto delGranduca Pietro Leopoldo del 21marzo 1785 impose la soppressionedi tutte le compagnie.Ricominciarono la loro attività inmodo diffuso e capillare solo neiprimi decenni dell’Ottocento edebbero la massima funzione evisibilità fino alla seconda parte delNovecento quandol’industrializzazione e l’abbandonodella campagna ne diminuirono ilnumero dei confratelli esuccessivamente dei sodalizi. Oggisono ancora attive le Compagnie diMontevarchi (Collegiata),Montevarchi (Il Giglio), La Gruccia diS.Giovanni Valdarno, Greve inChianti, Gaiole in Chianti, S. Donatoin Fronzano, S. Martino a Mensola,Stia, Ricasoli, Loppiano, S. Domenicodi Fiesole, Palazzolo, Reggello, Cascia,Leccio, Vaggio, Donnini, Tosi, S.Ellero, S. Croce al Pino, Rignanosull’Arno, Montegonzi, Piandiscò eCastelfranco di Sopra.

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Tutta Camaiore coinvoltanella triennale di Gesù morto

ottima riuscita dellamanifestazione resteràuna testimonianza dicome le varie

istituzioni, religiose e civili,possano collaborare assieme perla promozione, conservazione evalorizzazione delle genuinetradizioni cristiane della bellaterra camaiorese. Parliamo dellasolenne Triennale del GesùMorto che si è svolta a Camaiorela sera del 2 aprile.All’imbrunire, spente le lucipubbliche, tutto il centro storicoè stato illuminato da migliaia dilumini «rigorosamente» ad olio.Al passaggio del palco delladeposizione anche i negozihanno abbassato le luci, insegno di rispetto per l’Uomo deidolori, simbolo di tutte letragedie del mondo. Alcunigiorni prima, il Comune avevadistribuito gratuitamente ilucignoli – i cosiddetti«cincindellori» – fabbricati amano con lo stoppino rosso,che vengono posti nei bicchieridi vetro contenenti acqua e olio,alloggiati in supporti in legnocaratterizzati da eleganti disegniarchitettonici. Non c’era unportale o finestra, fra leabitazioni e gli edifici pubblici,sprovvisto di illuminazione.Anche sulle colline, checoronano la città, numeroseerano le rappresentazioni delCalvario. Nel comunicato,diffuso nei giorni antecedenti,era stato spiegato il simbolodella composizione del lumino:«La luce indica la fede, il rosso lapassione e morte di Cristo, l’oliofrutto del lavoro dell’uomosimboleggia i doni dello SpiritoSanto, l’acqua fonte di vitaricorda le nostre promessebattesimali». Poco dopo le 20, laprocessione si è mossa dallaChiesa dei Dolori. Lentamente,quasi a voler penetrare nel cuoredi ciascuno, il gruppo ligneorappresentante la deposizionedi Gesù dalla Croce,caratterizzato da statue digrande pregio artistico (il CristoMorto, che risale alla fine delXVI sec. e l’Addolorata, del 1691,mentre la Maddalena e SanGiovanni sono dell´800), èavanzato tra una stretta folla edue pareti di luce, preludio della

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resurrezione. La processione èstata animata dal canto delloStabat Mater, accompagnatodalla filarmonica della Città.Letture di brani e preghiere sonostate diffuse attraversoaltoparlanti, che il Comuneaveva predisposto lungo ilpercorso. La triennale è stata poicaratterizzata da altremanifestazioni collaterali, tra lequali alcune sculture agrandezza naturale, dell’artistaPaolo Ghilarducci, dislocatelungo il percorso, e l’edizione diun elegante volume daltitolo:«Triennale di Gesù Morto.Dopo la morte la luce del Cristorisorto». Nel libro due contributiteologici, uno di don MarcelloBrunini, l’altro di don AndreaRuberti, aiutano a cogliere ilsignificato della Passione diCristo nella storia enell’esperienza cristiana. Lamanifestazione di Camaiore èun esempio di come latradizione e il rito possanoconservarsi e rinnovarsi peressere trasmessi alla nuovagenerazione. Nonostante si parlidi eclissi di identità religiosa e disecolarizzazione, la grandepartecipazione a questatriennale è l’espressione diquanto, ancora oggi, l’interacomunità di Camaiore vogliacon determinazionericonoscersi nei valori e neisimboli cristiani, dando

pubblica testimonianza dellapropria fede. Se lamanifestazione si rinnovaalmeno fin dal lontano ‘500, ègrazie all’impegno dellaConfraternita della SS.maTrinità e della MadonnaAddolorata, e dei tanti volontari,che hanno custodito vivo ilpatrimonio della tradizione. Inquesta processione la preghieradei devoti e il vociare dellepersone, che commentavano osi salutavano incontrandosi, sisono mescolati assieme.Devozione e distrazione hannocircondato la processione delCalvario; proprio come avvenneduemila anni fa, quando nellestrette vie di Gerusalemme Gesùportò la Croce fra gente distrattae indifferente e curiosi che

volevano mettere alla proval’onnipotenza del Nazzareno.Solo poche anime devotecondivisero il patire del Messia.L’importante, però, è che tuttierano lì, davanti a Lui, provocatidal suo terribile dolore edall’ignominia della Croce.Quanti l’hanno accolto hannovisto, oltre la contraddizione, ilsegno della gloria e sonodiventati testimoni del grandeamore con cui Cristo «amò finoalla fine». Davvero bravi icamaioresi, nel conservarequesta tradizione, che non cessadi provocare ed interrogare gliuomini del nostro tempo.Nell’organizzazione avrebberomolto da insegnare alla secolareluminaria di Lucca.

Umberto Palagi

L’ambulatorio «cecinese» di suor Sylvie in Camerunna breve visita in Italia nellescorse settimane ha permesso a

suor Sylvie Akoumba di contattareamicizie e parrocchie a Cecina (e nonsolo), da cui é stata sostenuta perlaurearsi in medicina a Milano e cheora ne sostengono l’attività medica inuna zona povera del Camerun.L’ambulatorio, da lei avviato eattrezzato anche per un minimoservizio di maternità, è latestimonianza di come le parrocchiedel Duomo, Palazzaccio e CecinaMare e molti cittadini possonoincidere nella vita di persone delmondo sottosviluppato. Prossimotraguardo per suor Sylvie: poter usareun «ecografo» nel suo ambulatorio,per il quale già sono assicuratiinterventi da Cecina Terricciola eMorrona.L’attività di suor Sylvie nella zona diMengong è stata illustrata su «CMedia Infos» una rivista d’attualitàcamerunense con un servizioarricchito da foto della suora,dell’ingresso e di una saladell’ambulatorio (dalla rivistaenfatizzato a «hospital»).Il sommario dell’articolo ha questotesto: «La sua vocazione di religiosa l’haportata a mettere la mano sul cuore e acollocarsi a Mengong. Su una piccolaaltura la suora ha fondato un piccolocentro di sanità, che accoglie tutti quelliche vanno verso di lei. Il fatto di essereoriginaria e figlia di questa regione è partedi questa motivazione che muove la suavolontà al servizio nella sanità».

Nel corso dell’intervista, suor Sylviericorda di aver tirato su l’ambulatorio «perpartecipare allo sviluppo del paese e albenessere della popolazione di Mengong».Sottolinea un dato curioso e... dannosoper l’economia dell’attività: «la miavocazione di consacrata ha creatoconfusione nella mente dei pazienti: tantivogliono ricevere tutto gratis, senza tener

conto delle esigenze dell’ambulatorio:pochi o nessuno dà un contributo.Chi è bisognoso merita assistenzagratuita: altri che non lo sonovengono comunque per sfruttarla e latrattano da... suora cattiva. Qualcunoaddirittura protesta che non è giustofar pagare i farmaci che mandano gliitaliani». Questa mentalità nonimpedisce a suor Sylvie di gestire beneil servizio, anche se molto devededicare ai malati ad essere puliti, arispettare l’ambiente e a sostenereanche con poco la manutenzione. Laconvinzione che muove la suora è«dove arriva la Chiesa, segue losviluppo».Si cominciò con una casa: ora sonoquattro ambienti per visite, ricoveri,parti, isolamento... le attrezzaturesono di ottima qualità. Si constatauna mentalità che non sa apprezzarequanto una ha fatto per diventaremedico e dedicarsi al servizio dellapovera gente.Con soddisfazione segnala l’aperturadi una cappella, dove è conservatal’Eucarestia e la gente del paese puòandare a pregare. «Nella sala del parto– aggiunge – ha messo l’immagine

della Madonna che allatta, che si veneranel Santuario di Monterosso a Terricciola:ricorda alle donne la vicinanza di Mariaesperta della maternità».L’intervista del settimanale del Cameruncoglie l’occasione della Festa della Donna(8 marzo): suor Sylvie consiglia alla donnadel Camerun «a riflettere di più su comecostruire il suo futuro».

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La sera del Venerdìsanto un lungo corteosi è mosso per le viedella città illuminatesolo dai lumini adolio. Una tradizioneche si ripete dal ’500grazie all’impegnodella Confraternitadella SantissimaTrinità e dellaMadonnadell’Addolorata

SAN GIOVANNI VALDARNO.. ....

Incontro delleconfraternitefondatenel Medioevo

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CRISTIANI NEL MONDOTOSCANA OGGI18 aprile 2010VI

CRISTIANESIMOIN EUROPA,UN SONDAGGIODE «LA CROIX»

er i due terzi degli abitanti di cinque Paesidell’Europa occidentale – Francia,Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna– il messaggio cristiano conserva tuttora

la sua attualità, ma le Chiese devonoimpegnarsi anzitutto al servizio della pace,della giustizia e della solidarietà, mentre ilmodo di vivere la religione appare legato allediverse culture nazionali. È quanto emerge daun sondaggio dell’Istituto di ricerca franceseIfop (Institut français d’opinion publique) sulleattese degli europei nei confronti dei cristiani,commissionato dal quotidiano cattolico «LaCroix» e realizzato fra l’11 e il 19 marzo su uncampione rappresentativo di popolazionemaggiorenne dei cinque Paesi.Sebbene il sondaggio si sia svolto nel pienodella polemica sulla gestione della Chiesa deicasi di pedofilia, «questo non sembra avereinfluenzato le risposte, e prova che ilradicamento cristiano degli europei èprofondo, al di là delle ventate legateall’attualità», osserva Isabelle De Gaulmynprecisando tuttavia che questo «modo dicredere europeo» non appare uniforme malegato a «specificità nazionali». In particolare ifrancesi, sostiene Jérôme Fourquet, direttoreaggiunto del dipartimento opinione dell’Ifop,«rispondono in modo più radicale spostandola media verso l’alto o verso il basso» e siesprimono in modo «fortemente critico» sulrapporto Chiesa-comunicazione. All’estremoopposto l’Italia dove il 70% degli intervistatiritiene che la Chiesa sappia comunicare bene e«crede al messaggio e ai valori cristiani». Sedunque i francesi si rivelano nell’insieme «i piùdistaccati dalla religione», dall’indagine emergeche al loro interno i cattolici «ostentano uncomportamento religioso più marcato rispettoai cattolici italiani o spagnoli e si mostranoaddirittura più critici dei non cattolici sulmodo di comunicare della Chiesa». Non sistupisce Denis Pelletier, direttore dell’Écolepratique des hautes études: «Minoritari di frontead una società indifferente o ostile, sidefiniscono attraverso la propria opposizione».A metà strada la Spagna, secondo il sondaggio«ancora attaccata ai valori cristiani (58%)», macritica soprattutto per quanto riguarda igiovani. Il 56% degli under 35 ritiene che ilcristianesimo non abbia «più niente da dire allasocietà». Il Paese iberico, commentano glianalisti, «sta vivendo in maniera accelerata ciòche la Francia ha conosciuto negli anniSessanta».Diversa la fotografia di Gran Bretagna eGermania all’interno delle quali il pluralismoreligioso «è una realtà storicamente benancorata grazie alla coesistenza di anglicani,protestanti e cattolici». Tuttavia sono forti ledifferenze. In Gran Bretagna, sottolinea laricerca, la religione è un affare privato: «laChiesa deve esserci nei momenti importantidella vita, e non per favorire la pace nelmondo», eppure i credenti la vorrebbero «piùpresente nella vita pubblica». In particolare,specifica Anthony Abela, bancario anglicanodi 65 anni, «pur restando al di sopra dellapolitica» la Chiesa «potrebbe offrire consigli eindicazioni» su temi di «vita quotidiana comedroga o contraccezione». In Germania, dovesecondo il sondaggio le Chiese rivestono unruolo sociale «riconosciuto e importante, comeuna sorta di istituzione statale», «lamaggioranza della gente non crede in Dio – fanotare la pastora Friederike von Kirchbach,priora della Chiesa protestante di Berlino-Brendeburgo – tuttavia si aspetta che la Chiesasi impegni sulle questioni etiche e nel sostegnoai poveri» e soprattutto sia «portatrice di gioia edi coraggio di vivere». Ulteriore ambito,gettonato quasi esclusivamente dai tedeschi, laprotezione dell’ambiente.Di solidarietà e attenzione ai poveri parla anchePaolo Magarelli, studente italiano di 23 anni,impegnato in un centro sportivo parrocchiale econvinto che non ci debbano essere «muri trala parrocchia e il quartiere». «Mettere in praticala mia fede e al tempo stesso testimoniarlanelle diverse attività - spiega - fa parte del mioessere cristiano». Non a caso, commentano icuratori del sondaggio, «tra le priorità dellaChiesa indicate dagli italiani emerge inparticolare l’accoglienza e l’assistenza a poveri eimmigrati»; tema presente anche nelle rispostedegli intervistati spagnoli, «segno delle gravidifficoltà economiche che il Paese sta vivendo».Rosa Medina, coordinatrice dell’assistenza agliimmigrati della Caritas di Valencia, ammetteche le opinioni dei suoi connazionali sullareligione «sono molto discordanti», ma precisa:«In materia di carità e assistenza non avvertoalcuna tensione con i miei interlocutori socialisul carattere confessionale della nostraorganizzazione». «I dati – conclude Dominique Greiner – rivelano un giudiziopositivo sulla visibilità delle Chiese nellospazio pubblico e forti attese in materia diimpegno sociale al servizio della pace e dellagiustizia»; dunque «una fiducia nella creativitàetica del cristianesimo».

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Haiti, parrocchie e suoresi arrangiano come possono

A CURA DI PATRIZIA CAIFFA *

onne giovani e anziane,bambini, ragazzi,uomini, tutti volontari,spalano la terra e

rimuovono sassi e macerie delpresbiterio con le mani e duecarriole. Altri ricostruisconouno scheletro di legno intornoall’altare, l’unica cosa rimasta inpiedi nella parrocchia di santaRosa da Lima, la più anticachiesa di Léogâne fondata 500anni fa. Léogâne è la zona piùtoccata dal sisma e il 95% dellecase è andato completamentedistrutto. Era una città di 220mila abitanti prima delterremoto. Ora è uninterminabile tappeto di edificiabbattuti alternati a baracche, isoliti ripari di fortuna con teli diplastica e poche tende dovevivono diecimila sfollati. Amigliaia sono fuggiti e si sonorifugiati nelle campagne. 3000sono morti nelle case o instrada. Nelle struttureparrocchiali, interamente rase alsuolo, al momento della scossastavano distribuendo ciboall’aperto a 400 bambini. Sonoriusciti a salvarsi tutti.

LÉOGÂNE, CITTÀ ABBANDONATALa denuncia del parroco, padreMarat Guiraud, sacerdotediocesano haitiano, è dura eaccorata: «Non abbiamoricevuto un solo dollaro per lacostruzione della chiesa e siamocostretti a fare tutto da soli. Allaradio ci dicono di milioni emilioni di dollari di aiuti perHaiti, ma noi non abbiamovisto ancora nulla. Dove sono?Ci sono state fatte tantepromesse, ma non abbiamovisto nessun risultato». PadreGuiraud, rimasto senza casa,chiesa e ambulatorio, raccontadi aver ricevuto all’iniziodell’emergenza quattro camiondalla rete Caritas e alcuni aiutida dominicani e canadesi.Caritas opera in alcuni campicon interventi sanitari edistribuzione cibo e tende. Poitanti incontri conorganizzazioni umanitarie didiversi Paesi ma pochi fatti. «Enoi siamo stati fortunati perchéabbiamo almeno avuto icamion della Caritas – aggiunge–. Le altre cinque parrocchienon hanno ricevuto nulla. Gliabitanti dei campi non hannoné cibo né tende, non c’è acquané energia elettrica». Il parroconon nasconde la sua amarezza eil suo scoraggiamento: «Laparrocchia è molto povera.Abbiamo cominciato arimuovere le macerie da soli,ma ci manca il cemento, ichiodi, il legno, tutto ilmateriale per ricostruire.Eppure abbiamo presentato atutti la nostra lista dei bisogni.Non possiamo far altro chevivere con un po’ di speranza.Non dimenticatevi di noi».

UNA RADIO PER LA SPERANZAPer cercare di rinfocolare questasperanza – nonostante tuttoancora presente nelleaspettative della gente, che viveogni giorno di espedienti – laparrocchia ha allestito sotto unatenda una piccola emittenteradiofonica, «Radio Amikal»,che dà sollievo allapopolazione con musica,semplici programmi diintrattenimento e informazioniutili. Anche perché televisioni egiornali da queste parti non cene sono. L’unico mezzo dicomunicazione usato da tutti èla radiolina portatile. Il giovanespeaker haitiano è moltospigliato. Approfitta dellapresenza della rappresentanzadi Caritas italiana perun’intervista in diretta, con

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domande che manifestanobisogni e fatica, ma anche ungrosso desiderio di riscatto.

L’APPELLO DELLE SUORE«Le organizzazioni nongovernative (ong) sono andatevie, stiamo vicino alla gentecome possiamo, ma abbiamoun grande bisogno di aiuti. Ilnostro dramma è che, comereligiose, non possiamoaccedere agli aiutiinternazionali, che devonopassare tramite le ong». Èl’appello di suor LuisaDell’Orto, delle Piccole Sorelledel Vangelo, la Congregazioneche si ispira al carisma diCharles de Foucauld. SuorLuisa, originaria di Lomagna(Lecco), è a Port-au-Prince da 7anni, ma la missione nelpoverissimo quartiere di Citéaux Cayes è iniziata 22 anni fa.Durante il terremoto una partedella loro scuola elementare ècrollata, pur essendo statacostruita di recente con fondiUe. «Erano state pensate contetti robusti per resistere agliuragani – precisa la religiosa –.Invece hanno pesato tropposulle colonne. Da 200 anni nonc’erano terremoti ad Haiti». Unintervento iniziale dellaProtezione Civile italiana hapermesso la rimozione dellemacerie e l’allestimento ditende, da utilizzare come aulescolastiche. Da due settimanesono potute riprendere lelezioni, con 260 iscritti, anchedelle altre scuole distrutte. Nonhanno avuto vittime ma nellavicina scuola comunale sonomorti 21 bambini. «Gli uominihanno scavato con le manitirando fuori 150 persone –racconta suor Luisa –. I corpisono stati portati nelle fossecomuni e non abbiamo potutofare i funerali né seppellirli. Unvero strazio. Le famiglie nonhanno nemmeno un luogodove piangere i propri figli».

«QUI È TUTTO IMMOBILE»Le religiose sono moltorispettate dalla popolazione diCitè aux Cayes. «Anche seabbiamo la pelle chiara – dicesuor Luisa – subito dopo ilterremoto ci hanno preparatouno spazio all’aperto perdormire con loro, perproteggerci». Gli stretti vicoli diCité aux Cayes, invasi damacerie e ferri vecchi, fervonodi micro-attività commerciali,ciabattini al lavoro, donneincinte, bimbi stracciati e tantigiovani che vagano senza farnulla, giocano a carte o siammassano per strada davantiad una vecchia televisione aguardare la telenovela delmomento. «Qui è tuttoimmobile – aggiunge suorFranca Boetti, missionaria

torinese nel Bronx, a New York,mandata qui per l’emergenza –.Gli uomini non hanno voglia difar nulla e si picchiano perbanali motivi, solo le donnelavorano. Non ho mai vistonulla di simile». Le religioseforniscono aiuti nel campo diJeremie. «Facciamo le maestre,le infermiere, accompagniamole persone in ospedale,distribuiamo cibo, vestiti…»,precisa. Nel miseroaccampamento schiacciato tra iruderi, la religiosa avvicina unaragazza di 21 anni, Venanzis,che ha in braccio la figliaRosalinda, di 1 mese. «Ha persoil marito e i genitori durante ilterremoto – ci dice –, ora è stataaccolta da una famiglia. Vivonoin dieci in pochissimo spazio.Lei dorme con la neonata inuna brandina. Stiamo cercandodi procurarle un letto». Ora lasperanza è data dalla riaperturadella scuola e dalla ricerca dialtri contatti con organismiumanitari. Hanno bisognosoprattutto di ruspe, acqua eservizi igienici. Davide Dotta,referente di Caritas italiana, daun mese a Port-au-Prince pressoCaritas Haiti, informa cheCaritas «sta valutando lasituazione per vedere comesostenerle».

DALLA CARITAS ITALIANASui 13 milioni di euro raccoltidalla Caritas italiana per gliaiuti ai terremotati di Haiti, 1milione è stato speso per laprima fase di emergenza e 2milioni saranno messi adisposizione per la seconda faseche è prevista per gli inizi dimaggio. Precisa al Sir Dotta. «Iprimi soldi sono stati utilizzatiper i bisogni più urgenti: cibo,acqua potabile, tende, latrine,docce – spiega –. Gli altri 2milioni serviranno percontinuare la fase di emergenzae iniziare la ricostruzione. Invista della stagione delle pioggee degli uragani dovremo cercaredi spostare le persone in luoghipiù adatti, ma non sarà facile».A Port-au-Prince sono 400 icampi censiti, ma insediamentispontanei con ripari di fortunae tende sono ovunque, perstrada, in mezzo ai vicoli, neiterreni privati. «È un disastroimmane – precisa Dotta –.Dopo due mesi e mezzo di aiutiinternazionali la situazione èancora estremamente fragile,perché la devastazione è estesa etocca il cuore della città. Iproblemi sono numerosissimi erichiederanno una presenzadegli operatori umanitari dilungo periodo».

CIBO PER I BAMBINIA breve la rete Caritascomincerà a spostare i 2.000sfollati del campo di Sainte

Marie, dove dal 1° marzo, seigiorni su sette, vengonodistribuiti pasti caldi per 1.900bambini delle scuole limitrofe,tutte distrutte, incollaborazione con il Worldfood program (Wfp) e lacomunità locale. «Ognibambino ha una tesserapersonale – spiega CharmelusMenès, coordinatore di CaritasHaiti –. Alcuni vengono qui allecucine, oppure portiamo noi ilcibo direttamente nelle scuole».Centinaia di bambini aspettanoordinatamente in fila fuori dalportone. Hanno tutti in manouna ciotola di alluminio, cheviene riempita di zuppa calda.Una scena molto diversa dalladistribuzione in massa di risodel Wfp, gestita da Acted, nellostadio di Port-au-Prince. La filadi donne che ogni giornoattendono ore e ore sotto il soleè interminabile. Sono protettedai caschi blu della Minustah,la missione dell’Onu per lasicurezza, presente ad Haiti giàprima del sisma. Sono le donneche porteranno a casa, con granfatica, il pesante sacco di riso di50 kg, da dividere in duefamiglie. La maggior parte degliuomini rimane in strada aguardare o a bighellonare.

L’AUSPICIO DEL NUNZIO«Spero che le somme donatenon siano già spese e nonrimangano nei capitali dei Paesidonatori»: è l’auspicio espressoil 2 aprile al Sir da mons.Bernardito Auza, nunzioapostolico della Santa Sede adHaiti, interpellato al terminedella Conferenza Onu di NewYork, durante la quale i Paesidonatori hanno promesso 5,3miliardi di dollari nei prossimi18 mesi e fino a 9,9 miliardi didollari negli anni successivi. «Setutta la somma promessa saràdavvero impiegata – afferma –,potremmo vedere, in due anni,una bella differenza nellacreazione di infrastrutture enella capacità amministrativa diquesto Paese». «Il governo diHaiti ha chiesto 11,5 miliardi didollari per la ricostruzione –osserva mons. Auza –. Lasomma è stata quasi raggiuntacon circa 10 miliardi promessi.La somma di 5,3 miliardi è per iprimi due anni. La sommacalcolata a Santo Domingoprima di New York era, se nonerro, 4 miliardi per i prossimi18 mesi, dunque stiamo li».Sono sufficienti? «Dipende dacosa si vuole fare o “rifondare”– risponde il nunzio –: ormainon si parla più diricostruzione, perché ricostruirequello che c’era prima sarebbetroppo poco e nonassicurerebbe lo sviluppod’Haiti».

* inviata Sir a Port-au-Prince

■ TERREMOTO Situazione sempre drammatica nel Paese centroamericano ancora senza aiuti

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LA CHIESA IN ITALIA TOSCANA OGGI18 aprile 2010 VII

L’Università cattolicanel segno della creatività

a visione cristianadella realtà, lungi dalridurre l’ambitodella ricerca

universitaria nel perimetroangusto della ragione calcolante,ne dilata le prospettive e lanciaalla capacità creativadell’ingegno umano la sfida delsignificato totale degli esiti ditale ricerca». È quanto si leggenel messaggio della Cei per l’86ªGiornata per l’UniversitàCattolica del Sacro Cuore, inprogramma il 18 aprile sul tema:«Carità e verità nell’impegno diricerca e formazionedell’Università». «Il progressodelle scienze, mentre individuain maniera sempre piùapprofondita le leggi cheregolano l’universo e siarricchisce di mirabili scoperte –scrivono i vescovi nel testo,diffuso il 6 aprile – si trovapericolosamente esposto – nellasua rivendicazione di autonomia– a un’insignificanza che estenuaogni creatività e precipita nelnichilismo: quanto piùl’universo ci risultacomprensibile, tanto più ciappare senza scopo». Di qui la«drammatica tentazione diabbandonare il campo», a cuioccorre reagire, come osserva ilPapa nella «Caritas in Veritate»,con quella «creatività» in cui ècentrale l’idea di «unaformazione integrale», per«contrastare la tendenza, cosìevidente nella societàcontemporanea, verso laframmentazione del sapere» e ilconseguente «relativismo».

RADICAMENTO ECCLESIALE«Le rapide e profondetrasformazioni del nostro temponon rendono obsoleto ilprogetto di padre AgostinoGemelli», affermano i vescovinel messaggio della Cei per laprossima Giornata perl’Università Cattolica: «Alcontrario, ne confermanol’attualità, nel segno di quellacreatività, che fin dall’inizio locaratterizzò e rese possibilerealizzare, con l’apporto fattivodelle comunità ecclesiali d’Italia,ciò che sembrava impossibile».Tra i «tratti caratteristici», anzi«essenziali» dell’ateneo fondatoda padre Gemelli, i vescovi

citano il «radicamentoecclesiale», che «va riaffermato erinnovato, come espressioneconcreta della capacità dellaparola della fede di aprireorizzonti di intelligenza di vita aservizio del popolo cristiano».Tutto ciò esige, «accantoall’applicazione costante allostudio e alla ricerca, lacoltivazione diuturna delle virtùmorali di limpidezza,autenticità, umiltà e, soprattutto,del primo dono che da questaGiornata si attende, cioè lapreghiera». «Lo sviluppo habisogno di cristiani con lebraccia alzate verso Dio», scriveBenedetto XVI nella sua terzaenciclica: di qui l’invito dellaChiesa italiana alle diocesi,«affinché valorizzino laGiornata, occasione preziosa persensibilizzare le loro comunitàquanto al ruolo e alle concretenecessità di un’istituzioneaccademica di irrinunciabile

valore».

L’APOCALISSE IN MOSTRAUn itinerario ispiratoall’Apocalisse: si intitola«Apocalipsis. Profezia dellastoria. Rivelazione per il tempopresente» la rassegna d’arte e dispiritualità che il Centropastorale del’UniversitàCattolica di Milano hapromosso nei chiostribramanteschi e che si chiudeproprio domenica 18 aprile.«Libro della speranza e del sensodella storia – scrive mons. SergioLanza, assistente ecclesiasticogenerale dell’Ateneo nel testointroduttivo – l’Apocalissegiovannea segna in manieraoriginalissima il differenziale trala visione cristiana e lamodernità decadente. Educa,superata la suggestione delleimmagini, a leggere ilquotidiano come luogosignificativo dell’accadere». Ogni

opera – informano i promotoridell’iniziativa – è accompagnatada un duplice pannello: il primoraccoglie la vita dell’artista e uncommento all’opera di alcuniesperti di storia dell’arte dellaCattolica, il secondo pannelloriporta una riflessione spiritualedi professori dell’Ateneo delSacro Cuore che, a seconda delproprio ambito disciplinare,hanno fornito una chiave dilettura dei brani dell’Apocalisseinterpretati dagli artisti. Lamostra, realizzata con lacollaborazione degli storicidell’arte Francesco Tedeschi eCecilia De Carli, raccoglie dieciopere inedite tra dipinti,fotografie e sculturecommissionate agli artistiGabriella Benedini, PaoloIachetti, Lucia Pescador, ElioCiol, Mario Raciti, Nicola Villa,Giovanni Frangi, Sergio Alberti,Erio Carnevali e Franco Mascolo.

I NUMERIL’Università Cattolica del SacroCuore con cinque sedi, 14facoltà, 42 mila studenti e più di1.400 docenti è l’Università nonstatale più grande d’Europa.Fondata a Milano nel 1921 dapadre Agostino Gemelli, ha sedeanche a Roma, Brescia, Piacenza-Cremona e Campobasso.Quarantaquattro laureetriennali, 38 magistrali, unaquadriennale, quattro lauree aciclo unico, 53 scuole dispecializzazione, quasi 100master e sette Alte Scuole sononumeri che danno conto di unateneo completo e articolato, siain ambito umanistico siascientifico. L’attività di ricerca,che può contare su 54 istituti, 22dipartimenti e 70 Centri diricerca, oltre a quattro Centrid’ateneo, è finalizzata acomprendere e studiare lequestioni cruciali del vivere e delconvivere: le nuove frontieredell’economia e della bioetica, ilrecupero dei beni culturali, letrasformazioni nel campo deldiritto, le dinamiche familiari, ilfenomeno dei mass media,l’evoluzione dei sistemi politici, itraguardi della medicina, leapplicazioni tecnologiche dellamatematica e della fisica e le piùrecenti scoperte nella ricercaambientale.

VICENZA,DALLA CARITASUNA RISPOSTAALLA CRISI

Una ricerca sull’invecchiamento del clero lombardoa Fondazione Opera Aiuto Fraterno of-fre un servizio che tutti apprezzano per

qualità e tempestività degli interventi»: cosìl’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tetta-manzi, durante l’omelia della Messa crisma-le di Giovedì Santo in Duomo, ha sottoli-neato l’importanza di sostenere la Fonda-zione che ha il compito di assicurare assi-stenza e cura ai preti incardinati nella dioce-si ambrosiana o che comunque hanno pre-stato servizio nella stessa. Alla Fondazione,dal 2005, viene interamente devoluto il ri-cavato delle collette delle Messe «in CoenaDomini» raccolte in ogni chiesa della dioce-si.L’invecchiamento dei sacerdoti, tratto co-mune a tutte le diocesi italiane, è un temaparticolarmente avvertito in Lombardia.Proprio nei giorni scorsi la Commissioneper il clero anziano e ammalato della Con-ferenza episcopale lombarda ha anticipatosul portale della Chiesa ambrosiana unasintesi della ricerca svolta al riguardo dallaFacoltà di sociologia dell’Università Cattoli-ca di Milano. I dati sono aggiornati al 12 di-cembre 2008.Nella diocesi di Milano, dai 2.045 preti nel2008 si passerà a 1.522 nel 2028, e il15,25% di essi fra vent’anni sarà sopra gli80 anni di età; in tutta la Lombardia dagliattuali 5.286 ce ne saranno 3.970 nel 2028,cioè un 25% in meno. Questi i dati più si-gnificativi del fascicolo intitolato «Il clerodelle diocesi lombarde. Un sussidio demo-grafico per conoscere l’oggi e prepararsi al

domani». Due, secondo l’équipe di ricerca-tori dell’Università Cattolica che si basa suidati forniti dalla Fondazione Opera AiutoFraterno, le tendenze contrastanti alla basedel generale processo di invecchiamentodemografico che attraversa la popolazionesacerdotale diocesana: la presenza semprepiù diffusa dei cosiddetti «grandi vecchi»,sacerdoti molto anziani, e «i ritmi insoddi-sfacenti degli indici di ricambio tra le gene-razioni più giovani e quelle che le hannoprecedute».Su questo fronte, evidenziano i ricercatori,«l’analisi degli andamenti delle ordinazionimostra flussi di entrate che decenni fa eranomolto più intensi e ora sono decisamentepiù ridotti». In quasi tutte le diocesi lom-barde si osserva una tendenza alla riduzio-ne, accentuatasi negli ultimi anni. Tuttavia aMilano, Cremona e Mantova si registra unadebole ripresa.Il grafico che illustra il numero delle ordi-nazioni nella diocesi ambrosiana dal 1988al 2008 registra dei picchi in salita (oltre 35preti novelli) nel 1993 e nel 1999, e delle li-nee in calo nel 2006 (meno di 20) e nell’an-no seguente (sotto i 15), per poi risalire nel2008 (tra i 20 e i 25). Negli altri anni le or-dinazioni si sono mantenute costanti (sem-pre sopra le 20 e spesso tra le 25 e le 35).L’età media di ingresso dei nuovi sacerdotiin Lombardia si attesta a 28 anni (in diocesidi Milano è 26,2). L’età media dei preti am-brosiani – 2.045 in 1.104 parrocchie – è di60 anni, con quote del 15,7% fino ai 40 an-

ni, mentre l’11,6% è costituito da ultraot-tantenni. Riguardo alle proiezioni future,all’interno di un possibile scenario a ordi-nazioni costanti, i preti saranno 1.761 nel2018 e 1.522 nel 2028 (con 58,4 anni di etàmedia, una quota percentuale di 21,11%sotto i 40 anni e 15,25% sopra gli 80).«Le informazioni che ci vengono presentatein questo studio – commenta mons. MarcoFerrari, presidente della Commissione cheha curato la sintesi della ricerca –, oltre alloro valore obiettivo, diventano invito rin-novato al presbiterio e ai fedeli per conside-rare con attenzione, impegno e preghierasia il capitolo sempre necessario della pa-storale vocazionale, sia quello – relativa-mente nuovo ma progredente – dell’accom-pagnamento fraterno dei preti anziani emalati».Di qui il ruolo della già citata FondazioneOpera Aiuto Fraterno, istituzione che vivegrazie alla solidarietà dei presbiteri e dei fe-deli e gestisce case del clero o strutture abi-tative da mettere a disposizione, in partico-lare, dei sacerdoti anziani o malati. La Fon-dazione, si legge sul portale della Chiesaambrosiana, «sottoscrive inoltre convenzio-ni con analoghe istituzioni ecclesiastiche edenti pubblici o privati, che operano nelcampo socio-sanitario-assistenziale». Peroperare, essa si avvale di un Consiglio diamministrazione, il cui presidente è il vica-rio per la formazione permanente del clero,mons. Peppino Maffi.

a cura di Giovanna Pasqualin Traversa

egli ultimi mesi si sono verificatialcuni casi di suicidio di piccoliimprenditori italiani, travolti dallacrisi mondiale con le loro imprese

piegate dal crollo degli ordinativi e costrette alicenziare i dipendenti, oltre cheimpossibilitate a pagare i fornitori. I casi sisono registrati quasi tutti nell’Italia del Nord-Est, nel Triveneto connotato da una diffusaimprenditoria di tipo familiare. Di fronte aquesto grave oltre che inaspettato «disagio»della piccola imprenditoria, fino a pocotempo fa fonte di lavoro e sostegno per oltredue terzi dell’economia nazionale, si sonointerrogati economisti, sociologi, e anche lerealtà pastorali.Una risposta concreta viene dalla Caritas delladiocesi di Vicenza: uno «sportello» diconsulenza per microimprese a conduzionefamiliare che si trovano in crisi, inaugurato neigiorni scorsi. «Credo che, come avvenuto pergli sportelli rivolti alle famiglie con lavorodipendente o per altri sportelli specifici –spiega il direttore della Caritas diocesana, donGiovanni Sandonà – questa iniziativa possaessere uno spazio di ascolto e di prossimitàcompetente e capace di alleviare la sofferenzadi alcune persone e famiglie. Ovviamentel’auspicio è che il bisogno non sia così diffuso,come invece l’analisi e i recenti accadimentisembrano manifestare». Al serviziocollaborano con 25 volontari l’Ordine deidottori commercialisti di Vicenza e di Bassanodel Grappa. Don Sandonà sottolinea che «iltriste e recente fenomeno dell’estremadisperazione di imprenditori del Nord-Est èulteriore e drammatico sintomo dellasolitudine di tanti uomini e donne, solitudineche arriva a implodere in drammatiche crisiesistenziali, dove l’aspetto economico è solouna delle componenti distruttive». Nellaprima fase il servizio funzionerà il 1° e il 3°giovedì del mese, poi si valuterà se passare auna diversa e più ravvicinata cadenza diaperture.Lo sportello è un’idea che viene «da lontano».Dal gennaio 2006 la Caritas vicentina avevaavviato una serie di sportelli di «microcreditoetico-sociale» a favore delle famiglie indifficoltà economica temporanea. Sin daiprimi due anni di attività gli operatorivolontari segnalavano spesso l’evidenziarsi didifficoltà economiche in famiglie dove ilreddito proveniva da piccole attivitàimprenditoriali «domestiche». A fine 2007nella Caritas si costituì un gruppo di lavoro,con esperti che studiarono il problema,consultando le associazioni di categoria eprofessionisti dedicati, giungendo allaconclusione che vi era la necessità di attivareun servizio di prossimità per queste famiglie-imprese. «Infatti spesso di fronte alle difficoltàla famiglia-impresa non riesce a trovare la viad’uscita. Se mancano le risorse per affidarsi alprofessionista competente si aggiunge l’effettovergogna, patito come famiglia, giungendocosì a scelte che aggravano ulteriormente lasituazione, anziché risolverla», spiega ildirettore della Caritas.Cosa dicono i commercialisti coinvoltinell’iniziativa di consulenza e sostegno allemicroimprese? «Dal nostro osservatorio,temiamo che il bisogno sarà notevole.Riteniamo molto importante questa attività divolontariato che accompagni i piccoliimprenditori in difficoltà a superarel’isolamento alla conoscenza e delle ferreeregole dell’economia. Conoscerle significaevitare di finire nella spirale del disagio»,sottolinea Athos Santolin, presidentedell’Ordine dei dottori commercialisti e degliesperti contabili di Vicenza. E, dal canto suo, Amedeo Busnardo, presidente dell’Ordinedottori commercialisti e degli esperti contabilidi Bassano del Grappa, aggiunge: «Siamoorgogliosi di aver potuto contribuire all’avviodello sportello: i nostri colleghi hanno saputodimostrare spirito di volontariato edisponibilità. Ci auguriamo che nel futuro losportello possa essere aperto anche con unasede a Bassano».Alla Caritas vicentina illustrano il caso di «O»,un ex-dipendente oggi sessantenne, che neglianni Novanta aveva fatto il salto divenendoimprenditore e aprendo una propria attivitàproduttiva. Nei momenti d’oro avevaraggiunto la quota di ben 12 dipendenti.Ebbene, «O» ha subito due «crisi»: la prima trail 2000 e il 2004, quando iniziarono le«delocalizzazioni» e alcune imprese suecommittenti diminuirono le commesse. Unaseconda «batosta», questa volta più grave, èvenuta con la crisi del 2008-2009, quando,sceso a soli tre dipendenti, ha subito il colpomortale: il lavoro era praticamente scomparso,e quindi è seguita la cassa integrazione, lavendita dei macchinari, lavori saltuari emomenti di disperazione. «Oggi – dichiara“O” – se non altro so che posso contare su uncompetente accompagnamento per valutarebene cosa fare nel prossimo futuro».

N

■ 86ª GIORNATA Il messaggio dei vescovi per l’appuntamento di questa domenica

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SULLE VIE DELLA FEDE VIII

LA SCHEDA .. .......

Per i piùintraprendentic’è ancheuna via ferrata

ituata quasi a metà strada tra Torinoe Susa – alla cui diocesi attualmente

appartiene, dopo aver goduto a lungodello status di abbazia nullius – laSacra di San Michele alla Chiusa siraggiunge in breve da Avigliana, centroverso il quale conducono diverse stradeche nascono dal capoluogopiemontese o dai suoi immediatidintorni, tra cui la A32 per il traforo delFrejus che - soprattutto per chiproviene da fuori città - rappresentasenz’altro la soluzione più comoda.Usciti quindi all’omonimo svincolo, siraggiunge il paese e si prende perGiaveno. Percorsi circa 4 chilometri,dopo essere passati tra il Lago Grande eil Lago Piccolo di Avigliana (duespecchi d’acqua che aumentano lasuggestione di questi luoghi), si prendea destra la strada che sale, in pocomeno di 10 chilometri, verso il montePirchiriano, sulla cui cima (962 metri)si eleva maestosamente l’anticocomplesso abbaziale sovrastato dallachiesa.Ma la Sacra di San Michele ha ancheun’altra caratteristica del tuttoparticolare: alpinisti ed escursionistiesperti dotati della necessariaattrezzatura di sicurezza la possonoinfatti raggiungere anche mediante unavia ferrata di media difficoltà, dedicataa Carlo Giorda, che parte dai pressidell’abitato di Sant’Ambrogio, situatooltre Avigliana lungo la statale della Valdi Susa, e sale verso i grandi muraglionidell’abbazia superando un dislivello dicirca 600 metri attraverso un percorsopiuttosto impegnativo reso sicuro dacavi metallici infissi nella roccia. A uncerto punto, un comodo sentiero sullasinistra consente a chi ne avesseabbastanza di abbandonare la ferrata etornara a Sant’Ambrogio, mentre più inalto un’altra via di fuga è costituita dauna cengia chiamata in dialetto «USaut du Cin» che conduce alla borgatadi San Pietro. I più arditi possonoinvece proseguire fino al murodell’abbazia, da dove un sentieretto asaliscendi conduce verso l’ingresso.Per la visita alla Sacra di San Michele èconsigliabile farsi accompagnare dai Volontari della Sacra(www.avosacra.it/sito/), davvero moltoaccoglienti e preparati, disponibili peròsolo al pomeriggio della domenica edegli altri giorni festivi. In occasionedell’Ostensione della Sindone, ilmonumento resterà aperto anche illunedì, come nei mesi estivi. L’orariodelle visite va dalle 9,30 alle 12,30 edalle 14,30 alle 18,00 nei giorni feriali,mentre nei giorni festivi la visita èprolungata fino alle 18,30 ma con unintervallo all’ora di pranzo più lungo,dalle 12,00 alle 14,40. Il bigliettod’ingresso costa 4 euro (3 il ridotto).Maggiori informazioni su internet awww.sacradisanmichele.com. Chivolesse percorrere la via ferrata puòconsultare anche il sitowww.altox.it/ValsusaFerrate/sacra.htm;chi avesse ancora un giorno adisposizione può approfittarne pervisitare Susa o, nella vicina ValChisone, la straordinaria fortezza diFenestrelle (sito internetwww.fortedifenestrelle.com).

S

DI MARCO LAPI

Ostensionedella SacraSindone, che dasabato 10 aprile

sta richiamando aTorino migliaia dipellegrini, costituiscesenz’altro l’occasioneper visitare anche lagrande esposizione«Gesù. Il corpo, il voltonell’arte», ideata ecurata da mons.Thimothy Verdon,allestita fino al 1°agosto nella Reggia diVenaria Reale e da noipresentata nel numeroscorso a pagina 15 delfascicolo regionale. Manon solo. Un viaggio aTorino, infatti, non puònon comprendere unavisita alla grandeBasilica di Superga, fattacostruire da VittorioAmedeo II sul colle a estdella città comeringraziamento allaVergine per aversconfitto i francesi chenel 1706 assediavano lacapitale dell’alloraDucato di Savoia.Non lontano dalla città sorgepoi un altro grande complessosacro, ben più antico e legato aipercorsi medievali dipellegrinaggio. Si tratta della Sacra di San Michele allaChiusa, edificata a partiredall’anno Mille o giù di lì sul monte Pirchiriano, inposizione strategicaall’imbocco della Valle di Susa.Dedicata all’arcangelo come lacelebre abbazia di Mont Saint-Michel, in Normandia, e ilsantuario di MonteSant’Angelo, sul Gargano, sorgepraticamente a metà strada traquesti due grandi mete dellacristianità, a un migliaio dichilometri tanto dall’unaquanto dall’altra, lungo la ViaSacra Langobardorum, che nelMedioevo le univa attraverso ilvicino valico del Moncenisio.Ma la Sacra di San Michele eraanche tappa d’obbligo lungo lavia Francigena che congiungevaRoma a Santiago diCompostella attraverso

’L

l’altrettanto prossimo passo delMonginevro, mentre il piùnoto itinerario di Sigericovalicava le Alpi al Gran SanBernardo.Logico dunque che la Sacraabbia rappresentato in passatoun punto di riferimento diprimaria importanza, e lasuggestiva impressione che ilpossente insieme di edificitrasmette a chi lo osserva daqualunque lato non fa checonfermare questa realtàstorica. Naturalmente il suosviluppo fu progressivo, apartire dall’XI secolo conl’arrivo dei Benedettini, ma èsignificativo notare come ilprimo insediamentomonastico sul Pirchiriano –cima in passato sacra anche aiCelti – abbia avuto perprotagonista, sul finire del Xsecolo, il monaco camaldolese

San Giovanni Vincenzo,discepolo di San Romualdo,che vi iniziò la sua vitaeremitica dopo aver rinunciatoalla sede episcopale diRavenna.Giunti sul Pirchiriano suiniziativa di un nobilepenitente, il conte Ugo diMontboissier, i Benedettini virimasero fino al 1622, ma ilperiodo d’oro dell’abbazia nonandò al di là del 1200. Inquesti secoli il complesso sisviluppò enormemente, sia conla foresteria destinata adaccogliere i numerosipellegrini, che con ilmonastero nuovo edificato sullato settentrionale e oggi inrovina: un edificio di bencinque piani la cui imponenzasi può comunque immaginaredai ruderi sormontati dalla Torre della bell’Alda, dedicata a

una leggendaria fanciulla che,volendo sfuggire ad alcunisoldati di ventura, si gettòdopo aver pregato dalla suasommità e fu miracolosamentesalvata dagli angeli, salvo poisfracellarsi al suolo quando pervanità volle ripetere il gesto,certa di rimanere illesa.Fu il monaco Ermengardo,abate dal 1099 al 1131, a dare ilvia alla costruzionedell’imponente basamento sucui sarebbe sorta l’attualechiesa, nuova sommitàartificiale del monte,inglobando le costruzioni piùantiche. Il passaggio degli stilidal romanico al goticotestimonia quanti anni furononecessari per portare a terminel’impresa, più volte interrottaper le comprensibili difficoltà.Già dall’ingresso nella Sacraattraverso l’altissimo protiro eil successivo Scalone dei Morti,un tempo fiancheggiatoappunto da tombe, si ha lapercezione della maestositàdell’opera. È qui che si puòammirare la bellissima Portadello Zodiaco, realizzata tra il1120 e il 1130 dalla scultoreNiccolò come richiamo altrascorrere del tempo. Laverticalità dell’interocomplesso è resa evidenteanche dalla particolarissimacollocazione della facciatadella chiesa, situata al pianopiù in basso, al di sotto del suoaltare maggiore, e sovrastatadalle absidi con la suggestiva Loggia dei Viretti, sul lato delmonte che guarda versoTorino.Dopo il periodo benedettino,la Sacra resto quasiabbandonata per più di duesecoli, affidata a un cappellanoe a un eremita, finché nel 1836Carlo Alberto convinse PapaGregorio XVI ad affidarla adAntonio Rosmini e all’Istitutodella Carità, la congregazionereligiosa da lui fondata. Visitatada Giovanni Paolo II nel 1991,tre anni dopo è stataproclamata con una leggespeciale «monumento simbolodel Piemonte», riconoscimentodecisamente più che meritatoper la sua storia e per laparticolarità del suo aspetto.

L’Ostensione dellaSindone è l’occasioneper visitare, in Val diSusa, il monumentosimbolo del Piemonte,a metà strada traMont Saint-Michel eMonte Sant’Angelo

La roccadell’arcangelosulle viedei pellegrini

SACRADI SANMICHELE

Dal parcheggio delle auto, l’ultimo tratto di strada prima della Sacra si percorre apiedi. Nella foto grande, il complesso monastico visto dal lato dell’ingresso. A destra,la cosiddetta Loggia dei Rivetti illuminata di sera