La Settimana n. 15 del 21 aprile 2013

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 21 aprile 2013 a Chiesa sarà "seme del Regno" di resurrezione anche quando per dare vita non isolerà la resurrezione dalla passione. Allora l’avven- tura del seme, per raggiungere la sua fioritura, trascinerà la Chiesa fi- no al sapersi nascondere e marcire. Essa diverrà così capace di affron- tare la persecuzione, di resistere alla debilitazione dell’insuccesso e di vivere faticosamente l’obbedienza a Dio, al superiore e al prossimo; non temerà di valorizzare anche le lentezze colpevoli o di fatto con l’approfondimento della preghiera e del sacrificio e sarà persino illu- minare e superare il proprio peccato con quella speranza per cui la re- surrezione è frutto glorioso, germogliato dal nualla della morte ob- brobriosa. (Avvento, 1984) L ellegrini in cammino verso Roma. Millecinquecento livornesi, guidati dal loro Vescovo, hanno lasciato Livorno nella notte di mercoledì 10 aprile. Un popolo in cammino, nell’Anno della Fede, desideroso di incontrare Papa Francesco e rinvigorire la propria adesione a Colui che è la vera via, la vera vita, l’unica vera speranza. Essere come pellegrini che si dirigono in un posto sacro che rappresenta il segno tangibile della Chiesa vivente. A Roma per Videre Petrum, vedere da vicino ed ascoltare Pietro nel suo successore, il Papa, nell’esercizio del suo ministero universale. A Roma, non come turisti o come nomadi ma come pellegrini, a passo lento e in fila tra le bellezze di Piazza San Pietro e le moltitudini di persone, di ogni razza e di ogni lingua, che dilatano i nostri minuscoli spazi e ci aprono ad un umanesimo planetario. Una piazza stracolma di persone che gioisce al passaggio del Papa. Che coglie nel suo sguardo, capace di incontrare tutti e a tutti desideroso di porgere un saluto con la sua pronunciata gestualità e i suoi affettuosi sorrisi, il vero sguardo di un papà. Un Papa-papà, un padre che ci esorta a ricordare che “la nostra fede si fonda sulla Morte e Risurrezione di Cristo, proprio come una casa poggia sulle fondamenta: se cedono queste, crolla tutta la casa”. Tutti chiamati a comprendere che con la Risurrezione siamo generati a vita nuova: essere figli di un Padre, che è un papà per noi! Un “Dio che ci tratta da figli, ci comprende, ci perdona, ci abbraccia, ci ama anche quando sbagliamo”. Possiamo continuamente risorgere a vita nuova perché la parola “mai” e “ormai” non sono nel vocabolario di Dio. Infatti anche se una madre si dimenticasse del figlio, Dio non si dimentica mai di noi. Un Padre capace di perdonare, di perdonare sempre! Quindi bisogna comportarci da figli di Dio, sentendoci amati da Lui, così che la nostra vita sia animata dalla serenità e dalla gioia. Le parole della catechesi pronunciate da Papa Francesco, con un tono affabile e sereno, penetrano nel cuore, portano conforto e donano speranza. Quella speranza che non delude, che ci sprona a cercare di più le cose di Dio, a pensare più a Lui, a pregarlo di più. Come pellegrini conserviamo nel cuore questo incontro e il suo volto, che ciascuno ha incontrato con il proprio sguardo, quel volto di un papà sereno che ama i suoi figli accompagni e guidi le nostre vite risorte, a Livorno. E questo è bello! P UN POPOLO IN CAMMINO onsignore, com’è andato l’incontro con Papa Francesco? «Benissimo. È stato molto bello. È un uomo particolare, che sa metterti subito a tuo agio e soprattutto che ti ascolta davvero. È straordinario anche come noti e si ricordi dei particolari nei volti delle persone… pensando a quanta gente incontra è davvero una dote incredibile. Mi ha rivelato che già conosceva Livorno e la Toscana, infatti la sua mamma aveva dei parenti a Montecatini, a Pescia. Ha voluto conoscere la situazione della nostra Diocesi: gli ho fatto un excursus storico per raccontargli come la città si sia progressivamente laicizzata, ma come restino ancora forti la religiosità popolare ed il culto mariano. Ho raccontato di come questo possa rappresentare una grande risorsa per il nostro territorio e di come questa devozione a Maria abbia portato alla richiesta di installare la grande statua della Madonna dei Popoli all’ingresso del porto. Ho anche detto al Papa di come, nonostante la richiesta di realizzare la statua sia arrivata dalla gente del porto, ci siano stati dei contrasti e degli ostruzionismi da parte di qualche gruppo e lui sapete cosa mi ha risposto? Mi ha detto: “Chi non vuole Maria come mamma, poi ce l’avrà come suocera!”. È anche simpatico!» Ma davvero verrà a Livorno a marzo prossimo? «Sempre a proposito della Madonna dei Popoli mi ha chiesto quando l’avremmo inaugurata. Gli ho risposto con tutta probabilità a Maggio prossimo e lui quasi quasi sarebbe venuto in quella data!! Poi gli ho spiegato che forse non saremmo riusciti in un mese ad organizzare la sua visita e allora siamo rimasti d’accordo che gli avrei inviato una lettera ufficiale per concordare una data nel 2014 quando saranno proprio i 450 anni della proclamazione della Beata Vergine di Montenero come patrona principale di Livorno, magari proprio il 19 Marzo per ricordare la visita di Giovanni Paolo II». Le ha dato qualche consiglio? «Mi ha raccomandato i giovani perché non perdano mai la speranza e mi ha suggerito di attuare sempre una pastorale dell’accoglienza: non solo verso i più deboli, i più poveri, i più lontani, ma verso tutti. La Chiesa -mi ha detto- deve essere madre, deve saper ascoltare le persone e amarle, anche quelle che hanno sbagliato, come fa una mamma». E poi? «E poi, dopo avermi incoraggiato a continuare la mia missione, strano ma vero, mi ha chiesto consiglio lui! Ha voluto sapere se secondo me aveva iniziato bene il suo Ministero petrino, cosa doveva cambiare, migliorare, ecc. Sinceramente io gli ho risposto che il suo ministero lo aveva iniziato proprio bene, soprattutto con quei suoi gesti profetici e con le sue parole semplici che hanno saputo conquistare subito la gente. Mi ha detto che vuole esercitare il suo Ministero in collaborazione con i Vescovi, con una maggiore collegialità e le nomine che ha fatto in questi giorni mi sembra ne siano proprio l’espressione». c.d. M Siate espressione di una Chiesa accogliente Il vescovo Simone intervistato anche dalla Radio Vaticana,racconta l’incontro privato con Papa Francesco in occasione della visita ad limina dei vescovi della Toscana «Chi non vuole Maria come mamma, poi ce l’avrà come suocera!» Si ringrazia Roberto Manera per le bellissime fotografie LINEA di Pensiero di Luca Lischi IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi

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Settimanale della Diocesi di Livorno

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Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Coordinatore diocesanoNicola Sangiacomo

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

21 aprile 2013

a Chiesa sarà "seme del Regno" di resurrezione anche quando perdare vita non isolerà la resurrezione dalla passione. Allora l’avven-

tura del seme, per raggiungere la sua fioritura, trascinerà la Chiesa fi-no al sapersi nascondere e marcire. Essa diverrà così capace di affron-tare la persecuzione, di resistere alla debilitazione dell’insuccesso e divivere faticosamente l’obbedienza a Dio, al superiore e al prossimo;non temerà di valorizzare anche le lentezze colpevoli o di fatto conl’approfondimento della preghiera e del sacrificio e sarà persino illu-minare e superare il proprio peccato con quella speranza per cui la re-surrezione è frutto glorioso, germogliato dal nualla della morte ob-brobriosa.

(Avvento, 1984)

L

ellegrini in cammino verso Roma.Millecinquecento livornesi, guidati dal loro

Vescovo, hanno lasciato Livorno nella notte dimercoledì 10 aprile. Un popolo in cammino,nell’Anno della Fede, desideroso di incontrarePapa Francesco e rinvigorire la propria adesionea Colui che è la vera via, la vera vita, l’unica verasperanza. Essere come pellegrini che si dirigonoin un posto sacro che rappresenta il segnotangibile della Chiesa vivente.A Roma per Videre Petrum, vedere da vicino edascoltare Pietro nel suo successore, il Papa,nell’esercizio del suo ministero universale. ARoma, non come turisti o come nomadi macome pellegrini, a passo lento e in fila tra lebellezze di Piazza San Pietro e le moltitudini dipersone, di ogni razza e di ogni lingua, chedilatano i nostri minuscoli spazi e ci aprono adun umanesimo planetario. Una piazzastracolma di persone che gioisce al passaggio delPapa. Che coglie nel suo sguardo, capace diincontrare tutti e a tutti desideroso di porgere unsaluto con la sua pronunciata gestualità e i suoiaffettuosi sorrisi, il vero sguardo di un papà.Un Papa-papà, un padre che ci esorta a ricordareche “la nostra fede si fonda sulla Morte eRisurrezione di Cristo, proprio come una casapoggia sulle fondamenta: se cedono queste,crolla tutta la casa”. Tutti chiamati acomprendere che con la Risurrezione siamogenerati a vita nuova: essere figli di un Padre,che è un papà per noi! Un “Dio che ci tratta dafigli, ci comprende, ci perdona, ci abbraccia, ciama anche quando sbagliamo”. Possiamocontinuamente risorgere a vita nuova perché laparola “mai” e “ormai” non sono nelvocabolario di Dio. Infatti anche se una madre sidimenticasse del figlio, Dio non si dimenticamai di noi. Un Padre capace di perdonare, diperdonare sempre!Quindi bisogna comportarci da figli di Dio,sentendoci amati da Lui, così che la nostra vitasia animata dalla serenità e dalla gioia. Le parole della catechesi pronunciate da PapaFrancesco, con un tono affabile e sereno,penetrano nel cuore, portano conforto e donanosperanza. Quella speranza che non delude, checi sprona a cercare di più le cose di Dio, apensare più a Lui, a pregarlo di più.Come pellegrini conserviamo nel cuore questoincontro e il suo volto, che ciascuno haincontrato con il proprio sguardo, quel volto diun papà sereno che ama i suoi figli accompagnie guidi le nostre vite risorte, a Livorno. E questoè bello!

P

UN POPOLOIN CAMMINO

onsignore,com’è andatol’incontrocon Papa

Francesco?«Benissimo. È statomolto bello. È un uomoparticolare, che sametterti subito a tuoagio e soprattutto che tiascolta davvero. Èstraordinario anchecome noti e si ricordidei particolari nei voltidelle persone…pensando aquanta genteincontra èdavvero unadoteincredibile.Mi ha rivelatoche giàconoscevaLivorno e laToscana,infatti la suamamma aveva deiparenti a Montecatini, aPescia. Ha volutoconoscere la situazionedella nostra Diocesi: gliho fatto un excursusstorico per raccontarglicome la città si siaprogressivamentelaicizzata, ma comerestino ancora forti lareligiosità popolare ed ilculto mariano. Horaccontato di comequesto possarappresentare unagrande risorsa per ilnostro territorio e di

come questa devozionea Maria abbia portatoalla richiesta diinstallare la grandestatua della Madonnadei Popoli all’ingressodel porto. Ho anche

detto al Papadi come,nonostante larichiesta direalizzare lastatua siaarrivata dallagente delporto, ci sianostati deicontrasti edegli

ostruzionismi da partedi qualche gruppo e luisapete cosa mi harisposto? Mi ha detto:“Chi non vuole Mariacome mamma, poi cel’avrà come suocera!”. Èanche simpatico!»

Ma davvero verrà aLivorno a marzoprossimo?«Sempre a propositodella Madonna deiPopoli mi ha chiestoquando l’avremmoinaugurata. Gli horisposto con tutta

probabilità a Maggioprossimo e lui quasiquasi sarebbe venuto inquella data!! Poi gli hospiegato che forse nonsaremmo riusciti in unmese ad organizzare lasua visita e allora siamorimasti d’accordo che gliavrei inviato una letteraufficiale per concordareuna data nel 2014quando sarannoproprio i 450 anni dellaproclamazione dellaBeata Vergine di

Montenero comepatrona principale diLivorno, magari proprioil 19 Marzo perricordare la visita diGiovanni Paolo II».Le ha dato qualcheconsiglio?«Mi ha raccomandato igiovani perché nonperdano mai lasperanza e mi hasuggerito di attuaresempre una pastoraledell’accoglienza: nonsolo verso i più deboli, i

più poveri, i più lontani,ma verso tutti. La Chiesa-mi ha detto- deveessere madre, deve saperascoltare le persone eamarle, anche quelleche hanno sbagliato,come fa una mamma».

E poi?«E poi, dopo avermiincoraggiato acontinuare la miamissione, strano mavero, mi ha chiestoconsiglio lui! Ha volutosapere se secondo meaveva iniziato bene ilsuo Ministero petrino,cosa doveva cambiare,migliorare, ecc.Sinceramente io gli horisposto che il suoministero lo aveva

iniziato propriobene, soprattuttocon quei suoi gestiprofetici e con lesue parole sempliciche hanno saputoconquistare subitola gente. Mi hadetto che vuoleesercitare il suoMinistero incollaborazione coni Vescovi, con unamaggiorecollegialità e lenomine che hafatto in questigiorni mi sembrane siano propriol’espressione».

c.d.

M

Siate espressionedi una Chiesa accogliente

Il vescovo Simone intervistato anche dalla RadioVaticana, racconta l’incontro privato con Papa Francescoin occasione della visita ad limina dei vescovi dellaToscana

«Chi nonvuole Mariacomemamma,poi ce l’avràcomesuocera!»

Si ringrazia Roberto Manera per le bellissime fotografie

LINEAdi Pensiero

di Luca Lischi

IL GRANELLOdi senape

di mons. Alberto Ablondi

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI21 aprile 2013II

GESÙ: DROP OUT DI TUTTI I TEMPIna numerosissi-ma presenzaquella alla libre-ria delle suore

Paoline, richiamata dallanotizia che Padre Nike, alsecolo Padre Maurizio DeSanctis, aveva appena pub-blicato un libro su Gesù conun sottotitolo assai intrigan-te: «Drop out di tutti i tem-pi». Infatti se si scorre il li-bro leggiamo: “Moretto, dimedia altezza, capelli cortie senza barba, indossa unaveste preziosa ed elegante,dallo sguardo fascinoso e in-quietante; intelligente esensibile, dalle idee chiare eferme, dall’animo delicato edeciso….»Questo stile assai piacevole,ma corroborato da una co-noscenza teologica moltoprofonda ci conduce permano a fare non una cono-scenza, ma un incontro conGesù di Nazaret; il «veroGesù di Nazaret» che findalla sua incarnazione haincontrato molti ostacolinell’essere accolto e compre-so come il Figlio di Dio, mache ha cambiato il corso del-la storia. Per comprenderemeglio questa sua propostae l’avventura alla quale in-vita tutti, ci ha concessoquesta breve intervista.

Come nasce questo li-bro su Gesù?«Questo libro nasce dal-l’adorazione del Giovedì(un intero anno). L’ado-razione era partecipata dauna folla di fedeli in pre-valenza giovani. Il tematutto centrato sulla perso-na e sul messaggio di Ge-sù era presentato comeuna vera e propria ricer-ca… La parrocchia era

Upresa d’assalto letteral-mente (siamo nella “ros-sa” Livorno). Il successodelle riflessioni (molti ve-nivano con carta e pennaper prendere appunti ocon registratori e teleca-mere) mi hanno spinto amettere per iscritto le va-rie tappe della ricerca…Ovviamente il tutto è sta-to ripulito e riorganizzatocome un vero e propriosaggio di Cristologia».

Ci può anticipare qual-cosa sul libro?«Il libro ripercorre la sto-ria di Gesù, fatta di ricer-ca e curiosità (come vesti-va, taglio di capelli, comeparlava). Il libro iniziacon la ricerca di Gesù sul-le strade della Palestina…l’incontro “fisico” o este-riore per poi raggiungereil suo interiore… qui lesorprese una dopo l’al-tro… il capitolo si con-clude con una “diagnosi”psicologica di Gesù (so-no psicologo). I successi-vi capitolo ripercorronola sua vita, nascita, mis-sione, morte e resurrezio-ne … passando poi aconsiderare il pensierodella chiesa con lo sguar-do dello Spirito (svilup-po del dogma cristologi-co). L’ultimo capito pre-senta due caratteristichedi Gesù: Drop Out e Su-perstar assolutamenteinediti».

A chi si rivolge il libro?

«Il libro si rivolge a tutti: iprivilegiati della letturasono i giovani (soprattut-to nello Spirito) a motivodel linguaggio brioso eattuale. Questo rispec-chia il mio pensiero: so-no convito che il proble-ma della chiesa non è lateologia o il messaggioma il linguaggio da utiliz-zare per far passare ilmessaggio sempre attua-le. Un testo scritto in pre-cedenza su Maria di Na-zaret con la Gribaudi haconfermato questa miaidea. Il libro è un vero eproprio “saggio di Cristo-logia” rivolto al grandepubblico e non solo ateologi o esperti del me-stiere».

Perchè questo sottoti-tolo «Drop out di tutti itempi»?«Gesù è un drop-out.Non sempre è stato accol-to, anzi, il più delle volteè stato rifiutato, emargi-nato, scartato. La sua vi-cenda terrena si riassumein tre battute: nasce dadrop out, vive da dropout, muore da drop out econtinua a essere un dropout anche nel nostrotempo e nella nostra sto-ria. La cultura anticristia-na, le ideologie politiche,la cultura della morte, l’a-teismo infamante, il ma-terialismo imperante so-no solo alcuni dei segnidi questo drammatico ri-fiuto. Lui stesso si defini-

sce un drop out, un rifiu-tato, un emarginato, unbuttato fuori, uno scarta-to, proprio come la pietrascartata dai costruttoriche diviene la pietra an-golare, la pietra che reggel’intero edificio».

Quali sono i punti fortidi questo racconto?«Punti forti sono il lin-guaggio trascinante ecoinvolgente. Lo svilup-po di alcune tematichedifficili da trovare in altritesti di Cristologia, comela scelta dei tre gruppi: i12 Apostoli, i 72 discepo-li e le donne (un gruppoa cui pensiamo poco), ladescrizione della passio-ne e morte e i segni dellaresurrezione: la tomba“aperta” e non “vuota”, lefasce sgonfie e non perterra, le apparizioni delrisorto secondo le duetradizioni Gerusalemme- Galilea e la “meta-morfosi” dei discepoli,una trasformazione tota-le e sino al dono della vi-ta».

Perché leggere questo

libro su Gesù? «Perché di Gesù sappia-mo tutto e niente… spes-so ci ricordiamo solo al-cune nozione del catechi-smo e niente più! Perquesto il pregiudizio e l’i-gnoranza (nel senso diignorare: non conoscere)prendono il sopravventodeformandoci il vero vol-to di Gesù raccontato daivangeli».

A chi acquista questo li-bro cosa consiglia? «Darei gli stessi consigliposti all’inizio del libro.Quelli che ho chiamato i5 comandamenti: il ri-spetto della sua storia(Gesù è figlio del suotempo); l’umiltà della ri-cerca (o la saggezza del ri-cercatore); il desideriodell’incontro (o il fascinodell’attrazione); la pa-zienza verso Dio (le suevie non sono le nostrevie) e il rischio dell’av-ventura (alla Indiana Jo-nes). Sono convinto chechiunque inizia la letturadel libro non riuscirà asmettere facilmente!»

Monica Cuzzocrea

■ IL RICORDO del calciatore del Livorno scomparso un anno fa

«Caro “Moro”, tu sei già in serie A!»aro Piermario, iltuo Livorno staper raggiungere laSerie A, ma tu ci

sei già!» Con queste parole ilVescovo livornese Mons.Simone Giusti ha salutato inumerosi fedeli e tifosiamaranto prima di cominciarela funzione delle 9.Successivamente due giocatoridel Livorno, Simone Salviato eAlessandro Lambrughi, hannoriportato due lettere scritte daicompagni di squadra e dallafamiglia di Morosini. Lafunzione, che ha avutol’accompagnamento musicaledell’orchestra Cantiere Liricodella Fondazione Goldoni, havisto la presenza del gruppodella Misericordia di Livorno edi varie autorità, tra cui ilSindaco di Livorno AlessandroCosimi e il Presidente dellaProvincia di Livorno GiorgioKutufà.«Questo è il giorno perricordare un avvenimento tristema pieno di speranza - haspiegato il Vescovo durantel’omelia - Le domande sonomoltissime, quelle più“umane”: perché la morte hacolpito una persona cosìgiovane? Perché ha meritatoquesto destino? Ma, soprattutto,perché esiste la morte? È ilnostro nemico, l’annullamentobiologico, ciò di cui abbiamopiù terrore in assoluto: ma nonpossiamo farci sconfiggere daquesta paura, perché gli uominipossono affrontarla con ungrande dono, quello dell’amore,che riempie le nostre vite e inostri cuori. Chi ha voluto benead un amico, se lo ricorderà persempre. E chi si è fatto volerbene, sarà per sempre ricordatoda tutti, anche negli anni avenire. E oggi noi siamo quiproprio perché Piermario è

stato e continua a essere amatoda coloro che l’hannoconosciuto. Così, la morte hagià perso.»È Gesù che ci ha insegnatol’amore più grande,sacrificandosi fino allatremenda morte sulla croce perdarci la Salvezza. «Cristo èl’esempio massimo di Amore:pur abbandonatodai suoi amici esottoposto atremendi tormenti,ha saputoperdonare i suoipersecutori, e harimesso i peccati diuno dei dueladroni che stavanocon lui, Disma,portandolo inParadiso. E con laResurrezione daimorti, Gesù ci hadonato proprioquella Speranza, lavittoria definitivasulla Morte.»La Speranzacristiana è così generatadall’immenso Amore divinoverso gli uomini, Amore cheGesù dimostra continuamente,anche dopo la Resurrezione.«Come riporta Giovanni,quando Gesù si manifesta aidiscepoli sul lago di Tiberìade,l’emozione di Pietro è talmenteforte da indurlo a gettarsi inacqua con tutte le vesti,ignorando la fatica pur diraggiungere il Signore. Equando si presenta dal Maestro,Gesù non gli chiede certo di fare

mille giri di campo o migliaia diflessioni come punizione peraverlo abbandonato - dicesorridendo il Vescovo - ma glichiede la cosa più importante, eper ben tre volte: “Tu mi ami?”.E Pietro comincia ad amare, e acompiere miracoli! Perchénell’Amore abbiamo la verabellezza e la Salvezzadefinitiva.» Con l’occasioneMons. Giusti ha comunicato aipresenti la possibilità dellavisita di Papa Francesco per ilprossimo marzo, in occasione

dei 450 anni dellaproclamazione della Madonnadi Montenero patrona delterritorio livornese, a seguitodella Grazia ricevuta per laliberazione dalla pestilenza. Dopo l’omelia un gruppo ditifosi amaranto ha adagiato suigradini dell’altare unagigantografia raffigurante ilvolto di Morosini, a cui èseguito un lungo applauso daparte dell’assemblea.Alla fine della funzione, alle ore11, le Autorità si sono recate allostadio “Armando Picchi”insieme alla squadra amarantoper l’intitolazione dellagradinata al giocatorescomparso, e per la benedizioneda parte di don RosarioEsposito. Presenti anche ilpresidente della "serie B"Andrea Abodi, dirigenti e tecnicidel Livorno Calcio, e centinaiadi tifosi che hannoaccompagnato la cerimonia constriscioni e cori.

Fabio Figara

C« La messa in Duomo e l’intitolazione dellagradinata dello stadiodella città, in memoriadi Piermario Morosini

resso la Parrocchia diSant’Agostino, in un pomeriggio

di primavera quasi inoltrata, lacomunità festante e numerosainsieme alle musiche dei Rockettaridi Cristo, si è stretta intorno alseminarista di origini peruviane,Pedro Puntriano Cuadros, che ilVescovo Monsignor Giusti haammesso agli Ordini Sacri delDiaconato e del Presbiterato.“Pedro”, così amichevolmente lochiamano i bimbi e i giovani dellaParrocchia, che da diverso tempostudia presso il Seminario, è statoaccompagnato dal Vice Rettore,padre Gabriele Bezzi e da diversi

seminaristiche insiemea lui sistannopreparandoalsacerdozio.MonsignorGiusti,facendoriferimentoal Vangelo diGiovannidove GesùconfermaPietro qualePastore dellesue pecore,ha ricordatoa Pedro cheper esseretestimone diGesù, non èsufficienteaverlo

incontrato, ma occorre il donodello Spirito che rende capaci diannunziarlo. Il seguire Gesù nellavocazione sacerdotale “è unaquestione di cuore” e anche Pedro,pur adempiendo agli studi, agliimpegni, al Seminario, dovràmanifestare di amare Diototalmente. Con il sacerdozio nonsi rinuncia niente, non si rinunciaal matrimonio o al lavoro, comecomunemente si pensa; bensì sisceglie di amare senza confini,come il cuore infinito di Dio.Pedro quindi come Gesù il BuonPastore che dà la vita per le suepecore, anche le più sperdute, conil suo Sì dovrà diventare la suavoce, la sua mano, le sue labbra, isuoi occhi misericordiosi e dovràdimostrare di avere un cuore chebatte con il cuore di Dio: “ ilsacerdozio è per coloro che sannoamare”.

Mo.C.

P

L’immissione agli Ordinisacri del seminaristaPedro Puntriano

Il sacerdotenon è l’uomo del “no”ma del “si” a Dio

«Con ilsacerdozionon si rinunciaa niente, non sirinuncia almatrimonio o al lavoro,comecomunementesi pensa; bensìsi sceglie diamare senzaconfini, come il cuoreinfinito di Dio»

Padre Maurizio De Sanctis, autoredel libro appena pubblicato intitolato«Il mio Gesù» presenta il suo lavoro

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI21 aprile 2013 III

L’INTERVISTA ALQuestore di Livorno

La libertà èfatta di regole

DI CHIARA DOMENICI

a libertà è fatta diregole»: spiega cosìil suo incaricoMarcello Cardona,

Questore di Livorno,ricordando le parolepronunciate da PapaBenedetto XVI durantel’incontro con le autoritànella visita alla diocesi diMilano. «Mi rimasero moltoimpresse – racconta – perchéeffettivamente racchiudono ilsenso di una comunità civileche vive in piena libertà solose i suoi membri rispettano leregole comuni. Il ruolo delleForze dell’Ordine è quello dicontrollare che tuttirispettino queste regole pergarantire la serenità del viverea tutti». «Per questo –continua – le “operazioni” dicui vado più fiero sono quelledel quotidiano, quelle fattesul territorio a contatto con lagente, quelle in cui attraversoil nostro interventogarantiamo la sicurezza dellepersone, perché ci sia rispettoverso il nostro prossimo edanche il prossimo “deglialtri”!»

LA CARRIERAQuella del dottor Cardona èuna carriera a 360 gradi(come si evince anche dal suocurriculum a fianco ndr): haavuto incarichi nella lotta allamafia, alla droga, nel settoreimmigrazione, terrorismo,gruppi di estrema destra emolto altro, a cui siaggiungono una tessera digiornalista pubblicista ed unsuo passato di arbitro dicalcio che lo ha portato adarbitrare anche diverse partitein serie A. «Sono statofortunato – afferma aproposito della sua carriera –in questi anni ho davverospaziato in tutti gli ambiti edi questo devo ringraziare ungrande amico recentementescomparso: il capo dellaPolizia Antonio Manganelli(sotto la cui foto il questoreha voluto posare per questoservizio ndr): mi hainsegnato molto e se oggisono qui, con la stessapassione di quando hoiniziato è grazie al suoesempio».

LO SPORT«Anche lo sport mi ha aiutato– prosegue Cardona –arbitrare mi ha regalato unpo’ di notorietà, ma

L«soprattutto mi ha insegnato aprendere decisioni davanti atanta gente, mi ha preparato afarmi carico delle decisioni…è stata un’ottima palestra eviceversa il mio lavoro mi hafacilitato nel farmi rispettaresul campo. Mi piacerebbe cheil calcio potesse essere inqualche modo un veicolo dipromozione anche per questanostra città. Basta con lapolitica fatta sugli spalti!Basta con gli striscioni diestrema destra o di estremasinistra! Sono ridicoli! Esserecorretti allo stadio, fare unabuona partita, magari vinceree tornare in serie A,questo servirebbe aLivorno per mostrarsiagli occhi dell’Italia. Letelevisioni insieme allapartita potrebberomostrare il nostromeraviglioso lungomare,alla gente verrebbe vogliadi venirlo a vedere ed ituristi aumenterebbero,portando nuovaricchezza a questaLivorno che si merita dirisorgere dalla crisi. Sonoconvinto che sarebbeun’ottima promozione».

LA CITTÀDopo un anno a Livornoil Questore sembra giàconoscere bene la città:«Livorno è una localitàbellissima; per l’urbanistica, isuoi ambienti e il caratteredei suoi abitanti sembraquasi più una città del sudche una del centro nord; hol’impressione però chesonnecchi, che non abbia

ancora metabolizzato ilcambiamento attuale e nonriesca a riciclarsi: avrebbetutti i numeri per sfondarenel campo del turismoambientalistico, culinario,ecc..eppure non riesce a farlo.

Mi aspettavo qualchereazione ed invece vedomolta rassegnazione.Ho visto con piacere cheesistono tante realtà disostegno, di solidarietà eche lo fanno nella pienalegalità, nell’umiltà delquotidiano, senzacercare riconoscimenti esenza strizzare l’occhioalla politica: questasecondo me è la stradagiusta da seguire».

LA FEDEMarito, padre di duefiglie, la famiglia che vivea Roma, il dottorCardona si riconoscenella fede cattolica e laprofessa: «sono un

peccatore come tanti –confessa – la fede mi haaiutato sempre, soprattuttonel momento del dolore. Michiamo Orione di secondonome, perché mio ziosacerdote è stato segretario didon Orione! Nella miaprofessione è importanteavere fede, è un po’ comenella missione del cristiano:aiutare le persone, garantirela loro sicurezza e difenderechi non ha voce, pursbagliando, certo, perchésiamo tutti esseri umani, maper lo meno provandoci!Ultimamente la mia fede,come penso quella di moltialtri, è stata illuminata da unagrande luce: quella di PapaFrancesco. È veramente unuomo incredibile: la personapiù semplice del mondo conun carisma eccezionale.Penso che possa davvero dareun contributo notevole nonsolo alla Chiesa e ai cristiani,ma alla nostra Italia e a tuttoil mondo: il senso positivo diumiltà e di altruismo cheriesce a trasmettere gioveràsicuramente a tutti».

Mi piacerebbe che il calcio potesseessere in qualche modo un veicolo di promozione anche per questa nostra città...

...essere corretti allo stadio, fare una buona partita, magari vinceree tornare in serie A, questoservirebbe a Livorno per mostrarsiagli occhi dell’Italia. Le televisioniinsieme alla partita potrebberomostrare il nostro meravigliosolungomare, alla gente verrebbevoglia di venirlo a vedere ed i turisti aumenterebbero...

Dopo il primo anno da Questoredi Livorno, Marcello Cardonasi racconta sulle paginedel settimanale diocesano

e conferenze di Primavera 2013,proposte dall’Associazione Culturale

“Giosuè Borsi”, sono iniziate presso laBiblioteca Labronica. Si tratta -ha spiegato,aprendo l’incontro, il Presidentedell’Associazione, Carlo Adorni- di ottoconferenze attinenti ad uomini e luoghi dellanostra città, che spazieranno dallo sport allapittura, dalla storia alla religione e alcinema.Il professor Mario Santarelli, direttore dellaScuola Trossi Uberti, ha trattato l’argomentooggetto della serata: Aurelio Lampredi, ilmago dei motori (nella foto insieme aEnzo Ferrari). A lui -ha detto- è statarecentemente dedicata una delle nuovestrade a Porta a Terra, senza però specificarechi fosse. Lampredi infatti è una figura chepochi livornesi conoscono, era nato nellanostra città il 16 giugno 1917 e fin dapiccolo maturò una spiccata tendenza allameccanica che lo porterà poi a laurearsi in

Ingegneria meccanica.Si può dire -aggiungiamo noi- cheLampredi, ai suoi tempi,fosse paragonabileall’ingegner Forghieridella Ferrari di oggi. Maandiamo con ordine.Aurelio Lampredi venneassunto nel 1937 dallaPiaggio che allorafabbricava aeroplani esi dedicò allaprogettazione delmotore stellare delBombardiere PiaggioP.108, aereo che ebbepoca fortuna perché il

Capitano pilota Bruno Mussolini vi trovò lamorte precipitando in atterraggio a Pisa il 7agosto 1941, per cui la sua produzionevenne sospesa. Lampredi andò così a ReggioEmilia dove le Officine MeccanicheReggiane si avvalsero della sua opera rivoltaalla progettazione dei motori per gli aerei dacaccia, aerei veloci ed efficienti ma chepurtroppo erano poco armati e quindi non ingrado di competere con quelli stranieri. AlleReggiane sviluppò una esperienza utilissimaper quanto riguarda l’affidabilità, laleggerezza e la robustezza dei motori che loporteranno a realizzare un quadrimotore peril trasporto civile che però non entrò mai inproduzione.Venne contattato dalla Ferrari diMaranello, una marca già nota per le ideenuove e rivoluzionarie in campoautomobilistico, e il suo creatore, il famosoEnzo Ferrari, personaggio scorbutico mamolto apprezzato nel conoscere la validitàdegli uomini che lavoravano con lui, loassunse e lo affiancò al Direttore dell’UfficioTecnico Gioacchino Colombo. Alla Ferrari,Lampredi ebbe modo di dare sfogo al suogenio e creò un eccezionale rapporto dicompressione che portò la casaautomobilistica modenese alla prima vittoriain Formula1 con Froilan Gonzales aSilverstone con la Tipo 375 F1 battendoJuan Manuel Fangio. Dal motore a 12cilindri progettò quello a quattro chemontato sulla Tipo 500 F2 consentì adAlberto Ascari di vincere due campionati delmondo consecutivi nel 1952 e nel 1953.Enzo Ferrari galvanizzato dalle vittorie volleportare la Ferrari a gareggiare negli StatiUniti, nella 500 Miglia di Indianapolis, manon riuscì a vincere e incolpò Lampredi diimpreparazione per cui ci fu tra loro unarottura insanabile. Aurelio Lampredi andòallora alla Fiat, retta in quegli anni daVittorio Valletta, e divenne capo dell’UfficioTecnico della Fiat dove si dedicò alla 500 ealla 600 con le quali la casa torinese fece ilboom delle vendite in Europa. La cinghiadentata fu una delle creazioni del Lampredialla quale mise un carter di protezione delmotore.Venne poi la Fiat 124 di cui progettòil motore bialbero.Progettò ancora la Fiat Dino Spider e la Fiat130, si interessò alle macchine sportive e laFiat incamerò l’Abarth e nel 1972 Lampredidivenne il Presidente dell’Abarth, unamacchina che darà degli splendidi risultatinei Rallies. Lampredi, andato in pensione, sidedicò alla consulenza e fu l’artefice di unCorso per progettisti meccanici all’Universitàdi Torino, morì a Livorno il primo giugno1989, il 9 giugno il quotidiano torinese “LaStampa” gli dedicò un articolo cheterminava con le parole “...rimarrà nellastoria dell’automobile”.

Gianni Giovangiacomo

L

Le conferenzedell’Associazione Borsi

AurelioLampredi:il magodei motori

Marcello CARDONA fino ad oggiato nel 1956, sposato e padre di due figlie, laureatoin giurisprudenza, giornalista pubblicista.

Entra in Polizia nel 1981 e, dopo il corso di formazione,assume l’incarico di dirigente della Squadra Mobile del-la Questura di Sondrio.Dal 1982 al 1995 opera a Milano negli uffici investigati-vi della Criminalpol come vice dirigente svolgendocomplesse indagini sul crimine organizzato.Nel 1996 è trasferito a Roma, all’Ucigos, dove si occupadi terrorismo internazionale e di gruppi eversivi diestrema destra.Nel 1999 è promosso 1° dirigente e viene assegnato al-l’Ispettorato di Polizia della Camera dei Deputati svol-gendo contestualmente la funzione di Funzionario dicollegamento presso la Commissione Antimafia.Nel 2002 per un breve periodo svolge la propria attivitàpresso l’Ufficio delle Politiche Antidroga della Presiden-za del Consiglio ed alla Divisione Amministrativa delDipartimento della PS.Assegnato alla Questura di Roma, dirige il Commissa-riato Aurelio, l’Ufficio immigrazione, il CommissariatoCentro "Trevi Campio Marzio" ed infine assume l’ inca-rico di vice questore Vicario.Dal 2009 assume l’incarico di Questore della Provinciadi Varese.Dal 12 giugno 2012 è Questore della Provincia di Livor-no.

N

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untio vobisgaudium magnum:habemusPapam!”."Vi

annuncio una grande gioia:abbiamo il Papa!”. Una formula –questa – vecchia di molti secoli chepuntualmente riecheggia ogni voltache viene eletto il nuovo pontefice.L’ultima volta che abbiamo uditoquesta formula è stata nel tardopomeriggio del 13 di marzo scorsoin occasione della elezione di PapaFrancesco. Grazie alle nuovetecnologie come Internet o,semplicemente, tramite il tam tamdei telefoni cellulari, la notizia sidiffuse in tempo pressoché reale, enoi tutti non vedevamo l’ora dipoter ascoltare il telegiornale delleore 20 per poterlo conoscere. Chisarà e come sarà questo nuovoPapa? - ci domandavamo già dadiversi giorni - Sarà italiano o saràstraniero? Sarà un Papa bianco o unPapa di colore? Sarà un Papa buonocome lo fu Giovanni XXIV? Sarà unPapa umile come lo fu GiovanniPaolo II? La risposta a tutte queste ea tante altre domande ce la siamodata durante il telegiornale stesso,quando lo abbiamo visto edascoltato. “Sicuramente sarà unPapa diverso”. Un Papa che non cidice “Dovete, o dobbiamo essere...”ma con il suo esempiocontinuamente ci dice “Io sono...”.“Io sono...” ce l’ha detto quando loabbiamo visto con una croce alcollo di un metallo tutt’altro cheoro, croce mai portata da nessunaltro papa. “Io sono...” ce l’ha dettoil giorno stesso della suaincoronazione, quando ci disse“Chiedo al Signore la suabenedizione per tutti voi, ma anchevoi chiedete a Lui che mi benedica,perché anch’io ne ho tantobisogno”. “Io sono...” ce l’ha detto ilgiovedì santo quando lavò e baciò ipiedi ai detenuti in un carcereminorile. Senza dilungarmi troppoin esempi che noi tutti conosciamo,questo papa tutti i giorni, con il suocomportamento ci dice: “Io sono...”.Che cosa ho inteso dire con tuttoquesto? I papi che lo hannopreceduto hanno sempre predicatola povertà, l’umiltà, la fratellanza,specialmente con chi è solo e conchi soffre... Papa Francesco non ci

predica queste cose, mace le insegna con il suoesempio. Un mododiverso di svolgere ilcompito che Dio gli haassegnato.Papa Francesco è unPapa veramentestraordinario che che hafatto venire a molti,anche ai non credenti, lavoglia di conoscerlomeglio e magari divederlo da vicino o diparlargli. Noi della

Caritas – utenti, volontari edoperatori – abbiamo avuto questafortuna quando il nostro vescovo,Mons. Giusti, ha organizzato unpellegrinaggio a Roma con udienzadal Papa per tutta la diocesi diLivorno. Così, il 10 Aprile scorsosiamo partiti alle quattro delmattino con destinazione Roma,dove siamo giunti alle alle otto,dopo aver fatto una breve sosta inAutogrill a metà percorso.Noi sapevamo di essere in 1500pellegrini di Livorno e che insiemeai pellegrini di altre diocesi dellaToscana, avremmo raggiunto ilconsiderevole numero di 3500persone. Ma non è stato così.Quando siamo giunti in Vaticano, ilpiazzale della basilica era gremito dipersone provenienti non solo daaltre parti d’Italia, ma anchedall’estero, come Brasile, Portogallo,Polonia, Germania, AmericaLatina...Alle dieci è iniziata l’udienza delPapa. Lo abbiamo visto passare conla papamobile attraverso tutta lapiazza benedicendo la folla ebaciando i bambini che gli

venivano posti alla sua presenza.Sceso dalla papamobile, ha salutatotutti i pellegrini d’Italia, nominandole diocesi di provenienza. Hacontinuato con i saluti rivolti aipellegrini stranieri in linguaitaliana, parole che venivano poitradotte nelle lingue d’origine daivari vescovi accompagnatori dellecomunità straniere. In ultimo,prima di congedarsi da noi, ci haimpartito la sua benedizione con lacommozione generale. Il Papa è poiripartito con la papamobile, mentrenoi siamo andati a consumare ilnostro pasto all’interno del parco diCastel Sant’Angelo.L’appuntamento successivo era perle ore 15 all’interno della Basilicaper la S. Messa e l’Eucaristiaconcelebrata dal nostro vescovoMons. Giusti, il quale, nella suaomelia, ci ha dato una bellissimanotizia. Ci ha detto, infatti, chementre era a colloquio, insieme ad

altri vescovi della Toscana, con PapaFrancesco, questi gli ha chiesto dadove veniva. Lui ha risposto cheveniva da Livorno ed il Papa gli hafatto sapere di conoscere Livorno edil Santuario di Montenero. “Aquesto punto - testuali parole diMons. Giusti - Non me lo sono fattoripetere due volte. Ho preso la pallaal balzo, mi sono fatto coraggio el’ho invitato a venire a Livorno ilprossimo anno”. Questa notizia,prima di riprendere il viaggio diritorno, è stata un po’ come laproverbiale ciliegina sulla torta, aconclusione di una giornatatrascorsa insieme al nostro PapaFrancesco che, sia pure all’inizio delsuo pontificato, si sta facendoamare da tutto il mondo in virtùdella sua diversità di essere papa eper i suoi insegnamenti che tutti igiorni ci trasmette con il suo umileesempio.

Romano Turri

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI21 aprile 2013IV

La macchinaorganizzativa delpellegrinaggio a RomaDIETRO LE QUINTE

ome in un qualsiasi spettacolo che sirispetti, la regia è la cosa fondamentale

affinchè tutto vada come deve andare,sembra strano ma anche per la buona riuscitadi un pellegrinaggio diocesano,l’organizzazione è essenziale.Inizialmente pochissimi gli iscritti, ma conl’elezione del nuovo pontefice le domandeper la partecipazione al viaggio a Roma sonoesplose; di giorno in giorno si sonomoltiplicate fino ad arrivare a più di 1500. Unnumero inatteso quello dei pellegrini livornesiche hanno espresso il desiderio di incontrareper la prima volta il nuovo pontefice, PapaFrancesco, ma senza dubbio significativo.Ben 28 i pullman (di cui 3 partiti il giornoprima) che hanno invaso Roma mercoledì 10aprile: tra le 3.00 e le 4.00 del mattino, sonopartiti da diversi punti della nostra città allavolta della capitale. 10 ore di viaggio circa perpoco più di un’ora di udienza con il SantoPadre, il sacrificio di ognuno dei partecipantima che ne è valsa la pena.La macchina organizzativa per cercare diaccontentare tutti ha avuto il suo cuore nellaPharus Viaggi, l’agenzia della Diocesi masoprattutto in Valentina che giorno dopogiorno vedeva crescere sotto i suoi occhi ilnumero dei partecipanti…e con quello ilnumero problemi!Coordinare i pullman (arrivati anche daFirenze e Follonica), i sacerdoti, i responsabilidei pullman, le associazioni di Misericordia,SVS, Scout e gestire i tre gruppi partiti con ungiorno di anticipo, non è stato un “gioco”semplice. Per chi, come chi sta scrivendo,conosce il gioco “Tetris”, è un piccolo esempiodi come fosse necessario incastrare i pezzi nelmodo giusto, senza buchi e dimenticanze.I nomi delle liste che cambiano incontinuazione, gli orari e le partenze diciascun gruppo, i cellulari degli autisti,l’assicurazione, i pass, i foulard, i libretti, icataloghi, sono solo alcune delle cose a cuidover pensare, per non parlare degli alberghi ,dei ristoranti, delle guide di chi ha partecipatoal pellegrinaggio di due giorni.Un lavoro a tratti scoraggiante che ha messoalla prova non poco la pazienza di chi lo haportato a termine ma che con la forza, lapassione per il proprio lavoro e qualche notteinsonne per far quadrare il tutto, ha vistol’impresa nascere e terminare nel modoauspicato. Cercare di accontentare tutti e diraggiungere lo scopo prefissato senzaproblemi è stata senza alcun dubbioun’impresa che rimarrà nella storia dellaDiocesi di Livorno e questo grazie anche aidiversi volontari che si sono prestati al“gioco”.Sicuramente qualcuno avrebbe desideratoqualcosa di più o di diverso, e certamentel’organizzazione può migliorare ma grazieanche alla mano invisibile della Provvidenza, i1500 pellegrini sono tornati a casa stanchi macon il sorriso e la gioia di aver incontratoFrancesco; si, perché per i partecipanti èsemplicemente “Francesco”e non tanto il Papama un uomo che li ha “stregati” con la suaumanità e la sua semplicità.

Martina Bongini

C

ALL’OMBRA DI DUE CUPOLEÈtata per me una grande emozione l’udienza con il Santo Padre. Si è tenuta, particolare circostanza, il giorno del

mio compleanno proprio di un anno soglia. L’occasione, quindi, di una riflessione per una vita che ho vissutoall’ombra della Cupola della mia amata Chiesa del Soccorso e passata, quel giorno, all’ombra del Cupolone diSan Pietro. Un elemento di continuità che ha caratterizzato tutta la mia vita trascorsae, mi auguro, anche quella futura. I sentimenti che suscita un’udienza pa-pale sono molteplici e difficilmente sintetizzabili. La cosa che mi ha col-pito di più è toccare con mano, guardando la Piazza piena di pellegrini ditutta la terra, l’universalità della Chiesa e la sua unità intorno al Papa.Dal particolare del proprio villaggio alla grandiosità del mondo. Ci si ren-de conto che siamo tutti un piccolo granello di un grande mosaico.Ho ascoltato con attenzione le parole di speranza del Papa quanto maiopportune in un momento così difficile, uno sprone ad operare per supe-rare le difficoltà.Il Papa ci spinge a guardare al futuro con più fiducia, ne abbiamo biso-gno.Ho, ovviamente, sostenuto con il Sindaco l’invito che Mons. Vescovo harivolto al Santo Padre per una Sua visita a Livorno, un’occasione straordi-naria per accrescere la Fede nella nostra città. Mi auguro che si realizzi pre-sto.

Giorgio Kutufà

Nella foto con il Vescovo insieme al presidente Kutufà, a sua moglie e suo figlio anche l’avvocato Luciano Barsotti, presidente dellaFondazione Cassa Risparmi di Livorno, il dott.Paolo Padoin commissario dell’Arciconfraternita della Misericordia

Le parole del PRESIDENTE DELLA PROVINCIA

Pellegrinaggio diocesano a RomaSPECIALE 10 APRILE 2013:.........

Nelle parole di un amico dellaCaritas diocesanal’entusiasmo di chi è partito verso Roma per incontrare il Pontefice

«LIVORNO? La conosco!»

Le Misericordieall’udienza

ltre 70 volontari, 4 ambulanze, 2 pulmini,2 mezzi sociali, questo lo spiegamento di

uomini e mezzi messo in campo dalleMisericordie della Diocesi in occasionedell’Udienza del 10 aprile.Mentre la Misericordia di Montenero giungevaa Roma il giorno prima al fine di supportaregli organizzatori, Antignano, Gabbro e Livornopartivano a notte fonda al seguito dei circa1500 pellegrini. Giornata emozionante, unvero e proprio cammino di fede che i nostriconcittadini hanno affrontato con gioiaportando al collo foulard gialli conscritto:”Livorno con il Papa”.A Roma i volontari, accompagnati dal medico,Dr. Mauro Fiorini, si sono adoperati ancheprestando soccorso ad alcune persone colte damalore tra la folla.Alle 15,00 l’ingresso dei livornesi nellamaestosa Basilica è stato protetto dai ragazziin divisa giallo/azzurra schierati su due file, chepoi hanno partecipato tutti insieme alla Messa.

Gabriella Fusco, volontariaMisericordia di Antignano

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI21 aprile 2013 V

I fedeli della parrocchia S. Sebastiano

«IO C’ERO!»ratelli e sorelle, buonasera!» Que-ste le prime parole del nuovo papa

che, insieme alla scelta del nome “Fran-cesco” e il suo sorriso “buono”, ne defi-niscono inequivocabilmente lo spirito,le intenzioni e i modi. Era la sera del 13marzo, io, mia moglie Rita e le nostredue bambine, Eva e Alessia, abbiamovissuto con emozione la fumata biancache, al quinto scrutinio, testimoniaval’elezione del nuovo Vescovo di Roma.Qualcosa di semplicemente rivoluzio-nario è accaduto con l’elezione di papaBergoglio: l’imprevedibilità delle sueprime azioni ha spiazzato fedeli, mediae, forse, parte del clero e stanno puntan-do diritto a “una Chiesa povera con ipoveri”. Forse, la riforma della Chiesa ègià in atto! Quando ho appreso dal par-roco di San Sebastiano, la mia parroc-chia, che la Diocesi di Livorno aveva in-tenzione di organizzare un pellegrinag-gio a Roma per il 10 aprile, in concomi-tanza della Visita ad Limina dei Vescovitoscani, ho capito che sarebbe stataun’occasione imperdibile per ringrazia-re Francesco da vicino. Considerato l’orario della partenza perRoma (alle 3.30, troppo impegnativoper le due bambine) ho deciso di antici-pare la partenza il giorno prima, poten-do contare sull’ospitalità di un parentedomiciliato a Roma. È stato bello ritro-vare tutti i livornesi in piazza nel giornodella terza udienza del Santo Padre, so-prattutto i miei parrocchiani, stanchi,ma con la gioia nel cuore per quell’in-contro speciale. Ho respirato un’aria dicomune felicità, inebriato dalla vistaquasi sconfinata di fedeli, soprattuttoquelli, ed erano in tanti, che portavanoal collo il fazzoletto giallo della Diocesilivornese. Il momento più emozionante l’ho vis-suto quando l’agitarsi della folla ha sve-lato che la Jeep del papa aveva comin-ciato il giro della piazza. Dopo qualcheattimo di smarrimento e frustrazioneper la difficoltà di individuare il piccolocorteo, ho seguito le persone davanti ame che, come girasoli, hanno ruotato ilcapo verso il maxischermo posto alla si-nistra della basilica. Finalmente ho vi-sto il pontefice salutare a grandi gesti lafolla, distribuire sorrisi, alzare il pollicedella mano destra in segno d’intesa. Poiho sentito la più piccola, sulle spalledella mamma e davanti a me, annun-ciare trionfante: “Ecco Papa Francesco”.Una sensazione bellissima che mi havelato gli occhi di commozione, comequando ha dato il ciuccio a una piccolabambina che le era stata affidata per unsaluto. Le parole del papa hanno fatto ilresto: il linguaggio semplice, le metafo-re, l’incedere tranquillo, consentono atutti, bambini compresi, di comprende-re i suoi discorsi. Ad esempio ricordobene quando ha raccontato del battez-zato che usciva dalla vasca indossandola nuova veste bianca: “Era nato a unavita nuova […] Era diventato figlio di

Dio. È proprio lo Spirito che abbiamoricevuto nel battesimo che ci insegna, cispinge, a dire a Dio – Padre, meglio,Abbà e papà. Così è il nostro Dio, è unpapà per noi”. Parole dette con tonopaterno, ma non paternalistico e ac-compagnate da una gestualità familiareper aiutarci a capire bene il suo messag-gio. Questo è papa Francesco per me.Terminata l’udienza, dopo la pausapranzo, ci siamo ritrovati nella Basilicaper la celebrazione della Santa Messapresieduta dal nostro Vescovo. Monsi-gnor Giusti, accolto con applausi e sor-risi dal gruppo dei fedeli livornesi sedu-ti nelle panche prossime all’altare dellaCattedra di Pietro, ha confermato diavere invitato il papa a Livorno per l’an-no 2014 in occasione del 450° anniver-sario del Santuario di Montenero.Stanchi ma contenti, intorno alle 17 igruppi si sono sciolti per intraprendereil viaggio di ritorno a casa. Finalmenteposso dire: “Io c’ero!”

Gaetano Mastrorilli

Da Livorno per incontrare il PapaLE TESTIMONIANZE DI ALCUNI PELLEGRINI.........

Un giorno con FrancescoDI BENEDETTA AGRETTI

ercoledìmattina, ore 6:la sveglia suonae gli occhi si

spalancano su unagiornata che si prospettaricca di emozioni.Una doccia al volo, uncornetto mangiato in tuttafretta e poi via, zaino inspalla, verso la basilica diSan Pietro dove, dopopoco più di tre ore,avremmo visto il SantoPadre.Il percorso dall’albergo èrelativamente breve,compiuto col cuore ingola nella speranza,neanche tanto segreta, diaccaparrarsi un buonposto per vedere bene ilPapa venuto “dalla finedel mondo” e che èveramente, passatemi ilgioco di parole, la fine delmondo.L’entusiasmo si accendequando intravediamo labasilica imponente eilluminata dalle prime lucidel mattino: unospettacolo davverosuggestivo. Raggiungiamoil colonnato dalla partesinistra e subiamo laprima battuta d’arresto: ladiocesi di TeggianoPolicastro èevidentemente compostada nottambuli che si sonogià appostati numerosivicino alle entrate. Dopo ilprimo istante disbigottimento, cidisponiamo ad attenderepiù o menopazientemente che siaprano i varchi verso gliambiti posti. Intanto ilflusso non si ferma econtinua ad arricchirsi dipersone e di colori: dibandiere, stendardi,cartelloni con su scrittotutto l’amore che questoPapa è stato capace diaccendere in così pocotempo. Al di là del disagioe degli inevitabili spintonisi tocca con manoun’atmosfera elettrizzante.Alle 8 finalmente siaprono i cancelli e la follacomincia ad affluire. Puressendo tra i “primi”,prima di entrare in piazzapassa un’altra ora, durantela quale guardiamosconsolati la parte oppostadove, almeno a parernostro, la gente entra piùvelocemente. Li vediamocorrere col rischio discapicollarsi per cercare diarrivare il più vicinopossibile al baldacchinodel Papa e nonnascondiamo un certomoto di stizza: secontinua così, non ci saràmodo di vederlo bene!Alle 9 arriva il momentotanto atteso: passiamo ilmetal detector e con unavista a raggi X, degna deimigliori super eroi,scanneriziamo la piazzaalla ricerca dei postimigliori. Nel giro di pochisecondi, ci troviamo acorrere a perdifiato verso ilsettore che si trovaall’altezza della guglia: èlontano dal baldacchino,questo è vero, matroviamo dei posti aridosso delle transenne,proprio dove c’è ilcorridoio per far passare lapapa mobile. Soddisfatti(e anche un po’ estenuatidalla lunga fila), cimettiamo seduti: mancaancora un’ora primadell’incontro tanto atteso.Se dovessimo descrivere

quell’ora in poche parole,potremmo definirla laquiete prima dellatempesta: ognuno sedutoal proprio posto, chechiacchieravatranquillamente e sigodeva un assaggio disole.L’atmosferaapparentemente pacifica simuta però rapidamentealle 10 e 15 quandoriusciamo ad avvistare lamacchina del Papa cheesce dal cancello. Purcoscienti che ilSanto Padredovrà fare unlungo giro avelocità ridottaprima di arrivareda noi,cominciamo adammassarci alletransenne. Primadell’arrivo dellagendarmeriavaticana perpattugliare ilcorridoio, da noiregna l’anarchia:ognuno cercacon le unghie econ i denti unospazio, magariesiguo, in mododa poterlo vedere. Hoaccanto una giovanemamma che passa ilproprio pargolo al suoparroco il quale, pur difarlo benedire al Papa, salesu una delle sedie. Dietro,una signora anziana,apparentemente innocua,sale anche lei sulla sediabrandendo un cartellonecon piglio da guerriera!L’emozione sale in modovertiginoso: il Papa si sta

avvicinando sempre dipiù, ancora pochi metri elo avremo davanti agliocchi! La gendarmeriatenta di ristabilire unminimo di ordine,facendo scendere dallesedie i due prodi cheavevano tentato la fortunama, come nel gioco dellebelle statuine, appena queipoveretti girano gli occhi,ognuno riprende i posti dibattaglia! Finalmente la

papa mobile gira l’angoloe arriva da noi, chel’accogliamo con cori dastadio. Per nostra fortunail parroco di cui sopra,riesce a dare il bambinoalla scorta per farlobenedire dal Papa il quale,con sua (e nostra!)somma gioia è costretto afermarsi. La nostrasperanza si è avverata:finalmente lo abbiamodavanti a noi, a

pochissima distanza!Possiamo guardalo negliocchi, vedere la luce cheemana, scordandoci ditutto il resto: dellastanchezza, dell’attesa,della calca … il tempo sidilata fino a diventareinfinito. Abbiamo potutoconstatare con manocome Francesco riesca inmodo veramente unico, aguardare quasi ognisingola persona dellafolla. Mia figlia volevaregalargli un peluche atutti i costi, ma, vuoil’emozione del saluto chele ha rivolto, vuoi chemaneggiare unpupazzo e uncartellone in tutto quelcaos non è cosa facile,il peluche è cadutoproprio mente PapaFrancesco ripartiva conla sua jeep. Un attimodi sconforto, ma soloun attimo, perché conla coda dell’occhio, ilPapa ha visto cadere ilpiccolo regalo e haordinato all’autista difermarsi e quindi diraccogliere il pelucheche,assieme agli altriregali, ha continuato iltragitto nell’illustrevettura. Un’emozione chenessuna parola puòdavvero descrivere, ma cheviene spiegata dalle paroleche ci ha rivolto durantel’udienza: “Èproprio loSpirito che abbiamoricevuto nel battesimo checi insegna, ci spinge, a direa Dio: “Padre”, o meglio,“Abbà!” che significa“papà”. Così è il nostroDio: è un papà per noi”.Ecco, il calore di Dio Padreè quello che traspare daisuoi gesti, dal suo sorriso,dai suoi occhi incredibili.E la nostra ricchezza, checi portiamo dall’udienzadi mercoledì, è quella disentirci finalmentefisicamente e totalmenteamati.

M

n queste due pagine ed in prima potete vedere alcuni scatti realizzati durante ilpellegrinaggio: In alto a sinistra il momento in cui il Papa legge il cartello con l’immagine

della Madonna di Montenero; sotto gli amici della Caritas arrivati a Roma con due pullman;un momento della celebrazione in duomo e le autorità presenti sul sagrato della basilica edin questa pagina: in alto l’attimo in cui il Papa indica il peluche, dono della bambina; ilsaluto del vescovo Simone ai fedeli in piazza San Pietro; altri fedeli in piazza e il gruppo diSan Sebastiano. Autori degli scatti sono Gaetano Mastrorilli, Alessio Voliani, Roberto Manerae Francesco Calvi.Queste sono solo alcune delle belle foto che sono state scattate all’udienza, ci piacerebberaccoglierne altre e realizzare un vero e proprio album da pubblicare sul sito diocesano edun cd con tutte le fotografie e la trasmissione «Chiesa Livorno Informa» andata in onda suGranducato TV dedicata proprio al pellegrinaggio diocesano a Roma. Chiunque volessecontribuire a questo progetto può inviare le proprie foto con nome e cognome a:[email protected], oppure farcele pervenire su chiave usb in vescovadovia del Seminario 61 (da lun a ven 9.00/13.00), saranno scelte le piùsignificative.

I

Le fotografie ATTIMI DI UN EVENTO

Verso San Pietro in mezzo alla folla sperando di vederlo da vicino

Page 6: La Settimana n. 15 del 21 aprile 2013

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI21 aprile 2013VI

VENERDÌ 19 APRILE9.00 consiglio Fondazione Caritas invescovado10.00 in vescovado riunione dell’Uffi-cio catechistico regionale19.00 in vescovado incontro con i Giu-risti cattolici21.00 per la visita pastorale al III Vica-riato alla parrocchia di S. Agostino in-contro con le coppie di sposi

SABATO 20 APRILE8.00 pellegrinaggio diocesano mensilea Montenero, ore 9.00 S. Messa11.00 S. Messa alla chiesa della Ma-donna al termine dei lavori di restauro

DOMENICA 21 APRILE10.30 parrocchia S. Giovanni Bosco S.Messa e Cresime

LUNEDÌ 22 APRILENella mattina, udienze clero in vesco-vado11.30 incontro con i direttori degli uf-fici del centro di pastorale di forma-zione in vescovadoNel pomeriggio, a Roma, commissio-ne CEI per i beni culturali

MARTEDÌ 23 APRILEA Roma, commissione CEI per i beniculturali18.30 in occasione della visita pastora-le al III vicariato, incontro con il CPAEalla chiesa di N.S. del Rosario

MERCOLEDÌ 24 APRILE9.30 ritiro del clero alla parrocchia diS. Luca a Stagno

GIOVEDÌ 25 APRILEA Cortona, ritiro con i catechisti delladiocesi

VENERDÌ 26 APRILENella mattina, udienze laici in vesco-vado18.30 incontro con i cresimandi, i ge-nitori, i catechisti e i parroci dei mesidi Maggio e Giugno, alla chiesa di S.Andrea Apostolo

SABATO 27 APRILE9.00 incontro con le Scuole cattoliche18.00 S. Messa e Cresime alla chiesadella Rosa

DOMENICA 28 APRILE 11.00 S. Messa in occasione della festapatronale, alla chiesa di S. Caterina15.00 alla chiesa di S. Leopoldo a Va-da, festa per i giovanissimi17.00 S. Messa con un gruppo di fami-glie in vescovado

Agenda del VESCOVO

BREVI DALLA DIOCESIConsulta FemminileVENERDÌ 19 APRILE ALLE 16.00Presso l’Auditorium del Museo di StoriaNaturale, incontro sul tema "Medicina digenere: quali proposte e quali prospettive perla salute delle donne oggi"

Pellegrinaggioa MonteneroSABATO 20 APRILE ALLE 8.00Pellegrinaggio mensile a Montenero e aseguire S. Messa presieduta dal Vescovo

Incontro DiaconiSABATO 20 APRILE ALLE 16.30Presso il salone della parrocchia di S. Te-resa a Rosignano Solvay, confronto sui n.23-32 della "Gaudium et Spes " a cin-quant’anni dalla sua promulgazione."La relazione umana come strumento per laricerca del bene comune".

La fedeé un dono nella famigliaDOMENICA 21 APRILE ALLE 11.00Alla parrocchia di San Matteo, 4° ed ulti-mo incontro del ciclo "LA FEDE E’ UNDONO...NELLA FAMIGLIA": 11,00 S. Messa 13,00 pranzo condiviso14,30 - 17,00 giochi e attività

Aconclusione dei lavori di restauro chehanno riportato al suo antico splendore

la chiesa dei Ss. Maria, Giulia e Francesconella chiesa della Madonna, SABATO 20APRILE ALLE 11.00 si terrà la solennecelebrazione eucaristica presieduta da mons.Simone Giusti

Padre Bezzi con i MARÒuidati da padre Gabriele Bezzi uno degli ex Cappellani militari del reggi-mento San Marco a cui appartengono i due Marò, Massimiliano Latorre e

Salvatore Girone, un folto gruppo di militari in congedo lo scorso sabato 13, hafatto sentire la propria vicinanza alle famiglie dei due militari detenuti in India.Nel corso del suo breve ma energico intervento, padre Gabriele, nel ricordare leperipezie a cui questi due marinai sono ormai sottoposti da ben quindici mesi,ha ricordato lo scopo della riunione: “questa nostra presenza davanti all’ingres-so dell’Accademia, dove da sempre escono nuovi Ufficiali della Marina Militare,serve a dare maggior risonanza alla manifestazione odierna che, oltre a sollecita-re le autorità competenti e la diplomazia internazionale, ad intervenire affinchéquesta triste vicenda abbia termine, si prefigge di mantenere viva l’attenzione suquesta triste vicenda”. Prima del “rompete le righe”, padre Gabriele ha invitatotutti i presenti alla recita della Preghiera del Marinaio, chiedendo la benedizionedel Signore per i Marinai e le loro famiglie, come ricordato anche nel testo del-l’orazione della Forza Armata.

Roberto Olivato

PREGHIERA DEL MARINAIOA Te, o grande eterno Iddio,Signore del cielo e dell’abisso,cui obbediscono i venti e le onde, noi,uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Marinai d’Italia,da questa sacra nave armata della Patria leviamo i cuori.Salva ed esalta, nella Tua fede, o gran Dio, la nostra Nazione.Da’ giusta gloria e potenza alla nostra bandiera,comanda che la tempesta ed i flutti servano a lei;poni sul nemico il terrore di lei;fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro,più forti del ferro che cinge questa nave,a lei per sempre dona vittoria.Benedici , o Signore, le nostre case lontane, le care genti.Benedici nella cadente notte il riposo del popolo,benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare.Benedici!

(La preghiera del marinaio di Antonio Fogazzaro)

G

L’inaugurazione dellachiesa della Madonna

In preghiera per le VocazioniGLI EVENTI DIOCESANI

20 aprileLettorato di RAMON GUIDETTI allaParrocchia di S. Annunziata dei Greci,alla Leccia, ore 18,30

2 maggioLettorato di SIMONE BARBIERI allaParrocchia S. Giovanni Bosco, in Co-teto, ore 21,15

4 maggioPellegrinaggio dei bambini e dei ra-

gazzi al Santuario della Madonna diMontenero, con partenza alle ore15,30 da Piazzale Papa GiovanniXXIII

15 giugnoGiornata dei Ministranti

Date da RICORDARE

Diocesiinforma

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI21 aprile 2013 VII

ons. Diego Colettinato a Milano il 25settembre 1941. Nel1960, dopo aver

conseguito la maturità classicapresso il Liceo Parini, entrò nelSeminario Arcivescovile diMilano. Il 26 giugno 1965venne ordinato presbiteronella sua diocesi. Sempre nel1965 conseguì la licenza inteologia a Milano. Dal 1965 al1968 proseguì i suoi studipresso la Pontificia UniversitàGregoriana di Roma,risiedendo al SeminarioLombardo. Nel 1972 allaGregoriana ottenne ildottorato in filosofia, con unatesi su «La psicologia dinamicadi Hans Thome»Dal 1968 al 1977 insegnòpresso il SeminarioArcivescovile di Saronno. Tra il1977 e il 1983 ricoprì la caricadi rettore del SeminarioTeologico di VenegonoInferiore, in cui si formano ifuturi preti della diocesi diMilano. Tra il 1972 e il 1983fu anche rettore dellacomunità di teologia neiseminari milanesi e verbalistadella Conferenza EpiscopaleLombarda.Nel 1983 visse presso l’abbaziadi San Girolamo in Roma unanno sabbatico per verificareun’eventuale vocazionemonastica; successivamente funominato assistente di studiodel cardinale Carlo MariaMartini per la preparazione delconvegno di Loreto.Tra il 1984 e il 1985 fu parrocodella comunità di Pino LagoMaggiore (VA), nella diocesi diMilano, e assistente diocesanodell’Associazione Guide eScouts Cattolici Italiani(AGESCI); dal 1985 al 1989,assistente diocesano eregionale (per la Lombardia)dell’Azione Cattolica, oltre chesegretario del consigliopresbiterale diocesanoDal 1989 al 2000 fu rettore delPontificio SeminarioLombardo in Roma; nel 1991ricevette l’incarico diconsultore dellaCongregazione per gli istitutidi vita consacrata, nellasezione degli istituti secolari.Dal 1996 al 2000 fu presidentedell’ARCER (Associazione dei

M

rettori dei collegi ecclesiasticidi Roma) e nel 1997 diventòassistente nazionaledell’AGESCIIl 9 dicembre 2000 vennenominato vescovo di Livorno,succedendo a mons. AlbertoAblondi. A consacrarlo, nelDuomo di Milano, il 13gennaio 2001, fu il cardinaleCarlo Maria Martinicoadiuvato da mons. Ablondivescovo emerito di Livorno eda mons. Bernardo Citteriovescovo titolare di Floriana e

ausiliare del Vescovo diMilano.Prese possesso della diocesi il4 febbraio 2001. Nel settembredel 2001, il Consigliopermanente della CEI lo elessemembro della Commissioneepiscopale per il laicato edelegato dei vescovi italiani alX Simposio dei vescovieuropei sul tema "Giovanid’Europa nel cambiamento.Laboratorio della fede". Nel 2003 venne nominatoresponsabile del

Coordinamento MarianoRegionale.A Livorno dette avvio a unaserie di iniziative pastorali tracui la visita pastorale indetta ilmercoledì delle ceneri del2003 e condotta tra l’ottobredel 2003 e la primavera del2006, a tutte le comunitàparrocchiali della diocesi.Ha indirizzato alla diocesi trelettere pastorali: La prima nelmaggio del 2001 dal titolo: “Ilsegno dell’amore più grande.Una proposta di riflessione sultema della comunità cristiana,alla luce del capitolo XII dellalettera di S. Paolo ai Romani".Un tema, quello dellacomunione, che riprendeanche il motto scelto dalvescovo per il suo episcopato:"Consummati in unum". Unascelta dettata dallaconvinzione che una delleprime preoccupazioni di unvescovo debba essere quella difavorire e consolidare ilrispetto vicendevole, lacomunione fraterna, l’amorereciproco e la collaborazionetra tutti i discepoli di Gesù.Esattamente un anno dopo,nel luglio 2002 esce la secondalettera pastorale alla diocesi diLivorno. Si intitola "Andiamoalla Messa": un tema, quelloeucaristico, in sintonia con ildocumento pontificio Novomillennio ineunte. Si tratta diuna “riflessione” che ilVescovo intende condividerecon la comunità su uno deimomenti principali della vitacristiana. In particolaremonsignor Coletti evidenzia"Sette buone ragioni perandare a Messa", valide pertutto l’arco dell’anno einconfutabili, che una voltacomprese non possono piùessere dimenticate: "ildiscepolo che conosce lavolontà del suo maestro nonha più scuse: deve rispondere".Alla fine del 2002 la chiesalivornese vara il progettopastorale triennale intitolato"Una casa sulla roccia",progetto che l’accompagneràfino al 2005 e che saràincentrato sulla famiglia,accompagnato da nove schededi riflessione, chiamate “Loscandaglio della fede”.Nel dicembre 2004 GiovanniPaolo II lo nominò Consultoredella Congregazione perl’Educazione Cattolica, caricache ricoprirà fino al 2009.

Nel 2005, nell’ambitodell’assemblea dellaCEI, fu elettopresidente dellaCommissioneepiscopale perl’educazione cattolica,la scuola el’università, ed entrò afar parte del ConsiglioPermanente dellaConferenzaEpiscopale Italiana. Da questa posizionesi è espresso più volteanche sui mass-medianazionali sutematiche collegateall’educazione e allascuola.Nel 2006 esce, sempresul tema dellapreghiera, la terzalettera pastoraleintitolata “Pregatefratelli e sorelle”.Mons. Coletti è statovescovo di Livorno

per cinque anni.Il 2 dicembre 2006 da papaBenedetto XVI è statonominato vescovo delladiocesi di Como, carica chericopre tuttora.A cura di Maria Luisa Fogolari,direttrice dell’archivio storico

diocesano di Livorno

“Mi sento vostro servo per amore di Gesù”

MONS. DIEGO COLETTI QUINDICESIMO VESCOVO DI LIVORNO.........

Le parole pronunciate da monsignor Colettidurante l’ordinazione episcopale

«Consummati in unum»Il motto sottostante lo stemma è la traduzione latina diuna frase di Gesù, riportata dal vangelo di Giovanni alcapitolo 17, versetto 23. Gesù sta pregando il Padre e glidice, a proposito dei suoi discepoli: " fà che siano perfet-ti nell’unità affiché il mondo creda…"Come a dire: una delle prime preoccupazioni del Vesco-vo deve essere quella di favorire e consolidare il rispettovicendevole, la comunione fraterna, l’amore reciproco,e la collaborazione tra tutti i discepoli di Gesù.Ma questa "perfezione nell’unità" non è certamente il ri-sultato di una costrizione ad essere tutti eguali. Non è neppure l’effetto di una superficiale buona edu-cazione o di un generico "vogliamoci bene".La comunione fraterna fra i cristiani è il dono che ci vie-ne dall’Agnello pasquale. Egli è ferito a morte e, immo-lato, apre i sette sigilli che impediscono di capire il sen-so della storia dell’umanità (parte sinistra dello stem-ma). La comunione fraterna tra i cristiani viene poi ali-mentata dal pane eucaristico, Corpo di Cristo spezzatocome segno del suo amore, che ci riunisce come il paneriunisce i chicchi di grano separati dalle spighe (partedestra dello stemma).La comunione della Pasqua del Signore e la comunionedell’Eucarestia: ecco il dono di Dio che rende la Chiesasegno credibile del suo amore.Il vangelo di Giovanni, infatti, usa la stessa parola "perfetti" quando dice che Gesù, avendoamato i suoi, li amo sino alla fine ("perfezione"), e quando registra l’ultima parola di Gesùmorente sulla croce: tutto è compiuto ("perfezione"). Saremo perfetti nella comunione dellaChiesa, cioè "consummati in unum", se sapremo vivere e morire come Gesù, amando fino allafine, fino alla perfezione, fino alla consumazione le persone umane con le quali camminiamonella storia.

Lo stemma del VESCOVO

VES

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI21 aprile 2013VIII