La Settimana n. 11 del 18 marzo 2012

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 18 marzo 2012 La famiglia è la palestra naturale dell’uomo di ogni età: in essa il bambino vive l’esperienza della sua serena fanciullezza, il giovane si apre alla vita scoprendo- ne tutti i valori, l’adulto realizza la sua maturità umana, l’anziano porta la sua esperienza. T utte le età hanno bisogno del calore familiare, facendone reciproca- mente dono, comunicandolo in modo diverso ma sempre necessario, desiderato ed atteso. Nella famiglia di Nazareth troviamo un esempio da imitare. In essa brilla la luce della fede, la presenza della grazia divina, il valore della preghiera, l’amore reciproco, il servizio, la semplicità, l’umiltà, la pace, la serena ac- cettazione delle difficoltà e il desiderio vivo di adempiere la volontà di Dio. In alcune parrocchie della Diocesi già da diverso tempo, durante l’orario della Messa si è riservato uno spazio particolare ai più piccoli, perché possano rimanere in chiesa senza annoiarsi e magari iniziando a conoscere Gesù. Un ambiente accogliente, disegni, colori, musica per favorire l’incontro con la fede e «sentirsi a casa» anche quando siamo in chiesa. Su questa linea alla parrocchia del Sacro Cuore (Salesiani) si è iniziato un vero e proprio percorso di «catechesi», chiamato «LudoMessa»: un’idea per coinvolgere i bambini in un cammino di fede, imparando a seguire gli insegnamenti cristiani attraverso il gioco I piccoli amici di Gesù DI BENEDETTA AGRETTI na delle ultime iniziative nella realtà parrocchiale dei salesiani, porta il nome di LudoMessa. Nata durante il periodo di Avvento del 2010, ha cominciato ben presto a riscuotere un discreto successo. Il piccolo gruppo di bambini compresi tra i 2 e i 6 anni, a cui è destinata l’iniziativa, si è decisamente ingrandito nel giro di pochi incontri, fino ad arrivare alla cifra attuale di 30 partecipanti. Ma cos’è più precisamente la Ludo Messa? Per sgombrare il campo da eventuali dubbi, non è un servizio di baby sitteraggio con il compito di custodire i bambini durante la Messa, onde evitare che la naturale vivacità dei pargoli disturbi i partecipanti alla funzione. No, la LudoMessa è decisamente tutt’altra cosa. È un’iniziativa nata soprattutto per coinvolgere i più piccoli in un cammino di fede che sia alla loro portata, al fine di farli diventare parte attiva della comunità. E i bambini, che notoriamente hanno un cuore grande, hanno risposto con generosità ed entusiasmo. La domenica, prima della Messa delle 10.30, vengono accompagnati dai genitori nella sala della biblioteca, dove trovano un ambiente accogliente, fatto di musica, cuscini colorati e giochi. Lì vengono lasciati da papà e mamma che vanno in chiesa, mentre i piccoli, guidati da un gruppo di quattro catechiste, ascoltano delle storie inerenti al periodo liturgico, a volte guardano dei brevi film e quindi cominciano ad interagire. Spesso vengono fatte delle piccole drammatizzazioni nelle quali ognuno ha un ruolo, come è stato ad esempio per la storia del quarto re magio, Artabano, che ha accompagnato i bambini durate il periodo d’Avvento. Sempre, quando viene introdotta una storia, vengono anche dati dei disegni da colorare e da attaccare su un cartellone, simbolo del pezzo di strada percorso. Così è stato per la storia iniziale, quella del granello di senape e dell’albero generoso. Un seme piccolo e deriso da tutti gli altri, a cui i bambini avevano dato il nome “Bumba,”che però è stato in grado di dar vita all’albero più grande che si fosse mai visto. Un albero speciale, che ha donato tutto se stesso al bambino protagonista del racconto. Un albero speciale, che rappresenta la figura di chi ci ama più di ogni altro: non solo i genitori e i nonni, ma soprattutto Gesù. Non a caso le foglie di questo albero portano i nomi dei bambini, a significare la loro importanza agli occhi di Dio, importanza paragonabile a quella dei santi. Così è stato anche per il cartellone su don Bosco, santo che per ovvie ragioni occupa uno spazio di rilievo. Durante il mese di gennaio, per prepararsi alla sua festa che si celebra il 31, i bambini hanno preparato un cartellone riguardante il sogno che Giovannino fece a 9 anni e che segnò la sua vita. Hanno così riflettuto sul tema non facile della vocazione, raffigurata nel cartellone con una strada da percorrere che, in quel caso terminava con una chiesa, simbolo della vita di quel sacerdote. Inoltre i bambini hanno aggiunto anche la foto di don Marco, che sarebbe stato ordinato sacerdote di lì a pochi giorni, per poter portare orgogliosamente quel cartellone all’altare, come dono per la sua prima Messa. Così, tra canzoni, giochi e mani sporche di pennarello, Gesù si fa strada in quei piccoli cuori. I bambini sono attenti e sensibili alle storie raccontate, spesso rapportano quelle storie alla loro vita di tutti i giorni, immedesimandosi nei protagonisti. Inoltre partecipano con entusiasmo alla costruzione dei cartelloni, impegnandosi a colorare, ritagliare ed incollare «con le loro mani» i lavori fatti. Poi arriva il momento della benedizione finale della Messa, durante il quale abitualmente i bimbi vengono portati davanti all’altare, formando un cordone di piccoli “amici di Gesù”che compitamente fa il segno della croce,magari non sempre in modo ortodosso ma, c’è da crederci, sicuramente gradito agli occhi di Dio. Nostro Signore diceva che bisogna farsi piccoli come bambini per entrare nel Regno dei Cieli: l’esperienza della Ludo messa insegna proprio questo. Accompagnare i bambini in questo cammino fa imparare a chi li segue che la fede è semplice e pura come i loro occhi. La fede ha il chiasso delle loro voci e l’entusiasmo dei loro giochi, la fede è persino le domande, spesso tenere e strampalate, dei più piccoli. Per chi sa guardare, è facile vedere Gesù giocare in mezzo a loro. U n altro passo avanti per la Lobby per i poveri si è concretizzato grazie all’aiuto di un’azienda del porto, la Savino Del Bene. Impegnata nel settore import export di derrate alimentari e vestiario, l’azienda ha proposto il proprio contributo nella donazione di una parte di generi di prima necessità in transito dal porto di Livorno, perché possano giungere ai servizi della Fondazione Caritas diocesana. Un accordo con la Procura della Repubblica e le Forze dell’Ordine permetterà inoltre alla Caritas di poter accedere ai materiali sequestrati nel porto perché possano essere messi a disposizione dei più poveri. Sul fronte dell’emergenza abitativa continua intanto il dialogo con le istituzioni e gli istituti di credito cittadini per la riconversione degli immobili messi a disposizione dalla Diocesi. E per quanto riguarda gli aiuti alle famiglie in difficoltà si fa strada anche la realizzazione di un fondo di solidarietà a cui potranno accedere quei nuclei familiari in cui entrambi i coniugi hanno perso il lavoro e sono in arretrato con il pagamento dell’affitto. Tutte le offerte raccolte nella quarta domenica di Quaresima nelle parrocchie e nella Messa per il XXX anniversario della visita di Giovanni Paolo II a Rosignano Solvay, saranno devolute proprio a questa causa. U Dal porto un aiuto per i poveri I PASSI DELLA LOBBY Derrate alimentari e vestiario dal commercio portuale ed un fondo di solidarietà per pagare gli affitti arretrati Così, tra canzoni, cuscini colorati, giochi e mani sporche di pennarello, Gesù si fa strada in quei piccoli cuori IL GRANELLO DI SENAPE per gli sposi di monsignor Ezio Morosi

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Settimanale della Diocesi di Livorno

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Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Coordinatore diocesanoNicola Sangiacomo

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

18 marzo 2012

La famiglia è la palestra naturale dell’uomo di ogni età: in essa il bambino vivel’esperienza della sua serena fanciullezza, il giovane si apre alla vita scoprendo-ne tutti i valori, l’adulto realizza la sua maturità umana, l’anziano porta la suaesperienza.

Tutte le età hanno bisogno del calore familiare, facendone reciproca-mente dono, comunicandolo in modo diverso ma sempre necessario,

desiderato ed atteso.Nella famiglia di Nazareth troviamo un esempio da imitare. In essa brillala luce della fede, la presenza della grazia divina, il valore della preghiera,l’amore reciproco, il servizio, la semplicità, l’umiltà, la pace, la serena ac-cettazione delle difficoltà e il desiderio vivo di adempiere la volontà diDio.

In alcune parrocchie della Diocesigià da diverso tempo, durantel’orario della Messa si è riservatouno spazio particolare ai piùpiccoli, perché possano rimanere in chiesa senza annoiarsi e magariiniziando a conoscere Gesù.Un ambiente accogliente, disegni,colori, musica per favorirel’incontro con la fede e «sentirsi a casa» anche quando siamo in chiesa.

Su questa linea alla parrocchia del Sacro Cuore (Salesiani) si è iniziato un vero e propriopercorso di «catechesi», chiamato «LudoMessa»: un’idea per coinvolgere i bambini in un cammino di fede,imparando a seguire gli insegnamenti cristiani attraverso il gioco

I piccoli amici di GesùDI BENEDETTA AGRETTI

na delle ultimeiniziative nella realtàparrocchiale deisalesiani, porta il

nome di LudoMessa. Natadurante il periodo di Avventodel 2010, ha cominciato benpresto a riscuotere un discretosuccesso. Il piccolo gruppo dibambini compresi tra i 2 e i 6anni, a cui è destinatal’iniziativa, si è decisamenteingrandito nel giro di pochiincontri, fino ad arrivare allacifra attuale di 30 partecipanti.Ma cos’è più precisamente laLudo Messa? Per sgombrare ilcampo da eventuali dubbi, nonè un servizio di baby sitteraggiocon il compito di custodire ibambini durante la Messa,onde evitare che la naturalevivacità dei pargoli disturbi ipartecipanti alla funzione.No, la LudoMessa èdecisamente tutt’altra cosa. Èun’iniziativa nata soprattuttoper coinvolgere i più piccoli inun cammino di fede che siaalla loro portata, al fine di farlidiventare parte attiva dellacomunità.E i bambini, chenotoriamentehanno un cuoregrande, hannorisposto congenerosità edentusiasmo. Ladomenica, primadella Messa delle10.30, vengonoaccompagnati daigenitori nella sala dellabiblioteca, dove trovano unambiente accogliente, fatto dimusica, cuscini colorati egiochi. Lì vengono lasciati dapapà e mamma che vanno inchiesa, mentre i piccoli,guidati da un gruppo diquattro catechiste, ascoltanodelle storie inerenti al periodoliturgico, a volte guardano deibrevi film e quindi

cominciano adinteragire. Spessovengono fatte dellepiccoledrammatizzazioninelle quali ognunoha un ruolo, comeè stato ad esempioper la storia delquarto re magio,Artabano, che haaccompagnato ibambini durate ilperiodo d’Avvento. Sempre, quandoviene introdottauna storia,vengono anche datidei disegni dacolorare e daattaccare su uncartellone, simbolodel pezzo di stradapercorso.Così è stato per lastoria iniziale,quella del granello di senape edell’albero generoso. Un semepiccolo e deriso da tutti glialtri, a cui i bambini avevanodato il nome “Bumba,”cheperò è stato in grado di dar vitaall’albero più grande che si

fosse mai visto.Un alberospeciale, che hadonato tutto sestesso al bambinoprotagonista delracconto. Unalbero speciale,che rappresenta lafigura di chi ciama più di ognialtro: non solo i

genitori e i nonni, masoprattutto Gesù. Non a caso lefoglie di questo albero portanoi nomi dei bambini, asignificare la loro importanzaagli occhi di Dio, importanzaparagonabile a quella dei santi.Così è stato anche per ilcartellone su don Bosco, santoche per ovvie ragioni occupauno spazio di rilievo. Duranteil mese di gennaio, per

prepararsi alla sua festa che sicelebra il 31, i bambini hannopreparato un cartelloneriguardante il sogno cheGiovannino fece a 9 anni e chesegnò la sua vita. Hanno cosìriflettuto sul tema non faciledella vocazione, raffigurata nelcartellone con una strada dapercorrere che, in quel casoterminava con una chiesa,simbolo della vita di quelsacerdote. Inoltre i bambinihanno aggiunto anche la fotodi don Marco, che sarebbestato ordinato sacerdote di lì apochi giorni, per poter portareorgogliosamente quelcartellone all’altare, come donoper la sua prima Messa.Così, tra canzoni, giochi emani sporche di pennarello,Gesù si fa strada in quei piccolicuori. I bambini sono attenti esensibili alle storie raccontate,spesso rapportano quelle storiealla loro vita di tutti i giorni,immedesimandosi neiprotagonisti. Inoltrepartecipano con entusiasmoalla costruzione dei cartelloni,

impegnandosi a colorare,ritagliare ed incollare «con leloro mani» i lavori fatti.Poi arriva il momento dellabenedizione finale della Messa,durante il quale abitualmente ibimbi vengono portati davantiall’altare, formando uncordone di piccoli “amici diGesù”che compitamente fa ilsegno della croce,magari nonsempre in modo ortodosso ma,c’è da crederci, sicuramentegradito agli occhi di Dio.Nostro Signore diceva chebisogna farsi piccoli comebambini per entrare nel Regnodei Cieli: l’esperienza dellaLudo messa insegna proprioquesto. Accompagnare ibambini in questo cammino faimparare a chi li segue che lafede è semplice e pura come iloro occhi. La fede ha il chiassodelle loro voci e l’entusiasmodei loro giochi, la fede èpersino le domande, spessotenere e strampalate, dei piùpiccoli. Per chi sa guardare, èfacile vedere Gesù giocare inmezzo a loro.

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n altro passo avanti per la Lobby peri poveri si è concretizzato grazieall’aiuto di un’azienda del porto, laSavino Del Bene.

Impegnata nel settore import export diderrate alimentari e vestiario, l’azienda haproposto il proprio contributo nelladonazione di una parte di generi di primanecessità in transito dal porto di Livorno,perché possano giungere ai servizi dellaFondazione Caritas diocesana.Un accordo con la Procura della Repubblicae le Forze dell’Ordine permetterà inoltre allaCaritas di poter accedere ai materialisequestrati nel porto perché possano esseremessi a disposizione dei più poveri.Sul fronte dell’emergenza abitativa continuaintanto il dialogo con le istituzioni e gliistituti di credito cittadini per lariconversione degli immobili messi adisposizione dalla Diocesi.E per quanto riguarda gli aiuti alle famigliein difficoltà si fa strada anche larealizzazione di un fondo di solidarietà a cuipotranno accedere quei nuclei familiari incui entrambi i coniugi hanno perso il lavoroe sono in arretrato con il pagamentodell’affitto. Tutte le offerte raccolte nella quartadomenica di Quaresima nelle parrocchie enella Messa per il XXX anniversario dellavisita di Giovanni Paolo II a RosignanoSolvay, saranno devolute proprio a questacausa.

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Dal portoun aiutoper i poveri

I PASSI DELLA LOBBY

Derrate alimentari e vestiario dal commercioportuale ed un fondo di solidarietà per pagare gli affitti arretrati

Così, tra canzoni,cuscini colorati,giochi e manisporche dipennarello, Gesù si fa strada in queipiccoli cuori

IL GRANELLODI SENAPEper gli sposi

di monsignor Ezio Morosi

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI18 marzo 2012II

Ricordando ancora WALLY SELLER SGHERRI

al mercoledì delle ceneri inizia peri cristiani, un tempo dedicato alla

riflessione, al digiuno, allaconversione per una rinascita chetrova nella Pasqua di Cristo il suoculmine.In questo tempo si inseriscel’incontro che il Vescovo mons.Simone Giusti ha avuto con lereligiose della diocesi presso l’IstitutoS. Maria Maddalena. La riflessioneofferta dal Vescovo, è stataun’occasione di approfondimentodella tematica della conversionecome cammino personale diautoanalisi con l’aiuto della preghiera

e delquotidianoincontro conCristo Parola, apartire da unaprospettivacentrale nelcristianesimo:la pienezza divita promessada Cristo nellanostra vita«oltre».Può sembrarefuori modaparlare delParadiso odell’Infernooggi, tuttavia,per chi crede lavita piena è lì esi costruisce apartire dalnostropresente. Ipunti trattati,hanno presospunto dalla

Filocalia, un testo del XVIII secolo ilcui titolo vuol dire letteralmente«amore della bellezza»(http://www.esicasmo.it/FILOCALIA/Filocalia.htm) e dai «Racconti di unpellegrino russo»(http://www.esicasmo.it/pellegrino.htm). Spesso uno scritto così lontanoda noi può mostrare la suasorprendente attualità nell’analisidella natura umana e dei consiglipratici per la vita cristiana. Laconversione personale partedall’amare Dio «stando» alla suapresenza.La preghiera quotidiana èl’espressione di un cuore innamoratoche gode della vicinanza di Dio,Parola ed Eucarestia, ascolto eadorazione. Essa è la forza e la luceche regala uno sguardo positivo esereno sulla vita quotidiana, sugliavvenimenti e situazioni, sulle provee sulle gioie. Credere nel Vangelovuol dire permettere a Dio di essereefficace nella nostra vita e in quelladelle persone che avviciniamo. Eccoperché amore di Dio e amore delprossimo non possono essereseparati, ma sono un unicomovimento dell’amore vero e dellavera fede. Spesso la vita dell’uomo èsegnata dall’orgoglio, dall’egoismo,dall’indifferenza, dalla durezza dicuore … S. Paolo nei suoi scritti ci dàuna direzione per il cambiamento:«Ora, tutto ciò che è stato scrittoprima di noi, è stato scritto per nostraistruzione, perché in virtù dellaperseveranza e della consolazione checi vengono dalle Scritture teniamoviva la nostra speranza». (Rom 15,4)Affidarsi alla Parola e alla preghiera,significa comprendere i desideri diDio nella nostra vita. Il frutto diquesto cammino è la «conversione»,il cambiamento personale che non èe non può non essere ponte che portaagli altri. Péguy sottolinea come nonsi va in paradiso se non insieme,tenendoci per mano. Nella nostrasocietà spesso impastata diindifferenza, questo è il messaggiopiù controcorrente e indispensabileche un cristiano può comunicare conla sua vita.

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UNA PERSONA CHE SAPEVA SORRIDERE ANCHE NEI MOMENTI DI DIFFICOLTÀ’

Serenità, serietà ed umiltàa conoscenza ed il rapporto con Wally risalgono atanti anni fa, praticamente da sempre la ricordo

come volontaria.Un punto di riferimento per tutti, una roccia, unacertezza assoluta.Non era una volontaria «normale», anzi si discostavamolto dal clichè del volontario. Si è sempre distinta,infatti, per la sua serietà, per il suo rigore, la sua«professionalità», caratteristiche che a prima vistapotevano rischiare di creare distanza e freddezzarispetto al calore tipico di tanti volontari. Ma questo erail suo stile che, unito alla costanza ed alla fermezza,hanno fatto di Wally uno dei punti fermi e sicuri in tuttiquesti anni, ed ognuno di noi sapeva che su di lei sipoteva con certezza contare.Aveva fatto del volontariato con le persone conproblemi di giustizia la sua ragion d’essere nel sociale. Eperciò non la Caritas, non il carcere, non noi chel’abbiamo conosciuta, ma tutta Livorno perde una dellesue donne più vere.Wally ha dato tanto a Livorno perché ha fatto tuttobene, con passione e professionalità insieme.Ricordo tante battaglie portate avanti insieme, e ricordosoprattutto la sua determinazione una volta individuatoun obiettivo.Tra le tante, in particolare la ricerca dipercorsi formativi e lavorativi seri per chi deve scontareuna pena, che ad un certo punto ci fece individuare deisettori con possibilità occupazionali ma poco battuti aLivorno, e così, grazie anche all’aiuto di don RobertoCorretti, nacque la Cooperativa MareLive, che poi neglianni prese strade diverse ma che è un tipico esempio

L dell’impegno di ricerca e della determinazione di Wally,perché fu soprattutto lei, più di me e più di altri, atessere sapientemente le fila di questo progetto. E,come di questo, anche di tanti altri.La ricordo sempre assolutamente libera ed autonomama insieme assolutamente rispettosa dell’autorità edelle istituzioni. Mai l’ho vista porsi in termini lamentosio conflittuali ma sempre in termini propositivi,costruttivi, collaborativi.E poi, e forse soprattutto, è stata una volontaria «vera»:pur avendo portato avanti mille e mille iniziative eprogetti, mettendo sempre in campo tutto il suoimpegno e tutta la sua professionalità, lei ha semprefatto tutto a titolo assolutamente gratuito, senza unminimo compenso o rimborso spese, solo e soltanto peramore.Non possiamo non ricordare, infine, l’ultimo periodo,quello dell’avanzare della malattia, che l’ha vistaandare avanti e continuare a fare del bene con la stessaforza d’animo di prima, anche se con meno forze diprima.L’abbiamo così vista ancora più ostinata di prima nelfare del bene anche laddove le circostanze non eranofavorevoli. Ricordiamo, solo per fare un esempio, che siè fatta carico di una persona difficile, con una situazionepersonale complessa, dedicandogli tempo, denaro esoprattutto energie ed entusiasmo. Ed il sopraggiungeree l’avanzare della malattia non le ha impedito dicontinuare ad essere presente con la sua instancabileattività di sostegno e vicinanza a questa persona inun’ottica di amore gratuito.

Concretamente e veramente attenta sempre piùall’altro che a se stessa fino agli ultimi giorni.E non posso non ricordare anche l’ultimo incontro conlei, nel mio ufficio per una riunione tra UfficioEsecuzione Penale Esterna e Caritas, uno di queiperiodici momenti in cui ci si confronta, si condividonole difficoltà, si concordano miglioramenti: credo che mirimarrà sempre vivo come lei, nonostante le sue seriedifficoltà di salute, sia stata presente in quella riunione,ed abbia affrontato tutte le questioni, alcune anchedelicate e complesse, con il suo solito stile di serenità,serietà, umiltà.Tanto da farmi dire, tra me e me, «Wallyè sempre la stessa, nonostante tutto».E, dopo, mi sono ricordato che di S.Vincenzo de’Paoli sidiceva: «Il signor Vincenzo è sempre Vincenzo», perchéin ogni situazione, favorevole o avversa, era semprecolla faccia serena, sempre eguale a se stesso, poichésempre ugualmente non centrato su di se ma in unatteggiamento di fiducia e di Amore per Dio e perl’uomo. E mi viene perciò da pensare che anche perWally si possa dire lo stesso.Noi, che abbiamo avuto la fortuna di averla avutaaccanto in tanti anni di impegno comune, non possiamoche mandarle un grande Grazie per quello che è statasia per le moltissime persone che ha aiutato e amato tracoloro che sono considerati gli ultimi anche nella nostracittà, sia per noi, per la sua amicizia e per la suatestimonianza, così preziosa che non può andar persa eche perciò, siamo fiduciosi, porterà sicuramente frutto.

Salvatore Nasca e l’Ufficio EsecuzionePenale Esterna

Incontro dellereligiose con il Vescovo

Non si vain Paradiso se nontenendosiper mano

n un’intervista del 2006 sulle pagine de «La Settimana» Wallyraccontava l’importanza del servizio di assistenza ai detenuti:

«Non sempre le persone conoscono la realtà carceraria –raccontava Wally - C’è molta ignoranza sulle condizionidei detenuti e sulla possibilità di aiutarli. L’opera divolontariato, sia di ispirazione laica che cattolica, èimportantissima ed in crescente considerazione da partedei responsabili delle case di reclusione. Il volontario haun colloquio diretto con il detenuto (spesso viene preferitoad un educatore perché viene visto come personadisinteressata), fa da tramite con il mondo esterno, ha vocein capitolo nelle richieste di misure alternative, a volte èl’unica persona a cui rivolgersi per un qualsiasi bisogno,soprattutto per gli stranieri che non hanno alcun familiarein città o addirittura in Italia. Adesso siamo un bel gruppoe lavoriamo bene insieme. Ci aiuta anche la solidarietà dichi è sensibile a questi problemi».

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Le parole di WALLY

uò sembrare unaesagerazione, per chinon l’ha conosciuta, manon è così: moglie,

madre, insegnante,impegnata nella chiesa e nellacarità è stata una donna dieccellenza in tutte leespressioni della sua vita. Chil’ha conosciuta, negliambienti dove ha operato, hasempre lasciato forti segnipositivi.Ho conosciuto Wallytantissimi anni fa. Eroall’ultimo anno delleSuperiori e lei, giovanissimalaureanda, ebbe un incaricodi insegnamento nelle suematerie di laurea, Diritto edEconomia. I pochi anni didifferenza di età el’inesperienza potevanoessere una difficoltà, ma lasua spiccata personalitàimpediva a noi studentiqualsiasi comportamentomen che corretto. La suapresenza elegante e sobria, lesue spiegazioni puntali eprecise, i suoi interventidisciplinari, mai banali,incutevano rispetto. Ricordocome una volta, l’unica voltaper me, a causa di un mioatteggiamento da lei ritenutonon conforme, mi chiese diuscire dall’aula. Rimasiperplesso perché non mi eroreso conto dell’ambiguità delgesto fatto, poi guardai ilmezzo sorriso sul suo viso emi rassegnai ad uscire(approfittai della pausa perfumare una sigaretta, alloranon era peccato).La incontrai nuovamentequasi venti anni dopo, nellachiesa del Sacro Cuore deisalesiani, dove si stavasvolgendo l’Assembleasinodale. Come me, era unarappresentante parrocchiale.La vidi e mi avvicinaifacendomi riconoscere,meravigliandomi che anchelei si ricordasse di me. Nonera cambiata: stesso faregentile, un po’ didattico,stessa figura ben curata, conin più una passione, che nonmi aspettavo, per la Chiesa.Ci augurammoreciprocamente dicorrispondere all’impegnoesigente a cui eravamo stati

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eletti e di vedere nascere beirisultati dal Sinodo; poi lapersi nuovamente di vista. A poco meno della metà deglianni novanta la ritrovai nellaCaritas Diocesana che donGino Franchi continuava adirigere da quando era statacostituita. Eravamo insiemenella Segreteria e li cominciaiad apprezzarnemaggiormente le qualità«ecclesiali». Davvero unadonna esemplare nel suoimpegno nella comunitàcristiana. Racchiudeva in sedue doti che difficilmentetroviamo nella stessa persona:la passione per i poveri, perlei in particolare i carcerati, ela professionalità con cui siimpegnava in loro favore. Glistudi fatti le permettevanorazionalità di ragionamento ecapacità di individuare lestrade per ottenere le cose dicui aveva bisogno per i suoi;la passione per i poveri, il suocoinvolgimento personalenelle loro vicende, le davanola forza di non mollare mai,di non essere soddisfatta sinoa che tutto quello che sipoteva fare fosse fatto.Il mio servizio nella Caritas,salvo due intervalli ècontinuato sino ad oggidandomi la possibilità diapprezzarne le doti di guidadella Commissione Caritas

per il Carcere: sempre inarmonia con i volontari dellacommissione, capace dicoinvolgerli e di trovarne deinuovi volontari per il serviziointerno ed esterno all’istitutodi pena. Tante le proposte dalei fatte, moltissime dellequali attuate ed apprezzatedall’intero mondo carcerario. Un ultimo pensiero va altempo finale della sua vita,periodo in cui l’ha presa ilmale fisico. Fino alla fine,quando non era ricoverata

per cura, ha partecipato alleriunioni, sempre battagliera,sempre inappuntabile; il suostato di salute non eraminimamente percepito,sempre proiettata verso ilmondo esterno, non cirendevamo conto del maleche la stava divorando.Quando non era presente sifaceva sentire per telefono: leattività dovevano continuaree, soprattutto, i suoi amiciassistiti dovevano riceverequello che era giusto.Quando le telefonate si sonodiradate abbiamo intuito chela sua battaglia terrena era altermine. Abbiamo pregatoper lei e continueremo a farloperché resti ad operare connoi: il servizio ai poveriprima di tutto. Se,ricordandola, viene dapensare che nonincontreremo più una comelei, ci conforta il fatto che ilcostruttore non vanificherà lecose belle compiute in lei.

diacono Enrico Sassano,direttore Ufficio pastorale

per la carità

Lavoro e carità:un’unica passione

La preghieraquotidiana

è l’espressione di un cuoreinnamorato

che godedella vicinanza

di Dio,Parola

ed Eucarestia,ascolto e

adorazione

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI18 marzo 2012 III

LAVORARE CON LAfantasia

La magia della vitanella bolle di sapone

DI ALICE CARPENTIERE

n una fabbrica occupatadella Milano degli anni ’70,Lorenzo o piùsemplicemente Renzo

Lovisolo, conosciuto oggicome il maestro delle bolle disapone, apprende l’arte delmangiafuoco. Nasce in questomodo la suavocazione diartista suigeneris. Ungiorno unragazzoolandese sipresentò allafabbrica edomandò chivolesseimparare afare giochicol fuoco,Renzo subitoalzò la mano,forse perchéquest’arte cel’aveva nel sangue o perché,come lui stesso ci racconta,aveva ancora vivo il ricordo diquando la tata lo portò in unmercato di Milano, e là rimasecolpito da un vecchiomangiafuoco che gridava ecercava di attirare la gente,urlando che per dodicimila lirenon avrebbe acceso neancheun cerino. Alcuni anni dopoRenzo si trasferì in Israele, inun Kibbutz, dove imparòl’ebraico e come lavoro pulivale uova delle galline. I soldiperò non bastavano e decise diinventarsi la professione dimangiafuoco, prima facendospettacoli per strada poi

Idiventando un vero e proprioartista ingaggiato da unimpresario, e nel giro di unanno divenne «Lorenzo ilfamoso mangiafuoco». Dovetteperò smettere a causa di unproblema ai denti, e fu graziead uno spettacolo in tv chedecise di iniziare a fare bolle:una sera alla televisione

israeliana futrasmesso ilvideo di unamericano cherealizzavapiccole bolle disapone con deibastoncini, eraun figlio deifiori, un certoTom Noddy.Seguendo il suoesempio Renzodecise così dipassare dalfuoco all’acqua,sperimentandonegli anni

saponi sempre migliori eriuscendo a realizzare bollesempre più grandi.«Con le bolle si possono faremoltissime cose- ci spiega- sipossono far rimbalzare,mettere bambini all’interno,giocare a ping pong e fargliprendere fuoco». Le bolle inquesti anni stanno avendo unnotevole successo, tanto cheRenzo ha deciso di diventareun vero e proprio maestro:ragazzi e ragazze di tutta Italialo vanno a trovare nella suacasa e in circa otto oreapprendono le basi per crearebolle; riuscendo a formareallievi che arrivano a

cimentarsi perfino inprogrammi televisivi, come ilmago Paolo, protagonista inquesto periodo del talent show«Italia’s got talent». Renzo hainoltre realizzato importantispettacoli che hanno avuto ungrande riscontro di pubblico,formato sia da bambini che daadulti. Ne è un esempio«Ribolle» rappresentato per laprima volta a Effetto Venezia eapprodato poi in molti teatriitaliani, uno spettacolo chenon rappresentasemplicemente un gioco dibolle, ma è il racconto di unavera e propria storia, diun’esperienza di vitacaratterizzata dall’effimerità ecaducità delle bolle stesse, eche si snoda con l’aiuto dei treattori presenti sulla scena.Renzo è però anche uncantante di canzoni popolari, eci racconta la sua storia che loha portato a stretto contattocon Dario Fo e Franca Rame:«Nel 1968 mi trovavo a Varese,era il periodo delle lottestudentesche e insieme ad ungruppo di amici avevo fondatoil partito comunista d’Italia“Linea Rossa”, eravamo icosiddetti maoisti. All’internodel partito avevamo deciso diistituire un gruppo che sioccupasse di cultura, per farepropaganda attraverso glispettacoli. Dario Fo in queglianni era stato cacciato dallatelevisione perché avevapresentato, nonostante lacensura, un testo sulle mortibianche. Dopo questo episodiodivenne ancora più famoso efondò una compagnia teatrale

mettendo in scena unospettacolo chiamato “Ciragiono e canto”, composto damusiche popolari italiane. Ioimparai a memoria i testi dellecanzoni e andai a fare unprovino per la comune diDario Fo. Franca mi feceentrare in una stanza e michiese di cantare. Ma come?Così senza musica, le dissi? Elei gridò: canta, canta! Nellastanza accanto alla nostra erain corso un’importanteriunione politica, da giovaneavevo un voce molto potente eappena iniziai a cantaterimasero tutti in silenzio e allafine mi fecero un grandeapplauso, Franca a quel puntomi disse che ero stato assunto.Così iniziai la tournee conDario fo portando nei teatri “Mistero Buffo”.Quattro o cinque anni dopodecisi che la politica non facevapiù per me, mi convinsi che ilcambiamento doveva avvenireprima di tutto in me stesso,doveva partire dall’interno.Andai allora a vivere in unpaesino di montagnacomposto da cinque abitanti.Da quando vivo a Livornofaccio l’artigiano e continuo afare spettacoli». L’interesseprincipale della vita di Renzo èrappresentato in questomomento dalle bolle disapone, spera così dicontribuire a sviluppare lafantasia dei bambini,invitandoli a costruire con leproprie mani i giocattoli,proprio come era consuetudineuna volta, anziché passare illoro tempo chiusi in casadavanti alla televisione e aivideogiochi.Renzo ultimamente ha decisodi diventare lui stessoprotagonista dello spettacolo,mettendo in scena «A lezionefantastica di bolle» dove lovediamo interagire colpubblico, portando sul palcoalcuni spettatori che diventanocosì parte integrante dellospettacolo e imparano come sicrea una bolla di sapone.«Dobbiamo cercare di capireche cos’è una bolla - diceLorenzo durante la sua lezione-tutti sono abituati a vederla inaria per qualche istante, cadereper terra e scoppiare, senzaperò poterla osservareveramente. Si possono farebolle con attrezzi di tutti i tipi edi tutte le forme, ma iopreferisco quelle che nonnecessitano di nulla, solo dellemani. Le bolle non hannofretta, è come se fossero giàpresenti nell’aria».Caratteristica fondamentaleper realizzarle è la serenità e larilassatezza, se i movimentisono rigidi e affrettati le bollepossono non venire oscoppiare subito. Tema difondo dello spettacolo è non acaso la leggerezza.

«Dobbiamo cercaredi capire che cos’èuna bolla, tutti sonoabituati a vederla in aria per qualcheistante, cadere per terra e scoppiare,senza però poterlaosservare veramente»

uando leggere è un incontro che attraversa iltempo e dal passato ci raggiunge nel

presente restituendoci una coscienza più matura dinoi stessi, allora la lettura diventa un’esperienzaappassionante. Per questo il Centro Culturale IlPortico di Salomone giovedì 8 marzo ’12 hapresentato presso la Fondazione San CarloBorromeo, il capolavoro della letteratura russa ilmaestro e Margherita di M. Bulgakov.Un libro di non facile lettura soprattutto per la suastruttura narrativa che improvvisamente, da uncapitolo all’altro, ci proietta in una dimensionetemporale diversa dal presente e ci proietta nelpassato, ma non in un passato qualunque, unpassato senza il quale non ci sarebbe neppure ilpresente, o parafrsando Eliot, «un momento deltempo dal quale il tempo prese il significato». Sitratta del momento in cui Pilato – il procuratoredella Palestina – condanna Yoshua Ha Nhazri allacrocefissione. Infatti «il maestro e Margherita» è lavicenda di questo maestro che ha scritto lavicenda vera della Passione di Cristo e chel’associazione dei letterati russi di Mosca non havoluto pubblicare e allora, in un momento didisperazione, decide di bruciare il manoscritto. Lastoria è il salvataggio del manoscritto dalladistruzione ad opera di due protagonistiabbastanza particolari: Margherita, la donnainnamorata e amante del «maestro» e il diavolonelle sembianze di un professore di magia nera ela sua cricca di diavoli. Questi ultimi metteranno insubbuglio la giovane Mosca della rivoluzione (ed èper questo che il regime sovietico impedì lapubblicazione del libro), mascherando ipocrisie efalsità e mostrando così che «l’uomo nuovosovietico» non è altro che l’uomo di ogni tempocon le sue menzogne e incapacità di sempre.

Il maestro e Margherita è fatto col procedimentodel romanzo nel romanzo ma con un particolarerapporto tra contenitore e contenuto: il contenutocontiene, a sua volta una terza scatola cinese,ossia un altro testo narrativo: il Vangelo appuntocome testo di riferimento.Il romanzo contenitore e il romanzo contenuto,sono due sistemi narrativi diversi, non solo nellostile, ma anche nella modalità spazio-temporale:sacro quello di Gerusalemme, sede del Misterocristiano; non soltanto profano, ma dissacratoquello di Mosca del 1929, centro di un’ideologiaatea. Per questo il romanzo subì traversierovinose, tanto che potè essere salvato – ilmanoscritto – così come la sorte del romanzo del“maestro” finì bruciato e poi recuperato.Margherita è l’artefice di questo salvataggio, cosìcome Elena Sergeevna moglie dell’autore al paridi Margerita dedicò la vita a Bukgakov e al suoromanzo.Oltre al passato - la Palestina di 2000 anni fa - eil presente della Mosca sovietica, c’è un altrotempo che non è il futuro, anzi questo è del tuttoassente, ed un terzo sistema narrativo,sovratemporale: l’eterno.Wolland (il diavolo) ilpersonaggio misterioso inviato a Mosca «dalcielo» per salvare colui che ha intuito e servito laverità il «maestro», rappresenta quella forza chevuole costantemente il Male e operacostantemente il Bene. C’è in questa terzadimensione un aspetto che riguardaparticolarmente Margherita: lei è l’unicapersonalità che tiene testa a Satana non perché èbuona, ma perché ama (anche lei vive di falsità,ma è trasfigurata dall’amore che la proietta fuoridi sé. Cfr. E. Exitu Tracce, Marzo 2012). Se questasalvezza avviene per una forza ultraterrena venutadal cielo è pur tuttavia necessario che vi sia lacollaborazione anche dell’energia tutta terrena,ossia quella di una donna, Margherita appunto.B. è strapotente e credibile nelle sue invenzioni:vuole e cerca senza sosta il fondo della realtà piùche ancorato ad essa per scelta ideologica, sembraininterrottamente risucchiato dal Mistero della suaattrattiva. Continuo è il riferimento alla vita diGesù come fatto realmente esistito o inventato daisuoi seguaci.Nel libro entra in gioco anche la figura di Pilato: ilprotagonista del racconto non è Cristo ma ilprocuratore romano che si «lava le mani». Ma B.non sceglie questa prospettiva innanzitutto perpuntare il dito e condannare il colpevole, bensì,per mettere in luce tutta la tragicità di questogesto e i tormenti che dilaniano quanti locompiono. Lo scrittore vuol guardare questepersone fino nel profondo, come Dio solo è capacedi vedere l’uomo, ed essere misericordioso nei loroconfronti, come lo è Dio[cfr G. Parravicini,Tracce,marzo 2012]. Allo stesso tempo, però, non èrisparmiata a ciascun uomo che viene al mondoquella presa di coscienza che caratterizza il «fatto»cristiano così come don Giussani evidenzia ne «Idemoni»: «Un uomo colto, un europeo dei nostrigiorni, può credere, credere proprio, alla divinitàdel figlio di Dio, Gesù Cristo?». Di fronte a questadomanda prima o poi si dovrà sporcarsi le mani.

A cura di Andrea Capaccioli

Q

«Il Maestro e Margherita» al Portico di Salomone

LA FIGURADI PILATO TRALE RIGHE DIBULGAKOV

Una vita specialequella di LorenzoLoviso, un uomo

che ha fatto della suapassione

e della suafantasia il suo

lavoro.Oggi trasmette

tutte le sueconoscenze a chi come

lui continua a sognare

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI18 marzo 2012IV

VENERDÌ 16 MARZONella mattina, udienze laici in vesco-vado21.00 Via Crucis al V vicariato allachiesa di S.Andrea a Castiglioncello

SABATO 17 MARZO8.00 pellegrinaggio mensile diocesanoa Montenero e a seguire S. Messa alSantuario10.00 a Firenze, convegno CET Delega-zione Regionale Pastorale Sociale edel Lavoro su “ Un’agenda di speranzaper il futuro del paese”

DOMENICA 18 MARZO11.00 nell’ambito della visita pastoraleal I vicariato, S. Messa alla chiesa dellaMadonna15.00 nell’ambito della visita pastora-le al I vicariato, incontro con le fami-glie alla parrocchia della Madonna

LUNEDÌ 19 MARZO10.00 S. Messa per il 30° della visita diGiovanni Paolo II nello spazio anti-stante il teatro di Rosignano Solvay(vedi locandina pag.8)17.00 a Roma per il comitato dei pro-getti per i beni culturali

MARTEDÌ 20 MARZOA Roma per il comitato dei progettiper i beni culturali

MERCOLEDÌ 21 MARZONella mattina, udienze sacerdoti invescovado

GIOVEDÌ 22 MARZO9.30 ritiro spirituale del clero all’istitu-to San Giuseppe a Quercianella

VENERDÌ 23 MARZO18.15 in seminario, Lectio Divina per iseminaristi e i giovani della diocesi21.00 il Vescovo presiede la Via crucisper i martiri missionari nella chiesa diSant’Andrea Apostolo

SABATO 24 MARZO9.30 inaugurazione della sede del cor-po di soccorso dell’ordine di Malta invia Fagiuoli11.00 S.Messa per San Disma al San-tuario di Montenero

DOMENICA 25 MARZO11.00 in occasione della visita pastora-le al I vicariato, S. Messa alla chiesa diSan Benedetto16.00 a Pontedera, incontro con i ge-nitori sull’ “emergenza educativa”

Agenda del VESCOVO

I viaggi di PHARUS

re 06,00 partenza dai punti stabiliti per Cortona. All’arrivo, tempo libero adisposizione per la visita a piedi dell’antico borgo di Cortona. La cittadina

ha conservato meravigliosamente l’aspetto e la struttura della città medievale as-sieme a pregevoli architetture rinascimentali. Ilcentro cittadino nella suggestiva Piazza dellaRepubblica, è fiancheggiato dal duecentescoPalazzo Comunale e a pochi passi dal Museodell’Accademia Etrusca si trova il Duomo, eret-to sui resti dell’antica Pieve Romanica di SantaMaria. Visita del Santuario di Santa Margherita.Il Santuario sorge nella parte alta della collinadi Cortona, in una incantevole posizione, ed èdedicato alla figura di S. Margherita, patronadella cittadina. Santa Messa. Pranzo. Nel po-meriggio proseguimento per il lago Trasimenoe visita del centro storico di Castiglione del La-go, piccolo borgo di origine etrusca. Qui nor-

malmente, nel giorno di Pasquetta, viene organizzata una fiera del fiore conesposizioni di diverse specie. Tempo a disposizione e al termine partenza per ilrientro a Livorno con arrivo previsto in serata.

QUOTA EURO 60,00 - min. 35 partecipanti

La quota comprende: bus - pranzo con bevande - accompagnatore e assicurazione La quota non comprende: mance - extra in genere

ISCRIZIONI E SALDO ENTRO IL 25 MARZO Per informazioni e prenotazioni : 336 535354

O

BREVI DALLA DIOCESIVia Crucisa San Pietro e PaoloVENERDI 16 MARZO ALLA 21.00Ogni anno le suore Figlie del Crocifisso e ilgruppo "Amici di Don Quilici dedicano unasera della quaresima a ripercorrere la Via Cru-cis cercando di ricordare, nella riflessione enella preghiera, la particolare spiritualità delServo di Dio Don Giovanni Battista Quilici.L’appuntamento per tutti coloro che voglio-no partecipare è presso la chiesa dei SantiPietro e Paolo, nello piazza omonima.

30°anniversariodella visita dal PapaLUNEDÌ 19 MARZO ALLE 9.3030° anniversario della visita di GiovanniPaolo II in Diocesi, presso lo stabilimentodella Solvay (vedi programma Locandinapag.8)

Ritiro DiaconiDOMENICA 25 MARZO ALLE 9.00Alla parrocchia del Sacro Cuore (Salesiani),ritiro di Quaresima per i diaconi. Meditazio-ne offerta da don Gino Berto

Apostolato della preghieraLUNEDÌ 26 MARZO ALLE 9.00Ritiro di Quaresima alla parrocchia di S.E. Se-ton secondo il seguente programma: Lodi,Meditazione, S. Messa, pausa pranzo, ViaCrucis con meditazione spontanea dei parte-cipanti

Cortona e Castiglione del lago

Libri da LEGGEREdi Mo.C.

Sussidio Liturgico Pastorale – Quaresima ePasqua 2012. Sono risorto e sono sempre con te.-Ed. San Paolo, euro 1,50

La preparazione alla Pasqua è un momentoimportante per il cristiano e deve essereprofondamente compreso e vissuto insiemealla comunità dei fedeli. Questo sussidiovuole riportare la nostra piena attenzione sulsignificato delle celebrazioni che vanno dallaprima domenica di Quaresima alla Penteco-ste. Per ogni celebrazione ci sono tre sezioni:nella prima (Comprendere la Parola) vengo-no analizzate le letture in modo da trarneuna riflessione sugli elementi dell’identitàcristiana che vengono affrontati; nella secon-da sezione (Vivere nella Chiesa)vengono ap-profondite le questioni liturgico-pastoraliche interessano la comunità di fede dei cri-stiani; l’ultima sezione (Testimoniare) è dedi-cata a un pensiero o ad una testimonianzacapace di spingerci ad una riflessione piùprofonda sul tema domenicale.

abato 24 Marzo al Santuario di Montenero,Festa di San Disma, protettore dei carcerati deiprigionieri e dei condannati a morte.Alle 11.00 presso il Santuario si celebrerà una

funzione religiosa per ricordare il santo protettore.Saranno presenti le autorità civili e religiose e unarappresentanza di carcerati.La cerimonia sarà trasmessa in diretta daTelegranducato

S

Sabato 24 MARZO

La festa di San Disma

Diocesiinforma

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI18 marzo 2012 V

lla morte di Mons.Gavi venne eletto dalCapitolo VicarioCapitolare per

l’ordinaria amministrazionedella Diocesi il VescovoAusiliare del defunto vescovomons. G..B. Bagalà Blasini, mala nomina, bene accetta alVaticano, non venne mairatificata dal ministro di Graziae Giustizia, che era ancheministro per il Culto, checontestava la validità della suanomina a Vescovo per la qualenon c’era stato il previoconsenso del Governo. Tuttoquesto avveniva per il timore diuna sua elezione a vescovo diLivorno invisa ai liberali.Dopo un lungo braccio di ferro,la S.Sede decise di nominarevescovo di Livorno Mons.Giulio Metti. In passato ilvescovo veniva scelto in unarosa di nomi presentati dalGranduca e che erano tutti diappartenenti all’aristocrazia.Questa volta il Papa scelse suasponte.Giulio Metti era nato a Firenzeil 9 luglio 1816. Uomo dicultura, ma di famigliasemplice, aveva studiato nelcollegio fiorentino dei PadriScolopi ed aveva esercitato ilsuo ministero sacerdotalepresso la Congregazionefiorentina di S.Filippo Neri.:Essendo anche poeta, per igiovanetti che frequentavanodetto Oratorio aveva scritto varidrammi sacri: Daniele, Ismaele,Giuseppe, Davide, Ester , ilsalmo 56 di Davide, S.Pietro diRoma, Tobia. Aveva anchescritto la vita di Suor MariaTeresa di Gesù, carmelitana, alsecolo Cintia Rosselli Del Turcoed alcuni poemi inneggiantialla Vergine Maria. Il suoapostolato fra i giovani si eradimostrato molto efficace.L’Arcivescovo di Firenze lonominò Penitenziere dellaCattedrale e Vicario adMoniales (Cappellano delleSuore. Era di salute moltocagionevole. Fin da piccolotrascorreva alcuni periodidell’anno a Livorno pergodere dell’aria di mare).Il 22 maggio 1872venne elettoVescovo diLivorno econsacrato aRoma nellaChiesa dei SantiVincenzo e Atanasioil 11 agosto 1872. Inquesto periodo nonc’erano buonirapporti tra la S.Sede e il Governo,quest’ultimo conle leggi delleGuarentigie,aveva stabilitoche avrebberiallaciato irapportiamministrativicon le diocesi apatto che iVescovirichiedessero ilRegio Exequatur perle loro nomine. Pio IX nonaccettò la legge che,togliendogli la sovranitàterritoriale, gli riconoscevasoltanto il godimento deiPalazzi del Vaticano, delLaterano e della Villa diCastelgandolfo e che, incambio, gli avrebbe garantitouna ricca dotazione annua.Proibì ai Vescovi la richiestadell’exequatur. Le diocesi chenon avevano beni propri, come

A

quella di Livorno, private in talmodo dello stipendio per laMensa, si trovarono in gravidifficoltà economiche. Mons.Gavi provvedeva con le propriesostanze a dare lo stipendio alproprio segretario. AncheMons. Metti, che non avevabeni di famiglia. era in graviristrettezze Il Papa gli venne inaiuto stabilendo per lui uno

stipendio mensile di 500 Lire.Fu in questo periodo da partevaticana venne istituita la

raccolta annualedell’Obolo di S. Pietro

(detto anche la Caritàdel Papa) con il qualeil Papa poteva fare la

carità anche ai Vescovipoveri.

Il giorno della suaordinazione vescovileMons. Metti indirizzò aiLivornesi la sua primalettera pastorale in latino.Nella lettera, tradotta per ifedeli, intesseva le lodidella città che da tempoconosceva e gli era cara,manifestava il suorammarico nel vederecome, al presente, inogni luogo le leggidivine fosserodisprezzate, i sacriTempli profanati, iReligiosi e le Religiose

cacciati dalle loro case, ipatrimoni della chiesa e dellaS.Sede confiscati e concludevarivolgendo al Clero ed aiReligiosi superstiti chechiamava “piccolo gregge” ilsuo saluto affettuoso.Come era prevedibile la letterasuscitò le ire dell’Autorità civile,spalleggiata dalle stampalocale. Venne ordinata laconfisca della lettera e ilVescovo venne mandato sottoprocesso unitamente al

traduttore della lettera,professore al Seminario, alCappellano del Duomo reo diaver consegnata la lettera allostampatore, al direttore dellastamperia. Tutti si presentaronoin Tribunale tranne il Vescovoche si giustificò affermando chela sua coscienza gli imponevadi obbedire ai Sacri canonidella Chiesa e che, rivestito

com’era delcarattereepiscopale, sisarebbesottoposto algiudizio deltribunale solodietroautorizzazionedella SedeApostolica. Conun certo ritardol’autorizzazionevenne concessa.Gli atti venneroinviati alla Cortedi Assise diLucca, ma dopoalcuni mesi didibattiti la Corted’Appellosentenziòl’assoluzione delVescovo e deglialtri imputati.

Nonostantel’inizioburrascosoMons. Mettiprocedette con ilsuo pianopastorale cheprevedeva la curadel Clero e laorganizzazionedel laicato per unsuo maggioreimpegno nellavita socialeattraverso unatestimonianza dicarità. Fondòanche a Livornola societàcattolicapromotrice dibuone opere

(nata a Roma) la cui primainiziativa fu quella di aprirenella parrocchia del Soccorsouna nuova scuola femminileprivata retta dalle Suore dellaCarità.Il 10 febbraio 1873 scrisse laseconda lettera pastorale nellaquale affermava che, aprescindere dalle lottepolitiche, la Chiesa livorneseera viva ed attiva con le molteconfraternite e le associazionicattoliche. Infaticabile, effettuòun’accurata visita pastorale alleparrocchie della diocesidall’aprile 1873 al maggio1874 e scrisse in questo stessoanno la terza lettera pastoraledal titolo Vigilate: “perché nonavvenga di confessare Cristocon le parole e negarlo con ifatti”. Scrisse anche un appelloper far riflettere sul problemadella scarsità delle vocazioni. IlSeminario si trovava in estremapovertà Per rimediare inqualche modo pensò difondare l’Associazione diNostra Signora del Sacro Cuoreper un impegno quotidianonella preghiera ed un obolomensile a beneficio deiSeminaristi poveri.Terminata la visita pastorale ilVescovo si spenseimprovvisamente nella nottedel 5 settembre 1874.

A cura di Maria Luisa Fogolari,direttrice dell’Archivio storico

diocesano

Il Vescovo che venneprocessato

MONS. GIULIO METTI, QUINTO VESCOVO DI LIVORNO..... ....

«Nonostante l’inizio burrascoso Mons. Metti procedette con il suo pianopastorale che prevedeva la cura del Clero e la organizzazione del laicato per un suomaggiore impegno nella vita sociale attraverso una testimonianza di carità»

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI18 marzo 2012VI

La presentazione del volume GLI ARGENTI DEL MUSEO DIOCESANO

«La bellezza è il nostro petrolio»

«La bellezza è il nostro petrolio», con que-ste parole Monsignor Pietro Basci, direttoredell’ufficio beni culturali della Diocesi diLivorno, ha esordito presentando il nuovocatalogo del museo diocesano dedicato agliargenti, contenuti nelle teche della mostrapermenente allestita in vescovado. «Questapubblicazione - ha continuato - è il segnodi un’operazione culturale più grande checonsentirà di dare spazio a tante altre opere,tra cui anche la ricca collezione di tessutipregiati, già censiti».

I ringraziamenti del VescovoIl vescovo monsignor Simone Giusti ha rin-graziato tutti coloro che hanno partecipatoal progetto e tutti coloro che, sempre più

numerosi, partecipano con le loro donazio-ni: «persone cha hanno opere d’arte in casae che vogliono condividere la loro bellezzacon gli altri». come il consigliere comunaleSalvatore Capuozzo che ha donato al mu-seo una natività di Capodimonte (nella fo-to). «Siamo disponibili – continua il Vesco-vo – ad accogliere esposizioni e donazioniin modo che le opere d’arte siano fruibilisempre da più persone. Gli spazi utilizzatipossono essere triplicati. Vorremmo creareun polo museale per la città, per aiutare lacrescita di Livorno come città turistica e da-re priorità al lavoro. La Diocesi, insieme alleIstituzioni, è pronta a collaborare per pre-servare i beni culturali della città».

L’ambizione dei sostenitori«Il percorso che stiamo sostenendo, chiudeil suo primo cerchio con la presentazione diquesta agile guida per il visitatore del Mu-seo, ma va ancora sviluppato, perché i luo-ghi della cultura hanno ancora bisogno diessere valorizzati e collegati tra loro». Que-sto, in sintesi, il messaggio che ha lasciato ilpresidente della Fondazione Cassa di Ri-sparmi di Livorno, Luciano Barsotti, graziealla quale è stato realizzato il volume e laguida museale.

L’entusiasmo della RegioneIl coordinatore dell’area cultura della Re-gione Toscana, Dr. Gian Bruno Ravenni èintervenuto alla presentazione con entusia-smo: «Ho trovato che questo sia un bel li-bro, che vuole spiegare anche il ruolo e la

funzione dei musei ecclesiastici nel lorosignificato pastorale. Il museo ecclesia-stico, infatti, non è solo raccolta edesposizione di beni, ma ha il compitodi narrare la storia della chiesa locale».«Un Museo diocesano deve essere pen-sato non come una semplice raccolta diopere d’arte, ma come un luogo per

mantenere la memoria.Il volume sugli argentioffre, quindi, la chiavedi lettura, sottolinean-do la duplice funzionedel museo: tutelare ilpatrimonio e traman-dare la storia della spi-ritualità del territorio,attraverso gli oggetti inesso contenuti».

Le motivazioni di fon-do secondo la Soprin-tendenza

La Dr.ssa Loredana Brancaccio, funzio-nario della Soprintendenza di Pisa e Li-vorno, ha svelato le motivazioni che so-

no state alla base del progetto del Museodiocesano: «La volontà di creare una raccol-ta che, estrapolando dal loro contesto alcu-ne opere, sia testimonianza della vita arti-stica, societaria ed economica della città. Laprima cosa da fare era procedere ad una se-lezione accurata delle opere. La scelta si è ri-volta, così, a quelle opere dalla valenza arti-stica maggiore o a quelle a maggior rischiofurto o a quelle a maggior rischio di conser-vazione. Contemporaneamente non vole-vamo depauperare le parrocchie, infatti leopere per il culto devozionale non sonostate prelevate. Le parrocchie coinvolte, in-vece, in qualsiasi momento possono ripren-dere possesso delle opere esposte al Mu-seo».

Il lungo lavoro di restauroLa Soprintendenza ha provveduto a presen-tare le opere occupandosi del loro restauro.A illustrare l’intervento è stata la Dr.ssa Se-verina Russo nella veste di direttrice del La-boratorio di restauro.

La visita al Museo con una guida di eccezio-neAntonella Capitanio, curatrice del volumesugli argenti, ha poi guidato i presenti nellavisita alle teche. Davanti ad ogni opera hainvitato ad approfondire la storia di ognioggetto, leggendo quanto scritto nel nuovovolume da Valentina Campedrer, Daria Ga-stone e Giorgio Bacci. Una lettura ed una vi-sita che consigliamo anche ai nostri lettori.

Angela Blanco

LA SCELTADEL DIALOGO

L’ASSOCIAZIONE ABLONDI

el Teatro Filicchi, l’Associazione Alberto Ablondi hatenuto un incontro di riflessione su un tema molto

caro al Vescovo Alberto: «La scelta del dialogo». Ilprofessor Emanuele Rossi, presidente dell’Associazione,ha coordinato gli interventi.Il Vescovo Simone: Ipotesi per nuove ricercheSareicontento, ha detto monsignor Giusti, presenteall’incontro, se questa Associazione potesse“scandagliare”sempre di più alcuni aspetti della figura dimonsignor Ablondi. Ad esempio: il suo ecumenismo dadove nasceva? Certamente da un pensiero fucino, maquale influenza ha avuto la vicinanza con monsignorGuano? Quanto è stato in sintonia con la «Nostra aetate»e come è andato oltre? Quanto è stato un ripetitore delpensiero conciliare e quanto ne è stato un innovatore?Quali altri orizzonti preannunciava? Quali potevanoessere le altre prospettive ecumeniche che avrebbe volutoportare avanti? Sarebbe interessante cercare di capire dadove venivano le sue intuizioni, sicuramente dai buonirapporti che intesseva con le persone, rapporti che sibasavano sulla reciproca fiducia, sulla quale si fonda ildialogo. Riusciva ad oltrepassare le barriere piùinsormontabili, l’ho percepito -ha detto il Vescovo- da uncolloquio recente con alcuni ebrei che mi hanno fattopresente che in una particolare occasione, Lui avevapronunciato delle parole più profonde dello stessoRabbino!

Il dialogo e le identitàIl professor Rossi ha illustrato che la scelta del tema deldialogo ha lo scopo di «fare memoria dell’esperienzapastorale del Vescovo Alberto», perché il suo è stato «uninsegnamento di vita e non solo di dottrina». Il fine deldialogo è la verità, è un valore in se stesso, dobbiamochiederci come la verità che egli ha contribuito a rivelarepossa ancora crescere. Rossi ha invitato i relatori adinquadrare il dialogo come «rispettosa relazione» e comeconciliare l’idea del dialogo con il rispetto delle identitàche si radicano su valori non negoziabili, e come puòavvenire il dialogo tra Chiesa e società civile che siradicano su piani diversi in quanto «indipendenti esovrani».

L verità si costruisce insiemeIl professor Adriano Fabris, docente all’Università di Pisa,ha aperto il suo intervento dicendo che «il problema deldialogo oggi è dovuto al fatto che non si dialoga più, èpassato di moda!». Bisogna cercare di capirne il perchétenendo conto che il dialogo è fatto per la verità e per unaricerca comune della verità. Molti trovano che nelconcetto di dialogo sia racchiusa una sorta di debolezza,una via di mezzo che tradisce la verità in cui si crede,oppure che accoglie la verità del primo che passa, quindialternativa a ciò che si professava oppure determinata dauna convinzione contingente, insomma una prospettivarelativista. Invece il dialogo vero deve essere fedele allaverità e ciascun interlocutore deve riconoscere che anchel’altro ha le sue buone ragioni, c’è dunque la necessità dimettere in gioco se stessi. Il rischio del dialogo è quello diperdere la propria identità, il risultato non è mai scontato,è una dinamica, è animato da una speranza: quella diuna intesa.Oggi si vive in una immediata contrapposizione o in unaimmediata adesione, spesso percepiamo noi stessi nelladimensione del «muro», cioè «non mi importa degli altrie non mi metto in gioco». Oppure in maniera più subdolaquello dello «specchio», che ci fa dire «io ho ragione». Senon dialogo -ha continuato Fabris- chi ci perde sono io,non cresco, non mi metto alla prova, non mi confronto, laverità si raggiunge rischiando, è questa infatti lacondizione contraria alla mentalità fondamentalista, siareligiosa che laicista. Gli uomini e le donne credentihanno un aggancio imprescindibile alla dimensione deldialogo: la Bibbia, lì troviamo un Dio che dialoga conl’uomo, un Dio che chiama. Perché non si dialoga più?Perché siamo immersi in una comune mentalità chemette al centro l’individuo: chiuso, isolato,autosufficiente, che non ha bisogno degli altri. Ma questaè una descrizione sbagliata della nostra identità perchésiamo essere relazionali. La relazione -ha conclusoFabris- si realizza attraverso le parole, quindi con ildialogo proiettato verso la verità. La nostra Chiesa praticail dialogo, si pensi al Cortile dei Gentili, dunque nonbisogna aver paura ma usare metodi e pratiche basatisulla testimonianza che si esprime in «una attitudineaperta» anche verso coloro che sono chiusi in se stessi.

Il dialogo come valoreClaudio Frontera, già assessore comunale, poi Presidentedella Provincia, come uomo impegnato nella politica haricordato il dialogo intrattenuto, molti anni fa, damonsignor Bettazzi,Vescovo di Ivrea, con il segretario delPCI Enrico Berlinguer, e ha ammesso che il rapporto tralaici e cattolici è oggi diverso da come lo era parecchianni fa. Frontera ha ricordato il suo sintonizzarsi sullalunghezza d’onda del Sinodo diocesano e la novità diquell’incontro con monsignor Ablondi e con monsignorSavio, «un rapporto che mi ha cambiato». Negli anni ’70il dialogo era uno strumento per superare conflitti edifferenze. Martin Buber e monsignor Ablondi ci hannospiegato che non è solo un mezzo, è un valore in sé,perché è nel dialogo che si struttura l’essere umano.Quindi né muri, né specchi, ma nemmeno individualismoe nemmeno collettivismo. Il dialogo è allora «empatia», èrelazione non formale. Il dialogo è scoprire la dignità incolui che è diverso da noi. Il dialogo è «il valore che facrescere l’umanità che è in noi». La cultura nel mondocontemporaneo è reciprocità, perciò il dialogo è anchevalore sociale in quanto capacità di rapportarci con l’altroe valore morale, perché è già verità in sé e arricchisce laverità che si possiede. La potenzialità delle nuovetecnologie comunicative spingono il dialogo ad avereancora una maggiore importanza nel futuro, «il mondofuturo non potrà essere figlio se non del dialogo».

Gianni Giovangiacomo

N Un nuovo allestimento per il museo e un volumesugli argenti per darenuova vita all’esposizione con i tesori della Diocesi.La Fondazione Cassa di Risparmi al fianco della Chiesa livornese per recuperare e proteggere il patrimonio artistico

Le scelte di Pio XIIl salone dellaParrocchia della Rosa ilnoto vaticanista estorico Andrea

Tornielli ha parlato dellacontroversa figura di Pio XII. Inattesa che si aprano gli ArchiviVaticani, Tornielli, con unaricerca storica molto precisa hacercato di riportare nei giustibinari una questione sorta neglianni ’60 all’interno di unaguerra degli organi diinformazione: la Pravda el’Isvetia. Che Pio XII non siastato ritenuto nemico degliebrei lo attestano ledichiarazioni stesse diimportanti rabbini pronunciatenel 1958 alla sua morte. Ilrabbino capo di Londra disse:«Noi ebrei abbiamo ragioniparticolari per dolerci di unapersonalità, la quale in ognicircostanza, ha dimostratocoraggiosa e concretapreoccupazione per le vittimedella sofferenza e dellapersecuzione», e ancora ilRabbino Capo di Roma ElioToaff: «Più di chiunque altro noiabbiamo avuto modo dibeneficiare della grande ecaritatevole bontà emagnanimità del rimpiantoPontefice, durante gli anni dellapersecuzione e del terrore».Andando ad indagare negli annipre-bellici e durante la Secondaguerra Mondiale, vediamo come

Ale dichiarazioni di Pio XII specienei radiomessaggi, denuncinoin modo netto la «situazione dicentinaia di migliaia di persone,le quali senza veruna colpapropria, talvolta per ragione dinazionalità o di stirpe, sonodestinate a morte o a unprogressivo deperimento».Molte furono le dichiarazionicon questi sentimenti; anchenell’Enciclica Mystici Corporisdel giugno 1943 il Papa scrivevache «riconosciamo tutti gliuomini come nostri fratelli inCristo secondo la carne,chiamati insieme con noi allamedesima salvezza».Molti però si domandano comemai Pio XII non abbiapronunciato l’anatema controHitler. La causa di questa sceltava ricercata nella data del 26luglio 1942 in Olanda, dove aseguito della protesta deivescovi, vi fu la deportazione diancora più ebrei e anche diquelli convertiti al cristianesimocome Edith Stein e sua sorella.Quando il Papa si rese contoche furono deportati 40.000ebrei, bruciò alla presenza disuor Pascalina, il discorso nellastufa della cucina in Vaticano erivolgendosi ai vescovi nelgiugno del 1943 disse aicardinali che ogni parola rivoltaalle autorità per mitigare lesofferenze e «migliorare lecondizioni di chi soffre, e ogni

nostro pubblico accennodovevano essere da noiseriamente ponderati e misuratinell’interesse dei sofferentistessi, per non rendere, pursenza volerlo,più grave einsopportabile la lorosituazione». Anche Paolo VI nel1965, quando si recò alleCatacombe di Domitilla,ricordando quella Chiesa chesoffriva nei Paesi a regime ateo etotalitario, sottolineò comefosse necessario che la SantaSede si astenesse «dall’alzarecon più frequenza e veemenzala voce legittima della protesta edella deplorazione, non perchéignori o trascuri la realtà dellacosa, ma per un pensieroriflesso di cristiana pazienza eper non provocare malipeggiori». Questi dunque gliatteggiamenti ufficiali di sanorealismo della Chiesa che perònon le impedirono dall’agirepoi concretamente a favoredegli ebrei. Ad esempio siricordano gli aiuti economici e inumerosi certificati di

Battesimo falsi; l’ebreo PinchasLapide in suo libro arrivaaddirittura a quantificare sugli800.000 ebrei salvati dallaChiesa Cattolica; al Museo dellaLiberazione di via Tasso a Roma,c’è una lapide che ricorda che155 case religiose ospitarono4.447 ebrei e che Papa Pacellifece togliere la clausura. Alla luce di quanto esposto, sievince come sia importantecercare sempre la verità storica;la Chiesa non ha paura dellaverità. Monsignor SimoneGiusti, che è voluto esserepresente, ha sottolineato comela storia sia opinabile; la Chiesaè abituata alle mistificazioni; c’èun diritto di cronaca e di replica.L’atteggiamento deve esseresempre sereno con tutti e icattolici hanno il diritto-doveredi informarsi perché l’ignoranzadà luogo a pregiudizi e haconcluso citando un’espressionedello storico Jemolo che diceva:" La Chiesa con i nemici di iericombatte gli alleati di domani".

Mo.C.

La conferenza di Andrea Tornielli invitato dal Serra club di Livorno

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI18 marzo 2012 VII

a Croce intronizzatasull’altare espostaall’adorazione qualesegno della

Redenzione annuncia almondo che solo in Cristomorto e risorto c’è lasalvezza. È questo ilmessaggio che è risuonatonella Chiesa di SantaCaterina durante il ritiro pergli operatori pastorali,guidato dal Vescovo.La croce è dunquel’emblema dell’amore oltreogni limite, capace disconfiggere il nemico piùgrande: la morte. MonsignorGiusti, a partire dalle paroledi Paolo agli Efesini cheinvita ciascuno di noi a farciimitatori di Dio,camminando nella carità,nel modo in cui ancheCristo ci ha amato e ha datose stesso per noi, ha indicatoun itinerario per «viverenell’amore».È un cammino ascetico,fatto di fatica e impegnoperché la carità non èspontanea, ma se abbiamoCristo come modello,diventiamo capaci d’amore.Ma non siamo imitatori di

un santoqualsiasi,perché il santodi per sé èesterno a noi, evolendone riprodurre gliatteggiamenti o sentimenti,rimane al di fuori di noi.Ogni cristiano invece colBattesimo partecipa dellavita stessa di Cristoresuscitato e forma untutt’uno con Lui. Quantopiù saremo capaci di farespazio a Dio e ci lasceremoamare da Lui, tanto piùsaremo capaci d’amore.Il padre della ChiesaGregorio Nazianzeno

descrive con parole sublimil’uomo che si lascia afferrareda Cristo: «Pensa o uomodivino di chi sei creatura.Imita pertanto la filantropiadi Dio. Nulla nell’uomo èpiù divino che il far delbene. Tu dunque hai lapossibilità di diventare Diosenza grande sforzo: nonlasciare passarequest’occasione di’divinizzazione’».

Mo.C.

L

incontro della Consulta delleAggregazioni Laicali è stato aperto dal

vescovo Simone che ha ringraziato ipartecipanti per gli intensi appuntamenti dellapassata «Settimana per la vita» e hacomunicato la prossima nascita delConsultorio familiare come centro di primoascolto, così come era stato annunciatodurante la settimana. Il Consultorio saràoperante nei locali dell’immobile di viaDonnini e sarà portato avanti insieme agliuffici della Caritas, che all’interno dellastruttura organizzeranno anche una scuola diarti e mestieri, mentre la gestione tecnica saràcurata da un gruppo di persone dellaPastorale sanitaria facenti capo a SuorCostanza Galli che potrà avvalersi dellacollaborazione delle associazioni divolontariato.Dalla verifica della Settimana per la vita èemersa anche la scarsa partecipazione delleparrocchie alle iniziative e si è auspicato unmaggiore coinvolgimento dei ragazzi dellescuole sia pubbliche che cattoliche e per unamaggiore sensibilizzazione del tema, anche ilcoinvolgimento dei Gruppi del catechismo. Èemerso anche che il prossimo anno sarebbeopportuno un aggiornamento dei sacerdoti suitemi della bioetica.Il Vescovo ha invitato tutte le associazioni dellaConsulta ad andare, il 17 marzo a Firenzenella Basilica di San Lorenzo, dove si terràl’incontro “Cattolici protagonisti nella Toscanadi oggi”, organizzato dalla Delegazioneregionale per la Pastorale Sociale e il Lavoro,in cui saranno presentate le proposte perl’attuazione della 1ª Settimana sociale deicattolici della Toscana, tutto ciò in vista, comeha detto il Vescovo,“di una assunzione diresponsabilità dei cattolici in tutti i campi”.

Nel prospettare le iniziative delle associazioni,il Movimento dei Focolari ha fatto presenteche il 12 maggio a Bruxelles, 240 framovimenti ed associazioni cristiane sonoconvocate per testimoniare “l’anima cristianadell’Europa”, con musiche, canti, interventi,progetti, nello stesso giorno un collegamentoaudiovisivo sarà fatto con Livorno dalle 17alle 18 presso l’auditorium del Museo diStoria naturale concesso dall’AmministrazioneProvinciale. Anche Livorno potrà dunquevivere questa giornata di gioia e di festaaffrontando le tematiche relative alla nostracittà.

Una scadenza immediata è invece l’incontroorganizzato dal Centro Italiano Femminile il15 marzo nei locali del vescovado sul tema: “Ilcarcere luogo di punizione o di recupero:dialogo tra passato, presente e futuro”. AlConvegno, oltre al Vescovo, saranno presenti,tra gli altri, la Presidente Nazionale del CIFMaria Pia Campanile Savatteri, il giornalistaAngelo Montonati, Enrico Sassano e suorRaffaella Spiezio della Caritas livornese, leconclusioni saranno tratte dal direttore dellarivista Jesus, don Antonio Tarzia, mentreAntonello Riccelli guiderà il dibattito con ilpubblico.

Il 27 maggio la Veglia di Pentecoste diocesanasarà guidata da don Emanuele Zippo, unaVeglia, ha sottolineato il Vescovo, che siconcluderà con l’eucarestia come solenneprofessione di fede e a cui tutte le associazionilaicali sono invitate a dare il loro contributo,mentre il 31 maggio si svolgerà la serataecumenica di Pentecoste, preparata dal SAE.

Monsignor Giusti ha poi evidenziato altri dueimportanti momenti: il 20 maggio si terràl’Assemblea Diocesana alla quale è statoinvitato il Cardinale Dionigi Tettamanzi.Saranno presentate le schede relative alfidanzamento che proporranno il passaggio“da un corso ad un percorso”. Un percorsocristologico dunque che sia fondativo anche diuna moralità cristiana.Il secondo avvenimento è l’indizione dell’“Anno della fede”, a 50 anni dal ConcilioVaticano II e alla luce del catechismo dellaChiesa cattolica. L’Anno si aprirà con ilpellegrinaggio dell’8 settembre a Montenero ela consegna della Lettera Pastorale delVescovo alla Diocesi, proseguirà con ilConvegno missionario del 7 ottobre e vedràl’apertura dell’Anno vera e propria nelpomeriggio del 28 ottobre, mentre la chiusurasarà nella domenica di Cristo Re 2013.Altre assemblee diocesane si terranno anovembre e a maggio 2014, in quest’ultima siparlerà del ruolo dei laici alla luce dellaApostolica Actuositatem. Un Convegnocatechistico sarà indetto per verificare laricezione del Vaticano II e vi saranno anchealtri incontri ispirati al “Cortile dei gentili” conla partecipazione dei Cardinali Ruini e Ravasi.

Gianni Giovangiacomo

’L

L’incontro dellaConsulta delleAggregazioni Laicali

Tutti gliappuntamenti

Guidato dal Vescovo il ritiro spirituale di Quaresima per tuttigli operatori pastoralidella Diocesiincentrato sugli insegnamenti di San Paolo

Il catalogo dei «Teatri del Sacro»

teatri del sacro» è un festival dedicato alla spiritualità, checonta già due edizioni, entrambe svoltesi a Lucca nel set-

tembre 2009 e 2011. Compagnie teatrali professionistiche eamatoriali hanno presentato durante i sette giorni della mani-

festazione 27 spettacoli,mettendo in evidenza i te-mi della tradizione sacra,per ricordare che il teatro èun’importante occasione dicultura e di fede.Un teatro di tutti e per tuttiche va incontro a un’esigen-za di unione tra una dellepiù popolari forme di co-municazione e la ricercaspirituale e religiosa. Unsusseguirsi di prosa , danzae musica organizzati dallaFedergat e dalla Fondazione

Comunicazione e Cultura, che adesso rivivono con l’uscita diun catalogo diviso in aree tematiche e di un documentario indvd, che riporta le tracce essenziali di ogni spettacolo, e che èpossibile reperire presso la curia vescovile. I teatri del sacronon si fermano però al solo festival di Lucca, gli spettacoli an-dranno in scena in tutta Italia per la stagione 2012-2013, valo-rizzando così piccoli teatri, Sale della Comunità e chiese.

Alice Carpentiere

Chiunque fosse interessato al catalogo degli spettacoli può tro-varlo nella biblioteca diocesana. (via del Seminario 61 - aper-ta ogni mattina)

Li amò sino alla fine

ECCO UN AIUTOPER I POVERI PIÙ PICCOLILa fede va in scena

DAL 30 MAGGIO AL 3 GIUGNO

A Milano per l’incontromondialedelle famiglie 2012LA FAMIGLIA,IL LAVOROE LA FESTA

partito il countdown perl’incontro mondiale delle

famiglie a Milano.Chiunque volessepartecipare può consultare ilsito:http://www.family2012.com/it/ oppure contattare iresponsabili dell’ufficiofamiglia della DiocesiAntonio e Rita Domenici tel.0586 501418 cell. 335354216 [email protected] -Massimo e Rosy Gualanditel. 0586 888245 cell. 3402603551 [email protected] La Diocesi organizzerà deipullman per la giornata del2/6 (Festa delleTestimonianze conBenedetto XVI) con partenzanella prima mattina erientro nello stesso giorno intarda serata. Perinformazioni e/oprenotazioni contattarel’Ufficio per la Pastoraledella Famiglia.

È

Ritiro spirituale PER GLI OPERATORI PASTORALI

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI18 marzo 2012VIII