La Settimana n. 11 del 17 marzo 2013

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 17 marzo 2013 Noi non possiamo annunziare la fede se, contemporaneamente alla fede che annunziamo, non facciamo sorgere la pienezza dell’umanità. Prima della evangelizzazione c’è l’umanizzazione. Se io non porto quest’uomo ad essere equilibrato non potrà mai diventare un cristiano; se non lo porto ad avere il senso della gioia non potrò mai annunziarli la Buona Novella: non sarà in grado di riceverla. La Buona Novella non è una notizia qualun- que, significa gaudio. Dovrò metterlo in condizione di avere il senso della gioia. Se quest’uomo non è giunto alla possibilità della distensione mora- le, di poter dire "grazie", ma vive in una continua irritazione o odio incul- cato o di ingiustizia vissuta, quest’uomo non potrà mai celebrare l’Eucare- stia: sarà sempre uno spettatore dell’Eucarestia; l’Eucarestia non gli dirà mai niente, perché l’Eucarestia è il grande "grazie" del Figlio al Padre attra- verso il Figlio della Trinità. “L’uomo di oggi e la fede, 1971 - Una missione d’accoglienza” Il convegno organizzato dall’Associazione Italiana Persone Down, per trovare speranze di una nuova terapia per le persone affette dalla Trisomia 21 “Un’impresa intellettuale meno difficile che spedire un uomo sulla luna” DI MARTINA BONGINI no sguardo diverso, uno sguardo attento e vivo, che non ha niente da invidiare alle cosiddette persone "normali". Chi sono le persone down? Esattamente persone che semplicemente possiedono una quantità di materiale genetico maggiore rispetto a quelle considerate "sane". A questa spiegazione scientifica però ci si è arrivati passando per innumerevoli pregiudizi e ignoranza, che troppo spesso prendono il posto della ragione e del buon senso. Fino alla metà del ventesimo secolo, infatti, si riteneva che le persone affette dalla sindrome di down, fossero il frutto di malattie come la sifilide, o di persone che facevano abuso di alcool ovvero concepiti da uomini e donne dal comportamento morale inadeguato. Nel 1958 però il prof. Jerome Lejeune, uno dei più grandi scienziati al mondo di cui però non si sente parlare spesso, fornisce una causa organica a questa sindrome, già scoperta a fine diciannovesimo secolo da John Langdon Down, ovvero la presenza di un cromosoma in più nel corredo genetico. Questa spiegazione così rivoluzionaria però non ha avuto troppa risposta nella ricerca; nonostante la sindrome della trisomia 21 sia quella più diffusa nel mondo è stata ed è la meno studiata. In questi ultimi anni, grazie anche allo studio e alla dedizione del prof. Pierluigi Strippoli (responsabile del Laboratorio di Genomica del Dipartimanto di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna) è in atto una ricerca per una terapia che possa migliorare le condizioni di vita delle persone down e piccole scoperte si stanno facendo largo nel mondo scientifico. L’incontro organizzato al Parco del Mulino, dall’Associazione Italiana Persone Down (AIPD), al quale hanno partecipato oltre al prof. Strippoli anche il prof.Francesco Donato Busnelli (Professore emerito di Diritto Civile nella Scuola di studi universitari e di perfezionamento S. Anna di Pisa), il Sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi e il Vescovo monsignor Giusti, aveva come intento quello di dare una nuova speranza alle persone down. L’obiettivo però non è tanto quello di “prevenire” la sindrome attraverso test prenatali col fine ultimo di eliminarla, come spiega il dott. Daniele Tornar, presidente e anima dell’Associazione, quanto quello di migliorare lo stile di vita di chi è affetto da questa malattia, raggiungendo già quegli obiettivi che l’AIPD si prefigge con l’autonomia, l’inserimento nel mondo del lavoro, il sostegno scolastico e tanti altri. Purtroppo tutelare la vita dei più deboli però non è sempre facile: se da una parte la ricerca tenta di fare passi in avanti, spesso la realtà della "giustizia" ci pone davanti a decisioni sconcertanti e particolarmente disarmanti che di certo molte volte lasciano con grandi dubbi e dilemmi. Chi è l’uomo? Forse è la domanda alla quale dovremmo iniziare a rispondere, una domanda fondamentale che troppo spesso non ci facciamo e che porta ad un duro scontro con la civiltà di oggi, come sottolinea monsignor Giusti, dove i valori si stanno smarrendo sempre di più a si sta perdendo di vista l’uomo, l’individuo. La speranza come diceva Jerome Lejeune, è quella di riuscire a trovare una terapia perché Se trovo come guarire la trisomia 21, allora si aprirà la strada verso la guarigione di tutte le altre malattie di origine genetica”. U Trovare una terapia per la sindrome di Down "E’ una impresa intellettuale meno difficile che spedire un uomo sulla luna:" quando pensa che si arriverà a questo risultato? «È difficile fare una previsione. La storia della scienza ci insegna che si arriva ad un rimedio nel momento più impensabile. Negli ultimi anni, c’è stata una ripresa della ricerca sulla sindrome di Down e questo ha portato a grandi contributi; il clima culturale e scientifico ha rivalorizzato questa materia e se il problema può essere risolto si può lavorare per cercare un esito positivo ma i tempi rimangono un mistero». Cosa spinge un ricercatore ad occuparsi di una materia così trascurata? «Sicuramente gli incontri. A partire dal mio incontro con la famiglia di Lejeune, sua moglie i suoi figli, fino al mio ritorno in clinica per conoscere i pazienti. Mi sono accorto che il ricercatore ha bisogno di conoscere le persone da curare, il lato umano è fondamentale. Se prima pensavo di trovare semplicemente una terapia, adesso penso a trovare qualcosa che aiuti Andrea, Anna Chiara a stare meglio». Cosa ha imparato dallo studio della figura del professor Lejeune? «Lui era un esempio in tutti gli aspetti della medicina. La disponibilità e l’attenzione che rivolgeva ai suoi piccoli pazienti e alle loro famiglie, un ricercatore completamente coinvolto. Come mi disse una volta sua figlia Clara "mio padre era medico fino in fondo all’anima" e credo che noi medici dovremmo seguire il suo esempio, accompagnando il malato e non semplicemente abbandonarlo da solo con la sua terapia». m.b. L’obiettivo però non è tanto quello di “prevenire” la sindrome attraverso test prenatali col fine ultimo di eliminarla, quanto quello di migliorare lo stile di vita di chi è affetto da questa malattia, raggiungendo già quegli obiettivi che l’AIPD si prefigge con l’autonomia, l’inserimento nel mondo del lavoro, il sostegno scolastico e tanti altri Essere «medici nell’animo» L’INTERVISTA AL prof. Strippoli IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi

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Settimanale della Diocesi di Livorno

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Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Coordinatore diocesanoNicola Sangiacomo

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

17 marzo 2013

Noi non possiamo annunziare la fede se, contemporaneamente alla fedeche annunziamo, non facciamo sorgere la pienezza dell’umanità. Primadella evangelizzazione c’è l’umanizzazione. Se io non porto quest’uomoad essere equilibrato non potrà mai diventare un cristiano; se non lo portoad avere il senso della gioia non potrò mai annunziarli la Buona Novella:non sarà in grado di riceverla. La Buona Novella non è una notizia qualun-que, significa gaudio. Dovrò metterlo in condizione di avere il senso dellagioia. Se quest’uomo non è giunto alla possibilità della distensione mora-le, di poter dire "grazie", ma vive in una continua irritazione o odio incul-cato o di ingiustizia vissuta, quest’uomo non potrà mai celebrare l’Eucare-stia: sarà sempre uno spettatore dell’Eucarestia; l’Eucarestia non gli diràmai niente, perché l’Eucarestia è il grande "grazie" del Figlio al Padre attra-verso il Figlio della Trinità.“L’uomo di oggi e la fede, 1971 - Una missione d’accoglienza”

Il convegno organizzatodall’Associazione ItalianaPersone Down, per trovare speranze di una nuova terapia per le persone affettedalla Trisomia 21

“Un’impresaintellettuale meno

difficile che spedireun uomo sulla luna”

DI MARTINA BONGINI

no sguardo diverso, unosguardo attento e vivo,che non ha niente dainvidiare alle cosiddette

persone "normali".Chi sono le persone down?Esattamente persone chesemplicemente possiedono unaquantità di materiale geneticomaggiore rispetto a quelleconsiderate "sane".A questa spiegazione scientificaperò ci si è arrivati passando perinnumerevoli pregiudizi eignoranza, che troppo spessoprendono il posto della ragione edel buon senso.Fino alla metà del ventesimosecolo, infatti, si riteneva che lepersone affette dalla sindrome didown, fossero il frutto di malattiecome la sifilide, o di persone chefacevano abuso di alcool ovveroconcepiti da uomini e donne dalcomportamento moraleinadeguato.Nel 1958 però il prof. JeromeLejeune, uno dei più grandiscienziati al mondo di cui perònon si sente parlare spesso,fornisce una causa organica aquesta sindrome, già scoperta afine diciannovesimo secolo daJohn Langdon Down, ovvero lapresenza di un cromosoma inpiù nel corredo genetico.Questa spiegazione cosìrivoluzionaria però non ha avutotroppa risposta nella ricerca;nonostante la sindrome dellatrisomia 21 sia quella più diffusanel mondo è stata ed è la menostudiata.In questi ultimi anni, grazieanche allo studio e alla dedizionedel prof. Pierluigi Strippoli(responsabile del Laboratorio diGenomica del Dipartimanto diMedicina Specialistica,Diagnostica e Sperimentaledell’Università di Bologna) è inatto una ricerca per una terapiache possa migliorare lecondizioni di vita delle personedown e piccole scoperte si stannofacendo largo nel mondo

scientifico.L’incontro organizzato al Parcodel Mulino, dall’AssociazioneItaliana Persone Down (AIPD),al quale hanno partecipato oltreal prof. Strippoli anche ilprof.Francesco Donato Busnelli(Professore emerito di DirittoCivile nella Scuola di studiuniversitari e di perfezionamentoS. Anna di Pisa), il Sindaco diLivorno, Alessandro Cosimi e ilVescovo monsignor Giusti, avevacome intento quello di dare unanuova speranza alle personedown.

L’obiettivo però non è tantoquello di “prevenire” la sindromeattraverso test prenatali col fineultimo di eliminarla, come

spiega il dott. Daniele Tornar,presidente e animadell’Associazione, quanto quellodi migliorare lo stile di vita di chiè affetto da questa malattia,raggiungendo già quegli obiettiviche l’AIPD si prefigge conl’autonomia,l’inserimento nelmondo del lavoro, ilsostegno scolastico etanti altri.Purtroppo tutelare lavita dei più deboliperò non è semprefacile: se da una partela ricerca tenta di farepassi in avanti, spessola realtà della"giustizia" ci ponedavanti a decisionisconcertanti eparticolarmentedisarmanti che di certomolte volte lascianocon grandi dubbi edilemmi.Chi è l’uomo? Forse èla domanda alla qualedovremmo iniziare arispondere, unadomanda fondamentale chetroppo spesso non ci facciamo eche porta ad un duro scontro conla civiltà di oggi, come sottolineamonsignor Giusti, dove i valori sistanno smarrendo sempre di piùa si sta perdendo di vista l’uomo,l’individuo.La speranza come diceva JeromeLejeune, è quella di riuscire atrovare una terapia perché “Setrovo come guarire la trisomia 21,allora si aprirà la strada verso laguarigione di tutte le altre malattiedi origine genetica”.

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Trovare una terapia per la sindrome diDown "E’ una impresa intellettuale menodifficile che spedire un uomo sulla luna:"quando pensa che si arriverà a questorisultato?«È difficile fare una previsione. La storiadella scienza ci insegna che si arriva adun rimedio nel momento piùimpensabile.Negli ultimi anni, c’è stata una ripresadella ricerca sulla sindrome di Down equesto ha portato a grandi contributi; ilclima culturale e scientifico harivalorizzato questa materia e se ilproblema può essere risolto si puòlavorare per cercare un esito positivo ma itempi rimangono un mistero».

Cosa spinge un ricercatore ad occuparsi diuna materia così trascurata?«Sicuramente gli incontri. A partire dalmio incontro con la famiglia di Lejeune,sua moglie i suoi figli, fino al mio ritornoin clinica per conoscere i pazienti.Mi sono accorto che il ricercatore ha

bisogno diconoscere lepersone dacurare, il latoumano èfondamentale.Se primapensavo ditrovaresemplicementeuna terapia,adesso penso atrovare qualcosache aiuti Andrea,Anna Chiara astare meglio».

Cosa haimparato dallostudio dellafigura delprofessorLejeune?«Lui era un

esempio in tutti gli aspetti dellamedicina. La disponibilità e l’attenzioneche rivolgeva ai suoi piccoli pazienti ealle loro famiglie, un ricercatorecompletamente coinvolto.Come mi disse una volta sua figlia Clara"mio padre era medico fino in fondoall’anima" e credo che noi medicidovremmo seguire il suo esempio,accompagnando il malato e nonsemplicemente abbandonarlo da solocon la sua terapia».

m.b.

L’obiettivo però non è tanto quello di “prevenire” lasindrome attraverso test prenatali col fine ultimo dieliminarla, quanto quello di migliorare lo stile di vitadi chi è affetto da questa malattia, raggiungendo giàquegli obiettivi che l’AIPD si prefigge con l’autonomia,l’inserimento nel mondo del lavoro, il sostegnoscolastico e tanti altri

Essere«medicinell’animo»

L’INTERVISTA AL prof. Strippoli

IL GRANELLOdi senape

di mons. Alberto Ablondi

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI17 marzo 2013II

Le nuove POVERTÀ

Ci sentivamo comedue sconosciuti

DI FABIO FIGARA

o chiameremoAndrea (per tutelarela sua privacy), ha 35anni e un passato

difficile alle spalle. Dapiccolo viene rifiutato dalpadre, e cresce con lamadre e con il conviventedi lei, con il quale nonriesce ad avere un buonrapporto. Gran lavoratoresin da ragazzino, finiti glistudi incontra personesbagliate che lo portanonel baratro dellatossicodipendenza, dalquale riesce ad uscire e arifarsi una vita, cadendoma rialzandosi conimpegno e forza d’animo.Poi arriva un periodo diserenità: Andrea ritrovauna sua compagnad’infanzia, conosciutanelle giornate trascorsenell’oratorio della chiesavicina; i due si innamorano,e decidono di comprare unappartamento, iniziandocosì a convivere. La tappasuccessiva che hanno inmente è il matrimonio, e nelfrattempo nasce unabambina. Tutto sembraandare per il verso giusto,ma qualcosa arriva a turbare la serenitàfamiliare."Purtroppo dopo poco tempo dallanascita della bambina - racconta -iniziammo a discutere. Sorsero deiproblemi che non ci aspettavamo. O forsenoi stavamo cambiando, senzaaccorgercene, e avevamo fatto un passotroppo lungo rispetto a ciò che realmentepotevamo chiedere a noi stessi." Ciò che manca è anzitutto il dialogo tra idue, la capacità di ascoltare l’altro e laforza di condividere i problemi. Maquesta situazione, per Andrea, portaanche altre difficoltà."Mi sembrava di avere tutto il mondocontro, non sapevo cosa fare e comecomportarmi. La sua presenza mi irritavaogni giorno, era un incubo. Ognuno dinoi restava fermo sulle proprie posizioni.Abitavo ormai insieme ad una personasconosciuta. E io ero divenuto altrettantoper lei. Lo ammetto, sono stato debole difronte ad una situazione che richiedevanotevoli energie per essere affrontata,soprattutto perché la piccola ne avrebbesofferto. Purtroppo rischiai di cadere

nuovamente in un brutto giro, e quello fuil punto di rottura definitivo. Decisi cosìdi andarmene spontaneamente. Pocodopo vendemmo l’appartamento, cheavevamo acquistato insieme con grandisacrifici: decisi di regalare alla mia ormaiex compagna tutta la quota che mispettava, perché la utilizzasse perprovvedere alla bambina".Andrea inizia così a vivere da solo. Riescea pagarsi un affitto e a contribuire,saltuariamente, alle loro spese."Purtroppo il lavoro diminuì, e miritrovai disoccupato. Iniziai così a svolgerequalche attività, spesso di breve durata eal nero, e non potendo chiedere aiuto aiparenti, iniziai a frequentare la mensadella Caritas e i dormitori pubblici: oggi,quando non c’è posto, dormo per strada."Nel frattempo, la madre della bambina locita in Tribunale perché pretende che l’exconvivente passi gli alimenticostantemente per il sostentamento dellafiglia, con la minaccia di non farlo piùavvicinare alla piccola: ma Andrea vince lacausa perché versa già in condizioni didifficoltà; inoltre, in quanto conviventi e

non coniugi, la legge non regolaspecificatamente tale problematica, purriconoscendo la potestà di entrambi igenitori. "Dopo questa serie di incomprensioni edi "lotte" - continua - oggi riusciamo adascoltarci e a comprendere le rispettiveesigenze, contrariamente a quantoaccadeva prima, e siamo giunti ad unpunto di accordo: posso sentire mia figliatutti i giorni e stare con lei ogni finesettimana, mentre gli altri giorni vive conla madre, con la zia e con i nonni materni.Credo, e spero, che in questo modo labambina non senta il distacco e nonsoffra di questa situazione. Mi riconoscecome suo padre, ma voglio che miconsideri anche come un grande amico, adifferenza di ciò che ho vissuto io.Quando sarà un po’ più grande lespiegherò tutto quello che è accaduto, espero che possa capire. Nella situazione incui mi trovo ora, è l’unica luce che mipermette di andare avanti: vivo per vedereun suo sorriso, per sentire la sua piccolamano che stringe affettuosamente lamia".

Ll 4° libro più letto fra quelli dellasaggistica in questa settimana, come si

può leggere su "La lettura", l’insertoculturale domenicale del "Corrieredella sera", è "Il kerigma", scritto daKiko Arguello, il fondatore e iniziatoredel Cammino Neocatecumenale. IlCardinale Antonio Canizares, nellaprefazione, definisce il libro come un"vero regalo di Dio, che ci anima erinfranca nella fede, dissipa timori epaure e ci riempie di coraggio perseguire il suo annuncio -kerigma- perandare là dove si trovano gli uomini,per essere, davanti a loro, testimonivalorosi e annunciatori convinti delVangelo (pag.12)" perché "il mondo habisogno del Vangelo. Ha bisogno diGesù Cristo" e allora "Bisogna di nuovoiniziare. Bisogna tornare adevangelizzare (pag.14)". Kiko Arguellonarra la sua storia, pittore dotato epremiato, frequentava gli ambienti ateidove dominava la filosofia di Sartre e ilsuo "non c’è nulla", ma questa è unacondizione che non lo soddisfa e vaalla ricerca di un modo diverso diesistenza. Siavvicina alpensiero diBergson, ammiraCharles deFoucauld, e arrivaa dire: "sentiidentro di me lacertezza che Dioc’era (pag.26)".Partecipa aiCursillos deCristiandad e sispinge oltre,vuoleevangelizzarepartendo daireietti, dai senzacasa, dagliassassini, daglizingari. Allaperiferia dellacittà di Madrid,dove vive, ci sonole baracche diPalomeras Altascon tutto il loroorrore, infernodelle catacombesociali, ed è lì chedice: "Ho capitoche c’è una presenza di Cristo in coloroche soffrono, soprattutto nellasofferenza degli innocenti (pag.35)". E’in questo luogo che incomincia la suaevangelizzazione che troverà anchel’appoggio dell’Arcivescovo di Madridmonsignor Casimiro Morcillo al qualechiede l’aiuto affinché la polizia nonproceda nella distruzione dellebaracche. Kiko incontrerà i poveri nelnome di Cristo anche in altre città everrà anche in Italia, a Roma alBorghetto Latino, poi a Firenze, quindia Lisbona e in tante città europee.Il volume riporta anche unatestimonianza del Cardinale ChristophSchonborn che presenta la catechesiche Kiko ha dato in un incontro a Sora(Frosinone) in cui afferma "senza lamia personale conversione non possoevangelizzare". Kiko spiega il camminodi evangelizzazione per i nostri giornicome Itinerario di iniziazione cristianae di Educazione permanente alla fedeche si sviluppa come annuncio -kerigma appunto- della morte eresurrezione di Cristo per la nostrasalvezza. Un itinerario che si basanell’amare il proprio nemico e nellaperfetta unità relazionale tra i cristianiche dimostrano di amarsivicendevolmente con l’aiuto delloSpirito Santo. La vita è amore! Ripetecontinuamente l’autore e "colui chenon può amare soffre terribilmente(pag.122)". L’idea dell’autore è quellache per una vera "missio ad gentes" sidebba passare da una pastorale disacramentalizzazione a un pastorale dievangelizzazione, è però opportunodire che questa è una tesi che in ambitoecclesiale trova sostenitori ma anchedegli oppositori.

Kiko Arguello - Il kerigma - Nellebaracche con i poveri - Ed. San Paolo -pag. 144 - Euro 9.90

Gi.Gi.NELLE FOTO: KIKO ARGUELLO E LA COPERTINA DEL LIBRO

I

IL 45° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLA COMUNITÀ’ DI SANT’EGIDIO

Uno dei frutti più belli del ConcilioNella chiesa di San Giovanni, in fase di

ristrutturazione, al clima di gioia per lecelebrazioni del 45° anniversario dellafondazione della Comunità di Sant’Egidiosi univa l’attesa di tutta la Chiesa per ilconclave ormai imminente. Moltirappresentanti delle aggregazioni laicalierano presenti alla concelebrazionepresieduta da monsignor Simone Giustiper ringraziare il Signore per questapreziosa presenza nella città oltre che per laDiocesi. Monsignor Giusti a tal propositoha esclamato “Grazie per esserci e perchénel costante impegno per i poveri e gliultimi siete espressione di una Chiesa checresce! S. Egidio è uno dei frutti più bellidel Concilio Vaticano II perché attua ilVangelo nel farsi dono per gli altri”.Nell’omelia, commentando la Parabola delPadre Misericordioso, il Vescovo hasottolineato il paradosso di un Dio cheinvece di allontanare i peccatori, i poveri egli ultimi, si fa prossimo a loro. Il Dio dellaBibbia infatti non è il nostro Dio. L’uomocade spesso nella tentazione di ergersicome dio e quando lo fa non ha attenzioneper l’altro. Ad oggi, pur dopo la cadutadelle ideologie nazista e comunista, si faavanti quella del genere, ed in ambitofinanziario, la bolla speculativa staminacciando il mercato del lavoro con ilrischio dell’autodistruzione. E’ quanto mai

necessari fare “ritorno al Padre” che aspettae che vuole che nessuno si perda. Il suo èun amore senza fine e non prova isentimenti di orgoglio come gli dei pagani,gli basta soltanto che ci incamminiamoverso di lui anche se con una conversioneimperfetta. Alla conclusione dellacelebrazione, è stato invocato la SpiritoSanto perché illumini i Cardinali nelconclave e li assista in questo momentodelicato e importante per la Chiesa.

Monica Cuzzocrea

“Il Kerigma”, l’ultimolibro di Kiko Arguello

NELLEBARACCHECON I POVERI

La crisi delle famiglie è sempre più preoccupante. A causarlamille difficoltà e problemi di varia natura, primo fra tutti

la mancanza di ascolto reciproco

Il racconto di un padre,

ospite della struttura

Caritas

Nelle foto: il vescovo Giusti insieme a monsignor Ianari assistente della Comunità di S. Egidio; un momento della celebrazione nella chiesa di S. Giovanni

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI17 marzo 2013 III

L’INTERVISTA ALIBERA

Nessun territorioè immune alla mafia

DI MAURO DONATEO

el bene o nel male, è“cosa nostra”,l’abbiamo esportatanoi nel mondo, ed è

per questo, che oltre a sole,pizza, spaghetti e arte siamoconosciuti all’estero: la mafia.Nonostante tutto, però, nonvogliamo ammettere che è unproblema del Paese, ma solodi una sua parte. Così la mafiaha potuto espandersi einfiltrarsi anche dove meno cisi aspettava. L’associazione Libera, fondata da don LuigiCiotti nel 1995, ha comeobiettivo proprio questo:formare le coscienze, renderleconsapevoli che le mafie nonsono una cosa esclusiva delSud, ma di tutto il territorioitaliano.Abbiamo chiesto a Carlotta,una delle rappresentanti di Libera a Livorno, di raccontarcidell’esperienzadell’associazione nella nostracittà.

Carlotta, come e quandonasce Libera a Livorno?«Nasce nel 2002, poi nel 2003venne inaugurataufficialmente da don Ciotti. Lanostra sede attualmente èpresso il CEIS, in viaLampredi. Siamo circa unatrentina di aderenti, maintorno a noi ruotano tantepersone, dagli studenti dellescuole, alle altre associazioniche collaborano con Libera,come ad esempio l’Agesci, dacui anche io provengo.Referente provinciale delcoordinamento LiberaLivorno è Dania Bruno».

Quali sono le vostre attivitàprincipali?«Facciamo diversi progetti conle scuole, dalle elementari allesuperiori. Poi organizziamoincontri con testimonidavvero importanti, comequello con Nando DallaChiesa, attuale presidenteonorario dell’associazione eche è venuto a parlare nellanostra città all’ITI il 5 marzoscorso. Inoltre partecipiamo aicampi lavoro, esperienzedavvero indimenticabili, comequello di Maiano di SessaAurunca (provincia diCaserta), in cui si alternanomomenti di lavoro nei campiil mattino, nelle terreconfiscate alle mafie, amomenti di formazione allalegalità nel pomeriggio, contestimoni che hanno vissuto laquestione mafiosa sullapropria pelle. Ai campipartecipano persone di varieetà, si parte dai ragazzi di 17anni, ai più adulti. Qualcunoche aderisce alla nostra

Nassociazione spesso per motividi studio ci lascia, peròcontinua a coltivare lo spiritodi Libera, dove si trasferisce.

In che rapporti siete con lacittà di Livorno e la realtàecclesiale labronica?«Dal punto di vistaistituzionale cittadinodiciamo che c’è un sostegnomorale, però ancora ilproblema mafia non èavvertito nella nostra città, ilnostro lavoro è visto comepositivo, ma ad esempio, allagiornata della memoriadell’anno scorso, il 21 marzo,in cui sono state ricordatetutte le vittime della mafia, alivello comunale non hapartecipato nessuno, mentrec’è stata una forte adesione dialcune scuole elementari. Alivello ecclesiale, occorre direche quando viene don Ciottila risposta è davvero ampia,ma non solo di fedeli, anchedi persone che nonappartengono alla Chiesa».

Con le altre realtà toscanedi Libera siete in contatto? Econ quella nazionale?«Abbiamo davvero un buonrapporto con le altre realtàdella nostra regione, ma anchecon quello nazionale.D’altronde, uno dei principi diLibera è quello di consideraretutte le realtà sullo stessopiano e cercare di far uscire ilproblema mafia dal Sud erenderne partecipe l’interoPaese. Inoltre, adesso esisteanche Libera Flare, ovverol’associazione a livellointernazionale che cerca disensibilizzare le nazioni con ilproblema mafioso (russo,italiano, albanese, ecc…)».

Carlotta, che cosa ti haspinto a diventareun’aderente di Libera?«Come ho già detto, la miaformazione è Agesci, quindisono stata educata da sempre

a rispetto e coscienza dellalegge. La conosco, la rispetto,ma se non va bene, cerco dicambiarla. Per me è statoimportante conoscere donCiotti nel momento in cui holasciato gli scout, è stato unpassaggio fondamentale per lamia vita, in cui la mente si èaperta, ho moltiplicato emesso in pratica le conoscenzescout. A volte le associazionirischiano di chiudersi in sestesse, Libera mi ha aiutato auscire dal “mio orticello”. Conquesta esperienza, hoconosciuto tantissime personee paesi dell’Italia che primaignoravo, come S. PieroVernotico (provincia diBrindisi), paese in cui la mafiaera padrona, poi grazieall’azione congiunta diQuestura e Libera, è statoliberato. Di solito quandoarriviamo in questi paesi conle nostre magliette targate Libera, all’inizio riscontriamopaura e diffidenza, poi invece,ci accolgono con grande festa,specie i giovani. Di solito chisi avvicina a noi è incuriosito,e tutti successivamenterimangono attratti».

Nella nostra realtà livornese

possiamo stare tranquilli, oci sono presenze mafioseanche qui?«Nessun territorio è immunealla mafia. La mafia sa dove ecome colpire. È intelligente. Lacoscienza della città, se è sana,impedisce a questo fenomenodi radicarsi. Per quantoriguarda la realtà specifica diLivorno, bisognerebbedomandare al procuratore,troppo azzardato dare ungiudizio senza una sentenzagiuridica. Probabilmente lamafia è arrivata anche qui inaltre forme, come il riciclo dicapitali, approfittando delletante attività in crisi. Anche inVersilia ci sono voci semprepiù insistenti di presenzemafiose. In ogni caso, dove c’ècorruzione ed evasione, lamafia cresce».

Come si combatte la mafia?«Con educazione eresponsabilità, coscienza econoscenza delle leggi. A volteoccorre avere il coraggio diopporsi, di cambiare alcuneleggi. Il fenomeno mafioso èuna “cosa nostra”, manonostante tutto non loconosciamo bene, loconsideriamo piuttosto unfenomeno folcloristico di unaparte del Paese»

Cosa ti senti di aggiungere aquesta intervista?«Quando è venuto NandoDalla Chiesa, ha volutoinsistere su un concettofondamentale: "La forza dellamafia, è fuori dalla mafia", edè proprio vero! Una societàsana fa in modo che questofenomeno non si radichi,quando diciamo, “non è unnostro problema”, facciamo ilgioco della mafia. E ne è unesempio lo spostamentomafioso verso il Nord».

UN AMPIO SERVIZIO SUQUESTO TEMA NEL FASCICOLOREGIONALE ALLE PAGINE 2 E 3

Combattere la mafia è un problema di tutto il Paese:abbiamo parlato con un’aderentedell’associazione Libera di Livorno

rganizzato dal Centro Culturale Il Porticodi Salomone presso l’auditorium della

Fondazione San Carlo Borromeo si è tenutol’incontro di presentazione, in videoconferenza, del Libro di Antonio Polito,editorialista de Il Corriere della Sera, dal titoloContro i papà. L’incontro, coordinato daLetizia Bardazzi, Presidente dell’AssociazioneItaliana Centri Culturali, ha visto lapartecipazione, oltre che dell’autore, anche diFerruccio De Bortoli, direttore deIl Corrieredella Sera e Julián Carrón, Presidente dellaFraternita di Comunione e Liberazione.Il titolo si presenta assai provocatorio e,apparentemente, sembra evocare uno deitanti temi di sessantottina memoria. In realtànon è così e leggendolo si capisce anche ilperché. L’esatto contrario della celebre lezionedi Steve Jobs. Il geniale fondatore di Applestimolava i giovani a restare «affamati efolli», i padri di oggi li educano invece asentirsi sazi e a essere conformisti. È la tesi di«Contro i papà. Come noi italiani abbiamorovinato i nostri figli», il libro di Antonio Politoedito da Rizzoli. Il brano che segue è trattodall’introduzione. Questo è un libro contro ipadri. Non contro i padri che abbiamo avuto,ma contro i papà (e i papi e i papini e ipaponi) che siamo stati e siamo. I padri cheabbiamo avuto, come il mio, hanno fatto illoro. Non che ci fossero molto, né che noi gliabbiamo permesso di esserci tanto, nellenostre vite: non disponevano di tutto il tempolibero di cui disponiamo noi, all’epoca loro ilpane era nero e la fatica era tanta. Non dicodunque che ci aiutarono con il loro esempio,con i loro consigli, con la loro guida, trannerari ed encomiabili casi. Ma si prestarono afare ciò che da mondo è mondo un padredeve fare: opporsi al figlio. Diventarne lacontroparte. Incarnare uno stile di vitadiverso. Impersonare il passato. Consentireche il figlio gli si rivolti contro, e così facendoconquisti la sua emancipazione. Perché se nonhai un padre da cui allontanarti, non c’è mododi avvicinarti all’età adulta e al futuro. Io mene sono accorto perfino fisicamente quandomio padre se n’è andato: era stato propriosfidando la sua autorità morale, ribellandomia quel costante richiamo al senso del dovereora scomparso insieme con lui, che hocostruito l’individuo che sono. Per questo ècosì doloroso perdere i padri, per questo dopoci sentiamo così soli.Noi papà di oggi invece vogliamo fare ifratelli, non i padri.Vogliamo aderire alprogetto di vita dei nostri figli, invece dilasciare che si modelli per opposizione alnostro.Vogliamo aiutarli a realizzarsi senzacomprendere che l’unica forma direalizzazione è l’autorealizzazione.Diventiamo un muro di gomma contro il qualenon c’è nessun gusto a sbattere, irritante eindisponente proprio perché non si puòabbattere. Contro i mattoni dei solidi muriedificati dai nostri padri ci siamo fatti male, afuria di dare capocciate; ma che soddisfazionequando abbiamo aperto una breccia eabbiamo visto, dall’altra parte, la nostra vitacosì come ce l’eravamo conquistata.In un celebre discorso ai laureandidell’Università di Stanford nel 2005, SteveJobs, un uomo che era stato rifiutato dal padrenaturale alla nascita, indicò loro quella cheriteneva essere la ricetta per avere successo eper fare il successo della società in cuiavrebbero vissuto: «Stay hungry, stayfoolish». Che si può tradurre così: «Restateaffamati, restate folli». Necessità e genialità.Bisogno e talento. Gli ingredienti delprogresso.Ecco, noi papà di oggi stiamo lanciando ainostri figli il messaggio opposto: «Restatesazi, restate conformisti». Affamati nonvogliamo che stiano nemmeno un istante.Abbiamo anzi costruito le nostre vite e lanostra società in funzione del loro nutrimento:non solo finché restano nel nido, come fanno igenitori del regno animale, ma tenendoli nelnido il più a lungo possibile, ecomprandogliene uno nei pressi di casa per ildopo.

Andrea CapaccioliPresidente del Centro Culturale

«Il Portico di Salomone»

O

Per gli incontri del«Portico di Salomone»IL LIBRO DI POLITO:COME GLI ITALIANIHANNO ROVINATOI LORO FIGLI

Nelle foto: immagini di una manifestazione di Libera; il manifesto che ricorda Falcone eBorsellino ed una foto dei ragazzi impegnati a lavorare nei campi sottratti alla Mafia

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI17 marzo 2013IV

VENERDÌ 15 MARZONella mattina udienze laici in vescova-do11.00 incontro con i vicari episcopali invescovado15.30 inaugurazione della nuova sededella Fondazione Cassa di Risparmi diLivorno18.30 S. Messa in occasione dell’anni-versario della morte di Chiara Lubich,alla chiesa Beata Madre Teresa di Cal-cutta21.00 Via Crucis per il V vicariato alGabbro

SABATO 16 MARZO8.00 pellegrinaggio mensile diocesanoa Montenero, a seguire S. Messa alSantuario10.30 in occasione della visita pastoraleal III vicariato, incontro con il Consi-glio Pastorale Affari Economici allaparrocchia di S. Agostino18.00 S. Messa per la pastorale scolasti-ca alla chiesa di S. Lucia

DOMENICA 17 MARZO10.00 S. Messa e visita alla comunitàeucaristica alla chiesa dei Sette Santi11.00 in occasione della visita pastora-le al III vicariato, incontro con le fami-glie alla parrocchia dei Sette Santi16.00 all’Istituto Immacolata, ritiro diQuaresima delle religiose

LUNEDÌ 18 MARZO9.30 in occasione della visita pastoraleal III vicariato, incontro con la Caritas ei ministri Straordinari alla Chiesa dellaSantissima Trinità (Cappuccini)12.00 posa della prima pietra per ilCentro Sociale Piccioni in via Donnini

MARTEDÌ 19 MARZONella mattina, udienze clero in vesco-vado12.00 S.Messa allo Studio Teologico In-terdiocesano a Camaiore16.00 S. Messa per l’Associazione Cat-tolica Operatori Sociosanitari (ACOS)alla cappella dell’ospedale17.30 incontro di Quaresima con glioperatori Caritas su "Credere nella ca-rità suscita nella carità" a Torretta

MERCOLEDÌ 20 MARZO8.30 S. Messa allo stabilimento Eni aStagnoNella mattina udienze clero in vescova-do19.30 in occasione della visita pastora-le al III vicariato, incontro con la Gio-ventù Francescana alla Chiesa dellaSantissima Trinità (Cappuccini)

GIOVEDÌ 21MARZONella mattina, udienze laici in vescova-do17.30 S. Messa per la Pasqua dellosportivo in cattedrale18.30 tavolo dell’oggettività con i pri-mari dell’ospedale, in ospedale21.00 in occasione della visita pastoraleal III vicariato, incontro con il consigliopastorale parrocchiale alla Chiesa diSant’Agostino

VENERDÌ 22 MARZO10.00 S. Messa precetto pasquale all’I-stituto MaestrePie Venerini, in via Lo-pez18.30 incontro con i cresimandi, i geni-tori, i catechisti e i parroci in vescovado21.00 Via Crucis Cittadina (Vedi Locan-dina Pag VIII)

SABATO 23 MARZO9.00 S. Messa e ritiro dei politici in ve-scovado18.00 S. Messa in occasione dell’ingres-so del nuovo parroco don Jacek Mackialla Chiesa di Ss. Cosma e Damiano(Nugola)

DOMENICA 24 MARZO10.30 S.Messa per le Palme in cattedra-le

Agenda del VESCOVO

BREVI DALLA DIOCESIParrocchiadei CappucciniVENERDÌ 15 MARZO ALLE 17.45.Via Crucis alla Parrocchia dei Cappuccini (chiesaSs.ma Trinità)

Pellegrinaggio diocesano aMonteneroSABATO 16 MARZO ALLE 8.00 Ritrovo in piazza delle Carrozze per il pellegrinag-gio diocesano mensile a Montenero, a seguire S.Messa presieduta da mons. Simone Giusti

Incontro DiaconiDOMENICA 17 MARZO ALLE 15.00Presso il Monastero delle Suore Trappiste di Valse-rena a Guardistallo, ritiro di Quaresima per i diaco-ni; la riflessione sarà offerta da mons. Paolo Raz-zauti

USMIDOMENICA 17 MARZO ALLE 16.00All’Istituto Immacolata, ritiro di Quaresima guida-to da mons. Simone Giusti su: "La fede nel misteropasquale"

Il Portico di SalomoneLUNEDÌ 18 MARZO ALLE 21.15In occasione dell’Anno della Fede, il Portico di Sa-lomone invita, presso l’Auditorium della Fondazio-ne San Carlo Borromeo (via Lopez 44) alla proie-zione del film "La Passione" regia di C. Mazzacurati

I viaggi di PHARUS Un venerdì specialeper le Figlie della Carità

arissimi, questa settimana ci regala un venerdì davvero speciale, il15 marzo infatti ricorre la solennità di S. Luisa de Marillac, cofon-

datrice con S. Vincenzo delle Figlie della Carità e patrona delle operesociali.Per quest’occasione un pò speciale, modificheremo il programma con-sueto della preghiera giovane in questo modo:- 18.30 Celebrazione Eucaristica nella solennità di S. Luisa de Marillac;- 19.30 Rinfresco per tutti;- 20.45 Preghiera giovane "ho combattuto la buona battaglia".L’incontro si svolgerà all’Istituto San Giuseppe a Quercianella

Per chi venisse da lontano e intendesse rimanere a dormire, comunica-tecelo quanto prima per favore.Nella speranza di poter vivere insieme con voi questo giorno speciale,

Vi aspettiamo con gioia,sr Raffaella e p Francesco

C

Chiesa Livorno informaquesta settimana andrà in onda in questi orari:Venerdì 15marzoore 19.50Sabato 16marzo ore 14.15 e 21.05 Domenica 17marzoore 10.15,21.20 e 00.20

Tutti gliappuntamntidiocesani, gli oraridelle messe emolto altro lopotete trovare sulsito della diocesi:

WWW.DIOCESILIVORNO.IT

Diocesiinforma

A RomaMERCOLEDÌ 10 APRILEIn pellegrinaggio in occasione della Visita Ad Li-mina, nell’Anno della fede, accompagnati damons. Simone GiustiQuota di partecipazione: Euro 40,00*possibilità di itinerario di due giorni (9-10 apri-le)

MedjugorieDAL 24 AL 29 APRILE In bus e traghetto da LivornoQuota di partecipazione: Euro 380,00 in poltro-na(Con visite di Loreto e Santa Maria degli Angeliad Assisi)

Per informazioni rivolgersi a:PHARUS VIAGGIVia Sant’Andrea 69tel. 0586/211294 email:[email protected]

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI17 marzo 2013 V

LE SCRITTUREIn questa quinta Domenica diQuaresima la liturgia ci avvolgenella novità della salvezzaoperata dal Padre per mezzodel Figlio e ci fa gustare lasublimità della conoscenza diCristo Gesù (cfr. Fil 3,8) chenon è venuto per condannarema per salvare (cfr. Gv 8,11).Oggi, nella celebrazioneliturgica, noi miseri stiamodinanzi alla Misericordia delPadre: Cristo Signore. Lui nonci condanna ma ci salva erinnova con il suo perdono. Laprofezia propria ora germogliae noi, popolo che il Signore haplasmato nel deserto econtinua a plasmare con il suoamore, proclamiamo le sue lodi(cfr. Is 43,21), «perchépossiamo vivere e agire semprein quella carità che spinse suoFiglio a dare la vita per noi»(cfr. Orazione colletta).

LA MEDITAZIONELa Chiesa è una comunità che ècerta della sua speranza: lanuova giustizia di Cristo è nelsuo messaggio di salvezzauniversale.Il peccato di adulterio era pergli ebrei uno dei più gravi, nonsolo perché violava uno deicomandamenti della Torah,minando la cellula base dellasocietà, la famiglia, ma perchéera equiparato all’idolatria:infatti il rapporto fra JHWH e ilsuo popolo era sponsale (sipensi al Cantico dei cantici).Una colpa da condannaresenza alcuna remora. La donnaqui viene scoperta con il suoamante: un’occasione per ifarisei e gli scribi per metterealla prova il rabbi di Nazareth,specialmente se sta parlano conla gente, nel cortile del Tempio.Avanzano così il loro quesito: ègiusto lapidarla, come Mosè haordinato? Gesù è seduto, comeera usuale per i rabbini, e scriveper terra. All’insistenza degliinterlocutori, alza il capo erisponde che solo chi è senzapeccato può scagliare la pietra;poi abbassa lo sguardo e sirimette a scrivere. Tutti lascianocadere le pietre e se ne vanno.La risposta di Gesù è moltochiara: «Chi di voi è sempre

stato fedele a Dio? Chi di voi hasempre messo al centro dellapropria vita Dio e ciò chevuole? In definitiva, chi haamato Dio con un amorepuro?». Rimasti soli, Gesùrialza il capo e dice alla donnache lui non la condanna e lechiede di non peccare più. Gesùnon ci aspetta per rinfacciarci lenostre infedeltà, ma ci aspettaper perdonarci e darci unanuova occasione. È seduto aterra, perché solo standochinato può guardare negliocchi chi è abbattuto dalpeccato, dalla sofferenza, daldolore; solo se si chinati èpossibile prendere il bracciodell’altro e rimetterlo in piedi.Con la risposta alla donna,Gesù le ridona la dignità che leie gli altri avevano stracciato.

IN FAMIGLIAPerché le grandi acque nonpossono spegnere l’amore,

come recita il Cantico deiCantici? Perché il Signore ci hainsegnato il segreto della gioiadel cuore: il perdono.Ilperdono prosciuga le grandiacque del rancore e delrisentimento che ci tolgono lagioia, la pace e ci rendonoprigionieri dei nostripersecutori. La sapienza delperdono ci libera, ci permettedi guardare oltre, di non vivereprigionieri del passato cheritorna, ma di vivere nelpresente con fiducia, ridandoanche all’altro nuovepossibilità di redenzione. Èun’altra vita. È un’altra coppia!

UNA BUONA PRATICAProviamo a raccontareesperienze di perdonoall’interno della nostrafamiglia.Preghiamo: “Signore, guarisci ilnostro cuore dai rancori edonaci uno Spirito di perdono”

SUGGERIMENTI PER LA CELEBRAZIONEIn questa Domenica durantela processione introitale oltrela Croce astile si porti anchel’Evangeliario per sottolinearecome la parola della croce siauna parola di salvezza dimisericordia e non dicondanna. .Per l’Atto penitenziale siutilizzi la 3aformulaintrodotta dalle parole «IlSignore ha detto: chi di voi èsenza peccato…» prevista dalMessale Romano (pag. 296)con le seguenti invocazioni:-Signore, nostro Salvatore,che ci conquisti con la tuamisericordia, abbi pietà dinoi:Kyrie eleison.

-Cristo, nostra Giustizia,che ci rinnovi con la forza deltuo Spirito, abbi pietà di noi:Christe eleison.

- Signore, nostra Pace,che ci giudichi con giustizia emisericordia, abbi pietà dinoi:Kyrie eleison.

Per la Professione di fede sisuggerisce di utilizzare ilSimbolo degli Apostoli(Messale Romano, pag. 306;Cfr. pag. XLIX ). Laddove èpossibile si preferisca la formain canto, purché la melodiaprescelta rispetti il testo e lasua struttura. A tal propositosi suggerisce di eseguire “IoCredo in Dio – Simboloapostolico” (RN 18), oppure –per favorire la partecipazionedi tutti, anche di assembleemeno abituate al canto – lacomposizione in formaresponsoriale “Simbolo degliApostoli” (P. Impagliatelli).Per la Benedizione finale sipuò utilizzare la Preghiera dibenedizione sul popolo, 20(Messale Romano,pag. 449).Con questa invocazione sichiede al Signore che i suoifigli siano custoditi santi alsuo cospetto con la forza dellaverità, la luce della salvezza ela gioia dell’amore fraterno.

Dal sussidio di Pasqua eQuaresima della CEI

«Neanch’io ti condanno;và e d’ora in poi non peccare più»

SUSSIDIO PER LA QUARESIMA: QUINTA DOMENICA.........

l credo di Nicea-Costantinopoli afferma che Gesù Cristo, Figlio diDio incarnato, è realmente morto, come reale è la sua natura umana.

Egli è stato condannato a morte mediante la crocifissione, penanormalmente destinata ai delinquenti.La Chiesa sottolinea con queste parole come Gesù abbia scelto

veramente e liberamente di consegnarsi alla morte.Viene ribadito, con l’espressione “per noi”, ciò che era stato già detto nelle parole riguardantil’incarnazione: “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Si afferma così che la morte di Gesùè opera di salvezza.Il padre della Chiesa sant’Agostino sintetizza brevemente il reciproco scambio con cui ilgenere umano è stato salvato: “Egli fece sua la nostra morte e nostra la sua vita”.Di fondamentale importanza è il riferimento storico “sotto Ponzio Pilato”: esso indica chenon solo la morte ma tutta l’Incarnazione avviene non in un generico momento storico, main una precisa epoca, datata secondo l’uso romano in base agli imperatori o ai governatorilocali.“Morì e fu sepolto” - Il credo niceno-costantinopolitano affermando la morte e la sepolturadi Gesù sottintende quello che è detto in modo esplicito nel simbolo degli Apostoli: “disceseagli inferi”. Con questa espressione si afferma che anche coloro che erano morti prima diCristo sono veri destinatari della salvezza.La Chiesa afferma che Gesù è morto e al tempo stesso professa la fede nella risurrezione: lamorte non lo ha imprigionato nel suo dominio.

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FU CROCIFISSO PER NOI SOTTO PONZIOPILATO, MORI’E FU SEPOLTO

La riflessione sul Credo, continua attraverso la spiegazione di don Federico Locatelli

La parole della FEDE

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI17 marzo 2013VI

Laici cristiani nel mondo, MA NON DEL MONDO

Nella parrocchia di S.Agostino il secondo incontro delle “Settimane”di AC

econdoappuntamento conle "Settimane"dell’Azione

Cattolica 2012-2013,l’iniziativa itineranteche in quest’ Anno dellaFede coinvolge alcunecomunità della nostradiocesi, chiamate avivere momenti diriflessione e preghierasu tematicheriguardanti la fede e ilquotidiano. Dopo ilprimo incontro tenutosinel mese di gennaio aS.Benedetto, è la voltadella parrocchia diS.Agostino. Il tema è"Laici cristiani nelmondo, ma non delmondo", sullatestimonianza cristiananella società. Le panche sono freddema i partecipanti, unametà-chiesaabbondante di adulti,giovani e ragazzi,sembrano scaldarsi unpo’ all’ascolto del branoche introducel’incontro, tratto daldocumento Porta fideidi Benedetto XVI.Paragrafo 15: Nessunodiventi pigro nella fede.La fede impegnaognuno di noi adiventare segno vivodella presenza delRisorto nel mondo. Ciòdi cui il mondo oggi haparticolarmentebisogno è latestimonianza credibiledi quanti, illuminatinella mente e nel cuoredalla Parola del Signore,

Ssono capaci di aprire ilcuore e la mente di tantial desiderio di Dio edella vita vera, quellache non ha fine. Il temadella testimonianzacristiana si affaccia pianpiano nella mente ditutti e viene fissato daun salmo (Gridano e ilSignore li ascolta, lilibera da tutte le loroangosce), scolpito da unpassaggio delCatechismo (Lasolidarietà si esprimeinnanzitutto nellaripartizione dei beni enella remunerazione dellavoro) e infine rifinitoda un brano del Vangelo(Aumenta la nostrafede!). Ce n’è abbastanza perriflettere e alloral’assemblea comeprevisto si divide: gliadulti da una parte adascoltare la riflessionedel parroco don Matteo,dall’altra i giovani e iragazzi con glianimatori. Breve maefficace l’intervento didon Matteo, tuttogiocato sullaconsequenzialità fede-opere, con una terribiledomanda finale lasciatavolutamente sospesa:come cristiani, viviamoin una prospettiva di

vita eterna, di fede e diopere, oppure siamocondizionati dal mondoe dai suoi poteri?Il successivo confrontodi gruppo è, come alsolito, molto ricco diinterventi. Prendoappunti, masicuramente perdoqualcosa per strada.Riporto un po’ allarinfusa: L’attuale crisieconomica fa emergeregravi difficoltà permolte persone, per cuioggi risulta moltodifficile parlare loro difede e di speranzacristiana. Tra questedifficoltà, il fatto chemolti giovani nontrovano lavoro o nonriescono nemmeno afinire gli studi perché lefamiglie non hanno lerisorse necessarie, percui il loro futuro risultacompromesso. Oggistiamo soprattuttovivendo una crisi divalori, di relazioni, didialogo, non riuscendopiù a coglierel’importanza di alcunibeni essenziali come lalibertà, la comunità, lasolidarietà. Nonpossiamo rassegnarcialla delega, ciascunosecondo le propriepossibilità deve

impegnarsi permigliorare il luogo incui vive e la vita deglialtri. La fede non puòessere né scontata néridotta a determinatiluoghi o momenti, devepiuttosto caratterizzare edare senso agli impegniquotidiani: nella scuola,nel lavoro, in famiglia,nel tempo libero. Quelche spesso manca sono i"sicomori", figure dipastori e di laici che cipossano aiutare a vederpassare il Signore e aseguirlo. Noi cristianiabbiamo un messaggiorivoluzionario per lasocietà e spesso non loconosciamo nériusciamo a diffonderloper mancanza diformazione. I laicidevono curare la lorospiritualità, conmomenti di preghieraadatti alla lorovocazione, per vivere inmaniera consapevole ebella la sfida nella loromissione nel mondo. Al termine, dopo lameditazione in gruppo,tutti di nuovo in chiesa,adesso un po’ menofredda di prima, per ilmomento conclusivo: lasintesi a più voci (unaalla volta) delleriflessioni scaturite nei

diversi gruppi. Poi lapreghiera finale, diS.Vincenzo de’ Paoli.Per la sua bellezzasarebbe da trascriveretutta, ma mi rimane intesta soprattutto ilfinale, forse anche per larima: Signore, liberamidall’egoismo, perché Tipossa servire, perché Tipossa amare, perché tipossa ascoltare in ognifratello che mi faiincontrare.Una domanda dal miovicino di panca: mi saidire i prossimi incontridelle Settimane? Non sochi sia, ma sonopreparato: il primo è intrasferta, domenica 17marzo, a Loppiano(Firenze), in occasionedella festività diS.Giuseppe, per lagiornata organizzata dalMovimento lavoratoridi AC in collaborazionecon il Movimento deiFocolari dal titolo"L’Italia dei capoLavori",in cui si rifletterà sulavoro ed economia. Ilsecondo di nuovo aLivorno, il 1° maggio,nella parrocchia deiSalesiani, per l’oramaitradizionale veglia dipreghiera sul lavoro. Cirivediamo lì?

Gabriele Maremmani

Nella festadell’8 Marzoai Trinitari

a data dell’8 marzo, usualmente identifi-cata nel mondo laico con la festa della

donna, per i padri Trinitari rappresenta ungiorno significativo ed importante nel con-tatto tra la cristianità e il mondo dell’Islam,come ci ricorda padre Lorenzo Moretti par-roco trinitario della chiesa di San Ferdinan-do: “dopo la data del 17 dicembre 1198 incui Papa Innocenzo III approvò, con BollaPontifica Operante divine disposizionis , laRegola dei Frati dell’Ordine della Santa Tri-nità, per noi Trinitari l’otto marzo ci riportaal 1199 quando, sempre Innocenzo III, con-segnò al fondatore Giovanni de Matha unalettera di presentazione, da consegnare a Mi-ramamolino re del Marocco, in cui il Papaspiegava la presentazione del nuovo Ordinedei Trinitari: ‘’ alcuni uomini, tra i quali i la-tori di questa lettera, divinamente ispirati,hanno fondato poco tempo fa una Regolaed un Ordine che per statuto devono utiliz-zare, per la redenzione degli schiavi, la terzaparte di tutti i loro beni. Visto che l’operache abbiamo esposto, conviene sia ai cristia-ni che ai pagani, abbiamo ritenuto comuni-carvi questo, tramite lettera apostolica ’’.L’importanza di questa lettera di presenta-zione fu un fatto rilevante per l’epoca, per-ché tramite l’Ordine Trinitario la cristianitàinstaurò per la prima volta un contatto uma-nitario con il mondo dell’Islam, che sino aprima era ritenuto inavvicinabile, pena lascomunica. Anche Giovanni Paolo II in oc-casione dell’VIII centenario dell’approvazio-ne della Regola dell’Ordine della SantissimaTrinità inviò, nel giugno del 1998 al Mini-stro Generale Padre Josè Hernandez San-chez, un messaggio in cui fra l’altro si parla-va di quella prima lettera dell’8 marzo 1199:" il vostro Ordine ha fatto della liberazionedegli oppressi e dell’amore per i poveri, untratto qualificante della propria missionenella Chiesa e nel mondo, seguendo fedel-mente il santo Fondatore che, obbedendoad un’interiore chiamata, si sentì spinto adoperare per la salvezza degli schiavi cristiani.Lo stesso Innocenzo III presentò l’opera re-dentiva e liberatrice del vostro Istituto ai ca-pi del mondo musulmano, inaugurando co-sì un dialogo che aveva come oggetto la pra-tica delle opere di misericordia".Attualmente le Province Trinitarie nel mon-do sono 7: Italia, Spagna, Francia, Austria,Polonia, Stati Uniti, Canada, Messico, Gua-temala, Puerto Rico, Colombia, Brasile,Perù, Bolivia, Cile, Argentina, India, Coreadel Sud, Madagascar, Gabon e Congo. L’Ita-lia, con otto case, rientra nella Provincia Re-ligiosa di San Giovanni De Matha assiemealle quattro case del Messico. Per celebraredegnamente la ricorrenza dell’8 marzo, laparrocchia di San Ferdinando nel corso del-la Santa Messa di domenica 10, concelebratada padre Lorenzo Moretti e padre MicheleSigillino ha rivolto preghiere, sia per lo stori-co evento dell’Ordine Trinitario, che per Be-nedetto XVI ed il Conclave.

Roberto Olivato

IL MOSAICO DI SAN TOMMASO IN FORMISNella foto che riproduce il mosaico si vede,centralmente, la figura di Cristo, solenne-mente seduto in Trono, avvolto da un’au-reola di luce, splendente nell’oro del mo-saico, che prende per mano due uomini,uno bianco e l’altro nero, avvinti in ceppi,quindi schiavi, sono macilenti, deboli, am-bedue bisognosi d’essere liberati.

L

Proseguono gli incontriorganizzatidall’AzioneCattolica,l’ultimosul tema dellatestimonianzanella società

Aumenta la nostra fede e noiaumenteremo le nostre opere!

n relazione alle recenti elezioni politiche leAcli livornesi si augurano che possa presto

emergere una nuova classe dirigente che siprefigga di far propri i valori del rispettodella legalità, del rigore etico edell’attenzione al bene comune, quel benecomune a cui fa spesso riferimento laDottrina sociale della Chiesa. Le Acliavanzano poi alcune proposte sulle qualirichiamano l’attenzione sia dellacittadinanza che delle forze politiche.Quali sono dunque questi progetti scaturitidall’incontro della Presidenza aclistainsieme ai responsabili dei Circoli? Sisuggerisce innanzi tutto un piano disviluppo economico rilanciando il lavoro el’occupazione nei settori strategici delleinfrastrutture, dei lavori pubblici, dellaricerca e sviluppo, del turismo, della culturae della green economy. Si propone quindiun programma di contrasto della povertà (ilnumero dei poveri, anche a livello locale, acausa della crisi economica è in aumentovertiginoso) che non si accontenti dellasocial card, ma che miri ad adottare misuredi sostegno volte alla tutela e allo sviluppodella famiglia, soprattutto per quelle

I famiglie che hanno più figli.E’ necessario inoltreconcedere aiuti concreti perfavorire quelle famiglie chehanno al loro interno disabilio anziani bisognosi di cure.Viene segnalata l’urgenza diun nuovo sistema fiscale che riduca latassazione sul lavoro e sulle pensioni e che,anche in questo caso, tenga conto del fattorefamiglia, con la finalità che si possanoincrementare i consumi per una ripresaeconomica che scongiuri la chiusura di altrefabbriche e il conseguente licenziamento dialtri lavoratori. E’ opportuno che la riformafiscale conduca con determinazione e rigorela lotta all’evasione e che, nello stessotempo, riequilibri il carico fiscale tassando ipatrimoni dei veri ricchi e non tassando ipoveri attraverso l’IMU. E’ auspicabile ancheun provvedimento legislativo che garantiscail diritto di cittadinanza ai figli degli stranieriche sono nati e nascono in Italia, al fine chesi possa compiere una vera integrazionesociale.Si chiede inoltre che si approvi in tempibrevi una nuova legge elettorale che

consenta di governare il paese e di ridare aicittadini la libertà di scegliere i proprirappresentanti per non assistere al tristespettacolo fatto di un parlamento compostonon da eletti ma da nominati dellesegreterie dei partiti. Le Acli chiedono che inuovi rappresentanti politici sostengano,con mezzi economici adeguati, una politicache ponga la difesa della vita e i valori adessa attinenti a base di una legislazione checontrasti l’aborto e nello stesso tempo aiutile donne in gravidanza in un contesto diforte solidarietà e accoglienza. E’ chiaro chemolti dei suggerimenti che sono statipresentati oltre ad essere validi in ambitonazionale possono essere efficaci, perquanto riguarda gli aspetti socio-economici,anche per le amministrazioni locali.

Gianni Giovangiacomo

LE PROPOSTEDELLE ACLI PER LA NUOVACLASSE DIRIGENTE

L’8 Marzo del 1199Innocenzo III, consegnò al fondatore dei padri TrinitariGiovanni de Matha la prima lettera di presentazione dell’Ordine

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI17 marzo 2013 VII

Speciale CONVEGNO CATECHISTI

ensiamo siaesperienza comunedi ogni operatorepastorale la

constatazione della forzaattrattiva che ha nellacultura attuale, suipreadolescenti e non solosu di essi, il richiamo ascelte minimalistiche eprivatistiche dovel’importante è stare beneora.Molti di essi quando siaffacciano alle primeesperienze di autonomiae di distacco dagliambienti dellafanciullezza (famiglia ,scuola ,Chiesa, paese oquartiere), sembranocome irresistibilmenteattratti quasi solo dallesirene della sensitività,dell’istintualità, delprovare ogni esperienzaanche se trasgressiva:sono comenaviganti giuntifinalmente amettere la lorobarca in mare edesiderosi diandare ovunque,ignorando osottovalutandopericoli edifficoltà. Tutto eil contrario ditutto è possibile. Permolti ogni esperienzapossibile va provata. Nonesiste bene o male masolo ciò che da piacere oda dolore: il primo varicercato sempre ecomunque, il secondoevitato.In tutte le culture sonopresenti dei riti di tipoiniziatico e la maggiorparte dei popoli li hasituati all’inizio dell’etàadulta. L’iniziazione cheha luogo all’epoca dellapubertà comprende unaserie di provedrammatiche alle quali igiovani si devonosottoporre. Questi riti,socialmente riconosciutida tutti, segnano la morteall’infanzia e l’ingressonella vita degli adulti.Nella nostra realtàoccidentale, però, lamancanza di tali riticostringe il singologiovane a ricercarsipersonalmente delleprove forti chedimostrino a se stesso dinon essere più unbambino, sperandoaffannosamente cheanche i compagni e gliadulti si accorgano di ciò.Questo spiega l’accessoda parte del giovane adesperienzeoggettivamentediscutibili (piaceresfrenato, uso di vari tipidi sostanze, interesseverso pratiche occulte,esibizionismo in auto emoto…), ma che devonoessere comunque coltecome una richiesta diconsiderazione e diascolto da parte degliadulti e della Chiesa.

Cercare il piacereallontanando il doloreè un messaggio cheraggiunge le nuovegenerazioniÈ questo un messaggio,non l’unico certamente,ma raggiunge le nuovegenerazioni attraversomolti media e l’emblemaè la rete Internet doveconvivono milioni diproposte, tutte sullostesso livello ma quelleche richiamano e invitatoprepotentemente gliadolescenti, sono quellesuadenti della sensitivitàe dell’istintualità le qualilo sollecitano ad entrarecome in una sorta di

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paese dei balocchivirtuale. Dinanzi a questo potentemessaggio culturale,molti vacillano, resistonosolo coloro che hannogià radicato in essi altivalori morali, molti altripotrebbero essernecapaci se aiutati ad avereun ambiente ovedecodificare i messaggiricevuti, valutarli eliberamente in base allapropria intelligenza enon solo in base alproprio istinto e poterdecidere con la propriacoscienza. Occorre darela possibilità a tutti gliadolescenti così ricchi digenerosità , di speranza ,di voglia di vivere , dientusiasmo e di idealità ,di avere un tempoabbastanza ampio e unluogo non massificante,dove decidereliberamente il senso dellapropria vita : questotempo deve essere anchequello dell’IniziazioneCristiana, questo luogodeve essere anche laChiesa .

Alla ricerca di “luoghipastorali" accoglientiper i giovaniLa riforma dellacatechesi parrocchialein Italia è in essere damolti anni e ha giàdato notevoli frutti ,si pensi allapossibilità che haoggi la Chiesa dievangelizzare ecatechizzare i ragazzinon più per pochimesi come era neglianni sessanta(preparazione allaCresima e alla primaComunione e poi ilvuoto) ma per degli anni.Ciò ha evitato una totalescristianizzazione dellenuove generazioni manon è sufficiente. La solasocializzazione religiosanon è sufficiente oggi piùche mai.Nuove vie si sono aperte;si pensi ai cammini dipreparazione alsacramento delmatrimonio i qualidanno la possibilità adogni Comunità dirincontrare , dopo moltotempo, moltissimigiovani (i quali stannovivendo le situazioniaffettive più diverse,

fidanzati,conviventi,sposaticivilmente con figliecc..ecc..) e di poter dinuovo far loro unannuncio di fede ecercare di ricostruire unlegame che rasserenasovente i giovani verso laChiesa, li riapre allavolontà di continuare amantenere vive letradizioni e la fede deipadri e sempre menooccasionalmente, a farnascere belle famigliecristiane e sempre piùnumerosi gruppi digiovani coppie. Ciò èmolto bello ma non èsufficiente.Occorre dare lapossibilità a tutti igiovani di poterconoscere Cristo edecidersi per Lui. Ma come può avvenirequesto nel turbine dellapreadolescenza? Macome può avvenirequesto in ogniparrocchia?Certo avessimo in ogniComunità Parrocchialeanimatori della pastoralegiovanile numerosi epreparati questo sarebbepossibile ma sovente essisono pochi e il loroservizio è al massimo perpochi anni perché poi illavoro, la famiglia, ipropri figli li assorbanototalmente e quindioccorre ripartire da capo. La meta di avere unabella e forte pastoralegiovanile va perseguitasenza mai abbassare illivello della qualità della

proposta e dellaformazione dei formatoritogliendo all’educazionecristiana dei giovani ilcarattere dellaoccasionalità (se c’è quelprete che ci sa fare con igiovani , se c’è quelgiovane animatore,se......) per dare vita inogni parrocchia a deiluoghi ove con sacerdotinormali, con catechisti -animatori normali(tantissimi impegni,tanta buon volontà,preparazione appenasufficiente, carismiordinari, poco tempo adisposizione) siapossibile attivare deiluoghi ove i giovanipossano valutare

criticamente i messaggiche ricevono e scegliereavendo però avuto lapossibilità di fareesperienza del Signore edella sua Chiesa.

L’OBIETTIVO DELPROGETTO DIOCESANOObiettivo è proporre algiovane una esperienzadi incontro personalecon Cristo e la sua Chiesaovvero esso vuole essereun contributo alrinnovamento dellapastorale dell’IniziazioneCristiana affinché ognigiovane possa incontrareCristo ed essere fissato eamato da Lui, potràanche aver paura diseguirlo ma non potràmai dimenticare quellosguardo e quel volto. Questa prospettiva diriforma dell’IniziazioneCristiana delle nuovegenerazioni e quindidella pastorale giovanilein chiave esperienziale, faparte di un ben piùampio rinnovamento ilquale sta coinvolgendotutte le Chiese che sonoin Italia.Ripensare il processo diIniziazione cristiana èun’impresa complessa,che sarà frutto di unlungo cammino. Per orasi deve incoraggiare inogni parrocchia unrinnovamentodell’Iniziazione cristianaed anche iniziativesperimentali in talecampo. Per avviare questitentativi di rinnovamentodell’Iniziazione cristiana

si danno le seguentiindicazioni operativeche tengono contodegli orientamentiprecedenti. Non sitratta di un elenco diobblighi daadempiere esoprattutto non sivogliono aggiungerealtri pesi a quelli chegià gravano le spalledei presbiteri e dei

catechisti. Si tratta diorientamenti da prenderein considerazione in sededi Consiglio Pastoraleinsieme a tutti glieducatori dellaparrocchia per decidereinsieme quali passiconcreti si possonomuovere nella direzionedi un rinnovamentodell’Iniziazione Cristianadei fanciulli , dei ragazzie dei giovani.1) Innanzitutto si devonotener presenti idocumenti sulla catechesiche la CEI ha promulgatodopo il Concilio . Perciòproponiamo di rileggerecon pazienza e docilità idocumenti catechisticidella CEI e dell’Ufficio

onostante il malessere accusatodal nostro don Fabio, direttore

dell’Ufficio diocesano catechistico –che ha movimentato la serata ma si èfortunatamente risolto – è positivo ilbilancio del Convegno Diocesanosvoltosi nei locali messi adisposizione dall’Unità pastorale deiTre Arcangeli e che ha registrato lapresenza di oltre cento catechisti delnostro territorio.Nessuna relazione altisonante enessun inviato speciale, ma unproficuo pomeriggio di confrontoaperto sul significativo intervento delVescovo Simone che – oltre aringraziare i partecipanti intervenutinonostante i loro impegni familiari,parrocchiali e lavorativi – ha chiaritoalla platea i punti fondamentali delprogetto educativo della nostraDiocesi ed ha focalizzato le questioninodali dell’Iniziazione Cristianaorientata a generare cristianiconsapevoli e non individuisacramentalizzati.I catechisti, divisi in gruppi a secondadelle fasce di età dei catecumeni loroaffidati (0/6 anni; fino a 10 anni;11/13, giovanissimi, giovani, adulti,famiglie), hanno preso in esame itemi di riflessione suggeriti dalVescovo assieme alle indicazioni giàpresenti nella lettera pastorale per ilprogetto catechistico diocesano.Dopo la cena condivisa, isuggerimenti, le proposte concrete, leperplessità, le questioni ancora dasciogliere sono state presentate daogni gruppo sul tavolo del Vescovo,che, concludendo i lavori, ha presonota delle relazioni e nuovamenteringraziato i presenti per il lavorosvolto.

Valeria Cresti

N

Alcuni flash dalconvegno diocesano

Un’occasionedi confrontoOccorre ripensare il modello di iniziazione cristiana

dei fanciulli e dei ragazzi nell’orizzonte della prima evangelizzazione. La relazione del Vescovo

La Chiesa: un luogo accogliente per i giovanicatechistico nazionale.2) Tra i vari suggerimentidei documenticatechistici degli ultimianni uno in particolareritorna con frequenza:"l’Iniziazione cristianiadei fanciulli e dei ragazzideve realizzarsi secondoun’ispirazionecatecumenale" Perciòproponiamo diapprofondire questidocumenti e sussidi sulcatecumenato perscoprire quali elementipossono esserevalorizzati o adattatinell’Iniziazione cristianadei fanciulli, dei ragazzi edei giovani.3) Proponiamo che lepersone coinvolte comeeducatori e testimoni "nell’Iniziazione cristianadei fanciulli e dei ragazzisiano proposte dallaparrocchia anche comepadrini e madrine per laConfermazione perintrodurre le nuovegenerazioniall’esperienza della vitacristiana.4) Proponiamo alleparrocchie - facendoneparola con l’Ufficioliturgico diocesano - dicelebrare i sacramenti ealcune Messe festive eferiali con modalità -linguaggio, gesti e segniadatte e coinvolgenti per ifanciulli, i ragazzi e igiovani.5) Gli adulti dellacomunità coinvoltinell’Iniziazione cristianadelle nuove generazionisono innanzi tutto igenitori dei fanciulli e deiragazzi. Perciòproponiamo alleparrocchie di curaresempre i contatti con igenitori fin da quando iloro bambini sonoancora molto piccoli, perproporre a questi adultiun cammino di fede cheaccompagneràl’Iniziazione cristiana deiloro figli fino allamaturità.6) Proponiamo ai parrocie ai catechisti di aver curache ogni genitore deifanciulli e dei ragazzidell’Iniziazione cristianaabbia avuto la possibilitàdi leggere personalmentee in gruppo un Vangelo,,di chiedere e ottenerespiegazioni, di esprimerele proprie reazioni e dipregare la Parolaascoltata.7) L’Iniziazione cristianaporta frutto in una fedeche sia viva nella carità,nell’accoglienza deibisognosi e nellavicinanza ai sofferenti.Perciò proponiamo chenel corso dei cammino difede dei ragazzi e delleloro famiglie sianoinserite iniziative disolidarietà e di impegnosociale.8) La Cresima vieneavvertita da molti comela conclusionedell’Iniziazione cristiana.È necessario invece chegli adolescenti possanoproseguire il cammino difede che li rendeconsapevoli della loroidentità cristiana(mistagogia) anche dopola Confermazionedurante gli annidell’adolescenza spessodecisivi perl’elaborazione delle sceltefondamentali e delprogetto di vita.Proponiamo che verso i18-20 anni laconclusionedell’Iniziazione cristianadei giovani siasolennemente celebrata.

I prossimiappuntamentidiocesaniper i catechisti* 25 APRILE GITA CATECHISTICA ACORTONA (NELLA FOTO)* 4 MAGGIO 10° PELLEGRINAGGIODIOCESANO DEI BAMBINI AMONTENERO* 16 E 17 MAGGIO FORMAZIONECATECHISTI OVER 30 ANNI.

Non dobbiamo trattarei giovani con troppacircospezione e paura: ci è lecito lanciare lorodelle sfide, perché i giovani vogliono essere messi alla prova

La catechesi peri fanciulli può risultarepreziosa per i lorogenitori, che si ritrovanoa riscoprire un messaggiosignificativo anche perla loro vita quotidiana

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI17 marzo 2013VIII