La Settimana - n. 6 del 14 febbraio 2010

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 14 febbraio 2010 DI FLAVIA MARCO a conferenza sul tema dell’aborto e sul valore della vita, primo appun- tamento della «Settimana per la vita» ha risposto davvero alle aspettative dei partecipan- ti. Il vescovo Simone Giusti ha aperto la conferenza portando alla cittadinanza livornese le scuse di Dino Boffo che ha pre- ferito non intervenire a causa della riapertura mediatica delle vicende che lo hanno riguarda- to. La parola è passata poi a Chiara Domenici, moderatrice dell’incontro, che ha introdot- to e presentato i due relatori. Il professor Antonio Oriente, ginecologo e ostetrico vice pre- sidente dell’Associazione medi- ci ginecologi cattolici, ha rac- contato l’esperienza della sua conversione che lo ha portato soprattutto ad interrogarsi sul- la sua professione di medico tanto da diventare, da convinto abortista, fervente difensore della vita. La commozione che ha provocato in tutti coloro che erano intervenuti non ha impedito di cogliere il messag- gio profondo di un’umanità che desidera riappropriarsi del- la vita, in una cultura sempre più decisa a negarla. Cuore del suo intervento , il suo proponi- mento, che egli stesso ha defi- nito il suo testamento spiritua- le: «Mai più morte fino alla morte». Commozione e partecipazione anche nelle parole del primario di pediatria dell’ospedale di Li- vorno, Edoardo Micheletti, che ha iniziato il suo intervento ringraziando il Vescovo per aver incontrato i medici con l’i- niziativa del «Tavolo dell’ogget- tività» in ospedale, aiutandoli a capire l’importanza dell’ascol- to ed ha poi continuato sottoli- neando le sfide cui ogni giorno è sottoposto un medico, sem- pre sul confine tra legalità e re- sponsabilità morale. Soprattut- to, ha precisato, in quei casi in cui, purtroppo, si richiede un accompagnamento del bambi- no dalla malattia grave fino al- la morte, per cui il dialogo con la famiglia diviene essenziale. Il professore ha presentato an- che una panoramica sulla si- tuazione attuale delle famiglie a Livorno, descrivendone la cri- ticità sia sul piano affettivo, sia su quello economico ed il con- tinuo bisogno di ricorrere al- l’assistenza ospedaliera, nono- stante le risorse pubbliche sia- no sempre più carenti. Le toccanti testimonianze dei due professori hanno stimola- to domande e riflessioni nella platea: l’ammiraglio Rosati ha voluto contribuire alla discus- sione mettendo in evidenza co- me anche nel suo lavoro sia fondamentale, nelle scelte più difficili, affidarsi ad una voce che proviene dall’alto e che ne- cessita di un orecchio che sap- pia ascoltarla. Altri interventi ed altre doman- de hanno stimolato il dibattito sulla legge 194 la quale è risul- tata, dalla testimonianza del dottor Oriente, decisamente di- sattesa per quanto riguarda il rispetto dei tempi utili (una settimana) per la consulenza e la riflessione della donna che richiede l’interruzione di gravi- danza: Una consulenza che do- vrebbe proporre soluzioni al- ternative all’aborto e un ac- compagnamento nei confronti della donna. È stato fatto an- che riferimento alla condizio- ne di povertà non solo materia- le, ma soprattutto morale e culturale che spesso incide pe- santemente sulla decisione di abortire: spesso anche la dia- gnostica prenatale crea nelle donne e nelle coppie fattori di ansia non indifferenti e influi- sce sulla decisione di interrom- pere la gravidanza. Tutto que- sto, però, ha continuato, il dot- tor Oriente, non deve spaventa- re bensì spingere tutti i cristiani ad unirsi per mettere a frutto i diversi doni personali in modo da poter portare avanti la cultu- ra della vita. Il Vescovo ha concluso l’incon- tro evidenziando la centralità che in questi casi riveste l’an- tropologia, il modo di pensare l’uomo, mettendo in guardia da tutti coloro o da tutti quei soggetti che vogliano erigersi giudici e legislatori di vicende che non sono di loro compe- tenza, quale è stato l’agire della magistratura nei confronti dei Eluana Englaro. La settimana della vita riserva ancora molti incontri nei quali potranno essere approfonditi questi ed altri temi, ma soprat- tutto in cui anche i cristiani po- tranno confrontarsi e prendere coscienza dell’impegno che il mondo chiede oggi a loro. L L’INTERVENTO DI ZAMAGNI ETICA ED ECONOMIA, CONFLITTO O COMUNIONE? l tema «Etica ed econo- mia, conflitto o comu- nione? Alla luce dell’enci- clica Caritas in veritate» è stato presentato dal pro- fessor Stefano Zamagni, ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna, in un incontro, voluto dal Centro di prossimità e da Toscana Impegno Comune, che si è tenuto nel teatro dei Sa- lesiani. Il professor Zamagni ha iniziato constatando che l’enciclica ha ricevuto un’enorme attenzione sia in Italia che all’estero, questo perché è una enci- clica «nuova», la prima dell’epoca post-moderna segnata dalla globalizza- zione. L’epoca in cui vi- viamo – ha continuato il relatore – è contraddi- stinta da paradossi: au- menta la ricchezza e nel- lo stesso tempo aumenta- no le disuguaglianze tra i cittadini, infatti aumenta- no i sistemi produttivi di cibo, per cui si possono sfamare 12 miliardi di persone quando nel mondo ce ne sono 7 mi- liardi, ciò nonostante c’è ancora molta gente che muore di fame e quindi ciò non dipende dalla scarsità delle risorse. Poi c’è la questione della felicità, aumentando il benessere dovrebbe au- mentare anche la felicità, invece all’aumento del reddito medio l’indice di felicità diminuisce, nei paesi europei il tasso dei suicidi aumenta di anno in anno, così come au- mentano i divorzi segno che non c’è felicità nelle famiglie. È diffusa una «mentalità della separazione»: tra economia e sociale, tra la- voro e ricchezza, tra mer- cato e democrazia. Per quanto riguarda il primo punto ci sono coloro che producono con efficien- za, che vogliono ottenere il miglior risultato e la massificazione del profit- to; per coloro che non possono stare al passo, che non sono efficienti, ci pensa il sociale a pere- quare la ricchezza secon- do il valore della solida- rietà. È una separazione che è causa dei nostri ma- li, è frutto di una menta- lità da dissociati, da schi- zofrenici. È allora neces- sario – ha continuato Za- magni – ricomporre l’ef- ficienza con la solida- rietà, o meglio l’efficienza nella solidarietà e la soli- darietà nell’efficienza, per cui anche il volontariato deve essere efficiente. Riguardo la separazione tra lavoro e ricchezza, ri- cordiamo che Adam Smith diceva che è il lavo- ro umano a creare ric- chezza, negli ultimi anni invece i mercati finanzia- ri hanno insegnato che all’origine della ricchezza I c’è la speculazione. Si di- mentica che il lavoro è fondativo della persona- lità, e successivamente, è anche produzione. Nega- re il lavoro vuol dire to- gliere la libertà, lavorare significa partecipare all’o- pera creatrice di Dio co- me dice la Genesi. Per quanto concerne la separazione tra mercato e democrazia, bisogna dire che il mercato non può prescindere dalla demo- crazia. Il mercato non può essere autoreferen- ziale e giudice di se stes- so: dalla crisi attuale ci rendiamo conto dei gua- sti che questa concezione ha creato, perciò le regole non devono essere fissate dai mercati ma dalle as- semblee democratiche. Cosa fare? Queste cose sono trattate nell’encicli- ca che dice: ciò che è stato separato torni ad unirsi. Su questo cammino dob- biamo basarci su tre prin- cipi: fraternità, giustizia, bene comune. Il princi- pio di fraternità nasce in economia nel 1300 con i francescani, all’interno delle imprese. Fraternità vuol dire «riconoscersi nel volto dell’altro» e il modo per renderla palese si può attuare con una economia di comunione. La giustizia si basa su tre dimensioni: commutati- va, basata sullo scambio; distributiva, per cui lo Stato attraverso la tassa- zione distribuisce gli in- troiti ai meno abbienti e contributiva, in quanto ciascuno di noi, essendo membro di una comu- nità, deve sentirsi «obbli- gato» al bene comune dell’intera comunità. Il bene comune poi non deve essere confuso con il bene totale, frutto di una «sommatoria» in cui uno degli addendi può essere annullato e la somma, vedi PIL, è quasi sempre positiva. Il bene comune deve essere visto come una «produttoria» in cui se viene annullato un fat- tore tutto viene annullato per cui non si può mai sa- crificare il bene di qual- cuno; non si potrà più di- re: il malato terminale costa, togliamogli la spi- na, così miglioriamo il benessere degli altri! Quindi – ha terminato il relatore – nell’enciclica non c’è solo la denuncia dei mali e la loro origine, ma c’è anche una pro- spettiva di soluzione. La speranza, come dice S. Agostino, ha due figli, una è l’indignazione, la rabbia, nel vedere come stanno andando le cose, e l’altro è il coraggio che dobbiamo mettere per poter cambiare. La spe- ranza cristiana ci darà dunque la capacità di cambiare questi nostri tempi. Gianni Giovangiacomo L’omelia del Vescovo nella giornata della vita: l’uomo non è creato per la morte La vita è un bene «indisponibile» a domanda primordiale dell’uomo, quella che lo sconvolge e, nello stesso tempo, lo spinge a cercare, ad indagare, ad inventare è stata al centro della giornata di domenica ed ispira tutta una serie di incontri che si svolgeranno in questa settimana: come può avere senso la vita quando questa è sempre insidiata dalla morte? È questa la pietra di scandalo sulla quale l’uomo inciampa e da cui si sviluppano molte delle questioni oggi più controverse nel campo dell’etica. Il Vescovo, in cattedrale, alla presenza delle aggregazioni laicali, ha parlato proprio del progetto divino sull’uomo dal quale scaturisce tutta la concezione cristiana della vita, della morte e della dignità umana: «La morte non entrava nel piano di Dio. Essa è entrata per l’invidia del maligno, per il peccato dell’uomo: è l’anticreazione, un tentativo di autodistruzione dell’uomo perché con esso l’uomo tronca i suoi legami con la fonte stessa della vita, il Dio, il Vivente per eccellenza». In tutta la Bibbia Dio appare come «il Padre da cui ogni vita procede» ed in Cristo è «il Verbo di vita per cui ogni cosa esiste», «risurrezione e vita», «il pane di vita». Il Figlio, dunque, è venuto a comunicare la vita e, sottolinea il Vescovo, si potrebbe dire che il messaggio cristiano si concentra nella scoperta che «chi partecipa al Cristo, partecipa alla vita». Dopo la risurrezione di Cristo, chi crede vede la morte come un passaggio ad una vita senza fine, ben diversa dalla prospettiva razionalistica per cui la morte sembra dover essere accettata per il fatto di essere «naturale», mentre sperimentiamo che la natura dell’uomo è proprio quella di rifiutare la morte. Il cristiano, ha spiegato il Vescovo, ha una doppia valutazione della morte: «è tremenda, terribile, perché è il prezzo del peccato e contro di essa tutto il nostro essere si ribella» ma essa è anche «una porta aperta sui cieli nuovi e sui mondi nuovi che abbatte la fragile parete e ci permette di gettarci nella braccia del Padre». Il nucleo del discorso pronunciato dal Vescovo in occasione della giornata per la vita riguarda proprio la sua centralità nel progetto creativo di Dio: «La vita precede il creato e l’uomo: egli è reso partecipe della vita per un gesto di amore libero e gratuito di Dio» per cui «la vita è un bene indisponibile; l’uomo lo riceve, non lo inventa, lo accoglie come dono da custodire e dar far crescere, non può manipolarlo come fosse sua proprietà esclusiva. La vita umana viene prima di tutte le istituzioni: lo Stato, le maggioranze, le strutture sociali e politiche, precede anche la scienza e le sue acquisizioni». Di qui scaturisce anche la riflessione sull’antropologia per cui «la persona realizza se stessa quando riconosce la dignità della vita e le resta fedele, come valore primario rispetto a tutti i beni dell’esistenza che conserva la sua preziosità anche di fronte ai momenti di dolore e di fatica». La felicità dell’uomo, ha proseguito nella sua omelia, dipende da una condizione fondamentale, dalla quale nessuno può prescindere: il rispetto della vita. «Nessuno, infatti, potrà conquistare la libertà e la felicità oltraggiando la vita, sfidandola impunemente, disprezzandola, sopprimendola, scegliendo la via della morte». Il Vescovo, poi, ha concluso la sua omelia con una frase che può accompagnare tutti in questa riflessione: «Se nel cuore cerchi la libertà e aspiri alla felicità rispetta, promuovi, afferma la vita sempre e ad ogni costo». F.M. L VENERDÌ 26 FEBBRAIO AL CENTRO CULTURALE DIOCESANO LA FIGURA DI DON ANGELI ssere sacerdote nel Lager. Attualità dell’esperienza di don Roberto Angeli» è questo il titolo della conferenza che si terrà venerdì 26 febbraio alle 17.30 nel Teatro del Centro Culturale Diocesano (Via delle Galere, 35). Relatore sarà il professor don MAURILIO GUASCO, Ordinario di Storia del pensiero politico contemporaneo alla Facoltà di Scienze Politiche dell’ Università del Piemonte Orientale. Alla conferenza sarà presente il Vescovo. Sono previsti interventi di: Giorgio Kutufà’, Presidente della Provincia di Livorno; Monsignor Paolo Razzauti, Vicario per il Territorio; Laura Bandini, Presidente dell’ Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea; Elisa Amato, Dirigente U.S.P. Introduce e modera: Enrica Talà, dir.Ufficio Scuola della Diocesi ; «Centro Studi Roberto Angeli» E « Nelle foto: in alto un momento della celebrazione in cattedrale (foto di Roberto Manera); qui sopra il dottor Micheletti e il dottor Oriente durante la conferenza

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Settimanale della Diocesi di Livorno

Transcript of La Settimana - n. 6 del 14 febbraio 2010

Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/210217

[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

14 febbraio 2010

DI FLAVIA MARCO

a conferenza sul temadell’aborto e sul valoredella vita, primo appun-tamento della «Settimana

per la vita» ha risposto davveroalle aspettative dei partecipan-ti. Il vescovo Simone Giusti haaperto la conferenza portandoalla cittadinanza livornese lescuse di Dino Boffo che ha pre-ferito non intervenire a causadella riapertura mediatica dellevicende che lo hanno riguarda-to. La parola è passata poi aChiara Domenici, moderatricedell’incontro, che ha introdot-to e presentato i due relatori.Il professor Antonio Oriente,ginecologo e ostetrico vice pre-sidente dell’Associazione medi-ci ginecologi cattolici, ha rac-contato l’esperienza della suaconversione che lo ha portatosoprattutto ad interrogarsi sul-la sua professione di medicotanto da diventare, da convintoabortista, fervente difensoredella vita. La commozione cheha provocato in tutti coloroche erano intervenuti non haimpedito di cogliere il messag-gio profondo di un’umanitàche desidera riappropriarsi del-la vita, in una cultura semprepiù decisa a negarla. Cuore delsuo intervento , il suo proponi-mento, che egli stesso ha defi-nito il suo testamento spiritua-le: «Mai più morte fino allamorte». Commozione e partecipazioneanche nelle parole del primariodi pediatria dell’ospedale di Li-vorno, Edoardo Micheletti, cheha iniziato il suo interventoringraziando il Vescovo peraver incontrato i medici con l’i-niziativa del «Tavolo dell’ogget-tività» in ospedale, aiutandoli acapire l’importanza dell’ascol-to ed ha poi continuato sottoli-neando le sfide cui ogni giornoè sottoposto un medico, sem-pre sul confine tra legalità e re-sponsabilità morale. Soprattut-to, ha precisato, in quei casi incui, purtroppo, si richiede unaccompagnamento del bambi-no dalla malattia grave fino al-la morte, per cui il dialogo conla famiglia diviene essenziale.Il professore ha presentato an-che una panoramica sulla si-tuazione attuale delle famigliea Livorno, descrivendone la cri-ticità sia sul piano affettivo, siasu quello economico ed il con-

tinuo bisogno di ricorrere al-l’assistenza ospedaliera, nono-stante le risorse pubbliche sia-no sempre più carenti.Le toccanti testimonianze deidue professori hanno stimola-to domande e riflessioni nellaplatea: l’ammiraglio Rosati havoluto contribuire alla discus-sione mettendo in evidenza co-me anche nel suo lavoro siafondamentale, nelle scelte piùdifficili, affidarsi ad una voceche proviene dall’alto e che ne-cessita di un orecchio che sap-pia ascoltarla.Altri interventi ed altre doman-de hanno stimolato il dibattitosulla legge 194 la quale è risul-tata, dalla testimonianza deldottor Oriente, decisamente di-sattesa per quanto riguarda ilrispetto dei tempi utili (unasettimana) per la consulenza ela riflessione della donna cherichiede l’interruzione di gravi-danza: Una consulenza che do-vrebbe proporre soluzioni al-ternative all’aborto e un ac-compagnamento nei confrontidella donna. È stato fatto an-che riferimento alla condizio-ne di povertà non solo materia-le, ma soprattutto morale eculturale che spesso incide pe-santemente sulla decisione diabortire: spesso anche la dia-gnostica prenatale crea nelledonne e nelle coppie fattori diansia non indifferenti e influi-sce sulla decisione di interrom-pere la gravidanza. Tutto que-sto, però, ha continuato, il dot-tor Oriente, non deve spaventa-re bensì spingere tutti i cristianiad unirsi per mettere a frutto idiversi doni personali in mododa poter portare avanti la cultu-ra della vita.Il Vescovo ha concluso l’incon-tro evidenziando la centralitàche in questi casi riveste l’an-tropologia, il modo di pensarel’uomo, mettendo in guardiada tutti coloro o da tutti queisoggetti che vogliano erigersigiudici e legislatori di vicendeche non sono di loro compe-tenza, quale è stato l’agire dellamagistratura nei confronti deiEluana Englaro.La settimana della vita riservaancora molti incontri nei qualipotranno essere approfonditiquesti ed altri temi, ma soprat-tutto in cui anche i cristiani po-tranno confrontarsi e prenderecoscienza dell’impegno che ilmondo chiede oggi a loro.

L

L’INTERVENTO DI ZAMAGNI

ETICA ED ECONOMIA,CONFLITTO O COMUNIONE?

l tema «Etica ed econo-mia, conflitto o comu-

nione? Alla luce dell’enci-clica Caritas in veritate» èstato presentato dal pro-fessor Stefano Zamagni,ordinario di EconomiaPolitica all’Università diBologna, in un incontro,voluto dal Centro diprossimità e da ToscanaImpegno Comune, che siè tenuto nel teatro dei Sa-lesiani.Il professor Zamagni hainiziato constatando chel’enciclica ha ricevutoun’enorme attenzione siain Italia che all’estero,questo perché è una enci-clica «nuova», la primadell’epoca post-modernasegnata dalla globalizza-zione. L’epoca in cui vi-viamo – ha continuato ilrelatore – è contraddi-stinta da paradossi: au-menta la ricchezza e nel-lo stesso tempo aumenta-no le disuguaglianze tra icittadini, infatti aumenta-no i sistemi produttivi dicibo, per cui si possonosfamare 12 miliardi dipersone quando nelmondo ce ne sono 7 mi-liardi, ciò nonostante c’èancora molta gente chemuore di fame e quindiciò non dipende dallascarsità delle risorse.Poi c’è la questione dellafelicità, aumentando ilbenessere dovrebbe au-mentare anche la felicità,invece all’aumento delreddito medio l’indice difelicità diminuisce, neipaesi europei il tasso deisuicidi aumenta di annoin anno, così come au-mentano i divorzi segnoche non c’è felicità nellefamiglie.È diffusa una «mentalitàdella separazione»: traeconomia e sociale, tra la-voro e ricchezza, tra mer-cato e democrazia. Perquanto riguarda il primopunto ci sono coloro cheproducono con efficien-za, che vogliono ottenereil miglior risultato e lamassificazione del profit-to; per coloro che nonpossono stare al passo,che non sono efficienti, cipensa il sociale a pere-quare la ricchezza secon-do il valore della solida-rietà. È una separazioneche è causa dei nostri ma-li, è frutto di una menta-lità da dissociati, da schi-zofrenici. È allora neces-sario – ha continuato Za-magni – ricomporre l’ef-ficienza con la solida-rietà, o meglio l’efficienzanella solidarietà e la soli-darietà nell’efficienza, percui anche il volontariatodeve essere efficiente.Riguardo la separazionetra lavoro e ricchezza, ri-cordiamo che AdamSmith diceva che è il lavo-ro umano a creare ric-chezza, negli ultimi anniinvece i mercati finanzia-ri hanno insegnato cheall’origine della ricchezza

I c’è la speculazione. Si di-mentica che il lavoro èfondativo della persona-lità, e successivamente, èanche produzione. Nega-re il lavoro vuol dire to-gliere la libertà, lavoraresignifica partecipare all’o-pera creatrice di Dio co-me dice la Genesi.Per quanto concerne laseparazione tra mercato edemocrazia, bisogna direche il mercato non puòprescindere dalla demo-crazia. Il mercato nonpuò essere autoreferen-ziale e giudice di se stes-so: dalla crisi attuale cirendiamo conto dei gua-sti che questa concezioneha creato, perciò le regolenon devono essere fissatedai mercati ma dalle as-semblee democratiche.Cosa fare? Queste cosesono trattate nell’encicli-ca che dice: ciò che è statoseparato torni ad unirsi.Su questo cammino dob-biamo basarci su tre prin-cipi: fraternità, giustizia,bene comune. Il princi-pio di fraternità nasce ineconomia nel 1300 con ifrancescani, all’internodelle imprese. Fraternitàvuol dire «riconoscersinel volto dell’altro» e ilmodo per renderla palesesi può attuare con unaeconomia di comunione.La giustizia si basa su tredimensioni: commutati-va, basata sullo scambio;distributiva, per cui loStato attraverso la tassa-zione distribuisce gli in-troiti ai meno abbienti econtributiva, in quantociascuno di noi, essendomembro di una comu-nità, deve sentirsi «obbli-gato» al bene comunedell’intera comunità.Il bene comune poi nondeve essere confuso con ilbene totale, frutto di una«sommatoria» in cui unodegli addendi può essereannullato e la somma,vedi PIL, è quasi semprepositiva. Il bene comunedeve essere visto comeuna «produttoria» in cuise viene annullato un fat-tore tutto viene annullatoper cui non si può mai sa-crificare il bene di qual-cuno; non si potrà più di-re: il malato terminalecosta, togliamogli la spi-na, così miglioriamo ilbenessere degli altri!Quindi – ha terminato ilrelatore – nell’enciclicanon c’è solo la denunciadei mali e la loro origine,ma c’è anche una pro-spettiva di soluzione. Lasperanza, come dice S.Agostino, ha due figli,una è l’indignazione, larabbia, nel vedere comestanno andando le cose, el’altro è il coraggio chedobbiamo mettere perpoter cambiare. La spe-ranza cristiana ci daràdunque la capacità dicambiare questi nostritempi.Gianni Giovangiacomo

L’omelia del Vescovo nella giornatadella vita: l’uomo non è creatoper la morte

La vita è un bene «indisponibile»a domanda primordiale dell’uomo, quella che lo sconvolge e, nellostesso tempo, lo spinge a cercare, ad indagare, ad inventare è stata alcentro della giornata di domenica ed ispira tutta una serie di incontriche si svolgeranno in questa settimana: come può avere senso la vita

quando questa è sempre insidiata dalla morte? È questa la pietra di scandalosulla quale l’uomo inciampa e da cui si sviluppano molte delle questioni oggipiù controverse nel campo dell’etica.Il Vescovo, in cattedrale, alla presenza delle aggregazioni laicali, ha parlatoproprio del progetto divino sull’uomo dal quale scaturisce tutta la concezionecristiana della vita, della morte e della dignità umana: «La morte non entravanel piano di Dio. Essa è entrata per l’invidia del maligno, per il peccatodell’uomo: è l’anticreazione, un tentativo di autodistruzione dell’uomo perchécon esso l’uomo tronca i suoi legami con la fonte stessa della vita, il Dio, ilVivente per eccellenza». In tutta la Bibbia Dio appare come «il Padre da cuiogni vita procede» ed in Cristo è «il Verbo di vita per cui ogni cosa esiste»,«risurrezione e vita», «il pane di vita». Il Figlio, dunque, è venuto a comunicarela vita e, sottolinea il Vescovo, si potrebbe dire che il messaggio cristiano siconcentra nella scoperta che «chi partecipa al Cristo, partecipa alla vita». Dopola risurrezione di Cristo, chi crede vede la morte come un passaggio ad unavita senza fine, ben diversa dalla prospettiva razionalistica per cui la mortesembra dover essere accettata per il fatto di essere «naturale», mentresperimentiamo che la natura dell’uomo è proprio quella di rifiutare la morte.Il cristiano, ha spiegato il Vescovo, ha una doppia valutazione della morte: «ètremenda, terribile, perché è il prezzo del peccato e contro di essa tutto ilnostro essere si ribella» ma essa è anche «una porta aperta sui cieli nuovi e suimondi nuovi che abbatte la fragile parete e ci permette di gettarci nella bracciadel Padre».Il nucleo del discorso pronunciato dal Vescovo in occasione della giornata perla vita riguarda proprio la sua centralità nel progetto creativo di Dio: «La vitaprecede il creato e l’uomo: egli è reso partecipe della vita per un gesto diamore libero e gratuito di Dio» per cui «la vita è un bene indisponibile; l’uomolo riceve, non lo inventa, lo accoglie come dono da custodire e dar far crescere,non può manipolarlo come fosse sua proprietà esclusiva. La vita umana vieneprima di tutte le istituzioni: lo Stato, le maggioranze, le strutture sociali epolitiche, precede anche la scienza e le sue acquisizioni». Di qui scaturisceanche la riflessione sull’antropologia per cui «la persona realizza se stessaquando riconosce la dignità della vita e le resta fedele, come valore primariorispetto a tutti i beni dell’esistenza che conserva la sua preziosità anche difronte ai momenti di dolore e di fatica». La felicità dell’uomo, ha proseguitonella sua omelia, dipende da una condizione fondamentale, dalla qualenessuno può prescindere: il rispetto della vita. «Nessuno, infatti, potràconquistare la libertà e la felicità oltraggiando la vita, sfidandolaimpunemente, disprezzandola, sopprimendola, scegliendo la via della morte».Il Vescovo, poi, ha concluso la sua omelia con una frase che può accompagnaretutti in questa riflessione: «Se nel cuore cerchi la libertà e aspiri alla felicitàrispetta, promuovi, afferma la vita sempre e ad ogni costo».

F.M.

L

VENERDÌ 26 FEBBRAIO AL CENTRO CULTURALE DIOCESANO

LA FIGURA DI DON ANGELIssere sacerdote nel Lager. Attualità dell’esperienza di don RobertoAngeli» è questo il titolo della conferenza che si terrà venerdì 26

febbraio alle 17.30 nel Teatro del Centro Culturale Diocesano (Viadelle Galere, 35).Relatore sarà il professor don MAURILIO GUASCO, Ordinario diStoria del pensiero politico contemporaneo alla Facoltà di ScienzePolitiche dell’ Università del Piemonte Orientale.Alla conferenza sarà presente il Vescovo.Sono previsti interventi di: Giorgio Kutufà’, Presidente dellaProvincia di Livorno; Monsignor Paolo Razzauti, Vicario per ilTerritorio; Laura Bandini, Presidente dell’ Istituto Storico dellaResistenza e della Storia Contemporanea; Elisa Amato, DirigenteU.S.P. Introduce e modera: Enrica Talà, dir.Ufficio Scuola dellaDiocesi ; «Centro Studi Roberto Angeli»

Nelle foto: in alto un momento della celebrazione in cattedrale (foto di RobertoManera); qui sopra il dottor Micheletti e il dottor Oriente durante la conferenza

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI14 febbraio 2010II

DI ENRICO SASSANO*

a Chiesa vive costantemen-te coinvolta nei problemidella gente. Non c’è alter-nativa a questo, se non l’i-

nutilità. Negli ultimi tempi, inpiù occasioni, i cristiani sonostati chiamati ad affrontare, in-sieme ad altri, le difficoltà in cuisi dibatte la società odierna; afarsi prossimi per curare le feriteinferte a nostri fratelli da ingiu-stizie, da incapacità, da intolle-ranza, da incuria.In quante occasioni il nostro Ve-scovo è stato, e si è coinvolto,nelle situazioni tragiche di lavo-ratori impegnati a difendere ilposto di lavoro, a mantenere lapossibilità di proseguire una pic-cola attività per sostenere se stes-si e la propria famiglia? Minaccedi chiusura, abbandono del terri-torio per altre dislocazioni dellaproduzione, ridimensionamentidi personale per diminuzione diordini o per ristrutturazioni tec-niche, fallimenti di attività perinsolvenze dei debitori.Quanti parroci hanno incontra-to persone impoverite dalla crisieconomica, non più in grado disostenere la loro famiglia? Umi-liate, impaurite dallo spettro del-la miseria che si abbatte su di lo-ro; prive anche della speranza diricuperare la il precario equili-brio precedente.Quante volte abbiamo ascoltatoraccontare gravi episodi di intol-leranza nella scuola da insegnan-ti che, a loro volta, si sentono in-capaci di accompagnare i giovaniin una serena e proficua educa-zione? Una sfida questa a cui laChiesa sente di non poter rinun-ciare e che necessita la messa incampo di tutte le forze possibili

perché ne va del futuro dei nostrifigli.Quanti episodi di cattiva sanitàsono accaduti tanto da far trema-re le nostre sicurezze nel mo-mento in cui dobbiamo affidarcialle strutture sanitarie? E comedimenticare le politiche delle ca-se farmaceutiche che mettono«eticamente» al primo posto ilprofitto nella produzione deimedicinali? Come è possibile di-menticare il loro comportamen-to nei confronti dei paesi poveridel mondo? Quante difficoltà diintegrazione per gli immigratiche cercano un luogo per soprav-vivere alla miseria e alle malat-tie? Considerati meno che bestiein certe parti d’Italia, ma pocotollerati anche da noi, incapacidi creare con loro un rapportopositivo.La situazione genera paura innoi; è necessario che mettiamopiù coraggio nel riflettere, nel di-scutere di queste insicurezze, del-le nostre paure; distinguere quel-le reali da quelle indotte; com-battere le giuste battaglie e difen-dere le sicurezze che fanno bellala nostra vita. Il nostro compito èquello di snidare il «peccato» chesi nasconde dietro queste situa-zioni e far emergere il «buono»che c’è in questo mondo, impe-dendogli di affogare nell’indiffe-renza e nell’individualismo.E non possiamo neppure elude-re una analisi impietosa sulloscollamento che troppe volte sinota tra il vangelo e il pensaredei cristiani, nei rapporti civili esociali. Per trovare unità d’intenti nonpossiamo che metterci in ascoltodel Signore, della sua parola chesempre indica giuste vie, anchein queste situazioni. È un tempo,

questo, che richiede, più chemai, una testimonianza attivadella Comunità cristiana, possi-bile solo facendoci forti dellaguida del Signore: solo così laparola amore verso il mondopuò essere compresa e vissutanel suo giusto significato.Il Convegno di inizio Quaresimaci dà una occasione per affronta-re il tema della sicurezza parten-do dalle radici che affondanonella Sacra Scrittura. Ci aiuterà inquesto cammino il professorCarmine di Sante che parlerà deifondamenti biblici della sicurez-za umana e spiritualità dell’acco-glienza. La Chiesa ha un patri-monio senza eguali, nella suadottrina sociale. Così il secondogiorno monsignor Giancarlo Pe-rego interverrà sugli aspetti pa-storali indicati dal Papa nellaCaritas in Veritate. L’enciclica èuna vera miniera da cui è possi-bile trarre indicazioni prezioseper la nostra azione nella societàe per riflettere sulle opzioni pa-storali diocesane.Potremo insieme puntualizzare,precisare, porre problemi, discu-tere nella Chiesa sul convivere ci-vile tralasciando di farsi trascina-re da riflessioni di altri. Sarebbeun buon contributo per elevare illivello culturale generale del no-stro territorio non sempre apertoalla discussione, a volte appiatti-to su posizioni chiuse e di con-servazione del proprio. Il con-fronto di idee sulle difficoltà cheattraversa la società può sostene-re l’opera del Vescovo legata alprogetto culturale della Chiesariproposto con tenacia. La comu-nità civile è sicuramente interes-sata alla voce della nostra Chiesasull’oggi che viviamo. Il secondogiorno vedrà, nella sua ultima

parte, la testimonianza di due ca-pacità di accoglienza presenti nelterritorio.Il Convegno, articolato in duegiorni si intitola «Dalla paura al-la sicurezza: per una spiritua-lità dell’accoglienza» e si svol-gerà nel Salone parrocchiale S.Elisabetta Anna Seton (p.zza La-vagna).Trattare il tema della Sicurezza,nei suoi diversi aspetti, ha l’o-biettivo di prendere coscienzadelle paure reali che si vivono inquesto tempo, non assumendoacriticamente quelle indotte dainformazioni interessate. LaChiesa ha il compito di far emer-gere le paure che nascono dai bi-sogni quotidiani e che turbanola nostra gente; paure che, man-cando di risposte positive, gene-rano insicurezze da combattereper contribuire a disegnare unfuturo di speranza e di conviven-za serena.

GIOVEDÌ 18 FEBBRAIO17,30 preghiera e riflessione gui-data dal Vescovo; 18,00 inter-vento del prof. Carmine Di San-te, professore di teologia centra-to sui fondamenti biblici dellasicurezza umana e spiritualitàdell’accoglienza; 19,00 risonan-ze immediate dall’assemblea;19,30 chiusura

VENERDÌ 19 FEBBRAIO17,30 preghiera guidata dal Ve-scovo; 17,45 intervento di mons.Giancarlo Perego, direttore dellaFondazione Migrantes: aspettipastorali (rif. Dottrina socialedella Chiesa e Caritas in verita-te); 18,45 Testimonianze; 19,15 chiusura del Vescovo.* direttore Ufficio diocesano di

Pastorale per la Carità

L

Haiti: la Caritas intensifica gli aiutiLa solidarietà del mondo intero per la ricostruzione di un paese

li aiuti hanno già raggiunto140.000 persone: cibo,

acqua, assistenza sanitaria,servizi igienici e alloggitemporanei

Aiuti mirati. Lontani dai rifletto-ri, ma accanto alle persone, conrispetto e discrezione, come ènello stile Caritas. Una sommadi piccoli e progressivi interventiche grazie ai centri attivi su tuttoil territorio, al coordinamentocostante con 58 sacerdoti e re-sponsabili di comunità in 32parrocchie, al sostegno dell’inte-ra rete Caritas, di un team giuntoappositamente a Port-au-Princee di migliaia di volontari hannoconsentito finora di distribuirecibo a 113.978 persone e altri ge-neri di prima necessità a 21.278persone. Il piano di prima emer-genza prevede di raggiungerne200.000 entro due mesi con aiutiper 31 milioni di euro. In 9 delle 16 località in cui inter-viene Caritas è stata già intensifi-cata la distribuzione di alimenticon razioni supplementari. An-che in luoghi problematici comePalace/Champ de Mars la distri-buzione è avvenuta senza grandiproblemi di sicurezza.Nel campo della zona industria-le di Accra è iniziata la costruzio-ne di servizi igienici, grazie an-

G

che alla manodopera locale. Pro-gressivamente si stanno avvian-do i lavori anche nelle altre loca-lità individuate dalla Caritas.Sono già arrivati kit per l’allesti-mento di alloggi temporanei per180.000 persone ed è iniziata ladistribuzione, a partire dal cam-po di Pétionville Club. Anchenell’ospedale San Francesco diSales si intensifica l’interventodella Caritas con personale me-dico e infermieristico, attrezzatu-re sanitarie, cibo, acqua, serviziigienici. Le tre sale operatorie diemergenza che sono state attiva-te lavorano attualmente ad unamedia di 12 interventi al giornoper casi gravi o gravissimi. Conti-nuano ad arrivare contributi eaiuti dall’intera rete Caritas e

questo consente di rifornire co-stantemente i magazzini. Prose-guono anche - pur se con com-prensibili difficoltà - le moltepli-ci attività che Caritas sostenevagià prima del terremoto.Fuori della capitale, procedendoverso est c’è un piccolo orfano-trofio gestito da religiose che as-sicuravano anche l’istruzione ai55 bambini ospitati. Caritasprovvedeva a fornire i pasti. Do-po il terremoto, pur essendo ilpiccolo edificio a due piani seria-mente danneggiato, sono statiaffidati alle suore altri bambini eattualmente sono 96. Tutti conti-nuano a ricevere un’assistenzacontinua.Caritas Italiana ha già messo adisposizione un milione di euro

e si prepara ad intensificare il so-stegno alle molteplici azioni av-viate, concordando gli ulterioriinterventi di emergenza e comin-ciando a programmare quelli piùcomplessi di riabilitazione e svi-luppo nel medio e lungo perio-do.

Per sostenere gli interventi in corsosi possono inviare offerte a CaritasItaliana tramite C/C POSTALE N.347013 specificando nella causale:«Emergenza terremoto Haiti»Offerte sono possibili anche tramitealtri canali, tra cui: - UniCredit Banca di Roma Spa,via Taranto 49, Roma Iban: IT 50H 03002 05206 000011063119 - Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796,Roma Iban: IT 19 W 0306905092 100000000012 - Banca Popolare Etica, via Parigi17, Roma Iban: IT 29 U 0501803200 000000011113 - CartaSi e Diners telefonando aCaritas Italiana tel. 06 66177001(orario d’ufficio)

LA NOSTRA DIOCESI HARACCOLTO euro 37.929,66(sono arrivate anche le offertedi Santa Croce 1.200, SantaLucia 1.603,10, San Luca 525,Gruppo "Pezze Pazze"parrocchia SantissimaAnnunziata 200)

UNA PAROLA EUNO STILE DI VITAIl sorriso «sfonda» le porte

ccoglienza»: una semplice parola ma purtroppodifficile da mettere in pratica nell’attuale

società.Una dote che dovrebbe avere un volontario del Centrodi Ascolto della Caritas diocesana è «il volersi metterein discussione» giorno dopo giorno fino al punto chequesta esperienza entra a fare parte di te.Accogliere tutte le persone che «passano» dal Centro diAscolto non significa dire sempre di «SI« alle lororichieste: anzi è fondamentale, anche se può sembrareparadossale, imparare a dire NO.Accoglienza significa accettare i propri limiti e quellidell’altro per cercare di costruire insieme una relazioneautentica superando, attraverso il confronto ed ildialogo, quelle idee, culture, lingue, valori, età chespesso ci dividono.Spesso siamo presi dal cercare di dare una risposta alletante richieste (non abbiamo una casa, non abbiamo unlavoro, non abbiamo da mangiare), ma dobbiamosempre tener presente che alla base dell’accoglienzac’è l’ amore per il prossimo, soprattutto per gli ultimi ,che si manifesta anche con la capacità di entrare inempatia con loro.È forse un’utopia: se accogliere l’altro dovesse avereun’unica lingua, questa dovrebbe essere sicuramentequella del SORRISO. Sorridere all’altro ha il potere di«sfondare» quelle barriere che spesso si creano tra lepersone.Questa semplice ricetta, seguire la lingua del sorriso, lavoglia di ascoltarsi e di «giocare insieme», ce l’hannoinsegnata i bambini che vengono con le loro mamme alCentro di Ascolto: li abbiamo visti nascere, crescere eora frequentano la scuola materna e/o elementareinsieme ai nostri figli. Nell’accogliere l’altro, nondimentichiamoci mai che Dio ama soprattutto i poveri eche nel volto di chi ci sta di fronte possiamo ritrovare ilvolto del nostro fratello maggiore: Gesù Cristo.

Elvira Cosentino responsabile del CentroAscolto della Caritas diocesana

La nuova campagna Caritas

Zero Povertya povertà è uno scandalo inaccettabile per il 21° secolo. Èquesto il messaggio centrale che Caritas Europa ha

lanciato il 27 gennaio, presentando al Parlamento europeo aBruxelles la campagna «Zero Poverty» in occasione dell’Annoeuropeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale.Il 2010 infatti è stato proclamato dall’Unione europea Annoeuropeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Inquesto quadro, che vede impegnate le istituzioni di tutto ilcontinente, a partire dall’Unione europea e dai governinazionali, anche le realtà ecclesiali sono chiamate a offrire uncontributo di riflessione e sensibilizzazione.LA CAMPAGNACaritas Europa, in collaborazione con le Caritas nazionali, hapromosso, allo scopo, un’articolata campagna, intitolata«Zero poverty - Povertà zero», alla quale Caritas Italianainvita ad aderire. Siamo chiamati a rafforzare la conoscenzadei fenomeni e delle storie di povertà e, nel contempo, adiffondere consapevolezza circa il fatto che l’esclusionesociale non è un destino ineluttabile, bensì un effetto di certimeccanismi sociali, economici e politici, che ogni uomo eogni cristiano hanno il dovere di modificare.I MATERIALI DISPONIBILI- I poster; le spille; le magliette, stampate dai detenuti delcarcere di Genova (nell’immagine, il poster - nel quale èraffigurata la spilla - e la maglietta), un kit per l’animazionenelle scuole e nei gruppi che sarà pronto per maggio 2010 eutilizzabile nel prossimo anno scolastico.- Il sussidio «La povertà in mezzo a noi» (Poverty Paper - conelementi di analisi teorica e testimonianze sulla povertà inEuropa).Caritas Italiana ha inoltre preparato un inserto speciale di 16pagine, pubblicato nel numero di febbraio 2010 delle riviste«Italia Caritas» e «Scarp de’ tenis» (giornale di stradasostenuto da Caritas Italiana e diffuso da persone senzadimora o gravemente emarginate in dieci diocesi italiane);inoltre sta preparando un kit per l’animazione nelle scuole enei gruppi, che sarà pronto per maggio 2010 e utilizzabilenel prossimo anno scolastico.IL GESTO DEL SANTO PADREPapa Benedetto XVI darà il suo autorevole contributo allancio dell’iniziativa europea, con un gesto di elevato valorepastorale e simbolico: visiterà, domenica 14 febbraio 2010(memoria di Cirillo e Metodio, santi patroni d’Europa),l’ostello Caritas «Don Luigi Di Liegro», in via Marsala, aRoma. I vescovi di tutta Europa saranno invitati a visitare aloro volta un servizio per i poveri nelle rispettive diocesi. Saràuno dei momenti iniziali dell’azione delle Chiese europee edella rete Caritas, la quale si protrarrà per l’intero anno,grazie a una pluralità di strumenti ed eventi messi adisposizione delle Caritas diocesane per la mobilitazione neiterritori.Nell’Unione,78 milioni di persone (il 16% della popolazionee il 19% dei bambini) sono attualmente esposti al rischio dipovertà, ovvero vivono, sulla base della definizioneconcordata a livello Ue, con un reddito inferiore al 60% delreddito medio familiare registrato nel loro Paese. In ogni casonel 2004 (ultime cifre disponibili), circa 23,5 milioni dicittadini si trovavano a dover tirare avanti con meno di 10euro al giorno.Da quando l’Ue ha avviato, nel 2000, il suometodo di coordinamento delle politiche nazionali, tutti i 27Stati membri hanno sviluppato piani d’azione nazionalipluriennali; prima del 2000 soltanto tre di essi avevanoattivato strategie del genere: l’Ue incoraggia standardelevati, basati su obiettivi fissati di comune accordo,mentreciascun Paese può attuare politiche adattate al contestonazionale.

L

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI14 febbraio 2010 III

AGENDA DIOCESANAVENERDÌ 12 FEBBRAIO- 9.30 il Vescovo saluta i dirigenti scolasticidella scuola primaria in vescovado- 15.30 il Vescovo partecipa alla scopertadella lapide in ricordo di padre Piccirillopresso l’Aula Magna del Centro CulturaleDiocesano (Via delle Galere); 16.00 il Ve-scovo celebra la Messa nella Chiesa dellaMadonna; 17.30 il Vescovo partecipa all’in-contro in commemorazione del padre fran-cescano presso l’Aula Magna del liceo clas-sico- 21.00 presso i locali della chiesa del SacroCuore (Salesiani) il Vescovo partecipa al-l’incontro della Settimana per la vita«L’uomo indesiderato» relatore il dottor Ren-zo Puccetti.

SABATO 13 FEBBRAIO- il Vescovo è a Firenze per il consiglio Me-moria Ecclesiae- 16.00 presso il salone delle suore di Shan-gay Convegno provinciale CSI (CentroSportivo Italiano)- 18.00 il Vescovo celebra la Messa presso lacomunità di sant’Egidio nella chiesa di SanGiovanni in occasione dell’anniversariodella Comunità

DOMENICA 14 FEBBRAIO- 10.30 il Vescovo celebra le Cresime nellaparrocchia di N.S. di Lourdes (Collinaia)- 18.00 il Vescovo celebra le Cresime nellaparrocchia dei Sette Santi Fondatori

LUNEDÌ 15 FEBBRAIO- 9.30 in vescovado, il Vescovo incontra idirettori dei centri pastorali

MARTEDÌ 16 FEBBRAIO- 17.30 presso la chiesa di Santa Giulia, in-contro del centro dicesano per le vocazionisulla figura di San Camillo de Lellis

MERCOLEDÌ 17 FEBBRAIO- 17.30 processione dalla chiesa di S. Giuliae a seguire celebrazione della Messa delleCeneri in cattedrale presieduta dal Vescovo- 20.30 processione e a seguire celebrazionedella Messa delle Ceneri presieduta dal Ve-scovo nella chiesa di S. Giuseppe Nibbiaia

GIOVEDÌ 18 FEBBRAIO- 10.00 il Vescovo è in visita alla cereria Gra-ziani a Lorenzana- 12.00 il Vescovo è in visita a Villa Porcelli- 17.30 presso la chiesa della Seton Conve-gno Diocesano di Quaresima dal titolo«Dalla paura alla sicurezza: per una spiri-tualità dell’accoglienza» (vedi progr. pag.II)- 17.45 presso la Chiesa Valdese,per il ciclodi incontri organizzati dal SAE: «Gli apo-stoli che presero parte alla Cena capirono ilsignificato delle parole uscite dalle labbradi Gesù. Forse no?» relatore pastore MarioAffuso

VENERDÌ 19 FEBBRAIO- 17.30 presso la chiesa della Seton Conve-gno Diocesano di Quaresima dal titolo«Dalla paura alla sicurezza: per una spiri-tualità dell’accoglienza» (vedi progr. pag.II)- 18.30 presso la sala della Provincia di Li-vorno incontro promosso dal Serra club sultema «La pirateria antica e moderna intra-montabile», relatore l’ammiraglio di squa-dra Cristiano Bettini

SABATO 20 FEBBRAIO- 8.00 pellegrinaggio diocesano mensile aMontenero; 9.00 S. Messa nel Santuario- 18.00 il Vescovo celebra le Cresime pressola parrocchia della Santissima Trinità- 16.30 presso il salone della parrocchia diSanta Lucia, incontro per i diaconi perma-nenti dal titolo «Il diacono: un uomo allaspeciale sequela di Cristo» relatore monsi-gnor Fausto Tardelli vescovo di San Miniato

DOMENICA 21 FEBBRAIO- 11.00 il Vescovo celebra le Cresime pressola parrocchia della Seton

DI GIANNI

GIOVANGIACOMO

on Donato Mollica(nella foto), lucanodi origine, hapassato la gioventù

con la famiglia a SanDamiano d’Asti, si è poistabilito a Roma dove hapreso i voti nel CollegioInternazionale dell’AbbaziaBenedettina di S. Anselmosull’Aventino. Don Donatoè infatti Benedettino dellaCongregazione Cassinese(cioè di Montecassino),oltre a questa, tra le piùimportanti, ricordiamo lacistercense, la Cluniacense ela Camaldolese. È statoparroco della Cattedrale diCava dei Tirreni inprovincia di Salerno, sedeanche di una importanteAbbazia Cassinese. ALivorno è arrivato nel 2008e il vescovo Simone lo haincaricato di seguirel’Ufficio per i BeniCulturali e l’attivitàMuseale, in seguito lo hanominato suo cerimoniere.È stato nominato parroco diSanta Caterina il 6 luglio2009 e ha avutol’immissione canonica ilsuccessivo 27 settembre.

DON DONATO COSA PUÒRACCONTARCI DI QUESTAPARROCCHIA?«Sono solo sei mesi chevivo tra questi fedeli enon sono ancora ingrado di fare dellevalutazioni, posso dire

Dche si tratta di una bellacomunità e io proseguol’opera iniziata damonsignor Pietro Basci eda don Giuseppe Ferrariche tutti ricordano conmolto affetto. Mi sento didire che la parrocchia hasofferto della partenzadei Domenicani, l’ultimoè stato padre MarcoBaron, essi vi hannosenz’altro impresso unavitalità e una spiritualitàparticolare e senz’altro iparrocchiani hannorisentito di questodistacco. Devo ancheaggiungere che a SantaCaterina è stata annessauna parte dell’exparrocchia di Torretta incui celebro l’eucarestiaogni domenica alle ore9.30 e il primo venerdìdel mese celebro unaMessa presso le Suore diMaria Corredentrice. Hopotuto notare delledifferenze e dellediversità di carismi tra i“veneziani” e i fedeli diTorretta, posso direperciò che non èsemplice gestire il tutto,tenuto conto anche deimiei impegni diocesani».

LA CATECHESI COME ÈIMPOSTATA?«Don Giuseppe mi halasciato una bellaeredità,sotto questoaspetto, c’è infatti ungruppo consistente dicatechisti che nelpomeriggio delmercoledì si prodigano

nella formazione deiragazzi e per loro ilsabato viene apertol’oratorio in modo chepossano divertirsi eanche studiare insieme.Naturalmente anche a S.Caterina si soffre per lamancanza di giovani dai18 anni in poi.Fortunatamente inparrocchia sono presentidelle suore domenicanedi San Tommasod’Aquino e quindi, in uncerto senso, la tradizionedomenicana continua!Esse si occupano, tutti imartedì, della catechesidegli adulti e danno illoro aiuto come ministristraordinaridell’eucarestia».

ESISTONO GRUPPI OASSOCIAZIONI CHEFANNO RIFERIMENTOALLA PARROCCHIA?«C’è un gruppo divolontarie che siritrovano tutti i martedìalle 15, si tratta di signoreche preparano ilmateriale che una voltavenduto va inbeneficenza, fannolavoretti a maglia, diricamo e di cucito, che

vengono espostinelle giornate piùsignificative e chevengono vendutianche durante lamanifestazioneestiva di “EffettoVenezia”.C’è poil’Associazione SantaCaterina, che è ungruppo culturaleche fa parte delvolontariato non profit,che sta dedicando tutte lesue energie per il restaurodel coro, del presbiterio edell’organo. Perquest’ultimo gli “Amicidei Musei” livornesihanno offerto un grandecontributo e speriamo dipoterlo inaugurarequanto prima con unconcerto. Inoltre ladottoressa Amadei,antropologa moltoconosciuta, stacompiendo uno studiosulle spoglie mortali di S.Alessandro martire e di S.Bonifacio che vogliamosistemare nell’Altare dellereliquie il prossimoprimo novembre. Graziepoi all’aiuto della signoraAngela Vicario si staorganizzando la Caritas

parrocchiale e un centrod’ascolto.

QUAL È LA FREQUENZAALLE MESSE?«Nelle Messepomeridiane lapartecipazione non èmolto numerosa ma c’èun nucleo di persone cheè sempre presente. LaMessa domenicale inveceha un’ottima frequenza.È molto frequentata unamessa particolare che sitiene ogni venerdì alle10.30, è una messa votivaal Gesù della Pietàchiamato anche Gesùdella canna, in ricordodella passione di Cristo,con questa celebrazionevogliamo continuare unaantica tradizionedomenicana».

LA PARROCCHIA IN BREVEa parrocchia di S. Caterina è inserita nel 1° Vicariato; è situata in Viadel Forte S. Pietro 3 -57123- Livorno - tel. 0586/894090

Parroco: Don Donato Mollica – Benedettino CassinenseOrario messe feriali – estive e invernali –ore 18, domenica ore 11.00. Tutti i venerdìore 10.30 – messa votiva

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La storia della ChiesaNel quartiere Venezia il «gioiello dei Domenicani»

a chiesa di Santa Caterina, postaanch’essa nel popolare quartiere

della «venezia», è stata iniziata nel1720 da Giovanni Del Fantasia, mala costruzione fu quasi subitointerrotta per mancanza di fondi,dopo una ripresa nel 1729 conl’architetto Saller, fu finalmenteaperta al culto nel 1753. La chiesa èdedicata alla Santa senesedell’Ordine Domenicano, dal 1939dichiarata Patrona d’Italia. La chiesaè detta anche «dei Domenicani», cheè anche il nome della piazzacircostante, perché sul preesistenteConvento dei Domenicani è stataedificata. In seguito una parte delConvento, sotto la dominazionenapoleonica, venne adibito acarcere, e venendo al tempo delfascismo, tra i prigionieri più illustriviene annoverato anche l’exPresidente della Repubblica, SandroPertini.I Domenicani vennero a Livorno nel

L 1686 e ottennero da Cosimo III ilpermesso di costruire verso il 1700il loro Convento, la loro presenza aLivorno fu interrotta da una primasoppressione dell’Ordine nel 1785 edalla successiva soppressionenapoleonica negli anni 1808-1817.La chiesa venne perciò riconsacratanel 1822 e la lanterna in vetta fucollocata nel 1869 da DarioGiacomelli.La cupola è sostenuta da otto grandiarchi e da altrettanti pilastri chedanno all’edificio la caratteristicaforma ottagonale ideatadall’ingegner Giovanni Masini.L’altezza dal suolo è di 63 metri esupera la torre pendente di Pisa chene misura 55. L’interno è adornatoda pregevoli opere, vicinoall’ingresso si nota la statua in legnodi Santa Caterina ad opera dellivornese Cesare Tarrini, di questoartista è presente anche nella terzacappella, dedicata alla Madonna del

Rosario, unpresepe scolpitonel legno. Nellaquinta cappella,dedicata a S.Giuseppe, vi èdipinto «Losposalizio dellaVergine» operadei fratelliJacopo eAntonio Terreni,mentre la pala d’altare «La SacraFamiglia» è dipinto dal Passignanocioè da Domenico Cresti (1560-1636).Ma l’opera più importante, postadietro all’Altare Maggiore, èl’Incoronazione della vergine diGiorgio Vasari (1511-1574),discepolo di Michelangelo e diAndrea del Sarto. Nella chiesa sonoconservate inoltre importantireliquie, tra queste quella di SanValentino martire, protettore dei

fidanzati, mentre una lapide ricordala frequenza di quel luogo da partedi Santa Elisabetta Anna Setondurante il suo soggiorno a Livorno equindi nel periodo della suaconversione. La chiesa è impreziositada un organo che con le sue 1200canne è forse il più importante traquelli livornesi, costruito nel 1837 èstato più volte restaurato e ancheattualmente è sottoposto ad unrestauro radicale.

Gianni Giovangiacomo

Una chiesaantica, riccadi tesori d’artee di devozionepopolare,nel cuoredella Livorno piùcaratteristica;una comunitàin crescita,dotata di carismidiversi: eccola parrocchiadedicataa Santa Caterina

DI GIANNI GIOVANGIACOMO

SPIRITUALITÀTOSCANA OGGI14 febbraio 2010IV

I PIU’VENDUTI NELLE LIBRERIE CATTOLICHE

1 S. Oder PERCHE’E’SANTO Rizzoli2 P. Brosio A UN PASSA DAL BARATRO Piemme3 W. Poltawska DIARIO DI UN’AMICIZIA San Paolo4 MESSALE QUOTIDIANO San Paolo5 V. Mancuso LA VITA AUTENTICA Cortina6 A. Ablondi A PASSO D’UOMO Morcelliana7 M.Vannini PREGO DIO CHE MI LIBERI DA DIO Bompiani8 G.Vannucci FEDE - SPERANZA - AMORE Romena9 Suor Emmannuelle CONFESSIONI DI UNA RELIGIOSA Jaca Book10 C. M. Martini PROVE E CONSOLAZIONI DEL PRETE Ancora

n pò di rivoluzione nella no-stra classifica: il saggio del

postulatore della causa di beati-ficazione di Giovanni Paolo IIarriva al primoposto, mentredue sono i titolinew entry, al no-no gradino unasorta di diariolungo 20 anni diSuor Emmanuelle, che possia-mo considerare il primo e l’ulti-mo libro che ha scritto e al sesto

un libro che vuol essere un espe-rimento d’innovazione catechi-stica scritto dal vescovo emeritodi Livorno Alberto Ablondi. La

classifica, questasettimana dal 1°al 6 febbraio , havisto interessatealla rilevazione lelibrerie San Pao-lo di Empoli,

Paoline di Grosseto, San Paolodi Firenze e Paoline di Massa.

A cura di Stefano Zecchi

U

Entrano in classificale catechesi delvescovo Ablondi

Risponde padre Valerio Mauro,docente di teologiasacramentaria

a domanda che la lettricesi pone è moltopertinente. Mette in giocoquale sia la nostra

comprensione del creato allaluce della fede, ma anche ilsenso della benedizioneliturgica, che la Chiesaamministra in favore degliuomini e delle realtà create conle quali l’uomocondivide ilcammino nellastoria. Labenedizione suglianimali, comegiustamente nota la lettrice,affonda le proprie radici nelmondo contadino e come talerisale al medioevo. Latestimonianza delle fontiliturgiche attesta fin dai secoliVIII e IX un vasto panorama dibenedizioni che, sorte esviluppatesi in ambientemonastico, si sono rapidamentediffuse presso tutte le classisociali. Una classificazioneefficace, anche se un po’grossolana, le distingue inbenedizioni sulle persone(vescovi, abati, penitenti ocatecumeni, malati), sulle cosedestinate al culto (dalle chieseagli altari, dalle suppellettili perla celebrazione eucaristicaall’acqua o sale) e su queglielementi che sono necessari perla vita dell’uomo (semine,primizie, animali, case, attrezzidi lavoro). Un liturgista havoluto riunire in un volume levarie benedizioni che fannoparte della tradizioneoccidentale, raccogliendonecomplessivamente ben 2093. Inquesto vasto panorama, un altroliturgista distingueva in modoutile le benedizioni costitutiveda quelle invocative. Le primeconferiscono alla persona oall’oggetto un carattere sacro,togliendole dall’uso comune oprofano. Pensiamo allabenedizione di un calice per lacelebrazione eucaristica o di unedificio destinato al culto comeuna cappella. Le seconde, invece,non cambiano i rapporti ingioco, ma chiedono unparticolare bene spirituale omateriale. A Pasqua sibenedicono le uova e l’agnelloche sono sulla tavola per esseremangiati secondo la loro natura. Nella fede della Chiesa l’efficacia

Lspirituale delle benedizionidipende dalla disposizione dichi la riceve e dalla preghieradella Chiesa stessa. Il nuovoBenedizionale del 1984 presentale benedizioni «come azioniliturgiche che portano i fedeli alodare Dio e li dispongono aconseguire l’effetto precipuo disacramenti e a santificare le variecircostanze della vita»(Benedizionale. Premessegenerali, n° 14). Bisogna

sottolineare comein ogni caso labenedizione dellaChiesa abbiasempre di miral’uomo. Anche

quando si benedicono le cose e iluoghi che si riferisconoall’attività umana, sempre peròtiene «presenti gli uomini cheusano quelle determinate cose eoperano in quei determinatiluoghi. L’uomo infatti, per ilquale Dio ha voluto e ha fattotutto ciò che vi è di buono, è ildepositario della sua sapienza econ i riti di benedizione attestadi servirsi delle cose create, inmodo che il loro uso lo porti acercare Dio, ad amare Dio. Aservie fedelmente Dio solo»(Benedizionale. Premesse

generali, n° 12). Aver sottolineato il significatoproprio di ogni benedizione cipermette di ritornare allaquestione che si era posta lalettrice in modo specifico. Labenedizione degli animali, chela tradizione popolare avevacollegato con la festa liturgicadel monaco Antonio, era sortaproprio in sintonia che questaprospettiva di fede. Bisogna direche ancora oggi nelle campagnela tradizione antica è rimasta

viva; la fede contadina continuaa rivolgersi a Dio perchébenedica e protegga queglianimali per mezzo dei qualil’uomo si procura ilsostentamento necessario, nellafatica di ogni giorno. Nellanostra società cittadina emoderna sono profondamentemutati i parametri e i rapporti. Eprobabilmente resta sempre unsottofondo di fede nel desideriodi portare a benedire gli animalicosiddetti di compagnia. Inquesto caso, non dovremmoaccontentarci della semplicebenedizione, ma una catechesisarebbe opportuna, proprioperché è mutato il contestoculturale nel quale la fede èchiamata a incarnarsi. Ladirezione indicata dalla lettricepotrebbe essere una buonastrada da percorrere. In fondo,secondo il progetto di Dio,l’uomo è stato collocato nelmondo perché ne sia il custode equasi il suo luogotenente: «IlSignore Dio prese l’uomo e lopose nel giardino di Eden,perché lo coltivasse e locustodisse» (Gn 2,15). In questocompito l’uomo si trova accantocompagni di strada checondividono con lui l’alito divita, come lui sono esseriviventi, ai quali ha imposto unnome. Resta vero che solo nellacreazione della donna l’uomotrova l’aiuto che gli corrisponde(cf Gn 2,18-24). È sull’umanitàche scende la benedizione diDio, sull’essere umano creato aimmagine di Dio, creatomaschio e femmina. Questabasilare gerarchia di valori nondovrebbe mai esseredimenticata.

unedì 1 febbraio Papa Benedetto XVI ha rice-vuto, per la visita «ad limina», i presuli dellaConferenza episcopale di Inghilterra e Galles.Il Pontefice ha annunciato la sua prossima vi-

sita apostolica in Gran Bretagna, che sarà un’occa-sione per confermare la fede e la devozione dei cat-tolici inglesi. Il vostro Paese - ha detto il Papa - èben noto per il suo saldo impegno nell’assicurarepara opportunità a tutti i membri della società. Tut-tavia l’effetto di una certa legislazione per raggiun-gere quest’obiettivo è stato l’imposizione di limita-zioni ingiuste alla libertà di agire delle comunità re-ligiose. Per alcuni aspetti essa viola la legge naturalesu cui si fonda l’uguaglianza di tutti gli esseri uma-ni. Vi esorto - ha continuato Benedetto XVI - inquanto Pastori a far si che l’insegnamento moraledella Chiesa sia sempre presentato nella sua inte-rezza e difeso in modo convincente. La fedeltà al Vangelo - ha affermato il Pontefice -non limita in alcun modo la libertà di altri; al con-trario, è al servizio di quest’ultima perché offre lorola verità. Continuate nell’esercizio del diritto di par-

tecipare al dibattito nazionale con un dialogo ri-spettoso. Così facendo - ha osservato il Papa - nonsolo conservate antiche tradizioni britanniche di li-bertà di espressione e di onesto scambio di opinio-ni, ma date realmente voce alle idee di molte perso-ne che non hanno i mezzi per esprimerle. Quandouna parte così considerevole della popolazione af-ferma di essere cristiana come si può - si è chiesto ilPontefice - mettere in discussione il diritto del Van-gelo di essere ascoltato? È la verità rivelata dalleScritture e dalla tradizione e formulata dal magiste-ro della Chiesa a renderci liberi. Il cardinale New-mann - ha ricordato Benedetto XVI - lo ha compre-so e ci ha lasciato un esempio eccezionale di fedeltàalla verità rivelata, seguendo quella «kindly light»ovunque essa lo conducesse, anche con considere-vole costo personale. Il Papa ha poi invitato i vesco-vi ad assistere quei gruppi di anglicani che deside-rano entrare nella piena comunione con la Chiesacattolica. Sono convinto - ha concluso - che, conun’accoglienza affettuosa e cordiale, questi gruppisaranno una benedizione per tutta la Chiesa.

LBEATI VOI POVERI

Sesta domenica del tempo ordinarioGer 17,5-8; 1Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26

Il seguire Gesù oggi ci porta in un«luogo pianeggiante» ove egli tiene il

«Discorso dei campi», in Matteo il«Discorso della montagna». Discorsoche anche in Luca è un insiemeantologico di detti sparsi di Gesùrivisitati dalle comunità e redatti in duetradizioni, quelle di Luca e Matteo;discorso a cui le Beatitudini sonoportale e conclusione, lo introducono enel contempo rivelano la scelta di Gesùdi essere con e per il povero, egli stessoapparso in forma di Povero (2Cor 8,9).Un essere che gli fa dire: «Beati voi,poveri, perché vostro è il regno deicieli», voi affamati, piangenti eperseguitati.

Voi, persone concrete nella vostracondizione reale e non l’astrazione

della povertà, beati non a motivo dellavostra situazione di alienazione, ma inragione del fatto che la regalità di Dio siè fatta in Gesù l’«oggi» della vostraliberazione nella triplice forma della«visione» (Lc 6,20) che vi costituisce iveduti da Dio, della «compassione» (Lc10,33) che vi costituisce gli amati daDio, e della «cura» (Lc 10,34) che vicostituisce i custoditi da Dio. Questo ilperché di una felicità che attingel’affamato, il malato, il morente,l’ignorante, il peccatore e ilperseguitato, il cui oggi è passaggio dalpianto al riso perché un Dio in Cristo siè fatto vicino come moltiplicazione delpane (Lc 9,10), guarigione (Lc 7,21-22),paradiso (Lc 23,43), insegnamento (Lc5,3; 10,21-23) e conversione (Lc 15).L’allegrezza del povero sta nelcapovolgimento della sua situazioneoperata dalla «via regale» di chiamandolo lo vede prendendosene cura.Solo chi ama vede e provvede, e Dio inCristo lo è al punto da introdurre in unfuturo di gioia eterna, il «regno di Dio»,chi nella vita ha solo conosciutomiseria, vedi il povero Lazzaro (Lc16,10-31), e persecuzione a causa delsuo condividere la passione di Cristoper il povero (Lc 6,22-23). Dio raccogliee ricompone in bellezza quanti lanoncuranza, l’ignoranza e la cattiveriaumana ha scartato e violato, il suoscendere a vantaggio del povero neinveste l’oggi dandogli respiro (Mt11,28-30) e il domani dandogli ilfuturo (Lc 6,20.23) nel sorriso (Lc6,21).

Che ne è del ricco? La rispostacomplessiva di Gesù è esemplificata

nelle figure di Zaccheo (Lc 19,1-10) edel notabile (Lc 18,18-23). Nel primo il«guai» viene tramutato in «beato» amotivo del passaggio dalla logica dellacapitalizzazione per sé allacondivisione con il povero; nel secondosi prolunga in «tristezza» per non avercompreso che non vi è bene maggiore efelicità più grande che condividere conun amico di nome Gesù la sua passionedi essere-bene intenti al bene-essere deicarenti dalle molte forme cheincontriamo nelle strade della vita. Iripiegati su di sé e sulla libidinedell’avere non generano novità, intristitie paurosi non aprono futuro e perquesto non hanno futuro.*Eremo delle Stinche - Panzano in Chianti

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n molte chiese c’è l’abitudine, per Sant’Antonio abate, di benedire glianimali. Un’usanza che ha origine contadine: ricordo che una volta ve-nivano benedetti agnelli, vitelli, cavalli e animali d’allevamento. Oggivengono portati cani e gatti, criceti, persino il pesce rosso. Mi chiedo se

ha ancora un senso questo rito, o se non sarebbe il caso di spiegarne meglioil senso: in un tempo in cui l’attenzione verso la natura e il creato sono mol-to importanti, potrebbe diventare un’occasione di educazione ambientale,che va ben al di là dell’affetto per l’animaletto da appartamento.

Lucia Russo

IL’antologia della tradizione cristiana

on Carlo Lorenzo Rossetti, laureato in Storia e Filosofia,Dottore in Teologia, già docente presso l’Università Latera-

nense e attualmente insegnante di Teologia e Direttore del Se-minario missionario «Redemptoris Mater» in Albania, hapubblicato un volumetto di indubbio interesse, che consistein un’antologia delle principali sentenze filosofiche e teologi-che della tradizione cristiana (Sapientia Traditionis, Fede &Cultura, pp. 128, euro 15). Presentato dal Cardinale Chri-stoph Schönborn, che ha per esso parole di notevole apprez-zamento, il piccolo sussidio appare come un repertorio utilis-simo per conoscere il Depositum fidei cristiano. «L’intenzionedi don Rossetti - scrive il cardinale - è semplice: destinare atutti coloro che si dedicano agli studi ecclesiastici, e in primisai seminaristi, un agevole strumento in cui possano attingeredirettamente nella lingua della tradizione cattolica il megliodella sapienza dei Padri, dei Dottori e del Magistero». Degnodi particolare sottolineatura è il tentativo compiuto dall’auto-re di trasmettere il gusto della memoria e della tradizione nelclima culturale post-moderno, che tende sempre di più a ri-nunciare alle proprie radici per inseguire le suggestioni delmomento e utilizzare una serie infinita di nozioni e informa-zioni per lo più prive di coerenza.

D

Attendere insieme,nella notte, dove il buioè interrogarsisenza capire.Attendere i passidella salvezzadentro il doloredegli uominie delle donnedel nostro tempo.Attendere con lorola luce leggeradella resurrezione.Attenderee sentirsi parte.

Angelo Casati

Inviare le domande a: [email protected]

L’incontro con i vescovi inglesi:«La fedeltà al Vangelo non limitain alcun modo la libertà di altri»

di Giancarlo Bruni*leggere LA PAROLA la parola del

PAPAdi Andrea Drigani

La benedizione degli animali, un ritodi cui si deve riscoprire il significato

di Maurizio Schoepflinlo SCAFFALE

a cura della Fraternità di RomenaPENSIERI scelti

AGENDA liturgicaLunedì 15 febbraioFeria.A Arezzo Madonna del Conforto.A MassaMarittima-Piombino San Walfredo; a Monte Olive-to Maggiore Santi Cirillo e Metodio; a Colle Vald’Elsa Santi Faustino e GiovitaGiac 1,1-11: «La vostra fede, messa alla prova, producela pazienza perché siate perfetti e integri»; Mc 8,11-13:«Perché questa generazione chiede un segno?»Martedì 16 febbraioFeriaGiac 1,12-18: «Dio non tenta nessuno»; Mc 8,14-21:«Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode»Mercoledì 17 febbraioMercoledì delle Ceneri (astinenza e digiuno)Gl 2,12-18: «Laceratevi il cuore e non le vesti»; Mt 6,1-6.16-18: «Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricom-penserà»Giovedì 18 febbraioGiovedì dopo le Ceneri.A Fiesole e Firenze BeatoAngelicoDt 30,15-20: «Io pongo oggi davanti a te la benedizionee la maledizione»; Lc 9,22-25: «Chi perderà la propriavita per causa mia, la salverà»Venerdì 19 febbraioVenerdì dopo le ceneri.A Livorno dedicazione dellaCattedraleIs 58,1-9a: «È forse questo il digiuno che bramo?»; Mt9,14-15: «Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiu-neranno» Sabato 20 febbraioSabato dopo le ceneriIs 58,9b-14: «Se aprirai il cuore all’affamato, brillerà frale tenebre la tua luce»; Lc 5,27-32: «Non sono venuto achiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano»

risponde il TEOLOGOdi a cura della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale

TOSCANA OGGI14 febbraio 2010 V

DI GIACOMO COCCHI

uando fu presentato, nelsettembre del 2008, si dissesubito che i suoi obiettivisarebbero consistiti nel fare:

«formazione, ricerca ecomunicazione». E tenendo fede allapropria missione il Centro regionaledi bioetica con sede a Prato e dedicatoalla figura di Gianna Beretta Molla – lasanta che scelse di donare la propriavita per far nascere il figlio che portavain grembo – ha presentato il Masterbiennale di bioetica. Il corso, daltitolo: «Nuovi orizzonti della bioetica»è istituito in collaborazione conl’Istituto di bioetica dell’universitàCattolica del Sacro Cuore di Roma,l’Acos (associazione cattolica operatorisanitari) e la Conferenza episcopaletoscana e con il contributo dellaFondazione Cassa di Risparmio diPrato. Partner dell’iniziativa è il Pin, ilpolo universitario città di Prato cheospiterà le 14 lezioni previste dalpiano del master.Numerosi e di stretta attualità gliargomenti che saranno trattatiall’interno del corso, tra questi:bioetica e dignità della vita nascente,obiezione di coscienza e professionisanitarie, aspetti etici nell’educazionealla salute e l’utilizzo delle medicinenon convenzionali. Nonmancheranno momenti dedicati allariflessione degli aspetti politici edeconomici, sempre nel campo dellabioetica, alla luce del magistero dellaChiesa, in particolare dell’enciclica«Caritas in veritate» di Benedetto XVI.Particolare attenzione sarà dataall’«evoluzione del pensiero dellaChiesa e della scienza sul concetto dimorte e del morire». Altra questioneoggetto di lezione, possiamo dire didirompente attualità, riguarda bioeticae ruolo dell’informazione.Prestigiosi e numerosi, circa 70, irelatori e i docenti che terranno lelezioni, tra questi segnaliamo GianLuigi Gigli, coordinatore dellacommissione «stati vegetativi» delMinistero della Salute, la senatricePaola Binetti, Domenico Delle Foglie,ex vice direttore di Avvenire,attualmente responsabile dellacomunicazione di Scienza e Vita,Angelo Passaleva esponente delMovimento per la vita, il teologomons. Basilio Petrà, il prof. IgnacioCarrasco de Paula dell’UniversitàCattolica di Milano.«Gli obiettivi del corso – spiega il dott.Riccardo Poli, presidente del Centro dibioetica, recentemente nominatodirettore della Società della Salute diPrato – sono quelli di realizzare unpercorso formativo integrato dove, lediverse figure che si prendono curadella persona, sappiano confrontarsi edialogare sulle molteplici tematichebioetiche e – continua il dott. Poli –sappiano scegliere gli interventi piùappropriati nel rispetto dell’assistito».Nelle intenzioni degli organizzatori ilcorso è rivolto in primis a medici,infermieri e altre figure sanitarie maanche a farmacisti, giuristi e figure cherivestono ruoli educativi comeinsegnanti di religione e catechisti.Il corso inizierà con una prolusione inprogramma per sabato 17 aprile, sisvolgerà in palazzo vescovile e saràdedicata alla «dignità della vitanascente». Le lezioni, suddivise ilprimo anno in due moduli di quattroincontri ciascuno e il secondo da ununico modulo composto da sei, sisvolgeranno il sabato dalle 8,30 alle14,30 presso la sede del Pin nelpiazzale dell’Università. Ultimogiorno di lezione sarà il 18 giugno2011.Il costo del corso è di 350 euro(ridotte a 250 per soci Amci, Acos eUcfi). L’iscrizione, che deve pervenirenon oltre il 15 marzo, dà diritto amateriale didattico, attestato Ecm (permedici, farmacisti e infermieri), unattestato di partecipazione e alla pausapranzo. Le domande di iscrizionedovranno essere inviate per postaordinaria o via e-mail alla segreteriaorganizzativa del corso: viaMichelozzo 41, 59100 Prato; tel 339-2784184; [email protected].

Q

DALLE DIOCESI

nche a Cortona, dopol’iniziativa del parrocodi Camucia, che daldicembre scorso

espone una grande croce ligneasul piazzale della chiesa, ci simuove concretamente pergridare «Sì al crocifisso» edifendere la nostra tradizionedi cristiani contro la sentenzaemessa in ottobre dalla Corteeuropea di Strasburgo.L’iniziativa cortonese vienepromossa e guidata da padreFederico Cornacchini che,durante l’omelia alla Messavespertina nella basilica diSanta Margherita di domenica31 gennaio, dopo averrichiamato e condiviso leposizioni espresse sui giornalilocali da sacerdoti e laici, haannunciato che, in occasionedella prossima festività dellasanta, verranno messe adisposizione dei fedeli dellebandierine raffiguranti, sullosfondo azzurro europeo, ilcrocifisso con cui dialogò lapatrona di Cortona. Lebandierine saranno date alibera offerta ai devoti chesaliranno al santuario il 21 e 22febbraio, festa di SantaMargherita, e il ricavato saràdevoluto ai terremotati diHaiti.La notizia ce la comunica IvoCamerini, animatoredell’iniziativa. Ma a padreFederico abbiamo chiestoqualche riflessione e lemotivazioni sull’iniziativa.«Mentre leggevo e riflettevo sualcuni passi della SacraScrittura – ci risponde – mi èbalzata in mente la sentenzadella Corte europea che hastabilito la rimozione delcrocifisso dalle aule scolastiche.Subito è sorta spontaneaun’interiore reazione per cui misono abbandonato all’ascoltodella voce dello Spirito. AGeremia Dio disse: "Tudunque, alzati, e di’ loro tuttociò che ti ordinerò. Timuoveranno guerra, ma non tivinceranno, perché io sono conte per salvarti". Queste parolevanno bene per ciascuno dinoi. Dio ci conoscedall’eternità; ci ha scelto e ci hainviato ad essere profeti nelmondo d’oggi, ognunosecondo la propria vocazione.Noi saremo veri profeti diCristo se sapremotestimoniarlo affrontando concoraggio e coerenza le sfide delmondo d’oggi. Vivere concoerenza e annunziare i valoridello Spirito; questo vuol direessere profeti nel mondod’oggi, coscienti che lamissione del profeta è unamissione rischiosa, in cui nonmancherà la persecuzione e lacroce. Gesù diceva ai suoidiscepoli: “Se il mondo vi odia,sappiate che prima ha odiatome. Se hanno perseguitato me,perseguiteranno anche voi”.Molti profeti dell’AnticoTestamento furono perseguitatie anche uccisi. Gesù, dopo avercompiuto tanti miracoli e dopoaver insegnato la giustizia, lacarità, la pace, dopo aver amatoi poveri, i deboli, i peccatori egli oppressi, è statoricompensato con la morte incroce. E propone a ciascuno:“Chi vuol venire dietro a me,prenda la sua croce e mi segua”.Nella croce accettata con Cristoe per Cristo, riceve lucequell’enigma del dolore, dellamorte che, al di fuori delVangelo, ci opprime e nontrova spiegazione».Ma il mondo d’oggi non vuolsentire parlare di croce.«È vero, il mondo non vuoleessere scomodato dalmessaggio del Vangelo, chechiede rinunzia, giustizia,rispetto e amore dell’altro. Il

A

mondo d’oggi cerca in tutti imodi di annientare la legge diDio, il messaggio di GesùCristo, la testimonianza dellaChiesa, criticando escreditando l’insegnamento delMagistero, cercando di abolirel’insegnamento religioso,eliminando i comandamenti diDio e ogni regola morale,togliendo ogni segno cristianodagli ambienti, cercando diimbottire la mente di ideologiee di prassi materialista,consumistica, edonista. Difronte a questa forzademoniaca noi cristianidobbiamo svegliarci dal sonno,dall’indifferenza e dalla paura,dobbiamo alzare la voce.Allora, proprio in coerenza conla Parola di Dio, mi sonoaffiorate alla mente alcuneiniziative: manifestare econtestare ad alta voce con imezzi mediatici a disposizione,proponendo un’iniziativapacifica, ma forte esignificativa».Come contestare la sentenzadella Corte di Strasburgo, che

ha stabilito di rimuovere ilcrocifisso dalle scuole?«Vogliamo testimoniare lanostra fede nel Cristocrocifisso. Vogliamo unirci allemolteplici reazioni emanifestazioni, sortespecialmente in Italia, perchéper gli italiani, anche se nonsempre sono coerenti con lafede, la sentenza di Strasburgoè suonata come un graveaffronto alla nostra sensibilitàcristiana e alla nostratradizione secolare. Gli apostoliPietro e Paolo sono stati uccisiper la fede in Cristo, proprio suquesta terra che sarebbe poidiventata l’Italia cristiana ecattolica. La Cattedra di SanPietro e dei suoi successori inLaterano, e la Basilica di SanPietro e di San Paolocostituiscono il cuore e il puntodi riferimento del cristianesimooccidentale, europeo e

mondiale. Quindi noi cristiani,specialmente noi italiani, nonpossiamo tacere e accettaresupinamente che si possacancellare, con un colpo dispugna, la storia, la fede, latradizione, la sensibilità, ilsimbolo religioso di unpopolo. Il crocifisso è unsimbolo non solo religioso deicristiani, ma è anche un segnodi salvezza per tutta l’umanità.La decisione della Corte diStrasburgo è, dunque,profondamente lesiva delsentire cristiano degli italiani».Da qui l’iniziativa per la festadi Santa Margherita.«A tutti coloro che verranno alsantuario il 21 e il 22 febbraiooffriremo un piccolo segno,semplice ma moltosignificativo, che riguarderàproprio il crocifisso el’Europa».

B. C.

Continua in città lamobilitazione controla sentenza della Corteeuropea. Per la festadella patrona sarannodistribuite bandierecon la croce. PadreCornacchini: la gentedifenda le radicicristiane del territorio

Lucca, ricostituita la Fuciopo anni di assenza è stato ricostituito un gruppo Fuci(Federazione Universitaria Cattolica Italiana) nella

nostra diocesi. Lo scorso 28 gennaio infatti si èufficialmente riunito un nuovo gruppo di nove studentiuniversitari che rappresentano il primo seme del nuovocorso della Fuci a Lucca. La sede sarà nella casa delleassociazioni laicali in via San Nicolao a Lucca. Sono statieletti un presidente maschile ed uno femminile: StefanoNannini e Serena Capodicasa. Il segretario sarà LorenzoBanducci. Il nuovo gruppo parteciperà alle attività che laFuci ha in programma a livello nazionale e inoltre porteràavanti un proprio programma per questo semestre. «Sonofelice» ha detto Capodicasa «di ricoprire questa carica.Un grazie particolare va a Stefano e a Lorenzo che hannomesso tanto impegno per la ricostruzione della Fuci aLucca. La motivazione e l’entusiasmo sono grandi daparte di tutti e spero che riusciremo a formare un gruppoancora più esteso di quello che abbiamo adesso». Grandeentusiasmo anche da parte di Nannini: «Mi sonoavvicinato alla Fuci» ha dichiarato «lo scorso autunno.Ritrovarmi dopo pochi mesi a essere presidente di ungruppo, per giunta della mia città, che non ne aveva piùuno da diverso tempo, mi riempie di gioia; allo stessotempo mi sento ben motivato per poter impiegare almeglio i due anni che ho di fronte».

Federico Favali

D

PRATO,MEDICIE INFERMIERIA LEZIONESULLA VITA

TOSCANA OGGI14 febbraio 2010VI

CHIESE TOSCANE TOSCANA OGGI14 febbraio 2010 VII

I «Figli di Dio» ricordanodon divo Barsotti.Quella «coincidenza»nella data della morte

na giornata di incontro,domenica 14 febbraio, percommemorare la scomparsadi don Divo Barsotti. A

distanza di quattro anni dal suodecesso, il mistico sacerdote e fondatoredella comunità dei Figli di Dio saràricordato da tutti i suoi consacratinonché dalla sua comunità. «Abbiatefiducia. La morte non mi fa paura, giàho vissuto un anticipo di comunionecon Lui attraverso coloro che ho amato»scriveva Don Divo nel suo testamento.«Abbiate fiducia. Dio non mancherà.Non vi preoccupate per il numero;importante è che stiate uniti». Sededell’incontro il Nilhotel di Firenze dovealle ore 9,30 inizieranno le lodi cheapriranno di fatto la giornata. Unamattina scandita dalla Messa e da dueinterventi ad opera della Comunità deiFigli di Dio che si occuperà diraccontare e spiegare la figura di donDivo. Cosa ha lasciato questosacerdote? chi era? saranno i temicentrali della giornata. Il pomeriggio siaprirà con l’ora media e la visione di unfilmato mentre a conclusione saràaperto un dibattito con i presenti cheporteranno le loro testimonianzepersonali. Un’occasione che vedràriunite le Famiglie della Toscanaorientale, Toscana occidentale,Delegazione Toscana maremma,Delegazione romana e alcuni consacratidella Delegazione ligure. Una stima chesia aggira intorno ai centocinquantaospiti che si riuniranno a Firenze perricordare il loro fondatore.Ogni anno dal 2007, in ricorrenza dellamorte del Padre, è stato organizzato unincontro nazionale con ospiti e relatoriper conoscere e far comprendere lagrande personalità spirituale e umanadel sacerdote. Da questo anno, invece, èstato deciso di alternare al congressoannuale una festa da svolgere a livelloregionale, certamente più intima efamiliare, con l’intento di aumentare leoccasione di incontro e di conoscenzafra i consacrati. Don Divo Barsotti mori il 15 febbraio2006 nella sua stanza a Casa San Sergio,il piccolo eremo che dal 1955, aSettignano, accoglie la Comunità deifigli di Dio da lui fondata nel lontano1948 e che oggi conta pi di duemilaaderenti, tra religiosi e laici, sparsi intutto il mondo. Autore di oltre 500 titolitra libri e saggi è stato l’ultimo grandemistico del Novecento. «La nostra vitasulla terra - scrive - è come un lampo fradue tenebre per i nostri occhi; ma unlampo cui segue una Luce infinita perchi ha fede. Con la morte infatti gliocchi si chiudono alla vita presente peraprirsi alla visione di Dio». Il Padreaveva espresso in passato il desiderio dimorire il giorno della Presentazione diGesù al Tempio, il 2 febbraio (laCandelora): «Vorrei essere portato altempio - diceva - dalle mani di Mariasantissima; io piccolo bambino nellesue braccia, essere offerto a Dio comeatto sacro di offerta dalle mani dellaVergine».Più volte aveva ripetuto questo. Dalmomento che proprio verso la fine didicembre egli cominciò una chinadiscendente inarrestabile, avvicinandocial 2 febbraio tutti i monaci pensaronoche questa preghiera e questo desideriodel Padre sarebbe stato esaudito. PadreDoroteo, nove giorni prima del 2febbraio esortò la comunità a fare unanovena per prepararsi ancor meglio aquel momento, e soprattutto perché ilSignore portasse a compimentoquell’opera di purificazione che il Padrestava vivendo.Il 2 febbraio, però, trascorse senza che ilPadre morisse. Dunque evidentementeil Signore non aveva esaudito questodesiderio. «Bene - si dissero i monaci -questo significa che il buon Dio chiedeal Padre anche la rinuncia a questa data,per il bene suo e di tante altre anime».«Un pochino, però - confessano - lacosa ci dispiaceva. Non certo perché ilPadre non fosse deceduto, ma perché,siccome ci teneva, ci pareva bello poterdire che questo suo desiderio era statoesaudito». Il Padre, poi, morì la mattinadel 15 febbraio. Alla sera stessa giunseroa Casa San Sergio due messaggi, unodella Comunità di Monte Sole, e uno didon Giampaolo Burnelli, di Bologna,che, indipendentemente l’uno dall’altrodicevano la stessa cosa: nel calendariodella Chiesa Ortodossa, la festa dellaPresentazione di Gesù al Tempio vienecelebrata il 15 febbraio. Loro lachiamano «Il santo incontro delSignore».

Antonio Degl’Innocenti

U

l Vangelo ci libera e non la legge» èil titolo «dell’incontro aperto ai cri-stiani» che si è svolto sabato 6 feb-braio a Firenze. Duecentocinquanta

persone arrivate da tutta Italia hanno gremi-to il teatro della parrocchia di Santo Stefanoin Pane per continuare la riflessione avviatalo scorso maggio sul tema «Il Vangelo cheabbiamo ricevuto». Dietro a questo appun-tamento un comitato informale di lavoro,una rete che riceve sollecitazioni da più partie vuole affrontare un certo disagio vissutonella realtà della Chiesa attuale. Senza insi-stere però sulla via della contestazione, maoffrendo indicazioni positive per una pre-senza di Chiesa come segno e continuazionedi Cristo-Vangelo, come ha sottolineato ilteologo don Paolo Giannoni: «Abbiamo in-teso affiancare a una critica che stimiamouna forma di appassionata partecipazioneecclesiale, il percorso austero di una presa dicoscienza come base di una prospettiva inpositivo, che non si pone con intento alter-nativo, ma come offerta per una chiarifica-zione del compito che spetta alla Chiesa dioggi». Non si è voluto dunque parlare contro nes-suno, ma riflettere sui fondamenti e sui datioriginari della fede cristiana. In questa otticasi può leggere l’intervento del teologo don

Pino Ruggieri, docente allo Studio teologicodi Catania, che ha richiamato la centralitàdel problema di Dio: «Lo spazio dell’etica,della ricerca di regole più umane, più rispet-tose della dignità della persona, non deve es-sere svilito, ma riconciliato, condotto a com-pimento: Cristo è fine e compimento dellalegge. Dobbiamo sempre aver presente ilsentire in grande di Dio che non vuole chealcuni periscano, ma che tutti arrivino a con-versione. Quest’amore del Padre non vienecoinvolto né nel trionfo della legge, né nellasua rovina ad opera della trasgressione. Essoè infatti capace di accogliere il peccatore, co-lui che trasgredisce la legge: Dio ci ha amatomentre noi eravamo ancora peccatori».Romano Penna, professore emerito di esege-si neotestamentaria della Pontificia Univer-sità Lateranense, ha sviluppato il tema «Il

Vangelo fine della Legge: Gesù e Paolo»: «Ge-sù non teorizza la critica alla Legge, ma nellapratica si dimostra molto libero nei suoiconfronti. Da parte sua San Paolo è un inno-vatore non tanto rispetto a Gesù quanto aigiudeo-cristiani: egli ammette la santità dellaLegge, che è tuttavia impotente a giustificare.Il suo punto di partenza di critica alla Legge èGesù; è la considerazione di ciò che Cristo si-gnifica per il mondo che mette in scacco ilvalore della Legge». I lavori di questo incontro, scandito ancheda momenti di preghiera, sono proseguitinel pomeriggio. Molte le reazioni del pub-blico agli interventi dei relatori, una parteci-pazione che fa augurare agli organizzatori larealizzazione in futuro di una riunione dipiù giorni.

Stefano Liccioli

«Il Vangelo ci libera»: a Firenzeun incontro di dialogo e proposte

Don Paolo Giannoni:«Un percorso di presadi coscienza, comeofferta per unachiarificazione delcompito che spettaalla Chiesa di oggi»

DI MARIA GUIDA*

ntro il 25 febbraio igenitori dovrannoiscrivere i propri figli allescuole del primo ciclo

(infanzia, primaria, secondariadi primo grado), mentre iltermine per l’iscrizione allescuole secondarie di secondogrado è stato spostato al 26marzo. Motivo di questoslittamento è l’entrata in vigoredall’anno scolastico 2010-2011,per le prime classi, dellaRiforma che ridisegna lastruttura delle scuole superiorisuddividendole in sei tipologiedi Liceo (classico, scientifico,linguistico, artistico, musicale-coreutico, delle scienze umane),undici di Istituto tecnico e sei diIstituto professionale. Per tuttigli Istituti superiori le materie egli orari sono ridefiniti. Per darealle famiglie maggioriinformazioni il Ministero hapromesso di fornirepubblicazioni illustrative eciascuna scuola, in baseall’autonomia, potrà apportaredelle modifiche o potenziare

El’offerta formativa.All’atto dell’iscrizione a tutti igradi di scuola sarà consegnatoai genitori anche un moduloche dovrà essere compilato econsegnato contestualmentecon la domanda di iscrizione ein cui dovrà essere indicato se sisceglie o no l’insegnamentodella religione cattolica (Irc).In questi giorni in cui alunni efamiglie si stanno informandosull’offerta formativa dellescuole è bene riflettere unmomento sui motivi di unascelta dell’Irc e chiedersi anziche cosa sia questoinsegnamento, quali obiettivi siponga, in che modocontribuisca alla formazioneumana e culturale dei ragazzi.Proviamo dunque a risponderea queste domande. Che cosa è l’insegnamento dellareligione cattolica? Prima ditutto non è insegnamentocatechistico (che si fa nelleparrocchie), ma una materiache, al pari delle altre disciplinescolastiche, ha programmi

stabiliti in conformità agliobiettivi della scuola e propostisecondo le metodologie propriedei diversi ordini e gradi discuola.Quali obiettivi si proponequesto insegnamento?Sicuramente, contribuire allapiena formazione dellapersonalità degli alunni. In chemodo? Il confronto con ladimensione religiosadell’esperienza umana svolgeun ruolo insostituibile per laformazione della persona e inparticolare il confronto con laforma storica della religionecattolica permette di cogliereimportanti aspetti dell’identitàculturale della società italiana efavorisce le relazioni e i rapportitra persone di culture e religionidifferenti. Infatti la religionecattolica è parte costitutiva delpatrimonio storico, culturale edumano della società italiana.Per tale motivo l’insegnamentodella religione cattolica è offertoa tutti in quanto opportunitàpreziosa per la conoscenza del

cristianesimo come radice ditanta parte della cultura italianaed europea. Questo lo aveva ben capitoun’alunna cinese, non cristiana,della scuola che io dirigevo, laquale mi disse che aveva volutoche i genitori la iscrivessero areligione perché volevaconoscere bene il paese in cuiera venuta ad abitare. Infatticome potremmo leggere Danteo capire l’Annunciazione diLeonardo agli Uffizi senza sapernulla della storia sacra e delpensiero cristiano?La scelta dell’insegnamentodella religione cattolica haquindi motivazioni educative eculturali: aiuta l’alunno nellaricerca della verità e nellariflessione sui grandiinterrogativi che gli uomini sipongono lo supporta nellapropria scelta di vita; allarga lesue conoscenze, gli permette diinterpretare e gustare leespressioni artistiche e culturalidella nostra tradizione.Quando i genitori scelgono,vogliono sempre il meglio per ipropri figli. Allora, perchéprivarli di un insegnamento chearricchisce il loro bagagliospirituale e culturale, soprattuttoin questo momento di crisi divalori, e optare per l’ora del«niente»?

*Dirigente Scolastico,collaboratrice dell’Ufficio scuola

dell’Arcidiocesi di Firenze

Facoltà teologica dell’Italia centrale,Gilberto Aranci nominato Vicepreside

ons. Gilberto Aranci è il nuovo Vicepreside della Fa-coltà Teologica dell’Italia Centrale. La nomina, che se-

gue quella del preside don Stefano Tarocchi, completa cosìla nuova presidenza dell’istituto accademico.

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La scadenza delleiscrizioni scolastiche èanche il momento dellascelta: un interrogativoche tocca tante famiglie

Anno sacerdotale: a Firenzeun incontro con il cardinale Ruini

iovedì 25 febbraio si svolgerà il secondo in-contro di spiritualità per i sacerdoti (diocesa-

ni e religiosi) organizzato dall’arcidiocesi di Fi-renze in occasione dell’anno sacerdotale. Guideràla riflessione il Cardinale Camillo Ruini, già Vica-rio Generale del Papa per la diocesi di Roma e at-tualmente Presidente del Comitato per il Progettoculturale promosso dalla Chiesa italiana. Il temadel suo intervento sarà: «Gesù Cristo, sorgente ecentro della vita e della missione del sacerdote».L’incontro, che si terrà nell’aula magna del Semi-nario Maggiore a Firenze (Lungarno Soderini 19)inizierà alle 10 con la recita dell’ora terza. Dopo lameditazione del card. Ruini è previsto un tempoper domande, interventi e approfondimenti. Lapresenza dell’arcivescovo di Firenze Giuseppe Be-tori e del Vescovo ausiliare Claudio Maniago, sot-tolinea quella dimensione di comunione eccle-siale e presbiterale che l’anno sacerdotale vuoleapprofondire, rafforzare e alimentare. La mattina-ta si concluderà con il pranzo.

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INFORMAZIONE RELIGIOSA/DOSSIERTOSCANA OGGI14 febbraio 2010VIII

SETTEGIORNInella Chiesa

di Riccardo Bigi

DI LUIGI CRIMELLA

li immigrati in Italia,tra comunitari edextra-comunitari,superano i 4,3

milioni considerando iregolari o in via diregolarizzazione, come attestail Dossier statisticoCaritas/Migrantes. Stimerecenti parlano di oltre 5milioni di immigrati totali, sesi conteggiano anche gliirregolari e i clandestini. Circaun decimo della popolazionedel nostro Paese è quindicostituito da stranieriimmigrati, da tutti icontinenti, con prevalenza di6 nazioni che da soleassommano a oltre il 50%degli arrivi: Romania (20,5%),Albania (11,3%), Marocco(10,4%), Cina (4,4%), Ucraina(4%) e Filippine (2,9%). A fronte di questa situazione,l’assistenza religiosa cattolicaagli immigrati che abbraccianola nostra fede, è rappresentatada un totale di circa 700 preticattolici che animanoaltrettanti centri pastorali perstranieri su tutto il territorionazionale. Oltre a questa cifra,si registra la presenza nelnostro Paese di altri 1.500preti stranieri, accolti a variotitolo e altrettanto variamenteimpegnati in attività e formedi collaborazione pastorale(rispetto a un totale di quasi33 mila preti italiani). Su

Gqueste presenze, sul lorosignificato e ruolo nellapastorale italiana, in occasionedell’Anno Sacerdotale, il Sir haposto alcune domande amons. Benvenuto ItaloCastellani, arcivescovo diLucca e presidente dellaCommissione episcopale per ilclero, oltre che del Centronazionale vocazioni.Come valuta queste presenzenel quadro della pastoraleitaliana?«Sicuramente comincia adesserci una non trascurabilepresenza di presbiteri stranieriimpegnati a diverso modonella vita pastorale e nelservizio alle comunità. Ci sonoquelli presenti per motivo distudio, che aiutano per isacramenti e le celebrazionidomenicali. Ci sono quelli atempo pieno che hannolasciato le loro diocesi e sonoinseriti in modo significativonelle nostre Chiese locali. Cisono infine i presbiteri ex-religiosi, che chiedono dipassare al clero secolare. Èquesto un settore assaidelicato perché si tratta dipersone che hanno avuto unaprima formazione all’internodel carisma di un istitutoreligioso e quindi hanno avutoanche una “caratterizzazione”nel loro agire pastoralefortemente legata alla naturadell’istituto di provenienza».Nelle diocesi c’è unequilibrio rispetto

all’inserimento di questipresbiteri?«Mi sembra di sì, consideratoche se da una parte si apprezzail loro servizio a tempo pieno,dall’altra va evidenziato che innon pochi casi si presentanoproblematiche legate allecaratteristiche culturali esociali di provenienza che pergiustificati motivi e senzanessun preconcetto alla finenon coincidono con lospecifico del servizio del preteitaliano che è proprio quellodi essere “un prete tra la gente,con la gente e per la gente”. Èauspicabile che si procedanell’impegno per far maturarein questi presbiteri unamotivazione e una attitudinepiù legate allo stile del preteitaliano, stile che la gente hasempre apprezzato».Cosa si nota circa il serviziodei preti stranieri neiconfronti dei propri gruppietnici di provenienza?«Riconosco che questipresbiteri fanno un ottimoservizio verso i fedeliappartenenti ad una etnia allaquale loro stessi appartengonoe che spesso per questiimmigrati sono una risorsa permantenere unità sociale,cultuale e religiosa e perproseguire la formazionecristiana, assicurando ancheun positivo confronto delleculture in questa nostra societàormai multietnica. Va anchesottolineata la necessaria

attività che ormai svolgonoaffinché questi gruppi nonrestino isolati, cioè non siformino delle Chiese nellaChiesa, ma possano semprepiù, con il passare del tempo edelle generazioni, inserirsinella comunità cristiana, cosìcome deve avvenire anchenella società civile. Si tratta diun ruolo “profetico” che laChiesa custodisce e affida loroin questo tempo dicambiamenti e di novità».Ritiene sia comunquesempre positiva la presenzadi preti stranieri nelle nostrecomunità?«Da come mi sono giàespresso, risulta chiaro che lecose non sono così facili néautomatiche, anche perché unprete che viene ordinato inuna Chiesa - ammesso chenon si dedichi all’attivitàmissionaria - primariamenteha una responsabilità versoquella Chiesa che lo hagenerato. Di fronte alla crisidelle vocazioni, bisogna stareattenti a nonderesponsabilizzare le nostreparrocchie perché unacomunità è feconda nellamisura in cui esprime anchevocazioni al presbiterato. Tuttii credenti si debbonointerrogarsi sulle ragioniprofonde della “sterilità”vocazionale che un po’dovunque ormai sta colpendole comunità della Chiesa inItalia».

L’esperienza della diocesidi San Miniato: «L’inserimentonon è facile, ma i rapporticon le comunità sono buoni»

sacerdoti stranieri sono un’importante ri-sorsa per la Diocesi di San Miniato. Infatti,

su 82 sacerdoti che operano nel territoriodiocesano, 26 provengono da paesi diversidall’Italia. Di questi, 10 sono i presbiteridiocesani «incardinati», 12 i diocesani di al-tre Diocesi, e 4 quelli provenienti da ordinireligiosi. Arrivano dall’Asia, dall’Africa, dal-l’America Latina, ma anche da altri paesi eu-ropei. Ci sono sacerdoti provenienti dall’In-dia, dall’Egitto, dal Congo, dal Brasile, finoalla Polonia e alle Filippine. «Alcuni di loro -spiega monsignor Idilio Lazzeri, vicario ge-nerale della Diocesi - hanno studiato, sonocresciuti e si sono formati nel nostro semi-nario. Altri, invece, provengono da situazio-ni sociali e politiche difficili; altri ancora so-no arrivati nell’ambito di accordi con la loroDiocesi di provenienza».Impegnati in diverso modo nella vita pasto-rale e nel servizio alle comunità, il maggiornumero dei sacerdoti stranieri è chiamato avivere e ad operare nelle parrocchie. Qui, avolte, l’inserimento non è facile, soprattuttoperché le difficoltà di lingua, di cultura e diabitudini pesano. Tuttavia, in generale, si ècostruito un buon rapporto con la comu-

nità. Grazie, da un lato, alla loro disponibi-lità a mettersi in atteggiamento di accoglien-za della cultura che li accoglie. E grazie, dal-l’altro, alla buona accoglienza da parte deisacerdoti italiani e degli stessi parrocchiani.«È importante sottolineare», continua il vi-cario, «che il loro è un servizio prezioso. Laloro presenza rappresenta senza dubbiouna ricchezza per la nostra Chiesa».

Simone Zucchelli

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Comunicato del Vaticano:sulle dimissioni di Boffo«ricostruzioni infondate»

ueste notizie e ricostruzioni nonhanno alcun fondamento». Così

la Santa Sede, in un comunicatoufficiale, ha replicato alle ricostruzioniche per giorni si sono moltiplicate suigiornali italiani riguardo alle vicendeconnesse con le dimissioni del direttoredi «Avvenire» Dino Boffo. Ricostruzioni,sottolinea il comunicato, diffuse «conl’evidente intenzione di dimostrare unaimplicazione nella vicenda del direttorede "L’Osservatore Romano", arrivando ainsinuare responsabilità addirittura delcardinale segretario di Stato». «In particolare - prosegue il testo - è falsoche responsabili della Gendarmeriavaticana o il direttore de "L’OsservatoreRomano" abbiano trasmesso documentiche sono alla base delle dimissioni, il 3settembre scorso, del direttore di"Avvenire"; è falso che il direttore de"L’Osservatore Romano" abbia dato - ocomunque trasmesso o avallato inqualsiasi modo - informazioni su questidocumenti, ed è falso che egli abbiascritto sotto pseudonimo, o ispirato,articoli su altre testate». «Appare chiaro -continua il comunicato della Santa Sede- dal moltiplicarsi delle argomentazionie delle ipotesi più incredibili - ripetutesui media con una consonanza davverosingolare - che tutto si basa suconvinzioni non fondate, con l’intentodi attribuire al direttore de"L’Osservatore Romano", in modogratuito e calunnioso, un’azioneimmotivata, irragionevole e malvagia.Ciò sta dando luogo a una campagnadiffamatoria contro la Santa Sede, checoinvolge lo stesso Romano Pontefice. IlSanto Padre Benedetto XVI, che è semprestato informato, deplora questi attacchiingiusti e ingiuriosi, rinnova pienafiducia ai suoi collaboratori e pregaperché chi ha veramente a cuore il benedella Chiesa operi con ogni mezzoperché si affermino la verità e lagiustizia».

Violazioni dei dirittidei bambini:«Comportamentida deplorare e condannare»

a Chiesa, lungo i secoli,sull’esempio di Cristo, ha

promosso la tutela della dignità e deidiritti dei minori e, in molti modi, si èpresa cura di essi. Purtroppo, in diversicasi, alcuni dei suoi membri, agendo incontrasto con questo impegno, hannoviolato tali diritti: un comportamentoche la Chiesa non manca e nonmancherà di deplorare e dicondannare». Lo ha affermato lunedì 8febbraio Benedetto XVI ricevendo inudienza i partecipanti all’assembleaplenaria del Pontificio Consiglio per laFamiglia, dedicata al tema «I dirittidell’infanzia». «La tenerezza el’insegnamento di Gesù - ha sottolineatoil Papa - che considerò i bambini unmodello da imitare per entrare nel regnodi Dio, hanno sempre costituito unappello pressante a nutrire nei loroconfronti profondo rispetto e premura.Le dure parole di Gesù contro chiscandalizza uno di questi piccoliimpegnano tutti a non abbassare mai illivello di tale rispetto e amore»Benedetto XVI ha anche sottolineato lanecessità, per il bene dei bambini, difavorire unioni familiari stabili: ifanciulli, ha detto, «vogliono essereamati da una madre e da un padre che siamano, ed hanno bisogno di abitare,crescere e vivere insieme con ambedue igenitori, perché la figura materna epaterna sono complementarinell’educazione dei figli e nellacostruzione della loro personalità e dellaloro identità». «È importante – haquindi proseguito - che si faccia ilpossibile per farli crescere in unafamiglia unita e stabile», aggiungendoche «un ambiente familiare non sereno,la separazione con il divorzio non sonosenza conseguenze per i bambini,mentre sostenere la famiglia epromuovere il suo vero bene, i suoidiritti, la sua unità e stabilità è il modomigliore per tutelare i diritti e leautentiche esigenze dei minori». Dopoaver ricordato il VI Incontro Mondialedelle Famiglie celebrato a Città delMessico nel 2009, il Papa ha indicato ilprossimo appuntamento del VIIIncontro Mondiale, in programma aMilano nel 2012.

nizia la quaresima, tempo nel qualesiamo ripetutamente invitati alla con-versione: «Convèrtiti e credi al Vange-lo», dice una delle due formule per

l’imposizione delle ceneri. C’è dentro ogni uomoun grande desiderio dicambiamento. La routi-ne ci logora, ci fa sentirevecchi. Quello che abbia-mo ottenuto con sforzo ecostruito per anni si rive-la spesso una gabbia checi limita. Gli stessi senti-menti sembrano nonreggere l’urto del tempoche passa e perdere entusiasmo e freschez-za. Ecco quindi il desiderio di novità, dicambiamento, di una ventata che portiaria nuova.

Questo desiderio di novità come si tradu-ce in concreto? Ci spinge di solito a cam-biare alcune cose al di fuori di noi: viag-giare, cambiare l’automobile, il lavoro,persino il compagno di vita... Si cerca la

novità al di fuori; si pensache la ventata fresca possaarrivarci da fuori: cosenuove, altre situazioni,nuove persone. Quale effetto ha un tenta-tivo del genere? Semplice-mente la creazione dinuove gabbie. Gabbienuove, diverse, costruiteperò dai miei stessi vecchi

modi di fare, chiusure, egoismi, paure,etc... Allora, che fare? Occorre cambiare dire-zione (convertirsi, appunto). Quello che è

da cambiare non sta fuori, ma dentro: so-no io stesso. Solo in questa direzionespendo energie per liberarmi e non per in-gabbiarmi. Qui però la nostra grande voglia di novitàsi arena: ancora maggiore è la nostra resi-stenza a cambiare noi stessi. La nostrainerzia ci fa continuare a essere quello chesiamo sempre stati. Ferocemente abbarbi-cati al nostro modo di essere, non voglia-mo spostarci nemmeno di un centimetro. Ecco, la quaresima è questo; il «convèrtitie credi al Vangelo» indica la direzione giu-sta: cambia te stesso, lavora su te stesso. APasqua potrai celebrare, insieme alla libe-razione di Cristo dalla morte, la tua libera-zione; parziale, limitata, certo; ma concre-to passo avanti verso la perennemente fre-sca vita del Risorto.

Don Marco Pratesi

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Preti stranieri, una presenzache ci aiuta e ci fa pensare

Il mercoledì delle ceneri: inizia un tempo per rinnovarsiLa MEDITAZIONE

Il desiderio di novità disolito si traduce nellacostruzione di nuove«gabbie». Perché quelloche è da cambiare nonsta fuori, ma dentro

In Italia 2.200 preti da tutto il mondo: una realtà che, nell’annosacerdotale, merita una riflessione. Intervistaall’arcivescovo di LuccaItalo Castellani, presidentedella Commissioneepiscopale per il clero