Informare Gennaio 2015 | Alberta Levi Temin: «Siamo tutti uguali»

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ANNO 10° - NUMERO 141 - GENNAIO 2015 La testimonianza di chi è sopravvissuta all'Olocausto Siamo tutti uguali Ritira la tua copia gratuita nei migliori bar Seddio Alberta Levi Temin DISTRIBUZIONE GRATUITA

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L’importanza di non dimenticare ce la ricorda Alberta Levi, donna ebrea scampata all’Olocausto, ripercorrendo quegli anni che sono importanti ricordare affinchè non accadano cose simili in futuro. Proponiamo uno speciale in memoria di Pino Daniele che ha lasciato un grande vuoto nei napoletani. Potrete leggere esclusive, speciali, interviste; eventi, rubriche, iniziative, news dal litorale Domitio e non solo. Un numero di grande interesse culturale e d'attualità.

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ANNO 10° - NUMERO 141 - GENNAIO 2015

La testimonianza di chi èsopravvissuta all'Olocausto

Siamo tutti uguali

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Alberta Levi Temin

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INDICE

INTERVISTE

SPECIALI

TURISMO

EVENTI

RUBRICHEIL DIRITTO, TESSILI SOSTENIBILI, FISCO NEWS 36ENTE RISERVA, VIVERE IL VERDE, CORE NAPULITANO 37DAL DENTISTA, SIAMO CIO' CHE LEGGIAMO 38

AMBIENTE 8PINO CI MANCHERAI 9L'ISLAM CON GLI OCCHI DELL'ISLAM 13NO PROPAGANDA SU TERRA DEI FUOCHI 13

LA MOSTRA DI ESCHER 11LARGO ENRICO BERLINGUER 15LEONARDO, IL GENIO DEL BENE 15

RIVIERA DOMITIACASTEL VOLTURNO 25 MONDRAGONE 28-29-30-31

PROMOZIONE DEL TERRITORIOCAPUA E MAC TERRA DI LAVORO 16-17-18-19-20

SSC NAPOLIIL NAPOLI CON GLI OCCHI DI PINO 35

IL FASCINO LATENTE DELLA BULGARIA 34

ALBERTA LEVI TENIM: SIAMO TUTTI UGALI! 4-5 G. GUALTIERI: ECCO PERCHE' TANTI CLANDESTINI 6-7 LA MASCHERA: LA NOSTRA MUSICA NAPOLETANA 10V. CATERINO: LA NUOVA SAN CIPIRIANO D'AVERSA 22 G. PELLEGRINO: IMPRENDITORE DELL'ANNO 24-25 D. RUSSO: IL MIO OPERATO 31

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IL RICORDO...Riuscire a ricordare e poter buttar fuori tutto ciò che ho passato... Questa è stata la mia salvez-za, perché per anni non sono riuscita a parlarne. Non per nascondere, tutt’altro.Per salvarmi la vita dovetti fare carte false. Tant’è che nessuno sapeva che ero ebrea; ho cambiato città, ho lasciato la mia casa. Io sono nativa di Ferrara e riuscii a fuggire a Roma ben tre giorni prima della deportazione. Subito facemmo le carte false, divenni Alberta Nanni al posto di Alberta Levi, un cognome specifica-mente ebraico. Della mia famiglia ne hanno am-mazzati undici, tra zii e cugini di primo grado. Ah no! Io che ci sono passata lo devo raccon-tare! Le mie amiche non sapevano la mia storia, quando la raccontai, una di loro che era profes-soressa, mi chiese di andarla a raccontare ai suoi studenti. Da lì una chiamata dopo l’altra. Molte migliaia di persone hanno sentito la mia storia...Io sono scappata da Ferrara l’11 ottobre del 1943. Con i miei genitori e mia sorella, avevo appena compiuto 24 anni. Siamo andati a Roma dal fratello di mio padre, l’ingegner Mario Levi. Fuggimmo da Ferrara perché una settimana prima erano venuti nelle case, non i tedeschi, mi dispiace dirlo, ma i soldati italiani, di notte. Suonarono il campanello e si presentarono come “la questura”. Andammo ad aprire e dissero che cercavano un certo Tullio Ravenna, nome di mio nonno morto da 22 anni. Non cercavano mio

Siamo tutti UGUALI!La testimonianza di Alberta Levi Temin, sopravvissuta all'Olocausto

nonno, ma un altro Tullio Ravenna: mio cugino, il quale non era in Italia, ma in Svizzera. Dopo capimmo che loro cercavano i giovani. Quella notte a Ferrara furono deportati 23 gio-vani ebrei tra i 20 e i 30 anni. Giungemmo a Roma. Napoli era già liberata, per questo pensavamo che di lì a poco sarebbe toc-cato alla capitale. Roma, inoltre, era città aperta, vi era il Papa, che non ci ha dato alcun tipo di aiuto, ma lo scuso. Non era facile fare qualcosa, specialmente se si ha la responsabilità di tutti i cattolici. Sono situazioni in cui non mi sento di accusare nessuno. Ma ringrazio coloro che hanno fatto tanto per me. Dopo tre giorni che ero a Roma sentii suonare il campanello, guar-dai l’orologio e vidi che eravamo in pieno copri-fuoco. O sono i fascisti o sono i tedeschi. Non volevo risentire quel passo per la casa, anche perché in casa uomini tra i 20 e i 30 anni non ce n’erano. A Ferrara il questurino girò per tutta la casa, aprì gli armadi, guardò sotto i letti e non trovò alcun giovane. Fresca di questo ricordo pensai che anche a Roma non avrebbero trovato nessuno. Aprii una finestra e uscii fuori al balcone, giusto in tempo per sentire le urla di mia zia che diceva “sono i tedeschi”. Io dal balcone sentivo tante urla, sembrava fossero entrati in dieci, invece erano due, ma questo lo seppi dopo. Mia sorella scese subito dal letto matrimoniale, nel quale dormivamo insieme a mia mamma, e notando la baionetta dei soldati, appena si aprì la porta, subito chiuse la finestra. Non sono un’eroina. Sono rimasta là fuori men-tre sentivo che portavano via mia mamma, mia sorella, i miei zii e mio cugino. Rimasi paralizzata, perché capii subito che li avrebbero portati via tutti. In meno di venti minuti la casa era vuota di persone. Mio cugino, prima di essere portato via, ha aspettato fino all’ultimo istante ed è riuscito ad aprire un pochino l’anta del balcone che arrivava fino alla cucina, per-

ché tutti avevano capito che io ero fuori. Ho sentito chiudersi la porta. Proprio dal balcone della cucina riuscì a rientrare in casa, poiché collegava con la camera in cui eravamo. Subito dopo ho sentito chiudersi la porta di casa. Mia mamma e mia sorella si son salvate, ma quello stesso giorno, a Roma, presero 1230 persone. Uomini, donne, bambini, ammalati gravi, perché al campo c’era un’infermeria e nessuno poteva rimanere indietro. Entravano nelle case e por-tavano via tutti. Ma quei giovani non sapevano dove li portavano. Noi l’abbiamo saputo a fine guerra. Noi pensavamo che li portassero a la-vorare e che qualcuno sarebbe morto per fred-do, fame o stenti, ma non che qualcuno li am-mazzasse. Li hanno tenuti nel collegio militare per 2 giorni. In 2 giorni hanno portato via tutti.La mattina ho cercato subito mio padre che dormiva in un’altra casa, ospite di una signora gentilissima, e lì non erano entrati. Nella vita nulla accade per caso. Ci siamo rivisti subito e, quando l’ho incontrato, mi son sciolta in lacrime; papà mi ha lasciato dalla signora che lo aveva ospitato, mentre lui si mosse, andando a vedere che cosa si poteva fare, andando a cercare un amico di mio zio che era un Minis-tro, al quale chiamava per chiedergli un appun-tamento urgente. Gli danno un appuntamento per le 4 del pomeriggio e una volta incontrato il Ministro, lo stesso affermò che "loro non er-ano più i padroni di Roma e non possiamo fare nulla per evitare quanto stava accadendo circa le deportazioni". Papà arrivò a casa la sera e mi disse: “La famiglia deve restare unita, mi vado a presentare, così possiamo raggiungere i nostri cari”. Non esitai a dire che volessi andarci io. L’amico di papà di cui eravamo ospiti ci dette ragione, ma ci ricordò che a causa del coprifuo-co non ce l’avremmo fatta ad arrivare in tempo al collegio militare. L’indomani, ci disse, che ci avrebbe accompagnato lui. Fu la nostra fortuna. La sera però non potevamo essere teorica-mente ospiti lì, perché avremmo dovuto rilasci-are la carta d'identità al portiere del palazzo che la passava alla questura e noi non potevamo dargliela. E, quindi, ci dovemmo nascondere. Eravamo ospiti di una signora che abitava al sesto piano e ci sistemammo in cucina. Il soffitto era abbassato, aprimmo una botola e ci mettemmo una scala. Nel caso fosse suonata la porta, saremmo dovuti salire immediatamente e chiudere la botola. Dopo pochi minuti dall’inizio del coprifuoco è suonato il campanello. In un momento siamo andati a nasconderci, ma subito dopo c'è stato un urlo di gioia della signo-ra che ci ospitava. Non erano urla di spavento, ma di gioia. Erano la mia mamma e mia sorella, che erano state rilasciate e sapevano dove era-vamo nascosti. Siamo scesi e vi potete immag-inare cosa fu quell’abbraccio. E ci siamo salvati. Successivamente, abbiamo fatto le carte false, diventando così la famiglia Nanni, per 9 mesi, e ci siamo salvati. Abbiamo lavorato, siamo andati in una pensione familiare e finalmente il 4 giugno sono arrivati gli alleati. Poi sono stata fortunata, perché ho rincontrato il padre dei miei figli, perché mi venne a cercarmi. E mentre la guerra finiva, ci siamo sposati nel maggio del 45’ ed essendo lui napoletano anche io sono diventata figlia di questa città.

foto di: Carmine Colurcio

di Angelo Morlando, Fabio Corsaro, Carmine Colurcio, Salvio De Marco e Giovanni Imperatrice

Grazie Alberta, grazie Sandro... Grazie ad Alberta Levi Temin per la sua forza, il suo messaggio, la sua energia e, soprattutto personalmente, per il suo abbraccio finale. Grazie a Sandro, suo figlio e mio amico, che ha consentito questo incontro bellissimo insieme a tutti i ragazzi. Vi lascio ad una lettura tutta d'un fiato... Angelo Morlando

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E’ il significato letterale di questa terribile parola entrata, purtroppo, nel linguaggio comune so-prattutto dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.Tutto bruciato, corpi che venivano immolati a qualche divinità, corpi che venivano offerti al fuoco per rispondere ad antiche tradizioni, come nel caso della cultura fenicia o indiana, corpi di-vorati dal desiderio di sangue che percorreva e percorre ancora l’umanità più primitiva che si nutre di razzismo e della crudeltà connessa.Ci eravamo illusi, avevamo immaginato che i progressi tecnici, i progressi tecnologici potessero fermare la sete di sangue che ancora ci trasforma in vampiri crudeli.Avevamo pensato, chissà perché, che il fatto di avere la lavatrice, la sega elettrica e l’aeroplano potesse far da argine alla barbarie nascosta nelle profondità del nostro cuore: certo, oggi le guerre non si fanno più per qualche bella Elena, ma si fanno ancora per l’acqua, il grano, un lembicino di terra come a Gaza, il petrolio, il controllo della potenza energetica mascherata di inconsapevoli versetti del Corano, Libro di pace, com’è noto, mascherata con le pagine della Bibbia, dei Vangeli, come in Assiria, ma sì, quella terra fra Iraq e Siria e Turchia dove qual-cuno entra in una Chiesa e spara a tutti con una mitragliatrice, dove qualcuno decide che un in-tero popolo di Cristiani deve morire o fuggire.L’olocausto dei Cristiani in Medio Oriente è forse meno drammatico?Maschere, nient’altro che maschere dietro le quali si nascondono i corpi ‘tutti bruciati’ di mil-ioni di Ebrei, colpevoli di essere Ebrei, milioni di Palestinesi, colpevoli di voler vivere nella loro terra, milioni di Curdi che non vogliono diventare né Turchi né Azeri né Siriani, milioni di Armeni: chi ricorda più i 40 giorni del Moussa Dagh? Olocausti senza fine che gridano la necessità di una nuova Resistenza morale e culturale che

coinvolga il mondo tutto. Non è un caso che proprio la cultura faccia tanta paura agli aguzzi-ni, ai barbari di ieri e di oggi: i nazisti bruciavano le Sinagoghe con il loro immenso patrimonio di libri e memorie, i pazzi talebani bruciano scu-ole, massacrano bambini, sfregiano con l’acido fanciulle la cui unica colpa è quella di voler stu-diare: penso all’olocausto ormai divenuto silen-zioso delle centinaia di studentesse rapite in Sudan. Volevano studiare, non fare le serve, le prostitute, le mercenarie. Dove sono?Abbiamo dimenticato anche i nomi, ahinoi!, de-gli olocausti africani: i Tutsi, fuggiti, uccisi a mil-ioni e … gli altri? Come si chiamano i nemici dei Tutsi? Forse Tutu.In fondo, a ben pensare, anche Ebola sta pro-vocando un olocausto, un massacro di massa, mentre in Madagascar rispunta lo spettro ter-rorizzante della peste: ne siamo responsabili?Certo, dal momento che dopo gli sfruttamenti coloniali abbiamo abbandonato questi paesi af-ricani senza più storia, offerta in olocausto alla nostra avidità, e senza futuro.Olocausto: tutto bruciato …No, non proprio tutto, se il Consesso dei pop-oli e delle genti raccolti nell’Onu ha dichiarato all’unanimità il 27 gennaio Il Giorno della Me-moria, giornata in commemorazione delle vit-time dell'Olocausto per antonomasia perché in questo giorno si celebra la liberazione del cam-po di concentramento di Auschwitz.Dobbiamo ricordare perché i nazisti non era-no pazzi: erano barbari regrediti a livelli ani-maleschi, ma in grado di usare tecnologie d’avanguardia per sterminare gli Ebrei colpevoli di essere Ebrei.Tutto bruciato? No,se rimane la possibilità di avere memorie, lezioni dalla storia, libri, cultura, arte, musica, Bellezza: solo loro e la Speranza ci terranno lontani da futuri olocausti sempre in agguato, null’altro.

L’editorialeOLOCAUSTO: TUTTO BRUCIATOdi Jolanda Capriglione

IL MESSAGGIO...Quando arrivarono gli alleati il 5 giugno del '44 a Roma, nel ringraziarli dicendo “sono ebrea”, sentii l’immediato bisogno di dire a tutti chi ero io. Che sia chiaro, non per or-goglio, bensì per dignità. Non c’è nessun or-goglio ad essere ebrei, cattolici, musulmani, atei, ognuno può avere la cultura che vuole, l’importante è essere onesti, seri e, soprattut-to, accettare l’altro da sé. La cultura è ciò che un bambino impara dalla mamma, quando questa gli insegna le preghiere, lo benedice. E cosa può insegnare una mamma? Ciò che lei, a sua volta, ha imparato dalla propria madre ed è per questo motivo che io sono ebrea, altri sono cattolici e altri mu-sulmani. Siamo tutti uguali. La razza umana è una. Per questo motivo io vado a parlare nelle scu-ole da trent’anni. La mia è stata una vita mer-avigliosa, ho avuto un marito che mi è stato accanto per tutta la vita e cinque figli, i quali hanno sempre saputo di essere ebrei, ma non sapevano ciò che io e il padre abbiamo pas-sato. I ragazzi devono sapere che la vita è bella, devono giocare con gli altri ragazzi. Quando è venuto fuori il negazionismo stori-co, nonostante il Papa fosse andato in sina-goga dopo duemila anni, e quando un cardi-nale francese si permise di dire “non è vero, non accadde nulla”, pensai: “Prima me li han-no ammazzati e adesso vogliono cancellarne la memoria?”.Amo Napoli e i napoletani. La vita è bella e per questo io sono andata a parlare della mia esperienza nelle scuole, nelle università, facendo seminari, perché bisogna abituarsi a guardare l’altro diverso da sé che non è di-verso da sé. È inutile parlare della storia antica senza pen-sare al domani con tutte le tragedie che ab-biamo intorno. Ci dobbiamo abituare da sem-pre a capire che siamo un’unica razza umana. Abituarsi a guardare avanti in un’altra mani-era. Alla mia età vedere che in tutto il mondo ci sono fuochi di guerra mi scandalizzo. Bisogna fermare questi delinquenti, perchè la loro violenza non dipende dalla loro religione.

(II Università di Napoli. Presidente del Club Unesco Caserta)

DOCUMENTO FALSIFICATO

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6ESCLUSIVA

Castel Volturno:AUT AUT del Ministro agli agenti di polizia...

Pochi giorni prima che si congedasse dal lavoro per le festività natalizie, presso gli uffici della Questura di Caserta ho avuto il piacere di incontrare il Di-rigente Superiore GUALTIERI Giuseppe, Questore della nostra provincia, il quale ha già ricoperto in passato numerosi incarichi di prestigio in ogni set-tore dell’Amministrazione della Pubblica sicurezza. Dopo vari incarichi dirigenziali in Calabria (tra gli altri, alla Squadra Mobile di Vibo Valentia ed alla Criminal pool di Reggio Calabria) nonché presso la presidenza del Consiglio dei ministri, dal 2005 al 2006 è stato a capo della Squadra mobile di Paler-mo, che mise fine alla latitanza di Bernardo Proven-zano, e successivamente Questore di Trapani. In una soleggiata e serena mattinata prenatalizia, lo stesso con grande affabilità si è confrontato su temi attuali di particolare rilievo per il nostro territorio.

Questore, dopo il particolare momento di recru-descenza della criminalità organizzata che ha vissuto la Provincia di Caserta, ed in particolare il Litorale Domitio e l'Agro Aversano a partire dagli anni 90 e con un impennata nella prima decade degli anni 2000, diciamo fino al 2008 con la morte di Mimmo Noviello e la strage de-gli immigrati, le inchieste della magistratura, gli arresti eccellenti come Setola, Zagaria, Iovine, operati dalle forze dell'ordine, e poi i processi e le sentenze che hanno azzerato i vertici dei clan locali, sembrerebbero aver segnato un punto di svolta nella nostra martoriata terra. La percezione quanto meno è questa. Qual'è la situazione attuale, sempre con un oc-chio più specifico all' Agro Aversano ed al Lito-rale Domitio? Il fenomeno malavitoso dal punto di vista dell'ordine pubblico è cambiato rispetto al passato? Bisogna ancora mantenere alta la guardia? E' un fenomeno oggi più gestibile?

«Partiamo dal presupposto che per qualsiasi fenomeno la guardia va sempre mantenuta alta,

«Sono le attuali leggi farraginose che creano i clandestini!»e gli anticorpi della società civile devono fungere da stimolo per mantenere alta questa guardia. Dei fenomeni criminali non bisogna mai dimenticarsene soprattutto quando l'aspetto esteriore, cioè come diceva lei l'aspetto dell'ordine pubblico, va ad at-tenuarsi per cui l'episodio eclatante quello che desta allarme sociale per l'opinione pubblica non c'è, e quindi la gente tende a dimenticare. E' chiaro che la Camorra ha bisogno di soprav-vivere come tutte le organizzazioni criminali,per cui non è pensabile che con gli arresti eccellenti la Camorra possa rinunciare a quella che è la sua missione primaria che è il profitto. Perchè l'unica vera missione della criminalità è quella di fare profitto senza correre rischi di impresa e senza lavorare. Questo fenomeno esiste ancora, esiste in ogni società civile della nostra penisola, ed anche nelle tanto decantate regioni del nord dove ci sono fenomeni dello stesso tenore, forse anche più pericolosi. Quindi io non parlerei di una crimi-nalità gestibile, ma anzi più insidiosa. Oggi, superata la parte militare, è necessario che vi sia una grandissima sensibilità degli operatori eco-nomici perchè sono loro, sentinelle della società civile, che devono allertarci quando la crminalità tenta di rientrare nel settore economico. A tal riguardo, proprio qualche giorno fà, parlan-do ad un convegno di confindustria, io mi sono permesso di fare un inno alla crisi, nel senso che ho espresso l'idea che in passato, in un epoca di vacche grasse, essendoci un'economia prospera, anche gonfiata, l'imprenditore poteva anche stare tranquillo e pagare soldi alla camorra, oggi invece questo è più difficile, da un lato per quella coscien-za civica di cui si parlava, dall'altro perchè la crisi non consente più all'imprenditore di regalare soldi alla criminalità».

Lei ha già introdotto il tema della seconda domanda, e cioè se secondo lei è cambiato l'atteggiamento degli imprenditori, ed in gener-ale della società civile verso questi fenomeni?

Rispetto al passato notate maggiore disponibil-ità a denunciare certi episodi?

«Intanto mi complimento con lei perchè è evidente che le domande hanno un filo logico. Alla crisi è coinciso certamente un aumento delle denunce da parte degli imprenditori. Ma la crisi ha determinato anche una rivalutazione del merito. Nel senso che prima l'imprenditore poteva permettersi il lusso di assumere la persona segnalata dal camorrista, oggi invece con la crisi le cose sono diverse. Questo perchè ovviamente il lavoro crea potere per la criminalità, e difatti pensi che in un certo periodo storico la Ndrangheta ha cominciato ad investire in supermercati, perchè tali attività hanno una grande capacità di assorbimento di posti di lavoro. Quindi accadeva che assumendo la moglie di..., il figlio di.... e l'appartenente a....la criminalità ha creato non solo un grande potere di infiltrazione negli organi delle istituzioni, e ciò per-chè abbiamo spesso trovato molte mogli di poliziotti o carabinieri assunti in tali attività commerciali, ma anche il potere spicciolo di gestire i voti. Oggi questo non può più accadere, perchè l'imprenditore può assumere solo una persona e deve assumere il migliore, quello che gli serve, non

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7MEDICINA

Novembre è notoriamente il mese della giornata nazionale del Parkinson, ma si organizzano sem-pre più spesso convegni e dibattiti.La malattia di Parkinson è un disturbo del sistema nervoso centrale causato dalla degenerazione di alcune cellule nervose (neuroni) che sono situ-ate nella zona del cervello denominata sostanza nera. La malattia è caratterizzata da una progres-siva perdita del controllo muscolare che porta al tremore degli arti e della testa quando si è a ripo-so; tutto questo viene sempre accompagnato da rigidità, lentezza e disturbi dell’equilibrio; quando i sintomi peggiorano, può diventare difficile cam-minare, parlare e completare le semplici attività quotidiane. Molte persone riescono a vivere a lungo una vita produttiva, mentre altri diventano disabili molto più rapidamente. La maggior parte delle persone sviluppano la malattia di Parkinson intorno ai sessant’anni; in misura ridotta i primi sintomi possono verificarsi anche intorno ai quarant’anni. Gli uomini sono maggiormente colpiti rispetto alle donne, ed in genere, il rischio maggiore sta nelle persone con una storia familiare legata a questa malattia.Attualmente non esiste nessun trattamento per curare la malattia di Parkinson. Sono disponibili diverse terapie per ritardare l’insorgenza di sintomi motori e per migliorare i sintomi esistenti. La terapia con le cellule stami-nali potrebbe essere una via possibile, tuttavia, la ricerca procede con cautela; già altre volte sembrava aver raggiunto il traguardo ma poi in-tervengo gli effetti indesiderati.

di Biagio Gravina

Come vive chi soffre di Parkinson

può più assecondare le richieste della criminalità».

Quindi la crisi ha influito sulle dinamiche della criminalità?

«Certamente, ma ha influito anche sulle dinamiche della stessa società, nel senso che chi oggi vuole farsi avanti deve dimostrare il suo valore. Mentre prima se ne assumeva uno valido e cinque rac-comandati, oggi non è più possibile».

Questore, si parla tanto di integrazione, eppure qualche mese fà a Castel Volturno c'è stata quella è stata definita la seconda rivolta degli immigrati, anche se i motivi sono stati un pò di-versi. Ritiene che sia l'immigrazione, segnata-mente quella clandestina, il vero problema di ordine pubblico nelle nostre zone? Crede che il numero crescente di immigrati, in un momento storico di crisi economica, di cui molti vengono assoldati dalla criminalità locale, se non addi-rittura creano loro cellulle malavitose, sia oggi il vero problema da affrontare dallo Stato nella nostra realtà? avete segnali che vi fanno credere che possano esserci altri disordini sociali?

«Il vero problema oggi sono i numeri, cioè nelle non capacità delle istituzioni di percepire l'inarrestabilità del fenomeno e stabilire dei criteri di emersione rapidi ed indolori, ed evitare di avere sul territorio molti cittadini di fatto che poi vanno a ledere i di-ritti dei cittadini di diritto, e che vanno a determin-are quel malanimo sociale. In una Regione come la Campania, che da sempre è stata la meta di tanta gente di colore quando ancora non c'era questa immigrazione dall'Africa, in una terra dove la solidarietà e l'integrazione culturale era quasi la normalità, si sono verificati fenomeni di malanimo, questo perchè il numero crescente delle persone non censite determina che molte persone accam-pino diritti senza doveri. Ed allora a mio parere la strada da seguire sarebbe quella di trovare procedure, anche modificando le norme sull'immigrazione a dispetto dell'Europa, in modo che si abbiano sul territorio nazionale per-sone con un titolo giuridico formalmente valido, persone identificate, qualunque esse siano, non mi interessa come si chiamino, purchè siano identifi-cate, purchè a quella fotografia, a quelle impronte digitali corrisponda una persona, e così poter loro imputare ogni forma di responsabilità in aderenza al diritto».

Ma ritiene che Castel Volturno sia un caso parti-

colare a livello nazionale? «Ma sicuramente Castel Volturno è un caso parti-colarissimo, non particolare, perchè la possibilità di trovare ospitalità in comunità già esistenti sul-la costa domitiana, la possibilità di inserirsi in un tipo di economia non sempre legale, pensiamo a ciò che i clan nigeriani hanno gestito per anni, ha determinato terreno fertile per far aggregare altre persone con una sorta di passaparola, di richiamo per le varie etnie. Ecco perchè ripeto che se noi avessimo gli strumenti giuridici per "regolarizzare", cioè dare a queste persone un nome, un cognome, un documento per poter girare, il 70 % di loro se ne andrebbe subito non solo da Castel Volturno, ma dall'Italia. Perchè noi abbiamo leggi farraginose che creano i clandestini. Purtroppo noi operatori di diritto dobbiamo rispettare la legge e non possiamo inventare nulla. Sarebbe ora che si facesse la rifles-sione che il contenimento alle frontiere non è più possibile, anzi non è mai stato possibile. Bisogner-ebbe prendere atto che constatata l'impossibilità di respingerli, l'unica possibilità di regolare il fenom-eno sarebbe di non farli essere clandestini, in modo che si sappia chi sono, dove sono e cosa fanno (e ciò che noi come Informare andiamo affermando da anni ndr.)». Il Commissariato di Ps di Castel Volturno è uno degli avamposti di legalità sul nostro territorio. La polizia fa un grande lavoro insieme a i Carabi-nieri, operando però spesso in sotto organico, e spesso si ricorre ad aliquote esterne. E' così? in caso affermativo, considerando le ampie com-petenze che la polizia ha, anche in materia di permessi di soggiorno, è possibile sperare in un aumento di organico che garantisca più sicurez-za in un territorio ad alta incidenza criminale?

«Qui il problema è molto più banale di quanto ap-paia. La nostra Amministrazione per motivi di spending review può trasferire solo a domanda, e per Castel Volturno nessuno fa domanda di tras-ferimento neanche garantendo gli incentivi. Per il prossimo futuro comunque il Ministero ha de-ciso di cambiare, e valutando le domande di coloro che in tutta Italia vogliono venire qui, ha dato l'aut aut, o vengono a Castel Volturno oppure non ven-gono in Provincia di Caserta. Quindi credo che presto avremo un minimo di personale in più. Ma la situazione è tragica in tutta Italia. Purtroppo bisog-nerebbe avere il coraggio di chiudere alcuni uffici, e concentrare il personale dove ce ne bisogno».

di Fabio Russo

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8AMBIENTE

E' certamente una pubblicazione di notevole ap-profondimento scientifico, ma il recente manu-ale ISPRA n° 117/2014, nascendo dal lontano 2003 avendo come base i “Metodi analitici per le acque” è uno strumento particolarmente im-portante e da diffondere, perché riporta un me-todo ufficiale per la determinazione della Richi-esta Chimica di Ossigeno (COD) che è possibile ritrovare anche nei campionamenti più usuali. Il metodo 5130, infatti, è basato sull’ossidazione delle sostanze organiche ed inorganiche pre-senti nelle acque ed è largamente in uso presso ì laboratori pubblici e privati ed è richiamato quale metodo di riferimento in diversi contesti delle attività di monitoraggio e controllo ambientale, quale ad esempio i controlli nell’ambito delle Au-torizzazioni Ambientale Integrate. Da anni sono altresì disponibili procedure di misurazione della del COD in matrice acquosa basati sul metodo in cuvetta che è particolarmente utile in quanto i lkit per eseguirlo è facilmente reperibile in commer-cio. A tal fine, il Servizio Metrologia Ambientale di ISPRA ha organizzato in sequenza due distinti studi collaborativi. Il primo studio (ISPRA SC004 del 2010) è stato condotto su un campione di acqua ultrapura con aggiunta di ftalato di potassio e acidificata con acido solforico. I risultati dello studio ISPRA SC004 e la discussione che ne è seguita con i laboratori partecipanti e con le ditte fornitrici e produttrici dei test in cuvetta hanno suggerito di procedere ad un secondo studio collaborativo (ISPRA SC005 del 2012). Il secondo studio col-laborativo, è stato condotto su campioni reali a diversi livelli di concentrazione di COD, costituiti da acque reflue urbane e acque reflue industriali caratterizzate da un’intrinseca maggiore etero-geneità dovuta alla presenza di solidi sospesi. Si citano, infine, gli autori: Paolo de Zorzi (ISPRA), Stefania Balzamo (ISPRA), Sabrina Barbizzi (IS-PRA), Elisa Calabretta (ISPRA), Monica Potalivo (ISPRA), Silvia Rosamilia (ISPRA) con un ringra-ziamento particolare degli stessi autori alla Dott.ssa Maria Belli che ha costituito e guidato il Lab-oratorio del Servizio Metrologia Ambientale IS-PRA a Castel Romano (Roma), promuovendone in ambito nazionale ed internazionale le sue at-tività.

di Angelo Morlando

Metodo per la determinazione della richiesta chimica di ossigeno (COD)

Via della Meccanica, 23/25 - 36100 Vicenza (VI)Tel: +39 04449634 - www.nuoveenergie.com

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9SPECIALE PINO DANIELE

“E chi ce crère?”

E chi ce crère che è fernut’?

Ca tristezz dint’o core e chi sape chi si stato

Manc ‘o tiempo ha mantenùt

A nutizia e chistu stato.

E mo vallo a raccuntà ca nun ir’ nu Can-

tante

Un po’ diverso da chi scrive e tropp’ spiss

musicante

Chillu core accussì grande

C’ha ngannàt a tutt quant’

E mo ij sulo me domand

Comme facc’a sta’cuntento

si cantanno Napul’è m’è scuppiat fort’ o

chiànto

Mo chi scenn a Capemonte , Chi s’affaccia

rind e quartier,

chi t’ha sentuto tutta a’ vita o chi l’ha fatto

sul’ aier

tutti in fila verso Napoli

perché chell mo si tu

‘na parola ca mo ‘a dic e aropp n’ce sta

cchiù.

di Giovanni Imperatrice

CIAO PINO, CI MANCHERAI

Adesso lo sanno tutti, la notizia porta tristezza ma non fa più stropicciare gli occhi dall’incredulità e, fidatevi, la notte del 5 gennaio di occhi strop-icciati ce ne sono stati tanti. Occhi di chi non aveva sonno, occhi di chi era stato svegliato da un amico e occhi di chi incredulo leggeva e rileg-geva le notizie su internet per trovare una smen-tita. Ma era tutto vero: Pino Daniele ci era stato portato via da un malore al cuore. La città si sveglia in lutto, non viveva qui da anni ma tutti ne abbiamo sentito la mancanza, come la dipartita di un amico, di uno zio o di un fra-tello. Impossibile non conoscere le sue canzoni per chi vive a Napoli, musiche che hanno fatto di quest’artista un fenomeno “inter-generazionale”, simbolo di rottura e ribellione agli schemi classici ma anche di attaccamento radicato ad una terra che lo ha generato e nutrito. Le canzoni di Pino Daniele hanno rappresentato il popolo e la città di Napoli, sono entrate a far parte di un bagaglio culturale che non viene insegnato ma viene as-sorbito di gente in gente, di vicolo in vicolo. Per questo possiamo definire Pino Daniele l’autore di una Canzone Classica Napoletana 2.0, una canzone di tradizione, orgoglio ed es-portazione. Quando prematuramente, e ingius-tamente lontano, a Roma, ci ha lasciati, la sua

“Pino Daniele non c’è più.” terra non è rimasta in ginocchio a piangere ma subito si è attivata per poter rendere omaggio e commemorare il cantautore con un momento di riunione. E’ stato organizzato in meno di 24 ore un flash mob (evento di mobilitazione sociale ndr) che, grazie alla rete di social network, si è esteso fino a portare in piazza del Plebiscito ben 50.000 persone, tutte unite per dare un ul-timo saluto al cantante che ha fatto conoscere ed amare il Blues a Napoli e all’Italia intera. “Quando non sapevamo ancora come si sareb-bero svolti i funerali abbiamo deciso di iniziare a rendere omaggio dal basso, dalla folla che lo seguiva. Pino per noi è sempre stato un esem-pio da seguire, per questo abbiamo organizzato questa ‘festa’, per ricordare che lui è ancora con noi, grazie a tutto ciò che ci ha lasciato”, queste sono le dichiarazioni di Ludo Brusco noto mem-bro del duo Mr. Hyde e organizzatore insieme ad altri di questo flash mob. Poche chitarre, qualche striscione e la voce di 50.000 persone che con le lacrime agli occhi davano il loro ultimo saluto ad un cantante che mai verrà dimenticato. Se la vecchia Napoli aveva come rappresentante Sergio Bruni e la sua canzone classica, la nuova Napoli è senza dubbio la città di Pino Daniele che, tra gioie e dolori, rimane sempre di “Mille Culure”.

di Salvatore De Marco

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NEWS

“LA MASCHERA”, IL NUOVO VOLTO DELLA MUSICA NAPOLETANA

Musica studiata e ricercata, parole scelte e pen-sate, grinta e stoffa che caratterizzano dei veri ar-tisti pronti a far rivivere i fasti di una musica che non c’è più. Qualità che saltano subito all’orecchio ascoltando il nuovo album di questi giovani, “’O vicolo ‘e l’Alleria”. Conosciamoli meglio.Nome.«"La Maschera”, è a metà tra il teatro e la canzo-ne e, soprattutto, identifica Napoli a livello visivo, tramite la maschera di Pulcinella. Nella versione finale la maschera è rappresentata a metà proprio perché il nostro desiderio è quello di smascherare la realtà, togliendo la maschera che tutti indos-sano. Ma quest’ultima, al contrario delle persone, ha un’identità ben definita, per questo il nome è adeguato per quello che vogliamo fare».Storia.«Il progetto nasce dall’incontro tra me (Roberto Colella, autore) e Vincenzo Capasso. Insieme pensammo di creare qualcosa in linea con la nostra cultura. Ci consigliarono di partecipare all’Agorà jazz festival e così, due settimane prima dell’evento, decidemmo di mettere su il gruppo. Due prove veloci e ci trovammo a fare il live. La consapevolezza di poter andare avanti te la dà il pubblico, da qui la nostra scelta di partire con il live e non con l’album». Fonti di ispirazione.«Noi siamo in lutto per la mancanza del maestro dei maestri, Pino Daniele. E’ impossibile non rice-vere la sua eredità, ha spaziato tra vari generi ed ha lasciato un patrimonio testuale che è radicato nella cultura napoletana. Poi ci sono gli ascolti mediterranei, soprattutto con Eugenio Bennato. E poi c’è Shakespeare. Per un esame all’università dovetti studiare le sue opere, i suoi scritti e i suoi studi sui comportamenti umani. Questi ultimi, so-prattutto, io li ritrovai precisamente nella cultura napoletana al punto che iniziai a vedere questo immenso scrittore come un napoletano a Londra! Shakespeare mi fece riflettere su Napoli e i na-poletani fino a che iniziai a scrivere in dialetto e a studiare tutta l’arte poetica e teatrale della nostra città».La napoletanità nelle canzoni.«Io mi sento parecchio napoletano. Nella musica ci sta la verità della persona che la fa. Etnico e mistico sono impregnati nelle mura dei vicoli. In questi posti non c’è più bisogno di stereotipare

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il napoletano anzi c’è la voglia di vedere come questo personaggio è fatto in realtà. E’ giusto parlare di una Napoli attuale. “Pulecenella” è una canzone che rappresenta proprio questo: una maschera che incarna tutta la negatività di Napoli, dà spazio all’individuo non curandosi del-la collettività e diventa uno stereotipo che inizia a starci stretto».Personaggi delle vostre canzoni.«Non ci sono personaggi reali a cui ci ispiriamo, noi li sfruttiamo come veicoli per portare avanti il messaggio della canzone. “La confessione” nasce come un testo nel quale volevo affron-tare vari problemi e pensavo a quale persona potesse dire meglio questa cosa. Ho 23 anni, non sarei credibile se queste tematiche le affron-tassi io, per questo ho dovuto trovare un tram-ite che sembrasse inattaccabile. Un prete è una persona (quasi) neutra. Dapprima rappresenta l’indignazione, ma nella parte finale lo riportiamo alla sfera umana per far capire che alla base c’è l’uguaglianza delle persone». Il realismo, andare oltre la cartolina di Napoli.«La cartolina di Napoli è fantastica… finchè la vedi da Posillipo. Quando si scende nei quartieri, o vai in provincia, ti devi confrontare con una realtà che è molto più feroce. Non è una scelta, il realismo viene da sé. Per come la vivo io, la scrittura, è un momento così intimo che non riesci a fare scelte oppure a costruire qualcosa. Non riesco a scri-vere qualcosa in cui non credo».

Testi significativi accompagnati da idee chiare e precise, in contrasto con l’aspetto giovane e spensierato della band, che, a questo punto, si rivela essere solo UNA MASCHERA.

di Salvatore De Marco

Molto spesso si è custodi di tesori preziosi che ri-mangono celati e sconosciuti anche ai più vicini, uno di questi tesori è senz’altro quello custodito all’interno del Santuario della Santa Madonna di Casaluce e il suo Real Castello. Abbazia Ce-lestina in cui uno dei giorni di speciale solennità è proprio la seconda domenica dopo l’Epifania. Ogni anno in questa data la liturgia commemora le nozze di Cana di Galilea per la quale i monaci Celestini compivano un lungo ed accurato rito di benedizione dell’acqua in onore della Madonna all’interno di due preziosissime idrie di alabastro risalenti proprio alle nozze di Cana. Ancora oggi si ripete l’accurato rito in lingua originale e sono tanti i fedeli che accorrono per attingerne. L’icona della Madonna ritenuta dipinta dall’evangelista Luca e le due idrie di alabastro dove secondo la tradizione Gesù operò il suo primo miracolo mutando l’acqua in vino alle nozze di Cana di Galilea provengono da Gerusalemme, furono portate da Ruggiero Sanseverino nel 1276 in dono a Carlo I D’Angiò rè di Napoli. Carlo D’Angiò gradì questo dono considerandolo tesoro di grande valore e lo fece collocare nella cappella palatina del Maschio An-gioino. Quasi un secolo dopo vennero consegnate ai monaci Celestini da Raimondo del Balzo allo scopo di propagare la devozione alla Madonna. Da allora, l’abbazia-santuario di Casaluce divenne meta di rè, regine e imperatori oltre a tanti pel-legrini che da tutto il Regno di Napoli sono venuti a venerare l’immagine della Vergine. Possediamo dunque un grande onore avendo ancora viva la tradizione grazie anche al parroco Don Michele Verolla, tradizione tramandataci fino ai giorni nostri dai padri Celestini la cui delizia più alta era la loro preghiera corale. di Rossella Bicco

CONOSCERE PER PROMUOVERELE DUE IDRIE

DELLE NOZZE DI CANA

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11NEWS

esso si regge su un caposaldo dell’incisione: la dialettica tra realtà e riflesso. Quello che vediamo infatti è una prospettiva più ampia che ci viene offerta da Escher. La sua mano non sta reggendo solo la sfera (adesso) ma anche il senso critico dello spettatore. La sfera cromata rappresenta infatti il Narcisimo Umano e il punto focale viene piazzato tra gli occhi di Escher. Dai suoi occhi alle sue mani ci spostiamo su uno dei lavori più conosciuti dell’artista: le “Mani che si disegnano”. Vero e proprio esempio di MOTO PERPETUO. La ricerca del moto perpetuo è la ricerca di una macchina che si mantenesse perpetuamente in moto senza essere ricaricata o fornita di energia. È quello che succede in questa incisione: Escher disegna due mani che si disegnano creando così continuità e circolarità. Non si sa quale delle due mani disegna l’altra (forse siamo un po’ ingannati dal fatto che Escher era mancino) e questo crea paradossalmente Armonia. Spalancare gli occhi di chi guarda le cose solo in una direzione è stato il lavoro di una vita per Escher. Giocare con la natura e con la sua rigidità fino a scarnificarla e graficamente umiliare le sue certezze.

di Giovanni Imperatrice

Sicuri no, quantomeno curiosi siamo andati ad osservare da vicino la mostra di Escher nel chiostro di Bramante (Roma). Capita che a parlare della natura si nasconda a noi come essa è veramente: precisa, spietata e meravigliosa. Qui nasce l’illusione, il prestigio di qualcosa che possiamo ingannare con gli artefici del pensato e in questo caso del DISEGNO. Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden, 17 giugno 1898 – Laren, 27 marzo 1972) fu un incisore e grafico olandese. Il suo rapporto con la natura fu quello di un copista, osservava e riportava. Percezione, illusione, prossimità, geometria, genio e tanta Italia. Gira l’Italia per osservare e mettere su carta Siena, Svizzera, Calabria, Roma. Di notte, girando per Roma, s’incantava ad osservare il colonnato geometrico romano, passeggiava attaccandosi una lampada al bavero della giacca sul lungotevere per immortalarla. A Tropea fissava i paesaggi incastonati nella roccia. Vive di quello che gli altri riescono a percepire nelle sue opere: come la famosa “Mano con sfera”. Un incisione in cui una mano regge una sfera di metallo che riflette la sua immagine e quella dell’ambiente circostante in un sensazionale autoritratto. Apparentemente senza senso geometrico

LE LACRIME DEL MONDO SONO IMMUTABILI

Lì, sotto il porticato di un presepe scolpito nella roccia umida di un palazzone unico c’era qualche pasto, anni fa (Via Nilo). A loro guardia una schiera di giovani, erano pochi, anni fa, era tanta, la voglia. Cresciuti in altri panni e in altre vite parallele gli stessi Senza fissa dimora che popolavano le strade di Napoli, anni fa. Riuniti insieme pasti e Senza fissa dimora si ha il Natale, si ha la festa. Quest’anno nella Chiesa di San Pietro Martire il 22 dicembre. Di certo dieci anni fa non si usava facebook per girare l’evento e

farsi aiutare per donare pasti a chi non ha un tetto sulla testa. Ora si. Cosi accade che nel cuore caldo di Napoli come una Creme Brulèe si trapassa lo strato della diffidenza e ci si siede a tavola per conto di un bene comune: la pace. Questa parola così fuori moda e così scorbutica a pronunziarla nel 2015. Si ha paura tanto è utopica e senza speranza. Livida ormai per lo stupro mediatico, di rassegnazioni e rinunce di associazioni e finti buonismi. Ma raccolti in una chiesa con più di cinquanta ragazzi a servire chi vive di stenti si può trovarla o almeno sentirne l’odore. Forse ho confuso l’odore delle centinaia di polpette donate, rintronato dalle note di Armstrong (che fa tanto Natale). È la storia di ragazzi che da anni cercano di dare dignità con semplicità, nessuna somma di denaro, nessuna raccolta fondi. La storia dei Giovani per la pace della Comunità di Sant’Egidio. È necessario fermarsi un momento a guardare questa stanza dove insieme si sono riuniti, pergamena di un patto tra uomini, diversi; Marocco, Albania, Forcella, qualche Rom ecc. quello di mangiare allo stesso tavolo provando a capire cosa l’altro sta dicendo. La risposta è si,

sarà Babele e Babele sia. Ma se per un attimo ti giri in quella stanza l’odore lo senti forte e la sofferenza forse per un attimo è andata via tra il

“SIETE DAVVERO SICURI CHE UN PAVIMENTO NON POSSA ESSERE ANCHE UN SOFFITTO?”

primo e il secondo, nascosto sotto i regali. Non abbiamo più bisogno di nient’altro, lo diceva Beckett: “LE LACRIME DEL MONDO SONO IMMUTABILI, NON APPENA QUALCUNO SI METTE A PIANGERE, UN ALTRO, CHISSA DOVE, SMETTE”.

di Giovanni Imperatrice

“Le lacrime del mondo sono immutabili, non appena qualcuno si mette a piangere,

un altro, chissa dove, smette”

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12EVENTI

IL BELLO O IL VERO, CONNUBIO DI ARTE E TECNOLOGIA

“Me ne sono scappato dal servizio militare dopo tre giorni. Una galera la caserma di Falconara Marittima. Hanno provato pure a processarmi, un gran casino!!! Poi ho trovato rifugio nella Scuola dei Musicisti Associati a Napoli, dove ho studia-to gratis. Il mio maestro è stato il grande Paolo del Vecchio, chitarrista di Beppe Barra … gli sarò devoto a vita! Mi incuriosiva questo musi-cista francese Romane, con il mio stesso nome, ma con la ‘o’ al posto della ‘e’, perché i francesi sono sempre chic. Ho ascoltato il suo CD e ho scoperto che in comune avevamo anche il gusto per la stessa musica, il jazz manouche. Wikipedia dice che in questo stile musicale melodico, tipico delle band gitane, trovano massima espressione gli strumenti a corda, come chitarre, bassi e vio-lini. Io ci ho aggiunto la napoletanità, perché sono dei Quartieri Spagnoli, e ne vado fiero. I miei riferi-menti nel jazz mediterraneo sono Pat Metheny, il chitarrista argentino di latin jazz Luis Salinas, e Paco de Lucia. Gli artisti napoletani che più mi in-fluenzano, invece, sono Carosone, il pioniere del jazz in Italia, Pino Daniele, Enzo Gragnaniello, Enzo Avitabile, insomma i protagonisti del Movi-mento Neapolitan Power degli anni 80. La sua formazione ‘ufficiale’ comincia con la Scu-ola Musicisti Associati sotto la guida di Paolo Del Vecchio. Poi arriva la laurea in jazz al Conservato-rio di San Pietro a Majella.Oggi Mario nella scuola Musicisti Associati ci in-segna ed anche nella Scuola caliendo, per per-mettere ai giovani di nutrire il loro talento. Voglio che la mia musica sia legata ai luoghi della storia di Napoli e della mia terra. La musica per me ha anche una funzione sociale, deve far vibrare le corde del cuore e dell’anima. Quando mi hanno invitato a Procida con la mia band per 20 giorni, ho pianto di felicità. Vitto nei migliori ristoranti dell’isola, una 500 a nostra disposizione e alloggio gratis nella casa del parroco, che era in vacanza a Cuba … chissà se è mai tornato! Ahahahahah (il pubblico in sala ride, anche Mario, una bella risata grassa!). Al ritorno abbiamo scritto Marina di Chi-aiolella dedicata all’incantevole Isola di Arturo. Ogni volta che torniamo da un viaggio ci portiamo un’esperienza e scriviamo un pezzo. A febbraio scorso siamo stati ospiti a Londra al Babylon Roof Garden. L’event manager della Virgin ci aveva ascoltato su youtube e ci ha invitati. Un sogno. Quando siamo tornati abbiamo scritto Applausi a Warren Street … Poi abbiamo scritto Walzer alla

MARIO ROMANO, THE NEAPOLITAN GIPSY JAZZ

Madonna (della chance artistica), che ci ha por-tato benissimo. Ho scritto anche una canzone per la mia fidanzata, Cammen. Lei si chiama Carmen, ma come sapete ci sono delle piccole differenze fra l’italiano e la nostra lingua”. Mario mi sta pro-prio simpatico. Ma, assieme ai suoi compagni di viaggio, è soprattutto bravo ed eclettico. Infiamma gli animi con una serie di brani tratti dal suo primo lavoro discografico ‘E strade cà portano a mare (il cui sound è arricchito da numerosi ospiti tra i quali Joe Amoruso, Daniele Sepe, Antonio Onorato e Marco Zurzolo ) e prosegue un’anticipazione dal nuovo album Le quattro giornate di Napoli, es-

eguendo, Cammen, appunto, Vesuvia e il pezzo omonimo che dà il titolo a questo secondo lavoro discografico. Mi compro il suo CD E strade cà portano a mare. E’ bellissimo e costa solo 10 €.A chiudere quest’intenso viaggio musicale Chi tene o mare, un omaggio ad uno dei suoi maestri, Pino Daniele, tra i più grandi ed amati. Quell’omaggio una manciata di ore dopo, alla notizia della morte, si trasforma in una sorta di presentimento e poi di saluto in musica, affinché le note del Neapolitan gipsy jazz accompagnino Pinù nell'ultimo viag-gio. Lo invito a suonare for free al Museo di Arte Contemporanea ‘Terra di Lavoro’ a Capua, il 21 febbraio, Giornata Mondiale delle differenze lin-guistiche e culturali. Verrà.Location: Tunnel Borbonico, Napoli, 03.01.2015Sul palco. Mario Romano Quartieri Jazz nella formazione del Trio: Mario Romano alla chitarra manouche, Gianluca Capurro alla classica e Ciro Imperato al basso.

di Alessandro Ciambrone - foto Bükra Kalayci

Nello storico contesto del convento di San Do-menico Maggiore, già sede di grandi espo-sizioni culturali come “La Mostra Impossibile”, è possibile fare un salto nel passato senza allontanarsi tanto dal presente. “Come?” vi starete chiedendo, grazie alla mostra “Il Bello o Il Vero”. Nuovo evento di punta promosso dal “Forum universale delle culture”, questa orig-inale esposizione riporta alla luce un momento particolare dell’arte partenopea mettendone in risalto i lineamenti, le forme e le figure attra-verso la tecnica che più ci riesce: La Scultura. La cronologia della mostra accompagna quasi due secoli di storia: si parte dall’800 per arrivare alla prima metà del ‘900, regalando allo spet-tatore una passeggiata storico-artistica che dif-ferisce totalmente da qualsiasi altra esposizione scultorea. La differenza principale sta nella dinamica in-

terattiva che è stata donata alle opere d’arte presentate. Con l’ausilio dei supporti tecnologici sviluppati da DATABENC (Distretto di Alta Tec-nologia per i Beni Culturali) e grazie alle appli-cazioni per smartphone fornite da OPS (Opere Parlanti Show), i visitatori possono dialogare in prima persona con le statue, interagendo in maniera diretta sui contenuti nelle ricostruzioni virtuali ad alta definizione. Ecco come la tec-nologia può essere adoperata per valorizzare e fornire contenuti sempre migliori all’arte, piut-tosto che scavalcarla e prenderne il posto nella fruizione delle informazioni. Nessuna immagine sostituirà mai l’emozione di vedere un’opera d’arte dal vivo, ma è anche vero che nessun capolavoro potrà mai essere presen-tato meglio di una statua che si presenta da sé.

di Salvatore De Marco

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13AMBIENTE & CULTURA

Dopo l’assalto a Charlie Hedbo e alla sua re-dazione, recentemente accaduto a Parigi e nel quale non entrerò in merito, penso sia opportu-no provare a far riflettere, tramite questa breve testimonianza, sul grave errore che si può es-sere tentati a commettere (ora più che mai) nel generalizzare tutti gli islamici, come estremisti, considerando l’Islam come religione della vio-lenza e facendo il gioco di coloro che vogliono strumentalizzare la vicenda per infondere ste-reotipi e dare forza alle proprie posizioni.Così ho fatto qualche breve domanda ad un mio amico libico, M. M. Ali, trentenne, rigor-osamente islamico, e che ho avuto la fortuna di conoscere durante il mio soggiorno scolastico in Inghilterra, dove vive e studia per diventare pilota di linea.Dopo l’accaduto di Parigi, quali sono state le tue prime riflessioni?E’ un caso complicato, ci sono alcune persone che si dichiarano musulmani, ma non sono de-gni di essere definite tali, poiché fanno cose orribili contro l’ Islam stesso, insultando la mia religione. L’Islam non accetta la violenza, ed ovviamente è proibito uccidere, chiunque esso sia. Ora ad ogni modo il mio pensiero non può che andare alle famiglie delle vittime.Credi che questo evento possa condizion-are in negativo l’opinione pubblica nei con-fronti delle persone islamiche?Ne sono certo. Il punto è questo, nel mio paese siamo tutti musulmani, ma abbiamo dei piccoli gruppi, cosiddetti “estremisti” (o islamisti) che sono fortemente odiati dal resto delle persone, e penso che è come se venisse giocata una grande partita da una forza nascosta, una mi-noranza che riesce a far apparire l’ Islam in un modo negativo, facendolo passare perciò che non è. Per cui ripeto, loro NON sono mu-sulmani.Cosa ti sentiresti di dire a questi “non mu-sulmani”? Basta distorcere l’ Islam. Basta. Non si può più agire in questo modo in nome di Dio.E cosa invece vorresti dire alla gente oc-cidentale e a quanti fraintendono la vera natura della tua religione?Leggete il Corano. Troverete tutto lì, capirete che c’è amore, pace, perdono, rispetto, aiuto del prossimo, e tanti altri importanti insegnamenti di vita.

di Fulvio Mele

Non ho mai considerato Gigi D’Alessio un van-to canoro per la nostra città, ma quando ho appreso che avrebbe promosso le eccellenze campane nel corso del concerto di Capodan-no, in diretta da Piazza del Plebiscito su Canale 5, ne ho apprezzato lo spirito di napoletano le-gato alle sue radici. L’aggiunta di una raccolta fondi per il Santobono Pausilipon, volta a finan-ziare il progetto di ridefinizione strutturale del Pronto Soccorso del polo pediatrico che ogni anno accoglie 120mila pazienti, ha accresciuto la mia percezione di volontà benefica.Quella sera, in un ascolto distratto, sono stata catturata da un comunicato, visibilmente in-dotto da una lettura: «Solo l’1% della Terra dei Fuochi è contaminato e non è neppure coltiva-to, le bonifiche e il monitoraggio sanitario sono partiti, persino la Regina Elisabetta acquista i nostri prodotti a Caivano».Questo il messaggio lanciato sul territorio nazi-onale con allegra leggerezza, come se le morti sterminatrici di famiglie e quartieri, gli sversa-menti abusivi, il via vai di camion tossici che per anni hanno attraversato indisturbati l’Italia, le discariche a cielo aperto, l’alto tasso di mor-talità tumorale infantile, poco adducibile ad er-rato stile di vita, fossero parte della trama di un film horror.Immediate le reazioni. La sera seguente, es-attamente un anno dopo l’inchiesta "Inferno atomico", LA7 ha trasmesso uno speciale sulla Terra dei Fuochi, condotto da Sandro Ruotolo. Sul web ognuno si è espresso, da oncologi a preti a ricercatori a comitati civici ed ambien-talisti che ogni giorno lottano e denunciano. D’Alessio ha replicato pubblicamente a tanto scalpore, spiegando la sua buona fede: «Riba-disco che tutti i dati che ho letto mi sono stati forniti dall’Istituto di Profilassi Nazionale e da una recente sentenza della Cassazione, oltre a diversi Magistrati campani». E ancora: «Ribad-isco di non avere preso mezzo euro dalla Re-gione Campania, che ha semplicemente intuito il successo della serata e ha quindi investito

600mila euro in marketing e billboard: quei soldi sono andati a Mediaset, non certo a me. Ho la coscienza a posto e anche per questo, giovedì prossimo, sarò ad Anno Zero». Pun-tata poi dedicata alla strage nella redazione francese del settimanale "Charlie Hebdo", in cui hanno perso la vita 12 persone.Ma di cosa parlava, dunque, D’Alessio?Probabilmente di un articolo pubblicato da ‘Il Mattino’ lo scorso 25/12, relativo ad una cam-pagna rassicurante della ‘Task Force Pandora’ sull’uso indiscriminatamente sereno dei pro-dotti ortofrutticoli e zootecnici campani (Napoli e Caserta). E della "Relazione di sintesi del marzo 2014", redatta dal Ministero delle politiche Agricole e Forestali sulle attività di mappatura dei terreni agricoli. Nel corso di una conferenza stampa a Castel Volturno, il 13 marzo 2014, il ministro Martina parlò infatti di un 2%, riferimento par-ziale ed inattendibile, trattandosi di dati chiusi nei cassetti di enti diversi da 10 anni e relativi a 57 degli 88 Comuni interessati dal monitor-aggio (i 1.076 Km2 rappresentano la superficie totale dei 57 Comuni, quindi anche le aree ur-banizzate). Nel frattempo i 1.500 siti contaminati, citati nel piano bonifiche, restano innominati ed ignorati. Senza riuscire a trovare giustificazione al-cuna per la superficialità del cantante, non resta che concludere che viviamo in un paese dove c’è chi è disposto a darsi simboliche (si spera) pugnalate nella rivendicazione di meriti e azioni, chi con i soldi pubblici supporta la propria campagna elettorale, chi tranquillizza la popolazione senza monitoraggi certi, chi adduce a stili di vita le cause tumorali in as-senza di screening scientificamente, tempo-ralmente e territorialmente attendibili. In una terra abusata, ingannata, abbandonata, dove l’informazione è confusa, la disinformazione diffusa, la speculazione devastante.

di Barbara Giardiello

NON SI PUO’ FARE PROPAGANDA

SULLA TERRA DEI FUOCHIL’ Islam con gli occhi dell’Islam

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15NEWS

Il 21 giugno 2011 i ragazzi di www.enricober-linguer.it lanciarono una petizione, chiedendo al sindaco Giuliano Pisapia di dedicare una piazza allo scomparso segretario del Partito Comunista in occasione del 90° anniversario della nascita. Furono raccolte ben 10mila firme ed il 25 maggio 2012 a Milano avvenne l’inaugurazione di Piazza Enrico Berlinguer. Considerato il successo dell’iniziativa, medesima petizione fu lanciata ad altri 7 sindaci, incluso il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che, lo scor-so 20 dicembre alle ore 12.30, ha inaugurato Largo Enrico Berlinguer. La cerimonia si è svolta di fronte alla fermata Toledo della linea 1 della Metropoli-tana, tra Via Toledo e Via Armando Diaz, alla pre-senza delle figlie Bianca e Maria Berlinguer, dello storico Guido D’Agostino, dell’ex capo della seg-reteria di Berlinguer, Aldo Tortorella.La figlia Bianca, direttore del Tg3, ha ricordato il comizio del 1976 tenutosi alla Mostra d’Oltremare in occasione della Festa dell’Unità, sottolineando il legame del padre con la nostra città che, in quell’occasione, definì "la nostra cara Napoli". «Ringrazio tutti i napoletani presenti - ha poi ag-giunto – è bello che oggi ci sia qui tanta gente a ricordarlo». Il sindaco de Magistris, che ha intonato "Bella ciao" sventolando la storica bandiera del Pci, ha dichiarato: «Essere comunisti non è una brutta parola, Napoli si conferma una città di tradizioni antifasciste».

L’Umanità è il frutto della sua stessa evoluzione, il ricordo di una storia iniziata dalle caverne e la sper-anza di un futuro migliore costruito sulle fonda-menta culturali del proprio passato. Ci sono uomini che hanno reso grande la specie umana, geni ca-paci di rendere la vita un posto più facile e sicuro, riuscendo a coniugare con eccelsa bravura ogni campo della conoscenza. Tra questi, non possiamo non pensare a Leonardo Da Vinci, uomo dai mille misteri e complessi, raro per la sua genialità che gli ha permesso di essere intrinseco all’evoluzione dell’uomo e alla quotidianità dei giorni nostri. Sono tante le mostre a lui dedicate ed una, in corso presso il Museo di Pietrarsa a Portici fino al 31 mag-gio, lo ritrae come “il genio del bene”. Organizzata dalla Tappeto Volante Srl, la forza di questa espo-sizione dei progetti più importanti ideati da Leon-ardo è quella di permettere al visitatore di toccare gli oggetti e fare propria un’esperienza sensoriale unica che induce inevitabilmente a ricordare i mec-canismi e le modalità con cui il Da Vinci è riuscito a creare macchine e strumenti di fondamentale im-

LARGO ENRICO BERLINGUER

Tra il pubblico molti nostalgici, ma anche alcuni "soliti noti" del vecchio Pci/Pds: Antonio Bassoli-no, scrittore, blogger (come lui stesso si definisce) e soprattutto vetusto politico che con intaccata perseveranza persiste nel panorama politico lo-cale (e nel suo controllo); Andrea Cozzolino, at-tualmente parlamentare europeo sulla cresta di un’onda mai infranta che si affaccia, con ben nota combattività, alle prossime primarie regionali del Pd, rinviate per la terza volta al 1 febbraio.Il tutto nel clamore delle solite polemiche, all’interno di una città sempre più vergognosa-mente spaccata tra ‘sostenitori ed oppositori ad oltranza’, parimenti ciechi ed ottusi per faziosità di giudizio sulla nostra amministrazione. La foto del sindaco con la bandiera rossa ha sol-levato le ben prevedibili reazioni sui social, dalle solite irriverenti derisioni alle inquietanti decan-tazioni su possibili futuri ruoli istituzionali, di guida ed alternativa nella creazione di "soggetti politici collettivi".Non credo che un tal riconoscimento al grande statista, peraltro su spinta di una petizione, dovrebbe generare inconsulte reazioni. Un muto rispetto cittadino, una discreta presenza sarebbero il miglior tributo con cui onorare un grande italiano.

di Barbara Giardiello

portanza applicativa. È possibile ammirare la ripro-duzione dell’Ultima Cena, della Gioconda, spostare il ponte mobile, toccare la perfezione matematica rappresentata dall’uomo vitruviano, pedalare sulla prima bicicletta, capire il funzionamento della gru, e tanto altro ancora. «Leonardo progettava, non creava. Ideava macchine che potessero soddisfare il bisogno dei cittadini. Inoltre, da pacifista qual era, mostrò di essere capace di inventare macchine da guerra come il carrarmato, la catapulta, la mitra-gliatrice e la falciauomini. La sua genialità però sta nell’inserire in questi progetti delle fallace tecniche che ne impedissero la creazione proprio perché sa-peva quale potenza avessero questo tipo di mac-chine». A parlarci in esclusiva è Domenico Maria Corrado, responsabile della mostra e presidente della Tappeto Volante Srl. «Perché Leonardo? Il futuro nasce dalla conoscenza del passato. Leonardo è un genio universale, deve essere con-osciuto da tutti, perché come personaggio caleido-scopico abbraccia ogni campo della discipline». La mostra sarà presente al Museo fino al 31 mag-gio. È prevista una tappa a Sorrento fino ad ottobre ed un ritorno in quel di Pietrarsa. Tra i tantissimi progetti di Leonardo, definire il migliore non è pro-prio semplice. Ma uno dei più importanti qual è sta-to? Ci risponde Ciro Cozzolino, appassionato del Da Vinci e guida della mostra: «Gli studi di anato-mia sono qualcosa di spettacolare e di fondamen-tale importanza. Con essi, abbiamo lo studio del feto umano, la prima immagine di questo genere nella storia. È paragonabile ad un’ecografia per la perfezione del disegno. Il peccato di Leonardo, però, è che i suoi posteri non seppero studiare le sue carte per-ché alcune sue idee sono state realizzate solamente centinaia di anni dopo». Insomma, Leonardo è un genio ancora tutto da scoprire, conoscendolo non più dai libri bensì toccando con mano e portandosi a casa un pizzico della sua genialità.

di Fabio Corsaro

LEONARDO, IL GENIO DEL BENE

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COMUNE di CAPUA

CLUB UNESCOCASERTA

Arch. Alessandro Ciambrone,

MAC, direttore artistico

Arch. Ludovico Mascia, MAC,

design and communication

CLUB UNESCO CASERTA: Il Club, dalla sua costituzione del 1° maggio 2005, coopera con Organizzazioni internazion-ali, Centri di Ricerca, Università, Musei e NGO di tutto il mondo. Nell’ambito della partnership con la Seconda Università di Napoli sono state organizzate le otto summer schools “Dialoghi sul Paesaggio” patrocinate, fra gli altri, dalla Com-missione Nazionale Unesco, dal Parlamento Europeo, da Uniscape (Network of Universi-ties especially dedicated to the implementa-tion of the European Landscape Convention), dall’Osservatorio Europeo sul Paesaggio, dalla Regione Campania, dalla Camera di Commercio di Caserta e dalle Istituzioni locali coinvolte nei progetti. Ogni summer school è legata ai temi prioritari di ricerca sulla gestione dei beni cultur-ali suggeriti dall’Unesco attraverso le settimane annuali per l’Educazione allo Sviluppo Sosteni-bile. Le summer schools sono state dedicate alle Giornate Europee sul Patrimonio ai Paesaggi del Mediterraneo, ai Paesaggi d’Acqua, ai Paesaggi della Storia, ai Paesaggi del Patrimonio Mondi-ale in Campania, ai Paesaggi Rurali, ai Paesaggi Fluviali e ai Paesaggi della Bellezza. Fra i successi più significativi del Club si ricord-ano le due candidature nel 2013 e nel 2014 ris-pettivamente dell’Ecoparco del Mediterraneo – Plana Resort a Castel Volturno e del Museo del Cane FOOF a Mondragone al premio inter-nazionale “La Fabbrica nel paesaggio”, organ-izzato dall’Osservatorio Europeo del Paesaggio e delle Federazioni Italiana, Europea e Mondiale dei Club Unesco, e del Ministero dell’Ambiente. In tutti e due i casi le strutture candidate dal Club sono state insignite del Premio speciale della Giuria. Di particolare interesse, inoltre, è il lavoro di ricerca del 2014 degli studenti del corso di Es-tetica del Paesaggio della SUN sull’asse fluviale del Volturno fra Capua e il mare, con una parti-colare attenzione al patrimonio storico-culturale e paesaggistico, materiale e intangibile, di Cap-ua, confluito in una mostra itinerante (Capua, 26 giugno 2014; Castel Volturno, 29 novembre 2014). Si ricorda, ancora, la mostra fotografica internazionale “I paesaggi della bellezza della Provincia di Caserta” organizzata dal Club di Caserta con l’Assessorato alla Cultura di Capua e il MAC Terra di Lavoro. Hanno partecipato 20 fotografi professionisti italiani e stranieri (Capua, 20 settembre 2014; Castel Volturno, 26 ottobre 2014). Entrambe le mostre hanno ricevuto nu-merosi patrocini da parte di Amministrazioni della provincia di Caserta. Il Club inoltre sta coordinando un progetto rela-tivo al “Contratto di Fiume” del Volturno fra Cap-ua e il mare che coinvolge cinque Comuni della provincia (Capua, Santa Maria La Fossa, Can-cello e Arnone, Grazzanise, Castel Volturno) e numerose istituzioni e associazioni del territorio. Nell’ambito delle azioni tese alla tutela e valoriz-zazione del territorio, il Club sta predisponendo un’azione congiunta, con i Comuni e le Asso-ciazioni interessate, per dar vita all’istituzione del Parco dei Tifatini, al fine di tutelare la salute dei cittadini, la salute delle montagne e il paes-aggio (che non è solo ‘visione’). Tale progetto si propone di arrestare lo sfrutta-mento delle cave che da decenni sta distruggen-do e deturpando gran parte dei Monti Tifatini,

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1. Tunisi, Cartagine e Sidi Bou Said, viaggio studio

16/19.12.2011

2. II summer school. Castel Volturno,

Ecoparco del Mediterraneo, 17.03.2012

3. IV summer school. Castel Volturno. Plana Resort,

19.10.2012

4. V Summer school. Modragone, Museo del Cane

FOOF, 13.06.2014

5. Progetto I Love Capua, Palazzo delle Cento Per-

sone, 26.06.2014

6. VIII summer school. Castel Volturno. Plana Resort,

29.11.2014

7. Progetto I Love Capua 2, 30.11.2014

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DI TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO

con un danno irreparabile al paesaggio e con il rischio di un vero e proprio dissesto idrogeologi-co. Un altro importante progetto, infine, è legato alla proposta per la riqualificazione della fascia costiera di Castel Volturno, oggetto del con-corso internazionale “Un lungomare da Vivere” organizzato nel 2004 dal Club di Caserta.

Club Unesco Caserta: PRESIDENTE PROF. J. CAPRIGLIONEVICE PRESIDIDENTE ARCH. A. CIAMBRONESedi: Capua, MAC ‘Terra di Lavoro’, via Asilo Infantile 1, www.macapua.itCastel Volturno, Marina d’Ischitella, via Domiti-ana km 39 n. 590.

10ANNI

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18COMUNE di

CAPUACLUB UNESCO

CASERTA

Gli artisti del MAC* hanno partecipato all’evento ‘Natale a Pinetamare’ organizzato dall’Associazione Commercianti della località del Litorale Domitio con il patrocinio del Comune di Castel Volturno. La ‘Mostra - mercato di arte con-temporanea’ che si è tenuta nel week-end del 13 e 14 dicembre dalle ore 10 alle 20 è stata spon-sorizzata dall’Assessorato alla Cultura di Capua, dal MAC ‘Terra di Lavoro’ e dal Club Unesco di Caserta. Fra gli artisti in mostra hanno parteci-pato anche numerosi studenti della prof. Jolanda Capriglione delle Cattedre di “Storia della moda” e “Storia dei linguaggi artistici contemporanei” alla Seconda Università di Napoli. Nell’ambito delle attività di promozione e valorizzazione dell’Arte nella provincia di Caserta, numerosi artisti del MAC partecipano e ricevono prestigiosi premi in Campania e all’estero. Fra questi, Nicola Badia è il vincitore del concorso internazionale di arte rivolto a rappresentare gli aspetti storico-paesaggistici del Monte Maggiore e dei suoi Borghi che si è tenuto il 28 dicembre a Formicola. L’iniziativa si inquadra nel progetto fi-nanziato dal P.O.R. Campania 2007-2013 / Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FERS) per la promozione culturale e turistica di sette Comuni della Comunità montana del Monte Maggiore, ov-vero Camigliano, Formicola, Giano Vetusto, Liberi, Pastorano, Pietramelara, Pontelatone, Roccaro-mana. Badia, artista del MAC, ha rappresentato una veduta paesaggistica d’insieme di Rocchetta e Croce, attraverso il suo stile caratterizzato da forza coloristica, regolarità geometrica ed espres-sività astratta. Unanime il giudizio della giuria composta dal prof. Achille Renzullo dell’Università di Napoli Federico II, dall’arch. Alessandro Ciam-brone, direttore artistico del MAC, e dagli arch. Annarita Granatello e Michele Letizia. Il secondo posto è andato a Gianni Mastrantoni, il terzo a Francesco Costanzo ed il quarto a Franco Car-mine. Il Sindaco della Città, dr. Michele Scirocco, ha manifestato la sua soddisfazione per la qual-ità dei 13 artisti in gara, per la partecipazione del pubblico e per la qualità delle opere pittoriche. Si è inoltre dimostrato disponibile a patrocinare e partecipare al ricco programma di iniziative pro-grammato dal MAC, così come hanno fatto nu-merosi Sindaci della provincia di Caserta.

* Associazione ACPH, Anna Alfano, Laura Ardia,

Nicola Badia, Alfredo Borrelli, Marta Caliendo,

Vincenzo Capasso, Sara Carosone, Giuseppe Ce-

saro, Alfredo Cordoba, Luana Cotena, Valentina

D’Alterio, Evan De Vilde, Leda Di Martino, Federica

Esposito, Rosa Fabozzo, Mario Giacobone, Maria

Giannattasio, Giuseppe Gramoglia, Luigi Guarino,

Lea Innocenzi, Anna Liguori, Valentina Maisto,

Livio Marino, Luigi Marino, Rosanna Montanaro,

Gabriella Morriale, Germaine Muller, Anna Orefice,

Marika Palmese, Emanuele Papa, Federica Pierro,

Anna Pozzuoli, Alessandra Prezioso, Amalia Rai-

mondo, Enrico Servadei, Adele Trasacco.

Foto: 1, 3 : Arch. Ludovico Mascia

2 : Valentina Maisto

I SUCCESSI DEL MAC CAPUA IN PROVINCIA DI CASERTA

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Arch. Alessandro Ciambrone, MAC, direttore artistico Arch. Ludovico Mascia, MAC, design and communication

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nel territorio comunale. Tutte le opere saranno esposte lo stesso giorno all’interno del Chiostro del MAC dalle 18:30 alle 20:30. Le Giuria internazionale selezionerà le opere da inserire nel video di promozione della Città di Capua che sarà proiettato, fra l’altro, all’Expo 2015. Le opere selezionate entreranno a far parte del patrimonio del Comune di Capua e del MAC, saranno esposte nel Museo, pubbli-cate sul sito www.macapua.it e oggetto di una mostra itinerante attraverso la regione Campa-nia. Tutti i partecipanti riceveranno un ‘Certifi-cato di Amicizia’ della Città di Capua.

Info: www.macapua.it / [email protected] Arch. Ciambrone 334 9850812

di Alessandro Ciambrone - [email protected] L’immagine proposta è parte del nuovo piano di comunicazione in progetto per il

Comune di Capua (Assessorato alla Cultura) e il MAC ‘Terra di Lavoro’ (Arch. Ludovico Mascia, design and communication - [email protected])

CAPUA ALL’EXPO 2015

Il patrimonio storico, artistico, architettonico e paesaggistico della Città di Capua e il Museo di Arte Contemporanea e Cittadella dell’Arte ‘Terra di Lavoro’ saranno promossi all’Expo di Milano 2015, grazie all’impegno del Sindaco di Capua, dr. Carmine Antropoli e dell’Assessore alla Cultura, prof. Jolanda Capriglione che han-no sostenuto l’accordo di collaborazione com-merciale con Intesa San Paolo-Banco di Napoli. Tale accordo permette la promozione di Capua e degli artisti del MAC attraverso offerte pro-mozionali pubblicizzate sul sito ‘Created in Italy’ che vivrà anche nella filiale innovativa di Intesa Sanpaolo all’interno del sito espositivo di Expo Milano 2015. I turisti in possesso del coupon Expo e titolari di una qualsiasi carta emessa dal gruppo Intesa Sanpaolo potranno accedere gratuitamente al MAC con una serie di ben-efits e partecipare, come potenziali artisti, alla Cittadella virtuale del Museo. I visitatori entre-ranno in diretto contatto con gli artisti e avranno l’opportunità di relazionarsi con loro scoprendo i 30 atelier, la biblioteca e i laboratori della Cit-tadella dell’Arte. Tutti avranno così modo di di-venire ‘artisti virtuali’ del MAC. Per ogni visitatore-artista sarà creata una car-tolina personalizzata, immediatamente disponi-bile e scaricabile online sul sito del Museo nella sezione ‘La Cittadella dell’Arte’. I visitatori inoltre potranno richiedere una visita guidata gratuita allo straordinario patrimonio di Capua, una delle città più importanti, significative e belle della storia d’Italia e del Mediterraneo. Nella logica della promozione del Valore Uni-versale Eccezionale, per usare la formula Un-esco, del patrimonio della ‘Regina del Volturno’ è stato anche lanciato dall’Amministrazione, dal MAC e dal Club Unesco di Caserta un bando per un concorso internazionale d’arte dal titolo ‘Il patrimonio culturale, architettonico e paesag-gistico di Capua in chiave contemporanea’ in occasione della Giornata Mondiale Unesco della Lingua Madre. Infatti, sabato 21 febbraio 2015 dalle ore 8:30 alle ore 16:30, gli artisti parteci-panti potranno realizzare la proprie opere che rappresentino il patrimonio di Capua, en plein air

I LOVECAPUA

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20CULTURA E SOCIETA’

Per info:

www.seddiocialde.comANTONIO Cell: 393 1303640 - Tel: 0823 762950

OMAGGIO ALEA INNOCENZI

I° RADUNO AUTO E MOTO D’EPOCA A CASTEL VOLTURNOL’Assessorato Sport e Spettacolo della Città di Castel Volturno ha organizzato il I Raduno di Auto e Moto d’epoca della Città di Castel Vol-turno che si è tenuto domenica 4 gennaio 2015. L’evento è stato promosso in collaborazione con l’Associazione di Auto d’epoca ‘Antichi Sanniti’ e in partnership con la Pro Loco Vol-turnum Castri Maris, l’Associazione Castel Vol-turno nel Cuore e L’AssoCommercianti Pineta-mare. I numerosi veicoli si sono ritrovati prima nel Centro Storico per i saluti delle Autorità, la benedizione del Parroco, la lotteria di benefi-cenza e la degustazione dei prodotti tipici da parte dei numerosi cittadini e curiosi accorsi da tutta la Regione. La auto e le moto d’epoca sono state succes-sivamente condotte attraverso un giro turistico per l’antica Domitiana e hanno raggiunto il Mer-cato di Natale allestito dall’AssoCommercianti a Pinetamare. I veicoli sono infine ritornati al

Centro Storico dove l’evento si è concluso con un pranzo al Ristorante La Tortuga , con le premiazioni e la consegna degli attestati di partecipanti a tutti gli iscritti, fra canti e balli tipici della tradizione castellana e campana. La competizione era aperta ad auto, autocarri e moto di interesse storico e collezionistico in regola con il codice della strada. L’Assessore Carlo Nugnes è molto soddisfatto della riuscita dell’evento a cui hanno partecipato circa 70 auto e 10 moto, 4 auto rally dell’Officina castellana di Francesco Fascia, e molte moto americane fra i modelli più singolari ed eclettici. Tra queste Custom, Chopper and Harley-David-son. “L’evento ha superato di gran lunga le as-pettative e gli obiettivi prefissati, a dimostrazione che l’impegno costante e il lavoro serio ripagano sempre” conclude l’Assessore Nugnes.

di Alessandro Ciambrone

Lea Innocenzi è nata a Terni dove ha studiato. Al-fredo Innocenzi il padre, scultore e pittore - Ilario Ciaurro pittore e ceramista, Guido Mirimao pittore e critico d'arte, sono stati i suoi maestri.

L’opera rappresentata è stata esposta alla mostra organizzata dal Museo d'Arte Contemporanea Ter-ra di Lavoro - Capua, nel dicembre 2014 a Pineta-mare, Castel Volturno. L’opera ha riscosso grandi consensi di critica e di pubblico. La mostra speri-mentale, che ha portato gli Artisti del Museo tra la gente, ha avuto riscontri positivi. E’ certamente un’esperienza da ripetere. Nel ringraziare tutti gli Artisti presenti*, un ringrazia-mento particolare lo devo all’Artista Lea Innocenzi

da Terni che per anni ha vissuto sul Litorale Domitio e che ci ha inviato delle opere per l’esposizione. Una delle quali, quella in fotografia, ha fatto mol-to discutere i visitatori e, in modo particolare, gli studenti presenti. Un opera di figurativo moderno, caratterizzata da una piacevole maestria di colori. Rami di spine su cui donne piangenti e disper-ate rappresentano la ‘vita’: la disperazione per le guerre, il femminicidio, gli olocausti passati e pre-senti, il "dolore". Tematiche attuali e irrisolte. E’ un opera che ha fatto discutere, emoziona e lascia una traccia, come solo un’autentica opera d'arte riesce a fare. Grazie di cuore per aver partecipato.

Arch. Alessandro Ciambrone, direttore artistico

*Associazione ACPH – Anna Alfano - Laura Ardia - Nicola Badia - Alfredo Borrelli- Marta Caliendo - Vincenzo Capasso – Sara Carosone – Giuseppe Cesaro - Alfredo Cordoba- Luana Cotena– Valen-tina D'Alterio - Evan De Vilde - Leda Di Martino - Federica Esposito- Rosa Fabozzo - Mario Giaco-bone – Maria Giannattasio - Giuseppe Gramoglia - Luigi Guarino- Lea Innocenzi - Anna Liguori - Val-entina Maisto - Livio Marino – Luigi Marino - Rosan-na Montanaro - Gabriella Morriale - Germaine Mul-ler – Anna Orefice - Marika Palmese - Emanuele Papa - Federica Pierro - Anna Pozzuoli - Alessan-dra Prezioso- Amalia Raimondo - Enrico Servadei – Adele Trasacco

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21EVENTI

Per info:

www.seddiocialde.comANTONIO Cell: 393 1303640 - Tel: 0823 762950

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22ESCLUSIVA

Dopo circa due anni di commissariamento, lo scorso 26 Ottobre lo Stato ha restituito ai cit-tadini di San Cirpiano D'Aversa il diritto a sceg-liersi la propria classe amministrativa. La tornata elettorale è stata caratterizzata dall'assenza di partiti, con quattro liste civiche a sostegno di al-trettanti candidati alla carica di primo cittadino. Con il 35,63% dei consensi Vincenzo Caterino, commercialista di 49 anni, esponente della soci-età civile, da anni socio dello storico “CLUB 85”, sale sullo scranno più alto. A circa due mesi dal suo insediamento lo abbiamo incontrato per con-oscere i punti salienti della sua agenda politica.Dottor Caterino, lo scorso 3 febbraio l'ex sin-daco Pdl di San Cipriano d'Aversa, Enrico Martinelli, è stato condannato a sei anni di reclusione con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il comune, sciolto per infiltrazione, esce da due anni di com-missariamento. A San Cipriano D'Aversa è ancora un tabù parlare di lotta alla camorra? In che modo cercherete di garantire maggiore trasparenza? «Uno dei motivi per i quali ab-biamo riscosso maggiori preferenze è stato pro-prio perchè il nostro cavallo di battaglia è stata la trasparenza e la legalità. Io non ho scelto di candidarmi sindaco, ma sono stato scelto pro-prio in quanto persona nuova che dava garanzie di massima trasparenza. Intendo la legalità non come un slogan ma come un modo di agire in concreto. Trasparenza chiaramente per noi sig-nifica coinvolgere i giovani e tenerli costante-mente informati sulla vita amministrativa che si realizza, cercando di attuare una democrazia partecipata.Saremo sempre pronti a dialogare con chiunque, sfatando il tabù che la politica sia di altri, la politica invece appartiene a tutti. Per-chè sono convinto che dove vi è chiusura, dove si chiudono le porte ai cittadini proprio lì si annida il malaffare». Ho letto in una recente intervista che lei par-lava di voler fare un inventario di tutti i beni confiscati alla criminalità organizzata per riu-tilizzarli per fini sociali. A che punto siete? «Abbiamo già posto in essere un'azione sig-nificativa provvedendo a trasferire il Comando dei Vigili Urbani da un immobile preso in loca-zione ad un immobile confiscato alla camorra. In questo momento stiamo ultimando i lavori e per Gennaio massimo sarà trasferito. Adesso stiamo procedendo ad un inventario, credo più

SAN CIPRIANO D'AVERSA: una nuova pagina con il Sindaco Caterino

o meno che gli immobili siano nell'ordine di 10 o 15 unità. Il vero problema di tali strutture è che ci pervengono in condizioni da non poter essere subito utilizzati, in quanto privi di un certificato di staticità o di agibilità. Le faccio un esempio, il co-mune aveva stipulato un protocollo d'intesa per l'utilizzo di un immobile di proprietà di Bardellino , ma da un perizia realizzata da un tecnico, un professore dell'università di ingegneria di Napoli, risultò che il bene era instabile, quindi vi era il rischio che crollasse, e per poter renderlo statico bisognava spendere oltre un milione di euro. In altre parole si fa prima ad abbatterlo e ricostruirlo da capo». Casal di Principe e San Cirpriano D'Aversa sono due comuni che provengono da un commissariamento, ed è possibile rilevare dei percorsi amministrativi simili. Esistono tra questi comuni presupposti per collaborare? «Certamente. Le dico che innanzi tutto i tre co-muni facenti parte dell'antica Albanova, Casale, San Cipriano D'Aversa e Casapesenna, hanno collaborato molte volte per varie tematiche. Pensi solo questa settimana ci siamo incontrati due o tre volte per confrontraci su alcune inzia-tive come "luci di speranza" . Con il sindaco di Casale invece siamo stati a Roma a far visita al Ministro Lanzetta. In quell'occasione, inoltre, avendo viaggiato insieme in auto, abbiamo par-lato della possibilità di creare un'unione dei Co-muni per alcuni servizi, i rifiuti, l'informatizzazione dell'anagrafe, quindi si è pensato di realizzare dei progetti insieme. Questo si rende necessa-rio oggi più di prima, perchè si tratta di problemi comuni. Oggi non può più esserci divisione che tenga, tutti siamo per la legalità e per imboccare un nuovo percorso da fare rispetto al passato, e quindi con queste premesse ci si intende in maniera agevole». Un pò di tempo fa qui a San Cipriano è scop-piato lo scandalo delle carte d'identità, ad-dirittura sembrava che circa il 75 % di quelle emesse non fosse regolare. Il problema è sta-to risolto? «Il problema in parte è tato risolto, ma molto altro si sta facendo per una risoluzione de-finitiva. Uno dei primi atti di questa amministrazi-one è stato confermare in questa ambito gli orga-ni sovraordinati nominati dalla Prefettura durante il Commissariamento, perchè volevamo che si continuasse il lavoro già intrapreso per risolvere il problema. Abbiamo avuto dal Ministero anche la

disponibilità ad inviare personale qualificato che ci ausili all'informatizzazione degli uffici, e ciò perchè sembrerebbe che il problema non con-sistesse tanto nella falsità dei documenti emessi quanto in una mancata corrispondenza tra il cartaceo e gli archivi informatici dell'anagrafe». Nel suo programma si parlava di affrontare il dissesto finanziario cercando forme di part-nerariato pubblico e privato. A che punto è la situazione? «Appena ci siamo insediati, per far fronte ad alcune necessità di personale ci siamo rivolti ad associazioni del territorio, nonchè per altre esigenze abbiamo usufruito di sponsoriz-zazioni fatte dai commercianti. Stiamo inoltre compiendo tutti gli sforzi per reperire fondi di natura regionale e comunitaria, e alcuni fondi ab-biamo ottenuto il finanziamento di un parcheggio sotterraneo con sopra un piazzetta per 3 milioni di euro. Stiamo cercando anche di ottenere fondi ad hoc per ristrutturare la rete idrica e le strade. Chiaramente dobbiamo ristrutturare completa-mente la riscossione dei tributi, perchè è in sca-denza il contratto con Equitalia. La società non ha fatto un buon lavoro, imponendo aggi altissi-mi, non consententendoci un recupero sostanzi-ale e non favorendo l'umanizzazione del rapporto con il contribuente. Noi non vogliamo più società private che badino solo al profitto». Mi risulta difatti che qui a San Cipriano i contribuenti, anche non residenti, paghino una tassa per i rifiuti molto elevata. Da cosa dipende? «Forse uno dei problemi è da individu-are nell'angrafe tributaria, perchè se a pagare è soltanto il 30-40% della popolazione è ovvio che qualcosa non funziona. Quindi il principio sareb-be pagare tutti per pagare meno. Per quanto riguarda i non residenti, come dicevo prima bi-sogna insistere per umanizzare il rapporto con il contribuente, perche se già paga in un altro comune e qui non produce rifiuti, non dovrebbe pagare bollette così alte. In tal senso sarebbe opportuno che la società di riscossione si doti di uno sportello in loco con proprio personale che deve dare spiegazioni ai cittadini, i quali devono comprendere cosa pagano e quanto pagano». Nel programma politico amministrativo si parla del concetto di SMART CITY. Che sign-fica? «Significa puntare sulle nuove tecnologie. Dobbiamo far sì che il cittadino con una carta di credito prepagata possa, per esempio, andarsi a fare un certificato in carta semplice tramite dei totem informatici che eroghino servizi ai cittadini. Oggi non è più pensabile fare file agli sportelli spiegando il problema al dipendente. Con Casal di Principe stiamo puntando su un progetto comune proprio su questa tematica, ovvero l'informatizzazione degli uffici comunali. Si tratta ovviamente di progetti che verranno realizzati nel medio lungo termine». Per la giunta avete scelto tutti membri interni all'amministrazione, o tecnici esterni? «Tutti interni, assolutamente. Tanta era la ca-pacità delle persone che erano candidate nella mia lista, che sarebbe stato mortificante andare a cercare professionalità all'esterno. Anche per-chè noi qui abbiamo bisogno non di tecnici ma di buoni politici, di persone che facciano bene il proprio lavoro e che si impegnino per il loro paese».

di Fabio Russo

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ARTE & CULTURA

Lello Traisci è un cantautore del genere popolare partenopeo, peraltro autore e promotore di impor-tanti progetti culturali anche sul litorale Domitio. L’abbiamo incontrato per saperne di più:Lello, come potrebbe presentarsi e definirsi ai nostri lettori?«Potrei definirmi un cantautore del genere popo-lare partenopeo che fa ricerche storiche e antropo-logiche che ispirano poi a comporre nuovi brani. Il mio brano più conosciuto ed eseguito da vari ar-tisti è “A Tammurriata de Tasse”. Ho collaborato con diversi artisti come Marcello Colasurdo, Grag-naniello e Ciccio Merolla».

"Na storia vera" è una canzone che riflette un’anima popolare sensibile e impegnata su temi sociali e il video rievoca atmosfere del passato e il brigantaggio. Perché queste scelte? Qual è il filo conduttore e il messaggio che vuol fare arrivare al pubblico?«Cerco di raccontare la nostra storia, la storia di un Sud troppo spesso abbandonato e non valoriz-zato né sostenuto da chi avrebbe potuto e dovuto farlo. Il mio proposito è far conoscere la grande

“’NA STORIA VERA”: IL CANTAUTORE POPOLARE LELLO TRAISCI RACCONTA LA SUA ARTE E IL SUO IMPEGNO PER VALORIZZARE LA CULTURA PARTENOPEA

PASQUALE FERRO: SCRITTORE PER CASO E NARRATORE DI VITA VISSUTA

tradizione culturale e artistica delle nostre terre, valorizzarla, far riflettere su temi sociali non ade-guatamente considerati. Il video fa da prefazione ai prossimi lavori che sto elaborando in studio e che saranno pubblicati quest’anno, uno dei quali tratterà tematiche storico-popolari dell’Agro Aver-sano con “Tammurriata a San Castrese” e “A Tam-murriata do Volturno».

Ci parla del suo operato a livello sociale? Come riesce a coniugare la sua arte con questi pro-getti?«Ci riesco sempre attraverso la musica e grazie alla musica. Sono il tutor di un importantissimo proget-to di musico-terapia organizzato dal UEPE (Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna) e dal Ministero della Giustizia in collaborazione con la Coopera-tiva Città Irene di Capua: tale progetto ha lo scopo di reinserire i detenuti alle pene alternative in un nuovo contesto sociale. Ho impartito loro nozioni di antropologia musicale, di cultura popolare ed ho insegnato a costruire gli strumenti musicali ritmici della tradizione popolare partenopea, come Tricc-abballacche, Putipù, scetavajasse, castagnette… Questo progetto si chiama ‘LaborArte’, laboratorio di idee, ed è stato svolto da me a Castel Volturno presso il Centro Miriam Makeba. Inoltre da 15 anni ho creato una realtà artistico-culturale a Destra Volturno. Sono felice di quello che sono riuscito a fare per la cultura di questa terra e il mio proposito è continuare su questa strada».

Ci complimentiamo con il cantautore con la promessa di tornare a intervistarlo quando uscirà ufficialmente il suo prossimo lavoro, che, come ci anticipa, riserverà delle belle sorprese.

di Valeria Vitale

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Lo scrittore Pasquale Ferro da questo primo mese del 2015 collaborerà con Informare, attra-verso i suoi testi che toccano delicati argomenti come omosessualità, emarginazione, pedofilia. Lo incontro dopo aver letto tutto d’un fiato due suoi libri: la sua scrittura è profondamente per-sonale, autentica, si capisce che le sue parole vengono dal cuore. Uno scrittore che debutta con il romanzo auto-biografico "Gli odori dei miei ricordi" nel 2000, che ha ricevuto svariati riconoscimenti in questi anni anche all’estero con la pubblicazione di in romanzo in lingua russa nel 2013, e la cui formazione non proviene dai banchi di un liceo, ma dalla vita. Una vita non facile che testimonia la capacità di sapersi riscattare dopo tanti momenti difficili. Qui di seguito una breve intervista, come prelu-dio alla sua collaborazione:Pasquale, da quanto tempo scrive? Qual è stato il suo percorso in questo senso?«La prima cosa che ho scritto è stata un testo teatrale, circa 30 anni fa. Poi scrissi la mia bio-grafia, come una sorta di diario. La prima casa editrice la trovai grazie alla mia partecipazione al ‘Maurizio Costanzo Show’: da lì, mi convinsi di poter scrivere davvero. Da altri miei libri sono state tratte diverse commedie teatrali».A proposito di teatro, lei ha fatto anche l’attore. Ci può dire com’è andata?«Come per la scrittura è successo per caso, alla fine degli anni ’70. Presi parte ad uno spettacolo teatrale alternativo-sperimentale la cui tematica era l’omosessualità, ed ebbe critiche positive. Mi esibii anche al Goethe Institute e al Teatro San Carluccio. Attualmente ho messo però da parte il teatro per la scrittura».Lei tratta tematiche forti e delicate al tempo stesso: qual è il messaggio che si augura di far arrivare attraverso i suoi scritti?«Mi auguro che si parli di più di queste temat-iche, soprattutto di pedofilia: si deve fare molta attenzione ai bambini, e più se ne parla meglio è. Inoltre trovo importante combattere per i diritti civili degli omosessuali, per una tutela legale che

sia diritto di tutti. Le mie storie sono sempre tratte da racconti veri, oltre che dalla mia personale esperienza. Tutto ciò che ho fatto, l’ho costruito da solo, con le mie mani». di Valeria Vitale

*Dal prossimo numero pubbli-cheremo dei suoi interventi in esclusiva

(La redazione)

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24RIVIERA DOMITIA

Abbiamo scelto Gino Pellegrino come impren-ditore del LTD 2014, che ha iniziato ad agire con degli investimenti mirati e innovativi, creando il primo museo dedicato al cane, il FooF… solo andando a visitarlo ci si rende conto del livello e della bellezza di questa struttura, positiva sia sotto l’aspetto culturale che formativo. Incontri-amo nella nostra sede di Pinetamare, l’architetto Gino Pellegrino formatosi come manager alla Bocconi di Milano, ma che ha voluto fortemente restare ed investire nella sua terra. Allora, come nasce questa idea del Museo del cane nelle campagne di Mondragone e da dove iniziata questa avventura? «Il museo nasce dall’evoluzione del rifugio per cani randagi, l’idea era di sensibilizzare la vera cultura cinofila però è stata anche una scommessa perchè questa struttura stava sul Litorale Domitio, e su questo territorio, secondo noi, la condizione rimane principalmente turisti-ca, quindi l’idea di creare il museo per arricchire l’offerta sul litorale, perché chi viene al mare gli capita anche la giornata che dedica allo svago e quindi il museo poteva essere una delle of-

ferte turistiche. In realtà, all’inizio è stata un po’ una scommessa, oggi possiamo dire che è una scommessa vinta, perché nel 2014 i riscon-tri numerici sono positivi: abbiamo avuto oltre 35.000 visitatori di cui 18.000 bambini di scu-ole, poi tanti i riconoscimenti: dall’associazione Musei italiani istituzionali, alla federazione Club Unesco, ancora un altro premio da Trip Advisor.Per quest’anno abbiamo nuovi obiettivi ed am-bizioni, nel 2015 andremo ad attrarre anche vis-ite scolastiche fuori regione».Ha trovato difficoltà in termini burocratici da parte delle amministrazioni ?«Il museo nasce in un’area agricola in una struttura che era già adibita al pubblico. Pertan-to abbiamo dovuto trasformare solo gli spazi, da spazi dedicati alle attività veterinarie e ambula-toria in spazi museali. È evidente che ci troviamo davanti a percorsi nuovi. ma da parte della pub-blica amministrazione c’è stata massima dis-ponibilità a trovare soluzioni. Abbiamo chiesto anche alla regione Campania il riconoscimento ufficiale come museo di valenza regionale e ab-

Gino Pellegrino: IMPRENDITORE DELL'ANNO

biamo avuto un primo esito positivo, ci augu-riamo che nel 2015 venga riconosciuto il museo Foof».Cosa consiglia a coloro che acquistano un cane, visto le notizie che giungono di cani di razza importati dall’estero illegalmente, qual è il pericolo principale per chi acquista un cane del genere, cosa si potrebbe fare per bloccare tutto questo?«Il cane non è un regalo che può essere fatto come tanti altri regali, ma deve essere una scelta responsabile, molte volte il cane viene confuso come un giocattolo. L’allevamento nasce anche per contrastare la vendita di cuccioli che proven-go dall’estero . Purtroppo nel 90% dei casi i cani venduti nei negozi sono importati, e quasi sem-pre sono prematuri, prima dei 60gg: non viene concluso il ciclo vaccinale e i cani devono subire un viaggio lunghissimo e nella maggior parte dei casi, vengono venduti a privati e possono avere dei problemi (cimurro e gastroenterite), oltre a danneggiate la salute del cane che a volte può arrivare alla morte e anche un danno econom-ico- effettivo. Noi incentiviamo l’allevamento di cani italiani, che grazie a veterinari italiani i cani non vengono ceduti prematuramente e tra i nostri cani allevati abbiamo un record: nessuno è morto prematuramente. Inoltre eseguiamo un percorso educativo nei confronti di chi adotta». Cosa si sente di consigliare con la sua vi-sione ed esperienza per abbattere il randag-ismo che da noi nel comune di Castelvolturno ha 300 cani in un canile e paga la bellezza di 200MILA euro all’anno solo per mantenerli?«Il primo problema riguarda l’abbandono, l’altro aspetto è quello della microcippatura. I cani che vengono da allevamento e da rifugi sono tutti microcippati, quelli che vengono da canali illeciti non sono rintracciabili ed alimentano la nascita di nuovi cani in maniera incontrollata ed alimen-tano il randagismo. Un aspetto importante è pro-prio la sterilizzazione, ma è compito delle ASL. L’aspetto più importante è quello delle adozioni e da lì che nasce anche il museo: l’idea è quella di un rifugio, perché le persone non sono por-tate ad andare in un canile per adottare, ed è

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oggi affermo con convinzione una cosa: sono di Parete(CE) e già quando tre anni fa è nata l’opportunità di investire a Mondragone le pre-occupazioni erano tante, perché mentre a Parete eravamo relativamente tranquilli, in quanto mio padre insieme ad altri imprenditori negli anni 90 era tra quelli che ha costituito la prima asso-ciazione anti-racket della Campania, e dopo le prime battaglie iniziali siamo stati relativamente

tranquilli, andare ad investire in altri territori era una preoccupazione grande. Sia a Mondragone, sia a Castel Volturno non ho avuto richieste di nessun genere, pertanto se dovessi consigliare a delle persone di investire su questi territori lo consiglierei tranquillamente. Il territorio oggi of-

25RIVIERA DOMITIA

impensabile che anche dei bambini di una scu-ola vadano a visitare un canile. Con quest’ idea del museo, solo nel 2014, sono stati adottati 150 cani perché le adozioni si hanno dove le persone vedono i cani, si affezionano e li adottano».L’anno scorso, Lei è entrato, come gestore, nella struttura dell’ex Hippokampos, a Castel Volturno, ed in questa rinnovata realtà (Eco Parco) è nato il Plana Resort, una struttura al-berghiera innovativa e all’avanguardia, quali sono i primi risultati e qual è l’analisi gener-ale?«A 10min dal Foof si è presentata questa op-portunità di investimento che è l’ex Hippokam-pos, in una struttura principalmente alberghiera ma anche un eco-parco, che sfortunatamente era chiuso, dopo una mia prima contrarietà a quell’investimento, comunque abbiamo deciso di prendere in gestione la struttura. Noi abbia-mo aperto il 28 marzo, il nostro punto di forza è stato quello di creare uno staff, dalla cucina alla reception, di persone valide che ci ha con-sentito di avere ottime recensioni sia di agenzie tour operator e sia dai clienti. Stiamo puntando molto anche il mercato nord europeo, riteniamo di aver fatto un ottimo lavoro anche a livello di investimenti e alcuni riscontri già ci sono stati con la chiusura di pacchetti vacanze a tedeschi e russi».Quanti posti di lavoro stabili ha portato al ter-ritorio questa iniziativa ?Abbiamo 27 persone assunte in maniera stabile, che diventano 50 nel periodo estivo, i lavoratori assunti sono tutti della zona.Cosa si sente di dire ai nostri giovani? A coloro che emigrano, agli investitori es-terni, che hanno paura solo a sentire parlare del nostro territorio e di ciò che di nega-tivo viene tramesso dai media (spesso in modo inverosimile e falso), principalmente in termini di camorra. Lei ha avuto difficoltà, pressioni esterne, anche per l’importanza dell’investimento fatto? Si sente di parlarne? «Penso che ci sono grosse opportunità in ques-to territorio, è dal nord che dovrebbero emigrare su questo territorio, perché il grosso delle op-portunità sta qui, un territorio che è stato domi-nato negli ultimi 10 anni dalla camorra ma oggi però è un territorio tutto da esplorare perché mentre in questi anni la camorra ci ha asfissiato,

fre tanto basta solo saper cogliere le opportu-nità». Non posso terminare senza chiederle delle considerazioni politiche, senza entrare nel merito localistico o specifico, ma un parere di interessa il parere di un giovane e vincente imprenditore, di quanto possa incidere la po-litica e la buona politica sullo sviluppo gen-erale?«La politica può incidere tanto. È evidente che se la politica non si attiva, chi ha voglia di fare andrà avanti a prescindere, ed è evidente che la politica determina le sorti del territorio. Quando vedo che la politica non ha il coraggio di volare in alto e invece si accontenta di volare in basso, mi rammarico molto è evidente che bisogna mettere sul tavolo e ragionare su dee forti. Bisogna mettere e nominare negli enti strumen-tali persone inattaccabili e professionalmente preparate. Trasparenza e merito questa è la ri-cetta vincente. Quando si pensa unicamente al proprio tornaconto, al riscontro elettorale delle prossime regionali e non al futuro delle prossime generazioni, questo è un modo di fare politica che rovina il nostro territorio, ed è lo stesso che esisteva già 10 o 20 anni fa. Sotto quest’aspetto non si sta facendo molto, e ahimè anche gli im-prenditori che hanno il coraggio di investire sul territorio, quando vedono che la classe politica cade negli errori del passato accontentandosi di un piccolo ritorno in termini di gestione del potere e di consensi, evitando di immaginare il territorio della prossima generazione. Se io da imprenditore cerco di immaginare quali siano gli sviluppi di un territorio nei prossimi decenni devo cercare di anticipare altri imprenditori e mi aspetto che il politico affianchi gli imprenditori e i cittadini avendo la stessa lungimiranza, nel cercare, valorizzare e trovare nuove strade di sviluppo senza perdere tempo nella gestione del sotto potere.Oggi in tutte le forze politiche, vedo la maggio-ranza di loro a racimolare voti per le prossime elezioni, e non vedo alcun ragionamento in ter-mini di prospettiva programmatica e realistica, che diano anche speranza ai cittadini del terri-torio».

di Tommaso Morlando e Salvatore Deodato

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26ESCLUSIVA

L’Assessore all’Urbanistica, al Demanio e all’Ambiente del Comune di Castel Volturno, Fla-vio Mongirulli risponde in modo fermo ed esaus-tivo alle domande poste da Informare.Assessore, sono tanti i temi del suo Asses-sorato di cui i cittadini desiderano essere in-formati, prima fra tutti la questione del PUC( piano regolatore). A che punto si è arrivati? Come si sta procedendo?«Al momento del nostro insediamento ovvia-mente non c’era il PUC (Piano Urbanistico Co-munale): dopo vari incontri con la Provincia, la decisione è stata quella di cercare, dove possi-bile, e sempre in un’ottica di legalità e trasparen-za, di salvaguardare l’operato del progettista Fernando De Blasio, ma sopperendo alle tante sue carenze, come ad esempio tutta la parte di analisi del territorio, effettuando innanzitutto la VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Redi-gere un nuovo piano avrebbe dei tempi lunghi e non possiamo permettercelo. L’idea è quella di redigere un piano a ‘volumi zero’, lasciando i lotti di completamento, ricalcolando le aree perequative e recuperando una parte di patri-monio immobiliare che già esiste: si pensi a Baia Verde, a Destra Volturno, dove ci sono volumi (una miriade di seconde case) che potrebbero essere riutilizzati, e da qui nascerebbe anche un percorso di riqualificazione di quelle aree».Dove non c’è un piano regolatore, diventa dif-ficoltoso tutelare il territorio anche da realtà produttivo-aziendali importanti dal punto di vista dello sviluppo socio-economico ma po-tenzialmente dannose per l’ambiente: avete in tal senso un codice, una procedura-guida?«Un vero e proprio codice non c’è, ma nel mo-mento in cui arriva una richiesta per un impianto produttivo che possa essere inquinante, si veri-fica scrupolosamente tutto il progetto, e tutte le pratiche, che passano al vaglio dei vari enti. C’è attenzione massima all’ambiente, il nostro prop-osito è difendere il territorio non bloccandone l’economia, e cercare di approvare in tempi brevi il PUC».Passiamo alla questione spiagge: poco tem-po fa si è assistito al sequestro di 75 lidi bal-neari sul litorale, per mancata rimozione di

Grande successo per l’evento CAMPANIA ALTO PREGIO Smart Small Expò, alla sua prima edizione, svoltosi nei giorni 3, 4 e 5 gen-naio a Sarno, una cittadina ricca di bellezze naturali – ambientali (monti e piccoli parchi, sorgenti d’acqua e non per ultimo il suo fiume) ma anche dotata di un rilevante patrimonio cul-turale, archeologico, architettonico e artistico. L’Expo si è basato sulle eccellenze della Valle del Sarno valorizzando il comparto agroalimen-tare e gastronomico con le sue produzioni or-tive DOP e di alta qualità come il pomodoro San Marzano, il Cipollotto Nocerino, il pomodorino di Corbara, la Zucca dalla sua forma allun-gata tradizionale dell’area nocerino-sarnese. Prodotti locali le cui proprietà benefiche sono state ampiamente divulgate nell’incontro avve-nuto con la Nuova Scuola Medica Salernitana e l’Associazione Medica M. Levi Bianchini. Come ben si è capito la salute si serve a tavola. Un Expo dedicato alle eccellenze del territorio della Valle del Sarno, della provincia di Salerno ma in senso più ampio della Campania. Un luogo dove esporre i propri prodotti di alta qualità, dove mostrare il valore della propria opera, un’opportunità di partecipazione e con-

L'ASS. FLAVIO MONGIRULLI:

LIBEREREMO IL MARE

CAMPANIA ALTO PREGIO

attrezzature che dovevano invece per legge essere rimosse subito dopo la fine della sta-gione estiva. Cosa si prevede per la futura gestione di questo importantissimo settore?«Abbiamo un progetto per il quale questa situ-azione non dovrà più ripetersi: per andare incon-tro alle esigenze dei titolari degli stabilimenti e dei cittadini, è stato redatto un nuovo piano per le aree demaniali, che è già al vaglio delle Com-missioni. A differenza della Circolare 120, che prevedeva appunto l’abbellimento dei lidi con strutture rimovibili, questo nuovo regolamento prevede nuove strutture prefabbricate, che una volta realizzate, avranno la validità di 5 anni, du-rante i quali quindi non ci sarà bisogno di ulterio-ri autorizzazioni. Sarà data in concessione l’area con la struttura, generando un nuovo introito ed

eliminando una serie di lungaggini burocratiche per 5 anni. Tutto ciò sarà convalidato dalla Com-missione Beni Ambientali, dopodiché saranno indicate le tipologie di struttura che potranno es-sere realizzate. Inoltre, le reti che adesso impe-discono l’accesso ad ogni punto della spiaggia di Pinetamare verranno presto rimosse, come detto anche in campagna elettorale, e l’area de-maniale di fronte al Lido Delfini, verrà recintata a spese del Comune che sta trovando i fondi per farlo. Ribadisco la linea di condotta del Sindaco Russo e di tutti noi amministratori: combattere-mo ogni illegalità, ogni abuso, e staremo sempre accanto a cittadini e imprenditori seri, che as-sumano persone del territorio, e che investano realmente e costruttivamente su di esso».

di Valeria Vitale

divisione per l’evoluzione del sistema produt-tivo – turistico - culturale nonché l’occasione d’incontrare nuovi buyers, anche stranieri, amanti del vero Made in Italy. Non è più solo cibo ma informazione, comunicazione, market-ing, tracciabilità e sicurezza, questi sono gli el-ementi della Food Economy Globale. L’ospitalità del popolo sarnese, il calore, la cordialità ed il senso civico sono stati l’ingrediente principale che ha donato il benvenuto a tutti i visitatori. Numerosi gli ospiti di eccezione che hanno re-galato momenti di curiosità e approfondimento all’evento come la presenza dell’attore Franc-esco Paolantoni che ha omaggiato l’evento nella sua nuova veste d’artista con l’esposizione di alcune sue opere a tema “elaborazioni alimen-tari” dove la materia prima è il pane che diventa tassello per comporre i mosaici più svariati. Non sono mancati talk show, dimostrazioni, show cooking e degustazioni aperte al pubblico.

di Rossella Bicco

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27TEATRO & CULTURA

Lo scorso 28 Dicembre, prima di inaugurare il nuovo anno , si è svolta presso la Chiesa dell’Annunziata al centro storico di Castel Vol-turno, un’importante presentazione. Un evento capace di coinvolgere gran parte della cittadinanza, ma anche appassionati di storia e tradizioni del territorio. Stiamo parlan-do della presentazione del Calendario 2015 del comune di Castel Volturno intitolato “I giorni di… Castel Volturno”. Il calendario in ques-tione non è uno come tanti, come ad esempio quelli che gentilmente ci vengono offerti dalle aziende locali ogni fine anno in segno di grati-tudine, ma stiamo parlando di un vero e proprio viaggio nel passato: difatti, sfogliando tutti i mesi dell’anno, possiamo trovare immagini raffiguranti i principali avvenimenti storici che si sono susseguiti nel corso degli anni lungo tutto il litorale e principalmente in zona centro storico e Bagnara, un vero e proprio tuffo nel passato. Il relatore della serata è stato Alfonso Caprio, consigliere comunale, il quale ha dato spiegazioni e delucidazioni in merito alle foto pubblicate e il preciso momento storico in cui sono state scattate. Gli abitanti del posto avranno sicuramente apprezzato i contenuti del calendario e non nascondo di aver intra-visto in alcuni di loro una certa vena nostalgica nel rivedere immagini di parenti lontani o l’uso di antiche tradizioni ancora presenti all’interno del territorio. La presentazione è stata accompagnata da uno spettacolo musicale intitolato “Le Stagioni”. L’evento è stato ideato e diretto da Francesco Di Napoli ,che è stato in grado di unire gli animi dei presenti attraverso il magico connubio di voci e strumenti. Protagonisti dello spettacolo Silvia Morrone e Gaetano Tebaldi (voci), Franc-esco Noviello (fisarmonica),Giuseppe Traettino (pianoforte) e Rosario Lembo (chitarra).L’Intera manifestazione e lo stesso calendario sono stati resi possibili grazie all’aiuto di nu-merose aziende del territorio che sono sempre presenti in ogni occasione dando un contributo concreto all’intera cittadinanza.

di Vincenzo Lo Cascio

Lo scorso mese, in un gremito CineTeatro Bristol di Pinetamare, è andata in scena la di-vertente commedia in due atti dell’attore na-poletano Paolo Caiazzo (anche nel cast della trasmissione “Made In Sud”), dal titolo “Tonino Cardamone giovane in pensione”, rappresen-tata magistralmente dalla compagnia teatrale “Tra Palco e Realtà”. Informare ha incontrato il regista dello spettacolo Giuseppe Mazzone, e l’attore protagonista Lello Perna:Come nasce l’idea di portare questa com-media al teatro Bristol? E come nasce la compagnia “Tra Palco e Realtà”?G. Mazzone: «La compagnia si compone qua-si per intero di persone della zona: portare lo spettacolo al Bristol era naturale. Il nostro in-tento è far divertire la gente e di questi tempi ci auguriamo di raggiungere questo risultato. Portare in scena Paolo Caiazzo è ormai una garanzia con la popolarità ottenuta a ‘Made In Sud’».L. Perna: «La compagnia in origine aveva un al-tro nome: un annetto fa c’è stata una scissione, e le compagnie sono diventate 2. Questa è la prima rappresentazione per ques-ta nuova squadra, ma tutti noi abbiamo fatto precedenti esperienze con la prima. Ci tengo a ringraziare l’Associazione ARCA che ci permette di usufruire di un suo spazio per provare».E’ la sua prima esperienza come regista? Rappresentate la versione originale della commedia di Caiazzo?G. Mazzone: «Si, è la prima volta che dirigo e organizzo una commedia. E’ un debutto ma ci diamo tutti una mano, anche perché come compagnia siamo collaudati, abbiamo un bel po’ di esperienza. Riguardo la versione della commedia che portiamo in scena, si tratta della versione televisiva di Caiazzo, non di quella teatrale, in cui non ci sono 2 personaggi che invece nell’altra, e quindi nella nostra, ci sono».

“TONINO CARDAMONE GIOVANE IN PENSIONE”

Un viaggio nel pas-sato. Presentato il Calendario 2015 di Castel Volturno

Progetti futuri? Avete in programma altri spettacoli?L. Perna: «Vorremmo proporre questa comme-dia la prossima estate, quando agli abitanti del litorale si aggiungono tanti villeggianti. Qui a Castel Volturno abbiamo 2 piazze che dovrebbero essere valorizzate e utilizzate più spesso per fare spettacolo: Piazza delle Feste e Piazza Castello. In qualsiasi occasione possa presentarsi, saremo lieti di esibirci. Siamo un’associazione socio-culturale che in questo territorio riesce a proporre teatro a bassi costi, anche a persone che magari non hanno possibilità di confrontarsi altrimenti con il mondo del teatro, e siamo sempre aperti a tutti, nonché molto contenti se arriveranno altre persone a far parte della compagnia».

Ringraziamo Giuseppe Mazzone e Lello Perna e dopo aver visto la commedia ci complimen-tiamo con loro e con tutta la compagnia, che pur essendo amatoriale, propone uno spetta-colo bello, curato e che centra l’obiettivo: di-vertire il pubblico e regalargli 2 ore di spensi-erato buonumore.

di Valeria Vitale

La commedia di Paolo Caiazzo portata in scena al Bristol dalla compagnia teatrale “Tra Palco e Realtà”

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Il 2015 è iniziato all’insegna delle buone noti-zie. L’assessore e Vice Sindaco di Castel Vol-turno Rosalba Scafuro ha intrapreso una forte collaborazione con la Lega Pro-animale della Dott.ssa Fritz, che ha attivato un progetto che prevede la sterilizzazione di 60 cani padronali, con l’intento di diminuire il problema del rand-agismo. L’assessore Scafuro ha dimostrato di tenere molto a questo progetto ed ha già otte-nuto l’adesione di molti, tra cittadini, volontari e associazioni, compresa Officina Volturno.Noi di Informare abbiamo raccolto le sue dichi-arazioni su questa iniziativa e sulla campagna di adozione dei cani da lei attivata…Come nasce la collaborazione con la Dott.ssa Fritz?«Il Comune di Castel Volturno si occupa di circa trecento cani ospitati in un canile locale, per il quale viene stanziato un consistente importo ogni anno (circa € 200 MILA ndr) e nonostante la presenza di questa struttura, abbiamo un vasto numero di cani randagi, il che significa non solo una forte proliferazione, ma anche un territorio meno sicuro per i cittadini. Trovandoci in ques-ta situazione che abbiamo deciso di chiedere aiuto alla Dott.ssa Fritz che, rappresenta una presenza intelligente e professionale sul terri-torio di Castel Volturno, si è resa disponibile a sterilizzare e microchippare gratuitamente quei cani abbandonati che venissero adottati dalle persone. A questo si è aggiunta la sua proposta di sterilizzare 60 cani padronali gratuitamente, per abbassare il numero di nascite. Questo, ovviamente rappresenta un sistema di controllo sul territorio». Il problema del randagismo è molto svilup-pato nelle nostre zone. Avendo sposato la campagna della Dott.ssa Fritz, anche lei è dell’idea che la sterilizzazione sia il rimedio più giusto per diminuire questo fenomeno?«Abbiamo convenuto con lei su questo rimedio; siamo convinti che nel giro di due o tre anni con una campagna forte di sterilizzazione questo fenomeno del randagismo possa diminuire notevolmente. A questo bisogna aggiungere il fatto che i cani randagi si trovano in numero el-evato laddove ci sono rifiuti da andare a spaz-zolare. Nonostante il Comune di Castel Volturno abbia iniziato la raccolta differenziata, c’è an-cora un grosso lavoro da fare. Con la collaborazione dei cittadini si può avere

28RIVIERA DOMITIA (Castel Volturno)

un territorio pulito e nello stesso tempo più sicu-ro». Non sarebbe più opportuno sensibiliz-zare i cittadini contro l’abbandono dei cani?«Chi abbandona un cane danneggia sia il ter-ritorio che l’animale stesso. Come assessore competente proporrò alla maggioranza una campagna di adozione, che prevede per i cit-tadini di Castel Volturno un abbattimento dei costi delle tasse comunali anche di un importo di duecento euro l’anno, ciò significa che un cit-tadino che andrà a risparmiare duecento euro sulla spazzatura piuttosto che sulle tasse della casa si sentirà invogliato ad adottare un cane. Questi cani li abbiamo già inseriti sul sito e pros-simamente inizieremo anche questa campagna di adozione».Quando partirà ufficialmente questa Cam-pagna?«I tempi non saranno lunghi, anche perché questo impegno non è stato preso solo da me come Assessore ma dall’intera Maggioranza e in primis dal nostro Sindaco, quindi, la porter-emo senz’altro avanti! Una cosa che chiediamo in generale ai cittadini ma che abbiamo chiesto anche al vostro giornale e all’Associazione Of-ficina Volturno è sicuramente la divulgazione di queste notizie e soprattutto gruppi di volon-tari impegnati nelle adozioni. E’ necessaria una forte collaborazione!».Non è nemmeno cominciato il nuovo anno e già abbiamo appreso una bellissima notizia. Quali sono gli altri progetti o iniziative che riguarderanno il 2015?«Ci sono tanti progetti...fortunatamente siamo un gruppo molto coeso con tanta voglia di fare. Ci siamo resi conto che i problemi sono tantis-simi, abbiamo iniziato una scommessa forte come quella della raccolta differenziata, ma occorre una maggiore vicinanza dei cittadini al Municipio che sviluppino il senso di appart-enenza a questo territorio. Tra le tante iniziative che porteremo avanti vi è sicuramente una forte lotta alla povertà attraverso la distribuzione di pacchi alimentari una volta al mese alle persone bisognose».Cosa si aspetta dal 2015?«Mi auguro che questa amministrazione possa creare possibilità di lavoro, spero che per luglio la raccolta differenziata diventi una realtà, che Castel Volturno possa essere una meta per le vacanze soprattutto per coloro che possiedono la seconda casa, se partisse anche il Porto e ri-uscissimo ad attivare anche il Piano Regolatore, che per tanti anni non si è mai riusciti a portare al termine, potremmo dire che questa amminis-trazione, che qualcuno ha definito “dilettante”, è riuscita in un’impresa che altri anche più potenti hanno provato a fare ma non ci sono riusciti, evidentemente gli interessi erano altri. Il nostro intento è quello di migliorare questa città, se dovessimo riuscirci potremmo dire di aver vinto una grande battaglia!».

di Ada Marcella Panettafoto di Valentina Panetta

Nel mese di dicembre si è svolta, come ogni anno, la festa natalizia a Villa Mary, casa al-bergo per anziani ubicata a Castel Volturno alla via Domitiana. Numerosi i partecipanti, tra cui si segnala la dott.ssa Rosa Scafuro, vice-sindaco del comune di Castel Volturno, la quale ha vo-luto rendere omaggio e sostegno a tutti gli ospiti della struttura ricettiva facendo sentire la sua vicinanza e quella delle istituzione. La festa si è svolta tra animazione, canti e balli a cui hanno partecipato non solo gli ospiti ma anche i loro familiari. Poi gli anziani hanno pre-parato e recitato poesie natalizie e per chiudere hanno recitato una piccola parte della comme-dia di De Filippo "Natale in Casa Cupiello", ed infine una bella tombolata con premi e brindisi finale. Tutto questo è stato possibile anche gra-zie alla preparazione del personale operante in struttura e al sostegno dell'equipe profession-ale composta dall'assistente sociale dott.ssa Caterina dell'Aversana e dalla psicologa dott.ssa Maria Pia Raimondi e non per ultimi i titolari dalla struttura, la Famiglia Pezzera, che si sono resi disponibili per regalare questo prezioso mo-mento di convivialità ai loro ospiti.

di Fabio Russo

SCAFURO-FRITZ: ATTIVATO UN PROGETTO DI STERILIZZAZIONE DI 60 CANI ATTORI

PER UN GIORNO

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Il problema del randagismo in Italia, e più in particolare al sud, è sempre più diffuso. Quante volte ci capita di vedere cani e gatti per strada nel corso di una giornata? Quante volte ci troviamo difronte a condizioni davvero orribili? Quante volte ci siamo chiesti come questo prob-lema possa essere risolto? Eppure nel 2014 ci troviamo ancora di fronte a questo fenomeno spiacevole che non ci rende per niente orgoglio-si, anzi… e purtroppo l’artefice resta sempre e solo l’uomo! I nostri amici a quattro zampe mer-itano sicuramente un destino diverso dai pericoli e dalle insidie che offre la strada. Senza consid-erare che un cane morto in strada può essere molto pericoloso anche per la sicurezza pubbli-ca. A proposito di questo problema, passi avanti sono stati fatti dalla Lega Pro Animale di Castel Volturno. Vediamo di cosa si occupa…

La Lega Pro Animale fu fondata nel 1986 dalla Dott.ssa Dorothea Friz, una veterinaria tedesca laureata alla Facoltà di Medicina e Veterinaria di Monaco, che nel 1983, dopo essere arrivata in Italia e in particolare a Napoli, si rese subito conto delle pessime condizioni in cui si trova-vano i canili e dei disagi che vivevano tanti cani e gatti. Da allora si dedicò a trovare soluzioni per la sovrappopolazione di cani e gatti randagi. Per permettere alla Dottoressa di poter eserci-tare il suo lavoro, il Comune di Castel Volturno comprò un terreno dove poi fu creato il Cen-tro di Sterilizzazione per cani e gatti. Nel corso del tempo la Lega Pro Animale ha sottoposto

COME COMBATTERE IL PROBLEMA DEL RANDAGISMO? LA DOTT.SSA FRIZ RISPONDE!

all’intervento di sterilizzazione oltre 50.000 ani-mali tra cani e gatti. L’obiettivo primario dell’ As-sociazione prevede che ogni cane e ogni gatto abbia un padrone che lo curi, che non ci sia più il fenomeno dell’abbandono e del randagismo e che mai più cani e gatti vivano in canili o gattili. Inoltre, il centro offre: la castrazione per cani e gatti, tutti i servizi di una clinica veterinaria pri-vata e pensione per cani e gatti. Nel 2001 la Dott.ssa Friz costruì la Fondazione Mondo Animale, ritenendo opportuno che si dovesse incrementare la consapevolezza e il rispetto nei confronti degli animali domestici, anche attraverso l’educazione e la formazione. Proprio per questo, il centro offre formazione per studenti e veterinari, oltre a interventi di in-formazione per i bambini all’interno delle scu-ole, con lo scopo di diffondere consapevolezza verso i bisogni dei cani e dei gatti, compresa l’importanza (non secondaria) della castrazione. L’Associazione, inoltre, viene sponsorizzata da grandi Organizzazioni Protezionistiche come la Deutscher Tierschutzbund E.V. Bonn/Ger-mania, l’ AISPA (Anglo-Italian Society for the Protection of Animals) e l’HSI (Humane Society International) in Inghilterra. Noi di Informare ab-biamo intervistato la Dott.ssa Friz per saperne di più… Quando e come nasce la Lega Pro Animale?«La Lega Pro Animale è stata fondata nell’anno 1986, da brava tedesca sono caduta dalle nuv-ole perché non avevo mai visto, prima di arrivare in Italia, un cane randagio in vita mia». Questo del randagismo è un problema che riguarda solo il sud Italia o è diffuso anche al nord?«Al nord è più diffuso l’accalappiamento quindi non ci sono molti cani randagi per strada ma i canili sono pienissimi. Sicuramente al nord il servizio pubblico è più efficiente!».Ci sono stati dei cambiamenti da quando è stata fondata l’Associazione?«Si, sicuramente! Quando negli anni 90 si par-lava di sterilizzazione dei gatti e dei cani la mag-gior parte delle persone era contraria…ho rice-vuto anche delle minacce di morte per queste mie idee “rivoluzionarie” in un certo senso… Oggi, invece, abbiamo centinaia di richieste per la sterilizzazione! E sicuramente il numero di cucciolate trovate per strada è diminuito!».Perché è importante la sterilizzazione dei cani e dei gatti?«E’ importante per contenere le nascite! Nel caso del gatto, ad esempio, fa quattro cucci-olate l’anno e si tratta di una media di sette gat-tini ogni volta…facendo un calcolo provvisorio si tratta di circa ventotto gattini l’anno partoriti da una sola gatta. Non è possibile! L’unica soluzi-one è la sterilizzazione perché non ci sono altri metodi anticoncezionali! La stessa cosa vale per il cane…in questo caso si tratta di due cuccio-late l’anno e delle volte ci è capitato di trovare cucciolate costituite da diciassette cagnolini!

RIVIERA DOMITIA (Castel Volturno, Mondragone, Lago Patria, Licola, Varcaturo)

a cura di: Ada Marcella Panetta

Che fine fanno questi poveri cuccioli?! Il più delle volte vengono abbandonati!».Secondo lei come si può combattere l’abbandono di questi cuccioli?«Con la prevenzione come facciamo noi uomini, importante per contenere le nascite! Oggi la sterilizzazione chirurgica è l’unico metodo dis-ponibile senza problemi collaterali!».Attualmente l’Associazione quanti cani e gat-ti ospita?«Noi non ne ospitiamo tanti perché non è questo il nostro lavoro, noi facciamo maggiormente pre-venzione. Oltre ad una ventina di cani e ad una ventina di gatti abbiamo anche quattro bufali… Il nostro lavoro, però, non è quello di ospitare questi animali ma di evitare, un indomani, che vengano abbandonati altri cani perché se arriva-no in dei canili convenzionati dai comuni è sicuro che non ne escono più!».Queste iniziative che lei promuove hanno ricevuto sostegno da parte delle Istituzioni?«Fino al 2003 con l’ex Sindaco di Castel Volturno Mario Luise avevamo cominciato una collabo-razione molto stretta… in quel periodo abbiamo aiutato circa quattro mila cani randagi… abbia-mo, così, dimezzato il numero dei cani randagi sul territorio da 450 a 200! Poi hanno aperto un canile e non hanno voluto più i nostri servizi, più o meno gratis, e il territorio si è riempito nuo-vamente di randagi. Adesso, con il nuovo Sin-daco stiamo cercando insieme una soluzione a questo problema!». La Lega Pro Animale inoltre offre dei servizi per coloro che trovano un cane randagio. Può ricordarcelo?«Per tutti coloro che trovano per strada un cane che hanno voglia di tenere, noi offriamo la steri-lizzazione e il microchip gratuito».Cosa si aspetta per il futuro dell’Associazione?«Io spero che con il mio lavoro un giorno ogni cane e ogni gatto possa avere un suo padrone e che i canili e i gattili siano solo dei posti tem-porali e non un posto dove cani e gatti devono vivere per sempre! Questo è il mio obiettivo che spero di raggiungerlo prima della mia morte! Siamo sulla buona strada perché molte persone hanno riconosciuto l’importanza della steriliz-zazione! I cittadini vanno sensibilizzati su queste problematiche».Chi vuole donare per aiutare a raggiungere l’obiettivo:

Conto corrente postale - Banco Posta

LEGA PRO ANIMALE: 109 738 16

Codice IBAN: IT81 Q076 0114 9000 0001 0973 816Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX

Si può donare anche online tramite paypal visitando il sito: www.legaproanimale.com

foto di Valentina Panetta

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sano sperare che, oltre a queste feste, l’anno che verrà porti via anche la crisi economica e doni loro meno difficoltà e più fortuna.

di Ada Marcella Panettafoto di Valentina Panetta

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I dati in Italia parlano chiaro: artigiani, com-mercianti, liberi professionisti sono quelli che soffrono maggiormente per la crisi economica, che colpisce tutto il Paese e soprattutto il Sud. La crisi si è fatta sentire anche a Mondragone e ad essa si è aggiunto, tra le altre cose, il mal-contento nei confronti di tasse sempre più alte e di una sempre maggiore lontananza da parte delle istituzioni, che rappresentano il più delle volte i principali ostacoli ad alternative e inizia-tive - come i saldi natalizi - messe in campo per sopravvivere alle grinfie della crisi. Anche il 2014 è stato un anno difficile e problem-atico da questo punto di vista e noi di Informare abbiamo voluto inaugurare questo nuovo anno dando voce ad alcuni negozianti di Mondrag-one: abbiamo chiesto loro un bilancio comples-sivo della loro attività commerciale, dei risultati ottenuti nel 2014 e delle speranze e aspettative per il nuovo anno.

Libreria Pacifico: «I risultati del 2014 sono stati abbastanza positivi, abbiamo notato un segno di ripresa e nuove fonti di guadagno, sebbene dobbiamo fare i conti con la concorrenza dei cinesi. Siamo andati incontro alle esigenze dei cittadini e nei limiti del possibile di abbassare i prezzi! Per il 2015 ci aspettiamo una diminuzione dei tributi locali e una rinegoziazione dei canoni di locazione».L’Ortolano: «Un anno abbastanza negativo, ma cerchiamo di non abbatterci e di andare avanti, nonostante la crisi economica nel periodo natal-izio abbiamo avuto un riscontro positivo. Spero che il 2015 vada meglio rispetto al 2014 e mi auguro che nessuna attività commerciale chiuda perché non ce la fa a sostenere le spese».L’Ottica Rossi, dal 1984: «Tutto sommato il 2014 è stato un anno positivo per la nostra attiv-ità. Non si tratta tanto di crisi economica, spesso sono gli stessi commercianti che non offrono oltre il dovuto e non propongono nuovi stimoli alla clientela. Per il 2015 ci aspettiamo una mag-giore organizzazione sugli orari di chiusura e un’ organizzazione maggiore di categorie da parte delle Istituzioni».Gioielleria Tifranco: «Un anno negativo e sof-ferente! I nostri prodotti sono un bene di rifugio e quindi la crisi economica si fa maggiormente sentire nel nostro campo piuttosto che in altri. Per il 2015 ci aspettiamo una maggiore vicinan-za da parte delle Istituzioni e ci auguriamo che si possa trovare un’alternativa a questa crisi so-prattutto per quanto riguarda il destino dei nostri giovani».Pasticceria Lisita: «A causa della crisi non ci sono grandi differenze con gli anni passati; per quanto riguarda il periodo natalizio in confronto agli altri anni abbiamo avuto una buona vendita sui dolci. Per il 2015 ci aspettiamo meno tasse da parte dello Stato Italiano!».Si dice che l’Epifania tutte le feste porti via…Chissà se i nostri cittadini mondragonesi pos-

ANNO NUOVO PER I COMMERCIANTI MONDRAGONESI: BILANCI E PROSPETTIVE!

RIVIERA DOMITIA (Castel Volturno, Mondragone, Lago Patria, Licola, Varcaturo)

IMMIGRATI AL SERVIZIO DELLA SENESI

Dopo il primo tirocinio presso la Senesi Spa, i 12 immigrati vincitori del bando sono pronti. Ebbene si! Saranno proprio loro ad informare cittadini e connazionali sul corretto processo che riguarda la raccolta differenziata nel co-mune di Castel Volturno. Lo scopo principale del progetto è quello di sensibilizzare e informare gli immigrati, appart-enenti ormai al territorio da anni, sui metodi e le corrette procedure che riguardano il processo di smaltimento rifiuti e la raccolta differenziata. Prima di passare alla fase esecutiva del proget-to, gli immigrati hanno frequentato un tirocinio formativo attivato dalla Senesi. I tirocinanti, in-fatti, hanno collaborato fianco a fianco per un periodo di tre mesi con i lavoratori della Senesi per comunicare e distribuire materiale divulga-tivo in lingua inglese e francese facendo par-ticolare attenzione ai vari idiomi che compon-gono la maggior parte dei popoli provenienti da quasi ogni parte del mondo. Il tutto per spiegare nei dettagli le modalità di svolgimento della rac-colta differenziata e i “perché” sulle scelte di adoperare tali sistemi. Gli immigrati sono per lo più rifugiati politici e vittime dello sfruttamento sul lavoro e grazie a questo progetto gli è stato offerto un contratto di lavoro della durata di tre mesi dalla Senesi con fondi messi a dispo-sizione dalla Fondazione per il Sud, per il pro-getto "Da Rosarno in poi…", con il solo scopo di incentivare le comunità di immigrati che risiedono sul territorio castellano ad una mag-giore collaborazione nella delicata questione dello smaltimento dei rifiuti.Ricordiamo che tale progetto è stato support-ato senza alcun tipo di sostegno economico da parte del comune di Castel Volturno. Inoltre, con la partecipazione del Centro Sociale Ex-Canapifico e la Caritas diocesana di Caserta, il progetto è stato ideato principalmente per cer-care di superare la distanza con le comunità di immigrati che vivono sul territorio, che rappre-sentano ancora parte del territorio nascosta al mondo. È inutile nascondere che in un comune in grandi difficoltà economiche come quello castellano, avere la possibilità di usufruire di 24 mani in più fa più che comodo, special-mente se si collabora con la consapevolezza di partecipare ad un progetto di sensibilizzazione ambientale e di rendere il paese in cui si vive più pulito. La giunta comunale tiene molto alla raccolta differenziata e spera di riuscire per la prossima estate, grazie anche alla collaborazi-one dei 12 immigrati, ad avere una città pulita e pronta per il turismo.

di Vincenzo Lo Cascio

Libreria Pacifico

L'Ortolano

l'Ottica Rossi

Gioielleria Tifranco

Pasticceria Lisita

PARTE IL PROGETTO

“ROSARNO E POI…”

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Siamo alla fine del primo semestre della sua amministrazione e con l’inizio del nuovo anno, si può fare un resoconto del lavoro svolto? “L’attività svolta nei primi sei mesi di governo dell’ente. Periodo ovviamente troppo breve per annunciare grandi risultati ma, a mio avviso, già in grado di segnare la differenza di gestione dell’ente rispetto agli ultimi anni. Nonostante un territorio molto difficile ed incon-trollabile, partiamo da un presupposto favorev-ole: quando, senza i soliti compromessi elettorali e politici, abbiamo deciso di creare un “gruppo” di potenziali amministratori, finalmente capaci e attrezzati culturalmente per affrontare una sfida che non ha uguali nel territorio nazionale. La scelta di scegliere gli assessori prima del voto è stata vincente e lungimirante: la squad-ra di governo, composta dal sottoscritto e dai cinque assessori, è compatta, efficiente e in grado di prendere le decisioni con autorevolez-za per il bene della collettività, seguendo le linee fissate del programma e del buon senso.” Tutto ciò rappresenta la grande speranza che nutrono i cittadini in questo progetto di governo del paese deriva appunto dalla consapevolezza che finalmente c’è un gruppo coeso di giovani amministratori che possono finalmente delin-eare un nuovo percorso in grado di cambiare, in meglio, le sorti della città di Castel Volturno. Consapevolezza diffusasi anche tra gli impiegati del comune che hanno mostrato fin dai primi giorni grande entusiasmo e riacquistato quella serenità che avevano perso per i vari condizion-amenti imprenditoriali e camorristici che hanno caratterizzato le scelte dei precedenti amminis-tratori. La capacità di aver diffuso tra i cittadini una nuova speranza di rinascita è ad oggi il prin-cipale, ed il più importante, dei risultati raggiunti da questa amministrazione.”

Questa è la sintesi politica, potrebbe farci anche una sintesi delle attività svolte?«Questa amministrazione si è insediata il 26 gi-ugno 2014. La prima cosa che ha dovuto fare, soprattutto nella persona del Sindaco, è stata

RIVIERA DOMITIA (Castel Volturno, Mondragone, Lago Patria, Licola, Varcaturo)

CASTEL VOLTURNORELAZIONE PROGRAMMATICA

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una ricognizione delle attività ancora da com-pletare ereditate dalla Commissione Straordi-naria e una verifica delle problematiche più im-minenti. Dopo pochi giorni, infatti, vi erano già alcuni provvedimenti da adottare: la proroga del servizio idrico integrato alla Multiutility e la pro-roga delle posizioni organizzative dei dipendenti ai vertici degli uffici, entrambe con scadenza 30 giugno 2004. Fin dai primi giorni si è compreso, e non vi era-no dubbi, che la gestione commissariale è stata fallimentare. Le attività più importanti, come appunto la soluzione alla gestione del servizio idrico integrato o la rimodulazione del Piano Ur-banistico Comunale, in tre anni di amministrazi-one commissariale, non erano state nemmeno messe sul tavolo, lasciando all’amministrazione appena insediata l’onere di decidere, in fretta, su questioni delicatissime e intricatissime. La Commissione Straordinaria ha agito esclusi-vamente nell’ordinario confermando che la leg-ge sullo scioglimento dei comuni va completa-mente rivista e riformulata. I commissari, infatti, hanno agito con grossa prudenza e spesso con grande superficialità. Emblematica, ad esem-pio, l’incapacità di assunzione dei tre vigili dopo un concorso espletato nel 2011 o l’immobilismo sulla differenziazione dei rifiuti in cui, strategica-mente, hanno deciso di non raccogliere i rifiuti abbandonati nei terreni per evitare, in questo modo, di abbassare la percentuale di differ-enziata. Ancora più condannabile è la non ap-provazione del bilancio 2014 che ha limitato ad un dodicesimo le spese nei singoli capitoli.Prossimi all’estate, con le presenze più che rad-doppiate dei cittadini, la criticità più grande è stata quella del servizio ecologia: l’abbandono enorme di rifiuti in ogni terreno, soprattutto in-gombranti, e un servizio di raccolta incapace, con i mezzi e personale a disposizione, di sos-tenere una presenza così massiccia di cittadini, hanno creato un disservizio su tutto il territorio e un paese sporco dal punto di vista ambientale e urbano. Siamo riusciti, comunque, ad evitare situazioni di emergenza sanitaria grazie alla concessione di un secondo turno di scarico allo

STIR di Santa Maria Capua Vetere e interventi urgenti in alcuni siti. Altra criticità, anch’essa tipica del periodo es-tivo, è legata alla disponibilità della risorsa id-rica, ovvero la carenza di acqua in alcune zone del territorio, soprattutto nella località “Seponi” dove siamo comunque riusciti, attraverso di-verse riparazioni della condotta, nonché con le autobotti dei Vigili del Fuoco, a garantire la risorsa idrica in ogni abitazione. La verifica degli atti, comunque, è un lavoro che non finisce mai: continuamente, in un co-mune dove il cartaceo domina sul telematico, spuntano documenti che spesso rendono ogni provvedimento urgente. E’ propria l’urgenza la caratteristica tipica di ogni provvedimento che l’amministrazione deve emettere. E’ mancata, soprattutto nel settore delle manutenzioni delle opere pubbliche (vedi scuola, strade, illumina-zione, impianti fognari, ecc.) una programmazi-one degli interventi manutentivi, sicché in molti casi si è intervenuti sempre con la somma ur-genza.

La verifica della situazione finanziaria ha mostra-to le solite criticità, cioè la parziale riscossione dei tributi locali con percentuali elevatissime di evasione e una massa passiva del dissesto pari a 56 milioni di euro! I limiti imposti dal dissesto e dal patto di stabil-ità impediscono assunzioni (il comune è sotto organico di oltre ottanta unità) , accensione di mutui e l’erogazione di servizi al cittadino come il trasporto scolastico degli alunni della scuola dell’obbligo».

Ringrazio Il sindaco Russo per la disponibilità, ci ripromettiamo di continuare quanto prima quest’aggiornamento e ampliando il discorso.

di Emanuele Russo, Marco Pennino, Salvatore Deodato e Daniele Marasca

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a cura di: Ada Marcella Panetta32

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33SPECIALI

E’ così giunge alla XIII edizione “Incontro in Be-tlemme”, il tradizionale presepe vivente di Cimitile, che dall’Associazione Amici del Presepe Vivente con il patrocinio del Comune di Cimitile e della Provincia di Napoli è stato allestito all’interno del complesso basilicale paleocristiano sabato 26 dicembre e domenica 27 in nome di una tradizione ormai secolare. Suggestive sono state non solo le scene poste in essere dagli interpreti ma anche il luogo in cui tutto ha visto la luce, non a caso fra i numerosi monumenti del primo Cristianesimo, il complesso basilicale di Cimitile è celebre già dall'antichità cristiana e medievale per le sue ba-siliche, erette nel IV secolo e rifatte nel V, e per il complesso di costruzioni che servivano come ricovero dei pellegrini e di coloro che si votavano alla vita cenobitica. Questo complesso, di almeno tredici edifici fra chiese e resti di basiliche, tombe, edicole e ne-cropoli, decorati in più parti con mosaici ed affre-schi, ancora oggi, è senza dubbio uno dei più af-fascinanti esempi dell'arte paleocristiana europea in quanto testimonia filmicamente il passaggio dal tardo impero al medioevo, dal paganesimo al cristi-anesimo. La storia dell'intero organismo, senz'altro fra i più importanti complessi architettonici della cristianità, comincia nel III - II secolo a.C. quando i Romani realizzarono una grande necropoli pagana al di fuori della mura di Nola diventando così luogo di incontro e di culto dei Cristiani di Nola e dell'Agro Nolano e ad oggi le catacombe di Cimitile sono sedi di incontri sociali, scambi e premi culturali. Alla rappresentazione presepiale hanno preso parte oltre 250 figuranti che in costume d'epoca hanno riproposto la Natività, gli antichi mestieri ed assaggi di sapori e vino locale il cui ricavato verrà devolto all’A.M.A.M.I., Associazione Mariana per l’assistenza Malati d’Italia. Quella svoltasi a Cimitile è stata una iniziativa volta a far vivere l’atmosfera della nascita del Salvatore all’interno dei luoghi che furono la vera culla della cristianità, in un percorso che si snoda tra le straordinarie bellezze architet-

toniche di epoca paleocristiana, visitate nel 1992 anche dall’allora Papa Giovanni Paolo II. «Il coin-volgimento di tante persone - dichiara Pasquale Sommese Assessore della Regione Campania al Turismo, ai Beni Culturali, alle Risorse Umane e agli Enti locali - impegnate a riprodurre gli ambienti dell’epoca, rappresenta una ulteriore opportunità per le migliaia di visitatori che si recano ogni anno alla manifestazione, per ammirare lo storico comp-lesso archeologico di Cimitile». Tra i vicoli in cui le scene si sono susseguite un’altra iniziativa lodevole è stata messa in rilievo, ovvero la mostra dell'Associazione La Piccola Co-meta "Il Natale di Alessia" con i disegni e il libro "Il Cantico delle Creature" realizzati dall’artista baianese Alessia Bellofatto, scomparsa a soli 16 anni per una rara patologia e il cui ricavato sarà devoluto all’U.O. di Neurochirurgia dell’istituto Gi-annina Gaslina di Genova per sostenere il progetto di ricerca del sistema nervoso centrale. Numerosi infine sono stati i visitatori che hanno voluto omag-giare con la loro presenza una manifestazione che ormai da tredici anni è il fiore all’occhiello della cit-tadina campana fieri di diffondere, con l’impegno di tutti, la cultura e la tradizione storica del presepe simbolo da sempre del sacro messaggio cristiano.

di Martina Giugliano

"Nutrirsi di bellezza per non morire di rifiuti" questo lo slogan di un progetto ma anche lo spir-ito di una comunità pronta a rinnovare le proprie piazze all'insegna della salvaguardia ambientale e dell'arte. Si tratta dell'iniziativa Luci di Sper-anza, ideata dal giovane artista di San Cipriano Giovanni Pirozzi. Dall'8 dicembre al 6 gennaio sono comparse, infatti, bellissime installazioni in plastica nelle piazze di Casal di Principe, Casa-pesenna e San Cipriano. Sculture di ogni tipo, molte delle quali a tema natalizio: renne, pinguini, alberi e presepi giganteschi. Il tutto costruito con bottiglie riciclate e realizzato in un magistrale lab-oratorio di lavoro, effettuato all'interno dei beni confiscati alla camorra, che ha convogliato tutte le associazione delle zone interessate.Abbiamo incontrato l'ideatore e il curatore artis-tico del concept Luci di Speranza.Qual è stato il tuo percorso artistico che ti ha portato a concepire un progetto di queste di-mensioni? «Nasco come musicista, aggregandomi ad un gruppo in cui io ero la voce e in cui suonavo la chitarra. Il gruppo si chiamava Ilary disdegno che vuol dire "disdegno felice". Da questo percorso ne sono nati altri. Iniziai a realizzare video musicali per la mia band, scrivevo le nostre canzoni,poi pensammo di fare una demo come presentazi-one del nostro album. Quella fu l'occasione in cui per la prima volta mi approcciai alla scultura: si trattava di una foresta realizzata in ferro. Da lì in poi ho cominciato il mio percorso artistico figurativo, nonché quello come regista dal mo-mento che cominciai a realizzare cortometraggi e documentari». Come mai hai deciso di caricare la tua arte del valore sociale?«L'interesse per il sociale l'ho avuto pratica-mente da sempre, da quando stavo con i ragazzi dell’azione cattolica ed anche nei miei documen-tari affrontavo problematiche relative alla droga, all'ambiente, ai giovani. Successivamente ho la-vorato presso diverse case famiglia e lo stare a contatto con soggetti svantaggiati mi ha formato molto sia come artista che come uomo. Con loro ho realizzato laboratori di agricoltura e, presso l'asl, ho partecipato a laboratori di faleg-nameria. Penso che il lavoro sociale sia impor-tante sia quando lo si fa per soggetti svantaggia-ti, sia per un'intera comunità». Qual è stato il grado di responsabilità che hai provato nel lavorare in un progetto così am-bizioso che richiedeva tante braccia e tanto materiale?«Il grado di responsabilità c'è stato però devo dire che fin dal primo momento in cui ho propos-to alle associazioni la mia idea ho messo in chiaro che senza di loro la cosa non sarebbe andata in porto, l'intento è quello di rendere tutti protago-nisti e ideatori senza cercare di impadronirmi dell'iniziativa». Come è stato organizzato il percorso avviato con le associazioni che hanno contribuito?«Venendo dalla recente esperienza

CIMITILE: Il presepe vivente, scene sugges-tive in nome della cultura e della tradizione

GIOVANNI PIROZZI E LUCI DI SPERANZA: <<Il risveglio di un popolo che genera bellezza>>

(Castel Volturno, Mondragone, Lago Patria, Licola, Varcaturo)

dell'installazione dei manichini, la quale mi forti-ficava come artista, ho chiesto innanzi tutto alle associazioni di creare insieme la pianta di Luci di Speranza chiedendo loro come avrebbero vo-luto allestire le proprie piazze e i propri quartieri. Questo perché desideravo che ogni associazione sentisse sua l'idea».Quali sono i progetti futuri? «L'idea è quella di crescere come associazione e di trasferire questo concept del riciclo artistico nelle scuole, dato che l'aspetto educativo è uno degl'assi portanti dell'iniziativa. Già durante i lab-oratori per Luci di Speranza sono state coinvolte le scuole e con i ragazzi abbiamo avviato dei per-corsi formativi basati sul riutilizzo del rifiuto perché riteniamo che solo dalla conoscenza delle prob-lematiche possano scaturire i veri cambiamenti».

Come ha reagito la cittadinanza? «Fin dal primo momento è stata un sfida ma, a parte quei pochi atti vandalici che pure ci sono stati, la cittadinanza ha dimostrato di saper rispet-tare il bene comune e proteggere la bellezza della propria terra». di Filomena Diana

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34TURISMO

Quando gli italiani decidono di viaggiare, scel-gono spesso le soluzioni più “comode” e anche le più convenzionali. Ci si riversa nelle grandi capitali che vantano bacini di storia e cultura immensi, luoghi incantati e affascinanti attrazi-oni alle quali non ci si può sottrarre. L’esplorazione del mondo non deve però limitarsi alle “solite” mete poiché esistono in-numerevoli località, lontane dagli stereotipi di vacanza abituale, dove è possibile coniugare il relax con l’intrattenimento movimentato della notte, dividersi la giornata tra caccia e una bella discesa su un manto innevato di qualche mon-tagna, scoprire città che sono sede di ritrova-mento di alcuni dei più antichi artefatti metallur-gici, religiosi e culturali al mondo e sorseggiare cockatails in riva ad un mare che divide due continenti, su spiagge che vantano strane leg-gende. Stiamo parlando dell’Europa dell’Est, in particolar modo del fascino latente della Bul-garia, vecchia monarchia dal cuore italiano.Il Paese vanta 9 siti dichiarati patrimo-nio dell'umanità dall'UNESCO e, all’interno dell’Unione Europea, si piazza al secondo

IL FASCINO DELL'EST EUROPA

La Bulgaria

posto (dopo la Spagna) per numero (16) di ris-erve della biosfera UNESCO (qualifica interna-zionale per la conservazione e la protezione dell'ambiente). Il volto umano del Paese è stato segnato da forti periodi di crisi economica che hanno costretto la popolazione ad una massic-cia emigrazione, la quale ha fatto registrare al Paese la più bassa crescita demografica del mondo sin dal 1950. Tuttavia, lo Stato, negli ultimi 20 anni, si è mos-so al meglio per una ripresa economica che si sta concretamente realizzando tuttora.Il turismo è senza dubbio un campo sul quale il governo centrale punta moltissimo, riscuo-tendo risultati positivi in termini di introiti e visitatori. La forza della Bulgaria, a differenza di molti altri Paesi dell’Est Europa, è la capac-ità di offrire ogni tipo di servizio e risorsa per tutte le età. Si può godere della bellezza storica del monumento alla libertà di Shipka, simbolo dell’indipendenza bulgara conquistata contro l’impero ottomano, del Monastero di Rila, del-la Cattedrale di Aleksandr Nevskij, del Cava-liere di Madara, della Chiesa di Boyana e di

innumerevoli monumenti, frutto di una Storia passata di lì. Non da meno è il fascino di città come quella di Sofia, Nessebar, Sozopol, Ka-varna, Albena, Veliko Tornovo, Varna e Ruse, chiamata "la piccola Venezia" perchè bagnata dal fiume Danubio, il secondo corso d'acqua più lungo del continente e il più lungo fiume navigabile dell'Unione Europea. Il Paese, bagnato dal Mar Nero, gode di un litorale che ricorda quello della Florida negli Stati Uniti. Le spiagge offrono uno spettacolo mozzafiato, tra aria frizzante di montagna che le antecedono e acqua cristallina del mare che le bagna. Djuni, Sunny Beach, Golden Sands, Santo Vlas, Golden Fish e Santi Costantino ed Elena di Varna sono alcune tra le spiagge più belle e suggestive che il Paese può vantare e che sono meta estiva di tantissimi turisti. Insomma, la Bulgaria si presta a chiunque abbia fame di cultura, voglia di conoscenza e senso del piacere all’insegna del divertimento, e pure della trasgressione.

di Fabio CorsaroMirka Kostova

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TURISMO

Della voce di Pino Daniele ne hai bisogno quando avverti la necessità di ritrovare la pace in questo mondo instabile. Ed è per questo che faticheremo a smettere di piangerlo. È per questo che ne avre-mo ancora bisogno per tanto, o forse per sempre. Dolcezza e nostalgia, speranza e verità, la po-esia del napoletano mescolata alla concretezza dell’inglese: è la scuola di chi è stato allievo e maestro di se stesso, unico nel suo genere, icona di una città stropicciata da tante piaghe ma con l’«addore e mare» che ti inebria i sensi e non ti lascia più andar via. Pino Daniele ha raccontato Napoli nelle sue più ampie sfaccettature, celando dietro una gentile melodia le necessità e le ango-sce di una terra da sempre contraddittoria e mai compresa. Ma con che occhi Pino guarderebbe, attraver-so le forme sublimi assunte con lui dalla nos-tra lingua (e non è l’italiano), un’“entità” con la quale i napoletani hanno un rapporto viscerale: il Napoli!? Si sa, la storia sportiva e culturale di questa città ce l’hanno insegnato: il calcio qui è emancipazione sociale, motivo di redenzione, orgoglio e sofferenza. Tra il Napoli e i napole-tani c’è un sentimentalismo ingenuo e passion-ale, «un amore senza fine… in questo mondo». E le difficoltà esistono, come in qualsiasi storia d’amore, ma bisogna avere la pazienza e aspet-tare «che chiove, l'acqua te 'nfonne e va. Tanto l'aria s'adda cagna'».

Di esperienze il Napoli ne ha vissute tante, “top-pandosi” il cuore con lo scudetto, alzando al cielo Coppe e sprofondando pure negli abissi più bui, quelli degli anni in cui i play-off per salire in B erano l’obiettivo della stagione, dove il fallimento di una squadra poteva comportare la caduta dal panorama dal calcio italiano di una grande pi-azza come Napoli. Eppure, anche nei momenti di timida rinascita, i tifosi c’erano, più di prima, con l’orgoglio nel DNA, per sostenere sempre quella maglia azzurra e «amarsi ancora, ma senza tempo». A Napoli si vive tanto di ricordi, belli ov-viamente: quelli di Diego, ad esempio. Maradona è un dono di pazzia e sentimento ad una città che vive di queste emozioni. È l’uomo che ha cam-biato la vita a molti che l’hanno vissuto e che oggi vivono di nostalgia: «Ma io e te ci incontriamo nel-la mente e nessuno ci sente. Ci vuol talento per chiamarlo amore, se chiudi gli occhi ti scoppia il cuore». La squadra ed il suo popolo non hanno mai smesso di amarsi, «nonostante tutto, amarsi ancora se piango se rido amarsi ancora ai confini del mondo». E il Napoli di oggi? Le soddisfazioni non mancano, come spesso la rabbia e la per-petua sofferenza. Ormai conviviamo con questi sentimenti. La squadra ha grandi qualità ma se capita che incappa in qualche errore di troppo, non si lascia abbattere perchè «si se 'ntosta 'a nervatura metto tutti 'nfaccia 'o muro. Je so' paz-zo, je so' pazzo».

«E allora sì che vale 'a pena e vivere e suffrì». E c’è gente che affida la propria gioia al tempo d’attesa che li divide dal momento di una partita, capaci di pensare «che male c’è, che c’è di male, se la mia vita ti appartiene ed è normale». A Napoli il calcio è liberazione d’ogni paura, esigenza di sentire i brividi sulla pelle e avvertire gonfio il cuore e un “forza Napoli” è capace di scuoterti tutto. Infondo, «a volte basta una parola per stare bene a metà, fra l'emozione e la paura d'amarsi in questa eternità».Napoli e il Napoli sono astrazione e verità, prosa e poesia, forme e sostanza di uno stesso contenuto, espressione di un’essenza unica, sui generis, talentuosa, che potrebbe rappresentare un modello nel mondo. Napoli è la città vitruvi-ana, la sola a dimostrare la quadratura del cer-chio. «Terra mia, terra mia, tu sì chiena 'e libertà». Napoli vive di emozioni, campa con le vene gonfie di passione ed è capace di far innamorare a pri-ma vista un forestiero. «Io per lei ho due occhi da bambino». Ma Napoli è piena d’errori, bruttezze che proprio non le si addicono. Ma tu, fratello na-poletano, «'o ssaje comme fa 'o core a me, a me quann' s'è annamurato. ma je nun m'arrenn' ce voglio pruva'. Je no, je no. 'O ssaje comme fa 'o core, je no, je no, quann s'è sbagliato».

di Fabio [email protected]

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RUBRICHE36

IL DIRITTO FISCO NEWS

La legge non ha cuore, e la crisi economica non è una giustificazione che l'imprenditore può invo-care come scriminante. Così ha deciso asettica-mente la Corte di Cassazione, con la sentenza numero 52038 pronunciata qualche settimana fa, sconfessando un precedente orientamento che aveva indotto alcuni giudici a pronuciare sentenze di assoluzione in favore di imprenditori nei confronti dei quali erano state ipotizzate con-dotte penalmente rilevanti.

Negli ultimi mesi, infatti, sono state numerose le assoluzioni di piccoli imprenditori finiti a pro-cesso per non aver pagato tasse, non aver ver-sato contributi, non aver corrisposto l’Iva: tante storie di uomini e donne, molti di essi addirittura creditori di somme da parte dello Stato per ap-palti pubblici, che con gli ultimi fondi di cassa hanno scelto di pagare i lavoratori. Tuttavia, per la Suprema Corte pagare gli stipendi non gius-tifica l’evasione fiscale. Secondo i giudici della Cassazione, aver pagato i lavoratori per evitare i licenziamenti, aver pagato i fornitori per evitare richieste di fallimento, non aver riscosso crediti documentati nei confronti dello Stato non inte-gra quello stato di necessità che ha portato molti giudici ad assolvere.

Non lo è la scelta di pagare in via preferenzi-ale i lavoratori; non lo è il rischio di fallimento che, sostiene la Cassazione, può essere chiesto anche dall’Erario; non lo è il credito vantato nei confronti dello Stato perchè, ricorda la Suprema Corte, è la legge a stabilire nel dettaglio in che modo stabilire la compensazione del debito trib-utario.

Forse da un punto di vista etico le decisioni dei giudici di merito di mandare assolti quegli im-prenditori sono condivisibili, ma sul piano squisi-tamente giuridico, secondo la Cassazione, le loro condotte sono sanzionabili penalmente.

INAIL: incentivi per chi investe in sicurezzaVia libera agli incentivi previsti in favore delle im-prese che investono in sicurezza. L’INAIL ha pub-blicato in Gazzetta Ufficiale il “Bando Incentivi ISI 2014”. Sono messi a disposizione delle aziende oltre 267 milioni di euro a titolo di contributi a fondo perduto per la realizzazione di progetti di investimento finalizzati al miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza del lavoro.IRAP 2015: opzione va in dichiarazioneIl Dl n. 175/2014 ha modificato la modalità di esercizio delle opzioni. La novità riguarda anche l'IRAP. Società di persone e imprese individu-ali, in regime di contabilità ordinaria, se vogliono determinare la base imponibile con il metodo fiscale delle società di capitali, devono esercitare apposita opzione. Lo si potrà fare direttamente in dichiarazione. La scelta che potrà essere effet-tuata a fine settembre prossimo.Split payment: la P.A. versa l'IVA all'ErarioLa norma della Legge di Stabilità riguarda i forni-tori della Pubblica amministrazione che a partire dal 2015 non incasseranno più l’IVA addebitata sulle cessioni di beni e prestazioni di servizi, che verrà riversata direttamente dalla Pubblica Am-ministrazione.NEWS: È stata pubblicata sul Supplemento ordi-nario n. 100 alla Gazzetta Ufficiale del 29 dicem-bre 2014 n. 300 la legge 23 dicembre 2014 n. 191 «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il trien-nio 2015-2017». L'entrata in vigore del provvedi-mento è fissata per il 13 gennaio 2015.NEWS: È valida la clausola contrattuale che limita la durata della fideiussione ad una porzi-one del tempo per cui è stato contratto il mutuo ipotecario con la banca. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, sentenza 27531/2014, rigettando il ricorso di un istituto di credito che aveva ini-ziato l'esecuzione immobiliare contro i garanti ‘a tempo', periodo in cui erano amministratori di una Coop.

LA CRISI ECONOMICA NON E' UNA GIUSTIFICAZIONE

INAIL, IRAP E SPLIT PAYMENT

di Fabio Russo di Antonella Morlando

RUBRICA CURATA DALLO STUDIO DI COMMERCIALISTI DI

ANTONIETTA MORLANDO

PIAZZA VITTORIA, 680121 NAPOLI

TEL: 081 032 44 00 / 081 032 44 82

RUBRICA CURATA DALL’AVVOCATO PENALISTA

FABIO RUSSO

INFO: 347 6595190EMAIL: [email protected]

TESSILI SOSTENIBILI

Bükra Kalayci (Istanbul Technical University) è a Castel Volturno per un Master Jean Mon-net, un dottorato di ricerca in co-tutela in-ternazionale e un’internship al Museo di Atre Contemporanea ‘Terra di Lavoro’ a Capua e al Club Unesco di Caserta. Collaborerà per Informare per tutto il 2015. Il suo campo di ricerca è lo sviluppo delle produzioni tessili sostenibili.

Being as a turkish textile engineer, I would like to bring your attention to the history of textiles, specifically within Turkey. The use of textiles, one of the fundamental needs of humanbeing, dates back to roughly 100.000 years ago. Ar-chaelogcal findings show us the earliest pres-ence of cotton, silk and linen appeared around 5000 BC in India, Egypt and China. Trade of textiles in the ancient world occured predominantly on the Silk Road that connect-ed Mediterranean lands with the Far East. The greatest importance of the Silk Road was the exchange of culture, art, philosopy, language, science, and every other element of civilization along with commercial goods that merchants carried from country to country. Textile production in Turkey goes back to the Ottoman period, 1299-1923. The Ottoman Em-pire was strategically located on the path of the east-west silk route bridging Asia and Eu-rope. Its location gave the empire great finan-cial benefits on the silk that transported from Iran to Europe, specifically to Italy. The Ottoman city Bursa was the major center for the inter-national silk trade during the early sixteenth centuary where textile goods were weighed on government-controlled scales and a further tax was levied on materials purchased by European merchants who were mostly Italians. Silk has always been an expensive and desir-able commodity for financial benefits that is why its trade routes and markets were strictly guarded and fought over centuries. The Turkish arts of textiles traditionally focuses on the making carpets, kilims as well as some other coverings which show us the importance given to interior design. In the field of traditional garments, the Ottoman world is probably the best known for its production of glittering tex-tiles that were woven with shimmering silk and metalic threads.

STORIA DELLE PRODUZIONI TESSILI IN TURCHIA

di Bükra Kalayci

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37RUBRICHE

ENTE RISERVA VIVERE IL VERDE CORE NAPULITANO

E' considerato magico e porta fortuna. Da mil-lenni è un simbolo di fertilità e buon auspicio per l’anno nuovo. Per il cristianesimo assume una connotazione simbolica importante, infatti, le foglie sono associate alla corona di spine di Gesù e le bacche rosse sono associate al Suo sangue. Oltre ad essere un elemento deco-rativo largamente usato nelle festività natalizie, l’agrifoglio è un albero che può raggiungere anche i 20 metri di altezza. Ha la chioma a for-ma di piramide, con una corteccia liscia e grigia con rami di colore verdastro. Le foglie sono di un bel verde scuro brillante e, pur essendo qua-si tutte uguali, anche nella stessa pianta se ne possono trovare di forme leggermente diverse. I fiori sono a 4 petali, piccoli e riuniti in piccole fascette, di colore bianco o con sfumature di rosa. E' una pianta sempreverde e durante l’inverno i fiori maturano nelle classiche e belle bacche rosse a cui tutti siamo abituati. Nonostante siano velenose per l’uomo, restano comunque molto appetibili per gli uccelli. Contrariamente ad altri arbusti, un agrifoglio adulto non richiede cure particolari, infatti, non ama il sole diretto, ma nemmeno l’ombra più scura, quindi lo posizioneremo in una zona semi-ombreggiata. L’agrifoglio resiste al cal-do, ma non ama il gelo intenso, per questo, dove gli inverni sono più rigidi, bisognerà te-nere presente di coprirlo d’inverno con dei teli. L’agrifoglio può essere coltivato anche in vaso; lo sviluppo sarà più contenuto, ma risulterà co-munque un piacevole elemento ornamentale. Per assicurarti una bella pianta rigogliosa, dovrai concimare l’agrifoglio con regolarità per favorire l’attività vegetativa e lo sviluppo dei fiori. La pi-anta inizia a fiorire verso la fine dell’estate e la fioritura continua per tutto l’autunno.Dal momento in cui cresce in modo lento, non è necessario potarlo. Per mantenere la forma e la simmetria della pi-anta bisogna dargli delle spuntatine. Se l’agrifoglio è piantato a terra non ha grandi necessità di acqua (una volta a settimana). Per le piante in vaso la frequenza è maggiore, come meno acqua di volta in volta.

Per informazioni e contatti:[email protected]

‘A canzonTorna a SurrientoVersi di Giambattista De Curtis. Musica di Ernesto De Curtis. (1902)« Vide 'o mare quant’è bello,spira tanto sentimento,Comme tu a chi tiene mente,Ca scetato 'o faje sunnà.Guarda ca chistu ciardino;Siente, sie’ sti sciure arance:Nu profumo accussi finoDinto 'o core se ne va…E tu dice: "I’ parto, addio!"T’alluntane da 'stu core…Da la terra de l’ammore…Tiene 'o core 'e nun turnà?Nel settembre del 1902, Sorrento versava in una condizione di disagio, tra strade sconnesse e servizi inesistenti. Così l’allora Presidente del con-siglio Giuseppe Zanardelli si recò in visita ufficiale nella città, alloggiando presso l’ albergo nel quale lavorava come pittore Giambattista De Curtis. La tradizione vuole che alla notizia del prestigioso arrivo, i fratelli Ernesto e Giambattista De Curtis, scrissero in poche ore ”Torna a Surriento”, che dedicarono proprio al Presidente Zanardelli per invogliarlo a intervenire al più presto, per poi ri-tornare a godersi le meraviglie di Sorrento. In realtà probabilmente la canzone fu scritta già anni prima e fu eseguita e riadattata per l’occasione sotto in-vito del sindaco della città, Guglielmo Tramontano.

‘O ssapevi ?!Recentemente, sono venuto a conoscenza che nel napoletano il verbo “pariare” ha avuto un’ evoluzi-one nel significato nel corso del tempo. Antica-mente “parià” voleva dire digerire, e veniva anche utilizzato per esprimere l’incapacità di sopportare qualcuno “nun te riesco a parià” (letteralmente “non riesco a digerirti”). Oggigiorno questa parola, che viene usata soprattutto nel gergo giovanile dialettale, assume vari significati, a seconda del contesto e dell’ intonazione con la quale si pronun-cia. Esempi: Pariariammo a pazzi (“ci divertiamo tantissimo”) o Si parea malamente (“ci si diverte in modo smisurato”); Ma stai pariando?! (“ma sei serio?!”); Ti sto pariando ncuollo (“sto scherzando, non te la prendere” con l’accezione positiva, op-pure “mi sto burlando di te” con quella negativa).

MONITORAGGIO DELLA FAUNA AI VARICONI

ALLA RISCOPERTA DELLA NAPOLETANITÀ

di Rosario Maisto di Valeria Vitale di Fulvio Mele

L’AGRIFOGLIOUn’importante novità degli ultimi mesi sull’Ente Riserve Naturali Regionali “Foce Volturno – Cos-ta Licola – Lago Falciano” è stata l’istituzione, lo scorso 1°Settembre, della Stazione di Monit-oraggio della Fauna “I Variconi”: essa nasce da un accordo di programma tra l’Ente e l’Istituto per la Gestione della Fauna. Il principale obiet-tivo è la valorizzazione scientifica ed ambientale dell’Oasi dei Variconi, la quale è area umida Ram-sar, nonché SIC e ZPS. Il Presidente dell’Ente Riserve, Alessio Usai, spiega: “La Stazione di Monitoraggio della Fauna è un’istituzione uffi-ciale a tutti gli effetti. In 2 anni abbiamo definito i presupposti, messo a fuoco gli obiettivi, innan-zitutto l’avifauna e poi gli indicatori ambientali come libellule e rettili. Inoltre – prosegue il Presi-dente – monitoriamo le specie invasive, dan-nose per l’ambiente, come ad esempio la Nutria, importata dal Sud America. Dobbiamo fare dei piani di intervento per contenere i danni arrecati da queste specie. Flora, Fauna, Paesaggio e Conservazione dell’Ambiente sono gli ambiti di cui si dovrebbe prioritariamente occupare ogni Parco: tutto ciò significa poter presidiare il terri-torio, prevenendo danni e rischi di ogni genere”. Il Dott. Usai pone l’accento sulla particolarità e l’importanza che riveste l’Oasi dei Variconi per la Campania, per l’Italia e per l’Europa: “L’attività di inanellamento prosegue - spiega- e ci sono anche i censimenti visivi. Su 360 specie di uc-celli in Campania, 226 sono state osservate ai Variconi, più del 60%! Se pensiamo che i primi di Gennaio sono state osservate le rondini e al contempo il Cigno Minore della Tundra (che vive in Siberia, e in inverno si sposta in Olanda o Regno Unito, giunto qui in seguito alle ge-late di Capodanno) si comprende l’elevatissimo profilo scientifico della Riserva e della Stazione di Monitoraggio, la quale si rivela fondamentale: se non ci fosse, queste informazioni andrebbero perse. Le info raccolte in questi Siti, grazie alla Stazione di Monitoraggio, che peraltro finora è l’unica in Campania, sono on line, inserite in vasti circuiti che testimoniano la loro valenza su scala mondiale. Ci tengo sempre a sottolineare che si va avanti grazie ai volontari, essenziali nell’offrire la loro preziosa collaborazione”.

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38MEDICINA

Salve amici,eccoci a trattare una possibile soluzione a situ-azioni come quelle quando perdiamo i denti naturali e non vogliamo utilizzare la classica dentiera mobile. Gli impianti sono una neces-sità funzionale ed economica. Le radici dei denti naturali sono sostituite da questi pilastri in ti-tanio e su questi possiamo costruire anche un provvisorio leggero a costi più contenuti. Vi sottolineo provvisorio, perché si tratta di una struttura che, in tempi anche non brevi, va sos-tituita, ma garantisce ottimi risultati estetici in poco tempo.Per applicare gli impianti devono essere presen-ti i requisiti biologici che ci permettano l’utilizzo di questi sostituti delle radici e dei denti naturali.Gli impianti sono delle viti, costruite in materiale biocompatibile, di diverse tipologie, che posso-no avere forme diverse, che simulano le radici dei nostri denti, e su di esse ci permettono di montare uno o più sistemi sui quali sono pre-senti dei denti artificiali. Gli impianti sono utilizzati nelle nostre bocche da oltre 40 anni e che gli studi clinici a me-dio e lungo termine ci hanno rincuorato circa l’affidabilità e la prognosi degli stessi. Soffermi-amoci un attimo anche sulla parte merceologica dell’impianto.Da un punto di vista merceologico, è naturale che la scelta tecnologica è posta dal profes-sionista che in base alle condizioni cliniche de-ciderà quale è maggiormente adatta a quella condizione. Inoltre va ricordato che la legge prevede che si annoti in cartella clinica tutti i rif-erimenti dell’impianto utilizzato anche per poter attivare la garanzia presso la casa produttrice. E’ inutile sottolineare che a volte, per la sos-tituzione di un elemento, ci vengono prospettati costi diversi.Pertanto, già in fase di diagnosi e di preparazi-one del piano di trattamento ideale vanno te-nute in considerazioni le condizioni di salute generali e le abitudini di vita.Naturalmente, lo stile di vita del nostro paziente può incidere non poco sulla predicibilità della nostra terapia implantare. Infatti, la presenza o

IMPIANTI, NECESSITA' FUNZIONALE ED ECONOMICA

meno di malattie importanti come quelle cardio-vascolari, il fumo, il bruxismo e tante altre pos-sono condizionare la scelta del clinico.Inoltre, è indispensabile lo studio radiografico del sito implantare, meglio se con una TAC con metodica cone beam. Infatti, questa metodica ci consente di ottenere migliori risultati sulla de-terminazione dei livelli ossei e della sua consist-enza, con un’emissione di raggi almeno dieci volte inferiori.A questo punto, se i parametri sono favorevoli, abbiamo la possibilità durante un unico inter-vento, a volte anche senza scollare i tessuti, di posizionare un numero di impianti congruo. Su questi possiamo decidere di montare subito una struttura preparata in precedenza e man-dare a casa il paziente sorridente con la pos-sibilità immediata di mangiare almeno cibi mor-bidi. Pertanto mentre sino a poco tempo fa si parlava dell’impianto singolo se renderlo subito funzionale o no, oggi abbiamo la possibilità di riabilitare una o più arcate in tempi brevissimi.Certo che queste importanti novità vi stimoler-anno una serie di domande, vi ricordo di seguito il mio indirizzo mail.

Dott. Carmelo Pulella

Studio: +39 081 509 48 48mobile: +39 328 751 18 71e-mail: [email protected]: www.carmelopulella.it

Il mondo in cui ora viviamo è frutto di un evoluzione di pensieri, avvenimenti, di guerre e patti di pace che hanno segnato i periodi.

Un libro è capace di raccontare la nascita di una popolo, la volontà di scoprire la mente dell’uomo, il rapporto con la religione, la vita di un uomo, i diritti calpestati, com’era la vita in guerra e molto altro che è accaduto e che accadrà.

Martin Seymour-Smith scrisse un saggio sui 100 libri più influenti mai scritti. Raccoglien-doli in ordine cronologico, riusciamo a com-prendere che il pensiero dell’uomo non è stato sempre uguale e perciò ha una sua storia.

Gli argomenti trattati per ognuno di esso sono vari. Come scrittori che hanno raccontato di guerra troviamo Macchiavelli, Erodoto. Man-cano Primo Levi, Ernest Hemingway e tanti al-tri. Ma sono molti i libri omessi, come la stessa Bibbia.

Da Dante Alighieri con la Divina Commedia, ritenuta la più grande opera letteraria di tutti i tempi (1321), Platone con La Repubblica, che tratta di giusti-zia ed educazione dei cittadini (380 a.C), Sigmund Freud con L’interpretazione dei sog-ni, che sviluppa nuovi pensieri sull’analisi della psiche (1900), Charles Darwin con L’origine della specie, un opera che segna la storia della scienza e tratta teorie come la relazione fra evoluzione e creazione. (1859), fino a John S.Mill con Sulla Libertà che tratta la lotta per la libertà dell’uomo e dei suoi diritti (1859).

Questo saggio dimostra che un libro è la pre-senza vera che qualcosa è accaduto, un qual-cosa che dimostra chi siamo e dove siamo ora.

di Salvatore Deodato

CIO' CHE SIAMO GRAZIE AD UN LIBRO

NEWS

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