Il Centro Febbraio 2015

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    e-mail: [email protected] Politica

    Buon lavoro 

    Presidente 

    Mattarella! 

    dalla prima pagina

    le, e che ha tenuto a precisare “di nonsentirsi rappresentato dal nuovo Pre-sidente eletto con una marea di voti”, può essere consentito di mettere indiscussione le preclari qualità del neo presidente.Da parte sua,l’ex comico Grillo,dopo che i suoi parlamentari hannocontinuato a sostenere un ex magi-strato, in cerca, evidentemente, di un po’ di pubblicità perduta, si è limita-

    to a dichiarare, bontà sua, “vedremocosa sarà capace di fare”.Ma queste,in un panorama politico ca-ratterizzato da una vasta messe di con-sensi, fanno parte di quelle manife-stazioni di dissenso o di forzato di-stinguo presenti sotto ogni orizzonte.La verità è che il neopresidente staraccogliendo, nell’intero paese, unamesse di favorevoli commenti a con-ferma dell’ottima scelta avvenutadopo tanti giorni di fibrillazioni: è sta-to eletto, senza ombra di dubbio, ungalantuomo, un personaggio di alto profilo, che saprà sicuramente tenerealto il prestigio e la dignità del nostro paese sulla falsariga del grande ruolosvolto dal presidente Napolitano.La sua prima dichiarazione è già di per se indicativa di quello che sarà lacaratteristica prevalente del suo set-tennato “il pensiero va sopratutto eanzitutto alle difficoltà ed alle spe-ranze dei nostri concittadini” ha af-fermato poco dopo, la sua trionfaleelezione.Ha interpretato, in maniera nobile econcisa, quello che è il dramma chel’Italia sta attraversando: senza farericorso a frasi roboanti, ha affronta-to subito, con sano realismo, il com- pito diffici le ed improbo che sta din-nanzi a noi: quello cioè di mettere inmoto tutte le energie per cercare disuperare questo difficile e lungo “em-

     passe” che sta mettendo a rischio ilnostro futuro.Resta il fatto che le qualità di que-st’uomo così riservato, di questo politico onesto, già uomo di governorigoroso, serio nemico di tutte le

    mafie, di cattolico limpido e, ci siaconsentito, di democristiano inteme-rato, le scopriremo durante il suosettennato.Le inevitabili luci che si accenderan-no dimostreranno il grande livello di

    Sergio Mattarella: un presidenteesclusivamente al servizio del paesee degli italiani. Nel chiudere queste brevi note, non possiamo ignorare l’importanza delruolo svolto,nella difficile congiuntu-ra, da Matteo Renzi, presidente delconsiglio nonché segretario del Par-tito Democratico: ha saputo, con abi-lità ed intelligenza, condurre verso un porto sicuro, cioè verso una soluzio-ne intelligente, un passaggio politico,

     pieno di insidie e di pericoli.A conclusione di queste brevi note,caro Presidente Mattarella, gli amicide Il Centro Le rivolgono il più affet-tuoso augurio di buon settennato per il bene dell’Italia.

    Periodico mensiledel Circolo Culturale

    Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 2/3/2005

    Redazione ed Amministrazione:

    Via Trieste 7, tel. 0586/427137 - Livorno

    e.mail: [email protected]

    www.circoloilcentro-livorno.it

    DIRETTORE RESPONSABILE:

    Enrico Dello Sbarba

    Giornale chiuso in tipografia il 4/2/2015

    Hanno collaborato a questo numero:Paolo Arzilli, Cristina Battagliani,Marcello Battini, Laura Benvenuti,Jacopo Bertocchi, Ivo Butini, Mas-simo Cappelli, Nicola Graziani, LucaLischi, Mario Lorenzini, AntonioMelani, Silvia Menicagli, Angela Si-

    mini, Marisa Speranza, Franco Spu-gnesi.

    COMITATO DI REDAZIONE:

    Massimo Cappelli,

    Laura Conforti Benvenuti,

    Sergio Cini,

    Francescalberto De Bari,

    Davide Livocci, Mauro Paoletti,

    Marisa Speranza, Franco Spugnesi.

    STAMPA:  Editrice «Il Quadrifoglio»,

    Via Pisacane 7, tel. 0586/814033 - Livorno

    nò avrebbe richiato l'osso del collo.Comprendere che non si è onnipotenti

    è indice di maturazione. Non a caso

    alla fine della storia esce molto bene,

    come anche l’opposizione interna al

    Pd: non è più il ragazzo da picchiare

    che tanto comodo faceva a Renzi, ma

    un interlocutore politico con cui fare i

    conti. Bersani poi ha dato l'impressione

    di saper ben guardare al di là del cortile

    di casa, ed anche questa è una buona

    notizia per la tenuta generale del qua-

    dro politico. Viceversa il centrodestra si

    presenta come il vero perdente.

    Silvio Berlusconi si è autoescluso dal

    giro (come anche i grillini, del resto). Ora

    appare più bolso di prima. Il partito po-

    trebbe scoppiargli in mano da un giorno

    all'altro. I centristi con tutti i loro tenten-

    namenti sono ancora più marginali di

    ieri, all'interno del governo.

    Quanto ai cattolici del centrodestra,

    sono quelli che meno hanno gradito la

    candidatura di Mattarella. Chiediamo-

    ci il perché, ma non diamoci una ri-

    sposta, perchè potremmo finire a pen-sare che si tratti di una miope forma di

    gelosia nei confronti di un cattolico

    serio che non appartiene alla loro tra-

    dizione culturale.

    Queste cose noi non le pensiamo, e

    Un segno 

    dei tempi 

    diffidiamo chiunque dall'attribuircele.

    Comunque sarebbe stata un’eccellen-

    te occasione per dimostrare l’efficacia

    della formula dello sparpagliamento

    nelle varie componenti politiche, predi-

    cata per molti anni.

    Purtroppo non è andata così: è legittimoadesso dubitare della funzionalità dello

    schema. Riflettiamoci bene, in futuro.

    Uniti si lavora meglio, se poi si collabora

    pure si può concorrere alla creazione di

    un futuro migliore per l'Italia

    C’è però un ultimo aspetto della fac-

    cenda. L’elezione di Mattarella segna

    nei fatti una rivalutazione della corren-

    te politica e culturale del cattolicesimo

    democratico.

    Erano molti anni che questo, nella sua

    concezione più pura rappresentata dal

    nuovo Capo dello Stato, non riceveva

    un riconoscimento tanto aperto. Il fatto

    deve far pensare: pone sotto una nuo-

    va luce un’esperienza che, nel corso

    degli ultimi decenni, sembrava ormai

    messa ai margini. Invece, all’improvviso,

    un Paese stanco e confuso proprio ad

    essa si è rivolto, trovandovi inaspettate

    energie pronte ad essere messe in cam-

    po. Quanto avvenuto, insomma, pare pro-

    prio essere un segno dei tempi.

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    periodico online www.circoloilcentro-livorno.it  3 Politica

    Del patriottismo cattolico dell’On. Ivo Butini

    Il 7 gennaio si celebrò a Reggio Emilia, acura della Associazione Nazionale PrimoTricolore, il 218° anniversario del Trico-lore. Due secoli fa. C’era Napoleone ec’erano le repubbliche giacobine. Que-st’anno c’erano a Reggio Emilia il Mini-stro degli Affari Esteri della Repubblica,Paolo Gentiloni, e il Sottosegretario allaPresidenza del Consiglio, Graziano Delrio,

    già Sindaco della città.Il Ministro illustrò il rapporto tra il tricoloree la Costituzione. Al tricolore è dedicato l’ar-ticolo 12 della Costituzione.Il Sottosegretario affermò che l’occasio-ne ci faceva tornare “a dire che ciascunodi noi che questa patria va amata, curata,conservata”. Il Vescovo di Reggio Emilia,mons. Massimo Camisasca, tenne la lec-tio magistralis. Una bella lezione. Il Ve-scovo affrontò il tema del patriottismocattolico rispetto all’unità d’Italia. E quel-

    lo del rapporto tra patriottismo e univer-salismo cattolico. Citò due sacerdoti chesarebbero in seguito diventati Papa, Gio-van Battista Montini e Angelo GiuseppeRoncalli. Richiamò Alessandro Manzoni,Silvio Pellico e Niccolò Tommaseo, per avvertire il rischio che il patriottismo di-venti “un valore esclusivo”. Mons. Ca-misasca ricordò che “il discorso naziona-le”, negli ultimi due secoli, non è statomonolitico. Ci sono state (ci sono?), ad

    esempio tra noi, diverse idee dell’Italia,un’Italia confederata e un’Italia unita. E

    sottolineò l’affermazione delle autonomieche presero forza, in particolare, attraver-so l’esperienza del Partito Popolare Ita-liano.Alla riflessione cattolica non poteva, enon può, sfuggire la relazione tra patriot-tismo e universalismo. E i rischi del na-zionalismo, che pure abbiamo vissuto.Così il patriottismo è venuto articolan-dosi in patriottismo regionale, nazionale,europeo. L’Europa ha storie diverse e pa-triottismi diversi, tentazioni nazionalisteche rendono impegnativa la realizzazio-ne d’una convivenza europea. L’integra-zione economica ha pure bisogno di re-gole tecniche. La tecnica è un sistema di

     procedure, di scadenze, di compensazio-ni di risorse e di poteri, che rende possi-

     bile la realizzazione degli ideali.Qualchevolta il dissenso tecnico nasconde, oc-cupa la visione ideale.Forse non abbiamo sempre lucida co-scienza di questo conflitto. E gli ideali

    e riservato, sobrio completamente fuori da-gli schemi che ora vanno per la maggiore.Vivo soprattutto la sua elezione come unatardiva e limitata riparazione a quella trage-dia nazionale che fu il rapimento e l'omici-dio di Moro.

    Ritengo che la tragica scomparsa dello sta-tista pugliese abbia comportato delle gra-vissime conseguenze che paghiamo dura-mente per l'assenza di quella guida.L'assunzione di grandi responsabilità da

     parte di un a persona che, come me, fa rife-

    rischiano strumentalizzazioni. Quest’an-no ricorre il centenario dell’entrata del-

    l’Italia nella Grande Guerra. La sua con-clusione non chiuse i problemi della pace.E quei problemi pesano ancora in alcunearee del nostro mondo.Mons. Camisasca giustamente avverte dinon considerare valori privati le diversestorie dei popoli e di non confondere l’uni-formità con l’uguaglianza.Sono temi di fondo, resi opachi dalle ur-genze della crisi economica. Sono temisui quali i cattolici in Italia non manife-stano un pensiero lucido e unitario. La

     politica è il governo dei conflitti e i con-flitti sono chiari fin dai tempi di Mosè. Inuna nota del quotidiano della Città delVaticano si leggeva, il 21 gennaio 2015,l’annuncio del rettore della Grande Mo-schea di Parigi: nelle moschee aderentialle varie federazioni musulmane, duran-te la preghiera del venerdì, sarà pronun-ciata una invocazione di pace e una be-nedizione della Francia. Patriottismo fran-cese.

    rimento a quella esperienza dimostra chele Brigate Rosse non hanno vinto comple-tamente la loro battaglia.Sono convinto che non sarà un settenna-to facile quello che lo attende. Al di là dellagrave crisi economica e sociale che il no-stro Paese attraversa, c'è da accompagna-re le istituzioni nel passaggio delicato frala Costituzione vigente e quella che, pro-fondamente modificata, è all'approvazio-ne alle Camere.

    Sono convinto che l'on. Mattarella segui-rà questo processo con la sensibilità de-mocratica che lo ha sempre contraddistin-to, rimanendo fedele all'obiettivo di resti-tuire al cittadino la reale sovranità, il pote-re di scelta, ora gravemente compromes-

    so dal vigente sistema elettorale.Mi auguro che operi per riportare all'eser-cizio del voto tutti gli elettori bloccandoquel gravissimo fenomeno del crescenteassenteismo.L'on. Sergio Mattarella, per come l'ho co-nosciuto, è un uomo pacato ma determina-to, di solidissime radici cristiane, che hafatto della sobrietà uno dei valori fondantidella sua azione politica, l'uomo, come hodetto, il più adatto ad accompagnare il Pa-

    ese in questa difficile fase di transizione.Sono certo che opererà con molto equili-

     brio, senza inutili protagonismi ed avrà un posto d'onore e di rispetto nella storia del-la nostra Repubblica.

    Giorgio Kutufà

    Il più adatto 

    ad accompagnare 

    il Paese 

    dalla prima pagina

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    e-mail: [email protected] 4  Politica

    Se parliamo di moneta, intesa come

    valuta di un Paese o di una area geo-politica, sappiamo, dai concetti base

    rimasti dagli studi di economia, che

    quanto più il Paese o l’area in questio-

    ne è stabile politicamente e sviluppata

    industrialmente, tanto più la sua mo-

    neta risulta affidabile e viene conside-

    rata moneta “forte”.

    Il primo esempio che ci sovviene riguar-

    da il dollaro, moneta di riferimento non

    solo per gli Stati Uniti ma in molteplici

    transazioni a livello internazionale, tra

    le quali quelle del petrolio, fonte del-l’energia mondiale.

    Una moneta, pur tra gli alti e i bassi,

    considerata comunque forte perché ap-

    partenente ad un Paese, anzi ad una

    Confederazione di stati, industrialmen-

    te avanzati, politicamente stabili, uno

    dei motori della economia internazio-

    nale.

    Così in passato anche il marco tede-

    sco e ancor oggi lo yen giapponese e

    la sterlina inglese.

    In questo novero, alla stregua del dol-

    laro e, in certi periodi forse ancora di

    più, la moneta dell’Europa, l’Euro.

    Una moneta che rappresenta l’econo-

    mia di una area geopolitica di quasi

    mezzo miliardo di persone di 28 stati

    diversi, adottata da 19 di questi stati e

    divisa di riferimento per gli altri.

    Una moneta rispettata e temuta anche

    dagli stessi Stati Uniti.

    Ricordate quando Saddam Hussein,

    prima della sua caduta, propose di so-

    stituire il dollaro con l’euro nelle tran-

    sazioni petrolifere dell’Iraq e dei paesidel Golfo? Forse anche questo acce-

    lerò la sua fine. Chi lo sa?!

    Oggi il problema che si pone riguarda

    sopratutto la doppia velocità delle eco-

    nomie europee.

    Il populismo e la demagogia non aiutano a risolverema creano problemi ancor più grandi di quelli denunciati

     Euro o non Euro?

     di Massimo Cappelli

    Più forte e sostenuta nei Paesi del nord

    Europa, più debole e problematica nei

    Paesi del sud Europa, caratterizzati da

    forte disoccupazione e alto debito pub-

    blico.

    Il problema da risolvere è quello del la-

    voro e dell’attuazione di quelle riforme

    necessarie per dare stabilità, nel tem-

    po, ai conti dei Paesi aderenti all’unio-

    ne europea. Cose fatte nel nord Euro-

    pa, meno nel sud Europa.

    Se ciò non avverrà, anche secondo l’au-

    torevole opinione del prof. Zingales,

    prenderà sempre più corpo l’idea di ave-

    re un doppio euro, uno più forte e uno

    più debole per le due diverse aree di

    riferimento.

    Questo scenario ,per altro, è quello

    che, a livello politico, si vuole ad ogni

    costo evitare perché incrinerebbe l’im-

    magine di una Europa unita.

    In questo contesto il recente autorevo-

    le intervento della Banca Centrale Eu-

    ropea di facilitazione quantitativa (QE

    quantitative easing) con acquisto di ti-toli e immissione di liquidità, tende pro-

    prio a produrre una svalutazione di un

    Euro divenuto troppo forte e penaliz-

    zante per le economie dei Paesi euro-

    pei più deboli.

    Temi complessi che richiedono solu-

    zioni concertate tra i Paesi membri e

    non strappi demagogici quali quelli pro-

    posti dalla Lega o dai Cinque Stelle per 

    l’uscita, tramite referendum, dall’Euro.

    Sarebbe un disastro.

    In questo tutti gli economisti più auto-

    revoli concordano.

    Zingales, affrontando questa ipotesi, ri-

    corda le vicende dell’Argentina: banche

    chiuse, perdita di risparmi, ripresa ga-

    loppante dell’inflazione ben superiore

    ad una timida ripresa economica.

    Gran parte degli Italiani ricorderanno gli

    anni settanta quando dopo il primo

    shock petrolifero l’inflazione iniziò a ga-

    loppare. In due anni il costo delle abi-

    tazioni raddoppiò e i continui aumenti

    di salario non coprivano gli aumenti dei

    prezzi.

    Penso che il ricordo sia ancora presen-

    te, forse è per questo che ai banchetti

    per la raccolta delle firme sull’uscita dal-

    l’Euro non si vedono file di persone.

    Problemi complessi richiedono soluzio-ni studiate. Il populismo e la demago-

    gia non aiutano a risolvere ma creano

    problemi ancor più grandi di quelli de-

    nunciati.

    Lo dovremmo ricordare sempre.

    Un falso problema

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    periodico online www.circoloilcentro-livorno.it  5 Politica

    Le vignette pubblicate dal giornale satiri-co francese sono molto forti, ed è eviden-te che a molti, a me per esempio certamen-te, suscitino fastidio. In molti casi, sonodel parere anch’io, che si sia passato ilconfine della satira per invadere il territo-

    rio dell’insulto. Ma niente merita, soprat-tutto nel campo delle opinioni, un “pu-gno” in faccia.Questo lo penso prima di tutto come cri-stiano, in quanto tale cerco di aderire al-l’amore, non alla vendetta. Poi lo penso

     per cultura.Quella cultura giudaico, ellenistica, cristia-na e illuminista che mi sta alle spalle e,che anche se le più volte non me ne rendoconto, è la base sulla quale sono vissuto,educato e cresciuto.

    Quella cultura che è viva. Cambia nei tem- pi, e noi abbiamo la sfrontatezza di direche ci migliora. O almeno viviamo in que-sta speranza e operiamo per questa ten-denza.Lo fa anche l’Islam?Ho ascoltato un’intervista radiofonica al

     politologo Pasquino, nella quale si affer-mava l’inferiorità dell’Islam di fronte alla

     bellezza, ricchezza culturale e tecnologicadell’occidente, inferiorità che nasce dal-l’impossibilità per molti musulmani di ac-cedere a questo patrimonio.A ben vedere si potrebbe dire che molti diquesti problemi nascono nell’Islam dal-l’aver interrotto il progresso della propriacultura.E questa interruzione è stata ad un tempoculturale e politica. Voler affermare un vol-to dell’Islam, sacrificandone un altro, ap-

     profittando di questa congelata interpre-tazione per umiliare e stroncare qualun-que progresso, diremmo noi, democraticoe laico, affermando un potere politico te-ocratico, con una legislazione immutabile

    e presa letteralmente dalle scritture del Co-rano. Sarebbe un po’ come se in un tribu-nale di Tel Aviv, la contesa di due madri,su di un figlio, fosse risolta dal giudice,decidendo di dividere in due il bambino econsegnadone metà a ciascuna mamma.

    L’interruzione di questo processo nel-l’Islam avviene in modo violento, gli in-tellettuali islamici che compongono il mo-vimento di “revisione”, sono in genere, oun ricordo perché uccisi, o scompaiono

     per timore.Ricordo, autentico martire dell’Islam,Mohmoud Mohamed Taha, che spese lavita nel tentativo di separare la parte di

    missione religiosa del profeta, su cui sicostruisce l’Islam, quella sì perenne, dalla

     parte politica, quella medinese, nella qua-le il profeta legiferò, come diceva Taha,quella è legislazione statuale, dunque al

     passo con i tempi (in quel caso la societàaraba del VII secolo).

     Naturalmente fu perseguitato. Nel 1965 furinviato a giudizio. Ne dichiararono il di-vorzio dalla consorte. E poi gli fu chiestodi pentirsi e di ritirare le sue eresie. Al suoeroico rifiuto, il tribunale ne decretò la

    morte e fu impiccato a Kartoum il 18 gen-naio 1985, esattamente 30 anni fa.Cito questo episodio, se ne potrebberocitare ahimé, moltissimi altri avvenuti inAlgeria, in Pakistan, in Iran, in Tunisia, inEgitto…, però questo mi consente di ve-dere chiaramente il senso del progresso.Quanta simmetria c’è infatti in quel muo-versi dei giudici musulmani con gli inqui-sitori europei di quattrocento anni fa. Que-sti oggi sarebbero stati i primi accusatorie carnefici dei vignettisti parigini. Ma lacultura occidentale è progredita, è avan-

    zata.Quindi non porgiamo l’orecchio troppo auna visione sociologica, economica delfenomeno dei terroristi di provenienza isla-

    Quelle vignette non mi piacciono affatto

    ma posso pensare anch’io ‘Je Suis Charlie’di Antonio Melani

    mica. Non pensiamo che siano conse-guenze di cattive politiche europee o oc-cidentali, applicate alle periferie delle cittào alle dichiarazioni di guerra, sbagliate, eoperate in più con prove false (anche sequesti eventi, non hanno favorito, ma ilnon accadere, non avrebbe certo impedi-to questi accadimenti).Come noi in Occidente dobbiamo combat-

    tere per evitare che superficialità e ideologiaci costringano ad attuare di nuovo errori delgenere, così dobbiamo pretendere e soste-nere il movimento di revisione culturale isla-mico, un islam non laicista che sarebbe im-

     possibile, ma laico, consapevole della pro- pria missione spirituale e profondamenteradicato nella realtà contemporanea.Anche l’Islam ha bisogno di un confron-to con gli spetti laici della vita; così comeda sempre è avvenuto in occidente dovela cultura è stata sempre la sintesi tra Alta-

    re e Trono.Tendere a questo obiettivo comporta atti-vità coerente, sacrifici, certamente anchela pratica di azioni di forza, difensive maanche preventive; perché è bene prender-ne atto, con questa visione dell’Islam, sia-mo in guerra.E non solo l’Occidente Cristiano.E per tornare ai poveri vignettisti di Parigi,ai poveri poliziotti, ai cittadini ebrei morti,dobbiamo riconoscere, qualunque giudi-zio si possa dare sui disegni, che quel san-gue è Consacrazione di Libertà, e allora,anche se non mi piacciono le vignette,sono qui sulla scrivania e posso pensareanch’io con profondo dolore oui, “Je SuisCharlie”.

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    Quando la satira diventa insulto

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    e-mail: [email protected] 6   Attualità

     Il naufragio della Norman AtlanticLa legge primaria di sopravvivenza di fronte ad eventi tragici

    La tragedia di mare che ha segnato le pas-sate vacanze natalizie ha confermato, an-cora una volta, che in condizioni estre-me, le masse, fatte salve le doverose ec-cezioni, rispettano solo la legge primariadi sopravvivenza, dimenticando ogni al-tro valore costruito ed imposto artificial-mente, in condizioni meno avverse.L’uso della forza fisica maschile, natural-

    mente superiore a quella femminile, per conquistare la precedenza, nelle azioni disoccorso, è ampiamente dimostrata damolte convergenti testimonianze.La superiore prestanza fisica dei maschi,rispetto alle femmine, è un fatto naturale,non modificabile e non necessariamentenegativo. Sono molte le occasioni nellequali il suo utilizzo è indispensabile e

     positivo per l’intero genere umano. Sa-rebbe auspicabile che questa qualità fos-se sempre posta al servizio dell’umanità

    e non, invece, strumentale rispetto alconseguimento di un fine prevaricatorio.Poiché, in condizioni sociali ed emotiveusuali, l’uso della forza fisica è realmenteusata, in prevalenza, a fini beneficie,comunque, assai raramente, per raggiun-gere situazioni di non ritorno, ne conse-gue che la prima regola da rispettare per consentire il buon uso della forza, è laseguente: “Evitare la creazione di situa-zioni estreme”. Quelle naturali, come i ter-remoti, sono difficilmente evitabili, maquelle sociali (le guerre) si possono sem-

     pre evitare perché le leggi sociali, anchese meno esatte di quelle naturali, posso-no indicare, anche con molto anticipo, irischi che una collettività può correre, alverificarsi di determinate situazioni. Meno

     prevedibili sono le situazioni di emer-genza individuali create dai singoli sog-getti, ma in questi casi, anche il rischio è

     prevalentemente individuale e solo una buona educazione ed una provata espe-rienza di vita può ridurre le probabilitàavverse.

    Esaminiamo, adesso, la questione dal punto di vista femminile. Le femmine sonosurclassata dai maschi, dal punto di vistadella forza fisica, quindi questo è il lorotallone d’Achille, ma prevalgono, sui ma-schi, sul piano dell’avvenenza, della ca-

     pacità d’attrazione sessuale (maternità e procreazione, altro istinto primario), per laquale, invece, i maschi hanno il loro pun-to di minima resistenza. In situazione estre-me, abbiamo visto che questa forza relati-va delle femmine non ha valore. Invece, in

    situazioni ordinarie, quelle più probabili,nella vita di ognuno, il punto di forza dellefemmine non trova alcun serio ostacolo incampo maschile.Ciò premesso, ne consegue che tutte lediscussioni attuali sui rapporti tra maschie femmine, non essendo sostenute da basiscientificamente corrette, hanno solo,

     pericolosamente, valore propagandistico.Considerando che nelle situazioni estre-me non esistono possibili mediazioni, ve-diamo i possibili sviluppi che possono

     prendere i rapporti tra maschi e femmine,nelle situazioni comuni. Tutto dipende dalcomportamento femminile. Se una donna,in piena libertà ed autonomia, usa il pote-re di cui dispone per finalità cooperative,l’intera collettività ne trarrà enorme van-taggio. Se, al contrario, nella donna pre-varrà un disegno edonistico, tutta la col-lettività sarà penalizzata.Le scelte umane guidate dall’edonismo(senza alcuna differenza tra maschi e fem-mine), da subito, ma soprattutto nel lungo

     periodo, producono gravi iniquità sociali

    e, se non si provvede in tempo, degenera-no facilmente in situazioni d’estremo peri-colo, nelle quali la forza fisica riprende ilsopravvento ed il mondo femminile ritor-na nella sofferenza.Qualcuno che conosce le mie simpatie

    scientifiche potrà chiedersi: “Perché uncultore di scienze economiche dedica ilsuo tempo ad occuparsi della questionefemminile?” La risposta: Alla base del-l’Economia c’è il mercato. Questo può esi-stere solo se supportato dalla fiducia in-

    terpersonale che, in tempi di globalizza-zione (che mette in contatto persone fisi-camente molto distanti tra loro) non è fa-cile da radicare. Il comportamento edonistico, non coo-

     perativo, semina sfiducia, discordia, liti,fino ad arrivare al blocco completo delmercato (default). Il comportamento ses-suale delle femmine che è dominante nel-le relazioni interpersonali, può determi-nare questa situazione di estremo disa-gio sociale delle quali esse ed i loro pic-

    coli saranno le prime vittime, con ciò tra-dendo anche la loro funzione riprodutti-va (maternità).

    FRATELLI NERIS.P.A.

    LIVORNO - ITALY

    di Marcello Battini

     L’incendio che ha devastato laNorman Atlantic

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    e-mail: [email protected] 8  Cinguettare

    - Stiamo vivendo  in un periodo storicocomplesso e intriso da una crisi sempre

     più invasiva. Eppure ci sono ancora sog-getti Istituzionali che non hanno capito,

    o non vogliono capire, che i tempi richie-dono svolte epocali anche per quelle Isti-tuzioni “storiche” che forse nel passatohanno foraggiato senza troppi limiti. Leunificazioni tra Enti che superino i confinidei territori provinciali sono orami indi-spensabili e non ci saranno più possibili-tà di sanatorie o di ritorni al passato. Pos-sibile battibeccare e perdere tempo in pro-teste che rivendicano autonomie territo-riali, quando le Province, enti previsti dallaCostituzione, ormai sono scatole vuote o

    semivuote? Non sarebbe più opportunomanifestare per procedere con urgenza aunificazioni di Enti che non hanno più ra-gione di rimanere divisi in un mondo sem-

     pre più globalizzato?

    - Le Camere di Commercio potrebberoda subito dare esempio di unificazione.Prima ancora di attendere imposizioni dilegge. Prendano esempio dalle Province:anni di discussioni, paure di accorpamen-ti, proteste, riunioni fiume, tempi di ragio-namenti futili e inconcludenti. E poi can-cellate quasi con un tratto di penna e ades-so in mano ai Sindaci, che furono i primi anon credere nelle Province, e ancora di

     più nel baratro dell’inefficienza e dell’inutili-tà, con il personale nel caos più totale. Pren-dano urgentemente esempio le Camere diCommercio e facilitino da subito percorsi diunificazioni che non potranno altro che fare

     bene (soprattutto a loro stesse).

    - Anche le Autorità Portuali potrebberoanticipare, con azioni concrete e abbat-tendo campanilismi obsoleti e inefficaci,la loro unificazione. Immaginiamo una To-scana con un soggetto unico (o almenounico per Livorno e Piombino) capace di

     promuovere un sistema portuale toscanonel mondo globalizzato. “L’unione fa laforza” e permette una comunicazione mi-rata e chiara capace di intercettare trafficie di ridare slancio ad un settore che hasempre rappresentato sviluppo e che pur-

    troppo da troppi anni è in una palude.

    - La strada degli accorpamenti, anche nel-le Usl, portata avanti con fermezza e sag-gezza dal Governatore Enrico Rossi è l’uni-

    ca via percorribile per ridare slancio e se-rietà ad una sanità che ha bisogno di “in-novazione”. Concentrarsi sulle eccellen-ze e creare poli strategici significa offrirela massima efficienza e far sì che i migliori

     professionisti possano lavorare al megliooffrendo i migliori risultati. Chi ,oggi, nel-l’era della iper-informazione istantanea(vedi internet), nel momento in cui ha un

     problema non cerca l’eccellenza? Nessu-no vuole eliminare poli periferici, ma fac-ciamo sì che nei poli periferici siano svol-te attività di routine e lasciamo che le ec-cellenze, nella loro unicità e professionali-tà, siano concentrate in poli strategici.

     Non è solo un problema di costi (non dasottovalutare) ma un problema di qualitàdella vita e di vita!

    - Proteste infinite e anche nauseanti, quel-le di chi “è protetto nel pubblico” e hatimore di “andare a casa”. Il mondo stacambiando e la politica ha innescato unafrenata ai troppi “privilegi” concessi nel

     passato che purtroppo hanno rovinato“l’oggi”. Adesso occorre avviare una nuo-va marcia, faticosa, ma necessaria per lasopravvivenza di un sistema non semprealtamente produttivo. I tribunali hanno ungran bisogno di personale (migliaia di pra-tiche arretrate), altri Enti hanno personalein esubero; la giusta logica sono i trasferi-menti, al massimo nell’arco di 50 chilome-tri. Ma la giusta logica non è logica quan-do si intaccano i diritti personali, con ilrischio nei tribunali, forse, di lavorare trop-

     po! Meglio protestare finché i sindacatireggono!

    - Il tema dell’assenteismo deve essere af-frontato con urgenza e con tempestività.

    Anche per la nostra città. Troppi giorni acasa, sia nel pubblico che nel privato, in

     particolare nelle grandi aziende, sono unfreno allo sviluppo, alla crescita e alla cre-dibilità di un territorio. Siamo una città del

     benessere nel tempo libero e non una cit-tà del benessere al lavoro. Ogni occasio-ne per lavorare meno (pur mantenendo lostesso reddito) diventa l’occupazione pri-maria a cui dedicarsi. Senza un cambiovero di atteggiamento che riporti alla la-

     boriosità, all’impegno e a “più lavoro emeno tempo libero” la nostra credibilitàsarà dura da recuperare!

    - “Dacci oggi, il nostro pane quotidiano”.Ci sono indicatori economici che leggen-doli fanno rabbrividire e innescano, an-che nel lettore più ottimista, un vero sen-so di disperazione. I tassi di disoccupa-zione sono in continua crescita, le diffi-coltà delle famiglie aumentano in modoesponenziale tanto che si assiste ad unacontrazione della spesa, anche dei beni

     primari. Le attività commerciali arrancanoe le chiusure di tanti piccoli negozi, conun depauperamento delle città, sono un

    fenomeno in aumento. Del resto bastereb- be frequentare certi ambienti per rendersiconto della profonda crisi che imperversanel nostro Paese. Farebbe bene, molto

     bene, ai nostri politici, e a tutti noi, passa-re qualche ora, nei centri di accoglienzadelle associazioni di volontariato per com-

     prendere il bisogno impellente “di panequotidiano”.

    - “VeryBello!” è il sito realizzato in occa-

    sione di Expo2015 che raccoglierà gli eventiCulturali per evidenziare la bellezza delnostro paese. E’ stato presentato il con-tenitore, al momento con scarso contenu-to. Mancano pochi mesi a Expo (1 mag-gio-31 ottobre) e adesso tocca ai territori(Comuni in primis, dal momento che leProvince stanno sparendo) essere capa-ci di riempire quel bel contenitore con

     proposte accatt ivanti e possibilmenteinerenti l’ambito tematico che caratteriz-za questo Expo2015: “Nutrire il pianeta,energia per la vita”. Auspichiamo che

    Livorno e provincia, territori di grandieccellenze agroalimentari e nel passatoanticipatori di grandi eventi sull’argo-mento, siano capaci e desiderosi di es-serci. Veloci, il tempo è tiranno e il rischioè di rimanere fuori!

    Cinguettare di Luca Lischi 

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    (Enrico Dello Sbarba) - Si lo ricordiamotutti chi pronunciò quella frase ed anchecome finì e come ridusse il paese: "tantinemici tanti onori". Una circostanza,moltomeno devastante, che si sta ripetendo an-che a Livorno e che vede, in prima fila, ilSindaco di Livorno - Filippo Nogarin -imprevedibilmente divenuto tale a seguitodi una serie dii carenze ed inerzie commessedalla precedente giunta comunale, per lavoglia di novità dei livornesi, per la proso- popea della classe dirigente del PD che, non

    avvertendo la gravità del pericolo dopo il primo round elettorale, in sede di ballottag-gio, nemmeno tentò di trovare qualche alle-anza tanto era certa del succcesso.Preciso di non essere mai stato tenero neiconfronti di Filippo Nogarin, già all'indo-mani della sua candidatura, in quanto nes-suno può improvvisarsi leader con tuttoil rispetto per le sue qualità, non lo ritene-vo, in effetti, assolutamenrte maturo per amministrare una città complessa comeLivorno e nel bel mezzo di una crisi eco-nomica ed occupazionale devastante.

    Proprio per il suo noviziato e per le diffi-coltà che avrebbe incontrato, sarebbe sta-to opportuno che il neo sindaco, fin daisuoi primi passi, pur salvaguardando "isacri principi contenuti nel vangelo delduo Grillo-Casaleggio e assicurando aineofiti ed impazienti componenti del grup- po consiliare dei 5stelle, l'attuazione di unalinea politica e comportamentale larga-mente innovativa", avesse cercato di con-temperare queste esigenze con il ricorsoalla sempre necessaria "realpolitique".Avrebbe dovuto tenere conto che i din-

    torni istituzionali e politici, da cui è cir-condato, non erano sicuramente ben di-sposti nei suoi confronti così a a Livor-no, come a Firenze ed anche a Roma an-che perchè, nel frattempo,nessuno si eraconvertito al "grillismo" più puro e piùduro. Ed invece, il nostro, ha agito pro- prio come se "l'intero mondo che lo cir-conda fosse divenuto tale". Non è mia intenzione elencare la lungaserie di errori che ha commesso, fin dalsuo esordio: ha cominciato con l'umilia-re" la livornesità della città" escludendo,

    a priori, salvo qualche rara eccezione, dal-la formazione della giunta e delle residue partecipate, valide e preparate esperienzelocali.Ha inventato la logica innovativa dellescelte attraverso la impervia e discutibile

    logica dei "curricula" provenienti "dal-l'universo mondo"consacrando assessori, presidenti o ma-nager, tutti illustrii sconosciuti, (non sap- piamo bene se anche bravi e competenti)

    ma certamente digiuni di esperienza poli-tica e senza avere fatto un giorno "di sa-lutare gavetta". Ha proseguito aprendouna serie di fronti per combattere le Isti-

    tuzioni e gli Enti economici locali il, Presi-dente della Regione e relativi assessorati,Ministri e sottosegretari del governo, ri-schiando di creare un vuoto pericoloso per il futuro della città.Ma proseguendo in questa logica paros-sistica, ora sta allargando il fronte: si èincontrato a Pisa con i suoi compagni gril-lini per trovare alleanze nella sua anacro-nistica battaglia contro il PRG del PortoMarittimo in ritardo di oltre cinquantanni.Se un consiglio posso dargli, da vecchio

    esponente politico della sempre più benricordata Prima Repubblica, da anni, alladirezione del periodico Il Centro e Presi-dente dell'omonimo Circolo Culturale, unattento osservatore delle vicende cittadi-ne e non solo, è quello di suggerirgli dievitare, ma sul serio, il rischio di compro-mettere l'approvazione del PRG del Portodi Livorno: sarebbe un autentico suicidio politic, con conseguenze drammatiche per il futuro della città. Correzioni, in corsod'opera sono sempre possibili; nelle at-tuali circostanze è benenon scherzere con

    il fuoco! Ed alloraamichevolmente, lo invito a seguire il sug-gerimento del Manzoni nei Promessi Spo-si:" adelante Pedro ma con judicio!!

    TANTI NEMICI TANTO ONORE!

     Filippo Nogarin

    ( Cristina Battaglini) -  Nel particolare momento di attesa della definizione delnuovo Presidente dell'Autorità Portuale-Commissario, vorrei soffermarmi sualcuni punti della mia visione personale degli obiettivi da raggiungere. Vorreiricordare i seguenti punti essenziali sui quali porre l’attenzione:La zonizzazione; i collegamenti viari, ferroviari e autostradali; l'escavo fonda-li e miglioramento aree di evoluzione e la possibilità di ingresso per navi dielevata dimensione; una destinazione ottimale al bacino storico (ottimalesignifica che deve creare occupazione); le tutele e gli incentivi ai lavoratori;il potenziamento dell’intermodalità nell’ottica di area vasta e nazionale e conattenzione alle aree industriali; l’alienazione del settore crocieristico a unsoggetto che possa garantire, oltreché un’ottima conduzione, una reale rica-duta positiva sulla città; uno sguardo alle aree retro portuali per un potenzia-mento delle attività relative; la Darsena Europa; la possibile acquisizione ditraffico di merci pregiate (contenitori e ro-ro); il possibile sviluppo di tecno-logie d’avanguardia per l’energia pulita; il confronto con gli stakeholders ele strategie locali, nazionali e internazionali; la definizione chiara di quellache è la propria personale “mission” del porto di Livorno nell’ambito dei porti del Mediterraneo; e infine, un impegno attivo e non solo puramenterecettivo nei confronti della riforma della legge 84/94.

     Il ruolo del Presidentedell’Autorità Portuale

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    periodico online www.circoloilcentro-livorno.it  11 Livorno

    Andrea Raspanti e la crisioccupazionale della città

    Livorno. Crisi occupazionale e mancanza

    di risposte concrete da parte di politica eistituzioni: la città non reagisce. E’ statoquesto il tema su cui Andrea Raspanti,capogruppo di Buongiorno Livorno, hatenuto una ampia trattazione presso lasede dell’associazione culturale “Il Cen-tro”. L’esponente del movimento che haottenuto un sorprendente e significativosuccesso all’ultima tornata elettorale , tan-to da essere divenuto ago della bilanciadel ballottaggio, prima di entrare nel meri-to della riunione, ha voluto illustrare laspinta che ispira “Buongiorno Livorno

     può essere sintetizzata nel concetto evan-gelico di “prossimità”, ripreso da Adria-no Sofri nel suo recente libro “Chi è il mio prossimo”. Se infatti l’amore e la solida-rietà devono essere alla base del sensodel vivere, a questa stessa filosofia deveispirarsi la politica e in essa possono con-vergere tutte le forze politiche in una alle-anza di carattere innanzi tutto culturale.Dopo questa premessa Raspanti è entra-to nel tema della serata, manifestando piùdi una preoccupazione per l’atmosfera digrave depressione, non solo economica,

    in cui versa la città. Definisce “drammati-ca” la situazione che si è creata con lacrisi di TWR, ENI e Cooplat per la cuirisoluzione Buongiorno Livorno si è ado- perato ed ha svolto un intenso lavoro per sensibilizzare la città e per trovare solida-rietà tra le forze politiche. La crisi occupa-zionale di Livorno rientra in un quadroglobale in cui il profitto è il criterio chedomina le scelte delle aziende: TWR e ENInon erano in cresi né per ritmi di lavoro,né per produttività, né per mancanza dicommesse. Questo dimostra, ha commen-

    tato Raspanti, che “il destino delle perso-ne passa del tutto al di sopra della lorotesta e dei loro comportamenti”. Si impo-ne perciò un cambiamento delle regole delgioco, che la politica riprenda un ruologuida sull’economia, quello che aveva prima che con Reagan e la Thatcher la

    finanza prevalesse sull’economia reale, eche sappia fare scelte compatibili con ilterritorio. La realtà attuale è deludente,anche perché si è verificato quello cheBerlinguer aveva previsto: “ i partiti sonodiventati sempre più macchine”.Per tornare alla crisi delle aziende livorne-si, secondo Raspanti, i sindacatati confe-derali non hanno saputo creare coesionetra la cittadinanza e i lavoratoriInvece quello che si è verificato è statoun grave ritardo dei sindacati confederali:anche se Maurizio Strazzullo ( leader dellaCgil livornese) ha accompagnato i lavora-tori TWR a Roma, non si è ugualmentegiunti ad un accordo sullo sciopero. Eoltretutto sono stati pochissimi i negoziche hanno abbassato le saracineschedurante lo sciopero, è mancata una gran-de manifestazione cittadina, come se nonsi fosse capito che cosa avrebbe potutoessere il licenziamento di 450 persone.“Livorno è diventata una zona di gravecresi e di grave vertenza. E’ stata follianon aver dato risposta ai lavoratori. Ditempo ne abbiamo perso abbastanza.Quella avrebbe potuto essere l’occasio-

    ne in cui far sentire che il sindacato c’è”.Ed ora Raspanti è preoccupato per la te-nuta sociale di Livorno.E c’è una grande differenza tra il modo dileggere la crisi delle generazioni che ave-

    vano frequentato i vecchi partiti novecen-teschi e i giovani, che invece si sono fattitrascinare in una guerra tra poveri.Le due grosse aziende Trw e Eni non era-no in crisi né per ritmi di lavoro, né per  produtt ività e commesse:oggi Trw nonsembra interessato ad avere aziende inEuropa Occidentale ed ha chiesto di in-contrare i vertici dell’azienda in America.“Il che significa- commenta Raspanti- cheil destino delle persone passa al di fuoridel loro agire”. Va prendendo piede unalogica deresponsabilizzante che impone

    un cambiamento delle regole del gioco:guardare ad un’area vasta e valutare leopportunità sulla base di quanto le pro- poste politiche siano compatibili e utili per il territorio. E dunque è importante pro-grammare a lungo e a medio termine: pun-tare sulla scuola, sulla formazione delle persone, per avere operatori preparati.Compito precipuo della politica ora è quel-lo di riprendere il ruolo guida sull’econo-mia: come aveva prima che con la Tha-tcher e Reagan la finanza prendesse ilvolo, scissa dalla realtà. Il giovane Ra-

    spanti ha fiducia che la politica possa ri-trovare la linea della compattezza istitu-zionale. Ma la realtà del PD lo delude: grup- po di bande in lotta tra loro. Ed anche i 5Stelle sono nell’occhio del mirino: era ne-cessario a Livorno un cambio di passo,una discontinuità, per cui Raspanti li haappoggiati, ma adesso deve riconoscereche finora non hanno agito “ Non crede-vano di vincere, non hanno esperienza,ma non sono peggiori di chi l’aveva”.E riporta l’attenzione sulla necessità chela politica torni a programmare, a propor-

    re il nuovo, a guidare il cambiamento, pro- prio perché è avvenuto quello che Berlin-guer aveva previsto “I partiti sono diven-tati sempre più macchine”Alla ampia conferenza di Andrea Raspan-ti ha fatto seguito un dibattito molto par-tecipato.

    Se ne è parlato di recento al Circolo “Il Centro”

    di Angela Simini

     Andrea Raspanti

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    e-mail: [email protected] 12  Livorno

    1) Siamo arr ivat i ai prim i sette mesi 

    dalla tua elezione. Possiamo azzar- 

    dare un pr imo bi lancio? 

    Non nascondo che i primi setti mesi

    del mio secondo mandato sono stati

    molto difficili per l’Amministrazione

    Comunale, ma soprattutto per le citta-

    dine ed i cittadini di Rosignano che

    hanno dovuto sopportare un significa-

    tivo aumento dell’imposizione fiscale.

    Una scelta inevitabile, nell’ambito del-

    la quale comunque abbiamo sempre

    salvaguardato le fasce più deboli della

    popolazione. Una scelta dettata sia dal

    quadro fiscale nazionale che dalla no-

    stra precisa volontà di non tagliare ri-

    sorse sul sociale, sulle scuole e sul-

    l’educazione. Nel 2014 ci siamo trovati

    ad operare con una manovra di bilan-

    cio da 8 milioni di euro di cui 6 legati

    ad esigenze della finanza pubblica na-

    zionale. Anche i Comuni, come i citta-

    dini, sono stati colpiti duramente dallacrisi e dalle scelte dei Governi di tutti i

    colori: dal 2009 al 2014 il Comune ha

    perso 18 milioni di euro tra riduzioni di

    trasferimenti e peggioramento degli

    obiettivi del patto di stabilità. In parti-

    colare 6 milioni (dei 18 indicati) sono

    stati persi tra il 2013 e 2014 con 3,8

    milioni di trasferimenti in più che da

    Rosignano sono andati a Roma per il

    riequilibrio del fondo di solidarietà e con

    un ennesimo peggioramento di 2,3 mi-lioni di euro del patto stabilità. E’ chia-

    ro che per non mandare in dissesto fi-

    nanziario il Comune abbiamo dovuto

    agire sulla leva fiscale, ma anche su

    una riduzione drastica delle spese (fun-

    zionamento, gestione, personale) e

    sulla riduzione di alcuni servizi storici,

    come campi solari e colonie estive dei

    bambini. E tutto questo, tengo ancora

    a sottolineare, per non toccare le risor-

    se sul sociale, sulla scuola e sull’edu-

    cazione, che sono state le nostre prio-

    rità.

    2) Con i l nu ovo bi lancio per i l 2015 

    entreremo nel vivo del nuovo m an- 

    dato , qu ali saran no l e prio rità? 

    Le priorità saranno sociale ed educa-

    zione da un lato e manutenzioni e de-

    coro urbano dall’altro, dato che nel 2014

    la carenza di risorse ci ha impedito di

    provvedere come avremmo voluto pro-

    prio alla cura e alla manutenzione delnostro territorio. Quest’anno, oltre al-

    l’avvio di importanti investimenti legati

    alla messa in sicurezza idraulica del

    fiume Fine con 6 milioni di euro e del

    torrente Tripesce con 2 milioni e mez-

    zo, sarà l’anno del decoro urbano, in

    tutti i sensi. Abbiamo già messo a pun-

    to un programma di interventi per un

    totale di 4 milioni e mezzo di euro, tra

    cui: 508.000 per una prima fase di

    asfaltature, 417.000 per le opere di ur-

    banizzazione di via Buccari; 250.000

    per il rifacimento di una parte di fogna-

    ture bianche a Rosignano Solvay;

    207.000 per riqualificare i parchi giocopiù utilizzati dai bambini; 60.000 per 

    controllo sulle piante del territorio, a

    partire dalla pineta Marradi; 138.000

    per il Museo archeologico; 611.000 per 

    il palazzetto dello sport Gianni Bale-

    stri; 340.000 per il teatro L’Ordigno;

    226.000 per gli immobili comunali di

    via dei Lavoratori e via Don Bosco;

    100.000 per le passerelle di Castelnuo-

    vo; 137.000 per via Agostini; 24.000 per 

    il lungomare Colombo; 260.000 per ri-sistemazioni urgenti prima dell’avvio

    dell’estate; 135.000 per il cavalcavia di

    Rosignano Solvay; 325.000 per il pon-

    te del Quercetano; 73.000 per la se-

    gnaletica stradale; 20.000 per il guar-

    drail; 25.000 per gli attraversamenti

    pedonali rialzati; 120.000 per i raccor-

    di delle piste ciclabili; 133.000 per le

    scuole Novaro e l’asilo Nghè; 20.000

    per i primi sondaggi del terreno su cui

    realizzeremo la nuova scuola delle col-

    line; 195.000 per i cimiteri di Rosigna-

    no Marittimo e Nibbiaia; 240.000 per 

    la messa in sicurezza idraulica del tor-

    rente Vallecorsa.

    3) Nel pro gramm a elettora le che t i 

    ha p or tato alla ri elezio ne al 1°tu rno 

    si mette in pr imo piano i l r i lancio 

    de l l ’econom ia loca le , ma la cr is i 

    picch ia duro. Qual i in iz iat ive pos- 

    siamo m ettere in campo? 

    Certamente anche l’impegno di quat-tro milioni e mezzo di euro sul territo-

    rio potrà contribuire significativamente

    al rilancio di certi settori della nostra

    economia, dopo anni di crisi e di scar-

    si investimenti in manutenzioni, anche

    di Enrico Dello Sbarba

     Alessandro Franchi nella veste di Sindaco.

    5-domande-5 a Alessandr 

    Sindaco di Rosignano e Presidente

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    periodico online www.circoloilcentro-livorno.it  13   Livorno

    Franchi,ella Provincia

    da parte del Comune. Parallelamente

    stiamo lavorando per creare le condi-

    zioni di sviluppo di nuove aziende in

    nuovi settori. Penso all’accordo qua-

    dro tra il Comune di Rosignano Marit-

    timo, il Comune di Cecina, il Polo Tec-

    nologico di Navacchio e il Polo Tecno-

    logico della Magona per la creazione

    di un “Sistema di incubatori Toscana

    Costiera” che comprenderà il territoriodella Bassa Val di Cecina e della pro-

    vincia Livornese. Con il Sistema di In-

    cubatori Toscana Costiera puntiamo a

    realizzare sul territorio un vero e pro-

    prio sistema di servizi qualificati di

    supporto alla creazione di nuova im-

    presa, attraverso l’avvio, in forma inte-

    grata, di un servizio d’incubazione sito

    nel Comune di Rosignano e l’ulteriore

    sviluppo del servizio di incubazione già

    attivo nel Comune di Cecina, presso ilPolo Tecnologico della Magona. E per 

    chiudere vorrei ricordare l’accordo di

    programma, le cui risorse andranno

    nella direzione di un rilancio infrastrut-

    turale e industriale anche nella nostra

    area.

    4) Hai di recente assunto i l ruolo d i 

    Presidente della Provin cia di Livor- 

    no . Qual è la sit uazio ne? Non un 

    ente “a perdere”? Qu ali iniziat ive 

    hai in mente? Comprendo lo smarrimento ma no, non

    è certo un Ente a perdere. E’ chiaro

    che in questa prima fase dobbiamo

    prendere atto del riordino per poi rac-

    cogliere la sfida ed agire. Tra l’altro c’è

    anche una proposta di legge regionale

    per il riordino delle funzioni e dunque

    adesso è importante studiare e capire

    i meccanismi di quello che sicuramen-

    te sarà un Ente con un ruolo comple-

    tamente diverso dal passato. Sarà unEnte di area vasta, più legato anche

    ad un rapporto di collaborazione con i

    Comuni, livornesi ma anche pisani. In-

    sieme al Sindaco di Pisa e Presidente

    della Provincia pisana Marco Filippe-

    schi stiamo già lavorando ad alcune

    idee che, per il momento, non posso

    anticipare. Sicuramente un’area vasta

    che includa i territori di Livorno e Pisa

    può consentire di valorizzare le pecu-

    liarità, le caratteristiche e le risorse di

    tutti.

    5) L’accord o di programma annun- 

    ciato dal Presidente del la Regione 

    Rossi rappresenta una occasion e 

    forse irr ipet ibi le. Quale approc cio è 

    n e c e s s a r i o im p r im e r e a l l ’ u s o  

    di queste risorse? 

    L’accordo di programma nasce purtrop-po da una emergenza economica e so-

    ciale molto seria del territorio livorne-

    se e su proposta del Presidente della

    Regione Enrico Rossi queste questio-

    ni sono diventate centrali per una di-

    scussione con il Governo nazionale, al

    quale insieme abbiamo presentato la

    necessità di provvedere con investi-

    menti e risorse pubbliche da destinare

    al rilancio infrastrutturale e industriale.

    La Regione ha messo a disposizione

    delle risorse legate all’attrazione di

    nuova impresa sul territorio attraverso

    incentivazioni e riduzioni fiscali consi-

    stenti. Inoltre ha già stanziato con la

    Legge finanziaria 170 milioni di euro da

    destinare alla Darsena Europa. Ed è

    per la realizzazione di questa opera as-

    solutamente fondamentale e strategi-

    ca per il porto di Livorno che abbiamochiesto al Governo un impegno finan-

    ziario di pari entità. Per questo motivo

    è vitale arrivare quanto prima alla con-

    clusione dell’iter per l’approvazione

    definitiva del Piano Regolatore portua-

    le.

     Passaggio di consegne alla Provincia di Livorno tra Alessandro Franchi e Giorgio Kutufà.

     ( f 

     o t  o L 

     u c  a

    L i  s 

     c h i  ) 

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    e-mail: [email protected] 14  Livorno

    (Laura Conforti Benventi) - Ad alcune amiche che da tempo si interessano del sociale,amanti della musica e del canto si è presentata l’occasione di frequentare una corale. Per molte era la prima volta, ma per una di loro è stato un “revival” della gioventù (nelCoro ha incontrato il marito più di cinquant’anni fa!!). Le stesse sono state accolte dalla“Corale Diapason” di cui fanno parte alcune socie del Gruppo Archeologico Livornese,dove hanno incontrato un clima sereno e allo stesso tempo impegnato. Grazie al Mae-stro Giorgio Gianetti , direttore del Coro, si è cominciato anche ad apprendere le primenozioni di musica .Tutto ciò è stimolante e dà positivi risultati. Infatti il Coro è statoinvitato a tenere numerosi concerti soprattutto durante le feste natalizie sia da solo chein compagnia di solisti come i soprani Rosalia Galiando Gonzales e Marianna Pace ,ilcontralto Mandy, il basso Roberto Gherarducci e il flautista Michele Caporusso. La Corale ha sede presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare in Via S. Jacopo inAcquaviva dove ha svolto l’ultimo applaudito concerto a cura del “Club 3 M”. Per il

     prossimo futuro il Coro ha già molti impegni. Grazie all’interessamento delle Prof.sse.Luigina Loiacono e Natalina Vadalà ved, Pollifrone il Coro è stato inserito in cinquemanifestazioni culturali progettate dal Cruppo Archeologico Livornse da tenersi proprioal Circolo Ufficiali M.M. Mimbelli.,per cui ringrziano il presidente del Circolo Ufficialidella Marina Militare.Calendario degli eventi aperti al pubblico della nostra città.Martedì 24 febbraio - ore 17.00 -18,30 Conferenza e proiezione di vignette umoristichea cura del Maestro Marc Sardelli –ore 18,30 Coro in “Coriandoli di canzoni – ore 20.00

    cenaMartedì 24 marzo – ore 17.00 – 18.30 proiezione film “La mamma di Leonardo” a curadella regista Graziana Forzoni Art director Chimera Vision– ore 18.30 Coro in “Arcoba-leno di canzoni”-ore 20.00 cenaMartedì 21 aprile- ore 17.00 -18.30 –Conferenza “La divina Commedia Inferno cantoXXVI “Ulisse e il folle volo” prof.ssa C. Quartarone - ore 18,30 Coro in “Primavera diCanzoni”.ore 20.00 cenaMartedì 19 maggio ore 17.00 -18.30 ci sarà una lezione gestita interattivamente dal Corostesso sulla musicalità della poesia “La pioggia nel Pineto” di Gabriele d’Annunzio,con proiezione, musica, recitazione e spiegazione- ore 18.30 Coro in “cocktail di canzo-ni” ore 20.00 cena:Martedì 16 giugno – ore 17.00 – 18.30 Opera teatrale “Il malato immaginario” libera

    interpretazione degli attori iscritti al corso di teatro cura della Prof.ssa Manola Scali ore18,30 Coro in “Un mare di canzoni”- ore 20.00 cena

    Il calendario

    della Corale Diapason

     In programma numerosi eventi aperti al pubblico

     Il gruppo della Corale Diapason di Livorno.

    Salvoil ‘Mascagni’ 

    Ora sembra veramente fatta! Ci rife-riamo alle dichiarazioni rilasciate ne-gli scorsi giorni dal sen. Claudio Mar-tini del PD, componente della settimacommissione del Senato ospite del-l'Istituto Mascagni di Livorno, pre-senti alcuni rappresentanti di istitutimusicali non statali di tutta Italia.

     Nella sua qualità di relatore del dise-gno di legge, il sen.Martini ha dichia-rato, tra l'altro, che le amministrazionilocali non sono più in grado di regge-

    re l'onere per la sopravvivenza di que-sti essenziali istituti per cui è indiffe-ribile definire il processo di statizza-zione, in mancanza sarebbe la fine mi-seranda di queste "eccellenze".Vi sono tre alternative alla sopravvi-venza degli 11 istituti musicali che sa-ranno sottoposte, a breve, al ministrodella istruzione Giannini.Questa battaglia sarà vinta, ha affer-mato, nel suo intervento, il grande

     protagonista di questa infinita “tele-novela” -Giulio Cesare Ricci-presi-

    dente, purtroppo in scadenza dalla presidenza dell'Istituto Mascagni che,con coraggio, determinazione ed infi-nita pazienza , ha combattuto, in rap-

     presentanza di tutti e undici gli istitu-ti, questa difficile battaglia. Ricono-sciamogli questo merito che non puòessere “inquinato” dagli ultimi arri-vati anche se rappresentanti istituzio-nali della città!!

  • 8/9/2019 Il Centro Febbraio 2015

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    periodico online www.circoloilcentro-livorno.it  15 Livorno

    Con le iscrizioni che si concluderanno il 15 febbraio

    E’ tempo di scegliere la scuola

    (Mario Lorenzini) - Le chiamano “pietre dainciampo” per ricordare i deportati nel campodi sterminio di Auschwitz. Le ha ideate realiz-zate in tutto il mondo G. Denmig.La Comunità di SantEgidio di Livorno ha vo-luto ricordare due deportati (Dina Bona Attale Dino Bieno) in occasione della Giornatadella Memoria con la posa di due “pietre” sulmarciapiede della strada dove vivevano.Qualcosa di simile, qualche anno fa, l’abbiamo vista a Berlino nei pressi dell’exmuro. Era un angolo riservato,ben tenuto.Come una volta erano ben tenuti i nostri

     parchi della rimembranza.Qui a Livorno “le pietre da marciapiede” non hanno ricevuto rispetto e dopoventiquattro ore erano già sporche per il continuo passaggio della gente direttaverso il vicino mercato di frutta e verdura.Ho segnalato quanto visto e suggerito una collocazione sulla facciata del fabbri-cato dove i due concittadini vivevano.Mi è stato detto che le “pietre” sono state collocate in tutto il mondo così come aLivorno.“Le pietre devono essere un qualcosa in cui ci si imbatte per caso, non un qualco-sa di separato dalla vita di tutti i giorni. Quindi ci deve essere il calpestio sull’ope-ra proprio come sono state calpestate e umiliate quelle persone.Le pietre non devono essere tenute lucide e pulite, come fossero una scultura, marappresentare vite calpestate nella vita di tutti i giorni.”

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    Tempo di iscrizioni scolastiche. Si parte il15 gennaio si concluderanno il 15 febbra-io. Tutte via internet.

     Nessun contatto con la scuola da sceglie-re. Le scuole hanno aperto le porte ai ge-nitori nei giorni fissati.La scelta è un po’ una scommessa che

     può essere vinta fin dal primo anno sel’alunno è consapevole che è tutto nuo-vo sia che si tratti della prima media che

    della prima di un qualsiasi istituto supe-riore e si impegni fin dal primo giorno,lascuola, da parte sua, ha la responsabilitàdi formare.fin dal primo giornp.un sogget-to-l’alunno di 11 o 14 anni-che vuole en-trare nel miglior modo possibile nel futu-ro della sua vita. Auguriamoci i che la scel-ta sia sempre oculata.L’anno scorso 1490 furono le iscrizioninei nove istituti secondari cittadini e l’in-dirizzo tecnico prevalse con 701 alunniseguito da quello liceale con 643,l’indiriz-

    zo professionale fu scelto da 143 alunni.La scuola tuttavia sarà al centro di unariforma tutta da vedere.La buona scuola ovvero il progetto an-nunciato dal Presidente del Consiglio en-trerà in discussione in questo mese e saràtutto da seguire.“Sì, darò le pagelle e più soldi ai profes-sori” dice il Ministro Giannini in una in-tervista al settimanale Oggi  e di fronte aduna domanda: Ministro, si riuscirà realiz-zare la riforma in tutti i suoi punti?” ri-sponde:  “La riforma dovrà realizzaretutti i suoi punti perché è un progettoorganico solo cosi si può compiere la

     sfida educativa per il Paese. E’ previstoun investimento di tre miliardi.Se l’istru- zione diventa un pilastro dell’agenda po-litica noi ci aspettiamo il sostegno ne-cessario”.Staremo a vedere.

    Intanto c’è da segnalare che i contributi“volontari” che tutte le scuole chiedono aigenitori per le cosidette piccole spese tro-vano difficoltà ad essere riscossi e non c’da meravigliarsi vista la situazione preca-ria, sotto l’aspetto economico, della città.

    di Mario Lorenzini

     Pietre d’inciampo per ricordarei deportati di Auschwitz

  • 8/9/2019 Il Centro Febbraio 2015

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    La protesta del popolo delle “social card” Dopo la decisione dell’Amministrazione comunale che le carte credito non saranno più ricaricate

    Lunedì 16 Febbraio 2015, h. 18 presso il Circolo Il Centro - Via Trieste 7 - Livorno

    incontro con

    Tra gli eventi del mese avvenuti in

    città, si segnala, per la sua unicità,la protesta del popolo delle “social

    card”, che sarebbero, dette in ita-

    Marco CannitoCapogruppo Lista Civica

    Città diversa

    liano corrente sempre meno usa-

    to, carte di credito precaricate as-

    segnate ai cittadini in grandi diffi-coltà economiche. La nuova Ammi-

    nistrazione comunale ha deciso che

    da gennaio non saranno più ricari-

    cate. La manifestazione è stata

    cosa da poco, per carità, niente a

    che vedere con la protesta dei di-pendenti CoopLat, con urla fischi

    aggressioni verbali e pattume spar-

    so sulla piazza (allora si lottava per 

    il mantenimento del trattamento sa-

    lariale messo a rischio dalla possi-

    bilità che il prossimo vincitore del-l’appalto AAMPS intendesse inqua-

    drarli con un contratto meno favo-

    revole).

      Per Livorno si tratta di circa 500

    persone e il servizio, (da sempre,

    in appalto all’Arci) era in bilancionel 2014 per complessivi 325.000;

    nel 2015 niente.

    Devo confessare che sapere que-

    sta cosa mi ha creato disagio, come,credo, in larga parte dei lettori. Man-tenere il sussidio, (che non supera

    mai gli 80 euro mensili) per alcuni

    significa mantenere almeno un pie-

    de nella povertà dignitosa di chi, a

    fatica, riesce a pagare qualche bol-

    letta o l’affitto a della casa popola-re senza precipitare nella miseria.

    Un qualche effetto c’è stato. La gio-

    vane assessore al sociale Dhimgji-

    ni ha dichiarato che, anche su sol-

    lecitazione della maggioranza con-siliare, ha avviato una revisione deiservizi affidati all’esterno da cui

    spera di ricavare (?) i fondi per ri-

    prendere l’erogazione.

    Il chiodo fisso di quest’amministra-

    zione sembra essere proprio quel-

    lo di riportare all’interno della mac-china comunale ogni attività che, or-

    mai da decenni, sia stata esterna-

    lizzata allo scopo di ridurne i costi

    diretti e le complicazioni burocrati-

    che che sembrano inevitabili nel“pubblico”.La teoria cinque stelle è invece che

    il privato non solo produce un ser-

    vizio di minor soddisfazione per i

    cittadini ma anche più oneroso per 

    Lunedì 23 Febbraio 2015, h. 18 presso il Circolo Il Centro - Via Trieste 7 - Livorno

    incontro con

    don Gino BertoSalesiano

     Parroco del Sacro Cuore di Livorno

    * * * * *

    Lunedì 2 Marzo 2015, h. 18 presso il Circolo Il Centro - Via Trieste 7 - Livorno

    incontro con

    Gianfranco

    Simonciniassessorealle attività produttive, creditoe lavoro della Regione Toscana

    * * * * *

    i prossimi  incontri del Circolo

    le casse (esauste) comunali.Sembra quasi che si tratti di una po-

    sizione ideologica ereditata, (ma

    penso che non vorrebbero sentir-

    selo dire) dai vecchi strateghi del

    PCI, oppure è parto dello “studio

    Casalegno e associati”o ancora lamotivazione va cercata nel “non fa-

    remo quello che faceva la passata

    amministrazione”?

    Va bene qualsiasi forma di revisio-

    ne, controllo dei diritti, razionalizza-zione della spesa ma è possibileche nel bilancio del Comune di Li-

    vorno non si reperisca, anche alla

    presenza dei soliti tagli, l’equivalen-

    te di 2 euro a cittadino per mante-

    nere questo tenue principio di soli-

    darietà laica, istituzionale nei con-fronti dei nostri poveri?

    Potremmo anche raccoglierli, que-

    sti 2 euro a testa, in un “mega bus-

    solo” cittadino destinandovi quelli

    che quotidianamente offriamo al po-vero davanti alla chiesa o ai vendi-

    tori di strada, ma non sarebbe la

    stessa cosa.

    Come esistono i beni comuni (e

    l’amministrazione comunale è par-

    ticolarmente attenta a ciò) esisto-no anche i poveri comuni che han-

    no diritto a un loro, anche se stri-

    minzito, capitolo in bilancio.

    di Franco Spugnesi

  • 8/9/2019 Il Centro Febbraio 2015

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    periodico online www.circoloilcentro-livorno.it  17 Cultura

     Memorie di uno strumento salvato dall’Olocausto

    Lo struggente “canto” del violino

     di Silvia Menicagli 

    Se è vero che le cose conservano memoria diciò che hanno “vissuto”, il violino di Eva Mariaè uno di questi oggetti. Lunedì 2 febbraio nel-l’auditorium dell’Istituto di alta formazionemusicale “Mascagni” di Livorno, alle ore18,30, il pubblico è rimasto ipnotizzato per circa un ora dalle note emesse e dalle vibrazio-ni evocate dal violino della Shoah. La musicanon era solo composizione magistralmenteeseguita ma una vera a propria anima fattasivoce, che ha attraversato le emozioni di tutti i presenti. Tanti respiri che hanno condiviso il

    respiro disperato di Eva Maria che ha affidato,racchiuso e impregnato il suo violino, unicaconcessione dei nazisti, di paura, disperazio-ne, speranze, e dolore. Tutto questo, nello stru-mento è rimasto, e come una porta aperta da-vanti ad una tempesta, lo strumento lo ha rila-sciato al tocco dell’archetto sulle prime note.I componimenti suonati: Kaddish, di MauriceRavel, composta nel 1914 su un testo aramai-co del Libro di Preghiere degli ebrei; Kol Ni-drei, serie di variazioni su melodie ebraiche,risalenti al VII e all’VIII secolo, che Max Bru-ch compose nel 1014; e infine HebräischeMelodie, del 1911, del russo Joseph Achron;da una emozionata Anna Maria Fornasier, do-cente di violino presso lo stesso Istituto mu-sicale, accompagnata dal pianista Daniel Ri-vera anch’egli docente, hanno dato voce ad unricordo. Un ricordo imperituro, che ha fatto siche Eva Maria in quell’auditorium fosse pre-sente insieme a noi col suo violino, ancoraviva in altra essenza per ricordare all’infinitociò che è stato capace di compiere il lato oscu-ro dell’essere umano.Lo strumento, ritrovato appena due mesi fada uno dei più importanti collezionisti di stru-menti a pizzico, l’ing. Carlo Alberto Carutti,

    è in condizioni perfette, ed ha un suono, adetta dei tecnici, perfetto, porta intarsiata la

    stella di David e una storia al suo interno, na-

    scosta con cura. La storia di Eva Maria, de- portata ad Aushwitz, separata dalla famiglia,ma determinata a salvare il suo violino, la suamusica, tutto quello che le era rimasto, primadi suicidarsi alla rete del recinto di prigionia,lei riesce a passare al fratello anch’egli prigio-niero, il suo strumento e lui sopravviverà allosterminio anche per questa missione. E’ forse per il ricordo di sua sorella che ha continuato astringere i legni di quell’emblema di speranza per quella ninna nanna che Eva Maria avevanascosto dentro il violino come atto d’amore e protezione verso di lui. Quindici anni dopo laliberazione però seguirà le sorti della sorella, ponendo fine ai suoi ricordi allucinanti e in-sopportabili ma il violino ha continuato a so- pravvivere per vie e mani sconosciute. Graziea Carutti ed all’iniziativa di Giulio Cesare Ric-ci, presidente uscente del Mascagni, promo-tore e fautore della lunga battaglia per la sta-tizzazione dello storico Istituto, nonché al-l’adesione della Comunità Ebraica Livorneseche è stato possibile vivere questa emozione aLivorno.L’amore per la musica è stato più forte del-l’orrore del lager e il “canto” del violino di EvaMaria, lo ha dimostrato.

     La brava violinista Anna Maria Fornasier con- gratulata dopo l’esecuzione da Giul io Cesare Ricci, presidente del “Mascagni”.

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    Calzabigi livornese europeo Interessante convegno nell’anniversario del terzo centenario della nascita del poeta melodrammatico

    Una biografia burrascosa, quella di RanieriCalzabigi (1714-1795), di cui si è rispolveratala memoria durante il Convegno a lui dedicato

     presso la Sala Mascagni del Teatro Goldoni, inoccasione del terzo centenario della sua nasci-ta. A parlarne, rinomati relatori, preceduti dalsaluto di Paolo Demi, direttore del Teatro; Ste-fano Guidi, direttore dell’ Istituto MusicaleMascagni , che ha caldeggiato l’evento; StellaSorgenti, vicesindaco di Livorno; FedericoMarri, coordinatore dell’incontro. Lucio Tu-

    fano si è soffermato sulla “carriera di un libret-tista” che da Livorno spiccò presto il volo per l’Europa.I Calzabigi risiedevano nella città labronica sindal Seicento. Prima del fallimento della loroAzienda (1738), Ranieri frequenta il Cicogninidi Prato (1722) guadagnandosi una solida for-mazione umanistica. Poi, i gravi problemi eco-nomici, i debiti da lui contratti, la lite con lamadre, le accuse dei parenti e un processo, loinducono a lasciare Livorno (1738). Tenta diinserirsi in diversi settori: fallisce come biblio-tecario a Palazzo Farnese e cantore delle risco-

     perte di Ercolano, ma promette bene come scrit-tore di testi da mettere in musica.

     Nel 1740 è a Napoli con l’incarico di funzio-nario presso l’Ambasciata francese. Gli vienecommissionato “L’Impero dell’Universo”, uncomponimento drammatico in onore del re diFrancia, “Il sogno di Olimpia” (1747), per lanascita dell’infante Borbone e altre cantate ce-lebrative.Ma Calzabigi è irrequieto e trasmigra a Parigi(1751) dove condivide da protagonista la que-relle sul melodramma (1753-54). A parlarne,Anna Laura Bellina che si è soffermata su “Cal-

    zabigi tra comico e serio” e sulla disputa sulsistema di produzione francese che era prote-zionistico e, dunque, ostile all’Italia. Ranieri

     partecipa alla lotta scoppiata a Parigi tra lamusica italiana ( a suo favore gli Enciclopedi-

    sti) e quella francese. E’ un fatto politico chelo intriga e appassiona. Intanto, compone un poema tuttora inedito, la “Lulliade”, e contri- buisce alla popolarità del Metastasio con una“Dissertazione” sulle sue opere, vivace esem-

     pio di una critica aperta e acuta. Ma a Parigi,col fratello Anton Maria e il celebre Casanova,forma una triade discutibile che, tra l’altro,introduce in Francia il gioco del lotto traendo-ne notevole guadagni. Espulso dal re, passa aVienna dove diventa consigliere dell’Impera-tore.Scrive drammi musicati da Gluck (Orfeo edEuridice ,1762; Alceste,1766; Paride ed Ele-na,1769), che aderisce a quella sua riforma deldramma musicale per cui la musica non so-

     praffà la poesia, ma la asseconda. Per darne unesempio, si è offerto l’ascolto di un recitativo(da Orfeo) e un bel momento teatrale con lamusica di Gluck e il testo di Calzabigi,. Chetra il 1769 e il 1774, scrive commedie musicalifra cui “L’opera seria”, una vera satira delmelodramma.Come viene interpretato oggi Calzabigi? E’ ladomanda che si è posta Agnieszka Pudlis. Si-curamente, ha spiegato la ricercatrice, l’italia-no del Settecento pone problemi di interpre-

    tazione e cantare in inglese o polacco può faredifferenza. Per darne un esempio sono stati

     proiettati due video per un confronto tra lediverse interpretazioni di quella famosa scenadell’Orfeo in cui questi deve commuovere le

    Furie (spettri dell’Inferno).“Per me Calzabigi è un grande poeta”, ha con-cluso la docente polacca, traduttrice di testi

     poetici per musica italiani, francesi e tedeschi.E Marco Bizzarini ha descritto l’ultimo ap-

     prodo di Calzabigi a Napoli nel 1780 (dopouna burrascosa parentesi pisana). Qui colla-

     bora con Paisiello e scrive un dramma per musica che viene rappresentato nel Real Tea-tro del Fondo di Separazione . Si tratta di“Cook, ossia gli Inglesi in Othaiti” , storiad’amore tra un inglese (Cook) e una thaitiana(la regina Oberea) , tradotta in diverse lingue.Si tratta, forse, di un omaggio di FerdinandoIV° agli Inglesi , visto che egli aveva sceltoActon come suo ministro per riordinare laMarina.E’ un’opera scientifica, ma anche di gossip.“Problematico il libretto” ha spiegato Bizzari-ni , e “manca la prova definitiva che sia diCalzabigi”. Gli ultimi anni del letterato sonocostellati di delusioni e rancori. Nel 1786, scri-vendo a un amico, aveva auspicato di poter “vivere in pace , caro agli amici”, ma quandomuore nel 1795 , a Napoli, ha già confidato che“patria per noi più non esiste”.Grazie al Convegno, generoso nel concedere

    momenti di ascolto e di visione inediti ai più,Calzabigi è tornato nel ricordo della sua cittànatale. E l ‘ascolto dei suoi testi, letti da GretaCandura e Silvia Rosellini, ha ravvivato unamemoria piuttosto sopita.

    di Marisa Speranza

  • 8/9/2019 Il Centro Febbraio 2015

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    di Storia. Sulle sue colline si rintraccianoi segni degli insediamenti dei pastori della

     preistoria, nell’attività mineraria invecesi ritrova il motivo dell’evoluzione di unasocietà che da millenni popola questo me-raviglioso territorio.Dagli etruschi alle nobili famiglie tosca-ne del XII sec, fino ai tempi più recenti,francesi, inglesi e non per ultimo italianisfruttano le valli dei Manienti e dei Lanzi

     per lavorare ferro, rame e argento, facen-do in modo che l‘attività mineraria nel

    campigliese non si arresti.

    Divenendo negli anni una delle preroga-tive del mondo produttivo locale, la me-tallurgia contribuisce alla caratterizzazio-ne di una società, modificando per sem-

     pre e nel profondo, terri tori e pensieri.Storie di grandi società estere, di uominie di lavoro raccontate timidamente dallecronache del tempo, mitizzate da coloroche ne prendevano appunti durante unerudito girovagare, gelosamente custo-dite dagli appassionati.

    Tra le società operanti a Campiglia, chisuscita ancoraoggi curiosità èl’ Etruscan Cop- per Estates Limi-ted  di Londra cheoperò a Campi-glia dal 1901 al1907 con grandedeterminazione eimponenti inve-stimenti.

     Nella moderna vi-sione imprendito-riale inglese si

     prevedev a unanuova era dello

    sfruttamento minerario: cantieri per nuo-vi impianti metallurgici, gallerie, nuovi

     pozzi, la realizzazione di un piano inclina-to e di linee telefoniche, la costruzione diun sistema ferroviario e l’edificazione diun maestoso villaggio alle pendici diMonte Rombolo con alloggi e uffici am-ministrativi dall’evocativo nome  Etru- scan Mines.Oggi di questo maestoso progetto, nonresta che una visibile e concreta testimo-

    nianza di archeologia industriale, la so-cietà, infatti, per cause ancora non chia-re, abbandonò prematuramente l’impre-sa.

     Nelle parole dell’Ing. Ferraris che prepa-rò la relazione per l’Azienda MineraliMetallici Italiani, la sintesi di una storiaindustriale catastrofica che rende onorealla cultura mineraria facendo di Campi-glia un polo d’interesse mondiale. “In-teressantissima sotto il punto di vistadella geologia pura, la regione di Campi-glia non lo è meno per quello minera-rio… Conviene dunque esaminare que-sta interessante zona senza lasciarsi im-

     pressione dall’ingloriosa fine della Cop- per Estates…”.

     di Jacopo Bertocchi

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