Insieme - febbraio 2015

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A Z I O N E C AT TO L I C A I TA L I A N A - D I O C E S I D I CO M O SUPPLEMENTO A “IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO” NUMERO 5 DEL 7 FEBBRAIO 2015 PER “Ambula per hominem et per- venies ad Deum”. “Passa attra- verso l’uomo e arriverai a Dio”: è una traduzione delle parole di Agostino che, non a caso, diventano titolo di una pagina di questo numero di Insieme. Altre e migliori interpretazioni potrebbero esserci ma il signi- ficato del messaggio è chiaro ed è bello leggerlo come filo rosso del cammino associativo verso l’assemblea diocesana del 15 marzo e verso il quinto convegno ecclesiale nazionale del 9-13 novembre. Entrambi avranno come tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Arrivare a Dio passando attra- verso l’uomo è un’avventura affascinante e impegnativa che richiede un buon equi- paggiamento spirituale e in- tellettuale. Una bella avventura! La nostra associazione la vive da sempre con una passione e una intel- ligenza che sono radicate nel Vangelo e la traduce nell’espe- rienza della comunicazione tra i volti. Dal tema del nuovo umane- simo in Gesù Cristo nascono l’inquietudine e la bellezza di coniugarlo con la realtà eccle- siale e sociale in cui siamo. Lo avvertiamo anche come invito a un pensiero alto e fecondo per la nostra associazione, per la crescita di laici che stiano con amore nella storia, soprat- tutto nei momenti più difficili. Ecco perché quattro pagine di questo numero di Insieme, in vista dell’assemblea diocesana del 15 marzo, sono dedicate a un tema tanto grande. Paolo Bustaffa IL CAMMINO DELL’UOMO BELLEZZA E INQUIETUDINE MANDELLO PERCHé è COME ESSERCI Un racconto e una riflessione sull’appartenenza all’Ac e sulla scelta missionaria. Pagina 9. ASSEMBLEA DIOCESANA IN GESù CRISTO IL NUOVO UMANESIMO Quattro pagine per le associazioni parrocchiali in preparazione all’appuntamento del 15 marzo. Pagine 2, 3, 4 e 5. GIOVANI COME MI SPENDO? Il tema della responsabilità al campo Giovanissimi - Msac. Pagina 8. Le difficoltà sono davanti ai nostri occhi e non passa gior- no senza che questo sentiero che unisce l’uomo a Dio e Dio all’uomo sembri smarrirsi nelle nebbie e nelle tormente della violenza, del rifiuto e della dif- fidenza. Le notizie sulla vita umana offesa, umiliata e spezzata ir- rompono in continuazione nelle nostre case: riguardano fatti sconvolgenti che accado- no in terre lontane ma riguar- dano anche fatti tristi che ac- cadono accanto a noi. Dove è finito l’uomo? Dove è finita l’umanità? Dove è finito l’umanesimo inteso come pen- siero sull’uomo? Le domande si susseguono, in- terrogano il cristiano e chiedo- no a lui un segnale diverso da quelli che offrono il pessimismo, il relativismo, l’indifferenza. Ci sentiamo fortemente inter- rogati e avvertiamo la respon- sabilità di una risposta di spe- ranza e di fiducia. Una risposta che, in nome della libertà e della responsabilità, può veni- re solo da un dialogo intenso e quotidiano tra fede e ragione. Non un intreccio di astrattezze e concetti ma un dialogo fami- liare tra l’uomo e Dio che inau- gura un dialogo con tutti gli uomini in ricerca della verità. Certamente siamo aiutati a dire parole di speranza dalle testimonianze di umanità che, nonostante la disattenzione mediatica, sono innumerevoli e di infinita creatività. Sentiamo però la necessità di coniugare la testimonianza con il pensiero e così veniamo sollecitati a riflettere sul tema “In Gesù Cristo il nuovo uma- nesimo”. Non basta a noi un qualunque umanesimo. L’umanesimo che viviamo e annunciamo trova pienezza e senso compiuto in Gesù Cristo. E tornano qui due parole care ad Agostino. La prima è “bellezza”: la bel- lezza dell’uomo e la bellezza di Dio che si incontrano in Ge- sù Cristo. Riusciamo a comunicare que- sta bellezza nella nostra fami- glia, nella nostra comunità, nella nostra società? La seconda parola è “inquie- tudine”: l’inquietudine di chi vede un uomo che si muove tra il Nulla e l’Infinito. Riusciamo a dialogare con quest’uomo oscillante che cammina accanto a noi e che a volte ci assomiglia molto? Ecco, la bellezza e l’inquietu- dine ci accompagnano nel passare attraverso l’uomo per arrivare a Dio e nel partire da Dio per arrivare all’uomo.

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a z i o n e c a t t o l i c a i t a l i a n a - d i o c e s i d i c o m o s u p p l e m e n t o a “ I l s e t t I m a n a l e d e l l a d I o c e s I d I c o m o ” n u m e r o 5 d e l 7 f e b b r a I o 2 0 1 5

PER

“Ambula per hominem et per-venies ad Deum”. “Passa attra-verso l’uomo e arriverai a Dio”: è una traduzione delle parole di Agostino che, non a caso, diventano titolo di una pagina di questo numero di Insieme. Altre e migliori interpretazioni potrebbero esserci ma il signi-ficato del messaggio è chiaro ed è bello leggerlo come filo rosso del cammino associativo verso l’assemblea diocesana del 15 marzo e verso il quinto convegno ecclesiale nazionale del 9-13 novembre. Entrambi avranno come tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.Arrivare a Dio passando attra-verso l’uomo è un’avventura affascinante e impegnativa che richiede un buon equi-paggiamento spirituale e in-tellettuale.

Una bella avventura! La nostra associazione la vive da sempre con una passione e una intel-ligenza che sono radicate nel Vangelo e la traduce nell’espe-rienza della comunicazione tra i volti.Dal tema del nuovo umane-simo in Gesù Cristo nascono l’inquietudine e la bellezza di coniugarlo con la realtà eccle-siale e sociale in cui siamo. Lo avvertiamo anche come invito a un pensiero alto e fecondo per la nostra associazione, per la crescita di laici che stiano con amore nella storia, soprat-tutto nei momenti più difficili. Ecco perché quattro pagine di questo numero di Insieme, in vista dell’assemblea diocesana del 15 marzo, sono dedicate a un tema tanto grande.

Paolo Bustaffa

il cammino dell’uomo

bEllEzza E inquiEtudinE

mandelloperché è come esserciun racconto e una riflessione sull’appartenenza all’ac e sulla scelta missionaria.Pagina 9.

assemblea diocesanain gesù cristo il nuovo umanesimoquattro pagine per le associazioni parrocchiali in preparazioneall’appuntamento del 15 marzo.Pagine 2, 3, 4 e 5.

giovanicome mi spendo?il tema della responsabilità al campo Giovanissimi - Msac.Pagina 8.

Le difficoltà sono davanti ai nostri occhi e non passa gior-no senza che questo sentiero che unisce l’uomo a Dio e Dio all’uomo sembri smarrirsi nelle nebbie e nelle tormente della violenza, del rifiuto e della dif-fidenza.Le notizie sulla vita umana offesa, umiliata e spezzata ir-rompono in continuazione nelle nostre case: riguardano fatti sconvolgenti che accado-no in terre lontane ma riguar-dano anche fatti tristi che ac-cadono accanto a noi.Dove è finito l’uomo? Dove è finita l’umanità? Dove è finito l’umanesimo inteso come pen-siero sull’uomo? Le domande si susseguono, in-terrogano il cristiano e chiedo-no a lui un segnale diverso da quelli che offrono il pessimismo, il relativismo, l’indifferenza.Ci sentiamo fortemente inter-

rogati e avvertiamo la respon-sabilità di una risposta di spe-ranza e di fiducia. Una risposta che, in nome della libertà e della responsabilità, può veni-re solo da un dialogo intenso e quotidiano tra fede e ragione.Non un intreccio di astrattezze e concetti ma un dialogo fami-liare tra l’uomo e Dio che inau-gura un dialogo con tutti gli uomini in ricerca della verità. Certamente siamo aiutati a dire parole di speranza dalle testimonianze di umanità che, nonostante la disattenzione mediatica, sono innumerevoli e di infinita creatività.Sentiamo però la necessità di coniugare la testimonianza con il pensiero e così veniamo sollecitati a riflettere sul tema “In Gesù Cristo il nuovo uma-nesimo”.Non basta a noi un qualunque umanesimo. L’umanesimo che

viviamo e annunciamo trova pienezza e senso compiuto in Gesù Cristo.E tornano qui due parole care ad Agostino.La prima è “bellezza”: la bel-lezza dell’uomo e la bellezza di Dio che si incontrano in Ge-sù Cristo.Riusciamo a comunicare que-sta bellezza nella nostra fami-glia, nella nostra comunità, nella nostra società?La seconda parola è “inquie-tudine”: l’inquietudine di chi vede un uomo che si muove tra il Nulla e l’Infinito. Riusciamo a dialogare con quest’uomo oscillante che cammina accanto a noi e che a volte ci assomiglia molto?Ecco, la bellezza e l’inquietu-dine ci accompagnano nel passare attraverso l’uomo per arrivare a Dio e nel partire da Dio per arrivare all’uomo.

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plasmato, come un bravo va-saio, perché l’uomo fosse pro-prio così com’è: “Uomo, tu sei il frutto di un pensiero preciso di Dio, senza errore!” Ricorda di aver riscattato a caro prez-zo l’uomo dalla sua schiavitù e di averne fatto un membro della sua famiglia: “Uomo, tu per grazia sei familiare di Dio”. Ricorda di aver pronunciato il nome dell’uomo, esprimen-done la proprietà, la voca-zione: “Uomo, tu appartieni a Dio!”Malgrado tutto il male dell’uo-mo, Dio ha per lui sempre nuo-ve parole d’amore.Quale orizzonte di senso si apre davanti all’uomo, se com-prende questo!

Gesù, Parola nuova

In Cristo tutto ciò si è reso con-creto, visibile. I suoi miracoli ci hanno parlato di quanto la no-stra vita sia preziosa agli occhi di Dio. Le sue parole ci hanno mostrato la bellezza di ciò a cui siamo chiamati. La sua morte sulla croce ci ha mostra-to la portata dell’amore di Dio. La sua risurrezione è stata la parola ultima per dire che Dio non revoca mai il suo amore per noi.Gesù Cristo è la pienezza della Parola nuova che Dio ha volu-to rivolgere all’uomo per dare senso alla sua vita. Se la con-fusione dei valori, l’individuali-smo esasperato, l’indifferenza delle opinioni, l’omologazione delle idee hanno portato l’uo-mo a non riuscire più a collo-care la propria vita in un oriz-zonte di senso, il messaggio del Vangelo è una risposta ineguagliabile al bisogno di senso dell’uomo!

Vita di fede e dignità dell’uomo

Dice ancora Isaia (Is 43,3b-4):

“Io do l’Egitto come prezzo per il

dall’occidente io ti radunerò”.

Gesù ci invita a dare un nome nuovo a questo timore, a leg-gerlo come amore filiale di chi ripone la fiducia in Dio: “Padre nostro”. Chi sa chiamare Dio col nome di Padre, non teme gli uomini: “Uomo, tu non hai nulla da temere!” Suona bene questa parola di fronte alle

tante incertezze e paure della nostra epoca!

Fragilità dell’uomo e misericordia di dio

C’è ancora una parola nuova di Dio a cui Isaia dà voce (Is 43,6-7):Dirò al settentrione: “Restitui-sci”,e al mezzogiorno: “Non tratte-nere;fa’ tornare i miei figli da lontanoe le mie figlie dall’estremità del-la terra,quelli che portano il mio nomee che per la mia gloria ho creatoe plasmato e anche formato”.

Dio è fedele a se stesso e al suo amore che lo porta a dimenti-care il passato e a fare ritorna-re sempre nuovamente l’uo-mo alla sua origine. È questo il messaggio più grande e per-ché fosse chiaro per sempre, Cristo lo ha pronunciato per sempre quando, sulla Croce, ha preso su di sé tutto il pecca-to del mondo e lo ha redento.Non c’è parola di peccato o di male umano che sia più forte della Parola d’amore di Dio, capace di risollevare l’uomo da ogni caduta. Basterebbe solo questo per capire che l’umane-simo proposto da Gesù Cristo è parola sempre nuova per ri-sollevare e nobilitare l’uomo. All’uomo di oggi, bloccato e sfiduciato, noi cristiani possia-mo dire con forza: “Uomo, tu sei amato e perdonato da Dio”.

don Roberto BartesaghiAssistente diocesano

Settore Adulti

tuo riscatto,l’Etiopia e Seba al tuo posto.Perché tu sei prezioso ai miei occhi,perché sei degno di stima e io ti amo,do uomini al tuo postoe nazioni in cambio della tua vita”.

Dio dichiara apertamente il suo amore e il desiderio di un’intima relazione con il suo popolo. Ed è questo che con-ta! Chi è in relazione con Dio ha tutto ciò che realmente ha valore.L’incarnazione di Gesù è la parola definitiva in questo senso: “Tu sei fatto perché io sia con te e tu stia con me!” Per l’uomo la vita di fede è il primo e più importante modo di ritrovare la propria dignità. E noi invece siamo debitori ad un passato che ha letto la fede come il residuo dell’igno-ranza dell’uomo. E se molti oggi esprimono un bisogno di trascendenza, si acconten-tano però di una religiosità di basso livello, che non impegni troppo.

Paternità di dio e sereni-tà dell’uomo

Progresso e tecnologia han-no fatto sognare all’uomo di poter diventare padrone del mondo e di non dover avere più paura di nulla. In realtà si ritrova ad aver più paura di pri-ma. È l’uomo stesso a incutere timore, paura, diffidenza.La fede ci insegna un timore di-verso, il timore di Dio. Di fronte alla grandiosità delle opere di Dio, l’uomo non può che rico-noscersi piccolo, ma insieme custodito proprio dalla forza di quel Dio che lo ama. È ancora Isaia (Is 43,5) a dircelo:

“Non temere, perché io sono con te;dall’oriente farò venire la tua stirpe,

C’è chi usa il nome della liber-tà per far esplodere le redazio-ni dei giornali e chi risponde, sempre in nome della libertà, offendendo e provocando l’al-tro. C’è chi, per difendere i diritti di tutti, propone che ciascu-no possa scegliere il proprio sesso e chi accoglie le notizie dei naufragi dei barconi esul-tando per il mancato arrivo di nuovi immigrati.C’è chi abortisce perché non può permettersi una bocca in più da sfamare e chi fa rientra-re lussuose cene nei rimborsi per il proprio impegno politi-co. Ma noi cristiani non abbiamo altre parole nuove da dire in proposito?

dio ha sempre parole nuove

Racconta Isaia che il popo-lo d’Israele, con le sue azioni scellerate, aveva fatto perde-re la pazienza a Dio e che Dio aveva deciso di abbandona-re “Giacobbe al saccheggio, Israele ai predoni” (Is 42,24). Ma poco oltre (Is 43,1-3a) è un’altra la parola che Dio pro-nuncia sull’uomo:

Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,che ti ha plasmato, o Israele:“Non temere, perché io ti ho riscattato,ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,i fiumi non ti sommergeranno;se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai,la fiamma non ti potrà bruciare;poiché io sono il Signore tuo Dio,il Santo di Israele, il tuo salvatore”.

Dio ricorda di aver creato l’uomo dal nulla, con un atto ben cosciente: “Uomo, Dio ti ha voluto e tu sei prezioso ai suoi occhi”. Ricorda di averlo

esercizi spirituali unitariper giovani e adultidal 26 febbraio all’1 marzo 2015 presso la Casa Incontri Cristiani - Padri Dehoniani Via Faleggia, 6 - 22070 Capiago (CO) da cRisTiani nella ciTTÀ dell’UomoStili di vita alla luce del Discorso della montagna (Mt 5-7)

a cura di mons. Gianni ZappaAssistente unitario dell’Azione Cattolica di MilanoInizio giovedì 26 febbraio ore 18.00Conclusione domenica 1 marzo ore 16.00

È necessario avere con sé la Bibbia e il testo della Evan-gelii GaudiumQuota di iscrizione € 10,00 oltre al contributo giorna-liero € 50,00Iscrizioni entro il 20 febbraio 2015

le mediTaZioniGIOVEDÌ 26 FEBBRAIO “Avete inteso che fu detto… ma io vi dico” (Mt 5, 20-48)VENERDÌ 27 FEBBRAIO“Non per essere ammirati” (Mt 6, 1-4)“Non accumulate tesori sulla terra” (Mt 6, 19-34)SABATO 28 FEBBRAIO “Non giudicate” (Mt 7, 1-6)“Guardatevi dai falsi profeti” (Mt 7, 15-23)DOMENICA 1 MARZOSESTA MEDITAZIONE: “Costruite la casa sulla roccia” (Mt 7, 24-29)

Il programma completo su: www.azionecattolicacomo.it

una riflessione

PaRolE nuoVEin preparazione all’assemblea diocesana che si terrà a Como il 15 marzo sul tema “in Gesù Cristo il nuovo umanesimo”

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un’eco dal convegno nazionale assistenti dio accompagna la nostra storiaÈ il titolo del Convegno Assisten-ti, proposto a Roma dal 19 al 22 gennaio 2015. Un’occasione per riflettere sulla passione alla vita, alla laicità e alla Chiesa, nella ricer-ca di come l’AC pensa e vive la sua spiritualità. Un Convegno scandito dall’intervento di alcuni relatori, ma soprattutto dai laboratori. Con piacere condivido con voi la sintesi del gruppo che ho coordinato. Così tutti possiamo raccogliere qualche pensiero e un po’ della passione che come Assistenti abbiamo nel vivere il servizio concreto all’AC.Nell’ascolto avuto in questi due gior-ni sono risuonati come elementi im-prescindibili la Parola di Dio e la vita quotidiana, intesa nella sua interez-za e concretezza. Li riconosciamo come elementi non separati e non separabili, secondo la tradizione associativa (circolarità vita-Parola-vita).Abbiamo inteso la vita dell’uomo senza escludere nessun ambito: una vita complessa, dalle molte sfaccet-tature, frammentata, che in modi di-versi cerca degli elementi unificanti che possano offrire chiavi di lettura e orizzonti di senso.A questa vita viene incontro il Signo-re, attraverso la storia e gli eventi stessi, perché proprio in questa sto-ria il Signore ha deciso di porre la sua tenda. In modi e in gradi diversi, poi, il Signore incontra la nostra vita attraverso la sua Parola. Le letture dell’Eucaristia domenicale, la Paro-la della liturgia del giorno, la lectio continua di un libro, lo studio della Scrittura, sono occasioni di incontro con il Signore, che possono caratte-rizzare in diverso modo la preghiera di ciascuno a seconda delle varie condizioni di vita. Ci sembra che questa lettura della vita alla luce della Parola conduca alla necessità di un confronto, di un dialogo, di un accompagnamento spirituale (da non affidare esclusiva-mente ai preti), di una condivisione che può favorire il discernimento personale, in vista di scelte concrete e passi di conversione. Riteniamo as-solutamente importante riconoscere che Dio accompagna la nostra sto-ria (famiglia, lavoro, affetti, fragilità, cittadinanza, esperienza di vita) e il cammino della Chiesa oggi e ci inter-pella ad uscire per vivere la gioia del Vangelo. A conclusione, ci sembra necessario metterci in ascolto dei fratelli laici, per aiutarci insieme a comprendere in che modo e con quali strumenti possano avere la Parola come lam-pada quotidiana ai loro passi.Questo Convegno ha aperto un percorso di riflessione sul cuore della vita cristiana, che certamente sprona noi tutti, Assistenti e laici, al confronto e a un passo deciso per una vita secondo lo Spirito. Ed è bello inserire tutto questo nel cammino che abbiamo iniziato per l’assemblea diocesana del 15 mar-zo sul tema: “In Gesù Cristo il uovo umanesimo”, una tappa verso il convegno ecclesiale nazionale.

don emanuele corti - Assistente diocesano Settore Giovani e Acr

dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo” leg-giamo in uno stralcio dell’Evangelii Gaudium riportato nella traccia. Ce lo ha ripetuto anche il nostro Vescovo all’inizio dello scorso triennio asso-ciativo sostenendo che un cristiano è nel mondo per creare relazioni. Vo-gliamo allora ripartire dall’esperienza concreta dell’incontro per riscoprire ed alimentare la nostra fede; perché è nel volto delle altre persone che scopriamo il volto vero di Gesù Cri-sto, di colui che per primo si è fatto uomo per incontrarci. Sono proprio le esperienze che vi-viamo all’interno dei nostri gruppi e dei nostri campi a darci occasione di vivere in pienezza le relazioni, pren-dendoci a cuore le vite di chi ci sta a fianco. Questi momenti diventano anche oc-casione fondamentale di dialogo, di confronto, di crescita nella “capacità di pensare e di esercizio critico della ragione” e un luogo fondamentale in cui continuare a porsi domande forti di senso.

michele spandrio Vicepresidente diocesano Settore

Giovani e delegato diocesano per i giovani al quinto Convegno

ecclesiale nazionale

È iniziato il cammino di avvicinamen-to all’appuntamento al Convegno Ec-clesiale di Firenze 2015 e anche a noi giovani viene chiesto un contributo alla riflessione. Questo ci pare strano poiché non siamo abituati ad avere voce in capitolo, soprattutto sulle grosse questioni, e quando questo avviene ci mette in difficoltà. Forse perché spesso ci sentiamo dei fruitori degli avvenimenti, delle decisioni e anche delle opinioni. È bello invece lasciarci interrogare dalle provoca-zioni che ci vengono lanciate, pro-prio perché questo significa dover tornare a porci le giuste domande di senso, quelle che ci obbligano a guardarci dal fuori e che ci mettono in discussione. La traccia per la preparazione al convegno esamina a più riprese il contesto attuale fatto di crisi, di confusione dei valori, di uomo visto come prodotto, di individualismo esasperato. Essendo noi da sempre vissuti all’interno di questo contesto, tutto ciò non ci scuote più tanto, an-zi, suonano un po’ come le solite frasi retoriche. Ciò che ci spaventa però, e spesso persino ci immobilizza, è il precariato. Non ci riferiamo solo al contesto la-vorativo frammentario, fatto di con-tratti che non guardano più in là di qualche mese, ma ci riferiamo ad una

precarietà più ampia, che tocca il no-stro futuro, i nostri legami affettivi, le nostre relazioni, quelle che il sociolo-go polacco Baumann definisce come “liquide”, perché caratterizzate dalla mancanza di stabilità. Esse, nella so-cietà frenetica del giorno d’oggi, pos-sono essere create e sciolte con gran-de facilità, senza correre il rischio di rimanere impigliati in inutili legami che ci chiedano di metterci troppo in gioco e che ci facciano perdere del tempo. Sono proprio le relazioni quindi il tema caldo, che non può lasciarci indifferenti e non farci sentire l’esi-genza di portare il nostro contributo. “Il Vangelo ci invita sempre a corre-re il rischio dell’incontro con il volto

in cristo il nuovo umanesimo

anChE noi GioVani stiaMo sul PEzzo

vogliamo ripartire dall’esperienza concreta dell’incontro per riscoprire e alimentare la nostra fede

meic

Quale uomo?incontro al Centro Pastorale Card. Ferrari il 14 febbraio

“Quale uomo?” è il titolo del primo incontro, nell’ambito del progetto “Chi è l’uomo perché te ne curi?”, promosso dal Meic (Movimento Ecclesiale Impegno Culturale) per l’anno in corso. L’appuntamento è per sabato 14 febbraio, alle ore 16,00 al Centro Pastorale Card. Ferrari (Viale Battisti, 8) e si inserisce nel percorso della Chiesa italiana, che celebrerà a Firenze, nei giorni 9 - 13 novembre 2015, il 5° Convegno ecclesiale nazionale sul tema “In Gesù Cristo: il nuovo umanesimo”. Su questo stesso tema si terrà, come da tempo annunciato, l’assemblea dioce-sana dell’Azione cattolica il 15 marzo al Collegio Gallio in Como. Le associazioni parrocchiali si stanno preparando anche attraverso le riflessioni e le indicazioni che sono in queste pagine. “Nella vita quotidiana – scrive tra l’altro Antonia Cairoli in una nota di presen-tazione dell’incontro sul settimanale a cui è allegato questo numero di Insieme – assistiamo a un individualismo aggressivo che ignora l’altro”. (…) “Per fortuna la quotidianità ci offre anche segnali diversi - poco notiziati - di una umanità concreta, che parla con la vita per combattere l’indifferenza”.Il negativo e il positivo, l’anti-umanesimo e l’umanesimo. Come possiamo co-glierne i segni oggi? Ecco la domanda dell’incontro Meic a cui si cercherà di rispondere con pensieri, testimonianze e con una riflessione di don Ivan Sal-vadori.

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mosso da ideologie, progetti politici, modelli culturali, e c’è un umano forte, promosso dall’annuncio d’una salvez-za integrale. L’umano debole è precario, manipolabile dal pensiero filosofico e da quello scientifico.

Umanità sta alla base di uma-nesimo ma umanesimo non sta alla base di umanità. Per noi l›»umanità» non è la som-ma di tutti gli uomini che vivo-no sul pianeta della terra, ma la storia di Dio. “Gli esseri umani sono le pa-role di cui Dio si serve per rac-contare la sua storia». La storia del mondo è la storia della sal-vezza e la storia della salvezza è la storia del mondo.Non so quanti di voi abbiano cantato le note parole di Bob Dylan: “Quante strade deve percorrere un uomo prima che lo si possa chiamare uomo? Quante volte un uomo deve guardare verso l›alto prima che riesca a vedere il cielo?” Noi le cantiamo ma non cer-chiamo la risposta nel vento.

cammino verso la salvezza e la meta di questa stessa salvezza, perché Egli è allo stesso tem-po Dio, verso cui si va, e uomo, per mezzo del quale si va. S. Agostino affermava: “Ambula per hominem et pervenies ad Deum” (Passa attraverso l’uo-mo e arriverai a Dio).Per non ridurre Gesù ad un maestro di morale, e la sal-vezza cristiana ad una nobile dottrina, bisogna non separa-re mai il Gesù Verbo Incarnato nell’umanità dal Gesù Reden-tore dell’umanità. La missione della Chiesa oggi è quella di raggiungere le perife-rie dell’umano ridando dignità umana a chi pecca e certezza di vita eterna a chi si pente. La grandezza del cristianesimo è quella di dare dignità agli inde-gni, speranza ai disperati, rein-tegrazione sociale ai peccatori. Non c’è peccato che non possa essere assolto. In campo mora-le non c’è ergastolo. Ogni pena può essere perdonata e ogni vita redenta.La funzione della Chiesa, in ul-tima analisi, può essere sinte-

tizzata in quella di “sentinella di umanità”, in una posizione che non la colloca all’esterno, come dirimpettaia della storia, per intervenire solo con de-nunce e documenti, ma che la coinvolge con le gioie e le spe-ranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, non essendovi nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel suo cuo-re (GS, 1).

L’opera di sentinella di umani-tà della Chiesa offre al mondo un’antropologia della perso-na, “rispettosa dei valori uma-ni e aperta alla trascendenza”. La fede cristiana, con la sua particolare visione dell’uomo creato ad immagine di Dio, redento dal sangue di Cristo e destinato a vivere eterna-mente con Dio, costituisce un fondamento molto solido del-la persona e della sua dignità, eminente e inviolabile. In as-senza di una visione religiosa dell’uomo, ogni difesa razio-nale della dignità assoluta e inalienabile della persona, per quanto sempre possibile, ri-mane problematica e precaria. Solo chi ha un concetto alto di Dio ha anche un concetto alto dell’uomo, e chi ha un concet-to alto dell’uomo non può non avere un concetto alto di Dio.

Chi segue Cristo, l’uomo per-fetto, scrive la Gaudium et Spes, si fa lui pure più uomo (GS,41). Il contributo della fe-de cristiana a far diventare l’uomo più uomo, ovviamen-te, non va inteso nel senso che la fede cristiana dia qualcosa di più o di diverso alla natura umana rispetto a quanto le possano dare altre istanze re-ligiose o culturali o filosofiche. Il farsi più uomo va riferito al contributo originale che la fe-de cristiana può dare perché l’uomo sia uomo, sia, cioè, quello che è e che deve essere. In altri termini, il più non si rife-risce alla natura umana, come oggetto da umanizzare di più, ma alla fede cristiana come soggetto che umanizza di più, perché parte dall’evento sto-rico dell’umanità pienamente realizzata di Cristo.

Non la cerchiamo nelle corren-ti delle ideologie, delle mode culturali, delle visioni dei neu-robiologi o dei biopolitici, ma nella Parola di Dio, lampada per i nostri passi, luce sul no-stro cammino! Per avere un umano forte, dunque, bisogna trovare un ancoraggio in alto. S. Agostino scrive che le radici dell’umano non sono in terra, bensì in alto. Ora, Gesù è senz›altro il fonda-mento ultimo ed escatologico di ogni forma di umanizzazio-ne e di salvezza.

È il fondamento ultimo, per-ché, se l›umanità è da consi-derarsi come la storia di Dio, Gesù è alla base e al centro di questa storia, perché tutto è stato sottomesso ai suoi piedi (Ef 1,22), e gli è stato dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome (Fil 2,9).

È il fondamento escatologi-co, perché Egli è l’unico me-diatore di salvezza nell’unica economia creatrice e reden-trice. In Lui formano un’unità il

In preparazione all’Assemblea diocesana ( Como, 15 marzo 2015) e al 5° Convegno eccle-siale nazionale (Firenze, 9-13 novembre) proponiamo alcuni appunti tratti da una relazione su “In Gesù Cristo il nuovo uma-nesimo) di mons. Ignazio San-na, arcivescovo di Oristano, già assistente nazionale del Settore Giovani e del Meic .

Il convegno non è un’accade-mia per studiosi e eruditi. Il convegno è un convenire del popolo di Dio per approfondire le motivazioni e la responsabi-lità dell’annuncio del Vangelo. Il compito principale dei cri-stiani, in questa stagione culturale, è “evangelizzare l’umano”. Il punto di parten-za per eseguire bene questo compito è la convinzione che la Chiesa è una fonte autentica di promozione e difesa della dignità dell’uomo.C’è un umano debole, pro-

leggere per riflettere

aMbula PER hoMinEM Et PERViEnEs ad dEuM

Passa attraverso l’uomo e arriverai a dio: appunti per un approfondimento

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gesto, di un pensiero, di una condivisione comunitaria (Il racconto non deve essere solo cronaca). A ogni associazione parroc-chiale è proposto quindi di inviare il racconto di una espe-rienza significativa, alla quale è possibile affiancare, even-tualmente, una seconda che abbia per protagonisti i giova-ni, nell’ottica di una valorizza-zione del loro specifico contri-

Il Convegno Ecclesiale di Fi-renze 2015, sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, ci invita a stare con ancor più amore dentro la realtà eccle-siale, sociale e culturale del nostro territorio. Siamo chia-mati a un esercizio di laicità con pensieri e gesti che faccia-mo comprendere la bellezza di una fede che è incontro gio-ioso con Gesù Cristo e incon-tro festoso con l’uomo. I nostri percorsi associativi sono ricchi di stimoli e spunti mentre i nostri sussidi ci aiu-tano a scoprire i molti segni di umanità che - nonostante tutto - sono presenti e vivi sul nostro territorio.Sarebbe davvero bello che le associazioni parrocchiali potessero raccontare questa ricchezza all’Assemblea dioce-sana del 15 marzo 2015 (Como - Collegio Gallio). Perché non provarci?

tre percorsi preparatori

Il Consiglio diocesano, sulla scia della proposta del Comita-to preparatorio del Convegno ecclesiale di Firenze, invita le associazioni parrocchiali a pre-pararsi all’assemblea diocesa-na su tre percorsi: la preghiera, la riflessione, la testimonianza.

Preghiera Ogni associazione può pensa-re e condividere una preghiera riferita alla realtà della propria parrocchia. N.B. Il testo della preghiera può essere unito a quelli della riflessione e del racconto.

RiflessioneL’editoriale del persidente diocesano, i pensieri di don Roberto Bartesaghi, di don Emanuele Corti, di Michele Spandrio e gli appunti tratti da una relazione di mons. Igna-zio Sanna che sono su questo numero di Insieme possono guidarci nella riflessione sul tema del convegno di Firenze. Anche sul numero scorso di In-sieme c’è un articolo di Ernesto Diaco che presenta la Traccia pubblicata integralmente su www.azionecattolicacomo.it

Ecco due domande per orien-tare la riflessione:Cosa significa per una comuni-tà parrocchiale essere “esperta in umanità”? Come l’associa-

zione parrocchiale di Ac ha contribuito e può contribuire a rendere la parrocchia ancor più “esperta in umanità”?

Racconto Accanto alla riflessione sareb-be bello che le associazioni parrocchiali raccontassero un’esperienza in cui la dimen-sione umana della vita, nella sua fragilità e nella sua bellez-za, è stata ed è al centro di un

buto alla vita della Chiesa.Per il racconto di un’esperien-za l’associazione parrocchiale potrà scegliere tra queste aree o indiviuarne una in base alla propria sensibilità e alla pro-pria esperienza.la prima area riguarda le for-me e i percorsi di incontro con Cristo.Vi sono in atto esperienze si-gnificative di rinnovamento dell’iniziazione cristiana? Di

formazione cristiana dei pre-adolescenti e dei giovani? Di primo annuncio? Di ri-evange-lizzazione? Di spiritualità? Di carità?la seconda area riguarda le difficoltà di credere e di edu-care.Vi sono esperienze di ascolto delle difficoltà di credere og-gi? Vi sono esperienze partico-lari di educazione alla fede, al-la vita buona del Vangelo che coinvolgono le diverse età e le diverse situazioni di vita? la terza area riguarda le re-altà di povertà e fragilità nelle quali si è impegnati o per le quali ci sono progetti.In quali “ periferie esistenziali” l’associazione sta offrendo e sta incontrando segni di uma-nità? Quali segni di umanità ci ven-gono da altre culture e come li sappiamo valorizzare? Come si condivide l’esperien-za con altri soggetti? (Caritas, gruppi parrocchiali, associazio-ni, enti pubblici locali, altro).

Per facilitare il racconto si pro-pone una griglia lasciando alla creatività di ogni associazione il compito di decidere la forma (testo scritto, foto e testo, vi-deo…).

in otto punti il racconto dell’ esperienza

1. Perché abbiamo scelto que-sta area, a quale esigenza abbiamo inteso rispondere.

2. Quale tipo di proposta ab-biamo fatto

3. Chi abbiamo coinvolto o da chi ci siamo fatti coinvolgere

4. Chi sono stati/sono i desti-natari

5. Quali le iniziative concrete6. Quali i frutti raccolti7. Quali le difficoltà incontrate8. Quali le prospettive

il consiglio diocesano, sulla scia della proposta del comitato preparatorio del convegno ecclesiale di firenze, invita le associazioni parrocchiali a prepa-rarsi all’assemblea diocesana su tre percorsi: la preghiera, la riflessione, la testimonianza.

l’assemblea diocesanain gesù cristo il nuovo umanesimocollegio Gallio - 15 marzo 2015 ore 9 - 16. 30

Preghiera - Messaggio musicale sul tema (Carisma)Presentazione traccia Convegno ecclesiale nazionale (Ernesto Diaco, vice responsabile Servizio Progetto culturale CEI) Riflessione su umanità e umanesimo (Giuseppe Anzani)Dibattito in assembleaConcelebrazione eucaristica presieduta dal nostro VescovoPranzo Dialogo tra generazioni introdotto e animato dai giovaniPresentazione dei “racconti di umanità” e “Musica per l’uomo” (Carisma)Conclusioni

tre percorsi preparatori: preghiera, riflessione e racconto

associazioni parrocchiali

dalla tRaCCia alle tracce

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Permettetemi di ripetere l’invito “Azione Cattolica abbi il corag-gio del futuro!”».

Rosa Tedoldi

L’8 dicembre, Giorno dell’Ade-sione, una piccola Delegazio-ne parrocchiale di Ac ha volu-to farle visita per ringraziare la nostra “entusiasta Acierrina di 93 anni” e per la consegna del-

zio per l’aiuto ricevuto in questo incarico dai miei collaboratori e in particolare dall’allora Arci-prete don Ernesto Zugnoni.Ora rivolgo un invito a tutti i So-ci e simpatizzanti a continuare in una adesione e partecipazio-ne entusiasta come sento di vi-verla ancora io, anche se ormai in modo più ridotto ed “appar-tato”.

La nostra è un’esperienza che affonda nelle generazioni pre-cedenti, ricca di partecipazione e di entusiasmo. Molti parroc-chiani di Talamona se pensano alla loro infanzia, adolescenza e giovinezza possono dire di aver fatto questa esperienza positiva ed arricchente per la loro vita. Ebbene una nostra Associata della prima ora, in occasione del tesseramento per l’anno 2015, ha voluto inviare questo messaggio che riassumiamo nelle frasi più significative:«Sono un’anziana Socia di Azio-ne Cattolica, ho iniziato con gli Angioletti e ancora oggi, che ho 93 anni, lo sono dal profondo del cuore. Ogni giorno recito la Preghiera dell’Adesione e leggo l’esortazione di Papa Giovanni Paolo II: “Azione Cattolica abbi il coraggio del futuro!”.L’Azione Cattolica mi ha dato tanto grazie agli incontri di for-mazione che ho frequentato a livello parrocchiale, zonale e diocesano. Ne tornavo sempre ricaricata per la mia vita di spo-sa, di madre, di cittadina e di cri-stiana inserita nella vita sociale.Sono stata Presidente parroc-chiale per due mandati e ringra-

chiavenna

la Gioia sulla nostRa PEllERinasce l’acr con il sostegno degli adulti, delle suore e di don alessandro

Quest’anno associativo ha visto la nascita del primo gruppo Acr a Chiavenna. Quindici bambini di età compresa tra i sette e gli undici anni hanno deciso, assieme alle loro famiglie, di intraprendere questo cammino costituito da in-contri con cadenza biset-timanale che si svolgono presso l’ex oratorio femmi-nile di Chiavenna, anche grazie alla collaborazione delle suore Figlie della Cro-ce. Momenti di gioco, pre-ghiera e riflessione in pieno stile Acr, ma non solo: il 5 gennaio abbiamo vissuto una giornata molto speciale andando in gita a Milano a vedere lo spettacolo di bu-rattini “Il pifferaio magico”. Intraprendere questo nuo-vo percorso significa per noi assumerci una grande responsabilità: quella di portare lo spirito di Ac an-che dove non è ancora pre-sente e testimoniare così la gioia che abbiamo vissuto sulla nostra pelle, con la speranza che passo dopo

talamona

l’EntusiasMo non ha Etàquando gli anziani infondono fiducia e coraggio del futuro

associaZioni PaRRocchiali

passo possa nascere qual-cosa di bello e prezioso. Un ringraziamento partico-lare va agli Adulti di Azione Cattolica di Chiavenna che ci hanno spronato ad intra-prendere questo cammino, a don Alessandro Zubiani per il suo prezioso aiuto in qualità di assistente e alle suore Figlie della Croce per la disponibilità. Per noi e per i nostri bam-bini quella appena iniziata è davvero un’avventura “tutta da scoprire”. Non ci resta allora che viverla con entu-siasmo!

alice Guanella e cinzia Zarucchi

la Tessera 2015 direttamente dalle mani del Presidente.Il Gruppo Adulti/Adultissimi di cui Rosa fa parte, ha rac-colto il suo invito e continua con fedeltà e con tenacia, no-nostante problemi, acciacchi e quant’altro a tenere viva la fiamma dell’Azione Cattolica, consapevole di quanto rice-vuto e di quanto essa possa ancora essere un’opportunità per le nuove generazioni. La sua fiducia è stata ravvivata quest’anno dal rientro in As-sociazione di 2 nuovi giovani e ciò ha rappresentato una grande gioia per tutti.Qualche nonna, ex educatri-ce Acr, non ha perso la spe-ranza di una rinascita anche di questo settore una volta numeroso in parrocchia, e nell’attesa fiduciosa, nella Set-timana di Preghiera per l’unità dei Cristiani, con l’utilizzo dei preziosi supporti forniti dalla Associazione diocesana, sta vivendo l’Acr in Famiglia pre-gando insieme con i nipotini!

Paolo cucchiPresidente parrocchiale Ac

Talamona

cosio valtellinouna bella amicizia

ha otto anni un’esperienza interparrocchiale che ha fatto rinascere vivacità e freschezza

Mi è stato chiesto di rac-contare la nostra esperien-za associativa e lo faccio volentieri, convinta che possa servire ad altri soci come noi a non sentirci soli in questo cammino, nella bellezza della condivisione. Abbiamo iniziato questa esperienza ormai otto anni fa ricercando le forze tra gli adulti della nostra par-rocchia poiché il cammino dell’Acr si era interrotto qualche anno prima. Ci siamo subito accorti del-la limitatezza delle nostre possibilità, ma non per questo ci siamo fermati di fronte alle evidenze dei numeri! Ha avuto così inizio un passaparola tra le persone associate, che a me piace definire “amiche”, e intrecciando contatti e relazioni con le parrocchie vicine abbiamo allargato i nostri orizzonti. Si è venuto così a creare un gruppo di adulti che coinvolge Regoledo, Cosio, Traona e Rogolo. Quello che poteva ini-zialmente sembrare uno sforzo, dovendosi spostare continuamente da un oratorio all’altro, si è poi rivelato essere il punto di forza della nostra Associa-zione, che possiamo con-siderare a tutti gli effetti “inter-parrocchiale”. Punti di vista diversi, persone nuove (poi diventate ap-punto “amiche”), situazioni parrocchiali differenti, hanno portato freschezza e vivacità al nostro percorso di formazione. In questo cammino non ci siamo però dimenticati delle per-sone più anziane che noi consideriamo “le colonne” dell’Ac! Per loro è stato pensato un momento di in-contro adatto alle loro esi-genze. La loro sensibilità, il loro attaccamento all’Asso-ciazione, ma soprattutto la forza delle loro preghiere ci sostiengono sempre in ogni momento.La dimensione nuova dei vicariati non può lasciarci fermi a ragionare in un contesto fatto solo di parrocchia e oratorio, ma aprirci a chi ci sta vicino ci aiuta a vedere il volto nuovo di questa Chiesa in uscita.

maria carla del curtoPresidente parrocchiale Ac

Cosio Valtellino

al centro (seduta), Rosa Tedoldi festeggiata

dall’ac parrocchiale.

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sondrio

basta una GioRnata CosìRagazzi, giovanissimi, giovani e adulti con pensieri e gesti di pace

Giornata all’insegna della fratellanza quella svoltasi domenica 11 gennaio : soci dell’Ac ma non solo, vista la presenza del sottoscritto, si sono riuniti per riflettere sul tema “Non più schiavi, ma liberi”, che ha caratteriz-zato la 48a Giornata Mondiale della Pace. Con gli adulti sin dalla mattina, grazie alla sintesi pro-posta da suor Giuseppina Donati dell’Istituto Santa Croce di Sondrio, per proseguire nel pomeriggio con la testimonianze di Fides Marzi Hatungimana, Presi-dente di Dukorere Hamwe, e del giovane sindacalista Shek Lo, si è cercato di sviscerare in chiave cristiana la dicotomia tra ciò che rende l’Uomo libero e no. Particolarmente interessante il punto riguardante le attuali forme di schiavitù che, associate a quelle tra-dizionali, interrogano ogni giorno l’uomo sui criteri da adottare e gli strumenti di cui avvalersi nelle scelte quotidiane, grandi e piccole che siano. Andare verso e con ciò che lo può realizzare non in-torpidendolo con l’assuefazione a forme e modi di vivere che finiscono, direttamente o indirettamente, per alimentare nuove forme di schiavitù; la fratellanza appare dunque la chiave, il serbatoio da cui attingere per trovare ciò di cui Egli realmente necessita senza il rischio di cercare in forme vacue ed effimere. E di fratellanza, io che ero ospite, non essendo socio, ne ho vista tanta durante la giornata: dalla dolcissima e calda accoglienza della colazione, ai sorrisi e le bat-tute nel corso del pranzo e della merenda, dalle per-sone che si sono messe a servizio nella preparazione del cibo a quelle che si sono fatte in quattro per orga-nizzare. Basta una giornata così per essere un po’ meno schiavi e un po’ più liberi!

Gianluca Vetri

La Festa della Pace, ogni anno, dà la possibilità alle nostre 10 associazioni parrocchiali di riunirsi , dal più piccolo fino al più anziano, per riflettere sul messaggio che il Papa ci affida ogni primo gennaio e per vivere con i ragazzi dell’Acr un aspetto della pace suggerito dal livello nazionale. Abbiamo colto l’occasione per proporre ai nostri bam-bini e ragazzi attività che potessero aiutare anche loro a capire meglio come essere quei fratelli che il Papa ci chiama a diventare. Alla mattina come al pomeriggio i bambini e i ragazzi hanno potuto “giocare” con le frasi più significative del messaggio del Papa, scoprendo che è stato affidato anche a loro questo importante compito! Anzi, il Santo Padre quando parla di quei semplici gesti che noi cristiani, per primi, siamo chiamati a compiere nei confronti dei nostri fratelli ci rimanda ai bambini, i primi, che riscrivendo le Sue parole, rivolgono una pa-rola, un saluto, un buongiorno o un sorriso, che danno speranza a tutti. La loro presenza è stata fonte di gioia, freschezza e allegria, e anche di gratuità: dai ragazzi che hanno di-stribuito “la ricetta della pace” alle porte della chiesa, ai giovanissimi che hanno servito ai pasti, fino alle bam-bine che hanno cantato con un microfono in mano la preghiera finale. I bambini ancora una volta ci hanno dimostrato di ave-re quella spontaneità nel dire “sì” che a noi adulti più spesso manca.  

elisa PalottiResponsabile Acr - Sondrio

associaZioni PaRRocchiali

cittiglio anziane macoraggiose

Dopo 70 anni di Ac la fede in Cristo Gesù mi ha portato a accumulare tante espe-rienze di vita associativa. Ora alla mia età ho scoperto che la mia vita spesa per Ac è stato un guadagno soprattutto per la mia fede, l’ho sperimentato nel dare aiuto a chi era nel bisogno.Quando mi trovavo in momenti di scorag-giamento rivolgevo la mia preghiera allo Spirito Santo e venivo esaudita, ringrazia-vo e andavo avanti come faccio tuttora che purtroppo soffro da 10 anni per un brutto male (il morbo di Parkinson). Non c’è possibilità di guarigione, ma il mio caro papà, un uomo di Ac che per me era un santo, mi ha sempre insegnato che ci vuo-le tanta fede per andare avanti.Ora che sono giunta quasi a dover abban-donare la mia Ac sono un po’ triste ma per fortuna ho vicino a me persone che mi vo-gliono bene, un presidente diocesano che mi aiuta tanto quando ho bisogno. Con l’aiuto del Signore e di Maria Santissima andiamo avanti. Sono convinta che quello che faccio è buona cosa  anche se a vol-te non sono capita, c’è un Dio in cielo che giudica e per questo ho tanta speranza.Non faremo molto perché siamo an-ziane, ma siamo coraggiose e per l’av-venire, se qualcuno ci aiuta, possiamo dare di più, la speranza non deve morire.

          lucia Benatti, Presidente parrocchiale Ac - Cittiglio

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8 GioVani

il “campo-danno” ad assisi

qui E oRa, oRa è quiVivere il presente per costruire la vita

Essere in centinaia ma sentirsi chiamati in prima persona a prendere in mano le redini della propria vita, con la consa-pevolezza di non essere mai soli. È questa la sensazione con-divisa da tutti noi giovani, raccolti davanti alla Porziuncola, in attesa del nuovo anno. Abbiamo deciso di non mancare agli “appuntamenti” che il Signore ci propone e di regalarci il desiderio di imparare a servire gratuitamente, poiché abbia-mo “fame di relazioni nutrienti”, prendendo a modello il Dio dei cristiani che è relazione. Crediamo nella frase: “Chi non serve non serve a niente!” e noi vogliamo servire. Una certezza ha dato inizio al nuovo anno: “Dio è Amore e noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio”. Noi siamo a come accoglienza, Dio ci ha accolti prima dei nostri genitori.Siamo m come misericordia, siamo guardati con gli occhi d’amore di Dio Padre; dobbiamo imparare a guardare così noi stessi e gli altri.Dove arriva lo sguardo di Dio e il suo orizzonte dove si fer-ma? Su ognuno di noi! Perché siamo preziosi ai suoi occhi.Siamo R come roveto, Dio è venuto ad abitare anche dentro le ferite e gli assurdi della vita.Siamo e come e-vangelo, “tu sei la bella notizia”, un cristiano parla ancora prima di usare le parole, attraverso la gioia del suo volto.Seguendo le parole di Frate Francesco ci siamo immersi nel-la nostra vita, guardando al disegno di Dio per noi, inseriti nelle coordinate dello spazio e del tempo: dobbiamo assu-merci la responsabilità di essere nello spazio in cui siamo (“Qui”), quello spazio per accogliere i fratelli, consapevoli che Dio per primo “perde” spazio per farci spazio.“Ora” è il tempo, che vogliamo e spesso non viviamo. Siamo la cultura della velocità che tutto permette ma falsifica; non rispettiamo il ritmo delle cose e di chi ci circonda, viviamo un attimo e pensiamo già a quello successivo. Non possia-mo correre sempre!Ci siamo presi tempo per visitare i luoghi di San Francesco, per l’anima, per il corpo, per la nostra amicizia; con una gui-da d’eccezione: Luca, ex educatore giovani della nostra dio-cesi, che ora vive ad Assisi. Ci siamo lasciati provocare, come San Francesco, davanti al crocifisso: cosa vuole Dio da me? Siamo anche chiamati a prendere una decisione definitiva: tu a chi vuoi appartenere?Abbiamo lasciato ad Assisi le ansie che ci hanno accompa-gnato nel 2014, perché vogliamo qualcosa di più nella no-stra vita, vogliamo vivere e non vivacchiare.Vi invitiamo a regalarvi tre “grazie” quotidiani, ecco i nostri:grazie ai nostri compagni d’avventura, a chi ci ha convinto a partecipare a questa “follia”, a chi ha condiviso con noi le fatiche e lo stupore di questo capodanno;grazie a Gesù, che ci ama per quello che siamo e perché, seguendo il suo esempio, impariamo ad essere sempre più fratelli;grazie alle suore Francescane Angeline che ci hanno “fatto spazio” nella loro casa e nelle loro preghiere all’insegna di un 2015 migliore.

chiara Barrilisa soncini

in 40 a casa santa elisabetta

CoME Mi sPEndo?il tema della responsabilità al campo invernale Giovanissimi

Da alcuni anni il Settore Gio-vani di Ac propone un campo invernale nel periodo delle va-canze scolastiche. Quest’anno è stato scelto di dedicare tale campo esclusivamente alla fascia dei Giovanissimi (14-18 anni), in modo da poter cali-brare le attività a loro misura.Il campo si è svolto nella casa di S. Elisabetta a Caspoggio dal 27 al 30 dicembre e ha accolto la partecipazione di 40 ragazzi, provenienti da diverse parti della diocesi.

Oltre a momenti di svago, co-me giochi liberi in casa o sulla neve, giornata sugli sci al Palù e pattinaggio sul ghiaccio, che hanno permesso ai ragazzi di socializzare e di conoscer-si meglio a vicenda, uno de-gli aspetti fondamentali del campo è stata la formazione: i ragazzi sono stati infatti chia-mati a riflettere sul tema delle responsabilità che, come cre-denti, hanno in ogni ambito della loro vita.

Grazie all’intervento dei re-sponsabili del Msac è stato possibile affrontare da vicino tale tema in uno degli ambienti in cui i Giovanissimi spendono la maggior parte del loro tem-

po: la scuola. Le provocazioni proposte hanno spaziato dagli aspetti legati alla responsabili-tà nei confronti degli altri, co-me prendersi cura di alcune si-tuazioni nella dinamica di una classe, a quella nei confronti di se stessi, come essere respon-sabili della propria formazio-ne personale. I ragazzi hanno potuto, inoltre, riflettere sulle conseguenze di prendersi un impegno in maniera respon-sabile e sulla necessità di va-lutare attentamente la propria disponibilità prima di buttarsi in una nuova sfida. Il coinvolgi-mento del Msac ha inoltre per-messo di rendere più visibile il movimento e di dare ai ragazzi una diretta realtà di confronto.Partendo dalle conclusioni di questa prima riflessione, i ragazzi hanno poi potuto os-servare come ognuno di loro sia chiamato a prendersi delle responsabilità non solo all’in-terno della piccola realtà scola-stica, ma anche in ogni ambito della propria vita, sia questo familiare, parrocchiale, sporti-vo o amicale.Da ultimo è stato trattato il te-ma della responsabilità in rela-zione alla Fede: in particolare i Giovanissimi hanno riflettuto su come il loro essere credenti

possa modificare le decisioni prese nel corso della vita quo-tidiana. Partendo dal commento di un brano del Vangelo di Matteo (Mt. 21, 28-32), i ragazzi han-no osservato che, quando il Signore ci chiede di lavorare nella sua Vigna, ci chiede di dare una risposta in maniera responsabile e concreta, resti-tuendo in questo modo qual-cosa di quanto ci è stato do-nato. Seguendo questo filone, è stato ripreso il testo dell’im-pegno di Ac per la città, che ci invita a vivere i diversi luoghi della quotidianità attraverso una responsabilità maggiore, data proprio dal nostro essere credenti e membri dell’asso-ciazione.Il tema trattato ha coinvolto molto i ragazzi e li ha stimolati nel mettersi in gioco in prima persona in un clima generale molto sereno e disteso.

Ci auguriamo che gli spunti offerti da queste giornate di campo possano stimolare i Giovanissimi alla riflessione personale e aiutarli a vedere le responsabilità della vita di tutti i giorni in una nuova ottica.

cristina Rimoldi

msac

il giusto eQuilibrioIn occasione del campo inver-nale, i giovanissimi hanno avuto l’occasione di riflettere sul valo-re della responsabilità anche a scuola. Naturalmente non poteva mancare il punto di vista del Mo-vimento Studenti, un’esperienza che certamente offre la possibili-tà di mettersi in gioco attivamen-te all’interno della scuola.Il focus della riflessione è stato il rapporto tra la responsabilità individuale verso lo studio e la responsabilità come servizio

per gli altri: è fondamentale la partecipazione attiva a scuola (organi collegiali, Msac,...) e in generale nella società per es-sere buoni studenti e cittadini? È giusto impegnarsi per gli altri anche a discapito dello studio personale, primo dovere di uno studente? Uno studente attivo è necessariamente uno studen-te responsabile?Nel corso di un dibattito i gio-vanissimi sono stati chiama-ti a scegliere tra un ipotetico

servizio rivolto alla scuola o a un compagno e una maggiore responsabilità nello studio per-sonale. La convinzione che è emersa è che la responsabilità deve essere cercata come giu-sto equilibrio tra la persona e il gruppo, tra l’impegno persona-le e la dimensione comunitaria.Sentiamoci quindi chiamati ad essere attivi, generosi e insieme diligenti, a scuola come nella vita.Paolo arighi - Greta Frigerio

Segretari Msac

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vicariato di bormio

Pensarsi e sentirsi fratelli una “catena” di incontri per sconfiggere le schiavitù

“Una catena di incontri per sconfiggere le schiavitù”: questa la proposta formativa per il mese della Pace programmata dall’Ac del vicariato di Bormio. Nell’an-no associativo dedicato allo sviluppo della nostra di-mensione interiore, il percorso, aperto ad associati e non, vuole essere un vero e proprio esercizio di laicità, aiutare adulti e giovani a mantenersi in ricerca, allar-gare ed aprire i propri orizzonti sul mondo, contribuire allo sviluppo delle capacità critiche. La promozione e

associaZioni PaRRocchiali

foto tessera

mandello del lario

PERChé E CoME EssERCiun racconto e una riflessione sull’appartenenza all’ac

E ora? Al mio rientro nel 1987 dopo 18 anni a Bimen-gué, ho trovato una Ac diversa, tutto era diverso! Devo alla nostra cara Enrica Colombo, volata in cielo a soli 37 anni, allora responsabile della Acr, il mio reinseri-mento nella parrocchia e nella Associazione.Ho un bellissimo ricordo degli incontri con un bel gruppetto di Giovanissime, del nostro conversare sul-la vita, l’amore, l’amicizia, il nostro pregare insieme... ci volevamo bene. A volte le incontro, ci salutiamo con simpatia, ma ognuna ha continuato il suo cammino senza Ac... forse non sono riuscita a trasmettere loro il mio amore per l’associazione. Così eccoci all’oggi. Ci siamo, ma siamo pochi e... piut-tosto anziani! A volte mi chiedo perché “esserci” e so-stenere ancora questa Associazione. Solo per dovere di gratitudine? No, credo che un’associazione cosi, in-namorata di Cristo e della sua Chiesa, se non ci fosse bisognerebbe inventarla.Se non ci fosse continuerei a vivere come cristiana e anche a svolgere il ministero di portare Gesù agli an-ziani e agli ammalati: per me il servizio più bello, non solo perché è quello che il Signore mi chiede oggi, ma perché Gesù Eucaristia è proprio il tesoro più grande che si possa donare. Ma senza l’Ac mi mancherebbe qualche cosa: lo stimolo, lo stile, la gioia del servizio.L’Azione cattolica mi permette di continuare ad appro-fondire la mia fede e mi fa comprendere meglio la realtà in cui viviamo: mi fa amare la storia così come è, come la ama il Signore. E infine la cosa più bella: in Ac non ci si sente mai soli, io so che in un momento di bisogno mi basta alzare la cornetta del telefono... Ho chiesto al mio parroco cosa si aspetta da noi di Ac e mi ha rispo-sto: “che ci siate”. Esserci, sì, ci siamo col cuore pieno di disponibilità e di affetto. Amare Gesù, amare la Chiesa, portare la gioia del Vangelo. Vorrei dirlo a tutti, soprat-tutto ai giovani: è un’opportunità da non perdere.

Fausta arrigoni

Raccontare, raccontarsi, è quello che dice di frequente il nostro presidente diocesano. Mi rendo conto che è molto importante comunicare agli altri la nostra espe-rienza di fede, il nostro vissuto, la nostra quotidianità.È importante perché si rende visibile la presenza di Dio Amore, il grande tessitore della storia, anche della nostra piccola storia personale; dovremmo raccontar-ci di più nelle nostre associazioni. Non ricordo esattamente l’anno del mio primo ap-proccio all’Azione cattolica, dovevo avere circa 17 an-ni perché frequentavo ancora le magistrali. Mi aveva colpito l’entusiasmo di una signorina di Abbadia (per la cronaca: Laura Canali, tuttora in pista!) venuta nella nostra parrocchia S. Cuore proprio per parlarci di Ac.Allora le “gieffine”(Gioventù Femminile) non avevano paura di andare a proporre l’Ac e farla conoscere. Noi giovani eravamo affascinate da alti ideali di aposto-lato, di servizio alla Chiesa, di santità. “Vedere, Giudica-re, Agire” era il nostro motto. Don Corti, il nostro mitico Assistente diocesano, sapeva trasmettere tanto entu-siasmo e gioia, anche nell’impegno serio di formazio-ne i cui punti forti erano: Santa Messa possibilmente quotidiana, Lodi, Meditazione, Esercizi Spirituali an-nuali, stile di vita evangelico, lettura dei documenti della Chiesa, partecipazione agli incontri (le adunan-ze!), e così via...Nel 1964 la mia prima “uscita”, con altre tre “gieffine” mandellesi, con destinazione un paesino sopra Me-naggio: Cremia, dove ci aspettava il parroco per inviar-ci in visita alle famiglie in preparazione alle Missioni parrocchiali. Esperienza molto bella, forse per me la prima tappa di un cammino ben più lungo e impegna-tivo che il Signore mi stava preparando.Chi ha letto il libro “Bimengué: storia da raccontare... con la Missione nel cuore” ha potuto notare quanta par-te ha avuto l’Ac nelle scelte personali ed ecclesiali che hanno dato inizio alla Missione diocesana in Camerun.

delebio e andalo dalla tessera al cieloil nome di Maria speziali, una donna semplice e buona

Tra i nomi degli aderenti all’Azione cat-tolica della comunità di Delebio e di Andalo Valtellino nell’anno associativo 2014-2015 mancava quello di Maria Speziali, della comunità di Delebio, che il Signore ha chiamato a sé all’inizio dell’anno scorso. Maria non c’era quindi l’8 dicembre quando anche gli aderenti dell’Azione cattolica hanno rinnovato il loro “sì” nella chiesa di Andalo, dove si venera la festa della Beata Vergine Im-macolata patrona della comunità. La sua figura è stata però ricordata come esempio di fedeltà e di testimo-nianza alla Chiesa. Fin da giovanissima ha aderito all’Associazione e ha così continuato fino alla fine della sua vita, terminata all’età di novantasei anni. L’8 dicembre del 2013 il suo nome risultava ancora scritto sulla tessera di adesione, di cui lei si onorava e che il presidente parrocchiale le aveva consegnato in-sieme con il sussidio associativo. Maria, pur nella malattia,era attenta alla lettura per cui sfogliava e leggeva anche i testi e il giornale dell’Ac. Ha servito la Chiesa attraverso l’Azione cattolica, ma anche con la sua partecipazione all’Associazio-ne delle consorelle del “Santissimo Sa-cramento” tuttora presente e operante nella comunità di Delebio. Persona schiva e riservata, aveva scel-to la vocazione alla famiglia realizzata con Marco Fransci ed arricchita dai figli Irene, Costanza, Aldo e Silvano. Nella vita ha avuto la vicinanza di affetto e di attenzione anche da parte della sorella Amelia e del compianto fratello sacer-dote don Siro Speziali. Questa donna semplice e buona ha lasciato una pre-ziosa testimonianza di umanità e di fe-de e proprio per questo possiamo dire che se il suo nome non è più scritto sul-la tessera dell’Ac è certamente scritto in cielo.

Paolo PirruccioPresidente parrocchiale di Delebio/Andalo

azione cattolica - comovia c. battisti, 8 - 22100 como tel. 031265181 - [email protected] www.azionecattolicacomo.itorari segreteria lunedì 15:00 18:30 - martedì 9:30 13:00mercoledì 15:00 18:30 giovedì 9:30 13:00 - venerdì 15:00 18:30sabato 9:30 13:00

supplemento a il settimanale della diocesi di como direttore responsabile: alberto campoleoni direttore editoriale: angelo riva

PER

la diffusione del messaggio della pace di Papa Fran-cesco ”Non più schiavi, ma fratelli” ci offre, tra i tanti spunti, quello di divenire più attenti e sensibili ai fatti di attualità alla luce della pensosità e del dialogo. Gli incontri, guidati dai responsabili di Ac e dall’animatore interculturale ed educatore Raymond Bahaty del Coe (Centro Orientamento educativo) di Barzio e Milano, hanno visto anche la presenza e la partecipazione atti-va di un gruppo di immigrati. I diversi momenti hanno cercato di far sintesi tra formazione, vita e preghiera, assumendo un sapore “africano” e facendoci respira-re una “boccata” di mondialità. L’esperienza in fase di conclusione verrà ampiamente descritta e approfon-dita nel prossimo numero di Insieme.

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10famiglia

un FoRuMPER il bEnE CoMunE Più PREzioso

Sono lieto di descrivere, anche se in maniera estre-mamente sintetica, le più importanti attività del Forum avviate e/o realizzate nell’anno 2014, che vado a distinguere tra attività interna ed esterna. Vale pena sottolineare che la presenza dell’Azione cattolica nel Forum rientra nella testimonianza nel sociale e nel politico stimolata da “Impegno per la città”, il “manifesto” associativo che è stato presenta-to il 30 settembre 2014 in occasione della Veglia del-la Croce. In questa “dichiarazione pubblica” il tema della famiglia, il bene comune più prezioso, è infatti considerato con particolare rilievo (testo su www.azionecattolicacomo.it).

attiVità intERna

➜ 1. Mi sembra fondamentale sottolineare l’ot-timo lavoro di squadra del neo eletto (primavera 2013) consiglio direttivo, che ha consentito di pre-sidiare meglio il territorio, con una miglior suddi-visione di compiti rispetto al passato e migliorare i contatti con le associazioni membre del Forum stesso.➜ 2. Si registra l’ingresso nel Forum di due nuo-ve associazioni: la Fondazione Don Silvano Caccia Onlus (che raggruppa i Consultori Familiari Punto Famiglia onlus di Cantù, La Casa onlus di Erba, CE-LAF onlus di Lecco e Interdecanale di Brivio, Me-rate, Missaglia Onlus di Merate) e l’associazione ABCO Onlus di Como (associazione di famiglie ori-ginarie del Burkina Faso e residenti a Como) oltre alla richiesta di ingresso dell’associazione La Rina-scita Onlus che si occupa dei padri separati.➜ 3. Con il lavoro di tutti i membri del direttivo si è riusciti a elevare il numero delle presenze fisi-che alle assemblee generali del Forum.➜ 4. Si è riusciti a reperire tre figure volontarie per il lavoro di segreteria che giovedì 15 gennaio 2015 si incontreranno tra loro, con il presidente e due membri del direttivo, per impostare l’attribuzione dei compiti e le modalità di svolgimento del servizio.➜ 5. Si è riusciti a dotarsi di una figura volonta-ria per la tesoreria.➜ 6. Si è realizzato un sito che nell’anno 2015 dovrà essere adeguatamente utilizzato e imple-mentato.➜ 7. Abbiamo operato una riflessione, impo-stando il lavoro nel consiglio direttivo e poi incon-trando le associazioni del Forum Comasco, sulla prossima Conferenza Nazionale di programma del Forum Nazionale, che si svolgerà in data 15 mag-gio 2015, e abbiamo prodotto un documento con-segnato al Forum regionale Lombardo che ne farà sintesi, unitamente a quelli degli altri Forum Pro-

vinciali, in un’assemblea regionale appositamente convocata per il 24 gennaio 2015.

attiVità EstERna

➜ 1. Si è realizzato il consueto manifesto per una politica familiare per le elezioni amministrative 2014 innovando, rispetto al passato, la forma gra-fica e la modalità di proposta ai candidati sindaco, ai quali è stato richiesto di sottoscrivere il manife-sto: questo ha portato a iniziare collaborazioni con alcuni comuni, i cui candidati sottoscrittori hanno vinto le elezioni.➜ 2. Abbiamo aderito alla proposta del di-cembre 2014 della Commissione rete comuni Ca-stelnuovo del Garda che vorrebbe istituire una rete nazionale, in collaborazione con associazioni, uni-versità, comuni e altro, per lavorare sulla diffusione del Fattore Famiglia Comunale e del Sistema Am-ministrativo Integrato Comunale.➜ 3. Abbiamo svolto un lavoro importante, qualitativo e quantitativo, con il presidente e un membro del direttivo presso la Fondazione Provin-ciale Comasca nella costruzione del progetto “Non uno di meno”, che fonda le sue basi sul concetto dell’impatto collettivo e raggruppa oggi almeno una cinquantina di soggetti, che si riuniscono in apposito comitato tecnico almeno una volta al me-se, sul territorio provinciale, che hanno condiviso la necessità di combattere la dispersione scolastica attraverso azioni su quattro tematiche (prima in-fanzia e famiglia-impresa sociale-yoth bank-scuole aperte) per le quali si sono costituiti appositi grup-pi di studio in cui il Forum è presente direttamen-te nella prima infanzia e famiglia nonché scuole aperte. Il presidente del Forum partecipa anche al gruppo ristretto di progettazione di un evento che lanci l’iniziativa nella primavera 2015.➜ 4. Il Forum collabora con l’Osservatorio Terri-torio Europa con note sui riflessi delle linee culturali e politiche europee sulle famiglie del nostro territo-rio e, viceversa, sulle attese delle famiglie del nostro territorio nei confrronti delle istituzioni europee.➜ 5. Il Forum ha continuato la collaborazione con l’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro con il quale, unitamente ad altri soggetti sociali, ha animato la veglia del lavoro del 30.04.2014 incon-trando S.E. il Vescovo nella Basilica di San Fedele in Como. Ha altresì contribuito alla costruzione, e sottoscritto unitamente ad altri soggetti sociali, del messaggio per il S. Natale con tema il lavoro.

imPeGno PeR la ciTTÀ10

➜ 6. Abbiamo aderito al progetto “Snodi e Ap-prodi”, approvato con il bando della Legge 23/99, il cui capofila è la Coop. Questa Generazione e le cui azioni partiranno nell’anno 2015.➜ 7. Abbiamo contribuito alla realizzazione dell’evento del 10 maggio 2014, portando anche una riflessione sull’alleanza educativa tra famiglia e scuo-la, al Don Guanella, collaborando con l’ufficio scuola Diocesano in un apposito coordinamento all’uopo costituito, in occasione della giornata di incontro del mondo della scuola con il Santo Padre a Roma. ➜ 8. Abbiamo collaborato con l’Oratorio Nun de San Pedar, parrocchia SS. Annunciata di Como, all’organizzazione, unitamente all’Ac e all’Associa-zione Noi, del secondo seminario cittadino sull’o-ratorio “Ora…oratorio”, tenuto in data 10 maggio 2014, con a tema il documento della Cei “Il labo-ratorio dei talenti”; seminario che nel mese di no-vembre ha vinto il bando diocesano per i migliori progetti degli oratori di Como;➜ 9. Siamo stati ammessi dall’Asl di Como nel comitato di monitoraggio e valutazione dei pro-getti sulla tematica della conciliazione lavoro e famiglia di cui alla Dgr 1081/13, che ha costruito il bando per l’assegnazione di circa € 350.000,00 ol-tre a circa € 40.000,00 di possibili premialità al ter-mine del biennio previsto per l’attuazione dei pro-getti che il comitato ha approvato e che vedranno la loro realizzazione negli anni 2015 e 2016.➜ 10. Abbiamo organizzato una tavola rotonda in data 21.11.2014, nell’ambito degli eventi nella settimana per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza promossa dal Comune di Como, sulla tematica “Fa-miglia, lievito educativo per la società” che si è svolta presso la Sala Stemmi del Comune di Como.➜ 11. Abbiamo continuato il lavoro nell’Organi-smo di Coordinamento della Neuro Psichiatria In-fanzia e Adolescenza, in stretta collaborazione con l’Organismo di Coordinamento della Salute Men-tale e siamo entrati in un gruppo di lavoro ristretto che lavorerà sulla costruzione di un protocollo per la presa in carico integrale dei minori psichiatrici cercando di coinvolgere gli uffici di piano, le fami-glie, i comuni nell’elaborazione di progettazioni condivise per il bene superiore dei minori succitati.➜ 12. Il Forum è parte attiva nella promozione delle feste che si terranno in data 12 aprile 2015 in diverse zone della Diocesi di Milano per Expo 2015 sui temi dell’abitare-del lavorare-del consumare-del prendersi cura cercando di mappare le buo-ne pratiche esistenti sul territorio provinciale che coincide con la Diocesi di Milano.

Roberto Ghirardelli, Rappresantente dell’Azione Cattolica

nel Consiglio Direttivo del Forum

l’impegno dell’azione cattolica nell’esperienza del forum delle associazioni familiari di como

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i giovani nei balcani ma che bella idea!

Quest’estate, sulla scia del viaggio ecumenico degli Adulti dello scorso anno, proporremo ai Giovani di Ac nel mese di agosto un’esperienza internazionale nei Balcani, tra Croazia, Serbia e Bosnia. L’idea, in via di verifica e strutturazione, è quel-la di andare ad incontrare vicino a Zagabria una comunità cattolica, in particolare i giova-ni di questa comunità, con i quali condividere l’intera esperienza: partiremmo appunto da Zagabria e dalla loro realtà, per poi spostarci insieme verso Belgrado, nella vicina Serbia e poi scendere a Sarajevo in Bosnia. Lungo questo itinerario condiviso ci sarà oc-casione anzitutto di allargare gli orizzonti e conoscere dall’interno i complessi equilibri attuali dell’area balcanica, ai quali si aggiunge

l’altrettanto complicata relazione tra Chiese e reli-gioni e potremmo quindi fare insieme un’esperien-za di Chiesa che incontra e che dialoga.Potremmo poi riflettere sui confini e sull’Europa, che comprende solo in parte queste zone; e non ultimo potrebbe essere anche occasione di un gemellaggio Fiac per get-

tare qualche seme associativo in una realtà, quella croata, in cui un tempo esisteva l’Ac. ... chissà mai che per effetto di un contagio posi-tivo possa rinascere qualcosa... E a questo proposito non mancherà un mo-mento di preghiera e memoria per Ivan Merz, il giovane che inaugurò in Croazia l’Azione Cat-tolica voluta da papa Pio XI. Morto a 32 anni Ivan fu un apostolo che attrasse molti giovani a Gesù e per questo Giovanni Paolo II lo procla-mò beato a Banja Luka il 22 giugno 2003. Presto arriveranno maggiori informazioni e dettagli per poter pianificare al meglio l’esta-te... intanto cari giovani fateci un pensiero! Intanto la bella notizia che papa Francesco ... ci precederà nei Balcani perché all’Angelus di domenica 1 febbraio ha annunciato che il 6 giugno sarà a Sarajevo in visita apostolica.

anna FranziniVicepresidente diocesana settore Giovani

il fiac coinvolge anche noi

dal tERRitoRio al REsto dEl MondoLa dimensione internazionale fa parte dell’identità e della storia dell’Associazione. A vo-lerlo esprimere fin dal princi-pio è sia la sua denominazione “cattolica”, sia il suo far proprio il fine apostolico della Chiesa. L’esperienza internazionale, realizzata grazie al Fiac, rap-presenta un’opportunità di incontro con persone che, pur parlando lingue diverse e pur essendo figlie di culture diverse, vivono la stessa fede. È la scoperta della forza di un messaggio unico, incarnato in modi e luoghi differenti, del vigore e della bellezza della Chiesa del Concilio. È, quindi, esperienza generativa, che si alimenta dell’incontro con l’altro, e rigenerativa a un tem-po: nel rapporto con l’altro si riscopre la propria identità e questa riscoperta consente di vivere meglio l’Azione Catto-lica nelle proprie parrocchie e diocesi, rafforzandone il senso di appartenenza e la respon-sabilità che comporta l’esse-re soci di Ac. La tensione tra l’attenzione alla dimensione locale (propria della riflessio-ne conciliare) e la spinta verso l’altrove (propria della fisio-nomia estroversa che la Chie-sa assumeva nella stagione post-conciliare) interrogano anche il mondo del laicato. Dal tentativo di salvaguardare la centralità della Chiesa loca-le e di aiutarla a schiudersi al mondo nasce il Forum Inter-nazionale di Ac. Partito con sei paesi fondatori (tra cui l’Italia),

oggi conta 28 paesi membri e altrettanti osservatori. Sulla spinta del magistero di papa Francesco, delle consegne affi-dateci nell’Evangelii gaudium, del suo invito ad andare alle periferie esistenziali e territo-riali, il Consiglio Nazionale ha deciso di promuovere all’in-tera Associazione la ricchezza del cammino fin ora compiuto dal Fiac e porre la dimensione internazionale come priorita-ria per il prossimo triennio. La sua riflessione si è concentrata sul lavoro che possono fare in questa direzione le Delegazio-ni regionali e le Diocesi in vi-sta di un coordinamento Fiac di Adulti, Giovani e Ragazzi. E sono proprio le regioni che in questo momento stanno cen-sendo le iniziative internazio-nali già presenti sul territorio e individuando un referente che possa prendersi cura di questo aspetto. Ad interpellarci oggi è soprattutto l’Europa dell’Est (Albania, Romania, Bulgaria, Ucraina, Polonia, Moldavia e Bosnia Erzegovina) le cui Chie-

se, dopo gli anni bui del tota-litarismo, stanno rinascendo e chiedono di essere supportate non solo e non tanto in termini economici, ma di formazione del laicato. Come diceva Paolo VI, siamo chiamati ad essere “apertissimi alla fratellanza che la Chiesa stessa predica”.

annamaria Bongio Ac Morbegno

Consigliere nazionale Acr

i nostri segnali

Due segnali della sensibilità internazionale vengono an-che dall’Ac di Como: il primo, già acceso, è la collaborazione di alcuni nostri giovani, che sono attualmente in Germa-nia per studio, con l’Osserva-torio Territorio Europa (www.territorioeuropa.org) dove si trovano anche due servizi sul-le iniziative ecumeniche della nostra associazione. Il secondo segno sta passando da “sogno” a progetto. I giova-ni stanno infatti pensando un campo estivo nei Balcani in continuità con il viaggio ecu-menico degli Adulti nella scor-sa estate. Di questo progetto scrive Anna Franzini in questa stessa pagina.

il forum internazionale azione cattolica si rivolge alle delegazioni regionali e alle associazioni diocesane

un progetto legato al viaggio ecumenico 2014degli adulti nei balcani

ac inTeRnaZionale

calendario ac febbraio e marzo 2015 FeBBRaioGiovedì 5: Incontro presidenti Alta Valle - Grosiosabato 7: Corso Acr e mistagogiasabato 7: Corso sulla corresponsabilità ecclesiale - Sondrio (1a parte)domenica 8: Incontro del percorso équipe famiglia a Pia-nello del Lariolunedì 9: Incontro presidenti Bassa Valle - Nuova OlonioGiovedì 12: Incontro presidenti Comodomenica 15: Corso sulla corresponsabilità ecclesiale - Son-drio (2a parte)domenica 22: 30/40enni - SondrioGiovedì 26 - domenica 1 marzo: Esercizi spirituali unitari

maRZoVenerdì 6: Corso formazione educatori Acr - Como e Morbegnosabato 7: Corso formazione educatori Acr - Grosiodomenica 15: assemblea diocesana - comosabato 21 - domenica 22: Convegno giovanissimi - Grandatesabato 28: 30/40enni - Como

Si aggiungono nei due mesi quattro Presidenze diocesane e un Consiglio diocesano. Le informazioni sugli appuntamenti su www.azionecattolicacomo.itsul prossimo Insieme saranno pubblicati i calendari dei campi estivi

Ivan Merz, (Banja Luka, 16 dicembre 1896 - Zagabria, 10 maggio 1928) inaugurò in Croazia l’Azione Cattolica. È stato proclamato Beato da Giovanni Paolo II il 22 giugno 2003.

federico ostinelliLunedì 16 febbraio 2015 alle ore 18.00 nella Cappellina del-la Santissima Trinità nel Centro pastorale Card. Ferrari verrà celebrata una Santa Messa in suffragio di Federico Ostinel-li nel ventesimo anniversa-rio della morte (15 febbraio 1995). Fare memoria nella pre-ghiera di un Presidente dioce-sano che ha così tanto amato l’Azione Cattolica e la Chiesa di Como significa ringraziare il Signore per il dono che ci ha offerto con testimoni e mae-stri come Federico.

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noi con gli immigrati

l’aRtE di ViVERE insiEME

Nei giorni 8 e 9 gennaio la ‘Co-munità pastorale Beato Scala-brini’ in Como, formata dalle parrocchie di San Bartolomeo e di San Rocco, ha dedicato due incontri sul tema “Noi e loro. Vivere insieme è un’ar-te” (cfr. Insieme n. 1/2015 su www.azionecattolicacomo.it).L’Ac parrocchiale di San Bar-tolomeo ha, come in passato, condiviso l’iniziativa. L’Azione cattolica diocesana l’ha so-stenuta, non solo economi-camente, perché si è inserita pienamente nelle prospetti-ve di “Impegno per la città”, il manifesto associativo che, tra l’altro, si sofferma sulla realtà degli immigrati e sulla cultura dell’accoglienza (www.azione-cattolicacomo.it).“Insieme” ha pensato di tra-sformare il resoconto dei due incontri in un’intervista con Elisabetta Legnani, dell’Ac di San Bartolomeo, che ha parte-cipato alle due serate approfit-tando di una pausa comasca dei suoi studi in Germania.

Partiamo dal tuo essere in Germania: la lontananza da casa non ti fa sentire più in-sicura? Ti senti straniera?«Più che sentirmi straniera, mi sento europea: sono privilegia-ta perché faccio parte di una generazione che, rispetto alle generazioni scorse, ha la possi-bilità di vedere, girare, conosce-re realtà diverse. Penso proprio che questo modo sia l’unico che esiste per non essere so-praffatti dalla paura del diverso, di ciò che non si conosce».

nei giorni scorsi eri a como e sei venuta agli incontri propo-sti dalla nostra comunità sul tema dell’integrazione: pensi che vivere insieme sia un’arte?«È sicuramente un’arte, uno stare continuamente su un fi-lo in equilibrio su un burrone. Soprattutto perché accettare e riconoscere qualcuno che ap-partiene a un’altra cultura, si-gnifica soprattutto conoscere ed apprezzare la nostra, oltre al fatto di avere una mentalità aperta. L’integrazione, inoltre, è un’arte perché è sottoposta continuamente ad attacchi più o meno strumentali: al che mi verrebbe da dire, siamo sta-ti un popolo di immigrati, ver-so più o meno tutti i paesi del globo, e adesso rivendichiamo il nostro “diritto” a chiudere le nostre frontiere?». mantegazza, il relatore del primo incontro, diceva che proprio in questi momenti bisogna ragionare, non bi-sogna scendere a livello del-la pancia, ma forse in mezzo sta il cuore... voi giovani do-ve siete?«Sui social è stato una valan-ga di #jesuischarlie dopo i fatti tragici di Parigi: divide-rei i ragazzi, i giovani in due parti eque, chi era sdegnato seriamente e ha usato i mezzi a sua disposizione per urlarlo al mondo e chi era preso solo dal complesso di emulazione. Detto ciò, i giovani per defini-zione sono di pancia, ma spe-ro che dopo segua un’attenta riflessione con se stessi, altri-

menti nessun avvenimento acquisirà un senso».

Quando ha fatto vedere la diapositiva del bimbo “gial-lo” e del bimbo “marrone” io ho proprio detto che erano di razze diverse... sarà, an-che un fatto di culture diver-se, ma se la loro cultura mi dà fastidio, offende la mia, cosa devo fare?Se loro offendono, penso, e con questo non voglio giusti-ficare quello che è successo, si saranno sentiti offesi. Una bestemmia pubblicata su un giornale in prima pagina non susciterebbe sdegno nei cat-tolici? Oppure, un continuo costringere persone a prega-re in uno scantinato piuttosto che in un posto dignitoso, come una moschea, per pro-fessare la propria fede non è offendere una cultura? Detto ciò, se ci “offendono” penso che sia necessario capire le lo-ro motivazioni e, da lì, muover-si di conseguenza».

cosa ha suscitato in te l’in-contro della prima sera?«Mi ha conquistato, total-mente. È stato un momento di riflessione intenso, non sempre possibile nella vita di tutti i giorni, così come siamo tempestati di slogan di ogni colore e orientamento politi-co soprattutto per quanto ri-guarda i migranti e gli stranieri che vivono nel nostro Paese. È stata la possibilità per mette-re dei paletti: non esistono le razze, siamo una popolazione mondiale di diversi, si deve la-vorare, cooperare per una con-vivenza civile, che è possibile, che non dev’essere scalfita da episodi come quelli di Parigi, Londra o Madrid, per ricordare i più eclatanti degli ultimi de-cenni».

la seconda sera, l’intervento di don Paolo, parroco di una parte di Baranzate, ha rag-giunto lo scopo di concretiz-zare, testimoniare il vivere assieme, l’integrarsi?«Penso proprio di sì, che sia ri-uscito a mettere in moto un cammino nella sua parrocchia, sicuramente molto lungo (che prescinde dalla propria persona, come lui stesso ha sottolineato, nel caso in cui diventi parroco di un’altra parrocchia in futuro). Ha soprattutto creato, e que-sta secondo me è la cosa più importante, una mentalità di accoglienza. Quanti di noi pos-sono dire di avere, sul serio, una mentalità di accoglienza verso il prossimo, senza pregiudizi o schemi mentali predefiniti?».

l’idea di ascoltare con il cuore, provare con le mani, progettare con la testa e ve-rificare unendo tutte queste parti è solo utopia?«È stata la cosa più bella che lui abbia detto secondo me; ci si chiede sempre come unire l’utopia e il desiderio di una realtà migliore con quella che è la concretezza, anche rude, della realtà di tutti i giorni (un po’ il dilemma di ogni giova-ne alla conquista del mondo a vent’anni che si scontra poi con la vita reale). Devo dire che don Paolo ci ha proposto una via assolutamente vali-da, che può essere applicata ovunque: dall’organizzazione dei campi estivi alle riforme istituzionali del nostro Paese».

l’ac diocesana ha ritenuto meritevole il nostro proget-to e ha deciso di sostenerlo anche economicamente, perché rientra nel solco di “impegno per città”, il mani-festo associativo reso noto il 30 settembre scorso in occa-sione degli ottant’anni della posa della croce sul monte omonimo: cosa ne pensi?«È il bello di non essere da so-li, l’entusiasmo di condividere qualcosa di bello che si è vis-suto con altri, dare ad altri la possibilità di vivere un’espe-rienza interessante: fare rete è il futuro, e ne riceveremo solo benefici se andremo in questa direzione. Imparare sempre, gli uni dagli altri, è una grande ricchezza che non va perduta».

a cura di angelo mazza

due incontri a como per dare fondamenta e prospettive alla cultura dell’accoglienza