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il filo 1 anno 2 - numero 10 - giugno 2011 PERIODICO DELLA PARROCCHIA SS. TRINITÀ Q ueste, ormai famose, erano le parole con le quali il beato Giovanni Paolo II ha iniziato il suo ministero e dovrebbero essere il programma di vita di ciascuno di noi soprattutto in questo tempo dopo Pasqua. Sarà in effetti un tempo in cui riceveremo abbondanti grazie dal Signore per cui dovremo spalancare il nostro cuore per poter riempire la nostra vita della grazia dello Spirito che si manifesterà con la celebrazione della Messa di Prima Comunione di un nutrito numero di ragazzi, ma anche attraverso il conferimento del Battesimo di alcuni ragazzi, giovani e adulti anche della comunità cinese; poi con la Cresima ci verrà donata la ricchezza dello Spirito, la festa della Trinità e la conclusione del mese di maggio con la processione per le vie della nostra parrocchia saranno momenti forti e intensi di preghiera e di Grazia, perciò non dobbiamo chiudere il nostro cuore a tutto questo “ben di Dio”. L’invito del Papa però non è solo per ricevere il più possibile, ma soprattutto per uscire da se stessi e andare nel mondo per portare la gioia della Pasqua a tutti gli uomini. Come i discepoli nel Cenacolo, dobbiamo aprire la porta e andare senza paura verso i fratelli. Sono molti intorno a noi che non conoscono il Signore e noi siamo chiamati a essere missionari. Mi dà fastidio quando sento identificare la nostra parrocchia come “Chinatown” dimostrando una grande Con un filo di fiducia Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo

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il filo 1

anno 2 - numero 10 - giugno 2011

PERIODICO DELLA PARROCCHIA SS . TRINITÀ

Q ueste, ormai famose, erano le parole con le

quali il beato Giovanni Paolo II ha iniziato

il suo ministero e dovrebbero essere il

programma di vita di ciascuno di noi soprattutto in

questo tempo dopo Pasqua.

Sarà in effetti un tempo in cui riceveremo abbondanti

grazie dal Signore per cui dovremo spalancare il

nostro cuore per poter riempire la nostra vita della

grazia dello Spirito che si manifesterà con la

celebrazione della Messa di Prima Comunione di un

nutrito numero di ragazzi, ma anche attraverso il

conferimento del Battesimo di alcuni ragazzi, giovani

e adulti anche della comunità cinese; poi con la

Cresima ci verrà donata la ricchezza dello Spirito, la

festa della Trinità e la conclusione del mese di maggio

con la processione per le vie della nostra parrocchia

saranno momenti forti e intensi di preghiera e di

Grazia, perciò non dobbiamo chiudere il nostro cuore a

tutto questo “ben di Dio”. L’invito del Papa però non è

solo per ricevere il più possibile, ma soprattutto per uscire

da se stessi e andare nel mondo per portare la gioia della

Pasqua a tutti gli uomini.

Come i discepoli nel Cenacolo, dobbiamo aprire la porta

e andare senza paura verso i fratelli.

Sono molti intorno a noi che non conoscono il Signore e

noi siamo chiamati a essere missionari.

Mi dà fastidio quando sento identificare la nostra

parrocchia come “Chinatown” dimostrando una grande

Con un filo di fiduciaAprite, anzi spalancate le porte a Cristo

superficialità di giudizio senza pensare che al di là della

presenza della comunità cinese che non è così

preponderante, anzi è minoritatria, il problema vero della

nostra parrocchia è quello missionario perché la presenza

di adulti e ragazzi (e non solo cinesi) che non

frequentano o che non sono battezzati è molto alta per

cui il nostro maggior impegno pastorale deve essere

quello di una pre evangelizzazione e quindi di aprire,

anzi spalancare le porte.

T ra poco termineranno le scuole e inizierà

l’Oratorio estivo, sarà questo un momento

forte per accostare tante famiglie che di solito

non frequentano o che sono lontane; è quindi un

impegno non solo sociale e caritativo, ma soprattutto

missionario.

Il cammino di fede per i fidanzati, la ripresa delle attività

del gruppo missionario e caritativo e il centro di ascolto,

sono anch’essi segni di apertura delle “porte”.

Il catechismo sperimentale già iniziato, ma anche la

proposta di cammini di conoscenza della fede o di

riavvicinamento per chi per diversi motivi si è

allontanato, e alcuni cammini differenziati e

personalizzati che dovremmo studiare e proporre, sono la

realizzazione di questo desiderio di aprire, di spalancare

le porte. Certo, occorre che ciascuno di noi si senta

chiamato e risponda a questo invito che non solo il Papa

ma soprattutto il Signore risorto anche oggi fa a ciascuno

di noi: »Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo

ad ogni creatura…». E noi di “Chinatown” siamo

fortunati perché il mondo ce lo abbiamo già qui fuori

casa… don Mario

il filo 2

Pubblichiamo alcuni stralci della lettera che Elena ha

inviato al nostro Arcivescovo per chiedere di diventare

cristiana. Elena ha ricevuto durante la veglia pasquale di

quest’anno i Sacramenti del Battesimo, Comunione e

Cresima.

Caro cardinale Tettamanzi,

le scrivo per comunicarle il mio vivo desiderio di ricevere

i sacramenti del Battesimo, della Comunione e della

Cresima quest’anno, durante il quale si concluderà il mio

percorso di catecumenato.

I l mio incontro con la comunità cattolica nasce da

molto piccola. I miei genitori, decidono di

non somministrare alcun Sacramento né a

me né a mia sorella, per lasciarci libere di

scegliere in età matura. Essi mi educano

attentamente a quelli che però, scoprirò poi, sono

ideali radicalmente cristiani: l’attenzione verso il

prossimo, l’amore gratuito ed incondizionato,

l’assenza di giudizio e pregiudizio, la fratellanza e

molto altro. In terza superiore decido di

frequentare le ore di religione al mio liceo. La

scelta si rivela buona e ricca di frutti, anche se

l’esperienza si mantiene su un piano più etico che

religioso e non vengo particolarmente toccata dalla figura

di Dio. Parallelamente all’iscrizione alla facoltà di

Filosofia, decido di dedicare un po’ del mio tempo ad

attività di volontariato. In queste realtà cerco ma non

trovo. Cerco gratuità, sincerità ed autenticità di azioni e

sentimenti. Cerco senso di responsabilità e reciprocità.

Cerco una profonda condivisione valoriale. Quasi quattro

anni fa il mio nonno materno viene a mancare. La nonna

è molto addolorata ed io desidero farle fare qualche bella

esperienza che riesca a provarle che può essere ancora

felice in questa vita. Mia mamma mi suggerisce di

Come ho chiesto Gesù

il filo 3

proporle un “ritiro spirituale” che il Movimento dei

Focolari – da mia nonna seguito da tempo – organizza

ogni anno: la Mariapoli. Non ho mai partecipato ad un

incontro religioso però accolgo volentieri il

suggerimento. Poco prima di partire, prendo chiaramente

coscienza che per me è l’Amore il vero senso della vita:

vivere nell’Amore, per gli altri e con gli altri, per aiutare

tutti gli uomini che incontrerò sul mio cammino e fare in

modo che ci sentiamo tutti fratelli. Parto. La Mariapoli si

rivela un’esperienza stupenda e coinvolgente. Lì tutti

vivono come io sentivo di voler vivere; condividono

come io sentivo di voler condividere; accolgono come io

sentivo di voler accogliere; amano come io sentivo di

voler amare. Non sono ancora pronta per Dio, però. E

infatti non mi parla. Per tre anni frequento serena il

Movimento e coltivo le belle amicizie nate da queste

esperienze, senza tuttavia mai percepire il bisogno di

confrontarmi con Dio. Vivo per l’Amore e questo mi

basta. Incontro alcune profonde delusioni affettive e

affronto un travagliato ingresso nel mondo del lavoro, che

mettono in crisi il

senso di quel che

faccio e di ciò in

cui credo. Ma

cerco comunque

di andare avanti,

sebbene senta un

po’ di vuoto. La

svolta la notte di

Natale del passato

2009. Come di

consueto

accompagno la

nonna alla Messa

di mezzanotte. La

celebrazione è

bella e come

sempre mi fa riflettere, ma non più degli altri anni. Una

settimana dopo, però, mi sveglio con l’intima

convinzione che è domenica e che desidero fortemente

tornare a Messa. La cosa continua anche per i mesi

successivi. Voglio sentire la parola di Gesù, voglio che lui

mi parli, voglio riflettere. Decido allora di lanciargli una

sfida e chiedo di intraprendere un percorso di

catecumenato. Non sento ancora la voce di Dio ma

capisco che devo approfondire questo desiderio di

incontro che è nato in me, e che non ho mai seriamente

preso in considerazione un confronto con Dio.

Sperimento quindi varie difficoltà, anche di natura

spirituale, utili a sondare la mia sincera

convinzione nell’intraprendere questo percorso e

quanto si tratti di un passo positivamente “inevitabile”.

Con la mia catechista leggo il Vangelo di Marco ed

approfondisco le questioni che via via si pongono come

prioritarie alla mia e alla sua sensibilità. Cerchiamo

assieme un dialogo con Dio, nel tentativo – nuovo e

complesso – di aprirmi a lui, di capire questa nuova

relazione, questa inedita dimensione della mia vita. Sono

confronti che portano a riconoscermi sempre più nella

fede che sto per abbracciare, e pian piano anche il calore

di Dio comincia ad avvolgermi.

Comincio a trovare il modo di renderlo presente in me, di

rendere il dialogo con lui un’“abitudine quotidiana” e una

prospettiva di vita.

Che cosa è cambiato nella mia vita? Tutto e niente.

All’apparenza tutto

scorre come prima,

ma interiormente

sento brillare in me

una luce. Non si

sono dissolti i

problemi di una

volta, non sono

un’altra persona. Ma

adesso so per cosa

voglio vivere, per

Chi e come. Adesso

so quale dev’essere

la mia risposta ai

momenti di

difficoltà e so che ho

una grande e

splendida famiglia pronta ad accogliermi e con cui

crescere insieme, perché l’uomo da solo non riesce a

vivere autenticamente la vita ed il proprio essere. Ora

sento la fortuna e la gioia di essermi aperta e so dare un

nome a quel calore che quotidianamente sperimento.

So anche – ed è meraviglioso – che questo è solo l’inizio

di un cammino che durerà tutta la vita ed oltre.

Elena Paganuzzi

il filo 4

Ho conosciuto Elena

Ho conosciuto Elena, o meglio dovrei dire che

lei mi ha abbordato, una domenica prima

della santa Messa qualche mese fa, quando

timidamente mi ha chiesto se poteva cantare con noi: le ho

piazzato in mano un libretto e le ho ordinato: «Canta!» e

da allora non ha mai smesso come non hai mai smesso di

sorridere e di dispensare amore a tutti quelli che le stanno

intorno.

Mi ha raccontato – sempre con un sorriso smagliante –

quanto aspettasse la notte di Pasqua per poter ricevere il

Battesimo, la Confermazione e finalmente l'Eucaristia, e il

suo desiderio era tangibile, tanto che la domenica delle

Palme, quando noi del coretto siamo saliti a ricevere Gesù

sull'altare prima dell'assemblea, mi ha mormorato: «La

prossima domenica salirò lì sopra con voi» e si sentiva la

gioia nella sua voce.

La gioia: ecco quello che Elena mi dona ogni volta che la

vedo o la sento, la gioia di una fede scoperta e cercata, la

gioia di donarsi e di dare l'esempio concreto, il considerare

famiglia tutte le persone che le stanno intorno rendendo

visibile la Parola: «Voi siete luce del mondo, voi siete sale

della terra» (giusto per usare il ritornello di una canzone

che io amo molto). Grazie Elena perché esisti e ci hai

donato la felicità di conoscerti

Tutto incomincia con l’arrivo di don Mario, quando lo

stesso tesse un progetto per riorganizzare con passione le

attività dei ragazzi, investendo sulla qualità del tempo.

Fra i numerosi progetti per i ragazzi (i più intelligenti) vi

dirò dei film che si proiettano nella sala don Sironi

dall’inizio di ottobre al mese di giugno.

Film capaci di trasportare lo spettatore in un mondo di

storie sorprendenti dove nessuno viene privato delle gioie

della famiglia, dove c’è una grande speranza e ti

raccontano di un trascorrere lento che ti apre la mente con

storie che possono sostituirsi ai sogni. Sono argomenti

che si affrontano ogni giorno, che aiutano ad elaborare il

pensiero e l’immaginario. In un’atmosfera tranquilla,

circa due ore di film, storie popolari, minime, lente e ben

raccontate, lontane dal frastuono del mondo, dove si

vivono i valori della famiglia in senso profondo.

Attraverso la visione si entra lentamente, passo dopo

passo, in panorami aperti, sconfinati, in un continuo

mutare dove nonni e nonne creano amore e sembrano

dire: “Famiglia, risorgi!!”.

Sono presenti temi di straordinaria bellezza, scenari

purissimi che in me inducono uno stato d’animo di attesa,

di ansia: entrare in questa dimensione mi invita a

riflettere e a chiedermi: “Che relazione ha il film – Il cane

giallo della Mongolia – con la vita contadina di un

villaggio?” Mi indica un sentiero fatto di simboli che

propongono strade e soluzioni lontane dalla

contaminazione della civiltà.

In sala c’è poca attenzione tanto da chiedermi se siano

storie superate. In fondo, però, questi film raccontano

un’idea, una coscienza nuova dove non si è abbagliati da

facili conquiste.

Mancano gli adulti, manca il dibattito, questo è il punto

dolente. Cosa accadrà nel futuro visto che nella famiglia i

modelli sono cambiati e sono dentro la modernità delle

strutture edificate che stimolano in modo disorientante?

Perché questi film annoiano i ragazzi? Mi ritornano le

parole “Appuntamenti mensili per ragazzi intelligenti”.Carla Pietrobon

C’è fermento

Ultimo appuntamento con il cinecircolo: giovedì 9 giugno ore 18:30

“Balla coi lupi”

Dal 20 al 23 giugnotutte le sere alle 18.30

“Chapliniadi”

I migliori di film di Charles Chaplin

il filo 5

La comunità Cresce

Nel corso di questi miei primi due anni di

ministero di parroco mi è capitato molto

spesso di incontrare ragazzi, giovani,

adulti sia italiani che di altre

nazionalità che non sono

battezzati o che non hanno

completato il cammino di

iniziazione cristiana che

però si avvicinano alla

parrocchia o all’oratorio e

che molto spesso sono

interessati ad approfondire

il loro cammino di

conoscenza del Signore.

Di fronte a questa richiesta

il primo sentimento è quello

di meraviglia e di

gratitudine nei confronti del

Signore.

Perché oggi qualcuno

chiede di diventare

cristiano? Perché ha capito

che seguire Gesù e vivere

come Lui ci ha insegnato è

fonte di grande gioia,

risponde a tutte le domande

più profonde e dà senso a

tutta la nostra vita.

Nello stesso tempo la sua

domanda scuote la nostra coscienza e ci fa riscoprire, al

di là della nostra abitudine e stanchezza, la bellezza e la

fortuna di essere cristiani “da sempre”.

Allora, se siamo contenti di essere cristiani, di

aver incontrato il Signore che ha trasformato

la nostra vita, che l’ha resa eterna, perché

rimaniamo indifferenti, timorosi e freddi di fronte a chi

non ha ancora sperimentato questa nostra gioia riducendo

la nostra fede a qualcosa di personale ed esclusivo?

Certo, questo non vuol dire che dobbiamo andare a due a

due tutti i giorni a

suonare i campanelli per

parlare di Gesù, ma forse

che dovremmo essere un

po’ più testimoni

credibili e visibili del

Vangelo, al lavoro, a

scuola, a casa, in

oratorio, dovunque il

Signore ci ha chiamati a

vivere.

Se qualcuno dei nostri

fratelli non cristiani ci

vede vivere in maniera

veramente evangelica,

non può non porsi delle

domande, anche perché,

come sempre, chi vive

come Gesù non può

passare inosservato.

Lasciamoci interrogare

da tutti questi nostri

fratelli che vivono al

nostro fianco e mentre da

un lato ci dobbiamo

interrogare sulla bontà

della nostra testimonianza, dall’altro sentiamoci

responsabili della loro gioia e della loro vita che magari

attende da noi solamente un segno per poter diventare

eterna e piena. Sarebbe bello anche che qualcuno si

rendesse disponibile, per il tempo che ha, per seguire i

catecumeni nei cammini di avvicinamento alla fede sia

per adulti che per ragazzi don Mario

RICEVIAMO DAL CENTRO ASCOLTO: il Centro Ascolto ringrazia con tutto il cuore le persone che con

generosità hanno donato alimenti per i suoi assistiti. Conoscendo il bisogno di tante persone ci auguriamo che il dono

di carità continui assicurando che il tutto viene amministrato con saggezza e amore. Grazie ancora a tutti!

il filo 6

Anche quest’anno la nostra parrocchia propone per tutti i

ragazzi, adolescenti e giovani alcuni momenti forti per

vivere in maniera intelligente il

tempo delle vacanze scolastiche.

Sono momenti importanti perché

fanno parte del cammino di

crescita pensato per i nostri

giovani.

Da tempo continuiamo a ripetere

che “il catechismo non finisce

mai” ed è vero perché cambia solo

il modo di farlo ma il contenuto e

le motivazioni sono sempre le

stesse e cioè far vivere esperienze

di amicizia, condivisione, gioco e

preghiera per conoscere meglio il

Signore Gesù.

Volevo allora ricordare le proposte per questa estate:

L’oratorio feriale dal 13 giugno al 12 agosto con

la preghiera, i giochi, i gruppi di interesse, i

laboratori, le gite, la piscina, le visite guidate, il

pranzo insieme, e soprattutto l’amicizia con i propri

coetanei ma anche con i più piccoli e i più grandi,

l’esperienza bella e unica del mettersi al servizio dei più

piccoli e dell’incontrare esempi da imitare.

La vacanza in montagna con i due turni dal 10 al

20 luglio e dal 20 al 30 luglio ospiti del grande

Chalet des Amis presso il camping Gran Paradiso

località Plan De La Pesse (m. 1820) di Valsavarenche

(AO). http://www.comune.valsavarenche.ao.it/Sito-

Ufficiale-Comune/it/Camping-Gran-Paradiso.aspx

Avv

iso

. per i più tosti

Questa estate non stare solo

vieni con noi!

il filo 7

Vacanze in montagna

Camping Gran Paradiso,Valsavarenche

dal 10 al 20 luglio e dal 20 al 30 luglio

Un’occasione

imperdibile per

conoscere ed ammirare le

meraviglie del creato

passeggiando per i

sentieri del Gran

Paradiso a contatto con

marmotte e stambecchi,

camosci e scoiattoli ma

anche per lasciarsi

guidare in un cammino

spirituale sulle orme del

Piccolo Principe.

La GMG Giornata

Mondiale della

Gioventù a

Madrid della metà di agosto alla quale si sono già iscritti

alcuni nostri giovani accompagnati da don Anicet.

Insomma per chi vuole le proposte ci sono, si tratta solo

di iscriversi un po’ in fretta.

Le iscrizioni si chiudono il 15 giugno.

Ti aspettiamo

don Mario e gli educatori

Ragazzi di seconda media che hanno partecipato al ritiro a Pisa, Bolsena e Romena

Come pellegrini

il filo 8

Domenica 1° maggio 2011 il gruppo dei

ragazzi che riceveranno la Cresima il 5

giugno si è recato al seminario di Venegono.

Non eravamo tutti, ma i migliori sì :) Durante il viaggio

in pullman i catechisti con nostra grande sofferenza ci

hanno ritirato i cellulari, ma fra tante battute e il coro di

Fabri Fibra siamo riusciti a sopravvivere al viaggio.

Arrivati a Venegono, dopo una breve introduzione di

don Mario, abbiamo iniziato la nostra visita al seminario

salendo dall’imponente scalinata (la voglia di scivolare

dal corrimano era tanta!) travolti dall’accoglienza del

Papa. Abbiamo esplorato ambienti immensi e tre

cappelle importanti.

La prima sotto la chiesa principale contenente migliaia di

reliquie dei maggiori santi

(tantissimi), seguita dalla pazza

ricerca dei resti del “proprio”

santo con delusioni ed

entusiasmi. La seconda,

utilizzata dai seminaristi con

suoi magnifici disegni del bene e

del male. La terza, utilizzata dai

ragazzi che frequentano il

seminario per i corsi alla ricerca

del sapere e per conoscere la

propria strada.

Poi una quarta la grande chiesa non utilizzata

come negli anni passati perché il seminario non

è più affollato con medie, superiori e teologia

ma ad oggi è frequentato solo dai corsi di teologia e

durante il week end dai ragazzi dei vari oratori in cerca di

risposte sui tanti perché che ci circondano.

Come da una battuta di don Mario, con qualche

ritocco potrebbe diventare un luogo accogliente

per i preti che vanno in “pensione”.

Immensi gli spazi, le aule imponenti, i laboratori

osservati dalle finestre, il museo degli animali

imbalsamati luogo in cui don Mario ci ha raccontato

alcune storie affascinanti e poi il silenzio regnante in tutta

la sua struttura come se volesse richiamare la nostra

attenzione al Mistero che tra pochi giorni celebreremo.

Tra le mille raccomandazioni della Carla Yang (e non

solo le sue) abbiamo trascorso una bella giornata.

Abbiamo poi reso felici i nostri stomaci che urlavano

dalla fame mangiando in un prato i nostri deliziosi panini

(ripieni dell’amore di mamma) per poi divertirci tutti

insieme con palloni e giochi, e non sono mancate le

molteplici rotolate giù per le collinette!

Una giornata indimenticabile e il ritornare a casa per noi

è stata la cosa più brutta della giornata!

Le vostre giornaliste acquisite

Bianca Pessot e Valentina Consiglio ;)

Sono stata a Civate

N on sono mai stata prima a Civate per

svariati motivi, ma sabato 30 aprile

abbiamo deciso di portare là i ragazzi

della V elementare per un ritiro in occasione della loro

Prima Comunione e qualche ragazzo scriverà molto

meglio di me quello che abbiamo vissuto: io vorrei

invece raccontare una verità che ho scoperto in questo

luogo che è sempre citato da don Mario come

compimento del suo progetto di oratorio e comunità.

Tanti suoi parrocchiani sono venuti a salutarlo, segno

che ha lasciato un buon ricordo di sé e tante idee, ma ha

avuto anche l’immensa grazia di trovare chi gli

“prestava” le mani per compiere questi lavori, in alcuni

casi immani come appunto scavare una montagna di

terra al di sotto di una chiesa; quando dice: « Io ho

ristrutturato-creato-inventato-fatto…» credo sottintenda

sempre “il Buon Dio, la Divina Provvidenza, tanta

gente di buona volontà ed io”, tante mani che forse qui

a Milano non ha trovato perché la nostra realtà è

diversa: tanta gente che lavora tutto il giorno, nonni

impegnati a correre dietro agli impegni dei nipoti,

alpini che in pianura non ci sono, forse più egoismo e

meno catene di conoscenti che si passano parola o –

peggio – meno voglia di essere generosi e altruisti.

Cosa ho voluto dire con queste righe?

C’è sempre, in ogni lavoro, un capoprogetto che

dirige, pensa e sogna come sarà la casa alla fine, uno

scultore che vede, all’interno di un blocco di marmo

quella che sarà un’opera d’arte che rimarrà forse per i

posteri e poi ci sono gli operai, gli spazzini, gli

imbianchini, le segretarie che fanno tutto il resto e il

cui nome forse non si ricorderà ma che ha comunque

un grande valore

Luisa

Un piccolo commento...

Vorrei aggiungere due righe

a quanto Luisa ha scritto per

dire che anche qui a Milano

finora ho trovato e credo di

trovare ancora tante mamme,

nonne, nonni, papà, giovani,

adolescenti e ragazzi disposti

a lasciarsi coinvolgere in

tanti meravigliosi progetti

che il Signore suggerirà.

don Mario

il filo 10

Chissà cosa prova un astronauta quando è lassù?

A noi del V corso di catechismo è capitato di

sperimentare una notte magica, da piccoli

astronauti! La pioggia diede inizio al nostro viaggio alle

ore 18.45 per raggiungere col mitico mezzo, il pullman,

guidato dal simpatico Simone, La Torre del Sole, dal

nome splendente che luccicava ancora di più sotto una

pioggia battente. Allacciate le cinture, si parte per un

indimenticabile viaggio durante il quale siamo stati

catapultati nello spazio, trasportati attraverso pianeti,

satelliti, nebulose e stelle.

Accompagnandoci per mano, la nostra guida, ci ha

spiegato che l’astronomia non è una scienza che studia

soltanto i corpi celesti, il loro moto, la loro formazione e

le leggi fisiche, ma in realtà è una scienza che studia le

nostre origini, la nostra formazione, non soltanto del

nostro sistema solare, della Terra, ma dell’uomo stesso.

È stato veramente affascinante addentrarsi nelle origini

dell’universo, quando non esisteva nulla, tranne lo spazio

vuoto e quando tutto ebbe inizio, dalla formazione della

materia alla formazione degli atomi e degli elementi

primordiali, fino alla nascita delle prime stelle e della

conformazione delle prime galassie.

Abbiamo passato due ore quasi senza

accorgerci e abbiamo percorso miliardi di

chilometri e milioni di anni guidati per mano

da due simpatici ed esperti scienziati. La cosa più

importante che ci ha colpito è che quella struttura

moderna e tecnologicamente all’avanguardia che ci ha

ospitato era fino a pochi anni fa una vecchia cisterna per

la distribuzione dell’acqua potabile che, dismessa

avrebbe dovuto essere abbattuta. L’intelligenza e la

capacità di “sognare” di due astronomi, unita alla

disponibilità di una amministrazione comunale

lungimirante (e non se ne trovano molte…) ha fatto in

modo che si potesse realizzare questo sogno che in pochi

anni ha già ospitato più di 100.000 visitatori.

Un bello stimolo per noi che tra poco riceveremo la

pienezza dei doni dello Spirito che ci darà la capacità di

“sognare alla grande”. Speriamo che molti, come capita

spesso, non li tengano nel cassetto ad ammuffire perché il

nostro mondo ha bisogno di “sogni”.

Un astronauta

Se vuoi saperne di più:www.latorredelsole.it

Un sogno uscito dal cassetto

Foto ricordo della prima comunione.

Per l’orfanotrofio di Lioma, Mozambico della missione di padre Aldoal 25 maggio abbiamo raccolto 2.345,19 euro.

Offerte dai bambini di prima comunione 510,00; raccolte in Chiesa 1.835,19

il filo 11

Ormai sta per arrivare l’estate e il caldo, e cosa

c’è di meglio di una bella lattina per soddisfare

la nostra sete? Vorrei però aiutarti a riflettere un

attimo, prendendo tra le mani questa lattina, per

ripercorrere un po’ la sua storia.

Innanzitutto bisogna procurarsi

l’alluminio o il ferro a seconda

del tipo di lattina e per fare

questo occorre scavare per

cercare le rocce che contengono

questo minerale ed estrarlo

utilizzando molta energia a

volte anche con sistemi che

possono essere dannosi per l’ambiente.

Fatto questo, si procede alla fabbricazione delle lattine

naturalmente utilizzando anche per questa operazione

molta energia. La nostra lattina quindi è pronta per

accogliere il suo gradito contenuto. Ma come finisce

questa lattina? Di solito si butta nei rifiuti, qualche volta

ne viene separata ma molte volte viene portata in

discarica e così si perde un prezioso minerale, l’alluminio

o il ferro, di cui è fatta, aumentando il volume di

immondizia e costringendo quindi i produttori a ricercare

nuovo alluminio o ferro distruggendo poi altre montagne

e sprecando nuova energia.

Prova a pensare ogni giorno, solo nelle vie della

nostra parrocchia, in cui ci sono numerosi

ristoranti, quante centinaia di lattine vengono

buttate! Se invece potessimo raccoglierle, le potremmo

consegnare a chi le ricicla, per farne delle nuove,

risparmiando così energia, discarica e

montagne ricavandone pure qualche euro per

la nostra parrocchia.

Le lattine allora da oggi, se vuoi, puoi

dividerle (alu=allumino; acc= acciaio) e

portarle al bar dell’oratorio.

Se vuoi puoi anche contarle e partecipare a un

concorso che vedrà per Natale prossimo dei

bei premi agli ecologisti più attivi.

Forza allora, vai a sentire il bar sotto casa!

don Eco

Lattina su lattina

Concorso lattine

classifica al 20 maggio 20111. Jonathan 2002. Marco e Alessandra 175Le lattine di acciaio o alluminio divise

in sacchi le puoi portare in oratorio

il filo 12

Calendario

giugnogiugnoGIORNO ORARIO APPUNTAMENTI

Mercoledì 1 ore 21.00 Santa Messa in ricordo di Mons. Padovese

Giovedì 2 Cresimandi a San Siro

Venerdì 3 ore 21.00 Ritiro genitori, padrini e madrine della Cresima

Sabato 4 ore 9 - 11 Confessioni cresimandi

Domenica 5 ore 11.30 S. Cresima

Lunedì 6 ore 16 -18; 20 - 22.30 Adorazione Eucaristica ore 19.00 Animatori Oratorio

Martedì 7 ore 21.00 in chiesa “Compromessa dall’Amore Edith Stein e la Sho’ah”

Mercoledì 8

Giovedì 9 ore 18.30 Cinecircolo: “Balla coi lupi” ore 20.30 Ritiro catechiste ed educatori

Venerdì 10

Sabato 11 ore 18.30 Veglia missionaria Uscita di chiusura

Domenica 12 ore 10.30 Battesimo anno scout

Lunedì 13 ore 8.00 Inizia Oratorio estivo da oggi fino al 10/09 S. Messa ore 8.30

Mercoledì 15 ore 8.30 Piscina ore 21 Incontro per la vacanza in montagna

Giovedì 16 ore 20.30 S. Messa con i sacerdoti originari o che sono stati alla Trinità

Venerdì 17 ore 8.30 Gita a S. Pietro al Monte di Civate

Sabato 18 ore 8.30 Gita a S. Pietro al Monte di Civate

Domenica 19 Festa della SS. Trinità

ore 10.30 Messa solenne ore 12.30 Agape fraterna ore 17.00 Battesimi

Lunedì 20 dal 20 al 23

Martedì 21 alle 18.30

Mercoledì 22 ore 8.30 Piscina Chapliniadi

Giovedì 23 ore 10.30 Ragazzi I comunione al Corpus Domini ore 21 Adorazione al C.D.

Venerdì 24 ore 8.30 Gita allo spazio Circo di Berbenno (Bg)

Sabato 25 ore 21.00 Concerto cappella Sistina al Corpus Domini

Domenica 26 ore 11.45 Messa solenne al Corpus Domini

Lunedì 27 ore 18.15 Suffragio mensile

Mercoledì 29 ore 8.30 Piscina

{

{

il filo 13

parrocchiale

luglioluglio GIORNO ORARIO APPUNTAMENTI

Venerdì 1 ore 8.30 Gita al Centro sportivo Wetlife - Nibionno

Sabato 2

Domenica 3

Lunedì 4

Martedì 5

Mercoledì 6 ore 8.30 Piscina

Giovedì 7

Venerdì 8 ore 8.30 Gita al parco sospeso - Spiazzi di Gromo

Sabato 9

Domenica 10 ore 7.30 Partenza I turno vacanza in montagna

Lunedi 11

Martedì 12

Mercoledi 13 ore 8.30 Piscina

Giovedi 14

Venerdi 15 ore 8.30 Gita alla Azienda agricola San Damiano - Cantù

Sabato 16

Domenica 17

Lunedi 18

Martedì 19

Mercoledi 20 ore 7.30 Partenza II turno vacanza in montagna ore 8.30 Piscina

Giovedi 21

Venerdì 22 ore 8.30 Gita “fuori porta”

Sabato 23

Domenica 24

Lunedi 25 ore 18.15 Suffragio mensile

Martedi 26

Mercoledi 27

Giovedi 28

Venerdì 29

Sabato 30 ore 17.15 Ritorno II turno vacanza in montagna

Domenica 31

il filo 14

La tradizione della Chiesa afferma che la prima

icona di Cristo apparve durante la sua vita

terrena. Era l’immagine che in Occidente viene

chiamata Volto Santo e nella Chiesa ortodossa Icona non

fatta da mano d’uomo (acheiropoiètos). La storia di

questa prima immagine di Cristo ci è tramandata dai testi

del’Ufficio liturgico in suo onore, il 16 agosto:

«Così, avendo rappresentato il tuo purissimo volto,

tu l’inviasti al fedele Abgar che aveva desiderato di

vedere te che, secondo la tua divinità, sei invisibile ai

cherubini» (stichêron, tono 8, Vespri).

Abgar V Ukhama era il principe di Osroene, piccolo stato

fra il Tigri e l’Eufrate, la cui capitale era Edessa (ora Orfa

o ar-Ruhâ). Una nota singolare è che la cronaca di questa

città menziona l’esistenza di una chiesa cristiana

considerata antica già nell’anno

201, quando fu distrutta da

un’inondazione. Il regno di Edessa

fu il primo stato del mondo a

divenire cristiano (tra il 170 e il 214

sotto re Abgar IX).

Un racconto abbastanza

dettagliato

sull’immagine del Volto

Santo ci viene fornito dal Mineon

(che in greco significa mese) del

mese di agosto, libro liturgico

bizantino contenente il proprio dei

santi e delle feste a data fissa,

distribuiti in cicli mensili.

Eccone il riassunto: re Abgar,

lebbroso, inviò presso Cristo il suo

archivista Hannan (Anania) con una

lettera, nella quale supplicava

Cristo di venire a Edessa e di

guarirlo. Hannan era pittore e, nel caso che Cristo avesse

rifiutato di venire, Abgar gli raccomandò di fare il ritratto

del Signore e di portarglielo. Hannan trovò Cristo

attorniato da una grande folla; allora salì su un masso

donde poteva vederlo meglio. Tentò di farne il ritratto, ma

non vi riuscì «a causa della gloria indicibile del suo volto

che cangiava nella grazia». Vedendo che Hannan

desiderava fare il suo ritratto, Cristo chiese dell’acqua, si

lavò, si asciugò il viso con un panno e su quel panno

rimasero impressi i suoi lineamenti. Consegnò il panno

ad Hannan affinché lo portasse, insieme a una lettera, a

colui che l’aveva inviato. Nella lettera Cristo ricusava di

andare personalmente a Edessa e prometteva ad Abgar,

una volta terminata la sua missione, di inviargli uno dei

suoi discepoli. Quand’ebbe ricevuto il ritratto, Abgar

guarì quasi completamente dalla sua malattia, ma gliene

rimasero alcuni focolai sul viso. Dopo la Pentecoste fu

l’apostolo Taddeo, uno dei 70, che venne a Edessa,

completò la guarigione del re e lo convertì.

Abgar fece rimuovere un idolo che si trovava sopra una

delle porte della città e vi pose la santa immagine. Ma il

suo pronipote ritornò al

paganesimo e volle

distruggerla.

Il vescovo della città la

fece allora murare dopo

avervi posto dinanzi,

all’interno della nicchia,

una lampada accesa. Col

tempo il nascondiglio fu

dimenticato, ma fu

riscoperto nel periodo in

cui il re dei Persiani,

Chosroes, assediava la

città (544-545). La

lampada era sempre

accesa e non soltanto

l’immagine era intatta,

ma si era pure impressa

sul lato interno della

tegola che la schermava.

In ricordo di tale evento noi abbiamo due tipi di icona del

Santo Volto: uno in cui il volto del Signore è

rappresentato su un panno (mandylion), l’altro dove non

c’è il panno bensì il Santo Volto così come si era

impresso sulla tegola (keramion).

Tutto quello che si sa di questa icona sulla tegola è che si

Arte sacra: l’icona

il filo 15

trovava a Ierapoli (Mabbough) in Siria. L’imperatore

Niceforo Foca (963-969) l’avrebbe trasportata a

Costantinopoli nel 965 o nel 968.

Q uanto all’originale, cioè al panno su cui era

rimasto impresso il volto del Signore, esso fu

conservato lungamente a Edessa come il tesoro

più prezioso della città. Era ampiamente conosciuto e

venerato in tutto l’Oriente e, nell’VIII secolo, i cristiani

celebravano in molte località la sua festa sull’esempio

della Chiesa di Edessa.

Durante il periodo iconoclasta, san Giovanni Damasceno

menziona l’immagine miracolosa e nel 787 i Padri del

Settimo Concilio Ecumenico vi si riferiscono più volte.

Nel 944 gli imperatori bizantini Costantino Porfirogenito

e Romano I acquistarono la santa icona a Edessa. Essa fu

trasportata a Costantinopoli con grande pompa, collocata

nella chiesa della Vergine di Paros e l’imperatore la

celebrò in un discorso. Dopo il sacco di Costantinopoli

da parte dei Crociati nel 1204, le tracce dell’icona si

perdono.

Il senso dell’espressione “immagine non fatta da mano

d’uomo” emerge alla luce del versetto del Vangelo

secondo Marco 14, 58: questa immagine è anzitutto lo

stesso Verbo incarnato che si rende visibile nel «tempio

del suo corpo» (Gv 2, 21). A partire da questo momento

la legge di Mosè che vietava le immagini (Es 20, 4)

perde il suo significato e le icone di Cristo divengono

altrettante testimonianze irrefutabili dell’incarnazione di

Dio.

(tratto da: L. Uspenskij, La teologia dell’icona)

Corso di iconografiadal 14 al 20 settembre 2011

Il corso di primo livello consente a coloro che si accostano per la prima volta a questa esperienza di realizzarecon una metodica seria e professionale l’icona del volto di Cristo secondo la scuola russa del periodo aureo (XV-XVI secolo). Non si tratta perciò di un corso amatoriale, ma di una vera e propria introduzione a questa forma diarte sacra attraverso un percorso ben studiato e ormai consolidato, frutto di qualche decennio di insegnamento.Durante i sette giorni di corso, ogni alunno sarà guidato non solo ad affrontare tutte le tappe che portanoall’esecuzione pratica dell’icona preparandone il disegno e utilizzando materiali come l’emulsione all’uovo, i varipigmenti, l’oro zecchino in foglia, ma verrà introdotto anche nel significato teologico del soggetto e dei simboli.Guida il corso Giovanni Mezzalira che da quasi 30 anni si dedica a tempo pieno all’iconografia ed è l’autore siadella grande icona della Trasfigurazione che della Croce presenti nella chiesa di Sant’Angela Merici a Milanomentre per la chiesa della SS. Trinità ha realizzato l’icona della Visitazione. La passione e lo spirito di serviziocon cui segue ogni allievo lo distinguono nell’impegno di coinvolgere e diffondere l’amore per questa antica eaffascinante manifestazione dell’arte sacra.

Il corso è ospitato dalla parrocchia SS. Trinità – via Giusti, 25 – Milanopossibilità di parcheggio presso la parrocchia

orario giornaliero di lavoro 9 - 13 14,30 - 18

alle 18,15 c’è la possibilità di partecipare alla santa MessaOccorrente: quaderno per appunti, matita a punta dura, gomma, compasso, riga, squadra, forbici, grembiule amaniche lunghe. Materiali: la tavola gessata, l’oro a decalco, i pigmenti e tutto il materiale necessario per l’esecuzione dell’iconasono forniti a ogni alunno principiante dal maestro; è molto consigliabile acquistare da lui i pennelli suggeriti.La quota è di € 420 da versare al maestro durante il corso; il contributo per l’ospitalità è di € 50 da versaredirettamente alla segreteria parrocchiale o tramite POSTEPAY 4023 6005 8507 3754 intestato a Luisa Calatti.

Per informazioni sul corsoGiovanni Mezzalira [email protected] – tel. 0444 660982

Per iscrizioni e informazioni su dove alloggiare per chi venisse da fuori MilanoLuisa Calatti [email protected] – 339 2883377

Le iscrizioni devono pervenire entro il 31 luglio 2011i posti disponibili sono solo 10

è consigliabile prenotarsi

l’iscrizione è confermata dal versamento del contributo per l’ospitalità

numero limitato di partecipanti per garantire a ciascuno la massima disponibilità del maestro

per principianti

il filo 16

Un giardino biblico

Mi sembrava di aver

sentito dire un po’ di

anni fa che i Comuni

avevano l’obbligo di piantare un

albero per ogni nuovo nato.

Dopo i miei primi venticinque anni

da milanese, da solo due

anni sono tornato ad

essere cittadino di questa

bella metropoli e

francamente non so se

questa legge vale anche

per una città così grande o

se sia già attuata; in ogni

caso, penso che sarebbe

bello almeno per i

prossimi anni cercare di

realizzare questa simpatica

ed ecologica disposizione

legislativa e cioè, per ogni

nuovo battezzato nella

nostra parrocchia, piantare

un albero o un cespuglio

nei piccoli spazi di giardino intorno

alla nostra chiesa e in oratorio.

Sarebbe bello che anche le piante

avessero un senso e cioè ricordassero

le piante della Bibbia.

Per chi non lo sapesse, ne sono

menzionate tantissime, non c’è solo

quella più “tristemente” famosa delle

mele (che poi non era una pianta di

mele) ma molte altre che possono

crescere e svilupparsi anche alle

nostre latitudini.

Intanto abbiamo già iniziato, il

giorno del mio ingresso, quando la

comunità mi ha regalato un piccolo

ulivo che abbiamo posizionato in

oratorio. Sempre in oratorio l’anno

scorso ho fatto realizzare un’aiuola

con due piante di gelsomino che ci

donano un gradito profumo

ricordando non solo tante pagine

della Bibbia ma anche la vicina Cina,

patria dei gelsomini che proprio in

questi giorni sono venuti alla ribalta.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizi

e/2011-02-21/cina-oscura-

rivoluzione-gelsomini-102709.shtml

In occasione del suo Battesimo

Olivia Margherita ha regalato una

piantina di passiflora che stata messa

a dimora nella stessa aiuola dei

gelsomini; forse non è propriamente

una pianta biblica ma certamente con

il suo magico fiore ci ricorda proprio

la passione di Gesù.

Mentre stiamo preparando la dimora

per nuove piante, vangando e

potando, abbiamo già quattro

richieste, per cui il nostro giardino

biblico fra poco si arricchirà di altri

nuovi esemplari.

Cosa fare allora?

Un invito a tutti i genitori

che prossimamente

chiederanno il Battesimo

per i loro figli a prendere in

considerazione questa proposta a

mettersi in contatto con il parroco.

Per chi non lo sapesse

ecco alcune delle piante

citate nella Bibbia:

Acacia, Cedro del Libano,

Cipresso, Fico, Ginestra,

Lino, Mandorlo, Olivo,

Rosa, Palma, Quercia,

Sicomoro, Pioppo, Salice,

Vite, Grano, Gelsomino,

Melograno, Miglio, Sorgo,

Fave, Ceci, Lenticchie,

Orzo...

don Mario

Pellegrini in partenza per ilduomo di Milano

il filo 17

Pellegrinaggio: Pisa, Bolsena

e Romena

rinnovo promesse battesimali

mom

ento

di rela

x

Preparazione delle particole per

la Messa di prima comunione

il filo 18

venerdì 11 marzo h. 21.30

Salisburgo

Quella di oggi è stata una giornata molto impegnativa:

dopo il campo di sterminio, abbiamo fatto una veloce

visita turistica alla città di Salisburgo. I negozi che

riempivano le piccole e strette vie del centro storico, e i

colori delle case accesi e vivaci erano in stridente

contrasto con quanto avevamo visto la mattina.

Salisburgo, è inoltre famosa perché è la città natale

di Mozart. Infatti nei negozi, si trovavano

souvenir di vario tipo (come felpe, magliette,

tazze e matite, con il volto di Mozart e i famosi

cioccolatini rotondi conosciuti da tutti per cui non val la

pena ricordarne il nome...).

In centro poi abbiamo cenato in uno splendido ristorante

il cui proprietario per nostra fortuna, sapeva anche

qualche parola italiana… così non abbiamo fatto molta

fatica a comunicare.

Wurstel con una grande quantità di crauti e vari tipi di

salse, riempivano tutti i piatti del locale. Che bontà!

Sabato, 12 marzo h. 9.15

Salisburgo

Oggi il tempo è nuvoloso, rischiarato in varie parti del

cielo da deboli raggi di sole che penetrano attraverso le

imponenti nuvole. Che freddo!

La notte è stata decisamente migliore di quelle

precedenti… sarà forse perché ci stiamo abituando alla

vita in camper? O perché abbiamo trovato riparo sotto

numerose coperte di pile e sacchi a pelo?

Il profumo di montagna rappresentato da un forte odore

di mucca, ci ha accompagnato per tutta la notte facendoci

sospettare ad ogni singolo rumore e movimento gli uni

degli altri. Siamo appena rientrate in camper dopo una

breve, ma saziante colazione presso l’albergo-

agrituristico (con annessa stalla) dove alcuni hanno

pernottato mentre noi eravamo nei camper sul

parcheggio.

Ora ci dirigiamo verso le saline. A

dir la verità siamo un po’ curiose di

come sarà questo posto.

h. 14.39 – Hallein

L’esperienza delle saline è stata

proprio interessante e divertente.

All’ingresso ogni persona doveva

indossare una tuta bianca simile a

un pigiama, per entrare nella

miniera.

All’inizio del percorso abbiamo

usato un “trenino” che ci ha

trasportati per circa cinque minuti

nelle viscere della terra. Poi

abbiamo proseguito a piedi. A

intervalli la guida interrompeva la

visita e ci spiegava la storia di

queste saline. Abbiamo attraversato un lago sotterraneo

con una barca abbastanza grande da contenerci tutti.

Eravamo in 52 persone, poiché il nostro gruppo era

Diario di un pellegrinaggioMAUTHAUSEN

seconda parte

il filo 19

assieme ad altri due di cui alcuni italiani provenienti dal

Veneto e, ironia della sorte, un gruppetto di cinesi.

Il giro turistico è stato ancor più divertente grazie a due

favolosi e ripidissimi scivoli di legno usati ai tempi dai

minatori per scendere più velocemente.

Risaliti in superficie siamo subito ripartiti per recarci alle

tanto richieste ed attese terme di Bad Gastein.

h. 22.51 – Bad Gastein

Siamo sfinite!! Le numerose nuotate ci hanno del tutto

spente, le ultime forze che ci rimangono, le usiamo per

scrivere questa nostra bella avventura passata alle terme.

All’ingresso della struttura, l’aria era

soffocante e afosa e già si poteva dedurre un

clima caldo e rilassante. Questo posto così

sereno era formato da otto piscine differenti: tre calde

all’aperto, dove si aveva una sensazione molto

emozionante, perché, nonostante il paesaggio ci

mostrasse grandi e innevate montagne con seggiovie che

andavano su e giù e persone che sciavano tutte coperte,

noi eravamo li in costume, immerse, nell’acqua calda

senza avvertire il freddo. Altre vasche offrivano vari tipi

di getti di idromassaggi, dai più forti ai più deboli.

Per chi aveva voglia di massaggi, niente paura, c’era

anche una potente cascata.

La sera abbiamo fatto l’unica cena in

cui abbiamo cucinato e

conseguentemente mangiato, nella

nostra temporanea “casa mobile”. Un

vero disastro… in 16 in un camper da

6! Tutti appiccicati e schiacciati da

non poter nemmeno alzare il braccio

per bere! Ma nonostante questo

inconveniente, è stata un’ottima

serata.

Siamo davvero agli estremi.

Purtroppo questa sarà l’ultima notte

che passeremo nella nostra “cuccia”

prima del ritorno, quindi…

GODIAMOCELA!

Domenica, 13 marzo h. 15.34

Verona

Uff… è la nostra ultima giornata di questa meravigliosa

avventura… Siamo in viaggio da stamattina verso

Milano. Una piccola sosta non ci farà male. Siamo partiti

dall’Austria verso le otto e arrivati in Italia verso l’una si

è subito notata una sostanziale differenza di paesaggio.

L’Italia è caratterizzata da infinite industrie e palazzi

sparsi per tutta l’area verde che si estende ai lati

dell’autostrada. Piove. Anche il tempo non è da meno:

l’Austria era molto più verde.

Già ci manca!

Siamo in sosta a Verona per pranzare e celebrare una

breve ma intensa Messa di inizio Quaresima.

Fra poche ore saremo a Milano e ricominceremo la nostra

vita quotidiana.

Sinceramente non ci saremmo mai aspettate che

scrivere un diario di viaggio fosse così semplice

e divertente! Certo, in alcuni momenti questo

pellegrinaggio è stato molto stancante e pesante, ma la

buona compagnia e le esperienze vissute insieme, hanno

contribuito ad affrontare con serenità le nostre debolezze:

d’altra parte era o non era un pellegrinaggio?

Alcune pellegrine

In agosto se volete venire in vacanza con don Mario

fatevi avanti, c’è posto per tutti!!!

il filo 20

12 aprile 2011 ore 21– puntuali – parrocchia SS. Trinità.

La storia di stasera è molto delicata. Così delicata che

forse davvero solo la musica può riuscire a raccontarla.

Ecco perché siamo qui riuniti per ascoltare un

concerto. Il pianista già lo conosciamo: don

Carlo Seno, musicista professionista e prete

della diocesi di Milano. L’anno scorso era venuto sul

nostro altare-palcoscenico per raccontare la vocazione di

chi sceglie di consacrarsi a Dio come prete. Dev’essere

molto affezionato al tema del destino riservato per

ciascuno di noi perché anche oggi è qui per parlarci di

vocazione, ma non più quella del farsi preti, bensì quella

del farsi santi. Questa volta i protagonisti non sono

uomini. E non sono nemmeno adulti, ma una ragazza di

19 anni. Chiara è la notte è il titolo della serata, perché

lei si chiama Chiara – e ormai tutti la conoscono come

“Chiara Luce”. Perché “Luce”? Lo scopriremo tra poco

assieme a molti nomi noti che hanno squarciato il velo

dei secoli e segnato la storia dello spartito così come lei

ha segnato la storia dell’umanità. E perché Chiara è “la

notte”? A fine concerto due ragazze che hanno

accompagnato con le loro voci l’esecuzione e la vita di

alcuni brani ci spiegano: Chiara Luce ha reso luminosa la

notte che lei stessa ha dovuto attraversare. Lo scorso 25

settembre 2010 si è celebrata la sua beatificazione. Ma

forse è meglio cominciare dal principio. Meglio

cominciare con Chopin. Perché Chopin? Perché questo è

il compositore le cui note rendono meglio, secondo il

nostro concertista, il sorriso di questa giovane donna. Il

sorriso di una ragazza che per lui – e non solo – è stata

fondamentale nel trasmettere agli allievi delle superiori

l’esperienza intensa di una scelta di vita. Cosa è meglio

per parlare di Dio ad un gruppo di adolescenti che

ripercorrere le strade della fede mano nella mano con una

loro coetanea? Chiara Luce che va in bici, Chiara Luce

che gioca a tennis, Chiara Luce che va in vacanza, Chiara

Luce che disobbedisce ai genitori, Chiara Luce che fa

fatica a scuola. Chiara Luce come tutti possiamo essere.

Ma, soprattutto, la sua vita – come le note

che ascoltiamo – sembra in grado di fare

breccia nei cuori più disparati, di

comunicare la gioia di vivere ed amare fino in fondo a

qualunque tipo di anima, che abbia la fede o no, che

venga da un paese o da un altro, che sia giovane o in età

avanzata. Chiara Luce parla a tutti, perché davvero

parlava con tutti. E soprattutto sorrideva a tutti, sempre.

Mi correggo: il suo cuore sorrideva a tutti, sempre.

Ascoltiamo infatti una vita – ed una musica – che

insegnano che sorridere con le labbra è molto diverso dal

sorridere con il cuore. Se si sorride solo con le labbra,

quando ci si ammala di un

male incurabile non si sorride

più. Il sorriso del cuore,

invece, non conosce malattia;

non conosce addio. E non

conosce nemmeno la morte. I

suoi allievi – ci racconta don

Carlo – ricevono l’impressione

di una ragazza autentica,

degna di grande stima: un

modello. Forse possiamo dirlo.

E cosa dovrebbero essere, in

fondo, i santi? Non un modello

“a portata di mano”, cui tutti

noi possiamo sentire, in

qualche modo, di ispirarci

nella vita di ogni giorno?

Una vita di Chiara luce

il filo 21

L’infanzia di Chiara Luce ce la raccontano le note

fresche e piene di vita del Canto di Primavera di F.

Mendelssohn. È il cristianesimo vissuto da una

bambina, con i suoi guizzi e le sue impennate –

immediatezza di una vita all’improvviso ricevuta.

Q uesta è una caratteristica che non perderà

mai. È una ragazza molto diretta e concreta:

mandare aiuti in Africa, studiare come

medico per salvare vite, non parlare di Dio ma dare

Dio. Sempre sulle note del medesimo compositore è il

brano de La filatrice a condurci pian piano nelle trame

del disegno che si tesse su di lei fino all’inaspettata

diagnosi, nell’estate del 1988, di un osteosarcoma,

tumore osseo estremamente aggressivo. Solo 17 anni.

Tornata a casa Chiara Luce chiede alla mamma di non

porle domande. Seguono 25 lunghi minuti di silenzio.

Poi, di nuovo il sorriso. Ora si può parlare. Cosa è

successo? È successo che Chiara Luce ha detto sì

davanti al suo male. Ha visto la paura e come un

piccolo Davide dinnanzi a Golia invece di scappare l’ha

abbracciata con tutta la sua forza. È il sì del suo cuore,

non funzionerebbe se fossero state solo le labbra a

pronunciarlo. È il sì ad un futuro in cui vede Gesù

Abbandonato, un Gesù che pure si è sentito lasciato

solo da Dio nell’orto del Getsemani. Ma che non per

questo ha smesso di chiamarlo Padre, proprio quel

Padre che fin dal principio gli aveva donato la chiave –

unica possibile – per affrontare il dolore: amare. Da ora

sarà un continuo amare. Sempre, comunque, ovunque e

chiunque. Chiara Luce non smetterà mai. Il dolore

abbracciato rende liberi, questa è la straordinaria

esperienza che sta facendo. Vive quello che le accade

come un’opportunità da cogliere per amare sempre più

profondamente Dio-Amore e i fratelli. La Grande

Sonata Patetica è la melodia ideale per accompagnare

con Beethoven questo momento di amore e dolore,

proprio per la sua duplice natura: una prima parte

drammatica, una seconda parte dinamica e

incontenibile. Alle volte l’intenzione vitale viene

interrotta da bruschi ritorni del primo motivo dolente.

La scelta non è certo facile. Ma sarà con la seconda idea

musicale che concluderà il brano. Corriamo così con lei

su questo treno che non si può fermare fino alla Grande

Polacca Brillante, composta da Chopin per darci la sua

gioia di vivere, la vitalità... e la fierezza per le proprie

radici. Anche Chiara Luce ha saputo danzare con Dio.

Al suo funerale, il 9 ottobre 1990, sono presenti svariate

centinaia di giovani. Il Gen Rosso – espressione

musicale del Movimento dei Focolari di cui Chiara

Luce faceva parte – ha scritto per lei una canzone, Luce.

«Corri, corri, dimmi che non c’è, nulla da temere».

Queste alcune delle parole, ma vale la pena di leggerle

tutte andando a conoscere meglio la vita di questa

ragazza che ancora una volta ci ricorda che chi ama

vince la morte... e non solo. Elena Paganuzzi

PER… CORSI DI SANTITÀ7 giugno 2011

Ore 21.00 presso la chiesa della SS. Trinità

Compromessa dall’Amore

Edith Stein e la Sho’ahELDA OLIVIERI, attrice

RACHEL O’BRIEN, mezzosopranoFEDERICA ROSATI, ballerina

CLAUDIA MARIANO, pianoforte

ANDREA ZANIBONI, testi e videoproiezioni

per info: www.equivocimusicali.com

il filo 22

Passata la bufera della Rivoluzione Francese la

storia di Sant’Ambrogino ad Nemus ha una

svolta: la contessa Laura Ciceri Visconti

acquista dal demanio il fatiscente fabbricato, monastero,

chiesa e orti, per farne un ospedale per povere inferme. A

fine restauri il 29 agosto 1813 le Fatebenesorelle

inaugurano l’ospedale di Sant’Ambrogino ad Nemus.

Sede provvisoria, poiché il 29 settembre 1840 le

Fatebenesorelle traslocano nel grandioso ospedale

fregiato del loro nome in corso di Porta Nuova.

Di conseguenza, benché i parrocchiani della SS. Trinità

chiedano alla Curia la riapertura della chiesa, gli

abbandonati locali mutano nome e servizio: Casa di

Soccorso per l’isolamento dei malati colerosi. Cessata

questa emergenza nel luglio 1852 il fabbricato viene

adibito, col titolo Pia Casa Ecclesiastica di

Sant’Ambrogino ad Nemus, a casa di riposo per sacerdoti

anziani. Frattanto la chiesa viene restaurata sotto la

direzione dell’ingegnere Ignazio Corti e riaperta al culto

il 20 maggio 1857. Nel 1894 la Pia Casa Ecclesiastica si

trasferisce in San Celso e l’intero stabile comprendente

chiesa, sagrato, chiostro, cortile e monastero, viene

acquistato dal canonico di Como, don Luigi Guanella

(1842-1915). Costui dopo aver fondato in Como la Casa

della Divina Provvidenza aveva mandato a Milano alcune

delle sue suore per assistere i fanciulli negli asili della

città. Da qui la conoscenza e l’interesse per l’antico

monastero, cosicché appena capitata l’occasione lo

acquista con 3.000 lire in acconto, impegnandosi per la

somma totale di 110.000 lire.

Nasce la Pia Casa dei Poveri, meglio nota come Casa

Beato Luigi Guanella, el don Guanèlla per i milanesi,

casa di riposo femminile; affidata alle Monache Romite

di Sant’Ambrogino ad Nemus.

Per concludere qualche notizia, poche in verità, relative

all’architettura del complesso.

La chiesa attuale conserva precisa nelle linee della

navata e dell’abside, la struttura tipica delle

basiliche romane minori. L’emiciclo dell’abside

è conservato con il suo arco reale e con la sua volta di

cotto a crociera, non raro esempio dei secoli IV e V.

Anche la parte esterna dell’abside, escluse le finestre

laterali aperte in seguito, presenta nelle lesene i caratteri

di quei secoli. La navata era più bassa e il soffitto era in

tavolato piano di legno intelaiato con le travi, ornato e

dipinto. Il campanile si presenta come opera costruita a

cavallo dei secoli X-XI; è posto a lato del coro, a torre

quadrata la cui base si addossa ai muri del coro e della

navata. In alto aveva tre volte a crociera con finestre

bifore; venne svettato e ridotto alle due attuali quando la

chiesa fu adibita a usi profani (1798). Si rese necessario

un restauro importante nel secolo XIV. L’iscrizione

lapidaria al Bossi assicura che in due mesi, settembre-

ottobre 1389, fu costruita la basilica; ma, probabilmente,

fu eseguito soltanto un importante restauro.

Venne allungata la navata, sul muro nord della quale sono

ancora visibili i segni dei lavori: il cornicione ad archetti

sagomati in cotto che dal presbiterio corre sulla navata, il

contrafforte alla spalla sinistra della prima cappella e due

finestroni a sesto acuto per dare luce all’interno, ornati

ciottoli e di tracce di marmi incastonati nei mattoni.

Nel 1619 fu aggiunta una fodera di mattoni sui quali

furono affrescati i dieci quadri che narrano della vita e del

rinvenimento del corpo di san Matroniano, copia di quelli

esistenti in San Nazaro; furono murati i due finestroni

gotici e costruite le quattro cappelle a volta reale, una

delle quali è ora scomparsa e un’altra venne eretta in

onore di san Giuseppe il 15 maggio 1624 da Giuseppe

Bussero, dotata di un legato per una Messa quotidiana in

perpetuo. La lapide con stemma del Bussero è ora infissa

nel muro a ponente del chiostro lasciandoci ignari di

quale fosse la collocazione originaria.

Il crollo di una parete nel 1635 costrinse ad innalzare il

pavimento e per riparare la copertura, alla elevazione di

due metri dei muri longitudinali della navata, con la

creazione di un nuovo finestrato. Pochi lavori in seguito:

imbiancatura il 29 maggio 1653, rifacimento di intonachi

e pavimento nel 1857 dopo il periodo di fabbricazione

delle “cartocce”. Il restauro del 1865 ha rispettato

rigorosamente nell’interno la simmetria della basilica con

l’allungamento di dieci metri voluto da don Guanella.

Per quanto riguarda il recinto monastico esso si presenta

come una costruzione lombarda, cioè un porticato di

quattro lati con colonne portanti gli archi a sesto acuto e

le volte di mattoni. Questo porticato, di probabile data

fine secolo XIV, massimo splendore dell’Ordine

Don Guanella

il filo 23

Triduo pasquale sulla via FrancigenaIn occasione del triduo pasquale, quest’anno il clan del

mattone ha deciso di organizzare, insolitamente, una

route di cammino pasquale. Dico insolitamente perché in

genere in questo periodo dell’anno si preferisce una pausa

di 3 o di 4 giorni dedicati alla riflessione e alla preghiera

e noi siamo soliti andare in un monastero.

Dunque si parte, poco convinti come al solito, per la via

Francigena; in una giornata che si preannuncia calda sin

dal mattino, ci troviamo alle 7.30 in stazione Centrale e,

tra un riposino e l’altro, verso mezzogiorno arriviamo alla

stazione di Massa Carrara: pranzo frugale e pronti subito

a partire, perché, come sempre, la strada sarà molta e il

tempo poco!

La prima parte di percorso non è proprio come ce

la aspettavamo, camminiamo in fila indiana, a

lato della strada, in mezzo ai gas di scarico ed

alla polvere, qualcuno suona il clacson per motivi

sconosciuti, ma andiamo avanti. La strada prosegue nei

campi, era stimata di circa 18 km da Massa fino a

Sarzana… verso le 6 del pomeriggio, quando dovevamo

essere prossimi all’arrivo, sentiamo dire che ci mancano

altri 6 km; increduli continuiamo, spinti gli uni dagli altri,

e incoraggiandoci a vicenda proseguiamo, alla fine con le

vesciche ai piedi e tanto dolore alle gambe, e alle spalle,

arriviamo al monastero di Sarzana, purtroppo un po’ in

ritardo per la Messa. Giusto la cena, e poi dopo poco

tempo, tutti già nei sacchi a pelo, stanchi morti, e

increduli di dover camminare di nuovo il giorno dopo!

Ma è proprio questo il bello, la mattina seguente, dopo

essere stati in chiesa a lodare il Signore, il solo mettersi lo

zaino in spalla, sembra impossibile; eppure altri 15 km ci

aspettano! Il fatto di essere uniti aiuta molto in questo, e

lamentandoci un po’, e sperando bene, partiamo per il

secondo giorno di cammino. Questa volta il sentiero offre

dei paesaggi stupendi, si cammina un po’ più in silenzio

del giorno prima, si pensa, si fatica... La strada passa da

diversi paesini storici arroccati sulle colline toscane, e qui

tre di noi, a causa di diversi problemi, non riescono a

continuare. Ad un certo punto dalla cima di una collina si

scorge un paese più grande degli altri, in basso, ancora

lontano! Si sparge la voce, dovrebbe essere Aulla, la

nostra destinazione di quel giorno. La discesa è deleteria

per le gambe, ma alla fine arriviamo anche questa volta, e

subito, dopo mangiato nessuno sfugge al sonno per un

paio d’ore! La giornata prosegue tranquilla, le nostre

attività di confronto, la passione del Signore con una

predica di quelle che scuotono e lasciano il segno e la via

Crucis dopo cena. Il terzo e ultimo giorno di cammino

doveva essere il più duro di tutti. Ci svegliamo che

pioviggina, circa 25 km, fino a Pontremoli, ma ci risulta

quasi impossibile, a causa della stanchezza accumulata,

del tempo che peggiora, dello “spavento” per gli infortuni

del giorno prima e della volontà di arrivare un po’ freschi

per la veglia pasquale. Ci prefissiamo quindi una meta

intermedia, Villafranca, dalla quale faremo una fermata in

treno. Alla partenza ci siamo accorti con stupore che le

gambe iniziavano ad abituarsi a camminare di continuo,

con super velocità abbiamo coperto la distanza di 13 km,

chiacchierando, e spinti anche dalla voglia di raggiungere

la meta definitiva! Da Villafranca prendiamo il treno fino

a Pontremoli.

Arrivati a Pontremoli ci aspettava l’Alta Squadriglia del

reparto, con capi e cambusieri, che erano lì da tre giorni.

Anche questa volta ci riposiamo per qualche ora, pronti

per fare le cerimonie della partenza di alcuni di noi, e

pronti per la veglia pasquale di mezzanotte, nel duomo di

Pontremoli. A seguire vivaci festeggiamenti per la

risurrezione del Signore! L’ultima notte quindi… dura

solo 3 ore! E la mattina ci rechiamo alla stazione di

Pontremoli con destinazione Milano, per tornare ognuno

a festeggiare la Pasqua con la propria famiglia!

Che dire… un triduo diverso dal solito perché

normalmente lo viviamo fissi in un monastero; un triduo

di strada, passando per diversi paesi toscani e sentendo

funzioni differenti. Un triduo in cui abbiamo

sperimentato di più sulla nostra pelle la fatica, consona

alla settimana Santa. Un triduo che non ci ha però fatto

dimenticare l’essenza di tre giorni densi per un cristiano,

attraverso lodi e funzioni del giorno vissute in monasteri

itineranti per la via Francigena.

Matteo Freyrie, Clan del Mattone, Milano 37

monastico, cancella la visione del monastero primitivo

risalente al IV secolo, il quale era di un solo lato aderente

alla chiesetta.

Venne successivamente ampliato con una costruzione

parallela in modo da formare sul davanti una piazzetta.

Più tardi (secolo XIV) i due edifici furono congiunti a

formare un quadrato.

Sergio Gobbi

PARROCCHIA SS. TRINITÀ - via G. Giusti 25 - 20154 Milano

don Mario Longo parroco - tel. 02 3311.831 - 02 9737.8376 - cell. 338 7985.284

e-mail: [email protected]

don Giuseppe Nichetti cell. 347 9133.684

don Domenico Liu (cappellania cinese) tel. 02 3655.2151 - cell. 333 9994.519

Segreteria parrocchiale ore 16 - 18 tel. 02 3360.4823 - Fax: 02 3182.0144

Centro Ascolto mercoledì e giovedì ore 16.30 - tel. 02 3360.4823

Basket GS Trinità - via Giusti 27 - tel. 02 317.247 / 02 341.241

Orario SS. Messe feriali: 9.00 (dal 13/06 al 15/09 ore 8.30) - 18.15 vigiliare: 18.30

festive: 8.30 - 10.30 - 15.45 (in cinese) - 18.30

Tutte le celebrazioni in chiesa e nella cappella feriale sono trasmesse in diretta audio e video sul

sito della parrocchia: www.trinita.tv

è successo in Trinità Sono tornati alla casa del Padre

14. Antico Cesare 77

15. Dello Ruso Ersilia 84

16. Vezzoli Vilma Rita 65

17. Trevisan Maria Antonietta 76

Hanno ricevuto il Battesimo

3. Paganuzzi Elena

4. Wang Fuhai Davide

5. Ye Xiaomei Giulia

6. Zhang Lili Elena

7. Li Pengxin Mario

8. Huo Zhenjie Giovanni

9. Li Tianjiao Paolo

10. Borsetti Olivia Margherita

11. Giudici Arturo Luca

12. Derossi Riccardo

13. Maisto Samuele

14. Beretta Gilberto

15. Lucchetta Leonardo Giuseppe

il filo 24

Dopo alcuni mesi dalla nascita ha ricevuto... il suo

“battesimo” il coro Gospel Sarpincoro. Grazie!!!