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il filo 1
anno 2 - numero 10 - giugno 2011
PERIODICO DELLA PARROCCHIA SS . TRINITÀ
Q ueste, ormai famose, erano le parole con le
quali il beato Giovanni Paolo II ha iniziato
il suo ministero e dovrebbero essere il
programma di vita di ciascuno di noi soprattutto in
questo tempo dopo Pasqua.
Sarà in effetti un tempo in cui riceveremo abbondanti
grazie dal Signore per cui dovremo spalancare il
nostro cuore per poter riempire la nostra vita della
grazia dello Spirito che si manifesterà con la
celebrazione della Messa di Prima Comunione di un
nutrito numero di ragazzi, ma anche attraverso il
conferimento del Battesimo di alcuni ragazzi, giovani
e adulti anche della comunità cinese; poi con la
Cresima ci verrà donata la ricchezza dello Spirito, la
festa della Trinità e la conclusione del mese di maggio
con la processione per le vie della nostra parrocchia
saranno momenti forti e intensi di preghiera e di
Grazia, perciò non dobbiamo chiudere il nostro cuore a
tutto questo “ben di Dio”. L’invito del Papa però non è
solo per ricevere il più possibile, ma soprattutto per uscire
da se stessi e andare nel mondo per portare la gioia della
Pasqua a tutti gli uomini.
Come i discepoli nel Cenacolo, dobbiamo aprire la porta
e andare senza paura verso i fratelli.
Sono molti intorno a noi che non conoscono il Signore e
noi siamo chiamati a essere missionari.
Mi dà fastidio quando sento identificare la nostra
parrocchia come “Chinatown” dimostrando una grande
Con un filo di fiduciaAprite, anzi spalancate le porte a Cristo
superficialità di giudizio senza pensare che al di là della
presenza della comunità cinese che non è così
preponderante, anzi è minoritatria, il problema vero della
nostra parrocchia è quello missionario perché la presenza
di adulti e ragazzi (e non solo cinesi) che non
frequentano o che non sono battezzati è molto alta per
cui il nostro maggior impegno pastorale deve essere
quello di una pre evangelizzazione e quindi di aprire,
anzi spalancare le porte.
T ra poco termineranno le scuole e inizierà
l’Oratorio estivo, sarà questo un momento
forte per accostare tante famiglie che di solito
non frequentano o che sono lontane; è quindi un
impegno non solo sociale e caritativo, ma soprattutto
missionario.
Il cammino di fede per i fidanzati, la ripresa delle attività
del gruppo missionario e caritativo e il centro di ascolto,
sono anch’essi segni di apertura delle “porte”.
Il catechismo sperimentale già iniziato, ma anche la
proposta di cammini di conoscenza della fede o di
riavvicinamento per chi per diversi motivi si è
allontanato, e alcuni cammini differenziati e
personalizzati che dovremmo studiare e proporre, sono la
realizzazione di questo desiderio di aprire, di spalancare
le porte. Certo, occorre che ciascuno di noi si senta
chiamato e risponda a questo invito che non solo il Papa
ma soprattutto il Signore risorto anche oggi fa a ciascuno
di noi: »Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo
ad ogni creatura…». E noi di “Chinatown” siamo
fortunati perché il mondo ce lo abbiamo già qui fuori
casa… don Mario
il filo 2
Pubblichiamo alcuni stralci della lettera che Elena ha
inviato al nostro Arcivescovo per chiedere di diventare
cristiana. Elena ha ricevuto durante la veglia pasquale di
quest’anno i Sacramenti del Battesimo, Comunione e
Cresima.
Caro cardinale Tettamanzi,
le scrivo per comunicarle il mio vivo desiderio di ricevere
i sacramenti del Battesimo, della Comunione e della
Cresima quest’anno, durante il quale si concluderà il mio
percorso di catecumenato.
I l mio incontro con la comunità cattolica nasce da
molto piccola. I miei genitori, decidono di
non somministrare alcun Sacramento né a
me né a mia sorella, per lasciarci libere di
scegliere in età matura. Essi mi educano
attentamente a quelli che però, scoprirò poi, sono
ideali radicalmente cristiani: l’attenzione verso il
prossimo, l’amore gratuito ed incondizionato,
l’assenza di giudizio e pregiudizio, la fratellanza e
molto altro. In terza superiore decido di
frequentare le ore di religione al mio liceo. La
scelta si rivela buona e ricca di frutti, anche se
l’esperienza si mantiene su un piano più etico che
religioso e non vengo particolarmente toccata dalla figura
di Dio. Parallelamente all’iscrizione alla facoltà di
Filosofia, decido di dedicare un po’ del mio tempo ad
attività di volontariato. In queste realtà cerco ma non
trovo. Cerco gratuità, sincerità ed autenticità di azioni e
sentimenti. Cerco senso di responsabilità e reciprocità.
Cerco una profonda condivisione valoriale. Quasi quattro
anni fa il mio nonno materno viene a mancare. La nonna
è molto addolorata ed io desidero farle fare qualche bella
esperienza che riesca a provarle che può essere ancora
felice in questa vita. Mia mamma mi suggerisce di
Come ho chiesto Gesù
il filo 3
proporle un “ritiro spirituale” che il Movimento dei
Focolari – da mia nonna seguito da tempo – organizza
ogni anno: la Mariapoli. Non ho mai partecipato ad un
incontro religioso però accolgo volentieri il
suggerimento. Poco prima di partire, prendo chiaramente
coscienza che per me è l’Amore il vero senso della vita:
vivere nell’Amore, per gli altri e con gli altri, per aiutare
tutti gli uomini che incontrerò sul mio cammino e fare in
modo che ci sentiamo tutti fratelli. Parto. La Mariapoli si
rivela un’esperienza stupenda e coinvolgente. Lì tutti
vivono come io sentivo di voler vivere; condividono
come io sentivo di voler condividere; accolgono come io
sentivo di voler accogliere; amano come io sentivo di
voler amare. Non sono ancora pronta per Dio, però. E
infatti non mi parla. Per tre anni frequento serena il
Movimento e coltivo le belle amicizie nate da queste
esperienze, senza tuttavia mai percepire il bisogno di
confrontarmi con Dio. Vivo per l’Amore e questo mi
basta. Incontro alcune profonde delusioni affettive e
affronto un travagliato ingresso nel mondo del lavoro, che
mettono in crisi il
senso di quel che
faccio e di ciò in
cui credo. Ma
cerco comunque
di andare avanti,
sebbene senta un
po’ di vuoto. La
svolta la notte di
Natale del passato
2009. Come di
consueto
accompagno la
nonna alla Messa
di mezzanotte. La
celebrazione è
bella e come
sempre mi fa riflettere, ma non più degli altri anni. Una
settimana dopo, però, mi sveglio con l’intima
convinzione che è domenica e che desidero fortemente
tornare a Messa. La cosa continua anche per i mesi
successivi. Voglio sentire la parola di Gesù, voglio che lui
mi parli, voglio riflettere. Decido allora di lanciargli una
sfida e chiedo di intraprendere un percorso di
catecumenato. Non sento ancora la voce di Dio ma
capisco che devo approfondire questo desiderio di
incontro che è nato in me, e che non ho mai seriamente
preso in considerazione un confronto con Dio.
Sperimento quindi varie difficoltà, anche di natura
spirituale, utili a sondare la mia sincera
convinzione nell’intraprendere questo percorso e
quanto si tratti di un passo positivamente “inevitabile”.
Con la mia catechista leggo il Vangelo di Marco ed
approfondisco le questioni che via via si pongono come
prioritarie alla mia e alla sua sensibilità. Cerchiamo
assieme un dialogo con Dio, nel tentativo – nuovo e
complesso – di aprirmi a lui, di capire questa nuova
relazione, questa inedita dimensione della mia vita. Sono
confronti che portano a riconoscermi sempre più nella
fede che sto per abbracciare, e pian piano anche il calore
di Dio comincia ad avvolgermi.
Comincio a trovare il modo di renderlo presente in me, di
rendere il dialogo con lui un’“abitudine quotidiana” e una
prospettiva di vita.
Che cosa è cambiato nella mia vita? Tutto e niente.
All’apparenza tutto
scorre come prima,
ma interiormente
sento brillare in me
una luce. Non si
sono dissolti i
problemi di una
volta, non sono
un’altra persona. Ma
adesso so per cosa
voglio vivere, per
Chi e come. Adesso
so quale dev’essere
la mia risposta ai
momenti di
difficoltà e so che ho
una grande e
splendida famiglia pronta ad accogliermi e con cui
crescere insieme, perché l’uomo da solo non riesce a
vivere autenticamente la vita ed il proprio essere. Ora
sento la fortuna e la gioia di essermi aperta e so dare un
nome a quel calore che quotidianamente sperimento.
So anche – ed è meraviglioso – che questo è solo l’inizio
di un cammino che durerà tutta la vita ed oltre.
Elena Paganuzzi
il filo 4
Ho conosciuto Elena
Ho conosciuto Elena, o meglio dovrei dire che
lei mi ha abbordato, una domenica prima
della santa Messa qualche mese fa, quando
timidamente mi ha chiesto se poteva cantare con noi: le ho
piazzato in mano un libretto e le ho ordinato: «Canta!» e
da allora non ha mai smesso come non hai mai smesso di
sorridere e di dispensare amore a tutti quelli che le stanno
intorno.
Mi ha raccontato – sempre con un sorriso smagliante –
quanto aspettasse la notte di Pasqua per poter ricevere il
Battesimo, la Confermazione e finalmente l'Eucaristia, e il
suo desiderio era tangibile, tanto che la domenica delle
Palme, quando noi del coretto siamo saliti a ricevere Gesù
sull'altare prima dell'assemblea, mi ha mormorato: «La
prossima domenica salirò lì sopra con voi» e si sentiva la
gioia nella sua voce.
La gioia: ecco quello che Elena mi dona ogni volta che la
vedo o la sento, la gioia di una fede scoperta e cercata, la
gioia di donarsi e di dare l'esempio concreto, il considerare
famiglia tutte le persone che le stanno intorno rendendo
visibile la Parola: «Voi siete luce del mondo, voi siete sale
della terra» (giusto per usare il ritornello di una canzone
che io amo molto). Grazie Elena perché esisti e ci hai
donato la felicità di conoscerti
Tutto incomincia con l’arrivo di don Mario, quando lo
stesso tesse un progetto per riorganizzare con passione le
attività dei ragazzi, investendo sulla qualità del tempo.
Fra i numerosi progetti per i ragazzi (i più intelligenti) vi
dirò dei film che si proiettano nella sala don Sironi
dall’inizio di ottobre al mese di giugno.
Film capaci di trasportare lo spettatore in un mondo di
storie sorprendenti dove nessuno viene privato delle gioie
della famiglia, dove c’è una grande speranza e ti
raccontano di un trascorrere lento che ti apre la mente con
storie che possono sostituirsi ai sogni. Sono argomenti
che si affrontano ogni giorno, che aiutano ad elaborare il
pensiero e l’immaginario. In un’atmosfera tranquilla,
circa due ore di film, storie popolari, minime, lente e ben
raccontate, lontane dal frastuono del mondo, dove si
vivono i valori della famiglia in senso profondo.
Attraverso la visione si entra lentamente, passo dopo
passo, in panorami aperti, sconfinati, in un continuo
mutare dove nonni e nonne creano amore e sembrano
dire: “Famiglia, risorgi!!”.
Sono presenti temi di straordinaria bellezza, scenari
purissimi che in me inducono uno stato d’animo di attesa,
di ansia: entrare in questa dimensione mi invita a
riflettere e a chiedermi: “Che relazione ha il film – Il cane
giallo della Mongolia – con la vita contadina di un
villaggio?” Mi indica un sentiero fatto di simboli che
propongono strade e soluzioni lontane dalla
contaminazione della civiltà.
In sala c’è poca attenzione tanto da chiedermi se siano
storie superate. In fondo, però, questi film raccontano
un’idea, una coscienza nuova dove non si è abbagliati da
facili conquiste.
Mancano gli adulti, manca il dibattito, questo è il punto
dolente. Cosa accadrà nel futuro visto che nella famiglia i
modelli sono cambiati e sono dentro la modernità delle
strutture edificate che stimolano in modo disorientante?
Perché questi film annoiano i ragazzi? Mi ritornano le
parole “Appuntamenti mensili per ragazzi intelligenti”.Carla Pietrobon
C’è fermento
Ultimo appuntamento con il cinecircolo: giovedì 9 giugno ore 18:30
“Balla coi lupi”
Dal 20 al 23 giugnotutte le sere alle 18.30
“Chapliniadi”
I migliori di film di Charles Chaplin
il filo 5
La comunità Cresce
Nel corso di questi miei primi due anni di
ministero di parroco mi è capitato molto
spesso di incontrare ragazzi, giovani,
adulti sia italiani che di altre
nazionalità che non sono
battezzati o che non hanno
completato il cammino di
iniziazione cristiana che
però si avvicinano alla
parrocchia o all’oratorio e
che molto spesso sono
interessati ad approfondire
il loro cammino di
conoscenza del Signore.
Di fronte a questa richiesta
il primo sentimento è quello
di meraviglia e di
gratitudine nei confronti del
Signore.
Perché oggi qualcuno
chiede di diventare
cristiano? Perché ha capito
che seguire Gesù e vivere
come Lui ci ha insegnato è
fonte di grande gioia,
risponde a tutte le domande
più profonde e dà senso a
tutta la nostra vita.
Nello stesso tempo la sua
domanda scuote la nostra coscienza e ci fa riscoprire, al
di là della nostra abitudine e stanchezza, la bellezza e la
fortuna di essere cristiani “da sempre”.
Allora, se siamo contenti di essere cristiani, di
aver incontrato il Signore che ha trasformato
la nostra vita, che l’ha resa eterna, perché
rimaniamo indifferenti, timorosi e freddi di fronte a chi
non ha ancora sperimentato questa nostra gioia riducendo
la nostra fede a qualcosa di personale ed esclusivo?
Certo, questo non vuol dire che dobbiamo andare a due a
due tutti i giorni a
suonare i campanelli per
parlare di Gesù, ma forse
che dovremmo essere un
po’ più testimoni
credibili e visibili del
Vangelo, al lavoro, a
scuola, a casa, in
oratorio, dovunque il
Signore ci ha chiamati a
vivere.
Se qualcuno dei nostri
fratelli non cristiani ci
vede vivere in maniera
veramente evangelica,
non può non porsi delle
domande, anche perché,
come sempre, chi vive
come Gesù non può
passare inosservato.
Lasciamoci interrogare
da tutti questi nostri
fratelli che vivono al
nostro fianco e mentre da
un lato ci dobbiamo
interrogare sulla bontà
della nostra testimonianza, dall’altro sentiamoci
responsabili della loro gioia e della loro vita che magari
attende da noi solamente un segno per poter diventare
eterna e piena. Sarebbe bello anche che qualcuno si
rendesse disponibile, per il tempo che ha, per seguire i
catecumeni nei cammini di avvicinamento alla fede sia
per adulti che per ragazzi don Mario
RICEVIAMO DAL CENTRO ASCOLTO: il Centro Ascolto ringrazia con tutto il cuore le persone che con
generosità hanno donato alimenti per i suoi assistiti. Conoscendo il bisogno di tante persone ci auguriamo che il dono
di carità continui assicurando che il tutto viene amministrato con saggezza e amore. Grazie ancora a tutti!
il filo 6
Anche quest’anno la nostra parrocchia propone per tutti i
ragazzi, adolescenti e giovani alcuni momenti forti per
vivere in maniera intelligente il
tempo delle vacanze scolastiche.
Sono momenti importanti perché
fanno parte del cammino di
crescita pensato per i nostri
giovani.
Da tempo continuiamo a ripetere
che “il catechismo non finisce
mai” ed è vero perché cambia solo
il modo di farlo ma il contenuto e
le motivazioni sono sempre le
stesse e cioè far vivere esperienze
di amicizia, condivisione, gioco e
preghiera per conoscere meglio il
Signore Gesù.
Volevo allora ricordare le proposte per questa estate:
L’oratorio feriale dal 13 giugno al 12 agosto con
la preghiera, i giochi, i gruppi di interesse, i
laboratori, le gite, la piscina, le visite guidate, il
pranzo insieme, e soprattutto l’amicizia con i propri
coetanei ma anche con i più piccoli e i più grandi,
l’esperienza bella e unica del mettersi al servizio dei più
piccoli e dell’incontrare esempi da imitare.
La vacanza in montagna con i due turni dal 10 al
20 luglio e dal 20 al 30 luglio ospiti del grande
Chalet des Amis presso il camping Gran Paradiso
località Plan De La Pesse (m. 1820) di Valsavarenche
(AO). http://www.comune.valsavarenche.ao.it/Sito-
Ufficiale-Comune/it/Camping-Gran-Paradiso.aspx
Avv
iso
. per i più tosti
Questa estate non stare solo
vieni con noi!
il filo 7
Vacanze in montagna
Camping Gran Paradiso,Valsavarenche
dal 10 al 20 luglio e dal 20 al 30 luglio
Un’occasione
imperdibile per
conoscere ed ammirare le
meraviglie del creato
passeggiando per i
sentieri del Gran
Paradiso a contatto con
marmotte e stambecchi,
camosci e scoiattoli ma
anche per lasciarsi
guidare in un cammino
spirituale sulle orme del
Piccolo Principe.
La GMG Giornata
Mondiale della
Gioventù a
Madrid della metà di agosto alla quale si sono già iscritti
alcuni nostri giovani accompagnati da don Anicet.
Insomma per chi vuole le proposte ci sono, si tratta solo
di iscriversi un po’ in fretta.
Le iscrizioni si chiudono il 15 giugno.
Ti aspettiamo
don Mario e gli educatori
Ragazzi di seconda media che hanno partecipato al ritiro a Pisa, Bolsena e Romena
Come pellegrini
il filo 8
Domenica 1° maggio 2011 il gruppo dei
ragazzi che riceveranno la Cresima il 5
giugno si è recato al seminario di Venegono.
Non eravamo tutti, ma i migliori sì :) Durante il viaggio
in pullman i catechisti con nostra grande sofferenza ci
hanno ritirato i cellulari, ma fra tante battute e il coro di
Fabri Fibra siamo riusciti a sopravvivere al viaggio.
Arrivati a Venegono, dopo una breve introduzione di
don Mario, abbiamo iniziato la nostra visita al seminario
salendo dall’imponente scalinata (la voglia di scivolare
dal corrimano era tanta!) travolti dall’accoglienza del
Papa. Abbiamo esplorato ambienti immensi e tre
cappelle importanti.
La prima sotto la chiesa principale contenente migliaia di
reliquie dei maggiori santi
(tantissimi), seguita dalla pazza
ricerca dei resti del “proprio”
santo con delusioni ed
entusiasmi. La seconda,
utilizzata dai seminaristi con
suoi magnifici disegni del bene e
del male. La terza, utilizzata dai
ragazzi che frequentano il
seminario per i corsi alla ricerca
del sapere e per conoscere la
propria strada.
Poi una quarta la grande chiesa non utilizzata
come negli anni passati perché il seminario non
è più affollato con medie, superiori e teologia
ma ad oggi è frequentato solo dai corsi di teologia e
durante il week end dai ragazzi dei vari oratori in cerca di
risposte sui tanti perché che ci circondano.
Come da una battuta di don Mario, con qualche
ritocco potrebbe diventare un luogo accogliente
per i preti che vanno in “pensione”.
Immensi gli spazi, le aule imponenti, i laboratori
osservati dalle finestre, il museo degli animali
imbalsamati luogo in cui don Mario ci ha raccontato
alcune storie affascinanti e poi il silenzio regnante in tutta
la sua struttura come se volesse richiamare la nostra
attenzione al Mistero che tra pochi giorni celebreremo.
Tra le mille raccomandazioni della Carla Yang (e non
solo le sue) abbiamo trascorso una bella giornata.
Abbiamo poi reso felici i nostri stomaci che urlavano
dalla fame mangiando in un prato i nostri deliziosi panini
(ripieni dell’amore di mamma) per poi divertirci tutti
insieme con palloni e giochi, e non sono mancate le
molteplici rotolate giù per le collinette!
Una giornata indimenticabile e il ritornare a casa per noi
è stata la cosa più brutta della giornata!
Le vostre giornaliste acquisite
Bianca Pessot e Valentina Consiglio ;)
Sono stata a Civate
N on sono mai stata prima a Civate per
svariati motivi, ma sabato 30 aprile
abbiamo deciso di portare là i ragazzi
della V elementare per un ritiro in occasione della loro
Prima Comunione e qualche ragazzo scriverà molto
meglio di me quello che abbiamo vissuto: io vorrei
invece raccontare una verità che ho scoperto in questo
luogo che è sempre citato da don Mario come
compimento del suo progetto di oratorio e comunità.
Tanti suoi parrocchiani sono venuti a salutarlo, segno
che ha lasciato un buon ricordo di sé e tante idee, ma ha
avuto anche l’immensa grazia di trovare chi gli
“prestava” le mani per compiere questi lavori, in alcuni
casi immani come appunto scavare una montagna di
terra al di sotto di una chiesa; quando dice: « Io ho
ristrutturato-creato-inventato-fatto…» credo sottintenda
sempre “il Buon Dio, la Divina Provvidenza, tanta
gente di buona volontà ed io”, tante mani che forse qui
a Milano non ha trovato perché la nostra realtà è
diversa: tanta gente che lavora tutto il giorno, nonni
impegnati a correre dietro agli impegni dei nipoti,
alpini che in pianura non ci sono, forse più egoismo e
meno catene di conoscenti che si passano parola o –
peggio – meno voglia di essere generosi e altruisti.
Cosa ho voluto dire con queste righe?
C’è sempre, in ogni lavoro, un capoprogetto che
dirige, pensa e sogna come sarà la casa alla fine, uno
scultore che vede, all’interno di un blocco di marmo
quella che sarà un’opera d’arte che rimarrà forse per i
posteri e poi ci sono gli operai, gli spazzini, gli
imbianchini, le segretarie che fanno tutto il resto e il
cui nome forse non si ricorderà ma che ha comunque
un grande valore
Luisa
Un piccolo commento...
Vorrei aggiungere due righe
a quanto Luisa ha scritto per
dire che anche qui a Milano
finora ho trovato e credo di
trovare ancora tante mamme,
nonne, nonni, papà, giovani,
adolescenti e ragazzi disposti
a lasciarsi coinvolgere in
tanti meravigliosi progetti
che il Signore suggerirà.
don Mario
il filo 10
Chissà cosa prova un astronauta quando è lassù?
A noi del V corso di catechismo è capitato di
sperimentare una notte magica, da piccoli
astronauti! La pioggia diede inizio al nostro viaggio alle
ore 18.45 per raggiungere col mitico mezzo, il pullman,
guidato dal simpatico Simone, La Torre del Sole, dal
nome splendente che luccicava ancora di più sotto una
pioggia battente. Allacciate le cinture, si parte per un
indimenticabile viaggio durante il quale siamo stati
catapultati nello spazio, trasportati attraverso pianeti,
satelliti, nebulose e stelle.
Accompagnandoci per mano, la nostra guida, ci ha
spiegato che l’astronomia non è una scienza che studia
soltanto i corpi celesti, il loro moto, la loro formazione e
le leggi fisiche, ma in realtà è una scienza che studia le
nostre origini, la nostra formazione, non soltanto del
nostro sistema solare, della Terra, ma dell’uomo stesso.
È stato veramente affascinante addentrarsi nelle origini
dell’universo, quando non esisteva nulla, tranne lo spazio
vuoto e quando tutto ebbe inizio, dalla formazione della
materia alla formazione degli atomi e degli elementi
primordiali, fino alla nascita delle prime stelle e della
conformazione delle prime galassie.
Abbiamo passato due ore quasi senza
accorgerci e abbiamo percorso miliardi di
chilometri e milioni di anni guidati per mano
da due simpatici ed esperti scienziati. La cosa più
importante che ci ha colpito è che quella struttura
moderna e tecnologicamente all’avanguardia che ci ha
ospitato era fino a pochi anni fa una vecchia cisterna per
la distribuzione dell’acqua potabile che, dismessa
avrebbe dovuto essere abbattuta. L’intelligenza e la
capacità di “sognare” di due astronomi, unita alla
disponibilità di una amministrazione comunale
lungimirante (e non se ne trovano molte…) ha fatto in
modo che si potesse realizzare questo sogno che in pochi
anni ha già ospitato più di 100.000 visitatori.
Un bello stimolo per noi che tra poco riceveremo la
pienezza dei doni dello Spirito che ci darà la capacità di
“sognare alla grande”. Speriamo che molti, come capita
spesso, non li tengano nel cassetto ad ammuffire perché il
nostro mondo ha bisogno di “sogni”.
Un astronauta
Se vuoi saperne di più:www.latorredelsole.it
Un sogno uscito dal cassetto
Foto ricordo della prima comunione.
Per l’orfanotrofio di Lioma, Mozambico della missione di padre Aldoal 25 maggio abbiamo raccolto 2.345,19 euro.
Offerte dai bambini di prima comunione 510,00; raccolte in Chiesa 1.835,19
il filo 11
Ormai sta per arrivare l’estate e il caldo, e cosa
c’è di meglio di una bella lattina per soddisfare
la nostra sete? Vorrei però aiutarti a riflettere un
attimo, prendendo tra le mani questa lattina, per
ripercorrere un po’ la sua storia.
Innanzitutto bisogna procurarsi
l’alluminio o il ferro a seconda
del tipo di lattina e per fare
questo occorre scavare per
cercare le rocce che contengono
questo minerale ed estrarlo
utilizzando molta energia a
volte anche con sistemi che
possono essere dannosi per l’ambiente.
Fatto questo, si procede alla fabbricazione delle lattine
naturalmente utilizzando anche per questa operazione
molta energia. La nostra lattina quindi è pronta per
accogliere il suo gradito contenuto. Ma come finisce
questa lattina? Di solito si butta nei rifiuti, qualche volta
ne viene separata ma molte volte viene portata in
discarica e così si perde un prezioso minerale, l’alluminio
o il ferro, di cui è fatta, aumentando il volume di
immondizia e costringendo quindi i produttori a ricercare
nuovo alluminio o ferro distruggendo poi altre montagne
e sprecando nuova energia.
Prova a pensare ogni giorno, solo nelle vie della
nostra parrocchia, in cui ci sono numerosi
ristoranti, quante centinaia di lattine vengono
buttate! Se invece potessimo raccoglierle, le potremmo
consegnare a chi le ricicla, per farne delle nuove,
risparmiando così energia, discarica e
montagne ricavandone pure qualche euro per
la nostra parrocchia.
Le lattine allora da oggi, se vuoi, puoi
dividerle (alu=allumino; acc= acciaio) e
portarle al bar dell’oratorio.
Se vuoi puoi anche contarle e partecipare a un
concorso che vedrà per Natale prossimo dei
bei premi agli ecologisti più attivi.
Forza allora, vai a sentire il bar sotto casa!
don Eco
Lattina su lattina
Concorso lattine
classifica al 20 maggio 20111. Jonathan 2002. Marco e Alessandra 175Le lattine di acciaio o alluminio divise
in sacchi le puoi portare in oratorio
il filo 12
Calendario
giugnogiugnoGIORNO ORARIO APPUNTAMENTI
Mercoledì 1 ore 21.00 Santa Messa in ricordo di Mons. Padovese
Giovedì 2 Cresimandi a San Siro
Venerdì 3 ore 21.00 Ritiro genitori, padrini e madrine della Cresima
Sabato 4 ore 9 - 11 Confessioni cresimandi
Domenica 5 ore 11.30 S. Cresima
Lunedì 6 ore 16 -18; 20 - 22.30 Adorazione Eucaristica ore 19.00 Animatori Oratorio
Martedì 7 ore 21.00 in chiesa “Compromessa dall’Amore Edith Stein e la Sho’ah”
Mercoledì 8
Giovedì 9 ore 18.30 Cinecircolo: “Balla coi lupi” ore 20.30 Ritiro catechiste ed educatori
Venerdì 10
Sabato 11 ore 18.30 Veglia missionaria Uscita di chiusura
Domenica 12 ore 10.30 Battesimo anno scout
Lunedì 13 ore 8.00 Inizia Oratorio estivo da oggi fino al 10/09 S. Messa ore 8.30
Mercoledì 15 ore 8.30 Piscina ore 21 Incontro per la vacanza in montagna
Giovedì 16 ore 20.30 S. Messa con i sacerdoti originari o che sono stati alla Trinità
Venerdì 17 ore 8.30 Gita a S. Pietro al Monte di Civate
Sabato 18 ore 8.30 Gita a S. Pietro al Monte di Civate
Domenica 19 Festa della SS. Trinità
ore 10.30 Messa solenne ore 12.30 Agape fraterna ore 17.00 Battesimi
Lunedì 20 dal 20 al 23
Martedì 21 alle 18.30
Mercoledì 22 ore 8.30 Piscina Chapliniadi
Giovedì 23 ore 10.30 Ragazzi I comunione al Corpus Domini ore 21 Adorazione al C.D.
Venerdì 24 ore 8.30 Gita allo spazio Circo di Berbenno (Bg)
Sabato 25 ore 21.00 Concerto cappella Sistina al Corpus Domini
Domenica 26 ore 11.45 Messa solenne al Corpus Domini
Lunedì 27 ore 18.15 Suffragio mensile
Mercoledì 29 ore 8.30 Piscina
{
{
il filo 13
parrocchiale
luglioluglio GIORNO ORARIO APPUNTAMENTI
Venerdì 1 ore 8.30 Gita al Centro sportivo Wetlife - Nibionno
Sabato 2
Domenica 3
Lunedì 4
Martedì 5
Mercoledì 6 ore 8.30 Piscina
Giovedì 7
Venerdì 8 ore 8.30 Gita al parco sospeso - Spiazzi di Gromo
Sabato 9
Domenica 10 ore 7.30 Partenza I turno vacanza in montagna
Lunedi 11
Martedì 12
Mercoledi 13 ore 8.30 Piscina
Giovedi 14
Venerdi 15 ore 8.30 Gita alla Azienda agricola San Damiano - Cantù
Sabato 16
Domenica 17
Lunedi 18
Martedì 19
Mercoledi 20 ore 7.30 Partenza II turno vacanza in montagna ore 8.30 Piscina
Giovedi 21
Venerdì 22 ore 8.30 Gita “fuori porta”
Sabato 23
Domenica 24
Lunedi 25 ore 18.15 Suffragio mensile
Martedi 26
Mercoledi 27
Giovedi 28
Venerdì 29
Sabato 30 ore 17.15 Ritorno II turno vacanza in montagna
Domenica 31
il filo 14
La tradizione della Chiesa afferma che la prima
icona di Cristo apparve durante la sua vita
terrena. Era l’immagine che in Occidente viene
chiamata Volto Santo e nella Chiesa ortodossa Icona non
fatta da mano d’uomo (acheiropoiètos). La storia di
questa prima immagine di Cristo ci è tramandata dai testi
del’Ufficio liturgico in suo onore, il 16 agosto:
«Così, avendo rappresentato il tuo purissimo volto,
tu l’inviasti al fedele Abgar che aveva desiderato di
vedere te che, secondo la tua divinità, sei invisibile ai
cherubini» (stichêron, tono 8, Vespri).
Abgar V Ukhama era il principe di Osroene, piccolo stato
fra il Tigri e l’Eufrate, la cui capitale era Edessa (ora Orfa
o ar-Ruhâ). Una nota singolare è che la cronaca di questa
città menziona l’esistenza di una chiesa cristiana
considerata antica già nell’anno
201, quando fu distrutta da
un’inondazione. Il regno di Edessa
fu il primo stato del mondo a
divenire cristiano (tra il 170 e il 214
sotto re Abgar IX).
Un racconto abbastanza
dettagliato
sull’immagine del Volto
Santo ci viene fornito dal Mineon
(che in greco significa mese) del
mese di agosto, libro liturgico
bizantino contenente il proprio dei
santi e delle feste a data fissa,
distribuiti in cicli mensili.
Eccone il riassunto: re Abgar,
lebbroso, inviò presso Cristo il suo
archivista Hannan (Anania) con una
lettera, nella quale supplicava
Cristo di venire a Edessa e di
guarirlo. Hannan era pittore e, nel caso che Cristo avesse
rifiutato di venire, Abgar gli raccomandò di fare il ritratto
del Signore e di portarglielo. Hannan trovò Cristo
attorniato da una grande folla; allora salì su un masso
donde poteva vederlo meglio. Tentò di farne il ritratto, ma
non vi riuscì «a causa della gloria indicibile del suo volto
che cangiava nella grazia». Vedendo che Hannan
desiderava fare il suo ritratto, Cristo chiese dell’acqua, si
lavò, si asciugò il viso con un panno e su quel panno
rimasero impressi i suoi lineamenti. Consegnò il panno
ad Hannan affinché lo portasse, insieme a una lettera, a
colui che l’aveva inviato. Nella lettera Cristo ricusava di
andare personalmente a Edessa e prometteva ad Abgar,
una volta terminata la sua missione, di inviargli uno dei
suoi discepoli. Quand’ebbe ricevuto il ritratto, Abgar
guarì quasi completamente dalla sua malattia, ma gliene
rimasero alcuni focolai sul viso. Dopo la Pentecoste fu
l’apostolo Taddeo, uno dei 70, che venne a Edessa,
completò la guarigione del re e lo convertì.
Abgar fece rimuovere un idolo che si trovava sopra una
delle porte della città e vi pose la santa immagine. Ma il
suo pronipote ritornò al
paganesimo e volle
distruggerla.
Il vescovo della città la
fece allora murare dopo
avervi posto dinanzi,
all’interno della nicchia,
una lampada accesa. Col
tempo il nascondiglio fu
dimenticato, ma fu
riscoperto nel periodo in
cui il re dei Persiani,
Chosroes, assediava la
città (544-545). La
lampada era sempre
accesa e non soltanto
l’immagine era intatta,
ma si era pure impressa
sul lato interno della
tegola che la schermava.
In ricordo di tale evento noi abbiamo due tipi di icona del
Santo Volto: uno in cui il volto del Signore è
rappresentato su un panno (mandylion), l’altro dove non
c’è il panno bensì il Santo Volto così come si era
impresso sulla tegola (keramion).
Tutto quello che si sa di questa icona sulla tegola è che si
Arte sacra: l’icona
il filo 15
trovava a Ierapoli (Mabbough) in Siria. L’imperatore
Niceforo Foca (963-969) l’avrebbe trasportata a
Costantinopoli nel 965 o nel 968.
Q uanto all’originale, cioè al panno su cui era
rimasto impresso il volto del Signore, esso fu
conservato lungamente a Edessa come il tesoro
più prezioso della città. Era ampiamente conosciuto e
venerato in tutto l’Oriente e, nell’VIII secolo, i cristiani
celebravano in molte località la sua festa sull’esempio
della Chiesa di Edessa.
Durante il periodo iconoclasta, san Giovanni Damasceno
menziona l’immagine miracolosa e nel 787 i Padri del
Settimo Concilio Ecumenico vi si riferiscono più volte.
Nel 944 gli imperatori bizantini Costantino Porfirogenito
e Romano I acquistarono la santa icona a Edessa. Essa fu
trasportata a Costantinopoli con grande pompa, collocata
nella chiesa della Vergine di Paros e l’imperatore la
celebrò in un discorso. Dopo il sacco di Costantinopoli
da parte dei Crociati nel 1204, le tracce dell’icona si
perdono.
Il senso dell’espressione “immagine non fatta da mano
d’uomo” emerge alla luce del versetto del Vangelo
secondo Marco 14, 58: questa immagine è anzitutto lo
stesso Verbo incarnato che si rende visibile nel «tempio
del suo corpo» (Gv 2, 21). A partire da questo momento
la legge di Mosè che vietava le immagini (Es 20, 4)
perde il suo significato e le icone di Cristo divengono
altrettante testimonianze irrefutabili dell’incarnazione di
Dio.
(tratto da: L. Uspenskij, La teologia dell’icona)
Corso di iconografiadal 14 al 20 settembre 2011
Il corso di primo livello consente a coloro che si accostano per la prima volta a questa esperienza di realizzarecon una metodica seria e professionale l’icona del volto di Cristo secondo la scuola russa del periodo aureo (XV-XVI secolo). Non si tratta perciò di un corso amatoriale, ma di una vera e propria introduzione a questa forma diarte sacra attraverso un percorso ben studiato e ormai consolidato, frutto di qualche decennio di insegnamento.Durante i sette giorni di corso, ogni alunno sarà guidato non solo ad affrontare tutte le tappe che portanoall’esecuzione pratica dell’icona preparandone il disegno e utilizzando materiali come l’emulsione all’uovo, i varipigmenti, l’oro zecchino in foglia, ma verrà introdotto anche nel significato teologico del soggetto e dei simboli.Guida il corso Giovanni Mezzalira che da quasi 30 anni si dedica a tempo pieno all’iconografia ed è l’autore siadella grande icona della Trasfigurazione che della Croce presenti nella chiesa di Sant’Angela Merici a Milanomentre per la chiesa della SS. Trinità ha realizzato l’icona della Visitazione. La passione e lo spirito di serviziocon cui segue ogni allievo lo distinguono nell’impegno di coinvolgere e diffondere l’amore per questa antica eaffascinante manifestazione dell’arte sacra.
Il corso è ospitato dalla parrocchia SS. Trinità – via Giusti, 25 – Milanopossibilità di parcheggio presso la parrocchia
orario giornaliero di lavoro 9 - 13 14,30 - 18
alle 18,15 c’è la possibilità di partecipare alla santa MessaOccorrente: quaderno per appunti, matita a punta dura, gomma, compasso, riga, squadra, forbici, grembiule amaniche lunghe. Materiali: la tavola gessata, l’oro a decalco, i pigmenti e tutto il materiale necessario per l’esecuzione dell’iconasono forniti a ogni alunno principiante dal maestro; è molto consigliabile acquistare da lui i pennelli suggeriti.La quota è di € 420 da versare al maestro durante il corso; il contributo per l’ospitalità è di € 50 da versaredirettamente alla segreteria parrocchiale o tramite POSTEPAY 4023 6005 8507 3754 intestato a Luisa Calatti.
Per informazioni sul corsoGiovanni Mezzalira [email protected] – tel. 0444 660982
Per iscrizioni e informazioni su dove alloggiare per chi venisse da fuori MilanoLuisa Calatti [email protected] – 339 2883377
Le iscrizioni devono pervenire entro il 31 luglio 2011i posti disponibili sono solo 10
è consigliabile prenotarsi
l’iscrizione è confermata dal versamento del contributo per l’ospitalità
numero limitato di partecipanti per garantire a ciascuno la massima disponibilità del maestro
per principianti
il filo 16
Un giardino biblico
Mi sembrava di aver
sentito dire un po’ di
anni fa che i Comuni
avevano l’obbligo di piantare un
albero per ogni nuovo nato.
Dopo i miei primi venticinque anni
da milanese, da solo due
anni sono tornato ad
essere cittadino di questa
bella metropoli e
francamente non so se
questa legge vale anche
per una città così grande o
se sia già attuata; in ogni
caso, penso che sarebbe
bello almeno per i
prossimi anni cercare di
realizzare questa simpatica
ed ecologica disposizione
legislativa e cioè, per ogni
nuovo battezzato nella
nostra parrocchia, piantare
un albero o un cespuglio
nei piccoli spazi di giardino intorno
alla nostra chiesa e in oratorio.
Sarebbe bello che anche le piante
avessero un senso e cioè ricordassero
le piante della Bibbia.
Per chi non lo sapesse, ne sono
menzionate tantissime, non c’è solo
quella più “tristemente” famosa delle
mele (che poi non era una pianta di
mele) ma molte altre che possono
crescere e svilupparsi anche alle
nostre latitudini.
Intanto abbiamo già iniziato, il
giorno del mio ingresso, quando la
comunità mi ha regalato un piccolo
ulivo che abbiamo posizionato in
oratorio. Sempre in oratorio l’anno
scorso ho fatto realizzare un’aiuola
con due piante di gelsomino che ci
donano un gradito profumo
ricordando non solo tante pagine
della Bibbia ma anche la vicina Cina,
patria dei gelsomini che proprio in
questi giorni sono venuti alla ribalta.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizi
e/2011-02-21/cina-oscura-
rivoluzione-gelsomini-102709.shtml
In occasione del suo Battesimo
Olivia Margherita ha regalato una
piantina di passiflora che stata messa
a dimora nella stessa aiuola dei
gelsomini; forse non è propriamente
una pianta biblica ma certamente con
il suo magico fiore ci ricorda proprio
la passione di Gesù.
Mentre stiamo preparando la dimora
per nuove piante, vangando e
potando, abbiamo già quattro
richieste, per cui il nostro giardino
biblico fra poco si arricchirà di altri
nuovi esemplari.
Cosa fare allora?
Un invito a tutti i genitori
che prossimamente
chiederanno il Battesimo
per i loro figli a prendere in
considerazione questa proposta a
mettersi in contatto con il parroco.
Per chi non lo sapesse
ecco alcune delle piante
citate nella Bibbia:
Acacia, Cedro del Libano,
Cipresso, Fico, Ginestra,
Lino, Mandorlo, Olivo,
Rosa, Palma, Quercia,
Sicomoro, Pioppo, Salice,
Vite, Grano, Gelsomino,
Melograno, Miglio, Sorgo,
Fave, Ceci, Lenticchie,
Orzo...
don Mario
Pellegrini in partenza per ilduomo di Milano
il filo 17
Pellegrinaggio: Pisa, Bolsena
e Romena
rinnovo promesse battesimali
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di rela
x
Preparazione delle particole per
la Messa di prima comunione
il filo 18
venerdì 11 marzo h. 21.30
Salisburgo
Quella di oggi è stata una giornata molto impegnativa:
dopo il campo di sterminio, abbiamo fatto una veloce
visita turistica alla città di Salisburgo. I negozi che
riempivano le piccole e strette vie del centro storico, e i
colori delle case accesi e vivaci erano in stridente
contrasto con quanto avevamo visto la mattina.
Salisburgo, è inoltre famosa perché è la città natale
di Mozart. Infatti nei negozi, si trovavano
souvenir di vario tipo (come felpe, magliette,
tazze e matite, con il volto di Mozart e i famosi
cioccolatini rotondi conosciuti da tutti per cui non val la
pena ricordarne il nome...).
In centro poi abbiamo cenato in uno splendido ristorante
il cui proprietario per nostra fortuna, sapeva anche
qualche parola italiana… così non abbiamo fatto molta
fatica a comunicare.
Wurstel con una grande quantità di crauti e vari tipi di
salse, riempivano tutti i piatti del locale. Che bontà!
Sabato, 12 marzo h. 9.15
Salisburgo
Oggi il tempo è nuvoloso, rischiarato in varie parti del
cielo da deboli raggi di sole che penetrano attraverso le
imponenti nuvole. Che freddo!
La notte è stata decisamente migliore di quelle
precedenti… sarà forse perché ci stiamo abituando alla
vita in camper? O perché abbiamo trovato riparo sotto
numerose coperte di pile e sacchi a pelo?
Il profumo di montagna rappresentato da un forte odore
di mucca, ci ha accompagnato per tutta la notte facendoci
sospettare ad ogni singolo rumore e movimento gli uni
degli altri. Siamo appena rientrate in camper dopo una
breve, ma saziante colazione presso l’albergo-
agrituristico (con annessa stalla) dove alcuni hanno
pernottato mentre noi eravamo nei camper sul
parcheggio.
Ora ci dirigiamo verso le saline. A
dir la verità siamo un po’ curiose di
come sarà questo posto.
h. 14.39 – Hallein
L’esperienza delle saline è stata
proprio interessante e divertente.
All’ingresso ogni persona doveva
indossare una tuta bianca simile a
un pigiama, per entrare nella
miniera.
All’inizio del percorso abbiamo
usato un “trenino” che ci ha
trasportati per circa cinque minuti
nelle viscere della terra. Poi
abbiamo proseguito a piedi. A
intervalli la guida interrompeva la
visita e ci spiegava la storia di
queste saline. Abbiamo attraversato un lago sotterraneo
con una barca abbastanza grande da contenerci tutti.
Eravamo in 52 persone, poiché il nostro gruppo era
Diario di un pellegrinaggioMAUTHAUSEN
seconda parte
il filo 19
assieme ad altri due di cui alcuni italiani provenienti dal
Veneto e, ironia della sorte, un gruppetto di cinesi.
Il giro turistico è stato ancor più divertente grazie a due
favolosi e ripidissimi scivoli di legno usati ai tempi dai
minatori per scendere più velocemente.
Risaliti in superficie siamo subito ripartiti per recarci alle
tanto richieste ed attese terme di Bad Gastein.
h. 22.51 – Bad Gastein
Siamo sfinite!! Le numerose nuotate ci hanno del tutto
spente, le ultime forze che ci rimangono, le usiamo per
scrivere questa nostra bella avventura passata alle terme.
All’ingresso della struttura, l’aria era
soffocante e afosa e già si poteva dedurre un
clima caldo e rilassante. Questo posto così
sereno era formato da otto piscine differenti: tre calde
all’aperto, dove si aveva una sensazione molto
emozionante, perché, nonostante il paesaggio ci
mostrasse grandi e innevate montagne con seggiovie che
andavano su e giù e persone che sciavano tutte coperte,
noi eravamo li in costume, immerse, nell’acqua calda
senza avvertire il freddo. Altre vasche offrivano vari tipi
di getti di idromassaggi, dai più forti ai più deboli.
Per chi aveva voglia di massaggi, niente paura, c’era
anche una potente cascata.
La sera abbiamo fatto l’unica cena in
cui abbiamo cucinato e
conseguentemente mangiato, nella
nostra temporanea “casa mobile”. Un
vero disastro… in 16 in un camper da
6! Tutti appiccicati e schiacciati da
non poter nemmeno alzare il braccio
per bere! Ma nonostante questo
inconveniente, è stata un’ottima
serata.
Siamo davvero agli estremi.
Purtroppo questa sarà l’ultima notte
che passeremo nella nostra “cuccia”
prima del ritorno, quindi…
GODIAMOCELA!
Domenica, 13 marzo h. 15.34
Verona
Uff… è la nostra ultima giornata di questa meravigliosa
avventura… Siamo in viaggio da stamattina verso
Milano. Una piccola sosta non ci farà male. Siamo partiti
dall’Austria verso le otto e arrivati in Italia verso l’una si
è subito notata una sostanziale differenza di paesaggio.
L’Italia è caratterizzata da infinite industrie e palazzi
sparsi per tutta l’area verde che si estende ai lati
dell’autostrada. Piove. Anche il tempo non è da meno:
l’Austria era molto più verde.
Già ci manca!
Siamo in sosta a Verona per pranzare e celebrare una
breve ma intensa Messa di inizio Quaresima.
Fra poche ore saremo a Milano e ricominceremo la nostra
vita quotidiana.
Sinceramente non ci saremmo mai aspettate che
scrivere un diario di viaggio fosse così semplice
e divertente! Certo, in alcuni momenti questo
pellegrinaggio è stato molto stancante e pesante, ma la
buona compagnia e le esperienze vissute insieme, hanno
contribuito ad affrontare con serenità le nostre debolezze:
d’altra parte era o non era un pellegrinaggio?
Alcune pellegrine
In agosto se volete venire in vacanza con don Mario
fatevi avanti, c’è posto per tutti!!!
il filo 20
12 aprile 2011 ore 21– puntuali – parrocchia SS. Trinità.
La storia di stasera è molto delicata. Così delicata che
forse davvero solo la musica può riuscire a raccontarla.
Ecco perché siamo qui riuniti per ascoltare un
concerto. Il pianista già lo conosciamo: don
Carlo Seno, musicista professionista e prete
della diocesi di Milano. L’anno scorso era venuto sul
nostro altare-palcoscenico per raccontare la vocazione di
chi sceglie di consacrarsi a Dio come prete. Dev’essere
molto affezionato al tema del destino riservato per
ciascuno di noi perché anche oggi è qui per parlarci di
vocazione, ma non più quella del farsi preti, bensì quella
del farsi santi. Questa volta i protagonisti non sono
uomini. E non sono nemmeno adulti, ma una ragazza di
19 anni. Chiara è la notte è il titolo della serata, perché
lei si chiama Chiara – e ormai tutti la conoscono come
“Chiara Luce”. Perché “Luce”? Lo scopriremo tra poco
assieme a molti nomi noti che hanno squarciato il velo
dei secoli e segnato la storia dello spartito così come lei
ha segnato la storia dell’umanità. E perché Chiara è “la
notte”? A fine concerto due ragazze che hanno
accompagnato con le loro voci l’esecuzione e la vita di
alcuni brani ci spiegano: Chiara Luce ha reso luminosa la
notte che lei stessa ha dovuto attraversare. Lo scorso 25
settembre 2010 si è celebrata la sua beatificazione. Ma
forse è meglio cominciare dal principio. Meglio
cominciare con Chopin. Perché Chopin? Perché questo è
il compositore le cui note rendono meglio, secondo il
nostro concertista, il sorriso di questa giovane donna. Il
sorriso di una ragazza che per lui – e non solo – è stata
fondamentale nel trasmettere agli allievi delle superiori
l’esperienza intensa di una scelta di vita. Cosa è meglio
per parlare di Dio ad un gruppo di adolescenti che
ripercorrere le strade della fede mano nella mano con una
loro coetanea? Chiara Luce che va in bici, Chiara Luce
che gioca a tennis, Chiara Luce che va in vacanza, Chiara
Luce che disobbedisce ai genitori, Chiara Luce che fa
fatica a scuola. Chiara Luce come tutti possiamo essere.
Ma, soprattutto, la sua vita – come le note
che ascoltiamo – sembra in grado di fare
breccia nei cuori più disparati, di
comunicare la gioia di vivere ed amare fino in fondo a
qualunque tipo di anima, che abbia la fede o no, che
venga da un paese o da un altro, che sia giovane o in età
avanzata. Chiara Luce parla a tutti, perché davvero
parlava con tutti. E soprattutto sorrideva a tutti, sempre.
Mi correggo: il suo cuore sorrideva a tutti, sempre.
Ascoltiamo infatti una vita – ed una musica – che
insegnano che sorridere con le labbra è molto diverso dal
sorridere con il cuore. Se si sorride solo con le labbra,
quando ci si ammala di un
male incurabile non si sorride
più. Il sorriso del cuore,
invece, non conosce malattia;
non conosce addio. E non
conosce nemmeno la morte. I
suoi allievi – ci racconta don
Carlo – ricevono l’impressione
di una ragazza autentica,
degna di grande stima: un
modello. Forse possiamo dirlo.
E cosa dovrebbero essere, in
fondo, i santi? Non un modello
“a portata di mano”, cui tutti
noi possiamo sentire, in
qualche modo, di ispirarci
nella vita di ogni giorno?
Una vita di Chiara luce
il filo 21
L’infanzia di Chiara Luce ce la raccontano le note
fresche e piene di vita del Canto di Primavera di F.
Mendelssohn. È il cristianesimo vissuto da una
bambina, con i suoi guizzi e le sue impennate –
immediatezza di una vita all’improvviso ricevuta.
Q uesta è una caratteristica che non perderà
mai. È una ragazza molto diretta e concreta:
mandare aiuti in Africa, studiare come
medico per salvare vite, non parlare di Dio ma dare
Dio. Sempre sulle note del medesimo compositore è il
brano de La filatrice a condurci pian piano nelle trame
del disegno che si tesse su di lei fino all’inaspettata
diagnosi, nell’estate del 1988, di un osteosarcoma,
tumore osseo estremamente aggressivo. Solo 17 anni.
Tornata a casa Chiara Luce chiede alla mamma di non
porle domande. Seguono 25 lunghi minuti di silenzio.
Poi, di nuovo il sorriso. Ora si può parlare. Cosa è
successo? È successo che Chiara Luce ha detto sì
davanti al suo male. Ha visto la paura e come un
piccolo Davide dinnanzi a Golia invece di scappare l’ha
abbracciata con tutta la sua forza. È il sì del suo cuore,
non funzionerebbe se fossero state solo le labbra a
pronunciarlo. È il sì ad un futuro in cui vede Gesù
Abbandonato, un Gesù che pure si è sentito lasciato
solo da Dio nell’orto del Getsemani. Ma che non per
questo ha smesso di chiamarlo Padre, proprio quel
Padre che fin dal principio gli aveva donato la chiave –
unica possibile – per affrontare il dolore: amare. Da ora
sarà un continuo amare. Sempre, comunque, ovunque e
chiunque. Chiara Luce non smetterà mai. Il dolore
abbracciato rende liberi, questa è la straordinaria
esperienza che sta facendo. Vive quello che le accade
come un’opportunità da cogliere per amare sempre più
profondamente Dio-Amore e i fratelli. La Grande
Sonata Patetica è la melodia ideale per accompagnare
con Beethoven questo momento di amore e dolore,
proprio per la sua duplice natura: una prima parte
drammatica, una seconda parte dinamica e
incontenibile. Alle volte l’intenzione vitale viene
interrotta da bruschi ritorni del primo motivo dolente.
La scelta non è certo facile. Ma sarà con la seconda idea
musicale che concluderà il brano. Corriamo così con lei
su questo treno che non si può fermare fino alla Grande
Polacca Brillante, composta da Chopin per darci la sua
gioia di vivere, la vitalità... e la fierezza per le proprie
radici. Anche Chiara Luce ha saputo danzare con Dio.
Al suo funerale, il 9 ottobre 1990, sono presenti svariate
centinaia di giovani. Il Gen Rosso – espressione
musicale del Movimento dei Focolari di cui Chiara
Luce faceva parte – ha scritto per lei una canzone, Luce.
«Corri, corri, dimmi che non c’è, nulla da temere».
Queste alcune delle parole, ma vale la pena di leggerle
tutte andando a conoscere meglio la vita di questa
ragazza che ancora una volta ci ricorda che chi ama
vince la morte... e non solo. Elena Paganuzzi
PER… CORSI DI SANTITÀ7 giugno 2011
Ore 21.00 presso la chiesa della SS. Trinità
Compromessa dall’Amore
Edith Stein e la Sho’ahELDA OLIVIERI, attrice
RACHEL O’BRIEN, mezzosopranoFEDERICA ROSATI, ballerina
CLAUDIA MARIANO, pianoforte
ANDREA ZANIBONI, testi e videoproiezioni
per info: www.equivocimusicali.com
il filo 22
Passata la bufera della Rivoluzione Francese la
storia di Sant’Ambrogino ad Nemus ha una
svolta: la contessa Laura Ciceri Visconti
acquista dal demanio il fatiscente fabbricato, monastero,
chiesa e orti, per farne un ospedale per povere inferme. A
fine restauri il 29 agosto 1813 le Fatebenesorelle
inaugurano l’ospedale di Sant’Ambrogino ad Nemus.
Sede provvisoria, poiché il 29 settembre 1840 le
Fatebenesorelle traslocano nel grandioso ospedale
fregiato del loro nome in corso di Porta Nuova.
Di conseguenza, benché i parrocchiani della SS. Trinità
chiedano alla Curia la riapertura della chiesa, gli
abbandonati locali mutano nome e servizio: Casa di
Soccorso per l’isolamento dei malati colerosi. Cessata
questa emergenza nel luglio 1852 il fabbricato viene
adibito, col titolo Pia Casa Ecclesiastica di
Sant’Ambrogino ad Nemus, a casa di riposo per sacerdoti
anziani. Frattanto la chiesa viene restaurata sotto la
direzione dell’ingegnere Ignazio Corti e riaperta al culto
il 20 maggio 1857. Nel 1894 la Pia Casa Ecclesiastica si
trasferisce in San Celso e l’intero stabile comprendente
chiesa, sagrato, chiostro, cortile e monastero, viene
acquistato dal canonico di Como, don Luigi Guanella
(1842-1915). Costui dopo aver fondato in Como la Casa
della Divina Provvidenza aveva mandato a Milano alcune
delle sue suore per assistere i fanciulli negli asili della
città. Da qui la conoscenza e l’interesse per l’antico
monastero, cosicché appena capitata l’occasione lo
acquista con 3.000 lire in acconto, impegnandosi per la
somma totale di 110.000 lire.
Nasce la Pia Casa dei Poveri, meglio nota come Casa
Beato Luigi Guanella, el don Guanèlla per i milanesi,
casa di riposo femminile; affidata alle Monache Romite
di Sant’Ambrogino ad Nemus.
Per concludere qualche notizia, poche in verità, relative
all’architettura del complesso.
La chiesa attuale conserva precisa nelle linee della
navata e dell’abside, la struttura tipica delle
basiliche romane minori. L’emiciclo dell’abside
è conservato con il suo arco reale e con la sua volta di
cotto a crociera, non raro esempio dei secoli IV e V.
Anche la parte esterna dell’abside, escluse le finestre
laterali aperte in seguito, presenta nelle lesene i caratteri
di quei secoli. La navata era più bassa e il soffitto era in
tavolato piano di legno intelaiato con le travi, ornato e
dipinto. Il campanile si presenta come opera costruita a
cavallo dei secoli X-XI; è posto a lato del coro, a torre
quadrata la cui base si addossa ai muri del coro e della
navata. In alto aveva tre volte a crociera con finestre
bifore; venne svettato e ridotto alle due attuali quando la
chiesa fu adibita a usi profani (1798). Si rese necessario
un restauro importante nel secolo XIV. L’iscrizione
lapidaria al Bossi assicura che in due mesi, settembre-
ottobre 1389, fu costruita la basilica; ma, probabilmente,
fu eseguito soltanto un importante restauro.
Venne allungata la navata, sul muro nord della quale sono
ancora visibili i segni dei lavori: il cornicione ad archetti
sagomati in cotto che dal presbiterio corre sulla navata, il
contrafforte alla spalla sinistra della prima cappella e due
finestroni a sesto acuto per dare luce all’interno, ornati
ciottoli e di tracce di marmi incastonati nei mattoni.
Nel 1619 fu aggiunta una fodera di mattoni sui quali
furono affrescati i dieci quadri che narrano della vita e del
rinvenimento del corpo di san Matroniano, copia di quelli
esistenti in San Nazaro; furono murati i due finestroni
gotici e costruite le quattro cappelle a volta reale, una
delle quali è ora scomparsa e un’altra venne eretta in
onore di san Giuseppe il 15 maggio 1624 da Giuseppe
Bussero, dotata di un legato per una Messa quotidiana in
perpetuo. La lapide con stemma del Bussero è ora infissa
nel muro a ponente del chiostro lasciandoci ignari di
quale fosse la collocazione originaria.
Il crollo di una parete nel 1635 costrinse ad innalzare il
pavimento e per riparare la copertura, alla elevazione di
due metri dei muri longitudinali della navata, con la
creazione di un nuovo finestrato. Pochi lavori in seguito:
imbiancatura il 29 maggio 1653, rifacimento di intonachi
e pavimento nel 1857 dopo il periodo di fabbricazione
delle “cartocce”. Il restauro del 1865 ha rispettato
rigorosamente nell’interno la simmetria della basilica con
l’allungamento di dieci metri voluto da don Guanella.
Per quanto riguarda il recinto monastico esso si presenta
come una costruzione lombarda, cioè un porticato di
quattro lati con colonne portanti gli archi a sesto acuto e
le volte di mattoni. Questo porticato, di probabile data
fine secolo XIV, massimo splendore dell’Ordine
Don Guanella
il filo 23
Triduo pasquale sulla via FrancigenaIn occasione del triduo pasquale, quest’anno il clan del
mattone ha deciso di organizzare, insolitamente, una
route di cammino pasquale. Dico insolitamente perché in
genere in questo periodo dell’anno si preferisce una pausa
di 3 o di 4 giorni dedicati alla riflessione e alla preghiera
e noi siamo soliti andare in un monastero.
Dunque si parte, poco convinti come al solito, per la via
Francigena; in una giornata che si preannuncia calda sin
dal mattino, ci troviamo alle 7.30 in stazione Centrale e,
tra un riposino e l’altro, verso mezzogiorno arriviamo alla
stazione di Massa Carrara: pranzo frugale e pronti subito
a partire, perché, come sempre, la strada sarà molta e il
tempo poco!
La prima parte di percorso non è proprio come ce
la aspettavamo, camminiamo in fila indiana, a
lato della strada, in mezzo ai gas di scarico ed
alla polvere, qualcuno suona il clacson per motivi
sconosciuti, ma andiamo avanti. La strada prosegue nei
campi, era stimata di circa 18 km da Massa fino a
Sarzana… verso le 6 del pomeriggio, quando dovevamo
essere prossimi all’arrivo, sentiamo dire che ci mancano
altri 6 km; increduli continuiamo, spinti gli uni dagli altri,
e incoraggiandoci a vicenda proseguiamo, alla fine con le
vesciche ai piedi e tanto dolore alle gambe, e alle spalle,
arriviamo al monastero di Sarzana, purtroppo un po’ in
ritardo per la Messa. Giusto la cena, e poi dopo poco
tempo, tutti già nei sacchi a pelo, stanchi morti, e
increduli di dover camminare di nuovo il giorno dopo!
Ma è proprio questo il bello, la mattina seguente, dopo
essere stati in chiesa a lodare il Signore, il solo mettersi lo
zaino in spalla, sembra impossibile; eppure altri 15 km ci
aspettano! Il fatto di essere uniti aiuta molto in questo, e
lamentandoci un po’, e sperando bene, partiamo per il
secondo giorno di cammino. Questa volta il sentiero offre
dei paesaggi stupendi, si cammina un po’ più in silenzio
del giorno prima, si pensa, si fatica... La strada passa da
diversi paesini storici arroccati sulle colline toscane, e qui
tre di noi, a causa di diversi problemi, non riescono a
continuare. Ad un certo punto dalla cima di una collina si
scorge un paese più grande degli altri, in basso, ancora
lontano! Si sparge la voce, dovrebbe essere Aulla, la
nostra destinazione di quel giorno. La discesa è deleteria
per le gambe, ma alla fine arriviamo anche questa volta, e
subito, dopo mangiato nessuno sfugge al sonno per un
paio d’ore! La giornata prosegue tranquilla, le nostre
attività di confronto, la passione del Signore con una
predica di quelle che scuotono e lasciano il segno e la via
Crucis dopo cena. Il terzo e ultimo giorno di cammino
doveva essere il più duro di tutti. Ci svegliamo che
pioviggina, circa 25 km, fino a Pontremoli, ma ci risulta
quasi impossibile, a causa della stanchezza accumulata,
del tempo che peggiora, dello “spavento” per gli infortuni
del giorno prima e della volontà di arrivare un po’ freschi
per la veglia pasquale. Ci prefissiamo quindi una meta
intermedia, Villafranca, dalla quale faremo una fermata in
treno. Alla partenza ci siamo accorti con stupore che le
gambe iniziavano ad abituarsi a camminare di continuo,
con super velocità abbiamo coperto la distanza di 13 km,
chiacchierando, e spinti anche dalla voglia di raggiungere
la meta definitiva! Da Villafranca prendiamo il treno fino
a Pontremoli.
Arrivati a Pontremoli ci aspettava l’Alta Squadriglia del
reparto, con capi e cambusieri, che erano lì da tre giorni.
Anche questa volta ci riposiamo per qualche ora, pronti
per fare le cerimonie della partenza di alcuni di noi, e
pronti per la veglia pasquale di mezzanotte, nel duomo di
Pontremoli. A seguire vivaci festeggiamenti per la
risurrezione del Signore! L’ultima notte quindi… dura
solo 3 ore! E la mattina ci rechiamo alla stazione di
Pontremoli con destinazione Milano, per tornare ognuno
a festeggiare la Pasqua con la propria famiglia!
Che dire… un triduo diverso dal solito perché
normalmente lo viviamo fissi in un monastero; un triduo
di strada, passando per diversi paesi toscani e sentendo
funzioni differenti. Un triduo in cui abbiamo
sperimentato di più sulla nostra pelle la fatica, consona
alla settimana Santa. Un triduo che non ci ha però fatto
dimenticare l’essenza di tre giorni densi per un cristiano,
attraverso lodi e funzioni del giorno vissute in monasteri
itineranti per la via Francigena.
Matteo Freyrie, Clan del Mattone, Milano 37
monastico, cancella la visione del monastero primitivo
risalente al IV secolo, il quale era di un solo lato aderente
alla chiesetta.
Venne successivamente ampliato con una costruzione
parallela in modo da formare sul davanti una piazzetta.
Più tardi (secolo XIV) i due edifici furono congiunti a
formare un quadrato.
Sergio Gobbi
PARROCCHIA SS. TRINITÀ - via G. Giusti 25 - 20154 Milano
don Mario Longo parroco - tel. 02 3311.831 - 02 9737.8376 - cell. 338 7985.284
e-mail: [email protected]
don Giuseppe Nichetti cell. 347 9133.684
don Domenico Liu (cappellania cinese) tel. 02 3655.2151 - cell. 333 9994.519
Segreteria parrocchiale ore 16 - 18 tel. 02 3360.4823 - Fax: 02 3182.0144
Centro Ascolto mercoledì e giovedì ore 16.30 - tel. 02 3360.4823
Basket GS Trinità - via Giusti 27 - tel. 02 317.247 / 02 341.241
Orario SS. Messe feriali: 9.00 (dal 13/06 al 15/09 ore 8.30) - 18.15 vigiliare: 18.30
festive: 8.30 - 10.30 - 15.45 (in cinese) - 18.30
Tutte le celebrazioni in chiesa e nella cappella feriale sono trasmesse in diretta audio e video sul
sito della parrocchia: www.trinita.tv
è successo in Trinità Sono tornati alla casa del Padre
14. Antico Cesare 77
15. Dello Ruso Ersilia 84
16. Vezzoli Vilma Rita 65
17. Trevisan Maria Antonietta 76
Hanno ricevuto il Battesimo
3. Paganuzzi Elena
4. Wang Fuhai Davide
5. Ye Xiaomei Giulia
6. Zhang Lili Elena
7. Li Pengxin Mario
8. Huo Zhenjie Giovanni
9. Li Tianjiao Paolo
10. Borsetti Olivia Margherita
11. Giudici Arturo Luca
12. Derossi Riccardo
13. Maisto Samuele
14. Beretta Gilberto
15. Lucchetta Leonardo Giuseppe
il filo 24
Dopo alcuni mesi dalla nascita ha ricevuto... il suo
“battesimo” il coro Gospel Sarpincoro. Grazie!!!