Carlo F. Traverso (ePub) - liberliber.it · Storia della Letteratura italiana, non può a meno di...

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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Storia della letteratura italiana del cav.Abate Girolamo Tiraboschi Tomo 5. Parte 1:Dall'anno MCCC fino all'anno MCDAUTORE: Tiraboschi, GirolamoTRADUTTORE:CURATORE:NOTE: Il testo presente in formato immagine sulsito The Internet Archive (http://www.archive.org/).Alcuni errori sono stati verificati e corretti sullabase dell'edizione di Milano, Societ tipograficade' classici italiani, 1823, presente sul sito OPALdell'Universit di Torino(http://www.opal.unito.it/psixsite/default.aspx).

CODICE ISBN E-BOOK: 9788828101352

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

COPERTINA: [elaborazione da] "La farandole de P-trarque" (installed in 1900) di Marie Alexandre Va-lentin Sellier (19/20th century) - Opra de Toulon -

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https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/46/La_farandole_de_P%C3%A9trarque.jpg - Pubblico domi-nio.

TRATTO DA: Storia della letteratura italiana delcav. abate Girolamo Tiraboschi... Tomo 1. [-9.]: 5:Dall'anno 1300. fino all'anno 1400. 1. - Firenze:presso Molini, Landi, e C. o, 1807. - XXIX, [1], 344p.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 6 maggio 2014

INDICE DI AFFIDABILIT: 10: affidabilit bassa1: affidabilit standard2: affidabilit buona3: affidabilit ottima

SOGGETTO:LIT004200 CRITICA LETTERARIA / Europea / Italiana

DIGITALIZZAZIONE:Ferdinando Chiodo, [email protected]

REVISIONE:Claudio Paganelli, [email protected] Santamaria

IMPAGINAZIONE:Ferdinando Chiodo, [email protected] (ODT)Carlo F. Traverso (ePub)Ugo Santamaria (revisione ePub)

PUBBLICAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

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TRATTO DA: Storia della letteratura italiana delcav. abate Girolamo Tiraboschi... Tomo 1. [-9.]: 5:Dall'anno 1300. fino all'anno 1400. 1. - Firenze:presso Molini, Landi, e C. o, 1807. - XXIX, [1], 344p.

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https://www.liberliber.it/https://www.liberliber.it/online/aiuta/http://www.liberliber.it/online/aiuta/

Indice generale

Liber Liber......................................................................4Prefazione.......................................................................8Indice, e Sommario del Tomo V. Parte I.......................40Storia della letteratura italiana dall'anno MCCC FINOall'anno MCCC.............................................................47LIBRO PRIMO. Mezzi adoperati a promuover gli studj.......................................................................................49

Capo I. Idea generale dello stato civile d'Italia inquesto secolo.............................................................49Capo II. Favore e munificenza de' principi verso lelettere........................................................................69Capo III. Universit ed altre pubbliche scuole.......116Capo IV. Biblioteche e scoprimento di libri antichi.................................................................................186Capo V. Viaggi........................................................228

LIBRO II. Scienze.......................................................247Capo I. Studj Sacri..................................................247Capo II. Filosofia e Matematica.............................323Capo III. Medicina..................................................407Capo IV. Giurisprudenza civile..............................469

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4Prefazione.......................................................................8Indice, e Sommario del Tomo V. Parte I.......................40Storia della letteratura italiana dall'anno MCCC FINOall'anno MCCC.............................................................47LIBRO PRIMO. Mezzi adoperati a promuover gli studj.......................................................................................49

Capo I. Idea generale dello stato civile d'Italia inquesto secolo.............................................................49Capo II. Favore e munificenza de' principi verso lelettere........................................................................69Capo III. Universit ed altre pubbliche scuole.......116Capo IV. Biblioteche e scoprimento di libri antichi.................................................................................186Capo V. Viaggi........................................................228

LIBRO II. Scienze.......................................................247Capo I. Studj Sacri..................................................247Capo II. Filosofia e Matematica.............................323Capo III. Medicina..................................................407Capo IV. Giurisprudenza civile..............................469

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STORIA DELLA

LETTERATURA ITALIANADEL CAV. ABATE

GIROLAMO TIRABOSCHI

NUOVA EDIZIONE

TOMO V. - PARTE I. DALL'ANNO MCCC FINO ALL'ANNO MCD.

FIRENZE PRESSO MOLINI LANDI, E C.

MDCCCVII

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STORIA DELLA

LETTERATURA ITALIANADEL CAV. ABATE

GIROLAMO TIRABOSCHI

NUOVA EDIZIONE

TOMO V. - PARTE I. DALL'ANNO MCCC FINO ALL'ANNO MCD.

FIRENZE PRESSO MOLINI LANDI, E C.

MDCCCVII

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PREFAZIONE

Non vi ha forse alcun secolo in tutta la storia della lette-ratura italiana, in cui tanto io abbia incontrato di diffi-colt e di ostacoli a superare, quanto in quello che oraoffro al miei leggitori. La copia delle cose che quantopi ci avanziamo, tanto maggiori ci si presentano e pidilettevoli a ragionarne, pareva, e me ne lusingava iostesso, che spianar mi dovesse il cammino, e rendermiassai pi agevole la fatica. Ma le mie speranze tropposono state deluse. Non solo la stessa ampiezza dell'argo-mento mi talvolta stata d'inciampo, ma inoltre nellamaggior parte degli scrittori di questo secolo ho ritrova-to comunemente oscurit e inviluppo s grande, parteper una cotal maniera di scrivere, parte per difettodell'edizioni che abbiamo per lo pi guaste e scorrettedelle loro opere, che spesso son rimasto dubbioso a qualopinione dovessi attenermi; e non poche volte ho dovu-to lasciare alcune questioni in quella incertezza medesi-ma, in cui aveale ritrovate. Gli autori che visser nonmolto lungi dal secolo di cui scrivo, avrebbon potuto re-care non poca luce alle cose di quelli che dappresso gliaveano preceduti. Ma essi si mostrano spesse volte smal istruiti ne' fatti, de' quali per poco non erano statitestimonj di veduta, che si contraddicon l'un l'altro, e cilascian dubbiosi chi fra essi dobbiam prendere a guida.Frequenti pruove ne incontrerem nel decorso di questo

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PREFAZIONE

Non vi ha forse alcun secolo in tutta la storia della lette-ratura italiana, in cui tanto io abbia incontrato di diffi-colt e di ostacoli a superare, quanto in quello che oraoffro al miei leggitori. La copia delle cose che quantopi ci avanziamo, tanto maggiori ci si presentano e pidilettevoli a ragionarne, pareva, e me ne lusingava iostesso, che spianar mi dovesse il cammino, e rendermiassai pi agevole la fatica. Ma le mie speranze tropposono state deluse. Non solo la stessa ampiezza dell'argo-mento mi talvolta stata d'inciampo, ma inoltre nellamaggior parte degli scrittori di questo secolo ho ritrova-to comunemente oscurit e inviluppo s grande, parteper una cotal maniera di scrivere, parte per difettodell'edizioni che abbiamo per lo pi guaste e scorrettedelle loro opere, che spesso son rimasto dubbioso a qualopinione dovessi attenermi; e non poche volte ho dovu-to lasciare alcune questioni in quella incertezza medesi-ma, in cui aveale ritrovate. Gli autori che visser nonmolto lungi dal secolo di cui scrivo, avrebbon potuto re-care non poca luce alle cose di quelli che dappresso gliaveano preceduti. Ma essi si mostrano spesse volte smal istruiti ne' fatti, de' quali per poco non erano statitestimonj di veduta, che si contraddicon l'un l'altro, e cilascian dubbiosi chi fra essi dobbiam prendere a guida.Frequenti pruove ne incontrerem nel decorso di questo

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studio, che ci faranno bramare di vedere un giorno lastoria letteraria del secolo XIV meglio illustrata. Io milusingo di aver fatte in essi alcune scoperte, e di averemendati pi falli di molti scrittori. Ma quanti ne avrio commessi nel corregger gli altrui! E anche ove mi siariuscito di coglier nel vero, quanto rimane a correggeree a scoprire! Vedrem nondimeno che alcune parti dellastoria di questo secolo sono state gi assai felicementeillustrate, singolarmente per ci che appartiene alle Vitede' tre Fiorentini che furono per comun consenso i pigrandi uomini di quella et, cio Dante, il Boccaccio eil Petrarca. Le Memorie della Vita del primo scritte conesattezza e con erudizion singolare dal sig. GiuseppePelli, e la Storia del Decamerone del sig. DomenicoMaria Manni, nella cui prima parte diligentemente siesamina la vita del Boccaccio, mi han giovato non pocoalla cognizion della storia di questo secolo. Maniun'opera mi stata in questo genere s vantaggiosa,quanto le Memorie per la Vita di Francesco Petrarca intre tomi in 4 scritte in francese dall'ab. de Sade, e pub-blicate colla data d'Amsterdam gli anni 1764 e 1767.Una diligente lettura di tutte l'opere e singolarmentedelle lettere cos stampate come inedite (che sono ingrandissimo numero) del Petrarca, una faticosa ricercadi tutti gli archivj e di tutte le biblioteche, onde poteasperar qualche lume, un attento studio sopra gli scrittorio contemporanei, o vicini allo stesso Petrarca, un giudi-zioso esame di tutti gli autori che pi, o meno ampia-mente ne hanno scritta la Vita, e finalmente una conti-

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studio, che ci faranno bramare di vedere un giorno lastoria letteraria del secolo XIV meglio illustrata. Io milusingo di aver fatte in essi alcune scoperte, e di averemendati pi falli di molti scrittori. Ma quanti ne avrio commessi nel corregger gli altrui! E anche ove mi siariuscito di coglier nel vero, quanto rimane a correggeree a scoprire! Vedrem nondimeno che alcune parti dellastoria di questo secolo sono state gi assai felicementeillustrate, singolarmente per ci che appartiene alle Vitede' tre Fiorentini che furono per comun consenso i pigrandi uomini di quella et, cio Dante, il Boccaccio eil Petrarca. Le Memorie della Vita del primo scritte conesattezza e con erudizion singolare dal sig. GiuseppePelli, e la Storia del Decamerone del sig. DomenicoMaria Manni, nella cui prima parte diligentemente siesamina la vita del Boccaccio, mi han giovato non pocoalla cognizion della storia di questo secolo. Maniun'opera mi stata in questo genere s vantaggiosa,quanto le Memorie per la Vita di Francesco Petrarca intre tomi in 4 scritte in francese dall'ab. de Sade, e pub-blicate colla data d'Amsterdam gli anni 1764 e 1767.Una diligente lettura di tutte l'opere e singolarmentedelle lettere cos stampate come inedite (che sono ingrandissimo numero) del Petrarca, una faticosa ricercadi tutti gli archivj e di tutte le biblioteche, onde poteasperar qualche lume, un attento studio sopra gli scrittorio contemporanei, o vicini allo stesso Petrarca, un giudi-zioso esame di tutti gli autori che pi, o meno ampia-mente ne hanno scritta la Vita, e finalmente una conti-

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nua ed indefessa fatica di molti anni, ci han fatto avereda questo erudito scrittore la pi ampia storia che ancoravessimo avuta, non sol del Petrarca, ma si pu dire ditutto quasi quel secolo: talch ella potrebbe quasi intito-larsi Storia sacra, profana e letteraria del secolo XIV.Cos non vi ha avvenimento di quell'et, che non vi sivegga almeno accennato, non personaggio in qualchemodo, di cui noi vi si vegga almeno in compendio laVita: anzi appena ei nomina citt alcuna di cui non cidia in qualche maniera la storia. La moltiplicit deglioggetti a cui l'ab. de Sade ha stese le sue ricerche, hadata a quest'opera un'estensione forse maggior del biso-gno, e chi brama di saper le vicende e le azioni del granPetrarca, non pu a meno di non annoiarsi alquanto alvedersi ad ogni passo tratto fuor di sentiero per andar incerca di cose in cui quegli appena ebbe parte. Questodifetto per troppo ben compensato da molti lumi chel'autore ha sparsi sulla vita di questo grand'uomo,dall'emendar che egli ha fatto gli errori di molti scritto-ri, dall'ordine con cui si son disposti gli avvenimenti,della minutezza con cui essi vengon narrati, e da moltipregevoli monumenti ch'egli prima d'ogni altro ha sco-perti e pubblicati.

Ma un Italiano, e uno singolarmente che scriva laStoria della Letteratura italiana, non pu a meno di nondolersi alquanto di certi tratti che questo scrittor france-se ha qua e l sparsi nella sua opera, e principalmentenella prima prefazione al primo tomo premessa, e da luiindirizzata agli eruditi Italiani. Ei ci rimprovera in som-

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nua ed indefessa fatica di molti anni, ci han fatto avereda questo erudito scrittore la pi ampia storia che ancoravessimo avuta, non sol del Petrarca, ma si pu dire ditutto quasi quel secolo: talch ella potrebbe quasi intito-larsi Storia sacra, profana e letteraria del secolo XIV.Cos non vi ha avvenimento di quell'et, che non vi sivegga almeno accennato, non personaggio in qualchemodo, di cui noi vi si vegga almeno in compendio laVita: anzi appena ei nomina citt alcuna di cui non cidia in qualche maniera la storia. La moltiplicit deglioggetti a cui l'ab. de Sade ha stese le sue ricerche, hadata a quest'opera un'estensione forse maggior del biso-gno, e chi brama di saper le vicende e le azioni del granPetrarca, non pu a meno di non annoiarsi alquanto alvedersi ad ogni passo tratto fuor di sentiero per andar incerca di cose in cui quegli appena ebbe parte. Questodifetto per troppo ben compensato da molti lumi chel'autore ha sparsi sulla vita di questo grand'uomo,dall'emendar che egli ha fatto gli errori di molti scritto-ri, dall'ordine con cui si son disposti gli avvenimenti,della minutezza con cui essi vengon narrati, e da moltipregevoli monumenti ch'egli prima d'ogni altro ha sco-perti e pubblicati.

Ma un Italiano, e uno singolarmente che scriva laStoria della Letteratura italiana, non pu a meno di nondolersi alquanto di certi tratti che questo scrittor france-se ha qua e l sparsi nella sua opera, e principalmentenella prima prefazione al primo tomo premessa, e da luiindirizzata agli eruditi Italiani. Ei ci rimprovera in som-

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ma che abbiamo finora ignorata la vita del Petrarca, e sigloria di essere il primo a darcene una giusta idea. "Ose-r io, dic'egli fra l'altre cose (p. 75), o signori, di comu-nicarvi il frutto delle mie riflessioni? Le mie congetturesu questo argomento (cio sullo scopo e sull'epoche del-le poesie del Petrarca) sono interamente opposte a quel-le di tutti i vostri scrittori (parlo di que' soli che io hoveduti): convien necessariamente che o io, o essi siamoin errore. Non posso esprimere quale stata la mia sor-presa nel fare questa scoperta; e vi confesso sincera-mente ch'essa mi ha fatto nascer non pochi dubbi sullemie congetture, per quanto io avessi studiato affin di ac-certare il vero. Se queste congetture fossero vere, ne se-guirebbe che la pi ingegnosa nazion d'Europa avrebbefino al presente ignorato tutte le circostanze della vita diun uomo a cui pi che ad ogn'altro debbe esser tenuta, eche pi d'ogn'altro le ha recato onore; ma ancor l'epocae l'argomento delle sue poesie ch'ella gi da quattro se-coli non cessa mai di leggere e d'ammirare. Ma eccovicosa ancor maggiore e del tutto incredibile. Se le miecongetture fossero giuste, sarebbe vero che un uomonato di l dall'Alpi con assai mediocre talento sarebbevenuto ad insegnare a questa nazion medesima ci cheassai meglio di lui dovrebbe ella sapere; e ci usandosolo de' libri ch'ella ha tra le mani, e di alcuni codicitratti dalle biblioteche della medesima. Un tal uomo nonpotrebbe egli dire ci che dicea Cicerone dopo averescoperto il sepolcro d'Archimede? Una delle pi grandie delle pi dotte citt di Grecia (dovea dir di Sicilia)

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ma che abbiamo finora ignorata la vita del Petrarca, e sigloria di essere il primo a darcene una giusta idea. "Ose-r io, dic'egli fra l'altre cose (p. 75), o signori, di comu-nicarvi il frutto delle mie riflessioni? Le mie congetturesu questo argomento (cio sullo scopo e sull'epoche del-le poesie del Petrarca) sono interamente opposte a quel-le di tutti i vostri scrittori (parlo di que' soli che io hoveduti): convien necessariamente che o io, o essi siamoin errore. Non posso esprimere quale stata la mia sor-presa nel fare questa scoperta; e vi confesso sincera-mente ch'essa mi ha fatto nascer non pochi dubbi sullemie congetture, per quanto io avessi studiato affin di ac-certare il vero. Se queste congetture fossero vere, ne se-guirebbe che la pi ingegnosa nazion d'Europa avrebbefino al presente ignorato tutte le circostanze della vita diun uomo a cui pi che ad ogn'altro debbe esser tenuta, eche pi d'ogn'altro le ha recato onore; ma ancor l'epocae l'argomento delle sue poesie ch'ella gi da quattro se-coli non cessa mai di leggere e d'ammirare. Ma eccovicosa ancor maggiore e del tutto incredibile. Se le miecongetture fossero giuste, sarebbe vero che un uomonato di l dall'Alpi con assai mediocre talento sarebbevenuto ad insegnare a questa nazion medesima ci cheassai meglio di lui dovrebbe ella sapere; e ci usandosolo de' libri ch'ella ha tra le mani, e di alcuni codicitratti dalle biblioteche della medesima. Un tal uomo nonpotrebbe egli dire ci che dicea Cicerone dopo averescoperto il sepolcro d'Archimede? Una delle pi grandie delle pi dotte citt di Grecia (dovea dir di Sicilia)

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avrebbe ignorato il sepolcro del pi celebre de' suoi cit-tadini, se un abitante d'Arpino non fosse venuto ad addi-targlielo". Egli ben vero che dopo questo s amaro in-sulto l'ab. de Sade parla di se medesimo con tal mode-stia, che la maggior mai non si vide nel pi cauto scrit-tore. "No certo, o signori, dic'egli, ci non certamentepossibile. Le mie congetture debbon necessariamenteesser false. Vi chieggo in grazia che vogliate attenta-mente e senza prevenzione esaminar le prove su le qualiesse sono appoggiate. Scopritemi i miei errori, ed io benlungi dal tenermene offeso, ricever le vostre critichequal contrassegno di bont e di stima. Ardisco di pro-mettervi che in me troverete molta docilit, un'estremadiffidenza delle mie idee, quando singolarmente essenon s'accordano con le vostre, e una gran disposizione ariconoscer la verit, quando io vedrolla risplenderechiaramente, da qualunque parte io ne vegga venire illume". Mi giova il credere che egli qui abbia parlatosinceramente, e che perci, s'egli ancor vive, debba ve-der con piacere ch'io prenda a soddisfare in parte a' suoidesiderj e alle sue richieste 1. Nella prefazione premessa

1 L'ab. de Sade viveva ancora quando si pubblic questa mia Storia, ed ebbetempo non sol di leggerla, ma anche di scrivere una lunga risposta alle ob-biezioni ch'io avea fatte alle sue Memorie del Petrarca. Aveane anzi egli gicominciata la stampa, quando fu sorpreso dalla morte; e allora se ne inter-ruppe l'edizione. Io ne fui avvertito, e mi si risvegli tosto nell'animo unvivo desiderio di aver nelle mani questa apologia. Ma forse non l'avrei otte-nuta, se il sig. card. Luigi Valenti Gonzaga non mi avesse data una lumino-sa prova della sua munificenza verso le lettere. Volle egli stesso comprare aben caro prezzo il ms. originale del ab. de Sade; e avutolo nelle mani mipermise l'usarne a tutto mio agio. Io ho dunque letta attentamente

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avrebbe ignorato il sepolcro del pi celebre de' suoi cit-tadini, se un abitante d'Arpino non fosse venuto ad addi-targlielo". Egli ben vero che dopo questo s amaro in-sulto l'ab. de Sade parla di se medesimo con tal mode-stia, che la maggior mai non si vide nel pi cauto scrit-tore. "No certo, o signori, dic'egli, ci non certamentepossibile. Le mie congetture debbon necessariamenteesser false. Vi chieggo in grazia che vogliate attenta-mente e senza prevenzione esaminar le prove su le qualiesse sono appoggiate. Scopritemi i miei errori, ed io benlungi dal tenermene offeso, ricever le vostre critichequal contrassegno di bont e di stima. Ardisco di pro-mettervi che in me troverete molta docilit, un'estremadiffidenza delle mie idee, quando singolarmente essenon s'accordano con le vostre, e una gran disposizione ariconoscer la verit, quando io vedrolla risplenderechiaramente, da qualunque parte io ne vegga venire illume". Mi giova il credere che egli qui abbia parlatosinceramente, e che perci, s'egli ancor vive, debba ve-der con piacere ch'io prenda a soddisfare in parte a' suoidesiderj e alle sue richieste 1. Nella prefazione premessa

1 L'ab. de Sade viveva ancora quando si pubblic questa mia Storia, ed ebbetempo non sol di leggerla, ma anche di scrivere una lunga risposta alle ob-biezioni ch'io avea fatte alle sue Memorie del Petrarca. Aveane anzi egli gicominciata la stampa, quando fu sorpreso dalla morte; e allora se ne inter-ruppe l'edizione. Io ne fui avvertito, e mi si risvegli tosto nell'animo unvivo desiderio di aver nelle mani questa apologia. Ma forse non l'avrei otte-nuta, se il sig. card. Luigi Valenti Gonzaga non mi avesse data una lumino-sa prova della sua munificenza verso le lettere. Volle egli stesso comprare aben caro prezzo il ms. originale del ab. de Sade; e avutolo nelle mani mipermise l'usarne a tutto mio agio. Io ho dunque letta attentamente

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al secondo tomo egli si duole che niuno abbia ancorpubblicata critica alcuna contro del primo gi da pimesi uscito alla luce. E veramente io confesso che cre-duto avrei che gli eruditi Italiani dovessero riscuotersialquanto alla lettura di una tal opera; e intraprendere ladifesa del loro onore non poco in essa oltraggiato. Maveggo insieme qual ragione possa averlo loro vietato.Le Memorie dell'ab. de Sade occupano tre gran volumiin quarto, e quindi, esaminarle e discuterle con esattezzasi richiederebbe un'opera di almen doppia mole. Quanto difficile il ritrovare chi abbia agio a tanto! E ancorchpure un l'avesse, si pu egli sperare in Italia che alcuno

quest'apologia divisa in tre grossi quaderni, e in due lunghissime lettere,ch'egli a me medesimo avea dirette. Nella prima di esse, dopo aver onoratadi troppe pi lodi, ch'essa non meritasse, la mia Storia, si trattien lunga-mente in cose generali che niuna immediata relazione han col Petrarca, ncoi particolari errori che nelle sue Memorie ho rilevati. Quindi passa ad an-noverar sette errori, ne' quali soli confessa egli che la mia critica giusta.Negli altri ei si vanta di aver tali ragioni da difendersi, ch'io debba darmeglivinto; e questi son l'argomento della seconda assai pi prolissa lettera. Inessa per ei confessa di esser caduto in alcuni altri errori, oltre quelli chenella prima lettera avea riconosciuti. Degli altri ei procura di difendersi; ein alcuni confesso sinceramente ch'ei si difeso assai bene; e che il torto mio. Ma nella maggior parte le sue risposte son deboli per tal maniera,ch'io sono persuaso che, se questa apologia si pubblicasse, gli uomini eru-diti conoscerebbono ch'io gitterei inutilmente il tempo in rispondergli. Poi-ch l'opera inedita, io sar pago di accennare di mano in mano le cose,nelle quali ei si difende per modo, che mi costringe a cambiar sentimento.Delle altre cose, delle quali a me sembra che la sua apologia non esiga ch'iodiamegli vinto, non far motto; che troppo a lungo mi condurrebbe il volerdissertare su ogni punto. Vuolsi anche avvertire che bench sembri che l'ab.de Sade con quelle due lettere abbia compito il suo lavoro, ei per non harisposto che alla pi piccola parte dei falli che io nelle sue Memorie ho no-tati; giacch son poco oltre a venti gli errori nei quali ei cerca di difendersi;e ognun pu vedere quanto maggior numero ne abbia io rilevato.

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al secondo tomo egli si duole che niuno abbia ancorpubblicata critica alcuna contro del primo gi da pimesi uscito alla luce. E veramente io confesso che cre-duto avrei che gli eruditi Italiani dovessero riscuotersialquanto alla lettura di una tal opera; e intraprendere ladifesa del loro onore non poco in essa oltraggiato. Maveggo insieme qual ragione possa averlo loro vietato.Le Memorie dell'ab. de Sade occupano tre gran volumiin quarto, e quindi, esaminarle e discuterle con esattezzasi richiederebbe un'opera di almen doppia mole. Quanto difficile il ritrovare chi abbia agio a tanto! E ancorchpure un l'avesse, si pu egli sperare in Italia che alcuno

quest'apologia divisa in tre grossi quaderni, e in due lunghissime lettere,ch'egli a me medesimo avea dirette. Nella prima di esse, dopo aver onoratadi troppe pi lodi, ch'essa non meritasse, la mia Storia, si trattien lunga-mente in cose generali che niuna immediata relazione han col Petrarca, ncoi particolari errori che nelle sue Memorie ho rilevati. Quindi passa ad an-noverar sette errori, ne' quali soli confessa egli che la mia critica giusta.Negli altri ei si vanta di aver tali ragioni da difendersi, ch'io debba darmeglivinto; e questi son l'argomento della seconda assai pi prolissa lettera. Inessa per ei confessa di esser caduto in alcuni altri errori, oltre quelli chenella prima lettera avea riconosciuti. Degli altri ei procura di difendersi; ein alcuni confesso sinceramente ch'ei si difeso assai bene; e che il torto mio. Ma nella maggior parte le sue risposte son deboli per tal maniera,ch'io sono persuaso che, se questa apologia si pubblicasse, gli uomini eru-diti conoscerebbono ch'io gitterei inutilmente il tempo in rispondergli. Poi-ch l'opera inedita, io sar pago di accennare di mano in mano le cose,nelle quali ei si difende per modo, che mi costringe a cambiar sentimento.Delle altre cose, delle quali a me sembra che la sua apologia non esiga ch'iodiamegli vinto, non far motto; che troppo a lungo mi condurrebbe il volerdissertare su ogni punto. Vuolsi anche avvertire che bench sembri che l'ab.de Sade con quelle due lettere abbia compito il suo lavoro, ei per non harisposto che alla pi piccola parte dei falli che io nelle sue Memorie ho no-tati; giacch son poco oltre a venti gli errori nei quali ei cerca di difendersi;e ognun pu vedere quanto maggior numero ne abbia io rilevato.

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si addossi il carico di tale stampa? Che s'ella impresadifficile a chicchessia, quanto pi a me, che dovendo inun sol tomo ristringere tutta la Storia della LetteraturaItaliana del sec. XIV, mi veggo costretto a non istender-mi tanto nel ragionar del Petrarca che anche agli altrinon rimanga il lor luogo? Io non posso adunque chedare un saggio di quella critica che s istantemente di-manda l'ab. de Sade. Nel decorso di questo tomo mi av-verr spesso di rilevarne gli errori; perciocch avendoegli voluto trattare di tutti quasi i fatti, e di tutti gli uo-mini di quel secolo, avr non rare volte occasione discoprire i falli in cui egli caduto. Qui ne uniremo pa-recchi altri che nel decorso dell'opera non han potutoaver luogo; e gli uni congiunti agli altri ci faran cono-scere se l'opera dell'ab. de Sade sia veramente dotata diquella esattezza a cui egli par che si lusinghi di averlacondotta.

Due prefazioni ha premesse al primo tomo l'ab. deSade una indirizzata agli eruditi Italiani, l'altra a' Fran-cesi. Io lascio in disparte la seconda, e mi trattengo solsulla prima. In essa ei viene schierandoci innanzi tuttiquegli scrittori che ci han data o la Vita, o l'Elogio delPetrarca. E io gli conceder di buon grado, che ci chene hanno scritto parecchi autori del sec. XIV e del XV,come Domenico di Arezzo, Coluccio Salutato, Pier Pao-lo Vergerio il vecchio, Secco Polentone, Filippo Villani,Leonardo Aretino e Giannozzo Mannetti, sia cosa assaisuperficiale e digiuna. N a stupirsene; poich altramaniera non conoscevasi allora di scriver le Vite degli

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si addossi il carico di tale stampa? Che s'ella impresadifficile a chicchessia, quanto pi a me, che dovendo inun sol tomo ristringere tutta la Storia della LetteraturaItaliana del sec. XIV, mi veggo costretto a non istender-mi tanto nel ragionar del Petrarca che anche agli altrinon rimanga il lor luogo? Io non posso adunque chedare un saggio di quella critica che s istantemente di-manda l'ab. de Sade. Nel decorso di questo tomo mi av-verr spesso di rilevarne gli errori; perciocch avendoegli voluto trattare di tutti quasi i fatti, e di tutti gli uo-mini di quel secolo, avr non rare volte occasione discoprire i falli in cui egli caduto. Qui ne uniremo pa-recchi altri che nel decorso dell'opera non han potutoaver luogo; e gli uni congiunti agli altri ci faran cono-scere se l'opera dell'ab. de Sade sia veramente dotata diquella esattezza a cui egli par che si lusinghi di averlacondotta.

Due prefazioni ha premesse al primo tomo l'ab. deSade una indirizzata agli eruditi Italiani, l'altra a' Fran-cesi. Io lascio in disparte la seconda, e mi trattengo solsulla prima. In essa ei viene schierandoci innanzi tuttiquegli scrittori che ci han data o la Vita, o l'Elogio delPetrarca. E io gli conceder di buon grado, che ci chene hanno scritto parecchi autori del sec. XIV e del XV,come Domenico di Arezzo, Coluccio Salutato, Pier Pao-lo Vergerio il vecchio, Secco Polentone, Filippo Villani,Leonardo Aretino e Giannozzo Mannetti, sia cosa assaisuperficiale e digiuna. N a stupirsene; poich altramaniera non conoscevasi allora di scriver le Vite degli

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uomini illustri. Nel ragionarne per che fa l'ab. de Sade,non sempre molto felice. Egli cita una lettera a luiscritta, dic'egli, dal ch. can. Bandini (p. 8), in cui parlan-do della Vita che Coluccio scritta avea del Petrarca, cosdiceagli: Hunc Colucii libellum nondum editum, alia-sque in oras emigrantem septem abhinc annis versavi,deploravique. Ma queste parole in primo luogo son trat-te dalla Vita di Ambrogio camaldolese scritta dall'ab.Mehus (p. 228), che assai spesso allegheremo nel corsodi questo studio. E inoltre parmi ridicola la traduzioneche fa l'ab. de Sade, ove quelle parole latine: alias inoras emigrantem, egli cos traduce in francese: il courtle monde prsent. Egli dice che ha creduto opportunodi pubblicare ne' monumenti aggiunti alle sue Memoriel'originale latino della Vita del Petrarca scritta da Filip-po Villani, poich esso non avea ancora veduta la luce(p. 15). Ma esso era stato gi inserito dall'ab. Mehusnella Vita di Ambrogio camaldolese (p. 195, ec.) stam-pata cinque anni innanzi ch'ei pubblicasse il primo tomodelle sue Memorie, e ben conosciuta dall'ab. de Sadeche non rare volte la cita. Ei riprende Giannozzo Manet-ti, perch pone il secondo viaggio a Napoli del Petrarcaquattro anni dopo il primo, e dice (p. 18) ch'ei si in-gannato di due anni; perciocch il primo accadde nel1341, e il secondo nel 1344. Ma se il Mannetti ha erra-to, egli nel suo errore ha compagno lo stesso Petrarca,perciocch questi parlando del secondo suo viaggio aNapoli, dice (Carm. l. 2, ep. 16),

Non ea Neapolis, quam, quartus volvitur annus,

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uomini illustri. Nel ragionarne per che fa l'ab. de Sade,non sempre molto felice. Egli cita una lettera a luiscritta, dic'egli, dal ch. can. Bandini (p. 8), in cui parlan-do della Vita che Coluccio scritta avea del Petrarca, cosdiceagli: Hunc Colucii libellum nondum editum, alia-sque in oras emigrantem septem abhinc annis versavi,deploravique. Ma queste parole in primo luogo son trat-te dalla Vita di Ambrogio camaldolese scritta dall'ab.Mehus (p. 228), che assai spesso allegheremo nel corsodi questo studio. E inoltre parmi ridicola la traduzioneche fa l'ab. de Sade, ove quelle parole latine: alias inoras emigrantem, egli cos traduce in francese: il courtle monde prsent. Egli dice che ha creduto opportunodi pubblicare ne' monumenti aggiunti alle sue Memoriel'originale latino della Vita del Petrarca scritta da Filip-po Villani, poich esso non avea ancora veduta la luce(p. 15). Ma esso era stato gi inserito dall'ab. Mehusnella Vita di Ambrogio camaldolese (p. 195, ec.) stam-pata cinque anni innanzi ch'ei pubblicasse il primo tomodelle sue Memorie, e ben conosciuta dall'ab. de Sadeche non rare volte la cita. Ei riprende Giannozzo Manet-ti, perch pone il secondo viaggio a Napoli del Petrarcaquattro anni dopo il primo, e dice (p. 18) ch'ei si in-gannato di due anni; perciocch il primo accadde nel1341, e il secondo nel 1344. Ma se il Mannetti ha erra-to, egli nel suo errore ha compagno lo stesso Petrarca,perciocch questi parlando del secondo suo viaggio aNapoli, dice (Carm. l. 2, ep. 16),

Non ea Neapolis, quam, quartus volvitur annus,

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Ausonias inter florentem vidimus urbes.

Non ella cosa onorevole l'errar seguendo tal guida?Siegue egli poscia a parlare di altri che non molto doposcrisser la Vita del Petrarca, cio di Bernardo Ilicino,Antonio da Tempo, Silvano di Venafro, GirolamoSquarciafico: e io ho avuto a soffrire grande fatica,dic'egli (p. 20), nel raccoglier qualche notizia di essi,per fargli in qualche modo conoscere: i vostri Giornali,i vostri Bibliografi, o non parlan di questi pedanti, onon ne fanno che un motto. Ma si confronti di grazia cich'ei ne racconta, con ci che detto ne aveano il Cre-scimbeni, il Quadrio ed altri scrittori, e veggasi se vi hacosa nuova di qualche importanza, ch'egli vi abbia ag-giunta. Ben nuova la notizia ch'egli ci da (p. 30),quando parlando del buon gusto che in Italia si sparsesul fine del secolo XV, dice che le donne vi ebber granparte, e singolarmente Beatrice d'Este moglie di Lodo-vico Sforza duca di Milano. Io vorrei a tanti altri pregidi questa gloriosissima stirpe aggiugnere questo ancora,e nominar Beatrice fra quelli che da essa uscirono avantaggio e ad onor delle scienze. Ma per quanto io ab-bia cercato, non mi avvenuto di trovar altri finora chel'ab. de Sade, il quale le attribuisca tal lode. Tutti gli au-tori di que' tempi ci dicon bens gran cose della prote-zione da Lodovico Sforza accordata alle lettere, ma diBeatrice non fanno parola. Io lascio in disparte l'enume-razione ch'egli fa delle altre Vite del Petrarca, cio diquella del Vellutello, del Gesualdo e di altri, migliori

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Ausonias inter florentem vidimus urbes.

Non ella cosa onorevole l'errar seguendo tal guida?Siegue egli poscia a parlare di altri che non molto doposcrisser la Vita del Petrarca, cio di Bernardo Ilicino,Antonio da Tempo, Silvano di Venafro, GirolamoSquarciafico: e io ho avuto a soffrire grande fatica,dic'egli (p. 20), nel raccoglier qualche notizia di essi,per fargli in qualche modo conoscere: i vostri Giornali,i vostri Bibliografi, o non parlan di questi pedanti, onon ne fanno che un motto. Ma si confronti di grazia cich'ei ne racconta, con ci che detto ne aveano il Cre-scimbeni, il Quadrio ed altri scrittori, e veggasi se vi hacosa nuova di qualche importanza, ch'egli vi abbia ag-giunta. Ben nuova la notizia ch'egli ci da (p. 30),quando parlando del buon gusto che in Italia si sparsesul fine del secolo XV, dice che le donne vi ebber granparte, e singolarmente Beatrice d'Este moglie di Lodo-vico Sforza duca di Milano. Io vorrei a tanti altri pregidi questa gloriosissima stirpe aggiugnere questo ancora,e nominar Beatrice fra quelli che da essa uscirono avantaggio e ad onor delle scienze. Ma per quanto io ab-bia cercato, non mi avvenuto di trovar altri finora chel'ab. de Sade, il quale le attribuisca tal lode. Tutti gli au-tori di que' tempi ci dicon bens gran cose della prote-zione da Lodovico Sforza accordata alle lettere, ma diBeatrice non fanno parola. Io lascio in disparte l'enume-razione ch'egli fa delle altre Vite del Petrarca, cio diquella del Vellutello, del Gesualdo e di altri, migliori

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delle precedenti, ma pur esse ancora non abbastanza co-piose ed esatte per darci una giusta idea di questogrand'uomo. Ma non posso gi ommettere ci che ap-partiene a quella che ne scrisse Lodovico Beccadelli ar-civescovo di Ragusi. L'ab. de Sade confessa (p. 40)ch'ella la migliore di quante comparvero nel sec. XVI;ma poscia, seguendo il giudizio di m. della Bastie (p.43), dice ch'ella troppo ristretta, che la cronologia non esatta, che l'autore ommette molti pubblici avveni-menti, i quali han connessione con la vita del Petrarca, eche non dice parola della sollecitudine da lui usata nelraccoglier l'opere degli antichi. N' io negher che inquesta Vita sian corsi alcuni errori, i quali per altro si ri-ducono ad assai pochi, e che ella sia forse troppo ristret-ta e concisa; bench per altro assai poco vi manchi dici che si pu dir necessario. Ma certo ch'essa co-munemente esattissima; che non vi cosa degna di spe-cial ricordanza, la qual non vi si vegga almeno accenna-ta, ch'ella tutta fondata sulle stesse opere del Petrarca,le quali ad ogni passo si allegano; che l'autore ha corret-to non pochi falli degli scrittori precedenti; che ha sco-perta l'impostura delle Lettere pubblicate sotto il nomedi Sennuccio del Bene, di Cino da Pistoia e d'altri, dellequali altrove ragioneremo; che intorno alla nascita diLaura e all'innamoramento del Petrarca ha detto cich'allora dir si potea di pi accertato; che giustissimo il carattere dell'indole e de' costumi di esso, ch'egli ci hafatto; e che in somma la Vita ch'egli ne ha scritta, po-trebbesi col cambiamento e con l'aggiunta di poche cose

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delle precedenti, ma pur esse ancora non abbastanza co-piose ed esatte per darci una giusta idea di questogrand'uomo. Ma non posso gi ommettere ci che ap-partiene a quella che ne scrisse Lodovico Beccadelli ar-civescovo di Ragusi. L'ab. de Sade confessa (p. 40)ch'ella la migliore di quante comparvero nel sec. XVI;ma poscia, seguendo il giudizio di m. della Bastie (p.43), dice ch'ella troppo ristretta, che la cronologia non esatta, che l'autore ommette molti pubblici avveni-menti, i quali han connessione con la vita del Petrarca, eche non dice parola della sollecitudine da lui usata nelraccoglier l'opere degli antichi. N' io negher che inquesta Vita sian corsi alcuni errori, i quali per altro si ri-ducono ad assai pochi, e che ella sia forse troppo ristret-ta e concisa; bench per altro assai poco vi manchi dici che si pu dir necessario. Ma certo ch'essa co-munemente esattissima; che non vi cosa degna di spe-cial ricordanza, la qual non vi si vegga almeno accenna-ta, ch'ella tutta fondata sulle stesse opere del Petrarca,le quali ad ogni passo si allegano; che l'autore ha corret-to non pochi falli degli scrittori precedenti; che ha sco-perta l'impostura delle Lettere pubblicate sotto il nomedi Sennuccio del Bene, di Cino da Pistoia e d'altri, dellequali altrove ragioneremo; che intorno alla nascita diLaura e all'innamoramento del Petrarca ha detto cich'allora dir si potea di pi accertato; che giustissimo il carattere dell'indole e de' costumi di esso, ch'egli ci hafatto; e che in somma la Vita ch'egli ne ha scritta, po-trebbesi col cambiamento e con l'aggiunta di poche cose

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proporre anche al presente come il pi esatto compendioche aver si possa delle azioni e delle virt del Petrarca.Come poi han potuto affermare i due suddetti scrittorifrancesi che il Beccadelli non dica motto della sollecitu-dine del Petrarca nel raccoglier libri? Potean pur essileggere in questa Vita ch'egli fu diligentissimo in cercarl'opre degli autori antichi, e ch'ebbe alcune che oggidsono smarrite, come furono tra le altre i libri de Gloriadi Cicerone (p. 51 ed. di Pad. 1732). Poche parole, vero, secondo il costume del Beccadelli, ma che bastanoa darci idea di ci che in questo fece il Petrarca.

Pi lungamente si stende l'ab. de Sade nel ragionaredi tre Vite del Petrarca, che in questo secolo abbiamoavute, cio di quella del Muratori premessa all'edizionedi questo poeta fatta in Modena nel 1711, di quella di m.de la Bastie inserita nelle Memorie dell'Accademia delleBelle Lettere e Iscrizioni di Parigi, e di quella premessada Luigi Bandini all'edizione del Petrarca fatta in Firen-ze nel 1748. E quanto alla prima, io conceder all'ab. deSade ch'ella non corrisponda abbastanza all'erudizione ealla fama del suo autore, e che vi sian corsi pi erroriche da un uom s erudito non poteansi aspettare. Ma loscrittor francese non si mostra qui molto intendente del-la lingua italiana perciocch dicendo il Muratori ch'egliavea scritto queste osservazioni sul Petrarca in villa,l'ab. de Sade lo riprende (p. 57) perch abbia scritta invilla e senza il necessario ajuto dei libri la Vita del Pe-trarca; il che dal Muratori non s mai detto. La vita

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proporre anche al presente come il pi esatto compendioche aver si possa delle azioni e delle virt del Petrarca.Come poi han potuto affermare i due suddetti scrittorifrancesi che il Beccadelli non dica motto della sollecitu-dine del Petrarca nel raccoglier libri? Potean pur essileggere in questa Vita ch'egli fu diligentissimo in cercarl'opre degli autori antichi, e ch'ebbe alcune che oggidsono smarrite, come furono tra le altre i libri de Gloriadi Cicerone (p. 51 ed. di Pad. 1732). Poche parole, vero, secondo il costume del Beccadelli, ma che bastanoa darci idea di ci che in questo fece il Petrarca.

Pi lungamente si stende l'ab. de Sade nel ragionaredi tre Vite del Petrarca, che in questo secolo abbiamoavute, cio di quella del Muratori premessa all'edizionedi questo poeta fatta in Modena nel 1711, di quella di m.de la Bastie inserita nelle Memorie dell'Accademia delleBelle Lettere e Iscrizioni di Parigi, e di quella premessada Luigi Bandini all'edizione del Petrarca fatta in Firen-ze nel 1748. E quanto alla prima, io conceder all'ab. deSade ch'ella non corrisponda abbastanza all'erudizione ealla fama del suo autore, e che vi sian corsi pi erroriche da un uom s erudito non poteansi aspettare. Ma loscrittor francese non si mostra qui molto intendente del-la lingua italiana perciocch dicendo il Muratori ch'egliavea scritto queste osservazioni sul Petrarca in villa,l'ab. de Sade lo riprende (p. 57) perch abbia scritta invilla e senza il necessario ajuto dei libri la Vita del Pe-trarca; il che dal Muratori non s mai detto. La vita

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scrittane da m. de la Bastie, bench onorata di grandissi-mi elogi da' giornalisti francesi, piace nondimeno spoco all'ab. de Sade, che afferma (p. 63) che ei si in-gannato in quasi tutti gli avvenimenti della vita del Pe-trarca. Niuno s'aspetter, io credo, che mi faccia a di-fendere uno scrittor francese contro un suo nazionaleche lo accusa di gravissimi falli. Contendano essi traloro, quanto lor piace; e noi passiamo frattanto a parlardella terza delle mentovate Vite, cio di quella scritta daLuigi Bandini. L'ab. de Sade, bench confessi che moltenotizie ci ha egli date pregevoli assai, e che ha pubblica-ti alcuni utili monumenti, vi trova nondimeno parecchierrori ch'egli ci viene schierando innanzi (p. 65). Maperch ha egli dissimulato che molti di tali errori gierano stati avvertiti, appena fu pubblicata tal Vita, nelleNovelle letterarie di Firenze (1748 p. 593, ec., 609,ec.)? L'ab. de Sade le ha pur vedute; poich a questoluogo medesimo le cita egli stesso. Perch dunque cidice solo ch'esse ricolmaron di elogi la Vita del Bandinie non ei dice che ne rilevarono i falli, e alcuni singolar-mente di quelli ch'egli stesso rileva? Pretende egli forsedi farci credere che niuno innanzi a lui gli avesse avver-titi? Sembra, a dir vero, che l'ab. de Sade, si arroghi pispesso ancora che non converrebbe la gloria di far nuo-ve scoperte. Ei riprende a ragione il Bandini (p. 68),perch differisce fino all'an. 1364 la restituzione che alPetrarca fecero i Fiorentini de' suoi beni paterni, il cheavvenne nel 1351. E voi, dic'egli, la troverete nelle mieMemorie rivestita di tutte le sue circostanze che con

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scrittane da m. de la Bastie, bench onorata di grandissi-mi elogi da' giornalisti francesi, piace nondimeno spoco all'ab. de Sade, che afferma (p. 63) che ei si in-gannato in quasi tutti gli avvenimenti della vita del Pe-trarca. Niuno s'aspetter, io credo, che mi faccia a di-fendere uno scrittor francese contro un suo nazionaleche lo accusa di gravissimi falli. Contendano essi traloro, quanto lor piace; e noi passiamo frattanto a parlardella terza delle mentovate Vite, cio di quella scritta daLuigi Bandini. L'ab. de Sade, bench confessi che moltenotizie ci ha egli date pregevoli assai, e che ha pubblica-ti alcuni utili monumenti, vi trova nondimeno parecchierrori ch'egli ci viene schierando innanzi (p. 65). Maperch ha egli dissimulato che molti di tali errori gierano stati avvertiti, appena fu pubblicata tal Vita, nelleNovelle letterarie di Firenze (1748 p. 593, ec., 609,ec.)? L'ab. de Sade le ha pur vedute; poich a questoluogo medesimo le cita egli stesso. Perch dunque cidice solo ch'esse ricolmaron di elogi la Vita del Bandinie non ei dice che ne rilevarono i falli, e alcuni singolar-mente di quelli ch'egli stesso rileva? Pretende egli forsedi farci credere che niuno innanzi a lui gli avesse avver-titi? Sembra, a dir vero, che l'ab. de Sade, si arroghi pispesso ancora che non converrebbe la gloria di far nuo-ve scoperte. Ei riprende a ragione il Bandini (p. 68),perch differisce fino all'an. 1364 la restituzione che alPetrarca fecero i Fiorentini de' suoi beni paterni, il cheavvenne nel 1351. E voi, dic'egli, la troverete nelle mieMemorie rivestita di tutte le sue circostanze che con

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mio grande stupore non ho trovate in alcuno de' vostristorici. Poteva per egli aver lette tutte queste circostan-ze medesime pubblicate gi dall'ab. Mehus (Vita Ambr.camald. p. 143), il quale prima di lui ha data in granparte alla luce la lettera che a tal fine per mezzo delBoccaccio l'inviarono i Fiorentini. vero che il Mehusnon ne ha fissato precisamente l'anno; ma avvertendoegli che ci segu poco dopo la fondazione fatta nel1348 dell'universit di Firenze, con ci solo dimostrache pochi anni appresso ebbe il Petrarca la restituzionde' suoi beni.

Io non voglio da tutto ci inferire che gran lode nondebbasi all'ab. de Sade. Egli ha sminuzzata, per cosdire, e analizzata, la vita del Petrarca; ei l'ha animata an-cora coll'inserirvi spesso bellissimi passi delle lettere edell'altre opere di questo grand'uomo; egli ha fissatemeglio e pi fermamente accertate l'epoche di alcuniavvenimenti; egli ha corretti i falli di molti altri scrittori.Ma se io avessi agio ad entrare in un pi minuto esame,parmi che potrei mostrar chiaramente che quasi ognifallo da lui scoperto ed emendato in alcuno era gi statoscoperto ed emendato da qualche altro scrittor italiano,e che quasi ogni cosa di qualche momento da lui narra-ta, era gi stata almeno accennata da alcuno de' nostri.Ci che tutto a lui deesi si l'aver finemente decisa lagran quistione intorno alla famiglia e alla condizione diLaura, ch'egli ha svolta tanto felicemente, e comprovatacon s autentici monumenti, che pi non rimane luogo adisputarne. Ma qual maraviglia, che niuno prima di lui

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mio grande stupore non ho trovate in alcuno de' vostristorici. Poteva per egli aver lette tutte queste circostan-ze medesime pubblicate gi dall'ab. Mehus (Vita Ambr.camald. p. 143), il quale prima di lui ha data in granparte alla luce la lettera che a tal fine per mezzo delBoccaccio l'inviarono i Fiorentini. vero che il Mehusnon ne ha fissato precisamente l'anno; ma avvertendoegli che ci segu poco dopo la fondazione fatta nel1348 dell'universit di Firenze, con ci solo dimostrache pochi anni appresso ebbe il Petrarca la restituzionde' suoi beni.

Io non voglio da tutto ci inferire che gran lode nondebbasi all'ab. de Sade. Egli ha sminuzzata, per cosdire, e analizzata, la vita del Petrarca; ei l'ha animata an-cora coll'inserirvi spesso bellissimi passi delle lettere edell'altre opere di questo grand'uomo; egli ha fissatemeglio e pi fermamente accertate l'epoche di alcuniavvenimenti; egli ha corretti i falli di molti altri scrittori.Ma se io avessi agio ad entrare in un pi minuto esame,parmi che potrei mostrar chiaramente che quasi ognifallo da lui scoperto ed emendato in alcuno era gi statoscoperto ed emendato da qualche altro scrittor italiano,e che quasi ogni cosa di qualche momento da lui narra-ta, era gi stata almeno accennata da alcuno de' nostri.Ci che tutto a lui deesi si l'aver finemente decisa lagran quistione intorno alla famiglia e alla condizione diLaura, ch'egli ha svolta tanto felicemente, e comprovatacon s autentici monumenti, che pi non rimane luogo adisputarne. Ma qual maraviglia, che niuno prima di lui

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sia in ci riuscito? L'archivio di sua famiglia da cui egliha tratte le carte che decidono questa contesa non eragi aperto agl'italiani, n potevan questi perci scopriree definire con sicurezza chi fosse Laura. Egli solo haavuta la sorte di averne tutti i monumenti sott'occhio; edegli solo perci ha finalmente potuto decidere tal conte-sa.

Ma passiamo omai a vedere se le Memorie dell'ab. deSade sian tanto esatte e fedeli, quanto ei pretende chesien difettose e mancanti le Vite che del Petrarca hannoscritto gli autori italiani. Io ripeto che non intendo dichiamare ad esame ogni passo di quest'opera s volumi-nosa; ma sol di raccogliere, come per saggio, alcuni nonpiccioli errori nei quali mi sono avvenuto leggendola,oltre quegli in assai maggior numero che dovremo rile-vare nel decorso di questo tomo.

E primieramente l'ab. de Sade si mostra in pi luoghiassai mal informato della storia e della geografia d'Ita-lia, e del merito degli scrittori di cui ragiona. La contes-sa Matilde era, secondo lui (t. 1, p. 5), uscita dalla casade' marchesi d'Este. Ma basta leggere, ci che ne scrivo-no i pi esatti storici, e singolarmente il Muratori (Anti-ch. est. t. 1, c. 23), per riconoscere che assai dubbiosa cotal discendenza. Giovanni Villani, secondo lui (l. c. p.8), uno storico la cui verit e il cui candore avrebberdovuto servire di modello agli altri. Ma poco dopo (p.15), il Villani, dice, era Guelfo, e la testimonianza di lui sospetta. Dice (p. 11, nota b) che Corso Donati eradella famiglia de' Cancellieri, mentre i Cancellieri erano

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sia in ci riuscito? L'archivio di sua famiglia da cui egliha tratte le carte che decidono questa contesa non eragi aperto agl'italiani, n potevan questi perci scopriree definire con sicurezza chi fosse Laura. Egli solo haavuta la sorte di averne tutti i monumenti sott'occhio; edegli solo perci ha finalmente potuto decidere tal conte-sa.

Ma passiamo omai a vedere se le Memorie dell'ab. deSade sian tanto esatte e fedeli, quanto ei pretende chesien difettose e mancanti le Vite che del Petrarca hannoscritto gli autori italiani. Io ripeto che non intendo dichiamare ad esame ogni passo di quest'opera s volumi-nosa; ma sol di raccogliere, come per saggio, alcuni nonpiccioli errori nei quali mi sono avvenuto leggendola,oltre quegli in assai maggior numero che dovremo rile-vare nel decorso di questo tomo.

E primieramente l'ab. de Sade si mostra in pi luoghiassai mal informato della storia e della geografia d'Ita-lia, e del merito degli scrittori di cui ragiona. La contes-sa Matilde era, secondo lui (t. 1, p. 5), uscita dalla casade' marchesi d'Este. Ma basta leggere, ci che ne scrivo-no i pi esatti storici, e singolarmente il Muratori (Anti-ch. est. t. 1, c. 23), per riconoscere che assai dubbiosa cotal discendenza. Giovanni Villani, secondo lui (l. c. p.8), uno storico la cui verit e il cui candore avrebberdovuto servire di modello agli altri. Ma poco dopo (p.15), il Villani, dice, era Guelfo, e la testimonianza di lui sospetta. Dice (p. 11, nota b) che Corso Donati eradella famiglia de' Cancellieri, mentre i Cancellieri erano

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pistojesi, e nulla aveano a far coi Donati (G. Vill. l. 8, c.37). Parlando del primo viaggio che Petrarca ancor fan-ciullo fece ad Avignone co' suoi genitori, affermach'essi (p. 20) si posero in barca a Livorno. egli possi-bile che l'ab. de Sade s versato nella lettura degli autoriitaliani non sapesse che solo nel sec. XVI cominci Li-vorno ad aver qualche nome, e che allora non era certa-mente tal luogo ove sperar occasione d'imbarco 2?All'occasion degli studj legali che il Petrarca fece inMontpellier, ricorda l'ab. de Sade la scoperta che nell'XIsecolo si fece nella Puglia del Codice, dic'egli, di Giu-stiniano (p. 37, nota d). Ma non vi ha alcuno mediocre-mente versato in cotali studi, che non sappia: 1. che nongi il Codice, ma le Pandette si dicon trovate in Amalfi;2. che cotal tradizione assai incerta e dubbiosa; 3. chequando pure ella si ammetta per vera, essa accadde nonnell'XI ma nel XII secolo. Poco appresso egli afferma(p. 41), come cosa certissima, che il celebre Giovannid'Andrea nacque in Mugello; e noi parlando di questocelebre professore mostreremo che nacque in Bologna,e insieme scopriremo pi altri falli che l'ab. de Sade hacommesso nel ragionarne. Leggiadro poi l'anacroni-smo in cui cade l'ab. de Sade parlando dell'origine dellapoesia Italiana (p. 80, 81). E dice che, mentre la poesiaprovenzale era giunta nel sec. XII alla sua maggior ele-

2 Assai bene si qui difeso l'ab. de Sade nella sua apologia ms. osservandobench Livorno non fosse allora s celebre e s opportuno porto, come alpresente, era porto nondimeno. Non credo per ch'ei possa provare che ivio non altrove s'imbarcasse il Petrarca. Ma ci poco monta alla storia.

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pistojesi, e nulla aveano a far coi Donati (G. Vill. l. 8, c.37). Parlando del primo viaggio che Petrarca ancor fan-ciullo fece ad Avignone co' suoi genitori, affermach'essi (p. 20) si posero in barca a Livorno. egli possi-bile che l'ab. de Sade s versato nella lettura degli autoriitaliani non sapesse che solo nel sec. XVI cominci Li-vorno ad aver qualche nome, e che allora non era certa-mente tal luogo ove sperar occasione d'imbarco 2?All'occasion degli studj legali che il Petrarca fece inMontpellier, ricorda l'ab. de Sade la scoperta che nell'XIsecolo si fece nella Puglia del Codice, dic'egli, di Giu-stiniano (p. 37, nota d). Ma non vi ha alcuno mediocre-mente versato in cotali studi, che non sappia: 1. che nongi il Codice, ma le Pandette si dicon trovate in Amalfi;2. che cotal tradizione assai incerta e dubbiosa; 3. chequando pure ella si ammetta per vera, essa accadde nonnell'XI ma nel XII secolo. Poco appresso egli afferma(p. 41), come cosa certissima, che il celebre Giovannid'Andrea nacque in Mugello; e noi parlando di questocelebre professore mostreremo che nacque in Bologna,e insieme scopriremo pi altri falli che l'ab. de Sade hacommesso nel ragionarne. Leggiadro poi l'anacroni-smo in cui cade l'ab. de Sade parlando dell'origine dellapoesia Italiana (p. 80, 81). E dice che, mentre la poesiaprovenzale era giunta nel sec. XII alla sua maggior ele-

2 Assai bene si qui difeso l'ab. de Sade nella sua apologia ms. osservandobench Livorno non fosse allora s celebre e s opportuno porto, come alpresente, era porto nondimeno. Non credo per ch'ei possa provare che ivio non altrove s'imbarcasse il Petrarca. Ma ci poco monta alla storia.

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ganza, Ciullo d'Alcamo, il giudice Guido da Colonna, eJacopo da Lentino gracchiavano nella Sicilia, e che iprimi versi leggiadri che ivi si udissero, furono a' tempidi Federigo II verso l'an. 1220. Or Ciullo e Jacopo vis-sero verso questo tempo medesimo, e toccarono in parteil regno di Federigo. Guido poi visse molti anni dopo, esin verso la fine del secolo XIII. Veggasi ci che di essiabbiam detto nel quarto tomo. Assai pi grave l'errorgeografico di questo scrittore, quando dicendo che alPetrarca riusciva grave il recarsi da Milano a Venezia,come Giovanni Visconti bramava, ne adduce fra le altroragioni che conveniva traversar le montagne di mezzoverno (t. 3, p. 345). Ci dica egli di grazia quai sian lemontagne che incontransi sul cammino da Milano a Ve-nezia. Recando dal latino in francese alcuni versi neiquali il Petrarca accenna, nominando le lor patrie, i poe-ti che cantaron d'amore, cio quel di Verona, quellodell'Ombria e quel di Sulmona, pel secondo l'ab. deSade intende Orazio (ib. p. 45). Ma non v'ha chi nonsappia che il poeta dell'Ombria non pu esser altri cheProperzio, e che Orazio era natio di Venosa nella Puglia3. Nuova ancor la notizia che ci d questo scrittore af-fermando che i professori delle universit a' tempi di cuitrattiamo, in vece di dettare le lor lezioni spiegavano unlibro (ib. p. 129). E nondimeno nel decorso di questostudio vedremo innumerabili pruove dell'uso di dettarecomune tra' professori di questa et. Finalmente egli at-

3 L'ab. de Sade ha confessato questo suo sbaglio nella sua apologia ms.

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ganza, Ciullo d'Alcamo, il giudice Guido da Colonna, eJacopo da Lentino gracchiavano nella Sicilia, e che iprimi versi leggiadri che ivi si udissero, furono a' tempidi Federigo II verso l'an. 1220. Or Ciullo e Jacopo vis-sero verso questo tempo medesimo, e toccarono in parteil regno di Federigo. Guido poi visse molti anni dopo, esin verso la fine del secolo XIII. Veggasi ci che di essiabbiam detto nel quarto tomo. Assai pi grave l'errorgeografico di questo scrittore, quando dicendo che alPetrarca riusciva grave il recarsi da Milano a Venezia,come Giovanni Visconti bramava, ne adduce fra le altroragioni che conveniva traversar le montagne di mezzoverno (t. 3, p. 345). Ci dica egli di grazia quai sian lemontagne che incontransi sul cammino da Milano a Ve-nezia. Recando dal latino in francese alcuni versi neiquali il Petrarca accenna, nominando le lor patrie, i poe-ti che cantaron d'amore, cio quel di Verona, quellodell'Ombria e quel di Sulmona, pel secondo l'ab. deSade intende Orazio (ib. p. 45). Ma non v'ha chi nonsappia che il poeta dell'Ombria non pu esser altri cheProperzio, e che Orazio era natio di Venosa nella Puglia3. Nuova ancor la notizia che ci d questo scrittore af-fermando che i professori delle universit a' tempi di cuitrattiamo, in vece di dettare le lor lezioni spiegavano unlibro (ib. p. 129). E nondimeno nel decorso di questostudio vedremo innumerabili pruove dell'uso di dettarecomune tra' professori di questa et. Finalmente egli at-

3 L'ab. de Sade ha confessato questo suo sbaglio nella sua apologia ms.

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tribuisce a un religioso agostiniano la cronaca italiana diBologna pubblicata dal Muratori (t. 2, p. 421), la qualecome avverte il medesimo editore (Script. rer. ital. vol.18) opera di un francescano 4.

Ma ci di che l'ab. de Sade singolarmente si pregia, si di aver corretti gli errori degli scrittori della Vita delPetrarca, e di avere fissato l'epoche de' diversi fatti diessa dagli altri o non ben avvertite, o malamente confu-se. N io negher ch'egli non sia in ci stato molte voltefelice e che noi perci non gli siam debitori di molto.Ma se molti errori egli ha scoperti negli altri, mi lusingoio pure d'averne in lui trovati non pochi. Nel decorso diquesto studio vedremo che l'ab. de Sade suppone in unluogo che il Petrarca, ancora fanciullo fosse per qualchetempo in Firenze, mentre certo che non vi fu che l'an.1350; che gli d per suo maestro in Pisa quel Convene-vole, alla cui scuola non fu veramente che in Francia;ch'egli afferma che il Petrarca trov le Istituzioni diQuintiliano nel tornar che facea da Roma, mentre cer-to ch'ei ritrovolle quando vi andava; ch'egli d per mae-stro al Petrarca in Bologna Cino da Pistoja, il quale pro-babilmente non tenne mai ivi scuola; ch'egli contro ogniverisomiglianza fa intraprendere il lunghissimo viaggioda Avignone fino a Bologna al padre del Petrarca soloper togliergli dalle mani Cicerone e Virgilio; che non

4 Qui m. de Sade si felicemente difeso; perciocch egli ha osservato che ilpasso ove si cita la Cronaca di Bologna, parlando della pestilenza del 1347,si pu credere scritto da un religioso agostiniano, il quale anche dal Mura-tori stato probabilmente creduto di qualche parte della medesima.

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tribuisce a un religioso agostiniano la cronaca italiana diBologna pubblicata dal Muratori (t. 2, p. 421), la qualecome avverte il medesimo editore (Script. rer. ital. vol.18) opera di un francescano 4.

Ma ci di che l'ab. de Sade singolarmente si pregia, si di aver corretti gli errori degli scrittori della Vita delPetrarca, e di avere fissato l'epoche de' diversi fatti diessa dagli altri o non ben avvertite, o malamente confu-se. N io negher ch'egli non sia in ci stato molte voltefelice e che noi perci non gli siam debitori di molto.Ma se molti errori egli ha scoperti negli altri, mi lusingoio pure d'averne in lui trovati non pochi. Nel decorso diquesto studio vedremo che l'ab. de Sade suppone in unluogo che il Petrarca, ancora fanciullo fosse per qualchetempo in Firenze, mentre certo che non vi fu che l'an.1350; che gli d per suo maestro in Pisa quel Convene-vole, alla cui scuola non fu veramente che in Francia;ch'egli afferma che il Petrarca trov le Istituzioni diQuintiliano nel tornar che facea da Roma, mentre cer-to ch'ei ritrovolle quando vi andava; ch'egli d per mae-stro al Petrarca in Bologna Cino da Pistoja, il quale pro-babilmente non tenne mai ivi scuola; ch'egli contro ogniverisomiglianza fa intraprendere il lunghissimo viaggioda Avignone fino a Bologna al padre del Petrarca soloper togliergli dalle mani Cicerone e Virgilio; che non

4 Qui m. de Sade si felicemente difeso; perciocch egli ha osservato che ilpasso ove si cita la Cronaca di Bologna, parlando della pestilenza del 1347,si pu credere scritto da un religioso agostiniano, il quale anche dal Mura-tori stato probabilmente creduto di qualche parte della medesima.

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pare che sia stato molto felice nel fissar l'epoca dellamorte de' genitori dello stesso Petrarca; che poco esatta-mente ancora egli ha parlato della dignit di arcidiaco-no, che questi ebbe in Parma; ch'egli gli fa fare un viag-gio dall'Italia in Avignone l'an. 1344, il qual non sembraabbastanza provato. Questi e pi altri errori verremo dimano in mano scoprendo, e confutando, secondo il bi-sogno. Ma qui conviene avvertirne alcuni altri, de qualiabbiam lasciato di ragionare nel seguito della Storia pernon interromperne troppo spesso il filo con noja de' leg-gitori. L'ab. de Sade parlando de' viaggi che il Petrarcafece sulle coste marittime della Spagna e della Breta-gna, dice (l. 2, p. 335) ch'ei non ha potuto scoprire ilvero motivo di cotai viaggi. Ma s'egli avesse esaminaticon attenzione i versi del Petrarca, in cui di essi ragiona(Carm. l. 1, ep. 7), avrebbe veduto che chiaramente eglidice che a ci lo spinse il desiderio di estinguere l'amo-rosa fiamma di cui sentiasi divorato. Il Petrarca parla inuna sua lettera al cardinale di Cabassole (Senil. l. 14,ep. 15) che un viaggio ch'ei fece alla grotta di s. MariaMaddalena presso Marsiglia con uno, cui egli chiamaviro fortunae majoris quam prudentiae, e dice che ciera accaduto 34 anni addietro. L'ab. de Sade afferma (l.c. p. 374) che il compagno del Petrarca in questo viag-gio fu il delfino Umberto, e che esso accadde nel 1338,poich la lettera, dic'egli, fu scritta l'an. 1372. Ma nulladi ci io veggo da lui comprovarsi con buoni argomenti;e quelle parole con cui egli disegna il compagno del suoviaggio troppo mi sembrano generali, perch si possa

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pare che sia stato molto felice nel fissar l'epoca dellamorte de' genitori dello stesso Petrarca; che poco esatta-mente ancora egli ha parlato della dignit di arcidiaco-no, che questi ebbe in Parma; ch'egli gli fa fare un viag-gio dall'Italia in Avignone l'an. 1344, il qual non sembraabbastanza provato. Questi e pi altri errori verremo dimano in mano scoprendo, e confutando, secondo il bi-sogno. Ma qui conviene avvertirne alcuni altri, de qualiabbiam lasciato di ragionare nel seguito della Storia pernon interromperne troppo spesso il filo con noja de' leg-gitori. L'ab. de Sade parlando de' viaggi che il Petrarcafece sulle coste marittime della Spagna e della Breta-gna, dice (l. 2, p. 335) ch'ei non ha potuto scoprire ilvero motivo di cotai viaggi. Ma s'egli avesse esaminaticon attenzione i versi del Petrarca, in cui di essi ragiona(Carm. l. 1, ep. 7), avrebbe veduto che chiaramente eglidice che a ci lo spinse il desiderio di estinguere l'amo-rosa fiamma di cui sentiasi divorato. Il Petrarca parla inuna sua lettera al cardinale di Cabassole (Senil. l. 14,ep. 15) che un viaggio ch'ei fece alla grotta di s. MariaMaddalena presso Marsiglia con uno, cui egli chiamaviro fortunae majoris quam prudentiae, e dice che ciera accaduto 34 anni addietro. L'ab. de Sade afferma (l.c. p. 374) che il compagno del Petrarca in questo viag-gio fu il delfino Umberto, e che esso accadde nel 1338,poich la lettera, dic'egli, fu scritta l'an. 1372. Ma nulladi ci io veggo da lui comprovarsi con buoni argomenti;e quelle parole con cui egli disegna il compagno del suoviaggio troppo mi sembrano generali, perch si possa

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inferirne a chi esse appartengano. L'arrivo del Petrarca aParma l'an. 1341, dopo la sua coronazione, si dicedall'ab. de Sade (t. 2, p. 14) avvenuto poco prima chequella citt cadesse sotto il dominio de' Correggeschi.Ma come narra egli stesso, essi se ne renderon padronia' 21 di maggio, e il Petrarca non vi entr che a' 23,come raccogliesi dalla lettera che in quel giorno stessoegli scrisse segnata 10 cal. junii, cio a' 23 di maggio, enon a' 22 come traduce l'ab. de Sade. Questi racconta(ib. p. 61) che l'an. 1342 un gran personaggio venuto es-sendo in Avignone, e avendo bramato di veder Laura,cui i versi del Petrarca avean renduta s celebre, ella nongli parve di tal bellezza che meritasse s grandi elogi.Ma l'unica pruova di cotal fatto si un sonetto del Pe-trarca ivi riportato dall'ab. de Sade, in cui egli dice chequando egli prese ad amar Laura, ella era pi bella assaiche non a quel tempo. Ma basta egli ci a provarci lavenuta di un gran personaggio? Io non posso parimenteseguire l'opinione dell'ab. de Sade, nel fissar l'epoca de'due trattati dal Petrarca composti l'uno de Vita solitaria,l'altro de Otio Religiosorum, i quali come egli stesso af-ferma (praef ad l. de Vita sol.) furono scritti un annol'un dopo l'altro. Or l'ab. de Sade afferma che il primo fucominciato l'an. 1346, bench compito solo 20 anni ap-presso nel 1366 (t. 2, p. 270); e che il secondo fu scrittonel 1347 in cui egli afferma che il Petrarca fu alla Cer-tosa, e vi vide il fratello Gherardo religioso da cinqueanni (ib. p. 314). E che Gherardo avesse gi passato ilquinto anno di religione, quando ebbe la prima visita

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inferirne a chi esse appartengano. L'arrivo del Petrarca aParma l'an. 1341, dopo la sua coronazione, si dicedall'ab. de Sade (t. 2, p. 14) avvenuto poco prima chequella citt cadesse sotto il dominio de' Correggeschi.Ma come narra egli stesso, essi se ne renderon padronia' 21 di maggio, e il Petrarca non vi entr che a' 23,come raccogliesi dalla lettera che in quel giorno stessoegli scrisse segnata 10 cal. junii, cio a' 23 di maggio, enon a' 22 come traduce l'ab. de Sade. Questi racconta(ib. p. 61) che l'an. 1342 un gran personaggio venuto es-sendo in Avignone, e avendo bramato di veder Laura,cui i versi del Petrarca avean renduta s celebre, ella nongli parve di tal bellezza che meritasse s grandi elogi.Ma l'unica pruova di cotal fatto si un sonetto del Pe-trarca ivi riportato dall'ab. de Sade, in cui egli dice chequando egli prese ad amar Laura, ella era pi bella assaiche non a quel tempo. Ma basta egli ci a provarci lavenuta di un gran personaggio? Io non posso parimenteseguire l'opinione dell'ab. de Sade, nel fissar l'epoca de'due trattati dal Petrarca composti l'uno de Vita solitaria,l'altro de Otio Religiosorum, i quali come egli stesso af-ferma (praef ad l. de Vita sol.) furono scritti un annol'un dopo l'altro. Or l'ab. de Sade afferma che il primo fucominciato l'an. 1346, bench compito solo 20 anni ap-presso nel 1366 (t. 2, p. 270); e che il secondo fu scrittonel 1347 in cui egli afferma che il Petrarca fu alla Cer-tosa, e vi vide il fratello Gherardo religioso da cinqueanni (ib. p. 314). E che Gherardo avesse gi passato ilquinto anno di religione, quando ebbe la prima visita

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del fratello, certo da una lettera del Petrarca citatadall'ab. de Sade. Ma io affermo che il Petrarca non presea scrivere il trattato de Otio Religiosorum che all'occa-sione della seconda visita ch'ei fece al fratello l'an.1353, come narra lo stesso ab. de Sade (t. 3, p. 289): eche quello de Vita solitaria era stato da lui cominciatol'anno precedente 5. E a dir vero riflettasi attentamente.Il Petrarca indirizzando il suo libro de Vita solitaria aFilippo di Cabassole prima vescovo di Cavaillon, e allo-ra patriarca di Gerusalemme, lo prega a scusarlo se hadifferito, non gi venti, come dice l'ab. de Sade, ma die-ci anni a compirlo e ad inviarglielo. Tu igitur... dilatio-nem ipsam jam decennem, boni consule. Dunque se ilPetrarca cominci quel trattato nel 1346 come vuolel'ab. de Sade, ei dovette compirlo nell'an. 1356. Maquando il Petrarca gl'invi questo libro, Filippo era statofatto di fresco patriarca di Gerusalemme, perciocchegli dice di aver posto in fronte a quel libro non prae-sens patriarchae nomen, sed episcopi; neque hanctuam, novam, sed antiquam illam appositam dignita-tem, e Filippo per confessione dello stesso ab. de Sade(t. 3, p. 737) non fu eletto patriarca che l'an. 1361. Dun-que solo dopo questo anno il Petrarca indirizzogli quellibro. E solo dieci anni prima, cio circa il 1352, avealoincominciato. Dunque se il libro de Otio Religiosorum

5 Assai lungamente ha difesa l'ab. de Sade l'epoca da lui fissata di questi dueopuscoli del Petrarca; e mi sembrano di qualche peso le ragioni perci dalui allegate. Ma la cosa non di tanto momento che valga la pena di dispu-tarne pi oltre.

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del fratello, certo da una lettera del Petrarca citatadall'ab. de Sade. Ma io affermo che il Petrarca non presea scrivere il trattato de Otio Religiosorum che all'occa-sione della seconda visita ch'ei fece al fratello l'an.1353, come narra lo stesso ab. de Sade (t. 3, p. 289): eche quello de Vita solitaria era stato da lui cominciatol'anno precedente 5. E a dir vero riflettasi attentamente.Il Petrarca indirizzando il suo libro de Vita solitaria aFilippo di Cabassole prima vescovo di Cavaillon, e allo-ra patriarca di Gerusalemme, lo prega a scusarlo se hadifferito, non gi venti, come dice l'ab. de Sade, ma die-ci anni a compirlo e ad inviarglielo. Tu igitur... dilatio-nem ipsam jam decennem, boni consule. Dunque se ilPetrarca cominci quel trattato nel 1346 come vuolel'ab. de Sade, ei dovette compirlo nell'an. 1356. Maquando il Petrarca gl'invi questo libro, Filippo era statofatto di fresco patriarca di Gerusalemme, perciocchegli dice di aver posto in fronte a quel libro non prae-sens patriarchae nomen, sed episcopi; neque hanctuam, novam, sed antiquam illam appositam dignita-tem, e Filippo per confessione dello stesso ab. de Sade(t. 3, p. 737) non fu eletto patriarca che l'an. 1361. Dun-que solo dopo questo anno il Petrarca indirizzogli quellibro. E solo dieci anni prima, cio circa il 1352, avealoincominciato. Dunque se il libro de Otio Religiosorum

5 Assai lungamente ha difesa l'ab. de Sade l'epoca da lui fissata di questi dueopuscoli del Petrarca; e mi sembrano di qualche peso le ragioni perci dalui allegate. Ma la cosa non di tanto momento che valga la pena di dispu-tarne pi oltre.

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fu scritto un anno dappoich il Petrarca avea scrittoquello de Vita solitaria, come abbiamo dimostrato, essofu scritto l'an. 1353. Che se l'ab. de Sade avea ragioniper attenersi all'epoca da lui seguita, dovea egli almenofar motto di queste difficolt, e recarne lo scioglimento.Lo stesso vuol dirsi della rigorosa rivista che il Petrarcafece delle sue opere, molte delle quali gitt severamentealle fiamme, com'egli stesso racconta (praef. ad Epist.famil.). A me sembra ch'egli parli in modo che c'indichichiaramente essersi ci da lui eseguito l'an. 1348,all'occasion del rapirgli che la morte avea fatto non po-chi amici. Nondimeno l'ab. de Sade la differisce (t. 3, p.101) all'an. 1351 senza recarcene ragione alcuna 6. Laminutezza finalmente con cui l'ab. de Sade si prefissodi raccontare tutti i viaggi del Petrarca, mi d occasionedi rilevare due altri errori da lui commessi. Ei parla dellungo soggiorno che il Petrarca fece in Venezia l'an.1363 (ib. p. 630, ec.); ma non avverte che o al fine disettembre, o al principio di ottobre da Venezia fece ri-torno a Padova. E nondimeno egli stesso cita in un altroluogo (ib. p. 648) una lettera che il Petrarca scrisse inquest'anno da Padova al 13 di ottobre (Senil. l. 3 ep. 3).Afferma poscia (l. c. p. 648) che nel mese di maggio del1364 ei tornossone a Venezia. E nondimeno egli stessoconfessa (ib. p. 733) che fu scritta nel 1 di marzo di6 L'ab. de Sade nella sua apologia ms. ha poi prodotte alcune buone ragioni a

provare che il Petrarca non pot fare la rivista delle sue opere prima del1351, e quella singolarmente che nella lettera in cui ragiona di questa rivi-sta, egli accenna le lettere da se scritte a Seneca, a Varrone, a Virgilio, cheappartengono al 1349, o al 1350.

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fu scritto un anno dappoich il Petrarca avea scrittoquello de Vita solitaria, come abbiamo dimostrato, essofu scritto l'an. 1353. Che se l'ab. de Sade avea ragioniper attenersi all'epoca da lui seguita, dovea egli almenofar motto di queste difficolt, e recarne lo scioglimento.Lo stesso vuol dirsi della rigorosa rivista che il Petrarcafece delle sue opere, molte delle quali gitt severamentealle fiamme, com'egli stesso racconta (praef. ad Epist.famil.). A me sembra ch'egli parli in modo che c'indichichiaramente essersi ci da lui eseguito l'an. 1348,all'occasion del rapirgli che la morte avea fatto non po-chi amici. Nondimeno l'ab. de Sade la differisce (t. 3, p.101) all'an. 1351 senza recarcene ragione alcuna 6. Laminutezza finalmente con cui l'ab. de Sade si prefissodi raccontare tutti i viaggi del Petrarca, mi d occasionedi rilevare due altri errori da lui commessi. Ei parla dellungo soggiorno che il Petrarca fece in Venezia l'an.1363 (ib. p. 630, ec.); ma non avverte che o al fine disettembre, o al principio di ottobre da Venezia fece ri-torno a Padova. E nondimeno egli stesso cita in un altroluogo (ib. p. 648) una lettera che il Petrarca scrisse inquest'anno da Padova al 13 di ottobre (Senil. l. 3 ep. 3).Afferma poscia (l. c. p. 648) che nel mese di maggio del1364 ei tornossone a Venezia. E nondimeno egli stessoconfessa (ib. p. 733) che fu scritta nel 1 di marzo di6 L'ab. de Sade nella sua apologia ms. ha poi prodotte alcune buone ragioni a

provare che il Petrarca non pot fare la rivista delle sue opere prima del1351, e quella singolarmente che nella lettera in cui ragiona di questa rivi-sta, egli accenna le lettere da se scritte a Seneca, a Varrone, a Virgilio, cheappartengono al 1349, o al 1350.

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quell'anno una lettera che certamente fu da lui scritta inVenezia (Senil. l. 3, ep. 6), ove perci convien dire ch'eifosse allora gi ritornato.

N io mi stupisco che questi e pi altri errori sien cor-si nell'opera erudita per altro ed esatta di questo valoro-so scrittore; perciocch egli si mostra spesso poco felicenel cogliere il vero senso dell'opere del Petrarca e di al-tri scrittori, della cui autorit egli suole valersi. Rechia-mone alcuni esempj. Il Petrarca parlando di Convenevo-le suo maestro allor gi morto, dice, (ib. l. 15, ep. 1)ch'egli avea tenuta scuola di gramatica pel corso di 60anni, e l'ab. de Sade citando questo passo medesimo (t.1, p. 30) afferma che quando il Petrarca recossi ancorfanciullo a Carpentras, Convenevole gi da 60 anni era-si impiegato nell'esercizio della scuola 7. L'ab. de Sadepretende che le ceneri de' genitori del Petrarca trasporta-te fossero da Avignone a Firenze (ib. p. 54, note 6). E suqual fondamento? Su quelle parole che usa il Petrarcanella celebre sua canzone all'Italia (par. 1, canz. 29):

Non questa la patria in ch'io mi fido,Madre benigna e pia,Che cuopre l'uno e l'altro mio parente?

Come se essi si dicessero in sua propria persona dallostesso Petrarca. Ma non egli evidente che questo altronon che un pensiero a cui egli brama che pongan7 L'ab. de Sade nella sua apologia ms. riconosce questo suo errore; ma affer-

ma ch'io ho errato quando poco prima ho accennato ci che poscia altroveragiono, che Convenevole fu maestro al Petrarca in Carpentras solamente,non anche in Pisa. Ma come ei di ci non adduce veruna pruova, io non hoche rispondergli.

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quell'anno una lettera che certamente fu da lui scritta inVenezia (Senil. l. 3, ep. 6), ove perci convien dire ch'eifosse allora gi ritornato.

N io mi stupisco che questi e pi altri errori sien cor-si nell'opera erudita per altro ed esatta di questo valoro-so scrittore; perciocch egli si mostra spesso poco felicenel cogliere il vero senso dell'opere del Petrarca e di al-tri scrittori, della cui autorit egli suole valersi. Rechia-mone alcuni esempj. Il Petrarca parlando di Convenevo-le suo maestro allor gi morto, dice, (ib. l. 15, ep. 1)ch'egli avea tenuta scuola di gramatica pel corso di 60anni, e l'ab. de Sade citando questo passo medesimo (t.1, p. 30) afferma che quando il Petrarca recossi ancorfanciullo a Carpentras, Convenevole gi da 60 anni era-si impiegato nell'esercizio della scuola 7. L'ab. de Sadepretende che le ceneri de' genitori del Petrarca trasporta-te fossero da Avignone a Firenze (ib. p. 54, note 6). E suqual fondamento? Su quelle parole che usa il Petrarcanella celebre sua canzone all'Italia (par. 1, canz. 29):

Non questa la patria in ch'io mi fido,Madre benigna e pia,Che cuopre l'uno e l'altro mio parente?

Come se essi si dicessero in sua propria persona dallostesso Petrarca. Ma non egli evidente che questo altronon che un pensiero a cui egli brama che pongan7 L'ab. de Sade nella sua apologia ms. riconosce questo suo errore; ma affer-

ma ch'io ho errato quando poco prima ho accennato ci che poscia altroveragiono, che Convenevole fu maestro al Petrarca in Carpentras solamente,non anche in Pisa. Ma come ei di ci non adduce veruna pruova, io non hoche rispondergli.

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mente gl'Italiani per animarsi a difender la comune lorpatria, riflettendo ch'essa chiude nel suo seno le ossa de'lor genitori? E a dir vero non sarebbe ella cosa ridicola,se il Petrarca parlasse qui de' suoi genitori, il soggiu-gnere che fa tosto?

Questo per Dio la menteTalor vi mova, ec.

Come se il sapere che in Italia sono sepolti i genitori delPetrarca dovesse riscuotere gli animi degl'Italiani, emetter loro l'armi tra mano, per sostenerne la libert el'onore. Pi leggiero un altro errore commesso dall'ab.de Sade il quale citando la lettera del Petrarca alla poste-rit, in cui dice che gli cadde in pensiero di comporre ilpoema dell'Africa sexta quadam feria majoris hebdo-madae egli traduce il sabato santo (l. c. p. 403) 8. Pocoesatta ancor parmi l'interpretazione ch'ei d ad un passodi Svetonio, ove questi dice che parum abfuit che Cali-gola non facesse togliere da tutte le biblioteche le operee i ritratti di Virgilio e di Livio, le quai parole a me sem-bra che dir ci vogliano che poco manc che Caligolanon pubblicasse un tal ordine. E nondimeno l'ab. deSade le interpreta (ib. p. 443) come se dir volessero cheCaligola fece ogni sforzo per eseguire questo suo pazzodisegno. E Petrarca scrivendo al card. Bernardo vescovodi Rhodez e lodandone la felicit non ordinaria di ver-

8 Anche questo piccolo errore si confessa dall'ab. de Sade nella sua apolo-gia ms., e cos pur l'altro nella traduzione delle parole: trecentos et septemdecies.

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mente gl'Italiani per animarsi a difender la comune lorpatria, riflettendo ch'essa chiude nel suo seno le ossa de'lor genitori? E a dir vero non sarebbe ella cosa ridicola,se il Petrarca parlasse qui de' suoi genitori, il soggiu-gnere che fa tosto?

Questo per Dio la menteTalor vi mova, ec.

Come se il sapere che in Italia sono sepolti i genitori delPetrarca dovesse riscuotere gli animi degl'Italiani, emetter loro l'armi tra mano, per sostenerne la libert el'onore. Pi leggiero un altro errore commesso dall'ab.de Sade il quale citando la lettera del Petrarca alla poste-rit, in cui dice che gli cadde in pensiero di comporre ilpoema dell'Africa sexta quadam feria majoris hebdo-madae egli traduce il sabato santo (l. c. p. 403) 8. Pocoesatta ancor parmi l'interpretazione ch'ei d ad un passodi Svetonio, ove questi dice che parum abfuit che Cali-gola non facesse togliere da tutte le biblioteche le operee i ritratti di Virgilio e di Livio, le quai parole a me sem-bra che dir ci vogliano che poco manc che Caligolanon pubblicasse un tal ordine. E nondimeno l'ab. deSade le interpreta (ib. p. 443) come se dir volessero cheCaligola fece ogni sforzo per eseguire questo suo pazzodisegno. E Petrarca scrivendo al card. Bernardo vescovodi Rhodez e lodandone la felicit non ordinaria di ver-

8 Anche questo piccolo errore si confessa dall'ab. de Sade nella sua apolo-gia ms., e cos pur l'altro nella traduzione delle parole: trecentos et septemdecies.

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seggiare, dice:Versus brevis hora trecentosEt septem decies excudit (Carm. l. 2, ep. 4)

A me pare che non faccia d'uopo di grande erudizionelatina per intendere che il Petrarca qui vuol dire trecen-to settanta versi. E nondimeno l'ab. de Sade traducetrois cents dixsept. (t. 3, p. 108, 110). Anche nell'inter-pretare le antiche iscrizoni non l'ab. de Sade troppo fe-lice. E reca la celebre iscrizion padovana, creduta gidello storico Livio: (T. Livius Liviae T. F. Quartae L.Halys; ec.). E la lettera L. che non v'ha chi non sappiavoler qui dire libertus, da lui s'interpreta Lucius (t. 3, p.108, 110). Che direm noi delle Rime del Petrarca da luirecate in versi francesi? O a meglio dire che ne direbbelo stesso Petrarca, se si vedesse cos guasto e malcon-cio? Rechiamone due soli saggi, onde giudicare del ri-manente; e il primo sia uno de' pi leggiadri sonetti cheabbia questo poeta:

Movesi 'l vecchiarel canuto e bianco Dal dolce loco ov' ha sua et fornita,E dalla famigliuola sbigottita Che vede il caro padre venir manco.

Indi traendo poi l'antico fianco Per l'estreme giornate di sua vita Quanto pi pu col buon voler s'aita Rotto dagli anni e del cammino stanco.

E vien a Roma seguendo 'l desio,Per mirar la sembianza di colui Ch'ancor lass nel Ciel vedere spera.

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seggiare, dice:Versus brevis hora trecentosEt septem decies excudit (Carm. l. 2, ep. 4)

A me pare che non faccia d'uopo di grande erudizionelatina per intendere che il Petrarca qui vuol dire trecen-to settanta versi. E nondimeno l'ab. de Sade traducetrois cents dixsept. (t. 3, p. 108, 110). Anche nell'inter-pretare le antiche iscrizoni non l'ab. de Sade troppo fe-lice. E reca la celebre iscrizion padovana, creduta gidello storico Livio: (T. Livius Liviae T. F. Quartae L.Halys; ec.). E la lettera L. che non v'ha chi non sappiavoler qui dire libertus, da lui s'interpreta Lucius (t. 3, p.108, 110). Che direm noi delle Rime del Petrarca da luirecate in versi francesi? O a meglio dire che ne direbbelo stesso Petrarca, se si vedesse cos guasto e malcon-cio? Rechiamone due soli saggi, onde giudicare del ri-manente; e il primo sia uno de' pi leggiadri sonetti cheabbia questo poeta:

Movesi 'l vecchiarel canuto e bianco Dal dolce loco ov' ha sua et fornita,E dalla famigliuola sbigottita Che vede il caro padre venir manco.

Indi traendo poi l'antico fianco Per l'estreme giornate di sua vita Quanto pi pu col buon voler s'aita Rotto dagli anni e del cammino stanco.

E vien a Roma seguendo 'l desio,Per mirar la sembianza di colui Ch'ancor lass nel Ciel vedere spera.

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Cos lasso talor vo' cercando io,Donna, quant' possibile, in altrui La desiata vostra forma vera.

Or eccone la traduzione che ne fa l'ab. de Sade (t. 1, p.204).

Un viellard plein d'impatienceQuitte sa femme en pleurs, ses amis, ses enfans;Traine Rome un vieux corps affaiss per les ans,Pour contempler la rassemblanceDe ce divin Sauveur que bientot de plus prsIl verra dans le Ciel sans ombre et sans nuage.Pour moi, loin de ce beau visage,Dont l'amour a grav dans mon coeur tous les traits,Laure, par tout je cherche votre image,Et je ne la trouve jamais.

L'altro il trarremo da una delle pi belle canzoni di cuiper per isfuggire lunghezza recheremo due sole stanze. Spirto gentil, che quelle membra reggi

Dentro alle qua' peregrinando alberga Un signor valoroso accorto e saggio,Poi che se' giunto all'onorata verga Con la qual Roma e suoi erranti correggi,E la richiami al suo antico viaggio,Io parlo a te, per ch'altrove un raggio Non veggio di virt ch'al mondo spenta;N trovo chi di mal far si vergogni.Che s'aspetti non so, n che s'agogni Italia che suoi guai non par che senta.Vecchia, oziosa e lentaDormir sempre, e non fia chi la svegli?Le man l'avess'io avvolto entro a' capegli!

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Cos lasso talor vo' cercando io,Donna, quant' possibile, in altrui La desiata vostra forma vera.

Or eccone la traduzione che ne fa l'ab. de Sade (t. 1, p.204).

Un viellard plein d'impatienceQuitte sa femme en pleurs, ses amis, ses enfans;Traine Rome un vieux corps affaiss per les ans,Pour contempler la rassemblanceDe ce divin Sauveur que bientot de plus prsIl verra dans le Ciel sans ombre et sans nuage.Pour moi, loin de ce beau visage,Dont l'amour a grav dans mon coeur tous les traits,Laure, par tout je cherche votre image,Et je ne la trouve jamais.

L'altro il trarremo da una delle pi belle canzoni di cuiper per isfuggire lunghezza recheremo due sole stanze. Spirto gentil, che quelle membra reggi

Dentro alle qua' peregrinando alberga Un signor valoroso accorto e saggio,Poi che se' giunto all'onorata verga Con la qual Roma e suoi erranti correggi,E la richiami al suo antico viaggio,Io parlo a te, per ch'altrove u