Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta...

93

Transcript of Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta...

Page 1: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da
Page 2: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Questo e-book è stato realizzato anche grazie alsostegno di:

E-textWeb design, Editoria, Multimedia

(pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)www.e-text.it

QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Storia di un secolo, dal 1789 ai giorninostri : Fasc. IV (dal 1866 al 1889)AUTORE: Filopanti, Quirico (Barilli, Giuseppe)TRADUTTORE: CURATORE: NOTE:CODICE ISBN E-BOOK: 9788828102045

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze

COPERTINA: [elaborazione da] “Morte del MaggioreGiacomo Pagliari presso la Porta Pia (post 1892)” diRaffaele Pontremoli (1832-1905) - Museo Torre di SanMartino della Battaglia, Desenzano del Garda (BS) -https://it.wikipedia.org/wiki/File:Porta_Pia_Pagliari_Vizzotto.JPG - Pubblico dominio.

TRATTO DA: Storia di un secolo, dal 1789 ai giorninostri : Fasc. IV (dal 1866 al 1889). - Milano :Tip. Edoardo Sonzogno Edit., 1892. - 62 p. : ill. ;16 cm. – (Biblioteca del popolo ; 237)

2

Questo e-book è stato realizzato anche grazie alsostegno di:

E-textWeb design, Editoria, Multimedia

(pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)www.e-text.it

QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Storia di un secolo, dal 1789 ai giorninostri : Fasc. IV (dal 1866 al 1889)AUTORE: Filopanti, Quirico (Barilli, Giuseppe)TRADUTTORE: CURATORE: NOTE:CODICE ISBN E-BOOK: 9788828102045

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze

COPERTINA: [elaborazione da] “Morte del MaggioreGiacomo Pagliari presso la Porta Pia (post 1892)” diRaffaele Pontremoli (1832-1905) - Museo Torre di SanMartino della Battaglia, Desenzano del Garda (BS) -https://it.wikipedia.org/wiki/File:Porta_Pia_Pagliari_Vizzotto.JPG - Pubblico dominio.

TRATTO DA: Storia di un secolo, dal 1789 ai giorninostri : Fasc. IV (dal 1866 al 1889). - Milano :Tip. Edoardo Sonzogno Edit., 1892. - 62 p. : ill. ;16 cm. – (Biblioteca del popolo ; 237)

2

Page 3: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 23 settembre 20102a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 29 gennaio 2020

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità standard 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

SOGGETTO:HIS000000 STORIA / Generale

DIGITALIZZAZIONE:Catia Righi, [email protected]

REVISIONE:Paolo Alberti, [email protected] Santamaria

IMPAGINAZIONE:Carlo F. Traverso (ePub)Marco Totolo (revisione ePub)

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

3

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 23 settembre 20102a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 29 gennaio 2020

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità standard 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

SOGGETTO:HIS000000 STORIA / Generale

DIGITALIZZAZIONE:Catia Righi, [email protected]

REVISIONE:Paolo Alberti, [email protected] Santamaria

IMPAGINAZIONE:Carlo F. Traverso (ePub)Marco Totolo (revisione ePub)

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

3

Page 4: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Liber Liber

Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri.Fai una donazione: www.liberliber.it/online/aiuta.Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: www.liberliber.it.

4

Liber Liber

Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri.Fai una donazione: www.liberliber.it/online/aiuta.Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: www.liberliber.it.

4

Page 5: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Indice generaleLiber Liber......................................................................4ANNO 1866Guerra di Prussia ed Italia contro Austria.Custoza, Sadowa, Lissa, Bececca...................................8DALLA FINE DEL 1866A TUTTO IL 1869Suez, Monterotondo, Mentana......................................43ANNI 1870-1871Concilio Vaticano. Guerra Franco-Germanica.Comune di Parigi..........................................................54L'ITALIA UNITABreccia di Porta Pia. Plebisciti italiani.........................66DAL 1871 AL 1889......................................................76INDICE DEI QUATTRO FASCICOLI DELLA STO-RIA DI UN SECOLO...................................................95

5

Indice generaleLiber Liber......................................................................4ANNO 1866Guerra di Prussia ed Italia contro Austria.Custoza, Sadowa, Lissa, Bececca...................................8DALLA FINE DEL 1866A TUTTO IL 1869Suez, Monterotondo, Mentana......................................43ANNI 1870-1871Concilio Vaticano. Guerra Franco-Germanica.Comune di Parigi..........................................................54L'ITALIA UNITABreccia di Porta Pia. Plebisciti italiani.........................66DAL 1871 AL 1889......................................................76INDICE DEI QUATTRO FASCICOLI DELLA STO-RIA DI UN SECOLO...................................................95

5

Page 6: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

STORIA DI UN SECOLODAL 1789 AI GIORNI NOSTRI

FASCICOLO QUARTODAL 1866 al 1889

QUIRICO FILOPANTI

6

STORIA DI UN SECOLODAL 1789 AI GIORNI NOSTRI

FASCICOLO QUARTODAL 1866 al 1889

QUIRICO FILOPANTI

6

Page 7: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

STORIA DI UN SECOLO

ANNO 1866Guerra di Prussia ed Italia con-

tro Austria.Custoza, Sadowa, Lissa, Bececca.

In tutto il periodo di tempo che durò la confederazio-ne Germanica, cioè dal 1815 al 1866, la Prussia era con-siderata, entro la confederazione e fuori, come una po-tenza minore di quella dell'Austria; ma la Prussia senti-vasi più forte, ed agognava ad assumere anche ufficial-mente l'egemonia, o presidenza.

Questo, come dissi, fu il principal motivo della guerradel 1866 fra la Prussia da una parte, e dall'altra l'Austriacolla Baviera e con quasi tutto il resto della Confedera-zione Germanica. Bismark cercò un giusto motivo, odalmeno un nobile pretesto, alla guerra: domandò una ri-forma della confederazione, con partecipazione dellarappresentanza nazionale, da eleggersi per suffragio uni-versale di tutti i Tedeschi maggiori di anni venticinque.Ben egli prevedeva che la domanda sarebbe rigettata, elo fu.

Il gabinetto di Firenze non poteva a meno di profitta-re delle favorevoli disposizioni della Prussia, al princi-

7

STORIA DI UN SECOLO

ANNO 1866Guerra di Prussia ed Italia con-

tro Austria.Custoza, Sadowa, Lissa, Bececca.

In tutto il periodo di tempo che durò la confederazio-ne Germanica, cioè dal 1815 al 1866, la Prussia era con-siderata, entro la confederazione e fuori, come una po-tenza minore di quella dell'Austria; ma la Prussia senti-vasi più forte, ed agognava ad assumere anche ufficial-mente l'egemonia, o presidenza.

Questo, come dissi, fu il principal motivo della guerradel 1866 fra la Prussia da una parte, e dall'altra l'Austriacolla Baviera e con quasi tutto il resto della Confedera-zione Germanica. Bismark cercò un giusto motivo, odalmeno un nobile pretesto, alla guerra: domandò una ri-forma della confederazione, con partecipazione dellarappresentanza nazionale, da eleggersi per suffragio uni-versale di tutti i Tedeschi maggiori di anni venticinque.Ben egli prevedeva che la domanda sarebbe rigettata, elo fu.

Il gabinetto di Firenze non poteva a meno di profitta-re delle favorevoli disposizioni della Prussia, al princi-

7

Page 8: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

pio del 1866, stringendo con essa, come fece, un trattatodi alleanza offensiva e difensiva. La dichiarazione diguerra non fu fatta dall'Italia all'Austria che il 20 giu-gno, ma i preparativi della guerra si fecero palesementemolto prima, tanto dal lato della Prussia e dell'Italia,come da quello dell'Austria. Questa videsi obbligata adividere in due parti le sue forze; la maggiore contro laPrussia, la minore contro l'Italia, appoggiandosi al trop-po famoso quadrilatero, Verona, Peschiera, Mantova eLegnago.

I generali Italiani commisero il solito errore di divide-re indebitamente le loro forze. La politica direttrice diuna guerra di carattere necessariamente rivoluzionariocome questa, egualmente che le regole generali dellastrategia, additavano Bologna come base delle operazio-ni militari terrestri, Ancona qual base delle operazionimilitari marittime, e Venezia per diretto obbiettivo. Allaliberazione di essa avrebbero dovuto farsi convergeretutte le nostre forze, cioè le truppe di terra regolari e levolontarie, e la flotta. Tale era il ragionevole piano pro-posto dal miglior generale che allora avesse l'Italia,Manfredo Fanti; ma non se ne volle far nulla.

L'esercito Austriaco in Italia non era che di novantamila uomini. L'esercito regolare Italiano, che si accinge-va a dar battaglia a quelli, sommava a dugento mila uo-mini, abbastanza bene armati, abbastanza bene discipli-nati, e pienissimi di buona volontà. Vi erano inoltre qua-rantaquattro mila volontarii, meno disciplinati che i sol-dati regolari, ma ardenti di amor patrio, e comandati da

8

pio del 1866, stringendo con essa, come fece, un trattatodi alleanza offensiva e difensiva. La dichiarazione diguerra non fu fatta dall'Italia all'Austria che il 20 giu-gno, ma i preparativi della guerra si fecero palesementemolto prima, tanto dal lato della Prussia e dell'Italia,come da quello dell'Austria. Questa videsi obbligata adividere in due parti le sue forze; la maggiore contro laPrussia, la minore contro l'Italia, appoggiandosi al trop-po famoso quadrilatero, Verona, Peschiera, Mantova eLegnago.

I generali Italiani commisero il solito errore di divide-re indebitamente le loro forze. La politica direttrice diuna guerra di carattere necessariamente rivoluzionariocome questa, egualmente che le regole generali dellastrategia, additavano Bologna come base delle operazio-ni militari terrestri, Ancona qual base delle operazionimilitari marittime, e Venezia per diretto obbiettivo. Allaliberazione di essa avrebbero dovuto farsi convergeretutte le nostre forze, cioè le truppe di terra regolari e levolontarie, e la flotta. Tale era il ragionevole piano pro-posto dal miglior generale che allora avesse l'Italia,Manfredo Fanti; ma non se ne volle far nulla.

L'esercito Austriaco in Italia non era che di novantamila uomini. L'esercito regolare Italiano, che si accinge-va a dar battaglia a quelli, sommava a dugento mila uo-mini, abbastanza bene armati, abbastanza bene discipli-nati, e pienissimi di buona volontà. Vi erano inoltre qua-rantaquattro mila volontarii, meno disciplinati che i sol-dati regolari, ma ardenti di amor patrio, e comandati da

8

Page 9: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

un uomo di cui il nome stesso era una forza. La flottaItaliana, per numero di navi e per forza di vapore e diarmamento, era superiore all'Austriaca. Si aveva dunquesotto la mano una forza materiale e morale di gran lungamaggiore del bisogno, se fosse stata bene adoperata, perrender sicura la vittoria.

Faceva di mestieri passar il Po nelle vicinanze di Fer-rara, scacciar tosto i nemici da Rovigo, poi da Padova,indi da Venezia, poi da Trieste; poscia filar dritto sopraVienna, e fare a gara tra noi ed i nostri alleati Prussiani,chi primiero arrivasse a quella meta. Il quadrilatero ri-masto alla sinistra e indietro, come un vano spauracchio,sarebbe caduto da sè, come poi realmente cadde, al con-chiudersi della pace. Per farlo divenire non vanamenteformidabile, il nostro infelice Stato Maggiore andò acozzare il capo contro di esso con una porzione insuffi-ciente, ed inoltre mal adoperata, delle grandi forze cheteneva nelle inette sue mani.

Al principio della campagna del 1866 le truppe Italia-ne erano disposte nel seguente modo: il corpo d'armatadi Lamarmora, effettivo comandante in capo, benchè ilcomando nominale appartenesse al re, era a Parma, aPiacenza, a Lodi ed a Cremona. Il corpo di Cialdini aBologna ed a Ferrara: ventiduemila volontarii attornoComo, presso l'estremità settentrionale della penisola, o,diremo, nel ginocchio dell'imaginario stivale a cui si pa-ragona la forma dell'Italia; altri ventiduemila attorno aBari, all'estremità meridionale, ossia nel tallone; e laflotta a Taranto, cioè più lontana ancora dal futuro teatro

9

un uomo di cui il nome stesso era una forza. La flottaItaliana, per numero di navi e per forza di vapore e diarmamento, era superiore all'Austriaca. Si aveva dunquesotto la mano una forza materiale e morale di gran lungamaggiore del bisogno, se fosse stata bene adoperata, perrender sicura la vittoria.

Faceva di mestieri passar il Po nelle vicinanze di Fer-rara, scacciar tosto i nemici da Rovigo, poi da Padova,indi da Venezia, poi da Trieste; poscia filar dritto sopraVienna, e fare a gara tra noi ed i nostri alleati Prussiani,chi primiero arrivasse a quella meta. Il quadrilatero ri-masto alla sinistra e indietro, come un vano spauracchio,sarebbe caduto da sè, come poi realmente cadde, al con-chiudersi della pace. Per farlo divenire non vanamenteformidabile, il nostro infelice Stato Maggiore andò acozzare il capo contro di esso con una porzione insuffi-ciente, ed inoltre mal adoperata, delle grandi forze cheteneva nelle inette sue mani.

Al principio della campagna del 1866 le truppe Italia-ne erano disposte nel seguente modo: il corpo d'armatadi Lamarmora, effettivo comandante in capo, benchè ilcomando nominale appartenesse al re, era a Parma, aPiacenza, a Lodi ed a Cremona. Il corpo di Cialdini aBologna ed a Ferrara: ventiduemila volontarii attornoComo, presso l'estremità settentrionale della penisola, o,diremo, nel ginocchio dell'imaginario stivale a cui si pa-ragona la forma dell'Italia; altri ventiduemila attorno aBari, all'estremità meridionale, ossia nel tallone; e laflotta a Taranto, cioè più lontana ancora dal futuro teatro

9

Page 10: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

della guerra. Distanza fra i due estremi dell'esercito ita-liano, da Como sino a Gioja del Colle nella Terra diBari, 860, dico ottocentosessanta chilometri!

L'Austria teneva concentrata, fra Padova, Vicenza eVerona, la massima parte del suo corpo di operazione,comandato dall'arciduca Alberto, con una distanza disessantasette chilometri fra le due estremità, ma pronta aconcentrarsi di più, appena vedrebbe qual indirizzoprendessero i nostri. La parte più debole della fronteAustriaca era da Mantova a Venezia: quella che i nostrigenerali avrebbero dovuto sfondare per andare al loroessenziale obbiettivo, che era Venezia. La parte più fortedella fronte Austriaca era una diagonale del quadrilate-ro, cioè Mantova, Verona; proprio quella che la sapienzaa rovescio del generale Lamarmora prescelse di andarad attaccare.

Nella sera del 23 giugno, il general Lamarmora spedìai varii corpi l'ordine che tutte le divisioni avessero aporsi in moto la mattina seguente dalle tre alle quattro,ed andar ad occupare certe posizioni in mezzo al quadri-latero, incominciando dalle vicinanze di Pastrengo fraPeschiera e Verona, ma al di fuori del quadrilatero, sinoa Curtatone e Montanara sotto Mantova. La distanza inlinea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da Durando, formanti la sinistra, estese dal Mincio sino all'Adige, potevano esser sorpreseed attaccate dalle sortite dei nemici dai tre fortilizi diPeschiera, Legnago, e Verona. Similmente la destra, for-

10

della guerra. Distanza fra i due estremi dell'esercito ita-liano, da Como sino a Gioja del Colle nella Terra diBari, 860, dico ottocentosessanta chilometri!

L'Austria teneva concentrata, fra Padova, Vicenza eVerona, la massima parte del suo corpo di operazione,comandato dall'arciduca Alberto, con una distanza disessantasette chilometri fra le due estremità, ma pronta aconcentrarsi di più, appena vedrebbe qual indirizzoprendessero i nostri. La parte più debole della fronteAustriaca era da Mantova a Venezia: quella che i nostrigenerali avrebbero dovuto sfondare per andare al loroessenziale obbiettivo, che era Venezia. La parte più fortedella fronte Austriaca era una diagonale del quadrilate-ro, cioè Mantova, Verona; proprio quella che la sapienzaa rovescio del generale Lamarmora prescelse di andarad attaccare.

Nella sera del 23 giugno, il general Lamarmora spedìai varii corpi l'ordine che tutte le divisioni avessero aporsi in moto la mattina seguente dalle tre alle quattro,ed andar ad occupare certe posizioni in mezzo al quadri-latero, incominciando dalle vicinanze di Pastrengo fraPeschiera e Verona, ma al di fuori del quadrilatero, sinoa Curtatone e Montanara sotto Mantova. La distanza inlinea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da Durando, formanti la sinistra, estese dal Mincio sino all'Adige, potevano esser sorpreseed attaccate dalle sortite dei nemici dai tre fortilizi diPeschiera, Legnago, e Verona. Similmente la destra, for-

10

Page 11: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

mata dal terzo corpo sotto il comando di Morozzo dellaRocca, poteva di leggieri esser tagliata o sbaragliata peruna sortita da Mantova. Ma Lamarmora, ingannato dafalsi rapporti di spie e di sbagliate ricognizioni, ovveroin preda per quel giorno ad una misteriosa offuscazionedi mente, erasi fitto in capo che non incontrerebbe il ne-mico dentro al quadrilatero, ma solamente al di làdell'Adige; ed aveva fatto partecipare ai suoi generalisubalterni quella fallace e rovinosa fiducia. Cialdini eraancora alla destra del Po.

Al grave errore di Lamarmora aveva contribuito sen-za dubbio l'astuzia del comandante Austriaco, di teneresgombra la maggior parte dello spazio fra il Mincio el'Adige, per adescare il comandante Italiano ad entrare,come in una vasta trappola, in mezzo al quadrilatero.L'arciduca aveva già concentrato ottantadue mila uominiattorno a Verona, lasciandone sei o settemila sul Po pertener a bada Cialdini. Ogni soldato Austriaco portavaindosso la razione per due giorni, dopo aver anche avutouna razione straordinaria di carne nella sera del 23. Lamattina per tempo presero il caffè e l'acquavite. Nonsolo la scienza moderna, ma il più volgare senso comu-ne, moderno ed antico, basta a far comprendere che nonè solo un sacro dovere di umanità, ma un interesse stra-tegico di primo ordine, per un generale, il nutrir bene isuoi soldati, specialmente nel giorno nel quale hanno ilmassimo bisogno di forza fisica e morale. Questi sem-plicissimi principii non balenarono alla mente dei gene-rali italiani nei giorni 23 e 24 di giugno 1866. Nella ter-

11

mata dal terzo corpo sotto il comando di Morozzo dellaRocca, poteva di leggieri esser tagliata o sbaragliata peruna sortita da Mantova. Ma Lamarmora, ingannato dafalsi rapporti di spie e di sbagliate ricognizioni, ovveroin preda per quel giorno ad una misteriosa offuscazionedi mente, erasi fitto in capo che non incontrerebbe il ne-mico dentro al quadrilatero, ma solamente al di làdell'Adige; ed aveva fatto partecipare ai suoi generalisubalterni quella fallace e rovinosa fiducia. Cialdini eraancora alla destra del Po.

Al grave errore di Lamarmora aveva contribuito sen-za dubbio l'astuzia del comandante Austriaco, di teneresgombra la maggior parte dello spazio fra il Mincio el'Adige, per adescare il comandante Italiano ad entrare,come in una vasta trappola, in mezzo al quadrilatero.L'arciduca aveva già concentrato ottantadue mila uominiattorno a Verona, lasciandone sei o settemila sul Po pertener a bada Cialdini. Ogni soldato Austriaco portavaindosso la razione per due giorni, dopo aver anche avutouna razione straordinaria di carne nella sera del 23. Lamattina per tempo presero il caffè e l'acquavite. Nonsolo la scienza moderna, ma il più volgare senso comu-ne, moderno ed antico, basta a far comprendere che nonè solo un sacro dovere di umanità, ma un interesse stra-tegico di primo ordine, per un generale, il nutrir bene isuoi soldati, specialmente nel giorno nel quale hanno ilmassimo bisogno di forza fisica e morale. Questi sem-plicissimi principii non balenarono alla mente dei gene-rali italiani nei giorni 23 e 24 di giugno 1866. Nella ter-

11

Page 12: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

ribile giornata del 24 i poveri soldati italiani combatte-rono quasi tutti a digiuno. Senza fallo nè Lamarmora, nèalcun altro generale italiano commise l'atroce delitto diprivarli apposta di cibo in quel giorno: si lusingavano diaver tempo di fare il rancio nel mattino. La colpa stavanon solamente nella irragionevole idea che il nemicofosse lontano in quel giorno, ma principalmente nel di-sordinato, pedantesco, arrogante, pessimo sistema gene-rale.

Ciò nondimeno le prime avvisaglie della battaglia diCustoza furono a noi favorevoli. Vero è che i nemici in-vece di essere lontani, come si supponeva, erano vicini epronti. L'estrema destra Italiana, formata dalle truppecomandate dal principe Umberto e dal generale Bixio,venne alle prese coll'estrema sinistra Austriaca. Verachiave di tutta la posizione erano il villaggio di Custoza,colle sue alture, e Somma Campagna. Il principe Um-berto aveva perciò collocato la sua divisione un chilo-metro di là da Villa Franca ed in prossimità di Custoza.La sinistra austriaca era formata da una brigata di caval-leria, più otto altri squadroni di cavalleria. Tutto questocorpo si mise in marcia, di corsa, contro la divisione delprincipe Umberto.

Il giovane ed intrepido comandante, appena avuto av-viso dai cavalleggieri di Alessandria dell'accostarsi chefaceva il nemico, diede l'ordine che è di regola, ed ur-gentemente necessario, quando la fanteria è attaccatadalla cavalleria, cioè la formazione del quadrato. Co-mandò alla brigata Parma, che era la più avanzata delle

12

ribile giornata del 24 i poveri soldati italiani combatte-rono quasi tutti a digiuno. Senza fallo nè Lamarmora, nèalcun altro generale italiano commise l'atroce delitto diprivarli apposta di cibo in quel giorno: si lusingavano diaver tempo di fare il rancio nel mattino. La colpa stavanon solamente nella irragionevole idea che il nemicofosse lontano in quel giorno, ma principalmente nel di-sordinato, pedantesco, arrogante, pessimo sistema gene-rale.

Ciò nondimeno le prime avvisaglie della battaglia diCustoza furono a noi favorevoli. Vero è che i nemici in-vece di essere lontani, come si supponeva, erano vicini epronti. L'estrema destra Italiana, formata dalle truppecomandate dal principe Umberto e dal generale Bixio,venne alle prese coll'estrema sinistra Austriaca. Verachiave di tutta la posizione erano il villaggio di Custoza,colle sue alture, e Somma Campagna. Il principe Um-berto aveva perciò collocato la sua divisione un chilo-metro di là da Villa Franca ed in prossimità di Custoza.La sinistra austriaca era formata da una brigata di caval-leria, più otto altri squadroni di cavalleria. Tutto questocorpo si mise in marcia, di corsa, contro la divisione delprincipe Umberto.

Il giovane ed intrepido comandante, appena avuto av-viso dai cavalleggieri di Alessandria dell'accostarsi chefaceva il nemico, diede l'ordine che è di regola, ed ur-gentemente necessario, quando la fanteria è attaccatadalla cavalleria, cioè la formazione del quadrato. Co-mandò alla brigata Parma, che era la più avanzata delle

12

Page 13: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

due formanti la sua divisione, di formar i quadrati perbattaglioni, coll'artiglieria negl'intervalli fra battaglionee battaglione. Quando si è fatto il quadrato, vuoto nelmezzo, con quattro lati eguali costituiti da quattro o piùranghi di soldati, questi son pronti a fucilare o bajonetta-re la cavalleria nemica, da qualunque parte venga. Que-sta certezza di poter far fronte al nemico, davanti, ai lati,e di dietro, e la stessa difficoltà materiale di fuggire, tienfermi i soldati al loro posto. Dal canto loro i cavalli ecavalieri nemici, spaventati dal tiro e dalla vista dellafanteria del quadrato, non arrivano sino al cozzo fatale,ma deviano a destra od a sinistra, perchè gli animali peristinto, e gli uomini per ragione, sanno che venendoall'urto effettivo capitombolerebbero in orrida e micidia-le confusione gli assalitori insieme e gli assaliti. Però,nel rasentar il quadrato e nel retrocedere, lo squadroneaggressore riceve di fianco e di dietro le scariche di fu-cile dei difensori.

Nel nostro caso ai tiri della fanteria si aggiungevano itiri a mitraglia dell'artiglieria negli intervalli tra un bat-taglione ed un altro. I comandanti sogliono stare dentroal quadrato, animando i loro soldati colla voce e collaspada in alto brandita. Il principe Umberto si pose inmezzo al quadrato del quarto battaglione del reggimento49. I nostri bravi, benchè per lo più novizii soldati, ac-colsero di fatti i cavalieri austriaci con un vivo fuoco difucileria e di artiglieria, e li obbligarono a retrocedere.Cessato il fuoco dei battaglioni e dell'artiglieria, i caval-

13

due formanti la sua divisione, di formar i quadrati perbattaglioni, coll'artiglieria negl'intervalli fra battaglionee battaglione. Quando si è fatto il quadrato, vuoto nelmezzo, con quattro lati eguali costituiti da quattro o piùranghi di soldati, questi son pronti a fucilare o bajonetta-re la cavalleria nemica, da qualunque parte venga. Que-sta certezza di poter far fronte al nemico, davanti, ai lati,e di dietro, e la stessa difficoltà materiale di fuggire, tienfermi i soldati al loro posto. Dal canto loro i cavalli ecavalieri nemici, spaventati dal tiro e dalla vista dellafanteria del quadrato, non arrivano sino al cozzo fatale,ma deviano a destra od a sinistra, perchè gli animali peristinto, e gli uomini per ragione, sanno che venendoall'urto effettivo capitombolerebbero in orrida e micidia-le confusione gli assalitori insieme e gli assaliti. Però,nel rasentar il quadrato e nel retrocedere, lo squadroneaggressore riceve di fianco e di dietro le scariche di fu-cile dei difensori.

Nel nostro caso ai tiri della fanteria si aggiungevano itiri a mitraglia dell'artiglieria negli intervalli tra un bat-taglione ed un altro. I comandanti sogliono stare dentroal quadrato, animando i loro soldati colla voce e collaspada in alto brandita. Il principe Umberto si pose inmezzo al quadrato del quarto battaglione del reggimento49. I nostri bravi, benchè per lo più novizii soldati, ac-colsero di fatti i cavalieri austriaci con un vivo fuoco difucileria e di artiglieria, e li obbligarono a retrocedere.Cessato il fuoco dei battaglioni e dell'artiglieria, i caval-

13

Page 14: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

leggeri di Alessandria incalzavano la ritirata, sciabolan-do i fuggitivi.

Pur tuttavia la tenacità austriaca tornava ancora allacarica. Bixio, al suono del cannone e delle fucilate, ac-corse colla sua divisione in sostegno a quella di Umber-to. Il generale Paltz, comandante della cavalleria au-striaca, osò pure di attaccare ripetutamente il Bixio,come aveva attaccato Umberto; e fu respinto in similemodo. Alla fine fu costretto di ritirarsi sotto Verona, la-sciando il terreno seminato dai corpi, caduti in grandis-simo numero, de' suoi uomini e cavalli. Un reggimentodi Ulani lasciò sul campo seicento uomini.

Mentre ferveva quella ostinata pugna dalle cinque emezza alle sei e mezza antimeridiane, fra la sinistra au-striaca e la destra nostra, il resto dell'esercito italiano, equello dell'esercito austriaco, continuavano ad inoltrarsil'uno contro dell'altro. Non ostante che quasi la metàdelle forze militari d'Italia, sotto Cialdini, fossero sem-pre alla destra del Po, Lamarmora aveva sotto la manoda cento mila soldati, tutti animati da una straordinariasperanza e volontà di vincere. Ma che valgono i grandieserciti sotto comandanti incapaci? Per le improvvidedisposizioni di marcia adottate dal quartier generale ita-liano, le tre sole divisioni Cerale, Sirtori e Brignone, e lariserva comandata da Durando, poco più d'un trentamila uomini in tutto, andavano ad urtarsi contro ottantamila austriaci. Il corpo di Pianell rimaneva sulla destradel Mincio; le quattro divisioni La Rocca marciavanocontro il vuoto, cioè a dire andavano alla ventura in una

14

leggeri di Alessandria incalzavano la ritirata, sciabolan-do i fuggitivi.

Pur tuttavia la tenacità austriaca tornava ancora allacarica. Bixio, al suono del cannone e delle fucilate, ac-corse colla sua divisione in sostegno a quella di Umber-to. Il generale Paltz, comandante della cavalleria au-striaca, osò pure di attaccare ripetutamente il Bixio,come aveva attaccato Umberto; e fu respinto in similemodo. Alla fine fu costretto di ritirarsi sotto Verona, la-sciando il terreno seminato dai corpi, caduti in grandis-simo numero, de' suoi uomini e cavalli. Un reggimentodi Ulani lasciò sul campo seicento uomini.

Mentre ferveva quella ostinata pugna dalle cinque emezza alle sei e mezza antimeridiane, fra la sinistra au-striaca e la destra nostra, il resto dell'esercito italiano, equello dell'esercito austriaco, continuavano ad inoltrarsil'uno contro dell'altro. Non ostante che quasi la metàdelle forze militari d'Italia, sotto Cialdini, fossero sem-pre alla destra del Po, Lamarmora aveva sotto la manoda cento mila soldati, tutti animati da una straordinariasperanza e volontà di vincere. Ma che valgono i grandieserciti sotto comandanti incapaci? Per le improvvidedisposizioni di marcia adottate dal quartier generale ita-liano, le tre sole divisioni Cerale, Sirtori e Brignone, e lariserva comandata da Durando, poco più d'un trentamila uomini in tutto, andavano ad urtarsi contro ottantamila austriaci. Il corpo di Pianell rimaneva sulla destradel Mincio; le quattro divisioni La Rocca marciavanocontro il vuoto, cioè a dire andavano alla ventura in una

14

Page 15: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

direzione da non potere incontrare il nemico. Ceraleeseguiva una marcia sbagliata. Il generale Villa Hermo-sa, che comandava l'avanguardia di Sirtori, errava eglipure la strada, per un curioso equivoco di nomi, e si se-parava dal corpo di Sirtori.

Tanto è il disordine che suol regnare in tutte le batta-glie, e tale era quello in particolare del nostro esercito inquel giorno, che Sirtori stavasi tutto soletto e lontanonon solo dalla sua fuorviata avanguardia, ma ancora dalprincipal corpo della Divisione posta sotto i suoi ordini.Un semplice sergente, visto da lungi un ufficiale inquella posizione, benchè non lo distinguesse ancora perun generale, andò a lui, e ne ebbe comando di gridarecon istentorea voce: d'ordine del generale Sirtori tutti isuoi soldati vengano qua. Venuti di fatto molti in pochiminuti, Sirtori potè onorevolmente sostenere la posizio-ne minacciata da grosse forze nemiche.

Brignone occupò Monte Torre e Monte Croce, ma nefu discacciato. Cugia riprese Monte Croce, Govone ri-prese Monte Torre; ma il principe Amedeo fu ferito nelpetto non lungi da Monte Croce. Continuavano tuttavia isoldati a battersi animosamente; ma Durando, sopraffat-to da forze preponderanti e dalla sua propria mancanzadi energia, piegò indietro col suo corpo di riserva; lo checostrinse Sirtori pure a ritirarsi.

Pianell, che aveva, forse per suaspontanea ispirazione passato ilMincio, ed aveva fatto bene, si ten-ne troppo lungamente fra Monte

15

direzione da non potere incontrare il nemico. Ceraleeseguiva una marcia sbagliata. Il generale Villa Hermo-sa, che comandava l'avanguardia di Sirtori, errava eglipure la strada, per un curioso equivoco di nomi, e si se-parava dal corpo di Sirtori.

Tanto è il disordine che suol regnare in tutte le batta-glie, e tale era quello in particolare del nostro esercito inquel giorno, che Sirtori stavasi tutto soletto e lontanonon solo dalla sua fuorviata avanguardia, ma ancora dalprincipal corpo della Divisione posta sotto i suoi ordini.Un semplice sergente, visto da lungi un ufficiale inquella posizione, benchè non lo distinguesse ancora perun generale, andò a lui, e ne ebbe comando di gridarecon istentorea voce: d'ordine del generale Sirtori tutti isuoi soldati vengano qua. Venuti di fatto molti in pochiminuti, Sirtori potè onorevolmente sostenere la posizio-ne minacciata da grosse forze nemiche.

Brignone occupò Monte Torre e Monte Croce, ma nefu discacciato. Cugia riprese Monte Croce, Govone ri-prese Monte Torre; ma il principe Amedeo fu ferito nelpetto non lungi da Monte Croce. Continuavano tuttavia isoldati a battersi animosamente; ma Durando, sopraffat-to da forze preponderanti e dalla sua propria mancanzadi energia, piegò indietro col suo corpo di riserva; lo checostrinse Sirtori pure a ritirarsi.

Pianell, che aveva, forse per suaspontanea ispirazione passato ilMincio, ed aveva fatto bene, si ten-ne troppo lungamente fra Monte

15

Page 16: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Vento e Monzanbano; poi, di sua testa ancora, cred'io,passò il Mincio. La confusione cominciava a diventargenerale ed insanabile; laonde Vittorio Emanuele ordinòla generale ritirata. Ciò nondimeno Govone, rimastosolo presso Custoza, fece una gloriosa difesa, ma allafine dovè pur egli ritirarsi. Bixio e la cavalleria furonoultimi a dare indietro, e protessero la ritirata degli altri.

Così terminò la seconda battaglia di Custoza nellasera del 24 giugno 1866, tutt'altro che gloriosa per l'abi-lità dei generali italiani, ma onorevole pel valore deiloro soldati, poichè dalle cinque del mattino sino alle seidel vespro, contro ottantamila austriaci essi tennero ilcampo in numero di soli sessanta mila uomini incirca.Tra feriti e morti, gli Italiani perdettero in quella giorna-ta 3854 uomini; gli austriaci ne perdettero un maggiornumero ancora, cioè 4931.

16

Vento e Monzanbano; poi, di sua testa ancora, cred'io,passò il Mincio. La confusione cominciava a diventargenerale ed insanabile; laonde Vittorio Emanuele ordinòla generale ritirata. Ciò nondimeno Govone, rimastosolo presso Custoza, fece una gloriosa difesa, ma allafine dovè pur egli ritirarsi. Bixio e la cavalleria furonoultimi a dare indietro, e protessero la ritirata degli altri.

Così terminò la seconda battaglia di Custoza nellasera del 24 giugno 1866, tutt'altro che gloriosa per l'abi-lità dei generali italiani, ma onorevole pel valore deiloro soldati, poichè dalle cinque del mattino sino alle seidel vespro, contro ottantamila austriaci essi tennero ilcampo in numero di soli sessanta mila uomini incirca.Tra feriti e morti, gli Italiani perdettero in quella giorna-ta 3854 uomini; gli austriaci ne perdettero un maggiornumero ancora, cioè 4931.

16

Page 17: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Narrano che nelle ultime ore della battaglia, Lamar-mora, come uomo tormentato da fiera angoscia, sia perlo spettacolo della incalzante sciagura, sia pel senso diessere vittima di ordini ripugnanti alla sua lealtà, stavasicolle mani nei capelli. Vista compiuta la sua sconfitta, epaventandone dei guai che senza dubbio potevano ve-nirne, ma che fortunatamente non vennero, scrisse aCialdini: «disastro immenso; coprite la capitale;» ed aGaribaldi: «coprite la patriotica Brescia.» Ordinava una

ritirata divergente, quando invecedoveva ordinarne una convergen-te. Le regole militari indicavanoqual punto generale di rannoda-mento, nel caso di disfatta, il grancampo trincerato di Bologna, co-struito ad imitazione delle fortifi-cazioni di Parigi, con tre lineeconcentriche di difesa: cioè levecchie mura della città, il nuovo

recinto continuo a linee bastionate, e di là da esso unacorona di forti staccati. Si trattava soltanto di poter pro-lungare la resistenza, per attendere il risultato della lottafra l'Austria contro i nostri nuovi alleati prussiani, od unajuto dei nostri vecchi alleati francesi. L'interposizionedel solo Cialdini non avrebbe ritardato che di pochigiorni la perdita di Firenze; ma non l'avrebbe impeditase l'Austria non avesse avuto bisogno di richiamare di làdalle Alpi a grandi marcie l'esercito vincitore di Custozaper opporsi ai prussiani. La fortuna, propizia a noi ed

17

Narrano che nelle ultime ore della battaglia, Lamar-mora, come uomo tormentato da fiera angoscia, sia perlo spettacolo della incalzante sciagura, sia pel senso diessere vittima di ordini ripugnanti alla sua lealtà, stavasicolle mani nei capelli. Vista compiuta la sua sconfitta, epaventandone dei guai che senza dubbio potevano ve-nirne, ma che fortunatamente non vennero, scrisse aCialdini: «disastro immenso; coprite la capitale;» ed aGaribaldi: «coprite la patriotica Brescia.» Ordinava una

ritirata divergente, quando invecedoveva ordinarne una convergen-te. Le regole militari indicavanoqual punto generale di rannoda-mento, nel caso di disfatta, il grancampo trincerato di Bologna, co-struito ad imitazione delle fortifi-cazioni di Parigi, con tre lineeconcentriche di difesa: cioè levecchie mura della città, il nuovo

recinto continuo a linee bastionate, e di là da esso unacorona di forti staccati. Si trattava soltanto di poter pro-lungare la resistenza, per attendere il risultato della lottafra l'Austria contro i nostri nuovi alleati prussiani, od unajuto dei nostri vecchi alleati francesi. L'interposizionedel solo Cialdini non avrebbe ritardato che di pochigiorni la perdita di Firenze; ma non l'avrebbe impeditase l'Austria non avesse avuto bisogno di richiamare di làdalle Alpi a grandi marcie l'esercito vincitore di Custozaper opporsi ai prussiani. La fortuna, propizia a noi ed

17

Page 18: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

alla Prussia, fece sì che l'arciduca Alberto mancò, ben-chè per poco, di arrivare in tempo sul campo di Sadowa.Per la qual cosa non solamente l'opera della Prussia fuutilissima all'Italia; ma l'opera dell'Italia fu pure utilealla Prussia.

Sino dal 15 giugno l'esercito prussiano aveva invasola Sassonia, alleata dell'Austria. Nel giorno 27 entrò inBoemia; il 28 ed il 29 ottenne contro le armi austriachedegl'importanti successi; e nel giorno 3 di luglio vennead una decisiva battaglia presso Sadowa in Boemia. Gliaustriaci ed i loro alleati della Confederazione Germani-ca, tutti uniti sotto il comando di Benedek, erano in nu-mero di 250,000 uomini, ed affrettavasi in loro rinforzo,a poche marcie di distanza, l'esercito dell'arciduca Car-lo, vincitore di Custoza.

L'esercito prussiano era composto di tre armate, lequali avevano, fra tutte e tre, 268,000 uomini; ma a Sa-dowa, dapprincipio, non ve n'era che una. Il maresciallode Moltke, capo di Stato maggiore, notò che la posizio-ne dei prussiani era critica se alle tre armate non venivafatto di riunirsi. Infatti a mezzogiorno i prussiani eranoin ritirata e gli austriaci sembravano aver sicura la vitto-ria. Ma la Prussia ebbe a Sadowa la stessa fortuna cheaveva avuto a Waterloo, del suo proprio rinforzo giuntoin tempo. Ad un'ora pomeridiana arrivò sul campo diSadowa la sua seconda armata; quella detta della Slesia.Gli austriaci furono attaccati di fronte dall'armatadell'Elba, di fianco da quella della Slesia. Terribile fusegnatamente lo scontro delle due opposte cavallerie;

18

alla Prussia, fece sì che l'arciduca Alberto mancò, ben-chè per poco, di arrivare in tempo sul campo di Sadowa.Per la qual cosa non solamente l'opera della Prussia fuutilissima all'Italia; ma l'opera dell'Italia fu pure utilealla Prussia.

Sino dal 15 giugno l'esercito prussiano aveva invasola Sassonia, alleata dell'Austria. Nel giorno 27 entrò inBoemia; il 28 ed il 29 ottenne contro le armi austriachedegl'importanti successi; e nel giorno 3 di luglio vennead una decisiva battaglia presso Sadowa in Boemia. Gliaustriaci ed i loro alleati della Confederazione Germani-ca, tutti uniti sotto il comando di Benedek, erano in nu-mero di 250,000 uomini, ed affrettavasi in loro rinforzo,a poche marcie di distanza, l'esercito dell'arciduca Car-lo, vincitore di Custoza.

L'esercito prussiano era composto di tre armate, lequali avevano, fra tutte e tre, 268,000 uomini; ma a Sa-dowa, dapprincipio, non ve n'era che una. Il maresciallode Moltke, capo di Stato maggiore, notò che la posizio-ne dei prussiani era critica se alle tre armate non venivafatto di riunirsi. Infatti a mezzogiorno i prussiani eranoin ritirata e gli austriaci sembravano aver sicura la vitto-ria. Ma la Prussia ebbe a Sadowa la stessa fortuna cheaveva avuto a Waterloo, del suo proprio rinforzo giuntoin tempo. Ad un'ora pomeridiana arrivò sul campo diSadowa la sua seconda armata; quella detta della Slesia.Gli austriaci furono attaccati di fronte dall'armatadell'Elba, di fianco da quella della Slesia. Terribile fusegnatamente lo scontro delle due opposte cavallerie;

18

Page 19: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

decisivo l'attacco operato dall'artiglieria Prussiana con-tro le alture occupate dall'artiglieria austriaca. L'interoesercito austriaco fu sbaragliato. Perdette trentacinquemila uomini fra morti, feriti, ed annegati nel fiume Elba,oltre quaranta mila prigionieri e duecento cannoni.

Il fucile ad ago e a retrocarica, inventato dal farmaci-sta Dreyse, fece buona prova a vantaggio dei prussiani.Non è vero però che la loro vittoria fosse specialmentedovuta al fucile ad ago. Dalla parte dei prussiani il nu-mero degli uccisi per palle di fucile eguagliò quello deimorti per projettili dell'artiglieria austriaca; mentrel'esercito austriaco perdette un maggior numero di sol-dati pei colpi dell'artiglieria prussiana che per quelli deifucili ad ago. La vittoria prussiana fu dovuta alla supe-riorità del valore, alla superiorità dell'istruzione ed allafortuna.

Dico alla fortuna ancora: perchè se gl'inciampi oppo-sti dalla natura e dagli alleati degli austriaci all'armataprussiana della Slesia avessero ritardato la sua marcia dipoche ore, o se gli ostacoli opposti dall'Italia all'arciducaAlberto fossero stati minori, e gli avessero permesso diarrivare in tempo utile a Sadowa, quella battaglia sareb-be stata vinta dagli austriaci; l'Italia, sarebbe tornata di-rettamente od indirettamente in potere dell'Austria, e glieterni laudatori del successo, non io certamente, avreb-bero detto che Moltke era un cattivo strategista, e Bene-dek un grand'uomo.

La vittoria ottenuta dai nostri alleati a Sadowa, ossia aKœnigsgratz, come amano meglio dire i tedeschi, rassi-

19

decisivo l'attacco operato dall'artiglieria Prussiana con-tro le alture occupate dall'artiglieria austriaca. L'interoesercito austriaco fu sbaragliato. Perdette trentacinquemila uomini fra morti, feriti, ed annegati nel fiume Elba,oltre quaranta mila prigionieri e duecento cannoni.

Il fucile ad ago e a retrocarica, inventato dal farmaci-sta Dreyse, fece buona prova a vantaggio dei prussiani.Non è vero però che la loro vittoria fosse specialmentedovuta al fucile ad ago. Dalla parte dei prussiani il nu-mero degli uccisi per palle di fucile eguagliò quello deimorti per projettili dell'artiglieria austriaca; mentrel'esercito austriaco perdette un maggior numero di sol-dati pei colpi dell'artiglieria prussiana che per quelli deifucili ad ago. La vittoria prussiana fu dovuta alla supe-riorità del valore, alla superiorità dell'istruzione ed allafortuna.

Dico alla fortuna ancora: perchè se gl'inciampi oppo-sti dalla natura e dagli alleati degli austriaci all'armataprussiana della Slesia avessero ritardato la sua marcia dipoche ore, o se gli ostacoli opposti dall'Italia all'arciducaAlberto fossero stati minori, e gli avessero permesso diarrivare in tempo utile a Sadowa, quella battaglia sareb-be stata vinta dagli austriaci; l'Italia, sarebbe tornata di-rettamente od indirettamente in potere dell'Austria, e glieterni laudatori del successo, non io certamente, avreb-bero detto che Moltke era un cattivo strategista, e Bene-dek un grand'uomo.

La vittoria ottenuta dai nostri alleati a Sadowa, ossia aKœnigsgratz, come amano meglio dire i tedeschi, rassi-

19

Page 20: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

curò gl'Italiani sulle loro proprie sorti; ma si sentiva tut-tavia fieramente l'umiliazione sofferta a Custoza. Rima-neva una speranza di risarcire, in qualche guisa, l'onoredelle armi italiane con una battaglia navale. Vedrete, di-cevano, che cosa sapran fare i nostri bravi marinai; ve-drete che cosa farà l'eroico vincitore di Ancona! I mari-nai erano bravi di fatto, ma il preteso vincitore di Anco-na, liberata per merito de' suoi subalterni e non di lui,era un codardo.

Egli venne tardivamente colla flotta, da lui comanda-ta, da Taranto ad Ancona. Ma, provocato dall'ammira-glio austriaco Tegethoff, ricusò la sfida, riparandosi sot-to i cannoni delle opere esterne di Ancona. Ai suoi uffi-ciali che ne fremevano di sdegno addusse, per iscusa,dei pretesi ordini secreti di tenersi sulla difensiva. I ma-rinai austriaci, che erano triestini, istriani e dalmati,quindi in parte italiani di nascita, e tutti italiani di lin-guaggio, perchè nella marina austriaca da guerra e dicommercio, si parla il dialetto veneziano, pure affezio-nati alla loro bandiera come lo sono tutti i soldati, si riti-rarono orgogliosi dell'onta da essi cagionata a buon mer-cato ad un'altra bandiera.

Era il dovere dei ministri italiani mandare per telegra-fo la destituzione a Persano. Gl'inetti si limitarono a mi-nacciargliela, se non andava in traccia del nemico; maegli invece di recarsi a Malamocco ed al Lido, porti diVenezia, dove avrebbe dovuto andare tanto prima, dires-se le sue prore dalla parte opposta, cioè a Lissa. È Lissauna piccola isola sulle coste della Dalmazia, distante

20

curò gl'Italiani sulle loro proprie sorti; ma si sentiva tut-tavia fieramente l'umiliazione sofferta a Custoza. Rima-neva una speranza di risarcire, in qualche guisa, l'onoredelle armi italiane con una battaglia navale. Vedrete, di-cevano, che cosa sapran fare i nostri bravi marinai; ve-drete che cosa farà l'eroico vincitore di Ancona! I mari-nai erano bravi di fatto, ma il preteso vincitore di Anco-na, liberata per merito de' suoi subalterni e non di lui,era un codardo.

Egli venne tardivamente colla flotta, da lui comanda-ta, da Taranto ad Ancona. Ma, provocato dall'ammira-glio austriaco Tegethoff, ricusò la sfida, riparandosi sot-to i cannoni delle opere esterne di Ancona. Ai suoi uffi-ciali che ne fremevano di sdegno addusse, per iscusa,dei pretesi ordini secreti di tenersi sulla difensiva. I ma-rinai austriaci, che erano triestini, istriani e dalmati,quindi in parte italiani di nascita, e tutti italiani di lin-guaggio, perchè nella marina austriaca da guerra e dicommercio, si parla il dialetto veneziano, pure affezio-nati alla loro bandiera come lo sono tutti i soldati, si riti-rarono orgogliosi dell'onta da essi cagionata a buon mer-cato ad un'altra bandiera.

Era il dovere dei ministri italiani mandare per telegra-fo la destituzione a Persano. Gl'inetti si limitarono a mi-nacciargliela, se non andava in traccia del nemico; maegli invece di recarsi a Malamocco ed al Lido, porti diVenezia, dove avrebbe dovuto andare tanto prima, dires-se le sue prore dalla parte opposta, cioè a Lissa. È Lissauna piccola isola sulle coste della Dalmazia, distante

20

Page 21: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

ben quattrocento chilometri da Venezia, e così ben forti-ficata che fu detta la Gibilterra dell'Adriatico. L'acquistodi essa, ove fosse riuscito, avrebbe costato molto e frut-tato nulla. Quando già da due giorni la flotta italiana op-pugnava con poco effetto i baluardi di Lissa, l'ardimen-toso ed abile Tegethoff venne a presentarle battaglia,questa volta inevitabile, il 20 luglio 1866.

L'armata navale italiana componevasi di trentasettebastimenti a vapore da guerra, undici de' quali erano co-razzati, ed otto fra essi erano di ferro. L'equipaggio nu-merava in tutto dodici mila uomini. La flotta austriacaera composta di ventisette navi di legno, sette sole dellequali erano rivestite di corazze di ferro. Per numerod'uomini e di cannoni, come per tonnellaggio e forza divapore, l'armata austriaca non era in tutto che due terziincirca della flotta italiana. L'unica superiorità della flot-ta austriaca, ma tale da compensare la sua inferioritàsotto gli altri rapporti, stava nel comandante. Il Tege-thoff non solo era un abile e coraggioso comandantenella battaglia, ma preparava ad essa con amore e consenno i suoi marinai, ispirando loro fiducia nelle loronavi e nelle loro armi; esercitandoli a ben valersene, especialmente addestrandoli a dar di cozzo colle loro pro-re contro i fianchi delle navi nemiche, ed a cansare l'urtodi quelle. Il Persano era uomo d'una così sciocca vanitàpersonale, che pochi giorni prima di lasciare Anconadisse al fotografo che gli aveva fatto il ritratto: tenete ilvetro negativo, perchè fra pochi giorni ve ne sarannodomandate migliaja di copie. Questo sarebbe un indizio

21

ben quattrocento chilometri da Venezia, e così ben forti-ficata che fu detta la Gibilterra dell'Adriatico. L'acquistodi essa, ove fosse riuscito, avrebbe costato molto e frut-tato nulla. Quando già da due giorni la flotta italiana op-pugnava con poco effetto i baluardi di Lissa, l'ardimen-toso ed abile Tegethoff venne a presentarle battaglia,questa volta inevitabile, il 20 luglio 1866.

L'armata navale italiana componevasi di trentasettebastimenti a vapore da guerra, undici de' quali erano co-razzati, ed otto fra essi erano di ferro. L'equipaggio nu-merava in tutto dodici mila uomini. La flotta austriacaera composta di ventisette navi di legno, sette sole dellequali erano rivestite di corazze di ferro. Per numerod'uomini e di cannoni, come per tonnellaggio e forza divapore, l'armata austriaca non era in tutto che due terziincirca della flotta italiana. L'unica superiorità della flot-ta austriaca, ma tale da compensare la sua inferioritàsotto gli altri rapporti, stava nel comandante. Il Tege-thoff non solo era un abile e coraggioso comandantenella battaglia, ma preparava ad essa con amore e consenno i suoi marinai, ispirando loro fiducia nelle loronavi e nelle loro armi; esercitandoli a ben valersene, especialmente addestrandoli a dar di cozzo colle loro pro-re contro i fianchi delle navi nemiche, ed a cansare l'urtodi quelle. Il Persano era uomo d'una così sciocca vanitàpersonale, che pochi giorni prima di lasciare Anconadisse al fotografo che gli aveva fatto il ritratto: tenete ilvetro negativo, perchè fra pochi giorni ve ne sarannodomandate migliaja di copie. Questo sarebbe un indizio

21

Page 22: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

che ei si lusingava di vincere, e quindi che il disastro diLissa fu effetto di incapacità sua, non di tradimento.

Al principio della battaglia di Lissa, Persano fece per-dere un tempo prezioso alle due più importanti navi del-la sua squadra, che erano la nave ammiraglia Re d'Italiae l'ariete Affondatore, per passare dal Re d'Italiaall'Affondatore. Erano bastimenti corazzati ambidue; ilprimo della portata di 4700 tonnellate, con 600 uominid'equipaggio e 36 cannoni, l'altro era alquanto inferioredi portata e di equipaggio, ed aveva due soli cannoni,ma grossissimi. L'Affondatore era solo alquanto superio-re di velocità. Questa biasimevole perdita di tempo fuoccasione della perdita della battaglia.

Imperocchè, essendo la nave il Re d'Italia, per colpadi questi insensati e codardi cambiamenti fattidall'ammiraglio, rimasta alquanto indietro dalle navicompagne che si avanzavano contro il nemico, essa tro-vossi isolata, ed attorniata da quattro corazzate Austria-che. Faà di Bruno, che ora comandava il Re d'Italia, ed isuoi seicento uomini, si difendevano valorosamente, mauna fiancata colpì e mutilò il loro timone. Di ciò avve-dutosi Tegethoff, e comprendendo che la gran nave Ita-liana non potendosi più governare rimaneva pressochèimmobile, intimò al macchinista della sua nave ammira-glia il Max, o Massimiliano, di retrocedere, indi correrea tutta forza di vapore collo sperone della sua prua con-tro il fianco della nave Italiana. La terribile manovraebbe pieno effetto: il fianco della nave il Re d'Italia sisquarciò. In due minuti quella vasta mole fu inghiottita

22

che ei si lusingava di vincere, e quindi che il disastro diLissa fu effetto di incapacità sua, non di tradimento.

Al principio della battaglia di Lissa, Persano fece per-dere un tempo prezioso alle due più importanti navi del-la sua squadra, che erano la nave ammiraglia Re d'Italiae l'ariete Affondatore, per passare dal Re d'Italiaall'Affondatore. Erano bastimenti corazzati ambidue; ilprimo della portata di 4700 tonnellate, con 600 uominid'equipaggio e 36 cannoni, l'altro era alquanto inferioredi portata e di equipaggio, ed aveva due soli cannoni,ma grossissimi. L'Affondatore era solo alquanto superio-re di velocità. Questa biasimevole perdita di tempo fuoccasione della perdita della battaglia.

Imperocchè, essendo la nave il Re d'Italia, per colpadi questi insensati e codardi cambiamenti fattidall'ammiraglio, rimasta alquanto indietro dalle navicompagne che si avanzavano contro il nemico, essa tro-vossi isolata, ed attorniata da quattro corazzate Austria-che. Faà di Bruno, che ora comandava il Re d'Italia, ed isuoi seicento uomini, si difendevano valorosamente, mauna fiancata colpì e mutilò il loro timone. Di ciò avve-dutosi Tegethoff, e comprendendo che la gran nave Ita-liana non potendosi più governare rimaneva pressochèimmobile, intimò al macchinista della sua nave ammira-glia il Max, o Massimiliano, di retrocedere, indi correrea tutta forza di vapore collo sperone della sua prua con-tro il fianco della nave Italiana. La terribile manovraebbe pieno effetto: il fianco della nave il Re d'Italia sisquarciò. In due minuti quella vasta mole fu inghiottita

22

Page 23: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

dagli abissi del mare, e con essa seicento prodi marinaiItaliani. Prima però di andare a fondo, eglino eseguironovarie scariche di moschetto contro i nemici, e sollevaro-no in coro un ultimo grido: Viva l'Italia. Quattrocento diessi perirono; dugento soli si salvarono a nuoto. Fra isommersi vi fu il deputato Boggio.

La squadra comandata dal vice ammiraglio Albini,formava la sinistra di tutta la flotta, ma conteneva benventi navi, cioè più della metà del numero totale di tren-tasette navi di cui l'intera armata si componeva. Ciò nonostante l'Albini si tenne in disparte dalla lotta. In unoscritto da lui pubblicato dipoi, addusse due discolpe chesono più presto una sua condanna. Disse che il segnaledi chiamata mandatogli da Persano a bordo dell'Affon-datore non gli parve un ordine superiore, perchè non ve-niva dalla nave ammiraglia. Il vero è che avrebbe dovu-to muoversi anche senza un ordine espresso. L'altra scu-sa fu che aveva navi di legno. Non rifletteva che quelledei nemici eran pure di legno.

Persano, come se tutto ad un tratto fosse divenuto va-loroso, si avvicinò al centro della mischia, e comandò lamanovra necessaria per dar di cozzo, colla formidabileprora rostrata del suo Affondatore, contro il fianco dellanave ammiraglia nemica, il Max. Stava il Max per rice-vere quella morte che aveva inflitta al Re d'Italia; ma direpente il Persano mutò pensiero, o per la puerile e vilpaura di soffrir egli stesso nello scontro, o per deferenzaad istruzioni secrete di non recar troppo danno all'arma-ta nemica. Per colpire il fianco del Max faceva d'uopo

23

dagli abissi del mare, e con essa seicento prodi marinaiItaliani. Prima però di andare a fondo, eglino eseguironovarie scariche di moschetto contro i nemici, e sollevaro-no in coro un ultimo grido: Viva l'Italia. Quattrocento diessi perirono; dugento soli si salvarono a nuoto. Fra isommersi vi fu il deputato Boggio.

La squadra comandata dal vice ammiraglio Albini,formava la sinistra di tutta la flotta, ma conteneva benventi navi, cioè più della metà del numero totale di tren-tasette navi di cui l'intera armata si componeva. Ciò nonostante l'Albini si tenne in disparte dalla lotta. In unoscritto da lui pubblicato dipoi, addusse due discolpe chesono più presto una sua condanna. Disse che il segnaledi chiamata mandatogli da Persano a bordo dell'Affon-datore non gli parve un ordine superiore, perchè non ve-niva dalla nave ammiraglia. Il vero è che avrebbe dovu-to muoversi anche senza un ordine espresso. L'altra scu-sa fu che aveva navi di legno. Non rifletteva che quelledei nemici eran pure di legno.

Persano, come se tutto ad un tratto fosse divenuto va-loroso, si avvicinò al centro della mischia, e comandò lamanovra necessaria per dar di cozzo, colla formidabileprora rostrata del suo Affondatore, contro il fianco dellanave ammiraglia nemica, il Max. Stava il Max per rice-vere quella morte che aveva inflitta al Re d'Italia; ma direpente il Persano mutò pensiero, o per la puerile e vilpaura di soffrir egli stesso nello scontro, o per deferenzaad istruzioni secrete di non recar troppo danno all'arma-ta nemica. Per colpire il fianco del Max faceva d'uopo

23

Page 24: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

continuar a correre con velocità accelerata a destra; maPersano gridò al timoniere: a sinistra. — A destra, am-miraglio, dissero i marinai, credendo che si fosse sba-gliato. Ma egli replicò: qui comando io: A sinistra. Cosìfu evitato il cozzo, in luogo del quale non fuvvi che unreciproco scambio di bordate d'artiglieria.

Ribotti e Vacca, sotto ammiragli, mostrarono qualitàtutto opposte alla inerzia di Albini, ed alla dappocaggineo mala volontà di Persano. Ma alla fregata Palestro toc-cò un disastro eguale a quello del Re d'Italia. Essa ave-va dugento uomini d'equipaggio, comandati dal capitanoAlfredo Capellini, nome che rimarrà nella storia, per lamorte gloriosa di lui e della maggior parte de' suoi com-pagni. Mentre era ancora a galla il Re d'Italia, ma attor-niato da quattro navi nemiche, Capellini volle correre inajuto di esso colla sua Palestro; ma tre altre navi Au-striache sbarrarono alla Palestro la via. Una granata lan-ciata nell'interno di essa, attraverso ad una parte non co-razzata della sua parete, appiccò il fuoco ad un mucchiodi carbon fossile. L'equipaggio dovette allontanarsi dalcentro del conflitto per dar opera a soffocare l'incendio.

Rimanevano a pugnare effettivamente sette sole navinostre corazzate, contro ventisette navi nemiche, le qua-li d'ogni intorno le avvolgevano. I marinai di quelle no-stre sette navi, tremila e cinquecento uomini in tutto, fe-cero mirabili prove di intrepidezza e di abilità contro ot-tomila nemici. Ma alla fine dovettero cedere. Allorchè ilbravo capitano Capellini conobbe inutili tutti gli sforziper domare l'incendio della sua nave, ordinò che si tra-

24

continuar a correre con velocità accelerata a destra; maPersano gridò al timoniere: a sinistra. — A destra, am-miraglio, dissero i marinai, credendo che si fosse sba-gliato. Ma egli replicò: qui comando io: A sinistra. Cosìfu evitato il cozzo, in luogo del quale non fuvvi che unreciproco scambio di bordate d'artiglieria.

Ribotti e Vacca, sotto ammiragli, mostrarono qualitàtutto opposte alla inerzia di Albini, ed alla dappocaggineo mala volontà di Persano. Ma alla fregata Palestro toc-cò un disastro eguale a quello del Re d'Italia. Essa ave-va dugento uomini d'equipaggio, comandati dal capitanoAlfredo Capellini, nome che rimarrà nella storia, per lamorte gloriosa di lui e della maggior parte de' suoi com-pagni. Mentre era ancora a galla il Re d'Italia, ma attor-niato da quattro navi nemiche, Capellini volle correre inajuto di esso colla sua Palestro; ma tre altre navi Au-striache sbarrarono alla Palestro la via. Una granata lan-ciata nell'interno di essa, attraverso ad una parte non co-razzata della sua parete, appiccò il fuoco ad un mucchiodi carbon fossile. L'equipaggio dovette allontanarsi dalcentro del conflitto per dar opera a soffocare l'incendio.

Rimanevano a pugnare effettivamente sette sole navinostre corazzate, contro ventisette navi nemiche, le qua-li d'ogni intorno le avvolgevano. I marinai di quelle no-stre sette navi, tremila e cinquecento uomini in tutto, fe-cero mirabili prove di intrepidezza e di abilità contro ot-tomila nemici. Ma alla fine dovettero cedere. Allorchè ilbravo capitano Capellini conobbe inutili tutti gli sforziper domare l'incendio della sua nave, ordinò che si tra-

24

Page 25: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

sportassero sul Governolo prima i feriti e gli infermi,indi l'intero equipaggio, ma egli non voleva abbandona-re il suo legno. Gli uomini dal canto loro ricusavano disepararsi dal lor capitano. Mentre si dibatteva questa ge-nerosa, ma intempestiva gara, le due flotte udironoun'orrenda detonazione. Fu lo scoppio della Santa Bar-bara della Palestro. Fra i trecento uomini del suo equi-paggio, venti soli furon salvi. Non eran passate che dueore dal principio della battaglia di Lissa. Lo scoppio del-la Palestro ne segnò la fine.

Tale è la gravità, e tanto grande il numero degli erroricommessi dai comandanti Italiani di terra e di mare inquesta guerra, che alcuni sospettarono, ed ancor sospet-tano, esservi stato un accordo secreto fra Napoleone ter-zo, l'Austria ed il Ministero italiano, per fare che gl'Ita-liani si lasciassero battere, onde contentar l'amor propriodegli Austriaci, i quali in compenso avrebbero ceduto laVenezia a Napoleone, ed egli all'Italia, come poscia difatto avvenne. Io non credo che esistesse un così tene-broso disegno; e ciò per diverse ragioni, ma principal-mente per questa, che nessun uomo onesto poteva ade-rirvi, e tanto Vittorio come Lamarmora erano onesti.

L'amor proprio nazionale degl'Italiani ebbe un'insuffi-ciente ma pure apprezzata consolazione dalle piccolevittorie di Cialdini a Borgoforte sul Po, di Medici a sini-stra del lago di Garda; ma più dalle vittorie di Garibaldialla destra del medesimo lago. Furon vittorie piccole an-cor esse, ma interessanti, ed io mi accingo a raccontarlecon proporzionata larghezza.

25

sportassero sul Governolo prima i feriti e gli infermi,indi l'intero equipaggio, ma egli non voleva abbandona-re il suo legno. Gli uomini dal canto loro ricusavano disepararsi dal lor capitano. Mentre si dibatteva questa ge-nerosa, ma intempestiva gara, le due flotte udironoun'orrenda detonazione. Fu lo scoppio della Santa Bar-bara della Palestro. Fra i trecento uomini del suo equi-paggio, venti soli furon salvi. Non eran passate che dueore dal principio della battaglia di Lissa. Lo scoppio del-la Palestro ne segnò la fine.

Tale è la gravità, e tanto grande il numero degli erroricommessi dai comandanti Italiani di terra e di mare inquesta guerra, che alcuni sospettarono, ed ancor sospet-tano, esservi stato un accordo secreto fra Napoleone ter-zo, l'Austria ed il Ministero italiano, per fare che gl'Ita-liani si lasciassero battere, onde contentar l'amor propriodegli Austriaci, i quali in compenso avrebbero ceduto laVenezia a Napoleone, ed egli all'Italia, come poscia difatto avvenne. Io non credo che esistesse un così tene-broso disegno; e ciò per diverse ragioni, ma principal-mente per questa, che nessun uomo onesto poteva ade-rirvi, e tanto Vittorio come Lamarmora erano onesti.

L'amor proprio nazionale degl'Italiani ebbe un'insuffi-ciente ma pure apprezzata consolazione dalle piccolevittorie di Cialdini a Borgoforte sul Po, di Medici a sini-stra del lago di Garda; ma più dalle vittorie di Garibaldialla destra del medesimo lago. Furon vittorie piccole an-cor esse, ma interessanti, ed io mi accingo a raccontarlecon proporzionata larghezza.

25

Page 26: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Il governo non voleva concedere che si arruolasseroper Garibaldi più di venti mila volontari, ma in pochigiorni ne accorsero a farsi inscrivere, presso i comitatiarruolatori, ben quarantaquattro mila. Ne sarebbero ve-nuti assai di più ancora se non si chiudevano per ordinesuperiore i ruoli. Queste quarantaquattro migliajad'uomini si componevano in parte di anziani, i qualiavevano oltrepassato l'età richiesta per servire nell'eser-cito regolare, ma comprendevano un maggior numero digiovanetti dai diciassette ai venti anni. La separazionedei volontarii in due lontani corpi, uno a settentrione el'altro a mezzogiorno, era stata ordinata dal ministerocol pretesto di minacciar l'Austria nella sua estremapunta di Dalmazia, ma più veramente, credo io, per unaingiuriosa diffidenza contro la lealtà ed il senno dei vo-lontarii. Si temeva che invece di andar a combattere gliAustriaci, volessimo proclamar la Repubblica.

Tutto il corpo d'armata garibaldino fu spartito in diecigrossi reggimenti, contenenti in media quattro mila equattrocento uomini, e suddivisi ciascheduno di essi, inventiquattro compagnie. Eravi una compagnia di caval-leggeri, chiamati le guide di Garibaldi, generalmentegiovani di agiate famiglie, ciascuno dei quali aveva ilcavallo del proprio. Malgrado la piccolezza del numeroprestarono degli utili servigi, per le ricognizioni, e perrecare con celerità i dispacci. Dei servigi molto più utiliancora furon prestati da un piccol parco di artiglieria,somministrato al corpo di Garibaldi dall'esercito regola-re. Consisteva in una batteria da montagna, e sei batterie

26

Il governo non voleva concedere che si arruolasseroper Garibaldi più di venti mila volontari, ma in pochigiorni ne accorsero a farsi inscrivere, presso i comitatiarruolatori, ben quarantaquattro mila. Ne sarebbero ve-nuti assai di più ancora se non si chiudevano per ordinesuperiore i ruoli. Queste quarantaquattro migliajad'uomini si componevano in parte di anziani, i qualiavevano oltrepassato l'età richiesta per servire nell'eser-cito regolare, ma comprendevano un maggior numero digiovanetti dai diciassette ai venti anni. La separazionedei volontarii in due lontani corpi, uno a settentrione el'altro a mezzogiorno, era stata ordinata dal ministerocol pretesto di minacciar l'Austria nella sua estremapunta di Dalmazia, ma più veramente, credo io, per unaingiuriosa diffidenza contro la lealtà ed il senno dei vo-lontarii. Si temeva che invece di andar a combattere gliAustriaci, volessimo proclamar la Repubblica.

Tutto il corpo d'armata garibaldino fu spartito in diecigrossi reggimenti, contenenti in media quattro mila equattrocento uomini, e suddivisi ciascheduno di essi, inventiquattro compagnie. Eravi una compagnia di caval-leggeri, chiamati le guide di Garibaldi, generalmentegiovani di agiate famiglie, ciascuno dei quali aveva ilcavallo del proprio. Malgrado la piccolezza del numeroprestarono degli utili servigi, per le ricognizioni, e perrecare con celerità i dispacci. Dei servigi molto più utiliancora furon prestati da un piccol parco di artiglieria,somministrato al corpo di Garibaldi dall'esercito regola-re. Consisteva in una batteria da montagna, e sei batterie

26

Page 27: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

di campo, da sei pezzi l'una; tutto sotto il comando delprode ed abilissimo maggiore Dogliotti.

Finalmente i cinque reggimenti garibaldini che eranonella Terra di Bari furon chiamati a riunirsi agli altri cin-que che erano già presso Garibaldi nell'Alta Italia. Giun-sero troppo tardi per prender parte diretta od indirettaalla battaglia di Custoza. Serbo la personale rimembran-za che il sesto reggimento, nel quale io militava sotto ilcolonnello Nicotera, giunse a Brescia nella sera del 24giugno, e che vedemmo con dolore passare davanti a noiil principe Amedeo ferito, il quale veniva a farsi curarea Brescia. Chi non vede che quarantaquattro mila uomi-ni comandati da Garibaldi, alla sinistra del bravo eserci-to regolare, avrebbero potuto e dovuto dar un esito, di-verso da quello che s'ebbe, alla battaglia di Custoza?

Benchè per le improvvide disposizioni ministeriali, ilcorpo Garibaldino non sia giunto in tempo per prestareun efficace ajuto all'esercito regolare nella principal suabattaglia contro l'esercito Austriaco, pure era importantenon meno che arduo l'uffizio che Garibaldi aspirava acompiere: liberare l'Italiana provincia di Trento, detta ilTirolo Italiano, dal dominio Austriaco; togliere alletruppe imperiali quella comunicazione fra Vienna e Ve-rona, ed effettuare questo disegno attraverso alle irtecime ed alle strette gole delle Alpi Retiche. Sua baseimmediata era la città di Brescia; il suo immediato ob-biettivo era Trento. I quarantaquattro mila volontarii diGaribaldi, giovani per la maggior parte inesperti dellamilizia, erano tutti vestiti della pittoresca camicia rossa,

27

di campo, da sei pezzi l'una; tutto sotto il comando delprode ed abilissimo maggiore Dogliotti.

Finalmente i cinque reggimenti garibaldini che eranonella Terra di Bari furon chiamati a riunirsi agli altri cin-que che erano già presso Garibaldi nell'Alta Italia. Giun-sero troppo tardi per prender parte diretta od indirettaalla battaglia di Custoza. Serbo la personale rimembran-za che il sesto reggimento, nel quale io militava sotto ilcolonnello Nicotera, giunse a Brescia nella sera del 24giugno, e che vedemmo con dolore passare davanti a noiil principe Amedeo ferito, il quale veniva a farsi curarea Brescia. Chi non vede che quarantaquattro mila uomi-ni comandati da Garibaldi, alla sinistra del bravo eserci-to regolare, avrebbero potuto e dovuto dar un esito, di-verso da quello che s'ebbe, alla battaglia di Custoza?

Benchè per le improvvide disposizioni ministeriali, ilcorpo Garibaldino non sia giunto in tempo per prestareun efficace ajuto all'esercito regolare nella principal suabattaglia contro l'esercito Austriaco, pure era importantenon meno che arduo l'uffizio che Garibaldi aspirava acompiere: liberare l'Italiana provincia di Trento, detta ilTirolo Italiano, dal dominio Austriaco; togliere alletruppe imperiali quella comunicazione fra Vienna e Ve-rona, ed effettuare questo disegno attraverso alle irtecime ed alle strette gole delle Alpi Retiche. Sua baseimmediata era la città di Brescia; il suo immediato ob-biettivo era Trento. I quarantaquattro mila volontarii diGaribaldi, giovani per la maggior parte inesperti dellamilizia, erano tutti vestiti della pittoresca camicia rossa,

27

Page 28: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

con berretto rosso e calzoni turchini, ed una coperta dilana, rotolata ad armacollo. L'arma era un fucile a cannaliscia, ed a percussione, con bajonetta.

Contro di noi stavano sedici mila Austriaci dell'eser-cito regolare ottimamente armati con fucili rigati da lun-go tiro e con abbondante artiglieria. Loro comandanteera il generale Kouhn. Ai militi regolari si aggiungeva-no i volontarii di Vienna, e molti volontarii pure del Ti-rolo Tedesco, sventuratamente ancora alcuni del TiroloItaliano: tutti valenti tiratori di carabina.

Gli Austriaci avevano inoltre una flottiglia di sei va-pori di guerra sul lago di Garda. Queste piccole navi daguerra recarono molestie e qualche piccolo dannoall'esercito Garibaldino, mentre marciavamo sulla spon-da destra del lago, e mentre per pochi giorni stanziam-mo a Salò e nei contorni. Ma la campagna Garibaldinaattiva fu aperta da un combattimento relativamente im-portante di avanguardia nel giorno 3 di luglio, nel qualepure avvenne, al di là delle Alpi, una battaglia assai piùgrande, cioè la battaglia decisiva di tutta quella guerra, aSadowa, della quale abbiam già veduto una succinta de-scrizione. Il combattimento Garibaldino di quel giornofu sostenuto da due reggimenti nostri, condotti dal co-lonnello Corte, e da una batteria da montagna, colla pre-senza del general Garibaldi, a Monte Suello sulla destradel lago d'Idro. Abbastanza gravi furon le perdite daambo i lati. Garibaldi stesso vi fu ferito in una gamba.L'esito parve dapprima indeciso, perchè ambedue le par-ti contendenti riposarono sul campo di battaglia: ma

28

con berretto rosso e calzoni turchini, ed una coperta dilana, rotolata ad armacollo. L'arma era un fucile a cannaliscia, ed a percussione, con bajonetta.

Contro di noi stavano sedici mila Austriaci dell'eser-cito regolare ottimamente armati con fucili rigati da lun-go tiro e con abbondante artiglieria. Loro comandanteera il generale Kouhn. Ai militi regolari si aggiungeva-no i volontarii di Vienna, e molti volontarii pure del Ti-rolo Tedesco, sventuratamente ancora alcuni del TiroloItaliano: tutti valenti tiratori di carabina.

Gli Austriaci avevano inoltre una flottiglia di sei va-pori di guerra sul lago di Garda. Queste piccole navi daguerra recarono molestie e qualche piccolo dannoall'esercito Garibaldino, mentre marciavamo sulla spon-da destra del lago, e mentre per pochi giorni stanziam-mo a Salò e nei contorni. Ma la campagna Garibaldinaattiva fu aperta da un combattimento relativamente im-portante di avanguardia nel giorno 3 di luglio, nel qualepure avvenne, al di là delle Alpi, una battaglia assai piùgrande, cioè la battaglia decisiva di tutta quella guerra, aSadowa, della quale abbiam già veduto una succinta de-scrizione. Il combattimento Garibaldino di quel giornofu sostenuto da due reggimenti nostri, condotti dal co-lonnello Corte, e da una batteria da montagna, colla pre-senza del general Garibaldi, a Monte Suello sulla destradel lago d'Idro. Abbastanza gravi furon le perdite daambo i lati. Garibaldi stesso vi fu ferito in una gamba.L'esito parve dapprima indeciso, perchè ambedue le par-ti contendenti riposarono sul campo di battaglia: ma

28

Page 29: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

l'indomani 4 luglio la vittoria si chiarì per noi, avendogli Austriaci abbandonato la posizione. In quel giornoappunto Garibaldi compiva l'anno suo cinquantesimonono. Non era una ben grave età; ma la ferita di MonteSuello, aggiunta alle vestigia di quella di Aspromonte edi altre, ed a' suoi vecchi reumatismi, gl'impedì d'allorain poi di montare a cavallo. Non per questo voll'egli an-dare all'ospedale. Fasciata alla meglio la gamba, conti-nuò a prender parte personale ai combattimenti in quellacampagna, come in quella di Francia nel 1870, e 1871,andando in carrozza. Nella campagna del 1867 attraver-so all'agro romano, mal fornito di strade, lo mettevamocolle nostre braccia a cavallo, ove stava ancora abba-stanza bene.

Certo è non pertanto che gli venne meno una qualcheparte della sua efficacia personale, non avendo più fa-coltà di correre rapidamente a cavallo di posizione inposizione, per osservar lo stato delle cose, ed animarecoll'aspetto e colla voce i soldati. Tuttavia era sempremirabile il suo colpo d'occhio militare. In modo pronto emagistrale additava sul terreno o sulla carta topograficale posizioni, ed indicava, con poche parole chiare e pre-cise, il da farsi. I suoi uffiziali di stato maggiore, nullaavrebbero potuto far di meglio che eseguire puntual-mente i suoi ordini; ma spesso avevano la presunzionedi variarli in peggio, imaginandosi di correggerli.

Dopo il buon successo di Monte Suello, la vanguardiagaribaldina fece un passo innanzi, ed occupò Lodrone.Gli Austriaci tentarono di scacciarnela, ma furono re-

29

l'indomani 4 luglio la vittoria si chiarì per noi, avendogli Austriaci abbandonato la posizione. In quel giornoappunto Garibaldi compiva l'anno suo cinquantesimonono. Non era una ben grave età; ma la ferita di MonteSuello, aggiunta alle vestigia di quella di Aspromonte edi altre, ed a' suoi vecchi reumatismi, gl'impedì d'allorain poi di montare a cavallo. Non per questo voll'egli an-dare all'ospedale. Fasciata alla meglio la gamba, conti-nuò a prender parte personale ai combattimenti in quellacampagna, come in quella di Francia nel 1870, e 1871,andando in carrozza. Nella campagna del 1867 attraver-so all'agro romano, mal fornito di strade, lo mettevamocolle nostre braccia a cavallo, ove stava ancora abba-stanza bene.

Certo è non pertanto che gli venne meno una qualcheparte della sua efficacia personale, non avendo più fa-coltà di correre rapidamente a cavallo di posizione inposizione, per osservar lo stato delle cose, ed animarecoll'aspetto e colla voce i soldati. Tuttavia era sempremirabile il suo colpo d'occhio militare. In modo pronto emagistrale additava sul terreno o sulla carta topograficale posizioni, ed indicava, con poche parole chiare e pre-cise, il da farsi. I suoi uffiziali di stato maggiore, nullaavrebbero potuto far di meglio che eseguire puntual-mente i suoi ordini; ma spesso avevano la presunzionedi variarli in peggio, imaginandosi di correggerli.

Dopo il buon successo di Monte Suello, la vanguardiagaribaldina fece un passo innanzi, ed occupò Lodrone.Gli Austriaci tentarono di scacciarnela, ma furono re-

29

Page 30: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

spinti essi medesimi dall'artiglieria, nel giorno sette.Così Garibaldi potè inoltrarsi di più sulla destra spondadel Chiese nella parte del fiume superiore al lago d'Idro,sino a Storo, ove stabilì il suo quartier generale. Impe-rocchè quello è un buon punto strategico, confluendocolà due lunghe e strette valli fra irti monti. Una dellequali valli, chiamata la valle Giudicaria, salendo lungo ilChiese conduce, per Condino, Pieve di Buono e Tione, aSarche: e l'altra, chiamata la valle d'Ampola, conduceper Bececca, Pieve di Ledro, e Riva allo stesso punto diSarche. Da Sarche la via riunita conduce, per breve ecomodo tratto, a Trento. Senonchè la prima di quelledue strade, alla sinistra di Garibaldi, era sbarrata dal for-te Lardaro; e l'altra, a destra, era sbarrata prima dal pic-colo forte d'Ampola, e più lungi dai forti di Riva, pressola punta superiore del lago di Garda.

Garibaldi pertanto andava tastando il terreno a destrae a sinistra per tener divisa l'attenzione del nemico, e ve-dere qual delle due vie potesse più facilmente a noiaprirsi, verso l'agognata meta di Trento. Dapprima feceoccupare alla sua sinistra, sul Chiese, cinque chilometrisopra Storo, il piccolo paese di Condino dal sesto reggi-mento, che era, come già dissi, comandato dal Nicotera.

Nel mattino del 16 luglio, gli Austriaci, avendo occu-pato alla nostra sinistra il paese di Cimego, posto sopraun'altura a poca distanza dal Chiese, ed alla nostra de-stra la cresta di una lunga montagna, o contraffortecome si dice in linguaggio geografico, fra il fiume Chie-se e la valle d'Ampola, attaccarono con furia il nostro

30

spinti essi medesimi dall'artiglieria, nel giorno sette.Così Garibaldi potè inoltrarsi di più sulla destra spondadel Chiese nella parte del fiume superiore al lago d'Idro,sino a Storo, ove stabilì il suo quartier generale. Impe-rocchè quello è un buon punto strategico, confluendocolà due lunghe e strette valli fra irti monti. Una dellequali valli, chiamata la valle Giudicaria, salendo lungo ilChiese conduce, per Condino, Pieve di Buono e Tione, aSarche: e l'altra, chiamata la valle d'Ampola, conduceper Bececca, Pieve di Ledro, e Riva allo stesso punto diSarche. Da Sarche la via riunita conduce, per breve ecomodo tratto, a Trento. Senonchè la prima di quelledue strade, alla sinistra di Garibaldi, era sbarrata dal for-te Lardaro; e l'altra, a destra, era sbarrata prima dal pic-colo forte d'Ampola, e più lungi dai forti di Riva, pressola punta superiore del lago di Garda.

Garibaldi pertanto andava tastando il terreno a destrae a sinistra per tener divisa l'attenzione del nemico, e ve-dere qual delle due vie potesse più facilmente a noiaprirsi, verso l'agognata meta di Trento. Dapprima feceoccupare alla sua sinistra, sul Chiese, cinque chilometrisopra Storo, il piccolo paese di Condino dal sesto reggi-mento, che era, come già dissi, comandato dal Nicotera.

Nel mattino del 16 luglio, gli Austriaci, avendo occu-pato alla nostra sinistra il paese di Cimego, posto sopraun'altura a poca distanza dal Chiese, ed alla nostra de-stra la cresta di una lunga montagna, o contraffortecome si dice in linguaggio geografico, fra il fiume Chie-se e la valle d'Ampola, attaccarono con furia il nostro

30

Page 31: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

reggimento da tre parti. Noi femmo non breve resistenzadalla ripa destra del fiume, e benchè questo sia tropporapido e profondo per essere comodamente guadato, purne tentammo il guado, di fronte al posto chiamato laCasa del Diavolo, un poco al disotto del ponte di Cime-go, per andare a scacciar gli Austriaci dalle loro vantag-giose posizioni. Alcuni furon travolti dalle onde, o perla rapidità di esse o pei colpi delle palle nemiche. Altri,in maggior numero, ed io fra quelli, fermaronsi in unaisoletta in mezzo al fiume. Di là tiravamo contro i nemi-ci, ma per la poca portata dei nostri fucili e per la distan-za e buona posizione dei nemici, pochi di questi eranocolpiti, mentre i colpi delle lor carabine di precisione, ti-rati dall'alto, uccisero o ferirono parecchi dei nostri. Neebbi io stesso una forte contusione o ferita priva di gra-vità, avendomi un grosso bottone nel mezzo del pettoservito da usbergo. Quasi contemporaneamente alla mialieve ferita, ne ebbe una mortale il prode maggioreLombardi, il quale cadde e spirò sul ponte di Cimego.

Si credette necessario il ritirarci sulla riva destra delfiume. Intanto gli Austriaci inoltrandosi su per la crestadel montuoso contrafforte da me dianzi indicato, giunse-ro sin sopra Storo, e cominciarono a tempestare dall'altouna grandine di palle sul quartiere di Garibaldi. Il gene-rale li fece respingere per mezzo del nono reggimentocomandato dal suo figlio Menotti. Il bravo maggioreDogliotti, puntati acconciamente i suoi cannoni, pressola Chiesa di San Lorenzo a sinistra del Chiese, e pressoil ponte del Giuli a destra del Chiese, danneggiò grave-

31

reggimento da tre parti. Noi femmo non breve resistenzadalla ripa destra del fiume, e benchè questo sia tropporapido e profondo per essere comodamente guadato, purne tentammo il guado, di fronte al posto chiamato laCasa del Diavolo, un poco al disotto del ponte di Cime-go, per andare a scacciar gli Austriaci dalle loro vantag-giose posizioni. Alcuni furon travolti dalle onde, o perla rapidità di esse o pei colpi delle palle nemiche. Altri,in maggior numero, ed io fra quelli, fermaronsi in unaisoletta in mezzo al fiume. Di là tiravamo contro i nemi-ci, ma per la poca portata dei nostri fucili e per la distan-za e buona posizione dei nemici, pochi di questi eranocolpiti, mentre i colpi delle lor carabine di precisione, ti-rati dall'alto, uccisero o ferirono parecchi dei nostri. Neebbi io stesso una forte contusione o ferita priva di gra-vità, avendomi un grosso bottone nel mezzo del pettoservito da usbergo. Quasi contemporaneamente alla mialieve ferita, ne ebbe una mortale il prode maggioreLombardi, il quale cadde e spirò sul ponte di Cimego.

Si credette necessario il ritirarci sulla riva destra delfiume. Intanto gli Austriaci inoltrandosi su per la crestadel montuoso contrafforte da me dianzi indicato, giunse-ro sin sopra Storo, e cominciarono a tempestare dall'altouna grandine di palle sul quartiere di Garibaldi. Il gene-rale li fece respingere per mezzo del nono reggimentocomandato dal suo figlio Menotti. Il bravo maggioreDogliotti, puntati acconciamente i suoi cannoni, pressola Chiesa di San Lorenzo a sinistra del Chiese, e pressoil ponte del Giuli a destra del Chiese, danneggiò grave-

31

Page 32: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

mente i nemici, e li determinò ad una generale ritirata.L'indomani ci avanzammo ad occupare Cimego ed ilponte del Chiese vicino a Cimego. In quel giorno stessoDogliotti attaccò il forte di Ampola che si arrese dopodue giorni, cioè il diciannove. Fra i pochi mortinell'attacco fuvvi il tenente d'artiglieria Alasia.

Garibaldi profittando del vantaggio di avere sgombrala sua strada a destra, per la caduta del forte d'Ampola,fece avanzare alcuni de' suoi reggimenti da Storo a Be-cecca, e sino al piccolissimo lago di Ledro, alla distanzadi sette chilometri dal gran lago di Garda. Ne seguì labattaglia di Bececca (malamente scritto Bezzecca da al-tri) che fu il più importante fatto d'armi di tutta quellacampagna garibaldina.

Imperocchè le nostre colonne, nell'avanzarsi, furonosorprese ed attaccate contemporaneamente in tre parti,dalle colonne austriache che avevano combattuto cinquegiorni prima a Condino e da altre uscite dai forti di Lar-daro e di Riva. Perì nei primi scontri, fra gli altri, il co-lonnello Chiassi, ed i nostri retrocessero lasciando alcu-ni prigionieri in mano dei nemici. Garibaldi stesso corsequalche pericolo personale; ma anche qui l'artiglieria diDogliotti fermò i progressi degli Austriaci. Il maggioreStefano Canzio, raccolti attorno a lui i più valorosi deivarii corpi che cominciavano a mescolarsi alla rinfusaed ancora a sbandarsi, formò una piccola colonnad'attacco; e precipitatosi senza fare un tiro sul nemico,lo ricacciò colla bajonetta nelle reni in disordine da tuttele posizioni che occupava. Da quel momento la ritirata

32

mente i nemici, e li determinò ad una generale ritirata.L'indomani ci avanzammo ad occupare Cimego ed ilponte del Chiese vicino a Cimego. In quel giorno stessoDogliotti attaccò il forte di Ampola che si arrese dopodue giorni, cioè il diciannove. Fra i pochi mortinell'attacco fuvvi il tenente d'artiglieria Alasia.

Garibaldi profittando del vantaggio di avere sgombrala sua strada a destra, per la caduta del forte d'Ampola,fece avanzare alcuni de' suoi reggimenti da Storo a Be-cecca, e sino al piccolissimo lago di Ledro, alla distanzadi sette chilometri dal gran lago di Garda. Ne seguì labattaglia di Bececca (malamente scritto Bezzecca da al-tri) che fu il più importante fatto d'armi di tutta quellacampagna garibaldina.

Imperocchè le nostre colonne, nell'avanzarsi, furonosorprese ed attaccate contemporaneamente in tre parti,dalle colonne austriache che avevano combattuto cinquegiorni prima a Condino e da altre uscite dai forti di Lar-daro e di Riva. Perì nei primi scontri, fra gli altri, il co-lonnello Chiassi, ed i nostri retrocessero lasciando alcu-ni prigionieri in mano dei nemici. Garibaldi stesso corsequalche pericolo personale; ma anche qui l'artiglieria diDogliotti fermò i progressi degli Austriaci. Il maggioreStefano Canzio, raccolti attorno a lui i più valorosi deivarii corpi che cominciavano a mescolarsi alla rinfusaed ancora a sbandarsi, formò una piccola colonnad'attacco; e precipitatosi senza fare un tiro sul nemico,lo ricacciò colla bajonetta nelle reni in disordine da tuttele posizioni che occupava. Da quel momento la ritirata

32

Page 33: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

del nemico divenne generale, ed i nostri lo seguirono ol-tre Locca. Nel giorno stesso il combattimento alla sini-stra di Garibaldi fu sostenuto onorevolmente dalla bri-gata Nicotera, cioè dai due reggimenti sesto ed ottavo.Nel comando del primo il tenente colonnello Sprovieriera succeduto al Nicotera; l'altro era comandato dal co-lonnello Carbonelli.

Garibaldi cominciava i preparativi per assediare ilforte Lardaro. Intanto Medici, alla testa di una forte co-lonna di truppe regolari, si era avanzato vittoriosamentesull'Adige, sino a Levico ed a Pergine; luoghi poco di-stanti da Trento. Ma nelle prime ore del giorno 24 di lu-glio ci giunse avviso di un armistizio combinato per ottogiorni, e che tutti i corpi militari non dovevano oltrepas-sare i luoghi dove si sarebbero rispettivamente trovatialle ore dieci antimeridiane. La guida Giuseppe Mazza-corati, mio amico, ed ottimo cavallerizzo, montò a ca-vallo e corse a spron battuto da Condino sino a Creto, oPieve di Buono, quasi sotto il tiro del forte Lardaro; e,cavato l'orologio di saccoccia, e mostrando che non era-no ancor le dieci, disse agli abitanti del paese, maravi-gliati ma non malcontenti: prendo possesso di questopaese in nome del Re d'Italia. Poco dopo vi giunsi io apiedi, e feci esporre una bandiera a tre colori. Non l'ave-vano esposta prima, pel timore del ritorno degli Austria-ci. Piccole cose invero, ma furon gli ultimi due fatti diquella grande e terribile guerra.

Garibaldi portò a Pieve di Buono il suo quartier gene-rale; ma dopo alquanti giorni ricevette e lesse l'ordine di

33

del nemico divenne generale, ed i nostri lo seguirono ol-tre Locca. Nel giorno stesso il combattimento alla sini-stra di Garibaldi fu sostenuto onorevolmente dalla bri-gata Nicotera, cioè dai due reggimenti sesto ed ottavo.Nel comando del primo il tenente colonnello Sprovieriera succeduto al Nicotera; l'altro era comandato dal co-lonnello Carbonelli.

Garibaldi cominciava i preparativi per assediare ilforte Lardaro. Intanto Medici, alla testa di una forte co-lonna di truppe regolari, si era avanzato vittoriosamentesull'Adige, sino a Levico ed a Pergine; luoghi poco di-stanti da Trento. Ma nelle prime ore del giorno 24 di lu-glio ci giunse avviso di un armistizio combinato per ottogiorni, e che tutti i corpi militari non dovevano oltrepas-sare i luoghi dove si sarebbero rispettivamente trovatialle ore dieci antimeridiane. La guida Giuseppe Mazza-corati, mio amico, ed ottimo cavallerizzo, montò a ca-vallo e corse a spron battuto da Condino sino a Creto, oPieve di Buono, quasi sotto il tiro del forte Lardaro; e,cavato l'orologio di saccoccia, e mostrando che non era-no ancor le dieci, disse agli abitanti del paese, maravi-gliati ma non malcontenti: prendo possesso di questopaese in nome del Re d'Italia. Poco dopo vi giunsi io apiedi, e feci esporre una bandiera a tre colori. Non l'ave-vano esposta prima, pel timore del ritorno degli Austria-ci. Piccole cose invero, ma furon gli ultimi due fatti diquella grande e terribile guerra.

Garibaldi portò a Pieve di Buono il suo quartier gene-rale; ma dopo alquanti giorni ricevette e lesse l'ordine di

33

Page 34: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

retrocedere. Tutti attorno a lui erano costernati od indi-gnati; ma egli tranquillamente disse: Sono soldato; ub-bidisco.

Il cordoglio pei disastri di Custoza e di Lissa, in uncollo sdegno per l'abbandono del Tirolo italiano, impo-sto a Garibaldi, e le mene di un partito autonomista, fe-cero prorompere a Palermo un serio movimento, al qua-le si credette opportuno di dare una forma repubblicana.Garibaldi fu pregato di andare ad assumerne la direzio-ne. Egli rifiutò, affermandosi sempre pronto a combatte-re lo straniero, ma non il governo nazionale. Non vo-glio, aggiunse, imitare i pronunciamenti dei generaliSpagnuoli. — Ma è per causa di libertà, gli dissero. —Ed egli: se oggi io facessi un pronunciamento per la li-bertà, domani potrebbe altri farne uno pel dispotismo.

Per altro le conseguenze politiche della sconfitta chegl'Italiani ebbero dall'Austria, e di quella che gli Au-striaci ebbero dalla Prussia, furono umilianti bensì manon disastrose pei vinti. L'Austria, per l'effetto politicodelle vittorie Prussiane, fu esclusa dalla presidenza edalla partecipazione alla Confederazione Germanica.Questa prese il nome di Impero Germanico, e ne fu di-chiarato presidente il re di Prussia. Al regno di Prussiafurono annessi come semplici provincie il regno di An-nover, i ducati di Assia Elettorale e Superiore, e le re-pubbliche di Francoforte e di Amburgo. Il Parlamentodel novello impero Germanico si aperse a Berlino nelgiorno 24 di febbrajo del seguente anno 1867. L'Austria,sperando di far cessare l'inimistà dell'Italia contro di lei

34

retrocedere. Tutti attorno a lui erano costernati od indi-gnati; ma egli tranquillamente disse: Sono soldato; ub-bidisco.

Il cordoglio pei disastri di Custoza e di Lissa, in uncollo sdegno per l'abbandono del Tirolo italiano, impo-sto a Garibaldi, e le mene di un partito autonomista, fe-cero prorompere a Palermo un serio movimento, al qua-le si credette opportuno di dare una forma repubblicana.Garibaldi fu pregato di andare ad assumerne la direzio-ne. Egli rifiutò, affermandosi sempre pronto a combatte-re lo straniero, ma non il governo nazionale. Non vo-glio, aggiunse, imitare i pronunciamenti dei generaliSpagnuoli. — Ma è per causa di libertà, gli dissero. —Ed egli: se oggi io facessi un pronunciamento per la li-bertà, domani potrebbe altri farne uno pel dispotismo.

Per altro le conseguenze politiche della sconfitta chegl'Italiani ebbero dall'Austria, e di quella che gli Au-striaci ebbero dalla Prussia, furono umilianti bensì manon disastrose pei vinti. L'Austria, per l'effetto politicodelle vittorie Prussiane, fu esclusa dalla presidenza edalla partecipazione alla Confederazione Germanica.Questa prese il nome di Impero Germanico, e ne fu di-chiarato presidente il re di Prussia. Al regno di Prussiafurono annessi come semplici provincie il regno di An-nover, i ducati di Assia Elettorale e Superiore, e le re-pubbliche di Francoforte e di Amburgo. Il Parlamentodel novello impero Germanico si aperse a Berlino nelgiorno 24 di febbrajo del seguente anno 1867. L'Austria,sperando di far cessare l'inimistà dell'Italia contro di lei

34

Page 35: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

pur umiliandola, cedette il Veneto alla Francia, con reci-proco intendimento che la Francia lo cedesse all'Italia,come avvenne. Così l'Italia ebbe una grave ferita al suoamor proprio nazionale, ma ottenne dalla sconfitta ilpremio sperato dalla vittoria, cioè Venezia. In quantoalla Casa d'Absburgo, se la disfatta toccata al suo eserci-to a Sadowa fu per lei una grave, ed oso dire anche benmeritata castigazione, riuscì ad un tempo una reale for-tuna per le popolazioni del suo impero. Imperocchè nonsolamente Venezia e le sue provincie, che non volevanoil dominio Austriaco, e che perciò erano per l'Austria unindebolimento e non una forza, ne furono emancipate,ma le popolazioni Austriache di là dalle Alpi, in seguitodi quella guerra, ottennero un governo migliore. Dopo levittorie dei Russi e la caduta dell'Ungheria nel 1849, ilgoverno Austriaco aveva trattato l'Ungheria da paeseconquistato. Molti dei capi dell'insurrezione, e fra essiBatthyani, avevan sofferto l'estremo supplizio; Kossuthe molti altri avevan dovuto sceglier le vie dell'esilio. Lacostituzione era stata abolita non solo in Ungheria maancora nell'Austria propriamente detta. Però dopo la sa-lutar lezione di Sadowa la costituzione fu ripristinata, efinora è stata lealmente mantenuta ed osservata.

___________

Stimo cosa utile di aggiugner qui un'appendice piùbreve, ma di carattere simile a quella che aggiunsi al ca-pitolo relativo alla guerra del 1859, e come complemen-to di quella.

35

pur umiliandola, cedette il Veneto alla Francia, con reci-proco intendimento che la Francia lo cedesse all'Italia,come avvenne. Così l'Italia ebbe una grave ferita al suoamor proprio nazionale, ma ottenne dalla sconfitta ilpremio sperato dalla vittoria, cioè Venezia. In quantoalla Casa d'Absburgo, se la disfatta toccata al suo eserci-to a Sadowa fu per lei una grave, ed oso dire anche benmeritata castigazione, riuscì ad un tempo una reale for-tuna per le popolazioni del suo impero. Imperocchè nonsolamente Venezia e le sue provincie, che non volevanoil dominio Austriaco, e che perciò erano per l'Austria unindebolimento e non una forza, ne furono emancipate,ma le popolazioni Austriache di là dalle Alpi, in seguitodi quella guerra, ottennero un governo migliore. Dopo levittorie dei Russi e la caduta dell'Ungheria nel 1849, ilgoverno Austriaco aveva trattato l'Ungheria da paeseconquistato. Molti dei capi dell'insurrezione, e fra essiBatthyani, avevan sofferto l'estremo supplizio; Kossuthe molti altri avevan dovuto sceglier le vie dell'esilio. Lacostituzione era stata abolita non solo in Ungheria maancora nell'Austria propriamente detta. Però dopo la sa-lutar lezione di Sadowa la costituzione fu ripristinata, efinora è stata lealmente mantenuta ed osservata.

___________

Stimo cosa utile di aggiugner qui un'appendice piùbreve, ma di carattere simile a quella che aggiunsi al ca-pitolo relativo alla guerra del 1859, e come complemen-to di quella.

35

Page 36: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Le grandi e non fortuite coincidenze storiche notate inquell'appendice indicano un'influenza provvidenziale fa-vorevole all'Italia e alla libertà delle nazioni. Una signi-ficazione opposta sembra invece appartenere aquest'altra notabile coincidenza: la seconda battaglia diCustoza fu perduta dagli Italiani il 24 di giugno 1866,cioè nel settimo giorno anniversario della loro vittoria aSan Martino.

La risposta che potrei fare a questa difficoltà nellamia qualità di istorico, è molto facile, ma insufficiente:vinsero gl'Italiani nel 1859 perchè commisero pochi er-rori, e perchè avevano al fianco il potente ajuto di Fran-cia: furono vinti a Custoza il 25 luglio 1848, e di nuovoil 24 di giugno 1866, in quel medesimo luogo, perchè inqueste due campagne i generali italiani violarono perignoranza la regola fondamentale della strategia, la qua-le invece fu egregiamente osservata dai generali austria-ci.

Ma per quale fatale combinazione capitarono gl'Ita-liani ad essere ben diretti nel 1859, e mal diretti a Custo-za nel 1866, da quel medesimo re Vittorio Emanuele ilquale doveva allora possedere maggior esperienza, edera ancora nel fiore dell'età, di 46 anni; e tutto ciò nelventesimo quarto giorno di giugno, preciso anniversariodella battaglia di San Martino, e sul medesimo luogoove suo padre, ed egli stesso come comandante subalter-no, perdettero la prima battaglia di Custoza? Considera-te di più che Vittorio Emanuele non aveva a San Marti-no che una forza numericamente eguale a quella a lui

36

Le grandi e non fortuite coincidenze storiche notate inquell'appendice indicano un'influenza provvidenziale fa-vorevole all'Italia e alla libertà delle nazioni. Una signi-ficazione opposta sembra invece appartenere aquest'altra notabile coincidenza: la seconda battaglia diCustoza fu perduta dagli Italiani il 24 di giugno 1866,cioè nel settimo giorno anniversario della loro vittoria aSan Martino.

La risposta che potrei fare a questa difficoltà nellamia qualità di istorico, è molto facile, ma insufficiente:vinsero gl'Italiani nel 1859 perchè commisero pochi er-rori, e perchè avevano al fianco il potente ajuto di Fran-cia: furono vinti a Custoza il 25 luglio 1848, e di nuovoil 24 di giugno 1866, in quel medesimo luogo, perchè inqueste due campagne i generali italiani violarono perignoranza la regola fondamentale della strategia, la qua-le invece fu egregiamente osservata dai generali austria-ci.

Ma per quale fatale combinazione capitarono gl'Ita-liani ad essere ben diretti nel 1859, e mal diretti a Custo-za nel 1866, da quel medesimo re Vittorio Emanuele ilquale doveva allora possedere maggior esperienza, edera ancora nel fiore dell'età, di 46 anni; e tutto ciò nelventesimo quarto giorno di giugno, preciso anniversariodella battaglia di San Martino, e sul medesimo luogoove suo padre, ed egli stesso come comandante subalter-no, perdettero la prima battaglia di Custoza? Considera-te di più che Vittorio Emanuele non aveva a San Marti-no che una forza numericamente eguale a quella a lui

36

Page 37: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

opposta, mentre aveva a sua totale disposizione, un eser-cito più che doppio dell'Austriaco a Custoza.

Senza dubbio il 24 di giugno, del sesto mese, secondoil profetico linguaggio di Aggeo, è uno dei 365, ovvero366 giorni dell'anno, e Custoza è una delle molte miglia-ja di luoghi dove si può vincere o perdere una battaglia.Ma quando il giuocatore di bigliardo colpisce la palladell'avversario in guisa che rimbalzando questa sullasponda va ad atterrare i pezzetti d'avorio, dite voi forseche ciò non prova l'abilità del giuocatore, attesochè lepalle, le sponde e i birilli si trovano di sicuro sulla tavo-la? E poichè tutte le parole di Dante, nessuna eccettuata,sono registrate nel Dizionario della Crusca, direste voiche basta accozzar insieme quelle parole in un modoqualunque, per comporre la Divina Commedia?

Qui è necessario tor la parola, per così dire, al sempli-ce istorico, e renderla all'autore del libro filosofico-teo-logico, Dio Liberale, affinchè difenda l'interpretazioneprovvidenziale da lui assegnata alle coincidenze fra ledate dei grandi avvenimenti storici.

È vera in parte la parodia che fanno con ischerno imaterialisti: l'uomo ha fatto Dio a sua imagine; ma han-no altresì un senso arcano, pur vero, le sublimi paroledella Bibbia: Dio fece l'uomo a sua propria imagine e si-militudine.

Nell'infinito seno di Dio si agitano delle passioni su-blimi ed auguste, ma somiglianti a quelle del capo-lavo-ro della sua creazione. Quasi per togliere la monotonanoja della sua eternità egli si degna spesso di commette-

37

opposta, mentre aveva a sua totale disposizione, un eser-cito più che doppio dell'Austriaco a Custoza.

Senza dubbio il 24 di giugno, del sesto mese, secondoil profetico linguaggio di Aggeo, è uno dei 365, ovvero366 giorni dell'anno, e Custoza è una delle molte miglia-ja di luoghi dove si può vincere o perdere una battaglia.Ma quando il giuocatore di bigliardo colpisce la palladell'avversario in guisa che rimbalzando questa sullasponda va ad atterrare i pezzetti d'avorio, dite voi forseche ciò non prova l'abilità del giuocatore, attesochè lepalle, le sponde e i birilli si trovano di sicuro sulla tavo-la? E poichè tutte le parole di Dante, nessuna eccettuata,sono registrate nel Dizionario della Crusca, direste voiche basta accozzar insieme quelle parole in un modoqualunque, per comporre la Divina Commedia?

Qui è necessario tor la parola, per così dire, al sempli-ce istorico, e renderla all'autore del libro filosofico-teo-logico, Dio Liberale, affinchè difenda l'interpretazioneprovvidenziale da lui assegnata alle coincidenze fra ledate dei grandi avvenimenti storici.

È vera in parte la parodia che fanno con ischerno imaterialisti: l'uomo ha fatto Dio a sua imagine; ma han-no altresì un senso arcano, pur vero, le sublimi paroledella Bibbia: Dio fece l'uomo a sua propria imagine e si-militudine.

Nell'infinito seno di Dio si agitano delle passioni su-blimi ed auguste, ma somiglianti a quelle del capo-lavo-ro della sua creazione. Quasi per togliere la monotonanoja della sua eternità egli si degna spesso di commette-

37

Page 38: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

re degli scherzi umani di numeri e di parole. L'Altissimodisse: Io ho largito agli uomini un'infinitesima parte del-la mia intelligenza: tutti sanno il più necessario, ma di-versi conoscono soltanto diverse parti di ciò che è belloed utile a comprendersi. Gli scienziati di professione in-vestigheranno e scopriranno or una or altra porzionedello scibile immenso, ma sovente saranno più penuriosidi senso comune che il povero operajo. Io ho fatto nonsolo la luce ma le sostanze per costruire un microscopio.Ed avverrà che alcuni dei fisici ed anatomisti giovandosidel microscopio scorgeranno nella struttura degli anima-li e delle piante alcuno dei più minuti organismi che iovi posi, e che sfuggono all'occhio disarmato: costoro sa-rebbero incapaci di formare il principio della zampa diun moscerino, ma si imagineranno di saperne più di me,che ho fatto il moscerino, e l'elefante, e l'uomo ed il solee le stelle.

Disse ancora Iddio: il più santo de' miei servi in terrasarà Gesù Cristo: ma egli sarà per me qualche cosa dipiù che un servitore, sarò io stesso impicciolito nellaforma umana. Cristo dirà a tutti: amatevi: ma i disgra-ziati risponderanno troppo spesso coll'odio reciproco inluogo dell'amore.

Perciò vi saranno per alcuni secoli le guerre distruggi-trici: ma io traendo il bene dal male farò servir anche leguerre a edificare, ed a promuovere l'incivilimento. Ser-virommi più specialmente di due popoli a me diletti, iGreci ed i Romani. Nelle circostanze più decisive accor-derò la vittoria ai popoli a me più cari degli altri, ma

38

re degli scherzi umani di numeri e di parole. L'Altissimodisse: Io ho largito agli uomini un'infinitesima parte del-la mia intelligenza: tutti sanno il più necessario, ma di-versi conoscono soltanto diverse parti di ciò che è belloed utile a comprendersi. Gli scienziati di professione in-vestigheranno e scopriranno or una or altra porzionedello scibile immenso, ma sovente saranno più penuriosidi senso comune che il povero operajo. Io ho fatto nonsolo la luce ma le sostanze per costruire un microscopio.Ed avverrà che alcuni dei fisici ed anatomisti giovandosidel microscopio scorgeranno nella struttura degli anima-li e delle piante alcuno dei più minuti organismi che iovi posi, e che sfuggono all'occhio disarmato: costoro sa-rebbero incapaci di formare il principio della zampa diun moscerino, ma si imagineranno di saperne più di me,che ho fatto il moscerino, e l'elefante, e l'uomo ed il solee le stelle.

Disse ancora Iddio: il più santo de' miei servi in terrasarà Gesù Cristo: ma egli sarà per me qualche cosa dipiù che un servitore, sarò io stesso impicciolito nellaforma umana. Cristo dirà a tutti: amatevi: ma i disgra-ziati risponderanno troppo spesso coll'odio reciproco inluogo dell'amore.

Perciò vi saranno per alcuni secoli le guerre distruggi-trici: ma io traendo il bene dal male farò servir anche leguerre a edificare, ed a promuovere l'incivilimento. Ser-virommi più specialmente di due popoli a me diletti, iGreci ed i Romani. Nelle circostanze più decisive accor-derò la vittoria ai popoli a me più cari degli altri, ma

38

Page 39: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

non sempre, affinchè non divengano troppo orgogliosi.Memorabili fra le altre saranno la battaglia di Maratona,dove diecimila ateniesi sbaraglieranno centoventimilapersiani, e la battaglia navale di Salamina, dove pochemigliaja di Greci sconfiggeranno il più numeroso eserci-to di cui farà menzione la storia. Se io non ajutassi i po-chi difensori della libertà e della civiltà, per l'ordinariaforza delle cose tutta la terra soggiacerebbe alla tiranni-de ed alle barbarie. Tutti i popoli mi sono cari, e tutti lifarò liberi un giorno: ma nel secondo millennio di miofiglio, mi interesserò specialmente di due popoli, nono-stante i loro grandi difetti; gl'Italiani e i Francesi.

Il mio servo Aggeo predirà il giorno e le circostanzedi una vittoria unita dei Francesi ed Italiani. Un altromio povero servitore segnalerà le parole di Aggeo, ed iprodigi di date, nelle quali mi piace di divertirmi. Le vi-ziose marmotte in forma umana, che insegneranno esse-re il mondo non fatto da me, ma dal caso, si rideranno dilui, e delle sue e mie coincidenze. Italiani e Francesicrederanno di aver vinto a San Martino e Solferino pelloro solo valore, e nessuno mi renderà grazie. I preti ita-liani che avrebbero alzato degli inni da me abbominati,se vincitori fossero stati gli Austriaci, deploreranno lavittoria di un popolo che vuol infrangere le sue catene.Ma io con temperamento di rigore e di misericordia, pu-nirò la ingratitudine degli Italiani, umiliandoli a Custozanel giorno anniversario della battaglia di San Martino, epunirò la tracotanza dei Francesi umiliandoli a Sédannel giorno anniversario della battaglia di Maratona. Pur

39

non sempre, affinchè non divengano troppo orgogliosi.Memorabili fra le altre saranno la battaglia di Maratona,dove diecimila ateniesi sbaraglieranno centoventimilapersiani, e la battaglia navale di Salamina, dove pochemigliaja di Greci sconfiggeranno il più numeroso eserci-to di cui farà menzione la storia. Se io non ajutassi i po-chi difensori della libertà e della civiltà, per l'ordinariaforza delle cose tutta la terra soggiacerebbe alla tiranni-de ed alle barbarie. Tutti i popoli mi sono cari, e tutti lifarò liberi un giorno: ma nel secondo millennio di miofiglio, mi interesserò specialmente di due popoli, nono-stante i loro grandi difetti; gl'Italiani e i Francesi.

Il mio servo Aggeo predirà il giorno e le circostanzedi una vittoria unita dei Francesi ed Italiani. Un altromio povero servitore segnalerà le parole di Aggeo, ed iprodigi di date, nelle quali mi piace di divertirmi. Le vi-ziose marmotte in forma umana, che insegneranno esse-re il mondo non fatto da me, ma dal caso, si rideranno dilui, e delle sue e mie coincidenze. Italiani e Francesicrederanno di aver vinto a San Martino e Solferino pelloro solo valore, e nessuno mi renderà grazie. I preti ita-liani che avrebbero alzato degli inni da me abbominati,se vincitori fossero stati gli Austriaci, deploreranno lavittoria di un popolo che vuol infrangere le sue catene.Ma io con temperamento di rigore e di misericordia, pu-nirò la ingratitudine degli Italiani, umiliandoli a Custozanel giorno anniversario della battaglia di San Martino, epunirò la tracotanza dei Francesi umiliandoli a Sédannel giorno anniversario della battaglia di Maratona. Pur

39

Page 40: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

non rinunziando alla mia bontà malgrado i loro demeri-ti, farò sì che la condizione politica dell'Italia e dellaFrancia sia meno cattiva che prima delle loro sconfitte.

In quanto ai preti italiani io li punirò in parte facendocadere l'infausto potere politico del Papa-Re nel giornoanniversario di Salamina.

40

non rinunziando alla mia bontà malgrado i loro demeri-ti, farò sì che la condizione politica dell'Italia e dellaFrancia sia meno cattiva che prima delle loro sconfitte.

In quanto ai preti italiani io li punirò in parte facendocadere l'infausto potere politico del Papa-Re nel giornoanniversario di Salamina.

40

Page 41: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

DALLA FINE DEL 1866A TUTTO IL 1869

Suez, Monterotondo, Mentana.

Indubitatamente la guerra è una delle più odiose edorribili calamità. Nondimeno, come non havvi quasi al-cun bene il quale non tragga con sè o dietro di sè qual-che male, così per compenso non evvi alcun male chenon sia accompagnato o seguito da un qualche bene.Anzi è mia ferma persuasione che nell'universale ordinedelle cose la somma dei beni supera di gran lunga lasomma dei mali. Persino le sanguinose rivoluzioni, e leancor più sanguinose guerre, da me in sì gran numerodescritte o ricordate in questa Sintesi Istorica, ebberoper lo più delle durevoli conseguenze largamente restau-ratrici dei temporanei danni da esse cagionati.

È uffizio ben più consolante per lo storico, ma sfortu-natamente più raro, il registrare gli avvenimenti che fu-rono benefici, non pure nelle loro conseguenze, maeziandio nei mezzi stessi coi quali si produssero. Talisono per intero, od almeno in gran parte, le conquistedella Scienza, della Poesia, delle Arti e dell'Industria,delle quali già più volte, benchè molto brevemente, cisiamo intrattenuti. Godo ora di dover fare menzioneonorevole di una delle più splendide vittorie ottenutesulla bruta materia dall'industria umana. All'epoca stessa

41

DALLA FINE DEL 1866A TUTTO IL 1869

Suez, Monterotondo, Mentana.

Indubitatamente la guerra è una delle più odiose edorribili calamità. Nondimeno, come non havvi quasi al-cun bene il quale non tragga con sè o dietro di sè qual-che male, così per compenso non evvi alcun male chenon sia accompagnato o seguito da un qualche bene.Anzi è mia ferma persuasione che nell'universale ordinedelle cose la somma dei beni supera di gran lunga lasomma dei mali. Persino le sanguinose rivoluzioni, e leancor più sanguinose guerre, da me in sì gran numerodescritte o ricordate in questa Sintesi Istorica, ebberoper lo più delle durevoli conseguenze largamente restau-ratrici dei temporanei danni da esse cagionati.

È uffizio ben più consolante per lo storico, ma sfortu-natamente più raro, il registrare gli avvenimenti che fu-rono benefici, non pure nelle loro conseguenze, maeziandio nei mezzi stessi coi quali si produssero. Talisono per intero, od almeno in gran parte, le conquistedella Scienza, della Poesia, delle Arti e dell'Industria,delle quali già più volte, benchè molto brevemente, cisiamo intrattenuti. Godo ora di dover fare menzioneonorevole di una delle più splendide vittorie ottenutesulla bruta materia dall'industria umana. All'epoca stessa

41

Page 42: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

delle guerre poc'anzi da me narrate, fu intrapresa la co-struzione del gran canale marittimo di Suez.

L'importanza d'una comunicazione diretta fra il mareMediterraneo ed il mar Rosso, attraverso all'istmo chedivide l'Asia dall'Africa, è tanto grande, che fu cono-sciuta sino dai più antichi tempi. Credesi infatti che ilprimo ad eseguirla sia stato il più celebre fra i redell'Egitto, Ramses il grande, ossia Sesostri; e che egliabbia fatto servire per la comunicazione fra i due mari ilbraccio Pelusiaco del Nilo, ed un canale appositamentescavato, che scendeva dal Nilo sino all'antica Arsinoe,ora Suez.

Ma siccome il canale fu più volte ostruito dai venticolle arene del deserto, così ebbero ad aprirlo e riaprirloin epoche successive, Necao, penultimo re indigenodell'Egitto, poi i re di Persia, poscia il re greco-egizioTolomeo Filadelfo, indi gl'imperatori romani Trajano edAdriano; ed infine i Califfi.

Si erano quasi interamente perdute le traccie dell'anti-co canale, allorchè nel 1854 il francese Ferdinando Les-seps concepì l'ardito disegno di aprirne uno, tutto di ac-qua marina, ed acconcio al passaggio delle grandi navimoderne. Il canale è stato eseguito da ingegneri francesie da operai europei ed egiziani, con una lunghezza tota-le, compresa la traversata dei laghi intermedii, di cento-sessanta chilometri, da Suez, che è situato sul mar Ros-so, sino a Porto Said sul Mediterraneo. La larghezza allasuperficie dell'acqua è di settantacinque metri; la pro-fondità da otto a dieci metri. Questa specie di fiume di

42

delle guerre poc'anzi da me narrate, fu intrapresa la co-struzione del gran canale marittimo di Suez.

L'importanza d'una comunicazione diretta fra il mareMediterraneo ed il mar Rosso, attraverso all'istmo chedivide l'Asia dall'Africa, è tanto grande, che fu cono-sciuta sino dai più antichi tempi. Credesi infatti che ilprimo ad eseguirla sia stato il più celebre fra i redell'Egitto, Ramses il grande, ossia Sesostri; e che egliabbia fatto servire per la comunicazione fra i due mari ilbraccio Pelusiaco del Nilo, ed un canale appositamentescavato, che scendeva dal Nilo sino all'antica Arsinoe,ora Suez.

Ma siccome il canale fu più volte ostruito dai venticolle arene del deserto, così ebbero ad aprirlo e riaprirloin epoche successive, Necao, penultimo re indigenodell'Egitto, poi i re di Persia, poscia il re greco-egizioTolomeo Filadelfo, indi gl'imperatori romani Trajano edAdriano; ed infine i Califfi.

Si erano quasi interamente perdute le traccie dell'anti-co canale, allorchè nel 1854 il francese Ferdinando Les-seps concepì l'ardito disegno di aprirne uno, tutto di ac-qua marina, ed acconcio al passaggio delle grandi navimoderne. Il canale è stato eseguito da ingegneri francesie da operai europei ed egiziani, con una lunghezza tota-le, compresa la traversata dei laghi intermedii, di cento-sessanta chilometri, da Suez, che è situato sul mar Ros-so, sino a Porto Said sul Mediterraneo. La larghezza allasuperficie dell'acqua è di settantacinque metri; la pro-fondità da otto a dieci metri. Questa specie di fiume di

42

Page 43: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

acqua salsa, che lentamente scorre dal mar Rosso al Me-diterraneo, alquanto più basso, è parallelamente accom-pagnato da un canale di più ristretta sezione, il qualecorre in senso opposto dal Nilo al mar Rosso. La solen-ne inaugurazione fu fatta il 20 novembre 1860. Il canaledi Suez abbrevia di circa la metà il viaggio degli europeialle Indie, alla China, al Giappone ed all'Australia, ri-sparmiando il lungo giro attorno al capo di Buona Spe-ranza.

Questa è giustamente vantata come una delle piùgrandi e più utili opere moderne; dunque il fatto storicoed innegabile, che da più di tremi-la anni in qua era già stato com-piuto lo stesso lavoro, sia pur an-che in un modo che parrebbe oggia noi meno perfetto del nostro, mache era più acconcio agl'interessidegli antichi egiziani, è una evi-dente prova che l'orgoglio moder-no è ignorante ed ingiusto nel con-siderare l'antica civiltà come dimolto inferiore alla nostra.

Tutte le nazioni europee traggono largo vantaggiocommerciale dal canale di Suez, ma più di tutte l'Inghil-terra, benchè Palmerston, uno dei suoi più celebri uomi-ni di Stato, per non breve tempo abbia chiamato unachimera lo schema di Lesseps, eppoi gli abbia fatto unaseria ed ostinata, benchè fortunatamente frustranea, op-posizione diplomatica. Ne profitta ancor l'Italia; ma po-

43

acqua salsa, che lentamente scorre dal mar Rosso al Me-diterraneo, alquanto più basso, è parallelamente accom-pagnato da un canale di più ristretta sezione, il qualecorre in senso opposto dal Nilo al mar Rosso. La solen-ne inaugurazione fu fatta il 20 novembre 1860. Il canaledi Suez abbrevia di circa la metà il viaggio degli europeialle Indie, alla China, al Giappone ed all'Australia, ri-sparmiando il lungo giro attorno al capo di Buona Spe-ranza.

Questa è giustamente vantata come una delle piùgrandi e più utili opere moderne; dunque il fatto storicoed innegabile, che da più di tremi-la anni in qua era già stato com-piuto lo stesso lavoro, sia pur an-che in un modo che parrebbe oggia noi meno perfetto del nostro, mache era più acconcio agl'interessidegli antichi egiziani, è una evi-dente prova che l'orgoglio moder-no è ignorante ed ingiusto nel con-siderare l'antica civiltà come dimolto inferiore alla nostra.

Tutte le nazioni europee traggono largo vantaggiocommerciale dal canale di Suez, ma più di tutte l'Inghil-terra, benchè Palmerston, uno dei suoi più celebri uomi-ni di Stato, per non breve tempo abbia chiamato unachimera lo schema di Lesseps, eppoi gli abbia fatto unaseria ed ostinata, benchè fortunatamente frustranea, op-posizione diplomatica. Ne profitta ancor l'Italia; ma po-

43

Page 44: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

trebbe e dovrebbe approfittarne assai di più, attesa la suaposizione in mezzo al mare Mediterraneo, che fu ed èancora chiamato dagli Arabi Bar-Rum, cioè mare diRoma, in memoria dell'epoca nella quale Roma era lapadrona del Mediterraneo e di tutto il mondo civile.

Presentemente gli Italiani non hanno più la pretesache Roma sia la capitale del mondo, ma vogliono chesia la capitale d'Italia. Perciò, se era di alta importanzaper l'Italia la liberazione di Venezia dal dominio austria-co, era di un'eguale od ancor maggiore importanza la li-berazione di Roma dal dominio politico del papa. Nel1867 fu fatto in Roma un tentativo di rivoluzione, ma fusoffocato nel sangue. Ne fu vittima anche una donna ge-nerosa, Giuditta Tavani. Sperando un miglior successodall'attaccar Roma al di fuori, alcune migliaja di volon-tarii italiani invasero da tre parti il territorio Romano.Una colonna, capitanata da Nicotera venendo da Napoli,andò ad occupare prima Frosinone, poi Velletri. Un'altrasotto Acerbi, venendo dalla Toscana, occupò Viterbo.Una terza, più numerosa delle altre due, sotto MenottiGaribaldi, entrando nello Stato Romano dalla parte diRieti, battè una colonna pontificia a Monte Libretti, e dilà andò ad occupare Monte Maggiore.

Ivi venne il generale Garibaldi a prenderne il coman-do. Alla mezzanotte che diede principio al giorno 25 ot-tobre 1867, ci mettemmo in marcia attraverso all'ondu-lata campagna Romana, condotti da due guide tenutesotto il braccio, una da me e l'altra da Nuvolari, perchènon ci fuggissero. Subito dietro a me ed a Nuvolari ve-

44

trebbe e dovrebbe approfittarne assai di più, attesa la suaposizione in mezzo al mare Mediterraneo, che fu ed èancora chiamato dagli Arabi Bar-Rum, cioè mare diRoma, in memoria dell'epoca nella quale Roma era lapadrona del Mediterraneo e di tutto il mondo civile.

Presentemente gli Italiani non hanno più la pretesache Roma sia la capitale del mondo, ma vogliono chesia la capitale d'Italia. Perciò, se era di alta importanzaper l'Italia la liberazione di Venezia dal dominio austria-co, era di un'eguale od ancor maggiore importanza la li-berazione di Roma dal dominio politico del papa. Nel1867 fu fatto in Roma un tentativo di rivoluzione, ma fusoffocato nel sangue. Ne fu vittima anche una donna ge-nerosa, Giuditta Tavani. Sperando un miglior successodall'attaccar Roma al di fuori, alcune migliaja di volon-tarii italiani invasero da tre parti il territorio Romano.Una colonna, capitanata da Nicotera venendo da Napoli,andò ad occupare prima Frosinone, poi Velletri. Un'altrasotto Acerbi, venendo dalla Toscana, occupò Viterbo.Una terza, più numerosa delle altre due, sotto MenottiGaribaldi, entrando nello Stato Romano dalla parte diRieti, battè una colonna pontificia a Monte Libretti, e dilà andò ad occupare Monte Maggiore.

Ivi venne il generale Garibaldi a prenderne il coman-do. Alla mezzanotte che diede principio al giorno 25 ot-tobre 1867, ci mettemmo in marcia attraverso all'ondu-lata campagna Romana, condotti da due guide tenutesotto il braccio, una da me e l'altra da Nuvolari, perchènon ci fuggissero. Subito dietro a me ed a Nuvolari ve-

44

Page 45: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

nivano a cavallo il generale Garibaldi, i suoi due figliMenotti e Ricciotti, il suo genero Stefano Canzio; il ve-nerando patriota Nicola Fabrizi; Alberto Mario, ed altripochi a cavallo; poi a piedi varii battaglioni di volontari,condotti da Stallo, da Frigyesi, da Salomone, da Valza-nia, da Vincenzo Caldesi e da altri valorosi.

All'alba si giunse sotto Monterotondo distante daRoma ventotto chilometri. Questo paese, cinto di terra-pieni, e con un palazzo castello, o rocca, di proprietà delprincipe di Piombino, era allora occupato da una legionefrancese detta di Antibo, al servizio del papa, e formatadi soldati presi dall'esercito francese.

Il generale Garibaldi, fatto a cavallo un giro d'attornoal paese, ed osservate col suo sguardo di aquila le posi-zioni, per quanto lo permetteva la crescente luce crepu-scolare, distribuì gli ordini ai varii corpi, perchè circon-dassero la terra, ed egli intanto occupò il sobborgo, sen-za che trovassimo alcuna resistenza.

I Francesi distribuiti sopra tutto il terrapieno che for-ma il contorno del paese, e dalle finestre o feritoje dellarocca, tiravano contro di noi con ottimi fucili e con arti-glieria, facendo poche perdite, riparati come erano daglispaldi. Noi tiravamo contro di essi coll'unica nostraarma di cattivi fucili.

Cadevano per conseguenza in maggior numero i no-stri che i pontificii. Poca speranza eravi di prenderd'assalto la posizione, molto meno per fame, giacchè ilcibo mancava a noi e non agli assediati. I meno buonifra i volontari partivano, disperando della riuscita, ed

45

nivano a cavallo il generale Garibaldi, i suoi due figliMenotti e Ricciotti, il suo genero Stefano Canzio; il ve-nerando patriota Nicola Fabrizi; Alberto Mario, ed altripochi a cavallo; poi a piedi varii battaglioni di volontari,condotti da Stallo, da Frigyesi, da Salomone, da Valza-nia, da Vincenzo Caldesi e da altri valorosi.

All'alba si giunse sotto Monterotondo distante daRoma ventotto chilometri. Questo paese, cinto di terra-pieni, e con un palazzo castello, o rocca, di proprietà delprincipe di Piombino, era allora occupato da una legionefrancese detta di Antibo, al servizio del papa, e formatadi soldati presi dall'esercito francese.

Il generale Garibaldi, fatto a cavallo un giro d'attornoal paese, ed osservate col suo sguardo di aquila le posi-zioni, per quanto lo permetteva la crescente luce crepu-scolare, distribuì gli ordini ai varii corpi, perchè circon-dassero la terra, ed egli intanto occupò il sobborgo, sen-za che trovassimo alcuna resistenza.

I Francesi distribuiti sopra tutto il terrapieno che for-ma il contorno del paese, e dalle finestre o feritoje dellarocca, tiravano contro di noi con ottimi fucili e con arti-glieria, facendo poche perdite, riparati come erano daglispaldi. Noi tiravamo contro di essi coll'unica nostraarma di cattivi fucili.

Cadevano per conseguenza in maggior numero i no-stri che i pontificii. Poca speranza eravi di prenderd'assalto la posizione, molto meno per fame, giacchè ilcibo mancava a noi e non agli assediati. I meno buonifra i volontari partivano, disperando della riuscita, ed

45

Page 46: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

anche per la cattiva ragione che l'impresa, ove fosse co-ronata di buon esito, profitterebbe alla Monarchia. Nonpensavano cotesti sbagliati repubblicani che la liberazio-ne di Roma, più che ai re gioverebbe all'Italia ed al pro-gresso della civiltà.

Verso sera Garibaldi mi disse: Filopanti, fatemi dellebarricate mobili. – Farò quel che posso, generale, io ri-sposi. Ma nulla vi era a proposito; non un legno, nonuno strumento, non un chiodo. Eravi però una grandebiroccia. La feci condurre ad una vicina cascina, e cari-care di fascine, quante mai ve ne potevano stare. Strettoil combustibile colla corda, tirato il veicolo sino al sob-borgo, introdottovi dello zolfo trovato presso un botte-gajo, e postovi fuoco, insegnai a pochi volontari di spin-gerla avanti a loro, correndo e facendosi scudo alla me-glio col mucchio di fascine sulla biroccia contro leschioppettate dei francesi, sino a che le avessero postein contatto colla porta. Allora si ritirassero di corsa nelsobborgo.

Tutto ciò fu eseguito bene e senza perdita, essendogià notte. L'incendio delle fascine si comunicò alla por-ta. Essa abbruciava lentamente, ma verso la mezzanottecadde. Allora tutti i volontarii entrarono in fretta, pas-sando sulle bragie. Entrò pure il generale a piedi, sor-reggendosi col suo bastone. I francesi eransi ritirati nelCastello.

Restava a prendersi il castello stesso, ossia palazzo diPiombino. Tiravamo contro di esso delle fucilate senzafrutto. Garibaldi mi diede ordine di minare il castello.

46

anche per la cattiva ragione che l'impresa, ove fosse co-ronata di buon esito, profitterebbe alla Monarchia. Nonpensavano cotesti sbagliati repubblicani che la liberazio-ne di Roma, più che ai re gioverebbe all'Italia ed al pro-gresso della civiltà.

Verso sera Garibaldi mi disse: Filopanti, fatemi dellebarricate mobili. – Farò quel che posso, generale, io ri-sposi. Ma nulla vi era a proposito; non un legno, nonuno strumento, non un chiodo. Eravi però una grandebiroccia. La feci condurre ad una vicina cascina, e cari-care di fascine, quante mai ve ne potevano stare. Strettoil combustibile colla corda, tirato il veicolo sino al sob-borgo, introdottovi dello zolfo trovato presso un botte-gajo, e postovi fuoco, insegnai a pochi volontari di spin-gerla avanti a loro, correndo e facendosi scudo alla me-glio col mucchio di fascine sulla biroccia contro leschioppettate dei francesi, sino a che le avessero postein contatto colla porta. Allora si ritirassero di corsa nelsobborgo.

Tutto ciò fu eseguito bene e senza perdita, essendogià notte. L'incendio delle fascine si comunicò alla por-ta. Essa abbruciava lentamente, ma verso la mezzanottecadde. Allora tutti i volontarii entrarono in fretta, pas-sando sulle bragie. Entrò pure il generale a piedi, sor-reggendosi col suo bastone. I francesi eransi ritirati nelCastello.

Restava a prendersi il castello stesso, ossia palazzo diPiombino. Tiravamo contro di esso delle fucilate senzafrutto. Garibaldi mi diede ordine di minare il castello.

46

Page 47: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Mentre io studiava il modo di eludere la grave difficoltàdella quasi totale mancanza di polvere, alcuni volontari,penetrati nelle scuderie del principe di Piombino, diede-ro fuoco alla paglia. Il fumo spaventò le donne che abi-tavano nel castello, e fra esse la moglie del governatorepontificio. Le loro grida ed il timore dell'incendio delcastello, indussero il colonnello comandante la legioned'Antibo ad arrendersi. Allora il generale Garibaldi midiede un ordine più gradevole e che fu facilmente ese-guito: spegnete l'incendio, poichè ora il castello è no-stro. Gli Antiboini furono mandati inermi nel territoriodel regno, dove il governo italiano li mise in libertà.

La presa di Monterotondo non fu un gran fatto, ma èil principale e quasi unico buon successo di quella cam-pagna. Di là, recando con noi il piccolo ma importantetrofeo di due cannoni che avevamo catturati, ci avan-zammo a Castel Giubileo, luogo dell'antica Fidene. Sivoleva passare l'Aniene, ma i papalini avevano rotto ilponte e ci mancava qualsivoglia materiale ed istrumentoper ristabilire il passaggio. Garibaldi perciò si accinse agirar l'ostacolo, marciando a sinistra per congiungersi aPianciani che era a Tivoli, e mandò me in traccia di Ni-cotera, che non si sapeva dove fosse; ma lo trovai a Vel-letri e gli comunicai l'ordine di venire ad unirsi colla suacolonna al centro. Io stava per portare un simile ordinead Acerbi a Viterbo, ma, avendo saputo lo sbarco deifrancesi a Civitavecchia, mandai per me a Viterbo il ca-pitano Friscianti, e corsi in Romagna per cercarvi deirinforzi. Intanto avvenne la funesta, non però per noi in-

47

Mentre io studiava il modo di eludere la grave difficoltàdella quasi totale mancanza di polvere, alcuni volontari,penetrati nelle scuderie del principe di Piombino, diede-ro fuoco alla paglia. Il fumo spaventò le donne che abi-tavano nel castello, e fra esse la moglie del governatorepontificio. Le loro grida ed il timore dell'incendio delcastello, indussero il colonnello comandante la legioned'Antibo ad arrendersi. Allora il generale Garibaldi midiede un ordine più gradevole e che fu facilmente ese-guito: spegnete l'incendio, poichè ora il castello è no-stro. Gli Antiboini furono mandati inermi nel territoriodel regno, dove il governo italiano li mise in libertà.

La presa di Monterotondo non fu un gran fatto, ma èil principale e quasi unico buon successo di quella cam-pagna. Di là, recando con noi il piccolo ma importantetrofeo di due cannoni che avevamo catturati, ci avan-zammo a Castel Giubileo, luogo dell'antica Fidene. Sivoleva passare l'Aniene, ma i papalini avevano rotto ilponte e ci mancava qualsivoglia materiale ed istrumentoper ristabilire il passaggio. Garibaldi perciò si accinse agirar l'ostacolo, marciando a sinistra per congiungersi aPianciani che era a Tivoli, e mandò me in traccia di Ni-cotera, che non si sapeva dove fosse; ma lo trovai a Vel-letri e gli comunicai l'ordine di venire ad unirsi colla suacolonna al centro. Io stava per portare un simile ordinead Acerbi a Viterbo, ma, avendo saputo lo sbarco deifrancesi a Civitavecchia, mandai per me a Viterbo il ca-pitano Friscianti, e corsi in Romagna per cercarvi deirinforzi. Intanto avvenne la funesta, non però per noi in-

47

Page 48: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

gloriosa battaglia di Mentana, nel giorno 3 novembre,fra i garibaldini da una parte, i pontificii e francesidall'altra. Dapprima la battaglia inclinava a favore deinostri, ma infine fummo vinti. Non piccolo fu il numerodegli uccisi e dei prigionieri. Gli altri con Garibaldi siritirarono a Passo Corese sul territorio del regno.L'impresa, materialmente fallita il 3 novembre 1867, at-tese e maturò il suo riuscimento, che avvenne ai 20 disettembre 1870.

L'anno 1867 fu notabile ancora per la magnifica espo-sizione mondiale d'arti e d'industria tenuta a Parigi. Laprima esposizione mondiale del medesimo genere erasitenuta a Londra nel 1851, entro un palazzo lungo 1848piedi inglesi, con pareti e tetto di cristallo e membraturedi ferro.

Come nell'Esposizione inglese del 1851, il continen-te, cioè il palazzo di Cristallo, era più ammirabile checiascuna delle belle cose contenute, così nella bellissimaEsposizione francese del 1867, era singolarmente felicee splendido il concetto del palazzo principale. Consiste-va in un vastissimo recinto di forma ellittica, con am-plissimo cortile nel mezzo. L'immenso edificio era di-stinto in zone concentriche ed in settori. Percorrendolonel senso del raggio, si ammiravano i varii prodotti diun medesimo paese: per esempio il settore maggiore,naturalmente era il francese; poi l'inglese, e via dicendo:invece percorrendo le zone concentriche si osservavanodei prodotti tutti di una medesima categoria, ma appar-tenenti a diverse nazioni. Per cagion d'esempio la corsia

48

gloriosa battaglia di Mentana, nel giorno 3 novembre,fra i garibaldini da una parte, i pontificii e francesidall'altra. Dapprima la battaglia inclinava a favore deinostri, ma infine fummo vinti. Non piccolo fu il numerodegli uccisi e dei prigionieri. Gli altri con Garibaldi siritirarono a Passo Corese sul territorio del regno.L'impresa, materialmente fallita il 3 novembre 1867, at-tese e maturò il suo riuscimento, che avvenne ai 20 disettembre 1870.

L'anno 1867 fu notabile ancora per la magnifica espo-sizione mondiale d'arti e d'industria tenuta a Parigi. Laprima esposizione mondiale del medesimo genere erasitenuta a Londra nel 1851, entro un palazzo lungo 1848piedi inglesi, con pareti e tetto di cristallo e membraturedi ferro.

Come nell'Esposizione inglese del 1851, il continen-te, cioè il palazzo di Cristallo, era più ammirabile checiascuna delle belle cose contenute, così nella bellissimaEsposizione francese del 1867, era singolarmente felicee splendido il concetto del palazzo principale. Consiste-va in un vastissimo recinto di forma ellittica, con am-plissimo cortile nel mezzo. L'immenso edificio era di-stinto in zone concentriche ed in settori. Percorrendolonel senso del raggio, si ammiravano i varii prodotti diun medesimo paese: per esempio il settore maggiore,naturalmente era il francese; poi l'inglese, e via dicendo:invece percorrendo le zone concentriche si osservavanodei prodotti tutti di una medesima categoria, ma appar-tenenti a diverse nazioni. Per cagion d'esempio la corsia

48

Page 49: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

più grande, e più alta, come al solito delle esposizioni,era la corsia delle grandi macchine, le francesi dappri-ma, poi le britanniche, e via dicendo.

Nell'anno 1868 avvenne una rivoluzione in Ispagna. Igenerali Prim e Serrano e l'ammi-raglio Topete, si pronunciarono av-versi alla regina Isabella II. Nellabattaglia d'Alcolea, il 28 luglio1868, i rivoluzionarii comandati daSerrano vinsero i soldati della regi-na. L'indomani 29 luglio anniver-sario della rivoluzione francese del1830, vi fu la rivoluzione a Ma-drid. Ecco la regina Isabella infuga, ed ecco gli spagnuoli, comele rane di Esopo, in cerca d'un re.

Non fu interamente il caso della favola per la Spagna,cioè non trovarono un re paragonabile ad un travicellonè ad un serpente, ma ne vennero indirettamente altrefuneste conseguenze, cioè un disastro per la Francia.

Dapprima la corona di Spagna fu offerta al giovineprincipe Tomaso di Savoja, che la ricusò; poi ad un gio-vine principe di Hoenzollern, il quale pure la ricusò. Ilre di Prussia suo parente lodò il rifiuto, ma ragionevol-mente respinse la pretesa della Francia, la quale volevache la Prussia guarentisse l'irrevocabilità del rifiuto. Ciòfornì a Napoleone III il pretesto di una dichiarazione diguerra contro la Prussia, di cui diremo nel prossimo ca-pitolo. Le Cortes nominarono a re di Spagna Amedeo di

49

più grande, e più alta, come al solito delle esposizioni,era la corsia delle grandi macchine, le francesi dappri-ma, poi le britanniche, e via dicendo.

Nell'anno 1868 avvenne una rivoluzione in Ispagna. Igenerali Prim e Serrano e l'ammi-raglio Topete, si pronunciarono av-versi alla regina Isabella II. Nellabattaglia d'Alcolea, il 28 luglio1868, i rivoluzionarii comandati daSerrano vinsero i soldati della regi-na. L'indomani 29 luglio anniver-sario della rivoluzione francese del1830, vi fu la rivoluzione a Ma-drid. Ecco la regina Isabella infuga, ed ecco gli spagnuoli, comele rane di Esopo, in cerca d'un re.

Non fu interamente il caso della favola per la Spagna,cioè non trovarono un re paragonabile ad un travicellonè ad un serpente, ma ne vennero indirettamente altrefuneste conseguenze, cioè un disastro per la Francia.

Dapprima la corona di Spagna fu offerta al giovineprincipe Tomaso di Savoja, che la ricusò; poi ad un gio-vine principe di Hoenzollern, il quale pure la ricusò. Ilre di Prussia suo parente lodò il rifiuto, ma ragionevol-mente respinse la pretesa della Francia, la quale volevache la Prussia guarentisse l'irrevocabilità del rifiuto. Ciòfornì a Napoleone III il pretesto di una dichiarazione diguerra contro la Prussia, di cui diremo nel prossimo ca-pitolo. Le Cortes nominarono a re di Spagna Amedeo di

49

Page 50: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Savoja, figlio del re d'Italia. Dopo meno di tre anni dileale regno costituzionale, Amedeo onoratamente si riti-rò nel 1873, portando in braccio la buona e dotta reginasua moglie.

In seguito a questa abdicazione, fu proclamata la Re-pubblica spagnuola, e ne fu presidente l'eminente orato-re Emilio Castelar. Forse i due più eloquenti oratori vi-venti sono Emilio Castellar e Guglielmo Gladstone. Ca-duta la Repubblica spagnuola per un pronunciamento digenerali monarchici, fu chiamato al trono Alfonso XII,figlio della fuggitiva regina Isabella, ma dopo un breveed insignificante regno egli morì, lasciando per suo suc-cessore nominale il figlio fanciullo.

50

Savoja, figlio del re d'Italia. Dopo meno di tre anni dileale regno costituzionale, Amedeo onoratamente si riti-rò nel 1873, portando in braccio la buona e dotta reginasua moglie.

In seguito a questa abdicazione, fu proclamata la Re-pubblica spagnuola, e ne fu presidente l'eminente orato-re Emilio Castelar. Forse i due più eloquenti oratori vi-venti sono Emilio Castellar e Guglielmo Gladstone. Ca-duta la Repubblica spagnuola per un pronunciamento digenerali monarchici, fu chiamato al trono Alfonso XII,figlio della fuggitiva regina Isabella, ma dopo un breveed insignificante regno egli morì, lasciando per suo suc-cessore nominale il figlio fanciullo.

50

Page 51: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

ANNI 1870-1871Concilio Vaticano. Guerra

Franco-Germanica.Comune di Parigi.

L'esagerata idea del vantaggio di aver degli amici sultrono di Spagna è stata quattro volte fatale alla Franciasotto Luigi XIV, sotto Napoleone I, sotto Luigi Filippo,e sotto Napoleone III. L'errore commesso da NapoleoneIII nel muover guerra alla Prussia, riescì funesto allaFrancia, ma ebbe delle fortunate conseguenze per l'Ita-lia. E così pure furono altrettante fortune per l'Italia glierrori di Pio IX. Se Pio IX, pur chiarendosi nemico qualegli si era della libertà italiana, avesse saputo tenersiamici gli altri popoli cattolici, bramosi della libertà, madesiderosi altresì di non separarsi dall'antica fede, il pe-ricolo dell'Italia avrebbe potuto esser grave. Per nostrafortuna Pio IX si alienò tutti i popoli col suo Sillabo del1864, che condanna i principii di libertà; ed indignò go-verni popoli insieme, colla dichiarazione della sua pro-pria infallibilità nel 1870. E questa dichiarazione divie-ne tanto più pericolosa ed odiosa, in quanto che si pre-tende essere ella indipendente dalla proclamazione delconcilio ed anteriore ad esso; di guisa che, ammessacome dogma l'infallibilità pontificia, diverrebbe un dog-

51

ANNI 1870-1871Concilio Vaticano. Guerra

Franco-Germanica.Comune di Parigi.

L'esagerata idea del vantaggio di aver degli amici sultrono di Spagna è stata quattro volte fatale alla Franciasotto Luigi XIV, sotto Napoleone I, sotto Luigi Filippo,e sotto Napoleone III. L'errore commesso da NapoleoneIII nel muover guerra alla Prussia, riescì funesto allaFrancia, ma ebbe delle fortunate conseguenze per l'Ita-lia. E così pure furono altrettante fortune per l'Italia glierrori di Pio IX. Se Pio IX, pur chiarendosi nemico qualegli si era della libertà italiana, avesse saputo tenersiamici gli altri popoli cattolici, bramosi della libertà, madesiderosi altresì di non separarsi dall'antica fede, il pe-ricolo dell'Italia avrebbe potuto esser grave. Per nostrafortuna Pio IX si alienò tutti i popoli col suo Sillabo del1864, che condanna i principii di libertà; ed indignò go-verni popoli insieme, colla dichiarazione della sua pro-pria infallibilità nel 1870. E questa dichiarazione divie-ne tanto più pericolosa ed odiosa, in quanto che si pre-tende essere ella indipendente dalla proclamazione delconcilio ed anteriore ad esso; di guisa che, ammessacome dogma l'infallibilità pontificia, diverrebbe un dog-

51

Page 52: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

ma ancora il sillabo o qualsivoglia altra cosa iniqua odassurda che possa essere stata pronunciata solennementeda Pio IX e da' suoi predecessori.

La prima solenne proclamazione della sua infallibilitàper parte di Pio IX, con susseguente acquiescenza dellamaggioranza del Concilio Vaticano, ebbe luogo il 13 lu-glio 1870. Votarono in contrario i prelati più dotti e piùvirtuosi; ma cinque giorni dopo piegarono il capo essipure, in una nuova e più solenne votazione, la quale riu-scì quasi unanime, il giorno 18 luglio 1870, cioè 1248anni dopo l'Egira di Maometto, la quale avvenne, comea suo luogo dissi, il 18 luglio 622. La proclamazione fuaccompagnata dal sinistro bagliore e fragore dei fulminidi un terribile temporale.

Sobbarcando gl'interessi della religione a quelli delregno mondano, stavano per dichiarare articolo di fedeanche la necessità del potere temporale del papa; ma ilconcilio fu provvidenzialmente interrotto e disperso daun tuono più terribile e più serio del tuono elettrico cheaveva rumoreggiato sul Vaticano; cioè dall'annunziodella guerra scoppiata fra la Germania e la Francia.Quella guerra produsse l'immediata distruzione dellamonarchia politica pontificia, della quale si voleva em-piamente fare un dogma.

Indicai il pretesto della guerra franco-germanica, cioèla guarentigia per la successione spagnuola, ed anche ilvero motivo, cioè le antiche rivalità nazionali circa ilpossesso della riva sinistra del Reno. Per avere la proba-bilità di ottenere il favore della fortuna, bisogna non de-

52

ma ancora il sillabo o qualsivoglia altra cosa iniqua odassurda che possa essere stata pronunciata solennementeda Pio IX e da' suoi predecessori.

La prima solenne proclamazione della sua infallibilitàper parte di Pio IX, con susseguente acquiescenza dellamaggioranza del Concilio Vaticano, ebbe luogo il 13 lu-glio 1870. Votarono in contrario i prelati più dotti e piùvirtuosi; ma cinque giorni dopo piegarono il capo essipure, in una nuova e più solenne votazione, la quale riu-scì quasi unanime, il giorno 18 luglio 1870, cioè 1248anni dopo l'Egira di Maometto, la quale avvenne, comea suo luogo dissi, il 18 luglio 622. La proclamazione fuaccompagnata dal sinistro bagliore e fragore dei fulminidi un terribile temporale.

Sobbarcando gl'interessi della religione a quelli delregno mondano, stavano per dichiarare articolo di fedeanche la necessità del potere temporale del papa; ma ilconcilio fu provvidenzialmente interrotto e disperso daun tuono più terribile e più serio del tuono elettrico cheaveva rumoreggiato sul Vaticano; cioè dall'annunziodella guerra scoppiata fra la Germania e la Francia.Quella guerra produsse l'immediata distruzione dellamonarchia politica pontificia, della quale si voleva em-piamente fare un dogma.

Indicai il pretesto della guerra franco-germanica, cioèla guarentigia per la successione spagnuola, ed anche ilvero motivo, cioè le antiche rivalità nazionali circa ilpossesso della riva sinistra del Reno. Per avere la proba-bilità di ottenere il favore della fortuna, bisogna non de-

52

Page 53: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

ridere la fortuna, nè bestemmiare la Provvidenza, comescioccamente fanno oggi i Francesi, ma far poco a fi-danza con loro e tenere gli occhi ben aperti. Moltke nonebbe una cieca fede nella sorte, ma seguì sapientemente,energicamente, indefessamente il sistema di Federico IIe di Napoleone I. Per lo contrario Napoleone III e Mac-Mahon, per fiacchezza di mente e di cuore, seguirono latattica di Soubise, di Beaulieu e di Colli. Avevano unmezzo milione di soldati, ma li portarono sul terrenodella battaglia a spizzichi, o li dispersero sopra una lun-ghissima linea. Moltke ne aveva altrettanti, ma seppe te-nerli abbastanza uniti, soldati prussiani, bavaresi, sasso-ni, e quelli di tutte le altre parti della Germania, eccet-tuati quelli dell'Austria, la quale rimase neutrale.

Così i tedeschi poterono successivamente battere ifrancesi in tutti gli scontri, col seguente ordine cronolo-gico:

Sconfitta e morte del generale Douay alla battagliadi Wissembourg, il 4 agosto 1870;

Disfatta del maresciallo Mac-Mahon nella battagliadi Woerth, il 6 agosto;

Disfatta del maresciallo Bazaine nella battaglia diRézonville, il 18 agosto;

Disfatta dell'imperatore Napoleone III nella batta-glia di Sédan, nel primo giorno di settembre;

Capitolazione di Strasburgo, il 27 settembre;Capitolazione di Metz, il 25 ottobre;Capitolazione di Parigi, il 26 febbraio 1871.

53

ridere la fortuna, nè bestemmiare la Provvidenza, comescioccamente fanno oggi i Francesi, ma far poco a fi-danza con loro e tenere gli occhi ben aperti. Moltke nonebbe una cieca fede nella sorte, ma seguì sapientemente,energicamente, indefessamente il sistema di Federico IIe di Napoleone I. Per lo contrario Napoleone III e Mac-Mahon, per fiacchezza di mente e di cuore, seguirono latattica di Soubise, di Beaulieu e di Colli. Avevano unmezzo milione di soldati, ma li portarono sul terrenodella battaglia a spizzichi, o li dispersero sopra una lun-ghissima linea. Moltke ne aveva altrettanti, ma seppe te-nerli abbastanza uniti, soldati prussiani, bavaresi, sasso-ni, e quelli di tutte le altre parti della Germania, eccet-tuati quelli dell'Austria, la quale rimase neutrale.

Così i tedeschi poterono successivamente battere ifrancesi in tutti gli scontri, col seguente ordine cronolo-gico:

Sconfitta e morte del generale Douay alla battagliadi Wissembourg, il 4 agosto 1870;

Disfatta del maresciallo Mac-Mahon nella battagliadi Woerth, il 6 agosto;

Disfatta del maresciallo Bazaine nella battaglia diRézonville, il 18 agosto;

Disfatta dell'imperatore Napoleone III nella batta-glia di Sédan, nel primo giorno di settembre;

Capitolazione di Strasburgo, il 27 settembre;Capitolazione di Metz, il 25 ottobre;Capitolazione di Parigi, il 26 febbraio 1871.

53

Page 54: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

I soldati tedeschi erano valorosi, i soldati francesi loerano altrettanto; ma mentre il numero complessivo deisoldati francesi disponibili dal confine Svizzero sino alconfine del Belgio era incirca eguale a quello dei tede-schi, avvenne che sul ristretto campo di ciascuna batta-glia i francesi, per l'imperizia dei loro generali, non su-perata che da quella dei generali italiani nel 1866, trova-vansi sempre inferiori di numero; non di rado in ragionedi uno contro due; e così toccò ad essi la peggio in tuttigli scontri.

La battaglia di Sédan, come ho già detto, avvenne ilprimo giorno di settembre 1870. Quello fu il giorno an-niversario della battaglia di Maratona, avvenuta 2349anni indietro. Napoleone III si rese prigioniero e conse-gnò la sua spada al re di Prussia nel seguente giorno 2settembre, anniversario non semplice ma secolare dellabattaglia di Azio, la quale diè principio all'impero diAugusto ed al governo degli impe-ratori, 1900 anni precisi avantiquel giorno. Inoltre l'anno dellabattaglia di Sédan fu un anno se-colare della grande battaglia diArbela, che distrusse l'impero Per-siano, assai più grande ancora diquelli dei due Napoleoni. Tuttol'esercito francese a Sédan fu purefatto prigioniero e trasportato inGermania.

54

I soldati tedeschi erano valorosi, i soldati francesi loerano altrettanto; ma mentre il numero complessivo deisoldati francesi disponibili dal confine Svizzero sino alconfine del Belgio era incirca eguale a quello dei tede-schi, avvenne che sul ristretto campo di ciascuna batta-glia i francesi, per l'imperizia dei loro generali, non su-perata che da quella dei generali italiani nel 1866, trova-vansi sempre inferiori di numero; non di rado in ragionedi uno contro due; e così toccò ad essi la peggio in tuttigli scontri.

La battaglia di Sédan, come ho già detto, avvenne ilprimo giorno di settembre 1870. Quello fu il giorno an-niversario della battaglia di Maratona, avvenuta 2349anni indietro. Napoleone III si rese prigioniero e conse-gnò la sua spada al re di Prussia nel seguente giorno 2settembre, anniversario non semplice ma secolare dellabattaglia di Azio, la quale diè principio all'impero diAugusto ed al governo degli impe-ratori, 1900 anni precisi avantiquel giorno. Inoltre l'anno dellabattaglia di Sédan fu un anno se-colare della grande battaglia diArbela, che distrusse l'impero Per-siano, assai più grande ancora diquelli dei due Napoleoni. Tuttol'esercito francese a Sédan fu purefatto prigioniero e trasportato inGermania.

54

Page 55: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

I principali personaggi dellaguerra del 1870-1871, da partefrancese, furono tutti sfortunati, adeccezione di Garibaldi. Dalla partetedesca il primo fu Moltke, fortu-nato e sapiente strategico di pocoinferiore, benchè d'indole grande-mente diversa, a Napoleone I epiuttosto simile a Wellington. Erapresente il re di Prussia, poscia im-

peratore, Guglielmo I, e suo figlio, che per troppo bre-ve tempo fu imperatore dopo di lui, Federico III: il co-stui figlio Guglielmo II, era an-cora fanciullo; ed il loro potenteministro Bismark.

Nel giorno 4 di settembre1870, ossia 18 Fructidordell'anno 78, secondo il calenda-rio repubblicano, Parigi era infermento per le infauste ed umi-lianti notizie di Sédan. AdolfeThiers, storico illustre della rivo-luzione francese e di Napoleone I, già primo ministro diLuigi Filippo, e futuro presidente della terza Repubblicafrancese, propose al Corpo Legislativo uno dei soliti ca-taplasmi politici, buoni da far perdere il tempo, di unacommissione pel governo e per la difesa del paese. Unamoltitudine popolare entrata nell'aula dell'Assembleadomandò coi clamori la decadenza della dinastia impe-

55

I principali personaggi dellaguerra del 1870-1871, da partefrancese, furono tutti sfortunati, adeccezione di Garibaldi. Dalla partetedesca il primo fu Moltke, fortu-nato e sapiente strategico di pocoinferiore, benchè d'indole grande-mente diversa, a Napoleone I epiuttosto simile a Wellington. Erapresente il re di Prussia, poscia im-

peratore, Guglielmo I, e suo figlio, che per troppo bre-ve tempo fu imperatore dopo di lui, Federico III: il co-stui figlio Guglielmo II, era an-cora fanciullo; ed il loro potenteministro Bismark.

Nel giorno 4 di settembre1870, ossia 18 Fructidordell'anno 78, secondo il calenda-rio repubblicano, Parigi era infermento per le infauste ed umi-lianti notizie di Sédan. AdolfeThiers, storico illustre della rivo-luzione francese e di Napoleone I, già primo ministro diLuigi Filippo, e futuro presidente della terza Repubblicafrancese, propose al Corpo Legislativo uno dei soliti ca-taplasmi politici, buoni da far perdere il tempo, di unacommissione pel governo e per la difesa del paese. Unamoltitudine popolare entrata nell'aula dell'Assembleadomandò coi clamori la decadenza della dinastia impe-

55

Page 56: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

riale, e la proclamazione della Re-pubblica. La sinistra dichiarò Na-poleone III decaduto dal trono.Poteva sottintendersi la proclama-zione del suo figlio minorennecome imperatore, con una reggen-za; ma Leone Gambetta andò alpalazzo municipale e fece franca-mente procla-

mare la Repubblica. Questa rivolu-zione ebbe almeno l'incontrastabilmerito di compiersi senza lo spargi-mento di una stilla di sangue.

Fu nominata una suprema com-missione di governo della Repub-blica, col nome di governo della di-fesa nazionale. Uno de' suoi mem-

bri era Leone Gambetta. Dopo po-chi giorni i tedeschi assediaronoParigi e ne compirono d'ogn'intor-no il blocco. Gambetta, conoscen-do l'impossibilità di dirigere il go-verno e la difesa della nazione dalseno d'una città assediata, ottenutol'assenso de' suoi colleghi dellacommissione suprema, uscì ardita-

mente da Parigi, sospeso da un pallone aereostatico, elasciatosi cadere all'avventura, poichè non esiste ancorala direzione degli aerostati, andò a stabilirsi a Tours, po-

56

riale, e la proclamazione della Re-pubblica. La sinistra dichiarò Na-poleone III decaduto dal trono.Poteva sottintendersi la proclama-zione del suo figlio minorennecome imperatore, con una reggen-za; ma Leone Gambetta andò alpalazzo municipale e fece franca-mente procla-

mare la Repubblica. Questa rivolu-zione ebbe almeno l'incontrastabilmerito di compiersi senza lo spargi-mento di una stilla di sangue.

Fu nominata una suprema com-missione di governo della Repub-blica, col nome di governo della di-fesa nazionale. Uno de' suoi mem-

bri era Leone Gambetta. Dopo po-chi giorni i tedeschi assediaronoParigi e ne compirono d'ogn'intor-no il blocco. Gambetta, conoscen-do l'impossibilità di dirigere il go-verno e la difesa della nazione dalseno d'una città assediata, ottenutol'assenso de' suoi colleghi dellacommissione suprema, uscì ardita-

mente da Parigi, sospeso da un pallone aereostatico, elasciatosi cadere all'avventura, poichè non esiste ancorala direzione degli aerostati, andò a stabilirsi a Tours, po-

56

Page 57: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

scia a Bordeaux, ed impresse un nuovo e valido impulsoalle disanimate ma non esauste forze della Francia.

Da Tours, il 24 settembre, la delegazione, presiedutada Gambetta, del governo della difesa nazionale, annun-ziò in un proclama che la Francia era risoluta a conti-nuare la lotta contro la Prussia sino all'ultima estremità.Infatti la resistenza, che non fu coronata dalla vittoriama che era necessaria per l'onore della Francia, durò perquattro altri mesi ancora.

Non essendo allora possibile nè conforme agli inte-ressi dell'Italia un'alleanza regolare di essa colla Fran-cia, Garibaldi, alla testa di poche migliaja di volontariitaliani, portò alla Repubblica Francese un ajuto, piccoloper verità ed insufficiente, ma onorevole. La delegazio-ne di Tours gli affidò anche il comando di tutte le truppefrancesi irregolari, e se ne fece, insieme cogli ausiliariiitaliani, un esercito che fu chiamato l'armata dei Vogesi.

Esso componevasi della parte italiana, che vestiva lapittoresca e tradizionale camicia rossa, e della partefrancese, che era la maggiore. La parte francese eracomposta dei così detti soldati mobili, i quali erano chia-mati col nome diminutivo e quasi derisorio, les moblots,e dei volontari bersaglieri, chiamati dal popolo con sim-patia les francs-tireurs: minori di numero, ma superioriper abilità e per valore ai mobili.

Altri eserciti furono improvvisati, dopo la cattura delprincipale e regolare esercito a Sédan. Ma sventurata-mente mancò un concetto direttivo dopo Sédan comeprima. I soldati fecero ancora buone prove di valore; i

57

scia a Bordeaux, ed impresse un nuovo e valido impulsoalle disanimate ma non esauste forze della Francia.

Da Tours, il 24 settembre, la delegazione, presiedutada Gambetta, del governo della difesa nazionale, annun-ziò in un proclama che la Francia era risoluta a conti-nuare la lotta contro la Prussia sino all'ultima estremità.Infatti la resistenza, che non fu coronata dalla vittoriama che era necessaria per l'onore della Francia, durò perquattro altri mesi ancora.

Non essendo allora possibile nè conforme agli inte-ressi dell'Italia un'alleanza regolare di essa colla Fran-cia, Garibaldi, alla testa di poche migliaja di volontariitaliani, portò alla Repubblica Francese un ajuto, piccoloper verità ed insufficiente, ma onorevole. La delegazio-ne di Tours gli affidò anche il comando di tutte le truppefrancesi irregolari, e se ne fece, insieme cogli ausiliariiitaliani, un esercito che fu chiamato l'armata dei Vogesi.

Esso componevasi della parte italiana, che vestiva lapittoresca e tradizionale camicia rossa, e della partefrancese, che era la maggiore. La parte francese eracomposta dei così detti soldati mobili, i quali erano chia-mati col nome diminutivo e quasi derisorio, les moblots,e dei volontari bersaglieri, chiamati dal popolo con sim-patia les francs-tireurs: minori di numero, ma superioriper abilità e per valore ai mobili.

Altri eserciti furono improvvisati, dopo la cattura delprincipale e regolare esercito a Sédan. Ma sventurata-mente mancò un concetto direttivo dopo Sédan comeprima. I soldati fecero ancora buone prove di valore; i

57

Page 58: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

comandanti, cioè Garibaldi nei Vogesi, Aurelles de Palà-dine, Cissey, Bourbaki, Faidherbe, nelle armate dellaLoira, del Centro, del Nord e dell'Est, Trochu in Parigi,avrebbero tutti voluto liberare la Francia, ma non seppe-ro mai unire i loro sforzi e farli convergere alla levatadel blocco di Parigi, o ad alcun altro grande scopo con-creto e determinato.

Non ho voluto unire a quei nomi onorati quello diso-norato di Bazaine, il quale, per favorire il Bonapartismo,se non un suo infame interesse personale, cedette la for-te città di Metz prima dell'inevitabile necessità. Certo èperò che i generali repubblicani, dopo qualche buonsuccesso insufficiente, furon tutti battuti uno dopol'altro, eccettuato però Garibaldi. Il quale per verità mainon ottenne in Francia una di quelle grandi vittorie chedecidono le sorti d'una guerra, ma uscì sempre con van-taggio ed onore da' suoi scontri colle armi tedesche aChâtillon, ad Autun, a Baune, e segnatamente a Digio-ne. Il combattimento di Baune avvenne il 26 novembre1870; quello di Digione nei due giorni successivi 22 e23 gennajo 1871.

L'indomani di quel giorno egli potè dirigere a' suoisoldati, in un bullettino, queste enfatiche ma veraci pa-role: «Ebbene! voi li avete riveduti i talloni dei terribilisoldati di Guglielmo, o giovani figli della Libertà. Indue giorni di accanito combattimento avete scritto unapagina che onora la Repubblica; avete vinto le più ag-guerrite truppe del Mondo...»

58

comandanti, cioè Garibaldi nei Vogesi, Aurelles de Palà-dine, Cissey, Bourbaki, Faidherbe, nelle armate dellaLoira, del Centro, del Nord e dell'Est, Trochu in Parigi,avrebbero tutti voluto liberare la Francia, ma non seppe-ro mai unire i loro sforzi e farli convergere alla levatadel blocco di Parigi, o ad alcun altro grande scopo con-creto e determinato.

Non ho voluto unire a quei nomi onorati quello diso-norato di Bazaine, il quale, per favorire il Bonapartismo,se non un suo infame interesse personale, cedette la for-te città di Metz prima dell'inevitabile necessità. Certo èperò che i generali repubblicani, dopo qualche buonsuccesso insufficiente, furon tutti battuti uno dopol'altro, eccettuato però Garibaldi. Il quale per verità mainon ottenne in Francia una di quelle grandi vittorie chedecidono le sorti d'una guerra, ma uscì sempre con van-taggio ed onore da' suoi scontri colle armi tedesche aChâtillon, ad Autun, a Baune, e segnatamente a Digio-ne. Il combattimento di Baune avvenne il 26 novembre1870; quello di Digione nei due giorni successivi 22 e23 gennajo 1871.

L'indomani di quel giorno egli potè dirigere a' suoisoldati, in un bullettino, queste enfatiche ma veraci pa-role: «Ebbene! voi li avete riveduti i talloni dei terribilisoldati di Guglielmo, o giovani figli della Libertà. Indue giorni di accanito combattimento avete scritto unapagina che onora la Repubblica; avete vinto le più ag-guerrite truppe del Mondo...»

58

Page 59: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Così egli avrebbe terminato se la sola rettorica avesseguidato la sua penna; ma egli mirava non a conchiuderedei periodi sonori, ma a dir cose vere ed utili; perciò ag-giunse delle parole tutt'altro che declamatorie: benchènon abbiate esattamente adempiuto a tutte quelle regoleche danno il vantaggio delle battaglie;... e continuò colfare ai suoi soldati varie raccomandazioni pratiche pienedi senno.

Nella battaglia di Digione fu pressochè distrutto ilsessantunesimo reggimento prussiano, il quale anche la-sciò sotto un mucchio di cadaveri, e perciò onoratamen-te, la propria bandiera. Fu presa da un franco tiratorefrancese della brigata Menotti Garibaldi; e fu l'unica in-segna perduta dall'esercito tedesco in tutta quella guerra.

Però Manteuffel comandante la prima armata prussia-na, si vantò d'avere appositamente messa a repentagliouna parte delle sue forze onde tenere in iscacco Garibal-di per tre giorni consecutivi, impedirgli la congiunzionecon Bourbaki, e battere separatamente questo ultimo.Bourbaki di fatto fu battuto, mentre inconsultamente siallontanava dal centro per l'illusorio scopo di tagliare lecomunicazioni dei prussiani colla Germania meridiona-le. Non volendo sopravvivere alla sua sconfitta, Bourba-ki si tirò un colpo di pistola nella testa. Non ne riportòche una grave ferita, della quale guarì solo dopo qualchemese; ma tanto crebbe il disordine de' suoi soldati, cheassiderati dal freddo e domati dalla sventura, passaronoil vicino confine e si ripararono, deponendo le armi, nel-la neutrale ed ospitale Svizzera.

59

Così egli avrebbe terminato se la sola rettorica avesseguidato la sua penna; ma egli mirava non a conchiuderedei periodi sonori, ma a dir cose vere ed utili; perciò ag-giunse delle parole tutt'altro che declamatorie: benchènon abbiate esattamente adempiuto a tutte quelle regoleche danno il vantaggio delle battaglie;... e continuò colfare ai suoi soldati varie raccomandazioni pratiche pienedi senno.

Nella battaglia di Digione fu pressochè distrutto ilsessantunesimo reggimento prussiano, il quale anche la-sciò sotto un mucchio di cadaveri, e perciò onoratamen-te, la propria bandiera. Fu presa da un franco tiratorefrancese della brigata Menotti Garibaldi; e fu l'unica in-segna perduta dall'esercito tedesco in tutta quella guerra.

Però Manteuffel comandante la prima armata prussia-na, si vantò d'avere appositamente messa a repentagliouna parte delle sue forze onde tenere in iscacco Garibal-di per tre giorni consecutivi, impedirgli la congiunzionecon Bourbaki, e battere separatamente questo ultimo.Bourbaki di fatto fu battuto, mentre inconsultamente siallontanava dal centro per l'illusorio scopo di tagliare lecomunicazioni dei prussiani colla Germania meridiona-le. Non volendo sopravvivere alla sua sconfitta, Bourba-ki si tirò un colpo di pistola nella testa. Non ne riportòche una grave ferita, della quale guarì solo dopo qualchemese; ma tanto crebbe il disordine de' suoi soldati, cheassiderati dal freddo e domati dalla sventura, passaronoil vicino confine e si ripararono, deponendo le armi, nel-la neutrale ed ospitale Svizzera.

59

Page 60: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

L'assedio di Parigi, cominciato il 19 settembre 1870durò quattro mesi ed una settimana. La resistenza fu al-tamente onorevole pel valore e pel patriotismo degli abi-tanti della grande città, ma ebbe il solito e fatale esito diquasi tutti gli assedii, cioè una resa; la quale fu stipulatacolla convenzione di Versailles il 28 gennajo 1871.

L'8 febbrajo 1871, ebbero luogo le elezioni generali.L'Assemblea nazionale che ne risultò, nominò Thierscapo del potere esecutivo della Repubblica francese, enel primo giorno di marzo 1871 votò i preliminari dipace, il pagamento di cinque mila milioni di franchi allaGermania, e, condizione ancor più dolorosa per la Fran-cia, la cessione di tutta l'Alsazia, e di una parte della Lo-rena, compresa la città di Metz.

Il 18 marzo 1871 fu il principio d'un'infausta guerracivica, chiamata brevemente la Comune, per la doppiaragione che aveva una manifesta tendenza a contrappor-re il governo locale della Comune di Parigi al governonazionale, risiedente dapprima a Bordeaux, poi a Ver-sailles, ed una tendenza più generale e più vaga ad unaconfederazione fra tutti i municipii non solo della Fran-cia ma di tutto il mondo. Le truppe del governo checombattevano contro gl'insorti, erano comandate dalmaresciallo Mac-Mahon, tornato per la pace dalla suaprigionia in Germania; quelle della Comune erano co-mandate dal generale italiano La Cecilia. Insurrezionisimili a quella di Parigi scoppiarono a Lione, a Marsi-glia ed in altre città della Francia. Il combattere terminòcolla vittoria delle truppe del governo nazionale, il 29

60

L'assedio di Parigi, cominciato il 19 settembre 1870durò quattro mesi ed una settimana. La resistenza fu al-tamente onorevole pel valore e pel patriotismo degli abi-tanti della grande città, ma ebbe il solito e fatale esito diquasi tutti gli assedii, cioè una resa; la quale fu stipulatacolla convenzione di Versailles il 28 gennajo 1871.

L'8 febbrajo 1871, ebbero luogo le elezioni generali.L'Assemblea nazionale che ne risultò, nominò Thierscapo del potere esecutivo della Repubblica francese, enel primo giorno di marzo 1871 votò i preliminari dipace, il pagamento di cinque mila milioni di franchi allaGermania, e, condizione ancor più dolorosa per la Fran-cia, la cessione di tutta l'Alsazia, e di una parte della Lo-rena, compresa la città di Metz.

Il 18 marzo 1871 fu il principio d'un'infausta guerracivica, chiamata brevemente la Comune, per la doppiaragione che aveva una manifesta tendenza a contrappor-re il governo locale della Comune di Parigi al governonazionale, risiedente dapprima a Bordeaux, poi a Ver-sailles, ed una tendenza più generale e più vaga ad unaconfederazione fra tutti i municipii non solo della Fran-cia ma di tutto il mondo. Le truppe del governo checombattevano contro gl'insorti, erano comandate dalmaresciallo Mac-Mahon, tornato per la pace dalla suaprigionia in Germania; quelle della Comune erano co-mandate dal generale italiano La Cecilia. Insurrezionisimili a quella di Parigi scoppiarono a Lione, a Marsi-glia ed in altre città della Francia. Il combattere terminòcolla vittoria delle truppe del governo nazionale, il 29

60

Page 61: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

aprile, ma i più fanatici o più perversi fra gl'insorti, perdisperazione o per vendetta, diedero in preda al fuoco ilpalazzo delle Tuileries, il palazzo di città ed altri pubbli-ci edifizii. Cattivo e falso socialismo l'incendio. Il popo-lo ha bisogno di nuove abitazioni, non di distruggere levecchie. I comunisti uccisero ben anche gli ostaggi, efra essi l'arcivescovo di Parigi. Nessuno ha diritto diprendere in ostaggio i non volenti. Di quell'eccidio hancolpa i comunardi, ma egualmente o più ancora il gover-no centrale di Versailles, il quale ricusò l'offerto cambiodei prigionieri. Le truppe vincitrici commisero dellevendette e delle carnificine più abbominevoli ancora chegli eccessi degl'insorti.

Terminerò la lugubre storia della Comune con unaneddoto bello e consolante. Io dapprima dubitai chepotesse essere stato inventato da alcuna delle effemeridiche ne parlarono, ma mi è stato confermato da una per-sona autorevole, allora presente in Parigi. Un monelloparigino (un gamin de Paris), camminava in uno deimolti drappelli d'insorti che si conducevano ad esserefucilati. Passando davanti ad una bottega di orologiajo,il ragazzo domandò ad uno degli uffiziali che lo scorta-vano al macello il permesso di portar il suo oriuoloall'orologiaio per mandarlo a sua madre, con promessadi tornar subito. L'uffiziale stimò che fosse un pretesto,ma per compassione finse di credergli in parola e lo la-sciò andare. Dopo pochi minuti, il monello, preferendoalla vita l'onore di mantenere la sua parola, raggiunsecorrendo i compagni. L'uffiziale dissimulò la propria

61

aprile, ma i più fanatici o più perversi fra gl'insorti, perdisperazione o per vendetta, diedero in preda al fuoco ilpalazzo delle Tuileries, il palazzo di città ed altri pubbli-ci edifizii. Cattivo e falso socialismo l'incendio. Il popo-lo ha bisogno di nuove abitazioni, non di distruggere levecchie. I comunisti uccisero ben anche gli ostaggi, efra essi l'arcivescovo di Parigi. Nessuno ha diritto diprendere in ostaggio i non volenti. Di quell'eccidio hancolpa i comunardi, ma egualmente o più ancora il gover-no centrale di Versailles, il quale ricusò l'offerto cambiodei prigionieri. Le truppe vincitrici commisero dellevendette e delle carnificine più abbominevoli ancora chegli eccessi degl'insorti.

Terminerò la lugubre storia della Comune con unaneddoto bello e consolante. Io dapprima dubitai chepotesse essere stato inventato da alcuna delle effemeridiche ne parlarono, ma mi è stato confermato da una per-sona autorevole, allora presente in Parigi. Un monelloparigino (un gamin de Paris), camminava in uno deimolti drappelli d'insorti che si conducevano ad esserefucilati. Passando davanti ad una bottega di orologiajo,il ragazzo domandò ad uno degli uffiziali che lo scorta-vano al macello il permesso di portar il suo oriuoloall'orologiaio per mandarlo a sua madre, con promessadi tornar subito. L'uffiziale stimò che fosse un pretesto,ma per compassione finse di credergli in parola e lo la-sciò andare. Dopo pochi minuti, il monello, preferendoalla vita l'onore di mantenere la sua parola, raggiunsecorrendo i compagni. L'uffiziale dissimulò la propria

61

Page 62: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

ammirazione e commozione mandandolo via brusca-mente con un calcio.

62

ammirazione e commozione mandandolo via brusca-mente con un calcio.

62

Page 63: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

L'ITALIA UNITABreccia di Porta Pia. Plebisciti

italiani.

Napoleone III era l'unico sostegno del potere tempo-rale pontificio. Ei l'aveva rialzato dopo che era già cadu-to nel 1849; lo aveva puntellato nel 1867 colla battagliadi Mentana, allorchè stava per cadere in seguito dellapresa di Monterotondo. Malgrado tutto ciò, gl'Italianidebbono essere grati alla memoria di lui, perchè il benea noi ridondato dalla spedizione del 1859 è maggioredei mali prodotti dalle due spedizioni del 1849 e del1867. Nondimeno, caduto Napoleone III, non potevaguari tardare, e non tardò di fatti che sedici giorni, la ca-duta del regno politico dei papi. I preti, oltraggiandoDio e la logica, pretendono che Napoleone III sia statopunito per non aver sostenuto il poter temporale. Perchèpiuttosto non dicono punito per averlo fatto durare tantianni di più che non doveva?

Eravi stato nel 1864 un trattato fra il governo italianoed il governo francese, nel quale stipulavasi il trasportodella sede del regno d'Italia da Torino a Firenze, e nelquale sembrava implicita la rinuncia dell'Italia alla suaantica capitale Roma. Però il trattato, per questa parteera nullo, perchè iniquo e lesivo del diritto imperscritti-bile della nazione Italiana. Infatti il popolo dal 1864 al

63

L'ITALIA UNITABreccia di Porta Pia. Plebisciti

italiani.

Napoleone III era l'unico sostegno del potere tempo-rale pontificio. Ei l'aveva rialzato dopo che era già cadu-to nel 1849; lo aveva puntellato nel 1867 colla battagliadi Mentana, allorchè stava per cadere in seguito dellapresa di Monterotondo. Malgrado tutto ciò, gl'Italianidebbono essere grati alla memoria di lui, perchè il benea noi ridondato dalla spedizione del 1859 è maggioredei mali prodotti dalle due spedizioni del 1849 e del1867. Nondimeno, caduto Napoleone III, non potevaguari tardare, e non tardò di fatti che sedici giorni, la ca-duta del regno politico dei papi. I preti, oltraggiandoDio e la logica, pretendono che Napoleone III sia statopunito per non aver sostenuto il poter temporale. Perchèpiuttosto non dicono punito per averlo fatto durare tantianni di più che non doveva?

Eravi stato nel 1864 un trattato fra il governo italianoed il governo francese, nel quale stipulavasi il trasportodella sede del regno d'Italia da Torino a Firenze, e nelquale sembrava implicita la rinuncia dell'Italia alla suaantica capitale Roma. Però il trattato, per questa parteera nullo, perchè iniquo e lesivo del diritto imperscritti-bile della nazione Italiana. Infatti il popolo dal 1864 al

63

Page 64: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

1870 chiamò Firenze, con linguaggio militare e scherze-vole, la tappa, come per indicare che la vera e durevolemeta era Roma.

Perciò nel giorno 8 settembre 1870 si tenne a Bolo-gna, nell'Arena del Pallone, un comizio popolare, che ioebbi l'onore di convocare e di presiedere, nel quale fuper acclamazione votato che, se il governo non adempi-va il dover suo di liberare Roma e compire l'unità nazio-nale, sarebbe un giusto motivo di rivoluzione.

Fortunatamente il governo non mancò al debito suo.Preceduti dalla bandiera a tre colori, bianco rosso e ver-de, i soldati della Libertà e della Nazionalità Italiana fe-cero il loro ingresso in Roma per la breccia aperta difianco alla Porta Pia, nel giorno 20 settembre 1870; tri-plice e condegno anniversario della battaglia di Salami-na, della battaglia di Valmy e della battaglia dell'Alma. Isaggi potrebbero dubitare che queste coincidenze sianocasuali, se fossero isolate. Il loro ben ordinato esercito,dal quale ho dato un saggio anche in queste pagine, pre-clude al semplice senso comune la possibilità di credereseriamente che questa sia opera del cieco caso.

Terminò di fatto in quel giorno il governo temporaledei papi. La fine legale di quel governo ed il compimen-to e corona del grande edifizio dell'Unità politica d'Ita-lia, ebbero luogo per mezzo del solenne e quasi unanimeplebiscito dei romani dodici giorni dopo l'ingresso delletruppe nazionali, cioè nel giorno 2 ottobre, ossia 20 set-tembre giuliano, 1870. Era ancora l'anniversario dellabattaglia del Volturno, 2 ottobre 1860. Giova conoscere

64

1870 chiamò Firenze, con linguaggio militare e scherze-vole, la tappa, come per indicare che la vera e durevolemeta era Roma.

Perciò nel giorno 8 settembre 1870 si tenne a Bolo-gna, nell'Arena del Pallone, un comizio popolare, che ioebbi l'onore di convocare e di presiedere, nel quale fuper acclamazione votato che, se il governo non adempi-va il dover suo di liberare Roma e compire l'unità nazio-nale, sarebbe un giusto motivo di rivoluzione.

Fortunatamente il governo non mancò al debito suo.Preceduti dalla bandiera a tre colori, bianco rosso e ver-de, i soldati della Libertà e della Nazionalità Italiana fe-cero il loro ingresso in Roma per la breccia aperta difianco alla Porta Pia, nel giorno 20 settembre 1870; tri-plice e condegno anniversario della battaglia di Salami-na, della battaglia di Valmy e della battaglia dell'Alma. Isaggi potrebbero dubitare che queste coincidenze sianocasuali, se fossero isolate. Il loro ben ordinato esercito,dal quale ho dato un saggio anche in queste pagine, pre-clude al semplice senso comune la possibilità di credereseriamente che questa sia opera del cieco caso.

Terminò di fatto in quel giorno il governo temporaledei papi. La fine legale di quel governo ed il compimen-to e corona del grande edifizio dell'Unità politica d'Ita-lia, ebbero luogo per mezzo del solenne e quasi unanimeplebiscito dei romani dodici giorni dopo l'ingresso delletruppe nazionali, cioè nel giorno 2 ottobre, ossia 20 set-tembre giuliano, 1870. Era ancora l'anniversario dellabattaglia del Volturno, 2 ottobre 1860. Giova conoscere

64

Page 65: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

il preciso numero dei voti favorevoli e contrarii che siebbero nel plebiscito romano e confrontarli con quellidelle altre provincie italiane. Essi furono come mostra ilseguente specchio.

Premetto che il plebiscito della Lombardia avvennenel giorno 8 giugno 1848. Il plebiscito della Toscana,della quale era dittatore Bettino Ricasoli, e quellodell'Emilia, cioè Romagna, ex-ducato di Modena ed ex-ducato di Parma, di cui era dittatore Luigi Farini, avven-nero contemporaneamente nei due giorni di domenica elunedì 11 e 12 marzo 1860. Il plebiscito di Napoli equello di Sicilia, avvennero pure distintamente, manell'identico giorno di domenica 21 ottobre 1860. Si sache era dittatore, tanto di Sicilia che di Napoli, Giusep-pe Garibaldi. Nei due giorni di domenica e lunedì 4 e 5novembre 1860 vi furono i contemporanei ma separatiplebisciti delle Marche e dell'Umbria. Le provincie Ve-nete e Mantova fecero unitamente il lor plebiscito neidue giorni successivi di domenica e lunedì 21 e 22 otto-bre 1866; ed infine il plebiscito di Roma e sua provinciafu nel già detto giorno di domenica 2 ottobre 1870.

65

il preciso numero dei voti favorevoli e contrarii che siebbero nel plebiscito romano e confrontarli con quellidelle altre provincie italiane. Essi furono come mostra ilseguente specchio.

Premetto che il plebiscito della Lombardia avvennenel giorno 8 giugno 1848. Il plebiscito della Toscana,della quale era dittatore Bettino Ricasoli, e quellodell'Emilia, cioè Romagna, ex-ducato di Modena ed ex-ducato di Parma, di cui era dittatore Luigi Farini, avven-nero contemporaneamente nei due giorni di domenica elunedì 11 e 12 marzo 1860. Il plebiscito di Napoli equello di Sicilia, avvennero pure distintamente, manell'identico giorno di domenica 21 ottobre 1860. Si sache era dittatore, tanto di Sicilia che di Napoli, Giusep-pe Garibaldi. Nei due giorni di domenica e lunedì 4 e 5novembre 1860 vi furono i contemporanei ma separatiplebisciti delle Marche e dell'Umbria. Le provincie Ve-nete e Mantova fecero unitamente il lor plebiscito neidue giorni successivi di domenica e lunedì 21 e 22 otto-bre 1866; ed infine il plebiscito di Roma e sua provinciafu nel già detto giorno di domenica 2 ottobre 1870.

65

Page 66: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

PLEBISCITI ITALIANI1848, 1860, 1866 e 1870

REGIONE SÌ NONumerodei votinegativiper 1000

Lombardia 561.002 681 1,21Toscana 366.571 14.925 39,12Emilia 426.006 756 1,77Provincie Napoletane 1.302.064 10.312 7,86Sicilia 432.053 667 1,54Marche 133.807 1.212 8,97Umbria 97.040 380 3,90Prov. Ven. e Mant. 647.245 69 0,11Roma e prov. Rom. 133.681 1.507 11,14

Totale 4.099.469 30.509 7,39

Dal precedente specchio è agevole il raccogliere cheil numero complessivo di voti favorevoli all'unione delleprovincie italiane sommando insieme tutti nove i plebi-sciti, oltrepassò quattro milioni, mentre tutti insieme ivoti avversi all'unione nazionale e favorevoli ai governicaduti, oltrepassò appena le trenta migliaja, o circa ilsette per mille, quindi fu meno dell'uno per cento del to-tal numero di voti espressi. Insomma più del 99 per 100si chiarirono amici dell'unione Italiana e della Libertà.

66

PLEBISCITI ITALIANI1848, 1860, 1866 e 1870

REGIONE SÌ NONumerodei votinegativiper 1000

Lombardia 561.002 681 1,21Toscana 366.571 14.925 39,12Emilia 426.006 756 1,77Provincie Napoletane 1.302.064 10.312 7,86Sicilia 432.053 667 1,54Marche 133.807 1.212 8,97Umbria 97.040 380 3,90Prov. Ven. e Mant. 647.245 69 0,11Roma e prov. Rom. 133.681 1.507 11,14

Totale 4.099.469 30.509 7,39

Dal precedente specchio è agevole il raccogliere cheil numero complessivo di voti favorevoli all'unione delleprovincie italiane sommando insieme tutti nove i plebi-sciti, oltrepassò quattro milioni, mentre tutti insieme ivoti avversi all'unione nazionale e favorevoli ai governicaduti, oltrepassò appena le trenta migliaja, o circa ilsette per mille, quindi fu meno dell'uno per cento del to-tal numero di voti espressi. Insomma più del 99 per 100si chiarirono amici dell'unione Italiana e della Libertà.

66

Page 67: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Tra tutti i governi caduti, quel di Toscana, benchè bat-tuto ancor esso a grande maggioranza, pure ottenne il 39per mille, o quasi il quattro per cento dei voti; e questofa più del quintuplo dei voti proporzionalmente raccoltidagli altri governi cessati. Ed è agevole lo spiegarne laragione: il governo dei granduchi Lorenesi in Toscana,quantunque non buono, era il meno tristo dei governiitaliani. Quello che ne ebbe in minor proporzione di tuttigli altri fu il regno Lombardo-Veneto; non già chèl'amministrazione austriaca fosse pessima; anzi erameno cattiva che quella dei governi italiani indigeni pri-ma del 1848; ma perchè era un governo straniero.

Concorsero al plebiscito Lombardo nel 1848 le setteprovincie di Milano, Pavia, Como, Sondrio, Cremona,Bergamo e Brescia, soggette all'Austria prima del 22marzo 1848 e che tornarono nella sua soggezionedall'agosto 1848 al giugno 1859; ma non si credette ne-cessario rinnovare il plebiscito nel 1860, ritenendosi tut-tora valido quello del 1848. Scrivo in lettere distinte ilnome della città che era capitale di Stato, o principalecittà della rispettiva regione.

Ai plebisciti del marzo 1860 concorsero le sette pro-vincie toscane di Firenze, Siena, Arezzo, Grosseto, Li-vorno, Pisa e Lucca, già soggette al Granduca di Tosca-na; le Romagne, ossia le quattro antiche legazioni Ponti-ficie di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì; l'ex-ducatodi Modena, composto delle tre attuali provincie di Mo-dena, Reggio dell'Emilia e Massa Carrara; e l'ex-ducato

67

Tra tutti i governi caduti, quel di Toscana, benchè bat-tuto ancor esso a grande maggioranza, pure ottenne il 39per mille, o quasi il quattro per cento dei voti; e questofa più del quintuplo dei voti proporzionalmente raccoltidagli altri governi cessati. Ed è agevole lo spiegarne laragione: il governo dei granduchi Lorenesi in Toscana,quantunque non buono, era il meno tristo dei governiitaliani. Quello che ne ebbe in minor proporzione di tuttigli altri fu il regno Lombardo-Veneto; non già chèl'amministrazione austriaca fosse pessima; anzi erameno cattiva che quella dei governi italiani indigeni pri-ma del 1848; ma perchè era un governo straniero.

Concorsero al plebiscito Lombardo nel 1848 le setteprovincie di Milano, Pavia, Como, Sondrio, Cremona,Bergamo e Brescia, soggette all'Austria prima del 22marzo 1848 e che tornarono nella sua soggezionedall'agosto 1848 al giugno 1859; ma non si credette ne-cessario rinnovare il plebiscito nel 1860, ritenendosi tut-tora valido quello del 1848. Scrivo in lettere distinte ilnome della città che era capitale di Stato, o principalecittà della rispettiva regione.

Ai plebisciti del marzo 1860 concorsero le sette pro-vincie toscane di Firenze, Siena, Arezzo, Grosseto, Li-vorno, Pisa e Lucca, già soggette al Granduca di Tosca-na; le Romagne, ossia le quattro antiche legazioni Ponti-ficie di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì; l'ex-ducatodi Modena, composto delle tre attuali provincie di Mo-dena, Reggio dell'Emilia e Massa Carrara; e l'ex-ducato

67

Page 68: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

di Parma, composto delle due attuali provincie di Par-ma, e di Piacenza.

Al plebiscito dell'ottobre 1860, di qua dal Faro, con-corsero le quindici provincie Napoletane di terraferma,cioè Napoli, Caserta, o Terra di lavoro; Salerno o Prin-cipato citeriore; Avellino, o Principato ulteriore; Cam-pobasso, detto ancora Terra di Molise, e più anticamenteil Sannio; Chieti, o Abbruzzo citeriore; Teramo od Ab-bruzzo ulteriore primo; Aquila od Abbruzzo ulterioresecondo; Foggia, o Capitanata; Potenza o Basilicata;Bari, o Terra di Bari; Lecce, o Terra d'Otranto; Cosenza,o Calabria citeriore; Reggio, o Calabria ulteriore prima;e Catanzaro, o Calabria ulteriore seconda. Malgrado lapoco acconcia nomenclatura, l'Abbruzzo che si chiamaufficialmente ulteriore primo è, rispetto a Napoli, al dilà dell'Abbruzzo ulteriore secondo, ed il simile è da no-tarsi circa le due Calabrie ulteriori. Vi si aggiunse laprovincia di Benevento, la quale, benchè circondata dalregno Napoletano, fu soggetta ai papi sino al 1860, masi sollevò all'arrivo di Garibaldi in Napoli.

Al plebiscito Siculo concorsero le sette provinciedell'isola, cioè Palermo, Messina, Catania, Siracusa,Caltanissetta, Girgenti e Trapani.

Ai due plebisciti del novembre 1860 concorsero dauna parte le quattro provincie già Pontificie delle Mar-che, cioè Ancona, Macerata, Ascoli e Pesaro-Urbino;dall'altra la provincia, che era pure pontificia, di Peru-gia, ossia l'Umbria.

68

di Parma, composto delle due attuali provincie di Par-ma, e di Piacenza.

Al plebiscito dell'ottobre 1860, di qua dal Faro, con-corsero le quindici provincie Napoletane di terraferma,cioè Napoli, Caserta, o Terra di lavoro; Salerno o Prin-cipato citeriore; Avellino, o Principato ulteriore; Cam-pobasso, detto ancora Terra di Molise, e più anticamenteil Sannio; Chieti, o Abbruzzo citeriore; Teramo od Ab-bruzzo ulteriore primo; Aquila od Abbruzzo ulterioresecondo; Foggia, o Capitanata; Potenza o Basilicata;Bari, o Terra di Bari; Lecce, o Terra d'Otranto; Cosenza,o Calabria citeriore; Reggio, o Calabria ulteriore prima;e Catanzaro, o Calabria ulteriore seconda. Malgrado lapoco acconcia nomenclatura, l'Abbruzzo che si chiamaufficialmente ulteriore primo è, rispetto a Napoli, al dilà dell'Abbruzzo ulteriore secondo, ed il simile è da no-tarsi circa le due Calabrie ulteriori. Vi si aggiunse laprovincia di Benevento, la quale, benchè circondata dalregno Napoletano, fu soggetta ai papi sino al 1860, masi sollevò all'arrivo di Garibaldi in Napoli.

Al plebiscito Siculo concorsero le sette provinciedell'isola, cioè Palermo, Messina, Catania, Siracusa,Caltanissetta, Girgenti e Trapani.

Ai due plebisciti del novembre 1860 concorsero dauna parte le quattro provincie già Pontificie delle Mar-che, cioè Ancona, Macerata, Ascoli e Pesaro-Urbino;dall'altra la provincia, che era pure pontificia, di Peru-gia, ossia l'Umbria.

68

Page 69: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Le provincie venete che fecero il plebiscito nell'otto-bre del 66 sono otto: Venezia, Padova, Verona, Rovigo,Vicenza, Treviso, Belluno ed Udine. Vi si aggiunseMantova, perchè quella città, sebbene lombarda, pur es-sendo uno dei quattro grandi fortilizii del celebre qua-drilatero, non fu ceduta dall'Austria nel 1859 insiemecol resto della Lombardia, ma soltanto nel 1866, insie-me colla Venezia.

La provincia attuale di Roma, della quale si prese ilplebiscito il 2 ottobre 1870, si compone dei cinque cir-condari di Roma, Velletri, Frosinone, Viterbo e Civita-vecchia, i quali erano rimasti nella dizione pontificiasino al 20 settembre.

Per una pedanteria ufficiale e poco liberale, non sivolle interrogare il voto delle così dette vecchie provin-cie del regno, cioè del Piemonte, della Liguria e dell'iso-la di Sardegna. Vero è che praticamente il plebiscito ècome fatto anche per quelle provincie, conciossiachènon havvi ombra di dubbio che gli abitanti avrebberovotato e voterebbero tuttora con quasi assoluta unanimi-tà per la loro unione colle altre provincia italiane.

Ben vi era luogo di consultare i voti della Savoja edella provincia di Nizza. Furon consultati di fatto nel1860, come riferimmo nel capitolo relativo alla storia diquell'anno, e riuscirono favorevoli alla loro unione collaFrancia.

Nessuno pensa nè pensar può all'annessione della pic-colissima e simpatica repubblica di San Marino. Rima-nevano e rimangono tuttavia sei provincie di lingua ita-

69

Le provincie venete che fecero il plebiscito nell'otto-bre del 66 sono otto: Venezia, Padova, Verona, Rovigo,Vicenza, Treviso, Belluno ed Udine. Vi si aggiunseMantova, perchè quella città, sebbene lombarda, pur es-sendo uno dei quattro grandi fortilizii del celebre qua-drilatero, non fu ceduta dall'Austria nel 1859 insiemecol resto della Lombardia, ma soltanto nel 1866, insie-me colla Venezia.

La provincia attuale di Roma, della quale si prese ilplebiscito il 2 ottobre 1870, si compone dei cinque cir-condari di Roma, Velletri, Frosinone, Viterbo e Civita-vecchia, i quali erano rimasti nella dizione pontificiasino al 20 settembre.

Per una pedanteria ufficiale e poco liberale, non sivolle interrogare il voto delle così dette vecchie provin-cie del regno, cioè del Piemonte, della Liguria e dell'iso-la di Sardegna. Vero è che praticamente il plebiscito ècome fatto anche per quelle provincie, conciossiachènon havvi ombra di dubbio che gli abitanti avrebberovotato e voterebbero tuttora con quasi assoluta unanimi-tà per la loro unione colle altre provincia italiane.

Ben vi era luogo di consultare i voti della Savoja edella provincia di Nizza. Furon consultati di fatto nel1860, come riferimmo nel capitolo relativo alla storia diquell'anno, e riuscirono favorevoli alla loro unione collaFrancia.

Nessuno pensa nè pensar può all'annessione della pic-colissima e simpatica repubblica di San Marino. Rima-nevano e rimangono tuttavia sei provincie di lingua ita-

69

Page 70: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

liana sotto dominio straniero: Malta, Corsica, Monaco,il Cantone del Ticino, Trento colla sua provincia, Triestecon Gorizia e coll'Istria; ma sono tutte terre nel contornoe non nell'interno della penisola italiana, nè vi era peresse la possibilità o l'opportunità d'una guerra o di unplebiscito come per Milano, Firenze, Bologna, Modena,Parma, Palermo, Napoli, Ancona, Perugia, Venezia eRoma.

L'isola di Malta è troppo vicina all'Africa, troppo pic-cola. Se mai volesse spontaneamente riunirsi all'Italia,sia la ben venuta: ma i suoi abitanti, i quali parlano piùl'arabo che l'italiano, amano troppo poco l'Italia perchèporti il pregio di domandare all'Inghilterra di farcenedono, come essa fece il nobile sacrifizio di cedere le iso-le Jonie alla Grecia, la quale aveva un grande bisogno diquel compimento della sua nazionalità, mentre l'Italianon ha alcun bisogno di possedere Malta. Il simile inparte può dirsi del minuscolo principato di Monaco.

I Corsi chiamati ad un plebiscito voterebbero all'una-nimità di rimanere colla Francia; e così gli abitanti delcantone del Ticino deciderebbero di rimanere nella con-federazione Svizzera, non già per poca simpatia versol'Italia, come a Malta, a Monaco ed in Corsica, ma per-chè preferiscono le istituzioni elvetiche alle italiane.

Differente è il caso pel così detto Tirolo Italiano, chenon è Tirolo affatto, cioè per la provincia di Trento, eper la grande città di Trieste, con Gorizia e colla peniso-la dell'Istria. Io credo che ivi un plebiscito darebbe unadecisa maggioranza in favore dell'unione coll'Italia nelle

70

liana sotto dominio straniero: Malta, Corsica, Monaco,il Cantone del Ticino, Trento colla sua provincia, Triestecon Gorizia e coll'Istria; ma sono tutte terre nel contornoe non nell'interno della penisola italiana, nè vi era peresse la possibilità o l'opportunità d'una guerra o di unplebiscito come per Milano, Firenze, Bologna, Modena,Parma, Palermo, Napoli, Ancona, Perugia, Venezia eRoma.

L'isola di Malta è troppo vicina all'Africa, troppo pic-cola. Se mai volesse spontaneamente riunirsi all'Italia,sia la ben venuta: ma i suoi abitanti, i quali parlano piùl'arabo che l'italiano, amano troppo poco l'Italia perchèporti il pregio di domandare all'Inghilterra di farcenedono, come essa fece il nobile sacrifizio di cedere le iso-le Jonie alla Grecia, la quale aveva un grande bisogno diquel compimento della sua nazionalità, mentre l'Italianon ha alcun bisogno di possedere Malta. Il simile inparte può dirsi del minuscolo principato di Monaco.

I Corsi chiamati ad un plebiscito voterebbero all'una-nimità di rimanere colla Francia; e così gli abitanti delcantone del Ticino deciderebbero di rimanere nella con-federazione Svizzera, non già per poca simpatia versol'Italia, come a Malta, a Monaco ed in Corsica, ma per-chè preferiscono le istituzioni elvetiche alle italiane.

Differente è il caso pel così detto Tirolo Italiano, chenon è Tirolo affatto, cioè per la provincia di Trento, eper la grande città di Trieste, con Gorizia e colla peniso-la dell'Istria. Io credo che ivi un plebiscito darebbe unadecisa maggioranza in favore dell'unione coll'Italia nelle

70

Page 71: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

città, che sono italiane di lingua e di affezione; meno de-cisa nelle campagne ove la popolazione è slava. Ad ognimodo la grave quistione dell'annessione di quelle pro-vincie allo Stato italiano non deve essere un motivo diguerra. Per ora non si potrebbero neppure intavolaredelle trattative con probabilità di buon riuscimento; èdesiderabile però che venga l'opportunità di amichevolitrattative coll'Austria per la pacifica cessione di quelleestreme ma belle ed interessanti parti dell'Italia, salvo ildiritto degli abitanti di decidere a pluralità di voti la lorosorte politica.

Per comodità ed istruzione dei lettori, specialmenteitaliani, completerò l'annoverazione delle sessantanoveprovincie dell'attual regno d'Italia, aggiungendo ai nomigià indicati delle sessantuna che fecero il plebiscito, inomi delle otto antiche provincie del regno di Sardegnarimaste nel regno d'Italia, imperocchè siffatte notizienon appartengono soltanto alla geografia ma ancora allastoria.

In Piemonte vi erano e vi sono le quattro grosse pro-vincie di Torino, Alessandria, Novara e Cuneo; in Ligu-ria le due provincie di Genova e di Porto Maurizio; inSardegna le due di Cagliari e Sassari.

Le lunghe fila di nomi proprii sogliono esser tediose aleggersi e faticose ad apprendersi a memoria; nondime-no osservi il lettore, italiano o straniero, quanti di queisessantanove nomi di città italiane sono circondati daun'aureola di celebrità istorica, artistica o poetica:Roma, Bologna, Ravenna, Ferrara, Urbino nell'antico

71

città, che sono italiane di lingua e di affezione; meno de-cisa nelle campagne ove la popolazione è slava. Ad ognimodo la grave quistione dell'annessione di quelle pro-vincie allo Stato italiano non deve essere un motivo diguerra. Per ora non si potrebbero neppure intavolaredelle trattative con probabilità di buon riuscimento; èdesiderabile però che venga l'opportunità di amichevolitrattative coll'Austria per la pacifica cessione di quelleestreme ma belle ed interessanti parti dell'Italia, salvo ildiritto degli abitanti di decidere a pluralità di voti la lorosorte politica.

Per comodità ed istruzione dei lettori, specialmenteitaliani, completerò l'annoverazione delle sessantanoveprovincie dell'attual regno d'Italia, aggiungendo ai nomigià indicati delle sessantuna che fecero il plebiscito, inomi delle otto antiche provincie del regno di Sardegnarimaste nel regno d'Italia, imperocchè siffatte notizienon appartengono soltanto alla geografia ma ancora allastoria.

In Piemonte vi erano e vi sono le quattro grosse pro-vincie di Torino, Alessandria, Novara e Cuneo; in Ligu-ria le due provincie di Genova e di Porto Maurizio; inSardegna le due di Cagliari e Sassari.

Le lunghe fila di nomi proprii sogliono esser tediose aleggersi e faticose ad apprendersi a memoria; nondime-no osservi il lettore, italiano o straniero, quanti di queisessantanove nomi di città italiane sono circondati daun'aureola di celebrità istorica, artistica o poetica:Roma, Bologna, Ravenna, Ferrara, Urbino nell'antico

71

Page 72: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Stato Romano; Firenze, Pisa, Siena in Toscana; Napoli,Salerno nelle provincie continentali dell'ex-regno di Na-poli; Palermo, Siracusa, Messina, Catania, Agrigento, oGirgenti, in Sicilia; Modena, Parma, Piacenza, negli ex-ducati; Venezia, Padova, Verona, Vicenza nelle provin-cie venete; Milano, Pavia, Mantova in Lombardia; Tori-no in Piemonte; Genova nella Liguria! Quante sono lecittà straniere, anche più grandi e più ricche di queste,che parlino altrettanto alla memoria ed all'imaginazio-ne? Tanto egli è vero che la storia particolare dell'Italiaha maggiori rapporti colla storia generale del mondo chela storia di qualsivoglia altro determinato paese.

72

Stato Romano; Firenze, Pisa, Siena in Toscana; Napoli,Salerno nelle provincie continentali dell'ex-regno di Na-poli; Palermo, Siracusa, Messina, Catania, Agrigento, oGirgenti, in Sicilia; Modena, Parma, Piacenza, negli ex-ducati; Venezia, Padova, Verona, Vicenza nelle provin-cie venete; Milano, Pavia, Mantova in Lombardia; Tori-no in Piemonte; Genova nella Liguria! Quante sono lecittà straniere, anche più grandi e più ricche di queste,che parlino altrettanto alla memoria ed all'imaginazio-ne? Tanto egli è vero che la storia particolare dell'Italiaha maggiori rapporti colla storia generale del mondo chela storia di qualsivoglia altro determinato paese.

72

Page 73: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

DAL 1871 AL 1889

La mia sintesi cronologica e mnemotecnica della Sto-ria dell'Europa dalla Rivoluzione francese sino ad oggi,come quella che ho fatta in quattro volumi, ed in altraedizione della Storia universale del mondo dai primi al-bori della vita umana sino al tempo presente, volge alsuo termine. Per compiere non già una succinta epitomema una piena esposizione di tutti i fatti istorici, riusci-rebbe insufficiente, non che un libro di mediocre mole,una grande biblioteca. Mi sono perciò ristretto a riferiregli eventi più luminosi e più importanti, a renderli di fa-cile ricordanza, a mostrarne le ragioni palesi, che consi-stono nella loro scambievole concatenazione, e ad ac-cennare la dipendenza che possono aver avuto anche dacause misteriose. La principale conseguenza che i sagacie riflessivi lettori trarranno dal mio libro sarà tutt'altroche atta ad ispirare la sfiducia, o l'ignavia. Si compren-derà che nelle più solenni congiunture dalle quali dipen-de in ispecial modo la salvezza o la rovina dell'Umanitàun braccio possente ma invisibile ci spinge e sorregge;ma che in pari tempo gl'individui separatamente, comele nazioni collettivamente, debbono esercitare i loromaggiori sforzi per riescire al bene proprio ed al beneuniversale coi mezzi ordinarii e noti a tutti.

Poco mi rimane a dire circa i fatti avvenuti negli ulti-mi diciannove anni dal 1870 sino alla fine del 1889.

73

DAL 1871 AL 1889

La mia sintesi cronologica e mnemotecnica della Sto-ria dell'Europa dalla Rivoluzione francese sino ad oggi,come quella che ho fatta in quattro volumi, ed in altraedizione della Storia universale del mondo dai primi al-bori della vita umana sino al tempo presente, volge alsuo termine. Per compiere non già una succinta epitomema una piena esposizione di tutti i fatti istorici, riusci-rebbe insufficiente, non che un libro di mediocre mole,una grande biblioteca. Mi sono perciò ristretto a riferiregli eventi più luminosi e più importanti, a renderli di fa-cile ricordanza, a mostrarne le ragioni palesi, che consi-stono nella loro scambievole concatenazione, e ad ac-cennare la dipendenza che possono aver avuto anche dacause misteriose. La principale conseguenza che i sagacie riflessivi lettori trarranno dal mio libro sarà tutt'altroche atta ad ispirare la sfiducia, o l'ignavia. Si compren-derà che nelle più solenni congiunture dalle quali dipen-de in ispecial modo la salvezza o la rovina dell'Umanitàun braccio possente ma invisibile ci spinge e sorregge;ma che in pari tempo gl'individui separatamente, comele nazioni collettivamente, debbono esercitare i loromaggiori sforzi per riescire al bene proprio ed al beneuniversale coi mezzi ordinarii e noti a tutti.

Poco mi rimane a dire circa i fatti avvenuti negli ulti-mi diciannove anni dal 1870 sino alla fine del 1889.

73

Page 74: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

L'Assemblea francese eletta nel giorno 8 di febbrajo1871, principalmente per far la pace colla Germania,conteneva una maggioranza retrograda; non perchè lamaggioranza degli elettori fosse recisamente retrograda:ma perchè vedeva la dura necessità di conchiuder lapace, e per avere maggior sicurezza di veder trionfare ilpartito della pace, stimò opportuno di confidare per allo-ra la somma del potere agli amici del passato. Perciòl'Assemblea il 24 maggio 1873 diede un voto che indus-se Thiers ad abdicare la carica di presidente della Re-pubblica e conferì quel supremo uffizio per sette anni almaresciallo Mac-Mahon. Nondimeno, essendosi a pocoa poco rinforzato nella Camera dei Deputati e nel Sena-to il partito repubblicano per mezzo delle morti e delleelezioni suppletive, il 25 febbrajo 1875 fu votata una co-stituzione, secondo la quale il potere legislativo si eser-cita congiuntamente dalla Camera dei Deputati e dal Se-nato; la Camera dei Deputati si elegge a suffragio uni-versale dei maschi maggiori di ventun anni, il Senato sicompone di 300 senatori, 225 dei quali sono eletti daiconsigli dei dipartimenti, dei circondari e dei comuni, e75 dall'Assemblea nazionale, o Congresso formato dallariunione delle due Camere: ed il presidente della Repub-blica è nominato per sette anni dall'Assemblea naziona-le. La costituzione francese del 1875 ha specialmentequesto di buono che dichiara sè medesima soggetta a re-visione, sotto certe determinate condizioni; mentre i pre-cedenti statuti di Francia e di altri paesi hanno general-mente l'assurda pretesa di essere immutabili ed eterni; di

74

L'Assemblea francese eletta nel giorno 8 di febbrajo1871, principalmente per far la pace colla Germania,conteneva una maggioranza retrograda; non perchè lamaggioranza degli elettori fosse recisamente retrograda:ma perchè vedeva la dura necessità di conchiuder lapace, e per avere maggior sicurezza di veder trionfare ilpartito della pace, stimò opportuno di confidare per allo-ra la somma del potere agli amici del passato. Perciòl'Assemblea il 24 maggio 1873 diede un voto che indus-se Thiers ad abdicare la carica di presidente della Re-pubblica e conferì quel supremo uffizio per sette anni almaresciallo Mac-Mahon. Nondimeno, essendosi a pocoa poco rinforzato nella Camera dei Deputati e nel Sena-to il partito repubblicano per mezzo delle morti e delleelezioni suppletive, il 25 febbrajo 1875 fu votata una co-stituzione, secondo la quale il potere legislativo si eser-cita congiuntamente dalla Camera dei Deputati e dal Se-nato; la Camera dei Deputati si elegge a suffragio uni-versale dei maschi maggiori di ventun anni, il Senato sicompone di 300 senatori, 225 dei quali sono eletti daiconsigli dei dipartimenti, dei circondari e dei comuni, e75 dall'Assemblea nazionale, o Congresso formato dallariunione delle due Camere: ed il presidente della Repub-blica è nominato per sette anni dall'Assemblea naziona-le. La costituzione francese del 1875 ha specialmentequesto di buono che dichiara sè medesima soggetta a re-visione, sotto certe determinate condizioni; mentre i pre-cedenti statuti di Francia e di altri paesi hanno general-mente l'assurda pretesa di essere immutabili ed eterni; di

74

Page 75: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

guisa che, se l'esperienza mostra desiderabile una rifor-ma, o le mutate circostanze la rendono necessaria, nonhavvi altro rimedio che in una pacifica illegalità, od inuna sanguinosa rivoluzione.

Il 16 maggio 1877 Mac-Mahon licenziò il liberale ga-binetto presieduto da Jules Simon, e lo surrogò col re-trogrado ministero Broglie. Tuttavia, siccome le elezionigenerali del 14 ottobre 1877 condussero alla nuova Ca-mera una maggioranza sinceramente repubblicana e leelezioni del 5 gennajo 1879 diedero anche al Senato unamaggioranza favorevole alla repubblica, Mac-Mahonfece una spontanea e lodevole rinuncia alla carica dipresidente della Repubblica Francese. Il Congresso nelgiorno 30 di gennajo gli diede a successore Giulio Gré-vy, antecedentemente presidente della Camera dei De-putati. L'indomani la novella Camera elesse a suo pro-prio presidente Leone Gambetta. Il principale avveni-mento occorso sotto la presidenza di Grévy è la spedi-zione che ha sottoposto Tunisi alla Francia.

La naturale bellezza e ricchezza del territorio di Tuni-si ove fu Cartagine, antica e possente nemica, poi flori-dissima colonia di Roma; la sua posizione alla distanzadi soli 260 chilometri incirca tanto dalle coste della Sici-lia come da quelle della Sardegna, avrebbe di leggieritentato l'Italia, se l'Italia fosse abbastanza forte per poterimpunemente sfidare la rivalità della Francia, e cosìpoco saggia da cercare delle dispendiose occupazionistraniere prima di aver prosciugate le tante sue paludi, eridotte a buona cultura. La Francia, padrona dell'Alge-

75

guisa che, se l'esperienza mostra desiderabile una rifor-ma, o le mutate circostanze la rendono necessaria, nonhavvi altro rimedio che in una pacifica illegalità, od inuna sanguinosa rivoluzione.

Il 16 maggio 1877 Mac-Mahon licenziò il liberale ga-binetto presieduto da Jules Simon, e lo surrogò col re-trogrado ministero Broglie. Tuttavia, siccome le elezionigenerali del 14 ottobre 1877 condussero alla nuova Ca-mera una maggioranza sinceramente repubblicana e leelezioni del 5 gennajo 1879 diedero anche al Senato unamaggioranza favorevole alla repubblica, Mac-Mahonfece una spontanea e lodevole rinuncia alla carica dipresidente della Repubblica Francese. Il Congresso nelgiorno 30 di gennajo gli diede a successore Giulio Gré-vy, antecedentemente presidente della Camera dei De-putati. L'indomani la novella Camera elesse a suo pro-prio presidente Leone Gambetta. Il principale avveni-mento occorso sotto la presidenza di Grévy è la spedi-zione che ha sottoposto Tunisi alla Francia.

La naturale bellezza e ricchezza del territorio di Tuni-si ove fu Cartagine, antica e possente nemica, poi flori-dissima colonia di Roma; la sua posizione alla distanzadi soli 260 chilometri incirca tanto dalle coste della Sici-lia come da quelle della Sardegna, avrebbe di leggieritentato l'Italia, se l'Italia fosse abbastanza forte per poterimpunemente sfidare la rivalità della Francia, e cosìpoco saggia da cercare delle dispendiose occupazionistraniere prima di aver prosciugate le tante sue paludi, eridotte a buona cultura. La Francia, padrona dell'Alge-

75

Page 76: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

ria, aveva, per lo contrario, la tentazione egualmente chela forza di far sua anche la reggenza di Tunisi; naturalcosa era pertanto che il Bey Tunisino, temendo più dellaFrancia che dell'Italia, mostrasse maggior fiducia neiconsigli italiani che in quelli di Francia, e che fra due ri-vali compagnie ferroviarie, una italiana ed un'altra fran-cese, ambedue sussidiate dai loro rispettivi governi, ilBey inclinasse maggiormente a favorire gli interessi del-la compagnia italiana.

Questa innocente predilezionedel Bey fornì al governo franceseuno dei pretesti per effettuare laspedizione stessa che il Bey pa-ventava. Ed un altro pretesto fu ilbisogno di andar a castigare la tri-bù dei Krumiri nomadi sudditi delBey, i quali avevano fattoun'incursione predatoria nellaconfinante Algeria. Il 21 d'aprile1881 i Francesi s'impadronironodell'isoletta di Tabarca; il primodi maggio sbarcarono a Biserta;nel 12 di maggio il general Bréart

estorse dal vecchio ed imbelle Bey un trattato pel qualeegli accetta nominalmente il protettorato, effettivamenteil vassallaggio francese.

76

ria, aveva, per lo contrario, la tentazione egualmente chela forza di far sua anche la reggenza di Tunisi; naturalcosa era pertanto che il Bey Tunisino, temendo più dellaFrancia che dell'Italia, mostrasse maggior fiducia neiconsigli italiani che in quelli di Francia, e che fra due ri-vali compagnie ferroviarie, una italiana ed un'altra fran-cese, ambedue sussidiate dai loro rispettivi governi, ilBey inclinasse maggiormente a favorire gli interessi del-la compagnia italiana.

Questa innocente predilezionedel Bey fornì al governo franceseuno dei pretesti per effettuare laspedizione stessa che il Bey pa-ventava. Ed un altro pretesto fu ilbisogno di andar a castigare la tri-bù dei Krumiri nomadi sudditi delBey, i quali avevano fattoun'incursione predatoria nellaconfinante Algeria. Il 21 d'aprile1881 i Francesi s'impadronironodell'isoletta di Tabarca; il primodi maggio sbarcarono a Biserta;nel 12 di maggio il general Bréart

estorse dal vecchio ed imbelle Bey un trattato pel qualeegli accetta nominalmente il protettorato, effettivamenteil vassallaggio francese.

76

Page 77: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Costretto Grévy nel 1887 a di-mettersi pei disordini del suo ge-nero, gli fu eletto successore SadiCarnot, figlio del figlio del grandegeometra, strategista e politico,Lazzaro Carnot.

Gli altri principali gruppi di av-venimenti occorsi in questo breveperiodo di tempo sono la guerradella Russia colla Turchia, quelladel Chili contro la Bolivia ed ilPerù, e la spedizione degl'Inglesinell'Egitto: intorno ai quali fatti diedi brevi cenni istoriciin altri capitoli precedenti.

Ma poichè una delle principali distinzioni di questamia sintesi consiste in un metodo speciale e mnemotec-nico di Cronologia, ed un'altra, indicata nel titolodell'opera, consiste nell'essere non tanto un compendiodella storia universale, quanto della storia speciale d'Ita-lia, così stimo opportuno di riferire le date della nascitae della morte di sei personaggi contemporanei, i qualihanno avuto in diversi modi una parte più efficace diqualsivoglia altro uomo individuale nelle recenti vicen-de della nazionalità italiana. Riferirò la loro cronologianon secondo l'ordine di tempo della lor nascita, ma se-condo quello della morte, e comincierò per conseguenzada Cavour, il quale fra i sei illustri personaggi, fu il pri-mo a morire, il penultimo a nascere, come Pio IX fu pri-mo a nascere, penultimo a morire.

77

Costretto Grévy nel 1887 a di-mettersi pei disordini del suo ge-nero, gli fu eletto successore SadiCarnot, figlio del figlio del grandegeometra, strategista e politico,Lazzaro Carnot.

Gli altri principali gruppi di av-venimenti occorsi in questo breveperiodo di tempo sono la guerradella Russia colla Turchia, quelladel Chili contro la Bolivia ed ilPerù, e la spedizione degl'Inglesinell'Egitto: intorno ai quali fatti diedi brevi cenni istoriciin altri capitoli precedenti.

Ma poichè una delle principali distinzioni di questamia sintesi consiste in un metodo speciale e mnemotec-nico di Cronologia, ed un'altra, indicata nel titolodell'opera, consiste nell'essere non tanto un compendiodella storia universale, quanto della storia speciale d'Ita-lia, così stimo opportuno di riferire le date della nascitae della morte di sei personaggi contemporanei, i qualihanno avuto in diversi modi una parte più efficace diqualsivoglia altro uomo individuale nelle recenti vicen-de della nazionalità italiana. Riferirò la loro cronologianon secondo l'ordine di tempo della lor nascita, ma se-condo quello della morte, e comincierò per conseguenzada Cavour, il quale fra i sei illustri personaggi, fu il pri-mo a morire, il penultimo a nascere, come Pio IX fu pri-mo a nascere, penultimo a morire.

77

Page 78: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Camillo Benso di Cavour, nacque in Torino il 10agosto 1810. Per ajuto di memoria se vi cale, notate idue dieci, e la coincidenza colla gran data del 10 agosto1792, nella storia della Rivoluzione francese. Benchè ilsuo nome scrivasi usualmente ed abusivamente allafrancese, egli era tuttavia italiano non solo di nascita,ma ancora di origine, perchè la sua famiglia trae il titoloe nome di marchesi o conti di Cavour da Cavuro, picco-lo paese di Piemonte nella provincia di Torino. Egli fuministro di Vittorio Emanuele per la prima volta il 4 no-vembre 1852. Morì in Torino ai 6 di giugno 1861. Le ul-time sue parole furono la ripetizione del suo celebremotto: Libera Chiesa in libero Stato.

Giuseppe Mazzini nacque in Genova il 22 di giugno1805. Fondò nel 1831 la società della giovine Italia conindirizzo repubblicano e col motto: Dio e Popolo. Passòla metà della sua vita di 66 anni in esiglio, ma morì inPisa il 10 marzo 1872.

Luigi Napoleone, o Napoleone III, della famigliaBonaparte, e quindi di origine italiana, nacque in Parigiil 20 aprile 1808; morì a Chislehurst, in Inghilterra, il 9gennajo 1873.

Vittorio Emanuele nacque in Torino il 14 marzo1820. Suo figlio Umberto, ora re d'Italia, nacque il 14marzo 1844. Spirò nel palazzo delQuirinale a Roma il 9 gennajo1878, quinto anniversario dellamorte del suo alleato NapoleoneIII. Ha sepoltura nel Pantheon di

78

Camillo Benso di Cavour, nacque in Torino il 10agosto 1810. Per ajuto di memoria se vi cale, notate idue dieci, e la coincidenza colla gran data del 10 agosto1792, nella storia della Rivoluzione francese. Benchè ilsuo nome scrivasi usualmente ed abusivamente allafrancese, egli era tuttavia italiano non solo di nascita,ma ancora di origine, perchè la sua famiglia trae il titoloe nome di marchesi o conti di Cavour da Cavuro, picco-lo paese di Piemonte nella provincia di Torino. Egli fuministro di Vittorio Emanuele per la prima volta il 4 no-vembre 1852. Morì in Torino ai 6 di giugno 1861. Le ul-time sue parole furono la ripetizione del suo celebremotto: Libera Chiesa in libero Stato.

Giuseppe Mazzini nacque in Genova il 22 di giugno1805. Fondò nel 1831 la società della giovine Italia conindirizzo repubblicano e col motto: Dio e Popolo. Passòla metà della sua vita di 66 anni in esiglio, ma morì inPisa il 10 marzo 1872.

Luigi Napoleone, o Napoleone III, della famigliaBonaparte, e quindi di origine italiana, nacque in Parigiil 20 aprile 1808; morì a Chislehurst, in Inghilterra, il 9gennajo 1873.

Vittorio Emanuele nacque in Torino il 14 marzo1820. Suo figlio Umberto, ora re d'Italia, nacque il 14marzo 1844. Spirò nel palazzo delQuirinale a Roma il 9 gennajo1878, quinto anniversario dellamorte del suo alleato NapoleoneIII. Ha sepoltura nel Pantheon di

78

Page 79: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Roma, ove giacciono eziandio gli avanzi mortali di Raf-faele di Urbino. I suoi più celebri ministri di parte destrafurono Gioberti, Azeglio, Cavour, Ricasoli, Lanza, Min-ghetti; di parte sinistra, Rattazzi, Depretis, Nicotera,Crispi. La destra parlamentare italiana cadde dal poterenel giorno 18 marzo 1876: minuscola e rosea rivoluzio-ne, la quale rammenta per la data la rivoluzione di Berli-no 18 marzo 1848, la prima delle cinque gloriose gior-nate di Milano nello stesso giorno 18 marzo 1848, e laterribile rivolta scoppiata a Parigi il 18 marzo 1871. Ipiù rinomati ministri del re Umberto, suo figlio e suc -cessore, sono stati finora Depretis, Cairoli, Mancini,Magliani, Zanardelli, Baccelli, Baccarini e Crispi.

Pio IX (Giovanni Maria Mastai) nacque in Sinigalliail 13 maggio 1792, anno centenario della scopertadell'America, che avvenne nel 1492, ed anno identicodella proclamazione della Repubblica francese. Pio IX,il più rivoluzionario, benchè senza volerlo, di tutti ipapi, è ancora il solo che nella sua vita sia stato in Ame-rica, avendo dimorato al Chili, come segretario di unnunzio, dal 1823 al 1825.

Noto per incidenza che nel medesimo anno nacque ilmusicista più popolare dei tempimoderni, cioè Gioachino Rossini,autore della musica altamente rit-mica ed altamente bella della Semi-ramide, del Barbiere di Siviglia, delGuglielmo Tell. Egli vide la lucepochi giorni prima di Pio nono, ed

79

Roma, ove giacciono eziandio gli avanzi mortali di Raf-faele di Urbino. I suoi più celebri ministri di parte destrafurono Gioberti, Azeglio, Cavour, Ricasoli, Lanza, Min-ghetti; di parte sinistra, Rattazzi, Depretis, Nicotera,Crispi. La destra parlamentare italiana cadde dal poterenel giorno 18 marzo 1876: minuscola e rosea rivoluzio-ne, la quale rammenta per la data la rivoluzione di Berli-no 18 marzo 1848, la prima delle cinque gloriose gior-nate di Milano nello stesso giorno 18 marzo 1848, e laterribile rivolta scoppiata a Parigi il 18 marzo 1871. Ipiù rinomati ministri del re Umberto, suo figlio e suc -cessore, sono stati finora Depretis, Cairoli, Mancini,Magliani, Zanardelli, Baccelli, Baccarini e Crispi.

Pio IX (Giovanni Maria Mastai) nacque in Sinigalliail 13 maggio 1792, anno centenario della scopertadell'America, che avvenne nel 1492, ed anno identicodella proclamazione della Repubblica francese. Pio IX,il più rivoluzionario, benchè senza volerlo, di tutti ipapi, è ancora il solo che nella sua vita sia stato in Ame-rica, avendo dimorato al Chili, come segretario di unnunzio, dal 1823 al 1825.

Noto per incidenza che nel medesimo anno nacque ilmusicista più popolare dei tempimoderni, cioè Gioachino Rossini,autore della musica altamente rit-mica ed altamente bella della Semi-ramide, del Barbiere di Siviglia, delGuglielmo Tell. Egli vide la lucepochi giorni prima di Pio nono, ed

79

Page 80: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

a poca distanza da Sinigallia, cioè a Pesaro, il 29 di feb-brajo 1792. Notate per ajuto di memoria che il 29 feb-brajo è quel giorno che distingue il ritmo del quadrien-nale ciclo giuliano, non ricorrendo che negli anni bise-stili. Laonde Rossini, quando stava per compiere il set-tantesimo sesto anno, che pur fu l'ultimo della sua vitanel 1868, convitò nella sua dimora di Passy in Parigi, isuoi amici, scrivendo loro con ingegnoso scherzo; veni-te a pranzare da un giovinetto che celebra il suo decimonono giorno natalizio. Un giorno, a Bologna, io lo inter-rogai: Maestro, qual è il principal secreto della musicache piace, voi che ne avete fatto tanta? Il ritmo, egli mirispose. Dico io: sordi intellettuali sono coloro che nonsentono o non apprezzano il ritmo delle armonie crono-logiche, più meravigliose di quelle del Cigno di Pesaro,de' suoi degni maestri Palestrina, Haydn e Mozart, e de'suoi degni discepoli Bellini, Donizetti e Verdi.

Giovanni Maria Mastai fu eletto sommo pontefice, edassunse il nome di Pio IX, nel giorno 16 di giugno 1846.Diede l'amnistia il 16 luglio dello stesso anno; accordòla costituzione ai 14 di marzo 1848, anniversario dellanascita di Vittorio Emanuele e di Umberto. Fuggito daRoma il 24 novembre 1848, ventesimo sesto anniversa-rio secolare della fondazione di Roma, vi tornò il 12aprile 1851. Quattro anni dopo, celebrando l'anniversa-rio del suo ritorno in un banchetto, presso la Chiesa su-burbana di Sant'Agnese, fuori di Porta Pia, con seguitodi Cardinali, e di altri personaggi ecclesiastici, politici, emilitari, e degli allievi del collegio de Propaganda Fide,

80

a poca distanza da Sinigallia, cioè a Pesaro, il 29 di feb-brajo 1792. Notate per ajuto di memoria che il 29 feb-brajo è quel giorno che distingue il ritmo del quadrien-nale ciclo giuliano, non ricorrendo che negli anni bise-stili. Laonde Rossini, quando stava per compiere il set-tantesimo sesto anno, che pur fu l'ultimo della sua vitanel 1868, convitò nella sua dimora di Passy in Parigi, isuoi amici, scrivendo loro con ingegnoso scherzo; veni-te a pranzare da un giovinetto che celebra il suo decimonono giorno natalizio. Un giorno, a Bologna, io lo inter-rogai: Maestro, qual è il principal secreto della musicache piace, voi che ne avete fatto tanta? Il ritmo, egli mirispose. Dico io: sordi intellettuali sono coloro che nonsentono o non apprezzano il ritmo delle armonie crono-logiche, più meravigliose di quelle del Cigno di Pesaro,de' suoi degni maestri Palestrina, Haydn e Mozart, e de'suoi degni discepoli Bellini, Donizetti e Verdi.

Giovanni Maria Mastai fu eletto sommo pontefice, edassunse il nome di Pio IX, nel giorno 16 di giugno 1846.Diede l'amnistia il 16 luglio dello stesso anno; accordòla costituzione ai 14 di marzo 1848, anniversario dellanascita di Vittorio Emanuele e di Umberto. Fuggito daRoma il 24 novembre 1848, ventesimo sesto anniversa-rio secolare della fondazione di Roma, vi tornò il 12aprile 1851. Quattro anni dopo, celebrando l'anniversa-rio del suo ritorno in un banchetto, presso la Chiesa su-burbana di Sant'Agnese, fuori di Porta Pia, con seguitodi Cardinali, e di altri personaggi ecclesiastici, politici, emilitari, e degli allievi del collegio de Propaganda Fide,

80

Page 81: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

cadde, per la rottura del pavimento, in una sottopostacantina. Siccome vi furono degli storpiamenti di moltidel suo corteo, ma non di lui, e nessuna morte, i clericaliebbero la stolidezza, ed anche l'empietà, di strombazza-re questo caso, in parte deplorabile ed in parte ridicolo,come un miracolo del cielo per attestare la necessità delpoter temporale. Ora se la influenza misteriosa interven-ne, è ragionevole il pensare piuttosto che fu indicata lavolontà contraria del cielo, e non il favore, al poter tem-porale: imperciocchè avvenne che Pio IX perdè il so-praddetto poter temporale, per la breccia della soprad-detta Porta Pia. Pio IX dichiarò sè stesso infallibile il13 luglio 1870; morì 29 giorni dopo Vittorio Emanuele,cioè nel giorno 7 di febbrajo 1878. Ordinò per disposi-zione testamentaria d'esser sepolto nella basilica subur-bana di San Lorenzo, quindi fuori di Roma. Il trasportoperò non fu eseguito che il 13 di luglio 1881, anniversa-rio della dichiarazione di infallibilità. La funebre ceri-monia fu turbata dalle dimostrazioni di due partiti oppo-sti, cioè dalle torcie dei credenti nel potere temporale ospirituale di Pio IX, e dai fischi dei liberali. A moltisembrerà biasimevole questa condotta in faccia al gravespettacolo di un funerale: altri la stimeranno un giustogiudizio dall'alto contro all'empio dogma dell'infallibili-tà, proclamata il 13 luglio 1870.

Ci rimangono per ultimo a registrare le date biografi-che di Giuseppe Garibaldi. Egli nacque a Nizza il gior-no 4 di luglio 1807, anniversario, come altre volte giànotai, della dichiarazione dell'indipendenza Americana.

81

cadde, per la rottura del pavimento, in una sottopostacantina. Siccome vi furono degli storpiamenti di moltidel suo corteo, ma non di lui, e nessuna morte, i clericaliebbero la stolidezza, ed anche l'empietà, di strombazza-re questo caso, in parte deplorabile ed in parte ridicolo,come un miracolo del cielo per attestare la necessità delpoter temporale. Ora se la influenza misteriosa interven-ne, è ragionevole il pensare piuttosto che fu indicata lavolontà contraria del cielo, e non il favore, al poter tem-porale: imperciocchè avvenne che Pio IX perdè il so-praddetto poter temporale, per la breccia della soprad-detta Porta Pia. Pio IX dichiarò sè stesso infallibile il13 luglio 1870; morì 29 giorni dopo Vittorio Emanuele,cioè nel giorno 7 di febbrajo 1878. Ordinò per disposi-zione testamentaria d'esser sepolto nella basilica subur-bana di San Lorenzo, quindi fuori di Roma. Il trasportoperò non fu eseguito che il 13 di luglio 1881, anniversa-rio della dichiarazione di infallibilità. La funebre ceri-monia fu turbata dalle dimostrazioni di due partiti oppo-sti, cioè dalle torcie dei credenti nel potere temporale ospirituale di Pio IX, e dai fischi dei liberali. A moltisembrerà biasimevole questa condotta in faccia al gravespettacolo di un funerale: altri la stimeranno un giustogiudizio dall'alto contro all'empio dogma dell'infallibili-tà, proclamata il 13 luglio 1870.

Ci rimangono per ultimo a registrare le date biografi-che di Giuseppe Garibaldi. Egli nacque a Nizza il gior-no 4 di luglio 1807, anniversario, come altre volte giànotai, della dichiarazione dell'indipendenza Americana.

81

Page 82: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Addì 8 febbrajo 1846, come pur narrai, egli vinse la bat-taglia di Sant'Antonio del Salto in America; 8 febbrajo1849 votò l'articolo relativo alla fondazione della Re-pubblica romana; 9 febbrajo 1849 votò l'intero decretofondamentale; 30 aprile 1849 respinse i Francesi. Du-rante il giugno dello stesso anno, non unico ma principaldifensore di Roma, combattè di nuovo contro di essi sulGianicolo; la sera del 30 giugno venne all'Assembleacostituente a proporci di far saltare i ponti sul Tevere,come già Orazio Coclite aveva prima difeso, poi fattorealmente demolire il ponte Sublicio fra Roma ed il Gia-nicolo. Continuo a ricordare altre notabili date della vitadi Garibaldi. Il 21 luglio 1860 egli vinse la battaglia diMilazzo; il 9 novembre 1860 rinunziò un regno, e tor-nossene povero a Caprera, al rovescio di ciò che feceNapoleone Bonaparte il 18 Brumale, ossia 9 novembre1799. Il 21 luglio 1866, anniversario della battaglia del-le Termopili, e di quelle delle Piramidi e di Milazzo,Garibaldi vinse la battaglia di Bececca; il 22 ed il 23 digennajo 1871, combattè e vinse la battaglia di Digionein Francia. L'ultimo suo atto pubblico fu di intervenirepersonalmente alla commemorazione centenaria dei ve-spri siciliani del 1282, celebrata a Palermo nel 1882. In-fine egli esalò la grande anima a Caprera il 2 di giugnodello stesso anno 1882.

L'assoluta veracità è il primo fra i doveri dello storio-grafo; ma questa non gli toglie di esprimere la propriapredilezione per gli uomini grandi e buoni, nè l'avver-sione pei tristi. I doveri della verità e dell'imparzialità

82

Addì 8 febbrajo 1846, come pur narrai, egli vinse la bat-taglia di Sant'Antonio del Salto in America; 8 febbrajo1849 votò l'articolo relativo alla fondazione della Re-pubblica romana; 9 febbrajo 1849 votò l'intero decretofondamentale; 30 aprile 1849 respinse i Francesi. Du-rante il giugno dello stesso anno, non unico ma principaldifensore di Roma, combattè di nuovo contro di essi sulGianicolo; la sera del 30 giugno venne all'Assembleacostituente a proporci di far saltare i ponti sul Tevere,come già Orazio Coclite aveva prima difeso, poi fattorealmente demolire il ponte Sublicio fra Roma ed il Gia-nicolo. Continuo a ricordare altre notabili date della vitadi Garibaldi. Il 21 luglio 1860 egli vinse la battaglia diMilazzo; il 9 novembre 1860 rinunziò un regno, e tor-nossene povero a Caprera, al rovescio di ciò che feceNapoleone Bonaparte il 18 Brumale, ossia 9 novembre1799. Il 21 luglio 1866, anniversario della battaglia del-le Termopili, e di quelle delle Piramidi e di Milazzo,Garibaldi vinse la battaglia di Bececca; il 22 ed il 23 digennajo 1871, combattè e vinse la battaglia di Digionein Francia. L'ultimo suo atto pubblico fu di intervenirepersonalmente alla commemorazione centenaria dei ve-spri siciliani del 1282, celebrata a Palermo nel 1882. In-fine egli esalò la grande anima a Caprera il 2 di giugnodello stesso anno 1882.

L'assoluta veracità è il primo fra i doveri dello storio-grafo; ma questa non gli toglie di esprimere la propriapredilezione per gli uomini grandi e buoni, nè l'avver-sione pei tristi. I doveri della verità e dell'imparzialità

82

Page 83: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

comandano solamente allo storico di non nascondere iprincipali difetti dei quali non furono immuni anche glieroi; nè la parte importante di bene che volontariamenteod involontariamente fecero anche coloro che sono aconsiderarsi in complesso più cattivi che buoni. Perciòfeci il debito mio cercando di mettere in luce le virtù,ma non tacendo i difetti di quelle grandi figure che illettore può essersi accorto che mi sono particolarmentecare; ed in ispecie Ercole, Omero, Romolo, Bruto pri-mo: personaggi involti in parte nelle nubi della leggen-da, ma che io ho cercato industriosamente di ridurre apositiva verità istorica; ed altri di autenticità incontesta-ta, Alessandro, Archimede, Giulio Cesare, Marco Aure-lio, Dante Alighieri, Cristoforo Colombo, Elisabettad'Inghilterra, Washington, Danton, Robespierre, Napo-leone, Mazzini, Vittorio Emanuele, Garibaldi.

La presente edizione, benchè economica, è corredatadei ritratti di alcuni fra i più celebri personaggi; ma hoprocurato di far conoscere alla meglio i loro ritratti mo-rali. Per avere il ritratto morale di Giuseppe Garibaldi fad'uopo conoscere anche le sue idee religiose. Egli leebbe vaghe e vacillanti come la maggior parte degli uo-mini del nostro tempo, i quali sono più o meno scettici ematerialisti, ed ostentano di esserlo anche più di quantolo sono.

Garibaldi fu troppo acerbo, talvolta anche grossolano,nel parlare e scrivere contro i preti; però mai non fecemale personalmente ad alcuno di essi. Commise un attodi debolezza, allorchè nel congresso della pace a Gine-

83

comandano solamente allo storico di non nascondere iprincipali difetti dei quali non furono immuni anche glieroi; nè la parte importante di bene che volontariamenteod involontariamente fecero anche coloro che sono aconsiderarsi in complesso più cattivi che buoni. Perciòfeci il debito mio cercando di mettere in luce le virtù,ma non tacendo i difetti di quelle grandi figure che illettore può essersi accorto che mi sono particolarmentecare; ed in ispecie Ercole, Omero, Romolo, Bruto pri-mo: personaggi involti in parte nelle nubi della leggen-da, ma che io ho cercato industriosamente di ridurre apositiva verità istorica; ed altri di autenticità incontesta-ta, Alessandro, Archimede, Giulio Cesare, Marco Aure-lio, Dante Alighieri, Cristoforo Colombo, Elisabettad'Inghilterra, Washington, Danton, Robespierre, Napo-leone, Mazzini, Vittorio Emanuele, Garibaldi.

La presente edizione, benchè economica, è corredatadei ritratti di alcuni fra i più celebri personaggi; ma hoprocurato di far conoscere alla meglio i loro ritratti mo-rali. Per avere il ritratto morale di Giuseppe Garibaldi fad'uopo conoscere anche le sue idee religiose. Egli leebbe vaghe e vacillanti come la maggior parte degli uo-mini del nostro tempo, i quali sono più o meno scettici ematerialisti, ed ostentano di esserlo anche più di quantolo sono.

Garibaldi fu troppo acerbo, talvolta anche grossolano,nel parlare e scrivere contro i preti; però mai non fecemale personalmente ad alcuno di essi. Commise un attodi debolezza, allorchè nel congresso della pace a Gine-

83

Page 84: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

vra da lui presieduto nel 1867, avendo nominato rispet-tosamente la Divinità in un suo discorso, i mormorii diuna parte dell'uditorio lo indussero a dire: intesi soltantoil Dio dei filosofi, cioè il Vero: parole non cattive, nèfalse, ma equivoche, e perciò non degne di lui. Ed un al-tro atto ancora più biasimevole di debolezza fu l'accetta-re il titolo di presidente onorario della Società Atea diVenezia, benchè poscia spiegasse di averlo fatto inomaggio non ad una od altra opinione, ma alla libertàdel pensiero. Stimo abbastanza importante il ripubblica-re qui una bella sua lettera, la quale indica non tanto lesue opinioni, quanto i suoi intimi sentimenti in fatto direligione. Non ne cangio una sillaba, benchè le lodi per-sonali, che la sua bontà ed amicizia per me gli suggerì,parranno a molti, ben naturalmente, eccessive. La datadella lettera, forse senza ch'egli vi pensasse, è l'anniver-sario di un giorno per lui glorioso, e nel quale io ebbi lafortuna di combattere presso di lui.

«Caprera, 30 aprile 1874.«Mio carissimo Filopanti,

«Grazie per la vostra lettera – la di cui seconda parte ècerto immensamente più importante della prima – ovenell'indulgente amicizia vostra, vi siete compiaciuto di ri-spondere al mio quesito sull'origine dei venti.

«A voi, gran sacerdote del Vero – io devo la mia parte digratitudine, per gl'insegnamenti all'Umanità, ed all'Italia inparticolare che tanto ne abbisogna.

84

vra da lui presieduto nel 1867, avendo nominato rispet-tosamente la Divinità in un suo discorso, i mormorii diuna parte dell'uditorio lo indussero a dire: intesi soltantoil Dio dei filosofi, cioè il Vero: parole non cattive, nèfalse, ma equivoche, e perciò non degne di lui. Ed un al-tro atto ancora più biasimevole di debolezza fu l'accetta-re il titolo di presidente onorario della Società Atea diVenezia, benchè poscia spiegasse di averlo fatto inomaggio non ad una od altra opinione, ma alla libertàdel pensiero. Stimo abbastanza importante il ripubblica-re qui una bella sua lettera, la quale indica non tanto lesue opinioni, quanto i suoi intimi sentimenti in fatto direligione. Non ne cangio una sillaba, benchè le lodi per-sonali, che la sua bontà ed amicizia per me gli suggerì,parranno a molti, ben naturalmente, eccessive. La datadella lettera, forse senza ch'egli vi pensasse, è l'anniver-sario di un giorno per lui glorioso, e nel quale io ebbi lafortuna di combattere presso di lui.

«Caprera, 30 aprile 1874.«Mio carissimo Filopanti,

«Grazie per la vostra lettera – la di cui seconda parte ècerto immensamente più importante della prima – ovenell'indulgente amicizia vostra, vi siete compiaciuto di ri-spondere al mio quesito sull'origine dei venti.

«A voi, gran sacerdote del Vero – io devo la mia parte digratitudine, per gl'insegnamenti all'Umanità, ed all'Italia inparticolare che tanto ne abbisogna.

84

Page 85: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

«La santa missione a cui vi accingete – con quel coraggioch'io vi conobbi sulle mura di Roma al tempo della gloriosaRepubblica, e sui colli di Mentana in epoca più recente – èben ardua – e solo un'anima della vostra tempra poteva af-frontarla, col sublime concetto di combattere le miserie, disuperstizioni e di dottrine politiche, che dividono i nostri fra-telli di patria.

«Voi dovrete combattere, cattolicismo, protestantismo, etante altre sette che da secoli dividono la famiglia umanacon fiumi di sangue. L'ateismo, non esclusivo – vi sarà menoostile – perchè professato da pochi istruiti individui – noncosì il regnante indifferentismo – che in questo secolo del 5per cento, forma la gran maggioranza dei popoli.

«Comunque, voi non siete uomo da titubare davanti, adostacoli per formidabili che sieno – ed io terrò a grande ono-re d'esser annoverato tra i vostri discepoli – persuaso che colsolo apostolato del Vero, da voi assunto, si possa finalmentecostituire dovutamente lo sventurato nostro paese.

«Il VERO è la bandiera che sventola sulla cattedra delle vo-stre predicazioni – ed all'altissima mente che partorìl'UNIVERSO io certo non ardirò di dettare il Vero. Anzi, io cre-do, ognuno che non sia un prete, od un trafficante qualunquedella merce uomo – s'inchinerà convinto dalle vostre lezioni– Dio, ed immortalità dell'anima! Dolci, edificanti, indispen-sabili alla vita umana sono tali credenze.

«E chi non si compiace di figurarsi un Regolatore di cote-sti infiniti: Contenente, e Contenuto, che con tanta maestriaci dipingete nella gigante Opera vostra? Chi non ama, pen-sando a sua Madre – tanto amorevole, – alla sua bambinatanto amata – di figurarsele corrispondendo agli amorosisensi – anche dopo la trasformazione dalla creta?

85

«La santa missione a cui vi accingete – con quel coraggioch'io vi conobbi sulle mura di Roma al tempo della gloriosaRepubblica, e sui colli di Mentana in epoca più recente – èben ardua – e solo un'anima della vostra tempra poteva af-frontarla, col sublime concetto di combattere le miserie, disuperstizioni e di dottrine politiche, che dividono i nostri fra-telli di patria.

«Voi dovrete combattere, cattolicismo, protestantismo, etante altre sette che da secoli dividono la famiglia umanacon fiumi di sangue. L'ateismo, non esclusivo – vi sarà menoostile – perchè professato da pochi istruiti individui – noncosì il regnante indifferentismo – che in questo secolo del 5per cento, forma la gran maggioranza dei popoli.

«Comunque, voi non siete uomo da titubare davanti, adostacoli per formidabili che sieno – ed io terrò a grande ono-re d'esser annoverato tra i vostri discepoli – persuaso che colsolo apostolato del Vero, da voi assunto, si possa finalmentecostituire dovutamente lo sventurato nostro paese.

«Il VERO è la bandiera che sventola sulla cattedra delle vo-stre predicazioni – ed all'altissima mente che partorìl'UNIVERSO io certo non ardirò di dettare il Vero. Anzi, io cre-do, ognuno che non sia un prete, od un trafficante qualunquedella merce uomo – s'inchinerà convinto dalle vostre lezioni– Dio, ed immortalità dell'anima! Dolci, edificanti, indispen-sabili alla vita umana sono tali credenze.

«E chi non si compiace di figurarsi un Regolatore di cote-sti infiniti: Contenente, e Contenuto, che con tanta maestriaci dipingete nella gigante Opera vostra? Chi non ama, pen-sando a sua Madre – tanto amorevole, – alla sua bambinatanto amata – di figurarsele corrispondendo agli amorosisensi – anche dopo la trasformazione dalla creta?

85

Page 86: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

«Io accenno e non insegno! E voi, Maestro, che ci aveteinsegnato matematicamente i misteri dei Cosmos e delleGeuranie – accennate pure, non è vero? all'anima Infinitadell'Universo. All'Incognita, cui probabilmente giungeràgiammai il telescopio intellettuale dell'uomo? La pressentia-mo, la congetturiamo, cotesta infinita ma Ipotetica Potenza.Ma... chi ardirebbe d'insegnarla!

«Alla Religione del Vero, quindi, da voi predicata contanta scienza – io m'onoro d'appartenere – e, non dubito,essa sarà adottata da quella parte eletta delle nazioni – checrede al progresso, ed alla fratellanza umana, edificata sullemacerie delle menzogne, delle superstizioni, e delle tiranni-di.

«Per la vita vostro«G. GARIBALDI.»

Questa notabile lettera del gran solitario di Caprera ècome un anello di spiegazione fra le parole da lui pro-nunciate al Congresso di Ginevra, e quelle che pronun-ziò negli ultimi istanti della sua vita.

Infatti le ultime sue parole, nell'agonia del 2 giugno1882, indicarono l'amorevole rimembranza di lui perdue sue figlie defunte, la sua benevolenza anche verso lecreature sensitive ma irragionevoli, e la sua credenzache l'anima umana esiste al di là della tomba. Vedendosulla finestra due uccelletti, due capinere, disse: «sonole anime delle mie figliuole, che volano intorno al loropadre moribondo. Rispettate questi animali: date lorodel miglio quand'io non sarò più.»

86

«Io accenno e non insegno! E voi, Maestro, che ci aveteinsegnato matematicamente i misteri dei Cosmos e delleGeuranie – accennate pure, non è vero? all'anima Infinitadell'Universo. All'Incognita, cui probabilmente giungeràgiammai il telescopio intellettuale dell'uomo? La pressentia-mo, la congetturiamo, cotesta infinita ma Ipotetica Potenza.Ma... chi ardirebbe d'insegnarla!

«Alla Religione del Vero, quindi, da voi predicata contanta scienza – io m'onoro d'appartenere – e, non dubito,essa sarà adottata da quella parte eletta delle nazioni – checrede al progresso, ed alla fratellanza umana, edificata sullemacerie delle menzogne, delle superstizioni, e delle tiranni-di.

«Per la vita vostro«G. GARIBALDI.»

Questa notabile lettera del gran solitario di Caprera ècome un anello di spiegazione fra le parole da lui pro-nunciate al Congresso di Ginevra, e quelle che pronun-ziò negli ultimi istanti della sua vita.

Infatti le ultime sue parole, nell'agonia del 2 giugno1882, indicarono l'amorevole rimembranza di lui perdue sue figlie defunte, la sua benevolenza anche verso lecreature sensitive ma irragionevoli, e la sua credenzache l'anima umana esiste al di là della tomba. Vedendosulla finestra due uccelletti, due capinere, disse: «sonole anime delle mie figliuole, che volano intorno al loropadre moribondo. Rispettate questi animali: date lorodel miglio quand'io non sarò più.»

86

Page 87: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

L'anno 1882, il quale ha veduto la morte di Garibaldi,ha visto quella pure di un uomo poco meno illustre, cioèdi Leone Gambetta. Nè mancar potevano pel trapasso diun tal uomo le curiose coincidenze. Grande nel 1871 perl'operosità e pel patriotismo, benchè non al grado mira-coloso di cui la Francia avrebbe avuto bisogno; grandeper l'unione dell'audacia alla prudenza ed alla costanzanella fondazione e nel consolidamento della Repubblica;grande sempre nell'eloquenza, fu mediocre ed impotentenel breve suo ministero del 1882, principalmente perl'impopolarità del suo ateo collega Paul Bert. LeoneGambetta morì presso Parigi, nell'età di soli 44 anni, as-sistito dal già suo collega Paul Bert, e da' suoi due medi-ci Paul e Bert, cinque soli minuti prima dello spiraredell'anno 1882. Dopo splendide esequie civili celebrate-gli a Parigi, ebbe sepoltura a Nizza, città nativa di Mas-sena e di Garibaldi, per volontà di suo padre nato in Ita-lia.

Non mi rimangono omai da aggiungere, pel compi-mento della mia sintesi istorica, che poche altre date, ocifre, ma relative ad eventi lieti e consolanti.

Il 5 di maggio 1881, anniversario della convocazionedegli Stati Generali donde uscì la grande rivoluzione diFrancia nel 1789, e della partenza di Garibaldi e de' suoimille da Quarto per la liberazione della Sicilia e di Na-poli, fu aperta l'esposizione nazionale Italiana a Milano.Ebbe a scorgervisi una qualche decadenza nel ramo del-le Belle Arti, in paragone dell'ultima esposizione Italia-

87

L'anno 1882, il quale ha veduto la morte di Garibaldi,ha visto quella pure di un uomo poco meno illustre, cioèdi Leone Gambetta. Nè mancar potevano pel trapasso diun tal uomo le curiose coincidenze. Grande nel 1871 perl'operosità e pel patriotismo, benchè non al grado mira-coloso di cui la Francia avrebbe avuto bisogno; grandeper l'unione dell'audacia alla prudenza ed alla costanzanella fondazione e nel consolidamento della Repubblica;grande sempre nell'eloquenza, fu mediocre ed impotentenel breve suo ministero del 1882, principalmente perl'impopolarità del suo ateo collega Paul Bert. LeoneGambetta morì presso Parigi, nell'età di soli 44 anni, as-sistito dal già suo collega Paul Bert, e da' suoi due medi-ci Paul e Bert, cinque soli minuti prima dello spiraredell'anno 1882. Dopo splendide esequie civili celebrate-gli a Parigi, ebbe sepoltura a Nizza, città nativa di Mas-sena e di Garibaldi, per volontà di suo padre nato in Ita-lia.

Non mi rimangono omai da aggiungere, pel compi-mento della mia sintesi istorica, che poche altre date, ocifre, ma relative ad eventi lieti e consolanti.

Il 5 di maggio 1881, anniversario della convocazionedegli Stati Generali donde uscì la grande rivoluzione diFrancia nel 1789, e della partenza di Garibaldi e de' suoimille da Quarto per la liberazione della Sicilia e di Na-poli, fu aperta l'esposizione nazionale Italiana a Milano.Ebbe a scorgervisi una qualche decadenza nel ramo del-le Belle Arti, in paragone dell'ultima esposizione Italia-

87

Page 88: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

na a Firenze nel 1861, ma un considerevole ed impor-tante progresso nelle Arti Industriali.

Nel medesimo anno 1881 ha avuto luogo l'esposizio-ne Internazionale di elettricità a Parigi. Le macchine avapore, di una forza complessiva di quasi mille e cin-quecento cavalli, somministravano la forza motrice.L'apparecchio elettrodinamico, solito a chiamarsi mac-china di Gramme, ma inventato dapprima da AntonioPacinotti, poscia imitato dal fisico francese Gramme,convertiva la forza motrice in elettricità. I fili metallicitrasportavano a distanza questa elettricità, e durante ilgiorno le macchine inverse di Pacinotti, o Gramme, lariconvertivano in forza motrice; nella sera essa trasfor-mavasi per mezzo dell'arco voltaico in luce, e producevaun'abbagliante illuminazione all'interno ed all'esternodel grande edifizio. Antonio Pacinotti, abbastanza giovi-ne anche adesso, pochi anni fa era professore di Fisicanella grande Università di Bologna, ma ha dovuto con-tentarsi di passare alla piccolissima Università di Ca-gliari, perchè la sua facondia non è uguale alla suascienza, e perchè le scoperte Italiane non sono abbastan-za apprezzate, nè dal pubblico, nè dal governo, nè dallastessa gioventù studiosa.

La novella ferrovia da Como a Lucerna attraverso alleAlpi Elvetiche, e segnatamente la galleria del San Got-tardo che ne fa parte, è una delle opere più grandiosedell'industria moderna. Essa agevola le comunicazionifra l'Italia da una parte, e dall'altra la Svizzera, la Ger-mania occidentale, Belgio, ed Inghilterra, e in generale

88

na a Firenze nel 1861, ma un considerevole ed impor-tante progresso nelle Arti Industriali.

Nel medesimo anno 1881 ha avuto luogo l'esposizio-ne Internazionale di elettricità a Parigi. Le macchine avapore, di una forza complessiva di quasi mille e cin-quecento cavalli, somministravano la forza motrice.L'apparecchio elettrodinamico, solito a chiamarsi mac-china di Gramme, ma inventato dapprima da AntonioPacinotti, poscia imitato dal fisico francese Gramme,convertiva la forza motrice in elettricità. I fili metallicitrasportavano a distanza questa elettricità, e durante ilgiorno le macchine inverse di Pacinotti, o Gramme, lariconvertivano in forza motrice; nella sera essa trasfor-mavasi per mezzo dell'arco voltaico in luce, e producevaun'abbagliante illuminazione all'interno ed all'esternodel grande edifizio. Antonio Pacinotti, abbastanza giovi-ne anche adesso, pochi anni fa era professore di Fisicanella grande Università di Bologna, ma ha dovuto con-tentarsi di passare alla piccolissima Università di Ca-gliari, perchè la sua facondia non è uguale alla suascienza, e perchè le scoperte Italiane non sono abbastan-za apprezzate, nè dal pubblico, nè dal governo, nè dallastessa gioventù studiosa.

La novella ferrovia da Como a Lucerna attraverso alleAlpi Elvetiche, e segnatamente la galleria del San Got-tardo che ne fa parte, è una delle opere più grandiosedell'industria moderna. Essa agevola le comunicazionifra l'Italia da una parte, e dall'altra la Svizzera, la Ger-mania occidentale, Belgio, ed Inghilterra, e in generale

88

Page 89: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

fra l'oriente e l'occidente. La perforazione del Gottardofu portata sino al rompimento dell'ultimo diaframma,cioè sino al punto ove gli operai da mezzogiornos'incontrarono e si dieder la mano con quelli da setten-trione nel giorno 29 di febbrajo 1880. Terminato l'allar-gamento ed il rivestimento, la locomotiva percorse perla prima volta l'intera galleria, nella sua grande lunghez-za di quasi quindici chilometri, nel giorno 24 di dicem-bre 1881.

La galleria del Cenisio, tra l'Italia e la Francia, servìdi tipo al lavoro di quella del Gottardo. Due caduted'acqua una presso l'imbocco meridionale, e l'altra pres-so l'imbocco settentrionale, comprimevano l'aria. L'ariacompressa, condotta per via di tubi sino alla macchinaperforatrice, operava in essa come il vapore opera nellamacchina a vapore. Gli scalpelli rapidamente spinti dal-lo stantuffo della macchina ad aria compressa, voltati eritirati e spinti di nuovo, percotevano la dura roccia, sca-vandovi i fori entro i quali poi s'introduceva la dinamite,per la mina. Ritiratisi gli operai, ed avvenuto lo scoppio,l'aria compressa serviva altresì a discacciare il fumo el'aria viziata. La galleria del Cenisio, lunga 12,200 me-tri, era stata la più lunga del mondo; quella del San Got-tardo la supera ora in lunghezza di oltre a due chilome-tri.

Benchè il telegrafo elettrico sia la più ammirata fra lenumerose invenzioni fisiche del nostro secolo, la piùutile è quella delle strade ferrate. Tuttavia, tanto il tele-grafo come le navi a vapore e le strade ferrate, dimi-

89

fra l'oriente e l'occidente. La perforazione del Gottardofu portata sino al rompimento dell'ultimo diaframma,cioè sino al punto ove gli operai da mezzogiornos'incontrarono e si dieder la mano con quelli da setten-trione nel giorno 29 di febbrajo 1880. Terminato l'allar-gamento ed il rivestimento, la locomotiva percorse perla prima volta l'intera galleria, nella sua grande lunghez-za di quasi quindici chilometri, nel giorno 24 di dicem-bre 1881.

La galleria del Cenisio, tra l'Italia e la Francia, servìdi tipo al lavoro di quella del Gottardo. Due caduted'acqua una presso l'imbocco meridionale, e l'altra pres-so l'imbocco settentrionale, comprimevano l'aria. L'ariacompressa, condotta per via di tubi sino alla macchinaperforatrice, operava in essa come il vapore opera nellamacchina a vapore. Gli scalpelli rapidamente spinti dal-lo stantuffo della macchina ad aria compressa, voltati eritirati e spinti di nuovo, percotevano la dura roccia, sca-vandovi i fori entro i quali poi s'introduceva la dinamite,per la mina. Ritiratisi gli operai, ed avvenuto lo scoppio,l'aria compressa serviva altresì a discacciare il fumo el'aria viziata. La galleria del Cenisio, lunga 12,200 me-tri, era stata la più lunga del mondo; quella del San Got-tardo la supera ora in lunghezza di oltre a due chilome-tri.

Benchè il telegrafo elettrico sia la più ammirata fra lenumerose invenzioni fisiche del nostro secolo, la piùutile è quella delle strade ferrate. Tuttavia, tanto il tele-grafo come le navi a vapore e le strade ferrate, dimi-

89

Page 90: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

nuendo le vecchie divisioni e gelosie internazionali, emoltiplicando le relazioni commerciali ed intellettuali,avvicinano il giorno della universale e vera fratellanzaumana. Per la qual cosa Luigi Galvani che scopersel'elettricità dinamica, Alessandro Volta che inventò lapila, Oersted, Ampère, Arago, Wheatstone, i quali mos-sero altri grandi passi verso la completa invenzione deltelegrafo elettrico, Samuele Morse che l'ha effettuato,Bell pure che ha inventato il telefono, bella imitazionedel telegrafo per trasmettere a distanza le vibrazioni so-nore, e quindi la voce parlata e la musica, hanno benmeritato dell'Umanità: ma i più grandi benefattori diessa furono il Branca, il Papin, il Newcomen, e al diso-pra di essi Giacomo Watt, successivi inventori dellamacchina a vapore; Roberto Fulton che l'applicò alla na-vigazione fluviale e marittima; ma più ancora GiorgioStephenson che l'applicò alle strade ferrate.

In quella guisa che, secondo un assioma geometrico,il Tutto è maggiore di ogni sua parte, così i doveri versol'intera Umanità sono più sacri di quelli che abbiamoverso la Nazione, o verso la patria più ristretta. Con tut-to ciò, siccome il bene dell'Uman genere non è che lasomma del bene di tutte le sue membra, così ognuno dinoi tiene obbligo di curare la sua propria e personale fe-licità, ma altresì di immolare il proprio vantaggio priva-to, e ben anco la vita, ove l'occasione lo richiegga, per lafamiglia, per la Patria, e per l'Umanità, come fecero tan-ti eroi, dei quali siam venuti passando in rassegna inomi, le date istoriche, e le gesta.

90

nuendo le vecchie divisioni e gelosie internazionali, emoltiplicando le relazioni commerciali ed intellettuali,avvicinano il giorno della universale e vera fratellanzaumana. Per la qual cosa Luigi Galvani che scopersel'elettricità dinamica, Alessandro Volta che inventò lapila, Oersted, Ampère, Arago, Wheatstone, i quali mos-sero altri grandi passi verso la completa invenzione deltelegrafo elettrico, Samuele Morse che l'ha effettuato,Bell pure che ha inventato il telefono, bella imitazionedel telegrafo per trasmettere a distanza le vibrazioni so-nore, e quindi la voce parlata e la musica, hanno benmeritato dell'Umanità: ma i più grandi benefattori diessa furono il Branca, il Papin, il Newcomen, e al diso-pra di essi Giacomo Watt, successivi inventori dellamacchina a vapore; Roberto Fulton che l'applicò alla na-vigazione fluviale e marittima; ma più ancora GiorgioStephenson che l'applicò alle strade ferrate.

In quella guisa che, secondo un assioma geometrico,il Tutto è maggiore di ogni sua parte, così i doveri versol'intera Umanità sono più sacri di quelli che abbiamoverso la Nazione, o verso la patria più ristretta. Con tut-to ciò, siccome il bene dell'Uman genere non è che lasomma del bene di tutte le sue membra, così ognuno dinoi tiene obbligo di curare la sua propria e personale fe-licità, ma altresì di immolare il proprio vantaggio priva-to, e ben anco la vita, ove l'occasione lo richiegga, per lafamiglia, per la Patria, e per l'Umanità, come fecero tan-ti eroi, dei quali siam venuti passando in rassegna inomi, le date istoriche, e le gesta.

90

Page 91: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

FINE.

91

FINE.

91

Page 92: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

INDICE DEI QUATTRO FASCI-COLIDELLA

STORIA DI UN SECOLO

Fascicolo primo.

Introduzione. – Rivoluzioni anteriori al 1789.Rivoluzione Francese.Napoleone.

Fascicolo secondo.

Dal 1821 al 1848. – Rivoluzione greca. Rivoluzione france-se del 1830.

Anno 1848.Anno 1849. – Repubblica romana.Dal 1850 al 1858. La Crimea.

Fascicolo terzo.

Anno 1859. – Montebello, Palestro, Magenta, Solferino, SanMartino.

Anno 1860. – Garibaldi, i Mille.Le altre quattro parti del mondo.L'Europa dal 1860 al 1866. – Aspromonte, Monterotondo,

Mentana.

Fascicolo quarto.92

INDICE DEI QUATTRO FASCI-COLIDELLA

STORIA DI UN SECOLO

Fascicolo primo.

Introduzione. – Rivoluzioni anteriori al 1789.Rivoluzione Francese.Napoleone.

Fascicolo secondo.

Dal 1821 al 1848. – Rivoluzione greca. Rivoluzione france-se del 1830.

Anno 1848.Anno 1849. – Repubblica romana.Dal 1850 al 1858. La Crimea.

Fascicolo terzo.

Anno 1859. – Montebello, Palestro, Magenta, Solferino, SanMartino.

Anno 1860. – Garibaldi, i Mille.Le altre quattro parti del mondo.L'Europa dal 1860 al 1866. – Aspromonte, Monterotondo,

Mentana.

Fascicolo quarto.92

Page 93: Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber...linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilo-metri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre di-visioni comandate da

Anno 1866. – Guerra di Prussia ed Italia contro Austria. Cu-stoza, Sadowa, Lissa, Bececca.

Dalla fine del 1866 a tutto il 1869. – Suez, Monterotondo,Mentana.

Anni 1870-1871. – Concilio Vaticano. Guerra Franco-Ger-manica. Comune di Parigi.

L'Italia unita. – Breccia di Porta Pia. Plebisciti italiani.Dal 1871 al 1889. – Biografie di grandi italiani contempora-

nei.

93

Anno 1866. – Guerra di Prussia ed Italia contro Austria. Cu-stoza, Sadowa, Lissa, Bececca.

Dalla fine del 1866 a tutto il 1869. – Suez, Monterotondo,Mentana.

Anni 1870-1871. – Concilio Vaticano. Guerra Franco-Ger-manica. Comune di Parigi.

L'Italia unita. – Breccia di Porta Pia. Plebisciti italiani.Dal 1871 al 1889. – Biografie di grandi italiani contempora-

nei.

93