Carlo F. Traverso (ePub) - liberliber.it · Belle Lettere, ed Arti. CAPO I. Storia. I. Copioso...

791

Transcript of Carlo F. Traverso (ePub) - liberliber.it · Belle Lettere, ed Arti. CAPO I. Storia. I. Copioso...

  • Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-stegno di:

    E-textWeb design, Editoria, Multimedia

    (pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)http://www.e-text.it/

    QUESTO E-BOOK:

    TITOLO: Storia della letteratura italiana del cav.Abate Girolamo Tiraboschi – Tomo 7. – Parte 3:Dall'anno MD. fino all'anno MDC.AUTORE: Tiraboschi, GirolamoTRADUTTORE:CURATORE:Il testo è presente in formato immagine sul sito TheInternet Archive (http://www.archive.org/).Alcuni errori sono stati verificati e corretti sullabase dell'edizione di Milano, Società tipograficade' classici italiani, 1823, presente sul sito OPALdell'Università di Torino(http://www.opal.unito.it/psixsite/default.aspx).

    CODICE ISBN E-BOOK: 9788828101420

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

    COPERTINA: [elaborazione da] “Roger freeing Angeli-ca” (tra il 1871 ed il 1874) di Arnold Böcklin –Alte Nationalgalerie, Berlino – https://commons.wi-

    2

    Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-stegno di:

    E-textWeb design, Editoria, Multimedia

    (pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)http://www.e-text.it/

    QUESTO E-BOOK:

    TITOLO: Storia della letteratura italiana del cav.Abate Girolamo Tiraboschi – Tomo 7. – Parte 3:Dall'anno MD. fino all'anno MDC.AUTORE: Tiraboschi, GirolamoTRADUTTORE:CURATORE:Il testo è presente in formato immagine sul sito TheInternet Archive (http://www.archive.org/).Alcuni errori sono stati verificati e corretti sullabase dell'edizione di Milano, Società tipograficade' classici italiani, 1823, presente sul sito OPALdell'Università di Torino(http://www.opal.unito.it/psixsite/default.aspx).

    CODICE ISBN E-BOOK: 9788828101420

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

    COPERTINA: [elaborazione da] “Roger freeing Angeli-ca” (tra il 1871 ed il 1874) di Arnold Böcklin –Alte Nationalgalerie, Berlino – https://commons.wi-

    2

    http://www.e-text.it/http://www.e-text.it/

  • kimedia.org/wiki/File:1873_Boecklin_Ruggiero_und_An-gelica_anagoria.JPG - Pubblico dominio.

    TRATTO DA: Storia della letteratura italiana delcav. abate Girolamo Tiraboschi... Tomo 1. [-9 ]: 7:Dall'anno 1500. fino all'anno 1600. 3. - Firenze:presso Molini, Landi, e C. o, 1812. - viii, 783-1287, [3] p

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 1 ottobre 2015

    INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:LIT004200 CRITICA LETTERARIA / Europea / Italiana

    DIGITALIZZAZIONE:Ferdinando Chiodo, [email protected]

    REVISIONE:Claudio Paganelli, [email protected] Santamaria

    IMPAGINAZIONE:Ferdinando Chiodo, [email protected] F. Traverso (ePub)Ugo Santamaria (revisione ePub)

    PUBBLICAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

    3

    kimedia.org/wiki/File:1873_Boecklin_Ruggiero_und_An-gelica_anagoria.JPG - Pubblico dominio.

    TRATTO DA: Storia della letteratura italiana delcav. abate Girolamo Tiraboschi... Tomo 1. [-9 ]: 7:Dall'anno 1500. fino all'anno 1600. 3. - Firenze:presso Molini, Landi, e C. o, 1812. - viii, 783-1287, [3] p

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 1 ottobre 2015

    INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:LIT004200 CRITICA LETTERARIA / Europea / Italiana

    DIGITALIZZAZIONE:Ferdinando Chiodo, [email protected]

    REVISIONE:Claudio Paganelli, [email protected] Santamaria

    IMPAGINAZIONE:Ferdinando Chiodo, [email protected] F. Traverso (ePub)Ugo Santamaria (revisione ePub)

    PUBBLICAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

    3

  • Liber Liber

    Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri.Fai una donazione: http://www.liberliber.it/online/aiuta/.Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: http://www.liberliber.it/.

    4

    Liber Liber

    Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri.Fai una donazione: http://www.liberliber.it/online/aiuta/.Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: http://www.liberliber.it/.

    4

    http://www.liberliber.it/http://www.liberliber.it/online/aiuta/http://www.liberliber.it/online/aiuta/

  • Indice generale

    Liber Liber......................................................................4Indice, e Sommario del Tomo settimo Parte terza.Dall'anno MD fino all'anno MDC..................................8Storia della letteratura italiana dall'anno MD fino alMDC.............................................................................13

    PARTE III. Belle Lettere, ed Arti.............................14Capo I. Storia.......................................................14Capo II. Lingue straniere....................................394Capo III. Poesia Italiana....................................485

    5

    Indice generale

    Liber Liber......................................................................4Indice, e Sommario del Tomo settimo Parte terza.Dall'anno MD fino all'anno MDC..................................8Storia della letteratura italiana dall'anno MD fino alMDC.............................................................................13

    PARTE III. Belle Lettere, ed Arti.............................14Capo I. Storia.......................................................14Capo II. Lingue straniere....................................394Capo III. Poesia Italiana....................................485

    5

  • STORIA DELLA

    LETTERATURA ITALIANADEL CAV. ABATE

    GIROLAMO TIRABOSCHI

    TOMO VII. - PARTE III. DALL'ANNO MD FINO ALL'ANNO MDC.

    FIRENZE PRESSO MOLINI LANDI, E C.°

    MDCCCXII.

    6

    STORIA DELLA

    LETTERATURA ITALIANADEL CAV. ABATE

    GIROLAMO TIRABOSCHI

    TOMO VII. - PARTE III. DALL'ANNO MD FINO ALL'ANNO MDC.

    FIRENZE PRESSO MOLINI LANDI, E C.°

    MDCCCXII.

    6

  • 77

  • INDICE, E SOMMARIO

    DEL TOMO SETTIMO PARTE TERZA.

    Dall'anno MD fino all'anno MDC.

    LIBRO TERZO.Belle Lettere ed Arti.

    CAPO I.Storia.

    I. Gran copia di storici in questo secolo. II. Scrittori di cronologiae di geografia antica. III. Scrittori di geografia moderna. IV. Giu-lio Cesare Scaligero: ricerche sulla sua condizione. V. F. LeandroAlberti. VI. Principj di Ortensio Landi. VII. Sue opere. VIII. Al-tre opere del Landi, e suo carattere. IX. Livio Sanuto. X. Illustra-tori dell'antichità; Onofrio Panvinio. XI. Sue opere e loro eccel-lenza. XII. Carlo Sigonio. XIII. Sua opere, e suoi meriti verso lelettere. XIV. Notizie di Francesco Robortello. XV. Contese tra 'lRobortello e 'l Sigonio. XVI. Scrittori di mitologia: Giglio Grego-rio Giraldi. XVII. Opere da lui pubblicate. XVIII. Natal Conti.XIX. Alessandro Sardi ed altri. XX. Scrittori delle antiche meda-glie; Vico, Erizzo, ec. XXI. Co. Costanzo Landi. XXII. Card.Bernardino Maffei. XXIII. Altri scrittori delle antichità romane.

    8

    INDICE, E SOMMARIO

    DEL TOMO SETTIMO PARTE TERZA.

    Dall'anno MD fino all'anno MDC.

    LIBRO TERZO.Belle Lettere ed Arti.

    CAPO I.Storia.

    I. Gran copia di storici in questo secolo. II. Scrittori di cronologiae di geografia antica. III. Scrittori di geografia moderna. IV. Giu-lio Cesare Scaligero: ricerche sulla sua condizione. V. F. LeandroAlberti. VI. Principj di Ortensio Landi. VII. Sue opere. VIII. Al-tre opere del Landi, e suo carattere. IX. Livio Sanuto. X. Illustra-tori dell'antichità; Onofrio Panvinio. XI. Sue opere e loro eccel-lenza. XII. Carlo Sigonio. XIII. Sua opere, e suoi meriti verso lelettere. XIV. Notizie di Francesco Robortello. XV. Contese tra 'lRobortello e 'l Sigonio. XVI. Scrittori di mitologia: Giglio Grego-rio Giraldi. XVII. Opere da lui pubblicate. XVIII. Natal Conti.XIX. Alessandro Sardi ed altri. XX. Scrittori delle antiche meda-glie; Vico, Erizzo, ec. XXI. Co. Costanzo Landi. XXII. Card.Bernardino Maffei. XXIII. Altri scrittori delle antichità romane.

    8

  • XXIV. Celio Calcagnini. XXV. Giampiero Valeriano. XXVI.Alessandro d'Alessandro e Celio Rodigino. XXVII. Pirro Ligorio.XXVIII. Ottavio Pantagato. XXIX. Edizioni e traduzioni degliantichi storici. XXX. Scrittori della storia antica: GiangrisostomoZanchi. XXXI. Gaudenzo Merula e Buonaventura Castiglione.XXXII. Ottaviano Ferrari. XXXIII. Pier Leone Casella. XXXIV.Scrittori di storia generale. XXXV. Altri scrittori dello stesso ar-gomento. XXXVI. Scrittori delle cose de' tempi loro. XXXVII.Paolo Giovio. XXXVIII. Caratteri delle sue Storie. XXXIX.Francesco Guicciardini. XL. Altri scrittori della Storia de' lorotempi. XLI. Luca Contile. XLII. Giovanni Botero. XLIII. Storiadelle città particolari: Storie di Firenze: Jacopo Nardi. XLIV. Fi-lippo Nerli; Bernardo Segni. XLV. Benedetto Varchi. XLVI.Giammichele Bruto. XLVII. Vincenzo Borghini. XLVIII. Scipio-ne Ammirato. XLIX. Altri scrittori di Storia toscana. L. Scrittoridi Storia veneta: notizie del card. Bembo. LI. Suoi studj e sueopere, LII. Luigi Contarini e Paolo Paruta. LIII. Altri scrittori diStoria veneta. LIV. Antonmaria Graziani. LV. Storici delle altrecittà dello Stato veneto. LVI. Storici ferraresi: Pellegrino Priscianie Gasparo Sardi. LVII. Cinzio Giambattista Giraldi LVIII. Girola-mo Falletti. LIX. Giambattista Pigna. LX. Se il Pigna sia plagia-rio del Falletti. LXI. Storici di Modena, Reggio, Parma, ec. LXII.Storici milanesi e di altre città di quello Stato. LXIII. Storici man-tovani. LXIV. Notizie di Gabriello Simeoni. LXV. Continuazionedelle medesime. LXVI. Storici piemontesi. LXVII. Storici geno-vesi; Giustiniani e Foglietta. LXVIII. Continuazione delle notiziedel Foglietta. LXIX. Jacopo Bonfadio. LXX. Altri Storici geno-vesi. LXXI. Storici dello Stato pontificio. LXXII. Storici bolo-gnesi. LXXIII. Storici napoletani. LXXIV. Storici siciliani.LXXV. Italiani che scrissero la Storia di Francia. LXXVI. Scritto-ri della Storia di Spagna e di Portogallo. LXXVII. Scrittori dellaStoria delle Indie: Pietro Martire d'Anghiera. LXXVIII. Giampie-tro Maffei. LXXIX. Polidoro Vergilio scrittor della Storia

    9

    XXIV. Celio Calcagnini. XXV. Giampiero Valeriano. XXVI.Alessandro d'Alessandro e Celio Rodigino. XXVII. Pirro Ligorio.XXVIII. Ottavio Pantagato. XXIX. Edizioni e traduzioni degliantichi storici. XXX. Scrittori della storia antica: GiangrisostomoZanchi. XXXI. Gaudenzo Merula e Buonaventura Castiglione.XXXII. Ottaviano Ferrari. XXXIII. Pier Leone Casella. XXXIV.Scrittori di storia generale. XXXV. Altri scrittori dello stesso ar-gomento. XXXVI. Scrittori delle cose de' tempi loro. XXXVII.Paolo Giovio. XXXVIII. Caratteri delle sue Storie. XXXIX.Francesco Guicciardini. XL. Altri scrittori della Storia de' lorotempi. XLI. Luca Contile. XLII. Giovanni Botero. XLIII. Storiadelle città particolari: Storie di Firenze: Jacopo Nardi. XLIV. Fi-lippo Nerli; Bernardo Segni. XLV. Benedetto Varchi. XLVI.Giammichele Bruto. XLVII. Vincenzo Borghini. XLVIII. Scipio-ne Ammirato. XLIX. Altri scrittori di Storia toscana. L. Scrittoridi Storia veneta: notizie del card. Bembo. LI. Suoi studj e sueopere, LII. Luigi Contarini e Paolo Paruta. LIII. Altri scrittori diStoria veneta. LIV. Antonmaria Graziani. LV. Storici delle altrecittà dello Stato veneto. LVI. Storici ferraresi: Pellegrino Priscianie Gasparo Sardi. LVII. Cinzio Giambattista Giraldi LVIII. Girola-mo Falletti. LIX. Giambattista Pigna. LX. Se il Pigna sia plagia-rio del Falletti. LXI. Storici di Modena, Reggio, Parma, ec. LXII.Storici milanesi e di altre città di quello Stato. LXIII. Storici man-tovani. LXIV. Notizie di Gabriello Simeoni. LXV. Continuazionedelle medesime. LXVI. Storici piemontesi. LXVII. Storici geno-vesi; Giustiniani e Foglietta. LXVIII. Continuazione delle notiziedel Foglietta. LXIX. Jacopo Bonfadio. LXX. Altri Storici geno-vesi. LXXI. Storici dello Stato pontificio. LXXII. Storici bolo-gnesi. LXXIII. Storici napoletani. LXXIV. Storici siciliani.LXXV. Italiani che scrissero la Storia di Francia. LXXVI. Scritto-ri della Storia di Spagna e di Portogallo. LXXVII. Scrittori dellaStoria delle Indie: Pietro Martire d'Anghiera. LXXVIII. Giampie-tro Maffei. LXXIX. Polidoro Vergilio scrittor della Storia

    9

  • d'Inghilterra. LXXX. Scrittori della Storia germanica. LXXXI.Scrittori della Storia dì Polonia. LXXXII. Scrittori della Storiadei Paesi Bassi. LXXXIII. Scrittori di genealogie. LXXXIV.Scrittori di storia letteraria. LXXXV. Notizie di AntonfrancescoDoni. LXXXVI. Continuazione delle medesima. LXXXVII. Ni-mici implacabili del Doni: Lod. Domenichi. LXXXVIII. E PietroAretino. LXXXIX. Scrittori della Storia delle belle arti: Vasari.XC. Scrittori dell'Arte storica. XCI. Notizie del p. Antonio Posse-vino.

    CAPO II.Lingue straniere.

    I. Stamperie di lingue orientali in Italia. II. Agostino Giustiniani eTeseo Ambrosio dotti in quelle lingue. III. Più altri in essa versati.IV. Notizie del card. Federigo Fregoso. V. Suoi studj e sue opere.VI. Altri dotti nella lingua ebraica. VII. Professori italiani di lin-gue orientali in Allemagna e in Inghilterra. VIII. Altri in Francia.IX. Fervore degl'Italiani nel coltivare la lingua greca. X. Profes-sori illustri di essa: Gio. Lascari. XI. Marco Musuro. XII. AltriGreci in Italia. XIII. Francesco Porto. XIV. Massimo Margunio.XV. Italiani dotti nel greco: Varino Favorino. XVI. Fra UrbanoValeriano Bolzano. XVII. Pietro Alcionio. XVII. MarcantonioAntimaco. XIX. Vittore Fausto. XX. Bernardino Donato. XXI.Stefano Negri e Giambattista Rasario. XXII. Bartolommeo Fau-stini e Pompilio Amaseo. XXIII. Girolamo Aleandro e il monacoSevero. XXIV. Altri dotti nel greco. XXV. Filippo Sauli.

    CAPO III.Poesia Italiana.

    I. Fervore e gara degl'Italiani nel coltivare la poesia italiana. II. Il

    10

    d'Inghilterra. LXXX. Scrittori della Storia germanica. LXXXI.Scrittori della Storia dì Polonia. LXXXII. Scrittori della Storiadei Paesi Bassi. LXXXIII. Scrittori di genealogie. LXXXIV.Scrittori di storia letteraria. LXXXV. Notizie di AntonfrancescoDoni. LXXXVI. Continuazione delle medesima. LXXXVII. Ni-mici implacabili del Doni: Lod. Domenichi. LXXXVIII. E PietroAretino. LXXXIX. Scrittori della Storia delle belle arti: Vasari.XC. Scrittori dell'Arte storica. XCI. Notizie del p. Antonio Posse-vino.

    CAPO II.Lingue straniere.

    I. Stamperie di lingue orientali in Italia. II. Agostino Giustiniani eTeseo Ambrosio dotti in quelle lingue. III. Più altri in essa versati.IV. Notizie del card. Federigo Fregoso. V. Suoi studj e sue opere.VI. Altri dotti nella lingua ebraica. VII. Professori italiani di lin-gue orientali in Allemagna e in Inghilterra. VIII. Altri in Francia.IX. Fervore degl'Italiani nel coltivare la lingua greca. X. Profes-sori illustri di essa: Gio. Lascari. XI. Marco Musuro. XII. AltriGreci in Italia. XIII. Francesco Porto. XIV. Massimo Margunio.XV. Italiani dotti nel greco: Varino Favorino. XVI. Fra UrbanoValeriano Bolzano. XVII. Pietro Alcionio. XVII. MarcantonioAntimaco. XIX. Vittore Fausto. XX. Bernardino Donato. XXI.Stefano Negri e Giambattista Rasario. XXII. Bartolommeo Fau-stini e Pompilio Amaseo. XXIII. Girolamo Aleandro e il monacoSevero. XXIV. Altri dotti nel greco. XXV. Filippo Sauli.

    CAPO III.Poesia Italiana.

    I. Fervore e gara degl'Italiani nel coltivare la poesia italiana. II. Il

    10

  • Bembo la perfeziona: come imitato dagli altri. III. Si nominanoalcuni de' più illustri: Francesco Broccardo. IV. Francesco M.Molza. V. Giovanni Guidiccioni. VI. Niccolò Franco. VII. Altripoeti: Raccolte di rimatori. VIII. Mons. Gio. della Casa. IX. Patri-zj veneti poeti. X. Mons. Gio. Girolamo de' Rossi. XI. DiomedeBorghesi e Annibal Caro. XII. Lodovico Castelvetro. XIII. Rifles-sioni sulle contese tra il Caro e Castelvetro. XIV. Conseguenze ditali controversie in Modena. XV. Altri rimatori XVI. Se ne anno-verano più altri. XVII. Poetesse celebri: Vittoria Colonna. XVIII.Veronica Gambara. XIX. Altre poetesse. XX. Lucia Bertana e piùaltre. XXI. Tarquinia Molza. XXII. Altre rimatrici. XXIII. Pelle-grino Morato padre di Olimpia. XXIV. Notizie della detta Olim-pia. XXV. Scrittori di poesie satiriche. XXVI. Scrittori di poesiegiocose. XXVII. Imitatori del Berni. XXVIII. Scrittori di poesiepastorali: Jacopo Sannazzaro. XXIX. Altri poeti pastorali: Ber-nardo Baldi. XXX. Poesie pescatorie. XXXI. Scrittori di poemididascalici, e tra essi Luigi Alamanni. XXXII. Giovanni Rucellai.XXXIII. Tito Gio. Scandianese ed Erasmo da Valvasone. XXXIV.Poemetti storici. XXXV. Poemetti morali e biblici. XXXVI. Scrit-tori di novelle: Matteo Bandello. XXXVII. Scrittori di poemi ro-manzeschi. XXXVIII. Bernardo Tasso. XXXIX. Suoi poemi. XL.Notizie dell'Ariosto. XLI. Suo poema. XLII. Altri poemi roman-zeschi. XLIII. Poeti epici: Gio. Giorgio Trissino. XLIV. Suo poe-ma ed altre opere. XLV. Altri scrittori di poemi epici. XLVI. Noti-zie della vita di T. Tasso. XLVII. Sue vicende e loro origine. XL-VIII. Ultimi anni del Tasso. XLIX. Sue opere, e contese intornoalla Gerusalemme. L. Confronto dell'Ariosto col Tasso. LI. Poesiateatrale. LII. Tragedie del Trissino e del Rucellai. LIII. SperoneSperoni. LIV. Sua Canace: contese per essa insorte. LV. Tragediedel Giraldi e di altri. LVI. Giovanni Andrea dell'Anguillara. LVII.Altri scrittori di tragedie. LVIII. Il Cieco di Adria. LIX. FederigoAsinari e co. Pomponio Torelli. LX. Altre tragedie. LXI. Statodella commedia italiana di questo secolo. LXII. Scrittori di com-

    11

    Bembo la perfeziona: come imitato dagli altri. III. Si nominanoalcuni de' più illustri: Francesco Broccardo. IV. Francesco M.Molza. V. Giovanni Guidiccioni. VI. Niccolò Franco. VII. Altripoeti: Raccolte di rimatori. VIII. Mons. Gio. della Casa. IX. Patri-zj veneti poeti. X. Mons. Gio. Girolamo de' Rossi. XI. DiomedeBorghesi e Annibal Caro. XII. Lodovico Castelvetro. XIII. Rifles-sioni sulle contese tra il Caro e Castelvetro. XIV. Conseguenze ditali controversie in Modena. XV. Altri rimatori XVI. Se ne anno-verano più altri. XVII. Poetesse celebri: Vittoria Colonna. XVIII.Veronica Gambara. XIX. Altre poetesse. XX. Lucia Bertana e piùaltre. XXI. Tarquinia Molza. XXII. Altre rimatrici. XXIII. Pelle-grino Morato padre di Olimpia. XXIV. Notizie della detta Olim-pia. XXV. Scrittori di poesie satiriche. XXVI. Scrittori di poesiegiocose. XXVII. Imitatori del Berni. XXVIII. Scrittori di poesiepastorali: Jacopo Sannazzaro. XXIX. Altri poeti pastorali: Ber-nardo Baldi. XXX. Poesie pescatorie. XXXI. Scrittori di poemididascalici, e tra essi Luigi Alamanni. XXXII. Giovanni Rucellai.XXXIII. Tito Gio. Scandianese ed Erasmo da Valvasone. XXXIV.Poemetti storici. XXXV. Poemetti morali e biblici. XXXVI. Scrit-tori di novelle: Matteo Bandello. XXXVII. Scrittori di poemi ro-manzeschi. XXXVIII. Bernardo Tasso. XXXIX. Suoi poemi. XL.Notizie dell'Ariosto. XLI. Suo poema. XLII. Altri poemi roman-zeschi. XLIII. Poeti epici: Gio. Giorgio Trissino. XLIV. Suo poe-ma ed altre opere. XLV. Altri scrittori di poemi epici. XLVI. Noti-zie della vita di T. Tasso. XLVII. Sue vicende e loro origine. XL-VIII. Ultimi anni del Tasso. XLIX. Sue opere, e contese intornoalla Gerusalemme. L. Confronto dell'Ariosto col Tasso. LI. Poesiateatrale. LII. Tragedie del Trissino e del Rucellai. LIII. SperoneSperoni. LIV. Sua Canace: contese per essa insorte. LV. Tragediedel Giraldi e di altri. LVI. Giovanni Andrea dell'Anguillara. LVII.Altri scrittori di tragedie. LVIII. Il Cieco di Adria. LIX. FederigoAsinari e co. Pomponio Torelli. LX. Altre tragedie. LXI. Statodella commedia italiana di questo secolo. LXII. Scrittori di com-

    11

  • medie in verso. LXIII. Scrittori di commedie in prosa: card. Bib-biena. LXIV. Altri scrittori di commedie. LXV. Commedie delRuzzante. LXVI. Scrittori di drammi pastorali: il Beccari e il Tas-so. LXVII. Altri drammi pastorali. LXVIII. Notizie della vita diBattista Guarini. LXIX. Suo Pastor fido ed altre opere. LXX.Drammi per musica. LXXI. Magnificenza de' teatri italiani. LX-XII. A qual perfezione giugnesse la poesia. LXXIII. Traduzioni dipoeti greci o latini: LXXIV. Diverse controversie intorno allapoesia. LXXV. Varietà di metri introdotta. LXXVI. Notizie dellavita di Claudio Tolommei. LXXVII. Suoi studj e sue opere.

    12

    medie in verso. LXIII. Scrittori di commedie in prosa: card. Bib-biena. LXIV. Altri scrittori di commedie. LXV. Commedie delRuzzante. LXVI. Scrittori di drammi pastorali: il Beccari e il Tas-so. LXVII. Altri drammi pastorali. LXVIII. Notizie della vita diBattista Guarini. LXIX. Suo Pastor fido ed altre opere. LXX.Drammi per musica. LXXI. Magnificenza de' teatri italiani. LX-XII. A qual perfezione giugnesse la poesia. LXXIII. Traduzioni dipoeti greci o latini: LXXIV. Diverse controversie intorno allapoesia. LXXV. Varietà di metri introdotta. LXXVI. Notizie dellavita di Claudio Tolommei. LXXVII. Suoi studj e sue opere.

    12

  • STORIA DELLA

    LETTERATURA ITALIANADALL'ANNO MD FINO AL MDC.

    13

    STORIA DELLA

    LETTERATURA ITALIANADALL'ANNO MD FINO AL MDC.

    13

  • PARTE III. Belle Lettere, ed Arti.

    CAPO I. Storia.

    I. Copioso numero e illustre serie di storicici ha dato il secolo quintodecimo; e ci èconvenuto, a sfuggire una eccessiva lun-ghezza, e ristringerci quanto più era possibi-le, e fra moltissimi oggetti scegliere que'

    soli, il ragionar dei quali poteva riuscire e più piacevolee più vantaggioso. E nondimeno in confronto a quellidel secolo sestodecimo, di cui scriviamo, essi sembranoquasi un picciol ruscello in paragone di un amplo fiume;tanto è il lor numero e il loro valore. Le biblioteche sto-riche, e quella singolarmente aggiunta di fresco da m.Drovet all'ultima edizione del Metodo per istudiare laStoria di m. Lenglet, ci offrono a più centinaia gli scrit-tori italiani che in questo secolo si esercitarono in taleargomento. E i nomi di un Guicciardini, di un Bembo, diun Sigonio, di un Maffei, di un Bonfadio, di un Giovio,di un Varchi, di un Borghini, di un Paruta e di più altri,sono sì celebri ne' fasti della letteratura, ch'essi soli fan-no conoscere quanto questo studio tra noi fiorisse. Noi

    14

    Gran copia di storici in questo se-colo.

    PARTE III. Belle Lettere, ed Arti.

    CAPO I. Storia.

    I. Copioso numero e illustre serie di storicici ha dato il secolo quintodecimo; e ci èconvenuto, a sfuggire una eccessiva lun-ghezza, e ristringerci quanto più era possibi-le, e fra moltissimi oggetti scegliere que'

    soli, il ragionar dei quali poteva riuscire e più piacevolee più vantaggioso. E nondimeno in confronto a quellidel secolo sestodecimo, di cui scriviamo, essi sembranoquasi un picciol ruscello in paragone di un amplo fiume;tanto è il lor numero e il loro valore. Le biblioteche sto-riche, e quella singolarmente aggiunta di fresco da m.Drovet all'ultima edizione del Metodo per istudiare laStoria di m. Lenglet, ci offrono a più centinaia gli scrit-tori italiani che in questo secolo si esercitarono in taleargomento. E i nomi di un Guicciardini, di un Bembo, diun Sigonio, di un Maffei, di un Bonfadio, di un Giovio,di un Varchi, di un Borghini, di un Paruta e di più altri,sono sì celebri ne' fasti della letteratura, ch'essi soli fan-no conoscere quanto questo studio tra noi fiorisse. Noi

    14

    Gran copia di storici in questo se-colo.

  • dunque ci sforzeremo di dare una tale idea dell'ardore edell'entusiasmo con cui gl'Italiani si accinsero ad illu-strare la storia, che nulla si scemi di quella lode che per-ciò loro è dovuta, e non si oltrepassino insieme i confinidi una ragionevole brevità. Ma prima di parlar degli sto-rici, deesi dire di quelli che colle loro opere servirono adessi di guida, per isfuggire gli errori e per giugnere alloscoprimento del vero.

    II. La notizia de' tempi e la notizia de' luo-ghi è un doppio ramo di erudizione sì neces-sario alla storia, che senza esso ella non puòriuscire nè esatta, nè veritiera. Poco nell'unae nell'altra erano istruiti gli storici de' secoli

    precedenti; e perciò nelle lor narrazioni si vede spessodisordine e confusione. Affinchè dunque la storia cam-minasse con piè sicuro, conveniva che la cronologia e lageografia fosse più conosciuta che non era stata in ad-dietro. Ma per riguardo alla cronologia, ci convien con-fessare che solo alla fine di questo secolo cominciò ellaad uscir dalle tenebre, e che il primo a formare in certomodo una scienza, cioè Giuseppe Scaligero, non fu ve-ramente italiano. Egli è vero che, se volessimo seguiregli esempj altrui, potremmo annoverarlo tra' nostri,come figliuolo di padre italiano, cioè di Giulio Cesare,di cui diremo altrove. Ma paghi delle nostre glorie, noninvidiamo le altrui; e poichè Giuseppe nacque in Fran-cia, ove già il padre trasportata avea la famiglia, di buongrado il cediamo a' Francesi, imitando in ciò la modera-

    15

    Scrittori di cronologia e di geogra-fia antica.

    dunque ci sforzeremo di dare una tale idea dell'ardore edell'entusiasmo con cui gl'Italiani si accinsero ad illu-strare la storia, che nulla si scemi di quella lode che per-ciò loro è dovuta, e non si oltrepassino insieme i confinidi una ragionevole brevità. Ma prima di parlar degli sto-rici, deesi dire di quelli che colle loro opere servirono adessi di guida, per isfuggire gli errori e per giugnere alloscoprimento del vero.

    II. La notizia de' tempi e la notizia de' luo-ghi è un doppio ramo di erudizione sì neces-sario alla storia, che senza esso ella non puòriuscire nè esatta, nè veritiera. Poco nell'unae nell'altra erano istruiti gli storici de' secoli

    precedenti; e perciò nelle lor narrazioni si vede spessodisordine e confusione. Affinchè dunque la storia cam-minasse con piè sicuro, conveniva che la cronologia e lageografia fosse più conosciuta che non era stata in ad-dietro. Ma per riguardo alla cronologia, ci convien con-fessare che solo alla fine di questo secolo cominciò ellaad uscir dalle tenebre, e che il primo a formare in certomodo una scienza, cioè Giuseppe Scaligero, non fu ve-ramente italiano. Egli è vero che, se volessimo seguiregli esempj altrui, potremmo annoverarlo tra' nostri,come figliuolo di padre italiano, cioè di Giulio Cesare,di cui diremo altrove. Ma paghi delle nostre glorie, noninvidiamo le altrui; e poichè Giuseppe nacque in Fran-cia, ove già il padre trasportata avea la famiglia, di buongrado il cediamo a' Francesi, imitando in ciò la modera-

    15

    Scrittori di cronologia e di geogra-fia antica.

  • zione del march. Maffei che per questo motivo non gliha dato luogo tra gli scrittori veronesi (Ver. illustr. par.2, p. 307). La cronologia dunque in questo secolo non fuancora ridotta a sicuri e generali principj, ma ricevetteperò molto lume dalle fatiche di que' che scrissero sullastoria de' tempi antichi, e singolarmente dall'eruditissi-me opere del Panvinio e del Sigonio, colle quali la storiagreca, la romana e l'italiana de' bassi tempi cominciò adavere epoche ben fondate e distinte. Ma di esse diremoin appresso. Alquanto miglior fu la sorte della geografiaper la cura che da' nostri si ebbe e d'illustrar gli scrittoriche ci danno idea dell'antica, e di rischiarare coi lorotrattati lo stato della moderna. Alcune traduzioni di To-lomeo e di Strabone eransi già vedute in addietro; e noin'abbiamo parlato a suo luogo. Il primo che traducessein lingua italiana la Geografia di Tolomeo, fu il celebrePier Andrea Mattioli, di cui abbiamo già altrove trattato,ed egli la pubblicò in Venezia nel 1548, aggiungendoviinsieme i Comenti di Sebastiano Munstero, e più altreosservazioni e tavole di Jacopo Gastaldo natio di Villa-franca in Piemonte. Questa traduzione non parve al Ru-scelli bastante per ben conoscere l'antica geografia; e ol-tre il farne una nuova, vi aggiunse egli le sposizioni e ledichiarazioni di un discorso sullo stesso argomento diGiuseppe Moletti; e così accresciuto, pubblicò il suo To-lomeo la prima volta nel 1561. Più altre edizioni se nefecero appresso, e Giovanni Malombra nel 1574 e Giu-seppe Rosaccio da Pordenone nel 1598 vi fecero parec-chie giunte; intorno a che veggansi l'Argelati (Bibl. de'

    16

    zione del march. Maffei che per questo motivo non gliha dato luogo tra gli scrittori veronesi (Ver. illustr. par.2, p. 307). La cronologia dunque in questo secolo non fuancora ridotta a sicuri e generali principj, ma ricevetteperò molto lume dalle fatiche di que' che scrissero sullastoria de' tempi antichi, e singolarmente dall'eruditissi-me opere del Panvinio e del Sigonio, colle quali la storiagreca, la romana e l'italiana de' bassi tempi cominciò adavere epoche ben fondate e distinte. Ma di esse diremoin appresso. Alquanto miglior fu la sorte della geografiaper la cura che da' nostri si ebbe e d'illustrar gli scrittoriche ci danno idea dell'antica, e di rischiarare coi lorotrattati lo stato della moderna. Alcune traduzioni di To-lomeo e di Strabone eransi già vedute in addietro; e noin'abbiamo parlato a suo luogo. Il primo che traducessein lingua italiana la Geografia di Tolomeo, fu il celebrePier Andrea Mattioli, di cui abbiamo già altrove trattato,ed egli la pubblicò in Venezia nel 1548, aggiungendoviinsieme i Comenti di Sebastiano Munstero, e più altreosservazioni e tavole di Jacopo Gastaldo natio di Villa-franca in Piemonte. Questa traduzione non parve al Ru-scelli bastante per ben conoscere l'antica geografia; e ol-tre il farne una nuova, vi aggiunse egli le sposizioni e ledichiarazioni di un discorso sullo stesso argomento diGiuseppe Moletti; e così accresciuto, pubblicò il suo To-lomeo la prima volta nel 1561. Più altre edizioni se nefecero appresso, e Giovanni Malombra nel 1574 e Giu-seppe Rosaccio da Pordenone nel 1598 vi fecero parec-chie giunte; intorno a che veggansi l'Argelati (Bibl. de'

    16

  • Volgarizz. t. 4, p. 57, ec.) e il p. Paitoni (Bibl. degli Aut.antichi volgarizz. t. 4, p. 123, ec.). Gianantonio Magini,da noi mentovato già tra gli astrologi, diede a luce unaversione latina di Tolomeo, arricchita di molte tavole edi ampj comenti, ne' quali prese a paragonare l'anticacolla moderna geografia. E quest'opera ancora fu poi re-cata in lingua italiana da d. Leonardo cernoti venezianocanonico regolare di s. Salvadore, e stampata nel 1597.Molto erasi ancora affaticato ne' primi anni di questo se-colo nel rischiarar la Geografia di Tolomeo Paolo da Ca-nale 1, giovane dottissimo nelle tre lingue, e nella filoso-fia ancora, nella matematica e nell'astrologia. Ma losmoderato studio gli accorciò di troppo la vita, percioc-chè rottasegli una vena nel petto, ei veggendosi pocolontan dalla morte, ritirossi in un convento degli Agosti-niani, e tra pochi giorni in età di soli 25 anni finì di vi-vere, giovane compianto non solo pel suo molto sapere,ma ancora per l'amabilità della sua indole e per l'inno-cenza de' suoi costumi (Valer. de infelic. Literat. p. 31).Anche la Geografia di Strabone ebbe un nuovo interpre-te in Alfonso Bonacciuoli nobile ferrarese che la pubbli-cò in lingua italiana nel 1562 e nel 1565, e ci diede an-cora la Descrizione della Grecia di Pausania, stampatanel 1593. Di questo scrittore e di qualche altra opera dalui pubblicata ci dà notizia il co. Mazzucchelli (Scritt.ital. t. 2, par. 3, p. 1630). Ed io so bene che dopo tutte

    1 Il Valeriano mi ha tratto in errore, facendomi credere ch'egli si ritirasse tragli Agostiniani, mentre veramente ritirossi tra' Camaldolesi. Di lui parla alungo il p. degli Agostini (Scritt. venez. t. 2, p. 549).

    17

    Volgarizz. t. 4, p. 57, ec.) e il p. Paitoni (Bibl. degli Aut.antichi volgarizz. t. 4, p. 123, ec.). Gianantonio Magini,da noi mentovato già tra gli astrologi, diede a luce unaversione latina di Tolomeo, arricchita di molte tavole edi ampj comenti, ne' quali prese a paragonare l'anticacolla moderna geografia. E quest'opera ancora fu poi re-cata in lingua italiana da d. Leonardo cernoti venezianocanonico regolare di s. Salvadore, e stampata nel 1597.Molto erasi ancora affaticato ne' primi anni di questo se-colo nel rischiarar la Geografia di Tolomeo Paolo da Ca-nale 1, giovane dottissimo nelle tre lingue, e nella filoso-fia ancora, nella matematica e nell'astrologia. Ma losmoderato studio gli accorciò di troppo la vita, percioc-chè rottasegli una vena nel petto, ei veggendosi pocolontan dalla morte, ritirossi in un convento degli Agosti-niani, e tra pochi giorni in età di soli 25 anni finì di vi-vere, giovane compianto non solo pel suo molto sapere,ma ancora per l'amabilità della sua indole e per l'inno-cenza de' suoi costumi (Valer. de infelic. Literat. p. 31).Anche la Geografia di Strabone ebbe un nuovo interpre-te in Alfonso Bonacciuoli nobile ferrarese che la pubbli-cò in lingua italiana nel 1562 e nel 1565, e ci diede an-cora la Descrizione della Grecia di Pausania, stampatanel 1593. Di questo scrittore e di qualche altra opera dalui pubblicata ci dà notizia il co. Mazzucchelli (Scritt.ital. t. 2, par. 3, p. 1630). Ed io so bene che dopo tutte

    1 Il Valeriano mi ha tratto in errore, facendomi credere ch'egli si ritirasse tragli Agostiniani, mentre veramente ritirossi tra' Camaldolesi. Di lui parla alungo il p. degli Agostini (Scritt. venez. t. 2, p. 549).

    17

  • cotai traduzioni l'antica geografia non fu ancora ben co-nosciuta, sì perchè non eransi ancor ritrovati molti codi-ci de' detti antichi scrittori, coll'esame de' quali le loroopere si sono poscia più felicemente emendate, sì per-chè molti altri autori greci e latini son poi venute a luce,col cui confronto le descrizione dateci da Tolomeo e daStrabone sono state accresciute, o corrette, ma non deeimputarsi a lor colpa se que' primi illustratori della geo-grafia non ebber que' mezzi che a ben riuscire nel lorodisegno erano necessarj; anzi quanto minor copian'ebbero essi di tanto maggior lode son degni gli sforzida essi fatti per condurlo ad effetto.

    III. I sopraccennati scrittori nell'illustrarel'antica geografia cercarono insieme comu-nemente di rischiarar la moderna. Altri, la-sciato in disparte l'antico stato del mondo, si

    fecero solo a descriverne quello in cui era a' lor tempi.Due ampj trattati in lingua latina abbiamo su questo ar-gomento. Il primo è di Domenico Mario Negri venezia-no che al principio del secolo scrisse i suoi Comentarjsulla Geografia, i quali però non furono stampati che nel1557 in Basilea; opera assai erudita, e che sarebbe ancorpiù pregevole, se l'autore l'avesse alquanto meglio illu-strata con notizie storiche, e se lo stampatore svizzeronon ne avesse più volte guasti e contraffatti i nomi pro-prj. L'altro è Raffaello Maffei di Volterra, detto comune-mente Raffaello Volterrano il quale ne' primi XII libri

    18

    Scrittori digeografiamoderna.

    cotai traduzioni l'antica geografia non fu ancora ben co-nosciuta, sì perchè non eransi ancor ritrovati molti codi-ci de' detti antichi scrittori, coll'esame de' quali le loroopere si sono poscia più felicemente emendate, sì per-chè molti altri autori greci e latini son poi venute a luce,col cui confronto le descrizione dateci da Tolomeo e daStrabone sono state accresciute, o corrette, ma non deeimputarsi a lor colpa se que' primi illustratori della geo-grafia non ebber que' mezzi che a ben riuscire nel lorodisegno erano necessarj; anzi quanto minor copian'ebbero essi di tanto maggior lode son degni gli sforzida essi fatti per condurlo ad effetto.

    III. I sopraccennati scrittori nell'illustrarel'antica geografia cercarono insieme comu-nemente di rischiarar la moderna. Altri, la-sciato in disparte l'antico stato del mondo, si

    fecero solo a descriverne quello in cui era a' lor tempi.Due ampj trattati in lingua latina abbiamo su questo ar-gomento. Il primo è di Domenico Mario Negri venezia-no che al principio del secolo scrisse i suoi Comentarjsulla Geografia, i quali però non furono stampati che nel1557 in Basilea; opera assai erudita, e che sarebbe ancorpiù pregevole, se l'autore l'avesse alquanto meglio illu-strata con notizie storiche, e se lo stampatore svizzeronon ne avesse più volte guasti e contraffatti i nomi pro-prj. L'altro è Raffaello Maffei di Volterra, detto comune-mente Raffaello Volterrano il quale ne' primi XII libri

    18

    Scrittori digeografiamoderna.

  • della sua grand'opera intitolata Commentariorum Urba-norum Libri XXXVIII, assai a lungo ragiona della geo-grafia, e vi fa ancora menzione delle nuove scoperte de'Portoghesi e degli Spagnuoli, il che non avea fatto ilNegri. Di questo celebre autore, che nato in Volterra nel1451, finì di vivere in Roma ne 1522, lasciando grannome non solo pel suo sapere, ma ancora per la sua rarapietà, io sarò pago di accennare la Vita che ne ha scrittamonsig. Benedetto Falconcini vescovo d'Arezzo, stam-pata in Roma nel 1722, e due medaglie in onor di essoconiate, che si veggono nel Museo mazzucchelliano (t.1, p. 119). L'opera poc'anzi accennata, a cui egli dà prin-cipio colla geografia, si stende poi alla storia degli uo-mini illustri antichi e moderni: indi passa alle scienze, edi tutte distintamente ragiona, sicchè ella può essereconsiderata come un compendio di tutto ciò che allor sisapeva, ed essa ci fa conoscere in fatti, quanto laboriosofosse questo scrittore; ma ci fa insieme bramare che allafatica e all'erudizione in essa raccolta fosse stata ugualela critica e l'accorgimento nel separare, e nello scegliermeglio le cose. Di alcune traduzioni dal greco e di altreopere da lui composte si può vedere il catalogo nellasuddetta Vita. oltre queste dotte opere, poco altro abbia-mo in questo genere. La traduzion della breve descri-zion del mondo, scritta nel precedente secolo da Zacca-ria Lilio vicentino e canonico lateranense, tradotta initaliano da Francesco Baldelli, cortonese autore di mol-tissime altre traduzioni di antichi scrittori (V. Mazzucch.l. c. t. 2, par. 1, p. 100), un breve discorso di Giason de

    19

    della sua grand'opera intitolata Commentariorum Urba-norum Libri XXXVIII, assai a lungo ragiona della geo-grafia, e vi fa ancora menzione delle nuove scoperte de'Portoghesi e degli Spagnuoli, il che non avea fatto ilNegri. Di questo celebre autore, che nato in Volterra nel1451, finì di vivere in Roma ne 1522, lasciando grannome non solo pel suo sapere, ma ancora per la sua rarapietà, io sarò pago di accennare la Vita che ne ha scrittamonsig. Benedetto Falconcini vescovo d'Arezzo, stam-pata in Roma nel 1722, e due medaglie in onor di essoconiate, che si veggono nel Museo mazzucchelliano (t.1, p. 119). L'opera poc'anzi accennata, a cui egli dà prin-cipio colla geografia, si stende poi alla storia degli uo-mini illustri antichi e moderni: indi passa alle scienze, edi tutte distintamente ragiona, sicchè ella può essereconsiderata come un compendio di tutto ciò che allor sisapeva, ed essa ci fa conoscere in fatti, quanto laboriosofosse questo scrittore; ma ci fa insieme bramare che allafatica e all'erudizione in essa raccolta fosse stata ugualela critica e l'accorgimento nel separare, e nello scegliermeglio le cose. Di alcune traduzioni dal greco e di altreopere da lui composte si può vedere il catalogo nellasuddetta Vita. oltre queste dotte opere, poco altro abbia-mo in questo genere. La traduzion della breve descri-zion del mondo, scritta nel precedente secolo da Zacca-ria Lilio vicentino e canonico lateranense, tradotta initaliano da Francesco Baldelli, cortonese autore di mol-tissime altre traduzioni di antichi scrittori (V. Mazzucch.l. c. t. 2, par. 1, p. 100), un breve discorso di Giason de

    19

  • Nores intorno alla Geografia, che va unito col Trattatodella sfera del medesimo autore, un discorso di Cosmo-grafia d'incerto autore stampato da Aldo nel 1590, e fi-nalmente l'Universale Fabbrica del Mondo, ovvero Co-smografia divisa in quattro Trattati di Gian LorenzoAnania nato in Taverna nella Calabria ulteriore stampatala prima volta in Venezia nel 1579, e poscia più altrevolte (ivi t. 1, par. 2, p. 658), non sono tali opere chepossano ora rammentarsi con grandi elogi. Opera assaipiù ampia e, per quanto sembra, di gran lunga più esattaavea in animo di pubblicare Cassiano Camilli o Camillagenovese, il quale a tal fine avea corsa viaggiando nonsol l'Europa, ma l'Africa ancora e l'Asia. Di questagrand'opera e dell'esattezza con cui era scritta, abbiamouna bella testimonianza in una lettera del card. Cortese,scritta mentr'era nel monastero di Lerins, cioè prima del1528. Era il Cortese amicissimo del Camilli, come rac-cogliesi da alcune lettere da esso scritte (Cortes. Op. t.2, p. 126, 132, ec.). Or poichè ne intese la morte, eglisfogò il suo dolore scrivendo a Vincenzo Borlasca geno-vese esso pure, e dopo aver detto quanto il Camilli fosseda lui amata e stimato, venendo a parlar dell'opera ac-cennata, "Accedit praeterea, dice (ib. p. 137), damnumincredibile, quod ex laborius ejus deperditis doctos om-nes facturos esse non dubito. Animum enim adjecerat adCosmographiae parres omne illustrandas, et cum dili-gentissime locorum omnium situs, et corum quae anti-quis cognita fuerunt, et quae nuper inventa sunt, nobisse descripturum speraret, praecipue tamen, quo olim no-

    20

    Nores intorno alla Geografia, che va unito col Trattatodella sfera del medesimo autore, un discorso di Cosmo-grafia d'incerto autore stampato da Aldo nel 1590, e fi-nalmente l'Universale Fabbrica del Mondo, ovvero Co-smografia divisa in quattro Trattati di Gian LorenzoAnania nato in Taverna nella Calabria ulteriore stampatala prima volta in Venezia nel 1579, e poscia più altrevolte (ivi t. 1, par. 2, p. 658), non sono tali opere chepossano ora rammentarsi con grandi elogi. Opera assaipiù ampia e, per quanto sembra, di gran lunga più esattaavea in animo di pubblicare Cassiano Camilli o Camillagenovese, il quale a tal fine avea corsa viaggiando nonsol l'Europa, ma l'Africa ancora e l'Asia. Di questagrand'opera e dell'esattezza con cui era scritta, abbiamouna bella testimonianza in una lettera del card. Cortese,scritta mentr'era nel monastero di Lerins, cioè prima del1528. Era il Cortese amicissimo del Camilli, come rac-cogliesi da alcune lettere da esso scritte (Cortes. Op. t.2, p. 126, 132, ec.). Or poichè ne intese la morte, eglisfogò il suo dolore scrivendo a Vincenzo Borlasca geno-vese esso pure, e dopo aver detto quanto il Camilli fosseda lui amata e stimato, venendo a parlar dell'opera ac-cennata, "Accedit praeterea, dice (ib. p. 137), damnumincredibile, quod ex laborius ejus deperditis doctos om-nes facturos esse non dubito. Animum enim adjecerat adCosmographiae parres omne illustrandas, et cum dili-gentissime locorum omnium situs, et corum quae anti-quis cognita fuerunt, et quae nuper inventa sunt, nobisse descripturum speraret, praecipue tamen, quo olim no-

    20

  • mine, quo nunc unusquisque locus appelletur, omni stu-dio vestigarat. Qua in re jam tantum profecerat, ut nonportus modo, promontoria, sinus, insulas fluvios, mon-tes, urbesque celeberrimi nominis, sed infima quaequeoppida ita memoriter, ut proprium nomen, tenere videre-tur. Quae omnino nobis minus dolenda purarem, si spesaliqua esset, quempiam pari doctrina et diligentia id ip-sum praestiturum esse. Sed quisnam, obsecro, erit, quicum exquisita illius disciplina conjunctam habeat loco-rum cognitionem, non auditu et lectione tantum, sed pi-dibus oculisque perceptam? Navigaret enim, ut scis, adTanaim, ad Phasidem. Peragrarat ferme regiones omnesAsiae, Aegyptum, Africamque lustrarat. Taceo de Hi-spania, Britannia, Gallia, Germania, quas sic habebatcognitas, ut digitos unguesque suos" 2.

    IV. Il genio di navigare che per la scopertadell'America si rendette sì grande e sì uni-versale, mosse due scrittori italiani a trattareprincipalmente delle isole di tutto il mondo.Il primo di essi fu Benedetto Bordone, dicui abbiamo alle stampe l'Isolario pubblica-

    to in Venezia, la prima volta nel 1528, e poscia altre vol-te. Appena mi tratterrei io a parlare di questo scrittore,se una quistione assai dibattuta qui non ci si offerisse,2 Di due vastissime opere geografiche che aveva intraprese l'infatigabile e

    dottissimo Bernardino Baldi, una delle quali in dodici tomi in quarto,l'altra in quattro in folio, ma non finite, conservansi nella biblioteca Alba-ni in Roma, ci ha dato notizia il ch. p. Affò (Vita del Baldi p. 226, 227).

    21

    Giulio Ce-sare Scali-gero: ricer-che sulla sua condi-zione.

    mine, quo nunc unusquisque locus appelletur, omni stu-dio vestigarat. Qua in re jam tantum profecerat, ut nonportus modo, promontoria, sinus, insulas fluvios, mon-tes, urbesque celeberrimi nominis, sed infima quaequeoppida ita memoriter, ut proprium nomen, tenere videre-tur. Quae omnino nobis minus dolenda purarem, si spesaliqua esset, quempiam pari doctrina et diligentia id ip-sum praestiturum esse. Sed quisnam, obsecro, erit, quicum exquisita illius disciplina conjunctam habeat loco-rum cognitionem, non auditu et lectione tantum, sed pi-dibus oculisque perceptam? Navigaret enim, ut scis, adTanaim, ad Phasidem. Peragrarat ferme regiones omnesAsiae, Aegyptum, Africamque lustrarat. Taceo de Hi-spania, Britannia, Gallia, Germania, quas sic habebatcognitas, ut digitos unguesque suos" 2.

    IV. Il genio di navigare che per la scopertadell'America si rendette sì grande e sì uni-versale, mosse due scrittori italiani a trattareprincipalmente delle isole di tutto il mondo.Il primo di essi fu Benedetto Bordone, dicui abbiamo alle stampe l'Isolario pubblica-

    to in Venezia, la prima volta nel 1528, e poscia altre vol-te. Appena mi tratterrei io a parlare di questo scrittore,se una quistione assai dibattuta qui non ci si offerisse,2 Di due vastissime opere geografiche che aveva intraprese l'infatigabile e

    dottissimo Bernardino Baldi, una delle quali in dodici tomi in quarto,l'altra in quattro in folio, ma non finite, conservansi nella biblioteca Alba-ni in Roma, ci ha dato notizia il ch. p. Affò (Vita del Baldi p. 226, 227).

    21

    Giulio Ce-sare Scali-gero: ricer-che sulla sua condi-zione.

  • che non vuolsi passare senza esame, cioè s'ei fosse pa-dovano, o vicentino, e, ciò che più importa, s'ei fosse ono il padre del celebre Giulio Cesare Scaligero. E quan-to al primo, lasciando in disparte gli scrittori posteriori,la cui autorità in tali cose non è di gran peso, due scrit-tori del secolo XVI lo dicono padovano, cioè lo Scar-deone (De antiquit. urb. Patav. l. 2, cl. 11) e LeandroAlberti (Descriz. d'Ital. p. 479); un altro di quel secolmedesimo cioè lo storico veronese Girolamo Corte, lodice veronese (Stor. di Ver. l. 12). A chi dunque crede-rem noi? A me sembra che i due primi sien più degni difede. Il Corte scrisse la sua Storia verso la fine del seco-lo XVI, e fu perciò assai men vicino al Bordone autoredell'Isolario che lo Scardene nato nel 1478, e l'Albertinato l'anno seguente, e inoltre il primo padovano di na-scita e di soggiorno conobbe ivi il Bordone, e potè bensapere di qual patria egli fosse. Aggiungasi che più altriscrittori dello stesso cognome, come Benvenuto Bordo-ni, Giulio Bordoni, Jacopo Bordoni servita furono pado-vani (V. Mazzucch. Scritt. ital. t. 2, par. 3, p. 1703,1706); onde è certo che in Padova esisteva questa fami-glia. Io confesso perciò, che inclino a pensare che l'auto-re dell'Isolario fosse natio di Padova. Ma fu egli vera-mente il padre di Giulio Cesare? Niuno de' tre suddettiscrittori ciò afferma. Per altra parte Giglio Gregorio Gi-raldi (De Poetis nostri temp. dial. 2) conoscente e ami-co dello Scaligero lo fa veronese. Julius Scaliger, quiprius Burdonis cognomine fuit, Veronensis... versuquaedam cecinit, inter quae Elysius (Poematis haec in-

    22

    che non vuolsi passare senza esame, cioè s'ei fosse pa-dovano, o vicentino, e, ciò che più importa, s'ei fosse ono il padre del celebre Giulio Cesare Scaligero. E quan-to al primo, lasciando in disparte gli scrittori posteriori,la cui autorità in tali cose non è di gran peso, due scrit-tori del secolo XVI lo dicono padovano, cioè lo Scar-deone (De antiquit. urb. Patav. l. 2, cl. 11) e LeandroAlberti (Descriz. d'Ital. p. 479); un altro di quel secolmedesimo cioè lo storico veronese Girolamo Corte, lodice veronese (Stor. di Ver. l. 12). A chi dunque crede-rem noi? A me sembra che i due primi sien più degni difede. Il Corte scrisse la sua Storia verso la fine del seco-lo XVI, e fu perciò assai men vicino al Bordone autoredell'Isolario che lo Scardene nato nel 1478, e l'Albertinato l'anno seguente, e inoltre il primo padovano di na-scita e di soggiorno conobbe ivi il Bordone, e potè bensapere di qual patria egli fosse. Aggiungasi che più altriscrittori dello stesso cognome, come Benvenuto Bordo-ni, Giulio Bordoni, Jacopo Bordoni servita furono pado-vani (V. Mazzucch. Scritt. ital. t. 2, par. 3, p. 1703,1706); onde è certo che in Padova esisteva questa fami-glia. Io confesso perciò, che inclino a pensare che l'auto-re dell'Isolario fosse natio di Padova. Ma fu egli vera-mente il padre di Giulio Cesare? Niuno de' tre suddettiscrittori ciò afferma. Per altra parte Giglio Gregorio Gi-raldi (De Poetis nostri temp. dial. 2) conoscente e ami-co dello Scaligero lo fa veronese. Julius Scaliger, quiprius Burdonis cognomine fuit, Veronensis... versuquaedam cecinit, inter quae Elysius (Poematis haec in-

    22

  • scriptio est)... apprime eruditus. Il march. Maffei (Ver.illustr. par. 2, p. 295) aggiugne a questa la testimonianzadi Francesco Pola, che dice lo Scaligero nato a Ferrarain Montebaldo. Ma il Pola ancora è autore alquanto lon-tano, poichè nato solo nel 1572, quattro anni dopo lamorte dello Scaligero. Io non aggiugnerò l'autorità delmedesimo Giulio Cesare e di Giuseppe di lui figliuolo, iquali sempre si disser veronesi, perciocchè non poteanessi fare altrimenti, volendo spacciarsi come usciti dallafamiglia della Scala signora di Verona. Nondimeno ledue accennate testimonianze son sembrate di tal forzaad Apostolo Zeno, che parendogli innegabile per unaparte che Benedetto Bordone autore dell'Isolario fossepadovano, e per l'altra che Giulio Cesare fosse veronese,ha congetturato che due dello stesso nome e cognomevivessero al tempo stesso; uno in Padova, autoredell'Isolario, l'altro in Verona padre di Giulio Cesare(Note al Fontan. t. 2, p. 267, ec.). Nè ciò può rigettarsicome impossibile. Ma se non è improbabile che l'autoredell'Isolario fosse padre di Giulio Cesare, non fa biso-gno di moltiplicar le persone. Or benchè l'autorità di Gi-raldi che facendo Giulio Cesare veronese, sembra nega-re ch'ei fosse figlio del padovano, sia certamente assaiforte, deesi riflettere nondimeno ch'ei era ferrarese, eperciò delle famiglie di Verona e di Padova forse nonera ben informato; e che inoltre egli scrivea quandoGiulio Cesare avea già assunto il cognome di Scaligero,e quindi già erasi spacciato per veronese. Alla detta au-torità inoltre possiamo apporne un'altra, cioè quella del

    23

    scriptio est)... apprime eruditus. Il march. Maffei (Ver.illustr. par. 2, p. 295) aggiugne a questa la testimonianzadi Francesco Pola, che dice lo Scaligero nato a Ferrarain Montebaldo. Ma il Pola ancora è autore alquanto lon-tano, poichè nato solo nel 1572, quattro anni dopo lamorte dello Scaligero. Io non aggiugnerò l'autorità delmedesimo Giulio Cesare e di Giuseppe di lui figliuolo, iquali sempre si disser veronesi, perciocchè non poteanessi fare altrimenti, volendo spacciarsi come usciti dallafamiglia della Scala signora di Verona. Nondimeno ledue accennate testimonianze son sembrate di tal forzaad Apostolo Zeno, che parendogli innegabile per unaparte che Benedetto Bordone autore dell'Isolario fossepadovano, e per l'altra che Giulio Cesare fosse veronese,ha congetturato che due dello stesso nome e cognomevivessero al tempo stesso; uno in Padova, autoredell'Isolario, l'altro in Verona padre di Giulio Cesare(Note al Fontan. t. 2, p. 267, ec.). Nè ciò può rigettarsicome impossibile. Ma se non è improbabile che l'autoredell'Isolario fosse padre di Giulio Cesare, non fa biso-gno di moltiplicar le persone. Or benchè l'autorità di Gi-raldi che facendo Giulio Cesare veronese, sembra nega-re ch'ei fosse figlio del padovano, sia certamente assaiforte, deesi riflettere nondimeno ch'ei era ferrarese, eperciò delle famiglie di Verona e di Padova forse nonera ben informato; e che inoltre egli scrivea quandoGiulio Cesare avea già assunto il cognome di Scaligero,e quindi già erasi spacciato per veronese. Alla detta au-torità inoltre possiamo apporne un'altra, cioè quella del

    23

  • Tommasini, non già che questi fosse contemporaneodello Scaligero, ma egli afferma che Gianmario Avanzipoeta e giureconsulto assai celebre, aveagli narrato diaver udito da suo padre, stato già condiscepolo delloScaligero, che questi essendo scolaro in Padova, diceva-si a que' tempi Giulio Bordone padovano: "Julius CaesarScaliger, quitamen tunc temporis in principem nondumevaserat, sed vero et proprio nomine Julius BordoniusPatavinus appellabatur. Fuerat, audivisse, nobisaffirmavit spectatae fidei vir Jo. Marius Avantius Poetaet J. C. celeberrimus (Elog. p. 65)". La quale testimo-nianza, se non vogliam dare una solenne mentita alTommasini, ha forza uguale, e forse ancor maggiore, diquella del Giraldi. Più ancora: il Zeno accenna un epi-gramma di Giulio Bordone Medico Padovano, stampatonel 1515, e la traduzione italiana del secondo tomo delleVite di Plutarco, fatta da Messer Giulio Bordone da Pa-dova, e stampata la prima volta in Venezia nel 1525, dicui anche più altri scrittori fanno menzione. Or questoGiulio Bordone Medico Padovano sarebb'egli per av-ventura lo stesso che Giulio Cesare Scaligero? È certoche Giulio Cesare fu dottore in medicina, e benchè ilZeno rigetti come supposto il diploma della laurea con-feritagli in Padova, allegato dal march. Maffei, lo stessoScaligero però intitolossi dottore in medicina come pro-va il medesimo Zeno. È certo ch'ei non partì dall'Italiaprima del 1525 come tutti affermano gli scrittori dellaVita. È certo ch'ei fu della famiglia de' Bordoni. È certoch'ei non si usurpò il cognome di Scaligero se non in

    24

    Tommasini, non già che questi fosse contemporaneodello Scaligero, ma egli afferma che Gianmario Avanzipoeta e giureconsulto assai celebre, aveagli narrato diaver udito da suo padre, stato già condiscepolo delloScaligero, che questi essendo scolaro in Padova, diceva-si a que' tempi Giulio Bordone padovano: "Julius CaesarScaliger, quitamen tunc temporis in principem nondumevaserat, sed vero et proprio nomine Julius BordoniusPatavinus appellabatur. Fuerat, audivisse, nobisaffirmavit spectatae fidei vir Jo. Marius Avantius Poetaet J. C. celeberrimus (Elog. p. 65)". La quale testimo-nianza, se non vogliam dare una solenne mentita alTommasini, ha forza uguale, e forse ancor maggiore, diquella del Giraldi. Più ancora: il Zeno accenna un epi-gramma di Giulio Bordone Medico Padovano, stampatonel 1515, e la traduzione italiana del secondo tomo delleVite di Plutarco, fatta da Messer Giulio Bordone da Pa-dova, e stampata la prima volta in Venezia nel 1525, dicui anche più altri scrittori fanno menzione. Or questoGiulio Bordone Medico Padovano sarebb'egli per av-ventura lo stesso che Giulio Cesare Scaligero? È certoche Giulio Cesare fu dottore in medicina, e benchè ilZeno rigetti come supposto il diploma della laurea con-feritagli in Padova, allegato dal march. Maffei, lo stessoScaligero però intitolossi dottore in medicina come pro-va il medesimo Zeno. È certo ch'ei non partì dall'Italiaprima del 1525 come tutti affermano gli scrittori dellaVita. È certo ch'ei fu della famiglia de' Bordoni. È certoch'ei non si usurpò il cognome di Scaligero se non in

    24

  • Francia, e pare, secondo la testimonianza del Tommasi-ni, che tardi ancora egli prendesse l'altro pronome di Ce-sare. Perchè dunque non crederem noi che, poichè loScaligero fu certamente Giulio Bordone Medico, ei siaappunto quel Giulio Bordone, Medico Padovano, autoredell'epigramma e della versione poc'anzi citata, e quindifiglio dell'autore dell'Isolario? Aggiungasi che lo Sciop-pio afferma di aver veduto stampato in Ferrara in casa diAntonio Montecatino quel poemetto medesimo intitola-to Elysius, che il Giraldi attribuisce allo Scaligero; e ciassicura che il titolo era Julii Bordonis Elysius (Scalig.Hypobolism. p. 112, 148) 3. Il Zeno oppone che, se ciòfosse stato, l'Alberti e lo Scardeone, che fanno elogiodel padre, avrebbon lodato non meno il figlio. Ma quan-to all'Alberti, se egli nol nomina con Benedetto parlandode' Padovani celebri per sapere, nol nomina pure oveparla de' celebri Veronesi; e quindi quella ragione stessache si addurrà da altri a spiegare il silenzio dell'Albertitenuto in questo secondo luogo, addurrolla io pure aspiegare il silenzio tenuto nel primo. Allo Scardeonestorico padovano io opporrò il Corte storico veroneseche similmente non fa motto di Giulio Cesare; e chie-dendo agli altri per qual motivo questi ne abbia taciuto,rivolgerò contro di essi la lor risposta adattandola alloScardeone. Aggiugne il Zeno che anche Benedettoavrebbe dovuto dar qualche cenno di un figlio che co-

    3 Questo Poemetto di Giulio cesare Bordone, detto poscia Scaligero, è statopubblicato dal ch. sig. ab. Domenico Ferri (Raccol. ferrar. d'Opusc. t. 6 p.203).

    25

    Francia, e pare, secondo la testimonianza del Tommasi-ni, che tardi ancora egli prendesse l'altro pronome di Ce-sare. Perchè dunque non crederem noi che, poichè loScaligero fu certamente Giulio Bordone Medico, ei siaappunto quel Giulio Bordone, Medico Padovano, autoredell'epigramma e della versione poc'anzi citata, e quindifiglio dell'autore dell'Isolario? Aggiungasi che lo Sciop-pio afferma di aver veduto stampato in Ferrara in casa diAntonio Montecatino quel poemetto medesimo intitola-to Elysius, che il Giraldi attribuisce allo Scaligero; e ciassicura che il titolo era Julii Bordonis Elysius (Scalig.Hypobolism. p. 112, 148) 3. Il Zeno oppone che, se ciòfosse stato, l'Alberti e lo Scardeone, che fanno elogiodel padre, avrebbon lodato non meno il figlio. Ma quan-to all'Alberti, se egli nol nomina con Benedetto parlandode' Padovani celebri per sapere, nol nomina pure oveparla de' celebri Veronesi; e quindi quella ragione stessache si addurrà da altri a spiegare il silenzio dell'Albertitenuto in questo secondo luogo, addurrolla io pure aspiegare il silenzio tenuto nel primo. Allo Scardeonestorico padovano io opporrò il Corte storico veroneseche similmente non fa motto di Giulio Cesare; e chie-dendo agli altri per qual motivo questi ne abbia taciuto,rivolgerò contro di essi la lor risposta adattandola alloScardeone. Aggiugne il Zeno che anche Benedettoavrebbe dovuto dar qualche cenno di un figlio che co-

    3 Questo Poemetto di Giulio cesare Bordone, detto poscia Scaligero, è statopubblicato dal ch. sig. ab. Domenico Ferri (Raccol. ferrar. d'Opusc. t. 6 p.203).

    25

  • minciava già ad aver qualche nome. Ma possiam noi sa-pere che Benedetto non avesse forse qualche motivo diesser mal soddisfatto del figlio, e che perciò inveced'indirizzare a lui l'opera, la indirizzasse a quel Baldas-sarre Bordone Cirurgico suo nipote? Finalmente sembrache il Zeno adotti ciò che afferma Giuseppe figlio diGiulio Cesare, cioè che questi non mai pose piede in Pa-dova, e crede probabile ch'ei ricevesse la laurea o inFerrara, o in Bologna. Ma tra i professori ch'egli stessodice esser stati uditi da Giulio Cesare e da lui medesimonominati tra i suoi maestri, veggiamo il calabrese Za-marra, il quale nè in Ferrara, nè in Bologna, ma solo inPadova tenne scuola. A me par dunque che non moltoforti sien le ragioni per cui lo scaligero provasi di patriaveronese; e che i fondamenti di crederlo padovano, equindi figlio dell'autore dell'Isolario, siano di moltopeso; e perciò confesso che a questa seconda opinioneio propendo assai più che alla prima. Or dopo questanon breve, ma forse non inutile digressione, tornando aBenedetto, questi, per testimonianza di Leandro Albertifu astrologo e geografico e miniatore eccellente. Gliscrittori padovani, e singolarmente il sig. GiovanbattistaRossetti (Descriz. delle Pitture, ec. di Pad. p. 118, ed.pad. 1776), affermano che alcuni codici da lui miniati siconservano presso i monaci di S. Giustina; e fra essi unEvangelario e un epistolario, e ch'egli nel suo dipingeresi accosta molto alla maniera di Andrea Mantegna. Findal 1494 avea egli pubblicati in Venezia alcuni Dialoghidi Luciano, già da altri tradotti, ma da lui corretti, e per

    26

    minciava già ad aver qualche nome. Ma possiam noi sa-pere che Benedetto non avesse forse qualche motivo diesser mal soddisfatto del figlio, e che perciò inveced'indirizzare a lui l'opera, la indirizzasse a quel Baldas-sarre Bordone Cirurgico suo nipote? Finalmente sembrache il Zeno adotti ciò che afferma Giuseppe figlio diGiulio Cesare, cioè che questi non mai pose piede in Pa-dova, e crede probabile ch'ei ricevesse la laurea o inFerrara, o in Bologna. Ma tra i professori ch'egli stessodice esser stati uditi da Giulio Cesare e da lui medesimonominati tra i suoi maestri, veggiamo il calabrese Za-marra, il quale nè in Ferrara, nè in Bologna, ma solo inPadova tenne scuola. A me par dunque che non moltoforti sien le ragioni per cui lo scaligero provasi di patriaveronese; e che i fondamenti di crederlo padovano, equindi figlio dell'autore dell'Isolario, siano di moltopeso; e perciò confesso che a questa seconda opinioneio propendo assai più che alla prima. Or dopo questanon breve, ma forse non inutile digressione, tornando aBenedetto, questi, per testimonianza di Leandro Albertifu astrologo e geografico e miniatore eccellente. Gliscrittori padovani, e singolarmente il sig. GiovanbattistaRossetti (Descriz. delle Pitture, ec. di Pad. p. 118, ed.pad. 1776), affermano che alcuni codici da lui miniati siconservano presso i monaci di S. Giustina; e fra essi unEvangelario e un epistolario, e ch'egli nel suo dipingeresi accosta molto alla maniera di Andrea Mantegna. Findal 1494 avea egli pubblicati in Venezia alcuni Dialoghidi Luciano, già da altri tradotti, ma da lui corretti, e per

    26

  • la prima volta dati alla luce (Zeno l. c.). Egli inoltre, se-condo l'Alberti, fece un'esatta descrizion dell'Italia, laqual però non trovo che sia stata stampata. Maggiorfama gli ottenne il suo Isolario, in cui non solo ci dà inomi di tutte l'isole del mondo, aggiungendone la de-scrizione in tavole scolpite in legno, ma narra ancora leproprietà di ciascheduna, i costumi degli abitanti, le tra-dizioni dell'antica mitologia, che ad esse appartengono,e potè perciò allora essere rimirata come opera assaierudita. L'altro illustratore dell'isole fu Tommaso Por-cacchi che nel 1576 pubblicò le Isole più famose delMondo descritte da Tommaso Porcacchi da CastiglioneAretino e intagliate da Girolamo Porro. Ma dell'autoredovrem ragionare di nuovo tra poco.

    V. A questi illustratori della general geogra-fia debbonsi aggiungere alcuni altri chequalche particolar parte ne rischiararono; e

    due singolarmente che si occuparono intorno alla comunloro patria, l'Italia. La descrizione fattane nel secolo pre-cedente da Biondo Flavio era per riguardo a quei tempimolto pregevole. Ma più cose si erano già scoperte chedoveansi aggiungere, o emendare. A ciò si accinse FraLeandro Alberti dell'Ordine de' Predicatori. Poco io mitratterrò a parlare di questo dotto scrittore, perchè già nehanno a lungo trattato i padri Quetif e Echard (Script.Ord. Praed. t. 2, p. 137, ec.), ed il co. Mazzucchelli

    27

    F. LeandroAlberti.

    la prima volta dati alla luce (Zeno l. c.). Egli inoltre, se-condo l'Alberti, fece un'esatta descrizion dell'Italia, laqual però non trovo che sia stata stampata. Maggiorfama gli ottenne il suo Isolario, in cui non solo ci dà inomi di tutte l'isole del mondo, aggiungendone la de-scrizione in tavole scolpite in legno, ma narra ancora leproprietà di ciascheduna, i costumi degli abitanti, le tra-dizioni dell'antica mitologia, che ad esse appartengono,e potè perciò allora essere rimirata come opera assaierudita. L'altro illustratore dell'isole fu Tommaso Por-cacchi che nel 1576 pubblicò le Isole più famose delMondo descritte da Tommaso Porcacchi da CastiglioneAretino e intagliate da Girolamo Porro. Ma dell'autoredovrem ragionare di nuovo tra poco.

    V. A questi illustratori della general geogra-fia debbonsi aggiungere alcuni altri chequalche particolar parte ne rischiararono; e

    due singolarmente che si occuparono intorno alla comunloro patria, l'Italia. La descrizione fattane nel secolo pre-cedente da Biondo Flavio era per riguardo a quei tempimolto pregevole. Ma più cose si erano già scoperte chedoveansi aggiungere, o emendare. A ciò si accinse FraLeandro Alberti dell'Ordine de' Predicatori. Poco io mitratterrò a parlare di questo dotto scrittore, perchè già nehanno a lungo trattato i padri Quetif e Echard (Script.Ord. Praed. t. 2, p. 137, ec.), ed il co. Mazzucchelli

    27

    F. LeandroAlberti.

  • (Scritt. it. t. 1, par. 1, p. 306) 4. L'Alberti nacque in Bo-logna nel 1479, benchè l'esser questa famiglia oriundada Firenze abbia dato motivo ad alcuni di registrarlo tragli scrittori fiorentini. Entrato nel 1495 nell'ordine de'predicatori di Bologna, impiegossi costantemente partenel coltivare con instancabile applicazione gli studj, par-te nell'esercitare gli onorevoli impieghi a cui fu destina-to, e quelli singolarmente di compagno del suo generaleFrancesco Silvestri, cui accompagnò in Francia, ed'inquisitor generale in Bologna, cui sostenne nel 1551 enel seguente, che fu l'ultimo della sua vita. Godettedell'amicizia degli uomini dotti di quell'età, e fra gli altridi Giannantonio Flaminio, che nelle sue Lettere ne parlaspesso con molta lode, e il cui decimo libro tutto è indi-rizzato a Leandro. Si può dir che tre fossero principal-mente gli oggetti che si prefisse l'Alberti, l'Italia, Bolo-gna sua patria e 'l suo Ordine. Riguardo alla prima, ei cidiede la Descrizione di tutta l'Italia, stampata la primavolta in Bologna nel 1550 e poscia ristampata con nuo-ve aggiunte più altre volte. Egli ancora, come il Flavio,va scorrendo l'Italia di provincia in provincia, e di cittàin città, ne descrive la situazione, ne ricerca l'origine, neaccenna le vicende, ne annovera gli uomini illustri, maassai più stesamente che Flavio. Molte notizie vi si ritro-vano che altrove si cercherebbero invano. Ma l'autore silasciò incautamente sedurre dal suo Annio da Viterbo, e

    4 Il sig. co. Fantuzzi ci ha poi dato più copiose notizie, nelle quali delle ope-re singolarmente di f. Leandro c'informa assai minutamente ed esattamente(Scritt. bologn. t. 1, p. 146, ec.).

    28

    (Scritt. it. t. 1, par. 1, p. 306) 4. L'Alberti nacque in Bo-logna nel 1479, benchè l'esser questa famiglia oriundada Firenze abbia dato motivo ad alcuni di registrarlo tragli scrittori fiorentini. Entrato nel 1495 nell'ordine de'predicatori di Bologna, impiegossi costantemente partenel coltivare con instancabile applicazione gli studj, par-te nell'esercitare gli onorevoli impieghi a cui fu destina-to, e quelli singolarmente di compagno del suo generaleFrancesco Silvestri, cui accompagnò in Francia, ed'inquisitor generale in Bologna, cui sostenne nel 1551 enel seguente, che fu l'ultimo della sua vita. Godettedell'amicizia degli uomini dotti di quell'età, e fra gli altridi Giannantonio Flaminio, che nelle sue Lettere ne parlaspesso con molta lode, e il cui decimo libro tutto è indi-rizzato a Leandro. Si può dir che tre fossero principal-mente gli oggetti che si prefisse l'Alberti, l'Italia, Bolo-gna sua patria e 'l suo Ordine. Riguardo alla prima, ei cidiede la Descrizione di tutta l'Italia, stampata la primavolta in Bologna nel 1550 e poscia ristampata con nuo-ve aggiunte più altre volte. Egli ancora, come il Flavio,va scorrendo l'Italia di provincia in provincia, e di cittàin città, ne descrive la situazione, ne ricerca l'origine, neaccenna le vicende, ne annovera gli uomini illustri, maassai più stesamente che Flavio. Molte notizie vi si ritro-vano che altrove si cercherebbero invano. Ma l'autore silasciò incautamente sedurre dal suo Annio da Viterbo, e

    4 Il sig. co. Fantuzzi ci ha poi dato più copiose notizie, nelle quali delle ope-re singolarmente di f. Leandro c'informa assai minutamente ed esattamente(Scritt. bologn. t. 1, p. 146, ec.).

    28

  • si valse degli apocrifi libri da lui pubblicati, come d'ora-coli. Non è maraviglia dunque che quest'opera peraltroassai bella sia ingombra di molte favole; e alla difficoltàdi scrivere con esattezza, ch'era a que' tempi, debbonsiattribuire non pochi altri errori che vi son corsi. Di Bo-logna sua patria egli scrisse in più volumi la Storia, dicui però non si ha alla luce che quella parte che giungefin verso la fine del secolo XIII, il rimanente conservasims. in Bologna, come si può vedere dalle esatte notizieche ce ne dà il co. Mazzucchelli. Finalmente egli ac-crebbe non poco lustro al suo Ordine co' sei libri De Vi-ris illustribus Ordinis Praedicatorum, stampati in Bolo-gna nel 1517, e colle Vite particolari di alcuni di essi. Dialtri opuscoli di questo infaticabile religioso io lascioche ognuno veda l'indice presso il sopraccennato co.Mazzucchelli. L'altro illustrator dell'Italia fu Giannanto-nio Magini, di cui abbiamo parlato a lungo nel ragionardegli astronomi di questo secolo. Nel 1620 venne allaluce in Bologna l'Italia descritta in generale di questoautore. Fabio di lui figliuolo fu quegli che dopo la mortedel padre la pubblicò dedicandola al duca di MantovaFerdinando Gonzaga. Nella dedica ei dice che Giannan-tonio suo padre avea quell'opera intrapresa per comandodel duca Vincenzo, e che perciò era conveniente che alfigliuolo e successor del medesimo ella fosse dedicata;che perciò, mortogli il padre, egli era venuto a Mantovaad offrirgliela; e quel principe gli avea data speranza divoler deputare qualche uom dotto a dar l'ultima manoalla seconda parte dell'opera, che conteneva lunghi di-

    29

    si valse degli apocrifi libri da lui pubblicati, come d'ora-coli. Non è maraviglia dunque che quest'opera peraltroassai bella sia ingombra di molte favole; e alla difficoltàdi scrivere con esattezza, ch'era a que' tempi, debbonsiattribuire non pochi altri errori che vi son corsi. Di Bo-logna sua patria egli scrisse in più volumi la Storia, dicui però non si ha alla luce che quella parte che giungefin verso la fine del secolo XIII, il rimanente conservasims. in Bologna, come si può vedere dalle esatte notizieche ce ne dà il co. Mazzucchelli. Finalmente egli ac-crebbe non poco lustro al suo Ordine co' sei libri De Vi-ris illustribus Ordinis Praedicatorum, stampati in Bolo-gna nel 1517, e colle Vite particolari di alcuni di essi. Dialtri opuscoli di questo infaticabile religioso io lascioche ognuno veda l'indice presso il sopraccennato co.Mazzucchelli. L'altro illustrator dell'Italia fu Giannanto-nio Magini, di cui abbiamo parlato a lungo nel ragionardegli astronomi di questo secolo. Nel 1620 venne allaluce in Bologna l'Italia descritta in generale di questoautore. Fabio di lui figliuolo fu quegli che dopo la mortedel padre la pubblicò dedicandola al duca di MantovaFerdinando Gonzaga. Nella dedica ei dice che Giannan-tonio suo padre avea quell'opera intrapresa per comandodel duca Vincenzo, e che perciò era conveniente che alfigliuolo e successor del medesimo ella fosse dedicata;che perciò, mortogli il padre, egli era venuto a Mantovaad offrirgliela; e quel principe gli avea data speranza divoler deputare qualche uom dotto a dar l'ultima manoalla seconda parte dell'opera, che conteneva lunghi di-

    29

  • scorsi sull'Italia e su tutte le provincie di essa, sulla na-tura dei lor territorj, sul lor commercio, sulle lor leggi,ec., giacchè la prima parte, oltre le tavole geografiche,che son le più esatte finallor pubblicate, non contieneche una breve e compendiosa Introduzione. Ma questesperanze andarono a voto, e la seconda parte è rimastainedita.

    VI. In diversa maniera prese a descriverl'Italia un altro scrittore che appena sarebbedegno di esser qui rammentato, se il doveredi favellarne in qualche parte di questa Sto-

    ria non mi persuadesse a dargli qui luogo, ove la primavolta mi si offre occasione di nominarlo. Egli è OrtensioLandi, uomo di molto ingegno, di poco studio, autore dimolti piccioli opuscoli che non sono di gran vantaggioalle lettere, ma che e per la lor rarità, e per gli strani ar-gomenti, e più di ogni cosa per le pazzie che l'autore viha inserite, sono assai ricercati. Niuno ha scritta la Vitadi questo capriccioso scrittore, e pochissimo è ciò chene han detto il Bayle (Dict. art. Lando) e l'Argelati(Bibl. script. mediol. t. 2, pars 1, p. 781) 5. Io prenderòdunque a scrivere con qualche esattezza, giovandomi sìdelle opere stesse del Landi da me per la maggior partevedute, sì delle diligenti ricerche che su ciò ha fatte il

    5 Ciò che appartiene alla vita e alle opere di Ortensio Landi è stato posciapiù accuratamente svolto e illustrato dal ch. sig. proposto Poggiali nellesue Memorie per la Storia letteraria di Piacenza (t. 1, p. 271, ec.).

    30

    Principj di Ortensio Landi.

    scorsi sull'Italia e su tutte le provincie di essa, sulla na-tura dei lor territorj, sul lor commercio, sulle lor leggi,ec., giacchè la prima parte, oltre le tavole geografiche,che son le più esatte finallor pubblicate, non contieneche una breve e compendiosa Introduzione. Ma questesperanze andarono a voto, e la seconda parte è rimastainedita.

    VI. In diversa maniera prese a descriverl'Italia un altro scrittore che appena sarebbedegno di esser qui rammentato, se il doveredi favellarne in qualche parte di questa Sto-

    ria non mi persuadesse a dargli qui luogo, ove la primavolta mi si offre occasione di nominarlo. Egli è OrtensioLandi, uomo di molto ingegno, di poco studio, autore dimolti piccioli opuscoli che non sono di gran vantaggioalle lettere, ma che e per la lor rarità, e per gli strani ar-gomenti, e più di ogni cosa per le pazzie che l'autore viha inserite, sono assai ricercati. Niuno ha scritta la Vitadi questo capriccioso scrittore, e pochissimo è ciò chene han detto il Bayle (Dict. art. Lando) e l'Argelati(Bibl. script. mediol. t. 2, pars 1, p. 781) 5. Io prenderòdunque a scrivere con qualche esattezza, giovandomi sìdelle opere stesse del Landi da me per la maggior partevedute, sì delle diligenti ricerche che su ciò ha fatte il

    5 Ciò che appartiene alla vita e alle opere di Ortensio Landi è stato posciapiù accuratamente svolto e illustrato dal ch. sig. proposto Poggiali nellesue Memorie per la Storia letteraria di Piacenza (t. 1, p. 271, ec.).

    30

    Principj di Ortensio Landi.

  • diligentissimo Apostolo Zeno in molti passi delle suenote alla Biblioteca del Fontanini. Domenico Landi eCaterina Castelletta milanese gli furono genitori; ed eglistesso il nomina espressamente (Cataloghi l. 4, p. 300).Il padre era di patria piacentino (Varj Componim. p.102), ma in più luoghi egli afferma d'esser nato in Mila-no, ove pare che il padre trasportata avesse la famiglia:Tu nato indegnamente, dic'egli fra le altre cose, ove fin-ge che uno impugni i suoi Paradossi (Confutaz. dei Pa-radossi, p. 15), nell'ampia et poderosa città di Milano,né solamente nato, ma lungamente nutrito, et nelle buo-ne arti ammaestrato, ec. In qual anno nascesse, a menon è avvenuto di poterlo scoprire. Ma i maestri ch'eidice di aver avuto in Milano, ce ne scoprono a un di-presso il tempo. Oltre Bernardino Negri (Catal. p. 450),ei nomina Alessandro Minuziano, dal quale, dice (ivi p.451), ho udito i Commentarj di Cesare, sendo fanciullo,e Celio Rodigino mio onorato Precettore (Comment.delle cose d'Ital. p. 36). Or il Minuzziano, come di luiparlando si è detto, morì poco dopo il 1521. Il Rodigino,come altrove vedremo, fu in Milano tra 'l 1516 e 'l 1521.E perciò la nascita di Ortensio si dee fissare a' primianni di questo secolo. Da Milano fu poi inviato a Bolo-gna per continuare i suoi studj (Paradossi l. 2, parad.23), ed ivi ebbe suo maestro Romolo Amaseo (ivi pa-rad. 20). Trai suoi maestri egli annovera ancora Bernar-dino Donato Veronese (Catal. p. 459), che secondo ilmarch. Maffei tenne scuola in Padova, in Capo di Istria,in Parma, in Ferrara, e in Verona (Veron. illustr. par. 2,

    31

    diligentissimo Apostolo Zeno in molti passi delle suenote alla Biblioteca del Fontanini. Domenico Landi eCaterina Castelletta milanese gli furono genitori; ed eglistesso il nomina espressamente (Cataloghi l. 4, p. 300).Il padre era di patria piacentino (Varj Componim. p.102), ma in più luoghi egli afferma d'esser nato in Mila-no, ove pare che il padre trasportata avesse la famiglia:Tu nato indegnamente, dic'egli fra le altre cose, ove fin-ge che uno impugni i suoi Paradossi (Confutaz. dei Pa-radossi, p. 15), nell'ampia et poderosa città di Milano,né solamente nato, ma lungamente nutrito, et nelle buo-ne arti ammaestrato, ec. In qual anno nascesse, a menon è avvenuto di poterlo scoprire. Ma i maestri ch'eidice di aver avuto in Milano, ce ne scoprono a un di-presso il tempo. Oltre Bernardino Negri (Catal. p. 450),ei nomina Alessandro Minuziano, dal quale, dice (ivi p.451), ho udito i Commentarj di Cesare, sendo fanciullo,e Celio Rodigino mio onorato Precettore (Comment.delle cose d'Ital. p. 36). Or il Minuzziano, come di luiparlando si è detto, morì poco dopo il 1521. Il Rodigino,come altrove vedremo, fu in Milano tra 'l 1516 e 'l 1521.E perciò la nascita di Ortensio si dee fissare a' primianni di questo secolo. Da Milano fu poi inviato a Bolo-gna per continuare i suoi studj (Paradossi l. 2, parad.23), ed ivi ebbe suo maestro Romolo Amaseo (ivi pa-rad. 20). Trai suoi maestri egli annovera ancora Bernar-dino Donato Veronese (Catal. p. 459), che secondo ilmarch. Maffei tenne scuola in Padova, in Capo di Istria,in Parma, in Ferrara, e in Verona (Veron. illustr. par. 2,

    31

  • p. 318). Nè io saprei decidere se ad una di queste città sirecasse Ortensio, o se, oltre esse, anche in Milano fosseprofessore il Donato. Convien dire ch'ei fosse assai po-vero di sostanze, perciocchè dal finto oppugnatore deisuoi Paradossi si fa rimproverare, che le lettere sonostate cagione, ch'egli ito non sia mendicando il pane diuscio in uscio (Confutaz. de' Paradossi p. 7). Forse que-sta sua povertà lo indusse a esercitare la medicina, poi-chè spesso egli prende il nome di medico, e nell'apolo-gia di se stesso, aggiunta a' Sermoni funebri, dice che fuMedico di professione. Una particolar circostanza nellavita di Ortensio ci è stata serbata da f. Sisto sanese, sco-nosciuta ad ogn'altro, cioè ch'egli entrasse nell'Ordine dis. Agostino, e quindi ne apostatasse: "Ex horum (haere-ticorum) numero Hortensius quidam Landus Augusti-nianae familiae desertor libellum hujus argumenti parti-cularem emisit De persecutione Barbarorum, titulo satisimpie jocoso praenotatum, qui variis et impiis scomma-tibus, convinciis et blasphemiis insectatur. Clericos, etpraecipue Monachos, qui religionem radendi verticis etmenti institutum servant, ec. (Bibl. Sanct. l. 5, annot.244)". Quindi Apostolo Zeno aggiugne (Note al Fontan.t. 2, p. 433) che il Landi non solo apostatò dall'Ordine dis. Agostino, ma ancora dalla cattolica Religione, e checontro di essa pubblicò molti libri citati dal Simlero edal Frisio continuatori e abbreviatori della Bibliotecadel Gesnero, cioè: Orationem adversus Caelibatum;Conciones duas, de Baptismo unam, alteram de preci-bus; Disquisitiones in selectiora loca Scripturae; Expli-

    32

    p. 318). Nè io saprei decidere se ad una di queste città sirecasse Ortensio, o se, oltre esse, anche in Milano fosseprofessore il Donato. Convien dire ch'ei fosse assai po-vero di sostanze, perciocchè dal finto oppugnatore deisuoi Paradossi si fa rimproverare, che le lettere sonostate cagione, ch'egli ito non sia mendicando il pane diuscio in uscio (Confutaz. de' Paradossi p. 7). Forse que-sta sua povertà lo indusse a esercitare la medicina, poi-chè spesso egli prende il nome di medico, e nell'apolo-gia di se stesso, aggiunta a' Sermoni funebri, dice che fuMedico di professione. Una particolar circostanza nellavita di Ortensio ci è stata serbata da f. Sisto sanese, sco-nosciuta ad ogn'altro, cioè ch'egli entrasse nell'Ordine dis. Agostino, e quindi ne apostatasse: "Ex horum (haere-ticorum) numero Hortensius quidam Landus Augusti-nianae familiae desertor libellum hujus argumenti parti-cularem emisit De persecutione Barbarorum, titulo satisimpie jocoso praenotatum, qui variis et impiis scomma-tibus, convinciis et blasphemiis insectatur. Clericos, etpraecipue Monachos, qui religionem radendi verticis etmenti institutum servant, ec. (Bibl. Sanct. l. 5, annot.244)". Quindi Apostolo Zeno aggiugne (Note al Fontan.t. 2, p. 433) che il Landi non solo apostatò dall'Ordine dis. Agostino, ma ancora dalla cattolica Religione, e checontro di essa pubblicò molti libri citati dal Simlero edal Frisio continuatori e abbreviatori della Bibliotecadel Gesnero, cioè: Orationem adversus Caelibatum;Conciones duas, de Baptismo unam, alteram de preci-bus; Disquisitiones in selectiora loca Scripturae; Expli-

    32

  • cationem Symboli Apostolorum, Orationis Dominicae,et Decalogi. Ei il conferma coll'autorità dell'Indice de'Libri proibiti, pubblicati da Pio IV, in cui vien registratotra gli autori proscritti: Hortensius Tranquillus, aliasHieremias, alias Landus. Benchè, per quante diligenzeio abbia fatte, non mi sia riuscito di trovare alcuna di taliopere ne' cataloghi delle più copiose biblioteche, nondi-meno le autorità allegate, e quella singolarmentedell'Indice romano, non mi lasciano dubitare che qual-che libro eretico sotto il nome dei Landi non sia vera-mente venuto a luce. Ma è egli certo che ne fosse autoreOrtensio? Noi vedremo tra poco che dal 1534 fino al1555 in circa ei visse per lo più in paesi cattolici, servìvescovi cattolici, stampò le sue opere in città cattoliche.A questo tempo dunque non potè ei pubblicare i suddettilibri, e conviene perciò fissare l'apostasia dall'Ordine dis. Agostino e dalla Religion cattolica del Landi o prima,o dopo un tal tempo. Or a me sembra che l'una e l'altraepoca sia ugualmente improbabile. Se noi ammettiamola prima, cioè che il Landi apostatasse nell'età giovanile,come potrem noi spiegare il soggiorno ch'ei poscia fecein paesi cattolici, e il servire a più vescovi? Forse eglitornò in se stesso, e rientrò nel sen della Chiesa. Ma intal caso, si sarebbe voluto ch'ei tornasse al suo Ordine,che ritrattasse pubblicamente gli errori insegnati, che a'libri eretici da lui pubblicati contrapponesse altri libri dipiù sana dottrina. Nulla di tutto ciò sappiamo del Landi;e niun vestigio ne apparisce dalle sue opere. Moltomeno mi par verisimile la seconda epoca. Crederem noi

    33

    cationem Symboli Apostolorum, Orationis Dominicae,et Decalogi. Ei il conferma coll'autorità dell'Indice de'Libri proibiti, pubblicati da Pio IV, in cui vien registratotra gli autori proscritti: Hortensius Tranquillus, aliasHieremias, alias Landus. Benchè, per quante diligenzeio abbia fatte, non mi sia riuscito di trovare alcuna di taliopere ne' cataloghi delle più copiose biblioteche, nondi-meno le autorità allegate, e quella singolarmentedell'Indice romano, non mi lasciano dubitare che qual-che libro eretico sotto il nome dei Landi non sia vera-mente venuto a luce. Ma è egli certo che ne fosse autoreOrtensio? Noi vedremo tra poco che dal 1534 fino al1555 in circa ei visse per lo più in paesi cattolici, servìvescovi cattolici, stampò le sue opere in città cattoliche.A questo tempo dunque non potè ei pubblicare i suddettilibri, e conviene perciò fissare l'apostasia dall'Ordine dis. Agostino e dalla Religion cattolica del Landi o prima,o dopo un tal tempo. Or a me sembra che l'una e l'altraepoca sia ugualmente improbabile. Se noi ammettiamola prima, cioè che il Landi apostatasse nell'età giovanile,come potrem noi spiegare il soggiorno ch'ei poscia fecein paesi cattolici, e il servire a più vescovi? Forse eglitornò in se stesso, e rientrò nel sen della Chiesa. Ma intal caso, si sarebbe voluto ch'ei tornasse al suo Ordine,che ritrattasse pubblicamente gli errori insegnati, che a'libri eretici da lui pubblicati contrapponesse altri libri dipiù sana dottrina. Nulla di tutto ciò sappiamo del Landi;e niun vestigio ne apparisce dalle sue opere. Moltomeno mi par verisimile la seconda epoca. Crederem noi

    33

  • che il Landi in età di 50 anni si facesse frate per poiapostatare? Oltre di che, il Simplero stampò la sua Bi-blioteca, in cui nominati si veggono i libri del Landi, nel1555 quando questi era ancora in Venezia; ed essi perciòdovean essere usciti alcuni anni prima. Come dunquepotrem noi sciogliere questo nodo? Io rifletto che a'tempi di Ortensio visse ancora un Geremia Landi agosti-niano. Ne abbiamo una certissima prova nel dialogo diOrtensio intitolato Cicero relegatus, in cui tra gl'interlo-cutori viene da lui introdotto Hieremias Landus omni-bus rebus ornatissimus suique, Eremitani Sodalitiisplendor ac decus (p. 2). Or di questo io dubito che apo-statasse poscia e dall'Ordine e dalla Religione cattolica,e che fosse autore de' libri da Sisto sanese e dal Simleroattribuiti al nostro Landi. Il sapersi che questi cambiavasovente nome, e che or dicevasi Filatete, or Anonimod'Utopia, or Tranquillo, or Ortensio, e il vedere che inaltri libri scritti certamente da lui non mostravasi uommolto religioso, potè far credere facilmente che Geremiae Ortensio Landi fossero un solo scrittore; e potè quindiavvenire che anche nell'indice romano non si distingues-se l'uno dall'altro. Un'altra pruova che Ortensio non fos-se autore degli accennati libri si trae da una lettera diGiannangiolo Odone scritta da Strasburgo a' 29 di otto-bre del 1535 a Gilberto Cousin, e riferita dal p. Niceron(Mém. des Homm. ill. t. 22, p. 114, ec.). In esso ei dicedi aver ben conosciuto chi fosse Ortensio in Bologna;ch'egli era un disprezzatore della pietà, della lingua gre-ca e delle scienze, che non avea coraggio di farsi vedere

    34

    che il Landi in età di 50 anni si facesse frate per poiapostatare? Oltre di che, il Simplero stampò la sua Bi-blioteca, in cui nominati si veggono i libri del Landi, nel1555 quando questi era ancora in Venezia; ed essi perciòdovean essere usciti alcuni anni prima. Come dunquepotrem noi sciogliere questo nodo? Io rifletto che a'tempi di Ortensio visse ancora un Geremia Landi agosti-niano. Ne abbiamo una certissima prova nel dialogo diOrtensio intitolato Cicero relegatus, in cui tra gl'interlo-cutori viene da lui introdotto Hieremias Landus omni-bus rebus ornatissimus suique, Eremitani Sodalitiisplendor ac decus (p. 2). Or di questo io dubito che apo-statasse poscia e dall'Ordine e dalla Religione cattolica,e che fosse autore de' libri da Sisto sanese e dal Simleroattribuiti al nostro Landi. Il sapersi che questi cambiavasovente nome, e che or dicevasi Filatete, or Anonimod'Utopia, or Tranquillo, or Ortensio, e il vedere che inaltri libri scritti certamente da lui non mostravasi uommol