AT Magazine nr. 3 - E/ITA

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1 3 AT MAGAZINE Edizione IT/UK/ES - Mensile - Anno I - Nr. 3 - Gennaio 2013 * * * * * * * * Marcovaldanesimo Spaccanapoli il cuore pulsante della città Alla scoperta della Germania, con l’amica... Madrid è il luogo dove s’impara a capire Lo scarpariello Bottarga, oro di Sardegna Golf da amare AT Decameron: matita, gomma e mouse... Versione Italiana

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AT MAGAZINE Edizione IT - Mensile - Anno I - Nr. 3 - Gennaio 2013

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Marcovaldanesimo

Spaccanapoli il cuore pulsante della città

Alla scoperta della Germania, con l’amica...

Madrid è il luogo dove s’impara a capire

Lo scarpariello

Bottarga, oro di Sardegna

Golf da amare

AT Decameron: matita, gomma e mouse...

Versione Italiana

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AT Magazine #1 | 3gennaio 2013

web: http://it.atmagazine.euem@il: [email protected] [email protected]

A sinistra:Goreme (Cappadocia, Turchia)Qui sotto:Goreme, dettaglio (Cappadocia, Turchia)ph. Massimo Cozzolino © AT Photographer

Sommario

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Sommario

Marcovaldanesimo

Screen shot

Screen shot

Spaccanapoli il cuore pulsante della città

Alla scoperta della Germania, con l’amica...

Madrid è il luogo dove s’impara a capire

Lo scarpariello

Bottarga, oro di Sardegna

Golf da amare

Screen shot

matita, gomma e mouse...

Editoriale

AT on canvas

Obiettivo AT

Perchè non vai a...

Obiettivo AT

AT Decameron

a cura di Giampaolo Mocci

a cura di Kathryn Stedham

a cura di Massimo Cozzolino

a cura di Valentina Morea

a cura di Francesca Columbu

a cura di Giuseppe Belli

a cura di Giuseppe Giuliani

a cura di Denise Lai

a cura di Stefano Vascotto

a cura della Redazione

a cura di Barbara Valuto

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Staff Editor

Da sempre rincorro l’idea di poter diventare parte inte-grante di quel che i cinque sensi attribuiti mi per-mettono, attraverso tele, argille e metalli. Non esito a misurarmi ed esprimermi con diverse passioni, come la fotografia e l’arrampicata sportiva, che mi consen-tono di essere a contatto con le molteplici bellezze della natura...anch’essa come l’arte, infinita ed imprevedibile. Colpevole di un’inesauribile sete di co-noscenza per me, sarebbe difficile scegliere tra tante meraviglie che mi attirano, mi circondano e che vivo!

Barbara Valuto

Sono Gianluca Piras quasi trenta anni che pratico as-siduamente tutto quello che l’outdoor in Sardegna e nel mondo, dalla speleologia al torrentismo, dal trekking alla mountai bike, in primis l’arrampicata in tutte lesue salse, grandi numeri non li ho mai fatti ma mi sento in sintonia con la mia filosofia: “siamo tutti liberi di confrontarci come vogliamo con la parete, nel rispetto del prossimo” .

Gianluca Piras

Giornalista professionista, scrittore, laureato in Scienze della Comunicazione, ha collaborato con diversi periodici (“Il Tempo”, ecc.), agenzie di stampa (Unione Sarda, ecc.) e tv. Editor per network editoriali (Mondado-ri). Attualmente dirige “Dia-rio24Notizie”,”2012 Maga-zine” e “Sardinia Network”. È consulente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna e della Associazione della Stampa Sarda (FNSI). Dal 2008 è il responsabile del C.R.E. (Centro Ricerche di Esopolitica) e dell’Associa-zione intitolata al giornalista “José De Larra”. Dal 2011 è il presidente del GUS sardo, il Gruppo di specializzazione della FNSI relativo ai giorna-listi degli Uffici Stampa.

Andrea ConcasChe cos’è un’erbaccia?Una pianta le cui virtù non sono state ancora scoperte [R.W. Emerson].Esistono migliaia di metafo-re e aforismi che concettua-lizzano il mondo e la vita. Forse definire “erbaccia” la vita è irriverente, eppu-re, quanti innanzi ad una pianta officinale, dalle virtù note, sarebbero in grado di riconoscerla? Le esperienze, gli uomini e la vita stessa sono erbacce a cui guarda-re con curiosità e atten-zione, senza fermarsi alla prima impressione e scevri da ogni condizionamento impegnarsi a scoprine le virtù nascoste.

Giampaolo Mocci

Sabina Contu classe 1973 Segno zodiacale Vergine.Vivo e lavoro prevalente-mente a Cagliari. Attual-mente Delegata alla Sport della Provincia di Cagliari. Tra i vari incarichi ricoperti nel 1996 consigliere comu-nale del mio paese natio Jerzu e nel 2004 consigliere di amministrazione dell’ente regionale per il diritto allo studio.Amo la letterattura, la politica ed il diritto, in par-ticolare quello ambientale, sanitario e sui temi della nocività lavorativa sto con-centrando la mia attenzione negli ultimi anni.Film preferito : C’era una volta l’America.Attori: Cleant Eastwood e Meryl Streep. Il mio libro preferito è “L’ar-te della guerra” di Sun TZu.Le mie passioni sono la cucina e l’agricoltura.

Sabina ContuDa turista occasionale e di-stratta, sono diventata una vera appassionata di viaggi dopo il battesimo del clas-sico viaggio zaino+Interrail dopo la maturità. La laurea in Lingue e il tesserino da giornalista sono stati un pretesto per conosce-re a fondo altri mondi, altre culture e soprattutto stringere amicizie durature con anime gemelle erranti in ogni angolo del pianeta. Costretta dal lavoro a fissa dimora e ferie limitate, ho scelto una professione che, dopo l’esperienza in un tour operator e un albergo, mi consentisse di vivere in un ambiente dove il viaggio è insieme fine e mezzo: l’aeroporto. Di appendere la valigia al chiodo, natural-mente, non se ne parla proprio.

Flavia Attardi

Vivo a Oristano, dove sono nato il 20 maggio del 1961. Sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti e lavoro come responsa-bile dell’ufficio stampa e Comunicazione istituzionale della Provincia di Oristano, curando anche la redazione e la pubblicazione dei con-tenuti del sito istituzionale.Appassionato sportivo, ho praticato innumerevoli sport ma in modo significa-tivo scherma, calcio, tenni-stavolo, tennis. Ora pratico con impegno agonistico lo sport delle bocce. Sono presidente del Comitato provinciale di Oristano della Federazione Bocce e atleta della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Ori-stano. Di questa gloriosa società, fondata nel 1866, sono stato presidente dal 1999 al 2005 e faccio parte del Consiglio di ammini-strazione dal 1996.

Oscar MiglioriniHo 23 anni e vivo a Carbo-nia, mi sono diplomato al Liceo Scentifico Tecnologico di Carbonia e attualmen-te sto completando il mio percorso formativo come studente in Scienze della Comunicazione a Cagliari.Entrare a far parte della redazione di questa rivista turistica on line mi entu-siasma e spero di dare un importante contributo.

Shawn Serra

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“Porta itineris dicitur longis-sima esse”.I latini dicevano “La porta è la parte più lunga del viaggio”: per iniziare una nuova vita bisogna trovare il coraggio di fare il primo passo, per cambiare biso-gna avere le forze di farlo. Per crescere bisogna volare via dal nido e cogliere al volo tutte le occasioni.Viaggi, musica e la potenza delle immagini per evadere e costruire una chiave che apra tutte le porte che si presentano lungo la strada.

Grazia SolinasHo cinquantasei anni e amo definirmi “diversamente giovane”.Ho vissuto buona parte del-la mia vita aldilà del mare, ma con radici ben salde sulla nostra terra.Sono sentimentalmente legato a una ragazza ben più giovane di me, che non so bene come riesca a sop-portarmi.Dopo trentacinque anni di lavoro, in area commerciale nel settore della comunica-zione pubblicitaria, faccio ora parte della categoria degli esodati.Coltivo molte passioni fra cui l’elettronica, i motori, il volo, la pesca, il modelli-smo, i viaggi e la musica.Nei rapporti umani conside-ro imprescindibile il rispetto reciproco e il mio stile di vita è imperniato sull’osser-vanza di quelle che chiamo “le regole del gioco”.

Ignazio Perniciano

Stefania 38 anni, vivo e lavoro nella bella Cagliari, dividendomi tra gli impe-gni della quotidianità e la ricerca di una dimensione temporale da dedicare alle mie passioni: l’arte con-temporanea, la poesia, il buon vino, le giornate di sole e i viaggi. Da 15 anni mi occupo di comunicazione e marketing. Ho collabo-rato con le più affermate agenzie pubblicitarie di Cagliari curando i progetti web per clienti come Tisca-li. Dal 2001 ho accettato di dedicarmi totalmente all’utility Energit con il ruolo di Marketing & Commu-nication Specialist. “Ora mi sento come se stessi aspettando qualcosa che so non arriverà mai... Perché adoro illudermi e sperare, ti senti più vivo mentre lo fai [C. Bukowski].

Stefania Spiga

Regnum: AnimaliaPhylum: ChordataDivisio: VertebrataClassis: MammaliaOrdo: PrimatesFamilia: HominidaeGenus: HomoSpecies: sapiensSubspecies: sapiensSub-subspecies: sardoaAetas XLIIISexus: aliquando…Mater lengua: Italica, Sar-da campidanensisAliis: Anglica (C1), Hispani-ca Castellana(B2), Batava vel Belgica et Hollandica (B1)Facultas: ars pingendi Aliis: ars de computatris programmandis , histo-ria artium et antiquitatis, astronomia et astrologia, occulta philosophia, my-thologia, hodierni litterae, ars herbaria (botanica et mycologia), photographia.

Paola Angelotti

Maggio 1985, Perito infor-matico (ABACUS), laurean-do in Scienze della comu-nicazione, appasionato di assemblaggio, programma-zione su Personal Computer e la musica rock. Il mio hobby della mountain bike mi ha portato a cono-scere luoghi ed a riscoprire il contatto con gli spazi verdi che la nostra terra ci offre. Le nuove esperienze se rivestite di un sano velo di sfida mi coinvolgono e motivano a cimentarmi con passione in queste nuove avventure.

Marco Lasio

Amo paragonarmi ad un diamante: le sue preziose e molteplici sfaccettature sono come le mie tante sfumature di personalità e di carattere. Anche il mio percorso personale e professionale è piuttosto bizzarro: ho due figli di 28 e 26 anni, un cane di 15, un nuovo compagno, adoro gli studi umanistici, ma ho un incarico di mana-ger presso una società di engineering, un brevetto di sub e amo il nuoto, un amore incondizionato per i libri, per i viaggi e per tutto ciò che è innovazione e tecnologia applicata alla tradizione. In tutto questo cerco il particolare che fa la differenza. Son un ariete e mi butto a capofitto in tutto ciò che faccio, ma tutto ciò che faccio deve divertirmi, deve farmi ridere.Il mio motto è: la vida es un carnaval!

Rosalia Carta

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Marco Mura

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Patrizia Giancola

Appassionato da sempre per gli sport all’aria aperta come la mountain bike, il kayak, immersioni e tanto altro, ho sempre inteso la parola outdoor come momento di conoscenza. Il percorrere sentieri su due ruote o far scorrere il mio kayak sul mare della nostra Sardegna è sempre occasione di arricchimen-to culturale che soddisfa appieno la mia inesauribile voglia di conoscere. Negli anni ho collaborato con riviste di trekking e outdoor in genere. La fotografia è inoltre l’indiscussa forma di archiviazione dei miei momenti passati tra amici o in solitudine per i monti o per mare.

Stefano Vascotto

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Vincenzo Mario Boi, studen-te in Scienze della comuni-cazione a Cagliari. Amante della musica e delle arti in generale, musicista da diversi anni e attualmente arrangiatore in collaborazio-ne con diversi artisti locali. Curioso e aperto a nuove esperienze formative di carattere culturale.

Vincenzo BoiLorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisi-cing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrud exercitation ul-lamco laboris nisi ut aliquip ex ea commodo consequat.

Elisabetta Gungui

Staff Editor

Sono Giuseppe Belli, cin-quantatre anni passati tutti nella mia città, Napoli. Essa, oltre ad essere una delle più belle città che io conosca è anche tra le più complesse e caotiche, di quello stesso caos incom-prensibile che contrad-distingue la nostra vita. Amo leggere e scrivere. Soprattutto la scrittura mi da modo di rielaborare la realtà che mi circonda e talvolta la possibilità di comprenderla meglio. Per questo ho pubblicato già due libri… e non c’è due senza tre.

Giuseppe Belli

Il mio nome è Angelo e, sono nato 55 anni fa nella zona più bella della Sar-degna, la Barbagia. Porto sempre con me, ovunque vada la sua natura, i suoi profumi, i suoi sapori, la visione e l’amore della mia gente che sono uniche. Sono ragioniere, divorziato e padre di una splendida figlia. Adoro il cinema e la musica in tutte le loro forme. Amo la poesia e la magia delle parole: quelle ben cantate, quelle ben re-citate e quelle ben parlate. Dalla mia gente ho impara-to l’importanza dei rapporti umani, a costo di deludere, a costo di deludersi perché come qualcuno ha detto: non si è mai soli quando qualcuno ti ha lasciato, si è soli quando qualcuno non è mai venuto.

Angelo Mulas

Cagliaritana di 35 anni, socievole, estroversa, crea-tiva e simpatica (dicono!).Lavoro nel mondo della sicurezza per le aziende, studioScienze della comuni-cazione e gestisco un Bed&Breakfast da circa due anni.Aspettative per il futuro? Esprimere sempre più la mia parte creativa nel mondo del lavoro (e non solo!).Sono appassionata di cine-ma, teatro, arte, musica, viaggi al fine di un arric-chimento culturale/sociale, poco sport ma primo tra tutti il tennis.Le poche righe a disposi-zione son finite per cui con-cludo qui la mia brevissima presentazione!

Denise LaiClasse 1974; Sarda di na-scita e di sangue; Attual-mente impegnata professio-nalmente presso l’aeroporto di Cagliari.Amante della natura, del buon cibo e dei viaggi; riesce ad emozionarmi un tramonto d’estate e allo stezzo modo un gratacielo di una grande metropoli.Faccio mia la frase:...[]”Ac-cettare le sfide della vita significa porsi di fronte ai nostri limiti e ammettere di poterli o meno superare”..e ad oggi credo di avere, an-cora, tante sfide da vincere!

Francesca Columbu

Quattro righe su di me... Giuseppe Giuliani. Giornalista, 45 anni, ama la vita di società e gli appun-tamenti mondani tanto che vorrebbe abitare in Lappo-nia. Invece, vive ad Asse-mini dove, peraltro, pare non abbia mai incontrato una renna. Siamo tutti appesi a un filo. E io sono anche sovrappeso (Franco Zuin)

Giuseppe Giuliani

29 anni, studia nella facoltà di Beni Culturali (curriculum archeologico) dell’Università degli Studi di Cagliari. Giornalista dal 2010, scrive per blog, quotidiani e rivi-ste, anche online.

Marco CabitzaIl mio mondo è una valigia.Inguaribile sognatrice e viaggiatrice per passione; un’irrefrenabile curiosità mi spinge a voler conoscere quel che non so, capire ciò che appare ostico, superare barriere e confini.La sete di novità e l’entu-siasmo nel viverle sono la mia forza motrice, la parola è la mia arma (pacifica peraltro).

Valentina Morea

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Goreme (Cappadocia, Turchia)ph. Massimo Cozzolino © AT Photographer

Obiettivo AT

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Chillaz International GmbHHoferweg 13

A-6134 Vomp in Tirol / Austria

tel. +43-5242-62399fax +43-5242-62777

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Giampaolo Mocci - Bouldering in Sardinia (ph. © B.Valuto)

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EditorialeGiampaolo Mocci

Marcovaldanesimo

La città, questo mostro contro natura, che tutto di essa occulta. Cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, studiati per colpire l’attenzione. Continue trappole mediatiche in grado di fermare lo sguardo delle persone che indaffarate e frettolose animano strade e

marciapiedi.Eppure a ben guardare qualcosa di inarrestabilmente naturale accade anche nel centro

più urbanizzato. Una foglia che ingiallisce e cade da un ramo, una coppia di passeri su un trespolo, uno stormo che si libra alto nel cielo e chissà quanti altri segreti si celano negli angoli

più “evidenti”, visibili solo a coloro che s’accorgono. Quelle poche anime sensibili in grado di notare, mentre passeggiano sul marciapiede, i mutamenti che le stagioni possono mostrare di

se.Quanto conosciamo la nostra città? Quanta natura è contenuta in essa? Quanto un albero,

che caparbiamente resiste ai margini della “solita” strada che quotidianamente percorriamo, è in grado di attirare la nostra attenzione, più del cartellone della reclame del prodotto o servizio

hi-tech del momento.Viaggiare lontano per cogliere stili di vita e luoghi nuovi, per poi non accorgersi di ciò che la nostra città nasconde in bella mostra. Solo perché distratti dalla consuetudine delle abitudini,

cosa ci si può aspettare dalla nostra capacità di percepire ciò che ci circonda quando immersi in ambienti estranei.

Eppure il viaggio non è definibile come tale solo per la mera quantità di chilometri da percorre, infatti qualcuno ha detto che il viaggio inizia proprio col mettere gli abiti valigia, cioè

a casa. Allora, perché di tanto in tanto non partiamo in viaggio alla scoperta della nostra città? Posare

l’auto in garage, prenotare un B&B in centro, camminare per le vie incuriositi dalla ricerca e vogliosi di vivere la strada.

Siamo certi di prevedere l’esito di un ordinario weekend in un ambiente così conosciuto? Oppure quella piccola trattoria nel vicolo, potrebbe, nascondere un’avventura culinaria per niente invidiabile a quella offerta nella città meta del prossimo itinerario? E quell’incontro

casuale o quella voglia di socializzare che ci contraddistingue durante il viaggio, potrebbe svelarci aspetti inattesi di chi ci abita accanto?

Una paradossale verità o una pratica realtà? Il vero viaggiatore è colui che riesce a porsi nel giusto stato mentale prescindendo dal luogo. Osservare luoghi a noi familiari risulta più difficile e necessita un coinvolgimento e uno sforzo

maggiore rispetto all’osservazione di ciò che non si conosce.E’ da ricercarsi nello stato mentale la vera essenza del “viaggiatore”, perché come disse

Walter Bonatti “ogni posto nel mondo è bellissimo, dipende da ciò che stiamo cercando”.

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AT on canvas

Is a painting of dawn’s first light illuminating Utah’s beautiful, Heber Valley with a snow capped Mt. Timpanogos dominating the skyline.

Mount Timpanogos, sometimes informally referred to as Timp, is the second highest mountain in Utah’s Wasatch Range. Timpanogos rises to an elevation of 11,749 feet (3,582 m) above sea level in the Uinta-Wasatch-Cache National Forest. With 5,269

feet of topographic prominence, Timpanogos is the 47th-most prominent mountain in the contiguous United States.

© 2011, Kathryn Stedham all rights reserved

commisioned by the Utah State Public Arts

First Light: Mt. Timpanogos, oil on canvas (121.92cm. x 243.84cm.)

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Obiettivo AT

Lago Tangrela (Burkina Faso)ph. Massimo Cozzolino © AT Photographer

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Obiettivo AT

Lago Tangrela (Burkina Faso)ph. Massimo Cozzolino © AT Photographer

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Perchè non vai a ...testo di Valentina Morea photo Giampaolo Mocci

Situata per la maggior parte in corrispondenza del Decumano Inferiore (dal latino decumanus, ossia una strada che percorreva da est ad ovest le antiche città romane), Spaccanapoli viene definita così perchè taglia in due la città antica con precisione quasi geometrica, offrendo tutto l’anno agli occhi

increduli di chi la osserva uno spettacolo senza pari, la rappresentazione dell’anima di Napoli, la sua essenza che qui si svela senza trucchi.

Il centro storico della città, il suo cuore è tutto li, in quel dedalo di viuzze che confluiscono in un rettifilo lungo oltre 2 km, una sequenza di strade che, con

Spaccanapoli: il cuore pulsante della città

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nomi diversi, si susseguono attraversando la città da un capo all’altro dell’antico tracciato greco-romano. A percorrerle da principio a fine, dalle colline del Vomero a Forcella, si entra nel vivo di quartieri brulicanti ad ogni ora del giorno e della sera; zone pulsanti di vita che, in un fitto incrocio di vicoli,

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nascondono tesori ricchi di storia e curiosità tutte da scoprire. Partendo dalla cima dei quartieri spagnoli, dopo un primo tratto, in ripida discesa, si attraversa il piccolo ma brulicante mercatino della Pignasecca, uno dei mercati a cielo aperto più caratteristici della città. Qui troverete la vera Napoli, quella degli acqua frescai, dei pescivendoli urlanti, dei negozi alimentari con le esposizioni di tutta l’arte della friggitoria napoletana, con le bancarelle dove trovi di tutto a prezzi contenuti.

E tra un acquisto e uno spuntino ci ritroviamo in Piazza del Gesù il più ufficiale, forse, ingresso della Napoli greco-romana, caratterizzata da monumenti tra i più celebri della città. Sulla piazza si affaccia in tutto il suo splendore la chiesa del Gesù Nuovo, da cui la stessa prende il nome e il monastero di Santa Chiara, con l’annesso chiostro maiolicato, tra i più begli esempi dell’architettura gotica napoletana oggi rinato a nuova vita dopo lunghi lavori di ricostruzione in seguito al bombardamento che durante la Seconda Guerra Mondiale lo distrusse quasi completamente. Ma è col calar della sera che Piazza del Gesù e le stradine adiacenti prendono vita; non bisogna certo aspettare il fine settimana per vedere le strade della città brulicare di persone. Ogni sera è quella buona per bere una birra nei localini del centro storico ascoltando un po’ di musica e passeggiare tra le bancarelle che, soprattutto in estate, fanno bella mostra dei loro oggetti fino a tarda notte: trascorrere una serata in questa zona vi farà sentire un po’ napoletani! Verso la fine del nostro itinerario lungo l’arteria di Spaccanapoli, giungiamo nel suo tratto più antico e forse il più rappresentativo: San Biagio dei Librai, che incrocia perpendicolarmente

San Gregorio Armeno, la celebre strada degli artigiani del presepe famosa in tutto il mondo per le sue botteghe dedite all’arte presepiale. Qui si può trovare di tutto per il presepe: dalle casette di sughero o di cartone, agli oggetti “meccanici” come mulini a vento

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o cascate. Ma anche pastori sui generis: la statuetta (ma sarebbe meglio dire la caricatura) del politico o del VIP del momento è ormai divenuta un classico. In queste strade prendono vita i tratti più caratteristici della napoletanità: in un connubio tra sacro e profano Napoli esprime appieno tutta la sua poesia nel fantasioso legame con le antiche tradizioni, le credenze popolari, la paura dell’aldilà e il sapere scaramantico per evitare le iettature; cornetti, gobbi e ninnoli portafortuna campeggiano trionfanti accanto a immagini della Natività e personaggi dell’iconografia religiosa. Spaccanapoli è un percorso che attraversa il tempo, passeggiare lungo questa arteria viaria è come condensare mille anni di storia in pochi chilometri: in un caleidoscopio di sensazioni si coniugano la tradizione della Napoli di un tempo e lo sviluppo frenetico della modernità.

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... Sulla piazza si affaccia in tutto il suo splendore la chiesa del Gesù Nuovo, da cui la stessa prende il nome e il monastero di Santa Chiara, con l’annesso chiostro maiolicato, tra i più begli esempi dell’architettura gotica napoletana oggi rinato a nuova vita dopo lunghi lavori di ricostruzione in seguito al bombardamento che durante la Seconda Guerra Mondiale lo distrusse quasi completamente.

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26ph. B.Valuto © AT Photographer

27ph. B.Valuto © AT Photographer

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Perchè non vai a ...testo di Denise Lai

photo © www.aviewoncities.com

Alla scoperta della Germania, con l’amica tedesca

Cari amici viaggiatori di tutto il mondo, spero abbiate trascorso le festività natalizie nel migliore dei modi. Qualcuno di voi sarà partito per chissà quali meravigliosi luoghi del nostro mondo, assaporandone le bellezze, il calore delle persone che ci abitano e, perché no, anche il gusto dei piatti tipici (soprattutto quelli di Natale!).

Oggi è abbastanza scontato affermare che i migliori viaggi sono quelli in cui i “vacanzieri” provano a vivere i luoghi come i suoi abitanti, immergendosi totalmente nei loro ritmi e conformandosi alle loro abitudini. Per conoscere davvero una città o un paese, allora, diventa importante una visita “guidata”. Non sto parlando dei soliti tour organizzati, ma di una guida unica, forse la più adatta, quella che

meglio saprà accompagnarvi nel vostro percorso di viaggio, svelandovi tutte le curiosità dei luoghi che essa stessa vive.

Bene, due anni fa, esattamente nel periodo natalizio, decisi di partire per la Germania, e soggiornare a casa della mia amica tedesca, a Weibersbrunn, un paesino a circa venti minuti da Francoforte. All’arrivo fu impossibile non accorgersi di quanto il clima natalizio avvolgesse tutte le case. Le decorazioni vengono curate nel minimo dettaglio, ogni finestra ha i suoi addobbi, le sue luci, mostra all’esterno il tipico calore del periodo più magico dell’anno.

L’accoglienza fu curiosa e divertente per certi versi. Si, perché io ero la ragazza italiana che

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proveniva dalla regione in cui attualmente vive la mia amica tedesca, la Sardegna. Lei, in questi anni, ha imparato perfettamente l’italiano, mentre io non conosco un “H” di tedesco, povera me! Ricordo che continuavo a ringraziare con l’unico termine appreso in pochi minuti: Dankeschön.

Per fortuna ho un’amica che pazientemente traduceva dall’italiano al tedesco e dal tedesco all’italiano (altro che google translate!).

Vi assicuro, però, che dopo un iniziale imbarazzo tutto prese una strada in discesa, una via in cui non era fondamentale capirsi con le parole, perché gli sguardi, i gesti e il cuore parlano una lingua universale. E fu quest’ultima che mi dimostrò l’accoglienza sincera e genuina della famiglia che mi

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stava ospitando, ma su questo non avevo mai nutrito dubbi nemmeno prima della partenza.

Dopo aver sistemato le mie cose, decidemmo di visitare la vicina cittadina, Aschaffenburg, in cui la mia amica trascorse un po’ di tempo per via del lavoro. La città venne denominata la “Nizza Bavarese”, per il suo clima e l’aria luminosa, anche se il paesaggio differisce sicuramente da quello della Costa Azzurra.

Merita certamente una visita la residenza che Re Ludwig I di Baviera fece costruire, il Pompejanum, non soltanto casa privata del re, ma anche importante centro culturale e artistico della città. Nevicava, lo spettacolo era davvero emozionante e meritava una sosta per una cioccolata calda. A proposito di caldo, avete idea di come il riscaldamento tedesco sia perfettamente funzionante? È proprio vero, nei luoghi in cui sono previste basse temperature nei mesi più freddi, gli impianti di riscaldamento sono più efficienti. Un po’ come al nord Italia e nelle località sciistiche mondiali.

Ma torniamo alla Germania, e in particolare al castello di Schönbusch, che con circa due ettari di parco attorno all’edificio vi calerà nel mondo delle fiabe. Fu costruito per volere del principe che adorava trascorrere le vacanze in un ambiente curato dal clima mite e piacevole.

Tutto intorno è possibile comunque ammirare

il centro storico, passeggiare per le vie di Herstallstrasse, Sandgasse, che formano una sorta di triangolo e sono considerate le vie di shopping principali (impossibile non vederle dalle donne!).

Per Natale è tutto più bello, ci sono infatti le caratteristiche bancarelle che offrono la possibilità di acquistare regalini artigianali o di gustare cibi tradizionali. Amici, le diete si iniziano sempre il lunedì o alla fine di un viaggio, per cui non limitate gli assaggi delle specialità locali.

Specialità che ricordo perfettamente quando la mia amica mi portò a visitare Francoforte. Pensate che faceva davvero un gran freddo, la neve ricopriva strade e marciapiedi, e ci fermammo per il pranzo in un locale attrezzato con tavoli esterni, riscaldati dai “funghi” a gas. Potevi accedere all’intero, prendere un vassoio come in un self service, e chiedere ai commessi dietro ai banchi di servirti qualsiasi cosa scegliessi. E c’era veramente di tutto, mi riempivo gli occhi di colori di ogni genere, il profumo dei cibi si sentiva nell’aria e la mia fame aumentava. Ricordo in particolare un piatto tipico bavarese che mi venne consigliato: Hackfleischbällchen. Sono, in sostanza, delle polpette di carne giganti, non come le nostre, più grandi e gustose, croccanti all’esterno e speziate all’interno. Prometto di farvi avere la ricetta appena farò la prova in cucina, con l’aiuto ovviamente della

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mia cara amica.Nonostante avessi idea della sua importanza come

centro finanziario, Francoforte mi colpì, e mi stupirono in particolare i suoi grattacieli. La Main Tower, per esempio, è il primo realizzato in Europa con la facciata interamente costruita in vetro, imitando il modello americano. L’alto edificio è sede di una banca, la Landesbank Hessen-Thüringen, così come la maggior parte dei grattacieli presenti nel centro, la Silvertower, la Eurotower, sede quest’ultima della Banca Centrale Europea (si quella con il “simboletto” dell’euro che vediamo in tv!).

Non perdete assolutamente la visita dei musei, per i quali è stato studiato un apposito itinerario negli anni Ottanta, rendendo le due sponde del Meno un quartiere museale, che ne comprende ben 13. La via è denominata Museumsufer, e c’è la possibilità di acquistare un unico biglietto per tutti quelli della sponda.

Oltre a questo, sarebbe opportuno un salto allo Zoo di Francoforte, nel quale le specie ospitate sono tantissime, circa 500. Non solo, al suo interno è possibile osservare alcuni animali notturni, come i pipistrelli, grazie al rapporto giorno/notte ribaltato in un’area dello zoo.

Camminando nel centro storico attorno al Romer, una piazza nella quale al centro si erge una chiesa e dove

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è possibile salire sul campanile, siamo arrivate nella zona storica dei pub, Sachsenhausen, dove comodamente ci siamo sedute per bere una birra tedesca e ammirare le bellezze della città.

Peccato essere stata soltanto una giornata a Francoforte, ma i giorni di vacanza erano pochi e purtroppo non si è potute tornare. Questo però mi ha consentito di ammirare le bellissime foreste della Germania, con i suoi abeti imponenti e colmi di neve, e le sue vallate mozzafiato. Vidi questo paese da bambina durante un viaggio estivo, ma vi assicuro che vederlo durante la stagione invernale è assolutamente da non perdere. Soprattutto con le persone del luogo, quelle che a pranzo ti portano in uno chalet sperduto tra i monti, che ti accompagnano nel gusto dei sapori tradizionali, e che ti guidano alla scoperta di una terra così accogliente.

Certo, imparando la lingua sarebbe tutto più semplice, ma come ho già detto, la lingua del cuore è internazionale, e nessun luogo può essere limitato nei suoi valori e nelle sue tradizioni da idiomi differenti.

Vi saluto augurandomi che questo piccolo tour sia stato piacevole anche per voi, e dandovi l’appuntamento al mese prossimo con un nuovo viaggio nelle bellezze del nostro mondo.

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Il Castello di Gioiosa Guardia è il primo B&B

nato in Sardegna, si trova a Villamassargia (CI), al centro di un incantevole oliveto, da dove ammirare uno splendido panorama

e godere un’assoluta tranquillità.

Punto di riferimento per molte associazioni

botaniche che condividono con noi la stessa passione.

... a 5 min dalle Falesie di Domusnovas ed è un’ottima base logistica per corsi di arrampicata.

di Betty MasciaVia XXV Aprile09010 Villamassargia (CI)Sardegna - Italy

Tel./Fax +39 0781 75011Cell. +39 338 [email protected]

... a casa di Betty

b&b

GuardiaGioiosa

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Perchè non vai a ...testo e foto di Stefano Vascotto

Madrid è il luogo dove s’impara a capire

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Madrid è il luogo dove s’impara a capire

Madrid è un luogo strano. Non credo che piaccia la prima volta che ci si va. Non ha nulla di quello che ci si può aspettare dalla Spagna.. Non c’è in città nessun sito di color locale per i turisti. Eppure, a conoscerla, è la città più spagnola di tutte, la migliore, in cui vivere, la gente più simpatica, il clima più bello in qualunque mese dell’anno e, mentre le altre grandi città simboleggiano tutte la provincia in cui si trovano, sono in sostanza andaluse, catalane, basche, aragonesi, e comunque provinciali, soltanto Madrid può darvi l’essenza. (Ernest Hemingway)

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Allegria, del giorno di festa qui sul villaggio, perché un nuovo sole viene a illuminare tutti gli uomini che vivono uniti qui nel villaggio. (Pablo Neruda)

Nelle giornate di sole non è raro assistere a spettacoli di artisti di strada. I parchi cittadini offrono loro un palcoscenico unico e particolare. C’è chi intrattiene i passanti ballando, chi fa il mimo, chi il cantastorie, ma il comune denominatore per tutti è indubbiamente il divertirsi e divertire.

Street Artists

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La meraviglia del Palazzo di cristallo si accompagna all’ambiente rilassante del Buen Retiro dove si possono incontrare signori distinti che indossano il loro perfetto abito o giovani che in modo disinvolto passeggiano a torso nudo. Può sembrare un contrasto ma non è altro che lo specchio dell’ambiente poliedrico di questo parco cittadino.

“Attendo la primavera che scaldi i miei pensieri e che illumini il cielo su di me cancellando il freddo buio da questa ‘avenida’, con nel petto ancora la voglia di vivere un’altra estate della mia vita”

Un pensiero, e il ritrovarsi solitari e distesi su un prato ad osservare il cielo che sa di primavera. Le zone verdi, spazi che i madrileni utilizzano quotidianamente, possono essere definiti un vanto per questa città.

Sì, al di là della genteti cerco.Non nel tuo nome, se lo dicono,non nella tua immagine, se la dipingono.Al di là, più in là, più oltre.(Pedro Salinas)

Il palazzo di cristallo

Il mio cielo

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E’ quando ti allontani dal brulicare di vita di Plaza Mayor, della Gran Via, che ti rendi conto che esiste un’altra città, quella del silenzio, della calma mattutina delle sue strade e dei suoi monumenti, figure mute che parlano del passato glorioso di una Madrid che non c’è più.

Si dice che ogni persona è un’isola, e non è vero, ogni persona è un silenzio, questo sì, un silenzio, ciascuna con il proprio silenzio, ciascuna con il silenzio che è. (Josè Saramago)

La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio. (Franz Kafka)

Chi ha vissuto qualche giorno a Madrid non può non aver notato quanto questa città sia giovane in tutti gli aspetti. E’ giovane di notte con la sua attraente movida. E Lo è sotto il sole quando gruppi di ragazzi si radunano per suonare con allegre e chiassose bande o manifestare come in questo caso per un mondo pulito. Il loro slogan è chiaro: “CAMBIA TU VIDA NO TU CLIMA”

I giovani

L’Arte

Il silenzio

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A Madrid esiste una folta componente straniera. La multietnicità di questi luoghi dove si incontrano differenti usi e costumi è senza dubbio il più importante motore di crescita culturale di questa nuova Spagna.

Tempo verrà in cui, con esultanza,saluterai te stesso arrivato.Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io. (Derek Walcott)

E’ quando ti allontani dal brulicare di vita di Plaza Mayor, della Gran Via, che ti rendi conto che esiste un’altra città, quella del silenzio, della calma mattutina delle sue strade e dei suoi monumenti, figure mute che parlano del passato glorioso di una Madrid che non c’è più.

Il museo del Prado è una meta obbligata per chi si reca in città. Bellissima la serie di tele di Diego Velazquez. L’artista personale di Filippo IV ci ha lasciato un vero reportage della vita di corte con i suoi Las Meninas, l’Enano con un perro, e i ritratti dello stesso sovrano.

So che non esiste un’arte moderna, ma un’arte che è sempre la stessa perenne. (Egon Schiele)

L’Arte

Multicolor

Questo libro rappresenta un viaggio metaforico alla ri-cerca di un riscatto, di quegli abbandoni atavici, di padre in figlio, e dell’interruzione drammatica della loro rela-zione affettiva, che si sublima in “frammenti” di ricordi-diario chiamati a riempire un vuoto. Nel racconto viene fuori una città, Napoli, che ha mante-nuto intatte le sue relazioni e che l’autore ci restituisce con emozioni nuove, forse per metabolizzare quelle “so-litudini” che si è portato den-tro per tanto, troppo tempo. Ines D’Angelo

in venditapresso

le migliori librerie

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Perchè non vai a ...

Lo scarpariello

testo di Giuseppe Belli photo Giampaolo Mocci

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Se ti capita di passeggiare per via Toledo a Napoli, non di rado puoi imbatterti in gruppi di turisti col naso all’insù verso i vicoli che salgono ai Quartieri Spagnoli. Così come è capitato a me giorni or sono.

Quando ad un tratto, una coppia che si era staccata dal gruppo, all’improvviso, mi domandò dove portassero quelle stradine e cosa si potesse visitare. Preso alla sprovvista, per un attimo esitai nel rispondere. In realtà, stavo soltanto rielaborando tutto il mio sapere, le mie conoscenze e la mia esperienza di vita vissuta nella mia Napoli. Volevo cercare di raccontare le cose più belle senza lasciarmi influenzare dai pregiudizi, ad esempio quelli legati alla pericolosità di quei luoghi che tante volte, fosse anche per garantire un minimo di sicurezza ai turisti siamo costretti a svelare. Mi veniva in mente che fin dall’epoca in cui i “Quartieri” erano nati per accogliere i militari spagnoli, essi, non avevano

ph. G.Mocci © AT Photographer

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mai goduto di buona fama. La delinquenza e la prostituzione già allora dilagavano. Quest’ultima infatti rappresentava la maggiore espressione di svago e di divertimento per l’esercito spagnolo. Aldilà di ciò, i “Quartieri Spagnoli” rappresentano un’area di notevole interesse storico-artistico che caratterizza la nostra città. Per questo, se la prudenza è d’obbligo, non si può non invitare il turista a visitare questa parte della città che offre un pezzo notevole della cultura popolare con la sua vita verace, brulicante, pittoresca e folcloristica. Insomma lo stile di vita del popolo napoletano. Costituita da un dedalo di stradine strettissime, e da palazzi i cui balconi in certi punti non distano nemmeno una distesa di braccia, tanto che chi vi abita può tranquillamente stringere la mano al suo dirimpettaio, essa, si caratterizza anche per il colore dei panni stesi ad asciugare che come bandiere sventolano un po’ ovunque, e per le tipiche abitazioni che si affacciano alla strada: i famosi

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“bassi” che si alternano alle innumerevoli botteghe. E a proposito di queste, mi venne subito da aggiungere di come una volta questa zona fosse famosa per la produzione di scarpe. Innumerevoli infatti erano le botteghe dei calzolai detti “scarpari”. Avrei voluto raccontare loro tante altre cose, ma poiché si imponeva che riprendessero di nuovo la loro visita turistica mi lasciai andare ad un’ultima storia: una breve storia culinaria legata proprio agli “scarpari”. Ovvero come era nato uno dei piatti tipici e famosi della nostra cucina: le pennette o bucatini allo scarpariello che anticamente veniva preparato il lunedì, il giorno di riposo dei calzolai. Infatti proprio in questo giorno le mogli di questi, per la preparazione di questo piatto utilizzavano quasi sempre il ragù avanzato la domenica con l’aggiunta di formaggi che lo “scarparo” riceveva in omaggio dai suoi clienti che non potevano pagarlo in moneta. Oggi è diventato un piatto tipico. E prima di salutarli consigliai loro una trattoria dove alla fine del loro giro potessero gustare questo piatto. Non terminai di raccontare la mia storiella che subito mi chiesero anche la ricetta. Spiegai loro che trattandosi di un piatto povero non era difficile prepararlo. In mancanza del ragù, che mi parve di capire non erano abituati a cucinare, potevano preparare un sugo con il pomodoro fresco facendo soffriggere prima aglio cipolla e peperoncino e aggiungendo a fine cottura la pasta.

Il tutto, andava spolverato con abbondante parmigiano, pecorino e basilico.

Mi ringraziarono infinitamente, aggiungendo che se non si fossero smarriti in quel labirinto di viuzze per cui sarebbe stato necessario il filo di Arianna, al rientro da quel viaggio mi avrebbero inviato una bella cartolina del loro paese con tanti saluti.

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MOMa Sardinia B&BVia J. S. Bach, 62Quartu S. Elena (Ca)

Cell. +39 347 0594340www.momasardinia.it

MOMaSardinia B&B

Ingredienti:

300 g di filetto di pomodoro400 g di bucatini o penneolio extravergine di oliva1 spicchio d’agliopeperoncinopecorinoparmigianobasilico frescosale

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Perchè non vai a ...testo di Giuseppe Giulianiricetta di Rinaldo Bonazzo

Qui si parla di bottarga, l’oro della Sardegna e si invitano i lettori più schizzinosi a mettere da parte tutte le remore e affidarsi al palato, prima di esprimere giudizi.

La bottarga era il cibo dei pescatori, quelli costretti a stare a lungo in mare e ad assicurarsi il mangiare che riempisse le pause di lavoro.

Bottarga, oro di Sardegna

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ph. S.Vascotto © AT Photographer

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Le uova di pesce, in particolare di muggine, salate, essicate e pressate, rappresentavano una certezza per il pranzo.

Solo dopo, si è capito che quella che sembrava una soluzione di emergenza per uomini di mare era in realtà una prelibatezza.

Successivamente, la bottarga è diventato piatto riservato a pochi, ma questa volta a causa dell’alto costo. Oggi, riceve il giusto riconoscimento nei mercati e sulle tavole.

La bottarga (butàriga in sardo) si consuma a fettine, bagnata con olio extravergine d’oliva, oppure grattugiata come condimento per la pasta o per altri alimenti. In Sardegna è particolarmente apprezzato anche l’abbinamento con i carciofi.

Nell’Isola viene prodotta nelle zone di Stintino, Alghero, Tortolì, Cabras, e Carloforte. Anche Toscana, Sicilia e Calabria hanno una buona tradizione in proposito.

La bottarga più prelibata è quella di muggine, ma esiste anche la versione del tonno (gusto più forte e forma più squadrata) e

sono note varianti ottenute dalle uova di altri pesci.Quella che viene estratta per la lavorazione altro non è che

la sacca ovarica della femmina del pesce.La sacca del muggine, che si chiama baffa, è più resistente

delle altre e si presta meglio alle fasi di salatura ed essiccatura che consentiranno poi di consumare il prodotto.

Una buona bottarga deve avere un colore uniforme che va dal giallo oro all’ambra e una sacca perfettamente aderente alle uova che devono essere compatte.

Il colore, ma non solo, fa sì che la bottarga sia definita l’oro della Sardegna.

Il viaggiatore in visita nell’Isola, soprattutto quello che non trascura le escursioni gastronomiche, non può esimersi dall’assaggiare uno dei prodotti tipici e si può dire vincenti della tradizione sarda.

PreparazioneMettere a bagno le arselle con acqua e sale

almeno 2 ore (in modo che le arselle tirinno fuori eventuali residui di sabbia), in seguito lavarle molto bene e metterle in una padella a fuoco medio per farle aprire, quall’ora ci fosserò arselle chiuse scartatterle (generalmente piene di sabbia).

Separare i molluschi dai gusci e metteterli da parte, però lasciarne un po intere, filtrare il liquido di cottura e conservarlo.

Pelare l’aglio ed insieme al prezzemolo tritarlo e metterlo in una padella a soffriggere, aggiungere il pomodoro tagliato sottile oppure la passata di pomodoro e farlo cuocere per circa 15 minuti.

Aggiungere il peperoncino, le arselle sgusciate, l’acqua filtrata, regolate di sale, appena riprende il bollore aggiungere la fregola, quando la fregola si asciuga aggiungere piano piano un pò di brodo di pesce (lasciato sbollorire da parte), quando la fregola è quasi cotta, aggiungere le arselle con la buccia e appena pronto servire subito, spolverizzare con bottarga e prezzemolo crudo.

ph. S.Vascotto © AT Photographer

ph. S.Vascotto © AT Photographer

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PreparazioneMettere a bagno le arselle con acqua e sale

almeno 2 ore (in modo che le arselle tirinno fuori eventuali residui di sabbia), in seguito lavarle molto bene e metterle in una padella a fuoco medio per farle aprire, quall’ora ci fosserò arselle chiuse scartatterle (generalmente piene di sabbia).

Separare i molluschi dai gusci e metteterli da parte, però lasciarne un po intere, filtrare il liquido di cottura e conservarlo.

Pelare l’aglio ed insieme al prezzemolo tritarlo e metterlo in una padella a soffriggere, aggiungere il pomodoro tagliato sottile oppure la passata di pomodoro e farlo cuocere per circa 15 minuti.

Aggiungere il peperoncino, le arselle sgusciate, l’acqua filtrata, regolate di sale, appena riprende il bollore aggiungere la fregola, quando la fregola si asciuga aggiungere piano piano un pò di brodo di pesce (lasciato sbollorire da parte), quando la fregola è quasi cotta, aggiungere le arselle con la buccia e appena pronto servire subito, spolverizzare con bottarga e prezzemolo crudo.

Ingredienti:

250 gr di fregola1 kg di arselle ( vongole veraci)350 gr di pomodori pelati o passata di pomodoro3 spicchi di aglio1 pò di prezzemoloolio Extra Vergine Olivabottarga in polvere q.b.peperoncinosalebrodo di pesce

Fregola con Arselle e Bottarga

Step 1

Step 2

Step 3

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Obiettivo AT

Landscape (Buggerru, CI)ph. G.Mocci © AT Photographer

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Perchè non vai a ...testo e foto di Francesca Columbu

Golf da amare

In Sardegna, golf club prestigiosi permettono di praticare uno sport completo e a contatto con la natura!

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Non si è ancora tutti d’accordo su dove e quando sia nato.Si dice,sia stato inventato in Scozia nel 1413,dopo la fondazione dell’Università di Saint Andrews, anche se qualche storico dichiarò che, già nel lontano 1297, in Olanda si parlava di un gioco chiamato “golf”. Che siano gli scozzesi o gli olandesi i suoi creatori non ha poi tutta questa importanza.Lo è, invece, la sua popolarità: circa 70 milioni di persone lo praticano e in Italia, nel 2011, si contavano 101817 iscritti. Uno dei motivi che lo rende tantodiffuso può essere il fatto chei suoi giocatori possono avere

dai 5ai 90 anni.L’immagine del golfista non è quella di un anziano signore

benestante, con pantaloni a quadri e capellino in testa, che alla ricerca di un sano passatempo trascina un carrello su e giù per distese interminabili di campi verdi. Il golf èallenamento fisico,competizione, precisione e tanta concentrazione.Ciò che permette di far andare quella piccola pallina bianca nell’esatto punto che ci si è prefissati è, unicamente, una buona dose di equilibrio psico-fisico. Normalmente partecipare a una gara di

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golf implica giocare, ininterrottamente, per almeno quattro ore.Portare a termine le 18 buche significa percorrere una media di 10 km, nelle più disparate condizioni climatiche: pioggia, vento, freddo o caldo torrido non fermano un golfista nel portare a termine la sua gara. Partecipare a una competizione golfistica implica, quindi, una buona preparazione atletica, un’alimentazione sana

ed equilibrata etanta concentrazione.Lo stereotipo del vero golfista è uno

“sportivo” a 360°.Essere golfisti, però, non è solo un’etichetta

accomunataai praticanti di questo sport, è molto di più. Il golf, se giocato nel rispetto delle sue regole, diventa uno stile di vita. Il golfista ama la natura, rispetta il suo avversario, accetta le sconfitte e gioisce delle vittorie

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altrui e, non di rado, dispensa consigli ai meno esperti. Un’altra particolare caratteristica di questo sport è che un golfista alle prime armi può trovarsi in campo a gareggiare con giocatori ben più esperti di lui e, magari, strapparle un trofeo.

Ma c’è un altro aspetto che rende questo sport diverso e singolare nel vasto panorama sportivo: puoi giocare da solo! In realtà, il vero obiettivo di un golfista è cercare continuamente di migliorare il proprio gioco: chiudere una buca con il minor numero di tiri. Una provainfinita.

Fin dalla prima lezione si avverte il gusto della sfida: tra le mani stringi unbastone e lì, poggiata per terra, sotto il tuo naso, una piccola pallina bianca che non aspetta altro che essere colpita e lanciata lontana. La guardi, ti assicuri che il tuo corpo siasistemato nel modo corretto, inizi quell’armonioso movimento chiamato swing e aspetti di vedere la tua pallina spiccare il volo. Hai seguito tutte le indicazioni suggerite dal maestro: hai impugnato la mazza nel modo corretto, i tuoi piedi erano ben saldi al terreno, le tue braccia perpendicolari, la tua schienaeretta, eppure… dopo tanto impegno e fatica, la tua pallina è ancora lì in terra, poggiata nel suo piedistallo (il tee). La tua prima lezione ti vedrà, al suo termine, sfinito. Dovrai però essere fiducioso perché tutti i tuoi sforzi saranno abbondantemente ripagati non appena le tue orecchie sentiranno quel suono, tanto secco e deciso, quanto breve e intenso, dell’impatto perfetto tra la testa del bastone e la pallina. Udire quel suono sarà ciò che ricercherai in ogni tiro e per tutta la tua vita da golfista.

Un’idea diffusamaerrata che si ha del golf è che si tratti di uno sport di “élite”, inaccessibile, quindi, alle finanze di tanti. Oggi si diventa soci di un circolo golfistico con meno di 80 euro al mese. Ciò che fa la differenza è, ovviamente, la qualità e la lunghezza dei campi. Prima dell’iscrizione a un circolo è consigliabile prendere qualche lezione con un maestro; qualche centinaio di euro per 6/7 lezioni individuali o in alternativa si può partecipare a lezioni collettive che hanno un costo nettamente inferiore.Il passo successivo sarà quello di acquistare un’attrezzatura propria (anche usata) e continuare a esercitarsi negli appositi campi pratica.Professionista, dilettante o neofito, sei sempre un golfista e questo ti darà l’opportunità di sentirti parte di un affascinante mondo, fatto di nuove conoscenze, di viaggi e di grandi emozioni.

Attualmente, in Sardegna esistono nove Club. Tra i più rinomati troviamo: IsMolas, in località Pula, che ha un percorso con 27 buche, il Tanka Golf nella località di Villasimius, con 18 buche; il circolo di Is Arenas, a Oristano e il Pevero, a Porto Cervo, entrambi con 18 buche.

Il golfista che intende trascorre una vacanza in Sardegna e giocare in uno dei suoi circoli potrà alloggiarein strutture turistiche

di alto livello che gli permetteranno di trascorrere momenti indimenticabili a stretto contatto con la natura incontaminata dell’isola, circondata da panorami mozzafiato.

Vi sono, inoltre, altre cinque strutture con campi da 9 buche, adatte a coloro che, principianti,non necessitano di particolari caratteristiche tecniche delle buche. Nella provincia di Cagliari si trova il Sa Tanca Golf Club, in località Flumini di Quartu e il Golf club Ercole Cellino; entrambi offrono servizi e strutture di buon livello.

Giocare a golf significa raccogliere una sfida eccitante e al contempo entusiasmante, unita ad una buona dose di perseveranza.

In gioco non c’è solo la conquista di un premio occasionale ma un progressivo e armonioso equilibrio tra sé e la natura.

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Obiettivo AT

ph. G.Mocci © AT Photographer

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AT Decameronmatita, gomma e mouse... a cura di Barbara Valuto

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CALZATURIFICIO ZAMBERLAN S.r.l. Sede: Via Marconi, 1

36036 Pievebelvicino di Torrebelvicino (VI)

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AT MAGAZINECultura, Sport, Turismo, ecc.

TESTATA GIORNALISTICA REGISTRATA PRESSO IL TRIB. DI CAGLIARI nr. 24/12 del 10/10/2012

Luogo e anno della pubblicazione: Cagliari, 2012ANNO I

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AT MAGAZINEEdizione IT/UK

Mensile - Anno I Nr. 3 - Gennaio 2013

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