2009 Gennaio

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Spirito Santo - Gennaio 2009 NUMERO 12 1 Spirito e parola Mensile della parrocchia dello Spirito Santo “Gesù Re dell'universo” di Roberto Bonomo La festa dell'Epifania ci dà l'opportunità di ragionare su Gesù Re dell'universo e di confrontarlo con Erode, tipico re dei regni umani. Gesù è un re assolutamente atipico. Innanzitutto è un re neonato e quindi è un re debolissimo, non ha un castello dove nascere ed abitare ma nasce in una stalla e come culla ha una mangiatoia per gli animali. Non ha soldati, come ha Erode, e non ha un esercito armato che lo difenda ma schiere di angeli che lo annunciano. Non ha ministri e nobili che lo vadano a riverire, ma ha dei pastori che lo vanno ad adorare. Non ha un territorio su cui comandare e confini da difendere infatti vengono a rendergli omaggio i Magi che giungono da oriente, cioè da tutto il mondo. Non cercherà di uccidere i suoi avversari con l'inganno e la menzogna come tenta di fare con Lui Erode tentando di ingannare i Magi. Non cercherà di arricchirsi con le tasse dei suoi sudditi, come Erode, ma al contrario darà la vita per salvarci e condurci tutti nel suo regno. Non cercherà di farsi amici i ricchi e i potenti ma si farà amico dei poveri, degli ammalati e degli emarginati; e quando si rivolgerà ai ricchi e ai potenti non sarà per farseli amici ma per fargli riconoscere la loro povertà u m a n a e spirituale. Quale tipo di re si nasconde nei nostri cuori e nelle nostre menti? SEGUE A PAGINA 4 L’Epifania L’Epifania del Signore, ossia la sua manifestazione, è la rivelazione alle genti di tutto il mondo del bambino nato a Betlemme. Gesù è stato partorito da Maria, la povera figlia di Israele, e i pastori hanno visto «un bambino avvolto in fasce deposto in una mangiatoia» (cf. Lc 2,7.12.16). Nato a Betlemme, la città di David (cf. 1Sam 16), Gesù è un discendente di David a cui spetta il titolo di Messia, di Re dei Giudei; ma proprio il vangelo secondo Matteo, così radicato nell’ambiente giudaico, mette in evidenza che Gesù è il Salvatore destinato a tutta l’umanità e, quindi, la sua rivelazione è indirizzata a tutte le genti, ai pagani, nella cui discendenza anche noi siamo collocati. Conosciamo bene il brano evangelico che narra questa manifestazione, da sempre presente nella tradizione cristiana quale testo capace di stupire e illuminare il cuore dei credenti di ogni tempo. Dall’oriente alcuni sapienti, i Magi, vengono a Gerusalemme, la città santa dei Giudei, in una sorta di pellegrinaggio (cf. Is 60,1-6). Essi non appartengono alla discendenza di Abramo, non conoscono il Dio vivente e vero, non sono circoncisi, non stanno cioè all’interno dell’alleanza che ha come suo segno questa incisione nella carne. Nel loro viaggio non è dunque la Parola di Dio a guidarli; eppure la loro ricerca di Dio, la loro lotta anti- idolatrica, il loro meditare e scrutare i segni della natura, concede ad essi la possibilità di una lettura visionaria, che li spinge a partire seguendo la sola luce di una stella… Obbedienti alla consapevolezza nata dalla loro ricerca, i Magi salgono a Gerusalemme, pronti a interrogare la sapienza rivelata a Israele, nella speranza di vedere colmata la loro attesa. I sommi sacerdoti e gli scribi, depositari della missione di interpretare le profezie, rispondono infallibilmente, pur rimanendo nel buio, ciechi di fronte al compimento dell’evento messianico, turbati e accecati come il re Erode. E così ci ricordano che possiamo essere molto esperti nel custodire il tesoro delle Scritture sante, gelosi delle nostre certezze di fede, e al tempo stesso essere incapaci di riconoscere che Dio opera nel nostro oggi e ci «visita» costantemente, nei modi più imprevedibili… Ora, le Scritture testimoniano che il Re dei Giudei deve nascere a Betlemme (cf. Mi 5,1-3), e i Magi, ormai obbedienti anche alla rivelazione, giungono alla casa dove, una volta entrati, «vedono il bambino con Maria sua madre». Anche loro, come i pastori, contemplano una scena umanissima e povera: ma essa è rivelazione per i loro cuori attenti, è manifestazione che provoca la loro adorazione e l’offerta dei doni più preziosi. Questa epifania, che attraverso i Magi raggiunge le genti pagane, ribadisce e non annulla la primogenitura di Israele, ma mette anche in evidenza che quel bambino è destinato come benedizione a tutta l’umanità, secondo la promessa un tempo fatta ad Abramo: «In te e nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti della terra» (Gen 28,14; cf. Gal 3,14). Sì, l’universalità della buona notizia è affermata già al momento della nascita di Gesù, e l’episodio dei Magi appare come una profezia che si compirà nella storia della chiesa, quando il Vangelo raggiungerà tutte le culture dei popoli. Tutte le culture e le tradizioni portano infatti in sé delle tracce, dei «semi» della Parola di Dio, come amavano dire i padri della chiesa. In esse sono presenti aliti di Spirito santo che hanno guidato gli uomini su cammini di lotta anti-idolatrica, tesi alla ricerca del senso; in esse è presente dall’eternità l’immagine di Dio che non può mai essere negata o annullata (cf. Gen 1,26-27): Gesù Cristo, «l’immagine del Dio invisibile» (Col 1,15)… L’Epifania è la memoria che Gesù, il Messia, il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, è destinato all’umanità e che questa sa riconoscerlo, fino a partecipare all’eredità di Abramo. Non dimentichiamolo dunque: «in Gesù Cristo non c’è più né giudeo né greco» (cf. Gal 3,28), ma tutti gli uomini della terra possono incontrarsi in lui, «Sapienza di Dio» (1Cor 1,24), fonte di gioia e di vita piena. Ma noi cristiani siamo capaci di testimoniare la salvezza definitiva portata da Dio in Gesù Cristo, mediante un comportamento di cordiale simpatia verso tutti? *Enzo Bianchi *Nato a Castel Boglione il 3 marzo 1943, è un monaco, religioso e scrittore italiano, fondatore e attuale priore della Comunità monastica di Bose.

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Spirito Santo - Gennaio 2009! NUMERO 12

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Spirito e parolaM e n s i l e d e l l a p a r r o c c h i a d e l l o S p i r i t o S a n t o

“Gesù Re dell'universo”

di Roberto Bonomo

La festa dell'Epifania ci d à l ' o p p o r t u n i t à d i ragionare su Gesù Re d e l l ' u n i v e r s o e d i confrontarlo con Erode, tipico re dei regni umani.G e s ù è u n r e assolutamente atipico. Innanzitutto è un re neonato e quindi è un re debolissimo, non ha un castello dove nascere ed abitare ma nasce in una stalla e come culla ha una m a n g i a t o i a p e r g l i animali. Non ha soldati, come ha Erode, e non ha un esercito armato che lo difenda ma schiere di angeli che lo annunciano. Non ha ministri e nobili che lo vadano a riverire, ma ha dei pastori che lo vanno ad adorare. Non ha un terr i tor io su cui comandare e confini da difendere infatti vengono a rendergli omaggio i Magi che giungono da oriente, cioè da tutto il mondo.Non cercherà di uccidere i suoi avversari con l'inganno e la menzogna come tenta di fare con Lui Erode tentando di ingannare i Magi. Non cercherà di arricchirsi con le tasse dei suoi sudditi, come Erode, ma al contrario darà la vita per salvarci e condurci tutti nel suo regno. Non cercherà di farsi amici i ricchi e i potenti ma si farà amico dei poveri, degli ammalati e degli emarginati; e quando si rivolgerà ai ricchi e ai potenti non sarà per farseli amici ma per fargli riconoscere la loro p o v e r t à u m a n a e spirituale. Quale tipo di re si nasconde nei nostri cuori e nelle nostre menti?

SEGUE A PAGINA 4

L’EpifaniaL’Epifania del Signore, ossia la sua manifestazione, è la rivelazione alle genti di tutto il mondo del bambino nato a Betlemme. Gesù è stato partorito da Maria, la povera figlia di Israele, e i pastori hanno visto «un bambino avvolto in fasce deposto in una mangiatoia» (cf. Lc 2,7.12.16). Nato a Betlemme, la città di David (cf. 1Sam 16), Gesù è un discendente di David a cui spetta il titolo di Messia, di Re dei Giudei; ma proprio il vangelo secondo Matteo, così radicato nell’ambiente giudaico, mette in evidenza che Gesù è il Salvatore destinato a tutta l’umanità e, quindi, la sua rivelazione è indirizzata a tutte le genti, ai pagani, nella cui discendenza anche noi siamo collocati. Conosciamo bene il brano evangelico che narra questa manifestazione, da sempre presente nella tradizione cristiana quale testo capace di stupire e illuminare il cuore dei credenti di ogni tempo. Dall’oriente alcuni sapienti, i Magi, vengono a Gerusalemme, la città santa dei Giudei, in una sorta di pellegrinaggio (cf. Is 60,1-6). Essi non appartengono alla discendenza di Abramo, non conoscono il Dio vivente e vero, non sono circoncisi, non stanno cioè all’interno dell’alleanza che ha come suo segno questa incisione nella carne. Nel loro viaggio non è dunque la Parola di Dio a guidarli; eppure la loro ricerca di Dio, la loro lotta anti-idolatrica, il loro meditare e scrutare i segni della natura, concede ad essi la possibilità di una lettura visionaria, che li spinge a partire seguendo la sola luce di una stella… Obbedienti alla consapevolezza nata dalla loro ricerca, i Magi salgono a Gerusalemme, pronti a interrogare la sapienza rivelata a Israele, nella speranza di vedere colmata la loro attesa. I sommi sacerdoti e gli scribi, depositari della missione di interpretare le profezie, rispondono infallibilmente, pur rimanendo nel buio, ciechi di fronte al compimento dell’evento messianico, turbati e accecati come il re Erode. E così ci ricordano che possiamo essere molto esperti nel custodire il tesoro delle Scritture sante, gelosi delle nostre certezze di fede, e al tempo stesso essere incapaci di riconoscere che Dio opera nel nostro oggi e ci «visita» costantemente, nei modi più imprevedibili… Ora, le Scritture testimoniano che il Re dei Giudei deve nascere a Betlemme (cf. Mi 5,1-3), e i Magi, ormai obbedienti anche alla rivelazione, giungono alla casa dove, una volta entrati, «vedono il bambino con Maria sua madre». Anche loro, come i pastori, contemplano una scena umanissima e povera: ma essa è rivelazione per i loro cuori attenti, è manifestazione che provoca la loro adorazione e l’offerta dei doni più preziosi. Questa epifania, che attraverso i Magi raggiunge le genti pagane, ribadisce e non annulla la primogenitura di Israele, ma mette anche in evidenza che quel bambino è destinato come benedizione a tutta l’umanità, secondo la promessa un tempo fatta ad Abramo: «In te e nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti della terra» (Gen 28,14; cf. Gal 3,14). Sì, l’universalità della buona notizia è affermata già al momento della nascita di Gesù, e l’episodio dei Magi appare come una profezia che si compirà nella storia della chiesa, quando il Vangelo raggiungerà tutte le culture dei popoli. Tutte le culture e le tradizioni portano infatti in sé delle tracce, dei «semi» della Parola di Dio, come amavano dire i padri della chiesa. In esse sono presenti aliti di Spirito santo che hanno guidato gli uomini su cammini di lotta anti-idolatrica, tesi alla ricerca del senso; in esse è presente dall’eternità l’immagine di Dio che non può mai essere negata o annullata (cf. Gen 1,26-27): Gesù Cristo, «l’immagine del Dio invisibile» (Col 1,15)… L’Epifania è la memoria che Gesù, il Messia, il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, è destinato all’umanità e che questa sa riconoscerlo, fino a partecipare all’eredità di Abramo. Non dimentichiamolo dunque: «in Gesù Cristo non c’è più né giudeo né greco» (cf. Gal 3,28), ma tutti gli uomini della terra possono incontrarsi in lui, «Sapienza di Dio» (1Cor 1,24), fonte di gioia e di vita piena. Ma noi cristiani siamo capaci di testimoniare la salvezza definitiva portata da Dio in Gesù Cristo, mediante un comportamento di cordiale simpatia verso tutti?

*Enzo Bianchi*Nato a Castel Boglione il 3 marzo 1943, è un monaco, religioso e scrittore italiano, fondatore e attuale priore della Comunità monastica di Bose.

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ESTRATTO DAL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI PER LA CELEBRAZIONE

Combattere la povertàAnche all'inizio di questo nuovo anno desidero far giungere a tutti il mio augurio di pace ed invitare, con questo mio Messaggio, a riflettere sul tema: Combattere la povertà, costruire la pace. La povertà risulta sovente tra i fattori che favoriscono o aggravano i conflitti, anche armati. A loro volta, questi ultimi alimentano tragiche situazioni di povertà. « S'afferma... e diventa sempre più grave nel mondo – scriveva Giovanni Paolo II – un'altra seria minaccia per la pace: molte persone, anzi, intere popolazioni vivono oggi in condizioni di estrema povertà. La disparità tra ricchi e poveri s'è fatta più evidente, anche nelle nazioni economicamente più sviluppate. Si tratta di un problema che s'impone alla coscienza dell'umanità, giacché le condizioni in cui versa un gran numero di persone sono tali da offenderne la nativa dignità e da compromettere, conseguentemente, l'autentico ed armonico progresso della comunità mondiale ».In questo contesto, combattere la povertà implica un'attenta considerazione del complesso fenomeno della globalizzazione. Tale considerazione è importante già dal punto di vista metodologico, perché suggerisce di utilizzare il frutto delle ricerche condotte dagli economisti e sociologi su tanti aspetti della povertà. Il richiamo alla globalizzazione dovrebbe, però, rivestire anche un significato spirituale e morale, sollecitando a guardare ai poveri nella consapevole prospettiva di essere tutti partecipi di un unico progetto divino, quello della vocazione a costituire un'unica famiglia in cui tutti – individui, popoli e nazioni – regolino i loro comportamenti improntandoli ai principi di fraternità e di responsabilità.In tale prospettiva occorre avere, della povertà, una visione ampia ed articolata. Se la povertà fosse solo materiale, le scienze sociali che ci aiutano a misurare i fenomeni sulla base di dati di tipo soprattutto quantitativo, sarebbero sufficienti ad illuminarne le principali caratteristiche. Sappiamo, però, che esistono povertà immateriali, che non sono diretta e automatica conseguenza di carenze materiali. Ad esempio, nelle società ricche e progredite esistono fenomeni di emarginazione, povertà relazionale, morale e spirituale: si tratta di persone interiormente disorientate, che vivono diverse forme di disagio nonostante il benessere economico. Penso, da una parte, a quello che viene chiamato il « sottosviluppo morale » e, dall'altra, alle conseguenze negative del « supersviluppo ». Non dimentico poi che, nelle società cosiddette « povere », la crescita economica è spesso frenata da impedimenti culturali, che non consentono un adeguato utilizzo delle risorse. Resta comunque vero che ogni forma di povertà imposta ha alla propria radice il mancato rispetto della trascendente dignità della persona umana. Quando l'uomo non viene considerato nell'integralità della sua vocazione e non si rispettano le esigenze di una vera « ecologia umana », si scatenano anche le dinamiche perverse della povertà, com'è evidente in alcuni ambiti sui quali soffermerò brevemente la mia attenzione.La povertà viene spesso correlata, come a propria causa, allo sviluppo demografico. In conseguenza di ciò, sono in atto campagne di riduzione delle nascite, condotte a livello internazionale, anche con metodi non rispettosi né della dignità della donna né del diritto dei coniugi a scegliere responsabilmente il numero dei figli e spesso, cosa anche più grave, non rispettosi neppure del diritto alla vita. Lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della lotta alla povertà, costituisce in realtà l'eliminazione dei più poveri tra gli esseri umani. A fronte di ciò resta il fatto che, nel 1981, circa il 40% della popolazione mondiale era al di sotto della linea di povertà assoluta, mentre oggi tale percentuale è sostanzialmente dimezzata, e sono uscite dalla povertà popolazioni caratterizzate, peraltro, da un notevole incremento demografico. Il dato ora rilevato pone in evidenza che le risorse per risolvere il problema della povertà ci sarebbero, anche in presenza di una crescita della popolazione. Né va dimenticato che, dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, la popolazione sulla terra è cresciuta di quattro miliardi e, in larga misura, tale fenomeno riguarda Paesi che di recente si sono affacciati sulla scena internazionale come nuove potenze economiche e hanno conosciuto un rapido sviluppo proprio grazie all'elevato numero dei loro abitanti. Inoltre, tra le Nazioni maggiormente sviluppate quelle con gli indici di natalità maggiori godono di migliori potenzialità di sviluppo. In altri termini, la popolazione sta confermandosi come una ricchezza e non come un fattore di povertà.Un altro ambito di preoccupazione sono le malattie pandemiche quali, ad esempio, la malaria, la tubercolosi e l'AIDS, che, nella misura in cui colpiscono i settori produttivi della popolazione, influiscono grandemente sul peggioramento delle condizioni generali del Paese. Occorre mettere a disposizione anche dei popoli poveri le medicine e le cure necessarie; ciò suppone una decisa promozione della ricerca medica e delle innovazioni terapeutiche nonché, quando sia necessario, un'applicazione flessibile delle regole internazionali di protezione della proprietà intellettuale, così da garantire a tutti le cure sanitarie di base.Un terzo ambito, oggetto di attenzione nei programmi di lotta alla povertà e che ne mostra l'intrinseca dimensione morale, è la povertà dei bambini. Quando la povertà colpisce una famiglia, i bambini ne risultano le vittime più vulnerabili: quasi la metà di coloro che vivono in povertà assoluta oggi è rappresentata da bambini. Considerare la povertà ponendosi dalla parte dei bambini induce a ritenere prioritari quegli obiettivi che li interessano più direttamente come, ad esempio, la cura delle madri, l'impegno educativo, l'accesso ai vaccini, alle cure mediche e all'acqua potabile, la salvaguardia dell'ambiente e, soprattutto, l'impegno a difesa della famiglia e della stabilità delle relazioni al suo interno. Quando la famiglia si indebolisce i danni ricadono inevitabilmente sui bambini. Ove non è tutelata la dignità della donna e della mamma, a risentirne sono ancora principalmente i figli.Un quarto ambito che, dal punto di vista morale, merita particolare attenzione è la relazione esistente tra disarmo e sviluppo. Suscita preoccupazione l'attuale livello globale di spesa militare. Come ho già avuto modo di sottolineare, capita che « le ingenti risorse materiali e umane impiegate per le spese militari e per gli armamenti vengono di fatto distolte dai progetti di sviluppo dei popoli, specialmente di quelli più poveri e bisognosi di aiuto. E questo va contro quanto afferma la stessa Carta delle Nazioni Unite, che impegna la comunità internazionale, e gli Stati in particolare, a “promuovere lo stabilimento ed il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale col minimo dispendio delle risorse umane ed economiche mondiali per gli armamenti” (art. 26) ».

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A cura di Sara Fiorini- LA VOCE DEI GIOVANI -Le luci che il Natale sa accendere

Un mese intenso quello appena passato nella nostra parrocchia, ricco di appuntamenti, di impegno concreto, di vitalità, di fede e spiritualità. Era bello passare una qualsiasi sera della settimana e vedere come le luci all’interno delle aule della chiesa non erano mai spente: chi faceva i cappelletti e preparava materiali per il Natale, chi giocava a pinnacolo in un clima di assoluta serenità per raccogliere fondi per la parrocchia, chi ricamava, chi dipingeva e confezionava simpatici oggetti da vendere alla bancarella natalizia all’entrata della chiesa, chi con solerzia e passione - come Marco e Margherita - si ritagliava il proprio spazio per sistemare e creare il nuovo presepe di quest’anno, magico ed antico, dai colori e dall’ambientazione che ricorda il nostro focolare di casa. Ed ancora chi con ugole e chitarre ha preparato i canti per la messa di mezzanotte, la grande notte attesa da tutti, che con la sua magia sa sempre farci sentire un po’ più uniti, chi ha preparato piatti succulenti per salutarci ed augurarci buone feste come all’interno di una famiglia, chi si è incontrato con i ragazzi più piccoli per parlare di Gesù e per costruire le lanterne insieme ai bambini, chi ha costruito il presepe vicino alle finestre, chi ha vissuto le vibranti emozioni connesse all’ascolto dei canti gospel e spiritual di REgospelCORO, che ha portato all’interno della chiesa nuovi volti, nuovo calore e nuove emozioni. Ed infine, ma non per ultimo, chi sempre lavora dietro le quinte, chi aiuta il don con impegno e dedizione, chi in mezzo a tutte queste persone, don in primis, fa si che le luci della parrocchia non si spengano mai, ma le alimenta giorno dopo giorno. Ecco, Natale è già passato, ed un nuovo anno è arrivato, ma guardate un po’ quante belle emozioni e sensazioni questo avvenimento, questa nascita, è in grado di creare. Non è un caso, non è abitudine. Tutti quanti, mettendoci il nostro cuore, possiamo veder accese ogni mese queste aule, o meglio, questa nostra casa! Auguri!

DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE - 1° GENNAIO 2009

costruire la paceUn eccessivo accrescimento della spesa militare rischia di accelerare una corsa agli armamenti che provoca sacche di sottosviluppo e di disperazione, trasformandosi così paradossalmente in fattore di instabilità, di tensione e di conflitti. Un quinto ambito relativo alla lotta alla povertà materiale riguarda l'attuale crisi alimentare, che mette a repentaglio il soddisfacimento dei bisogni di base. Tale crisi è caratterizzata non tanto da insufficienza di cibo, quanto da difficoltà di accesso ad esso e da fenomeni speculativi e quindi da carenza di un assetto di istituzioni politiche ed economiche in grado di fronteggiare le necessità e le emergenze. La malnutrizione può anche provocare gravi danni psicofisici alle popolazioni, privando molte persone delle energie necessarie per uscire, senza speciali aiuti, dalla loro situazione di povertà. E questo contribuisce ad allargare la forbice delle disuguaglianze, provocando reazioni che rischiano di diventare violenteUna delle strade maestre per costruire la pace è una globalizzazione finalizzata agli interessi della grande famiglia umana. Per governare la globalizzazione occorre però una forte solidarietà globale tra Paesi ricchi e Paesi poveri, nonché all'interno dei singoli Paesi, anche se ricchi. È necessario un « codice etico comune », le cui norme non abbiano solo un carattere convenzionale, ma siano radicate nella legge naturale inscritta dal Creatore nella coscienza di ogni essere umano (cfr Rm 2,14-15). Non avverte forse ciascuno di noi nell'intimo della coscienza l'appello a recare il proprio contributo al bene comune e alla pace sociale? La globalizzazione elimina certe barriere, ma ciò non significa che non ne possa costruire di nuove; avvicina i popoli, ma la vicinanza spaziale e temporale non crea di per sé le condizioni per una vera comunione e un'autentica pace. La marginalizzazione dei poveri del pianeta può trovare validi strumenti di riscatto nella globalizzazione solo se ogni uomo si sentirà personalmente ferito dalle ingiustizie esistenti nel mondo e dalle violazioni dei diritti umani ad esse connesse. Nell'Enciclica Centesimus annus, Giovanni Paolo II ammoniva circa la necessità di « abbandonare la mentalità che considera i poveri – persone e popoli – come un fardello e come fastidiosi importuni, che pretendono di consumare quanto altri hanno prodotto ». « I poveri – egli scriveva - chiedono il diritto di partecipare al godimento dei beni materiali e di mettere a frutto la loro capacità di lavoro, creando così un mondo più giusto e per tutti più prospero ». Nell'attuale mondo globale è sempre più evidente che si costruisce la pace solo se si assicura a tutti la possibilità di una crescita ragionevole: le distorsioni di sistemi ingiusti, infatti, prima o poi, presentano il conto a tutti.La globalizzazione va vista come un'occasione propizia per realizzare qualcosa di importante nella lotta alla povertà e per mettere a disposizione della giustizia e della pace risorse finora impensabili.Da sempre la dottrina sociale della Chiesa si è interessata dei poveri. (...) «Ciascuno faccia la parte che gli spetta e non indugi », scriveva nel 1891 Leone XIII, aggiungendo: « Quanto alla Chiesa, essa non lascerà mancare mai e in nessun modo l'opera sua ». Questa consapevolezza accompagna anche oggi l'azione della Chiesa verso i poveri, nei quali vede Cristo, sentendo risuonare costantemente nel suo cuore il mandato del Principe della pace agli Apostoli: « Vos date illis manducare – date loro voi stessi da mangiare » (Lc 9,13). Fedele a quest'invito del suo Signore, la Comunità cristiana non mancherà pertanto di assicurare all'intera famiglia umana il proprio sostegno negli slanci di solidarietà creativa non solo per elargire il superfluo, ma soprattutto per cambiare « gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società ». Ad ogni discepolo di Cristo, come anche ad ogni persona di buona volontà, rivolgo pertanto all'inizio di un nuovo anno il caldo invito ad allargare il cuore verso le necessità dei poveri e a fare quanto è concretamente possibile per venire in loro soccorso. Resta infatti incontestabilmente vero l'assioma secondo cui « combattere la povertà è costruire la pace ».

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Fino al terzo cielo con San PaoloUn musical sulla vita di San Paolo. Sabato 24, alle 21, e domenica 25 gennaio, alle 16 e alle 20.30 (venerdì 23 l’anteprima è riservata solo alle autorità e alla stampa), al teatro "R. Ruggeri" di Guastalla (in Via G. Verdi, 7), debutterà lo spettacolo inedito "Fino al terzo Cielo", che racconta la vita e il messaggio dell'Apostolo San Paolo di Tarso. A portarlo in scena sarà la compagnia teatrale "Piccola Comunità" dell'Unità pastorale di S. Giacomo-S. Rocco di Guastalla.I biglietti sono in prevendita presso la "Libreria del Corso", in Corso Prampolini, a Guastalla. Per informazioni: 0522/835341. Sito internet: www.sangiacomo-sanrocco.it/finoalterzocielo.html

Come trovare una citazione nella BibbiaEcco un breve ma efficiente vademecum per orientarsi e leggere la Bibbia.

Una frase della Bibbia è identificata dal libro, dal capitolo e dal versetto.Infatti ogni libro è suddiviso in capitoli che a loro volta sono suddivisi in versetti (1). Questa è una suddivisione abbastanza recente rispetto alla formazione della Bibbia e per motivi di "studio". La Bibbia è formata da 73 libri. Per indicare i libri della Bibbia si usano delle abbreviazioni. Ad esempio le abbreviazioni dei libri dei Vangeli sono:•Per il Vangelo di Marco MC•Per il Vangelo di Matteo MT•Per il Vangelo di Luca LC•Per il Vangelo di Giovanni GVPer indicare i capitoli e i versetti non si usano le abbreviazioni ma si usano i numeri.1. MT 19,3Il numero che precede la virgola indica il capitoloIl numero che segue la virgola indica il versetto

[Vangelo secondo S.Matteo, il capitolo 19 , il versetto 3]2. MT 19, 3-9

Il trattino indica che devo leggere dal vs che lo precede al vs che lo segue compreso.[Vangelo secondo S.Matteo, il capitolo 19, dal versetto 3 al versetto 9]

3. Mc 1, 4.10Il puntino indica che devo leggere solo il versetto che lo precede e poi leggere il versetto che lo segue compreso.[Vangelo secondo S.Marco, il capitolo 1, il versetto 4 e il versetto 10]

4. LC 2,3-8.16[Vangelo secondo S.Luca, il capitolo 2, dal versetto 3 al versetto 8 e il versetto 16].

5. Mc 1,5-8.12-16[Vangelo secondo S.Marco, il capitolo 1, dal versetto 5 al versetto 8 e dal versetto 12 al versetto 16]

6. Gv 3,4-4,1[Vangelo secondo S.Giovanni, dal capitolo 3 versetto 4 al capitolo 4 versetto 1]

(1) Questa suddivisione non è originaria perché non si conosceva l'interpunzione. È una suddivisione recente realizzata seguendo criteri empirici ed in base allo sviluppo immediato dei pensieri. Stefano Langton (1228) cancelliere dell'università di Parigi divise la Bibbia in capitoli. L'Antico Testamento fu suddiviso nel 1528 da Sante Pagnini, il Nuovo Testamento da Robert Estienne.

(2) Il testo integrale della Bibbia in internet

SEGUE DA PAGINA 1

(...) Mentre, assieme ai Magi, ci avviciniamo a q u e s t o e n i g m a t i c o bambino per adorarlo c h i e d i a m o c i s i n c e r a m e n t e : Riconosciamo questo bambino come nostro Re? Siamo veramente degni di incontrarlo? Quali doni gli offriamo con la nostra vita? La gioia della sua nascita è così grande da spingerci ad annunciarla agli altri? A tutti voi, Magi della parrocchia dello Spirito Santo, Buon Anno e Buona Epifania.

Roberto

Foto del presepe di Natale creato da Marco Rampini e Margherita Torelli

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Siamo capaci di donare la luce?Messa nella Notte del Natale 2008

*Vedo la Basilica piena. Quale ragione ci ha portati qui? L’obbedienza alla tradizione? La poesia di un tempo? Il desiderio di una parola diversa da custodire a lungo nel cuore, come un segreto luminoso, che dia un po’ di senso alla mia vita? Provo ad ascoltare con voi il messaggio che ci offre Paolo l’apostolo (Tito 2,11-14). Ho scelto infatti, in questo anno dedicato a San Paolo, di commentare la seconda lettura della liturgia del Natale, tratta dalla lettera paolina a Tito.È apparsa la grazia di Dio

Ho assistito anni fa ad un dialogo in treno tra due amici che, casualmente, si erano trovati a sedere nello stesso scompartimento, e dopo l’università non si erano più ritrovati. E dopo una conversazione sulle tante cose che ciascuno aveva da raccontare in fatto di lavoro, carriera, amicizie, famiglia, figli, il discorso arrivò alla questione religiosa. Uno chiede all’altro: “Ma tu credi?”. E l’altro, quasi con ostentazione: “No, per grazia di Dio non credo!”. Sì, con il passare della vita, la “grazia di Dio” può diventare un modo di dire, una parola fuori corso, l’eco di una fede d’altri tempi ed età della vita. Ecco io vorrei dire che questa “grazia di Dio” c’è; c’è ancora come la stella polare per chi naviga senza bussola. “È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”, dice Paolo. La prima cosa che sta a cuore a Paolo, da annunciare a tutti, è il manifestarsi della grazia di Dio. Per tutti, sottolineo: non solo per i credenti, ma anche per quelli che credono di non credere; non solo per chi è assiduo all'incontro domenicale con il Signore, ma anche per chi ritrova stanotte la strada della chiesa e decide per una volta di dare un po’ di attenzione a colui che lo ha creato; non solo per chi abitualmente si interroga sulla propria risposta concreta e coerente al Vangelo di Cristo che lo interpella, ma anche per chi abitualmente vive distratto, lontano, riverso nelle molteplici cose degli interessi, restio a occuparsi regolarmente di Dio.Sobrietà

E la grazia di Dio “ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo”. La “sobrietà” è la prima virtù che il Natale ci insegna a vivere. Vivere con sobrietà è vivere il dono. C’è differenza tra il regalo e il dono. Non è solo questione di parole. La parola “regalo” richiama immediatamente alcuni fatti di costume che caratterizzano il nostro tempo. Se fai un acquisto, c’è un regalo per te, immediato o promesso. Viviamo in una società che sembra organizzata attorno al regalo. E per certi aspetti, forse, non se ne può fare a meno. Il “dono” è diverso. A differenza del regalo, il dono è disinteressato. Tento di interpretare i sentimenti di chi fa un dono: “Quello che sto per darti, è solo un segno. Vorrei darti molto di più. Se potessi, ti darei la vita”. Ecco, il Natale ci parla di dono. Anche Dio ha sognato di manifestare il suo Amore libero e gratuito attraverso un segno. Questo segno è Gesù. In Gesù, Dio si dona, e non è il regalo solo di qualcosa, di cui abbiamo bisogno - la salute, la guarigione, il superamento di un esame... -, ma è il dono di sé, della sua vita, della sua fedeltà, e felicità.Giustizia

“E ci insegna a vivere con giustizia”. Il secondo punto del programma natalizio, che ci viene presentato, è la “pratica” della giustizia, una virtù che oggi è più esaltata a parole che onorata dai fatti. La giustizia non consiste, come talvolta si crede, nell’agire in modo uguale con tutti, ma nel trattare ciascuno, rispettando il suo diritto e la sua dignità, come ciascuno merita. Non è quindi giusta una società che assicura la stessa libertà a chi osserva le leggi e a chi spudoratamente le trasgredisce, a chi rispetta e a chi viola i diritti altrui; che compensi nella stessa misura chi lavora e chi non lavora; che valuti nello stesso modo il giovane che studia e quello che non studia affatto. Non è giusta una società che tolleri, senza reagire in modo adeguato e proporzionato alla gravità e alla frequenza dei crimini, rapine, violenze fisiche e intimidazioni morali: quasi fossero mali inevitabili, ai quali si possa opporre soltanto la pazienza dei cittadini indifesi.Pietà

“E ci insegna a vivere con pietà”. È il terzo insegnamento del Natale del Signore. Sia la sobrietà che la giustizia non si reggono a lungo, se non si ricupera insieme la pietà. Di fronte ai problemi della città - dell’ordine, della sicurezza, della giustizia — la giustizia da sola non salva la città, come ho già ricordato altre volte. La rende forse sicura, ma tende anche a renderla rigida e dura. Con la giustizia ci vuole anche l’amicizia, l’accoglienza dell’altro, la cura sollecita e intelligente soprattutto dei più piccoli e dei più deboli (C. M. MARTINI). È amare la vita e averne pietà anche in condizioni tragiche; è come dire all’altro: “è bene che tu esista; è prezioso che tu viva, anche se la tua condizione è gravosa, per stare accanto a te senza chiedere nulla in cambio, se non il silenzio e la libertà di amare e donarmi a chi è debole, fragile e povero”. Sono forse espressioni crudeli o irragionevoli queste? No, al contrario. Non è vero, come alcuni sostengono, che solo argomenti teologico-confessionali, e non argomenti laico-razionali, possano rendere ragione del principio della indisponibilità della vita umana, che è il presupposto stesso della sua dimensione sociale. È proprio quello che vediamo ogni giorno nelle nostre Case della Carità, nei confronti di persone disabili, che conservano la loro dignità di persona, anche se impossibilitate a relazionarsi con gli altri.Nell’attesa della beata speranza

Certo il cristiano sa, che non ci sarà mai perfetta sobrietà, giustizia e pietà, se non nei “cieli nuovi e terra nuova” (cf. 1 Pietro 3,13). Ma sa anche che dobbiamo tutti adoperarci per la società, giorno dopo giorno, perché si conformi almeno un poco a questo ideale. Il Natale che ci invita a guardare in alto, ci ricorda la speranza vera nella nostra salvezza, dal momento che siamo invitati ad attendere – come ci ha detto l’apostolo Paolo – “nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo”. Benedetto XVI, nella sua enciclica sulla speranza cristiana, conclude con questa invocazione a Maria, madre della speranza. “La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce, traendola dalla sua Luce, ed offrono così l’orientamento per la nostra traversata”. Siamo noi queste persone di luce? Vedo qui nella seconda cappella, finalmente ritornata dopo il restauro, la Notte detta del Correggio, la copia del famoso dipinto della nascita di Gesù, “Luce del mondo”, i cui riflessi incantano i volti di Maria, Giuseppe e dei pastori, e degli stessi angeli. Lo so, una volta celebrata questa liturgia lasceremo le luci della chiesa per entrare nella notte della città, dove altre luci, altre insegne luminose, altre voci promettono felicità e gioia. Ma l’avere incontrato LA “Luce del mondo”, che è il Signore Gesù, non sarà stato invano.

+ Adriano VESCOVOReggio Emilia, 25 dicembre 2008, Omelia alla Messa della Notte nella Basilica di S. Prospero.

*Tratto dal sito della diocesi

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Foto: Concerto REgospelCoro e notte di Natale

Don Mario ringrazia ancora la 3^ circoscrizione e tutti i benefattori per il loro contributo alla realizzazione del concerto del 21 dicembre con REgospelCORO, appuntamento che ha riscosso moltissimo successo sia a livello di partecipanti che di partecipazione attiva al concerto. Navid Mirzadeh, fondatrice del REgospel, con il suo coro ed i suoi canti di diversa origine,ha saputo far vibrare le corde dell’emozione alla platea, e ci ha introdotto in un clima natalizio particolare, spirituale e sentito. Certamente anche gli incassi per la parrocchia e per le bancarelle sono stati molto positivi. Un grazie va pure al don ed a tutti coloro che hanno fatto sì che questo evento potesse realizzarsi, ed al coro che ha fatto sapere di essersi trovato poche volte così ben accolto ed in sintonia con un pubblico che sentiva davvero vicino. Ed allora, un GRAZIE reciproco, da entrambe le parti!

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Vieni nel cuore di ogni uomo(preghiamo con i cristiani di ieri e di oggi)

Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito consolatore,

vieni e consolail cuore di ogni uomo

che piange lacrime di disperazione.

Vieni, Spirito Santo,vieni, Spirito della luce,

vieni e liberail cuore di ogni uomo

dalle tenebre del peccato.

Vieni, Spirito Santo,vieni, Spirito di verità e di amore,

vieni e ricolmail cuore di ogni uomo,

che senz’amore e veritànon può vivere.

Vieni, Spirito Santo,vieni, Spirito della vita e della gioia,

vieni e dona a ogni uomola piena comunione

con te, con il Padre e con il Figlio,nella vita e nella gioia eterna,

per cui è stato creato e a cui è destinato. Amen.

Giovanni Paolo II (cf Dominum et vivificantem n. 67)

PreghieraIl nostro giornalino ha compiuto un anno. Preghiamo il Signore perchè possa rafforzarsi come strumento di scambio d’informazione e di riflessione e che possa ricevere contributi da sempre più parrocchiani, per crescere insieme mese dopo meseUn grazie personale ai tre redattori che con impegno e anche sacrificio hanno creduto in questo piccolo ma speciale mezzo di comunicazione parrocchiale.Con affetto, Elena.

I lettori scrivono....Spazio dedicato a chiunque voglia lasciare scritto qualcosa, proporre spunti di riflessione o esprimere un proprio pensiero, firmato o anonimo. Potete inviare materiale attraverso l’indirizzo di posta elettronica segnalato o lasciare una lettera nella cassetta posta all’entrata della chiesa. La redazione si avvale del diritto di selezionare gli articoli più interessanti da pubblicare nello spazio.Vi aspettiamo...

Per scriverci potete utilizzare questa casella di posta elettronica: [email protected], oppure la cassetta postale posizionata all’entrata della chiesa.

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• II Domenica dopo Natale

• Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]• Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Domenica 4 Gennaio 2009Messa

• da Lunedi a Giovedì e Sabato santa messa ore 18:30 [Chiesa Spirito Santo]• il Venerdì la messa si terrà alle ore 16:30 [Casa delle Magnolie]

Altri Eventi• Catechismo: Sabato ore 14:30• Oratorio: Sabato dalle 16:00 alle 17:30• Casa di carità: Venerdì 9 Gennaio e Sabatp 24 Gennaio• Solennità di Maria Santissima madre di Dio e 42esima Giornata mondiale della pace: Giovedì 1° Gennaio• Serata di tombolata: Domenica 4 Gennaio alle ore 20:30, nei locali della parrocchia.• Festività dell’Epifania del Signore e 165° Giornata della Santa Infanzia: Martedì 6 Gennaio. In parrocchia distribuzione dei doni della Befana ai bambini ed estrazione della lotteria.• Ripresa del Catechismo: Sabato 10 Gennaio• Solennità del battesimo di Gesù: Domenica 11 Gennaio. In parrocchia, incontro delle famiglie giovani con i bimbi alle ore ore 10.15 e pranzo insieme dopo la messa.• Musical: sabato 24 e domenica 25 a Guastalla sulla vita e il messaggio dell’apostolo San Paolo• Consiglio pastorale: Lunedì 12 Gennaio, allargato a catechisti ed educatori.• Giornata diocesana del Seminario: Domenica 18 Gennaio.• Estrazione della lotteria di beneficenza: Martedì 6 Gennaio alla parrocchia dello Spirito SantoElenco dei premi1°! Televisione2°! Giaccone3°! Chitarra4°! Trapuntino5°! Vassoio6°! Macchina da caffè7°! Fonduta8°! Borsone9°! Quadro10°! Orologio a muro

Buon Compleanno a...• Roberto Bonomo - Sabato 10 Gennaio• Stefania Iotti - Lunedì 12 Gennaio• Andrea Rampini - Mercoledì 14 Gennaio• Katia Salsi - Giovedì 29 Gennaio Aspettiamo di ricevere eventuali date di compleanno per i mesi prossimi!!!

Altre Date

• Battesimo del Signore

• Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]• Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Domenica 11 Gennaio 2009

• II Domenica Tempo Ordinario

• Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]• Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Domenica 18 Gennaio 2009

• Epifania Del Signore

• Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]• Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Martedì 6 Gennaio 2009

• III Domenica Tempo Ordinario• Conversione di S. Paolo

•Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]• Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Domenica 25 Gennaio 2009