09 gennaio 2009
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Strade nuove pag. 1
STraDE NUOVE
Giornalino a cura dell’A.C. parrocchiale san Giuseppe artigiano
anno I - n. 9 - mensile gennaio 2009
Redazione parrocchia San Giuseppe Artigiano diffusione interna
Materiali e collaborazioni si intendono forniti
a titolo gratuito
Messaggio del parrocoMessaggio del parrocoMessaggio del parrocoMessaggio del parroco
Questo numero del giornalino cade a conclusione della settimana di
preghiera per l'unità dei cristiani e nel giorno in cui la Chiesa celebra la
festa della conversione di san Paolo. Conversione significa cambiamento, nuova
direzione alla propria esistenza, per vivere secondo il cuore di Dio.
L'Apostolo Paolo non è stato sempre un apostolo! Nella sua vita c'è stato un momento
importante, quello della conversione.
E la festa di quest'anno cade in un anno speciale, quello che stiamo vivendo, e che è
tutto dedicato a San Paolo. Siamo infatti nell'anno giubilare paolino, cioè festeggiamo i
2000 anni dalla nascita di San Paolo!
L'Apostolo Paolo è importantissimo per la vita della Chiesa!
Il suo impegno di missionario, coraggioso e instancabile; le sue parole piene di
sapienza; il suo cuore pieno di amore per Gesù, hanno aiutato i primi credenti a
crescere nella fede, a comprendere sempre meglio il mistero d'amore per Dio. Hanno
aiutato i primi gruppi di cristiani a diventare, piano piano, delle vere comunità, cioè la
Chiesa.
Voglia il Signore aiutarci ad essere, come San Paolo, autentici e instancabili testimoni
di Cristo Gesù, impegnati quotidianamente nella costruzione del Regno di Dio.
don Salvatore Camillo parrocodon Salvatore Camillo parrocodon Salvatore Camillo parrocodon Salvatore Camillo parroco
ALLA LARGA DAI BUGIARDI...E DA CHI FA
PROMESSE DA MARINAI Qualcuno ricorderà in uno dei primi numeri di STRADE NUOVE
l'articolo “HO SOGNATO UN CAMPO SPORTIVO”, avevo
utilizzato un modo ironico per dire la verità di ciò che era
accaduto e cioè della presa in giro di questa amministrazione
relative alle promesse fatte al nostro parroco circa la
sistemazione del cosiddetto “campetto” lasciato in completo
stato di abbandono, candidato a discarica a cielo aperto dove
l'unico che ringrazia è il cavallo che spesso viene tenuto nel
recinto.
Non è più tempo di scherzare ma, in prospettiva delle
prossime elezioni amministrative, abbiamo il dovere di capire
e scovare chi si candida a prenderci in giro.
STRADE NUOVE, è pronto a chiedere ai futuri candidati di tutti
gli schieramenti atti concreti - non promesse - e nemmeno
solo idee, quelle le abbiamo anche noi!
Dobbiamo pretendere che chi si candida non sia solo
espressione di “faccia pulita” prestata a questo o quello
schieramento ma, abbia la personale consapevolezza di ciò
che si accinge ad amministrare (debiti, crediti, patrimonio,
pendenze legali in corso, problematiche territoriali ecc.).
Non è ammissibile che dopo essere stati eletti si pianga sulla
eredità ricevuta dai predecessori.
continua a pag. 6
SOMMARIO:
MMMMessaggio del parroco essaggio del parroco essaggio del parroco essaggio del parroco EEEEditoriale ditoriale ditoriale ditoriale
pag.1pag.1pag.1pag.1 AAAAgorgorgorgorà
Azione cattolicaAzione cattolicaAzione cattolicaAzione cattolica meeting di taize meeting di taize meeting di taize meeting di taize pag.2pag.2pag.2pag.2 weekend educatori ACRweekend educatori ACRweekend educatori ACRweekend educatori ACR MinistrantiMinistrantiMinistrantiMinistranti pag.3pag.3pag.3pag.3 Una finestra sui cristianiUna finestra sui cristianiUna finestra sui cristianiUna finestra sui cristiani poesia poesia poesia poesia Pag.4 Pag.4 Pag.4 Pag.4 San Giuseppe San Giuseppe San Giuseppe San Giuseppe Pag.5 Pag.5 Pag.5 Pag.5 Articoli Articoli Articoli Articoli Pag.6Pag.6Pag.6Pag.6 IIIIl buon samaritano l buon samaritano l buon samaritano l buon samaritano Pag.7Pag.7Pag.7Pag.7
Sulla strada del vangelo Sulla strada del vangelo Sulla strada del vangelo Sulla strada del vangelo pag.pag.pag.pag.8888
EditorialeEditorialeEditorialeEditoriale
Visita il sito: www.stradenuove.altervista.org
Strade nuove pag. 2
DOMENICA 18 GENNAIO LE AC DI TUTTO IL MONDO IN PREGHIERA PER LA PACE IN TERRA SANTA
“Chiedo anche a voi di pregare
per la fine del conflitto nella striscia di
Gaza”
L’Azione Cattolica Italiana con tutte le
AC del mondo si unisce al Santo Padre
Benedetto XVI e ai fedeli delle Chiese
cristiane di Gerusalemme in preghiera
per la fine del conflitto nella striscia di
Gaza.
Dall’Angelus del 4 gennaio
I Patriarchi ed i Capi delle Chiese
cristiane di Gerusalemme oggi, in tutte
le Chiese della Terrasanta, invitano i
fedeli a pregare per la fine del conflitto
nella striscia di Gaza e implorare
giustizia e pace per la loro terra. Mi
unisco a loro e chiedo anche a voi di fare
altrettanto, ricordando, come essi
dicono, "le vittime, i feriti, quanti hanno
il cuore spezzato, chi vive nell'angoscia e
nel timore, perché Dio li benedica con la
consolazione, la pazienza e la pace che
vengono da Lui".
Le drammatiche notizie che ci giungono
da Gaza mostrano quanto il rifiuto del
dialogo porti a situazioni che gravano
indicibilmente sulle popolazioni ancora
una volta vittime dell’odio e della
guerra.
La guerra e l’odio non sono la soluzione
dei problemi.
Lo conferma anche la storia più recente.
Preghiamo, dunque, affinché
"il Bambino nella mangiatoia...
ispiri le autorità e i responsabili
di entrambi i fronti, israeliano e
palestinese, a un’azione immediata per
porre fine all’attuale tragica situazione".
Accogliendo le parole del Santo Padre
la Presidenza Nazionale dell’Azione
Cattolica Italiana invita tutte le
associazioni diocesane e parrocchiali a
unirsi nella comune preghiera per la
Terra Santa.
Anche quest’anno ho partecipato
all’esperienza del meeting proposto
dalla comunità di Taizè (dopo Milano nel
2006, Zagabria nel 2007 e Ginevra nel
2008), insieme ad altri 6 giovani: tre
della nostra parrocchia, Luigi, Tiziano e
Giovanni e tre ragazzi della parrocchia
Sacra Famiglia, Massimo, Andrea e Nico.
La comunità di taizé, una comunità
ecumenica di frati cattolici e di diverse
origini evangeliche, organizza alla fine di
ogni anno un meeting, chiamato
“pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, in
una città europea che raccoglie migliaia
di giovani da tutta Europa (quest’anno
circa quarantamila).
Cosa dire di questa esperienza che ogni
.
anno dà sempre emozioni nuove,
trovarsi in una città straniera insieme a
migliaia di giovani che sono lì per
pregare, per condividere insieme la fede
cristiana, anche se non tutti siamo
cattolici. Ma proprio questa è la
bellezza, in quei giorni lo stare insieme
va oltre le differenze storiche che hanno
portato alla divisione dei cristiani, anzi
permette di entrare in contatto con le
loro realtà, come ad esempio lo scorso
anno a Ginevra, siamo stati ospitati da
una comunità protestante, dove la
domenica abbiamo partecipato alla loro
celebrazione eucaristica.
Tante sono le cose belle da raccontare,
non passa di certo inosservata
un’ondata benevola di ragazzi che
colorano la città in pochi giorni e che
lasciano un messaggio di speranza alle
persone che abitano lì, e soprattutto a
coloro che hanno aiutato
nell’organizzazione del meeting e alle
famiglie che hanno messo a disposizione
le loro case per ospitarci. Quest’ultima è
proprio una delle cose più belle di
questa esperienza, essere ospitati in una
famiglia, che non conosci, ma che in
pochi giorni ti fanno sentire a casa tua,
si mettono a disposizione per farti
trovare tutto perfetto, ti danno fiducia
(ci hanno dato anche le chiavi di casa), e
condividono con noi le loro tradizioni.
L’unica nota “negativa” è proprio la
scarsa partecipazione dei giovani della
nostra diocesi, che preferiscono
festeggiare il solito capodanno (bello
anche quello, ma uguale ogni anno)
piuttosto che partecipare a un
esperienza bellissima, nel quale si riesce
a socializzare con ragazzi di altre nazioni,
giocare, cantare e condividere con loro
vari momenti della giornata.
La speranza è proprio questa, quella di
riuscire ad essere più numerosi il
prossimo anno a Poznan, in Polonia, per
partecipare a questo “pellegrinaggio di
fiducia sulla terra”.
Gabriele Camillo
Strade nuove pag. 3
Noi animatori e responsabili ACR
abbiamo partecipato al “week-end
formativo” proposto dall’azione
cattolica diocesana che si è svolto nei
locali del seminario.
Sabato 10 gennaio, ci siamo incontrati
con altri animatori e responsabili per
dare inizio al week-end. Subito dopo
l’accoglienza, abbiamo ascoltato prima
un responsabile e poi don Antonio, che
ci hanno illustrato cosa c’è alla base di
un gruppo ACR e quale comportamento
dobbiamo assumere noi, animatori e
responsabili, nei confronti dei ragazzi.
Per essere veramente animatori ed
educatori di un gruppo dobbiamo
seguire due elementi: vangelo e vita.
Questo significa che partendo dal
vangelo e dai suoi insegnamenti,
dobbiamo entrare nella vita dei ragazzi,
non solo di passaggio, ma per
accompagnarli sempre, e quindi
conoscerli non solo nell’ora d’incontro.
Di seguito abbiamo celebrato i vespri
nella cappella del seminario; quindi c’è
stata una divertente cena tutti insieme e
un gioco, i cui premi erano parole
importanti che devono essere
.
necessariamente presenti in un gruppo.
Infine, dopo il gioco, alcuni, tra cui noi,
sono tornati a casa; altri invece sono
rimasti per la notte.
Dobbiamo entrare nella loro vita in
senso positivo, aiutandoli a esporre i
loro problemi, a fidarsi di noi e a sapere
che per loro saremo sempre presenti.
Il giorno dopo, domenica 11 gennaio, ci
sono stati i laboratori: siamo stati divisi
in gruppi. Ogni gruppo è stato diviso
ancora in altri tre gruppi determinati
dalle fasce di età dei ragazzi di cui ci si
occupa: io ero con gli animatori dei
bambini dai 9 agli 11 anni.
Ad ogni gruppo è stato assegnato un
passo del vangelo diverso da leggere,
con una piccola spiegazione; bisognava
organizzare un momento di preghiera
adatto ai ragazzi, cercando di spiegare
quel passo mediante elementi comuni
alla loro vita quotidiana, vivacizzando il
momento di preghiera con canti e
fissando le idee su cartelloni. Al mio
gruppo era stato assegnato il passo del
vangelo del buon samaritano. Abbiamo
pensato di strutturare così un momento
di preghiera: Canto, lettura del passo
con il commento del parroco; poi
mostrare ai ragazzi un cartellone su cui
era rappresentato Gesù con un medico
che gli chiede chi è il suo prossimo e con
la risposta di Gesù; e alla fine un segno
ai ragazzi, un foglietto a forma di
impronta di scarpa, che rappresenta i
passi da compiere per arrivare a Gesù;
ad esempio su questo foglietto i ragazzi
possono scrivere chi ritengono sia il
proprio prossimo; e alla fine un canto
che chiuda il momento di preghiera.
A conclusione di questo week-end c’è
stata la messa celebrata da don Antonio,
quindi i saluti ed il ritorno a casa pieni di
positività e proposte.
Questa esperienza per me è stata molto
significativa e costruttiva, essendo alla
mia prima esperienza di animatrice e
non avevo le idee molto chiare in
proposito, l’unica cosa che sapevo è che
non è un compito facile. Incontrare
ragazzi della mia età e più grandi, e
ascoltare la parola di chi ha più
esperienza è stato utile. Ho capito che
essere animatrice non vuol dire solo
tenere a bada un gruppetto di ragazzi e
farli giocare ma vuol dire tentare di
insegnare loro attraverso il gioco, che
vicino a noi c’è un prossimo da amare,
rispettare, aiutare. Ognuno di noi è il
prossimo del suo vicino e quindi come io
ho bisogno del mio prossimo così il mio
vicino ha bisogno di me.
Queste cose, non facili, ne da dire e ne
da fare, se davvero lo vogliamo anche
noi, educatori e animatori della nostra
parrocchia, “ i magnifici 10”, ci possiamo
riuscire.
Antonella animatrice ACR
Ciao amici! C'eravamo lasciati l'anno
scorso con il secondo posto (nella
Diocesi!) al Congresso dei Ministranti,
che si è svolto a San Paolo di Civitate.
Da allora ne sono successe di cose!!!
Alla ripresa delle attività purtroppo
siamo rimasti senza responsabile perchè
Pina, che ormai da anni guidava i
chierichetti, con grande dispiacere non
ha potuto seguire il nostro gruppo, a
causa di gravi problemi familiari.
Don Salvatore ha chiesto ai catechisti di
prendere la guida del gruppo, ma
nessuno ha accettato perchè non si
sentiva all'altezza di un compito così
importante.
Nonostante ciò i più grandi del nostro
gruppo non si sono scoraggiati e hanno
continuato a tenere gli incontri il sabato
pomeriggio, mantenendo così, con
grande senso di responsabilità, la
continuità del gruppo.
Inoltre siamo riusciti a crescere, con
l'arrivo di due nuovi ministranti, ed
abbiamo partecipato ad alcuni incontri
diocesani, che anche quest'anno si
tengono presso il Seminario. Quando
sembravamo ormai destinati a rimanere
senza responsabile, è arrivata una
notizia sensazionale, che ha riempito di
gioia il cuore di tutti: PINA RIPRENDE LA
GUIDA DEL GRUPPO MINISTRANTI!!!
E ora con grande entusiasmo
cercheremo di continuare più
serenamente il nostro cammino.
Il gruppo ministranti
Strade nuove pag. 4
La settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani
Carissimi Amici,
è provvidenziale il fatto che inizio questa
serie di articoli avranno come tema
centrale l’ecumenismo, nel pieno della
settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani. Infatti da cento ed uno anni
ormai, dal 18 al 25 gennaio la Chiesa
universale si riunisce per pregare per
l’unità di tutti i cristiani, sull’esempio di
Gesù, che nell’orto del Getsemani a
pochi istanti dal suo arresto così pregò:
«Io non ti prego soltanto per questi miei
discepoli, ma prego anche per altri, per
quelli che crederanno in me dopo aver
ascoltato la loro parola. Fa’ che siano
tutti una cosa sola: come tu, Padre, sei
in me e io sono in te, anch’essi siano in
noi. Così il mondo crederà che tu mi hai
mandato» (Gv. 17, 20–21 trad.
interconfessionale)
Una piccola precisazione, lo so che per
voi è superflua e scontata, ma non
voglio che nessuno si lasci prendere da
libere interpretazioni: quando si parla di
cristiani si intendono i cattolici (che
siamo noi), i protestanti e gli ortodossi.
Tutte queste tre confessioni religiose
hanno ricevuto ed accolto il messaggio
di salvezza portatoci da Cristo, per
questo ci chiamiamo cristiani.
In questo 2009 la settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani, così come ogni
anno, nasce da uno sforzo unitario di
cristiani di varie parti del mondo. In
primo luogo, per quest’anno in
particolare, si tratta di cristiani coreani
che ci offrono come spunto di
meditazione il versetto «Essere riuniti
nella tua mano» ( Ez. 37, 17) tratto dalla
seconda grande visione del profeta
Ezechiele.
I coreani citano questa visione perché si
trovano nella situazione da cui era
partito Israele prima dell’esperienza
dell’esilio fatta da Ezechiele e dalla sua
generazione.
Anche la Corea come Israele di allora, è
un paese diviso in due stati: quello del
nord e quello del sud, che nonostante la
divisione ed una terribile guerra di oltre
cinquant’anni fa, si sente un’unica
nazione. Ma questa è anche la realtà
della cristianità di oggi, una realtà divisa,
ma che ha come speranza centrale
quella di formare un solo bastone nelle
mani di Dio.
Sentiamoci uniti nella preghiera con
tutta la santa Chiesa di Dio sparsa per il
mondo affinché questi giorni siano
trascorsi “in un clima di orante ascolto
dello Spirito di Dio, perché si compiano
significativi passi sulla via della
comunione piena e perfetta fra tutti i
discepoli di Cristo” (Benedetto XVI,
udienza generale del 17.01.2007)
"Signore Gesù Cristo,
che alla vigilia della tua passione, hai pregato
perché tutti i tuoi discepoli
fossero uniti perfettamente
come Tu nel Padre
ed il Padre in Te,
fa che noi sentiamo con dolore
l’infedeltà della nostra divisione e che
lealmente possiamo scoprire in noi
e sradicare ogni sentimento di indifferenza,
di diffidenza e di mutua astiosità.
Concedici la grazia di poterci incontrare
tutti in Te, affinché dal nostro cuore
e dalle nostre labbra
si elevi incessantemente la tua preghiera
per l’unità dei cristiani,
come Tu la vuoi
e con i mezzi che Tu vuoi.
In Te, che sei la Carità perfetta,
fa che noi troviamo la Via
che conduce all’unità nell’obbedienza
al tuo amore ed alla tua verità."
Amen
Gioia e Dolore
La gioia di un bambino
è la cosa più bella
sulla faccia della terra.
Vedo sulle sue labbra
un magico sorriso
ed i suoi grandi occhi
straordinariamente belli
sembrano due vere stelle.
Ma il dolore di un bambino
è la cosa più triste
che ci sia!
Sono laceri i suoi vestiti
è sporco,affamato
e non sembra
essere molto amato
da quel mondo
che presto figli
più non avrà
se amarlo non saprà.
Strade nuove pag. 5
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Di San Giuseppe non si può fare una biografia come per gli altri santi, perché la sua figura e missione lo collocano talmente
vicino a Cristo da doverlo considerare alla luce del mistero dell’incarnazione, fondamento della redenzione. Diversamente
non sarebbe san Giuseppe. Di qui la necessità di considerarlo sotto due aspetti: quello teologico e quello del fatto religioso.
La teologia di San Giuseppe
La definizione di San Giuseppe come “il più vicino possibile a
Cristo” la leggiamo nell’esortazione apostolica Il custode del
Redentore (RC), scritta da Giovanni Paolo II nel 1989, in
occasione del centenario di una precedente Enciclica,
ugualmente dedicata a San Giuseppe da Leone XIII e
intitolata Quamquam pluries.
Già da questi riferimenti si comprende l’importanza di San
Giuseppe, se i sommi pontefici si interessano direttamente
di lui con documenti ufficiali rivolti a tutta la Chiesa, a
cominciare dai vescovi fino a tutti i fedeli. Si deve
aggiungere, inoltre, che l’esortazione “Il custode del
Redentore” è strettamente collegata con l’enciclica La
Madre del Redentore (1987), preceduta dal dall’enciclica Il
Redentore dell’uomo (1979) e seguita da un’altra enciclica,
intitolata La missione del Redentore (1990), che si riferisce
alla Chiesa. In questo modo chiunque si rende facilmente
conto dell’importanza di San Giuseppe, inserito
direttamente nel mistero della Redenzione e, perciò, in
stretta relazione con Gesù, verso il quale adempie la
funzione di padre con Maria, la Madre di Gesù, della quale
egli è sposo, e con la Chiesa, affidata alla sua protezione. Si
tratta di una posizione talmente eccezionale e sublime da
suscitare atteggiamenti opposti.
Matteo, infatti, stima talmente San Giuseppe da farne
l’“introduttore” al suo Vangelo, che inizia con la genealogia,
la quale raggiunge lo scopo di agganciare Gesù a Davide e ad
Abramo proprio attraverso Giuseppe; lo presenta, inoltre,
come “sposo di Maria”, la persona certamente più in vista
nella chiesa apostolica; lo qualifica, infine, come .
“uomo giusto”, che comporta l’approvazione della sua
condotta.
Per questo san Bernardo dice candidamente che “la lode di
San Giuseppe è nel Vangelo”. Che cosa cercare di più e di
meglio? Nessun santo, eccetto Maria, occupa un posto così
distinto.
Eppure, incontriamo ancora oggi chi ripete, chissà con quale
fondamento, che il Vangelo ci riferisce poco o nulla di San
Giuseppe e che, in ogni caso, la sua figura è marginale.
Di qui lo scarso interesse negli studi teologici, dove egli è del
tutto ignorato. C’è da aggiungere che, fin dai primi secoli,
una letteratura che la Chiesa considera “apocrifa”, perché
romanzesca, ha strumentalizzato, la figura di San Giuseppe,
attribuendogli figli avuti da un precedente matrimonio e
un’età veneranda al momento del matrimonio con Maria.
Evidentemente il suo scopo era quello di attribuire a lui “i
fratelli di Gesù”, nominati nei Vangeli, e garantire la
verginità della sua ipotetica “seconda sposa”, ossia Maria.
Giustamente San Girolamo tagliava corto, rispondendo che
queste cose non sono “scritte” nei Vangeli e che si tratta
solo di “deliri”. Bisogna purtroppo constatare che,
nonostante ciò, queste fantasie hanno avuto un largo
consenso lungo i secoli e ancora oggi stentano a scomparire.
Ne accenno qui per spiegare come mai in tante opere
letterarie ed artistiche San Giuseppe viene rappresentato
vecchio e come una figura quasi marginale.
Ecco allora la necessità di conoscere più da vicino San
Giuseppe, seguendo il vangelo e quello che il magistero ci
insegna su di lui attraverso la dottrina e il culto.
da San Giuseppe, Il Santo più vicino a Gesù
di Tarcisio Stramare
Strade nuove pag. 6
L’altra settimana sono stato invitato dal
comitato festa, per l’organizzazione
della festa del nostro protettore San
Giuseppe. Però quest’anno non posso
impegnarmi per vari motivi.
Quello che sto per scrivere serva per
raccontarvi di alcune mie riflessioni che
a distanza di giorni mi ritornano in
mente. Chi leggerà queste mie righe può
crederci o non crederci.
Tutto ebbe origine nel gennaio 2007,
quando mi impegnai per la seconda
volta ad organizzare la festa di San
Giuseppe Artigiano, patrono e
protettore della mia comunità.
Da anni chiedo inutilmente di collocare
le luci come addobbi per la festa di
quartiere, ma ho la sensazione che la
mia voce non produca nessun suono,
non venga ascoltata, non arrivi al cuore
del parroco ostinato a non darmi retta
poiché confuso dai molti debiti da
pagare. Verso la metà del mese di aprile
vennero in parrocchia gli operai di un
noto negozio di giocattoli a consegnarci
una montagna di giochi rotti; in un
primo momento mi irritai poiché, nella
situazione in cui ci trovavamo, non era il
momento giusto per scaricare quegli
oggetti, dopo capii che questi erano
necessari per la pesca di beneficenza
che avremmo dovuto organizzare.
Decisi di riordinare quei giocattoli e
notai delle serie di lampadine di natale;
subito le provai e, nel farlo, avvertivo
dentro di me una sensazione o vocina
che, avendo tanto ascoltato le mie
richieste, ora mi diceva: “desideravi
delle lampadine per dare un segnale di
festa alla parrocchia?... bene io te le ho
portate, ora spetta a te capire come
usarle”.
Appena mi fui liberato ne parlai con il
prete e mi suggerì l’aiuto di un
parrocchiano, esperto del problema;
costui dopo un po’ di giorni,
consapevole del grosso lavoro, rinunciò
trovando alcune scuse.
Ormai scoraggiato, la solita vocina mi
consigliò di andare da Adriano,
l’idraulico, che appena spiegato il lavoro
l’aveva già fatto.
Solo in seguito capii che questa voce o
sensazione, il quale mi aveva aiutato a
soddisfare il mio desiderio di illuminare
la festa della parrocchia, proveniva da
un Qualcuno che condivideva il mio
sogno… che fosse San Giuseppe?
Il secondo evento si manifestò alcuni
giorni dopo in prossimità della festa del
Soccorso, patrona e regina della mia
città natale, San Severo; mi trovavo
presso i locali dell’oratorio parrocchiale
e discutendo con Giancarlo, uno dei
giovani della parrocchia, mi fece notare
che a differenza delle altre parrocchie,
in cui esistono le confraternite i quali
indossano la tunica, la nostra parrocchia
si differenzia per l’appunto; che non
esistesse una confraternita e non ci
fossero i soldi per l’acquisto delle
tuniche era noto, anzi gli feci notare che
vi erano cose più importanti da
sistemare, come le altre, che avrebbe
favorito il trasporto di San Giuseppe
Artigiano per le strade del quartiere nel
periodo di festa. Dopo alcuni giorni le
tuniche erano arrivate in parrocchia,
pronte per essere indossate da codesti
confratelli in onore della festa del
Soccorso, a cui San Giuseppe doveva
partecipare.
Sara un caso o San Giuseppe ci ha
aiutato??????
Nazario d’Errico
continua dalla prima
Non è ammesso alcun beneficio di
inventario neppure morale, portato a
scaricare le responsabilità su chi ha
amministrato precedentemente e
giustificare la propria incapacità
amministrativa e di gestione sui buchi o
sui problemi lasciati dai predecessori.
Chi si candida deve avere le idee chiare
e ricette concrete di come sistemare il
passato e contemporaneamente
mettersi all'opera per concretizzare un
proprio piano di crescita territoriale dal
punto di vista sociale, economico.
Dobbiamo rifiutarci di far parte delle
liste fiume al fine di attrarre il voto
proprio e di qualche parente e dopo le
elezioni essere riposti nel dimenticatoio.
Mi chiedo quanti dei candidati (circa
700) della precedente elezione è stato
poi coinvolto nelle decisioni sia nella
maggioranza che nell'opposizione.
Quale è allora il senso della candidatura
quando poi a tirare le fila sono solo gli
eletti , mentre tutti gli altri quelli che
.
hanno fatto capitalizzare il proprio
voto,quello dei propri parenti, degli
amici e di quelli che hanno creduto...
sono stati completamente esclusi.
E' facile di questi tempi farsi abbindolare
dalle promesse e dalla voglia di mettere
la propria fotografia come un santino sui
muri del paese, per questo bisogna
rifiutare di farsi strumentalizzare
(quando si ha la consapevolezza di non
essere vocati per la politica) mentre si
può essere cittadini attivi e attenti al di
fuori delle liste e pretendere che la città
debba essere amministrata seriamente.
Ricordiamoci di non svendere e
spendere il nostro nome solo per
favorire lo schieramento che ci incolla il
manifesto sul muro, con la canditatura
apriamo un debito con quelli che poi ci
danno il loro voto, fossero anche solo i
nostri figli o genitori o il proprio
coniuge, e il debito aperto nessuno degli
eletti avrà voglia di estinguerlo...per
questo attenti!
Noi che stiamo in periferia (e non siamo
pochi!) dobbiamo scegliere se credere
alle favole o essere determinati e
pretendere da chi si candida a
governare la nostra città che vengano
realizzati piani di intervento urgenti per
rendere il nostro territorio vivibile e
creare opportunità di sviluppo anche
economico. Dobbiamo uscire dal nostro
focolare domestico e diventare il
“partito” dei cittadini con l'onere di
reclamare il diritto ad ottenere tutti gli
interventi opportuni ad evitare di essere
relegati come quelli che abitano al
“TEXAS” senza nessuna possibilità di
riscatto e mantenuti alla larga come
degli appestati.
Il giornalino e il sito parrocchiale
www.stradenuove.altervista.org
possono diventare in questo delicato
momento la voce del nostro territorio
per tenerci...ALLA LARGA DAI
BUGIARDI...E DA CHI FA PROMESSE DA
MARINAI.
Ciro del Buono
Strade nuove pag. 7
Anatomia e fisiologia del corpo umano n.4
CONOSCERE
IL CORPO UMANO
IL SISTEMA NERVOSO Ricezione, elaborazione e controllo
L’apparato nervoso è costituito da organi centrali ed organi
periferici. Il Sistema Nervoso Centrale è costituito dall’encefalo
contenuto nella scatola cranica e dal midollo spinale contenuto
nel canale vertebrale.
.
L’Apparato Nervoso collega e riunisce tutte le parti
dell’organismo, regola e coordina le loro attività soprintendendo
alla loro vita particolare e alla vita dell’organismo nel suo
insieme. Gli eccitamenti che si producono nelle varie parti del
corpo e le impressioni che gli agenti esterni esercitano sugli
organi di senso sono raccolti dal sistema nervoso. In
determinati sedi di questo si formano le sensazioni e le idee e si
compiono i fenomeni di coscienza.
Nel Sistema Nervoso si producono, infine, gli stimoli ai
movimenti involontari (riflessi9 e volontari ed essi sono
trasmessi agli organi che devono produrre il movimento..
Il sistema nervoso periferico è costituito dai nervi i quali
partendo dall’asse cerebrospinale, si portano nei vari organi del
corpo e si diramano. A seconda della funzione si distinguono in
nervi di moto, nervi di senso,nervi misti.
I nervi di moto somatici ( efferenti) sono a decorso
centrifugo,hanno origine nel sistema nervoso centrale e vanno
direttamente a terminare nei muscoli volontari, mentre i nervi
motori viscerali nascono anch’essi dal SNC e trasmettono gli
impulsi alla muscolatura del cuore, alla muscolatura liscia degli
organi e alle ghiandole; esse , con
però, non raggiungono queste strutture direttamente, ma con
l’intermezzo di uno o più neuroni successivi ( gangli simpatici e
parasimpatici); entrano in funzione senza l’intervento della
volontà.
I nervi di senso (afferenti) sono a decorso centripeto e
raccolgono gli stimoli provenienti dall’esterno e che si generano
mediante la stimolazione dei recettori.
La cellula nervosa è costituita dal nucleo o corpo cellulare in
grado di elaborare i segnali elettrici, dai dendriti che raccolgono
i segnali e dal neurite o assone che trasmette il segnale elettrico.
.
Nel Sistema Nervoso Centrale si distinguono anche
all’osservazione macroscopica due qualità di sostanze, la
sostanza grigia e la sostanza bianca le quali differiscono l’una
dall’altra per colorito e consistenza che è maggiore per la
sostanza bianca.
La sostanza grigia è costituita dalle cellule nervose, mentre la
sostanza bianca è costituita dalle fibre nervose
Strade nuove pag. 8
Guarigione di un lebbroso Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi». E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii sanato». E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: «Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro».
(Mt 8,1-4)
“Lo voglio…sii purificato!”
Gesù scende dal monte,una gran folla lo seguì… ecco l'esodo:
l'antico esodo fu dalla terra di schiavitù, che era l'Egitto, verso
la terra di Canaan, la terra della libertà,il nuovo esodo, che
Gesù è venuto ad inaugurare, è la fuga dall'istituzione religiosa
che ha nascosto e deturpato, per i propri interessi, il volto di
Dio.
Un esodo per far conoscere il vero volto del Padre.
Il primo personaggio che incontriamo è un lebbroso un
personaggio emblematico, (quando nei vangeli troviamo
personaggi senza nome, significa che sono personaggi
rappresentativi, figura di tutte quelle situazioni nelle quali il
lettore si può rispecchiare).
La condizione del lebbroso era tragica in Israele, il lebbroso
non veniva considerato un ammalato, ma un maledetto da
Dio. Secondo la mentalità dell’epoca, la lebbra era un terribile
castigo che Dio inviava in punizione dei peccati, quindi non era
un'infermità che, come tante altre, suscita compassione, ma
era un castigo per determinate gravi colpe.
Il lebbroso, dal momento che è colpito dalla lebbra è impuro,
non può avere alcun contatto con Dio, l'unico che lo può
purificare è Dio, ma lui, fintanto che è lebbroso, non può
neanche rivolgersi a Dio; è una situazione senza uscita, l'unico
che può togliere questa impurità è Dio ma non è possibile
rivolgersi a Dio fintanto che si è impuri.
Allora, nel lebbroso, l'evangelista rappresenta tutte quelle
categorie di persone che vivono una situazione senza via di
uscita, che non hanno nessuna possibilità di uscire dalla loro
condizione, l'unico che potrebbe aiutarli è Dio, ma loro non
possono rivolgersi a Lui.
Nel brano, il lebbroso avvicinatosi a Gesù gli si prostrò davanti
dicendo "Signore, se vuoi puoi purificarmi ”; il lebbroso non gli
chiese la guarigione, perché pensava che non fosse possibile,
ma chiede la purificazione, cioè di essere riammesso in
contatto con Dio. Il lebbroso, per primo, trasgredisce la legge
che lo obbligava a tenersi a distanza dai centri abitati e dalle,
persone, dopo aver sentito l'eco del discorso della montagna
che parlava di un Padre che ama tutti gli uomini
indipendentemente dalla loro condizione.
Nei vangeli, ogniqualvolta c'è un barlume di vita, è sempre in
seguito ad una trasgressione della legge, là dove c'è
l'osservanza della legge non c'è spazio per la vita che Dio vuol
comunicare.
Il lebbroso, quindi, prende coraggio, ha sentito l'eco delle
parole di Gesù, trasgredisce la legge e si avvicina a Lui.
Gesù non fugge via di fronte al peccatore. Gesù, se fosse stato
una pia persona avrebbe dovuto dire al lebbroso "te la sei
voluta la tua infermità, ti sta bene!…Quindi sentiti punito per i
tuoi peccati", invece Gesù: "tesa la mano lo toccò dicendo "lo
voglio, sii purificato".
In questo versetto c'è la demolizione di tutto quel castello
teologico che gli scribi avevano creato deturpando il vero volto
di Dio.
Gesù tende la mano e il suo gesto ha un duplice significato.
Non è vero che Dio punisce gli individui, non è vero che Dio
emargina i peccatori, Dio rivolge il suo amore a tutti quanti. E’
stata la legge, la legge menzognera creata dagli scribi, che ha
deturpato questo volto di Dio.
Cosa ci vuol dire l'evangelista con quest'episodio importante:
che con Gesù non si accetta più nessuna discriminazione tra gli
uomini fatta in nome di Dio, non c'è un solo individuo che, a
causa della sua condizione morale, religiosa o altro, possa
essere escluso dall'amore di Dio.
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