Giuditta N°4 - Gennaio 2009

70

description

Il quarto numero di Giuditta, l'innovativa rivista di arte e cultura emergente.

Transcript of Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Page 1: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 2: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 3: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

IN QUESTO NUMERO:

ARTE OGGI/ creare nel nuovo millennioLETTERE IN POLVERE/ alla riscoperta del passatoNUOVI CULTI/ le tendenze del presenteMONDO SCOPERTO/ uno sguardo al futuroRIFLETTORI/ le vostre pubblicazioni

CON I CONTRIBUTI DI:

Aidan www.myspace.com/aidanworldGiuditta Solito www.myspace.com/artgiudyManuel Bravi www.myspace.com/isahnLucrezia Stocco www.lulu.com/lucreziastoccoMario Famularo, C.L.B. www.myspace.com/countleshracDavid Lognoli http://dalovi.splinder.com/

IN COPERTINA:

Elena Montiani Canzone glam

© Giuditta 2009Tutti i diritti riservati. Tutto il materiale originale contenuto in questa rivista è di

proprietà dei rispettivi autori. E' espressamente vietata la riproduzione, la pubblicazione e la distribuzione, totale o parziale, senza previa autorizzazione dei

legittimi proprietari.

Page 4: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Cari Lettori,

eccoci finalmente al nostro quarto incontro.

La pubblicazione che avete sotto gli occhi riassume in sé pregi e difetti del nostro primo anno assieme; nel contempo, vi fornisce qualche indizio circa le novità che segneranno il nuovo ciclo di Giuditta.

A partire dal 3 maggio prossimo, ogni tre mesi, la rivista si impegnerà ad arricchire la nostra conoscenza del mondo culturale contemporaneo, allargando l'orizzonte verso temi sociali e, perché no, politici.

Troverete un assaggio già in questo numero, grazie alla preziosa testimonianza di David Lognoli, ricercatore precario in lotta contro il vizio tutto italiano di sacrificare il domani all'oggi. Con il suo libro, Ricerca Precaria, nasce MONDO SCOPERTO, una delle tre nuove rubriche ---

EDITORIALE

01

Page 5: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Amaranto

02

di Giuditta.

Ringraziamo Lucrezia Stocco, che apre LETTERE IN  POLVERE con l'interessante analisi di un saggio ingiustamente poco noto, dedicato alle sovversive potenzialità del fantastico in letteratura; ringraziamo inoltre Mario Famularo, C.L.B., per la lucidità della sua critica alla poesia contemporanea e alle cause della sua impopolarità, così come leggerete nella rubrica NUOVI CULTI.

Non mancano, anche questo mese. tre ottimi artisti tutti da scoprire: Aidan, Giuditta Solito e Manuel Bravi; a loro lascio la parola, augurandovi buon anno e buona lettura.

A presto!

Page 6: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 7: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Aidan

ARTE OGGI

Amo l’arte materica. Adoro l’antiquariato e sono restauratrice e collezionista di oggetti particolari con una storia vissuta.Cerco sempre di superare la semplice visione esterofila dalla materia e, con il colore o gli oggetti, di stravolgere l’astrattismo, per entrare in un mondo di simbologia interiore.

Molti mi chiedono perché mi ostino a creare quadri che obbligano a riflettere troppo sul contenuto, di conseguenza poco immediati e difficili da vendere. Rispondo che il giorno in cui io deciderò di mettere un punto nero su di una tela bianca ed esserne soddisfatta, lo farò; rendere commercializzabile un quadro e venderlo non è il mio scopo.

04

Page 8: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 9: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 10: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 11: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Aidan

ARTE OGGI// Aidan

NELLE PAGINE PRECEDENTI:coming out//insonnia d'amore//nativity

L'arte è in ognuno di noi. È il proprio demone, il proprio angelo, la libertà o la schiavitù di non riuscire a farne a meno. L'arte è come un'amante asessuata e tacita. Prepotente nel suo volere, dolce nella soddisfazione. È il classico "retro della medaglia" di ogni esistenza.

L'arte è il tormento della complicazione nella semplicita' della realtà. Il momento della creazione è ogni volta una rinascita verso la scoperta di se stessi, senza mercanteggiare con l'IO. Arte è il Mentre, non il prodotto finito.

08

Page 12: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 13: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Giuditta Sol i to

Nasco biologicamente ed artisticamente in Puglia, a Taranto, dove hanno avuto luogo le esperienze più significative della mia vita personale e fondative di quella artistica, in seguito proseguite a Milano, dove tutt'ora produco e consumo.

L'esperienza della pittura porta con sé diversi significati; ogni qualvolta mi chiedo perchè ho scelto questa forma d'espressione, riscopro l'idea che tutti noi abbiamo un sogno, il quale muore se lo realizziamo e che resta se lo immortaliamo su una tela. Mi piace pensare a me stessa come ad un'anima che emerge lentamente dal sonno e, smarrita, cerca un appiglio. Questo appiglio si concretizza nel cuore della mia produzione, nel legame tra volti e colori.

ARTE OGGI

10

Page 14: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 15: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

La donna, e in particolare il volto, é il motivo dominante nella mia pittura: è un segno distintivo di unicità della persona, grazie al quale posso unificare in tratti e curve il percorso umano, i sogni, le speranze, i successi e le delusioni dei soggetti che rappresento, creando come degli specchi della loro storia.

Raramente si tratta di volti completi, spesso sono porzioni significative, traslucenti di sensazioni e di sentimenti; figure di passione, di tensione sensuale e di un amore non solo fisico ma soprattutto intellettuale: una proiezione che va al di là della figura umana e la trascende e la sublima in una speranza che sa di fede.

ARTE OGGI// Giuditta Solito

12

Page 16: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 17: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Giudi t ta  So l i t o

NELLE PAGINE PRECEDENTI:come bambole//china girls//glenda...piangi

Le forme delle mie figure sono nette, chiare, incisive; mi concedo solo in piccoli spazi a divagazioni avanguardiste, pur scostandomi nettamente dalla rappresentazione classica della figura. Anche il colore, che è parte fondante della mia ricerca, passa da trattazioni quasi monocromatiche a scelte violente di toni quasi sempre caldi e avvolgenti. La mia pittura si rivolge essenzialmente a chi vive con passione; informale, elegante ma non alla moda, o meglio, non conforme ai dettami massificati dello stile.

ARTE OGGI// Giuditta Solito

14

Page 18: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 19: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Manuel Bravi

Diplomato alla Scuola Internazionale di Grafia a Venezia, ciò che mi spinse ad avvicinarmi alla grafica è stata l'idea di rappresentare la musica attraverso le immagini: dapprima iniziai incollando ritagli di giornali per le piccole composizioni dei miei cd, infine passai al computer.

Nella fotografia il mio interesse si spinge verso le devianze della mente, gli stati d'animo, le paure più profonde...tutto ciò che noi stessi censuriamo per vergogna. Il soggetto umano finisce per trasformarsi nella pura rappresentazione di un concetto, perdendo tutta la sua personalità ed essenza.

ARTE OGGI

16

Page 20: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 21: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 22: Giuditta N°4 - Gennaio 2009
Page 23: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Manuel  Brav i

I moralismi e la censura non rientrano nel mio campo visivo, mi prendo la libertà assoluta di vivere ogni esperienza visiva/sensoriale, al fine di accrescere il mio subconscio e la mia sensibilità.

ARTE OGGI// Manuel Bravi

NELLE PAGINE PRECEDENTI:everything's cold//senses//the queen

20

Page 24: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Il saggio di Rosemary Jackson Il fantastico. La letteratura della trasgressione (titolo originale Fantasy: The Literature of Subversion, London and New York, Methuen, 1981) è tutt’ora interessante e coinvolgente per la teoria che propone sulla letteratura fantastica quale portatrice di valori ed istanze sovversive.

Di questo saggio ho trovato una copia dell’edizione Tullio Pironti, Napoli, del dicembre 1986, copia per la verità alquanto malmessa dal punto di vista di ortografia e impaginazione. Si potrebbe quasi dire che quest’opera è una reliquia, visto che non ne ho trovato ristampe né edizioni più recenti.

Ne parlo qui sia perché il tema del fantastico è qualcosa che mi ha sempre coinvolto (in particolare nelle sue manifestazioni letterarie), sia perché ritengo che questo studio abbia ancora una certa rilevanza per la letteratura. Mi sembra, inoltre, che al al saggio della Jackson non venga data l’importanza che merita all’interno delle istituzioni culturali e l’utilizzo della rete quale mezzo per dare risalto alle opere che non ne ottengono da parte di altri canali è quanto mai necessario nell’attuale frangente politico-culturale.

Rosemary Jackson: i l fantastico e la trasgr essione

LETTERE IN POLVERE

21

Page 25: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

La studiosa inizia il suo saggio riprendendo la ben nota opera sul fantastico di Tzvetan Todorov Introduction à la littérature fantastique del 1970, sviluppando considerazioni personali in merito e in parte portandovi delle obiezioni e integrazioni.

Jackson sottolinea come l’opinione più diffusa all’interno della critica cosiddetta accademica non abbia quasi mai – almeno fino a quel momento – preso seriamente in considerazione la narrativa fantastica, un genere letterario “in formato calderone” entro il quale si gettava tutto ciò che non era ritenuto realistico, mimetico e di conseguenza, in un certo senso, serio. Questo tipo di narrativa veniva quindi generalmente considerato come un genere di evasione o di consumo, non certo degno di essere inserito tra i classici. Dice Jackson:

in tutta la sua “storia”, il fantastico è stato offuscato e rinchiuso, sepolto come qualcosa di inammissibile ed estremamente vergognoso. […] … è stato costantemente respinto dai critici che lo consideravano una diramazione della pazzia, dell’irrazionalità, o del narcisismo ed è stato opposto alle pratiche umane e più civilizzate della letteratura “realistica”. [pag. 165]

Veniva associato al “barbaro”, al “non umano” e questo lo pose ai margini della cultura letteraria.

LETTERE IN POLVERE// Lucrezia Stocco

22

Page 26: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Jackson non esita – a differenza e in aperto contrasto con quanto aveva fatto Todorov – a fare uso di alcuni aspetti della teoria psicanalitica freudiana al fine di interpretare il fantastico, poiché lo vede come un tipico esempio di arte volta a manifestare pulsioni inconsce e represse dall’ordine costituito, pulsioni quindi per loro stessa essenza sovversive.

Secondo Jackson, la mancanza di attenzione di Todorov verso le categorie psicanalitiche nella sua analisi del fantastico ha portato anche a una mancanza di attenzione verso le implicazioni ideologiche di questo modo letterario. Un’ideologia non è mai solo un gruppo di idee e norme coscientemente trasmesse da persona a persona ma è invece profondamente inconscia. Il che vuol dire, a mio avviso, che sarebbe interessante – ogniqualvolta sosteniamo di credere in una certa idea – chiederci perché ci crediamo.

Ma cosa rende il fantastico così sovversivo e quindi pregevole come prodotto letterario? Il fatto che il fantastico vero e proprio, “puro”, si trova a metà strada tra il fantasy – ovvero la narrativa puramente immaginaria, le creazioni di mondi paralleli, che derivano da miti e fiabe antiche – e il mimetico (ossia il realistico), poiché – pur utilizzando i registri del genere mimetico-realistico, introduce in esso un elemento strano, perturbante, incomprensibile, non definibile e non categorizzabile all’interno di quella cornice realistica entro cui il lettore pensava di trovarsi.

23

Page 27: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Le opere trasgressive, quindi, non sono affatto le fiabe, i romances, le gesta di eroi, draghi e mostri. Al contrario, queste, creando dei mondi paralleli che possono rappresentare un passato ormai concluso o un futuro lontano e mostrando le cose come l’autore pensa dovrebbero essere e come è bene che siano (o eventualmente come non è bene che siano), operano come sostenitrici dell’ordine costituito e ne rinforzano i presupposti e la base di potere. Le fiabe e i romances – dai racconti dei fratelli Grimm a Lord of the Rings – tipicamente collocati in un passato incerto e in luoghi indefiniti, narrati in modo impersonale da una voce autorevole che “sa”, non mettono in discussione il qui e ora, non riguardano la realtà e non ne parlano; inoltre, non coinvolgono personalmente il lettore, che rimane ricettore passivo di una serie di racconti completamente scollegati dalla sua realtà, e per questo non lo turbano veramente (almeno non il lettore adulto).

Per Jackson il meraviglioso non fa quindi parte del fantastico puro, il quale si trova a metà strada tra esso e il mimetico, mettendo in scena aspetti e caratteristiche di entrambi i modi per sviare il lettore e per impedirgli – attraverso il meccanismo dell’esitazione – di poter avere qualche certezza su quale sia la verità. Nel fantastico puro non si giunge mai ad una verità conclusiva e certa, bensì viene concretizzata solo una polisemia, una molteplicità di verità mai definite, mai rese univoche. Non è un caso, sostiene l’autrice, che il ----

LETTERE IN POLVERE// Lucrezia Stocco

24

Page 28: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

fantastico ottocentesco sia il presupposto da cui poi si svilupperanno le opere “relativiste” moderniste (si pensi a Joyce) in cui non vi è mai un solo punto di vista e una sola verità, ma un insieme di punti di vista e verità parziali. Nel fantastico, il “reale” è una nozione che è sempre in discussione, a differenza di quanto succede nel meraviglioso, dove è già data l’irrealtà, l’alterità come base essenziale. Il presupposto stesso del fantastico è un dubbio congenito: che cos’è il reale? Che cosa può essere definito reale? Quello che percepisco con lo sguardo, con l’udito, è reale o è frutto della mia immaginazione? A questo proposito Jackson puntualizza che:

il fantastico solleva questioni sulla natura del reale e dell’irreale, considerando la relazione tra di loro il suo punto centrale. È in questo senso che Todorov si riferisce al fantastico come alla più “letteraria” di tutte le forme letterarie, come “la quintessenza della letteratura”, poiché rende esplicito il problema di stabilire la “realtà” ed il “significato” attraverso un testo letterario. [p. 35]

La teoria dell’esitazione cui accennavo qualche riga fa era propria anche di Todorov e, in precedenza, di Dostoevskij (per il quale Jackson parla di “realismo fantastico”). Anch’essi, infatti, ritengono che il vero fantastico non deve mai dare alcuna certezza al lettore: questi non può mai essere sicuro di ciò che è successo nel corso della storia: deve chiedersi fino alla fine (senza risoluzione) se si tratta di --------

25

Page 29: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

avvenimenti sovrannaturali o distorsioni della psiche del protagonista. A questo proposito, un’opera emblematica in merito è Il sosia dello stesso Dostoevskij. Un’altra è The Turn of the Screw di Henry James: in quest’ultimo caso, i fantasmi esistono veramente o sono solo una proiezione della mente confusa della protagonista? Il finale rimane aperto.

Secondo Jackson, il passaggio dal meraviglioso al fantastico vero e proprio è avvenuto nel corso del diciannovesimo secolo, ovvero nel momento di passaggio da un clima in cui dominava la fede a un clima dominato da una visione secolare. In genere, a questo livello la letteratura fantastica offre “soddisfazioni vicarie”, delle evasioni momentanee dalle proibizioni sociali che reprimono l’individuo: Schiller, Tieck, Melville, Poe scrivono opere fantastiche atte a mettere in scena e quindi a soddisfare almeno virtualmente quei desideri antisociali che Freud riteneva latenti in ciascuno e repressi al fine di mantenere la continuità culturale (l’incesto, la necrofilia, i morti resuscitati, i vampiri, l’erotismo).

Ne deriva che la narrativa fantastica non è controculturale o sovversiva semplicemente per mezzo di tali trasgressioni tematiche, anzi. Le soddisfazioni vicarie possono fungere da deterrente contro le insurrezioni sociali e quindi contribuire a riconfermare l’ordine stabilito (una cosa verso cui molta narrativa vittoriana e gotica si è mostrata incline). Jackson ritiene che un uso più trasgressivo del fantastico venga fatto ---

LETTERE IN POLVERE// Lucrezia Stocco

26

Page 30: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

per mezzo di quelle opere che disgregano o minacciano di disgregare la sintassi o la struttura con cui è fatto l’ordine, come nel caso delle opere di Sade, le cui trasgressioni non sono solo semantiche, non riguardano solo il contenuto, ma anche la sintassi stessa della storia. Se il fantastico esprime un desiderio per qualcosa che sta al di là, Sade nelle sue opere non porta mai a compimento il desiderio, ma lo duplica all’infinito, creando un effetto vertiginoso della lingua che cancella se stessa nell’impossibile realizzazione del desiderio. Le forme della sintassi vengono dissolte.

Nella seconda parte del saggio, Jackson prende in esame alcune opere fantastiche, per analizzarle alla luce della teoria precedentemente espressa; in particolare, si occupa del Frankenstein e di The Last Man di Mary Shelley, di Caleb Williams del padre della Shelley, William Godwin, di Private Memoirs and Confessions of a Justified Sinner di James Hogg, de The Fall of the House of Usher di E.A. Poe, continuando con The Picture of Dorian Gray, Dr Jeckyll and Mr Hyde, Dracula, i romanzi vittoriani delle sorelle Brontë (con il concetto di “realismo fantastico”, in particolare in Wuthering Heights), Mary Barton di Elizabeth Gaskell, i romanzi di Dickens, Bobok di Dostoevskij e alcune opere di Conrad e di Henry James. Prosegue con Alice’s Adventures in Wonderlanddi Lewis Carroll, le opere di George MacDonald Phantastese Lilith, The Water Babies di Charles Kingsley e le opere di Tolkien. Infine, dedica uno degli ultimi capitoli al fantastico ---

27

Page 31: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

moderno, quello rappresentato fondamentalmente dalla die Verwandlung di Kafka, dalle opere di Cortazar, Pynchon, Calvino e Borges (fra tanti altri).

In conclusione, emerge che l’interesse per il fantastico e il riconoscimento di esso come modo con un proprio valore letterario sono fatti recenti e per questo è necessaria un’analisi più approfondita delle sue caratteristiche psicoanalitiche e linguistiche.

La mancata attenzione al fantastico che ha caratterizzato la sua storia finora non sorprende, sostiene Jackson, in quanto

… è stata smorzata da una tradizione di critica letteraria interessata a sostenere gli ideali della classe dominante piuttosto che a sovvertirli. [pag. 166]

Il rifiuto del fantastico, storicamente, si è espresso in diversi modi: rigettandolo completamente, rifiutandolo polemicamente o riscrivendolo per esteso come romance o favola. Le opere fantastiche che tendono verso il fantasy, il meraviglioso, sono state maggiormente accettate dalla critica, maggiormente tollerate e diffuse socialmente. I mondi che si creano nel fantasy sono mondi compensativi, realizzati attraverso metodi “legalizzati” (la religione, la magia, la scienza) e servono a stabilizzare l’ordine sociale col minimizzare il bisogno dell’intervento umano all’interno di ---

LETTERE IN POLVERE// Lucrezia Stocco

28

Page 32: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

un universo dipinto come benevolo che si autoregola, che non necessita, di conseguenza, di sommosse, rivoluzioni o metamorfosi.

Il fantastico, invece, non si situa semplicemente al di là ma è a metà strada tra il reale e il nulla, interstiziale o interassiale, ed è proprio la sua posizione ambigua, indefinita e cangiante a renderlo sovversivo. Esiste come parte interna e nascosta del realismo, la sua parte oscura, il serbatoio sotterraneo dove le società razionaliste e idealiste rinchiudono gli impulsi tabuizzati che tentano costantemente di emergere e di sovvertire l’ordine pubblico.

Esso è in definitiva la chiave che indica i limiti di una cultura: il male da esso additatoci non è il male per antonomasia, ma è il male che una certa cultura percepisce come tale, e quindi è un male relativo, sempre diverso a mano a mano che ci spostiamo sull’asse temporale o su quello spaziale. Spesso e volentieri, dice Jackson, il male descritto nelle opere fantastiche non è nient’altro che ciò che si percepisce come “altro da sé”, o meglio, è “l’altro da sé” che viene identificato con il male. Dice Jackson a questo proposito:

… questa definizione della differenza come “male” è un gesto ideologico significativo. [pag. 48]

29

Page 33: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

L’ attenzione del fantastico per ciò che una cultura ritiene malvagio, corrotto o immorale però non sta ad indicare semplicemente un’attrazione per il caos o la barbarie fine a se stessa, né (come si è visto) una condanna di tali “devianze” (tipica del romance): si può invece interpretare come desiderio per qualcosa che è stato escluso dall’ ordine culturale egemone, e più specificatamente, per tutto ciò che si oppone all’ordine patriarcale e capitalistico predominante nella società occidentale degli ultimi due secoli. In tale desiderio sta il germe della sovversione.

Note

[1] Tutte le citazioni presenti nell’articolo sono tratte da Rosemary Jackson, Il fantastico. La letteratura della trasgressione, a cura di Rosario Berardi, Tullio Pironti Editore, Napoli, dicembre 1986.

Lucrez ia  Stocco

LETTERE IN POLVERE// Lucrezia Stocco

30

Page 34: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Noi poeti che tanto ci decantiamo e compiacciamo, spesso in modo erudito e umile, a volte in modo risibile e sguaiato, esaltando le nostre sensibilità eccezionali e rare che ai più sono ovviamente incomprensibili e sfuggenti – noi, ‘creatori di mondi superiori, supplici creature pregne d’eterno’, ci interroghiamo mai sul perché la poesia nel nostro tempo ha una certa fama pregiudicata ? E consequenziale il poeta, enigmista, vate di un linguaggio artefatto e pleonastico avvertito come costruito e vanaglorioso ?

Perché ?

E’ così certamente che la poesia viene avvertita, e non c’è scusa o spiegazione che non risulti noiosa e accademica agli ‘altri’, quando invece la poesia dovrebbe essere un’esperienza intensa e meravigliosa, come le cose più semplici e irripetibili, e misteriose.

La poesia un tempo aveva un dono prezioso: racchiudeva nel vate la magnifica qualità di ‘saper dire’, esattamente come avvertivano tutti, le ansie e i pensieri del suo tempo, e diventava simbolo, diventava ‘significante’ proprio perché in una frase riusciva a racchiudere l’identità fulgente che poteva far sentire unito un popolo. Il poeta non era, dunque, più sensibile - non solo, almeno - , bensì più capace di usare con sapienza tecnica ed empatica l’arte della parola, per dire ciò che tutti sentivano, ma nessuno sapeva dire così.

La Musa del Poeta Narciso

NUOVI CULTI

31

Page 35: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Ma vogliamo dare alla poesia solo questa valenza sociale, storica, nazionalistica, quasi scientifica? Aborriamo, noi, liricamente misantropici, ormai traditi dalla civiltà moderna, chiusi nelle nostre speculazioni rare ed elevate, una ‘scientificazione’ della nostra poesia: una poesia innamorata spesso dell’abbandono e dell’eccesso come qualità distintive.

Sicuramente la dimensione lirica della poesia oggi ha quel non so che di amante tradito, di ragazzino deriso e messo da parte, e allora il poeta diventa aristocratico, che non deve spiegarsi, che non può essere capito, che la gente tanto pensa alle suonerie del telefonino e ai reality, e a cose che a solo pronunziarle insozzerebbero le sue eteree labbra umidicce d’ambrosia.

E quindi il poeta se ne torna in camera sua, dove si consolerà delle sue parole che descrivono questo sconforto, e forse troverà anche qualche raro spirito come il suo, e in due si scambieranno questa amarezza divina e schiacciante, confrontandosi nella costruzione del personaggio più artisticamente credibile.

Mentre la poesia muore.

Muore quando vedo, in quella stessa televisione delle veline e delle missitalia e dei sarannofamosi, il poeta, che mi arriva al talk show notturno popolare, messo alla berlina come uno ----

NUOVI CULTI// Mario Famularo, C.L.B.

32

Page 36: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

dei tanti fenomeni da baraccone da seconda serata, che goffamente destreggia versi post-moderni aritmici e atoni, atoni come la risposta del pubblico che gli sorride.

E poi la pubblicità.

Muore quando vedo una non meglio definita ‘poetessa’ omaggiare per un paio di minuti un qualche programma solo per enfatizzare il suo sdegno, andando a dire che i testi di Lucio Battisti non sono poesia, anzi sono immondi, attirandosi le antipatie popolari con una maschera erudita un po’ acida e intollerante, alimentando un circolo vizioso. E intanto i versi dei poeti contemporanei sono come un pendolo che vibra muto tra la sponda dell’esercizio di stile destinato a pochi illuminati, e quella del pensierino di una banalità disarmante e vuota, libero da ogni vincolo metrico per ragioni blande e per nascondere l’inconsistenza di un amore per la poesia.

E quindi ?

La poesia è grandiosa, come la musica – perché di musica rimane figlia, come sapevano i Greci e ricordava Verlaine – non solo quando interpreta la voce di un’epoca o di una nazione, ma anche quando è davvero fine a se stessa, quando la poesia è amore – e non voglio dire poesia d’amore, o scadere in sentimentalismi demenziali – amore come slancio, --

33

Page 37: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

come estro, come passione incondizionata per le emozioni, per la scoperta, per la curiosità, per l’entusiasmo o per la disperazione; fine a se stessa come un bassorilievo pregevole, come una contrappunto elegante, per quanto possa avere connotazioni di ogni tipo, sociali o filosofiche che siano, non sono queste cose certamente a renderla poesia.

E la metrica, come nella musica, non è tecnica per escludere chi non ne ha capacità, ma presupposto essenziale, senso di musicalità a volte anche incosciente, per identificare ciò di cui stiamo parlando.

‘E tutto il resto è letteratura.’ (P.Verlaine)

.

Mar io  Famularo ,  C .L .B .

NUOVI CULTI// Mario Famularo, C.L.B.

34

Page 38: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Tra meno di un mese nascerà Totilino, un nome di fantasia per tenere a freno la curiosità talvolta ossessiva di qualche parente. Totila poi non fu personaggio così orribile, re degli Ostrogoti conquistò Roma e cacciò il Papa. Dopo pochi giorni Papa Pelagio I e l'imperatore Belisario ripresero possesso di Roma. Non un gran risultato ma nella storia è uno dei pochi che vi ha provato.

Totilino avrà un altro nome, quello di un eroe greco, quello di uno dei sette fratelli Cervi, quello di uno dei tanti fratelli di mia nonna. È il nome che ci piace, suona bene e si accorda al cognome. Ci piace, penso che basti.

Mia moglie ed io abbiamo aspettato di compiere 35 anni per avere un figlio. Il motivo è uno solo, siamo precari, entrambi. Entrambi laureati in fisica, entrambi dottori di ricerca. Entrambi abbiamo svolto solo lavori in cui la laurea era indispensabile e spesso pure il dottorato. Entrambi abbiamo scelto di rimanere in Italia. Compiere questa scelta, nel caso di un ricercatore, coincide spesso con la negazione del proprio lavoro poiché comporta condizioni di lavoro pesanti e gran penuria di strumenti e fondi per condurre il lavoro stesso.

Oltre 35 anni non potevamo aspettare. è vero che la vita si allunga ma i figli hanno diritto a genitori passabilmente giovani e la maturazione degli ovuli femminili segue un certo

Storia di un pr ecario

MONDO SCOPERTO

35

Page 39: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

andamento temporale. Così Totilino nascerà senza che i suoi genitori sappiano se tra qualche mese avranno ancora un contratto di lavoro, dove e quale sarà. Precari e flessibili, come i giunchi negli stagni.

Siamo anche stati fortunati. Non abbiamo incontrato alcun problema. Rimandare oltre i 30 anni la nascita del primo figlio è possibile ma non sarebbe così saggio. L'età aumenta, infatti, problemi di fertilità e rischi cromosomici.

Tante analisi descrivono bene la condizione della ricerca in questo Paese. Tanti economisti hanno fatto presente che non si può mantenere a lungo il sesto Prodotto Interno Lordo (PIL) del mondo mentre si investe in ricerca appena l'1 del %PIL, ossia meno della Malesia e della Birmania. Altri hanno raccontato le nefandezze dell'Università, i concorsi truccati, i favoritismi, le ridicole gelosie, la concorrenza al ribasso. Valgono anche per la ricerca, tal quali. In televisione si sono succedute ben fatte trasmissioni di inchiesta e denuncia o strillate ed inutili trasmissioni scandalistiche. Insomma chi vuol sapere, può sapere. Nella forma che più apprezza.

Tra queste analisi quelle serie sono corredate di tabelle e prove numeriche. Non si offendano gli autori ma sono inutili. L'evidenza dei fatti in questo caso non avrebbe bisogno di alcuna prova. Sono analisi inutili allo scopo di invertire la situazione; esse provano solo che lo stato in cui ---

MONDO SCOPERTO// David Lognoli

36

Page 40: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

versa la ricerca italiana non è figlio dell'ignoranza della classe dirigente e del popolo. La prima è ben consapevole della situazione ed ha compiuto scelte nefaste per il nostro futuro, il secondo preferisce occuparsi d'altro fiducioso che anche il prossimo anno vi sarà il campionato di calcio. Un po' più di attenzione è rivolta alla ricerca in campo medico della quale si coglie l'utilità. Anche in questo caso l'ambizione sarebbe solo quella di trovare la cura miracolosa senza alcuna fatica.

Questo racconto vorrebbe essere un qualcosa di diverso. Intrecciare la precarietà di un Paese, il mio, con quella di una vita, la mia. Mostrare le angosce private ed i disastri collettivi che questo modo di governare la ricerca ed il lavoro ha prodotto e sta producendo.

Del resto cambiare la situazione in cui versa la ricerca italiana richiede di scontrarsi con una ideologia, una ideologia modernizzatrice ma non progressiva, che, come ogni ideologia, può esser sconfitta con un diverso immaginario assai meglio che con la razionalità.

Questa è una delle tante storie di un precario della ricerca, una storia più fortunata di altre. Ossia io in questo mondo, di cui come sistema racconterò il dramma cercando di metterne in rilievo cause ed effetti concreti, ho incontrato anche ottime persone. Forse è per questo privilegio che mi sono permesso qualche sguardo consapevole sul complesso.

37

Page 41: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Nonostante abbia incontrato ottime persone, certo con le loro vite, con i loro problemi, con i loro limiti, ho potuto toccare con mano e vivere sulla mia pelle una situazione che non può e non deve durare oltre.

Questo racconto vorrebbe essere così una storia, una denuncia, un appello. Un appello di un precario della ricerca affinché non sia più precaria la ricerca di questo Paese. Affinché uno dei lavori più belli ma anche più utili alla società non sia trasformato in una esperienza angosciante ed inutile. (*tratto dal prologo di Ricerca Precaria)

David  Logno l i

MONDO SCOPERTO// David Lognoli

38

Page 42: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Ricer ca Pr ecaria

RICERCA PRECARIA è nata per raccontare la ricerca italiana con gli occhi di un ricercatore che, per millesimo di nascita, non ha la ventura di una condizione di lavoro ragionevole. E questo non è solo un problema personale, interessa tutti: la nostra ricerca è il nostro domani, un domani sempre più vicino, visti i frenetici ritmi del presente.E’ un racconto, dicevamo. Un racconto scritto su un tessuto ed un vissuto che potrebbero aver quasi lo spessore per un romanzo. Un racconto dal tono leggero che racconta cose gravi, molto gravi. Un racconto che nell’attraversare la ricerca lancia piccoli e grandi squarci sul mondo. Un racconto che inizia con l’annuncio della nascita di un figlio e di un improbabile nome. Un racconto che sul figlio si richiude, nella consapevolezza che la ricchezza intima e -------

39

Page 43: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

privata degli affetti e del futuro non sarà travolta dalla precarietà. Un racconto in cui si ricorda che non saremo mai semplice e sola società liquida.Buona lettura ed un invito a scambiare due parole con l’autore, per esempio sul blog, nato qualche tempo dopo il libro: Il mondo visto da DALOVI. (http://dalovi.splinder.com/)

PER ACQUISTARE RICERCA PRECARIA:http://stores.lulu.com/ricercaprecaria

RIFLETTORI// Ricerca Precaria// David Lognoli

40

Page 44: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Sono ormai sette anni che sono un precario della ricerca, un ricercatore precario quando ho bisogno di sentirmi un po' più importante e far finta di esser come coloro che ricercatori lo sono davvero. Per status, s'intende. La vicenda iniziò in maniera meravigliosamente leggera. Leggero ero infatti nei giorni successivi alla discussione della mia tesi di laurea. Una sensazione che da tempo avevo agognato e che mi permise di vivere le vacanze di fine anno senza patema alcuno. Il corso di laurea in fisica era stato un grumo di curiosità e scoperte frammisto d'inutili crudeltà. Il suo scorrere aveva svelato qualche mistero e disperso un po' del fascino del libro della natura. La sua fine lasciava qualche conoscenza, un po' di cultura e liberava dalle oppressioni vissute. Era quello il primo anno in cui le università erano autonome ed in autonomia i vari dipartimenti iniziavano i corsi per il dottorato di ricerca. Regnava l'anarchia e provvidamente i concorsi per i dottorati erano dispersi in tempo e non solo in spazio. Era anche il primo anno in cui avevano introdotto una tassa, celata nell'astuzia di contributo alle spese di segreteria, per partecipare ai concorsi stessi. Mandai quattro domande e mi presentai a quattro concorsi, uno a Parma e tre a Firenze. A Parma la domanda era per il dottorato in Fisica, a Firenze per Statistica, Controlli non Distruttivi e Scienza e Tecnologie per la Conservazione del Patrimonio Culturale. Mi ero ben guardato da presentare la domanda per fisica a Firenze, il corso regolare era stato più che sufficiente ----

41

Page 45: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

per aborrire ogni ulteriore contatto con una parte del corpo docente.In attesa dei concorsi trascorrevo il tempo collaborando, gratuitamente, con l'Istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) dove avevo svolto il lavoro per la tesi. Un tempo utile per trasformare il lavoro della tesi in un articolo. Sarebbe divenuta la mia seconda pubblicazione su rivista internazionale, la prima era già uscita nel mentre concludevo la tesi. Onde evitare che qualcuno contestasse strumentalmente l'originalità del lavoro di tesi nessun altro membro della commissione era stato ovviamente informato dal relatore. Fu questo il mio vero approccio con la ricerca, non certo la semplice elaborazione e stesura della tesi. Decisi fin da subito che la mia preparazione ai concorsi per il dottorato sarebbe stata proprio la collaborazione gratuita. Non avevo voglia, né sarebbe stato fruttuoso studiare genericamente nuove materie. Vi erano cose che sapevo ed altre che sicuramente altri avrebbero saputo meglio di me, quasi inutile provare a competere con loro. Questa scelta, ero sicuro, mi avrebbe tagliato fuori da ogni concorso ricalcato sui compiti dei diversi insegnamenti ma mi avrebbe dato qualche possibilità in più qualora si fosse trattato di presentare il mio lavoro e le mie idee. Così se avessero voluto valutare la quantità delle mie conoscenze sarei stato tagliato fuori, se avessero voluto vedere come sapevo sfruttarle sarei stato pienamente in gioco.Le cose andarono proprio come le avevo impostate.

RIFLETTORI// Ricerca Precaria// David Lognoli

42

Page 46: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Del concorso di Parma non ricordo quasi niente. Una traccia di struttura della materia dal profilo molto stretto e qualche quesito. Scrissi quel che conoscevo, per esercizio. Forse risolsi un quesito ma non ricordo se consegnai o no. Sarebbe stato indifferente e gravare inutilmente di lavoro i docenti non mi sembrava carino. L'aula era piena, oltre centocinquanta persone. I tre concorsi fiorentini si svolsero tutti in otto giorni. I tre scritti furono lunedì, mercoledì e venerdì. Del concorso di statistica ricordo una certa fatica nel far convergere le conoscenze che avevo acquisito per la tesi sulla traccia proposta. Aggiunsi pure una introduzione più attinente ma sicuramente desideravano una impostazione più scolastica di quella che potevo offrire. Ovviamente non fui ammesso all'orale. Non la presi male, durante il piccolo sermone che precedette l'inizio del compito mi ero già annoiato. I sermoni dopo il liceo sono proprio inopportuni. Bastano le lezioni, i compiti ed i voti. Il secondo compito si svolse presso la biblioteca di geologia. Un tavolo grande e comodo su cui scrivere è un lusso veramente raro nei concorsi. Era un dottorato interfacoltà cui partecipavano fisici, chimici, geologi, architetti e altri profili. Molti ci speravano, conoscevano professori e si erano informati. Io ero a raccontare. Svolsi la traccia, con naturalezza. Solo bella copia, le figure a mano libera quando necessarie. Era il mio campo e seppi cosa scrivere. Inquadrai le mie conoscenze nel contesto proposto e le misi giù, con ordine e sufficiente sintesi. Scrissi per tutte le tre ore. Non fu valutato male, terzo

43

Page 47: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

a pari merito su quattro posti disponibili. I più erano dietro e mi potevo contentare. Presi fiducia. Al terzo concorso arrivai un po' stanco, con una maglia rosa salmone appena sbiadita ed estratta ancora dormendo da un cumulo di panni. Era un cumulo di panni poggiati a terra, accanto al letto; nonostante fosse quello dei panni puliti sulla maglia vi era una poco edificante macchia. Due ore e mezzo per svolgere il compito, traccia formulata in modo da poter mostrare le proprie capacità. Scrissi senza alzar la testa e conclusi appena dieci minuti prima della scadenza. Anche in questo caso figure a mano libera e contenuto ben inquadrato nel contesto. Le due prove precedenti mi erano state di molto aiuto e lo svolgimento filava assai. La platea dei concorrenti era composta da un nutrito gruppo di ingegneri, per l'esattezza dottori in ingegneria, e cinque fisici. Tre su cinque avevamo fatto la tesi nel medesimo gruppo di ricerca. Era facile distinguersi, i primi in giacca e cravatta, noi fisici vestiti normalmente. Uno di noi fisici, io, in maniera neppur troppo conveniente. La commissione era composta da un professore in abito scuro, da una assistente in tailleur e da un giovane assistente in spezzato. Impeccabili. I compiti furono corretti nel primo pomeriggio e gli orali si svolsero subito a ruota. Durante il compito erano passati infatti a chiedere a tutti i concorrenti di rinunciare al diritto ai venti giorni di preavviso per lo svolgimento dell'orale. Atto necessario poiché la convocazione iniziale era priva della data per l'orale stesso. Queste richieste vanno firmate senza nemmeno ---------

RIFLETTORI// Ricerca Precaria// David Lognoli

44

Page 48: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

pensare.Nonostante che il breve, ma giusto, tempo concesso per svolgere le traccia avesse contenuto la lunghezza dei compiti la loro correzione non fu breve. E' assai probabile che tra i colleghi ingegneri qualcuno avesse trascritto lo scibile umano sui controlli non distruttivi precedentemente condensato nella sua mente. Trascorsi questo tempo reperendo qualcosa da mangiare e camminando per il parco della Facoltà di Ingegneria, seconda solo al Corso di Laurea in Fisica come magnificenza della collocazione. Camminavo e parlavo con i due compagni del gruppo di ricerca. Una, Barbara, si era laureata assieme a me, l'altro poco prima.Il concorso era per sei posti, quattro finanziati dal Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni, due da finanziatori esterni. La correzione degli scritti individua un fuori quota, un paio di ben messi ed un gruppo di inseguitori. Stavo lì e potevo farcela. Nessuno era stato umiliato con valutazioni eccessivamente modeste, questo mi mise di buon umore. Almeno a quel tempo dubito che ad un concorso per il dottorato di ricerca della facoltà di ingegneria si presentassero incapaci. Selezione vi era stata prima e nemmeno poca. Esposti i risultati degli scritti l'ulteriore attesa si consumò nel corridoio del dipartimento. L'orale filò via liscio, anzi il discorso cadde, o forse fui sufficientemente bravo a farlo cadere, su un componente ottico della mia strumentazione, un reticolo blazed, che mi era particolarmente familiare. Del resto nonostante che la tesi --

45

Page 49: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

fosse dedicata alla fisica applicata allo studio ed alla conservazione dei beni culturali la mia formazione era quella di astrofisico teorico. Dai tempi di Galileo e Newton l'ottica è un piacere per gli astronomi. L'unica caduta avvenne sull'inglese, precisamente a farmi inciampare fu il latino. Una abbreviazione 'i.e.' che introduceva un esempio nel testo. Lessi le lettere e non la svolsi, mi fu chiesto e risposi che non sapevo. Interrogatomi sulla mia scuola superiore e scoperto che provenivo dal liceo scientifico sembrò naturale la mia ignoranza. In vero io non sapevo che 'i.e.' volesse dire id estma ciò che significa id est non mi era certo oscuro. Va bene non amare il latino ma qualcosa era rimasto pure a me. Così ottenni uno dei due posti finanziati privatamente. Barbara era la prima degli esclusi. Il lunedì si svolse il secondo orale che avevo conquistato. Nonostante il mio ottimismo il clima non fu dei migliori. Lo scopo era mettermi in difficoltà ed il mezzo era il palese disconoscimento delle potenzialità del lavoro. Insomma fossi io capace o meno, la tecnica proposta per compiere indagini sui monumenti lapidei e sul loro degrado non andava a genio al presidente della commissione. Sopportai il lento trascorrere del tempo e il vecchierello che rispondeva alle proprie domande. E riflettevo pure su un breve colloquio che avevo avuto nell'atrio in attesa dell'orale. Un conoscente, incontrato per caso, mi aveva chiesto quali fossero le persone di mio riferimento rispetto a quel concorso. Ecco non solo non avevo riferimenti nella commissione, neanche conoscevo

46

RIFLETTORI// Ricerca Precaria// David Lognoli

Page 50: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

i loro nomi, ma proponevo pure una qualche innovazione che era in contrasto con la visione del mondo del vecchietto. Sì, in me vedeva più il rampollo di un gruppo di ricerca concorrente ed avversario che un povero candidato per il corso di dottorato. Terminai primo degli esclusi ed imparai che era un posto veramente d'onore.Quattro concorsi in due città e quattro facoltà diverse: uno superato, uno primo degli esclusi, uno fallito senza alternative ed uno fuggito volontariamente. Il bilancio era assai positivo. Iniziava la mia avventura da precario.

David  Logno l i

47

Page 51: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

I versi del la rana

I VERSI DELLA RANA è una raccolta di poesie in versi liberi scritte tra il 2005 e il 2006, composte sull’ispirazione del momento e senza alcun particolare studio preliminare o obiettivo finale, che ho poi deciso di pubblicare in modo del tutto fedele all’originale, senza tagli né modifiche né aggiunte. Si tratta, in breve, di una raccolta assolutamente personale di versi di tipo introspettivo e talvolta simbolico, espressione di un periodo della mia vita che sentiva particolarmente il bisogno di comunicare in modo, possiamo dire, alternativo.La maggior parte dei componimenti ha una lunghezza piuttosto esigua e si noterà un certo ritorno degli stessi termini o delle stesse formule in molti di essi; questi in genere comunicano sensazioni, idee e sentimenti non mediati, diretti, buttati sulla carta così come si manifestavano nella mente.

48

Page 52: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Alcuni invece sono più lunghi e più “argomentativi”, testi maggiormente riflettuti che mirano ad esprimere un pensiero più razionale e meno diretto.

PER ACQUISTARE I VERSI DELLA RANA:http://stores.lulu.com/lucreziastocco

49

Page 53: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Povertà di immaginisimboli senza copiascarni messaggidi mani rugose

rimettola vitain palio

*

Vorrei afferrarti con tutta la forza del mio stupido corpo....farti urlare e gemereschiacciarti il cervellodi fuoco e di ventovorrei gridare con tetutte le canzoni del passatoe vorrei stringere le tue bracciacome una morsa ferocetoglierti il respiroinfine poi, conclusa la treguaandare in rovina-

*

50

RIFLETTORI// I versi della rana// Lucrezia Stocco

Page 54: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

potrei anche decidere cheil mio problema non sia senso di colpa ma - sazietà dello stomaco l'orrido mi chiama ancora non ho le righe adatte non ho la via

*

Sui segni ho giratopiuttosto a lungo- spiegazioni ho chiestoa ogni spiga di intelletto-

non ho più speranzain risposte di vetro- e quindi restoin attesa di vita

*

51

Page 55: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

ti ho aspettato a lungocome un viandante aspetta un ventodi rivalsa-

ho vagato con lo sguardo cercandola tua ombra all’orizzonte

ma compari soltantoquando non chiedo che pacee quiete e soltantoil sonno mi prende

*

La secchezza del ventre e la suafame ancora aridi e arsidivorano i corridoi

l’arancio e il marrone bruciatodelle stoppie dell’animasebbene ardenti

lacerano di conoscenzale ossa, le maniio sono

52

RIFLETTORI// I versi della rana// Lucrezia Stocco

Page 56: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

centrale e osservo le stradele vie, le rottedistese – serrate – aperte – sterrateparole non sono più

*

Le carni ardenti e la linguacon gocce e cristalli – le corde lontane su spazi – se tutto com’era fosseancorale ciglia lucentila pelle dorata – vedosquisitezza di linee, indumentile spalle leggere, le braccia sottilifugacità ed eleganzafallace essenza della giovinezza incompiuta.

L’odore dei capelli – caldoil sole scricchianteho sognato – le ditaarrotolare tra i fili – eludere la sorveglianza – sprofondare nell’immanenza

53

Page 57: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Le onde dei ceppiche spuntano dall’aridoterreno mentale- in esso io passole mie solitudini – da sempre.Io cresco di famedi fame mi nutrocome nucleo di tensionirincorro il mio centroingoiando le nebbiesbattendo la testa su muri di gommaquelle facce io vedola mia non sose è – leiidentità – nulla

*

Sempre tacendo ho vissuto,come secca raccolta di messisempre muta, esterrefattacome accordo di nubi, vacua parvenzasempre sola, dolente- il cipiglio sul voltola gioia, lontana chimera

54

RIFLETTORI// I versi della rana// Lucrezia Stocco

Page 58: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

non ho invitato e mai un cennoho fatto alla leggerezza

eppure essa torna, richiamo assentee anelante ribussa al legno del cuoresono io, sempre io – mi diceva bene- infine entra, strisciante............

di pietra di terra, di opaco splendorela mia carne, bruciante – le dita insolitecalde e scorrenti senza ragionenon riesco a saltare il fossato dei dubbiimmobile, di blocco. Paglia e fragorele vane stoppie che scorrono, il sole che dorme-le notti lontane, avvolte di sonnoricordo:i passi sulle strade coperte di vento, caldo e sottilele allegre risate d’insonni vagabondiil vuoto nella mente, la paura del nulla...il rischio, il cielo, la luna bugiarda.

*

55

Page 59: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

ho pensato che quelle letture rappresentasseroi miei ostacoli interni-ho dedotto – ovvero, illuminata da rapido fulmineho compreso – come esse soltanto fosserol’unica espressione – l’unica via di fugae al contempo – la sola versioneaccettabile del mio fato

ero in trappola, non lo sapevolo sapevo solo a raggi – ero chiusa, dare esamidovevo e solo – piegarmi come un giuncoflessibile e muta

senza voce – per questo poiquell’arsura – un anno fa – così forte l’ho percepitae non sapevo, continuamente ciecadi quanto forte fosse il grido senza voce-estenuata – dall’analisi – le lancettetic tac di orologio – una corsa freneticahanno intrapreso nel mio cervello

tempo, tempo passato – tempo finitonon più attesa – non più stasiho spalancato – le orbite vuotefame – grida, grida-ero io

Lucrez ia  Stocco

56

RIFLETTORI// I versi della rana// Lucrezia Stocco

Page 60: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Heptagrammaton

L'HEPTAGRAMMATON ha sette punte come le sette raccolte che racchiude, diverse sotto molti profili, da quelli stilistici a quelli contenutistici, come i sette giorni della settimana e della creazione, che tale simbolo rappresentava in passato.Queste prime sette raccolte, composte dal 2000 ad oggi, si intitolano nell'ordine: Trilogia Sinestetica: Escaton, Magica, Necropandora; Saga delle Cronache: Cronache di Seraph Atto I, Lunaril, Arcadia; Homo Faber.La scelta della pubblicazione esclusivamente online è voluta: tre delle raccolte qui incluse sono reperibili in diversi formati online su diversi circuiti, (IBS, UNILIBRO, DEASTORE, ecc.) anche se personalmente reputo più completa e conveniente – sopratutto se scaricata gratis – la pubblicazione qui presentata.

57

Page 61: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

PER SCARICARE HEPTAGRAMMATON:http://stores.lulu.com/leshracbelmont

RIFLETTORI// Heptagrammaton// Mario Famularo, C.L.B.

58

Page 62: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Florilegium.

Prego ci sia e resti nella carne degli umani tutta quella dipendenza dalle cose intorno a lei, e quel senso di impotenza verso cielo, mare e buio,tutte quelle che in un gesto fanno la fragilità.

E sapere che viviamo per finire senza vitae vedere che rischiamo in ogni piccola giornata.Questa specie di balletto in tensione verso finearricchisce il nostro sangue di infinite qualità.

Perché se poi non sbocciasse che valore avrebbe il fiore ?E se non si spegnesse come amare il suo colore ?

La dinamica nel vivere dà il senso al camminare,al correre infuriato, e al sapersi poi fermare.Splendida mortalità dà frutto un solo istanteper l’occhio esperto al punto da prenderne e mangiarne.

10 VIII 05 (MALKUTH I - Florilegium.)

(Dalla raccolta ‘Escaton’)

59

Page 63: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Leucadia - Estasi.

Ruppi in un pianto folle e selvaggioe gettai via la lama imbrattata.Dannata ragione per cui quel pugnalegiaceva beffardo tra le mie mani !

La tunica bianca ora vera di sangue,la pelle calda di lacrime e terra:scuoto le membra del mio stanco Deimos,morto violento com’era cresciuto…

E lo trascino all’altare un po’ incerta,con tutti i sensi che gemono affanno, finché lì cado in ginocchio silente.

Intreccio le mani vermiglie alle sue,e madida tremo preghiere incapaci.Se siete dei, l’amore vi è ostile !

Noi lo curiamo con affetto e pena, e va in rovina contro il vostro nome !

20 X 06

(Dalla raccolta ‘Arcadia’)

RIFLETTORI// Heptagrammaton// Mario Famularo, C.L.B.

60

Page 64: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Lex IX – Magica.

Sento la vita, concentra natura individuo e saluta, saluta lontana.

Formule impregna di notte sincera,sii vera a cantarel’incanto ai misteri.

Dov’è parola nei cieli in tempesta,dove magia nei cuori del mondo ?Se assaporaste tale meraviglia, quanto vi perdereste, in profondità...

Dolce è il furioso sussurro di sangueversato che sfiora le umane passioni.Siamo stoccati appena e baciati.Mi chino e sigillo tanta vanità.

(Dalla raccolta ‘Magica’)

61

Page 65: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Sylva Arcana.

Tra mille e più creature vago, in cerca di pace e parole nuove. Viaggiandomi riempio di nettari cerulei, le fronde del cielo piangendo ambrosia.

Frenetica tormenta di storie convulsecarezza gli occhi nella pioggia.Qui la vita libera e pienami spaventa e osserva profano.

Tra dubbi e fremiti d’umana natura,scorre in me come arte la foresta.Neanch’io avvertirei la mia morte adesso.

Perché difendersi ? A che scopo ? Perché fuggire questo dolore inebriante che mi accoglie come cuore di fuoco ?

(Della foresta.)

(Dalla raccolta ‘Necropandora’)

62

RIFLETTORI// Heptagrammaton// Mario Famularo, C.L.B.

Page 66: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

25 Aprile, Tisifone.

Dama sorridi alle parole ecate, e a queste strade, che mai capiranno.A me il terrore e progenie di Furie, in questo sgomento avvenga il tormento.

Entrando nel regno, sfondato il cancello, schiacci legione innocenza indifesa.E con oscura, inumana violenzaspezzi i legami a qualsiasi purezza.

Sì, corruzione, quale piacere pervade espressione serena nel volto.Quale passione ! Dono la morte a dolore in potenza.

Ed ogni tanto il tempo si ferma...ed accarezzi, in un vento di fiori, il cuore infuriato di pace nell’odio.

Questo paese oggi muore con me.

( dall’arconte; Cheiran in pezzi. )

(Dalla raccolta ‘Cronache di Seraph – Atto I: Invasione’)

63

Page 67: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

Mar io  Famularo ,  C .L .B .

RIFLETTORI// Heptagrammaton// Mario Famularo, C.L.B.

64

Horror - Escape.

E vide parole invertirsi al dolore, ed intrecciarsi le carni al calore,oltre due siepi ed una collinamentre dal cielo schiariva mattina.

Nessun controllo sui sogni agitati,che, tratta vita dall’aria irreale, presero a scuoterla e a tormentarla, terrificando il suo cuore bambino.

E non capiva quelle creature, né voleva abbandonarle; ma fu costretta da un più basso istintoe corse via gemendo e cianciando.

Cadde infine sul petto del messo,incaricato dell’ardua ricerca,e strinse pianti abbracciando conforto,chiedendo ingenua il suo regno deserto.

26 VIII 05

(Dalla raccolta ‘Lunaril’)

Page 68: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

GRAZIE

a tutti i meravigliosi artisti con i quali abbiamo avuto la fortuna di collaborare:

Elena Montiani, Aidan, Giuditta Solito, Manuel Bravi, Lucrezia Stocco, David

Lognoli, Mario Famularo C.L.B.

GRAZIE

agli altri membri del Team Giuditta:

MrMagic (consulenza, contatti, revisione)Franziska (consulenza)

Ringraziamenti

Page 69: Giuditta N°4 - Gennaio 2009

r ebus

non supero il tremore di sbirciare oltre il bivio

tremante di diamanti confeziono la mia resa

pericolo vagante la signora Raversi: di traverso

m'avvelena la Raversi

CI RIVEDIAMO IL 3 MAGGIO. A PRESTO!

Amaranto

Page 70: Giuditta N°4 - Gennaio 2009