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Giornalini della Parrocchia: 1999-2009 Don Eugenio Verga

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camminareinsieme

ARISSIMI,

questo numero del nostro giorna-lino vuole ricordare in modo particolare la "no-stra" ANNA. Dico "nostra" perché, se prima ap-parteneva ai suoi familiari e poi alla comunitàparrocchiale, ora appartiene a tutti noi, a tutticoloro che l'hanno conosciuta, apprezzata,amata. È stata un dono che Dio ci ha voluto faree di cui dobbiamo far tesoro. Non un tesoro ge-loso da tenere per noi, ma un tesoro che altri,attraverso anche questo piccolo strumento cheè il giornalino, potranno conoscere. Il giornodell'ad-Dio è stato un momento commuovente:nemmeno Anna si sarebbe immaginata di esse-re così cara a tantissime persone. Eppure nonha fatto niente di eccezionale: le sue qualitàerano l'umiltà, la discrezione e una grande,grande sensibilità e attenzione verso tutti e tut-to. Vogliamo ricordarla così, come una grande"maestra" di vita.

Un secondo aspetto di questo numero del gior-nalino riguarda le diverse iniziative messe inatto in questo periodo a Ronago; in particolaretutto ciò che riguarda i nostri ragazzi, dal GRE-ST "Parti con me" ai campi-scuola. Sono occa-sioni che lasciano un segno nel corso deglianni, tanto da ricordarli quasi con nostalgia.

A questo riguardo, siamo debitori nei confrontidi chi li organizza (giovani e genitori) e ricoscen-tissimi: non è facile e non sempre gratificante.

Una tappa importante in questo periodo preestivo sono le GIORNATE EUCARISTICHE: ca-pire la Messa, capire l'Eucaristia. Questo Sacra-mento viene visto e vissuto in tanti modi da par-te nostra: da un segno fondamentale della pro-pria fede ad un "optional", una cerimonia usatae abusata come coreografia per diverse circo-stanze. Celebrare l'Eucaristia - ci dice l'ultimaenciclica del Papa, che noi mediteremo -signifi-ca vivere nella Chiesa, cioè nella Comunione,creando comunità.

Infine daremo spazio alle altre iniziative, ad altrerealtà locali che ci aiutano a sentirci più uniti eche dobbiamo sostenere proprio perché sonoimportanti per un paese, pensiamo ad esempioalla nostra Scuola dell'Infanzia.

Concludo ringraziando a nome vostro tutti i col-laboratori, tutti coloro che in modo diverso si im-pegnano a vivificare la nostra comunità civile ereligiosa e auguro a tutti una buona estate.

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le giornate eu-caristiche

una consuetudine che risale a tempi re-moti. Una volta si chiamavano "qua-rant'ore" proprio perché ci si impegnava

come comunità parrocchiale ad adorare l'Euca-ristia per quaranta ore nell'arco di tre giorni. Daqualche anno le ore sono di molto diminuite an-che per il fatto che si è passati da una societàrurale (coltivatori diretti) ad una società indu-striale (dipendente da una fabbrica, quindi conun tempo libero molto limitato). E un'occasioneper andare all'origine e al sostegno della nostrafede: l'Eucaristia. Senza di essa, la nostra fedediventerebbe vuota, inutile. È un invito a dedica-re un po' del nostro tempo, rosicchiandolo ai no-stri impegni più o meno importanti, per fare unpo' di silenzio, per ripensare alla nostra vita, atutto il nostro fare e correre.I vari gruppi della parrocchia si sono impegnatia presenziare durante le serate, questo nonvuoi dire che anche altri non possano aggregar-si quando meglio credono.Le S. Messe della sera verranno presiedute daDon Pierangelo, un missionario del Brasile, checi aiuterà a personalizzare e concretizzare l'ulti-ma enciclica del Papa che ha come titolo "LaChiesa e l'Eucaristia".Si è pensato di concludere le giornate eucaristi-che con la Processione che dalla Chiesa ci por-terà alla corte di Ronaghino: è un modo per sot-tolineare che il Signore non dobbiamo lasciarloin Chiesa, ma portarlo nelle nostre case, sullenostre strade.Colgo l'occasione per invitare tutti a queste gior-nate e ai residenti lungo le vie Milano e Ambro-soli ad abbellire il passaggio come meglio cre-dono. Grazie.

Don Eugenio

benedizionedelle famiglieuest'anno ho voluto ricominciare dallaVal Mulini, una zona che sembra "lonta-na" dal paese, sia per la sua posizione,

sia per la sua espansione e i suoi nuovi insedia-menti. Tante nuove famiglie che vengono dapaesi eterogenei. Il desiderio è che la fede cipossa unire e li faccia sentire " a casa loro".Certo, ci sono tante difficoltà da superare, perquesto dobbiamo tutti aprirci, non essere preve-nuti e cogliere ogni occasione per trovarci as-sieme. Ammetto che non c'è stata la possibilitàdi accostare alcune famiglie (nonostante gli ora-ri serali, le esigenze di lavoro le trattenevanofuori casa), per questo direi loro che sono pron-to a far loro una visita secondo la disponibilitàche potranno comunicarmi allo 031980044, la-sciando un messaggio nel caso fossi assente.Grazie.

Don Eugenio

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Un anno di catechismormai si è concluso anche quest'anno ca-techistico, che per i ragazzi di elementarie medie ha previsto la visita conclusiva

al Sacro Monte di Varese.Abbiamo vissuto insieme i momenti "forti" dellavita parrocchiale: la Novena, la Quaresima, laPrima Confessione, la Prima Comunione e ilMese di Maggio in cui abbiamo scoperto i mi-steri della luce e pregato presso la grotta delcampo sportivo, la Cappelletta allo Stallone e ilSantuario di Drezzo.Non sono state "gite scolastiche'', né quell'ora dicatechismo è una mera "copia" dell'ora di reli-gione: si tratta non solo di conoscere Gesù, madi fare più di ogni altra cosa un'esperienza difede insieme. Questo modello educativo cristia-no deve essere nutrito dalla comunità, per

poter affondare le radici e portare frutto: il bam-bino o il giovane non hanno davanti solo il cate-

chista, ma prima di tutti l'adulto genitore chevede partecipare o meno alla vita di fede. L'ini-ziazione cristiana deve operare all'interno di unmodello di vita cristiano; se esso manca, nasco-no il rifiuto della proposta di fede o l'atteggia-mento di sfida e sufficienza nei confronti diessa.Non si lamenta la mancanza di attenzione, né sireclama per la vivacità dei ragazzi, ma si vedein essi un preoccupante atteggiamento provoca-torio e disinteressato, fin dalle prime classi. Noicatechisti allora ci interroghiamo: non è giustodare tutte le colpe all'assenteismo di alcuni ge-nitori.Cosa possiamo fare? Forse partire dall'espe-rienza diretta della fede: sostituire le schede ele parole con la visita in chiesa, con la

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OGIOCAMISSIONE 2003

"Fotografa il mondo!" era lo slogan cheaccompagnava i ragazzi quest'anno durantela Quaresima. Nelle cinque settimane iragazzi della diocesi dovevano fotografarecinque realtà: la fame, la sete, la pace, lamadre terra, la fatica dei piccoli. In paliol'Ufficio Missionario Diocesano aveva messo3 macchine fotografiche e 11 abbonamenti ariviste missionarie. Nell'elenco dei vincitori I'ORATORIO di RONAGO figura AL PRIMOPOSTO e ha vinto una macchina fotografica+ 2 abbonamenti. A tutti i partecipanti i nostriCOMPLIMENTI! ! !

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preghiera insieme, mostrando ai bambini comesi fa la genuflessione, cos'è un rosario o il se-gno di croce.Forse incontrare classe per classe i genitori, or-ganizzando serate con esperti che proponganopercorsi educativi diversificati per conosceremeglio e capire i bambini, i ragazzi e gli adole-scenti. O solo per dare l'opportunità alle mam-me e ai papa di confrontarsi e conoscersi. Perfar loro presente le difficoltà che incontriamo nelparlare coi loro figli; per invitarli alla Messa do-

menicale e far capire che la presenza al cate-chismo non è sufficiente per "guadagnare" laComunione o la Cresima. Andare a catechismocome ricatto in cambio del sacramento, di cui laparrocchia è un erogatrice in serie?Piuttosto ritenere la fede qualcosa di importantee bello, e desiderare che i bambini credano inGesù e crescano nella sua amicizia. Far sempli-cemente sentire che... siamo accanto a loro e citeniamo al cammino che stanno facendo.

Le catechiste

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PENSIERINI DEI BAMBINI CHE HANNO RICEVUTO LA PRIMA COMUNIONE

Domenica 4 maggio abbiamo celebrato la Messa di Prima Comunione.Riviviamo la bellezza e l'emozione di quel momento attraverso i pensierini deibambini che hanno ricevuto Gesù per la prima volta.

“Grazie Gesù: mi hai dato il pezzo di pane più buono del mondo. Appena l'ho presoho sentito il cuore volare" (Erminio)“Grazie Gesù per esserti donato a noi e per averci dato questa felicità immensa dipoterti stare accanto nell'Eucarestia" (Damiano)“II giorno della mia Prima Comunione ero eccitatissima. Ringrazio Gesù che mi haperdonata e accolta nella sua famiglia" (Moira R.)“Sono stata motto contenta ed emozionata di aver ricevuto Gesù" ( Sara B.)“Gesù, da quel giorno ho capito che tu mi starai sempre vicino e mi aiuterai sempre"(Sara R.)“Mi sentivo molto felice. È stato importante per me portare i lumini" (Luca)“Sono contenta perché ho incontrato Gesù e perché ho imparato motte cose" (Elisa)“Sono felice perché Gesù rimarrà sempre nel mio cuore. In quel momento hoprovato gioia ed emozione," (Chiara)"Gesù ti ringrazio per avermi donato la Prima comunione" (Asia)“Da quando ti ho ricevuto ti sento sempre vicino"(Ivan)“Gesù ti ringrazio per essere entrato nel mio corpo. E ringrazio tutte le persone chemi sono state vicine" (Alessandro)“Gesù, ti ringrazio con il cuore perché ho ricevuto la Prima Comunione. Sono statomotto contento" (Johnny)“Grazie Gesù per averci donato il tuo corpo, Ogni volta che ti ricevo penso a te checi regali il tuo immenso amore" (Lorenzo)“Gesù, è sfato molto bello aver mangiato l'ostia" (Luigi)“Gesù, ti ringrazio per esserti donato nella Prima Comunione. In quel momento eromotto emozionato e avevo un po' di paura" (Cristian)“Gesù stammi vicino ogni giorno per aiutarmi a diventare più buono" (Andrea)

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la postaa Moyo, in Uganda, ci sono giunte le no-tizie promesse da P. Philip Zema, mis-sionario comboniano, adottato dalla no-

stra comunità nel lontano 1987. Eccole:

..."Mi trovo nella parrocchia di Moyo nel cen-tro di conferenze. Il centro è gestito dal combo-niano Luigi Gabaglio con cui facciamo vita dicomunità.Qui a Moyo, sono incaricato della pastorale gio-vanile per tutto il Vicariato di Moyo (metà dellaDiocesi di Arua).Inoltre, sono incaricato della promozione voca-zionale e l'animazione missionaria in questastessa regione.Di solito noi comboniani lavoriamo fuori la no-stra diocesi e parrocchia d'origine tranne che incasi speciali come animazione missionaria. Pertanti motivi ho insistito sul rimanere nella miadiocesi per almeno un anno , prima di andarealtrove. M'é stato concesso il permesso. Mi han-no dato non soltanto un anno , ma addiritturatre.Il mio bisogno principale ,per il momento, è unmezzo di trasporto. Per girare nei dintorni diMoyo uso un "mountain bike" , ma col passaredel tempo avrò bisogno di qualche mezzo piùsicuro. Pensiamo di cercare una macchina diseconda mano che di solito costa dai 3000 euroin su.Quando andrò a Kampala vi farò sapere il prez-zo, ma nel frattempo sentitevi liberi... Avrò tantecose da raccontarvi per quanto riguarda il mionuovo impegno. Abbiamo sentito che DanieleComboni verrà canonizzato il 5 ottobre. Ringra-

ziamo il Signore. Ho il desiderio di essere pre-sente a Roma per l'occasione, ma non so comesarà possibile! Ricordiamoci a vicenda nellapreghiera. Tantissimi saluti a tutti gli amici."Philip Zema

P. Philip ZemaMoyo Catholic ChurchP.O. Box 3 - MOYO - UGANDA

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DA KITALE, in Kenya , abbiamo appena ricevu-to la lettera di suor Caterina Marchetti

" (...) Il mio sentito grazie a tutti per l'offertaricevuta oggi di euro 500 e che avete spedito afebbraio. A luglio verrò in vacanza e spero divedervi... ogni tanto passa di qui Suor Amelia ecosì ci scambiamo i vostri saluti.Il secondo gruppo di studenti è verso la fine delcorso, poi torneranno in Sud Sudan ad aiutarelaloro gente... Il Signore li accompagni e porti atermine quanto lui ha iniziato in loro.Saluto tanto tutti e ringrazio tanto il gruppo peril loro ricordo e aiuto.Con affetto, un forte abbraccio".

Suor Caterina

Suor Caterina MarchettiP.O. Box 4304KITALE -KENYA- Est Africa

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• La nostra giornata annuale sarà nel mese di settembre. Perl'occasione contiamo sulla presenza tra noi di P. Egidio e disuor Caterina e poi... chissà...

• Ringraziamo di cuore tutti coloro che ci hanno dato offerte, inmemoria della nostra cara Anna, a favore dell'ospedale di Ka-longo.

• Per II 5 ottobre 2003, in occasione della canonizzazione di Daniele Comboni, i Padri di

Rebbio organizzano un pullmanper Roma. Chi fosse interessato può chiedere in parrocchia.

Ecco alcuni cenni sulla vita di Comboni, tutta dedicata agli africani

Daniele Comboni nasce a Limone sul Carda (BS) il 15 marzo 1831.Si aprì all'ideale missionario nell'istituto di Don Mazza a Verona. Ordinato Sacerdote nel 1854, treanni dopo partì per l'Africa alla quale aveva consacrato la sua vita.Nella fiducia che gli africani sarebbero divenuti essi stessi protagonisti della loro salvezza, dà vitaa un progetto che ha lo scopo di "salvare l'Africa con l'Africa" (1864).Fedele al suo motto " O Nigrizia o morte", nonostante le difficoltà, prosegue nel suo disegno fon-dando nel 1867 l'Istituto dei Missionari Comboniani.Voce profetica,annuncia alla Chiesa tutta, particolarmente in Europa, che è giunta l'Ora della sal-vezza dei popoli dell'Africa.Non esita per questo, a presentarsi, lui semplice sacerdote, al Concilio Vaticano I per chiedere aiVescovi che " ogni Chiesa locale" venga coinvolta nella conversione dell'Africa.Con coraggio non comune per allora, nel1872 fonda un Istituto di suore esclusiva-mente consacrate alle missioni: le SuoreMissionarie Comboniane.Per gli africani spende tutte le sue energie,e si batte per l'abolizione della schiavitù.Nel 1877 viene consacrato Vescovodell'Africa Centrale.Muore a Khartum (Sudan) stroncato dallefatiche e dalle croci la sera del 10 ottobre1881.Il 17 marzo 1996 viene beatificato daGiovanni Paolo II in S. Pietro.

Bibliografia : Daniele Comboni • La missionecontinua, di L Gaiga, ed. missionari comboniani

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NotizieGAM

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Lettera dal Kenyaiao a tutti,sono Ateneo Riggi e vi scrivo dall'Africa.Sono partito il 20 gennaio per il Kenya conl'architetto Fogliacco. Arrivati a Nairobi,

siamo partiti subito verso il nord, destinazioneMarsabit. Essendo il viaggio molto lungo, faccia-mo una tappa a Nanguki, un villaggio che si trovaesattamente sulla linea dell'equatore, alle falde delmonte Kenya. Da lì, assieme al vescovo More.Ravasi, partiamo la mattina presto per Marsabit.Poco più in là di Nanguki "finisce il Kenya", comedicono le persone del posto. Infatti la strada si tra-sforma in un'avventura, piena di sassi, buchi eanimali che spesso interrompono il viaggio. D'orain poi è bene dimenticare l'asfalto, i cellulari, la te-levisione e tutte le comodità dell'occidente. Pur-troppo è anche il luogo dove spesso fanno imbo-scate e sparano alle vetture in transito solo perderubarle. Il viaggio dura dalle 9 alle 12 ore (a se-conda della condizione della pista) e percorriamola "zona rossa" (circa 4 ore) col fiato sospeso...Contemporaneamente si apre un mondo affasci-nante, selvaggio, ricco di colori e tribù particolari,quasi tutti nomadi e pastori: il mio lavoro sarà pro-prio in mezzo a questa gente. Per due mesi epoco più sono rimasto a Marsabit per svolgere unlavoro di controllo al Santuario che stanno co-struendo proprio sul monte più alto del villaggio.Le prime due settimane si è fermato con mel'architetto Fogliacco che l'ha progettato; con luiabbiamo analizzato un po' tutti i problemi del can-tiere. Una volta partito, il mio compito era quello dicontrollare tutti i giorni i lavori, cercare di risolverei problemi e, in caso di necessità, chiedere chiari-menti o conferme all'architetto. E in uncantiere...di solito i problemi sono tanti, soprattuttoin un cantiere africano... Mi ha colpito soprattutto ilmetodo di lavoro e la totale assenza di attrezzi,ma, nello stesso tempo, la grande capacità di ar-rangiarsi. Naturalmente la sicurezza nel cantiereera "sotto zero": la maggior parte degli operai la-vora scalza e sul terreno c'è un po' di tutto, da ferritaglienti a legni e chiodi aguzzi. Il ponteggio stes-so è un intreccio pauroso di legni e assi a sbalzo,tutto naturalmente traballante. Il Vescovo però miha detto, stupito, che da quando sono iniziati i la-vori, nessuno si è fatto male: è veramente un mi-racolo! Un mio altro compito era quello di tentareun inventario di tutti i materiali di costruzione per il

cantiere, conservati in 8 container ed in un piccolomagazzino. Pian piano ho fatto un po' di ordine esistemato i materiali in modo da poter trovarli subi-to al momento del bisogno. Questo è stato il miolavoro per questi due mesi. Oltre a questo, hoavuto anche modo di conoscere la realtà locale.Ho conosciuto molti ragazzi in cantiere, ognunocon una storia difficile da raccontare: chi senzagenitori, chi già con 3 o 4 figli da mantenere o fra-telli più piccoli da crescere... E tutto questo conneanche 100 dollari al mese, lavorando più di 11ore al giorno! Ho avuto modo inoltre di visitare al-cuni villaggi del nord del Kenya assieme a Mons.Ravasi e mi sono reso conto di quanti siano i pro-blemi di queste zone: anzitutto la scarsità di ac-qua, poi la vita precaria che conducono queste tri-bù, la cui unica ricchezza consiste nel possederequalche mucca o capra che custodiscono durantela notte in recinti di spine attorno ai loro villaggi dicapanne. Per di più, sta prendendo piede una dro-ga leggera, detta mirà, che sta distruggendo interivillaggi. Le foglie di queste piante, infatti, mastica-te, danno una sensazione di apparente benesse-re, togliendo la sensazione di fame e di stanchez-za. È anche una pianta molto forte, resistente allamancanza di acqua e che si può vendere ai mer-cati legalmente, trasformandola quindi in fonte direddito per le famiglie. Per questi motivi le coltiva-zioni di mirà stanno aumentando a vista d'occhio,con conseguenze disastrose anche perché ne fan-no largo uso tutti, compreso i bambini.Ho deciso di fare questa esperienza per valutarela possibilità futura di dedicarmi completamenteall'Africa lavorando per "Insieme si può" nellasede di Kampala. In questo periodo ho fatto ancheun salto a Nairobi per andare a trovare il nostroCodo all'ospedale. Mi sono fermato per qualchegiorno, dando il cambio a Davide che è tornato inUganda. Parlando con Davide, abbiamo decisoche dopo aver finito il mio lavoro a Marsabit, loavrei raggiunto per aiutarlo nell'apertura dellasede del nostro gruppo. E così ho fatto... Il 2 aprileinfatti sono arrivato in Uganda ed ora mi fermeròper un po' in questo Paese, così vicino al Kenya,ma con problemi molto diversi. Un grazie partico-lare a Padre Lino, Mons. Ambrogio Ravasi eall'architetto Fogliacco.

Marco

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in ricordo di Anna

È, questo, il primo numero del giornali-no parrocchiale che esce senza lapartecipazione di Anna Balatti, di coleiche è stata l'anima di ogni numero, lacollaboratrice fedele, entusiasta e pre-ziosa. Abbiamo voluto dedicare a lei lepagine che seguono: riflessioni e testi-monianze che ci aiutano a tenere vivoil suo ricordo e a farla sentire ancorapresente in mezzo a noi, con la gene-rosità e l'entusiasmo che la caratteriz-zavano.

La redazione

arissima Figlia,da questo leggìo, dove tu tante volte hai diffuso la Parola di Dio, io oggi, seppur colcuore colmo di angoscia, voglio ringraziarlo per avermi donato una creatura amabile

come fosti tu, semplice, buona, gioviale, generosa, sempre disponibile ad aiutare chi fosse nelbisogno. In più eri dotata di un particolare amor filiale che io ho potuto apprezzare in tante oc-casioni, ma soprattutto durante la lunga malattia di tuo padre.Ebbene, cara Anna, ora che dimori nel regno della Luce, continua a volerci bene, anzitutto gui-da e proteggi i tuoi amati figli e il tuo premuroso marito, che con tanto amore e dedizione ti haassistita per lunghi mesi. Ricordati anche di tutta la nostra Comunità Parrocchiale che con an-sia e preghiere ha seguito le fasi della tua crudele malattia; e non dimenticarti dei nostri cariparenti, amici e conoscenti pervenuti anche da lontano per darti l'ultimo affettuoso saluto.Da parte mia e di tua sorella, ti chiedo di invocare la nostra cara Madonna Consolatrice che midia la forza di proseguire.Ciao Anna.

La tua mamma Felicita

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in ricordo di Anna

L'omelia di Don Sergio allaMessa del Funerale

ono stato invitato da don Eugenio a gui-dare questa celebrazione e a rivolgere avoi queste parole... ma vorrei farlo non

tanto a titolo personale, bensì a nome suo e ditutti... vorrei riuscire a dar voce, oltre che allaParola di Dio che è luce e speranza nei mo-menti oscuri, anche a tutti voi; più ancora la-sciar parlare lei: Anna.Con grande passione, capacità, competenzaha sempre parlato a noi scrivendo sul giornali-no parrocchiale; ma il racconto più bello l'hascritto in questi ultimi anni, con la sua stessavita, quella vita che ora continua a parlarci...Possiamo trovare in essa un elemento unifi-cante: l'amore.E in lei, questa parola, così banalizzata oggi,ha preso verità e forza, perché si è coniugatacon un'altra parola: dolore.Dolore/amore: uno ha bisogno dell'altro per es-sere veri e trovare senso.Lei ha amato di un amore provato con il fuocodel dolore, della prova, della fatica:- ha amato la famiglia con tutte le prove che ne

hanno segnato il cammino;- ha amato la comunità parrocchiale e il paese(e per questo le diciamo tutti grazie per quantoha fatto per tutti); era sempre lei ad esempio amettere per scritto le memorie del passato e ilricordo di chi ci precedeva in paradiso... e lei èstata chiamata proprio nel giorno di San Vitto-re;- ha amato il mondo, le missioni (Gam): comenon ricordare Kalongo... la sua prontezza a pri-varsi di qualcosa per chi aveva bisogno... Unamore grande, vero, proprio perché filtratosempre dal dolore (suo e di altri vicino a lei), unamore reso limpido dalla capacità di farsi dono.Così ha vissuto e, oserei dire, "amato", anchela malattia: forte di una fede che l'ha resa ca-pace di offrire a tutti noi una testimonianza indi-menticabile."Beati gli afflitti perché saranno consolati" diceil Vangelo; beata lei ora, perché ha avuto il co-raggio di soffrire per realizzare quell'amore chesentiva essere lo scopo della vita.Ma il suo segreto è stata la fede in Gesù: Luiper primo ha condiviso con noi, unendo nellasua persona, dolore e amore, morte e vita, cro-ce e risurrezione. Lei ne ha seguito le orme,sostenuta anche dalla forte devozione a Maria,

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in ricordo di Anna

Madre della Consolazione, ein Padre Giuseppe Ambro-soli; in tanti forse speravamoin un miracolo di P. Giusep-pe... ma forse il miracolo c'èstato e noi non lo sappiamoancora riconoscere: è pro-prio questo dolore/ amorevissuto con fede il vero mira-colo.Ricordo ancora l'emozioneche Anna mi confidava dopoaver portato sulle spalle labara di P. Giuseppe a Kalon-go.Carissima Anna, sicuramen-te lui ti ha sostenuta nel tuofaticoso cammino di questimesi e ora è sicuramente luiad accompagnarti al cospet-to del Dio Amore: di quel Dioche tu hai servito qui in ter-ra, pur con tutte le tue fragili-tà umane (già purificate dal-la sofferenza) e che oggi tiaccoglie per sempre nellavita. Non dimenticarci mai,ora che sei nella festa delParadiso con P. Giuseppe etutti i nostri cari.Non dimenticare Felicita,Rino, Saverio, Andrea equanti ti hanno voluto benee accompagnato con affettoin questi mesi. Prega per noiora perché impariamo adamare nella verità... e se ilPadre celeste ti darà il per-messo, continua ancora ascrivere, non più su cartama sul libro della vita, anchei nostri nomi, in attesa di in-contrarci ancora.Ciao Anna, a-Dio!

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ara Anna,ti vogliamo bene.Insieme verso la stessa meta,anche se ciascuno per la sua strada,

abbiamo percorso un lungo tratto del cammino della vita :poi... tu hai bruciato le tappe,sei corsa avanti, sei arrivata alla Casa del Padre celesteche ti ha chiamato e ti aspettava, con il tuo papa, a braccia aperte.

Ora ci rimane un gran vuotoe il cuore si stringe per il dolore.Ma ecco che, a poco a poco, si riempie di tutto ciò che ci hai donato:

Ci sei stata vicina nei momenti di festa e di gioia,in quelli difficili della prova e del dolore.Nel cuore avevi i tuoi cari,la gente del tuo Paese equella lontana, in Africa, a Kalongo.

Con tanti di noi hai condiviso il tuo tempomettendo a disposizione le tue capacità, generosamente.Per tutti noi hai scritto ,con l'intelligenza del cuore,pagine sapienti e indimenticabili sul giornalino,testimone attenta della vita della nostra comunità.

Per tutto questo eper la tua simpatia, per la tua puntualità,per l'amore che sì leggeva sempre sul viso dei tuoi carie traspariva dai loro gesti quotidianiquando venivamo a trovarti,per il tuo coraggio di questi ultimi mesi ....GRAZIE!

Grazie a te, Arma. E GRAZIE a Te, SIGNORE, per avercela donataperché fosse segno e insegnamento dell'unità che deve essercinella Comunità.Un "segno" semplice e comprensibile a tutti e per questo importante.Fa', o Signore, che dal ciclo Anna sia come un faro che ci guidi, tutti,a " fare FAMIGLIA " nel quotidiano.

Gli amici del Gam

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In ricordo di Anna

volte cadono le stelle nell'universo dellenostre vite e noi non sappiamo spiegarciil perché, quale sia la misteriosa e recon-

dita legge che le ha fatte precipitare.Troppo grande l'universo, troppo piccoli noi!Anna aveva un nome corto, essenziale, sem-plice ed era la semplicità il tratto prevalentedella sua personalità.Gli occhi mobili, lo sguardo limpido e vivace, lesmorfie e le espressioni efficaci e penetranti, ilsorriso ancora fanciullesco e dunque in un cer-to senso disarmante. E poi la sua straripante econtagiosa capacità comunicativa, il suo esse-re sempre pronta a intuire i bisogni, le attese,le speranze di tutti.Non si poteva sfuggirle. Voleva sapere di te,della tua vita, della tua famiglia e non ha maineppure lontanamente pensato di ripiegarsi, dichiudersi in se stessa, di rinunciare a vivere.Ha avuto la forza, anche durante la lunga e sfi-brante malattia, di guardarsi attorno, di non ti-rarsi indietro, di farsi ogni giorno prossimo.Quando scriveva aveva la non comune dote dicogliere con garbo e profondità i tratti essen-ziali di una persona o di raccontare storie, ri-cordando i luoghi della nostra memoria colletti-va con quella inimitabile leggerezza che coin-volgeva e invitava a leggere i suoi scritti tuttod'un fiato. Ora è una stella che ci guarda, ci il-lumina e ci incoraggia ogni volta che abbiamola tentazione di lasciar perdere, la pretesa dibastare a noi stessi.Sono sicuro che il suo viaggio sarà cominciatonella giusta direzione perché credo, come can-tava Fabrizio De Andrè in una bellissima can-zone - preghiera, "ha mosso gli ultimi passicome una goccia di splendore, di umanità, diverità".

Maurizio

iao, Anna. Ti scrivo dal paese dello stra-zio, il Tuo Paese, dove troppe volte lacampana ha rintoccato a lutto per giovanivite perdute. Non ho parole, Anna: per

mestiere, vivo di parole e per Te non le trovo,perché il Mistero è così grande e il dolore ècosì forte. Come non le ho trovate per mio fi-glio che in ciclo ti ha anticipato di poco. Ognicosa sembra priva di senso, da quando nontorna più chi se n'è andato, lasciandoci solo la-crime. Ma tu sei Lassù e sai tutto, anche quelloche non so dirti: abbraccia, per noi, i nostri cariche stanno con Te e racconta loro la nostra no-stalgia e la nostra speranza. Me l'avevi pro-messo: stentavi a trovare le parole, ma mi ave-vi detto che lo avresti fatto, semmai fossi arri-vata tu, prima di me, nell'Altrove. Dalla finestrarigata di pioggia, quel giorno di maggio, ho as-sistito al Tuo ultimo viaggio verso il giardinodove riposano tutti coloro che noi di Ronagopiangiamo. "Dì al mio Andrea che gli vogliamotanto bene", ti ho pregata. E forse ti hanno pre-gata così in tanti, affidandoti un messaggio daportare ai loro cari Lassù, perché Tu sei una dinoi, figlia di Tua madre e di questo Paese, seimadre dei Tuoi figli e madre in parrocchia e seistata un simbolo per tutti, sul tuo Calvario. Nel-la tua esistenza, hai testimoniato il bene, masoprattutto hai testimoniato la Croce, quando ilmale ti ha colpita e ti ha costretta a preparartiper l'Eternità nel pieno degli anni, con la consa-pevolezza che ogni giorno sarebbe stato ungiorno regalato e che ogni passo ti stava por-tando verso l'approdo finale. Siete tutti lassù, fi-gli, genitori, consorti e ci state guardando: sieteinvisibili, ma è come se foste ancora tutti qua,nelle nostre belle feste comunitarie, nelle no-stre giornate insieme, nelle nostre famiglie uni-te. Siamo stati molto felici, quando c'eravamotutti e non sapevamo che un giorno ci sarem-mo ritrovati ai piedi della croce, a pregare gliuni per gli altri. Ora non sappiamo quando, masiamo sicuri che ci ritroveremo di nuovo insie-me, nel posto che ci state preparando. Ci avetesolo preceduto. Benediteci.

Maria

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In ricordo di Anna

ara Anna,mi rendo conto solo ora che non ti conoscevo affatto, ma pensando a te è come ripensare adun'amica di sempre. Sei stata la prima persona che ho conosciuto esattamente un anno fa,

quando mi sono trasferita a Ronago e sei stata proprio tu che, regalandomi una copia di questogiornalino, mi hai dato il benvenuto.Ricordo che con un sorriso mi hai detto: "siamo una piccola comunità e abbiamo sempre bisognodi forze nuove". Una frase "buttata là", ma che mi ha fatto molto riflettere. Poi la malattia così im-provvisa... la tua forza, la tua voglia di vivere, di lottare e la tua umiltà nel ringraziare proprio attra-verso uno scritto, chi ti era vicino qui e dal cielo. Ricordo il nostro incontro al tuo rientro a casadopo la degenza in ospedale, un abbraccio commosso...e il tuo sorriso.Sembrava che il peggio fosse passato, ma non era questo il progetto di Dio per te.Il giorno del tuo funerale ho capito veramente che persona RICCA tu fossi: avevi l'amore vero diuna famiglia che ti è rimasta vicino dimostrandoti tanto affetto, l'intera comunità che ti ha dato con-forto con la preghiera e la tua fede che non ti ha mai abbandonata e che certamente ti ha dato co-raggio e voglia di continuare a sorridere.Cara Anna, nella tua vita così breve, hai saputo dare tanto, anche a chi ha avuto la fortuna di cono-scerti solo per poco tempo.Grazie e...arrivederci, Anna.

Elena

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In ricordo di Anna

iao Nini,te lo devo: ora tocca a me tirare fuori dacuore, carta e penna, le parole e i pen-

sieri per salutarti da questo giornalino che haitanto amato.Persone, fatti - anche minimi, quotidiani - delnostro paese e del mondo raccontati in paginee pagine di vita vera e vissuta. Si può propriodire che la scrittura, le tue parole partecipate,erano le tue ali e che con loro andavi là dove tiportava il tuo cuore: nella tua voglia di raccon-tare spaziavi a 360°, andavi in profondità e nel-lo stesso tempo volavi con leggerezza ed amo-re nello spazio dei ricordi, dei sentimenti, delleparole meditate e scritte col cuore. Nell'ultimogiornalino hai scritto tanto, sembrava che sa-pessi che non avresti più potuto farlo material-mente, però so che nella tua voglia di combat-tere e di superare la malattia avevi già in serbodelle idee da sviluppare per questa copia, cheinvece ora ti vede - per una volta - raccontata ericordata anche per il coraggio, perché nono-stante tutto, tu andavi avanti e volavi sopra ledifficoltà di una vita che non ti è sempre stataamica. Più di una volta mi hai detto che quan-do avresti avuto più tempo e calma, avrestiscritto un libro di memorie perché avevi tantecose da dire: sono certa che lì dove sei ora, ilPadre eterno ti dia la possibilità di lasciar fluiretutta la tua creatività. Anch'io avrei tante coseda dirti, certo parlo con te e con papa tutti igiorni e ti scrivo pure, se non mi viene troppomagone, ma sto scoprendo che per il momentoti sei portata via anche le mie parole e io facciofatica ad esprimermi, se non con rabbia. Soche tu non faresti così ed anche se non appro-vi questo mio stato d'animo, cerca di capirmi edi darmi uno mano. Tu davvero avresti avutotutte le ragioni di essere arrabbiata, ma haiavuto la forza - Qualcuno te l'ha data, questaforza - di accettare la malattia e le sue conse-guenze, di affrontare la realtà anche con uncerto distacco, senza lamentarti quasi mai ( lepoche volte che l'hai fatto, mi dicevi che ti sen-tivi prigioniera in un corpo che non ti risponde-

va più). Il cuore ed il pensiero erano però rivoltiagli altri più che a te stessa; ricordo che inun'occasione, quando tu eri già a letto e fatica-vi ad alzarti, mi hai salutata dicendomi: "Wan-da, tu non devi preoccuparti per me!". Si eranoinvertite le parti, eri tu che facevi coraggio ame!E quante volte, a chi ti chiedeva notizie sullatua salute, rispondevi: "Non va male, potrebbeandare meglio, ma non mi lamento".Mi consola il fatto che in questi mesi sei sem-pre rimasta tra i tuoi affetti e nella tua casa, maisola - vedi Rino, che non ti ha mai lasciata unmomento...- e che abbiamo potuto occuparci dite tutti i momenti della giornata, fino ad accom-pagnarti alle soglie del Paradiso. Ora che ci seie ti immagino anche lì molto sprint, hai parec-chie marce in più per continuare a volerci benee a darci una mano nel bisogno: vedi di usarleal meglio! E poi, sei in buona compagnia, contutte le persone care che ti hanno preceduto equelle che hai ricordato sul giornalino anche ul-timamente: organizzatevi e cercate di unire leforze!Sto imparando che, nonostante la sofferenza,questo è un periodo di crescita importante:- ho scoperto le tante persone che ti voglionobene e vogliono bene a Rino, Saverio, Andrea,alla mamma, a me e famiglia, e che a vario ti-tolo hanno offerto aiuto concreto e solidarietàumana: a tutti va il mio grazie riconoscente;- ho riscoperto, se mai ce ne fosse stato il biso-gno, la forza della nostra mamma;- ho scoperto che per sdrammatizzare il tutto èstato possibile ridere con te, pur con la tristez-za nel cuore;- mi riconfermo nella convinzione che, anchecon fatica e a costo di cadere ed ammaccarsi,è necessario affrontare la realtà quotidiana concoraggio ed ottimismo, come del resto hai fattotu, e facendo del tuo meglio.Ciao Nini, comunque mi mancano la tua vogliadi vita e la tua voglia di "raccontare" la vita.

Tua sorella Wanda

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Nella nostra comunità tante sono le persone che, nel silenzio, ogni giorno compiono ge-stì di bontà. Il bene che queste persone diffondono, sia con la preghiera che con opereconcrete, non fa rumore, ma contribuisce a rendere più bello e accogliente il nostro pae-se. Una di queste persone era certamente la Piera del Messo: pubblichiamo questo ri-cordo che vuole esprimere il nostro desiderio di tenere vivo un esempio di vita come èstato il suo.

ricordando Piera...

iao Piera!Te ne sei andata così, all'improvvisoche non ci hai lasciato nemmeno il

tempo di salutarti.Siamo rimasti così a guardarci negli occhibagnati di lacrime, attoniti, stupiti, a chie-derci perché il Signore ha voluto chiamartiaccanto a sé così in fretta. Sei uscita dallatua e dalla nostra vita in punta di piedi pernon disturbare nessuno e non ci hai datoneppure il tempo per dirti "grazie".Grazie perché sei stata una mamma atten-ta e disponibile, una nonna premurosa, unasorella affettuosa, un'amica sincera e leale.Grazie per averci trasmesso l'amore per lecose semplici, vere, per averci fatto capireche la felicità è anche sapersi accontentare

delle piccole cose che la vita ci offre ognigiorno: una chiacchierata ricordando i beitempi passati, una passeggiata con i tuoicari, un gelato gustato insieme... questesemplici occasioni erano per te i momentipiù belli da ricordare.E anche adesso, quando ci prende la ma-linconia per non averti più vicino a noi, ciconsoliamo pensando che sicuramente orasei ancora più felice. Hai ritrovato tutti i tuoicari, il tuo Angelo Dino, e insieme a loro tiimmaginiamo in un grande giardino pienodi fiori dai mille colori.Da lassù ci guardi e ci sorridi e sicuramen-te preghi per noi.Ciao, Piera.

Silvana

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In fase di stampa del giornalino; giunge la notizia dell'incidente incui ha perso la vita il giovane Andrea Vezzaro. Spontanei sonosorti pensieri e ricordi che vogliamo condividere con tutta la comu-nità.

Per Andrea...

on ho nemmeno le forze per scriverti, maquelle per pensarti non mancano. Ti ho vi-sto nascere, ti ho visto vivere i primi mo-menti da adolescente, ti ho visto passare

momenti affrontati più pregevolmente di un uomo,ti ho visto piangere, ti ho visto ridere, ti ho vistosoffrire per qualcosa che valeva un attimo, maper te no, per te era una vita!Volevi lasciare un segno e lo hai fatto, forse trop-po presto o magari troppo convinto, ma non rie-sco a dirti "hai sbagliato", perché sei stato amicounico in tutto, te ne sei andato via come un pen-siero: il più dolce sicuramente, ma indubbiamentequello più duro. Siamo tutti con te e non vediamol'ora di rivederti, ti vogliamo vicino come prima, cimancano i tuoi momenti più duri, quelli difficili,quelli dolci e quelli teneri, quelli che non possia-mo più avere se non con un pensiero oppure conun sorriso, perché no? Tu vuoi questo e cosìsarà: ti amiamo, ci manchi: manchi a me, a Car-men, Stefano, mamma, papa, Sacha, Tozzo, Cri-stian, Teo, Tica, Maestro e ci sarebbero altri millenomi, ma non c'è più spazio.Ci mancherai.

Daniele V.

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IAOVEZZ,questa sera, quando alzeremo gli

occhi al cielo, vedremo una stella in piùche rispecchierà la luce del tuo sorriso. Questanuova stella ha lasciato un vuoto fra di noi chepossiamo colmare solo con i tuoi ricordi. I ricordidi un grande amico che, nonostante ogni difficol-tà, ci ha sempre fatto sentire importanti e partedella sua vita. Eri sempre pronto a far sorrideretutti quanti, con la tua energia e la tua voglia di vi-vere giorno per giorno...dalle quali potremo pren-dere esempio.Ma tu, Andre, non eri solo lo specchio dell'ener-gia, in te vi era anche una grande sensibilità,

nata da qualche tua sofferenza, alla quale peròpreferiamo non pensare. E dunque il sole chec'era in te ci riscalderà in ogni attimo della nostravita e farà sicuramente luce in una parte del no-stro cuore: allora ci chiediamo dove tu possa es-sere, ma la risposta basterebbe cercarla dentrodi noi.Vezz, Ti vogliamo bene.

Da parte di tutti i tuoi Amici

* * * * *

ccomi qua, seduto sulla solita sedia aguardare la piazza, il solito movimento dipersone, ma sulle facce si vede che qual-cosa manca, manca la voglia di ridere e

scherzare, manca la voglia di giocare, manca unamico, abbiamo solo voglia di ricordare, scavan-do anche negli angoli remoti di noi stessi, la piùpiccola avventura.Sono due giorni che non dormo; ho passato tuttoil tempo in macchina e attraversato Spagna,Francia e il nord Italia per venirti a salutare. Sonostato dalla Samy, sai, che bel posto, sono tutti fe-lici, salutano, ridono sempre, strana gente gliSpagnoli. A proposito: non volevi andarci anchetu questa estate?Appena entrato in paese, sono tornato nella real-tà e ti dico che anche io ho pianto. Strano? beh,capita anche a me, in fondo non sono solo il Teoche ride e scherza. È stato un attimo di debolez-za, ma perdonamelo; davanti al bar c'era tuo fra-tello Daniele: sono riuscito a dire solo "Fratello,mi spiace". Sai benissimo cosa mi lega a lui, unabbraccio stretto quasi da farci male...in fondo ècome un fratello per me. Adesso stanno arrivan-do tutti, alcuni non li conosco, ma anche loro cisono! Da sotto sento qualcuno che suona unacanzone dei Nirvana, stanno provando quel pez-zo che ogni tanto cantavi con il tuo inglese "spe-tasciato",

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vogliono salutarti così, lo lo faccio con poche ri-ghe, un piccolo pensiero da una piccola personache assieme a tutti i ragazzi ha costruito unagrande compagnia.Scusami, ma ormai è tardi, ho scritto nei ritagli ditempo e manca solo da tirar su l'ultima sedia,quella dove stavi di solito.Un ultimo pensiero: adesso che sei partito, incon-trerai anche gli altri: di' a tutti che non li ho dimen-ticati, è come se foste tutti quanti qui.Ciao Vezzarino e fai il bravo.

Matteo C.

* * * * *

IAO VEZZARINO,il diminutivo dice la simpatia che

emanavi, ma rischia di presentarti come un pic-colo, quando invece eri un bel giovanottone.Ci si salutava frequentemente proprio perché tene stavi sul terrazzino del bar ed io uscivo spes-so dal sagrato per andare altrove. Delle volte, ca-pitando al bar, nascevano delle conversazioni piùprolungate. Mi ricordo una sera, era già notte,quando per parecchio tempo si è discusso circala necessità di trovarsi, parlarsi, organizzarequalche cosa che coinvolgesse i ragazzi della tuaetà. Una discussione animata, entusiasta da par-te tua: ci credevi, sognavi. Ed io che ti lasciavoparlare condividendo quanto stavi dicendo e ve-dendone nello stesso tempo le difficoltà. Tu, pro-prio come ogni ragazzo, avevi dei progetti, deisogni, avevi tanti desideri, avresti voluto averetutto e fare tutto sui due piedi, lo, invece, cometutte le persone adulte, ne vedevo le difficoltà: sidice che, ad una certa età, non si sogna più, sihanno i piedi per terra, che di tentativi se ne sonofatti ma non hanno avuto riscontri.Ecco, caro Vezzarino, tu ci dici che abbiamo bi-sogno sempre di sognare, di guardare avantisenza portarci dietro la zavorra del "tanto non sene fa nulla". Abbiamo bisogno di avere un cuoreda bambino, come l'avevi tu, un cuore semplice,quasi ingenuo, che non vede il male, il pericolo,le difficoltà, per cui il futuro è sempre aperto e ro-seo. Sei stato una star (una stella) per tantissimepersone, tu in vita forse non te ne accorgevi nep-pure. Una stella a portata di mano di cui anchenoi non abbiamo saputo approfittare. Adesso chesei una stella lassù in alto, ti vediamo e vorrem-mo tanto guardarti e vedere il tuo volto luminosocome quello di un bambino. Sei stato lievito esale, portando la gioia e l'allegria tra i tuoi amicisenza mai alzare la voce, senza attaccar brigacon nessuno. Avevi la vita davanti, peccato chesia finita così presto qui, su questa terra, davantiad un muro. Siccome però, per fortuna, siamocredenti, sappiamo che ogni muro ha una porta,per cui tutto non finisce lì. La fede apre le porte,anche quelle che ci sembrano blindate e cosìsperiamo di ritrovarci dall'altra parte del muro agodere ancora della tua amicizia, del tuo buonumore e della realizzazione dei sogni.Arrivederci, ad - Dio, Vezzarino!

Con affetto, il tuo don

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ALTRI DOCUMENTI VARI SULLA CHIESA DI RONAGO

completamento di quanto già pubblicato, diròche ho reperito ulteriori notizie sulle istanzedei ronaghesi per ottenere l'autonomia par-

rocchiale, al fine di avere una migliore assistenza.Una pressante richiesta in tal senso fu fatta al ve-scovo Mons. Filippo Archinti in occasione della visi-ta pastorale del 30 agosto 1597 :" Molto Illustre etReverendissimo Monsignore. Nella pieve d'Uggiatev'è il Commune di Ronago, quale ha una chiesa diSanto Vittore sotto la Cura del Reverendo Prevostod'Uggiate et perché è distante quasi due millia et trail fuoco d'Uggiate et Ronago vi sono diverse acqueche spesse volte innondano oltre che la strada perse stessa è fatticosa sia per la distanza come per ledette acque, et per non haver il Reverendo Prevo-sto capellano alcuno per cui lì Sindici di detto Com-mune fanno ricorso da V.S. Molto Illustre et Reve-rendissima supplicandola che atteso le predettecose sii servita separare et dismembrare detta chie-sa dì Santo Vittore da detta Cura d'Uggiate et erri-geria in Cura et Parochiale, offerendosi essi Sindicia nomme di detto Commune supplire a quello ande-rà al Curato se l'entrata ordenaria con la prìmitiasolita non basta. Il che sì spera".Questa richiesta replicava quanto già fatto presentea mons. Ninguarda nel 1592, e si sarebbe ribaditocon mons. Carafino nel 1631, con quell'esito chegià abbiamo visto nel volume storico. Un esposto alvescovo da parte dei nobili della zona (probabil-mente allo stesso mons. Carafino) conferma il de-grado morale e la "lascivia'' del clero ple-bano neiprimi decenni del secolo XVI, con negligenza deipropri doveri, dimostrata dal fatto espressamentedenunciato come esempio, che a "Ronagho" il cali-ce era sporco di terra ed i paramenti ammuffivano...In conclusione, nessuna meraviglia se pian pianodal tempo di don Filippo in poi la situazione decad-de, con pregiudizio per la "parrocchia" di Ronago.Solo dopo la venuta di don Luca Novi, che risiedettein luogo, a poco a poco la situazione andò miglio-rando sul piano dell'assistenza religiosa che pratica-mente, con lui e dopo di lui, fu continuativamente

garantita da un sacerdote presente in paese. Laprogressiva rinascita della vita religiosa a Ronago èattestata anche dagli interventi sulla chiesa, fino allagrande impresa del 1761 per costruire l'attuale edifi-cio, poi ampliato nel 1939. Altre notizie ho reperitorelativamente ai beni posseduti dalla chiesa ad Al-biolo e a Ligornetto, affittati nel 1601 da don Fran-cesco Romani. Negli anni che seguono al 1620compare come cappellano a Ronago probabilmentedelegato come sostituto mercenario dal titolare delbeneficio, che era don G. Battista Argenti, tale donAntonio Maria Sala, che da un atto notarile del 1625conservato a Bellinzona sappiamo era il presidentedel "consorzio" tra i sacerdoti della pieve di Uggiate;una specie di "cassa mutua" dei preti del tempo.Infine desidero segnalare un ulteriore carteggio ri-spetto a quello già preso in considerazione, in unfascicolo relativo alla nomina di don Ambrogio Mag-gi nel 1797. Forse è questo che va consideratocome l'”atto semplice" del governo della RepubblicaCisalpina, con il quale si riconobbe di fatto la par-rocchia di Ronago.Ricordate l'elezione di don Ambrogio e il ritardo nel-la sua immissione in parrocchia, al punto che egliandrà a piantare l'albero della libertà a Mendrisio?Ebbene, tutto il ritardo burocratico a Como era im-motivato o pretestuoso. Infatti da Milano, il 22 Frutti-doro dell'anno V Repubblicano, ossia 18 settembre1797, il Ministro degli affari interni aveva rescrittoalla delegazione del Censo di Como con questo te-sto:"Riconosciuto regolare in ogni sua parte, e coerentealle Istruzioni ultimamente diramate l'atto dì nominadel nuovo Parroco della Comunità dì Ronago, se-guita nel Sacerdote Ambrogio Maggi, resta appro-vata la nomina medesima ne' modi espressi neldetto atto del giorno 6 Agosto prossimo passatoVecchio Stile. Se ne previene codesta delegazionedel Censo in isfogo della sua rappresentanza 25Termidoro scorso n. 1308, e per le ulteriori disposi-zioni ad essa appartenenti, accio l'eletto Parrocovenga istallato nell'esercizio delle sue funzioni. Sa-lute, e Fratellanza. Ragazzi. Giussani Segretario".Sicché, civilmente, don Ambrogio Maggi fu già rico-nosciuto parroco dalla sua elezione del 6 agosto1797. Ma per gli altri problemi connessi con queitempi burrascosi, già ho discusso nel volume stori-co, cui rimando. (4/4 - fine)

Mario Mascetti

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www.provalmulini.it

ASSOCIAZIONE 'PRO VAL MULINI' ONLUS

maggio.Quando arrivi alla 'Doganella' e proseguiverso il valico di 'Crociale dei Mulini',dopo una cinquantina di metri svolti sulla

destra, dove c'è il cartello del 'Sentiero Val Falop-pia', e prosegui fino ad entrare nel bosco; a questopunto ti devi fermare, non perché hai trovato unostacolo che ti impedisce di proseguire, ma per-ché ciò che hai di fronte ti fa stare a bocca aperta.Tutto il sottobosco è un grande tappeto bianco,così diffuso da chiederti se nella notte ha nevica-to; non si tratta di questo (data la stagione), masemplicemente della fioritura dell'aglio selvatico,o meglio dell'aglio 'orsino', che è entrata nel pienodel suo splendore: i fiorì bianchi, a grappolo, so-vrastano le foglie di un verde intenso, creando unmanto candido che annulla ogni altra cosa.Se prosegui, fino ad uscire dal bosco sulla parteopposta di fronte alla località 'Quattro Opinioni', ese sei assai fortunato, puoi osservare qualche ai-rone, venuto da chissà dove, che se ne sta immo-bile, con le zampe a mollo nell'ultima piccolazona 'umida' rimasta. Il tuo arrivo, accompagnatoda qualche movimento di troppo, lo fa alzare involo per andare a rifugiarsi tra gli alti alberi delbosco rimasto alle tue spalle.Stai scendendo da Trevano Inferiore e sei quasiarrivato in località 'Bonetti' (Filatoio). Il sentieroè ancora alto ed il pendio alla tua sinistra si tra-muta in un prato verde smeraldo, che scende ab-bastanza ripidamente fino a lambire il bosco dalverde più intenso, che puoi osservare anche ai duelati del pendio. Nulla, se non l'erba che sta cre-scendo per poi essere falciata, rileva la presenzadell'uomo e tu stai ad ascoltare, perché sai di po-ter udire il richiamo del falchetto che si sta muo-vendo per la ricerca del cibo quotidiano.Queste cose ed altre, come il fiorire dei bucanevea fine inverno o il sapere che sotto l'Arzia abita lavolpe, sono ancora la Val Mulini. Sono cose dipoco conto, che non producono niente e non in-grassano i depositi bancari, ma che ti danno pacee serenità, perché esistono da sempre e da semprenon hanno mai fatto del male. Sono orizzonti di-versi, da sovrapporre al mare dell'egoismo umano

ed alle brutture delle sueguerre e delle sue ingiustizie.Fino a quando ci sarà ancoraquesta "Val Mulini? Le ruote e le macine dei mu-gnai sono quasi tutte scomparse; le rogge molina-re ed i riali si stanno intasando o sono mangiatidalle strade; i prati, ogni anno, pagano il loro pe-gno all'edificazione; la vita della natura si sta,sempre più, trasformando in 'natura morta'. Questispunti, che non vogliono essere un'altra 'Apoca-lisse', sono le riflessioni che vogliamo porre allavostra attenzione.La Pro Val Mulini' si avvicina al suo quarto annodi vita e, in questo tempo, ha visto qualche suc-cesso, ma anche tante sconfitte, che non hannopermesso la completa realizzazione dei suoi pro-getti. Tanti ci hanno dato fiducia, diventando Socie condividendo, così, i nostri obbiettivi, sostenen-doli anche finanziariamente; altri si sono racchiu-si nelle loro idee, in atteggiamento di difesa, te-mendo di perdere sulle loro abitudini o sulle si-tuazioni che hanno creato. Ai primi, dopo il dovu-to ringraziamento, assicuriamo la nostra volontàdi proseguire nell'azione di valorizzazione dellaValle; ai secondi vorremmo far giungere un mes-saggio rassicurante sul fatto che nessuno vuoi to-gliere loro qualcosa, ma che si desidera soltantorealizzare cose semplici per continuare ad avereuna bella Val Mulini.Il prossimo grande appuntamento è al 12 luglioalle ore 17.-, ad Uggiate Trevano presso la saladella 'Meridiana' (biblioteca comunale), per lapresentazione del Progetto di Circuito Turisticodella Val Mulini', con il quale si intende estende-re il sentiero "Val Faloppia' in modo da visitareturisticamente tutti i luoghi significativi della Val-le. Il progetto è frutto di una cooperazione tra noie l'Amministrazione Provinciale di Como, Asses-sorato al Turismo, e sarà completato con la posadi particolari cartelli e con la stampa di una guidaturistica. Vi attendiamo numerosi a questo appun-tamento.

Guerrino A.

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ASSOCIAZIONE SCUOLA DELL'INFANZIA ARCOBALENO

È stata dura, ma, finalmente, abbiamoraggiunto il traguardo fissato!Alle ore 18.30, di martedì 10 giungo, pres-so la Casa Parrocchiale, alla presenza delnotaio Roberto Capizzi di Olgiate Coma-sco, è stato formalizzato l'atto di nascitadell'Associazione Scuola dell'InfanziaArcobaleno 'Intitolata a don Matteo Cen-si'.Quando partimmo, in autunno dello scorsoanno, con l'idea di cambiare la strutturagiuridica della nostra Scuola dell'Infanzia(Scuola Materna od Asilo, a secondo dicome siamo abituati a pensarla), per ren-derla più consona alle nuove disposizionilegislative e vissuta da parte di tutti parroc-chiani, non si immaginava un camminocosì difficoltoso, che ci ha fatto ritardare dialcuni mesi la partenza dell'Associazione.Tutto è dipeso dal fatto che non è statopossibile costituire una nuova Associazio-ne, ma si è dovuto trasformare l'Ente esi-stente, fondato nel lontano 1975. Al di làdel maggior tempo resosi necessario, que-sto fatto è risultato molto positivo: la nostravecchia Scuola (solo per la lontana data difondazione), fortemente voluta da DonMatteo, continua ad accogliere i nostribambini, anche se con un vestito nuovo,guidandoli nella loro crescita ed nell'inseri-mento nella comunità di Ronago. Con que-sto atto di trasformazione, i vecchi 'Socifondatori* del 1975 (otto) hanno fatto qua-si da padrini ai 15 genitori ed ai componen-ti il Consiglio d'Amministrazione, che com-pletano l'Assemblea della Scuola, quasi avoler consegnare loro un'eredità di grandevalore. Ora inizia il nuovo cammino, contante cose nuove e ricolmo di impegni.La novità più consistente riguarda la parte-cipazione delle persone all'internodell'Associazione. Essa, ora, non è riserva-ta solo ai genitori dei bambini frequentanti

la scuola ed ai rappresentanti di 'diritto' nelConsiglio di Amministrazione, ma è e-ste-sa a tutti coloro che fanno sem-plice-mente parte della Comunità di Ro-nago e che vogliono partecipare alla ge-stione della nostra Scuola dell'Infanzia;questo diritto si acquisisce versando laquota annuale di adesione all'Associazio-ne, che è almeno di €. 10,00. Attualmente isoci sono un centinaio e sono rappresenta-ti dalle persone che hanno già versato, ne-gli scorsi mesi, la quota associativa o dellequote per la costituzione del 'Patrimonio',finalizzato ad avere un'Associazione 'rico-nosciuta'. Contiamo in altre numerose ade-sioni, così d'avere una base di sostegnomolto ampia.Anche il Consiglio d'amministrazionecambierà, nelle persone, poiché quelle chene hanno fatto finora parte sono ormai sca-dute, nel numero dei membri e nella so-stanza di rappresentanza. Esso sarà for-mato da 7 membri di cui: 1 in rappresen-tanza dei genitori dei bambini, 1 in rappre-sentanza della Parrocchia, 1 del ConsiglioPastorale Parrocchiale, 1 dell'Amministra-zione Comunale e 3 scelti dall'Assembleadegli associati tra coloro che hanno dato lapropria adesione all'Associazione.Entro la fine di questo mese verrà convo-cata la nuova Assemblea per provvederealla nomina del nuovo Consiglio d'Ammini-strazione e per iniziare il lavoro dell'Asso-ciazione. A tutti coloro che, dopo aver datola propria disponibilità, saranno chiamati adamministrare la nostra Scuola dell'Infanzia,un grande augurio di buon lavoro. A tutti glialtri, che hanno visto positivamente questainiziativa ed hanno dato il loro piccolo ogrande sostegno, grazie ed un invito ad es-serci sempre vicini.

Guerrino A.

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