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GASTROENTEROLOGIA UNO SPECIALE REALIZZATO DA MEDIAPLANET PER UNO STOMACO IN SALUTE 5 IDEE QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO No 3./Marzo 2010

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GastroenteroloGia

uno speciale realizzato da Mediaplanet

PER UNO STOMACO IN SALUTE

PER UNO STOMACO

5IDEE

QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO

no 3./Marzo 2010

2 · GastroenteroloGia uno speciale realizzato da Mediaplanet

eDITORIALe

ecco la sfi da della prevenzione

Dal vaccino contro l’epatite B allo screening del cancro del colon:

Dal 6 al 9 marzo 2010, in occasione del XVI Congresso della Federazione delle Società delle Malattie dell’Ap-parato Digeren-

te (FISMAD), si confronteranno a Verona gli specialisti italiani che si occupano della ricerca e dell’as-sistenza nelle malattie del fegato, pancreas e tubo digerente. È il luogo ove si portano gli avan-zamenti delle conoscenze e le pro-blematiche scientifi che di politi-ca sanitaria nazionale. In quella sede, accanto ai lavori scientifi ci, è previsto un incontro con le Isti-tuzioni per proporre modelli assi-stenziali adeguati alle necessità assistenziali delle malattie di per-tinenza epato-gastroenterologica. Ci sono avanzamenti della ricerca per la prevenzione, diagnosi pre-coce e terapia delle malattie del fegato, pancreas e tubo digeren-te? La risposta è si e non è il mio ruolo di Presidente del Congresso che mi fa fare questa aff ermazio-ne: i ricercatori italiani sono fra i più apprezzati dalla comunità scientifi ca internazionale e la lo-

ro eccellenza può essere verifi cata sulla base di parametri scientifi ci inconfutabili. Oggi i gastroentero-logi italiani, con gli avanzamenti tecnologici e i presidi terapeutici a disposizione, potrebbero essere in grado di prevenire la maggio-ranza delle malattie di loro com-petenza, sono in grado di eff ettua-re diagnosi precoci e trattamenti effi caci per molte malattie, fi no a poco tempo fa incurabili. Le malattie dell’apparato digeren-te interessano più di dieci milioni di persone e rappresentano la pri-ma causa di ricovero in Italia. La prevenzione e la diagnosi preco-ce – che spesso consente la guari-gione - dovrebbero essere imple-mentate. Rispetto ad esigenze co-sì ampie c’è carenza di specialisti in Gastroenterologia, nonostante sia ormai acquisito che le malat-tie, se curate da persone a eleva-ta specializzazione, hanno mag-giore probabilità di guarigione, in minor tempo e, non trascurabile, con minor spreco di risorse pub-bliche.Qualche esempio: • lo screening del cancro del colon consente di eliminare

condizioni pre-neoplastiche co-me i polipi e spesso, in caso di tu-more già presente, la diagnosi pre-coce consente la guarigione;• interventi popolazioni-stici di educazione alimentare, ben organizzati e mirati, consen-tono di ridurre le malattie corre-late a stili alimentari e comporta-mentali incongrui (steatosi epa-tica, cirrosi epatica, pancreatite, calcolosi della colecisti, diverti-colosi del colon, tumori del fegato, pancreas, esofago, colon);• l’eradicazione dell’He-licobacter pylori contribuisce al-la guarigione delle ulcere gastro-duodenali e consente la preven-zione del cancro dello stomaco;• la vaccinazione contro l’epatite B e le terapie antivira-li disponibili potrebbero consen-tirci di eliminare nel nostro pae-se quest’infezione che ha porta-to un’infi nità di lutti nei decenni passati.Se le istituzioni ci saranno vicine in queste sfi de, fra non tanto tem-po potremo festeggiare molte al-tre vittorie.

“oggi i gastroente-rologi italiani, con gli avanzamenti tec-nologici e i presidi terapeutici a dispo-sizione, potrebbero essere in grado di prevenire la maggio-ranza delle malattie di loro competenza.”di loro competenza.”

Prof. Nicola Caporaso, presidente della società italianadi Gastroenterologiaordinario di Gastroenterologiadipartimento di Medicinaclinica e sperimentaleuniversità degli studi di napoli“Federico ii”

“l’esame più accurato è l’ecogra-fi a dell’addome ogni 6 mesi nei pazienti a rischio e cioè con cirrosi.”

Prof. Massimo Colombou.o. Gastroentero-logia 1, Fondazione irccs cà Grandaospedale Maggiore policlinico università degli studi di Milano.

in eviDenZA

paGina 10

Malattie infiammatorie del pancreas p. 03

Dalla chirurgia mi-ninvasiva a quella “microinvasiva” p. 10

GastroenteroloGia,terza edizione, Marzo 2010

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Bruciore di stomaco e pe-santezza sono problemi diffusi: la colpa é l’acidità elevata. Conoscerne le mo-tivazioni e cercare di evi-tarle talvolta può essere il migliore rimedio, ma non sempre è possibile. Cosa fare?

Acidità, bruciore di stomaco e pi-rosi sono termini equivalenti. Il disturbo è spesso la conseguen-za dell’eccessiva secrezione acida che può essere originata da mol-teplici fattori che possono agire singolarmente o associati fra loro:

• Farmaci Gastrolesivi: acido ace-

til salicilico, antibiotici, antin-fi ammatori non steroidei • Abi-tudini Alimentari: spezie, alcool, caff è (anche decaff einato), brodo di carne, formaggi grassi, crosta-cei, bevande gassate

• Stile di Vita: fumo, modifi cazio-ni dei ritmi sonno/veglia

• Condizioni Psicologiche: stress, ansia, depressione

• Infezione dell’Helicobacter py-lori: è un batterio presente nello stomaco del 50% circa della popo-lazione che soff re di gastrite e che causa un’eccessiva produzione di acido gastrico (iperacidità ga-

strica) o una minor effi cienza dei meccanismi di difesa, con conse-guente sbilanciamento tra fattori aggressivi e fattori difensivi.

Da tempo immemorabile que-sto disturbo viene curato con i far-maci antiacidi, la cui funzione è quella di neutralizzare l’acido clo-ridrico secreto dalle ghiandole pa-rietali dello stomaco. Molti antia-cidi però, accelerando la velocità di svuotamento gastrico, presen-tano una breve se non brevissima durata di azione che spesso indu-ce il paziente al loro abuso. È stato anche dimostrato che alti dosag-gi di antiacidi per periodi tempo-rali prolungati aumentano la li-

brazione di gastrina e HCI (eff et-to rebound). Sullo stesso disturbo agiscono effi cacemente gi H2 An-tagonisti: si chiamano in questo modo perché bloccano i recettori dell’istamina che è una sostanza stimolante la produzione di aci-do dello stomaco. È prodotta dalle cellule dello stomaco ed una volta rilasciata, si lega a recettori speci-fi ci che si trovano sulle cellule del-lo stomaco che producono acido. Così facendo, l’istamina stimola la produzione di acido. L’effi cacia degli H2 Antagonisti ha consen-tito a questi farmaci di diventare i protagonisti indiscussi del merca-to dell’acidità da automedicazio-ne in moltissimi paesi del mondo.

I principali principi attivi conte-nuti in questi farmaci sono cime-tidina, ranitidina, famotidina e ni-zatidina. Il loro eff etto è maggiore se sono presi circa mezz’ora dopo i pasti, quando la produzione di aci-do da parte dello stomaco è mag-giore. Il loro meccanismo di azione li rende meno immediati nell’ini-zio di azione rispetto agli antiaci-di, ma la loro effi cacia prolungata garantisce la risoluzione dei sin-tomi per molte ore o per l’intero periodo del riposo notturno.

VANESSA SALZANO

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Acidità di stomaco: conoscere le cause

GastroenteroloGia · 3uno speciale realizzato da Mediaplanet

Domanda: ■ come si mi-sura la funzione esocrina del pancreas?

Risposta: ■ si studia da molti anni, ma con risultati non del tutto soddisfacenti e con considerevoli limiti pratici

Pancreatite autoimmune

La pancreatite cronica autoim-mune è un’infi ammazione del pancreas su base immunologica che porta a una distruzione del-la ghiandola pancreatica e può presentare aspetti diagnostici problematici in quanto si pre-senta con aspetti clinici e mor-fologia che possono far sospetta-re il cancro. “Infatti così avveniva e sono molti i pazienti che operati con resezione, quando invece non si trattava di tumore al pancreas – spiega Italo Vantini, Docente Ordinario di Gastroenterologia all’Università di Verona e Diret-tore della Divisione di Gastroen-terologia del Policlinico di Vero-na – il problema è che non si di-sponeva di procedure diagno-stiche adeguate per poterlo dif-

ferenziare dalla pancreatite au-toimmune”. Il Prof.Frulloni, ga-stroenterologo del gruppo del Prof. Vantini, assieme all’immu-nologo veronese Prof. Lunardi e all’immunologo Prof. Puccet-

ti del Gaslini di Genova, hanno identifi cato un nuovo marcatore che riesce a distinguere con ec-cellente affi dabilità la pancreati-te cronica autoimmune dal can-cro del pancreas. Solo nel 5% dei

casi questo marcatore è presen-te contemporaneamente con il cancro, ma non è mai presente in altre malattie. Questo anticor-po è diretto contro una partico-lare porzione della proteina PBP dell’Helicobacter pilory che pre-senta una similitudine con una proteina umana (UBR2) presen-te nelle cellule del pancreas.L’anticorpo diretto contro la pro-teina batterica interagirebbe an-che con la proteina umana, po-tendo scatenare l’aggressione immunitaria nei confronti del pancreas.Il meccanismo è defi nito di “mi-metismo molecolare” e – pro-segue il Prof. Vantini - è uno dei possibili meccanismi attraverso cui un agente infettivo può in-durre una malattia autoimmu-ne, una malattia cioè in cui il si-stema immunitario aggredisce cellule e tessuti del nostro orga-nismo”.Da ciò scaturisce una migliore defi nizione della terapia a base di cortisone di cui sono defi ni-ti dosaggi e tempi di sommini-strazione che oggi sono stabiliti in modo più adeguato e i cui ri-sultati sono confermati in un so-stanzioso di pazienti.

”il problema è che non si disponeva di procedure dia-gnostiche ade-guate.”Prof. Italo Vantinicattedra di Gastroenterologia,università di Verona

È stato individuato un nuovo anticorpo nei pa-zienti con pancreatite au-toimmune: d’ora in poi sa-rà più facile evitare l’ipo-tesi di cancro al pancreas. È quanto emerge da uno studio condotto da due equipe di ricercatori vero-nesi e genovesi pubblicato sul “New England Journal of Medicine”, tra le più prestigiose riviste scienti-fiche di medicina interna-zionale.

VANESSA SALZANO VANESSA SALZANO

InsPIRATIOn

FACTS

Saranno presentate a ■Verona, durante il Xvi Con-gresso nazionale delle Ma-lattie Digestive che si terrà dal 6 al 9 marzo prossimo, le nuove Linee Guida Dia-gnostiche e Terapeutiche della Pancreatite Cronica

Per la prima volta vengo- ■no pubblicate Linee Guida omnicomprensive su que-sta patologia, un lavoro di rifl essione comune che ha coinvolto più di 50 esperti italiani; a livello internazio-nale esistono alcune linee-

guida su particolari aspetti settoriali specifi ci della pan-creatite cronica, ma non c’è nulla che consideri global-mente ed in un unico do-cumento tutti gli aspetti di questa malattia: clinici, dia-gnostici funzionali, radiolo-gici e di imaging, terapeutici medici, endoscopici e chi-rurgici.

Nelle malattie croniche del pancreas è fondamentale ca-pire quanto funziona eff etti-vamente la ghiandola. Le pa-tologie possono diventare tal-mente gravi da produrre un defi cit digestivo, ma anche ne-gli stadi non troppo avanzati è importante capire quanto si possa far fronte ai processi di-gestivi, per fornire un’adegua-ta terapia. È per questo che da 50 anni si eff ettuano ricerche, ma ancora oggi il gold stan-dard, l’esame chimico delle feci, sembra non essere total-mente soddisfacente. Perché? “Ciò che viene osservato è la presenza di grassi non digeri-ti nelle feci ma – risponde Ita-lo Vantini – tutti i metodi che hanno cercato di sostituirsi al dosaggio chimico diretto nelle feci (che è poco gradito e deci-samente complesso) non per-mettono di capire se la dige-stione è lieve o grave. Nuovi metodi, che sfruttano la riso-nanza nucleare magnetica, ne permettono la determinazio-ne quantitativa; la risonan-za non fa altro che riconosce-re elementi di ossigeno e altro che si trovano solo in presenza di grassi, misurandoli”. Attual-mente la risonanza è in speri-mentazione per far sì che con pochi campioni si possa con-sentire un idoneo risultato senza adottare metodi chimi-ci e di omogeneizzazione delle feci. “La risonanza è automa-tica e senza manipolazioni – conclude il professore - proba-bilmente l’anno prossimo sarà defi nitiva”.

Risonanza magnetica nucleare per misurare la funzione del pancreas

4 · GastroenteroloGia uno speciale realizzato da Mediaplanet

Le malattie infi ammatorie in-testinali sono principalmen-te due: la malattia di Crohn e la Colite Ulcerosa. Il numero di pa-zienti cresce ogni anno tanto che la malattia di Crohn, una volta considerata rara, ha oggi un’in-cidenza del 10 per 100.000 in Ita-lia, mentre per la Colite Ulcero-sa ci sono 15 persone aff ette ogni 100.000.

In ambito diagnostico sono stati fatti grandi passi avanti con l’endoscopia. “Queste malattie comportano fasi di attività che si alternano con fasi di remissione più o meno prolungate – spiega il Prof. Giacomo Carlo Sturnio-lo, Professore di Gastroenterolo-gia dell’Università di Padova – e il problema è che trattandosi di malattie che durano tutta la vita, non ci si può preoccupare solo delle fasi acute. Per la colite ulce-rosa infatti non è ancora elevato il tasso di mortalità come acca-deva negli anni ’70 quando fi no al 20% dei pazienti moriva per

episodi di riacutizzazione grave. Proprio per questo bisogna at-tuare programma di sorveglian-za endoscopica con l’ausilio di coloranti che evidenziano bene le alterazioni della mucosa. Inol-tre grazie a strumentazioni che ingrandiscono la visione quasi come se fossero un microscopio, si esplora ogni dettaglio.

Anche i biomarcatori hanno apportato un notevole vantag-gio nell’individuazione della in-fi ammazione intestinale: basta l’esame delle feci per vedere se l’intestino è infi ammato e quan-to è infi ammato.

La malattia di Crohn può in-teressare simultaneamente o successivamente uno o più seg-menti del tubo digerente e può colpirne qualsiasi punto. Viene

considerata una malattia invali-dante per la vita quotidiana per-ché può comportare frequenti assenze dal lavoro, ricoveri ospe-dalieri, interventi chirurgici. Nel contesto di incertezze che gravi-ta attorno a questa malattia pare che le terapie si stiano man ma-no affi nando grazie a nuovi far-maci.

Di cosa si tratta? “Una delle no-vità terapeutiche è rappresenta-ta dall’uso di una vecchia sostan-za, la mesalazina, oggi disponibi-le in compresse che hanno un

nuovo rivestimento multimatri-ce – risponde il prof. Sturniolo -. Ciò off re due vantaggi: la com-pressa si scioglie più lentamente rispetto alle precedenti e quin-di raggiunge le zone di intesti-no più distali agendo come una pomata. Il secondo vantaggio è che ogni compressa contiene più farmaco ed è quindi possibi-le assumere due sole compresse in una unica somministrazione al giorno piuttosto che tre com-presse in tre momenti diversi della giornata. Può sembrare ba-nale ma non lo è se si considera che ben il 30% dei malati non as-sume le medicine se non si trova in una fase acuta.

“Altra novità importante è che avendo studiato più a fondo i meccanismi dell’infi ammazio-ne sono state sperimentate nuo-ve molecole come gli anticorpi monoclonali che riescono a spe-gnere la cascata infi ammatoria. I nuovi farmaci sono anticor-pi contro il TNF Alfa – conclude il Docente - e danno una rispo-sta positiva nel 70% dei pazienti che non rispondevano alle tera-pie tradizionali; il prezzo econo-mico è molto alto ma l’effi cacia riduce ospedalizzazioni e inter-venti chirurgici”.

Domanda: ■ aumentano sempre più i pazienti affetti da malattie croniche intestinali. cisono novità dal punto di vista diagnostico e terapeutico?

Risposta: ■ si. Grazie all’en-doscopia è oggi possibile dia-gnosticare precocemente leinfi ammazioni e nuovi farmaci sono ora disponibili per la cu-ra di colite ulcerosa e Malattia di crohn.

VANESSA SALZANO

FACTS

I dati delle M.I.C.I. (malat- ■tie infiammatorie croniche intestinaliOltre 100.000 > sono le per-sone affette da MiCi 15 per 100.000 > è l’inciden-za del Morbo di Chron in italia10 ogni 100.000 > sono le persone affette da Colite Ul-cerosa in italia

Progetto GAS.PRO. ■105 > sono i medici di fami-glia (MMG) arruolati nello stu-dio nazionale 4270 > sono le prescrizioni di farmaci potenzialmente gastro-

lesivi4000 > sono i pazienti coin-volti 96 > è la percentuale di far-maci inibitori della pompa protonica (iPP) utilizzata dai Medici

Associazione A.M.I.C.I. ■5000 > è il numero degli iscritti alla Federazione na-zionale18 > sono le Associazioni re-gionali150.000 > i pazienti in attesa dell’approvazione dei LeA

newsuno speciale realizzato da Mediaplanet

1IDEA

endoscopia e nuovi farmaci: ecco le novità per la cura dell’intestino

Dott. Giacomo Carlo Sturnioloprofessore diGastroenterologia dell’universitàdi padova

Aiutare i malati di infiammazioni croniche intestinali a superare i problemi clinici e sociali provocati dalle loro patologie: è questo lo scopo primario della Federazione Nazionale A.M.I.C.I., che rappresenta 18 associazioni regionali. La Federazione conta 5000 iscritti su circa 150-200mila malati stimati in Italia.

Da tempo A.M.I.C.I. pro-pone la creazione di un

“Registro nazionale” dei porta-tori di m.i.c.i.. “Abbiamo sensi-bilizzato l’Istituto Superiore di Sanità e individuato un inter-locutore - aff erma Salvo Leone, Direttore della Federazione - con il quale bisogna lavorare per produrre i procedimenti necessari alla costituzione del Registro. Inoltre è interesse dei malati la defi nizione di criteri per l’individuazione di stan-dard di qualità dell’off erta sani-taria da parte dei centri ospe-dalieri”. 150.000 pazienti sono ancora in attesa dell’approva-zione dei Livelli Essenziali di Assistenza che dovrebbero mi-gliorare il livello di esenzione nell’utilizzo delle prestazioni sanitarie. “Le ultime notizie ri-feriscono che è stato predispo-sto un provvedimento riguar-dante l’aggiornamento dei LEA ma – spiega Salvo leone - biso-gnerebbe studiare un meccani-smo più veloce ed effi cace, non più legato all’aggiornamento periodico, che dia subito la pos-sibilità a tutti i malati cronici italiani di essere riconosciuti come tali e di benefi ciare delle speciali tutele a loro riservate”.Sul www.amiciitalia.net si possono ricavare informazio-ni e porre domande sia all’asso-ciazione, sia ai medici.

ASSOCIAZIONE MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE DELL’INTESTINO (A.M.I.C.I.): ECCO LE RICHIESTE DEI MALATI

in breveSalvo Leonedirettorea.M.i.c.i. Federazione nazionale

GastroenteroloGia · 5uno speciale realizzato da Mediaplanet

newsin breve

6 · GastroenteroloGia uno speciale realizzato da Mediaplanet

È questa la filosofia di Probiotical che, con il proprio Centro di Ricerca & Sviluppo (1200 mq di laboratori), è impegnata costantemente in atti-vità di ricerca di base e applicative riferite alle colture probiotiche.Nata nel 1985 con l’obiettivo di co-stituire un’innovativa unità tecnico-scientifica dedicata in maniera spe-cifica al mondo dei microrganismi probiotici, Probiotical si è consoli-data in Europa, ma con importanti sviluppi di mercato anche in Au-stralia, Nord-America e Asia, affer-mandosi come partner ufficiale di aziende alimentari, nutraceutiche e farmaceutiche impegnate a favore di prodotti probiotici e simbiotici di qualità.

Ne scaturisce la totale dedizione dell’azienda alla ricerca e all’innova-zione il cui scopo principale è defi-nito nell’isolamento e nella carat-terizzazione di probiotici dotati di attività benefiche sempre più speci-fiche. Il risultato?La scoperta continua di nuovi ceppi

o proprietà salutistiche di questi che interessano le sfere del benessere intestinale (regolarizzazione della funzione motoria dell’intestino, pre-venzione della colonizzazione di pa-togeni, azione anti-infiammatoria, miglioramento nell’assimilazione di sostanze nutrizionali), del sistema immunitario (rafforzamento delle difese immunitarie naturali a pre-venzione, ad esempio, di malattie influenzali e parainfluenzali), del si-stema cardiovascolare (diminuzione dei livelli di omocisteina e colestero-

lo, azione antiossidante, produzione di vitamine, quali B2 e acido folico) e del sistema urogenitale (prevenzio-ne e cura di infezioni vaginali come la Candidosi e possibili recidive): tutto ciò che un probiotico - dal gre-co pro (a favore) e bios (vita) – sia in grado di indurre beneficamente alla salute del nostro organismo.

Ogni prodotto probiotico è il risultato di approfondite ricerche, rigidi criteri di selezione e particolare processo di produzione, che ne garantiscono:

• la sicurezza d’uso In tema di sicurezza d’uso, l’azienda ha sviluppato anche un esclusivo metodo di fabbricazione Allergen Free, producendo ceppi probiotici senza utilizzo di sostanze conside-rate potenziali allergeni dalla Di-rettiva Europea 2003/89, Allegato IIIbis. Si tratta di colture ideali per tutti e in particolar modo per bambini e consumatori affetti da allergie o intolleranze alimentari.

• l’efficacia probiotica supporta-ta da studi scientifici in laborato-rio e sull’uomo In termini di efficacia, la microin-capsulazione costituisce l’ultima frontiera che ha visto impegnato il team di ricercatori della Probioti-cal: permette di mantenere alta la vitalità dei ceppi probiotici anche nelle applicazioni più difficili, come quelle alimentari.

• la stabilità a temperaturaambienteLa stabilità di prodotto è condizio-ne indispensabile per un’effettiva azione probiotica. I prodotti probio-tici/simbiotici vengono progettati e realizzati senza mai prescindere dalla loro stabilità siano in polvere, compresse o capsule, confezionati in bustine, stick o blister.La quantità di cellule vive dichiara-te in etichetta sono garantite per due anni a temperatura ambiente, fino a scadenza del prodotto.

PROBIOTICAL:l’officina dei batteri amiciVivere meglio e più a lungo naturalmente.

PROFessIOnAL InsIGHT

nel mondo sono più di 200 milioni le persone portatrici del virus dell’epa-tite, nella forma B e C, e in molti ca-si non sanno di

esserlo. In Italia vi sono circa 700 mila portatori cronici di Epatite B, ma è ancora scarsa la percezio-ne della malattia. E le terapie? Me-diaplanet intervista il prof. Mario Rizzetto, Docente di Gastroentero-logia all’Università di Torino.

L’epatite B può essere acu- ■ta o cronica, cosa le differen-zia?L’epatite acuta guarisce per il 95% dei casi e può durare poche setti-mane, invece i portatori cronici del virus B sono soggetti che pre-sentano nel sangue l’antigene di superfi cie del virus (HBsAg) per un periodo superiore ai sei mesi. Si stima che l’1% della popolazio-ne italiana sia portatore cronico dell’infezione, mentre circa il 25% possieda anticorpi anti-epatite B e sia stato quindi infettato dal virus anche in tempi passati oppure sia stato vaccinato.

A chi si rivolge la terapia? ■Quando parliamo di Epatite B cro-nica vanno distinti coloro che una volta chiamavamo “portato-ri sani”e ora defi niamo “inattivi” e coloro che presentano eff ettiva-mente la malattia. Ciò perché lo

sviluppo di malattia dipende dalla replica del virus e ha luogo quando questa è elevata; se la carica vira-le è bassa, non sviluppa malattia. Tuttavia nei soggetti sani con vi-rus a basso titolo il virus può atti-varsi in qualsiasi momento e pas-sare da poche a milioni di copie. La terapia si rivolge solo ai soggetti che hanno contratto la malattia e non a coloro che sono portatori inattivi del virus.

In cosa consistono i tratta- ■menti terapeutici?Per coloro che presentano la pato-logia in forma conclamata esisto-no due forme di terapie. La prima è a base di interferone, è effi cace e potenzialmente risolutiva ma in un numero limitato di pazienti, ma presenta eff etti collaterali im-portanti per cui può essere som-ministrata solo per tempi limitati, in genere non oltre un anno. L’al-tro tipo di terapia sono gli antivi-rali; si tratta di farmaci da assu-mere oralmente. Il problema è che questi farmaci non riescono a eli-minare il virus ma lo controllano trasformando il portatore attivo in portatore inattivo con bassa ca-rica virale; tengono così sotto con-trollo la malattia nel 90% dei pa-zienti, ma non eradicano il virus.

I farmaci antivirali sono ■sicuramente ben tollera-ti, ma non esiste alcun ri-schio dovendo assumer-

li vita natural du-rante?Ebbene si. Il rischio è che il virus diventi re-sistente al farmaco ed inoltre il paziente po-trebbe divenire più re-sistente a tutti i farma-ci perché la costituzio-ne del virus è cambia-ta, si è irrobustita nei confronti dell’attacco farmacologico. Il pro-blema è non fare guai suscitando resistenze; pertanto, come sugge-riscono le Linee Guida Nazionali di Stresa del 2008, bisogna tratta-re solo i pazienti che ne hanno bi-sogno, quindi stabilire l’entità del-la malattia attraverso una biopsia epatica ed eventualmente soppe-rire alla resistenza con una com-binazione di farmaci antivirali.

Ha parlato di vecchi farma- ■ci, oggi è cambiato qualcosa?Si. Le nuove generazioni di antivi-rali, in commercio nell’ultimo de-cennio, danno ottime risposte e

fi nora hanno un minimo tasso di resistenza; si riesce a stare tran-quilli almeno per gli anni in cui i farmaci sono stati usati senza su-scitare resistenza. Il concetto pe-rò resta comunque lo stesso è cioè che ogni farmaco antivirale prima o poi dà resistenza e quindi il pro-gresso sarà verosimilmente off er-to da combinazioni di farmaci e resistenza ridotta.

“le nuove gene-razioni di antivi-rali, in commer-cio nell’ultimo decennio, dan-no ottime rispo-sta e fi nora han-no un minimo tasso di resistenza.”

Prof Mario Rizzettoprofessore di Gastroenterologiaospedale Molinette - università di torino

Probiotici: adiuvanti delle terapie contro le malattie infi ammatoriecroniche dell’intestinoI probiotici sono molto utilizzati ma in realtà sono ancora pochi gli studi controllati che ne supportino l’impiego in cli-nica. A oggi, nel campo delle MICI, Malattia di Crohn e Co-lite Ulcerosa esistono studi controllati che ne confermano l’effi cacia. “Il probiotico più testato di tutti è il VSL#3, carat-terizzato da altissime concentrazioni di batteri (450 miliardi per bustina) e dalla presenza di un cocktail di 8 ceppi diversi – spiega Paolo Gionchetti, Ricercatore del Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia dell’Università di Bo-logna -; ha grande diff usione e ha dimostrato effi cacia sia nella prevenzione e nel mantenimento della pouchite che nella colite ulcerosa attiva lieve-moderata”. “È in corso di pubblicazione uno studio sulla prevenzione della recidiva post-chirurgica nella Malattia di Crohn– conclude Gionchet-ti – e questa è una notizia importante perchè ci sono pochi farmaci che hanno effi cacia in questo ambito”.

GastroenteroloGia · 7uno speciale realizzato da Mediaplanet

VANESSA SALZANO

epatite B:l’epidemia silenziosa

8 · GastroenteroloGia uno speciale realizzato da Mediaplanet

Riparte l’Epatour, la campa-gna itinerante di informazio-ne e sensibilizzazione che lo scorso anno ha informato i cit-tadini di 24 capoluoghi italiani sull’ importanza della preven-zione e della diagnosi precoce dell’epatite virale di tipo B.

La nuova edizione scatterà venerdì 12 marzo per conclu-dersi il 20 aprile: due camper allestiti a postazione mobile percorreranno l’Italia e soste-ranno in 26 città, per sensibi-lizzare e informare la popola-zione sull’epatite B, sui rischi

di contagio, sulla prevenzione, sull’importanza della diagnosi precoce e su come aff rontare la malattia.

L’epatite B è una delle pato-logie più gravi e più diff use al mondo: il virus è infatti 100 volte più contagioso di quel-lo dell’HIV. Sono circa 700.000 le persone in Italia con l’epati-te B cronica, ma è un numero sottostimato perché molti casi non sono ancora diagnosticati: l’epatite B spesso infatti non dà sintomi. E gran parte delle per-

epatite B: anche quest’anno la prevenzione viaggia in camper

Si stima che in Italia vi siano cir-ca 700mila persone con epatite B cronica (400 milioni nel mondo). Solo in Cina, uno dei Paesi più col-piti dall’epidemia, il virus (HBV) causa la morte di quasi 300mila persone ogni anno, più di Aids, tu-bercolosi e malaria messe insieme. Purtroppo la percezione della gra-vità della malattia è ancora scarsa e preoccupa la mancanza di ricorso a cure appropriate. Nel nostro Paese solo venticinquemila persone sono in terapia, anche se molte di più po-trebbero trarre benefi cio da tratta-menti effi caci per arrestare l’evolu-zione della malattia. Se non tratta-ta, infatti l’epatite B cronica evolve in cirrosi nel 10-20% dei casi e i pa-zienti cirrotici vanno incontro ogni anno nel 5% dei casi a complican-ze (sanguinamento, ascite, scom-penso, carcinoma epatocellulare).

Il virus dell’epatite B è responsabi-le dell’80% dei tumori epatici pri-mari che si sviluppano nel mondo e ogni giorno nel nostro Paese 57 per-sone muoiono per cirrosi o tumore del fegato. Negli ultimi anni si sono aperte nuove prospettive terapeu-tiche grazie a farmaci che hanno cambiato la storia della malattia. In particolare entecavir, molecola sco-perta nei centri di ricerca di Bristol-Myers Squibb e disponibile in Italia da ormai tre anni, è un antivirale orale ad elevata potenza e barrie-ra genetica. Un trattamento a lun-go termine con un antiretrovirale potente, effi cace e che causa insor-genza di resistenze in soli pochi ca-si è in grado di arrestare i danni al fegato e di migliorare la fi brosi epa-tica e aumentare la sopravvivenza dei pazienti.

L’effi cacia di entecavir è stata confermata anche all’ultimo con-gresso dell’American Association for the Study of the Liver Diseases (AASLD) che si è svolto a Boston nel novembre 2009 e che ha visto l’Ita-lia protagonista. Sono stati presen-tati i dati, ancora in evoluzione (il follow up dei 376 pazienti inclusi, il 47% dei quali già con segni di cirrosi,

si prolungherà fi no a raggiungere i cinque anni per tutti), del primo e unico studio multicentrico sull’uso di entecavir nella pratica ospeda-liera corrente, condotto secondo le indicazioni delle linee guida euro-pee, più aggiornate di quelle USA. La ricerca ha coinvolto 18 centri co-ordinati dalla Unità Operativa di Gastroenterologia I della Fondazio-ne Policlinico, Università di Milano, diretta dal Prof. Massimo Colombo. Abbiamo voluto verifi care, in condi-zioni di medicina reale, ciò che era stato dimostrato negli studi di regi-strazione di entecavir, in termini di effi cacia sui principali parametri di epatite B cronica. Questi i numeri presentati: l’87% e il 96% dei pazien-ti trattati hanno raggiunto un livel-lo di carica virale non rilevabile ri-spettivamente a 48 e 96 settimane; a 48 settimane solo 38 pazienti (il 11%) avevano una risposta parziale al trattamento. Sono dati che dimo-strano che l’effi cacia del farmaco è costante e progressiva nel tempo, con una potenza proporzionale al-la viremia di base. Bastano sei me-si per raggiungere il risultato atteso nei pazienti con bassa carica virale, mentre la viremia media risponde in modo soddisfacente nel 96% dei casi a 18 mesi. Il nostro studio ha anche evidenziato che più a lungo si trattano i pazienti, più aumen-ta la percentuale di quelli nei qua-li si normalizzano i livelli di transa-minasi. Quindi il farmaco non solo blocca la replicazione del virus nel sangue, ma spegne anche l’infi am-mazione indotta dall’HBV nel fega-to (misurata nel sangue con le ALT). E se non c’è infi ammazione, il dan-no al fegato non progredisce. Ovvia-mente questi risultati positivi deri-vano anche da una rigorosa adesio-ne alla terapia.

Dr Pietro Lamperticodivisione di Gastroenterologia della Fonda-zione irccs ca’ Granda ospedale Maggio-re policlinico, università degli studi di Milano.

Confermata l’efficacia di entecavir. Dopo 96 setti-mane, nel 96% dei 376 pa-zienti coinvolti la carica virale non è stata più rile-vabile. Evidenti i benefi-ci del trattamento a lungo termine

ITALIAPROTAGONISTADELLA LOTTA ALL’EPATITE BCRONICA

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2IDEA

Presentato al Congresso americano sulle ma-lattie del fegato uno studio multicentrico coor-dinato dalla Fondazione Policlinico di Milano

GastroenteroloGia · 9uno speciale realizzato da Mediaplanet

sone diagnosticate non sono comunque trattate.

La campagna è realizzata in collaborazione con le società scientifiche AISF (Associazio-ne Italiana per lo Studio del Fe-gato), SIGE (Società Italiana di Gastroenterologia), SIMG (So-cietà Italiana di Medicina Ge-nerale) e SIMIT (Società Italia-na di Malattie Infettive e Tro-picali).

Si parte da Palermo e Catania, per proseguire con Messina, Si-

racusa, Taranto Napoli, Latina, Lecce, Avellino, Bari, Caserta, Foggia, Roma, Frosinone, La-tina, Viterbo, Ancona, Pisa, Fi-renze, Bologna, Reggio Emilia, Padova, Torino, Brescia, Manto-va, Bergamo, Milano.

In ogni città-tappa un cam-per personalizzato sosterà per tre giorni in diverse piazze do-ve i cittadini potranno ricevere il materiale informativo sulla patologia ed incontrare un me-dico specialista per approfon-dire le informazioni sull’epati-

te virale di tipo B o per una con-sulenza sui rischi legati alla patologia, i sintomi e gli esami di laboratorio necessari ad una diagnosi precoce. Come si con-trae l’epatite B? Come ci si può difendere? Quali sono i com-portamenti a rischio e con qua-li semplici mosse si può gestire la malattia? Quesiti a cui si può trovare risposta all’esterno del camper, presso gli info point dedicati.

Nella prima edizione della campagna sono stati ottenu-

ti oltre 30.000 contatti: circa la metà direttamente sul camper, l’altra metà tramite internet al sito www.epatiteb.info. Ol-tre 4.000 persone hanno chie-sto chiarimenti ai medici pre-senti sul camper. Con Epatour si è consolidata una rete sul territorio tra cittadini, medici di medicina generale e specia-listi: un network fondamenta-le per la tempestiva diagnosi e per la cura della malattia.

epatite B: anche quest’anno la prevenzione viaggia in camper

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PiLLOLe

VANESSA SALZANO

Prof. Massimo Colombou.o. Gastroenterologia 1,Fondazione irccs cà Grandaospedale Maggiore policlinicouniversità degli studi di Milano

“L’esame più accurato è l’eco-grafi a dell’addome ogni 6 me-si nei pazienti a rischio e cioè con cirrosi – aff erma Massimo Colombo, Professore Ordinario di Gastroenterologia dell’Uni-versità di Milano -. Gli esami di conferma sono le tecniche di immagine contrastografiche: ecografi a addominale con so-novue, TAC con mezzo di con-trasto endovenoso o risonan-za magnetica con gadolinio”. Queste tecniche hanno sensi-bilità diagnostica del 100% nei tumori di volume superiore a 2 cm ma la loro sensibilità scen-de al 40% dei casi nei tumori di volume fra 1 e 2 cm, che sono però la maggioranza dei tumo-ri diagnosticati precocemen-te. “Per completare la diagno-si in questi pazienti – prosegue il prof. Colombo - è necessaria la biopsia epatica eco guidata o una sorveglianza più accelerata ogni 3 mesi capace di dimostra-re la rapida crescita del nodulo”. Questo protocollo è formalizza-to dalle Società Europea e Nor-damericana di Fegato perchè ha migliorato la riuscita dei tratta-menti radicali del tumore epati-co, con resezione cProf.

La diagnosi nell’epatocar-cinoma: quali sono i protocolli diagnosticiIn Italia si stimano cir-ca 10.000 casi di epa-tocarcinoma l’anno per lo più causati da cirro-si che consegue a infe-zione cronica con virus dell’epatite B e C e abuso di alcool. Conoscendo i fattori predisponenti è at-tuabile sia la prevenzione primaria che quella se-condaria, cioè la diagno-si precoce, resa possibi-le dallo sviluppo di esami sensibili e specifici.

Nel paese asiatico si diagno-stica precocemente il 50% dei tumori intestinali, contro il 10% dell’Italia. Per questo ritardo nel-la scoperta dei cancri all’appara-to digerente muore entro 5 anni dalla diagnosi tardiva il 90% dei malati italiani, che a quel pun-to presenta neoplasie inoperabi-li mentre invece la resezione en-doscopica è così effi cace che i pa-zienti operati presentano una sopravvivenza del 95% a distanza di 5 anni dall’intervento. Oggi, an-che in Italia, i risultati sono mol-to incoraggianti e si avvicinano a quelli giapponesi. “La diff eren-za principale fra le tecniche di re-sezione endoscopica e quelle pre-cedenti, come la polipectomia, è che ora si può asportare un solo pezzo in una volta e non in fram-menti, cosa molto utile al patolo-go, inoltre – chiarisce Enrico Ric-

ci, Direttore della U.O. di Gastro-enterologia dell’Ospedale di Forlì e Presidente della Società Italia-na di Endoscopia Digestiva - con queste tecniche è possibile aspor-tare i primi due strati della parete dell’intestino evitando la chemio-terapia e le terapie oncologiche, le complicazioni sono davvero limi-tate”. Oggi l’obiettivo non è curare bene una neoplasia invasiva ma diagnosticare precocemente per poi asportare con endoscopia.

Dalla chirurgia mininvasiva alla chirurgia “microinvasiva”Viene dal Giappone la tecnica chirurgica più innova-tiva per rimuovere i tumori all’esofago, allo stoma-co e al colon retto, ma può essere utilizzata solo se la neoplasia viene diagnosticata precocemente: è l’asportazione del cancro per via endoscopica, meno invasiva della laparoscopia.

Prof. Enrico Riccidirettore u.o. diGastroenterologia,ospedale GB. Morgagni - Forlìpresidentesocietà italiana di endoscopiadigestiva (siGo)

VANESSA SALZANO

Società Italiana di Gastroenterologia

VII CORSO DI FORMAZIONE AVANZATAALIMENTI E SALUTE

ALIMENTAZIONE E APPARATO DIGERENTE: NUOVE FRONTIERE26-29 MAGGIO 2010

Happy Village, Marina di Camerota, Salerno

Responsabile di Progetto:Nicola Caporaso (Napoli)

Responsabili Scientifi ci:Filomena Morisco (Napoli), Calogero Surrenti (Firenze)

PRESENTAZIONE

Nutrirsi è fondamentale e secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nutrizione adeguata e salute sono da considerarsi diritti umani fondamentali, assai correlati l’uno all’altro. Lo stato di salute delle po-polazioni, sia ricche che povere, del pianeta è fortemente infl uenzato dal livello e dalla qualità della nu-trizione. Una dieta corretta è un validissimo strumento di prevenzione per molte malattie, e di gestione e trattamento in molte altre. La proporzione dei tipi di alimenti e la qualità dei cibi che mangiamo sono alla base di uno sviluppo umano completo, sia fi sico che mentale.D’altra parte, cibi di cattiva qualità, contaminati o non conservati correttamente possono costituire fattori di rischio consistenti e sono causa di malattia e morte per milioni di persone ogni anno. Inoltre, anche una alimentazione squilibrata o scorretta può generare condizioni di disordine o vere e proprie patologie che risultano, in molti casi, addirittura mortali. La storia dell’alimentazione, e delle tecnologie sviluppate dall’uomo per conservare i cibi nel tempo, ha accompagnato lo sviluppo dell’umanità fi n dall’inizio. Al problema, tutt’altro che risolto per gran parte dell’umanità, di assicurarsi una quantità suffi ciente di cibo per sopravvivere, si è affi ancato in tempi più recenti, soprattutto nei paesi industrializzati, l’esigenza di mettere in atto una serie di misure volte a garantire la sicurezza e la qualità degli alimenti e nello stesso tempo a mantenere a migliorare lo stato di salute e benessere.

Segreteria Scientifi ca SIGE, Corso di Francia 197 - 00191 ROMAtel: 06 36381188 fax: 06 36387434 email [email protected] www.sigeitalia.org

È ben noto che un corretto stile alimentare è uno dei fat-tori fondamentali per la salu-te e il benessere del nostro or-ganismo e per la prevenzione delle malattie cronico degene-rativo che colpiscono le popo-lazioni industrializzate.Uno stile alimentare corretto è anche elemento indispen-sabile per la salute del fegato e nella prevenzione delle ma-lattie dismetaboliche epati-che quali la steatosi e la stea-toepatite.

È ormai largamente accet-tato che una dieta basata sui classici canoni della dieta me-diterranea associata e una moderata attività fi sica pre-viene e riduce l’accumulo di grasso negli epatociti e favori-sce il buon funzionamento del fegato.

Ma attualmente esiste una ulteriore frontiera nella ri-

cerca alimentare per preser-vare e mantenere la salute: gli alimenti funzionali . “Gli alimenti funzionali sono ali-menti classici sotto il profi lo nutrizionale ma che sono ca-ratterizzati dal valore aggiun-to di favorire la salute.Essi infatti hanno la proprie-

tà di modifi care in meglio un parametro clinico o laborato-ristico o di favorire il fi siolo-gico sviluppo di una funzione. Quindi oltre al nutrimento c’è vantaggio per la salute”. Nel-la nostra struttura - chiarisce Filomena Morisco del Diparti-mento di Scienza di Alimenti

dell’Università degli Studi di Napoli Federico II - abbiamo creato alimenti funzionali per alcune patologie come per il danno al fegato. È opportuno chiarire che quando si parla di alimenti funzionali non si in-tendono quei cibi che conten-gono già in natura una com-ponente funzionale come la frutta (ricca di antiossidanti) oppure il parmigiano (ricco di calcio) ma ci si riferisce sem-pre ad alimenti creati appo-sitamente in laboratorio ag-giungendo una componente funzionale a cibi di uso più o meno comune. Finora abbiamo realizzato su scala sperimentale una pasta con omega-3, una pasta ricca in particolari fi bre, e un sugo con alto contenuto in carote-noidi che abbiamo utilizza-to nelle terapia delle steatosi epatica e come coadiuvante

alle terapie antivirali. Le spe-rimentazioni sono in corso e il risultati molto promettenti.

Assumere per abitudine ali-menti funzionali rappresenta uno stile di vita adatto non so-lo per soggetti con specifi che patologie ma anche alla popo-lazione sana.

È importante però fare at-tenzione a cosa si acquista. Non è insolito oggi vedere su-gli scaff ali dei supermercati cibi che pretendono di essere “benefi ci” anche se la maggior parte dei prodotti in commer-cio attualmente non hanno al-cuna effi cacia scientifi camen-te dimostrata.

alimenti, alimentazionee salute del fegato

Filomena Morisco professore associato di Gastroenterologia, università di napoli, Federico ii

news

Realsil: un integratore per migliorare la qualità della vita nei pazienti aff etti da steatosi epatica

Le epatopatie non virali, come il fega-to grasso o steatosi epatica, hanno una potenziale capacità evolutiva verso la cirrosi e un’elevata incidenza nella po-polazione. Per combattere questa “pa-tologia benigna” è utile seguire una dieta bilanciata, fare attività fi sica e utilizzare antiossidanti riconosciuti per le epatopatie senza arrecare dan-ni al fegato. È recentemente terminato uno studio clinico multicentrico con l’integratore Realsil, a base di silibina, fosfolipidi e vitamina E, coordinato dal

CIRANAD della II Università di Napoli: “Il nostro studio è stato completato su 179 pazienti, una cifra che rappresenta una delle casistiche più ampie in let-teratura e i risultati - dichiara Carmela Loguercio, Professore Associato di Ga-stroenterologia e Direttrice del Master “Alimenti e Salute” della II Università di Napoli - ci dicono che non fa male. Re-alsil è stato bene accetto dai pazienti in studio, sia con steatosi o steatoepa-tite che aff etti da epatite C.I dati preliminari indicano un miglio-ramento dei parametri metabolici e della funzionalità epatica nei pazienti trattati. Interessante – continua la co-ordinatrice dello studio – è il dato rela-tivo agli eff etti positivi di Realsil sugli indici di fi brosi nei pazienti C positivi. In ogni caso l’eff etto di Realsil è time-depending, cioè legato al tempo di

trattamento: più si va avanti e più fa bene”. La componente principale con-tenuta nel Realsil è la silibina, estratto purifi cato del Cardo Mariano, usato da più di 4000 anni nella medicina tradi-zionale come detossifi cante, e che in Realsil ha una formulazione caratte-rizzata da un’elevata lipofi lia e quindi maggiore biodisponibilità rispetto ai prodotti non purifi cati a base di sili-marina. Infatti tale composto, silibina + fi tosoma, raggiunge una buona con-centrazione nel fegato e con una non-tossicità testata, a determinati dosaggi.

Gli eff etti della silibina sono ben docu-mentati oltre che sull’ uomo anche in vitro e nell’animale da esperimento: riduzione dell’insulino-resistenza, sta-bilizzazione delle membrane cellulari, protezione nel confronti dei radicali liberi, miglioramento dei parametri di funzionalità epatica e riduzione di al-cuni indici di fi brosi.

www.realsil.com

VANESSA SALZANO

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4IDEA

12 · GastroenteroloGia uno speciale realizzato da Mediaplanet

L’infezione da virus dell’epatite B rappresenta

un problema mondiale di gran-de rilevanza che colpisce circa 500 milioni di persone e, in alcu-ni casi, sfocia in un’infezione cronica che può progredire fi no a determinare cirrosi epatica e tiumore del fegato. Negli ultimi anni la diff usione del virus è tor-nata a crescere, ma la vaccina-zione universale dei neonati e degli adolescenti, unitamente al rispetto delle norme igeniche, contribuisce a contenere la dis-seminazione del contagio.

Fonte: www.fegato.com

epatite B

InsPIRATIOn

Il ceppo probioticoLa comunità scientifi ca ha sta-

bilito alcune proprietà che un mi-crorganismo deve possedere per essere defi nito come ceppo probio-tico:

origine umana; • G.R.A.S. (“Generally Recogni-• zed As Safe”, “Generalmente Riconosciuto Sicuro”); resistenza ai processi tecno-• logici;

resistenza all’acido gastrico e • alla bile; adesione all’epitelio intesti-• nale; capacità di persistere, anche • se per brevi periodi, nel tratto gastrointestinale; produzione di sostanze anti-• microbiche; modulazione della risposta • immunitaria dell’ospite; infl uenza delle attività meta-• boliche dell’ospite (ad esem-pio assimilazione del coleste-rolo, produzione di vitamine, attività lattasica).

Le originiUno dei primi studiosi a inte-

ressarsi dei latti fermentati fu Ilya Ilitch Metchnikov, che riuscì a iso-lare il Lactobacillus Bulgaricus, un bacillo che consentiva la trasfor-mazione del latte in yogurt. Scoprì anche che un consumo regolare di questo alimento poteva essere uti-

le nel combattere i batteri nocivi presenti nell’intestino. Selezionò ceppi batterici con cui venne pro-dotto un latte fermentato messo in commercio già ai primi del ‘900.

Le sue intuizioni sull’utilizzo di microrganismi nella dieta si sono poi evolute in studi più ampi e re-lativi ai benefi ci che alcune colture batteriche vive e vitali possono ap-portare all’organismo umano.

Probiotici in capsuleLe tecnologie più moderne pre-

vedono l’incorporazione dei batteri “buoni” in microcapsule (ad esem-pio di amido o di alginato) che as-sicurano non solo un ottimale tra-sporto e rilascio dei ceppi probio-tici nell’intestino ma anche una migliore sopravvivenza durante tutto il corso del processo di liofi -lizzazione e di produzione.

Queste avanzate tecniche ven-gono attualmente utilizzate per la produzione di innumerevoli pro-

dotti alimentari quali succhi di frutta, gelati, salse, barrette, bevan-de, conserve ed altri ancora, tut-ti contenenti microrganismi pro-biotici.

Quali microrganismi?Generalmente sono due i grup-

pi di microrganismi impiegati per preparare gli alimenti e gli inte-gratori con probiotici: bifi dobat-teri e batteri lattici.

Gli integratori e gli alimenti che li contengono devono riportare sull’etichetta sia il nome comple-to del ceppo sia la quantità di pro-biotici vivi presenti nel prodotto.Perché i microrganismi vengano selezionati per essere utilizzati nei prodotti in commercio, devo-no essere fatti oggetto di rigorosi studi scientifi ci che ne compro-vino la non dannosità per l’orga-nismo, la resistenza ai succhi ga-strici e ai sali biliari, la capacità di aderire alle pareti intestinali e

di opporsi ai batteri patogeni già presenti.

Nelle malattie infiammatorie croniche intestinaliSempre più test clinici e sperimen-tali suggeriscono l’importanza del-la microfl ora intestinale nel verifi -carsi o meno delle malattie infi am-matorie croniche intestinali (MI-CI), per cui l’’utilizzo dei probioti-ci servirebbe a modifi care in modo favorevole al paziente la composi-zione della microfl ora intestinale. In pazienti aff etti da Colite Ulcero-sa studi clinici hanno dimostrato l’effi cacia dei probiotici nel man-tenere la remissione clinica della malattia ed è suggerita l’effi cacia dei probiotici nel ridurre l’attività clinica del Morbo di Crohn e l’inci-denza di recidive dopo asportazio-ne chirurgica del segmento inte-stinale malato.

Il termine “probiotico” vie-ne dal greco: “pro-bios” e cioè a favore della vita e il Ministero della Salute in-dica come probiotici “quei microrganismi che si di-mostrano in grado, una volta ingeriti in adegua-te quantità, di arrivare vi-vi e attivi nell’intestino e di esercitare funzioni benefi-che per l’organismo”.Ma cosa sono in realtà?

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Probiotici: piccoli piccoli ma risolvono grandi problemi

VANESSA SALZANO

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Probiotici: piccoli piccoli ma

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Ano

intestino tenueDigiuno

ileo

intestino crassoColon trasversaleColon ascendenteColon discendenteColol sigmoideo

retto

Cieco

Fegato

Cistifellea

Stomaco

esofago

Lingua

Faringe

Appendice

La società SEDANSA, azienda con sede a SHENZHEN, è produttrice del-la sigaretta elettronica, certificata ISO 9001/2008 e commercializzata con il proprio marchio.È da pochi mesi in vendita in Italia tra-mite il suo sito www.sedansa.it, ge-stito in provincia di Como dal loro di-stributore esclusivo Giovanni Morelli, appartenente a SEDANSA ITALIA.

Ci siamo interessati al prodotto e al produttore che da tempo era presen-te in tutti i paesi della comunità Euro-pea, a esclusione dell’Italia.

Il direttore generale di SEDANSA, il Sig. A Marasligil, in visita in Italia i giorni scorsi, ci ha gentilmente concesso un intervista.

Alla nostra domanda che cosa è la sigaretta elettronica, risponde:è semplicemente un altro modo di fumare. Farei un paragone con il cibo, certi sono vegetariani, e ci sono quelli che molto semplicemente vogliono mangiare sano per sentirsi meglio. La sigaretta elettronica permette di fumare senza inalare tutte le sostan-ze tossiche dovute alla combustione come il catrame, il monocito di carbo-nio e altre 300 sostanze cancerogene che si ritrovano nella sigaretta detta classica.

La sigaretta elettronica non produce fumo, ma semplicemente un vapore che assomiglia al fumo e il gusto di tabacco che non è tabacco, ma aromi naturali che si ritrovano anche in mol-ti prodotti alimentari.

Il tutto è gestito da un microchip che dal momento in cui si inala, in una frazione di secondo, attiva un atomiz-zatore che produce immediatamente il vapore e distribuisce il gusto di ta-bacco.

Il vantaggio della sigaretta elettroni-ca è, che oltre a non essere in nessun caso nociva, permette al fumatore di non perdere la gestualità. Un fattore

importante per le migliaia di persone che non riescono a smettere di fuma-re solo perché manca loro l’atto pra-tico del tenere la sigaretta fra le dita, l’inalare e il gusto di tabacco.

Qual è realmente la percentuale di persone che smettono di fumare?Non possiamo in nessun caso garan-tire che la sigaretta elettronica vi farà smettere di fumare, ma vi sarà di gran-de aiuto se siete intenzionati. Ten-ga presente che anche con i cerotti venduti in farmacia non esiste alcuna garanzia, ma ciò che fa la differenza è che la sigaretta elettronica non è in nessun caso un farmaco o una terapia, ma semplicemente un altro modo di fumare, una scelta diversa come dice-vo prima, paragonabile al cibo.

Posso comunque affermare, con estre-ma tranquillità che, a titolo indicativo, su un sondaggio fatto su 127.000 clienti in Italia, Francia e Belgio, solo il 19 % non hanno smesso per di fuma-re, il 28 % hanno ridotto del 50 % e il 53% ha smesso completamente.

Quante vendite in Europa?A esclusione dell’Italia abbiamo ven-duto non meno di 6.000.000 di siga-rette elettroniche con il marchio SE-DANSA.Per quello che riguarda l’Italia in 5 mesi abbiamo consegnato, fino al 31.12.2009, non meno di 182.117 si-garette e più della metà sono state vendute con il passa parola dei clienti soddisfatti.

Cosa costa al consumatore fumare elettronico?Il fumatore di 1 pacchetto di sigaret-te classiche al giorno risparmia in 1 anno una media di 600,00 euro, am-mortamento del costo della sigaretta incluso.

È un bel risparmio vero?Ma se pensa che il risparmio maggio-re si avrà soprattutto in salute, penso sia d’accordo con me che non esiste prezzo.

Qual è la durata di vita della siga-retta?Le sigarette SEDANSA sono garantite 5 anni per le parti più a rischio quali le batterie e l’atomizzatore; e 2 anni per il caricatore e accessori. In caso di problemi verranno sostituite gratuita-mente assumendoci anche le spese di spedizione.

Quale controllo ha sulla serietà dei vostri distributori?Preciso subito che tutti i nostri prodot-ti, dalle sigarette agli accessori, ven-gono spediti dirittamente dalla nostra sede italiana, con corriere espresso che nel 98% dei casi consegna in 24 ore lavorative. Tutti i nostri collabora-tori sono persone competenti e quali-ficate, continuamente in contatto con noi e devono tassativamente seguire regole di controllo. Tutto ciò ha fatto della SEDANSA il numero 1 in Europa.

Abbiamo verificato sul vostro sito italiano che le vendite sono andate alla grande e i commenti dei clienti molto soddisfacenti.Mi permetta di dire che se l’indice di soddisfazione a oggi è del 100% è dovuto sicuramente alla qualità del nostro prodotto. Tengo ad aggiunge-re che il nostro importatore Italiano, Giovanni Morelli, non è stato scelto casualmente italo-belga, figlio d’im-migrati italiani. Ha vissuto in Belgio per ben 48 anni dove è sempre stato a capo di aziende costituite da almeno 90 collaboratori; ormai in Italia da 10 anni, nella provincia di Como, è una persona con delle grandissime capa-cità commerciali sempre molto dispo-nibile, cortese, con un riguardo per il cliente veramente senza paragoni; capace di prendere una decisione in 3 secondi e le posso garantire che segue il cliente veramente da amico dall’ordine alla consegna.Pensate che l’assistenza tecnica fun-ziona 7 giorni su 7, 24 ore su 24 e tutte le vendite effettuate entro le ore 18 sono spedite il giorno stesso. Il clien-te è costantemente informato trami-

te mail dello stato del suo ordine e il servizio spedizione controlla l’ordine fino all’avvenuta consegna. Abbiamo ricevuto migliaia di mail di congratu-lazioni per la qualità del servizio, la di-sponibilità e la cortesia del Sig. Morelli e del suo staff.

Ma la sigaretta elettronica era già in vendita in Italia?Come lei saprà bene in tutti i pro-dotti ci sono quelli autentici e quelli non, quelli di buona qualità e quelli di scarsa qualità, con certificazione o no. Per quello che ci riguarda la nostra azienda di SHENZHEN è certificata ISO 9001/2008 e titolare del brevetto del-la sigaretta elettronica. SEDANSA ha tutte le autorizzazioni, patenti e cer-tificati d’analisi; ad esempio è l’unica che non contiene nelle sue ricariche il Glicol propilene, una sostanza che secondo certi esperti potrebbe esse-re cancerogena. Le sostanze presenti sono tutte non nocive e certificate da istituti noti come SGS, FLGB, UGC/UKAS.La vendita della sigaretta SEDANSA dipenderà dal consumatore che dopo averla provata e apprezzata fornirà la migliore pubblicità attraverso il passa parola.

Pensa che la sigaretta elettronica potrà in futuro sostituire la sigaret-ta classica?Prima di rispondere vorrei farle io una domanda. Secondo lei se domani ri-uscissero a inventare un motore ad acqua, i produttori di benzina come reagirebbero?La risposta è ovvia non le pare?Quello che interessa a noi, indipen-dentemente da come la pensano i produttori di sigarette, è che questo metodo di fumare deve far guada-gnare non colui che produce la siga-retta elettronica, ma la persona che ne fa uso. Quindi chiunque deciderà di acquistare il nostro prodotto, sarà sicuramente soddisfatto della scelta e arricchirà non i produttori, ma se stes-so guadagnando in salute.