Sulla BEIC la situazione è questa….. - QUATTRONET2 · 2014. 4. 28. · parte di Matteoli, e al...

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Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Redazione: viale Umbria 58, Milano tel/fax 02 45477609 e-mail [email protected] Sito internet: www.quattronet.it Videoimpaginazione: SGE Servizi Grafici Editoriali Stampa: Galeati Industrie Grafiche S.r.l. – via Selice, 187-189 – Imola (Bo). Direttore responsabile: Stefania Aleni. Amministrazione: Antonio Ferrari. Redazione: Vanda Aleni, Patrizia Avena, Lorenzo Baio, Francesca Barocco, Ugo Basso, Sergio Biagini, Simona Brambilla, Athos Careghi, Giovanni Chiara, Irene De Lu- ca, Simone Paloni, William Porzio, Francesco Pustorino, Vito Redaelli, Riccardo Tammaro, Francesco Tosi, Alberto Tufano. Hanno collaborato a questo numero: Sara Capardoni, Luca Cecchelli, Silvia Pusceddu, Antonio Zaopo. Aderente al Coordinamento dei giornali di zona di Milano. Abbonamento 2011: 20 euro - cc postale 42773200 intestato a QUATTRO. Tiratura 17.000 copie. COPIA OMAGGIO Giornale di informazione e cultura della Zona 4 Vittoria Forlanini anno XV, numero 122, gennaio 2011 ® ® S ull’area di Porta Vittoria procedono i lavori del- l’intervento privato, ri- presi dopo che il proprietario, l’immobiliarista e finanziere Danilo Coppola, avendo ini- ziato a pagare il suo ingente debito col fisco, aveva otte- nuto un finanziamento di 180 milioni di euro dal pool di banche facenti capo al Banco Popolare. Il progetto non si discosta mol- to da quello approvato e visi- bile nel grande car- tellone posto sul via- le Umbria: non ci sa- rà più il cinema mul- tisala, ritenuto poco redditizio, mentre è confermata l’apertu- ra di un grande su- permercato Esselun- ga (il proprietario di Esselunga, Bernardo Caprotti è anche proprietario dell’area su cui insisterà il supermerca- to) e la presenza di un albergo di lusso di una catena alber- ghiera di Dubai. Rispetto al progetto originario aumentano gli edifici residen- ziali, essendo previsti 140 ap- partamenti distribuiti in sei edifici. L’area accanto a questo inter- vento è attualmente occupata dal cantiere della Colombo co- struzioni e dalla strada prov- visoria di collegamento con viale Molise; la Monte Orti- gara è ancora chiusa (doveva essere aperta a settembre – as- sessore dixit), e si sta alle- stendo un’area provvisoria di parcheggio. Il nostro interesse però ades- so si concentra sulle prospet- tive della BEIC, alla cui rea- lizzazione noi (e intendo tutti noi cittadini che fortemente la vogliamo) non abbiamo ri- nunciato di credere, anzi pen- siamo che il progetto della BEIC debba essere posto fra i punti di una campagna eletto- rale prossima per le elezioni amministrative. Possiamo darvi gli ultimi ag- giornamenti, così come sono stati illustrati dal professor An- tonio Padoa Schioppa a fine ottobre, alla assemblea an- nuale dell’Associazione “Mi- lano, biblioteca del 2000”, di cui QUATTRO è socia. Ormai il progetto esecutivo, già approvato dal Consiglio superiore dei La- vori pubblici, è al- la fine del proces- so di validazione da parte del Poli- tecnico di Milano, e quindi sarebbe tutto pronto per l’indizione del bando per l’appal- to e per la cantierizzazione dell’opera. Anche recente- mente è stata confermata la volontà politica del governo di realizzare la BEIC, sia da par- te del ministro Bondi che da parte di Matteoli, e al mo- M ancano pochi mesi alle elezioni per il Sindaco, per il Con- siglio comunale di Milano e per i Consigli di zona. In real- tà, la sorte dei Consigli di zo- na è avvolta nella nebbia ed è difficile capire per ora che co- sa succederà. Per questo abbiamo pensato di intervistare subito dopo Nata- le Andrea Mascaretti, asses- sore alle Aree cittadine e Con- sigli di zona da circa 18 me- si, a seguito delle dimissioni del precedente assessore Om- bretta Colli, per cercare di ca- pire meglio la situazione e le prospettive. A fine intervista abbiamo un quadro decisamente più chia- ro, ma la nebbia potrà essere diradata solo a Roma. Facciamo prima un quadro oggettivo della situazione. La finanziaria del 2009 ha abolito i Consigli di zona, poi un decreto legge li ha ripristi- nati per le città con un nume- ro di abitanti superiore a 250.000; la conversione in leg- ge di quel decreto, poi, ha sta- bilito in 30.000 il numero mi- nimo di abitanti per circoscri- zione. Oggi il disegno di legge Cal- deroli sulle autonomie locali, già passato alla Camera e in fase di approvazione al Sena- to, nella parte riguardante i C.d.z. prevede come numero massimo di consiglieri di zo- na 12 consiglieri. Lei condivide questi conte- nuti? Ho fatto richiesta di essere ascoltato in commissione al Senato per rappresentare la si- tuazione di Milano che credo sia diversa da quella di altre città; io ho segnalato più volte al Ministro che a Milano, in cui abbiamo zone molto più grandi di 30.000 abitanti, non possono esserci solo 12 con- siglieri, perché mancherebbe una sufficiente rappresentan- za dei cittadini; la nostra pro- posta è quella di legare il nu- mero residenti al numero dei consiglieri: 1 consigliere ogni 5000 abitanti, con un massi- mo quindi di 36 (attualmente 41) e un minimo di 20 nella zona più piccola. Non pensa che ci sia una sproporzione fra il numero di consiglieri di zona e quel- lo dei consiglieri comunali (60 attualmente e previsti 48)? No, sono cose diverse, perché l’attività di dettaglio sulla cit- tà che richiede una conoscen- za e una presenza costante possono farla solo i consiglie- ri di zona. Ci sono problemi a livello di quartiere, importan- tissimi per il cittadino di quel quartiere, che è giusto venga- no affrontati a livello di C.d.z.; i consiglieri comunali non ri- Anche quest’anno alcune realtà culturali-ricreative-sociali del- la nostra zona hanno ricevuto la Civica benemerenza del Co- mune di Milano durante la cerimonia al Teatro Dal Verme il 7 dicembre scorso. Le benemerenze sono andate alla Fondazione Milano Poli- croma, il cui presidente Ricccardo Tammaro tutti i nostri let- tori ben conoscono, per la decennale attività di promozione culturale che svolge su tutto il territorio cittadino; alla as- sociazione Emmaus, di cui abbiamo intervistato mesi or- sono la presidente Adele Delfino, per la sua opera nel cam- po dell’accoglienza e dell’educazione dei giovani; al Cen- tro anziani di via Zante che ha compiuto 30 anni di attivi- tà ricreativa molto apprezzata da quanti frequentano il cen- tro; alla Società Cooperativa La Liberazione di via Lomel- lina 7, costituitasi nel lontano 1945. Vista l’importanza sto- rica della Cooperativa, ad essa dedichiamo una presenta- zione più ampia a pag. 2. I nostri complimenti a tutti i premiati! Per consolarci del fatto che a noi non danno mai nessun rico- noscimento, durante la riunione di redazione del 15 dicembre in una breve ma toccante cerimonia, al nostro direttore è sta- ta conferita la benemerenza di quartiere “QUATTRINO D’O- RO”. Emozione, applausi, pianti e qualche svenimento delle per- sone più sensibili. segue a pag. 3 segue a pag. 3 Sulla BEIC la situazione è questa….. Nelle pagine interne: L’isola di QUATTRO pag. 8 Paolo Bonolis rende omaggio a Gaber pag. 9 L’ombra della croce di Giovanni Chiara pag. 4 Intervista ad Alessandra Faiella pag. 12 Dai 4 angoli del mondo pag. 6 ATHOS 2011: anno di elezioni amministrative (e forse non solo) Nostra intervista ad Andrea Mascaretti, assessore alle Aree cittadine e Consigli di zona Civiche benemerenze 2010 ATHOS

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Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Redazione: viale Umbria 58, Milano tel/fax 02 45477609 e-mail [email protected] Sito internet: www.quattronet.it Videoimpaginazione: SGE Servizi Grafici Editoriali Stampa: Galeati Industrie Grafiche S.r.l. – via Selice, 187-189 – Imola (Bo). Direttore responsabile: Stefania Aleni. Amministrazione: Antonio Ferrari. Redazione: Vanda Aleni, Patrizia Avena, Lorenzo Baio, Francesca Barocco, Ugo Basso, Sergio Biagini, Simona Brambilla, Athos Careghi, Giovanni Chiara, Irene De Lu-ca, Simone Paloni, William Porzio, Francesco Pustorino, Vito Redaelli, Riccardo Tammaro, Francesco Tosi, Alberto Tufano. Hanno collaborato a questo numero: Sara Capardoni, Luca Cecchelli, SilviaPusceddu, Antonio Zaopo. Aderente al Coordinamento dei giornali di zona di Milano. Abbonamento 2011: 20 euro - cc postale 42773200 intestato a QUATTRO. Tiratura 17.000 copie. COPIA OMAGGIO

Giornale di informazione e cultura della Zona 4 Vittoria Forlanini

anno XV, numero 122, gennaio 2011

® ®

Sull’area di Porta Vittoriaprocedono i lavori del-l’intervento privato, ri-

presi dopo che il proprietario,l’immobiliarista e finanziereDanilo Coppola, avendo ini-ziato a pagare il suo ingentedebito col fisco, aveva otte-nuto un finanziamento di 180milioni di euro dal pool dibanche facenti capo al BancoPopolare.Il progetto non si discosta mol-to da quello approvato e visi-bile nel grande car-tellone posto sul via-le Umbria: non ci sa-rà più il cinema mul-tisala, ritenuto pocoredditizio, mentre èconfermata l’apertu-ra di un grande su-permercato Esselun-ga (il proprietario diEsselunga, Bernardo Caprottiè anche proprietario dell’areasu cui insisterà il supermerca-to) e la presenza di un albergodi lusso di una catena alber-ghiera di Dubai.Rispetto al progetto originarioaumentano gli edifici residen-ziali, essendo previsti 140 ap-

partamenti distribuiti in seiedifici.L’area accanto a questo inter-vento è attualmente occupatadal cantiere della Colombo co-struzioni e dalla strada prov-visoria di collegamento conviale Molise; la Monte Orti-gara è ancora chiusa (dovevaessere aperta a settembre – as-sessore dixit), e si sta alle-stendo un’area provvisoria diparcheggio.

Il nostro interesse però ades-so si concentra sulle prospet-tive della BEIC, alla cui rea-lizzazione noi (e intendo tuttinoi cittadini che fortemente lavogliamo) non abbiamo ri-nunciato di credere, anzi pen-siamo che il progetto della

BEIC debba essere posto fra ipunti di una campagna eletto-rale prossima per le elezioniamministrative. Possiamo darvi gli ultimi ag-giornamenti, così come sonostati illustrati dal professor An-tonio Padoa Schioppa a fineottobre, alla assemblea an-nuale dell’Associazione “Mi-lano, biblioteca del 2000”, dicui QUATTRO è socia. Ormai il progetto esecutivo,già approvato dal Consiglio

superiore dei La-vori pubblici, è al-la fine del proces-so di validazioneda parte del Poli-tecnico di Milano,e quindi sarebbetutto pronto perl’indizione delbando per l’appal-

to e per la cantierizzazionedell’opera. Anche recente-mente è stata confermata lavolontà politica del governo direalizzare la BEIC, sia da par-te del ministro Bondi che daparte di Matteoli, e al mo-

Mancano pochi mesialle elezioni per ilSindaco, per il Con-

siglio comunale di Milano eper i Consigli di zona. In real-tà, la sorte dei Consigli di zo-na è avvolta nella nebbia ed èdifficile capire per ora che co-sa succederà. Per questo abbiamo pensato diintervistare subito dopo Nata-le Andrea Mascaretti, asses-sore alle Aree cittadine e Con-sigli di zona da circa 18 me-si, a seguito delle dimissionidel precedente assessore Om-bretta Colli, per cercare di ca-pire meglio la situazione e leprospettive. A fine intervista abbiamo unquadro decisamente più chia-ro, ma la nebbia potrà esserediradata solo a Roma.

Facciamo prima un quadrooggettivo della situazione.La finanziaria del 2009 haabolito i Consigli di zona, poiun decreto legge li ha ripristi-

nati per le città con un nume-ro di abitanti superiore a250.000; la conversione in leg-ge di quel decreto, poi, ha sta-bilito in 30.000 il numero mi-nimo di abitanti per circoscri-zione. Oggi il disegno di legge Cal-deroli sulle autonomie locali,già passato alla Camera e infase di approvazione al Sena-to, nella parte riguardante iC.d.z. prevede come numeromassimo di consiglieri di zo-na 12 consiglieri.

Lei condivide questi conte-nuti?Ho fatto richiesta di essereascoltato in commissione alSenato per rappresentare la si-tuazione di Milano che credosia diversa da quella di altrecittà; io ho segnalato più volteal Ministro che a Milano, incui abbiamo zone molto piùgrandi di 30.000 abitanti, nonpossono esserci solo 12 con-siglieri, perché mancherebbe

una sufficiente rappresentan-za dei cittadini; la nostra pro-posta è quella di legare il nu-mero residenti al numero deiconsiglieri: 1 consigliere ogni5000 abitanti, con un massi-mo quindi di 36 (attualmente41) e un minimo di 20 nellazona più piccola.

Non pensa che ci sia unasproporzione fra il numerodi consiglieri di zona e quel-lo dei consiglieri comunali(60 attualmente e previsti48)?No, sono cose diverse, perchél’attività di dettaglio sulla cit-tà che richiede una conoscen-za e una presenza costantepossono farla solo i consiglie-ri di zona. Ci sono problemi alivello di quartiere, importan-tissimi per il cittadino di quelquartiere, che è giusto venga-no affrontati a livello di C.d.z.;i consiglieri comunali non ri-

Anche quest’anno alcune realtà culturali-ricreative-sociali del-la nostra zona hanno ricevuto la Civica benemerenza del Co-mune di Milano durante la cerimonia al Teatro Dal Verme il7 dicembre scorso.Le benemerenze sono andate alla Fondazione Milano Poli-croma, il cui presidente Ricccardo Tammaro tutti i nostri let-

tori ben conoscono, per la decennale attività di promozioneculturale che svolge su tutto il territorio cittadino; alla as-sociazione Emmaus, di cui abbiamo intervistato mesi or-sono la presidente Adele Delfino, per la sua opera nel cam-po dell’accoglienza e dell’educazione dei giovani; al Cen-tro anziani di via Zante che ha compiuto 30 anni di attivi-tà ricreativa molto apprezzata da quanti frequentano il cen-tro; alla Società Cooperativa La Liberazione di via Lomel-lina 7, costituitasi nel lontano 1945. Vista l’importanza sto-

rica della Cooperativa, ad essa dedichiamo una presenta-zione più ampia a pag. 2. I nostri complimenti a tutti i premiati!

Per consolarci del fatto che a noi non danno mai nessun rico-noscimento, durante la riunione di redazione del 15 dicembrein una breve ma toccante cerimonia, al nostro direttore è sta-ta conferita la benemerenza di quartiere “QUATTRINO D’O-RO”.Emozione, applausi, pianti e qualche svenimento delle per-

sone più sensibili.

segue a pag. 3

segue a pag. 3

Sulla BEIC la situazione èquesta…..

Nellepagineinterne:

L’isola di QUATTRO

pag. 8

Paolo Bonolis rende omaggio a Gaber

pag. 9

L’ombra della crocedi Giovanni Chiara

pag. 4

Intervista ad AlessandraFaiella

pag. 12

Dai 4 angoli del mondo

pag. 6

ATHOS

2011: anno di elezioni amministrative(e forse non solo)

Nostra intervista ad Andrea Mascaretti, assessore alle Aree cittadine e Consigli di zona

Civiche benemerenze 2010

ATHOS

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Cooperativa La Liberazione: fra storia, tradizione e impegno civico

La Cooperativa La Liberazione fu fondata il 26 giugno 1945 adopera del gruppo “Corale Baracca”, coordinato e diretto dal si-gnor Luigi Salvaneschi, pochi giorni dopo la liberazione dal-l’occupazione nazifascista. Nasce inizialmente come Coope-rativa di Consumo al civico 7 di via Lomellina con l’idea digestire attività educative, culturali, sportive e ricreative di ag-gregazione sociale e di organizzare ogni anno una giornata spe-ciale di festa in occasione del 25 aprile. Nel 1946 viene tra-sformata in circolo ricreativo e si sposta nel sito attuale in viaLomellina 14. Della Corale Baracca, che proponeva un repertorio di musicaclassica e operistica, aveva fatto parte il partigiano Elvezio Ros-

si, caduto nella battaglia del Monte San Martino (Varese) nelnovembre del 1943: è in suo onore che i fondatori hanno deci-so di denominare la società “La Liberazione” e ancora oggi unafoto ricordo del partigiano Rossi è esposta nella sala grande delcircolo cooperativo, insieme con un grande quadro a olio conGaribaldi a cavallo. Primo Presidente del Consiglio di Ammi-nistrazione fu nominato il signor Luigi Salvaneschi, che ha poiconservato la carica fino al 1957. Fino alla fine degli anni ’50 poteva godere sul retro di grandispazi esterni ed era luogo di tornei di bocce, anche a livello in-ternazionale, gare di biliardo, balli, manifestazioni musicali ecanore. Risalgono a quegli anni le tante adesioni (ben più di 150)di operai e impiegati, uomini e donne del quartiere divenuti inseguito soci. A fine anni ’50 inizio ’60 gli spazi esterni, non diproprietà della cooperativa, sono stati dichiarati edificabili e, ineffetti, sono stati rapidamente edificati con palazzi residenziali.Dopo un breve periodo di crisi, dovuta per lo più all’invecchia-mento da parte dei soci fondatori, diventa nel 2007 Ristorante-Ta-vola Calda e inizia di nuovo a godere di una felice ripresa. Maquesta è storia di oggi, con tutte le attività che affiancano quel-la di bar – caffetteria e ristorante: esposizioni artistiche, proie-zione di cortometraggi, presentazioni di libri, eventi culturali.

Irene De Luca

Parcheggio selvaggio in via Sottocorno

Abito in via Sottocorno, una zona che pullula di bar e ristoran-ti. Non voglio annoiarvi con racconti sul parcheggio selvaggio deiSignori clienti (spesso celebrità o politici = auto blu o NCC dis-seminate ovunque, nemmeno parcheggiate) che per andare a ce-na rendono la serata infernale a chi vuole semplicemente rin-casare! Non credo sia una novità per voi nemmeno ricevere segnala-zioni sul servizio di "valet parking" (traduzione in stile di “par-cheggiatore abusivo”) offerto da questi ristoranti (ovvero la-sciami le chiavi della macchina che ci penso io a parcheggiarladove non si può). La cosa più scandalosa è che nonostante le mie infinite chia-mate ai vigili urbani (02 02 08) non si vede un vigile né un au-

siliario della sosta, in orario da ristorante. Il Comando dei vigi-li (piazza Beccaria) è a 500 metri ma quando chiamo il centra-lino pronto intervento della polizia locale mi dicono che nonpossono mandare nessuno, tantomeno il carro attrezzi perché inquesti casi la macchine non si rimuovono: parliamo di parcheggiper residenti, con tanto di strisce gialle e cartello di rimozione for-zata! Dalla disperazione, passata l'ora di ricerca verrebbe damettere la macchina in un posto qualsiasi...ma poi di mattina,ecco i vigili e guarda caso i ristoranti son chiusi, per non parla-re del giovedì mattina giorno di mercato (e lì altro che carro at-trezzi, ti parcheggiano il camion sopra anche nelle vie in cui ilmercato non ci dovrebbe essere): vorrei tanto che un occhio in-discreto facesse un giro in zona, magari il mercoledì sera. Farwest! Cartelli di infinti cantieri spostati secondo le necessità dagente che nulla ha a che fare coi lavori, clacson a go go e fac-ce davvero poco raccomandabili di gente che ad usare i due au-tosilo (sempre liberi) nel raggio di duecento metri non ci pen-sa nemmeno, troppa fatica anche per ha la pancia (e il portafo-glio) piena. E ovviamente nessun vigile, fino a mattina. Facciamo così fa-tica ad essere un città con almeno una parvenza di educazione(stradale)? M.M.

Questa la risposta ricevuta comunque dal nostro lettore da par-te della Redazione Polizia LocaleEgregio Signore,pur comprendendo il Suo disappunto, dobbiamo confermarLeche non sempre abbiamo la possibilità di soddisfare tutte le ri-chieste di intervento: ciò non dipende certo da mancanza dibuona volontà, ma solo dalla sproporzione tra i mezzi di cuidisponiamo e la diffusione dei comportamenti scorretti.In ogni caso, da una verifica ai nostri sistemi informatici, ri-sultano nell'ultimo periodo effettuati n° 51 rilievi per sosta irr-regolare nella via in questione. Il Suo messaggio è stato in ognicaso trasmesso al Comando Zona 4, competente territorial-mente, che ha disposto metodici controlli attraverso gli Agentidi quartiere NIL n. 26, che operano sull'area in riferimento. Lainvitiamo comunque, al verificarsi di situazioni particolarmen-te critiche, a chiedere nuovamente un intervento alla nostraCentrale Operativa al numero di telefono 02.02.08:compati-bilmente con le possibilità del momento verrà inviato persona-le sul posto per i rilievi del caso.

Giardinetti di via Sismondi

Non è la prima volta che segnalano in redazione che i giardini divia Sismondi dopo il numero 24, realizzati da ormai 6/7 anni,sono chiusi ermeticamente da un cancello. E così, di fronte ad una nuova segnalazione, abbiamo cercatodi capirne un po’ di più e ci siamo rivolti al Consiglio di Zona.

Purtroppo la situazione è alquanto misteriosa, si sa solo che esi-ste un contenzioso tra la proprietà e il Comune e quindi è tuttofermo per chissà quanto tempo. Non abbiamo avuto il tempo di approfondire, però ne varrebbela pena. Aspettatevi aggiornamenti.

Attaccati al tram della salute mentale

“Depressione, ATTACCATI AL TRAM; ansia, ATTACCATI ALTRAM; psicosi, ATTACCATI AL TRAM; isolamento, ATTAC-CATI AL TRAM…”: questo lo slogan dell’iniziativa “Attaccatial tram della salute mentale”. Lo scorso 17 dicembre dal capo-linea del tram 16 di via Monte Velino è partito un tram, del tra-sporto speciale ATM, che ha portato in giro per tutta la città ungruppo di pazienti dei CSP – Centri Psico Sociali – e parte de-gli educatori e delle équipe sanitarie. Il tragitto ha interessatoin particolare le quattro zone che fanno riferimento al Diparti-mento di salute Mentale e Neuroscienze dell’azienda Ospeda-liera Fatebenefratelli. Un percorso molto lungo che ha toccato di-versi punti della nostra zona e della nostra città: via Monte Ve-lino, piazza IV Novembre, piazza 6 Febbraio fino ad arrivarenella lontana piazza Segesta, dove utenti e operatori sono scesidal tram per distribuire a tutti i cittadini materiale illustrativodell’attività del dipartimento e delle magliette speciali che ri-portavano lo slogan dell’iniziativa. Nel corso del tragitto per-sone comuni sono salite a bordo e con un sorriso si sono unite,anche se per un breve tratto, a questa bella manifestazione.“Attaccati al tram della salute mentale è un’iniziativa del Grup-po Azioni Innovative Territoriali (GRAIT) insieme ad un grup-

po di cittadini-utenti dei CPS – ci racconta Paolo Diliberto, edu-catore professionale del CPS di Viale Puglie -. Questo eventosi inserisce nel filone di sensibilizzazione della cittadinanza ai te-mi della salute mentale. Troppo spesso i malati psichiatrici fan-no paura ai cittadini, così come la malattia psichiatrica in sé;capita così che i nostri pazienti siano “isolati” dal resto dellacittadinanza e che molte persone, affette da un disturbo psi-

chiatrico, non si rechino nei nostri centri per paura di venir eti-chettati come malati di mente. Con questa iniziativa e con tuttequelle che stiamo organizzando cerchiamo di avvicinare i no-stri attuali utenti alla cittadinanza, i possibili pazienti ai nostriservizi e di sensibilizzare tutti i cittadini: la malattia mentalenon ha solo un accezione negativa, ma anche positiva e co-struttiva”.Nel linguaggio comune “attàccati al tram” ha un significato ne-gativo: “vai a quel paese”. Sul tram della salute mentale inve-ce ha un’accezione positiva: incontro, condivisione e avvici-namento. Una mattinata fredda con la neve e il cielo grigio èstata riscaldata da urla, risate e tanta buona musica dei PantaJazz che arrivavano da questo tram “speciale”.

Simona Brambilla

Contratto di quartiere Ponte Lambro: il punto

Il Laboratorio di Quartiere Ponte Lambro ci informa dello sta-to dei lavori previsti dal Contratto di Quartiere, annunciandoanche che il loro contratto è stato prorogato di sei mesi per ac-compagnare l’avvio del cantiere del Laboratorio Renzo Pianoe portare a termine le attività in corso.Infatti gli interventi sono ormai quasi tutti al termine ed alcunicantieri si sono conclusi: sono terminati gli interventi presso l’a-silo nido, il mercato comunale, la via Ucelli di Nemi, il CentroCivico e la rampa per disabili della parrocchia; sono in fase dicollaudo i cantieri di Rilke, di Ucelli di Nemi 58 e della Scuo-la Materna; è in fase conclusiva il cantiere di Ucelli di Nemi11-36, mentre all’inizio del primo semestre 2011 partirà il pro-getto per Ponte Lambro ideato dall’architetto Renzo Piano cheriguarda i civici di via Ucelli di Nemi 23-26.Positive le valutazioni degli ottimi operatori del Laboratorio acinque anni dall’inizio della loro esperienza. “Sono stati per noianni importanti in cui si sono susseguite numerose attività checi hanno fatto conoscere il quartiere e le persone che lo abita-no, le Istituzioni coinvolte, le imprese e gli operai che hanno la-vorato nei quartieri. Sono stati anni importanti, scanditi ancheda eventi e feste, ma soprattutto da un intenso lavoro che ha im-pegnato tutti, per primi gli abitanti che hanno collaborato atti-vamente affinché i lavori potessero rendere questo quartiere unluogo nuovo. A noi sembra che Ponte Lambro sia un quartierenuovo, non solo mettendo a confronto le fotografie del passatoe le foto di oggi, ci sembra anche che le persone in questi annisi siano prese cura di questo luogo ed abbiano concorso in mo-do attivo affinché questo lavoro si potesse compiere.”

Il Laboratorio Renzo PianoQuesto progetto è finalmente giunto al nastro di partenza e pron-to per diventare realtà dopo anni di difficoltà e ostacoli che lohanno mantenuto in una fase di “stand-by” per oltre dieci anni.Il progetto esecutivo finale del “Laboratorio Renzo Piano” èstato approvato a marzo 2010 ed entro gli inizi di gennaio ver-rà pubblicata la gara d'appalto per l'aggiudicazione dei lavori(in seguito serviranno circa quattro mesi per le procedure di ap-provazione e di affido dell'incarico).L’inizio dei lavori è dunque previsto per la primavera del 2011e la chiusura dei lavori nel secondo semestre del 2012.Si tratta di un progetto multifunzionale in cui il tema della ge-stione dei nuovi spazi e delle funzioni previste è ancora da ma-turare nei dettagli; fra queste: una quota di alloggi da destinarea canone sociale, alloggi protetti per anziani e per giovani cop-pie/single, un poliambulatorio, una ludoteca o una sala multi-funzionale, il Centro Lavoro e Occupazione, una sala riunioni.Con la realizzazione del Laboratorio si avrà il completamentodel Contratto di Quartiere di Ponte Lambro, il primo a vederela conclusione in tutta la città di Milano.

Il Laboratorio di Quartiere è situato al 2° piano di via Ucellidi Nemi 17.Per informazioni: telefonare al n. 02.501099 o scrivere una e-mail a [email protected]

2 gennaio 2011

La sede de "La Liberazione": sulla soglia c’è Eligio Rossi, fra-tello del partigiano Elvezio cui è dedicata la sede. Eligio èesponente di una corale specializzata sui canti della Resi-stenza.

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mento si trova nell’elenco del-le grandi opere finanziabili dalCIPE; la scelta è politica edeconomica, una scelta di prio-rità, se inserire la BEIC, pertutto quello che rappresenta,fra le prime opere da finan-ziare o no.Né pessimista né ottimista, sidichiara il presidente dellaFondazione BEIC, ma è utilee importante non arrendersi efar sentire la voce di quanti cicredono. Per questo si sta va-lutando di creare a breve una“Associazione degli amici del-la BEIC” a cui abbiamo giàdato la nostra disponibilitàoperativa.Ma il progetto BEIC non si ècomunque fermato, perché laBEIC digitale procede a ritmo

intenso con la digitalizzazio-ne di migliaia di opere, al finedi rendere disponibile un am-pio ventaglio di testi in edi-zioni antiche di particolarepregio e interesse scientifico,di opere scelte fra le più im-portanti della cultura umani-stica e scientifica lungo un ar-co temporale che spazia dalmondo antico al Medioevo al-l’età moderna e contempora-nea.Per darvi un’idea, sono già sta-ti digitalizzati gli Atti di Ac-cademie italiane (500 anna-te, con spoglio degli articoli,in collaborazione con la Bi-blioteca Nazionale Braidense;i Classici del diritto europeo(300 opere in edizioni antichee moderne di giuristi e operedi diritto comune civile e ca-nonico dei secoli XII-XVIII,

in collaborazione con l’Istitu-to di Storia del diritto me-dioevale e moderno dell’uni-versità degli Studi di Milano);i Classici della medicina; iClassici della matematica(oltre 1000 opere, in collabo-razione con il Giardino di Ar-chimede e l’Istituto e museodi storia della scienza di Fi-renze); gli Incunaboli in vol-gare, ecc….Parliamo di 5.000 volumi perun complesso di circa3.000.0000 di pagine, che siprevede disponibili in rete giànel 2011!Ma, ribadiamo, non dobbiamoassolutamente dare per scon-tato che sia una causa persa, esoprattutto non accettare altreidee fantasiose per nuove im-possibili localizzazioni o nuo-vi utilizzi dell’area, altrettan-

3gennaio 2011

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uscirebbero certo a dibatterlitutti.

Però su molti problemi ilC.d.z non può dare rispo-ste….Alcune zone e alcuni consi-glieri lavorano molto bene eproducono delle cose egregie,fanno bene il loro mestiere,fanno molte cose con i fondie i poteri che hanno, altri a pa-rità preferiscono scegliere lastrada del lamento…. Dopo di che, per affidare allezone cose diverse da quelleche hanno occorrerebbe, equesta è una delle proposte acui stiamo lavorando, dividerenettamente quelli che sono ipoteri di gestione da quelli diindirizzo e controllo. Oggi, se-condo me in maniera impro-pria, un Consiglio da un latodà degli indirizzi e dall’altragestisce dei fondi e poi con-trolla se stesso che dà questifondi. In Comune questo nonavviene, la giunta amministrae il consiglio dà indirizzi. Pen-so ad un Presidente magarieletto dai cittadini e una pic-cola giunta che gestisconoquanto hanno le zone e quel-lo che verrà dato e il Consi-glio, magari in numeri più ri-dotti di quello che è adesso,con funzioni di indirizzo econtrollo.

Onestamente faccio fatica apensare, con le attribuzioneattuali dei C.d.z., a una si-tuazione del genere.Come a Roma…

Ma a Roma c’è un altro tipodi decentramento. A questoproposito, ci sono novità suun nuovo Regolamento chesi aspetta da anni?Al momento c’è la spada diDamocle del ddl Calderoli:non sapendo se e come verràapprovato e se sarà emendato,ci blocca nella valutazione di

qualsiasi regolamento.Dopo di che il punto è questo:ho avuto le nuove deleghe dacirca un anno e mezzo e misono trovato tre proposte di re-golamento che non converge-vano; poco dopo c’è stata laFinanziaria che ha soppressoi C.d.z., il decreto legge, il di-segno di legge e in più gli im-pegni del Consiglio comuna-le: il bilancio e il PGT.Mi sono comunque consulta-to coi presidenti e i Consigli,mi sono anche confrontato congli uffici, ed è stato rilevatoche alcune proposte non era-no sostenibili. Per fare delle proposte appli-cabili occorre che l’organiz-zazione della amministrazio-ne comunale sia compatibile,ad esempio se diamo alle zo-ne la gestione di qualcosa cheè stato dato in appalto a sog-getti esterni, io credo che siauna presa in giro.

E dire che se parla da 13 an-ni….Ho ereditato il lavoro dei mieipredecessori: prima di me Col-li, Gallera, Del Debbio hannofatto tante cose, la suddivisio-ne in 9 zone, l’istituzione delvigile di quartiere, hanno la-vorato ai regolamenti, ma nonsi è mai addivenuto a un do-cumento unico condiviso datutti. Cosa non semplice: ci so-no visioni contrapposte e l’as-sessore al decentramento de-ve fare da sintesi. Da un lato i C.d.z. che vor-rebbero un decentramento piùspinto, dall’altro assessori chefanno fatica ad immaginareuna organizzazione diversa,anche perché i cittadini si at-tendono risposte veloci adogni tipo di problema: farlo alivello centrale è un conto, di-videre la soluzione dei pro-blemi in 9 centri decisionali ecoordinando delle attività chedevono essere per forza tra-sversali, questo è tutto moltodifficile.

Ma allora, non è che Milanoè una città relativamente pic-cola per un decentramentospinto? Milano non è solo i suoi1.300.000 abitanti ma i suoi 2milioni di utilizzatori cui la cit-tà dà i suoi servizi (strade, par-cheggi, trasporti, immondi-zia); il problema è che le tas-se le pagano la metà di quelliche utilizzano la città, e ma-gari questo concetto andrebbeun po’ rivisto.Dopo di che Milano è una cit-tà piccola, come lo è Londrase le confrontiamo con alcunecittà asiatiche, mentre non loè se pensiamo che le zone han-no una popolazione superiorea quella di molte città italiane,quindi chi amministra una zo-na amministra un numero diabitanti superiore a quello del-la maggior parte delle cittàitaliane.

Il problema è che non li am-ministra…. Eroga una seriedi serviziLi amministra per molte cose ecomunque il C.d.z. e il suopresidente diventano un inter-locutore dei cittadini di quel-l’area della città. Una grandecittà ha bisogno del decentra-mento amministrativo, poiquesto va visto in un quadrodi normativa nazionale, quelloche le leggi nazionali permet-tono di fare, e va visto anchenell’ambito che una ammini-strazione cittadina si è data.Alcuni progetti del mio asses-sorato possono dare molto dipiù alle zone di un regola-mento, in particolare le vorreipresentare il Progetto Ambro-gio.

Ad Ambrogio dedichiamoun pezzo a parte, se lo meri-ta. Auguri comunque per ilsuo lavoro e speriamo che ildecentramento non vengasoffocato.

Stefania Aleni

Sulla BEIC la situazione è questa…

segue da pag. 1

segue da pag. 1

L’eclisse di luna c’è stata, eccome, il 4 gennaio, però si è no-tata poco perché il cielo era molto nuvoloso e la giornata gri-gia. Però….. in Largo Marinai d’Italia il nostro Sergio Biagi-ni ha approfittato di uno squarcio che si è aperto fra le nuvo-le e quindi vi possiamo offrire questa bellissima foto.

ATHOS

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gennaio 2011

GIALLOQUATTRO/31

Il “governo del fare” qualcosal’ha fatta davvero: ha trasfor-mato l’ultimo anno di reclu-sione in arresti domiciliari pertutti i detenuti, non puoi nonpensare con invidia ai colleghiche dovranno riacchiappare i“domiciliati” intenti a rapinare,scippare, estorcere e stuprarecon un anno di anticipo, men-tre tu starai languendo in ap-nea fra le scartoffie. PrimaNatale, poi Capodanno, comedire che le disgrazie non ven-gono mai sole. Senza averlemai amate sono state feste an-che per te, quando avevi unafamiglia, adesso ti senti liberodi odiarle. Luci che si accen-dono e si spengono dappertut-to, tu che ti ci alleneresti per iltiro con la pistola. Per limita-re i danni ti sei offerto per ilservizio notturno e sei stato ac-contentato. Sanno benissimoche se in piena notte telefo-nasse qualche statista buono egeneroso per far tirare fuoridella camera di sicurezza unaladruncola minorenne scon-dottata, extracomunitaria, pri-va di documenti e lunga di co-scia spacciandola per parentedell’imperatore del Cipango,con l’intimazione di affidarlaa una callista incerta tra di-ventare étoile del Crazy Hor-se o Ministro delle Implica-zioni Pedestri, tu faresti cade-re il governo nel giro di dodi-ci ore, ma pur di passare le fe-stività in famiglia corrono il ri-schio. Non vedi l’ora che ar-rivi l’Epifania, per il suo dopodi ritorno alla normalità, salvole luci stramaledette che ri-marranno a infestarti l’animaancora per un pezzo dato chele tolgono sempre più tardi, fraparentesi mai viste di cosìbrutte, quelle di Corso BuenosAires anziché il Natale sem-brano celebrare il 2 novembre.Tuo figlio non aveva trovato iltempo per scegliersi il regalo,

cioè le scarpedi marca checostano quelche costano,già che c’èl’occasione latua non abba-stanza ex mo-glie ti chiede

di accompagnarlo anche dal-l’oculista, che non rilascia ri-cevuta, ma “E’ un vero signo-re, mi conosce, cerca di nonfarmi fare brutte figure” ti rac-comanda. Così vai dall’oculi-sta “vero signore”, che appe-na arrivi ti passa una contrav-venzione fresca di giornata.«Lei è poliziotto, no? Non sene può più, mi risolva questafaccenda» ti dice prima di con-

trollare la dotazione visiva delpargolo. Resti di sasso. Nonsei mai andato a elemosinarein Vigilanza Urbana e non in-tendi cominciare adesso. Vada sé che gli pagherai la con-travvenzione, augurandogliemorroidi al calor bianco, enon ti parrà vero di riferire atua moglie quanto siano si-gnori i signori. Seconda tap-pa della mattinata il calzaturi-ficio. Qualche mese fa avevi

trovato il proprietario cheguardava sconsolato le proprievetrine di vetro antisfonda-mento che allo sfondamentoavevano sì resistito, ma eranoferite da molteplici colpi dipiccozza. «Ha denunciato?»gli avevi chiesto con un piedecalzato e l’altro no. Lui s’erastretto nelle spalle. «E per farcosa? La polizia ti chiede sesospetti qualcuno, se hai rice-vuto minacce e finisce lì» ave-va detto, ignorando che tu fos-si un poliziotto. A distanza dimesi qualcosa è cambiato, levetrine sembrano ragnatelescomposte, segno che non s’e-ra piegato, ma adesso deveaver capito che una piccozzapuò sfondare ben altro che un

vetro. A Milano la mafia si re-spira come il PM10. E’ im-palpabile e formidabile. Pre-vale quella calabrese, la‘ndrangheta. Cerca di dare ilmeno possibile nell’occhio, piùdiscreta e chiusa di quella si-ciliana ormai satura di pentitie di quaraquaqua che si ven-dono l’un l’altro, ma chi devevederla la vede. Predilige legrandi opere, il pizzo viene la-sciato alla manovalanza. In-

tanto tuo figlio ha scelto il peg-gio sia come estetica che co-me prezzo. «Un’altra matti-nata così e dovrò mettermi al-l’angolo della strada con lamano tesa» pensi. L’hai invi-tato a pranzo nella tua tana,viene volentieri perché potràrivedere Nick, che infatti si la-scia andare a un tripudio di fe-steggiamenti. «Buono questosugo» dice il ragazzo con labocca piena di spaghetti.«Amatriciana» comunichi in-dicando l’etichetta del vaset-to. «A proposito, la mammaperde il posto» bofonchia dopoessersi di nuovo riempito labocca. Resti con la forchettaa mezz’aria, un po’ perché noncapisci che nesso ci sia fra la

madre e l’amatriciana, e un po’per quello che ti ha detto. «Illaboratorio chiude» dice ma-sticando. «Cosa significa cheil laboratorio chiude?» do-mandi sempre più allarmato.«Che chiude» risponde quasistrozzandosi. Ornella, biolo-ga, analista in un laboratorioche adesso chiude, e questa timancava. Dopo avere calzatoe sfamato il ragazzo lo buttifuori, con suo sollievo perché

gli amici lo aspettano. Subitotelefoni a Ornella. Sembraseccata di sentirti e lo capisci:assente il frutto del vostro tra-volgente amore avrà invitato apranzo il leggendario “lui”,che campa insegnando reli-gione, e che se in Curia sapes-sero che frequenta biblica-mente una separata passereb-be la dovuta razione di guai.Non ti lasci scoraggiare: «Or-nella, ti venisse un bene, restidisoccupata e non mi dici nien-te?» «E’ affar mio» scandiscegelida. Mica tanto, pensi tu,che già le passi un mensile, de-vi pagare il mutuo della canti-na in cui abiti e con il resto so-pravvivi da asceta privandotidi tutto. «Ma stai cercando, tistai guardando in giro?» le do-mandi. «Aspettano propriome, in giro» dice, e ti liquida.Voilà, nella tua vita da schifosentivi la mancanza di una mo-glie senza lavoro e senza pro-spettive di trovarne uno. Dalcortile arrivano salve di stre-piti. Ci sei abituato. Quasiogni giorno hai l’egiziano chepicchia la moglie al quarto pia-no e l’amante al secondo, l’e-cuadoregna che si fa aiutaredal fratello a picchiare il ma-rito sbronzo, il marocchino chese la vede a muso duro con ilvicino di casa peruviano, i ci-nesi che rincasano alle tre delmattino e fanno tremare il pa-lazzo dallo strepito che fannovisto che sono metà di mille,più le due battone brasiliane disesso incerto che spintonanogiù per le scale i clienti, e ilbresciano che fino a poco tem-po fa minacciava di sparare atutti con il fucile da caccia, eche adesso si limita a bestem-miare l’intero bestemmiabileperché gli hanno rubato in ca-sa e non ha più il fucile. Que-ste che gridano sono donne.Una è la signora Ida, che è unpo’ il tuo angelo custode (ve-di “Odio implacabile”) e per-ciò ti affacci. In cortile ci so-no tre coinquiline che sosten-gono moralmente la quarta,che appena fuori del portone èstata scippata. «Hai sentito inche mondo viviamo? La penadi morte ci vuole, altro che leballe!» ti dice dal suo balcone

la signora Ida. Di solito ri-spondi che sei d’accordo, apatto che venga eseguita sullapubblica piazza dopo tre oredi tortura, ma oggi sei troppogiù. «Vada a sporgere denun-cia» dici alla donna, tanto perdir qualcosa. Quella ti guardacome se le avessi consigliatodi andare a prostituirsi a die-ci euro la botta. «Tanto la po-lizia non fa niente, meno ma-le che in borsa non avevo do-cumenti, mai tenere i docu-menti in borsa» enuncia, a teviene da pensare a Piazza Af-fari. «Eh in che mondo vi-viamo?» insiste da sopra la si-gnora Ida. «E’ l’ombra dellacroce: avete crocifisso VostroSignore, adesso arrangiatevi»dici, e ti ritiri. «Che altro miaspetta?» domandi a Nick; eti metti a torso nudo, bendi lemani, infili i guantoni e vaidavanti al sacco, perché inqualche modo ti dovrai sfo-gare. Picchi duro senza nean-che scaldarti. Il sacco è ap-peso al soffitto, non può an-dare al tappeto, ma se all’an-golo avesse un secondo gli fa-rebbe buttare la spugna datante ne sta prendendo.

Giovanni Chiara

L’OMBRA DELLA CROCE

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8 febbraio 2011

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Un buon riscontro per il nostro libroSTORIE INDUSTRIALI. Passato epresente nel sud est di Milano e giàproposte per nuove “storie”. Aveva-mo scritto in prefazione che questo li-bro non poteva essere una enciclope-dia, ma ci eravamo soffermati sullerealtà industriali a noi note, di cui ave-vamo conoscenza o testimonianze di-rette.Vale quindi ancora l’invito a contat-

tarci se avete storie industriali da rac-contare, magari non solo relative allanostra zona, ma anche ad altre zone.Abbiamo aperto anche un blog per ivostri commenti e interventi http://sto-rieindustriali.blogspot.com dove tro-vate un po’ di materiali.

Vi ricordiamo anche dove è possibileacquistare il libro (peccato non aver-lo!):

presso la sede di QUATTRO, a Mila-no in viale Umbria 58, ingresso su viaEnnio (meglio telefonare prima allo02 45477609); presso le seguenti librerie: Il Librac-cio, via Arconati 16; Fabio Libri, viaAnfossi 5; Nuova Scaldapensieri, viaDon Bosco/ang. Via Breno; Libreriadi quartiere, viale Piceno 1; Cento-fiori, piazza Dateo 5; Fiera del libro,corso XXII Marzo, ang. Cellini 1;

Hoepli, via Hoepli; Il Libraccio, viaS. Tecla; Libreria del Corso SanGottardo, corso San Gottardo 35;Libreria Largo Mahler, via Con-chetta 2; Cartoleria Montenero, viaBergamo 2; Libreria CLUP del Po-litecnico, via Ampère 20; presso le edicole di zona 4: via Ca-roncini 1; piazza S. Maria del Suf-fragio; via Cadore 30; piazza Insu-bria.

gennaio 2011

STORIE INDUSTRIALI, in zona 4 è quasi un best seller!

La danza come espressione artistica e musicale ma ancheespressione corporea attraverso i movimenti che si ap-prendono con la pratica di questa arte e anche contatto

con le culture dalle quali questi balli provengono. Questo ilsucco di quanto ci ha raccontato Rossella Cicero, direttrice edinsegnante di Mediterranea danza e arte che promuove dal1995 corsi dedicati a varie forme di ballo provenienti dai Pae-si del Mediterraneo.La danza qui viene intesa come forma artistica che provienedalle popolazioni che la praticano, non una mera, fredda espres-sione da accademia. E per meglio comprendere questo aspet-to artistico a margine dei corsi vengono organizzati incontrispecifici sulle culture di provenienza dei balli.

Nella sede di viale Lucania vengono insegnate danze egizianeche hanno in sé una cultura profonda nata dal mescolarsi di va-rie forme che si sono fuse, dando e ricevendo ognuna qualco-sa e creando uno stile nuovo, il baladi, che si potrebbe parago-nare al nostro soul. Oltre a queste, le danze mediorientali ara-be e beduine, quelle indiane con il loro background di culturamillenaria e per finire quelle del sud Italia, come la pizzica, o va-licando l’Atlantico il tango argentino. Tutte con un denomina-tore comune: il popolo perché da lì nascono dimostrando spon-taneità e genuinità incredibili.Rossella Cicero inizia la sua carriera negli anni ’90 con la dan-za del ventre, ma, non soddisfatta, ha fatto percorsi diversi af-finandosi grazie anche ad altre esperienze e realtà sia italianesia estere e oggi insegna danza egiziana e flamenco coadiuva-ta da altri insegnanti. Mediterranea danza e arte ritorna a pro-porsi nella nuova sede presso l’Accadueò con corsi dai princi-pianti ai livelli avanzati. Un’ultima domanda: cos’è la danza per Rossella Cicero?“Arte, il piacere, la gioia e soprattutto espressione di sé: al dilà di essere bravi o meno. Senza dimenticare che c’è sempremodo di migliorarsi e la possibilità di esprimere se stessi non so-lo a livello musicale”.Per saperne di più: www.mediterranea-danza.it; [email protected]; tel 333 6144979; viale Lucania 27

Sergio Biagini

Danza, arte, cultura

Il comitato soci Coop PiazzaLodi-Rogoredo e QUATTRO vipropongono 10 incontri tenuti dal prof. Giovanni Chiara in Bi-blioteca Calvairate, tutti i mercoledì a partire dal 16 febbraio.

Presso qualche rigattiere si può ancora trovare qualcunadelle stampe ottocentesche che mostrano intorno alla stes-sa tavola intenti a brindare Vittorio Emanuele II, Camil-

lo Benso di Cavour, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini.In realtà il “re galantuomo” detestava il proprio primo mini-stro, avrebbe volentieri visto pendere da una forca Mazzini enei confronti di Garibaldi provava solo una ingrata parvenzadi simpatia, e non è che per gli altri le cose fossero molto di-verse: Cavour arrivava a insultare il proprio re con termini sca-tologici, avrebbe volentieri appeso di persona alla forca Maz-zini e sperava che qualche pallottola gli togliesse di mezzo Ga-ribaldi, il quale ingenuamente amava il re, ma odiava Cavour ealtro non faceva che litigare con Mazzini, che di buon gradoavrebbe cancellato dal novero dei viventi gli altri tre.L’Italia è diventata nazione con queste premesse, e il fatto chela cosa sia riuscita ha del miracoloso. Quella che Voltaire de-finiva “premio al vincitore” e Lamartine “terra di morti”, nel-le contraddizioni e nel sangue ha messo insieme se stessa gra-zie a chi ha saputo dare le ali a quel sogno che né gli equivocidei politici, né la pochezza dei comandi militari hanno potutofermare. Il Risorgimento non è perciò solo un succedersi di av-venimenti bellici, ma una acquisizione di coscienza non del tut-to compiuta da collocarsi nel giusto contesto culturale e stori-co, e il corso proposto intende affrontarlo in chiave concreta,lontana dal luogo comune che ospita l’antitesi imbarazzantefra agiografia trionfalistica e negazionismo ottuso.

PROGRAMMA DEL CORSO1) Premessa: qualcuno nella “terra di morti” scopre che si puòtentare la resurrezione2) Quando si dice ’48: dalle barricate alla I Guerra di Indipen-denza3) La strada per l’Unità passa per la Crimea4) La II Guerra di Indipendenza è nata fra le lenzuola 5) Follia, poesia, equivoci, eroismo e malaffare da Quarto alVolturno6) Il Conte di Cavour cultore del dossieraggio e della porno-grafia a fini politici7) Vincere una guerra perdendo tutte le battaglie: la III Guerradi Indipendenza8) Da Roma “caput mundi” a Roma capitale”: aspettare chequalcuno le suoni ai francesi per andare a suonarle al Papa9) I nodi vengono al pettine: la questione meridionale10) L’Italia è fatta; e gli Italiani? Considerazioni finali e di-battito

IL RISORGIMENTO:fare l’Italia sperando

di riuscire a fare gli ItalianiSottotitolo mezzo pieno: Un nuovo im-portante servizio per i cittadini; sotto-titolo mezzo vuoto: Pensarci prima, no?

Nell’incontro con Andrea Mascaretti, l’assessore ciha tenuto particolarmente a illustrarci il ProgettoAmbrogio, mostrandoci anche i primi risultati dal-

la sua attivazione.Musica per le nostre orecchie perché particolarmente sen-sibili ai problemi di qualità della città, del suo decoro, del-la sua pulizia e della sua, perché no?, estetica.Partiamo dalla premessa che è esperienza abbastanza co-mune e sicuramente poco gratificante che un cittadino ve-dendo e volendo segnalare un veicolo o un oggetto ab-bandonato, una buca, un tombino otturato e così via, nonsa poi a chi rivolgersi, o non riceve risposte, o viene rin-viato da un ufficio all’altro. Anche nell’ipotesi che la se-gnalazione arrivi all’ufficio giusto, ci sono poi una seriedi operazioni (uscita sul posto, rilievi, invio al settore giu-sto, ecc..) che allungano moltissimo la risoluzione del pro-blema. Ma con Ambrogio….. Sì, perché questo progettovuole proprio essere uno strumento efficiente per risol-vere questi problemi di manutenzione e decoro, essendoun canale di comunicazione efficace per il controllo e lagestione delle segnalazioni, che garantisce rapidità nellatrasmissione della segnalazione a chi spetta la risoluzio-ne del problema, e un feedback trasparente e tempestivo peril cittadino.In che modo? I Vigili di quartiere e le pattuglie sono sta-ti dotati di un palmare e durante l’usuale attività di presi-dio del territorio sono stati messi in grado di rilevare leproblematiche sul territorio. Una volta effettuata la rile-vazione l’evento può essere inoltrato, in tempo reale inautomatico, al soggetto che dovrà prendere in carico ilproblema, siano essi settori comunali o le società parteci-pate (AMSA per esempio).Dopo una prima sperimentazione in zona 4 (da luglio2008), da novembre 2009 il progetto è stato esteso a tuttala città, con 142 palmari attivi. Un piccolo presidio atti-vato presso l’Area pianificazione si occupa poi monitora-re e presidiare il corretto funzionamento del sistema.Oltre ai vigili di quartiere (Segnalatori Istituzionali) il Pi-lota è stato progressivamente ‘aperto’ ad altre fonti di se-gnalazione e zone della città: eventi provenienti dalla ras-segna stampa e dal Gabinetto del Sindaco; segnalazionidi degrado provenienti dai cittadini all’interno del Pro-getto InfoMILANO; il Servizio reclami.A fine 2010, risulta che sono state raccolte e gestite più di10.000 segnalazioni, che hanno riguardato (in ordine de-crescente): segnaletica verticale, veicoli abbandonati, og-getti abbandonati, buche, tombini, segnaletica orizzonta-le, pavimentazione, avvallamenti, cordoli e sporco. Per lazona 4, in particolare, si sono avute 2754 segnalazioni.Il Progetto Ambrogio è in evoluzione e in sviluppo sia perestendere le fonti di segnalazione, sia per integrarsi congli strumenti di programmazione per i reparti strade e se-gnaletica.Allora: mezzo pieno o mezzo vuoto? In entrambi i casi,vogliamo che si riempia…

S.A.

Progetto Ambrogio

Associazione Tempo Libero COMITATO SOCI DI ZONAMILANO ROGOREDO - P.ZZA LODI

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Ancora sulla culturaSuccede spesso, al terminedelle lezioni, dopo aver co-niugato verbi, inventato deci-ne di esempi di parole con ci,chi o gn e costruito frasi nellagiusta struttura logica, di fer-marsi a parlare con gli allievidella Scuola popolare delle lo-ro aspettative, delle speranzee delle paure. Molte sono sto-rie di speranze deluse o di in-tegrazioni difficili, di barriereculturali ed etniche alzate co-me dighe per marcare i confi-ni e per difendere i privilegidei residenti. Frequentementevittime di una visione della“appartenenza” che umilia lapersona e le iniziative perso-nali.E’ una situazione, quella degliimmigrati, che spesso è con-seguenza delle nostre insicu-rezze e delle nostre paure edella visione che si vuole da-re della cultura come una real-tà “compatta”, omogenea, sucui innestare gli elementi iden-titari di intere collettività. Im-mobile come un sasso, semprepronto per essere scagliatocontro gli “altri” e molto spes-so inventata. In realtà culturae identità differenti costitui-scono aree di scambio dovedei “noi” particolari vivono ac-canto a dei “loro” altrettantoparticolari, ciascuno con unafaccia ed una storia. E al cam-biare della storia cambiano esi-genze ed abitudini. E’ un po’ quello che si ricavaleggendo le testimonianze rac-colte nella rubrica “dove ero,dove sono”, in cui viene rac-contato con la voce dei prota-gonisti come sono cambiate, ese sono cambiate, abitudini eusi dopo la migrazione a Mi-lano. Voi dite che usi e abitu-dini non sono “cultura”? Sen-tite cosa ha detto la scrittricecaraibica Jamaica Kincaid nelsuo libro “Un posto piccolo”(Adelphi, Milano, 2000) rife-rendosi alle vicende di Anti-gua, suo paese natale: ”Neipaesi privi di cultura o timo-rosi di non averne c’è un mi-nistro della cultura. E comun-que cosa è la cultura? In certiposti è il modo in cui si suo-nano i tamburi, in altri è comeci si comporta in pubblico, ein altri ancora è soltanto il mo-do in cui si cucina. Che cosa

c’è dunque da conservare inqueste cose? non è forse veroche la gente se le inventa stra-da facendo, se le inventa viavia che ne ha bisogno?”Dobbiamo pensare le culturenon come proprietà dei grup-pi, ma come insieme flessibiledi risorse per l’azione, e il con-fronto tra culture come delleopportunità per aumentare lepossibilità di scelta. E alla fi-ne riusciremo a vedere cosenuove, fatte da persone di tra-dizione diversa che cooperanonel lavoro, nelle famiglie, nel-la scuola, nell’uso del territorioe che non sarebbero mai statefatte se non ci fosse stato lo sti-molo costituito “dall’altro”. Equesto non corrisponde forsealla storia dell’evoluzione del-l’uomo?

Antonio Zaopo

Dove ero, dove sonoTutti abbiamo avuto nostalgiadi un buon piatto di spaghetti,dopo qualche giorno di per-manenza in un paese estero. Odi un caffè espresso. Ci sono

pochi elementi, come il cibo,caratterizzanti di un luogo,paese o regione. Ne sono te-stimoni i numerosi ristorantietnici sparsi in ogni città, la cu-cina regionale e i numerosi

punti vendita di prodotti tipicidi una zona d’Italia o di unaregione del Mondo.Cosa succede e come si modi-ficano le abitudini alimentari,quando una persona migra inun altro continente o in un al-tro paese? E’ quello che ab-biamo cercato di scoprire conl’aiuto degli allievi della Scuo-la popolare.

Dove ero Mi chiamo LiuYan Yan e so-no cinese. Cucina cinese è inogni luogo del mondo. Si tro-va ristorante cinese in ognipaese, anzi in ogni città. Tan-ta gente che conosco io piacecucina cinese. Hanno detto ipiatti preferiti di cucina cine-se: riso Guangdongnese, in-voltino primavera, natra Bei-jingnese, spaghetti di soya, tut-ti buonissimi. Mi sento comea casa. Ma il piatto tipico del mio pae-se è i ravioli. E’ un piatto che

facciamo in tutte le parti dellaCina, anche se siamo molto di-versi tra nord e sud Cina.Cosa più importante è man-giamo ravioli quando faccia-mo la più grande festa per noi:capodanno cinese. C’è tantimodi di ravioli, ma la base èsempre la stessa, una sottile

focaccia rotonda fatta con pa-sta. Poi mettere ripieno e chiu-dere con mani. Si cucina ra-violi con acqua bollente oppu-re senza acqua mettere solo unpo’ di olio. Fai come vuoi mabuoni lo stesso.

Mi chiamo Taufik, sono natoin Marocco. Il piatto tipico del-la mia città è il tagin. E’ un piat-to conosciuto in tutto il paese.La seconda cosa tipica ma so-lo nella mia città dove sono na-to si chiama madfun e si fa confarina, aqua, sale. pepe, cipol-la pezzi di carne, pezzi di frut-ta secca e altre cose e si mettea cuocere in forno a legna e simangia a pezzi con couscous

Mi chiamo Jessica e sono na-ta in Sierra Leone. Uno deipiatti tipici della zona dove so-no nata è il FuFu che si man-gia con sughi diversi. Questocibo si cucina con manioca che

si trova sotto terra nei campi.La preparazione della manio-ca è un po’ complicata e lun-ga, ma il risultato è buonissi-mo e si mangia con diversi su-ghi (okra, foglie di manioca,foglie di patata, sugo di carnecon peperoncino e altre spe-zie). Si mangia anche con ri-so, un piatto tipico e un ciboper tutti.

Dove sonoMi chiamo Sabrina, ho 19 an-ni e sono nata nel Salvador.Sono a Milano da 10 mesi.Quando sono arrivata non vo-levo mangiare niente e tutto misembrava strano, i formaggi,le patate e pure il riso: Anco-ra mi sembra strano, ma ades-

so mi sono abituata e mi pia-ce quasi tutto. Sapete che tuttele persone sono diverse e chein ogni città e paese ci sono deipiatti tipici, fatti semplice-mente a casa nostra con un sa-pore unico e squisito.

Mi chiamo Miriam Araoz esono nata a Hvacayo, una cit-tà del centro del Perù. Uno dei

piatti tipici della zona dove so-no nata è “le patate alla oco-pa”. Quando inizio a cucinareil piatto tipico della mia re-

gione me viene en mente im-mediatamente il ricordo deimiei genitori, l’amore alla miapatria. Difficilmente riesco afare questo piatto dove sono.Per farlo devo realizzare unacucina rustica per primo. Simettono delle pietre per terralasciando il vuoto in mezzo. Simette della legna e si accendeil fuoco. Sopra il fuoco si met-te una grande pentola di terracotta.Nella pentola si mette acqua epatate intere con la buccia. A

parte si devono macinare lefoglie di una pianta aromati-ca che se chiama huacatay,

formaggio, pane gratuggiato,olio, sale (in un pestello). Que-sta salsa serve per condire lepatate che dopo cotte e sbuc-ciate vengono messe in unpiatto. Ognuno prende la pa-tata e la condisce come vuolecon la salsa.

Natale a San Juan NonualcoIl Natale è una festa religiosain cui si festeggia la nascita diGesù Bambino, in ogni ango-lo del mondo questa festa si fe-steggia in modi diversi. Nelmio piccolo paesino di SanJuan Nonualco, (La Paz, pro-vincia di El Salvador), peresempio l’atmosfera Nataliziainizia molto prima del mesedi dicembre, da una parte conla fine dell’anno scolastico ibambini, ragazzi, mamme,maestre ecc.. iniziano a fe-steggiare le vacanze, dall’altraparte si sentono nelle case diogni famiglia le canzoni na-talizie tradizionale trasmessedalle radio. Essendo un paesereligioso la maggior parte del-

le famiglie inizia prima di di-cembre a fare il presepe e l’al-bero di Natale, due elementifondamentali che non devonomancare mai nelle famigliesalvadoregne per le feste na-talizie, si inizia prima a co-struirli perché ci vuole deltempo e lavoro. Per tradizio-ne il presepe deve essere fat-to da piccole statuette di ter-racotta elaborati a mano ognu-na con il loro costumi e at-trezzi da lavoro o accessori cheservono per identificarle, lastatuetta di Gesù Bambino,Maria e Giuseppe e i re Magidevono essere più grande ri-spetto alle altre, nel presepetrovano posto anche vari tipidi animali, ma la particolaritàdel nostro presepe sta nella

presenza della statuetta delDiavolo (vestito di rosso) e laSiguanaba (cioè una sorta distrega). In Salvador il 24 didicembre si festeggia la Vigiliae il Natale, nelle nostre tavoleper tradizione si mangia i pa-nini ripieni con pollo, insala-ta, verdura e maionese e (losTamales) involtini fatti di fa-rina di mais ripieni di carne.Sempre per tradizione il gior-no di Natale si deve indossaredei vestiti nuovi, una tradizio-ne rispettata dal più piccolo alpiù grande. Alle nove di seradel 24 dicembre fino a pochiminuti prima di mezzanotte lefamiglie partecipano alla mes-sa religiosa. Quando arrivamezzanotte tutti festeggianonelle piccole vie di San Juancon i petardi e fuochi d’artifi-cio, dopo di che si va a ballarenel centro della città, ma que-sto evento è organizzato dalComune di San Juan Nonual-co. Il 25 dicembre cioè il gior-no di Natale in Italia, per noiè un giorno normale come tut-ti gli altri.

Margarita

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Concludiamo la ricerca dell’eccellenza nelle Scuole Medie con le scuole paritarie di zona 4

L’Istituto è di proprietàdella congregazione“Suore Mantellate

Serve di Maria” che lo gesti-scono, ed ha la sua sede in unbell’edificio solido in via Gior-gio Vasari al 16, tra la ClinicaSan Carlo e il Teatro FrancoParenti.Ora è una bella zona, bei con-domini, livello socioeconomi-co medio alto, molto milane-se, molti happy hours.Ma non è sempre stato così.Come leggiamo nell’opusco-lo illustrativodella Scuola ecome ci confer-ma la Dirigentescolastica, dot-toressa Petrosi-no, la scuola na-sce nel 1896quando le Suoresu invito del-l’Arcivescovo diMilano, Cardi-nal Ferrari,aprono un orato-rio femminileper le giovaniche imparanocucito e musicain un quartiere fuori le mura,dove non ci sono istituzionidedite all’educazione dei gio-vani.Segue poi un orfanotrofio peri casi più pietosi e poi nel 1899una scuola per l’infanzia equindi l’apertura della scuolaelementare.Ora l’Istituto si rivolge ai bam-bini del nido, dell’asilo, delleelementari e delle medie.All’entrata siamo accolti dauna suora che ci dà le indica-zioni per raggiungere l’ufficiodella preside. Ormai non ci so-no più religiose nel corpo do-cente, l’ultima è stata SuorEmanuela che insegnava ita-liano. Ora le suore rimaste sioccupano di mansioni che ri-guardano l’organizzazionescolastica.La scuola Media dispone di 11docenti e 5 ausiliari per 57 stu-denti; inoltre può contare suconsulenti esterni tra cui unmedico, psicologi e collabo-razioni con l’Istituto La Casae Cospes.La definizione “paritario”, enon “privato”, mi raccoman-do, come mi è stato precisatodai presidi, stabilisce che que-sti Istituti seguano le direttiveministeriali per quanto riguar-da la didattica, ma lascia loroampia facoltà nella gestione

dell’aspetto educativo.Questa è una Scuola cristianacattolica, molto attenta ai te-mi che la Diocesi proponeogni anno alla comunità deifedeli.“Quest’anno, come ci dice ladottoressa Petrosino, il temaproposto è la santità e noi del-le Mantellate abbiamo decisodi declinare questo tema nelsenso della giustizia. Vale a di-re che cerchiamo di spiegareai ragazzi che amare Dio si-gnifica servire l’uomo e inse-

rire nell’insegnamento unosguardo più ampio al socialee all’ambiente, con una edu-cazione all’accoglienza e unamaggiore attenzione verso ipiù deboli che avvicina sia al-la giustizia che alla santità”.C’è molta attenzione da partedella direzione didattica aigrandi temi dei nostri giorni:l’accoglienza, la diversità,l’aiuto psicologico.E non è così scontato che unIstituto cattolico si impegnisenza pregiudizi su temi chemolto spesso vengono consi-derati laici, come la propostadi uno sportello d’ascolto gra-tuito gestito da insegnanti disostegno/psicologi destinatoai ragazzi ma anche ai docen-ti e ai genitori.A proposito dei genitori, inquesto Istituto la loro parteci-pazione è molto attiva, dallaorganizzazione degli open day,alla presenza nelle commis-sioni, alle attività sportive, al-la stesura dei POF.Ma quali sono i motivi per cuii genitori iscrivono i loro fi-gli ad un Istituto paritario dimatrice religiosa? Qui, alleMantellate, almeno tre sono lemotivazioni principali: esserecredenti, essere affezionati al-la scuola che ha accolto i lorofigli dal nido, paura del bulli-

smo e poi la possibilità di con-tare su una struttura scolasti-ca compatibile con i loro tem-pi.Certo la Scuola può non esse-re alla portata di tutte le fami-glie anche se i contributi ver-sati, buono pasto esclusi, pos-sono godere del beneficio del-la dote scuola erogato alle fa-miglie dalla Regione Lombar-dia come sostegno ed aiuto al-la libertà di scegliere e fre-quentare una scuola paritaria.Inoltre vi sono alunni, appar-

tenenti a fami-glie indigenti,che vengonoaccolti gratuita-mente. E qui sipotrebbero apri-re dibattiti poli-tici e sociologi-ci, anche moltoaccesi, ma nonlo faremo.Se volete, inve-ce, trovare tuttele informazioniutili andate suw w w. s u o r e -mantellate.orgSecondo quan-

to ci dice la Preside, il pro-getto che meglio riassume lecaratteristiche sia didatticheche educative della Scuola è“Milano da sballo” gestito dalprofessor Beretta e dall’inse-gnante di sostegno professo-ressa Garofalo. Il progettoanalizza la situazione della no-stra città sotto gli aspetti deldisagio giovanile, dei bisognisia pratici che spirituali, la ri-cerca di valori religiosi e so-ciali; attraverso dei sottopro-getti di musica, fotografia,uscite sul territorio ecc. checoinvolgono i ragazzi su temia loro familiari, si tende a gui-darli nella giusta percezione divalori cristiani e sociali che lifacciano crescere superandol’individualismo.La caratteristica più significa-tiva del processo didattico del-la Scuola è dunque l’unionetra attività curriculari e meto-di educativi che tengano con-to della matrice religiosa. L’impressione che ne ho rice-vuto è che “Le Mantellate”siano riuscite dal lontano 1896a mantenersi al passo coi tem-pi, rinnovandosi ma mante-nendo rigore e coerenza con iloro principi fondatori.Auguriamo loro buon prose-guimento.

Francesco Tosi

L’Istituto San Vincen-zo di via Boncompa-gni è stato inaugura-

to nel 1957 dalle Figlie dellaCarità di San Vincenzo dePaoli. La sua missione eraquella di accogliere e accom-pagnare nella loro crescita ibambini e i giovani della pe-riferia sud di Milano che sistava rapidamente popolandograzie all’immigrazione ope-raia di quegli anni. La scuola,dedicata a Maria Regina Mun-di, cresce ed ottiene dallo Sta-to il riconoscimento di parità.Nel 2007 la gestione dellaScuola è assunta da una co-operativa di genitori che la sot-trae a un periodo di difficoltàorganizzative e, grazie al loroimpegno e ad una comunepassione educativa, ridà allaScuola l’immagine di effi-cienza che le è propria.Come ci dice la Preside dellaMedia, dottoressa FiorenzaPolledri che ci ha accolto, laScuola è parte integrante diuna rete di Istituti associati al-la”CDO Scuola” e in partico-lare collabora con la scuola“Maria Consolatrice” di vialeCorsica. Nel complesso scolastico han-no sede oltre alla Media,il Nido, l’Asilo, la Pri-maria, il Liceo linguisti-co e l’Istituto TecnicoEconomico-Giuridico.Gli studenti sono 161, idocenti 19, nessun reli-gioso, 8 gli ausiliari e 4i consulenti esterni. Il li-vello dell’utenza è mol-to diversificato, comedel resto quello degliabitanti della zona Cor-vetto e, come ci dice laPreside, molti genitori,pur con qualche diffi-coltà economica, iscri-vono i propri figli grazieanche ai contributi re-gionali della Dote Scuo-la che prevede, tra l’al-tro, un rimborso pari acirca il 25% delle spesesostenute per l’istruzio-ne, oltre a un sostegnoeconomico rivolto agli studentidiversamente abili e agli alun-ni meno abbienti, che fre-quentano le scuole statali o pa-ritarie.Per l’esercizio 2011 la Regio-ne Lombardia ha messo a bi-lancio 51milioni e ottocento-mila euro di cui beneficeran-no circa 65.000 studenti. Ov-viamente ci sono discussioni

molto accese e le due fazionisi scontrano su due temi inparticolare: per gli uni il si-stema di erogazione dei con-tributi ogni anno in aumentonon tiene conto dello stato pa-trimoniale dei richiedenti, pergli altri l’incremento del fon-do significa aumento del nu-mero degli iscritti e quindi ap-prezzamento da parte dell’u-tenza per le scuole paritarie.Ma al di là delle ideologie,perché scegliere una Scuolaparitaria cattolica? L’elemento che, a detta dellaScuola, più di ogni altro fa ladifferenza tra la statale e la pa-ritaria è l’unitarietà e la chia-rezza della proposta educati-va-didattica che fonde la ma-trice cristiano cattolica con iprogrammi curricolari.Secondo la professoressa Pol-ledri, gentile e disponibile:”Elemento di eccellenza dellaScuola è il lavoro collegialedegli insegnanti e la condivi-sione dell’impegno educativonei confronti di ciascun alun-no”. La collaborazione con igenitori è molto buona sia perquanto riguarda la partecipa-zione ai momenti istituziona-li come assemblee di classe,

colloqui con insegnanti, feste erappresentazioni, sia per pro-poste educative, culturali esportive. Per le uscite, invece,che sono considerate dallascuola veri e propri laborato-ri esterni nell’ambito del pro-getto educativo globale, si pre-ferisce lasciare agli insegnan-ti il ruolo primario che a lorospetta.

La dottoressa Polledri mi hafatto da guida alla visita dellaScuola mostrandomi i labora-tori, le palestre, la mensa, l’in-fermeria che sono ubicati inspazi ampi, ben articolati, lu-minosi, accoglienti e funzio-nali. E’ interessante notare che,pur essendo separati, i vari li-velli scolastici danno un sen-so di continuità anche spazia-le: dal fervore creativo dei pic-coli dell’asilo, alla compo-stezza operativa dei ragazzidelle superiori.La Scuola è molto attenta nelproporre attività che non sia-no fini a se stesse ma che ri-entrino nel processo di forma-zione dell’individuo, valoriz-zandone le inclinazioni posi-tive, nel rispetto della comu-nità. I laboratori di musica,teatrale, sportivo, gli incontri,anche con esperti esterni, suaffettività e accoglimento so-no parte integrante di questosistema e portano lo studenteal confronto spingendolo a fa-re domande che diventano aloro volta motivi di riflessio-ne per il gruppo.Mi hanno colpito la presenzanei corridori di piccoli divani,sedie colorate, poltroncine in

cui gli studenti posso-no, nelle ore libere, so-stare per leggere. Que-sti spazi liberi fannoparte del “Progetto Let-tura“ che coinvolge in-segnanti, allievi e la bi-blioteca scolastica eche ha l’obiettivo me-ritevole di abituare al-la lettura, che a suavolta diventa elementodidattico attivo.I servizi che la Scuolaeroga hanno dei costi,ma i ritorni, anche daun punto di vista didat-tico, ci sono e la pro-fessoressa mi mostracon soddisfazione i ri-sultati dei test INVAL-SI per l’anno2009/2010 che dimo-strano come nei modu-li di matematica, con

un punteggio complessivo di70,3 e di italiano con 60,9 ilvalore medio ottenuto dallaScuola sia stato superiore aquello nazionale.Per avere informazioni piùdettagliate sull’Istituto SanVincenzo: www.scuolaregina-mundi.it Buon lavoro!

F.T.

Istituto San Vincenzo Scuole Regina Mundi

La scuola dell’ascoltoIstituto Comprensivo Paritario “Suore Mantellate”

La scuola del “ben-essere”

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8 gennaio 2011

L’isola di QUATTROA cura della Redazione giovani - Per raccontare la vostra storia giovane, [email protected]

Quando si parla di sarti vengono in mente me-stieri ormai estinti, legati ad altre generazioni,ad altri tempi… Ma è davvero così? Non esi-stono più sarti? L’esperienza e la testimonianzadi due fanciulle della zona sembrano smentire

questa tendenza comune. Questo mese abbiamoincontrato per voi Irene Urio, impegnata in unapiccola sartoria nella zona sud di Milano e Ra-chele Rossi che si interessa della creazione diabiti di scena in piccoli teatri e del recupero e

rammendo di vestiti inutilizzati. Alle loro spallehanno esperienze differenti ma tutte hanno por-tato verso un fine comune. Varcate le fatidichesoglie del Duemila, queste ragazze - e come lo-ro tante altre - continuano per mestiere un’arte

ormai antica. Siamo andati ad incontrarle pervoi. Ecco qui una intervista ed un articolo percapire, attraverso le loro parole, cosa significaessere giovani sarte oggi…Buona lettura!

Luca Cecchelli e Irene De Luca

Non è facile che i giovani siavvicinino ai mestieri "diuna volta". Non si sente tut-ti i giorni che una ragazzavoglia fare la sarta, come tiè venuta questa idea? La sartoria è sempre statauna tua passione o l'hai sco-perta da poco?Manualità e crea-tività sono statedue grandi passio-ni coltivate, che ioricordi, da sempre.Anche se la possi-bilità di procederein un percorsoprofessionalizzan-te di sartoria è ar-rivata un po' pervie traverse e pertentativi. Per i gio-vani che voglionoaffacciarsi a que-sto mondo la stra-da non è facile, icanali informativisono scadenti e sitrovano alcunicorsi poco seri.Quello della sartaviene classificatotra i lavori chenessuno più vuolefare. Fortunata-mente ho cono-sciuto molta genteche, come me,non la pensa così e che ritro-va in questo mestiere la grati-ficazione del tempo e la fati-ca spesi per fare bene una co-sa. Essere sarti rappresenta lagiusta mediazione tra rigore efantasia. In fondo ho sempresaputo di voler fare questo me-stiere!

Questo è un mestiere antico.Come riesce a stare al passo

coi tempi ed essere sempreattuale? Si modernizza? In realtà chi accoglie questotipo di professione ha una bat-tuta d'arresto nei confronti del-la modernità frenetica che pre-tende tutto e subito. Invece noigiovani artigiani ci lasciamo

persuadere dall'antico tarlo cheimpone pazienza, concentra-zione e gran dispendio di tem-po per far bene un lavoro. Nonsi nega però che dal punto divista pratico la tecnologia ab-bia semplificato alcuni pas-saggi del lavoro, creando mac-chine sempre più efficienti epermettendo la realizzazionedi nuovi materiali tessili. Poiogni sarto mette il proprio

estro, svec-chiando e rein-terpretando i di-versi capi d'ab-bigliamento.

Come si impa-ra questo lavo-ro? Parlaci unpo' del tuopercorso.Studio da dueanni a bottegapresso una pic-cola sartorianella zona suddi Milano. Maprima di appro-dare in "quest'i-sola felice" piùdi un tentativo èandato a vuoto.Dal design al-l 'agricoltura,passando ancheper un bellissi-mo e folle cor-so di arazzi etappeti, ho pro-vato ad affinarela mira e a capi-

re cosa voglio. Bisogna pro-vare, non aver paura di sba-gliare, ipotecare del tempo peruna scelta sicura (purché que-sto tempo non sia infinito). Inquesto modo ho trovato la miastrada. Conto di finire il miopercorso formativo tra un an-

no.

Nel pratico cosafai? Come si creaqualcosa parten-do dal niente?La soddisfazionepiù grande in que-sto lavoro pensosia vedere il pro-dotto interamenterealizzato con leproprie mani par-tendo dal nulla.Nel pratico si par-te da un disegnotecnico che seguele geometrie delcorpo, chiamatocartamodello, cheviene poi riprodot-to su stoffa.Quest'ultima verràtagliata secondo ildisegno dopodichénon resta che met-tere insieme tutti ipezzi. Il tempo el'esperienza fannoil resto.

C'è un capo di abbigliamen-to che ti piace fare più di al-tri? Immagino valga un po' per tut-ti, per me va a periodi (propriocome per Picasso nel suo pe-riodo blu). In questo momen-to mi diverto a confezionarepantaloni di ogni tipo. Ma do-mani chissà...

Che piega vorresti dare altuo lavoro? Sarebbe bello e divertente rea-lizzare abiti su misura, ognu-no diverso dall'altro, secondole esigenze del cliente.Anche se il vero desiderio èquello di lanciare una linead'abiti personale, alla quale stolavorando ormai da tempo eche a breve dovrebbe prende-re forma. Il nome è Trame,proprio come l'unità fonda-mentale dei tessuti e come l'in-tricata rete di relazioni che tut-ti noi ci portiamo addosso.

Che lavoro vorresti fare dagrande? Da piccola mi fecero questadomanda e dissi: "la sarta!",ora con più lucidità rispondo"l'astronauta".

Per contattare Irene per faredue chiacchiere sul suo per-corso o per un vestito su mi-sura per un'occasione specia-le, potete scriverle all'indirizzoe-mail [email protected].

Sara Capardoni

La storia professionale di Ra-chele Rossi affonda le sue ra-dici nell’infanzia, quando dabambina osservava con mera-viglia la nonna creare per leivestiti unici, guidata dalla lorofantasia: «Io disegnavo - rac-conta - lei realizzava i vesti-ti».Crescendo ha mantenuto que-sto legame con la sartoria e siè fatta regalare una piccolamacchina da cucire; per alcu-ni anni le sue creazioni sonostate il frutto di tentativi, finoa quando ha concluso gli studisuperiori e ha deciso di daredelle basi professionali alla suapassione.Ha superato la difficile sele-zione all’Accademia Teatro al-la Scala per il corso Sartoriaper lo spettacolo, una scuola-laboratorio dove ogni annovengono ammessi solo 16 deicirca 200 candidati. Questa esperienza l’ha cata-pultata nel mondo del lavoro,infatti «la scuola ti mette su-bito a confronto con un mondocomplicato ed esigente e conla necessità di rispettare dellescadenze». Gli apprendisti la-vorano ai costumi che an-dranno in scena e devonoquindi confrontarsi con im-portanti responsabilità.Durante l’anno di corso ha la-vorato sia nel ruolo “sarta dipalco”, che prevede interven-ti di riparazione sugli abiti maanche assistenza agli attori chedevono indossare vestiti spes-so molto impegnativi, sia co-me sarta di laboratorio (in set-tori quali camiceria, modiste-ria, cappelleria) talvolta a ca-tena di montaggio e altre vol-te in modo più autonomo. Hainiziato a ricoprire questi ruo-li al Teatro alla Scala per poicontinuare la sua esperienzapresso il Teatro Sociale di Co-mo. Il confronto tra due realtà mol-to diverse l’ha portata a prefe-rire i teatri più piccoli, dove sipuò seguire il completo pro-cesso di creazione di un abito:

«in sartoria eravamo in 3 e silavorava a contatto diretto conla costumista, dalla presenta-zione dei bozzetti, dalla scel-ta delle stoffe e dalla creazio-ne del cartamodello, fino allarealizzazione dell’abito e allasua rifinitura».Da alcuni anni Rachelepartecipa inoltre al proget-to Serpica Naro, brandcreato da sarti e stilistiche si sono uniti persfidare il circuitoinaccess ib i l edell’alta moda.«Questo grup-po - racconta- sta amplian-do i propriorizzonti, propo-nendo fiere di mo-da etica e alternati-va, sfilate e corsidurante i quali ipartecipanti ven-gono guidatinella realizza-zione di unprodotto disartoria. Ciòpermette di farriavvicinare le persone aquest’arte ormai dimenticata,grazie a un confronto direttocon quello che si nascondedietro la creazione di un ca-po».Una delle strade che Rache-le sta seguendo è il recuperodi vestiti inutilizzati: ha da-to vita a camicette da donnache hanno riscosso un enor-me successo tra le sue ami-che (e non solo) partendo daalcune camicie dismesse delpadre. Parallelamente a que-sto percorso, porta avanti unacollezione di acces-sori moda, princi-palmente borse,della quale cu-ra l’intero ci-clo produt-tivo. Sfor-t u n a t a -m e n t eM i l a n onon offre

spazio ai giovani artigiani: nonsi possono esporre i propri ar-ticoli in occasione di fiere emercatini se non si dispone diPartita Iva, e questo purtrop-po è un ostacolo insormonta-bile per un artigiano che hauna produzione limitata.

Ora Rachele, mentre segueil corso di Beni culturali-in-

dirizzo Spettacolo percompletare la propria

formazione cul-turale e artisti-ca, porta avan-ti la collabora-zione con ilTeatro Socialedi Como e sod-

disfa le richiestedegli amici che si

rivolgono a leiquando desiderano

un oggetto unico.Inoltre è all’o-

pera con unacollezione diabiti e acces-sori che lan-cerà sulportale di

vendite on-linewww.etzy.com (ancora po-co noto in Italia ma moltoconosciuto nel resto delmondo) che offre una ve-trina agli artigiani e si oc-cupa degli aspetti buro-cratici e retributivi in cam-bio di una percentuale sul-le vendite. Per concludereecco un pensiero di questagiovane artigiana: «Trattola moda in modo diverso,più indipendente e più eti-co: ci credo, la rispetto etrovo che non debba esse-re quello che ti voglionoimporre ma quello che tu

scegli».Silvia Pusceddu

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La Fondazione Giorgio Gaber hafatto centro: la “lezione d’artista”di Paolo Bonolis, organizzata si-nergicamente con Sinistra Demo-cratica, è stato un evento ripresoda tutti i principali organi di stam-pa nazionali, telegiornali compre-si; e, ovviamente, eravamo presentianche noi con le nostre domande. Il16 dicembre, in un’Aula Ma-gna gremita come non mai,Bonolis ha risposto istrioni-camente a domande di stu-denti e giornalisti su svariatiargomenti: dall’insegnamen-to del grande artista mene-ghino al futuro della televi-sione in Italia, dalle sue ori-gini milanesi alle invadenzedella politica nel mondo del-la comunicazione. Tanta car-ne al fuoco, insomma, bencondita dalla proverbiale iro-nia che lo ha reso uno dei per-sonaggi più noti e apprezzatidal grande pubblico. Abbia-mo selezionato alcune dellerisposte più originali fornite-ci durante l’incontro, mode-rato con sapienza dal compe-tente critico televisivo Mas-simo Bernardini.

Paolo Bonolis, quanto è im-portante la leggerezza in te-levisione?La leggerezza fine a se stes-sa è inutile e talvolta sgradevole,perché può somigliare a un elefanteche entra in un negozio di cristalli.Esiste la leggerezza e poi c’è l’in-differenza; a volte le cose vengo-no confuse. Quella che mi piacefare è la leggerezza pensosa di Ga-ber, che aiuta a far passare i mes-saggi e a entrare con educazionenella profondità e nella densità deifatti. La vita è uno stato mentale,si diceva in Oltre il Giardino, e iopenso che il quotidiano possa ser-vire anche a far riflettere, purché

mediato con opportuna sensibilità.

La leggerezza aiuta a volare?Dovrebbe, oggi però lo facciamocon difficoltà. Credo che noi ab-biamo smesso di volare con i no-stri sogni, quando abbiamo smessodi domandarci cosa è giusto e cosaè sbagliato per scegliere una stra-

da; prediligendo invece cosa è piùconveniente. L’idea della conve-nienza, che è stato poi il grandemessaggio sinistro degli anni ’80,è quello che ha radicalmente cam-biato il nostro Paese perché ha ti-rato fuori il lato negativo dell’ita-liano, che è poco guerriero Achil-le e più Ulisse, un eroe furbo chenon combatte ma risolve i proble-mi con l’inganno. Ciò che è con-veniente ha un lasso temporale bre-vissimo per potersi realizzare: ciòche conviene oggi, domani già non

conviene più. La leggerezza nonconviene, ma aiuta l’anima a sce-gliere cosa gli appartiene davvero.E per fare bene un lavoro o qua-lunque altra cosa, bisogna farequello che ci corrisponde.

Alcuni la considerano uno deglieredi della grande tradizione ar-

tistica romana, qual è il suorapporto con Milano?La cosa mi fa molto piacere,ovviamente, ma sono un mistodi tanti influssi culturali diffe-renti: mia madre era salernita-na, mio padre milanese di Pero,la mia prima moglie era ame-ricana. Mi piace pensare chetutti abbiano contribuito ad ar-ricchire il mio bagaglio artisti-co e umano. I romani sono unpopolo straordinario, ma i veriromani derivano da Rugantino;e talvolta sono anche irrive-renti, per quanto sanno essereribelli. Le faccio un esempio:andando al lavoro passo spessoda una strada, la Colombo, fre-quentemente ingolfata dal traf-fico e per questo apprezzata daiwriter metropolitani. Una vol-ta una femminista ha scritto suun muro: Lo sperma c’inqui-na! Giorni dopo, ripassandodalla stessa strada, qualcun al-tro aveva aggiunto: Il cazzotombola! Capisce che il solo

pensiero di comprare uno spray,fermare la macchina e aggiungerela frase presuppone un modo di es-sere profondamente libero. A mepiacciono i romani, ma non so sene sono il degno erede culturale.

Cosa le piace di Milano, invece?Mio padre era di Pero, periferia la-voratrice di Milano, ma mi ha fat-to amare anche palazzi e luoghisconosciuti ai più: dalle case pro-spicienti i Navigli alle perle na-scoste nei vari parchi, come la Pa-

lazzina Liberty di Largo Marinaid’Italia. E poi mi piace l’Inter, ov-viamente. Se sono interista, il me-rito è di papà.

Del mondo della televisione cosale piace?Mi piacciono le persone serie, chelavorano con dedizione e onestàintellettuale, come Maria De Fi-lippi, che viene attaccata perché hauna voce roca che ricorda SandroCiotti, ma ha una sensibilità straor-dinaria e una bellezza particolareanche se non riesce a farlo emer-gere dalla televisione che fa, chenon sempre le fa onore. Maria sascrivere molto bene la televisione,non è una showgirl; è una costrut-trice di programmi e cerca di nonandare oltre le sue possibilità. Ap-pare androgina e dura, ma quandovenne ospite da me a Sanremo eratimida come una bambina biso-gnosa di protezione.

E cosa non le piace della televi-sione?L’invadenza della politica nei pa-linsesti e la ricerca della conve-nienza di cui parlavo prima. VieniVia Con Me ha fatto ascolti recordrecentemente, eppure non mi ri-sulta che abbia ricevuto elogi daidirigenti Rai. Anzi. Questo è suc-cesso perché quei dirigenti sonopiù politici che preoccupati di fa-re buona televisione. Quando ven-ne ospite Roberto Benigni a Il Sen-so della Vita fece uno show ecce-zionale durante la sua intervista fo-tografica, ma Mediaset mi conces-se di mandarlo in onda solo alledue di notte; e non lo vide quasinessuno: è un peccato che succe-da questo. Un’occasione persa dilibertà intellettuale, che invece Ga-ber rivendicava a gran voce. Co-me anche Voltaire.

Alberto Tufano

Paolo Bonolis rende omaggio alla leggerezza di Gaberdi fronte agli studenti della Statale

IL TEATRODI GIANNI E COSETTA COLLATeatro della 14° - via Oglio 18 – tel 02 55211300

fino a domenica 23 gennaio PETER PAN di James Mathhew Barrieda venerdì 28 gennaio a domenica 13 febbraio LE AVVENTURE DI ALICE NEL PAESE DEL-LE MERAVIGLIEdi Lewis CarrollScolastiche ore 10 - sabato e domenica ore 16.00

COMPAGNIA TEATRALE SENTICHESTORIA

Teatro Arca - C.so XXII Marzo 23

Domenica 16 gennaio - ore 11.00 e 16.30MA A CHE SERVONO LE FATE?a cura della compagnia teatrale SentiCheStoriaetà consigliata: 3-9 anniIngresso: bambini € 5 - adulti € 8 – la matti-na biglietto unico € 5Info e prenotazioni: www.sentichestoria.it -tel. 347 9704557

LA SCALA DELLA VITAVia Piolti de’ Bianchi 47 – tel. 02 63.63.33.53

– 333 88.320.30 www.sipariodeibambini.it

Domenica 16 Gennaio 2011 Ore 16.00.IL BOSCO DEI CINQUE SENSIdi Stefano Bernini con Stefano Bernini &Micaela BurattiPer bambini dai 4 a 9 anni / Ingresso 7 euro

TEATRO FRANCO PARENTIVia Pier Lombardo 14

Fino al 22 gennaio LABORATORI MUSICALI PER BAMBINI Dai 18 mesi a 11 anni - Partecipazione gra-tuita - Prenotazione obbligatoria. Info: tel. 02599951 | [email protected]

PER I BAMBINI

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10 gennaio 2011

Dopo aver a lungo sosta-to all'Ortica ci spostia-mo ora verso il centro

della città. Naturalmente ai no-stri giorni percorriamo il ca-valcavia Buccari e la via Ma-rescalchi, per poi magari por-tarci tramite la via Dottesio sul-la via Amadeo, ma nel-l'Ottocento ci saremmospostati lungo la "stradaper Treviglio" (corri-spondente, muovendosiverso il centro città, alleattuali vie Amadeo,Briosi, Giovanni da Mi-lano per giungere allecascine dell'Acquabel-la, attuale piazzale Su-sa). Per la nostra visita dioggi però prendiamouna deviazione a destra(quindi in direzione nord),svoltando dalla vecchia strada(oggi via Amadeo) in quellache una volta era una strada dicampagna ed oggi invece è lavia Calzecchi; dopo circa due-cento metri ci troviamo dinan-zi l'edificio rurale di CascinaRosa (detta anche "La Rosa" edivenuta con tale nome frazio-ne del Comune di Lambrateprima della sua annessione alComune di Milano nel 1923),

oggi affacciata su Largo Mu-rani, ma domiciliata ai civici3/7 di via Vanzetti. La cascina, le cui origini risal-gono all'epoca Viscontea, de-riva il nome dalla famiglia diMarchesi di origine spagnolaOrdogno di Rosales che l'ac-

quistò nel 1637, e che vi pos-sedevano anche una vigna edun piccolo orto. Pare che nei suoi pressi vi fos-se una "Ca' di can", ovvero unadi quelle case dove BernabòVisconti nel quattordicesimosecolo soleva tenere i suoi ca-ni. Grande amante di questianimali, si racconta infatti chene possedesse cinquemila e,non potendoli tenere tutti a pa-lazzo, li distribuisse ai propri

sudditi, i quali avrebbero do-vuto provvedere a mantenerliin buona salute. Periodica-mente questi dovevano recar-si alla casa del signore per far-ne verificare le condizioni;qualora apparissero in cattivaforma venivano inflitte pene

severissime. Da questoparrebbe derivare l'e-spressione milanese al-la cà di can, ovvero "al-la casa del cane" per in-dicare l'angoscia di re-carsi dal signore in talicircostanze; una di que-ste, appunto si sarebbetrovata a nord di casci-na Rosa. Tornando alla nostra ca-scina, la si trova con undifferente toponimo suantiche mappe, e com-

pare anche sulla carta del Cla-ricio del 1600; nei tempi andatirivestiva una certa qual impor-tanza, e lo si deduce dalle di-mensioni con cui è raffiguratasulla mappa del Catasto Tere-siano (circa 1750): la cascinavi compare infatti come l'in-sieme di una corte quasi chiu-sa ad est e di un edificio pa-dronale a ovest. Quest'ultimorivolge il fronte principale conun portichetto a tre campate

verso l'ampio giardino posto asettentrione (dove, come ve-dremo, è stato di recente rica-vato un orto botanico), riparti-to in appezzamenti regolari.Nel catasto Lombardo-Veneto(circa 1850) la corte orientale,all'incirca quadrata, è comple-tata, mentre a ovest un nuovoedificio collocato lungo la stra-da fronteggia la villa padrona-le. Alcuni corpi sono forse ri-facimenti di fabbricatipreesistenti. La confi-gurazione definitivadella cascina vennerealizzata dunque nel-la prima metà del 1800,ed è a forma quadran-golare con due corti(tra loro comunicantiper mezzo di un'arca-ta), l'una rettangolare,più ampia (ad ovest) ela seconda, quadrata,ad est; gli ingressi so-no due, il principale sul latonord e quello di servizio sul la-to sud. La cascina è lievemen-te obliqua rispetto all'asseovest-est. Fino al 1936 la strada alberatache la congiungeva all'odiernavia Marescalchi era immersain un panorama agreste, e lacascina mostrava pilastri con

vasoni di pietra e un triporticosormontato da un balconcinobarocco di ferro battuto. Durante la seconda guerramondiale però alcune parti del-l'edificio crollarono in seguitoai bombardamenti. La Cascinavenne poi riattivata e fu abita-ta fino agli anni '60, quindi fuabbandonata definitivamentefinché nel 1983 il Comune diMilano rilevò il complesso;

erano ancora riconoscibili, ol-tre alla villa, il fienile, le abi-tazioni dei salariati, il granaioe le stalle; seguirono anni diabbandono ma nel 1996 è sta-to stipulato un contratto in se-guito al quale l'Istituto Nazio-nale dei Tumori ha acquisitoper sessant'anni il diritto di su-perficie sull'area occupata dai

fabbricati. E mentre l'Università realizza-va nell'area a nord della casci-na un orto botanico (di cui di-rò più dettagliatamente nelprossimo articolo), l'Istituto haricostruito due edifici per untotale di 2.000 mq mantenen-done la forma originaria e, inuno di essi, la volta in matto-ni. Perciò sul cortile, contor-nato originariamente dalla ca-

sa dei salariati e dallastalla, si affacciano oragli edifici destinati aglistudi Universitari inStatistica e Biometria eal Dipartimento di Ri-cerca di Medicina Pre-dittiva e per la preven-zione dell'Istituto. Si narra che la cascinae la villa fossero colle-gate mediante un pas-saggio sotterraneo allaVilla Vigoni e alla chie-

sa di San Martino di Lambra-te, sua dirimpettaia, tramiteuno di quei cunicoli misterio-si che costellano Milano e lasua storia; difficile stabilire sefosse realtà o leggenda. Per certo nel prossimo artico-lo ci occuperemo invece dellatrasformazione dell'ex-giardi-no in orto botanico.

All'edicola del signor Tomaso, in piazza-le Insubria, da alcuni mesi c'è un ospiteinatteso, vivace e cu-

rioso, un simpatico individuomaschio di cornacchia grigia(Corvus corone cornix), dal cu-rioso nome di “Buttalo”, ricor-do delle prime reazioni di con-giunti e conoscenti dell'edico-lante nel vedere questa creatu-ra tanto disgraziata. Ma il si-gnor Tomaso ha deciso altri-menti, prendendosi a cuore ilpiccolo. Così ora, quando an-date a prendere in edicola unquotidiano o un mensile, po-trebbe accadervi di trovarvi conle stringhe delle scarpe strana-mente slacciate o con un sol-dino luccicante di meno. E'Buttalo che, come tutti i corvi-di, ama “saggiare” ogni cosanuova, mobile, sottile, lucci-cante o che produce rumori strani, con insa-ziabile curiosità rivelata dai suoi occhi intelli-genti. Ma facciamo un passo indietro. Buttaloè un giovane di cornacchia, caduta probabil-mente dal nido posto sopra uno degli olmi deigiardini del piazzale a fine aprile. E lì deve averpassato brutti momenti ad opera di qualche ca-ne, o di qualche uomo, perché, come mi dico-no gli amici di Tomaso, Vito e Angelo, il pic-

colo è stato ritrovato ben malconcio, con il bec-co piegato e le penne lacerate. Da allora però

dopo ripetute cure veteri-narie e alimentazione casa-linga il piccolo si è ripreso eha allacciato un'intensa re-lazione con gli amici del-l'edicola diventandone lamascotte, ma rimanendo difatto libera di zampettarequa e là per il parco alla ri-cerca di oggettistica “varia”d'arredamento. Solo per lanotte viene portata a casa daTomaso e nutrita con..... tut-to. Già perché i corvidimangiano veramente tutto,pur mantenendo una diver-sità di gusti da individuo adindividuo: tuorli, frutta, car-ne, verdure, croccanti pergatti, persino caramelle ecastagne.

“Ed ora?” - chiedo all'edicolante mentre But-talo cerca di smontarmi la valvola della came-ra d'aria della bicicletta - “Cosa accadrà?”.“Beh” - risponde lui - “non appena si rimette-rà dall'ultima batosta presa, quando cambieràle penne che si sono rovinate e potrà volare,deciderà la sua strada”.E anche noi auguriamo a Buttalo un buon vo-lo, magari a primavera.

Rubrica a cura di Lorenzo Baio

CURIOSI PER

Una cornacchia di nome “Buttalo”

Il corso si terrà ogni martedì a partire dal25 gennaio dalle.18.00 alle 20.00 nella se-de del Comitato soci presso l’Ipercoop Piaz-za Lodi

Quota di partecipazione: soci € 40,00 nonsoci € 55,00

La quota comprende: dispense, schede divalutazione per ogni vino degustato, 3 cali-ci per gli assaggi, la degustazione guidata ditre vini per incontro ognuno dei quali saràaccompagnato da spuntino.

Le iscrizioni si ricevono:Ufficio soci Ipercoop-P.za Lodi - tel. 02.54045253 Ufficio Soci Supermercato Coop Rogoredo tel. 02.55700065

Il Comitato Soci P.zza Lodi-Rogoredo propone

Associazione Tempo Libero COMITATO SOCI DI ZONAMILANO ROGOREDO - P.ZZA LODI

6 incontri su

IL VINO E L’ENOLOGIA TENUTI DAL DR. CRISTINI, SOMMELIER AIS

Cascina Rosa - l'edificio e la sua storiaA cura della Fondazione Milano Policroma - Testo e fotografie di Riccardo Tammaro

Nell’area compresa fra via Facchinetti, via Bello-sio e viale Forlanini, al termine della costruzio-ne di un parcheggio sotterrane per residenti, è

stata fatta la sistemazione superficiale con giardinetto,panchine e cestini.Il problema sono proprio i cestini che non venganosvuotati da AMSA, e quindi succede che, oltre ad es-sere stracolmi, si creino alla loro base mucchietti dispazzatura – vedi foto 1 scattata il 4 gennaio. Il sensocivico non funziona sempre, evidentemente.

A b b i a m oq u i n d ichiesto adAMSA de-lucidazionied abbiamoavuto le in-formazioni che cercavamo: “In via FacchinettiAmsa ha in carico solo una piccola porzione diverde, mentre la pulizia dei giardinetti sopra ibox, realizzati a scomputo oneri urbanistici, è dicompetenza del condominio di via Bellosio (ge-stito dallo studio amministrativo Silvano Castellivia Turati 38), il quale ha l’obbligo di mantenerlipuliti. In ogni modo, per andare incontro alle esi-genze dei residenti, in via del tutto eccezionaleil 5/01/11 abbiamo fatto intervenire un nostromotocarrista per vuotare i cestini e raccogliere irifiuti lasciati a terra, ripristinando buone condi-zioni igieniche”. La foto 2 lo testimonia. Ringraziamo Silvia In-tra, responsabile Customer Center Amsa, per la

Giardini puliti

Foto 1

Foto 2

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TEATRO OSCARVia Lattanzio 58 - Biglietteria: 02 36503740

- e-mail: [email protected]

dal 14 al 23 gennaio LE NOTTI BIANCHEDalle memorie di un sognatore da Fedor Do-stoevskijAdattamento e regia Alberto Oliva

dal 26 gennaio al 13 febbraio – prima asso-luta 7 BAMBINE EBREE. FAR AWAY di Caryl ChurchillRegia Annig Raimondi

Orario spettacoli: mar-sab ore 21.00; dom ore 17.00

SPAZIO TERTULLIANOVia Tertulliano 68

tel. 02 49472369 – 320 6874363

Dal 13 al 16 e dal 20 al 23 gennaio ore 21.00– dom. ore 16.00LA SPOSA DEL DIAVOLOscritto e diretto da Fulvio Vanacore

Dal 27 gennaio al 6 febbraio ore 21.00EL DUENDE - PARTITURA PER ATTRICE,CHITARRA E DANZA

da Teoria del Duende di Federico Garcia Lor-caadattamento e regia di M.P. Perez Aspa, conMaria Pilar Perez Aspa, Antonio Porro (al-la chitarra), Rossano Tosi (Bailador)

giorni di chiusura: lunedì e martedìingresso: 14 € intero, riduzioni: 10 € ridotto un-der 26 e over 60

TEATRO SILVESTRIANUMVia Maffei 29 - Tel. 02 5455615

Sabato 15 gennaio 2011Compagnia I BarlafüssLA GESETTA DEL PASQUIROEUdi Severino Pagani, adattamento Marzio Omati

Sabato 22 gennaio 2011Compagnia Percorsi TeatraliLE SERVEdi J. Genet. Regia di Luigi Farioli

Sabato 5 febbraio 2011Compagnia Teatrale AresinaIL BERRETTO A SONAGLIdi L. Pirandello. Regia di Luigi Farioli

LA SCALA DELLA VITAVia Piolti de’ Bianchi 47

tel. 02 63.63.33.53 – 333 88.320.30www.teatrolascaladellavita.it

Venerdì 14 e sabato 15 gennaio – ore 21.00Domenica 16 gennaio, ore 19.00DIATRIBA D'AMORE CONTRO UOMO SEDUTOdi Garcia Marquezcon Wilma Minuti e Lodovico Pieropanregia di Stefano BerniniIngresso 12 / 10 euro

POLITEATROViale Lucania 18 – www.ilpoliteatro.org

SOUNDTRACK la Prima rassegna di lezioni-concerto & presentazione CD organizzata da

Il ClavicembaloVerde Tre appuntamentia cadenza mensilecon il nuovo for-mat innovativo. Lunedì 31 gen-naio ore 21 Lezione-concerto& presentazionedel CD “Violin in

Blue” della violinista russa di fama interna-zionale Yulia Berinskaya accompagnata dalgiovane e talentuoso pianista Stefano Ligoratti.

Per favorire la presenza di giovani e di un pub-blico più ampio, nel costo del biglietto a € 10sono inclusi la lezione-concerto e il CD pre-sentato.

CENTRO CULTURALE ARBORCINEFORUM OSCAR

Via Lattanzio 60 – tel. 02 55194340

17 gennaio IL CANTO DELLE SPOSE diK. Albou24 gennaio MINE VAGANTI di F. Ozpetek31 gennaio COSA VOGLIO DI PIU’ di S.Soldini

SPETTACOLI7 febbraio DEPARTURES di Y. Takita

Orario spettacoli: i lunedì, ore 15.15 e ore21.00. I film saranno accompagnati da unascheda introduttiva e da un dibattito. Biglietto singolo € 5,00

TEATRO ARCACorso XXII marzo, 23/15 - tel. 329 2078896

Giovedì 20 gennaio 2011 - ore 21.00

QUASI UN’OPERA….CONCERTO SPETTACOLO a cura di SoniaTurchettaIl concerto è un collage di scene, arie, duetti,terzetti da opere di Mozart, Rossini, Donizet-ti, Verdicon giovanissimi cantanti emergenti.

Domenica 30 gennaio 2011 - ore 15.30

AR..CA..BARETCompagnia “Quellidellarca”. Regia di FrancoBreglia e Gabriele Ghiringhelli

TEATRO CARCANOCorso di Porta Romana 63

tel 02 55181377 – 02 55181362

Da mercoledì 12 a domenica 23 gennaio

I GIGANTI DELLA MONTAGNAInterpretato e diretto da Enzo Vetrano e Ste-fano Randisi

Da giovedì 27 a domenica 30 gennaio

IL PICCOLO PRINCIPECon Italo Dall’Orto (Il Pilota), Emilio Ma-gni/Pietro Santoro (Il Piccolo Principe)Adattamento e regia di Italo Dall’Orto

Orari: feriali ore 20.30 – domenica ore 15.30– lunedì riposo

TEATRO FRANCO PARENTIVia Pier Lombardo 14

Biglietteria tel. 02 59995206

Dal 11 al 23 gennaio

‘NA SPECIE DI CADAVERE LUNGHISSIMOun'idea di Fabrizio Gifuni da Pier Paolo Paso-

lini e Giorgio So-malvicoregia di GiuseppeBertolucci con Fa-brizio GifuniSala Grande | mar,gio, ven ore 21.15 |mer, sab ore 19.30 |dom ore 16.30 | lu-nedì riposo

Dal 18 gennaio al 6 febbraioCUORE DI CACTUSdi Antonio Calabrò, interpretazione e regia diFausto Russo Alesi Sala AcomeA: mar - ven ore 20.30 | sab ore19.45 | dom ore 16 | lunedì riposo

Dal 21 al 30 gennaioSOGNO DI UNA NOTTE D'ESTATEdi William Shakespeare, traduzione di PatriziaCavalliregia di Carlo Cecchi con Carlo CecchiFoyer | lun, mer, sab ore 21.15 | gio, ven ore19.30 | dom ore 18.30 | martedì riposo

Dal 25 gennaio al 6 febbraioLA SIRENALuca Zingaretti legge dal racconto Lighea diGiuseppe Tomasi di LampedusaDrammaturgia di Luca ZingarettiSala Grande | mar, gio, ven ore 21.15 | mer, sabore 19.30 | dom ore 16.30 | lunedì riposo

TEATRO DELFINOvia Dalmazia 11

CINEMACAFFÈ 24 gennaio ore 20.45 SOMEWHEREdi Sofia Coppola con Stephen Dorff, Elle Fan-ning, Chris Pontius31 gennaio ore 20.45 LA PASSIONE di Carlo Mazzacurati con Silvio Orlando, Cri-stiana Capotondi, Corrado Guzzanti, Giusep-pe Battiston 7 febbraio ore 20.45 INCEPTIONdi Christopher Nolan Con Leonardo di Caprio,Ken Watanabe, Marion Cotillard

Prima di ogni proiezione, verranno offerti caf-fè e dolce - Ingresso € 5.00

ORCHESTRA DA CAMERA MILANO CLASSICA

Palazzina Liberty, Largo Marinai d’ItaliaTel 02 28510173 – [email protected]

Domenica 16 gennaio ore 10.30Lunedì 17 gennaio ore 20.30

Francesca Cassinari SopranoGabriele Cassone Tromba naturaleMatteo Frigé Tromba naturaleAntonio Frigé Cembalo e DirezioneMusiche di A. Vivaldi, J. H. Roman, G. F.Haendel, J. S. Bach

Domenica 23 gennaio ore 10.30Lunedì 24 gennaio ore 20.30

Marco Bianchi ViolinoChiara Nicora FortepianoMarcello Scandelli DirezioneMusiche di Felix Mendelssohn Bartholdy

Domenica 30 gennaio ore 10.30In collaborazione con: Milano Civica Scuoladi Musica – Fondazione Milano

Orchestra Barocca di Milano – Civica Scuo-la di MusicaMarcello Gatti DirezioneMusiche di J. J. Quantz, G. P. Telemann, F.Benda, C. P. E. Bach

11gennaio 2011

Ciao a tutti e rieccoci, anno nuovo Samanthavecchia, che è per dire perché io sono la piùgiovane qua del cucuzzaio. Allora, smaltite leGuerre Puniche m’è rimasta la passione per laStoria e, siccome quest’anno è il 150° dell’U-nità d’Italia, figurarsi se mi lascio scapparel’occasione, anche perchéla nostra zona si pre-sta, con tutti i nomipatriottici che hannodato alle vie, e si co-mincia proprio con ilRisorgimento. Ri-sorgimento vuole di-re risorgere, tipo:“Lazzaro alzati ecammina”, e l’Italia diallora aveva un gran bisogno di alzarsi e cam-minare, visto che esisteva solo nella geogra-fia e politicamente era un patchwork (questame la son fatta scrivere dalla mia maestra diinglese, che è precaria e si sente patchwork an-che lei). Voltaire (1694-1778), che era uno chescriveva cose filosofiche in francese perché erafrancese, e da bravo francese guardava gli al-tri dall’alto in basso, diceva che l’Italia era “Ilpremio per il vincitore”, cioè tutti si facevanola guerra e nel bottino da spartire mettevanoanche noialtri. Il poeta Alphonse de Lamarti-ne (1790-1869) da bravo francese anche lui,

guardando dall’alto in basso ha pensato benedi scrivere che l’Italia era una “terra di morti”,solo che è andato a sbattere in un certo GabrielePepe (1779-1849) che era meno morto deglialtri e per un pelo non ha fatto diventare mor-to lui, dato che l’ha sfidato a duello (19/2/1826)

e gli ha procurato uno sbregoche avranno impiegatomezza giornata a ricucir-lo. Perciò “Si scopron letombe, si levano i morti, imartiri nostri son tutti ri-sorti” come dice l’Inno diGaribaldi, perché per tut-to quest’anno, se non milicenziano, vedremo come

un fritto misto di penisola èdiventata l’Italia di adesso, che magari quelliche l’hanno fatta, potessero tornare indietro, sidirebbero meglio darsi alla raccolta dei fran-cobolli o all’allevamento delle nutrie, e qui midevo fermare perché la Direttora mi fa gli oc-chiacci e dice che io politica non ne devo fareperché sono piccola, ma non è che quelli chesono grandi e la fanno…ho capito: ciao a tuttie alla prossima.

Samantha(Volete sapere tutto su Samantha? Leggete

“Dopo il diluvio” ed. QUATTRO)

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12 gennaio 2011

Ormai abbiamo parlato più di una volta del tea-tro La Scala della Vita, sito sotto l’OspedaleMacedonio Melloni e legato alla onlus “Il si-pario dei Bambini” che devolve tutti i proven-ti ricavati dagli spettacoli per l’acquisto di ma-teriali per i bambini in ospedale. Ve lo ripro-poniamo perché ha in programma una interes-sante rassegna di teatro cabaret, CRISI DI RI-SO, ed un corso di cabaret per teatro e televi-sione, COMEDIANS. Grazie a queste inizia-tive avremo l’onore di ospitare in zona grandicomici del mondo televisivo e teatrale (del ca-libro di Diego Parassole, Clau-dia Penoni e molti altri) già apartire dal prossimo 20 gennaio:serata inaugurale della rassegnaalla quale siamo tutti caldamen-te invitati. Abbiamo incontratoper voi Alessandra Faiella, cele-bre scrittrice, comica e attrice or-ganizzatrice di queste due ini-ziative.

Se ti chiedessero di presentar-ti cosa diresti?Domanda da un milione di dol-lari! Niente è più difficile diun’autopresentazione; diciamoche sono un’attrice con la pas-sione della scrittura o una scrittrice con la pas-sione del teatro, insomma una che non riescemai a stare ferma.

Forse il grande pubblico ti conosce per la tuapartecipazione al Chiambretti Night, alle tuecomparse televisive in Markette, ma sap-piamo che la tua esperienza va ben oltre latelevisione… Sono laureata al DAMS di Bologna. Ho sem-pre affiancato il teatro alla televisione e ho avu-to la fortuna di lavorare a fianco di grandi mae-stri come Dario Fo e Franca Rame o con auto-ri e registi come Riondino, Renato Sarti e Mim-mo Sorrentino. Adoro scrivere e dopo aver pub-blicato per Fazi Il lato B e per Il sole24ore To-glimi quel piede dalla testa per favore, non hointenzione di fermarmi e sto scrivendo un nuo-vo romanzo. Dal 26 gennaio porto in scena al

Teatro Filodrammatici uno spettacolo che amomolto, un monologo tratto dai testi di FrancaValeri con la regia di Milvia Marigliano. E’ unpo’ che manco dalla televisione, dove ho lavo-rato davvero con tutti, Dandini, Zelig, Gialap-pa’s, Chiambretti. Ora mi piacerebbe che an-dasse in porto un mio progetto ancora top se-cret! E non ultimo tra i miei programmi c’è larassegna al Teatro la scala della vita.

Da chi nasce l’idea di organizzare una ras-segna di teatro-cabaret? Cosa è e per quan-

do è prevista? Perché hai pen-sato ad una realtà come quelladel Teatro La Scala della Vita?Quali comici verranno?Si comincia il 3 febbraio 2011con Debora Villa e si proseguedue giovedì al mese fino a mag-gio. Il 20 gennaio grande inaugu-razione con i comici della rasse-gna. L’idea è venuta a StefanoBernini (art director del Teatro LaScala della Vita) che mi ha chie-sto di organizzare spettacoli co-mici a prezzi contenuti per am-pliare l’offerta di questo deliziosoteatrino che ogni anno diventa piùricco, non in termini economici,

ma in termini di proposte culturali. Ero già sta-ta al teatro agli spettacoli per bambini con miofiglio ed ero rimasta affascinata da questo pic-colo gioiello, bizzarramente posto in mezzo adun ospedale! Il fatto che fosse una volta il tea-trino per i bimbi dell’orfanotrofio e che ancoraoggi ci sia un progetto principalmente rivoltoai bambini mi ha commosso. Ho poi avuto lagrande fortuna di avere colleghi meravigliosicome Debora Villa, Claudia Penoni, DiegoParassole, Aberto Patrucco, Rita Pelusio, e al-tri, che hanno accettato di venire in questo pic-colo teatrino, un po’ mossi dalla stima reci-proca, un po’ perché anche loro sono stati con-quistati dal progetto della ONLUS. Il pubblicoli conosce per la loro partecipazione a Zelig o aColorado, ma forse non ha avuto il privilegiodi goderne dal vivo: sono tutti comici straor-dinari, mattatori capaci di far ridere e far pen-

sare! In televisione queste capacità si godonosolo in piccola parte.

Parlaci del 20 gennaio, della serata di inau-gurazione. Il 20 gennaio ci sarà una grande festa per pro-muovere la rassegna con quasi tutti i comici cheproporranno un piccolo estratto del loro spet-tacolo per invogliare il pubblico a tornare a ve-dere il lavoro completo. Io avrò l’onore di pre-sentare la serata, alla fine brindisi per tutti!

Cosa è il laboratorio Comedians? Che pre-requisiti devono avere gli allievi? Cosa tiaspetti da questo progetto?La comicità è un mondo affascinante: la capa-cità di far ridere gli altri è un’arte bellissimache in parte è un dono naturale, in parte va col-tivata con le tecniche giuste. Oggi molti si but-tano nell’arena televisiva allo sbaraglio, senzala preparazione necessaria, con il risultato didivenire comici usa e getta in un mercato mol-to consumistico come quello dello spettacolo.Mi piacerebbe offrire a chi vuole cimentarsicon questo mestiere, ma anche a chi vuole sol-tanto divertirsi, la possibilità di lavorare sullacomicità che è in ciascuno di noi usando le tec-niche artigianali che sono sempre state alla ba-se del mestiere del comico. Questo è un corsoche conduco da anni e ho sempre avuto buonesoddisfazioni, le persone si divertono e qual-cuno è diventato anche un professionista. Nonchiedo di avere necessariamente precedentiesperienze teatrali ma sicuramente è meglioiscriversi solo se si ha davvero voglia di impa-rare (divertendosi).

Irene De Luca

Rassegna di teatro cabaret CRISI DI RISO20 gennaio serata inaugurale ore 21.00COMEDIANS corso di cabaret per teatro e tele-visione. Ancora aperte le iscrizioni.

Per ulteriori informazioni:Teatro La Scala della Vita, Via Piolti de’ Bianchi, 47Segreteria Teatro 02 6363.3353 – cell. 333.8832030www.teatrolascaladellavita.it [email protected]

Alessandra Faiella presenta CRISI DI RISO e COMEDIANS,lampi di luce e di risate a illuminare i tempi bui

EVENTIGRATUITI

CENTRO CULTURALE INSIEMEVia dei Cinquecento 1a

Sabato 22 gennaio ore 21UN PALCO ALL’OPERA: “T U R A N D O T” di Giacomo Puccini - Riduzione filmica ecommento di G. Guardamagna

Sabato 29 gennaio ore 14CONOSCIAMO MILANO: IL MUSEO DI MILANO Palazzo Morando AttendoloContributo di partecipazione: 7 euro.Prenotazione obbligatoria tel 348 8580839 –340 5501622

ALTROTEMPOvia Ferrini 11

Mercoledì 19 gennaiodalle ore 11.00 alle 12.30 I BENEFICI E I SEGRETI DEL MASSAGGIO NEONATALE presentazione gratuita del corso massaggioneonatale.

Martedì 25 gennaio ore 18.00 – 20.30 Presso la Nuova Libreria Scaldapensieri viaDon Bosco (di fronte al n 39)Incontro con Alberto PELLAI su: LE EMOZIONI DEI PADRI: L’ ULTIMO TABU’ segue aperitivo e presentazione del progettoPAPA’ AL CENTRO

È necessario prenotarsi: mail [email protected] o tel. 3407038275 - 02 55191587