Sportivissimo Giugno

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La rivista dello sport vicentino

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editoriale

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Casa editrice Mediafactory srlvia Monte Ortigara, 83 - Cornedo Vicentino (VI)Sportivissimo: Pubblicazione registrata pressoil Tribunale di Vicenza il 21 dicembre 2005 n. 1124Stampa Tipografia Danzo sncVia Monte Ortigara, 83 - Cornedo Vicentino

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Direttore responsabile Luigi BorgoRedattore capo Filippo PavanRedazione Paola Dal Bosco, Andrea CornaleWeb master Nicola Anzoni

Redazione tecnicaalpinismo Luigi Centomoarco Carlo Carliarti marziali Massimo Neresiniatletica Ivanoe Simonelliavventura Franco Spanevellobasket Filippo Pavanbenessere Alessandro Grainerboulder Nicola Anzonicaccia e pesca Dorino Stoccherocalcio Alessandro Grainercalcio a 5 Nicola Ciatti

ciclismo Guido Lanaroequitazione Michele Toldogolf Sergio Vellarhockey Cristian Ponzamaratona Gianni Garbin montainbike Marco Canistrimotocross Valeria Vianellonuoto Giuseppe Martiniorienteering Paolo Mutterlepallavolo Enzo Casarottoparapendio Luca Basso

pattinaggio artistico Giuliano Crosararally Demitri Brunellorugby Giuliano Piccininnoscherma Giuliano Piccininnosci Luigi Borgosci nordico Sergio Vellarsub Antonio Rossotennis Chiara Guiottotriathlon Martina Doganatuffi Michele Verzivela Alessandro Lotto

Direzione commerciale Laura DanzoAgente Aldo RonconiSegreteria Giuliana Lucato

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Rifletto sullo sport e penso che gli sportivi siano oggi i conti-nuatori ideali della gloriosa “razza Piave”, quella che, con i piedi nell’acqua, non fece passare lo straniero a costo della vita. In tempo di pace, sono i cuori sportivi a dimostrare tenacia, forza, coraggio, volontà, spirito di sacrificio, quello spezzarsi la schiena dalla fatica ed essere in qualche modo fieri di avere dato tutto quello che si poteva dare. Super G - il prosindaco di Treviso, intendo, il vulcanico Gentilini - ha detto che gli Azzurri nella partita contro la Slovacchia hanno tradito “lo spirito del Piave”, correndo poco, non lottando su tutti i palloni, facendosela sotto come fighette. Che cosa sta accadendo? Non sono più i tempi per giocare, per vivere con lo spirito Piave? Direi proprio di no. Oggi, lo sport è accusato di essere troppo esasperato, troppo spin-to, troppo tecnologico, troppo agguerrito, troppo competitivo, troppo tutto di troppo. Oggi, si preferisce il suo contrario. La vita quieta della meditazione, non gli sforzi fuori soglia; il salire le montagne sacre con la leggerezza dei piedi nudi, non la bicicletta da 7 chili; l’om tantrico, non l’inno nazionale per l’atleta vittorio-so; il sanscrito, non il latino di juniores e seniores, non l’inglese di goal e record; oggi ci sono le diete vegetariane, non la carniti-na e l’arosto de osei; lo spriz, non el goto del roso; per trovare la forza maschia ci si fa il tatuaggio tribale, non ci si fa più crescere la barba degli alpini; ci si affida al guru, il saggio illuminato, non all’allenatore cazzuto che come un sergente di ferro ti spacca la schiena con allenamenti massacranti; l’obiettivo è vedere la luce bianca, non farsi i muscoli d’acciaio. Per conoscere se stessi si

va alla ricerca della propria vita passata, cosa che uno sportivo non fa, perché, se proprio dovesse esistere un nostro io passato, sicuramente sarebbe un pirla cosmico, altrimenti non faremmo tutta la fatica che facciamo per strappare un minimo di risultato. Addormentarsi la sera pensando - come facciamo noi: io, Bill e tanti miei amici - al modo con cui possiamo battere il tizio con il quale il giorno dopo andiamo in bicicletta o come possiamo vincere la gara di gigante, se è inverno, è la cosa più sbagliata della terra. Non ci si deve arrabbiare - come facciamo noi: io, Bill e tanti miei amici - quando non riusciamo a vincere, che è il più delle volte. Cada Caporetto, si esca dal mondiale come ultimi del girone più modesto, chissenefrega! Però, se sei uno sportivo vero, se sei nato il 24 maggio, se ti senti di appartenere alla “razza Piave” con tutto te stesso, lo spirito in cui ti riconosci è sempre quello lì, quello che ha portato l’Hockey Valdagno a vincere il campionato dopo 72 anni che ci provava, 72 anni in cui non ha mai mollato l’obiettivo, 72 anni in cui altri avrebbe detto basta, dando la colpa agli déi, al destino o a quello che è. Invece no, dopo 72 anni di sconfitte, ecco la vittoria, frutto della tenacia e di un grande corale, armonioso lavoro di dirigen-ti, amministratori cittadini, giocatori e tifosi. Morale? C’è una bella frase che si trova di là del Piave, nel municipio di Grado. Dice: “nell’armonia piccole cose diventano grandi; senza armo-nia grandi cose diventano piccole”. E’ scritta in latino, non in sanscrito, ma chissenefrega!

Razza Piavedi Luigi Borgo

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siamonella

storia

Dalla voce dei 5 protagonisti dello storico successo biancoceleste, le emozioni, i ricordi, le considerazioni su un anno da primi della classe

Dino Repele, presidente

Una vittoria storica di un gruppo unico. Sono più di 40 anni che seguo l’hockey e da 13 sono presidente, quello che ho vissuto in questa stagione è stata, sportivamente parlando, l’esperienza più della mia vita. Una vittoria grandiosa che si è maturata grazie a un gruppo speciale. Un gruppo è qualcosa di più di una squadra, un gruppo è ciò che si riesce a formare attorno a un’idea di squadra. E’ questa la cosa più grande e più bella della nostra realtà:

abbiamo una squadra eccezionale di grandi campioni dentro e fuori dal campo; abbiamo dei dirigenti unici che vivono con un’intensità senza pari il loro impegno e le loro responsabilità sportive; abbiamo un vivaio di centocinquanta giovani che giocano bene, che vincono, che crescono con i valori dei veri sportivi; abbiamo una tifoseria che è la più calorosa e vera d’Italia (erano in 200 a seguire la squadra alla finale di Follonica che si è giocata di martedì); abbiamo dei sostenitori che ci hanno sempre dato fiducia e in anni come questi di restrizione economica, il loro appoggio non è mai venuto meno; abbiamo una città intera, dal Sindaco all’Amministrazione a tutti i cittadini, di cui sentiamo la vicinanza e la sincera simpatia. Sì, i valdagnesi ci hanno accolto con il tricolore e la nostra bandiera alla grande rotonda; ci hanno messo il tricolore fuori dai negozi, nei balconi delle abitazioni;

hanno composto un corteo di auto suonando il clacson da vittoria del Mondiale di calcio e alla festa cittadina c’erano tutti: questo è il nostro gruppo, questa è la nostra forza: da qui è venuto il nostro storico scudetto. La grande coppa, la medaglie del Coni e quella, bellissima, della Città di Valdagno, saranno per tutti noi il ricordo di un momento magico.

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Francesco Lorenzi,direttore sportivo - consigliere

Quando nel mondo hockeistico nazionale si parlava del Valdagno, si era soliti dire: bravi, ma da mezza classifica. Ultimamente i broker ci davano un po’ di più credito: i biancocelesti, sostevano, sono tra le prime quattro squadre a contendersi lo scudetto, assieme al solito Bassano, al forte Follonica, al Viareggio. Non avevamo mai vinto, pur giocando da sempre. Si diceva anche che la nostra vecchia pista Lido (2 metri più stretta; 4 metri più corta) fosse una delle spiegazioni per cui qualche punticino riuscivamo sempre a farlo. Vero, se mai, il contrario. Da quando abbiamo un campo regolare, il Paldino, pardòn, il Palalido, siamo cresciuti, siamo diventati forti e, quest’anno, abbiamo vinto la Regular Season rimanendo in testa dalla prima all’ultima giornata. Perché? Finalmente potevamo allenarci, giocare come gli altri e i risultati si sono visti, eccome se si sono visti. Una stagione capolavoro, fantastica che dovevamo vincere: e così è andata: ha vinto la squadra più forte e la squadra più forte è l’Hockey Valdagno Isello Vernici.

prima di colpire il disco che finisce in rete per il 5 a 3 finale, ultimo goal di questo straordinario campionato, in quei millesimi di secondo, mi passa davanti agli occhi un film incredibile: i rigori della finale di coppa Ceres, persa a 30 secondi dalla fine, i goal sbagliati e i goal fatti, i mille incontri, le mille discussioni, le mille decisioni, i tanti i momenti passati prima di aspettare che quel benedetto disco finisse in porta e l’arbitro fischiasse la fine. A meno di 40 secondi dal termine mi sono girato verso il presidente Repele e gli ho detto: “questa volta è fatta!” e lui, solo con il gesto delle mani, mi ha fatto capire che bisognava ancora aspettare 40, 39, 38 secondi… A Dino Repele, oscar alla carriera, ho pensato al meno 1 e poi ho gridato, gridato “Campioni d’Italia! Campioni d’Italia! Campioni d’Italia!”

hockey

Paolo Centomo, vice presidenteconsigliereSe chiudo gli occhi vedo il piatto della stecca di Tataranni che si alza al cielo, che passa dietro al corpo del giocatore il quale si avvita per caricare il colpo e,

Christian Ponza, consigliere

La Vicenza dei pattini quest’anno ha vinto tutto: prima con l’Hockey Asiago, nei pattini su ghiaccio, poi con i Vipers, sempre di Asiago, nei pattini in linea, e adesso con noi: la mitica Hockey Valdagno che, dopo tanto tempo, è riuscita a conquistare il titolo di squadra più forte d’Italia. Erano almeno tre, quattro anni che stavamo facendo bene, che avevamo dimostrato di poter lottare per il titolo, ma nello sport le insidie sono sempre tante e negli anni scorsi ci è sempre mancato qualcosa. In questa stagione, invece, fin dall’inizio si è capito che la squadra c’era, che la panchina era di quelle giuste, lunga e di qualità, che avrebbe dato garanzia. E poi c’eravamo con la testa. Un esempio? Nella penultima partita a Giovinazzo, perdevamo 6 a 3. In cinque minuti abbiamo pareggiato, con l’ultimo goal che si insaccava accompagnato dal suono della sirena che decretava la fine dell’incontro. Così, siamo riusciti a chiuder la Regular Season al primo posto. E poi, prima finale e primo centro, ecco cosa vuol dire essere nell’anno giusto: nessuno quest’anno era più forte di noi, nessuno.

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non sono anni, questi, facili per tirar fuori soldi dalle aziende, ma mio zio Corrado ed io abbiamo sempre creduto nei valori formativi dello sport. I giovani che crescono con i valori sportivi sicuramente daranno vita a una società di uomini migliori. Questo nostro scudetto desideriamo dividerlo con i precendenti primi sponsor delle scorse stagioni, anche a loro va il merito di questo grande successo.

a Valdagno e questa è una cosa grandiosa per tutti, anche per chi sostiene la squadra come sponsor. E’ stata un’emozione vera, unica: sono felice di avere il mio nome sulle magliette più belle d’Italia.

seconda coppa, l’altra, simbolica, è l’aver preso e organizzato la Final Six a Valdagno, una manifestazione di livello internazionale per la quale abbiamo ricevuto i complimenti da tutti. Mi occupo di sponsor e sono felice per chi, sostenendoci, ha creduto nel nostro progetto, dandoci il loro marchio, il loro nome per metterlo sulle nostre maglie, per metterlo nel nostro palazzetto e con noi distinguersi in Europa e con noi conquistare il titolo di Campioni d’Italia. Questa coppa va spezzettata e dato un pezzo per ogni valdagnese, per ogni nostro tifoso, per le nostre famiglie (che ogni tanto trascuriamo “per colpa dell’hockey”); la cosa più importante ora è non montarsi la testa, stare con i piedi ben a terra e continuare a essere umili e attirare le simpatie che sempre l’Hockey Valdagno ha saputo conquistarsi. Grazie di cuore a tutti.

Alessandro Isello,primo sponsor

Siamo stati fortunati: primi sponsor nella stagione più bella. Una scommessa vinta che ci ha dato grande gioia. Perché noi della Isello Vernici siamo da anni sponsor dell’Hockey Valdagno. Ci lega la passione e l’amcizia e la stima per il presidente Dino Repele. Quando abbiamo deciso di divenatre primi sponsor per noi è stato un impegno importante perché

Gianni Valle,secondo sponsor

Sono felicissimo per la società, per la squadra, per i tifosi, per la città di Valdagno. Come sponsor, che da tempo ha creduto in questo gruppo fantastico, mi sento parte di questa straordinaria impresa: dopo 72 anni siamo riusciti a portare lo scudetto

Eccolo qua il nostro scudetto, dopo 72 anni di storia, dopo 7 anni di questo corso dirigenziale che ha saputo continuare il meglio di quanto avevano fatto i nostri predecessori e che ha saputo day by day crescere, diventare squadra, gruppo fino a conquistare il titolo di Campioni d’Italia: ecco qua tutta

la nostra felicità di sportivi valdagnesi. E’ stata una stagione straordinaria che ha premiato anni di grande impegno, di tanta passione per questo sport che sa dare emozioni davvero uniche per l’intensità con il quale si pratica: non c’è un incontro che non sia vivace, giocato a ritmi frenetici. Gli stessi ritmi con cui il presidente Repele e tutta la dirigenza hanno vissuto questi entusiasmanti anni, curando la prima squadra ma anche le altre nove che formano il nostro super vivaio. Molti giovani si sono avvicinati all’hockey, giovani che la società è riuscita a coinvolgere in tante iniziative: dai corsi di tifo, agli incontri nelle scuole con i campioni, ai biglietti a un solo euro. C’è da ricordare che, ad eccezione di Rigo, tutti i nostri giocatori vincevano il tricolore per la prima volta. L’hockey Valdagno è un grande movimento sportivo. E poi questa è la nostra

Francesco Rossino,responsabile marketing

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dell’Amministrazione Comunale e di tutta la città. Tutta la città ha festeggiato questa vittoria; molti nelle proprie case, ma moltissimi anche nelle piazze e nelle strade. Per questo non è esagerato dire che un’intera città si è stretta attorno alla squadra in questi anni straordinari, e ciò è senz’altro parte della forza che li ha condotti a questa storica vittoria. E’ una vittoria di squadra, di una squadra che si è fatta grande fino ad abbracciare tutta la città.”

essere orgogliosa di quello che ha costruito. Sono certo che farà di tutto per rimanere ai vertici italiani ed europei: a loro va il mio ringraziamento e quello di tutti gli sportivi valdagnesi. Un saluto e un grazie particolare ai tifosi organizzati, che non hanno mai fatto mancare il loro passionale sostegno alla squadra e a Jordi Valverde: un amico, un grande allenatore, ma soprattutto un grande uomo.”

Alberto Neri, sindaco di Valdagno“La vittoria dello scudetto di hockey non rappresenta solo la prima vittoria del campionato nazionale per per una società gloriosa come quella dell’hockey Valdagno. Allo stesso tempo, infatti, è un traguardo storico per la città di Valdagno, uno dei punti più alti mai raggiunti dallo sport cittadino. Al presidente Dino Repele, ai giocatori, a tutto lo staff tecnico, all’allenatore, a tutti i dirigenti, ai volontari, ai sostenitori e alla splendida tifoseria vanno i complimenti e le felicitazioni

Alessandro Grainer,Assessore allo Sport“È un traguardo che da tanti anni molti valdagnesi cercavano di tagliare. E’ un onore per me partecipare a questa vittoria, oltre che da tifoso, anche con un ruolo importante per lo sport a Valdagno. Ho visto molti dei miei amici, che più di me hanno seguito l’hockey in questi anni, piangere di felicità e scatenarsi per una vittoria che il pubblico di Valdagno merita a pieno. La società deve

Curva Nord ValdagnoIn questi anni abbiamo seguito il Valdagno in Italia e in Europa con entusiasmo e tantissima passione. Questo scudetto lo sentiamo un po’ anche nostro, come se fossimo scesi in pista ad ogni partita!VALDAGNO SIAMO NOI!

Carmelo Magaraggia, piccolo sponsor e grande tifoso storico.

Desidero ringraziare dal profondo del cuore i dirigenti e il presidentissimo Dino Repele per la grande gioia che hanno saputo dare a tutti i tifosi, dopo anni di amarezze. Questa vittoria storica è di tutti, del grande popolo biancoceleste che è sempre stato vicino alla sua squadra anche quando questa non vinceva. Noi abbiamo

sempre creduto che un giorno saremmo saliti sul gradino più alto del podio e adesso che l’abbiamo conquistato siamo pieni di gioia e di orgoglio. Viva l’Hockey Valdagno.

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Il Campionato mondiale di Hockey a rotelle, concluso lo scorso mese a Ginevra, ha visto trionfare la squadra italiana, che dopo aver superato brillantemente, con una notevole sequenza di vittorie, il girone eliminatorio contro le rappresentative di 12 Nazioni, ha sbaragliato in finale tutte le avversarie, incominciando (3-0) da quel Portogallo i cui atleti portavano cucito sulla maglia lo scudetto di Campioni del Mondo 1952. C’è un fatto che giustifica un particolare interesse per tale avvenimento in queste pagine: e cio è la presen-za nella compagine azzurra, nel ruolo più impegnativo, quello di centro- mediano, di Diego Marchetto, valdagnese autentico, genuino prodotto della scuola locale: la Sezione Hockey, del CRAL Marzotto. Questo simpatico atleta, modesto e cordiale, è nato nella «città della lana » 27 anni or sono al n. 55 di Corso Italia (suo padre, Angelo; vi gestisce un n egozio di gen eri alimentari). Forse dopo questo risonante successo anche il nome di quest’altro concittadino, rimasto nell’ombra anche per la sua avversione a ogni atteggiamento divistico, diventerà popolare. Certo che il parlarne, per noi, è spontaneo come l ‘espressione di un affettuoso compiacimento. . Come si è formato il nuovo campione? Fin da ragazzo Diego, come tutti i suoi coetanei più ìntraprendenti e irrequieti, andava spesso alla “Ca-valchina” per assistere alle evoluzioni più o meno spettacolari ‘dei giovanotti allora in auge. C’erano quelli che per naturale tendenza e per l’acquisita abitudine all’equilibrio instabile dello sci, se la cavavano con disinvoltura e apparivano come autentici campioni riscuotendo applausi; ma ce n’eran degli altri che... Vedendo questi ultimi i ragazzini si facevano coraggio e scendevano essi pure sulla pista tentando l’avventura: Diego Marchetto fece cosi la prima conoscenza con i pattini a rotelle. Nel 194 l iniziò la sua attività ago-nistica. cimentandosi n elle prime corse su strada e su pista e ben presto fu in grado di presentarsi ai campionati provinciali e a quelli triveneti comportandosi molto brillantemente. La prima squadra locale di hockey a rotelle era stata imbastita nel 1939 e manco a dirlo Marchetto vi faceva parte. I suoi compagni e lui avevano cominciato a gareggiare e le soddisfazioni non mancavano. Sopravvenne la gnerra e anche questa attività sportiva fu sospesa. Solo nel 194 7 fu possibile riprenderla. Gran parte del merito della rinascita va alla buona volontà di Diego, oltre che alla tenacia dell’appassionato infaticabile Presidente della Sez. Hockey del CRAL Marzotto, Giobatta Piazzon. Nell’anno indicato la squadra partecipò al Campionato Italiano di I Divisione vincendolo. Capitano della squadra era Poletti. Diego si confermava sempre più un ottimo giocatore” impegnando con entusiasmo e intelligenza le proprie capacità. Nel 1948 l’Hockey Marzotto, sempre nella stessa formazione, vinse anche il Campionato di Serie B e cosi n el 1949, appena tre anni dopo l’esordio, si trovò in Nazionale A, per battersi contro le maggiori squadre italiane: No vara, Monza, Modena, Genova, Triestina ecc. Nel 1950 l’attività del CRAL venne intensificata e la squadra fu parecchie volte in tournèe all’estero raccogliendo ambiti trofei: Mar-chetto con i su oi compagni ebbe cosi modo di prendere confidenza con i campi e i pubblici internazionali. Nel 1951 Poletti si ritirò dall’attività e allora il compito di dirigere la squadra come capitano spettò a Diego. L’anno scorso fu convocato la prima volta fra gli azzurri, ma per motivi .che il focoso Presidente Piazzon definisce «misteriosi ‘l, la sua inclusione in squadra non ottenne conferma. Fu poi all’inizio di quest’anno che Marchetto e con lui il portiere Noro, suo allievo, furono convocati per i collegiali di Modena. La prova fu soddisfacente ed entrambi furono inviati a Montreux per disputare la «Coppa delle Nazioni>. La squadra azzurra si classificò al 2° posto, a un solo punto dalla Spagna dopo aver battuto ancora una volta il Portogallo, Campione del Mondo. Dopo Montreux, Marchetto fu chiamato ancora alla ribalta e inviato a Lisbona per un torneo che ebbe quasi la funzione di avanspettacolo rispetto agli effettivi campionati del mondo in preparazione nel frattempo a Ginevra. Gli azzurri si classificarono al 3° posto (dopo il Portogallo A e il Portogallo B), avendo la soddisfazione, n el confronto diretto, di battere i Campioni del mondo in casa loro, di fronte a una grande folla. . Infine anche a Ginevra la fiducia riposta in Marchetto dal Commissario tecnico Marone Vicie dall’allenatore federale Luigi Gallina ha avuto il più brillante collaudo. In tutte le partite egli ha conservato il suo ruolo giocando con slancio, con autorità, mettendo. in luce il sicuro, raffinato possesso di una serie di doti (prontezza di riflessi, intelligenza, tenacia, coraggio, fiato) che ben di rado si ritrovano armonicamente unite in un atleta ad un livello altrettanto alto.

Campionidel Mondo

Nell’occasione del primo scudetto vinto dall’Hockey Valdagno, ripubblichiamo l’articolo di Ottone Menato sulla vittoria della nazionale italiana del Mondiale del ‘53, in cui si è distinto Diego Marchetto, valdagnese dell’Hockey Marzotto, premiato come miglior “centro” del mondo. Due sono i campioni del mondo cresciuti nel vivaio biancoceleste. Oltre al mitico Diego Marchetto, campionissimo degli anni Cinquanta, a cui l’Amministrazione Comunale, il 22 maggio dello scorso, ha dedicato una targa nel nuovo Palalido, c’è anche Massimo Cunegatti, il fortissimo giocatore che oggi milita nel Bassano ‘54. Nei giorni del trionfo tricolore biancocelste, un piccolo ricordo dei nostri campioni del mondo.

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Unichimica srlVia Roma, 292 36040 Torri di Quartesolo (Vl)

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sci

Vai sempre a tutta birra

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VIA BELLA VENEZIA 5236076 - RECOARO MILLE - VICENZATEL 0445 75044 - FAX 0445 75438E- MAIL: [email protected]

Diego Camposilvan, dopo una vita passata a fare gare di sci, prima con lo Sci Club Recoaro, quando era un ragazzino, poi con lo Sci Club Cornedo e oggi, da adulto, come atelta dello Sci Club Larici, è riuscito, dopo due anni di grande impegno vissuti al fianco dell’istruttore nazionale Luca Bertagnolli, a passare le difficili se-lezioni per diventare maestro di sci. Dopo la delusione dello scorso anno, quando per un soffio, è rimasto escluso dalla selezio-ne del Veneto, che si è tenuta ad Alleghe, si è iscritto ai test banditi dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Qui, il 31 marzo di quest’anno, sulla nevi di Ravascletto, dopo una serie di discese ben fatte è risul-tato idoneo alla partecipazione del corso di formazione. Il quale è subito iniziato e ad oggi si sono già tenuti i primi moduli. L’esame finale si terrà il prossimo aprile, dopo i 90 giorni di corso che la legge pre-scrive. E’ stato, racconta, un duro lavoro quello l’ha portato a riuscire a superare la difficile selezione. Un duro svolto anche tra i pali del gigante, dato che è riuscito in questa stagione a passare dai 79 punti Fisi ai 42 attuali, segno incontrovertibile di un notevole miglioramente tecnico. La passione di Diego per la montagna non si limita solo allo sci ma si estende anche all’arrampicata su roccia, su ghiaccio e allo sci alpinismo. Visto l’ottimo risulta-to sugli sci, Diego pensa di tentare anche le altrettanto impegnative selezioni per diventare guida alpina. Va ricordato che Diego Camposilvan nasce in una famiglia che ha sempre creduto nei valori formativi della montagna e dello sci in particolare. La sorella Giuly è stata un’ottima sciatri-ce agonista, la prima recoarese a vincere una finale nella categoria cuccioli. Auguri a Diego per il proseguo del suo corso e dei suoi importanti obiettivi nel mondo della montagna e sincerissimi complimenti.

Allievo maestroDiego Camposilvan passa le selezioni per diventare maestro di sci, un risultato importante che premia tutta la sua grande passione per la montagna

di F.S.

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caccia

il canto degliuccelli

Viaggio straordinario sulle melodie dei nostri uccelli:

dal cinquettio per segnare il territorio al canto d’amore, fino al

segreto canoro del sublime usignolo.

Gli uccelli al contrario dei mammi-feri non possiedono corde vocali, sono dotati invece di un organo chiamato “si-ringe” situato alla base della trachea vici-no alla biforcazione dei bronchi, costituiti da anelli di cartilagine collegati da un tessuto il quale diventa molto sottile all’altezza della si-ringe e prende la forma di una membrana che vibra al passaggio

se e così come l’uomo non usa solamente la parola per esprimere sentimenti d’affet-to, anche gli uccelli non si limitano a scam-biarsi appassionati messaggi amorosi.Pertanto certe produzioni canore emesse dagli uccelli svolgono anche una funzio-ne pacificatrice: cantando un uccello può voler dire ai suoi simili che il territorio è già occupato e quindi il canto diventa una intimidazione preventiva, utile ad evitare spiacevoli tafferugli.Gli uccelli, a differenza dell’uomo, sem-brano essere molto saggi prendendo in considerazione i messaggi che ricevono rispettando i confini territoriali, senza scendere all’uso della violenza.Tutto questo spiega come certi uccelli siano così loquaci alle prime luci dell’al-ba: il loro scopo è rivendicare i diritti sul territorio occupato, cantando a ripetizione anche se il suono che un uccello produce per difendere il proprio territorio più che un canto è un verso. Distinguere i due tipi di emissione sonora non è facile, il verso (o richiamo) è soli-tamente più breve ed è composto al mas-simo da 4 o 5 note e serve a trasmettere un’informazione precisa che i destinatari decodificano agevolmente poiché il reper-torio di ogni specie prevede una gamma di suoni caratteristici.Potrebbero esserci versi di minaccia che

dell’aria.La siringe

presenta due ca-vità che gli uccelli uti-

lizzano simultaneamente per produrre suoni complessi

e variegati.Gli stessi uccelli agendo sull’effi-

ciente muscolatura del torace regolano la quantità di aria espulsa dai polmoni e dalle sacche aree a questi collegate.In certe specie come la gru, la trachea è particolarmente allungata e funge quindi da cassa di risonanza.Il canto e i versi prodotti dagli uccelli, diversi da specie a specie, svolgono fun-zioni essenziali alla loro sopravvivenza: dalla delimitazione del territorio, alla partenza per la migrazione, all’autodifesa fino al corteggiamento.L’uomo ha imparato ad associare il ritor-no della primavera e delle belle giornate ai meravigliosi cinguettii e vocalizzi de-gli uccelli che li intonano sin dalle prime ore del mattino.I versi e le esibizioni canore sono soltanto un mezzo di comunicazione tra soggetti della stessa specie o anche di specie diver-

di Dorino Stocchero

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servono a segnalare la propria presenza ad individui di specie diverse, oppure versi di allarme che servono ad avvertire i propri simili di un pericolo, ad esempio l’arrivo di un predatore. Durante i voli in stormo il verso di contat-to fa sì che il gruppo non si disperda. Gli uccelli emettono versi anche per esprimere paura o per attirare l’attenzione di altri membri della specie e spingerli a prendere il volo. Alcune specie al momen-to della migrazione non emettono nessun

verso, altre invece emettono richia-mi e fra queste molte pos-

siedono richiami specia l i

che vengono prodotti soltanto nel corso della migrazione. In alcune specie questi richiami hanno l’evidente fun-zione di riunire lo stormo e di stimolare i compagni alla parten-za imminente, ma anche a volo iniziato l’emissione di grida continua con l’effetto probabile di migliorare l’orientamento del volo.Quanto ai pullus appena nati, essi si sgo-

lano per un solo motivo: ricordare ai geni-tori l’ora del cibo.Ogni specie di uccelli possiede il proprio repertorio di melodie e versi ma vi sono alcuni volatili che riescono ad imitare i

propri vicini per confondere la loro presenza in quel territorio.

Il canto è riservato al mondo degli uccelli in particolare alle esibi-

zioni che precedono l’accoppia-mento, infatti gli uccelli hanno

un istinto riproduttivo molto sviluppato; sembra infatti

che vivano solo per mol-

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tiplicarsi e perpetuare la specie. Le unioni durature appartengono a pochi, come ad esempio anatre, oche, cigni, ci-cogne, cornacchie e corvi, mentre in tutte le altre specie ogni maschio deve trovarsi sempre una nuova compagna.Nella maggioranza dei casi sono proprio i maschi gli unici a cantare ed è questo il modo con il quale si propongono alle future partner dando il via alle parate in primavera.Gli esemplari delle specie stanziali e quelli di ritorno dai quartieri di svernamento co-minciano a sgolarsi per occupare un ter-ritorio adatto alle loro esigenze, infatti per con-quistare la femmina tutti i mezzi sono validi e nelle specie in cui il piumaggio non è particolarmente vi-stoso, l’arma è proprio la bellezza del canto. Normal-mente più piccola è la taglia del volatile più melodio-sa è spesso la sua voce,

l’usignolo è un esempio perfetto di tutto questo. In altre specie come la passera scopaiola o il pettirosso, la qualità del canto è il criterio di selezione per eccellenza.

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ciclismo

Grande

In occasione della Festa dello Sport di

Valdagno in programma dal 3 al 6 giu-

gno scorsi numerose sono state le attività

ludico sportive che il comune della val-

le dell’Agno ha organizzato. Iniziative

all’insegna del divertimento e dello stare

insieme all’aria aperta; attività come il ba-

sket, la pallavolo e il calcio dedicate ai più

piccoli, dimostrazioni di trial, skateboard,

danza e ginnastica ritmica, ma anche cal-

cio a 5, scherma, rugby e lezioni di fitness.

Per l’occasione teatri delle manifestazio-

ni molti impianti e zone del paese con lo

scopo di risvegliare l’animo sportivo dei

cittadini che, accompagnati da splendide e

calde giornate di sole, hanno animato per

quattro giorni il paese di Valdagno. “E’ il

primo anno che la città di Valdagno pun-

ta così in alto sviluppando un programma

così vario di attività –ha affermato l’As-

sessore allo Sport Alessandro Grainer-

Con lo scopo di dare visibilità a tutti gli

sport, anche quelli molte volte nascosti,

abbiamo offerto ai cittadini la possibilità

di partecipare attivamente alle manife-

stazioni proposte. Una festa che di certo

ripeteremo anche il prossimo anno vista la

cospicua partecipazione della gente”.

Domenica 6 giugno crocevia di molte

attività sportive piazza Rivoli e il parco

La Favorita: tra le manifestazioni previ-

ste particolarmente importante è stato il

Campionato Veneto di Mountain Bike

Udace. La manifestazione, organizzata

Vendita e produzione bicicletteVia V. Alfieri n. 3/B 36073 Cornedo Vicentino (Vicenza) tel/fax 0445 431492

dal club Geko Bike A.S.D. di Valdagno,

è riuscita con il botto nel vero senso del-

la parola. Infatti, chi è salito nel gradino

più alto del podio è stato proprio un atleta

portacolori del team organizzatore Renato

Cecchetto. E pensare che ha cominciato

ad andare in bici per puro caso: dopo la

nascita della sua prima bambina 18 anni

fa, Renato Cecchetto, leader assoluto del

Campionato Veneto, ha ricevuto come re-

galo una mountain bike dalla moglie. Ed

è stato subito amore. Sì perché il bikers di

Montecchio, classe 1964, da quel giorno

non si è più staccato dalla sua mountain

bike e soprattutto in questi ultimi anni sta

conquistando traguardi importanti. Tra i

migliori risultati primo posto alla Lessinia

Bike, categoria M4, lo scorso 2 giugno,

Campione Triveneto 2010 a Colognola ai

Colli e scalino più alto del podio alla gara

Udace alla Piana di Valdagno. In testa fin

dai primi chilometri, Cecchetto, iscritto

alla Geko Bike da quest’anno, ha domina-

to la corsa in maniera esemplare tagliando

il traguardo in solitaria. “Sono molto sod-

disfatto della mia prestazione di oggi -ha

commentato il vincitore- Percorso bellis-

simo e ottima organizzazione”. A 46 anni

compiuti a febbraio, Renato Cecchetto si

allena ben 5 volte alla settimana e a det-

ta di molti, compreso il presidente della

Geko Marco Cracco, è un’atleta molto

valido che dà molto per questa disciplina

che lui ama molto e che gli regala davvero

molte soddisfazioni. Tra i suoi prossimi

impegni la Soave Bike, il Campionato Ita-

liano e la 1000 Grobbe Bike.

di Chiara Guiotto

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Page 18: Sportivissimo Giugno

Se per qualcuno percorrere in sella ad una mountain bike 13,5 Km potrebbe sem-brare un gioco da ragazzi, probabilmente dopo aver dato una sbirciatina al percor-so queste stesse persone potrebbero sen-za dubbio cambiare idea. Se i Km sono pochi, salite e asperità si sono rivelate il cavallo di battaglia della gara. In più se di giri devi percorrerne due allora le cose si fanno serie. Ebbene è la Geko Bike l’ar-tefice di tutto questo che ha preso il nome di Campionato Veneto MTB. Un percor-so molto vario che alternava ripide salite a discese altrettanto selettive: partenza e arrivo situati nello stesso posto, davanti al parco La Favorita di Valdagno; il primo pezzo impegnativo ha messo a dura prova fin da subito gli atleti che hanno affron-tato la salita dei Bergamini con penden-za quasi del 20%. Dopo di che la gara è proseguita verso la contrada Pretti, i Mas-signani, i Lora di Sotto per poi scendere lungo la tecnicissima discesa dello Sbroi-aculo, seconda parte di gara davvero mol-to impegnativa. Addirittura da bikers più esperti sono stati raggiunti i 60 Km orari lungo questo difficile tratto. Nonostante il percorso a tratti davvero insidioso, tutto è andato per il meglio e nessuna caduta particolare ha coinvolto i concorrenti. 118 gli iscritti tra cui 7 donne, suddivisi in 12 categorie: Primavera, Debuttanti, Cadetti, Junior, Senior, Veterani, Gentlemen, Super gentlemen e Donne. Un sacco di sportivi provenienti da tutta la vallata dell’Agno e non solo, giovani e meno giovani. Si pen-si che il concorrente più anziano era del 1937 Leopoldo Legnaro che naturalmente ha ricevuto tantissimi complimenti. Ma accanto a lui l’atleta più giovane di soli 13 anni Giorgia Battaglia. Una quindici-na gli atleti della Geko Bike che hanno partecipato al campionato, nonché il team più numeroso. Ottima la prestazione di Manuel Zini, 1° classificato nella cate-goria Junior, come pure l’inaspettato 2° posto del fratello Daniel dopo un anno

lontano dalle competizioni. Ma molti an-cora i piazzamenti da ricordare con sod-disfazione per il team valdagnese: Enrico Andreolli, Enrico Luna, Nereo Perin, Fa-bio Bernardini, Alberto Reniero e Giulio Sudiro hanno disputato ciascuno una più che soddisfacente prestazione. Durante la gara un ricco stand gastronomico, gestito da numerosi iscritti della Geko Bike, ha accolto tutti gli atleti che mano a mano concludevano la gara e ai quali veniva of-ferto un piccolo ristoro. A gara conclusa il presidente Marco Cracco, assieme all’As-sessore allo Sport Alessandro Grainer, ha premiato i primi dieci classificati di ogni categoria assegnando la maglia rossa di leader del Campionato Veneto a tutti gli atleti primi classificati. “Grazie all’ottima coordinazione dell’inte-ro team Geko Bike, che ringrazio di cuore per il lavoro svolto quest’oggi -afferma Marco Cracco al termine della manifesta-zione- il Campionato si è svolto nel miglio-re dei modi superando le mie aspettative. La Geko Bike è il primo anno che orga-nizza una manifestazione di questo calibro

e non posso che essere soddisfatto del suo esito positivo. Tutti sono stati molto con-tenti del percorso realizzato e del lavoro svolto in strada da parte di chi aveva il compito di seguire i concorrenti e control-lare il traffico stradale. Questa gara avrà un seguito -anticipa Cracco- Infatti il 19 set-tembre a Baone nel padovano si svolgerà la seconda prova del Campionato Veneto MBT organizzata dalla Este Bike”.Diamo uno sguardo alle prossime attività della Geko Bike: altre gare Udace in pro-gramma il prossimo 11 luglio a Spagnago e il 12 settembre a Cerealto. Ma non fi-nisce qui perché la Geko Bike, nata sola-mente un anno fa con l’intento di realizza-re anche un progetto rivolto ai più piccoli, ha organizzato a partire dallo scorso 12 giugno per quattro sabati di fila un corso di mountain bike per ragazzi. Con ritrovo presso la West Cicli di Spagnago tutti i sa-bati alle 14:00, l’istruttore Mattia Neri as-sieme al maestro Marco Cracco hanno ac-compagnato per un paio d’ore ragazzi dai 10 anni in su con lo scopo di avvicinarli alla disciplina sportiva e alle sue tecniche

Sempre a disposizio-ne del team il maestro S.I.M.B. (Scuola Ita-liana Mountain Bike) Marco Cracco e gli istruttori di primo li-vello Mattia Neri e Da-niele Repele. Per tutti coloro che volessero avvicinarsi al team Geko Bike basta recar-si presso la sede distac-cata, nonché ritrovo di tutte le attività, che si trova alla West Ci-cli di fianco al campo da calcio a Spagnago di Cornedo Vicentino, oppure telefonare al numero 347/0057392.

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insegnando loro l’uso corretto della mountain bike nel rispetto della na-tura e del codice stradale. Sì perché alla Geko Bike le attività sportive ri-volte ai più giovani sono molto a cuore: difatti dallo scorso anno è iniziato un progetto “Di-sciplina Mountain Bike” entrato direttamente nelle scuole della vallata. Grazie all’impegno del presidente e dei suoi collaboratori hanno dato la possibilità ai ragazzi delle Scuole Me-die di imparare questa disciplina educandoli ad un corretto comportamento sulle due ruote in strada e lungo i sentieri. Il punto di forza della Geko Bike, che quest’anno conta ad-dirittura 130 iscritti, è rappresentato proprio dallo spirito ludico e di condivisione che lo identifica. Tutti i sabati e le domeniche ven-gono organizzati giri in mountain bike e bici da strada, come pure le notturne sono attività a cui moltissimi partecipano con piacere. La matrice comune è sempre la stessa: creare unione tra la gente, trasmettere il vero senso dello sport sano e praticato all’aria aperta as-sieme agli amici.

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Roba daextraterrestri

L’extraterrestre Paolo Aste non finisce mai di stupire: quinto nell’ultracycling di Coppa del Mondo in Slovenia. Ecco cosa può fare uno sportivo.

1230 km in una sola gara

Cose d’altri tempi! O meglio ‘’cose da pazzi’’ L’impresa di Paolo Aste ha dell’impos-sibile! Il suo raid di qualche giorno fa, in Slovenia con parten-za ed arrivo a Postu-mia, rimarrà inde-lebilmente nei suoi ricordi e in quello del suo staff con l’ex professionista Carlo Corrà e l’ex dell’atle-tica Giovanni Taldo. Il 29enne valligiano Paolo Aste portaco-lori del D Team Esse-gi2 è rimasto in sella alla sua bici Bonetti per ben 2 giorni e cin-que ore completando la Race Around Slovenia di ben 1230 km. classificandosi al quinto posto assoluto e unico italiano all’arrivo. Al via di questa massacrante ultramaratona ciclistica si sono presentati 80 temerari con sei italia-ni tra i molti sloveni, svizzeri, canadesi, cechi, austriaci e tedeschi veri specialisti di questo tipo di manifestazione. Ha vinto l’extraterrestre sloveno Robick in 43 ore e dietro di lui con un distacco di 4 ore è giunto l’austriaco Strasser. Completa il podio lo sloveno Roseste ; conclude poi lo slovacco Bayer davanti a Paolo Aste che chiude al 5° posto dopo due giorni e 5 ore di gara. Tutto questo, stanco delle so-lite vittorie in salita tra gli amatori che gli hanno valso nel recente passato la maglia di campione mondiale e italiano di corsa in salita, per capire qual’é il suo limite personale. Un gara massacrante affrontata più di testa che altro con il suo staff che puntualmente lo ha incoraggiato, motivato e ha saputo gestirlo al meglio per quanto riguarda l’alimentazione, e l’assistenza logistica e meccanica. Il tracciato misura ben 1230 km. con un dislivello che sfiora i 20.000 metri con salite ripide e discese altrettanto vertiginose come si addice ad un territorio impervio qual è quello della Slovenia. Da sottolineare anche l’ottima organizzazione dell’evento con un centi-naio di controlli previsti lungo tutto il trac-ciato. “Questa è la prima esperienza oltre le 24 ore di gara- sostiene Paolo Aste - e passare dalle 24 alle oltre 50 ore è stato un

bel salto e già essere riuscito a concludere una gara del genere sia stato un successo al di là del risultato che mi soddisfa ol-tremodo; l’impresa ha ancora più valore per le avverse condizioni atmosferiche al limite della sopportazione per il freddo e la pioggia insistente per quasi tutta la gara. -Paolo, cosa serve per arrivare in fondo in questo tipo di manifestazioni? “Ci vuo-le tanta follia supportata da un’adeguata preparazione (per lui oltre 15000 km. da gennaio 2010) ma più di tutto serve la “testa” per gestire mentalmente e psico-logicamente tutti i momenti della gara, di giorno e di notte alla pari. E’ una gara in cui tutti nei primi 400 km. riescono a ge-stirla, poi viene il difficile e solo la mente fa la differenza”. – Che sensazioni si pro-vano in gara? “Le 53 ore sono volate in un attimo, il sostegno del team con l’incorag-giamento giusto nel momento opportuno è stato fondamentale per creare situazioni positive; se tutto funziona a meraviglia, le ore in bicicletta volano”. – Non sei stato l’unico protagonista. “Il seguito è stato fondamentale e una buona parte del me-rito di questo piazzamento è loro: Corrà e Taldo sono stati entrambi fantastici e han-no svolto un lavoro superlativo”. –Qual è stato il momento più difficile? “La discesa in prossimità del km. 400 dopo 14 ore circa con un tratto di strada che dai 1750 metri in pochi km. mi ha portato a livel-lo del mare con un diluvio e tanto freddo che non mi permetteva tanta sensibilità

di Enzo Casarotto

sui freni. In quel punto si sono ritirati oltre venti concorrenti e hanno proseguito solo una trentina di temerari. Un altro momen-to di difficoltà dovuto al sonno l’ho avuto introno al km. 700 dopo 27 ore ma ho de-ciso saggiamente di concedermi una sosta di circa due ore e mezza (gli altri stop erano al massimo di 10-15’), - Si parte

ultracycling21

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con il morale alle stelle poi la fatica si fa sentire e tutto diventa più complicato. “Al contrario, avevo il morale contrario nelle ultime tappe perché sei vicino all’impre-sa e la consapevolezza di aver fatto una grande cosa, ti dà morale”. –Un plauso va anche agli organizzatori. “Il team or-ganizzatore è stato straordinario, non era facile controllare 1230 km.; di tutte le ultracycling che ho fatto, questa è stata quella gestita meglio”. – C’è stato anche un ritorno d’immagine. “L’evento in Slo-venia è seguito dai media e dalla stampa e soprattutto nei primi 400 km. ai lati delle strade c’era un pubblico che t’incitava alla grande”. - Ora che conosce i suoi limiti, questo è stato il punto d’arrivo? “No! E’ il punto di partenza in cerca di nuove sen-sazioni: ho visto che i limiti di testa sono infiniti e quindi il prossimo obiettivo sarà sicuramente la Raam americana Coast to coast che preparerò per giugno 2011”. – Ci vogliono degli sponsor. “Dopo que-sta impresa ho avuto qualche contatto in merito che spero di concretizzare e di aumentare con altri, intanto ringrazio la Bici Bonetti di Padova che mi ha fornito la bici e la D Team Essegi2 che ha credu-to in me”. – Il più è fatto ma quali sono i suoi programmi immediati? “L’obiettivo più importante è il Campionato italiano di mtb in Val Rendena in settembre.- Per concludere… “Per fortuna, prima del via non mi sono soffermato molto sull’altime-tria della gara e sicuramente è stato me-glio così, dopo soli 400 km. siamo rimasti in 30 e successivamente ogni 20-30 km. si assisteva ad un ritiro sistematico, abbiamo concluso solo in 16; dopo questa gara di sicuro, ho trovato quali sono i miei limi-ti fino alla prossima impresa, ancora più

leggendaria!Carlo Corrà, l’ex professionista con l’Utensilnord con il dottorato in scien-ze dell’alimentazione ha seguito Paolo Aste sotto l’aspetto dell’alimentazione e dall’alto della sua esperienza di corridore ha affermato: “questa gara ha un percor-so pari a cinque Liegi-Baston-Liegi tutte di seguito e sotto il diluvio. Paolo è stato concentrato e disciplinato dall’inizio alla fine e questa è stata la sua forza. Per lui quando si mette in testa qualcosa e si pre-para a dovere, nulla è vietato”. Claudio Corrà ci ha anche fornito la lista di cosa ha mangiato durante la gara: 30 panini (8 con bresaola e philadelphia, 8 con prosciutto crudo, 8 con marmellata e 6 con nutella); 5 crostate di frutta intere

(da 500g); 10 gallette di riso con miele; 30 barrette ai cereali (da 30g); 15 Bana-ne; 3 Barrette di cioccolato (da 100g); 1 pacchetto di Muesli (375g); 5 Mars; 250g di yogurt; 500g di pasta all’olio di oliva; 2 confezioni di biscotti. E cos’ha bevuto durante la gara: 20 borracce con acqua; 30 borracce con thè; 10 borracce con Sali; 10 borracce con coca cola. La stima del consumo energetico è di 46000 Kcal e ha introdotto circa 35000 Kcal. Nel periodo precedente la gara Paolo ha introdotto grandi quantità di carboidrati (fino a un kg di pasta al giorno) in modo da aumentare le riserve di glicogeno. Durante la gara ha sempre continuato a mangiare ad interval-li regolari di circa 15-20 minuti in modo da scongiurare la crisi di fame.

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Page 23: Sportivissimo Giugno

ciclismo

Le trecampionesseDomenica 23 maggio a San Vito di Leguzzano, la CMB Cycle Woman fa in-cetta di titoli di campioni provinciali fem-minili esordienti primo e secondo anno e allieve: E’ stata una bella manifestazione, complimenti al team che ha organizzato e al direttivo; complimenti alla segretaria la ciclista Elena Dalla Guarda, figlia di Ma-rio Dalla Guarda, presidente, e Carlo Ba-cilliero, mitico sponsor della CMB. Gara importante: in palio le tre maglie di cam-pione provinciale femminile. La prima è stata deliziosamente conquistata da Chiara Zanettin, campionessa provinciale esor-dienti primo anno, vicentina doc. Il grup-po esordienti primo anno è composto da Giulia, Nikolina, Maria Pia, Marta, Sara, Francesca, Chiara. Chiara già sulla salita della Guizza si è fatta notare; è riuscita a superare con determinazione la salita di circa 1 Km. Altra atleta strepitosa, Maria Vittoria Sperotto ha conquistato il tito-lo di campionessa provinciale esordiente secondo anno che alla Guizza, frazione in salita di San Vito, ha conquistato con grande tenacia il gran premio della mon-tagna, confermandosi campionessa prov-visoria meeting rosa, prova valida per il campionato triveneto. Le altre ragazze del secondo anno sono Chiara e Claudia. Altra grande atleta è la campionessa provinciale allieva Michela Pavin, grande leader tra le allieve. Il gruppo è composto da Jessica, Nikolina, Ketty, Nicole, Federica, Valeria, Anna, Rosanna. Ricordo di aver visto in una recente gara Michela che con le sue doti spiccava nel ruolo di leader: è riusci-ta a coordinare tutte le atlete in gara. Mi spiego, quando un atleta è un leader, riesce a tenere a bada il gruppo sia le atlete avver-sarie sia le compagne, le quali eseguono ciò che l’atleta intende fare, rallentare o al-lungare il gruppo, a seconda della strategia di gara che ha in mente. Fin da ragazzina, quando era nella categoria giovanissimi, si notavano queste caratteristiche di Michela. Una volta G6 (categoria giovanissimi) è riuscita a tenere sotto controllo il gruppo assieme a Rosanna e Valeria. La strategia (riuscita perfettamente) era far scattare in fuga la bella Ketty che con grande impe-gno riuscì a tagliare il filo del traguardo con un bel margine dal gruppo. Quell’esta-te, in un giorno afoso di agosto, abbiamo provato tutti i brividi del mondo e ci siamo commossi nel vedere un gioco di squadra perfetto. Forza ragazze esordienti e allie-ve, pedalate, soffrite e gioite e cercate di rimanere così sempre meravigliosamente affiatate tra di voi.E noi genitori quando ci troviamo lungo il

tracciato di gara, cerchiamo di gustarci lo spettacolo e assaporarcelo fino in fondo, perché le nostre figlie ce la mettono tutta per darci soddi-sfazione e ci tengono ad esal-tare il loro impegno e le loro capacità, e questo vale sia per l’atleta che vince sia per quel-la che segue subito dopo, sia per quella che chiude il ser-pentone di gara: tutte sono in ugual misura impegnatissime e per tutte lo sforzo, la fatica è vera e massima. Ogni gara è a sé, emozionate e esaltante, nulla si ripete mai. Poi, con il tempo rimangono solamente i ricordi, non sempre amari come si pensa appena vissuti: il ciclismo, anzi, dona ricordi bellissmi, aiuta a crescere e a diventare grandi assieme ai propri compagni.

di Donatella Brunello Tutte per una, una per tutte: valori, successie sogni ditre promessedel ciclismo

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Chiara Zanettin: “Arrivata in cima alla salita ero un po’ staccata dai primi, ma in discesa ho raggiunto una ra-gazza e con lei, dandoci i cambi regolari, sono arrivata a raggiungere il gruppo. Poi è stato più facile conquistare il primo posto nella classifica provinciale. Per me il ciclismo è passione: quando sono in bici sono felice, sebbene la fatica sia sempre tanta”.

Michela Pavin: “in cima alla salita sono arrivata con una mia com-pagna di squadra: il gruppo delle prime era avanti, ma non molto lontano: siamo riuscite a recuperare. Era la nostra stra-tegia non dare tutto nel tratto in salita per poter contare, invece, nella volata finale: e così abbiamo fatto. Prendere la maglia di campionessa provinciale è stato fantasti-co, un grande sogno che mi fa continuare a sperare nella mia carriera ciclistica: mi piacerebbe davvero diventare una profes-sionista e pedalare per tutta la vita”.

Maria Vittoria Sperotto:“E’ stata la gara più bella della mia vita. Nell’ultima salita sono riuscita a mettermi sui pedali e a spingere fino a raggiungere le prime quattro e passarle per andare a vincere il gran premio della montagna. Quando riesco a pedalare così, fluida, potente, con il cuore che mi pulsa forte senza, però, affanno, mi sento, quasi, di volare ed è una sensazione bellissima. Con il ciclismo vivo la mia voglia di fare sport, cioè di vivere all’aria aperta, diver-tendomi con le amiche”.

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handbike

Sfida a San VitoLa Scuola di ciclismo Alto Vicentino di Santorso del presidente Giuseppe Retis in collaborazione con l’Amministrazione comunale di San Vito di Leguzzano ha or-ganizzato nel primo sabato di giugno una gara riservata ai tandem per non vedenti e una gara di Handbike con entrambe le prove valide per il Campionato Italiano di società. Sotto l’egida della FCI si sono presentati 8 tandem e 35 handbikers (45 gli iscritti) per le due distinte gare in pro-gramma rispettivamente su 32 e 48 km. di gara ricavati sull’anello di 4,200 metri tra San Vito, Cà Trenta e rientro a San Vito, percorso ripetuto 8 volte dai tandem e 12 volte per le bici. Tra i tandem si è impo-sto quello guidato da Marco Cavion con Valentino Valente (Bikers For Ever) che ha dominato la gara anche per un guasto meccanico che al km. 16 ha messo fuori gioco l’altra coppia favorita formata da Emanuele Bersini e dal non vedente Ric-cardo Danesi. Più lontani tutti gli altri con Mirco Zorzo e Silvana Valente che pronti per sprintare per il secondo posto, proprio all’ingresso del rettilineo d’arrivo sono caduti e, costretti a tagliare il traguardo a piedi, si sono visti soffiare il terzo gradino del podio rimediando la fatidica medaglia di cartone proprio nella gara di casa. Tra le handbike, la gara è stata combattuta

nonostante le tre griglie di partenza. Il caldo non ha demotivato i protagonisti e dopo l’ora e 22” di gara corsi alla media di 33,600 Km./h, si è imposto Marco Re Calligari MH4 (Polha Varese) su Rober-to Piccini (Cycle Classic) giunto a 28” e vincitore della classe Mh3 e Haky Doku (G.S.Rancilio) che ha chiuso a 1’28” dal vincitore. Per tanti altri, la consolazione della vittoria di categoria con le due ra-gazze Valeria Corazzin (WH3) e Rosanna Menazzi (WH2) entrambe della società Basket e non solo che oltre a vincere le rispettive categorie, hanno lasciato dietro di loro ben quattro maschietti. Nel corso delle ricche premiazioni con pacco gara di prodotti valleogrini per tutti, il delegato tecnico del Comitato Paralimpico Alberto Zin ha sottolineato l’ottima organizzazio-ne e l’impegno dei suoi ragazzi in vista anche dei prossimi impegni internazionali di alcuni di loro mentre il primo cittadino Antonio Dalle Rive ha sottolineato con soddisfazione una maniera diversa di vi-vere; muovere le persone di San Vito è difficile, già il fatto che escano per vedere esattamente questo tipo di manifestazio-ne è una cosa positiva e il messaggio che viene trasmesso da queste persone diver-samente abili è: “SI PUO’” a tutte le età e con tutte le difficoltà: si può ottenere, si

può fare…” – Ha funzionato anche il con-nubio Scuola di ciclismo Alto vicentino e l’Amministrazione comunale per prose-guire su questi temi: sport e solidarietà. “Decisamente, siamo un’amministrazio-ne che in questi anni si è sempre contrad-distinta per l’attenzione alla famiglia e abbiamo presi per due trienni consecuti-vi anche il premio famiglia della Regio-ne Veneto, per l’attenzione alla famiglia e per l’attenzione al mondo dei disabili, abbiamo dei gruppi d’impegno e di sup-porto nei confronti dei diversamente abili e quindi questa è una cosa fondamentale altrimenti queste persone e famiglie sono lasciate sole. E’ un grande insegnamento da parte loro affinché anche le nostre fa-miglie ce la possono fare”. Concludiamo con il delegato tecnico FCI del settore pa-ralimpico Alberto Zin: “E’ stata una buo-na organizzazione a confronto anche a di qualche organizzazione che abbiamo nel nostro ambiente: è stata veramente ottima, a livello tecnico, pur mancando di altri atleti di spessore, erano presenti tre atle-ti che potrebbero girare nell’orbita della nazionale per cui il livello è stato sicura-mente buono. Il percorso è stato valido e ha impegnato gli atleti. Un Voto? Essendo al primo anno un 8 l’organizzazione se lo merita”.

Una gara ben riuscita di Tandem e Handbike a San Vito di Leguzzano.

di Enzo Casarotto

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Page 27: Sportivissimo Giugno

auto storiche

È sera tarda quando il cofano motore di una BMW dalla livrea argentea si appresta a tagliare il traguardo di Asiago. Il pilota e il navigatore sono zuppi d’acqua come se aves-sero attraversato a nuoto un torrente. Siamo al termine della seconda e penultima tappa della gara di regolarità per auto storiche denominata “Le mitiche sport a Bassano”. Un itinerario che si sviluppa in tre giornate e che dalla partenza di Bassano del Grappa, fino ad arrivare ai passi dolomitici come il Falzarego o il Gardena, ha portato i piloti di queste stupende vetture fin su-gli Altipiani. Nel complesso sono un centinaio le auto iscritte, tutte rigorosamente sport, tutte da competizione. La giornata iniziata di primo mattino non è stata per nulla facile, ci conferma un affaticato concorrente: “Guidare queste sport sotto acquazzoni dal carattere pluviale rende sci-voloso e pericoloso oltremisura il manto stradale e ci mette a dura prova”. Facile crederlo, primo perché la capote non c’è e secondo per il solo fat-to che alcune di queste auto risalgono adirittura al 1926 e di “tecnologie” per la stabilità, come Abs o diavolerie elettroniche, non v’è traccia. Così pure le strade di montagna piene di curve e contro-curve, i dislivelli da superare e le prove cronome-trate sui pressostati, diventano fascino e allo stes-so tempo sofferenza fisica. Amilcar, Riley, Alfa Romeo, fra le più anziane. Su queste barchette un minimale quasi inesistente parabrezza per i mosce-rini e freni terribili che rispondono solo quando pigi il pedale con tutta la tua forza. Carrozzerie cucite su misura come attillatissimi abiti sartoriali che ti lasciano scoperto dalla cinta in su, oltre la quale non vi è nessuna protezione. Eppure a questo trofeo, ar-rivano gentleman driver da tutte le parti: dalla Sviz-zera, dalla Germania e dagli States! Per chi invece assiste da spettatore è un momento unico, da prendere al volo. Vedere un passaggio di una Maserati A6GCS dell’equipaggio veneto Berton-Garzaro lanciata sui ret-tilinei della Val d’Assa è un’emozione d’altri tempi. I brizzolati che se ne stanno appostati lungo il percorso rievocano le gesta eroiche di nomi quali Musso o della stessa madrina di questa manifestazione, MariaTeresa de Filippis. Personaggi che vincevano competizioni su strade incredi-bili a bordo di altrettante incredibili auto perfettamente uguali ad ora. L’atmosfera è quella di una volta con il rombo che ri-suona fragoroso nella abetaie anticipando l’arrivo di una bassa e veloce silhouette , magari di colore rosso. Ieri come oggi, la passione per i motori accomuna piloti e pubblico. Nel profumo tinto d’azzu-rognolo di questi scarichi, lontani anni luce da quelli della mobilità sostenibile, si assapora la voglia di correre, di met-tersi al volante indossando guanti di pelle e di lasciarsi completamente trasportare da quella vita pionieristica, dove ingegno meccanico e semplicità facevano la diffe-renza. I corridori erano dei veri cavalieri moderni con le guance e la fronte insu-diciate dall’olio espulso. Oggi, nel terzo

milliennio, guardiamo an-cora quei volti sacrificati dallo sforzo come fossimo entrati in una macchina del tempo. Volti di uomi-ni sportivi, impavidi nel rimanere attanagliati fra i condotti fumanti. Le fi-bie e le cinghie di cuoio per contenere i cavalli tra le lamiere battute a mano. Così, duran-te la passeggiata sul corso principale della cittadina, da sotto gli ombrelli, i più giova-ni sorridono agli esili pneumatici dello stes-so spessore di quelli di una bicicletta o da tutto quell’andi-rivieni di asticelle che compongono il sistema frenante di una Bugatti T23. Neppure le masto-dontiche dimen-

Su per le montagne,tra boschi e valli in fior

Le Mitiche sport a Bassano: dalle Dolomiti agli Altipiani, dove il nostro Arturo Cuel ha incontrato i protagonisti di una gara fantastica

di Aturo Cuel

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sioni della Bentley made in UK 1937

- simili a quelle di un camion - li ras-

sicura. La domanda sorge spontanea: come

facevano a dominare così tanta precaria irruenza?

Ci sarebbe da rimanere ore ed ore ad ascoltare le emozionan-

ti storie ad esse legate raccontate dai proprietari: ritrovamenti, ricerche oppu-

re i lunghi restauri. Come le attuali for-mula uno anche queste super cars hanno un

pedigree che ha fatto scuola ed ha ispirato la meccanica evoluta. Ma per chi le guida non è an-

cora finita, domani sarà un’altra tappa. Passando da Gallio e da altre suggestive località ripiomberanno

fino a Marostica con previsioni meteorologiche che sembrano non presagire quel piacere di guida da capelli

al vento. Gli ultimi arrivati, ormai incuranti della piog-gia, si apprestano a prendere da dietro i sedili il loro piccolo

bagaglio per trascorrere una notte ristoratrice. I motori sono spenti e la quiete pare riavvolgere l’altopiano.

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Cosa ha questa Società che la rende, non dico migliore, ma differente dalle al-tre società che fanno sport ? La risposta è semplice, il Real come già dichiarato in altri articoli, non è solo sport ma è diven-tato a poco a poco un movimento, un pun-to di riferimento della società Recoarese, ed è quello che il sottoscritto si era propo-sto e che ha portato avanti fin dal primo momento in cui è iniziata questa avventu-ra. Tale proposito è stato raggiunto con la partecipazione e l’aiuto dato in massa dal popolo Real, in varie occasioni di mani-festazioni di solidarietà o extra sportive. A tal proposito anche quest’anno sarà pre-sente con i propri ragazzi e genitori alla manifestazione organizzata dal Gruppo marciatori “ Amici della Natura “ prevista per il giorno 08.08.2010 denominata “ Le Contrà de Recoaro Terme “ che si snoda su vari itinerari dei sentieri del Comune di Recoaro Terme . Mi preme sottolineare che, dopo il successo della passata edi-zione, non poteva mancare l’apporto del

Tra sport e naturaIl Real Recoaro non è solo una società sportiva, ma un vero movimento giovane per i giovani all’insegna dello sport e della natura per crescere forti e positivi

Real Recoaro, che con la propria mac-china organizzativa e con i suoi numerosi atleti, dirigenti e familiari ha già regalato, a Recoaro Terme due splendide stagioni sportive di volley e calcio amatoriale , collaborando a mettere insieme tante forze e realtà locali, per tanti importan-ti scopi di solidarietà. Partecipare con la nostra associazione all’organizzazione di questa manifestazione non solo è un pia-cere ma anche un dovere per chi come noi ama lo sport e gli sportivi. Mi preme sot-tolineare, inoltre, che questa manifesta-zione, nella passata edizione ha avuto cir-ca mille concorrenti di ogni fascia di età e che è stata apprezzata sia per la bellezza degli itinerari, sia per l’organizzazione e sono sicuro che l’edizione di questo anno richiamerà ancora più partecipanti. La nostra presenza come Associazione è la conferma dell’importanza che noi diamo sia allo spirito sportivo nelle varie competizioni ma sopratutto allo spirito di socializzazione, che una competizione del

Chiunque abbia proposte serie di collaborazione può contattare il numero 3393696315, oppure recarsi presso la nostra sede in via Vittorio Emanuele.

genere può esprimere. Sono convinto che continuando su questa strada e conla certezza della bontà del lavoro fin qui svolto si possa essere di esempio per altre realtà locali.L’ associazione sportiva Real Recoaro ri-corda che e’ intenzionata a dare spazio a tutte le proposte, sia sportive che cultura-li che, sia a livello di associazioni o per-sonali, possano portare ad un contributo che permetta di allargare le possibilità di scelta dei nostri giovani, anche al di fuori delle attività sportive.

di Francesco Pretto

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Page 30: Sportivissimo Giugno

rally

Filippo Bordignon nasce a Bassano del Grappa il 4/07/1983 e da sempre è nel mondo dei Rally. Ora è il presidente della scuderia che il prossimo anno compirà 40 anni, la Hawk Racing Club, presieduta per tantissimi anni da suo padre, il grande e indimenticato Geometra Sandro Bordi-gnon che purtroppo ci ha lasciato nel 2006 per un male incurabile. Filippo debutta da pilota nel 2002 con la Fiat Stilo nel Rally Montebelluna, e negli anni a seguire 2003/4/5 continua con la Fiat Stilo. Nel 2005 riesce ad imporsi vin-

Filippo Bordignoncendo il trofeo. Nel 2006 il grande salto nello Junior Mondiale Rally con un Opel Astra Opc con buoni risultati, poi purtrop-po la perdita del Padre e un incidente stra-dale (non in gara) non gli permettono di finire la stagione agonistica.Negli anni a seguire soltanto gare spot, senza seguire campionati interi, come l’ottimo 9° assoluto al recente Rally d’Ita-lia Saredegna e 3° di gruppo N con Su-baru Impreza, navigato da Justin Bardini. Prossimamente sarà impegnato al Rally di San Marino, sempre con Subaru Impreza.Tanti sono i piloti e i campioni che sono passati per la scuderia Bassanese, primi tra tutti Niki Biasion e Tiziano Siviero, due volte campioni del mondo Rally negli anni 1988-89.

Presidente della scuderia Hawk Racing Clubdi Demitri Brunello

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Page 31: Sportivissimo Giugno

mountainboard

Quanti di voi conoscono lo snowboard?

Beh la domanda ha facile risposta; ormai la sua

diffusione ha toccato percentuali rilevanti so-

prattutto tra gli adolescenti, per cui tutti sap-

piamo di che cosa si sta parlando; ma quanti

di voi invece conoscono il MOUNTAIN-

BOARD? Qui direi che la risposta è un po’

meno scontata visto che in Italia a pratica-

re questo sport è uno sparuto gruppo che

non supera qualche centinaio si adepti.

Ma che cos’è il MOUNTAINBOARD?

Facciamo un passo indietro nel mondo

citato prima dello snowboard. Per gli

snowboarders infatti, il proprio sport

crea una vera e propria dipendenza,

purtroppo però si può godere del man-

to bianco solo per pochi mesi all’anno

e quindi è frequente tra i praticanti di

soffrire di profonde crisi di astinenza

all’arrivo dei primi tepori primaverili.

Negli anni ’90, in California, un gruppo

di surfisti snowboarder hanno ben pensa-

emozioni trasversaliConosciamo il Mountainboard, uno sport di pura adrenalina

di Alessandra Refosco e Stefano Consolaro

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Page 32: Sportivissimo Giugno

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ULTIMI GIORNI

to di attaccare 4 ruote ad uno snowboard contemporaneamente lo stesso accadeva in Inghilterra dove qualcuno ha ben pen-sato di surfare quelle belle e sempre verdi colline scozzesi .Così è nato lo “snowboard alla maniera estiva” summer way of snowboarding come lo definiscono in America. Conosciuto anche come ATB (all terrain board) per la sua versatilità ad adattarsi a qualsiasi tipo di terreno, questo sport in California come in Inghilterra e ultima-mente anche nel resto d’Europa sta aven-do un tale successo che sempre più riviste ne danno notizia e pubblicizzano gli even-ti che lo riguardano; anche il cinema non ne è rimasto indifferente tanto che qual-che anno fa anche la Disney ha lanciato sul mercato alcuni firm per ragazzi che ne fanno bella mostra (Johnny Kapahala: Ca-valcando l’onda)Molte lungimiranti stazioni sciistiche si stanno attrezzando per rimanere aper-te anche nei mesi estivi e per fornire ad una possibile vasta clientela delle strut-ture adatte uno fra tutti è il bellissimo mountainboard-park di wintenberg in Germania o altri resort in Francia o Bel-gio, come in Svizzera e ultimamente an-che in Italia.Il mountainboard infatti è nato per simu-lare lo snowboard quindi viene utilizzato prevalentemente in discesa ma siccome la fantasia non ha limiti, in alcune località ventose si sta sviluppando il kitemountain che non è altro che la derivazione estiva dello snowkite che dariva a sua volta dal più famoso kitesurf praticato in mare.In Italia si sa, le cose vanno sempre un po’ a rilento, ma anche qui si sta muovendo qualche cosa tanto che è nata recentemen-

te la federazione Italiana Mountainboard (MIA) affiliata al CONI che sta tentan-do di pubblicizzare questo sport aprendo sezioni locali e dotandosi di Istruttori qualificati per permettere un avvicina-mento sicuro ed “indolore” alle nuove generazioni di mountainboardes.

Ma ora parliamo del nostro gruppo I6W9 Tea-Magno : per ora siamo in una decina di ex adolescenti forse mai cresciuti !! che si divertono a volte nel piccolo park con rail e rampe che ab-biamo allestito in un prato concessoci da un gentile cittadino in quel dei Ve-gri a volte sulle sterrate di Marana o del Novegno e con un sogno nasco-sto nel cassetto di poter sfruttare quei meravigliosi prati di cima Tunche a Recoaro 1000 ma sui quali forse scarrozzeranno i nostri figli o i nostri nipoti, chissà.Nel frattempo, se ci vedete in giro, bardati di tutto punto con casco, pa-raschiena, paragomiti, guanti para-schiena e più ne ha più ne metta non spaventatevi, non è così pericoloso come sembra, potete pure avvici-narvi e chiederci di provare!!!! non vi morsichiamo.

La tavola da mountainboard

La tavola (deck) da mountainboard prende vita dall’ incrocio tra una tavola da skate-board ed una da snowboard, è difatti più grossa rispetto alla prima e più ridotta della seconda, misura solitamente 90-100 cm per più di 1 cm di spessore. È munita di trucks come per lo skateboard su cui sono montate ruote, dotate di camera d’ aria, di grandezza variabile dagli 8” ai 10” di diametro. Come per lo snowboard, i piedi sono agganciati alla tavola con appositi fissaggi formati da straps con velcro oppure da agganci derivanti pro-prio dallo snowboard. Nell’ultimo periodo si stanno diffondendo anche i “channel trucks” che sono più robusti ed ammortizzati con del-le molle. Da notare la possibilità di montare dei freni per affrontare in sicurezza anche le discese più ostiche.Principalmente vi sono due tipi di trucks (gli assi delle ruote). Quelli di tipo Skate, con un perno al centro come gli skateboard, quindi par-zialmente rigidi e utilizzati per compiere evolu-zioni ed acrobazie; poi troviamo i trucks a molla decisamente piu morbidi che permettono dei piegamenti migliori essendo più morbidi e che permettono quindi di fare meglio il “carving” os-sia discesa libera (curve e cambi di direzione). Inoltre anche a se-conda della rigidità della tavola lo stile può essere influen-zato, difatti vi sono vari tipi di deck con differenti livelli di rigidità.

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LA GIORNATA TIPO

….dopo una salutare passeggiata arrivia-mo sulla vetta ….un momento di ristoro, ci godiamo il panorama sempre bellissi-mo, dalla cima di una montagna si vedono paesaggi e colori che ti aprono sempre lo spirito. Torniamo alla realtà…. comincia subito la vestizione con le numerose prote-zioni obbligatorie. Il cuore batte e la legge-ra tensione viene neutralizzata con battute, risate e prove tecniche con il freno. Siamo pronti per il momento più divertente ma sicuramente anche più impegnativo: la di-scesa. Decidiamo quale sterrata o sentiero prendere e quando tutti sono pronti …VIA si parte….Dopo poche curve e qualche frenata power slide ci fermiamo per fare il punto del-la situazione e riprendere fiato. Non sembra ma la tensione e l’impegno fisico sono note-voli…soprattutto in terreni molto sconnessi. La concentrazione e’ sempre molto alta e la sudorazione a 100. Rigorosamente assieme si riparte…giù di nuovo a tutta birra o anche pian pianino a seconda di come uno se la sente,…tra noi, nel nostro gruppo, non esiste competi-zione, il nostro motto è divertirsi e basta! da qui nasce appunto il team E6W9 cioè “if six was nine” se il 6 fosse 9,…vediamo o almeno cer-chiamo di vedere le cose in maniera diversa….positiva senza complicarci la vita in assurde sfi-de o competizioni..Con calma e le dovute pause, risate, cadute e quant’altro arriviamo a valle…alle macchine. Ci svestiamo…e ridiamo felici commentando le azioni atletiche o ridicole osservate nella discesa. La cosa che più mi rincuora quando abbiamo fini-to la discesa è appunto vedere nelle espressioni dei miei amici , oltre alla stanchezza, anche la gioia, il momento di felicità e di spensieratezza che ri-salta nel loro sorriso. Questo mi rende veramente

IL SOGNOQui andiamo a toccare un tema molto ampio. Il sogno di tutti i mountainboar-ders sarebbe quello di trovare un prato con l’erbetta inglese tagliata perfetta, morbida , una pendenza di un prato rego-lare non esagerata, lungo, molto lungo, un prato immenso che non finisce mai, ma-gari con qualche cambio di pendenza ogni tanto, per fare qualche salto o manovra fre-estyle………Ci sono quelli come noi però, che si accontentano anche di un bel sentie-ro, di una forestale o di una strada qualsiasi basta sia raggiunta alla cima con un’auto o anche di 4 salti di legno fatti in casa e di una birra a fine giornata, l’importante è che tutto sia fatto in compagnia……Certo è che se riuscissimo a trasformare i nostri sogni in realtà sicuramente avremmo più giovani che potrebbero scoprire questo fantastico e alter-nativo sport da tavola.

orgoglioso, assieme alla mia compagna, di aver fatto conoscere questo fantastico sport ai ragazzi della Valle. Di solito la nostra corsa finisce con una pizza tut-ti assieme o un ultima birra dal nostro amato Teo, gestore del mitico bar Bu-kowky.Il bello di questo sport è anche nel ri-trovarci…durante la settimana per co-struirci le rampe, i rail e quant’altro possa servire per fare del buon freesty-le e divertirsi senza fare sempre e solo discese. Per questo abbiamo anche ben “addobbato” il prato di Andrea, trasformandolo in un park di tutto ri-spetto..Questi sono momenti in cui si socializza maggiormente e ci si scambia pareri sullo sport ma anche su problemi personali e altro…

DIFFICOLTÀlo sport in sé non è assolutamente difficile. Al primo impatto già si ri-esce a scendere e a fare qualcosa; diciamo che il divertimento è assi-curato fin da subito.

Per info Stefano Consolaro - [email protected] Refosco - [email protected]

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calcio

Obiettivo centratoL’Alto Astico e Posina: la matricola si salva e ora sogna in grande

Venti ragazzi venti, (belli e di giovani speranze) una società con sede ad Arsiero, un presidente, Mario Stella, appassionato e competente e una squadra girovaga (si allena a Velo d’Astico e gioca sul sintetico di Santorso) ha colto grazie al suo tecnico Giancarlo Sperotto un lusinghiero risultato nel campionato di prima categoria appena concluso occupando dopo le trenta gior-nate di campionato il settimo posto subito dietro alle “grandi” del torneo” e a soli tre punti dalla zona playoff. La società chiude con 40 gol fatti e 38 al passivo, il bomber è Cristofori (9 reti) ma anche Cortiana e Martini (8 reti), Dal Cason (6), Pozzan (5), Crosara (3) e Brunello (1) hanno vio-lato la porta evversaria. Per la neopromos-sa formazione rappresentata da giovani del territorio (il suo settore giovanile com-prendete esclusivamente i giovanissimi), dopo la salita in prima categoria e la vit-toria nella Coppa Veneto, ha disputato un campionato sopra le righe capace anche di ottenere ben 9 risultati utili consecutivi e se non fosse per quei 6 punti persi con il fanalino di coda Isola, le soddisfazioni in casa Alto Astico sarebbero state maggiori (anche per la gioia delle numerose “mo-rose” dei giocatori al seguito). “E’ stata una bella stagione - afferma il presidente Stella - francamente non mi aspettavo un risultato così bello, siamo al primo anno in prima categoria, il gruppo è stato for-tissimo e siamo sempre stati uniti ed è per questo che l’obiettivo è stato raggiunto. Nel corso della stagione le scelte si sono dimostrate azzeccate e tutto è andato per il

verso giusto; con l’innesto di Crosara e il rientro di Massimo Toldo a metà stagione, il gruppo ha fatto un salto di qualità”. La parola ora al tecnico Giancarlo Sperotto ex Carrè-Chiuppano: “Come neopromos-sa l’obiettivo era raggiungere la salvezza e siamo riusciti ad arrivarci con una par-tita d’anticipo in un anno in cui ci sono voluti 39 punti per arrivarci: è un valore in più per questi ragazzi che sono riusci-ti nell’intento”. – Quali le cose positive? “Innanzi tutto la serietà della società ed un gruppo eccezionale; certe situazioni che si sono create nel corso della stagione si sono risolte soprattutto grazie al gruppo. Questi ragazzi sono stati capaci di unirsi nei momenti particolari e per questo meri-tano i miei complimenti”. – Quale è stato il periodo peggiore? “L’inizio del girone di ritorno, la fase dopo l’inverno in cui ci siamo concessi qualche pausa; noi non abbiamo mai portato a casa un risultato senza guadagnarcelo e non abbiamo mai vinto una partita per fortuna”. – E’ tempo di bilanci, qual è il suo? “Personalmen-te sono molto felice di com’è andata la stagione; è chiaro che c’è un po’ di ram-marico per i 6 punti lasciati all’Isola con rispetto per l’Isola, però almeno una delle due partite potevamo vincerla e anche i due punti lasciati a Malo in cui ad 8’ dalla fine eravamo sopra per 2-0 (è finita 2-2), si capisce bene che con quei 4-5 punti in più potevamo dire la nostra in zona playoff, forse una cosa inaspettata per tutti però si può parlare anche di questo. Per me per-sonalmente è stata un’esperienza più che

positiva che mi ha insegnato come non ri-petere qualche errore che di sicuro ho fat-to anch’io; mi serve per crescere e cercare di programmare i prossimi anni nel modo migliore”. – Un Alto Astico che si è di-stinto per il gioco ma anche per la serenità dell’ambiente. “Certo, sono orgoglioso di questo gruppo anche perché la rosa è di 20 persone senza under alle spalle e que-sti ragazzi si sono sacrificati tutto l’anno e in campo in settimana ne avevo sempre 17-18 a disposizione e per questo lavoro, un plauso va anche ai miei collaboratori Giancarlo Dal Ferro e Fausto Zironda” – L’Alto Astico e Posina si è guadagnato il rispetto di tutti. “Direi proprio di sì, dopo l’esaltante campionato della promozione in “prima” con la vittoria in coppa dello scorso anno, non avendo fatto molti acqui-sti e con i nuovi subito inseriti in gruppo, vuol dire che abbiamo operato bene per raggiungere questo traguardo. Abbiamo avuto anche qualche problemino col cam-po sintetico però man mano che si gioca-va, le cose sono migliorate anche se gio-care sul sintetico senza allenarci lì, non è la cosa ideale ”.

di Enzo Casarotto

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nuotoeventi

di Enzo Casarotto

Zanea tutto

sport

Grandi numeri per il nuoto

Schio

Successone per la prima edizione di “Sport in

piazza”, coinvolte ben 18 associazioni sportive

Il 9° Torneo Città di Schio fa il pieno. Lo Schio Nuoto Famila

chiude terzo dietro al Plain Team Veneto e al Bolzano Nuoto.

Il mese scorso l’Assessorato allo Sport assie-me alle associazioni sportive zanadiensi, alla Pro loco e con il patrocinio del CONI provinciale, ha organizzato la manifestazione denominata “Sport in Piazza” al quale hanno aderito 18 associazioni sportive del territorio. Tale iniziativa è stata voluta per dare visibilità alle realtà sportive locali attraver-so una giornata di informazione sportiva dove i cit-tadini hanno potuto conoscere e apprezzare l’attività e la programmazione delle Associazioni sportive che da anni sono presenti sul territorio. La manifestazio-ne, frutto della disponibilità e della passione di tante persone, è iniziata al mattino quando Piazzale Roma e alcune strade limitrofe si sono trasformate per l’occa-sione in una grande palestra all’aperto. In campo, con le compagini che da sempre arricchiscono il panorama sportivo, anche i valori dello sport come momento di incontro e di conoscenza per i giovani e meno giova-ni. Questa prima edizione ha coinvolto e riunito tutte le associazioni sportive del paese:Tennis Club Zanè, Olimpia Zanè pallavolo, FaiZanè 1931 Calcio, Play Basket, Skating Club Zanè, Giuriato Vicenza Calcio a 5, Dragon Dojo arti marziali, Galleria Spazio Danza Zanè, Runners Team Zanè - G. Verdi - ASD Puro Sport podismo, G.A.M. escursionismo, Bocciofila Zanè, CSI Atletica Zanè, GSA skiroll-sci di fondo, G.S.Alpilatte - Scuola di Ciclismo Piovene e VIracing Grup automo-bilismo. Visto il successo riscontrato l’esperienza si ripe-terà anche in futuro con l’introduzione di alcune novità per rendere ancora più spettacolare e divertente l’evento.

Presso la piscina scoperta degli impianti della Campagnola, a fine maggio, or-ganizzata dall’Associazione Sportiva Schio Nuoto sotto l’egida della FIN Comitato Regionale Veneto e con il patrocinio del Comune di Schio si è disputato la 9ª edi-zione del “Trofeo Città di Schio. Questo appuntamento che ritornava dopo lo stop dello scorso anno, per il Veneto segna anche l’inizio della stagione estiva in vasca lunga. Anche in questa edizione il successo del Trofeo scledense è stato confortato dai “grandi” numeri che l’hanno caratterizzata con 528 atleti iscritti in rappre-sentanza di 33 società tra le più importanti e blasonate del Veneto come il Plain Team Veneto, la Hydros e la Fondazione Bentegodi, del Trentino Alto Adige con in primo piano il Bolzano Nuoto e la R.N. Trento, del Friuli Venezia Giulia con in primis il Gymnasium Pordenone e dell’Emilia Romagna con il Club Azzurra 91 ed il Bologna Nuoto. Presenti anche importanti nomi del panorama natatorio na-zionale come Mauro Gallo del Plain Team Veneto, nazionale più volte Primatista e Campione Italiano, Paolo Facchinelli del Nuoto Club Azzurra 91, Primatista e Campione Italiano 2009 dei 50 m delfino, Laura Letrari del Bolzano Nuoto 6 volte oro ai Campionati Mondiale Militari ed altri nazionali come Francesco Do-nin del Gabbiano e Mirko Gemo del Plain Team Veneto. In questa edizione si è ripresa la connotazione del 2008 con gare riservate ai soli “Ragazzi”, “Juniores” ed “Assoluti” in 2 giornate con gli atleti impegnati sabato pomeriggio e tutta la giornata di domenica. Con il cronometraggio elettronico curato dalla F.I.Cr. di Venezia la classifica finale a squa-dre, compilata con i punti assegnati alle prime 8 posizioni nella sola classifica Assoluta prevista per i 400 m stile libero e 200 m misti ed in quelle per categoria nelle altre specia-lità, ha visto la vittoria del Plain Team Veneto che ha preceduto il Bolzano Nuoto ed il Fa-mila Schio Nuoto che dopo la prima giornata e fino all’ultima gara, le staffette miste 4 x 50 m misti, era al secondo posto ma nelle staffette il Bolzano ha calato i propri assi e sul tra-guardo finale ha superato la squadra di casa. Migliori prestazioni assolute maschile e femminile quelle ottenute rispettivamente da Paolo Fac-chinelli nei 50 m delfino e da Laura Letrari nei 50 m dorso gratificate con un premio in denaro. A premiare gli atleti a podio e le squadre nella classifica del Trofeo l’Assessore allo Sport del Comune di Schio Gabriele Terragin, i verti-ci societari attuali e quelli passati ed importanti rappresentanti dello sport vi-centino tra cui la Campionessa di Triathlon Martina Dogana, la Campionessa del Famila Basket Katrin Ress e la nuotatrice, ex primatista dei 1500 m stile libero, Elisa Pasini. Questi i risultati ottenuti dai padroni di casa, Il terzo posto di squadra nel Trofeo Città di Schio è scaturito grazie agli 11 Ori vinti da: Alessandra Abbenite nei 200 m stile libero “Ragazzi”, da Marta Fontana nei 100 m rana “Ragazzi”, da Matteo Greselin nei 50, 100 e 200 m dorso “Juniores”, di Giovanni Mioni nei 200 m rana “Cadetti”, da Nicola Retis nei 50, 100 e 200 m delfino “Ju-niores” e da Marco Alberto Sartori nei 50 e 100 m dorso “Cadetti”, dai 10 Argenti di Davide Borga nei 50 m dorso e nei 50 m stile libero “Senior”, di Marta Fontana nei 50 m rana “Ragazzi”, di Matteo Greselin nei 50, 100 e 200 m stile libero “Juniores”, di Giovanni Mioni nei 50 e 100 m rana “Cadetti” e di Matteo Mioni nei 50 m rana e nei 100 m stile libero “Senior” e dai 4 Bronzi ottenuti da Davide Borga nei 100 m delfino “Senior”, da Matteo Greselin nei 400 m stile libero “Asso-luti”, da Jacopo Sambo nei 50 m stile libero “Ragazzi” e della Staf-fetta mista “Schio 2” nei 4 x 50 m misti “Assoluta” composta da Alessandra Abbenite, Marta Fontana, Matteo Greselin e Nicola Retis che inaspettata-mente ha superato la Staffetta “Schio 1” composta dai “veterani” Davide Borga, Matteo Mioni, Michela Pietribiasi e Chiara Retis.

di Enzo Casarotto

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Page 36: Sportivissimo Giugno

nuoto

Tuffigiovani

Il progetto CAS NUOTO E TUFFI (Centro Avviamento allo Sport) nato nel settembre 2009, offre ai bambini la possi-bilità di inserirsi in un gruppo di coetanei con i quali condividere la passione per le discipline acquatiche e di poter crescere insieme attraverso un percorso formativo sia dal punto di vista sportivo, della socia-lizzazione e della crescita personale Gli obiettivi del progetto sono l’imposta-zione graduale della corretta tecnica delle nuotate (dorso, crawl, rana, delfino) e dei tuffi e la scoperta delle discipline legate all’acqua ovvero la pallanuoto, l’apnea e il salvamento. Il tutto tramite attraver-so un approccio ludico e multilaterale nel rispetto dei tempi di sviluppo psico-fisico di ciascun bambino con particolare atten-zione all’aspetto “gruppo”. Prima di ogni seduta in piscina sono previsti 30’ di atti-vità motoria “a secco” per stimolare e mi-gliorare la percezione del proprio corpo, le capacità coordinative e la voglia di stare insieme dentro e fuori dall’acqua.In questa stagione presso l’impianto di Valdagno sono stati coinvolti 20 bambini e bambine nati tra il 2000 e il 2004 che sono stati seguiti negli allenamenti due/tre volte alla settimana da Giovanna Stamate, Angela Scarito, Martina Dogana, Michele Verzi e Nicola Preto.I bambini del cas Nuoto hanno partecipa-to anche alle manifestazioni del Circuito Propaganda della FIN che si sono svolte a livello provinciale a Schio, Vicenza, Marostica, Rosà avvicinandosi così anche all’attività agonistica e ottenendo buoni risultati.I bambini del Cas Tuffi hanno partecipato ad un circuito di gare del Nord Italia, il 14 marzo a Como e il 29 maggio a Riccione.Per il prossimo anno gli obiettivi sono di aumentare il numero di partecipanti; sia-mo convinti che siamo sulla buona strada, basta solo dare ai bambini gli stimoli giu-sti e farli divertire!

di Michele Verzi

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Vito Mulazzani conGianni Canale

ciclismo

Interviste al GiroIl nostro Enzo Casarotto ha intervistato i grandi del Giro d’Italia: ecco

i pareri di Gimondi, Battaglin, Cassani, Bettini, Ghirotto, Motta e di Vito

Mulazzani il “regolateur” del Giro.

Alonso ospite a Plan De Corones

le miss del giro

Battaglin e Gimondi

Nelle quattro tappe a cui ho avuto l’onore ed il piacere di assistere del 93esi-mo Giro d’Italia 2010, ho avuto l’opportu-nità di avvicinare alcuni dei campioni del passato presenti, chi lo ha raccontato per radio e per tv, e chi invece si è accollato l’onere, assieme a tante altre componenti di gestirlo affinché tutto procedesse senza intoppi e nel migliore dei modi. E’ stato un Giro d’Italia partito da lontano che si è vivacizzato dopo la tappa de l’Aquila e che si è deciso sulle montagne; non ci sono stati gli arrivi in volata che spesso nel passato hanno caratterizzato i finali di tappa e per dare l’idea di come il Giro quest’anno sia stato inte-ressante, basta conside-rare il fatto che la maglia in 21 tappe ha cambiato proprietario ben 8 volte con Arroyo e Vinokourov che l’hanno avuto sulle spalle per 5 giorni a testa. Alla fine ha vinto Ivan Bas-so che si è concesso il bis dopo la vittoria del 2006. E’ stato un Giro che ha parlato italiano nono-stante le sole 6 vittorie di tappa (più la cronosqua-dre vinta dalla Liquigas), perché quando contava essere davanti per il traguardo più presti-gioso, sia Basso che il compagno Nibali e un indomito Scarponi si sono fatti onore riscaldando gli entusiasmi di un pubblico strabocchevole ed entusiasta che ho visto sul Grappa, sullo Zoncolan, a Plan De Corones, e anche a Verona con le strade e l’Arena per l’apoteosi di Ivan Basso colma in ogni ordine di posto. A Verona avvici-niamo per primo Felice Gimondi vincito-re dei Giri del 1967-69-76, ora impegnato con la Bianchi. – Che Giro è stato? “E’ stato un bel Giro tutto sommato secondo me, direi che la tappa de l’Aquila è servi-ta per renderlo ancora più interessante; è stato bello perché aperto fino alla fine, ha vinto il migliore sostenuto da una squadra d’alto livello, ho ammirato Cadel Evans e Vinokourov con qualche critica perché non puoi venire al Giro con una squadra di “pellegrini”, prima scegli i compagni e poi firmi il contratto, tra gli italiani Nibali che la lavorato anche per la squadra e l’altro è Scarponi che tutto sommato dimostra di essere un bel scalatore”.- Quale voto per questo Giro? “Direi un 8 se lo merita”.Giovanni Battaglin vincitore del Giro del

1981: “E’ stato un bel Giro, dalla sfortuna è di-ventata fortuna che dopo la tappa de l’Aquila che ha visto una fuga con 50 corridori di secondo piano, si è imbellito il Giro, mi fa piace-re che abbia vinto Ivan che se lo merita. La Liquigas ha dimostra-to di essere una squadra molto compatta, andavano tutti d’accor-do e quindi è giusto che abbiano vinto loro perché sono stati real-mente i più forti, Scarponi è stato un avversario degni del posto che occupa e mi fa piacere perché è stato quello che ha ravvivato di più lo spettacolo sulle montagne”. Davide Cassani ora commentato-re Rai: “E’ stato un bel Giro, poco monotono per nulla, è stato bello da raccontare perché è stato vario, in-teressante, tirato, ci sono state tante sorprese”. – Italiani finalmente pro-tagonisti. “Si abbiamo sofferto un po’, abbiamo inseguito la prima vit-toria per mezzo Giro poi dopo sono

Testo e foto di Enzo Casarotto

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arrivate”. Paolo Bettini: - Paolo, che Giro è stato? “Direi che è stato un bel Giro combattuto, la tappa de l’Aquila ha reso più intrigante fin da ultimo ed è stato un Giro spettaco-lare”. - Lei non l’ha seguito in moto, lo ha fatto con al-tro incarico ma comunque è soddisfatto; la scelta di Commissario Tecnico del-la nazionale è una scelta di continuità. “Direi di sì, è an-che un modo per vivere quel-lo che ho fatto per una vita e ora inizia una vita diversa” – Diamo un voto al Giro: “Io credo che quest’anno si meriti un del 10 in tutto, dall’organizzazione, ai corridori, alle squadre perché comunque a parte il giorno de l’Aquila che hanno mancato un attimo poi però hanno dato un grande spettacolo e anche al pubblico che è sempre stato fantastico”.Massimo Ghirotto: “E’ stato un Giro che è partito con diverse difficoltà da parte dei corridori, l’Olanda, il vento, poi la tappa di Montalcino veramente è stata una tappa storica che rimarrà nei ricordi di grandi corse a tappe, poi lo Zoncolan un’altra tappa entusiasmante poi alla fine ha deci-so tutto il Mortirolo” – Italiani protagoni-sti. “Sicuramente, Basso e Nibali; Basso si sapeva che era un corridore che poteva fare bene, Nibali non è una sorpresa però in questo Giro si è fatto vedere, ha mostra-to che è un corridore da corse a tappe e un ragazzo di talento” – E la sua esperienza in moto con Radio Rai e la famosa borraccia trasparente contro il doping? “Credo che questo sia una promozione che va fatta an-che per tutti i ragazzini giovani che ascol-tano la radio oppure che vengono a vedere il villaggio di partenza, questa è una cul-tura che dobbiamo coltivare dall’inizio, da giovani, per quanto riguarda la mia espe-

rienza è stato un viaggio bellissimo, stupendo, unico, da privilegiato perché vedere i corridori dalla moto non capita tutti i giorni” – Credo che alla fine il gruppo del Giro d’Italia sia un gruppo di amici. “Per quello che è stato il gruppo di radio Rai uno, è stata una fami-glia, ci siamo divertiti, Antonello Orlando e Giovanni Scaramuzzino sono degli as-soluti professionisti che mi hanno messo in condizione di lavorare bene”. Gianni Motta vincitore del Giro del 1966: “E’ un bel Giro: ci voleva quella fuga di l’Aquila che l’ha reso un po’ più interes-sante, è stato bello e abbastanza movi-mentato, Basso ha preso

la maglia com’è giusto, si è visto un Ni-bali buono quindi abbiamo delle buone speranze per il futuro”. – Italiani prota-gonisti ma anche un tracciato disegnato al meglio. “Diciamo che le ultime tappe erano molto dure, poi è stato abbastanza duro anche per l’acqua, tanta pioggia, tan-to freddo, tanti rischi, si dovrebbe andare un po’ di più al sud perché il Giro d’Italia è il giro d’Italia, vedrai che l’anno prossi-mo non lo lasceranno perdere” – C’è tanta differenza fra i Giri dei suoi tempi e que-sto? “Bisogna sempre pedalare, no, non ci sono grosse differenze, che cambia ades-so sono i trasferimenti che una volta non c’erano: è un male per i corridori perché passano tante ore in pullman a parte che hanno molte più comodità di una volta, se ci fossero più arrivi e partenze sareb-be meglio, tornare un po’ all’antica non andrebbe male” –Un voto in generale? “un bel otto e mezzo-nove, direi che

siamo a buon punto, non è male!”. Chiudiamo con la persona tra le più im-portanti dell’intero Giro d’Italia: Vittorio (Vito) Mulazzani che tra l’altro quest’an-no ha vinto la prima edizione del premio Saccani, un personaggio poco conosciuto dai più ma che svolge un lavoro fonda-mentale per il buon esito della parte logi-stica della carovana. Da 38 anni gestisce dall’interno l’organizzazione dell servizio di moto staffette ed è il “regolateur” della corsa che per i non addetti ai lavori è quel motociclista che viaggiando nelle imme-diate vicinanze dei corridori, segnala loro, tramite una bandierina rossa alzata verti-calmente in alto, un imminente pericolo o una qualsiasi situazione anomala che si verifica in testa alla corsa; ha anche il compito di gestire tutti gli addetti ai la-vori che per esigenze di servizio (radio informazione, giudici, fotografi, ecc.) sono a stretto contatto con la testa della corsa dando a sua discrezione il via libera o viceversa lo stop se le condizioni della viabilità non lo consentono. – Che Giro è stato quest’anno? “Per noi addetti ai lavo-ri è stato un Giro terribile, ma veramente terribile e oggi (a Verona) lo dimostra an-cora…, per gli atleti, lo sarà stato anche per loro, però penso molto, molto bello”. – Si è divertito, abbiamo visto finalmente gli italiani protagonisti. “Divertito? sono felicissimo per il risultato divertito forse un po’ meno” – Se lo aspettava il ritorno degli italiani? “Lo speravo, penso che come tutti gli italiani sperino che

Damiano Cunego in Arena

Gibo Simoni sul GPM del grappa, ultima corsa per lui

Gianni Motta

Giro a Verona

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Ivan Basso conclude a Plan De Corones il CT Paolo Bettini

vinca un italiano insomma”. – La Gazzetta ha fatto una bella figura a livello organizzativo a prescindere dal settore moto che sicuramente è il top e quindi non è in discussione. “Noi rappre-sentiamo la Gazzetta; non posso dire che non abbiamo fatto bella figura, abbiamo sempre da imparare, abbiamo probabilmente an-cora molte cose da imparare però non è facile perché ogni giorno è un giorno diverso dall’altro”. -Lo sport viene colpito dalla crisi economica gene-rale: è stato così anche per il Giro 2010? “ No, anzi quest’anno forse è il primo anno che secondo me il Giro viene colpito

La maglia rosa di Ponte sul Grappa

Pozzato

Pinotti entra in Arena

Massimo Ghirotto

meno” – Quindi lo si può archiviare in modo positivo? “Lo spero tantissimo, certo, certo” – Cosa le ha dato questa esperienza rispetto agli altri 37 anni? “Mi ha dato un anno in più, è sempre un’esperienza nuova, un esperienza che ho preso tanta acqua: è sempre un’espe-rienza nuova” – Un voto al Giro, ai cor-ridori in toto? “Ai corridori un ben dieci e lode”. Per ultimo un grazie lo rivolgo a Gianni Canale una moto staffetta di Zugliano amico del Giro, che mi ha invitato e mi ha permesso di raccontarvi quanto letto fin qui.

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nuoto

Stilesos

Grande partecipazione alla 23ª edizio-ne del Campionato Italiano Vigili del Fuoco per Slavamento che si è tenuta a Cagliari dal 21 al 23 maggio. 219 atleti provenen-ti da 20 Comandi di ogni parte d’Italia si sono sfidati su tutte le 4 discipline natatorie e di trasporto manichino individuali, 100 m ostacoli (50 m per gli M60/M65), 50 m trasporto manichino, 50 m percorso misto con manichino e 50 m trasporto manichino con pinne e nelle due staffette a squadre, la 4x50 m ostacoli e la 4x25 m trasporto ma-nichino. Questa disciplina del nuoto per salvamento assume per i VV.F. un particolare aspetto di formazione professionale, costituendo un momento sportivo collegato direttamente con l’attività di soccorso che giornalmente i VV.F. sono tenuti a prestare sul territorio nazionale per salvataggi negli specchi d’ac-qua siano essi marini, lagunari, fluviali o lacustri. Un’attività che gli atleti svolgono sempre fuori dall’orario di lavoro e quando parte-cipano anche a gare nazionali come questa, coprono di tasca propria le spese di trasferta e sog-giorno. Ma nessuno vi rinuncia perché questi mo-menti rappresentano anch’essi il modo di essere dei VV.F., una squadra, un Corpo.Andando al lato prettamente sportivo, il Campionato è stato vinto dal Comando pro-vinciale di Torino che ha preceduto quelli di Livorno, Cagliari, Venezia e Genova.Ricordando che la rappresentanza del Co-mando di Torino è da sempre tra le prime anche nel Campionato Italiano Nuoto per Salvamento Federale, che gli altri Comandi provengo-no da città di mare (anche questo ha una sua rilevanza) e che hanno potuto schierare compagini di 25-30 elementi con-tro gli 8 dei berici, il 6° posto ottenuto dal Comando di Vi-cenza, che ha preceduto il Comando di Catania, assume un valore an-cora più rilevante.Non solo il fuoco è di competenza dei VV F. ma anche l’acqua è la loro zona d’inter-vento e la sede di Vicenza non solo ha come punto di orgoglio la squadra sommozzatori, ma di-spone di personale altamente prepa-rato nel settore salvamento in acqua.Una preparazione del personale che non solo si manifesta a livelli di eccellenza in caso di interventi ma anche a livello spor-tivo con una squadra che anche in questa occasione ha dimostrato di essere capace di primeggiare a livello nazionale.Questi gli 8 componenti la compagine vi-centina, accompagnati da Ciro Bastianello, nella trasferta sarda :Alessandro Baldo, Roberto Decchino, An-drea ed Enrico Formentini, Marco Grigo-

letto, A-dalberto Marangoni, Bruno Preto e Giandomenico Sartori che hanno ottenuto 11 medaglie d’oro, 3 d’argento e 3 di bron-zo.Nel dettaglio i risultato dei vicentini:Nella categoria Master 30 “cappotto” di Ro-berto Decchino vincitore delle 4 medaglie d’oro in palio nelle specialità individuali.Tre ori ad Adalberto Marangoni nei Master 60, autore poi di un 5° posto nei 50 m tra-spor-to manichino con pinne.Altri 3 ori quelli vinti da Bruno Preto nella sua categoria dei Master 50 a cui si aggiun-ge un argento nei 50 m a percorso misto.Ultimo oro, quello ottenuto da Alessandro Baldo nei 50 m trasporto manichino con pinne Master 40, atleta che ha poi ottenuto anche il 3° posto nei 100 m ad ostacoli.2 gli argenti ottenuti da Marco Grigoletto nei 50 m trasporto manichino con pinne Master 35 e da Giandomenico Sartori nei 100 m ad ostacoli M 50 che poi ha ottenuto anche un bronzo nei 50 m a percorso misto.

Altro Bronzo, infine, quello vinto dalla staf-fetta “Vicenza A” nei 4 x 50 m ostacoli.In evidenza il quarto posto di Grigoletto nei 100 m ad ostacoli, il 5° ancora di Baldo nei 50 m trasporto manichino e nei 50 m a percorso misto ed il 6° di Sartori nei 50 m trasporto manichino. Un ulteriore 7° posto di staffetta nei 4 x 25 m trasporto manichino e gli altri piazza-menti a punti ottenuti da Andrea Formentini e da Enrico Formentini hanno permesso di inalzare il punteggio finale ed ottenete que-sto prestigioso 6° posto.Un doveroso ringraziamento, infine, è quel-lo rivolto da tutta la Squadra ai responsa-bili del-l’impianto natatorio “Le Piscine” di Viale Ferrarin Vicenza per la disponibilità nel periodo di preparazione alla gara.La prossima edizione 2011 dei Campionati avrà luogo a Grosseto e sarà sicuramente l’oc-casione per confermare il valore della compagine berica.

Campionato Italiano VV.F Nuoto per Salvamento: ottimo il sesto postodella squadra vicentina

di Franco Decchino

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Continuano i successi dello Sporting Club Recoaro che, ormai dal 1993, ha in-trodotto nell’Alta Valle dell’Agno e a Valli del Pasubio la passione per le arti marziali. Ciò è dovuto soprattutto alla grande espe-rienza e capacità del Maestro Giovanni Bortolotto, che pratica queste specialità fin dal lontano 1975, anno in cui iniziò la sua carriera con il karate, passando successiva-mente al Taekwon-Do dove attualmente è V^ Dan TaeKwon-Do ITF e Arbitro Inter-nazionale Classe “A”. Ad oggi lo Sporting Club Recoaro assieme all’Associazione Sportiva Valli del Pasubio conta più di 50 giovani che praticano questa disciplina.Nelle giornate di sabato 27 e domenica 28 marzo si sono tenuti a Trezzo sull’Adda (Milano) i campionati italiani di TaeKwon-Do ITF, a cui hanno partecipato gli atleti del Maestro Giovanni Bortolotto delle palestre di Recoaro Terme e di Valli dl Pasubio con-seguendo ottimi risultati. Si è riconferma-ta campionessa italiana nella pratica delle forme, Camilla Bortolotto, nella categoria 8-12 anni e un altro oro è stato conquistato da Michela Faccio, nella categoria 12-18 anni. Sempre per la categoria forme, sul secondo gradino del podio è salita Ilaria Bolfe per i 12-18 anni, atleta della palestra di Valli del Pasubio.Nella pratica del combattimento invece, si sono piazzati al terzo posto nelle rispetti-ve categorie gli atleti Cristiano Cornale e Mattia Bolfe; infine Giulia Storti, categoria 8-12 anni, è riuscita ad ottenere un terzo posto nelle forme e un terzo posto nel com-battimento portando così a casa altre due medaglie. Ai campionati hanno inoltre partecipato gli atleti Luca Borracino, Lorenzo Camposil-van, Marco Faccio, l’istruttore Federico Povolo e il coach Moreno Faccio che hanno comunque raggiunto buoni piazzamenti.Ancora una volta, impegno e fatica, oltre a dare belle soddisfazioni in campo agoni-stico, contribuiscono anche ad insegnare a questi giovani dei comportamenti rispettosi di un’etica e di una morale che, assieme alla correttezza e al rispetto nei confronti dell’avversario, sono i caratteri dominanti di questa disciplina.

arti marziali

di Gianni Garbin

Recoaro marzialeIl Taekwon-Do in continua ascesa tra i giovani della Conca di Smeraldo e di Valli del Pasubio grazie allo Sporting Club Recoaro del Maestro Giovanni Bortolotto

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Speleologia subacquea

di Antonio Rossofoto: Gruppo Grotte G. Trevisiol, CAI Vicenzafoto subacquee: archivio Luigi Casati

Il 12 maggio è stato così occasione per subacquei e speleologi di conoscere, at-traverso immagini ed un breve filmato, un mondo praticamente sconosciuto e di difficile accesso. Relatore lo speleonauta, come ama definirsi Luigi Casati, Gigi per gli amici.In una sala senza più posti disponibili l’as-sessore alle risorse idriche, Paolo Pelliz-zari, ha introdotto il convegno con questo particolare intervento rivolto ai gruppi presenti: ”….. ospitare questa serata in questa sala ci sembra particolarmente affa-scinante per il connubio della speleologia con il Tiepolo. Cosa c’entrano. Assoluta-mente niente. Però questa è la sala della provincia più prestigiosa, per cui metterla a disposizione vostra, questa sera, ha per noi un significato particolare. Perché non è un convegno come tanti, ma è un conve-gno a cui teniamo in modo particolare e ve lo vogliamo dimostrare ospitandovi nella sala del Tiepolo, in villa Cordellina.”Ha fatto seguito un breve intervento di Ro-mano Trevisiol, presidente dell’omonimo gruppo grotte del Cai di Vicenza e figlio del fondatore Gastone, che ha ricordato che il gruppo compie 75 anni di attività e ne ha illustrato le finalità ed i risultati raggiunti. Francesco Boaria, speleo sub del medesimo gruppo ha poi presentato Gigi Casati, il quale ha condotto la serata per circa due ore, rispondendo anche alle numerose domande e che ringrazio della documentazione fotografica concessa.Oltre a rendere edotti i presenti sul carsi-mo e su alcune sue immersioni in Sviz-zera e Macedonia, ha raccontato lo stato

attuale delle esplorazioni in area vicenti-na. Ha parlato della grotta di Rio Torretta sopra Arsiero, delle sorgenti dell’Oliero, dei Fontanazzi e della grotta dell’elefante bianco in Valstagna tutte illustrate con im-magini e quest’ultima anche con un breve filmato.Alla fine lo stesso Casati ha ricordato come le ricerche siano ancora in corso e ha dato la sua disponibilità a ritrovarsi per un prossimo aggiornamento.

Per ulteriori informazioni:Luigi Casati:

www.prometeoricerche.euGruppo Grotte G. Trevisiol del

CAI di Vicenza:www.gruppogrottetrevisiol.org

Assessorato alle Risorse Idriche della Provincia di Vicenza:

www.vicenzanatura.org

Serata d’eccezione in Villa Cordellina a Montecchio Maggiore, nella sala del Tiepolo. Occasione dell’incontro, il convegno organizzato dall’assessorato alle Risorse Idriche della Provincia di Vicenza, con argomento “Gli acquiferi carsici. Esplorazioni speleo subacquee di Luigi Casati” realizzato in collaborazione con il CAI di Vicenza ed il Gruppo Grotte G. Trevisiol.

sub42

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Speleologia subacquea nel vicentinoSono otto i gruppi speleologici che operano nella provincia di Vicenza e che collaborano assieme anche nelle attività subacquee. Di seguito le principali aree di esplorazione.

Località GrottaBacino di

alimentazioneDeflusso

innote

Oliero(Valstagna)

Covol dei Siorie Covol dei Veci

Altopianodi Asiago

Brenta Due rami che si uniscono in un’unica condotta (Ca-sati 2008) rispettivamente dopo 2700 e 2370 metri dall’ingresso (24° e 34° sifone a livello mondiale)

Ponte Subiolo (Valstagna)

Elefante bianco

Altopianodi Asiago

Brenta Raggiunta la profondità di 186 metri (G. Casati), ma la grotta prosegue ancora.

Solagna Fontanazzi Massicciodel Grappa

Brenta Sviluppo di circa 1500 metri in lunghezza per 133 di profondità mas-sima. Gruppo Speleo-logico Giara Modon (vedi Sportivissimo di febbraio 2007).

Casotto(Pedemonte)

Grottadi Rio Torretta

Altopianodi Asiago

Astico Riesplorata dopo molti anni di abbandono, nel 2010 Casati ha rag-giunto la profondità di – 55 m, dopo 650 metri dall’ingresso.

Scalzeri(Pedemonte)

Gorgo SantoSuperiore

Altopianodi Asiago

Astico 1500 metri esplorati con il superamento di 5 sifoni

Scalzeri(Pedemonte)

Grottadi rio Solo

Altopianodi Asiago

Astico 650 metri finora esplorati

Forni(Lastebasse)

Grotta di Rio Tevere

Altopianodi Tonezza

Astico 120 metri di sviluppo per 33 di profondità

Chi è Luigi CasatiClasse 1964, nato a Lecco, ha iniziato a frequentare la subacquea a 14 anni. Oggi è uno dei più attivi e forti speleosub a li-vello mondiale.Ha fatto della speleologia subacquea la sua missione di vita. E’ specializzato in esplorazioni estreme ed opera principal-mente con apparecchi e riciclo di gas.Partecipante od organizzatore di centi-naia d’immersioni in Italia e all’estero, ha raggiunto nel Gorgazzo, sorgente del Livenza, a Polcenigo (PN), la profondità di 212 metri, alla distanza di 440 metri dall’ingresso, facendo di questa grotta la più profonda sorgente esplorata d’Italia ed il nuovo record mondiale per una ri-sorgenza.Nel vicentino, per la sua attività che ha contribuito a far conoscere maggiormen-te anche il nome di Valstagna, l’Ammini-strazione gli ha conferito l’emblema del comune.Istruttore subacqueo come sua prima at-tività è autore di un manuale di speleolo-gia subacquea e finanzia le esplorazioni in proprio o con l’aiuto di amici, essendo pochi fino ad ora gli sponsor interessati; ma, aggiungiamo noi, “Qui aures audien-di habet, audiat”.

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moto

nel segno della Lavarda“Mai mi sarei aspettato che Dario Fabris (ex dipendente Moto Laver-da) e Toni Rossato (conosciuto collezioni-sta di moto Laverda) organizzassero una cosa del genere!”. Questo è il commento a caldo di Giuseppe Mambrelli di Sarce-do, primo operaio Moto Laverda, in fab-brica dal 1949, invitato all’inaugurazione del salone per tagliare il nastro tricolore benaugurante. Costruì prima gli stampi e poi le parti originali delle moto Laverda dalla prima serie ad iniziare dalla Laverda Tarantina 75 cc. che ha corso la Milano-Taranto (presente in SMS) fino all’ultimo modello che è uscito da Breganze. Con-tinua “Bepi”: “Mi dica lei se è possibile ancora oggi sognare almeno 300 giorni all’anno tutte le avventure che ho passato in fabbrica: è peggio di una malattia dalla quale non si guarisce più! Ho sofferto poi per la messa in amministrazione control-lata dell’azienda e per il successivo spe-gnimento della Moto Laverda”. Quanti ricordi emozionanti, sinceri e lucidità di chi all’età di 79 anni ce li racconta esta-siato mentre ammira la collezione La-verda curata nei minimi particolari con esemplari volutamente lasciati “storici” dal titolare dell’SMS ad arricchire la bel-lezza del Centro. Un Centro fatto di tanta passione motoristica nel quale si è volu-to offrire uno spazio da condividere per coloro i quali la passione per la moto è nel sangue. L’amore per la moto per tanti eguaglia quello per la propria donna (e per qualcuno addirittura la supera n.d.r). “E’ un punto di partenza, siamo il km. Zero, - ci dice Dario Fabris e continua, - dopo aver ponderato e valutato le esigenze di mercato, siamo in grado con questo cen-tro di dare una risposta immediata e con-creta a chi nella propria abitazione non ha lo spazio per tenere la propria moto e che altrimenti dovrebbe fare a meno della propria passione per le due ruote, ma non solo”. – Cos’è nel dettaglio il Self Mo-torbike Storage? “E’ la prima struttura in Italia sita a Marostica in via Marconi 1, che mette a disposizione dei motociclisti un box per depositare la moto per tutto l’anno (settore Storage), che consente agli appassionati di farsi l’auto-manutenzione e che ha un settore dedicato alla didattica e al collezionismo. Sono inoltre presenti servizi doccia ed una sala riunioni/relax; il tutto basato sulla possibilità di trovare un ambiente accogliente, ricco di amanti delle due ruote con i quali condividere la passione per la moto”. – L’idea si è appe-na concretizzata ma è già una realtà. “Gli auspici sono buoni e altrettanto le prospet-tive, questo è il primo di analoghi espe-rimenti che verranno fatti in Italia perché riteniamo che, soprattutto alle porte delle grandi città, ci sia bisogno di spazi come

questi in cui condividere la passione dello sport motoristico con gruppi di persone che hanno le medesime esigenze e la meccanicità del pensiero del cuore che si rivolge al proprio mezzo” – Storia, passione, futuro in una linea di conti-nuità… “All’inaugurazione abbiamo voluto i padri della Moto Laverda per-ché di solito si dice che i padri costrui-scono e i figli disfano; questa volta noi figli, dimostriamo che sfruttando la loro esperienza siamo riusciti a dare vita ad un progetto al passo con le at-tuali esigenze portando avanti tanto la storia della Moto Laverda, quanto un servizio proposto con passione e fatto di amici che qui troveranno lo spazio e le aperture per far crescere e sviluppare ulteriormente la loro passione per la moto sotto tutti i punti di vista”. – Per finire: l’SMS Self Motorbike Storage amici di qualsiasi moto. “QUALSIASI PISTONE CHE GENERA SUO-NO (non rumore), QUI TROVA AMICI ED ACCOGLIENZA”. Per informazioni: 0424.411367 - [email protected].

di Enzo Casarotto È nato il Self Motorbike Storage, il primo box colletivo in Italia per moto: l’idea giusta per gli amanti delle due ruote

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rugby

Il rugby del futuroDopo l’ottimo campionato disputato dalla formazione seniores del Rugby Alto Vicentino e malgrado la sfumata promo-zione nel girone Elitè (almeno per il mo-mento) è tempo di considerazioni finali guardando al futuro. Futuro rappresen-tato dalle formazioni giovanili e mini-rugby che già da qualche anno lavorano a pieno ritmo, non senza le dovute sod-disfazioni.Alla chiusura dei campionati e dei tornei ufficiali è d’obbligo fare un giro dei terreni di gioco per racco-gliere le impressioni sulla stagione da poco conclusa. Il RAV (Rugby Alto Vicentino) può contare, infat-ti, su di un bacino alquanto este-so che ruota attorno ai campi di Valdagno, Schio e Thiene senza dimenticare le collaborazioni con le scuole di vario livello.Incontriamo, ancora alle pre-se con gli ultimi allenamenti prima della pausa estiva, i tecnici delle diverse forma-zioni.Alessandro Piva, responsa-bile del settore minirugby, è soddisfatto del lavoro svolto anche quest’anno anche se è chiaro che per i prossimi anni si spera nell’aumento delle adesioni. La for-mazioni U12 conta ad oggi 26 tesserati, l’U10 circa 13, men-tre sono solo 3 i tesserati U8. Da sottolineare che proprio in queste prime fasce di età sono già arrivate numerose richieste da genitori inte-ressati ad iscrivere i figli, colpiti dall’apparato valoriale che è parte integrante di questo sport, ma anche dalla grande attenzione prestata dalla società nel garantire un sistema formativo ed educativo di qualità, grazie all’impiego di tec-nici opportunamente formati.“Tutti questi ragazzi, - commenta Piva, – han-no partecipato a più di 15 giornate tra concen-tramenti, tornei ed amichevoli. La qualità del gruppo sta crescendo ed i ragazzi che con la prossima stagione faranno il loro ingresso in U14 porteranno un buon livello di gioco”.Salendo con l’età, sul campo di Thiene, incon-triamo Massimo Savio, tecnico della forma-zione U16 che ha partecipato al campionato ELITE, confrontandosi con le più forti squadre venete di pari età.“E’ stato un anno di maturazione ad alto livel-lo per tutti i ragazzi, – ci dice Savio, – per af-frontare al meglio la stagione sono inoltre stati affiancati da alcuni atleti provenienti dalle fila del Rugby Vicenza, nell’ottica di una collabo-razione tra le diverse società vicentine”.A fine stagione la partecipazione al Torneo In-ternazionale dei 2 laghi si è rivelata un’ottima occasione per stare assieme, per crescere sul

di Giulio Centomo

Dal minirugby alle giovanili del Rugby Alto Vicentino per puntare al futuro

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I distributori automatici sono in comodato d’uso

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campo confrontandosi con formazioni di diversa provenienza, oltre che per dare un temporaneo saluto ai ragazzi del ‘94 che dal prossimo anno esordiranno in U18.Arrivando ai più prossimi all’ingresso in prima squadra, l’U18 guidata da Giordano Zarantonello e da Claudio Padovese, ha presentato una rosa di 28 giocatori in un girone molto impegnativo per il livello tecnico delle altre formazioni.“Ogni domenica è stata una battaglia, – dice il coach Zarantonello, – con molte buone presta-zioni che ci hanno visti conquistare tre vittorie. I ragazzi si sono impegnati molto e hanno lavorato duro in allenamento. Sono convinto del talento e della grande motivazione di molti di loro che li porteranno ad essere sicuri protagonisti nelle prossime stagioni. Non possiamo di certo lamen-tarci, la stagione si è rivelata positiva a conferma che il lavoro fatto paga sempre”.Alla fine scambiamo due parole anche con il Pre-sidente Ezio Centomo che si complimenta per l’operato dei tecnici, dei dirigenti e soprattutto con il bel gioco mostrato in campo.“Vorrei anche ricordare, – ci dice, – la presenza di alcuni nostri giocatori nella formazione U20 del Rugby Vicenza. Come già accaduto in passa-to per altri atleti, la possibilità di un’esperienza in un’altra realtà come quella bianco-rossa è ser-vita ai nostri ragazzi per crescere tecnicamente e personalmente. Quelli che poi hanno scelto di esordire nella nostra prima squadra hanno dimo-strato di non aver nulla in meno dei compagni più anziani, si sono battuti come leoni ed hanno me-ritato un posto tra i titolari. Anche a loro vanno i miei complimenti”.Adesso per tutti viene il tempo del meritato ri-poso, alcuni dovranno trascorrere del tempo sui libri (perchè si sa, nella vita non può esserci solo il rugby!), ma con l’assoluta certezza che a set-tembre si tornerà in campo con grinta e decisione e di certo arriveranno i risultati.

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moto

Sulla sella dell’OrsoSuccesso della 17^ edizione del Motoraduno dell’Orso.

All’orso Dino non piace la birra! Di sicuro gli piace scorazzare libero qui intorno e giocare a nascondino. Dino non si è presentato al Motoraduno dell’Orso di Santorso e l’evento si è perciò fermato a soli 32 fusti di birra consumati. Se si fosse presentato anche lui, forse non ne bastavano altret-tanti. All’appello hanno risposto invece 750 bikers con i più svariati tipi di moto con gli equipaggiamenti più stravaganti e dalle provenienze più disparate (presente anche uno svizzero e molti emiliani) che si sono gustati la giornata di sole e l’ottima organizzazione del Moto Club Santorso con il presidente Stefano Ciscato a fare dapprima gli onori di casa e in seguito a ringrazia-re tutti (collaboratori compresi) per la buona riuscita della ma-nifestazione. Apprezzato anche il “motogiro” di circa 60 km. per la bellezza del territorio (la parte collinare tra Caltrano, Calvene, Lugo, Fara, Salcedo, San Giorgio e rientro a Santorso passando per Breganze), per il ristoro proposto all’interno del vivao Dalle Rive di Zuliano, grazie anche al disciplinato comportamento di tutti. Moto, musica, cucina, estrazione a premi e tanta cordialità gli ingredienti di una festa fatta di tanta spontaneità che ha accontentato tutti i presenti. Numerosi anche i premiati che hanno lasciato l’Oasi Rossi carichi di riconoscimenti individuali e di squadra. L’appuntamento per tutti è per il 2011 e col passaparola, l’evento di anno in anno aumenta la sua portata ed il suo interesse perché da queste parti si respira ancora aria di amicizia e lealtà.

di Enzo Casarotto

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…kimoni stropicciati… sudici… consumati al livello di ginocchia, gomiti, natiche e spalle… sfibrati nei baveri. La puzza del sudore e dei vecchi guantoni è ovunque all’interno del DOJO.L’ambientazione di questo luogo muta, in base alla preparazione per la battaglia che i guerrieri dovranno affrontare. Tutto è consumato lì dentro, tutto è un po strappato quasi… vintage.Questa è una delle tane dove regna la legge dell’Oc-topus JuJitsu. In questo stile la ricerca della massima efficacia in combattimento a mano nuda è l’undicesimo comandamento. Pugni... calci... ginocchiate... gomi-tate… proiezioni dell’avversario al suolo e combatti-mento totale a terra.Nessun sconto per nessuno. All’interno del Dojo non esiste il singolo individuo, esiste solamente il grup-po. Sbaglia uno... pagano tutti, ogni vittoria non è del singolo atleta ma di tutta la squadra, chi resta indietro viene recuperato dagli altri, chi và troppo veloce in-centiva i compagni a superarlo.Chi insegna questo stile nel veneto è Marco Vigolo.Marco… non vende un Arte Marziale, ma al contrario la insegna in modo molto duro e pretende il massimo da chi si affaccia alla sua scuola, il massimo del massi-mo, per rispetto del suo Maestro, dello stile, di sé stes-so e dell’atleta che decide di imparare. Vent’anni di pratica dura e continua, allenamenti e studi con i più acclamati campioni mondiali di varie specialità,trenta match disputati tra pieno contatto e grappling.Niente barzellette… o match clandestini sotto i ponti come molti sedicenti “maestri” venditori di fumo si dilettano a raccontare ai poveri ignoranti malcapitati.Tra i suoi avversari nel quadrato di gara spiccano nomi come Riccardo Sanna, Fabricio Nascimen-to, Michele Meloni, Carlos Carrasco, Alessio Di liberti ecc., ecc.Nel suo dojo a Spagnago sono passati maestri e campioni mondiali come Patrizio e Massimo Rizzo-li, Emanuele Bozzolani, Giuseppe Fracaroli ecc..Gli allievi della scuola si affrontano nelle compe-tizioni in diverse specialità che il mercato ”sport da combattimento” offre. Dalle gare di lotta a terra con kimono ai match di kickboxing o thai-boxe fino alla submission la forma più completa di lotta di sottomissione nella quale Marco ha vinto due volte l’argento ai Campionati Italiani.D: Da ciò che ho letto mi sembra di capire che dai molta enfasi alla competizione sportiva... non và in contrapposizione con il vero signifi-cato di Arte Marziale?R: Assolutamente no. La parola “marziale” deriva da Marte (dio della guerra) oppure sul

KimonistropicciatiAlla scuola del Maestro Marco Vigolo per imparare a dare il massimo di se stessi

di Massimo Neresini

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arti marzali

Garzanti è messo Marziale: fiero, energico. Per raggiungere fierezza ed energia bisogna avere dei ri-scontri veri, bisogna in qualche modo per-metterselo e non auto raccontarsi le bugie. Per fare ciò basta confrontarsi. In tutti gli ambiti della vita per emergere e crescere è necessario il confronto! E per emergere sul ring non ci sono “paraculi” o cono-scenze che tengano!!!!D: Ho saputo della vittoria di un tuo al-lievo in una gara di Mixed Martial Art’s nella quale si combatteva all’interno di una specie di gabbia! Mi racconti qual-cosa?R: Sì è vero. Il mio allievo Francesco Sa-rullo ha vinto al Dangerous Zone.Ma chiamarla gara è un po’ riduttivo. Il Dangerous è il più importante evento ”ad inviti” di MMA o Valetudo che viene or-ganizzato in Italia. I contendenti si affron-tano all’interno di una gabbia ottagonale sulle due riprese da cinque minuti con cal-ci pugni ginocchiate e lotta con colpi com-presi gli stomp kick e soccer kick. Per Francesco è stata la quarta esperienza in gabbia, preceden-temente ha affrontato il campio-ne Jerri Monnier e il campione mondiale di Shootboxe Emiliano D’Alessio alla “Resa dei Conti”a Livorno. L’unica protezione che indossano i fighter sono i guan-tini a dita libere… e la conchi-glia.D: Partecipate anche ad even-ti all’estero o solo sul territorio nazionale?R: Andiamo anche all’estero ma solo se le le borse sono buone, Francesco si è battuto a Lubinu in Croazia due mesi fà contro Ivan Bilic (allievo del grandis-simo campione Zelg Galesic) perdendo ai punti con otto kili di svantaggio!D: Quali sono i progetti per il futuro della tua scuola?R: Innanzitutto continuare a formare atleti forti e moti-vati che seguano l’esempio di Francesco o di Giuseppe Massignani un altro forte atleta già campione Italiano che ora è fermo per un perio-do. Poi portare ancora Gale-sic in Italia per dei seminari, quest’anno il presidente FIKB Ennio Falsoni mi ha chiesto di portarlo per la se-

Francesco Sarullo ventiseienne Arzignanese supera vera-mente se stesso, vincendo domenica 19 maggio il Dangerouse Zone (Zona Perico-losa) il più grande e prestigioso evento di Mixed Martial Arts organizzato a Pisa.Le Mixed Martial Arts o Valetudo sono l’evoluzione finale del combattimen-to estremo.Sono ammesse tecniche di pugno,calcio,ginocchio,lotta corpo a cor-po tipo lotta libera con continuazione al suolo con leve articolari strangolamenti e colpi di pugno e ginocchio. Potrebbero es-sere paragonate al triathlon delle arti mar-

ziali….il tutto all’interno di una vera e propria gabbia di forma ottagonale. Unica protezione un paio di guantini a dita libere per non rompersi le nocche.I nove match della serata erano tutti professionistici con atleti provenienti da Francia, Turchia, Germania e Marocco.Sarullo era opposto all’atleta Sal-sano Andrea della famosa scuderia X1BOXING di Torino.“Già l’anno scorso Francesco incro-ciò i guantini con l’attuale campio-ne del mondo Emiliano D’Alessio e in un secondo momento con il cam-pione del Jungle Fight Brazil, Jerry Monnier ... ma ebbe la peggio... con questo terzo match nella gabbia ha capito come funziona bene il gioco e sono sicuro che diventerà un gran-de in questo duro sport”, commenta Marco Vigolo.Francesco Sarullo è allievo diretto cintura blu del M°Vigolo, ha già vinto due anni fa diversi titoli nella Shoot-boxe e qualche match di K1.Per chi fosse interessato agli alle-namenti professionali o amatoriali di Shootboxe e Mixed Martial Arts può contattare il M° Marco Vigolo presso la palestra Moving Center a Spagnago di Cornedo o chiamarlo al 3358451834.

INFOPalestra Moving Center via monte Ortigara, 18, Spagnago di Cornedo, martedì e giovedì dalle 20 alle 22 cell. Marco 335 8451834

conda volta allo stage nazionale federale che raduna 350 praticanti. Poi avrei il progetto di or-ganizzare una competizione con gala serale…vediamo, con la carica che rivesto in federazione i miei impegni sono sempre molto fitti. Quest’anno oltre alle accademie di Priabona e Barbarano Vicentino si è aggiunta al mio gruppo la Mizuno Dojo di Vero-na. Si cresce numericamente e qua-litativamente, sono soddisfatto del lavoro che ho fatto ma voglio di più, non mi accontento mai.

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Potete scrivere al Senatore Alberto Filippiinviando le vostre e-mail a:

[email protected]

Le vostre lettere possono essere letteanche nel sito: albertofilippi.it

lettere

Natura a confrontoCaro Senatore,

ho letto su Sportivissimo di aprile, la lettera della signora Trevi e la sua risposta, e vorrei esporle con serenità, e seperando di esse-re capita, anche il mio pensiero e la mia esperienza.Sono 30 anni che giro per le montagne, per i boschi e le valli della nostra bella provincia, sola con il mio cane e qualche volta con amiche. Ho incontrato cani liberi di tuttte le taglie, serpenti, ho visto l’aquila e le mormotte e le volpi, e tanti altri animaletti che vivono nel loro unico mondo, un mondo che stiamo distrug-gendo, invadendo e disturbando. Nessuno mi ha mai aggredito o tentato di farmi del male. Quando entriamo in un bosco, in un prato, saliamo su una montagna, attraversiamo un’antica e solita-ria contrada, camminiamo per strade poco frequentate, dobbiamo farlo con rispetto, con umiltà, con amore: fiori, piante e paesaggi da godere e ammirare, non sono cosa nostra!Se tutto questo non lo capiamo, il nostro posto per tenerci in for-ma e chiacchierare con le amiche sicuramente è una bella, sicura palestra!Non possiamo più permetterci di continuare a distruggere tutto ciò che non ci va, che ci dà fastidio o ci fa paura, la paura va eliminata con la conoscenza e il buon senso. Sento solo parlare di diritti, poco di doveri e di responsabilità e di rispetto, sia verso la natura sia, di conseguenza, verso le persone; purtroppo, caro senatore, si possono fare quante leggi si vogliono, ma se le per-sone si comportano, anche nelle piccole cose del quotidiano con egoismo e irresponsabilità, le leggi servono a ben poco! La gente va educata, i mezzi ci sono. Comunque la civiltà di un popolo si misura da come si trattano gli animali, e noi italiani non siamo certo un esempio!Ci sarebbero molte cose da dire, ma mi fermo qui, ricordando un antico proverbio delle nostre parti in merito alle citate bande e bandine delle nostre città: “mal che si vuole, non duole”: perché anche questo è un prodotto della nostra “tanto civile società”.

Un cordiale saluto da Loredana Ronchi.

Carissima Loredana,

grazie della tua lettera accorata, del modo speciale e responsabile con cui vivi la natura. Sei una persona con valori e sei una perso-na fortunata, perché conosci molte cose che altri non conoscono. Il tuo non aver paura della natura, delle reazioni istintive e quindi imprevedibili degli animali, nasce dalla conoscenza che tu hai di essi, del loro ambiente, ma che, ahimè, non è di tutti. Anzi, oggigiorno è di pochi. Le persone per varie ragioni, di residen-za, di lavoro, di studio si sono allontanate dalla natura e non la conoscono più. Che cosa è giusto, allora? Le strade solo un po’ periferiche, non dico il bosco, la montagna impervia, ma le strade asfaltate che passano per le frazioni devono essere solo dei pochi che hanno i mezzi, culturali, educativi per affrontare senza timore il cane randagio che abbaia, oppure, dato che sono strade fatte con i soldi di tutti, devono essere anche di chi vuole passeggiare con un po’ di serenità? Il tuo discorso è bello, vinteressante, anche vero, ma è estremamente elitario. Nel tuo ragionamento vi è sottintesa la legge del più forte: io lo sono, quindi vado all’aria aperta; tu non lo sei, rinchiuditi in palestra. Ti pongo un quesito a cui sono soli-to pensare quando vi sono questioni come queste, in cui ciascuno ha le proprie legittime ragioni. Dopo la fine delle Seconda guerra mondiale, un filosofo inglese disse che mai e poi mai si sarebbe dovuta sganciare la bomba atomica per costringere il Giappone alla resa. Un filosofo tedesco, di origine ebraiche, che aveva per-so figli e genitori e parenti nelle camere a gas naziste, gli rispose che, per quanto grave fu quel lancio, bisognava assolutamente arrestare il delirio nazista e l’orrore che esso aveva provocato. Ebbene, chi ha ragione? Chi, da inglese, non ha mai conosciuto la guerra o chi, da ebreo tedesco, l’ha vissuta fino a provarne l’estreme atrocità? Io non so darmi una risposta univoca. Han-no ragione entrambi, credo. Come nel caso vostro: tu dici cose importanti: educarsi per capire l’importanza di avere rispetto per la natura, per evolversi e vincere la paura, ma ci vuole tempo. La signora Trevi chiede semplicemente di poter andare a passeg-giare all’aria aperta, non in un bosco impervio o in montagna, solo all’aria aperta tra le nostre belle frazioni, non mi sembra che abbia chiesto la luna.

Ti ringrazio per aver animato una bella riflessione,con stima, Alberto.

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