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PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE Fondato da Carlo Accossato nel 1994 dell’ ARTE I.P. CORRIERE 2,50 COURRIER DES ARTS Anno XIX - n° 6 - Venerdì 29 Marzo 2013 Direzione e Redazione: P.za Zara, 3 - 10133 Torino. Tel. 011 6312666 - Fax 011 6317243 - Cell. 377 4648901 E-Mail: [email protected] - www.corrieredellarte.it Art. 2 Comma 2 Legge 662/96 - Pubblicità inferiore al 45% Spedizione in abbonamento postale Il Corriere dell’Arte è su facebook con più di 6.000 contatti da tutto il mondo e on line con oltre 500 visitatori al giorno F ABRIZIO FLORIAN N essun nome è stato più ingeneroso di quello che ha circoscritto il complesso e differenzia- to insieme di atti creativi attraverso i quali agli inizi del Novecento viene portato a compimento ed espresso un radicale mutamento della coscienza o di un punto di vista dell’uomo moderno iniziato all’in- circa un secolo prima: cubismo» (Simonetta Lux). Un secolo ci separa dalla grande rivoluzione artisti- ca di Picasso e Braque: a partire da Les demoiselles d’Avignon di Picasso (1907) il nuovo linguaggio ar- tistico del Cubismo, fatto di forme spezzate e piani sovrapposti, conquisterà in breve le più importanti capitali artistiche mondiali coinvolgendo pittura, scul- tura, architettura, arti decorative, fotografia, abbi- gliamento, teatro e cinema. L’ottima mostra Cubisti Cubismo (a cura di Charlotte N. Eyerman in collaborazione con Simonetta Lux) pres- so il Complesso del Vittoriano è una bella occasione per ripercorrere i febbrili anni delle avanguardie euro- pee. Una mostra incentrata non soltanto sui grandi no- mi, seppur presenti con opere che all’epoca fecero scalpore, ma sulla forza di rottura del movimento e sulla sua capacità di in- fluenzare un’intera epoca. «Il cubismo è soprattutto un sistema di arte e pensiero che si in- quadra nei vari modelli di utopismo fioriti nel periodo di pro- sperità antecedente la tragedia della guerra. È quasi l’ultimo ba- luardo del sogno elaborato all’inizio del secolo precedente, di cambiare il mondo con la sola forza dell’immaginazione e nello spazio di un istante» (Charlotte N. Eyerman). Accanto alle sezioni dedicate alla letteratura (Apollinaire, Stein. Cendras), alla musica (Satie, il Gruppo dei Sei, Stravinskij), al cinema e al teatro, alla moda e alle arti applicate, il percorso espo- sitivo si snoda attraverso opere che non possono lasciarci indif- ferenti: il Busto (1907-08), il Nudo (1909) e Chitarra e violino (1912-13) di Pablo Picasso; lo splendido Il violinista (1912) di Georges Braque; l’esuberanza geometrica e cromatica di Fernand Léger (L’autista negro e Studio per il circo, entrambi del 1919); le nature morte di Juan Gris. Impossibile rendere conto della ricchezza espositiva della mostra che accoglie opere provenienti da musei di tutto il mondo (Tate, Guggenheim Museum, Ermitage, Fundacion Thyssen-Borne- misza, tra gli altri). L’unico consiglio è quello di visitarla. Complesso del Vittoriano Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali) - Roma Cubisti Cubismo Fino al 23 giugno Info: 06 6780664 Pablo Picasso, Nudo, 1909, olio su tela, 100 x 81 cm S. Pietroburgo, The State Hermitage Museum Foto © The State Hermitage Museum /Vladimir Terebenin, Leonard Kheifets, Yuri Molodkovets; ©Gosudarstvennyj Ermitaž, Sankt-Peterburg, 2013 GALLERIA La Rocca Manifesti, originali, grafica, multipli e dipinti Via della Rocca, 4 TORINO Tel. 011.8174644 GALLERIA La Rocca Manifesti, originali, grafica, multipli e dipinti Via della Rocca, 4 TORINO Tel. 011.8174644 ADRIANO OLIVIERI L e navi americane che, nel 1964, tra- sportarono a Venezia le opere degli eroi della pittura made in U.S.A. da presentare alla Biennale, sanci- rono un passaggio epocale nel quale l’Europa consegnava l’ar- te agli artisti oltreoceano con il desiderio di vedersela restituire rigenerata secondo quei crismi che il bagno di sangue della se- conda guerra mondiale rendeva impossibile attuare nel vecchio continente. Quelle navi, da leggersi nella doppia valen- za politico-militare e culturale-estetica, non rappresentarono certo una transizione indo- lore e la Francia protestò vivacemente con- tro la vittoria di Robert Rau- schenberg. Se “Le Monde” ri- conobbe in parte il valore del- l’artista texano presente in Biennale con sole quattro ope- re, “Le Figaro” fu tranchant sulla questione non accettan- do il desiderio americano di soppiantare Parigi come cen- tro dell’arte mondiale e de- plorando l’appoggio che Leo Castelli e Ileana Sonnabend fornivano, con la mostra alle- stita presso l’ex consolato sta- tunitense a San Gregorio, al nuovo vento dell’ovest - ge- nerato dall’azione di critici co- me Lawrence Alloway - al quale Venezia si sarebbe su- pinamente piegata. Tre prospettive basterebbe- ro a raccontare la mostra che la collezioni Guggen- heim di Vercelli dedica al Alla collezione Guggenheim di Vercelli Gli anni Sessanta a colpo d’occhio Complesso del Vittoriano – Roma Il mondo nuovo del Cubismo segue a pag. 2 Lucio Fontana, “Concetto Spaziale”, 1962. Courtesy Tornabuoni Arte © Fondazione Lucio Fontana, Milano, by SIAE 2013 L a Galleria Davico, in ac- cordo con la moglie e le figlie, ha voluto ricor- dare, con una quarantina di opere, il pittore Guido Bertel- lo a vent’anni dalla sua scom- parsa. L’ospitalità della galle- ria alla quale egli è sempre sta- to particolarmente legato da profondo affetto, e dove ha esposto in numerose mostre durante la sua vita, ha un sa- pore speciale, quasi a prose- guire un filo ideale che si è di- panato negli anni di produzio- ne attiva di Guido Bertello, ma anche durante il ventennio che ormai ci separa dalla sua mor- te. E così il gallerista Emilio Gargioni presenta la mostra: Sogno...entrare con gli occhi nei quadri di Guido Bertello è come entrare in un sogno si- lenzioso, intriso di solitudine. Le sue figure, i suoi personag- gi, le sue atmosfere sono fan- tasmi delicati, che ti parlano a bocca chiusa, lasciandoti mes- saggi di amore, di nostalgia, di velati rimpianti. Quello di- pinto da Bertello è un mondo intriso di malinconia, dove i protagonisti, spesso inanima- ti, compaiono in punta di pie- di, mai ad alta voce, compresi del loro ruolo di attori silenti. I colori sono nella gamma dei grigi e dei rosa, mai un colore troppo forte od evidente. Sono coerenti con i racconti che Bertello depone sulle tele o sui cartoni. Ma quante fascinose visioni oniriche nascono dai suoi pennelli e dai suoi graffi- ti. Le marionette, i burattini, i pupazzi e le bambole la fanno da padroni in questo irreale teatro del silenzio...” Galleria Davico Galleria Subalpina, 30 Torino Mostra dedicata a Guido Bertello Fino al 20 aprile Info: 011 5629152 Alla Galleria Davico - Torino I racconti di Guido Bertello Guido Bertello, “Un’estate”, 1991 Corriere6__ 21/03/13 17:39 Pagina 1

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P E R I O D I C O D I C U L T U R A E I N F O R M A Z I O N EFondato da Carlo Accossato nel 1994

dell’ARTE

I.P.

CORRIERE €2,50

C O U R R I E R D E S A R T S

Anno XIX - n° 6 - Venerdì 29 Marzo 2013Direzione e Redazione: P.za Zara, 3 - 10133 Torino. Tel. 011 6312666 - Fax 011 6317243 - Cell. 377 4648901E-Mail: [email protected] - www.corrieredellarte.itArt. 2 Comma 2 Legge 662/96 - Pubblicità inferiore al 45%Spedizione in abbonamento postale

Il Corriere dell’Arte è su facebook con più di 6.000 contatti da tutto il mondo e on line con oltre 500 visitatori al giorno

FABRIZIO FLORIAN

Nessun nome è stato più ingeneroso di quelloche ha circoscritto il complesso e differenzia-to insieme di atti creativi attraverso i quali agli

inizi del Novecento viene portato a compimento edespresso un radicale mutamento della coscienza o diun punto di vista dell’uomo moderno iniziato all’in-circa un secolo prima: cubismo» (Simonetta Lux).

Un secolo ci separa dalla grande rivoluzione artisti-ca di Picasso e Braque: a partire da Les demoisellesd’Avignon di Picasso (1907) il nuovo linguaggio ar-tistico del Cubismo, fatto di forme spezzate e pianisovrapposti, conquisterà in breve le più importanticapitali artistiche mondiali coinvolgendo pittura, scul-tura, architettura, arti decorative, fotografia, abbi-gliamento, teatro e cinema. L’ottima mostra Cubisti Cubismo (a cura di CharlotteN. Eyerman in collaborazione con Simonetta Lux) pres-so il Complesso del Vittoriano è una bella occasioneper ripercorrere i febbrili anni delle avanguardie euro-pee. Una mostra incentrata non soltanto sui grandi no-

mi, seppur presenti con opere che all’epoca fecero scalpore, masulla forza di rottura del movimento e sulla sua capacità di in-fluenzare un’intera epoca.«Il cubismo è soprattutto un sistema di arte e pensiero che si in-quadra nei vari modelli di utopismo fioriti nel periodo di pro-sperità antecedente la tragedia della guerra. È quasi l’ultimo ba-luardo del sogno elaborato all’inizio del secolo precedente, dicambiare il mondo con la sola forza dell’immaginazione e nellospazio di un istante» (Charlotte N. Eyerman). Accanto alle sezioni dedicate alla letteratura (Apollinaire, Stein.Cendras), alla musica (Satie, il Gruppo dei Sei, Stravinskij), alcinema e al teatro, alla moda e alle arti applicate, il percorso espo-sitivo si snoda attraverso opere che non possono lasciarci indif-ferenti: il Busto (1907-08), il Nudo (1909) e Chitarra e violino(1912-13) di Pablo Picasso; lo splendido Il violinista (1912) diGeorges Braque; l’esuberanza geometrica e cromatica di FernandLéger (L’autista negro e Studio per il circo, entrambi del 1919);le nature morte di Juan Gris.Impossibile rendere conto della ricchezza espositiva della mostrache accoglie opere provenienti da musei di tutto il mondo (Tate,Guggenheim Museum, Ermitage, Fundacion Thyssen-Borne-misza, tra gli altri). L’unico consiglio è quello di visitarla.

Complesso del VittorianoVia San Pietro in Carcere (Fori Imperiali) - RomaCubisti CubismoFino al 23 giugnoInfo: 06 6780664

Pablo Picasso, Nudo, 1909, olio su tela, 100 x 81 cmS. Pietroburgo, The State Hermitage MuseumFoto © The State Hermitage Museum /Vladimir Terebenin, Leonard Kheifets, Yuri Molodkovets; ©Gosudarstvennyj Ermitaž, Sankt-Peterburg, 2013

GALLERIALa Rocca

Manifesti, originali, grafica,

multipli e dipinti

Via della Rocca, 4TORINO

Tel. 011.8174644

GALLERIALa Rocca

Manifesti, originali, grafica,

multipli e dipinti

Via della Rocca, 4TORINO

Tel. 011.8174644

ADRIANO OLIVIERI

Le navi americane che, nel 1964, tra-sportarono a Venezia le opere deglieroi della pittura made in U.S.A. da

presentare alla Biennale, sanci-rono un passaggio epocale nelquale l’Europa consegnava l’ar-te agli artisti oltreoceano con ildesiderio di vedersela restituirerigenerata secondo quei crismiche il bagno di sangue della se-conda guerra mondiale rendeva

impossibile attuare nel vecchio continente.Quelle navi, da leggersi nella doppia valen-za politico-militare e culturale-estetica, nonrappresentarono certo una transizione indo-lore e la Francia protestò vivacemente con-

tro la vittoria di Robert Rau-schenberg. Se “Le Monde” ri-conobbe in parte il valore del-l’artista texano presente inBiennale con sole quattro ope-re, “Le Figaro” fu tranchantsulla questione non accettan-do il desiderio americano disoppiantare Parigi come cen-tro dell’arte mondiale e de-plorando l’appoggio che Leo

Castelli e Ileana Sonnabendfornivano, con la mostra alle-stita presso l’ex consolato sta-tunitense a San Gregorio, alnuovo vento dell’ovest - ge-nerato dall’azione di critici co-me Lawrence Alloway - alquale Venezia si sarebbe su-pinamente piegata. Tre prospettive basterebbe-ro a raccontare la mostrache la collezioni Guggen-heim di Vercelli dedica al

Alla collezione Guggenheim di Vercelli

Gli anni Sessanta a colpo d’occhio

Complesso del Vittoriano – Roma

Il mondo nuovo del Cubismo

segue a pag. 2

Lucio Fontana, “Concetto Spaziale”,1962. Courtesy Tornabuoni Arte  © Fondazione Lucio Fontana, Milano, by SIAE 2013

La Galleria Davico, in ac-cordo con la moglie e lefiglie, ha voluto ricor-

dare, con una quarantina diopere, il pittore Guido Bertel-lo a vent’anni dalla sua scom-parsa. L’ospitalità della galle-ria alla quale egli è sempre sta-to particolarmente legato daprofondo affetto, e dove haesposto in numerose mostredurante la sua vita, ha un sa-pore speciale, quasi a prose-guire un filo ideale che si è di-panato negli anni di produzio-ne attiva di Guido Bertello, maanche durante il ventennio cheormai ci separa dalla sua mor-te. E così il gallerista Emilio

Gargioni presenta la mostra:“Sogno...entrare con gli occhinei quadri di Guido Bertello ècome entrare in un sogno si-lenzioso, intriso di solitudine.Le sue figure, i suoi personag-gi, le sue atmosfere sono fan-tasmi delicati, che ti parlano abocca chiusa, lasciandoti mes-saggi di amore, di nostalgia,di velati rimpianti. Quello di-pinto da Bertello è un mondointriso di malinconia, dove iprotagonisti, spesso inanima-ti, compaiono in punta di pie-di, mai ad alta voce, compresidel loro ruolo di attori silenti.I colori sono nella gamma deigrigi e dei rosa, mai un colore

troppo forte od evidente. Sonocoerenti con i racconti cheBertello depone sulle tele o suicartoni. Ma quante fascinosevisioni oniriche nascono daisuoi pennelli e dai suoi graffi-ti. Le marionette, i burattini, ipupazzi e le bambole la fannoda padroni in questo irrealeteatro del silenzio...”

Galleria DavicoGalleria Subalpina, 30TorinoMostra dedicata a Guido BertelloFino al 20 aprileInfo: 011 5629152

Alla Galleria Davico - Torino

I racconti di Guido Bertello

Guido Bertello, “Un’estate”, 1991

Corriere6__ 21/03/13 17:39 Pagina 1

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29 Marzo 2013Pagina 2dell’ARTECORRIERE C O U R R I E R D E S A R T S

vasto tema degli anni Sessanta, dall’arteinformale alla Pop art. Come di consue-to nell’arca l’allestimento è articolato intre sale nelle quali, in questa occasione,ognuna contiene un angolo visuale parti-colarmente significativo. la mostra inizia con gli ultimi bagliori del-l’arte informale che potremmo condensarenella prospettiva che salda insieme un cello-tex combusto di alberto Burri del 1965, un“Concetto Spaziale” di lucio Fontana del1962 e un’opera di antoni tàpies. tre testi-monianze che riassumono un intero periodo.Burri compone uno spazio armonico alteran-dolo con una combustione che crea il pae-saggio cicatriziale di un’anima che arde nelfondo di un’ombra caravaggesca, nella mi-niera di una tenebra rembrandtiana, nella la-cerazione insanabile di un corpo immerso inuna cagliata luce lattea nella quale infurianole passioni. Fontana, da buon argentino, conun punteruolo in luogo del verijero (il coltel-lo che nel ‘900 era usato dai banditi dei sob-borghi dove nacque il tango), fora la tela, spu-doratamente dipinta di un rosa carnale kitsch-pop, con un atto puro e vitale che divarica lelabbra di un orifizio che assume una forte va-lenza sessuale. tàpies, nell’incandescente

1968, su un indistintofondo sabbioso forma lapropria personale medi-tazione sulla materia chediventa appiglio, snodo,grumo di energia. in que-sta sezione l’opera diJean Dubuffet, artista ati-pico per formazione, spe-rimentalismo materiale ericerca estetica, attua unasorta di proto-graffitismoin anticipo sull’arte a ve-nire tanto quanto il poli-materismo di Burri lo sa-rà su raushemberg.nella seconda sala perce-piamo l’avvenuto passag-gio tra l’esistenzialismoinformale, nella sua fasedi affievolimento, e lo spi-rito radicale dei minima-listi. nella prospettivadella sala campeggianoFrank Stella e Morrislouis con la loro pitturacondotta a un grado mi-nimo di espressività allaquale si abbinano i risul-

tati della nuova astrazione di Enrico Castella-ni, agnes Martin e Bice lazzari in cui la fred-da e monocromatica riduzione espressiva ap-proda già a risultati concettuali. la terza salasi chiude con una “prospettiva incastrata” nel-la quale vediamo contemporaneamente unitealmeno tre opere riflesse nell’acciaio portatoa specchio da Michelangelo Pistoletto. Su que-sta superficie, concentrata sul significato stes-so della rappresentazione, si fondono sullo stes-so livello l’opera stessa di Pistoletto, il tavoloscultura di allen Jones (pervaso da un sadismovicino alle coeve sculture del Korova Milk Bardi “arancia meccanica”), e, sul fondo, il mo-numentale “Preparedness” di roy lichten-stein. Siamo ormai in un mondo diverso nelquale si intravedono pulsioni estetiche giàpostmoderne, come nel dipinto di sottile te-matica omosessuale di David Hokney, masoprattutto la permeante azione della cartastampata, della pubblicità e della pornogra-fia sull’immaginario collettivo, come evi-denziano i piedi feticisticamente esposti di-pinti da tom Wesselmann, il collage di ri-chard Hamilton o la “Bambola” di Mel ra-mos, opere nelle quali la poetica del fram-mento che vale per il tutto rende i soggettiattraenti come jingle pubblicitari.

Arca. Chiesa San Marco – VercelliGli anni Sessanta nelle collezioni GuggenheimFino al 12 maggio

Marilina Di CatalDo

Giuseppe Faretina è un giovane artista, di-plomato all’accademia albertina di Bel-le arti di torino, insegnante di educa-

zione artistica, che dà estro alla sua fantasia di-segnando con la grafite – la matita , per inten-derci -, utilizzando una tecnica particolarmen-te  difficile, ma di grande effetto ottico. Disegnadal vero angoli di cortili, di paesaggi urbani, diluoghi a lui conosciuti e che in qualche modo locoinvolgono emotivamente. il suo metodo di la-voro è molto classico: si reca sul posto, impostail lavoro abbozzando lo scorcio che lo interessa,trova il “cuore pulsante” della sua composizio-ne e da lì parte, lavorando attorno ad un detta-glio che man mano si concretizza. il suo meto-do ricorda un po’ quello dello scultore che lavo-ra a “mettere”, cioè aggiunge materia (nel suo

caso aggiunge tratti di matita) un po’ alla voltafino al raggiungimento del risultato desiderato.il punto focale, quello da cui è partito, rimanebianco, intatto, ma è da quel punto che prendecorpo tutta la composizione. la luce, grazie adun tratto più o meno fitto, penetra attraverso ilnero della grafite e i dettagli mano a mano si dis-velano. le forme, soprattutto quelle degli albe-ri, uno dei suoi soggetti preferiti, prendono spun-to dal sovrapporsi delle foglie e dei rami dandovita a  strutture proiettate in  uno  spazio  chesfugge alla staticità, sviluppandosi in composi-zioni sempre più ricercate e particolareggiate.l’attenta  osservazione delle cose, passate al va-glio  di  una fervida manualità, viene sostenutada una esemplare  precisione del  tracciato dise-gnativo, conferendo spiritualità  e  vigore a que-sti lavori che, partendo da dati oggettivi facil-mente riconoscibili (scorci di Grugliasco, di ri-

voli, dei Murazzi a torino), riescono a trasfor-marsi in luoghi intimi e segreti. oltre ai lavorieseguiti esclusivamente con la grafite, Faretinapropone in questa mostra (che racchiude pezziche partono dal 2005 e arrivano ai nostri giorni)anche composizioni in cui ha provato ad ag-giungere il colore, soffermandosi soprattutto sul

cielo, spesso notturno. in questi lavori i colori,ben equilibrati, accrescono il senso di  armonio-sa compenetrazione e rendono le opere permea-te da atmosfere suggestive, da cui scaturisconoemozioni profonde.  la mostra è visitabile fino al 31 marzo presso ilCircolo arci di Corso Palestro 3, a torino.

Giuseppe Faretina al Circolo Arci - Torino

Quando il disegno è a mettere

Mark Rothko, “Senza titolo (Rosso)”, 1968, Fondazio-ne Solomon R. Guggenheim, Collezione Hannelore B. eRudolph B. Schulhof, lascito Hannelore B. Schulhof, ©1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko / ARS,New York, by SIAE 2013 Foto David Heald

GIOVEDÌ 11 APRILEALLE ORE 18,30Presso la Libreria del Circolo degli ArtistiVia Bogino 9 – TorinoGiovanni CorderoResponsabile per l’ArteContemporanea presso laSoprintendenza BeniArchittetonici e Culturali delPiemonte presenterà il suo nuovolibro dal titolo Silenzi. Il destino alle 18

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Pagina 3dell’ARTECORRIERE C O U R R I E R D E S A R T S

29 Marzo 2013

ENZO PAPA

Vedutismo o scultura? Metropolitanismo o pittu-ra? Turismo o architettura? Tutto di questo e nul-la di reale! Quanto sono affascinanti le città vi-

ste dagli occhi di Ugo Nespolo! E quanto sono accatti-vanti le trenta e più opere esposte nel Centro Arte La Te-soriera, che celebrano artisticamente monumenti e cittàdel Pianeta, dall’O-riente all’Occidenteestremi, fino alla re-mota Isola di Pasqua!Costruzioni e siti fa-mosi, gioielli dell’ar-chitettura, luoghi miti-ci, piazze e particolaridi arredo urbano, con-figurazioni arcinote eluoghi reconditi pococonosciuti, volumi eprofili di edifici mo-dernissimi, chiese, ba-siliche, templi sacri eprofani, luoghi dellospirito e sedi del pote-re, costruzioni arcai-che, vestigia archeolo-giche, memorie stori-che e opere laiche del-la genialità contempo-ranea, sintetizzate in ri-quadri di ventiquattrocentimetri (alcuni più grandi), in “opus sectile” ligneomoderno, cioè opere a ritaglio. L’artista compendia gra-ficamente la configurazione, vi distribuisce i colori del-l’iride e scompone l’insieme in tassellature geometrica-mente “irrazionali”, che seguono le profilature disegna-tive. Ogni tessera irregolare è “bisellata”, cioè smussataa scivolo, cosicché i tasselli contigui formano una sol-catura ad angolo concavo, come le sfaccettature di undiamante. La luce si rifrange sui colori saturi e lucidis-simi, moltiplicando gli effetti luminosi, conferendo vitaalla configurazione, la quale si presenta “cangiante” adogni mutamento del punto di osservazione. Le grigie,frastornanti metropoli dei cinque Continenti, fumigantidi miasmi mefitici, si fanno terse, candide e variopinte,senza folla ansiosa, senza lo sfolgorio pubblicitario, sen-za le scatolette metalliche a quattro ruote, senza “rumo-

re” visivo, per diventare città di favola, fiabesche visio-ni di sogno, non astrazioni metafisiche, non fantasma-gorie surreali, piuttosto realtà idealizzate, trasposte sulpiano di un mondo immaginario, lirico come melodieargentine, cristallino come atmosfere d’alta quota. Ne-spolo interpreta gli aneliti improbabili dello spettatore,rimedia ai danni dell’uso e abuso delle città e dell’usuradel tempo, della negligenza degli umani al potere e, sen-

za la velleità di sugge-rire una bonifica dellemetropoli o l’esalta-zione delle vestigia del-le antiche civiltà, tra-sfigura in vedute fasci-nose i luoghi della Ter-ra, che sono mete desi-derate di ogni pellegri-no, cittadino del mon-do, che guarda oltre larealtà che asfissia. Leopere di Ugo Nespolotrasfondono un nuovorespiro, una gioia sco-nosciuta e attraggonomagneticamente lospettatore per un “ef-fetto Eden”, che conci-lia l’attualità delirantecon l’anelito sublimi-nale del “nostos”, delritorno alle origini. Ilvisitatore della rasse-

gna sarà incantato non solo dalle pietre di Stonehenge,dalle vestigia di Petra, dal Taj Mahal indiano o dai Moaipasquani, ma anche dalla coloratissima San Basilio diMosca, dal grattacielo dell’Hotel Dubai, dalle vele ar-chitettoniche dell’Opera House di Sidney, ma ancor piùda una commovente Basilica Vaticana, che stupirebbeanche Maderno, Bernini e Michelangelo, tanta è l’at-mosfera iridescente che pervade l’opera di Ugo Nespo-lo. La mostra non deluderà alcuno, perché l’arte origi-nale e accattivante è il futuro che l’umanità aspetta.

Centro Arte La TesorieraCorso Francia 268 – Torino Nespolo. Meraviglie del MondoFino al 27 aprileInfo: 011 7792147 – 339 3013228

Ugo Nespolo al Centro Arte La Tesoriera di Torino

L’arte che il futuro aspetta

Il Corriere dell’Arte dedica una pagina intera ai vari temi dell’arte. In ogni pagina saranno pre-senti otto artisti a ciascuno dei quali verrà riservato uno spazio pari a cm. 7x13. Ogni artistapresenterà un’opera che verrà corredata, da una recensione (circa 12 righe) realizzata dai no-stri critici. I temi trattati sono: nudo, informale, acquerello, gli animali, il mare, città/campa-gna/montagna, scultura/incisione. Realizziamo anche pagine dedicate ad Associazioni e Scuo-le d’Arte. Ogni artista potrà essere presente con più temi. Il costo di ogni uscita, la cui data èda programmare, è pari a 60 euro.Info: 011 631266

MARIANNA ORLOTTI

Nella campagna saluzzese, a pochichilometri dal più famoso Castel-lo della Manta, sorge un inaspet-

tato scrigno delle meraviglie, il comples-so dei Castelli di Lagnasco, riportato alsuo antico splendore dai recenti interven-ti di restauro durati oltre dieci anni. Im-merso nel rosa dei fiori di pesco dei ma-gnifici frutteti in fiore, non è sicuramen-te una delle “regge dei grandi numeri” -

in termini di investimenti pubblici e pri-vati e di affluenza di visitatori- alle qualisiamo stati abituati da alcuni esempi tori-nesi, ma rappresenta una testimonianzadella ricchezza di quel patrimonio stori-co-artistico che, fuori dai circuiti turisti-ci più pubblicizzati, rende unico il nostroPaese. I Castelli dei Marchesi TapparelliD’Azeglio comprendono tre diversi edi-fici nati intorno al 1100 per volere deiMarchesi di Busca e sviluppatisi fino alXVIII sec. Dal raffinato manierismo pie-montese che caratterizza gli interni delCastello di Levante, si giunge al trionfodel classicismo di stampo mitologico del-l’iconografia allegorica della Giustiziadella Sala di rappresentanza nel Castellodi Ponente, passando attraverso l’esote-rismo e il misticismo delle mostruose fi-

gure piene di simbolismo nordico dipin-te da Pietro Dolce nella Loggetta delleGrottesche, in una stratificazione artisti-ca e architettonica che ripercorre la storiaplurisecolare del castello. Gli affreschiche decorano queste stanze parlano di unanobiltà illuminata, dei Templari, dei Ro-sacroce e della Massoneria, dei segretidell’alchimia, dei miti classici, di Dio edi astrologia. In una manica del castelloè allestita la mostra permanente Firme dacollezione, una trentina di opere che

dall’800 con Reycend,Delleani e Fontanesiarrivano fino al 900 diSeverini, Sironi, Spaz-zapan, Soffiantino, DeChirico, Carrà, De Pi-sis, Campigli, Casora-ti, Menzio e Guttuso,ripercorrendo l’evolu-zione del linguaggio ar-tistico da un’ottica to-rinese che si dilata viavia sul mondo. In oc-casione di una lezionetenuta in concomitan-za con l’inaugurazione

della mostra Philippe Daverio ha insisti-to su come sia necessario cambiare il de-stino dei beni culturali e trasformarli ineredità e cambiare il futuro dell’ereditàculturale può cambiare il futuro econo-mico di una società. Bisogna rendersi con-to che non tutti i castelli possono rispon-dere a criteri di sostenibilità. Fare siste-ma con il territorio, questa la direzioneche va intrapresa, per affrontare poi il te-ma più difficile: cosa farne di questi te-sori storici, ora che i trasferimenti dalloStato sono stati tagliati e le Fondazionibancarie hanno investito più nell’alta fi-nanza che sul territorio.

Castello Tapparelli D’AzeglioVia Tapparelli, 1 - Lagnasco (CN)Info: www.castellidilagnasco.it

Castelli Tapparelli D’Azeglio, Lagnasco

Piemonte feeling

MICHELA TORNIELLI DI CRESTVOLANT

Dopo Parigi, Roma e Tokyo la granderassegna dedicata a Robert Doisneau,uno dei più grandi fotografi francesi,

e a Parigi, la sua amata città, arriva allo Spa-zio Oberdan di Milano.In mostra, più di duecento scatti originali ein bianco e nero, sistemati non in ordine cro-nologico ma per aree tematiche diverse; co-me ad esempio la serie dedicata ai ritratti discrittori e artisti famosi, quella dedicata aibambini e ai loro giochi di strada o ancoraagli innamorati che l’autore incontra lungo igrandi Boulevards. Influenzato dall’opera diEugène Atget e Henri Cartier-Bresson, Doi-sneau (Gentilly, 1912- Montrouge, 1994) di-venta fotografo giovanissimo, il pubblico ri-conosce il suo straordinario talento sin daglianni Settanta e da allora le sue fotografie so-no pubblicate e vendute in tutto il mondo. Conqueste immagini Doisneau racconta le storiedella Ville Lumière e dei suoi abitanti -dasempre i soggetti prediletti dal maestro- cheosserva mentre cammina, a volte per giorniinteri, portando sempre con sé una macchinafotografica da nascondere in qualche tasca.

È la Parigi delle vetrine alla moda, dei caba-ret, degli atelier, dei mercati e dei bistrot. C’èchi pesca o prende il sole lungo la Senna, chipassa il tempo seduto in un Cafè o chi ap-profitta di una giornata di sole e passeggiaper i giardini delle Tuileries. Tra le fotogra-fie più famose sono in mostra il Bacio all’-Hotel De Ville scattata nel 1950 per la rivistaamericana Life, il ritratto di Picasso con l’e-terna maglietta a righe del 1952 e, poco do-po, Coco Chanel severa ed elegante comesempre, ma questa volta riflessa tra i millespecchi di una stanza. Grazie a uno straordi-nario lavoro di osservazione Robert Doisneauriesce a cogliere attimi fugaci come un sorri-so o un bacio rubato, capaci di svelare l’inti-mità e la verità di ciascuno. La rigorosità del-la forma si unisce alla genialità nel catturareil momento; non c’è nulla di premeditato, nes-sun ragionamento, solo la spontaneità e l’a-more per la vita.

Spazio OberdanViale Vittorio Veneto, 2 - MilanoRobert Doisneau. Paris en libertéFino al 5 maggioInfo: 02 77406302

Spazio Oberdan - Milano

La Ville Lumièresecondo Doisneau

Robert Doisneau, “Il bacio all’Hotel de Ville”

Ugo Nespolo, “Camogli”

Pagine monotematiche

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29 Marzo 2013Pagina 4dell’ARTECORRIERE C O U R R I E R D E S A R T S

Sarà inaugurata il 6 aprile alle ore 17 presso la Galle-ria Unique la mostra personale di Valentino Camil-letti dal titolo “Fauna picta” - Dipinti di animali del

presente e del passato. Con una quindicina di opere espo-ste l’artista rappresenta un selvatico mondo tra realtà e fan-tasia, allegorie, evocazioni e suggestioni avvalendosi di unavivacissima scala cromatica. E come presenta Massimo Cen-tini “ L’animale costituisce un soggetto ampiamente utiliz-zato dagli artisti: le valenze simboliche riconosciute aglianimali sono contrassegnate da fissità che li rendono sta-bili all’interno della dialettica narrativa attivata dai pitto-ri. Valentino Camiletti si pone con equilibrio e grazia tra

gli artisti che hanno scelto il selvatico come esponente prin-cipale della loro opera creativa. Ogni sua opera è di fattouna piccola storia: frammento dove realtà e fantasia si in-cuneano in uno spazio parallelo, in esso la natura è alle-gorizzata e con il ruolo di evocare figure ancestrali. Ani-mali colti in atteggiamenti “normali”, di fatto si offrono al-l’osservatore con il loro carico di significati, che però pos-sono essere scorti dietro l’apparenza dell’impronta pittori-ca di superficie...”

Unique Galerie d’art di Patrick CaputoC.so Vittorio Emanuele II, 36 – Torino“Fauna picta”

Dipinti di animali del presente e del passatopersonale di Valentino Camilletti dal 6 al 20 aprileInfo: 011 5617049

Valentino Camilletti, “I due sovrani”, 2009, tecnica mista

Valentino Camilletti alla Unique Galerie d’Arte - Torino

Il simbolismo del mondo selvaggioANDREADOMENICO TARICCO

In data 16 marzo, Rinascen-za Contemporanea ha inau-gurato una nuova mostra in-

titolata BABEL. La torre delleillusioni e proseguirà sino al 16di aprile. Fa da sfondo la bibli-ca torre di Babele eretta comesimbolo del potere umanoproiettato verso il cielo, dal qua-le però ne conseguì la disper-sione dei linguaggi. Visioni sim-boliche che rappresentano ilprincipio della globalità attua-le, finalizzata ad omologare,standardizzare od istituziona-lizzare le masse in stereotipi im-pacchettati e preconfezionati,in cui tutto e subito, avere o nonavere, fanno da sfondo ad unpanorama catastrofico. Gli ef-fetti di questa visione li riscon-triamo nella crisi economica,politica e di quei valori fonda-mentali in cui fino a qualchetempo fa, avevamo creduto pos-sibili. Ed ora? L’arte. Solo l’ar-te diviene lo strumento per ec-cellenza a cui donare le nostresperanze attraverso l’estro di ar-tisti che esprimono la propriaindividualità liberamente, sen-za costrizioni od indirizzi di sor-ta. Gianfranco Rossocci, at-traverso i suoi paesaggi ci im-merge in realtà sublimate, nel-la piena contemplazione delmondo. Silvia Pastano, gene-ra cronologie intime, in cui dàvita a metafisiche dell’anima.Concetti attuati diversamenteda Olimpia Undari, poetessaonirica della bellezza in cui le

matrici spazio-temporali di-vengono archetipi d’un simbo-lismo puro. Martina Vacca-rella, definisce con le proprieopere un diverso tipo di sim-bolismo atto, invece, a risco-prire la forma. L’angelo con unasola ala, indica l’impossibilitàdell’essere superiore di potervolare nella condizione di re-stare ancorati alla terra. L’uni-verso realistico di LoredanaZambuto, invece, oscilla tra ildesiderio di rappresentare ilmondo reale e la volontà di su-perarlo, Paola Longo, ottienelempickiani riferimenti all’esi-stenza attraverso uno stile so-brio, sicuro ottenendo risulta-ti artistici profondamente uni-ci. Mara Carusi, denuncia lacrudeltà del mondo, rappre-sentando gli innocenti infantiin un cerchi macabro di po-vertà esistenziale. Infine ilmaestro Fred Nardecchia, ve-ro decano d’una pittura in viadi estinzione in cui la cura deldettaglio, così come il sensocromatico degli elementi mes-si in campo, denotano una pro-fondità esecutiva.. Otto artistiriuniti in una mostra cheproietta verso il cielo le loroopere svelando le finzioni diun’epoca vòlta al suo declino.

Rinascenza Contemporanea Via Palermo 14065122 PescaraBABEL.La torre delle illusioniFno al 16 aprile Info: 328 6979208

Rinascenza Contemporanea – Pescara

I babelici pittoridell’Ego

Paola Longo

ANDREAD’AGOSTINO

Sono diverse le sculture di Matteo Pugliese (Milano, 1969)esposte in questi giorni alla Fondazione Mudima di Milano,per la mostra Corazze. Opere di vario formato, materiali, di-

mensioni, elegantemente disposte su due piani negli spazi lumi-nosi della fondazione di via Tadino. La prima serie vede protago-nisti i cosiddetti Custodi, al pianterreno: entrando si viene accoltida un colossale Samurai rosso in bronzo alto due metri, mentrenella sala successiva il resto della serie è collocato scenografica-mente in fondo, con due file di sculture più piccole ai lati – tuttedi uguali dimensioni: guerrieri vichinghi, maya, atzechi, unni, ecc.– e al centro un altro grande samurai blu. L’effetto teatrale è ac-centuato dalle forme tondeggianti di ogni figura (l’artista partesempre da un modello di base, rilavorandolo e cambiandone gli

attributi), dalla posizione eretta, lancia in mano, come se il custo-de fosse posto di guardia all’ingresso di un palazzo o di un tem-pio. Diverso il tema della sezione centrale, che fa da trait d’uniontra le altre due: Extra Moenia presenta un gruppo di sculture ma-schili che “entrano” o fuoriescono dai muri bianchi. Corpi smem-brati, di cui vediamo solo le teste e gli arti, oppure le schiene,con un effetto drammatico esaltato dal bronzo che contrasta conil chiarore delle pareti. I modelli sono tanti, e si riconoscono be-ne: dai grandi geni del Rinascimento (Donatello per il trattamentodella materia, Michelangelo per il tema affine dei suoi Prigioni),a quelli della statuaria moderna e contemporanea, e qui vengo-no subito in mente i nomi di Rodin, ma anche di Mitoraj per quan-to riguarda il soggetto classico – il nudo maschile in tensione –“sezionato” e ricomposto in un contesto musealizzato. Di que-sta sezione, il più monumentale è senz’altro Die mauer, un gi-gante alto sei metri, il cui titolo rimanda all’occasione per cui erastato realizzato: l’anniversario della caduta del muro di Berlino,per cui era già stato esposto nel 2009 proprio a Milano, davantial castello Sforzesco. Terzo e ultimo “esercito”, quello degli Sca-rabei, nell’ultima sala, di almeno dieci volte più grandi del na-turale. Anche qui ritorna la tecnica mista: bronzo per la testa, al-luminio per le antenne e ceramica per la corazza (che rimandaovviamente al titolo della rassegna). Ma la particolarità che li tra-muta quasi in animali sacri (come d’altronde lo erano nell’anti-co Egitto) è un tocco geniale dell’artista, che proprio al centrodelle corazze ha inserito sotto vetro dei minuscoli oggetti legatialla sua infanzia. Ogni guscio in ceramica custodisce infatti unamuleto, un salto indietro nel tempo, verso la felicità e la spen-sieratezza di un periodo della sua vita ormai lontana, come unomino del Subbuteo, le figurine Panini, gettoni telefonici, sol-datini, ecc. uno diverso dall’altro, così come ogni Scarabeo è di-verso dall’altro per colori. In definitiva, una mostra senz’altro davedere, curata e organizzata in collaborazione con la Casa d’ar-te artribù di Roma e la Imago Art Gallery di Londra.

Fondazione MudimaVia Alessandro Tadino 26, MilanoMatteo Pugliese. CorazzeOrario: lunedì – venerdì, ore 11/13 e 15/19,30sabato su appuntamento Ingresso gratuito

Fondazione Mudima - Milano

Le Corazze di Matteo Pugliese

Matteo Pugliese, “Extra moenia”

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Pagina 5dell’ARTECORRIERE C O U R R I E R D E S A R T S

29 Marzo 2013

MarIa lUIsa TIBoNe

Nella mostra documentaria aperta fino al30 aprile nelle quattro sale a terreno del-l’archivio di stato in piazzetta Mollino.

un raro ritratto di Filippo Juvarra, creato a romaintorno al 1720 dal pittore Massucci, offre l’i-dentità del grande interprete delle ristrutturazio-ni e delle creazioni architettoniche del secolo deilumi. In quel soggiorno romano Juvarra, nomi-nato primo architetto della Fabbrica di san Pie-tro, presentava la sua proposta per la costruzionedi un Palazzo dei Conclavi che è testimoniata daun disegno alla Biblioteca vaticana. Così, nel belritratto dell’artista sulla quarantina, gli edifici pon-tifici sullo sfondo introducono, proprio oggi cheè in corso un Conclave, una nota di attualità. or-ganizzata in occasione del lascito all’archivio distato dei ricchi materiali di lavoro dell’architettoGianfranco Gritella, studioso e interprete dell’ ar-chitettura del Piemonte, la rassegna si presentacome un viaggio ideale nella Torino del sette-cento, scandito dai diari dei viaggiatori del GrandTour, dalle guide della città e dai modelli rico-struttivi delle architetture più importanti. Partedalla Porta susina dove giungeva la strada realedi rivoli; sfiora la casa dell’architetto Juvarra pur-troppo perduta e qui ricostruita con un precisomodello che ne restituisce l’organica razionalità.Per il Progetto di Drizzamento della contrada diDora Grossa, oggi via Garibaldi, tra i documentispicca il rilievo planimetrico di antonio Marialampo dalle stupefacenti dimensioni dimm.430X7480. affascinante è la documenta-zione prodotta per la Torre civica di san Grego-rio, spettacolare e perduta. Grandi modelli segnano la ricostruzione dellememorie della città romana, proposta anche inun interessante video. Per l’immagine esternadel potere si rivisitano i progetti per la facciatadi Palazzo reale ; si rievoca il Palazzo realevecchio o di san Giovanni, si celebra la dina-stia nella grande Galleria di Carlo emanuele I.si indagano i progetti settecenteschi per am-pliare Palazzo Madama e quelli per i palazzi delComando: accademia reale, archivio di Cor-te, Cavallerizza. scandito da rari documenti d’ar-chivio selezionati da Marco Carassi, dai raffi-nati modellini e dai disegni di Gianfranco Gri-tella, il cammino nell’antica città si fa semprepiù affascinante. ecco il Teatro regio, luogodelle Muse; ecco le opere per la scienza: la spe-cola per le misurazioni astronomiche di via Po,il Collegio dei Nobili e la reale accademia.

Nell’indagine urbanistica di Torino scopriamol’ipotesi progettuale di amedeo di Castellamonteper una piazza Carlina ottagonale. la Porta Nuova svela la sua struttura in una raf-finata ricostruzione congetturale del prospettovoluto per celebrare l’ingresso della duchessa Cri-stina, figlia del re di Francia. verso Po ecco un’al-tra architettura magniloquente: la Porta eridanao di Po nel progetto raro di Giovanni Maria Mal-tese disegnato da Ignazio Massone, in un’inci-sione di collezione privata. subito dopo, la per-duta memoria dell’antico ponte sul Po, celebratodal Bellotto, anche questo documentato da un ra-ro disegno. Il percorso qui sale al Monte dei Cap-puccini di cui si indaga la Bastita Taurini.la mostra prosegue con ricerche sulla natura ela geometria del concentrico e dei giardini di stu-pinigi, presentati con raffinati disegni e convin-centi modellini. sotto il simbolo delle cacce, il fa-moso cervo del Falconi, appare la struttura ligneadel tetto della Palazzina di Caccia e, ancora ve-natoria, la facciata incompiuta della Chiesa di san-t’Uberto alla venaria reale. Con il progetto peril Castello di rivoli tra manierismo e barocco, lasplendida rassegna congetturale e realistica si con-clude, lasciando al visitatore, con l’idea della pe-renne modellabilità dell’immagine, la restituzio-ne di un percorso di tappe significative.

eNrICo s. laTerza

Mentre Ferrara ricorda antonioni, regi-sta e sceneggiatore del film The Pas-senger (1975), con protagonista un in-

dimenticabile Jack Nicholson nei panni del gior-nalista David locke, Torino ospita a Palazzo rea-le, sino a luglio, col patrocinio del Comune, laretrospettiva sul fotoreporter par excellence,robert Capa, alias endre e. Friedmann, in oc-casione del centenario della nascita. la mostra,organizzata dalla Casa editrice silvana, in col-laborazione con Magnum, l’agenzia cui diede vi-ta nel 1947 lo stesso Capa, insieme ad Henri Car-tier-Bresson, e presentata dal primo direttore diquesta, John Morris, amico di robert dai tempidello sbarco in Normandia, quando ne pubblicògli scatti attraverso la redazione londinese di Li-fe, offre un ampio excursus sulla vicenda perso-nale e professionale dell’autore magiaro-statuni-tense, grazie ad un centinaio di suoi positivi inbianco-e-nero, suddivisi in dieci capitoli a svi-luppo topo-cronologico, per altrettante campa-gne belliche o rivoluzioni - Trotsky (1932), France(1936-1939), Spain (1936-1939), China (1938),Britain and Italy (1941-1944), France (1944),Germany (1945), Eastern Europe (1947-1949),Israel (1948-1950), Indochina (1954) - e una se-rie di ritratti, significativamente intitolata Friends(da Matisse a Picasso, da ernest Hemingway aIngrid Bergman), che affianca dilatando “col gran-dangolo” lo sguardo interpretativo anche al di làdella famosa inquadratura tramandata dalle sto-riche immagini dal fronte o nelle immediate re-trovie dei campi di battaglia delle troppe guerrein giro per il globo, come la celeberrima e dis-cussa sequenza del miliziano lealista ferito (Cor-dova, 1936), sorta di moderno galata morente, in

icona, ovvero l’istantanea del soldato americanocon il contadino siculo (1943), quindi la missio-ne in Indocina, dove calò tragicamente il sipario,in forma di mina antiuomo, sull’esistenza del te-merario fotografo, allora appena quarantenne.l’eccezionale efficacia ed originalità, l’acutezzadolorosa della sua ottica risiede nell’immedesi-marsi con empatia nei soggetti, nelle vittime, “davicino”, pur senza perdere obiettività, nel porsispesso - lui con la fedele leica - dal punto di vi-sta sia dei combattenti sia dei civili, superstiti del-le atrocità dei conflitti armati, i “vinti”, straziatinel corpo e nell’animo, ma mai arresi. Insomma,dopo il “buio oltre la siepe” seguito alla chiusu-ra della Fondazione Italiana per la Fotografia, tor-na in città la luce (in greco, phos) dei Maestri: do-po Capa e rené Burri (alla Merz), si va aspettan-do elliott erwitt per l’autunno. sempre qui.

Palazzo RealeP.za Castello, p.ta reale 1 - TorinoRobert CapaFino al 14 luglioInfo: 011 4361455www.piemonte.beniculturali.itwww.silvanaeditoriale.it

“Il re e l’architetto” all’Archivio di Stato

Un viaggio nella Torino ritrovata

Icolori della resilienza” è il progetto esposi-tivo a cura di Ivana Mulatero, coordinato eorganizzato da art Gallery la luna e dalla

Città di Carmagnola, ideato appositamente pergli spazi di Palazzo lomellini - dal 12 aprile al-le ore 18 sino al 12 maggio -, con le opere di Wal-ter accigliaro, Corrado ambrogio, Cesare Bot-to, Mario Mondino e silvio rosso. Gli artisti so-no gli esponenti riconosciuti del gruppo Penta-meter attivo dal 2006 e le cui precedenti esposi-zioni sono in continuità con l’attuale progetto,da Nuovi percorsi dell’astrazione nel cuneese(antica Casa servetti, Piozzo) del 2008 a “…Sevedi cadere una stella è perché stai guardandoil cielo…” (antiche scuderie di saluzzo) del2012. scrive Ivana Mulatero: “I colori della re-silienza - il termine “resilienza” proviene dallametallurgia: in questo campo, nella tecnologiadei metalli, la resilienza è il contrario della fra-gilità, indica quella caratteristica che hanno cer-ti materiali, capaci di conservare la propria strut-

tura, o riprendersi la forma che avevano in ori-gine, anche dopo essere stati sottoposti ad unaforte pressione, un urto o uno schiacciamento -è un progetto espositivo composto di circa 40opere, dipinti, sculture, disegni, anche installa-zioni di grande formato e un archivio delle me-tamorfosi della materia e del colore, che questiartisti hanno realizzato nel corso della loro plu-ridecennale ricerca. alcune opere sono inedite econcepite prendendo spunto dal concetto prin-cipale del progetto espositivo: l’indagine sul co-lore (inteso come materia e come strumento evo-cativo e simbolico del processo relazionale e per-cettivo innescato nell’osservatore, il colore con-siderato tra i principi ordinatori della memoriache si salda per necessità a supporti formali, co-me i concetti, al proprio simile e al proprio op-posto generando sintesi interpretative) e quellasulla resilienza (indica la capacità di persistere,di far durare la motivazione nonostante gli osta-coli e le difficoltà)”.

Comune di Carmagnola

Il gruppo Pentameter al lomellini

Robert Capa al Palazzo Reale di Torino

Professione:fotoreporter

Agostino Massucci, “Ritratto dell’architetto Filippo Juvarra”,

1725-1726 ca.© Camera di Commercio,

Industria e Artigianato di Torino

NIves MarIa salvo

Ha mescolato pagine di brani noti conquelle di melodie inedite il concerto deigiovani allievi dell’Harmoniemusik del

Conservatorio “G. verdi” di Torino, diretti il 17marzo dal maestro Francesca odling al  Museodel risorgimento, che ha deciso così di festeg-giare la “Giornata dell’Unità nazionale, dellaCostituzione, dell’inno e della bandiera” e il se-condo anniversario della riapertura del Museo.al loro talento l’esecuzione di alcune opere delFondo stefano Tempia, scritte tra il 1821 ed il1861 che appartengono alla colonna sonora del-l’Indipendenza e dell’unificazione. Compresi

uno scritto inedito del Primo violino GaetanoPugnani,  il primo Direttore del Teatro regio,nonchè della Cappella reale, una marcia di ste-fano Tempia scritta per la battaglia di Palestro,un’altra per i caduti della Cernaia, il Nabucco,terza opera di verdi, composta su libretto di Te-mistocle solera, che debuttò il 9 marzo 1842 al-la scala con il titolo Nabucodonosor, con talesuccesso da durare tra applausi e bis molto piùdel previsto e il “Canto degli Italiani”, oggi “Fra-telli d’Italia” di cui il Museo custodisce lo spar-tito originale autografo che Michele Novaro re-galò alla Città di Torino. scritto a Genova daGoffredo Mameli nel settembre 1847, giunseuna sera nella casa torinese del patriota loren-zo valerio, dove si trovava anche Novaro, chene fu subito conquistato: “Mi posi al cembalo,coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo,assassinavo colle dita convulse, quel poverostrumento, mettendo giù frasi melodiche... Mitornò alla memoria il motivo strimpellato in ca-sa Valerio: lo scrissi su di un foglio di carta, ilprimo che mi venne alle mani; nella mia agita-zione rovesciai la lucerna sul cembalo e, perconseguenza, anche sul povero foglio; fu que-sto l’originale dell’inno”. l’immediatezza deiversi e l’impeto della melodia ne fecero il piùamato canto dell’unificazione. Non a caso Giu-seppe verdi nel suo Inno delle Nazioni del 1862,affidò al Canto degli Italiani - e non alla Marciareale - il compito di simboleggiare la nostra Pa-tria, ponendolo accanto a God save the Queene alla Marsigliese. Dal 12 ottobre 1946 divienel’inno nazionale della repubblica Italiana.

Museo del Risorgimento di TorinoCommemorato l’Inno di Mameli

Robert Capa, Pablo Picasso e Françoise Gilot, Golfe-Juan,Francia, agosto1948 © Robert Capa / International Centerof Photography / Magnum Photos

Ritratto di Goffredo Mameli (1827-1849),© Museo del Risorgimento di Torino

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Dal 3 all’11 aprile si terrà pressola sede del Circolo  degli arti-sti di Torino in via Bogino 9 la

mostra di umorismo & satira Una mo-le di sorrisi con le tavole originali diBeNNY, BrUNa, CHiosTri e isCa.L’esposizione comprende 120 propostegrafiche per sorridere opera dei quat-tro noti vignettisti torinesi, dalle co-loratissime caricature di Benny con iprotagonisti dello sport e della poli-

tica alla berlina, alle tavole dei mae-stri della musica di un ispirato Fran-co Bruna, dall’umorismo ermetico diGianni Chiostri alle ridanciane e co-loratissime vignette di emilio isca.Una esposizione a 360  gradi che sipropone e si impegna a dispensarequalche sorriso, quanto mai necessa-rio di questi tempi. inaugurazione mo-stra, alla presenza degli artisti, mer-coledì 3 aprile alle ore 18,30.

29 Marzo 2013Pagina 6dell’ARTECORRIERE C O U R R I E R D E S A R T S

si è conclusa il 24 marzo scor-so presso la Biblioteca Ber-toliana di Palazzo Cordelli-

na a vicenza, la mostra intitolata“vUoTo”, curata dall’associa-zione Gohan nell’ambito della piùampia manifestazione di culturagiapponese “Haru No Kaze”. L’e-sposizione mette a confronto tre

artisti giapponesi, Toshiro Yama-guchi, shinya sakurai e Kumi Ya-mamoto, con tre artisti italiani,Maurizio Colombo, Theo Gallinoe Gianni Maria Tessari. L’inaugu-razione é presentata dal filosofo ecritico Paolo Meneghetti. L’in-tento di questi sei artisti, nel met-tersi a confronto, è quello di “col-

mare” i vari tipi di “vuoto”, riem-pirli di “senso”, sottolineando, an-che provocatoriamente, il vuotostesso, o indicando possibili “stra-de” da percorrere, restituendo di-gnità, alla creazione umana. L’evento è patrocinato da: Comunedi vicenza, associazione Gohan,regione veneto, Provincia di vi-cenza, Consolato Generale delGiappone di Milano, istituto Giap-ponese di Cultura di roma; spon-sor tecnici: Colombo art Design,sakurai art system.

Biblioteca Bertoliana - Vicenza

Per colmare il vuoto

si è conclusa il 24 marzo scor-so la mostra “Momenti d’ar-te” presso la galleria arte Cit-

tà amica. Ciascuno dei 15 artisti,tutti di grande spessore, presenta 4opere. Quindici differenti modi diesprimere sul tema i rispettivi per-corsi artistici. Gli espositori sonostati: adriano Carpani, egidio al-banese, Maria scalia, alessandroCinardo, alessandro Criscuoli “Chantal”, Giuseppe Manolio, Mi-chele De stefano, Livia Quarel-lo, Gaetano Lanatà, Gabriella Lu-catello, Maria rosa Giovenale“Moja” Paolo Pirrone, renataseccatore, serenella Zanellati,Flavio Ullucci.

Arte Città Amicavia rubiana n. 15 - Torinoinfo: 011 7717471

Nives Maria saLvo

sono trenta piccoli acquerelli ed inchiostri colo-rati, su carta, le opere di Mario Bianco in mostrafino al 6 aprile alla Galleria Te art. Gli stessi  di

una serie che l’artista volle iniziare  quasi dieci annifa, considerandoli parte integrante della sua opera, ol-tre ai dipinti ad olio, ai lavori polimaterici in resina,alla produzione di illustratore e ai lavori astratti chein cinquant’anni di lavoro testimoniano il suo impe-

gno  artistico. Dagli anni settanta Bianco va compo-nendo immagini di vario tipo, credendo fermamentenel fatto che le forme siano tanto più affascinanti quan-to soggette al divenire, al fluire attraverso il tempo. eper alcuni versi  è ancora un senso di quel movimen-to che tenta di dare a questa mostra, la quale, sulla ba-se di un’idea nata in un forum letterario,  racconta  l’o-blivion store,   una immaginaria bottega dell’oblio, unmagazzino dell’abbandono, il luogo dove si sono ac-cumulati oggetti vecchi, disusati, apparentemente inu-

tili, la stanza dellamente dove giaccionoi ricordi. Per farloBianco si serve dellacarta e di immaginiche ricordano un po’anche  il gesto di Ga-briele Luzzati,  diMaccanti,   anchequello di De Chirico,quando faceva meta-fisica. Mobili vecchiripresi dal basso evecchi macchinari,specchi, burattini, si-bille, oracoli,   resiquasi impalpabili, dacolori  talora più eva-nescenti o più opachi,grazie ai quali si dile-gua il confine tra l’o-blio e la vita.

Galleria TeArtvia Giotto, 14 TorinoOblivion StorePersonale di Mario BiancoFino al 6 aprileinfo: 011 6966422

Mario Bianco alla Galleria TeArt - Torino

La bottega dell’oblio

Mario Bianco

Circolo degli Artisti di Torino

Quelli che la risata

Arte Città Amica – Torino

Momenti d’arte

corriere6__ 21/03/13 15:37 Pagina 6

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L’ estro pittorico della Borgarelliappartiene al panorama artisticodella contemporaneità, partendodalla sua esperienza nel camporealizzativo che le ha determina-

to l’attenzione di criti-ci prestigiosi comeGiovanni Cordero,Paolo Levi, Gian Gior-gio Massara, Enzo Pa-pa. Ne I pensieri di Eri-ka, ad esempio, spri-giona un desiderio in-nato di bellezza, inda-gando il senso della po-sa del soggetto femmi-nile, vettore implicito

di un linguaggio morbido, soave,ai limiti d’una freschezza ottenu-ta dall’uso degli acquerelli, ma de-terminato dalla ricerca dell’ espres-sione. Figura e sfondo si amalga-

mano in un unicum descrittivo incui il contrasto tra le zone di luceed ombra genera sintesi perfettatra dimensione formale e croma-tica. Da una parte connatura l’im-mediatezza realizzativa attraver-so tratti immediati, dall’altra svi-luppa l’attenzione verso il detta-glio intriso di sfumature emozio-nali che la inducono a percorre undiscorso profondo. Da questo con-nubio indaga i soggetti rappre-sentati sino a riscoprirne gli aspet-ti più intimi, quasi come se riper-corresse le tortuose vie d’una psi-che obliata dal lento scorrere deltempo. (Andrea D. Taricco)

“I pensieri di Erika”, da monogr. Mondadori

Renata Ferrari è un’artistapoliedrica che rivolge l’at-tenzione alla potenza del cor-po umano, traslandolo in po-se metafisiche che lo eleggo-no a sacro contenitore dellabellezza. Il contrasto tra i pie-ni ed i vuoti, tra zone d’om-bra e zone di luce o tra primipiani e sfondi indeterminati,la pongono, nel panoramadell’arte italiana, tra i mae-stri più significativi dellacontemporaneità. La suaesperienza nel campo del-l’Arte e nella ricerca della fi-gurazione, la elevano indi-

scutibilmente a sacerdotessadella sublime poetica dellosguardo. Attraverso un detta-glio, inteso come frammentodi un tempo trascorso, pene-tra le remote regioni dellospirito e le configura in queldato anatomico strutturato se-condo le leggi dell’armonia.Da Michelangelo a Caravag-gio, la lezione classica trovain Lei un degno successore.(Pietro Panacci)

"Oltre la pelle", 2010

Renata FERRARI - www.ferrarirenata.it

Il Corriere dell’Arte è su facebook con più di 6.000 contatti da tutto il mondo e on line con oltre 500 visitatori al giorno

Nato a Torino, dove vive e lavora, formatosi alla Scuola libera di Nudodell’Accademia Albertina di Belle Arti, allievo di Giovanni Guarlotti,ha successivamente frequentato lo studio di Alessandri e quello dell’e-spressionista Edgardo Corbelli, negli atelier degli scultori ha fatto pro-pria la tecnica per plasmare figure di legno, bronzo e terracotta. Tutti isuoi lavori sono intrisi di un profondo amore per l’arte figurativa voltaad esplorare la natura umana che si traduce in opere intime e spontanee.Meditato, introspettivo, attraverso l’immediatezza dell’esecuzione,esprime la sua volontà di andare al di là della figurazione tra improv-vise illuminazioni e la fragilità della psiche umana. I suoi disegni rive-lano una linea leggera, fluida, che dà vita a forme eleganti e misterio-se. Alla delicatezza del disegno corrisponde il fine cromatismo che con-tribuisce all’effetto di grande spontaneità. La stesura leggera e vivacedell’acquerello, le sfumature chiare, i volumi tenui rendono tangibilidelicate atmosfere e sentimenti che si trasformano in scene visionariedal significato umano generale, che hanno la capacità di parlare conimmediatezza all’osservatore più sensibile. (Marianna Orlotti)

S.t., 2002

Alberto Maria MARCHETTI - www albertomariamarchetti.it

L’universo pittorico di NicolettaNava, include paesaggi realizza-ti a colpi di spatola, rappresenta-zioni di vele nel loro libero dina-mismo, nature morte nella lorostaticità sino a raggiungere la con-sapevolezza della fisicità umanain tutti i possibili dettagli figura-tivi. La sua abilità tecnica nel fis-sarsi sui particolari, ed in modoparticolare su gambe e piedi, leconferiscono sicuramente il tito-lo di poetessa lirica delle sensa-zioni, poiché è da esse che si ispi-ra nel denotare questo sottile rap-porto tra l’anatomia umana ed ilconseguente legame con la terra

dalla quale si è distaccata. Pen-sando all’opera Not for sale, adesempio, delinea questo primissi-mo piano di piedi, visti da una po-sa che esclude dalla vista, la figu-ra di riferimento ma, servendosidi alcuni cenni espressivo- figu-rali, rimanda, estrapola ed inte-riorizza quanto è escluso. Le com-ponenti formali, descrivono unpercorso cerebrale che parte di-rettamente dall’aspetto materialeper elevarlo poeticamente attra-verso le stesse caratteristiche chelo hanno forgiato. Materia e spi-rito, bellezza ed economia, esse-re od avere, sono le matrici espres-

sive del suo percorso poetico at-to ad esaltare il contingente sottolo sguardo attento di chi riscoprela verità delle cose, esaltandoleper la loro semplicità. (a.d.tar.)

“Not for sale”

Nicoletta NAVA - Cell. 348 8216513

Ha un proprio linguaggio GianniSesia della Merla. E’ il linguaggiodel colore, un’intensa esplosionedei colori che attraversano le suetele, che delimitano e concretiz-zano di vivacissima ricchezza leazioni e gli oggetti che l’artista in-crocia ogni giorno o le espressio-ni di una Storia che balza fuori im-periosa dalla memoria o i luoghie le abitudini che gli hanno fattoda accompagnatori in quei viaggi,al di là dell’Oceano attraverso gliStates nella preparazione di unamostra o sulle sponde del Medi-terraneo, affascinato dal mondoarabo. Tra quei profumi arabeg-

gianti che ancora gli sono rimastinella mente, l’Odalisca, rincorsadai racconti o dall’immaginazio-ne, rappresenta uno dei più begliesempi di quel mondo, felicementeespressa – memoredi antiche scuole -con il nervosismodelle proprie lineenel bianco delle car-ni, sensualmenteadagiata sui tappetipreziosi, collocatinella ricchezza deiloro colori, sognataal di là di quel veloche assai pudica-

mente le copre il viso. Quell’in-sieme di mollezza e di sensualità,quel pudore e quell’offrirsi, ognieffetto è reso con la passione e lamaestra del grande artista. (e.rb.)“Odalisca”, 1999

Gianni SESIA della MERLA Cell. 338 8219206

Anna BORGARELLI - Cell. 335 6887703

Da anni Giancarlo Laurenti haeletto la materia lignea comesuo principale elemento d’arte.E’ abituato a cercarlo quel le-gno, quell’infracidito, dimenti-cato, antico pezzo di legno, unoscheletro di ramo o una radice,lo trova nella campagna o na-scosto tra gli anfratti di un cor-so d’acqua, lo plasma con resi-ne o altri materiali, lo piega sinnel più intimo alla propria vo-lontà non cancellando certo onon fuorviando quell’anima,quell’idea che lui vi ha già sco-perto. Non ne infastidisce la leg-gerezza, se la tramanda dai suoi

soggiorni in Tanzania, nel ri-cordo dell’arte “Makonde”, nonne altera quella stilizzazione,quella scarnificata essenzialitàche offre poi allo spettatore. Gliè sufficiente un accenno, unqualcosa di più o meno indefi-nito, una somiglianza vaga perpotervi costruire addosso un bu-sto, una silhouette femminile,qui una forma/ricordo di duegambe snelle per rimandare adun passo di danza, ad una mu-sica, ad un’atmosfera felice. Eall’interno l’idea prima, estrat-ta, levigata, intimamente dis-chiusa. (Elio Rabbione)

Giancarlo LAURENTI - Cell. 337 342766"La danza", 2012

Pagina a Tema“nudo” Artisti scelti dal Corriere dell’Arte

P.za Zara, 3 - 10133 TorinoTel. 011 6312666 / fax 011 6317243

[email protected]

Nato a Venaria Reale (To) e laureato in Economia,smette la professione per riprendere l’antica passioneper il disegno e la pittura. Frequenta gli studi di Man-fredi e Gasparin, segue corsi e consigli di Lobalzo,Cravanzola e Papa e completa all’Accademia Alber-tina di Torino i 5 anni del Corso Libero di Nudo. Hapartecipato a 15 mostre personali e 48 collettive in Ita-lia e all’estero. Le sue opere sono presenti in Italia,

Finlandia, Francia, Spagna, Austria, Germania e Da-nimarca. Sovente, d’estate, lavora in Finlandia.“L’arte di Moscatelli è unica, inconfondibile, per-sonalissim - scrive il critico d’arte GianfrancoD’Angelo - (…) i suoi capolavori sono i nudi chedescrive con una semplicità disarmante e dove s’im-pone per perizia tecnica e grafica non comuni.” “Leopere di Moscatelli contengono molta classicità -continua Marja Leena Hyvarinen - ma d’altro can-to i suoi disegni ricordano sorprendentemente i di-pinti Anni ’70 dell’iperrealista Philip Pearlstein,con la differenza che Pearlstein dipingeva detta-gliato anche lo sfondo. Ma per entrambi è comu-ne il piacere del momento della creazione dell’o-pera, momento in cui riportano sul supporto ciòche la mente vede. L’uso della foto è permesso, maa Moscatelli non serve”. (Chiara Pittavino)

"Bellezza careliana", 2011

Giovanni MOSCATELLI - Cell. 347 7437288

“Rosella Porrati sa rendere vibrante il suo modo di dipingere - spiega la cri-tica dell’arte Marilina di Cataldo - perché evita il rischio di una calligraficatrasposizione di maniera: le sue figure infatti sono tracciate con un linguag-gio pittorico limpido e fresco, consapevole delle buone regole, ormai ac-quisite ed impreziosite da un moderno taglio della composizione d’insieme(…)”. L’artista torinese ha conseguito il diploma magistrale e successiva-mente quello di disegnatrice grafica pubblicitaria. Allieva dei pittori LellaBurzio e Renato Mandolesi, partecipa a numerose mostre personali, tra lequali ricordiamo quella del 1997 a Torino presso la Galleria d’Arte Abacoe il Centro d’Incontro Lavoretto; del 1998 alla Galleria d’Arte Creazionid’Ambienti; del 2007-2008 presso Piemonte Artistico Culturale. Così nescrive Angelo Mistrangelo: “La pittura di Rosella Porrati è caratterizzata dauna ricerca intorno al volto femminile, da una figurazione dalle sottili ca-denze romantiche, da una delicatezza cromatica che sottolinea l’essenza del-l’immagine…E i suoi acquerelli “raccontano” momenti di una realtà rivi-sitata, reinterpretata, ridefinita secondo una personale emozione, una vo-lontà di cogliere l’intensità di uno sguardo, di un gesto, di una luce”. (ch.pi)

“Doppia identità”, 2006

Rosella PORRATI Cell. 338 1388357 - email: [email protected]

dell’ARTECORRIERE

Corriere6-7_7+__ 21/03/13 15:05 Pagina 1

Page 8: PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE I.P. La Rocca … · 2013-04-02 · PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE Fondato da Carlo Accossato nel 1994 dell’ARTE I.P. CORRIERE €2,50 COURRIER

29 Marzo 2013Pagina 8dell’ARTECORRIERE C O U R R I E R D E S A R T S

MaSSiMo CEnTini

L’angelo del bizzarro. Il Romanticismo nero da Goya a Max Ernst:un titolo che certamente suggerisce tutta una serie di aperture indirezione di quell’angolo “nero” che ha caratterizzato tra cultura

scaturita dalloSturm und Drang, sulla quale si poi è sorretto gran partedel pensiero romantico. Su questa linea, il Museo d’orsay di Parigi pro-pone quindi una mostra straordinariamente problematica e affascinan-te nell’insieme, poiché visualizza in chiave “nera” le tangenti meno ri-visitate di un movimento letterario e artistico che, dalla seconda metàdel XVii secolo, con epigoni giunti fino al simbolismo e al surrealismo,ha voluto trascrivere sul pentagramma delle diverse poetiche, il pathossuscitato dalle ombre e dalle paure, visualizzando il volto celato del vi-zio, della morte, del macabro e del soprannaturale. Con oltre 200 pezzifra quadri, sculture, disegni, stampe, fotografie e spezzoni di film, chedal tardo XViii giungono al XX secolo, lamostra ci conduce attraverso le visioni diFriedrich, Goya, Füssli, senza però dimen-ticare di osservare da un’angolazione me-no battuta artisti come Delacroix o Delaro-che. Ma vi è anche spazio per inserimenticinematografici: per esempio Nosferatu diMurnau (1922), o Frankenstein di Whale(1931). La mostra, che deve il proprio tito-lo a un racconto di Edgar allan Poe, TheAngel of the Odd. An Extravaganza, pro-pone alcuni “classici” come il famoso In-cubodi Johann Füssli (nell’immagine qui alato), Madame La Mort di Gaugin, fino alvisionario ritratto di Gala realizzato da Da-lì negli anni Quaranta del novecento. Men-tre i filosofi si chiudevano tra le contorte spi-re del pensiero, gli artisti si affidavano alleemozioni, dando spazio all’immaginario elasciando ai simboli e alle allegorie il com-pito di modellare le loro opere d’arte. L’or-rore per il decadimento dei corpi che riflet-te quello dell’anima, ha nella cultura ro-mantica un vortice creativo irrefrenabile;l’orrore, la morte, il male, riemergono per

nell’opera poetica di Charles Baudelaire, che emblematicamente si in-titola I fiori del male (1857). Così il poeta si rivolge al lettore: “Stol-tezza, errore, peccato, avarizia/ occupano i nostri spiriti/ e tormentano/i nostri corpi. (...)/ regge il diavolo i fili che ci muovono!/ un fascinotroviamo in ogni cosa/ ripugnante; ogni giorno, senza orrore,/ trail puzzo delle tenebre, di un passo/ verso l’inferno discendiamo...”.

Musée d’OrsayQuai a. France 5 – Parigi“L’angelo del bizzarroIl Romanticismo nero da Goya a Max Ernst”Fino al 9 giugno info: 0033 1 40494814 - www.musee-orsay.fr

DaL noSTro CorriSPonDEnTEMauro LuCEnTini

Si è riaccesa la lotta tra ledue compagnie d’opera di

new York, quella venerabiledella Metropolitan House equella giovane di City opera.è un po’ come Davide controGolia, e ancora una volta è diDavide la vittoria. nelle sueultime, spregiudicate messin-scena organizzate in collabo-razione con l’accademia dimusica di Brooklyn, la relati-vamente piccola e relativa-mente squattrinata compagniache si ispira al nome e allo spi-rito di new York sta preva-lendo sulla mastodontica ope-ra lirica “metropolitana” che,pur sguazzando nel danaro, oforse perché viziata dall’ab-bondanza, non riesce a mette-re insieme un cartellone chesia al tempo stesso avventuro-so e dilettoso abbastanza dasoddisfare la gente. L’ultimatrovata di City opera è statauna messinscena sbalorditiva,dal punto di vista artistico non-ché tecnico, dell’opera Pow-der her face (“incipriatele lasua faccia”) dell’inglese Tho-mas adès, diretta da JonhatanStockhammer e cantata dellevoluttuose soprano allisonCook (la Duchessa) e nili ri-emer, dal muscoloso tenoreWilliam Ferguson (l’Elettrici-sta) e dal tenebroso basso MattBoehler (il Direttore d’alber-go). il successo di questa e unpaio di altre precedenti pro-duzioni è stato tale che la com-pagnia, esiliata tre anni fa dal-la sua vecchia sede di Man-hattan per incapacità di paga-re l’affitto, ha annunciato orache vi tornerà a breve scaden-za, e con due nuove produzio-ni di opere troppo dimentica-te: il Mosé in Egitto di rossi-ni e La Périchole di offen-bach. adesso tutti le attendo-no con trepidazione. il Met,intanto, non è riuscito a stac-carsi, nelle sue produzioni ul-time, da quella pretensiositàsterile e noiosa che gli amato-ri odiano e da cui i critici met-tono sull’avviso. Le compa-gnie operistiche negli Statiuniti, a differenza di quelleeuropee, non vivono grazie alsoccorso statale ma esclusiva-mente grazie a quello del pub-blico, espresso non solo attra-verso biglietti e abbonamentima anche e soprattutto dona-

zioni, spesso fatte per pubbli-cità, e lasciti ereditari. É natu-rale che questo flusso si sia di-retto finora quasi tutto verso ilpiù prestigioso MetropolitanTheatre, così come questo è ri-uscito a monopolizzare i con-tratti per le ritrasmissioni neicinema e nei teatri. Ma le co-se, adesso, stanno cambiando.La competizione tra Brooklyne Manhattan – oggi due quar-tieri di new York, un tempodue città – per il primato mu-sicale è antica di 150 anni(l’accademia di Brooklyn è lapiù antica); quella tra Cityopera e Met di settant’anni,da quando il grande sindaco dinew York Fiorello La Guar-dia fondò la prima accanto al-la seconda con il nome di“opera del popolo”. adès e lasua opera irruppero sul Festi-val di Cheltenham nel 1995,quando il compositore aveva24 anni, e sfondarono sul pia-no mondiale nel 2008 alla ro-yal opera di Londra. La mu-sica combina le influenze diBerg, di Stravinsky, di Berg edi Kurt Weill ai ritmi di tangodi astor Piazzolla; il libretto,di Philip Hensher, ricalca unoscandalo del 1963 reso famo-so dai tabloid inglesi, in cuiMargaret, duchessa di argyle,fu oggetto di divorzio per isuoi ninfomaniaci incontri coneserciti di giovinastri: sullascena, l’azione esplora nel mo-do più spregiudicato immagi-nabile – non meno di 22 uo-mini nudi appaiono contem-poraneamente in scena sban-dierando le proprie membra,anzi membri – la dialettica trauomo e donna, tra ricco e po-vero, tra nevropatico e nor-male. Ma è soprattutto lastraordinaria messinscena diquesta produzione americana,in cui proiezioni cinemato-grafiche e video di Josh Hig-gason occupano spesso metàdel palcoscenico, che ha ap-passionato per la sua assolutanovità. intanto continua pon-derosamente sulla sua strada.Fa soldi, soprattutto per la re-te sempre più larga di accordicon teatri e cinema per la ri-trasmissione: non una dellesue produzioni della ormai inbuona parte trascorsa stagio-ne sono state avventurose o di-lettose abbastanza … ma nonè detto che anche questa si lan-ci sulla strada delle ritrasmis-sioni, magari su scala minore.

Met e City in lottaL’opera tra Davide e Golia

NEWYORKNEWYORKAl Museo d’Orsay di Parigi

il lato nero del romanticismo

Johann Heinrich Füssli, “Incubo”, 1871, olio su tela © Goethe Museum / Musée d’Orsay

FranCo Forzani Borroni

Se dovessimo proporre una candidatu-ra per la migliore mostra dell’anno, ilpensiero correrebbe senza esitazione

a Pietro Bembo e l’invenzione del Rinasci-mento, ospitata dal 2 febbraio al 19 maggio2013 presso il Palazzo del Monte di Pietà diPadova. Perché questa mostra, curata da Gui-

do Beltramini, Davide Gasparotto e adolfoTura, non è solo l’occasione per riscoprirela figura di un grande intellettuale e la suaeccezionale collezione, ma riesce anche atradursi in riflessione critica sull’attualità:non si limita a mostrare cose belle (o bel-lissime, o meravigliose), ma sottopone alnostro giudizio una questione, certo stori-camente contestualizzata, ma che per la sua

rilevanza sa parlare anche all’oggi. Per con-fortare la memoria di coloro per i quali ilnome di Pietro Bembo è solo una remini-scenza ginnasiale (tale era almeno per chiscrive, prima della visita), diremo che il no-stro fu letterato di gran vaglia, che costruìla sua fama come filologo grecista e latini-sta in un’epoca nella quale la produzione ti-pografica – e perciò la diffusione – dei gran-di classici imponeva una severa revisione dimanoscritti di diversa provenienza, peremendarne refusi e contraffazioni. Figlio delmiglior patriziato veneziano, Bembo nonera tuttavia un principe, vale a dire che lasua disponibilità economica non era pari aquella di una delle corti splendide, che pu-re frequentava. La sua fu quindi la raccoltadi un collezionista colto che sceglieva e sa-peva scegliere, che si circondava di testi-monianze dei personaggi che frequentava –da Michelangelo a Tiziano, da Caterina Cor-naro a Lucrezia Borgia – che coltivava ilproprio gusto antiquariale attraverso ogget-

ti del passato (straordinaria in questo sensola piccola ambra lavorata appartenuta pareall’imperatore augusto), e via tacendo. Ma,come detto, la mostra non è soltanto una sfi-lata di meraviglie (statue, medaglie, dipin-ti, arazzi, strumenti musicali, oggetti di stra-lusso…), è il racconto dell’esperienza di unintellettuale che reagisce alla profonda cri-si che il suo mondo sta attraversando. Sia-mo nel terzo decennio del Cinquencento: ilsacco di roma del 1527 ad opera dei lanzi-chenecchi di Carlo V non è solo lo schiaffoal ruolo temporale del papato, è la sanzionedella definitiva distruzione dell’italia sul pia-no militare e politico. Da questo momentola nostra penisola non ha più alcun peso difronte alle altre potenze europee, e Bembocapisce che se l’italia vuole ancora giocareun ruolo internazionale questo può avveni-re solo attraverso un rilancio della sua lin-gua e della sua cultura. Ecco perché Paoloiii Farnese – che sicuramente persegue gliinteressi della sua famiglia, ma anche quel-li della Chiesa, cioè in ultima istanza di Dio– non esita a concedergli il cappello cardi-nalizio, incurante del passato profondamentelaico del letterato (nonché dei figli che ave-va già messo al mondo). Questo ci raccon-ta la mostra padovana: puntando su uomi-ni come Pietro Bembo, quello di papa Pao-lo iii è il primo passo verso la grande ro-ma della Controriforma, capitale europeadella diplomazia e del Barocco trionfante.Come Dio comanda.

Palazzo del Monte di PietàP.za Duomo 14Padova“Pietro Bemboe l’invenzione del Rinascimento”Fino al 19 maggio 2013www.mostrabembo.it

Palazzo del Monte di Pietà – Padova

Come Dio comanda

La Duchessacon i suoi giovaniin scenanella rappresentazionedi “Powder her face”alla City Operadi New Yorkfoto © P. AntonovNYCO

Nell’immagine, “Antinoo”Museo Archeologico Nazionale di Napolifoto © Luigi Spinasu concessione del Ministero per i Benie le Attività Culturali

Corriere6_8-11__ 21/03/13 15:01 Pagina 8

Page 9: PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE I.P. La Rocca … · 2013-04-02 · PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE Fondato da Carlo Accossato nel 1994 dell’ARTE I.P. CORRIERE €2,50 COURRIER

ELIO RABBIONE

Forse uno degli spettacoli piùbelli dell’annata teatrale,ovvero quando la Compa-

gnia della Rancia non sbaglia uncolpo e assicura un prodotto ele-gante, divertente, pieno di trova-te. Insomma un paio d’ore dal for-te impatto di divertimento non poicosì facile a trovarsi di questi tem-pi. Frankenstein junior incorni-ciato dalla regia senza sosta di Sa-verio Marconi – gli sia sempre piùmerito per aver riportato un og-getto che mostrava ormai il fiatopiuttosto corto ad una nuova quan-to vispa gioventù, pur con qual-che inciampo – è la calata sui no-stri palcoscenici del testo (anchemusiche e liriche) che Mel Brooksportò a Broadway dopo averci de-liziato al cinema con le facce e isogghigni e le crudeltà di GeneWilder, Marty Feldman e ClorisLeachman (con i tanti compagni),è un esempio di intelligente adat-tamento (ancora Marconi con ilfedelissimo Michele Renzullo, latraduzione è di Franco Travaglio),è il tempio dell’eccellenza per lecoreografie di Gillian Bruce ed unamarcord di battute che ci sentia-

mo tutti di anticipare, senza peròche il cinema soffochi le inven-zioni ed i tempi di oggi, è la co-struzione perfetta di una sceno-grafia – dovuta a Gabriele More-schi – fatta di sipari e scalette, sa-le di trasformazione e biblioteche,cavalli pronti a nitrire e marchin-gegni ridicolmente antiscienza,tutto teso all’oscurità del gotichedove continuano a non stare dav-vero male certe gutturalismi teu-tonici. E’una palestra che fa be-ne a chi la pratica e benissimo achi ne assapora i risultati, è l’oc-casione per i vari interpreti (daGiulia Ottonello a Mauro Simo-ni, impareggiabile Igor, da AlteaRusso frau Blűcher da manualeal tenero mostro di Fabrizio Co-rucci sino al Frankenstiin ameri-canizzato di Roberto Colombo,prontissimo a sostituire valida-mente il collega Giampiero In-grassia) di mettere in campo, tut-ti quanti, la loro bravura per rice-vere l’applauso di un pubblico po-che volte così convinto. Stessamacchina perfettamente oliataBoeing Boeing, commedia diMarc Camoletti che già ha avutoin passato il suo bel successo aHollywood. Qui a gestire – si fa

per dire, tanta è la fatica – le im-prese amorose dell’architetto Ber-nardo, spinto a destreggiarsi nelcuore di Parigi con gli orari e lepresenze di tre hostess di altret-tante diverse compagnie aeree ecoadiuvato nell’allegro andare evenire dall’amico Roberto (unasorta di Don Giovanni e Sgana-rello del secolo appena passato),sono Gianluca Guidi e GianlucaRamazzotti, eccellente quest’ul-timo nell’afferrare le tante situa-zioni di un testo scritto in un talestato di grazia che nemmeno ilvecchio e prolifico Feydeau avreb-be potuto fare di meglio. Le tre fi-danzate hanno la bellezza e lacombattività (un’esclusiva è pursempre un esclusiva, perbacco!)di Ela Weber, Marjo Berasateguie Barbara Snellenburg, mentre unposto a sé merita l’effervescenzatutta giovanile di un attrice da an-ni al successo in televisione comein teatro come è Ariella Reggio.È un piccolo capolavoro diperbenismo la sua tata, comepure di rivalsa e di collabora-zionismo più bieco, le è suffi-ciente un attimo per spreme-re tutto il divertimento possi-bile. E sono subito applausi.

CHIARA SANDRETTO

Lunedì 25 marzo il Teatro Al-fieri ha indossato la sua ve-ste più internazionale, fa-

cendo spazio al fiore delle arti delKazakhstan: un evento straordina-rio capace di riaffermare la forza del-la musica in quanto portatrice di ar-monia al di là delle differenze di cul-tura. Occhi e orecchie spalancati perquesti artisti sin dalla prima partedello spettacolo, grandiosa nella suarisonanza, che ci ha calati nell’“at-mosfera Kazakhstan”, con compo-sizioni eseguite dal Coro a cappellae dall’Orchestra Tradizionale, e bal-letti in costumi locali, pronti a spri-gionare la forza e la magia di luoghilontani. Nella seconda parte del pro-gramma la musica del Kazakhstanha lasciato il posto a âajkovskij: ilmaestro Aidar Torybaev ha ben con-dotto la sua OrchestraSinfonica dap-prima attraverso la Marcia slava op.31, pezzo il cui profilo militaresco

si stempera in accenti di umana sof-ferenza e in altri di più gioioso sol-lievo, affidati agli strumenti a fiato.Aseguire gran finale col celebre con-certo per violino e orchestra in remaggiore op. 35: ancora impecca-bile la regia di Torybaev nel guida-re la massa orchestrale, ora a copri-re ora a sostenere il violino, quandosi muove tra note gravi e acute chesquarciano la melodia in ripetuti la-menti, quando sfoggia il suo virtuo-sismo sul filo delle innumerevoli sca-le o quando si perde in una lonta-nanza trasognata e dolorosa. Specialguest della serata, il primo violinoAiman Mussakhajayeva, tra le mi-

gliori esponenti della scuola violi-nistica del Kazakhstan. La perfor-mance è stata un’ulteriore riconfer-ma delle sue doti eccezionali, gra-zie alle quali è sinora riuscita a co-niugare tecnica e interpretazione bril-lante, facendo vibrare l’anima delsuo violino e di rimando il cuore de-gli spettatori. Mussakhajayeva si èesibita in tutto il mondo, come so-lista, in composizioni cameristi-che e in orchestra; tiene master-class in Europa e negli USA e harealizzato il suo sogno aprendol’Accademia Nazionale Kazaka diMusica, ente di cui ricopre la ca-rica di Presidente e in cui insegna.

La stagione dei Concerti del pomeriggio all’Al-fieri si è conclusa con il 27 marzo con Susy Pic-chio, soprano affezionata del teatro, accompagna-ta dalla pianista Vicky Schaetzinger. Lo spetta-colo, dall’originale titolo Su il sipario… Si gira!ha offerto agli spettatori un excursus di brani, pro-tagonisti di cinema e teatro, che hanno saputo sgan-ciarsi dal contesto originale e divenire preziosi evitali nella loro indipendenza. In programma c’e-rano musiche da Cats e dal Mago di Oz, la cele-berrima I love Paris di Cole Porter, poi Gershwin,

ad esempio con le note oscillanti tra jazz e blues di The man I love,arrangiata dalla Schaetzinger; ma anche pezzi radicatisi nella cul-tura del nostro Paese, come ‘O surdato ‘nnammurato, La vita è bel-la e Domenica è sempre domenica. Le scelte della Picchio, curatri-ce della messinscena, si sono concentrate su brani molto conosciu-ti, alternati ad altri pezzi di nicchia, con il risultato di un program-ma frizzante e non banale, per unpubblico davvero soddisfatto. (c.s.)

ALESSANDRO MORMILE

Uno spettacolo che ha inau-gurato la corrente stagione

del Teatro Comunale di Bolognaed è poi stato portato sul palco-scenico del Teatro MunicipaleValli di Reggio Emilia, dove hariscosso consensi unanimi, purdestando alcune perplessità. Co-sì sempre capita quando RobertWilson,maestro del figurativismostatico e della multimedialità vi-sionaria, si avvicina all’opera, inquesto caso alle prese con una tra-gedia shakespeariana che inter-preta in maniera allucinata e sti-lizzata. Per il MacbethdiVerdi siammira infatti la ricercatezza concui viene perseguito un disegnoregistico che riduce i personaggiarigide marionette immerse in unclima di luci oniriche e di ombredi sapore orientale, donando alracconto di ambizione, sangue emorte dell’opera un taglio meta-fisico spesso freddoedistaccato,seppure figurativamente ricerca-tissimo. I personaggi perdono pe-rò molto della loro verità, an-nientati in un minimalismo an-tipsicologico,opposto a ciò la mu-sica di Verdi richiede. Verso dire-zioni tutte sue muove la direzio-ne per molti aspetti deludente diRoberto Abbado, niente affattoonirica come lo spettacolo, ben-sì muscolosa e spesso poco at-tenta al rapporto con il palcosce-nico,dove agisce una compagniadi canto in cui spicca la carisma-tica Lady Macbeth di JenniferLarmore. Incredibile appare l’e-voluzione di una vocalità mez-zosopranile per anni votata al can-to rossiniano e al belcanto, oggi

pronta a cimentarsi con una par-te che mai nessuno avrebbe cre-duto veder risolta da lei con talesorprendente credibilità. La Lar-more, artista somma, costruiscecon la sua vocalità (oggi certo nonpiù fresca come un tempo) il per-sonaggio nota per nota, respirodopo respiro, accento su accen-to, in maniera addirittura manie-rata, con momenti di altissima le-vatura artistica nella scena del son-nambulismo, appellandosi allasua tecnica belcantistica per otte-nere risultati espressivi che ren-dano la sua Lady nervosa edasciutta,quasi scarnificata nel gio-codi una teatralità che la regia diWilson mortifica, ma che il fra-seggio maniacalmente ricercatodella Larmore esalta al massimogrado, regalando una personifi-cazione del ruolo davvero emo-zionante. La voce, in termini divolume, non è certo quella idea-le per la Lady, ma il fascino in-terpretativo, in questo caso, vin-ce su tutto. Meno convincente èil baritono Dario Solari (Mac-beth), che ha un bel colore di vo-ce, ma una personalità artisticanon ancora matura per un ruolocome questo. Gli squilibridi emis-sione sono ancora troppi e la stan-chezza con cui arriva al cimentocon l’aria “Pietà, rispetto,amore”la dicono lunga sulla sua inade-guatezza ad una vocalità forse perlui troppo onerosa. Il basso Ric-cardo Zanellato canta bene, an-zi benissimo,ma senza che il suoBanco lasci troppo il segno. Dav-vero ottimo Roberto De Biasio,che canta con stentorea sicurez-za tenorile l’aria di Macduff.Successo convinto per tutti.

29 Marzo 2013 Pagina 9dell’ARTECCOORRRRIIEERREEC O U R R I E R D E S A R T S

Al Teatro Valli di Reggio Emilia

Un Macbeth statico e minimalista

Spettacoli

Nella trasposizione teatrale che Giuseppe Mia-le di Mauro ha messo in scena per lo Sta-bile torinese, dietro l’input di due attori,

Francesco di Leva e Adriano Pantaleo, che si rita-gliano i ruoli dei due amici/fratelli poi l’un control’altro armati, quello che nel romanzo di Nicolai Li-lin (a metà tra autobiografia e realtà passata al se-taccio di una trascrizione camuffata o ingigantita)era il ritratto di un’intera comunità – i “criminalionesti” (irritante ossimoro) spinti in epoca stalinia-na sulle rive del Dnestr a rinvigorire una filosofia diviolenza e di religione che ammette l’assassinio “co-me mezzo estremo per la sopravvivenza” e proteg-ge la gioventù con ogni mezzo dalla droga e dai traf-fici illeciti – qui è divenuto la fotografia abbastanzasfocata di una sola famiglia, dove impera nel benee nel male il nonno Kuzja, dimenticando per stradaquella folle poesia che ha segnato l’ottima riuscitadel film di Salvatores che pure qui ha le proprie ra-dici. Qualcuno si lascia attrarre dal vituperato luc-cichio di una cultura occidentale, nel buio della sce-na a due piani di Carmine Guarino s’impugnano col-telli, parlano i mitra, la polizia fa irruzione. La sa-cralità delle parole e dei riti, chiusa nell’”angolo ros-so” dove sono custodite le icone si perde tra la cu-cina della mamma e la fuga del nonno verso una sal-vifica solitudine tra i boschi. E’ abbastanza preten-zioso da parte del regista affermare che non si pos-sa non sentire vicino a noi quel “legame con la vitae la morte” che racchiude il nucleo famigliare e tut-ti gli altri, beninteso “a prescindere dal giudizio per-sonale”. Al limite in questa Educazione siberiana siapprezza il solido pater familias di Luigi Diberti ela buona volontà degli altri con il grande smaniarein una tragedia che tale non diventa. Mai. Se qui erairritazione, davanti alla Modestia di Rafael Spre-gelburd che Luca Ronconi ha proposto al Carigna-no per la stagione del Piccolo milanese si resta dis-orientati: e forse l’autore ha vinto la propria scom-messa. Ma non so se, è davvero difficile crederlo, ilpubblico apprezza (non dirò già comprendere, do-po un po’ci si lascia andare alle giravolte del testo-

fiume tra lentezza e necessità e un pizzico di noia)queste due storie che s’intrecciano, s’accavallano,si perdono l’una nell’altra, utilizzando una battutacomune, un oggetto utilizzato da una parte e dal-l’altra, da una sensazione che si sdoppia (quanto era-no riusciti questi “passaggi” al regista in Nora allaprova, a Genova con una magnifica Melato!). L’u-na vive tra esuli sudamericani, incerti commerci dicassette forse porno, risate e disperazione, intral-lazzi e coscienza nei confronti di invisibili corea-ni, troppo sbandierati; l’altra ha un sapore russo,attraversato da un romanzo in gestazione, senti-menti in odore d’estinzione, la tubercolosi che avan-za e che ammazza. Anche Ronconi non sa bene co-me afferrare il bandolo della matassa (ma quel-l’autore gli piace e lo affascina, pochi mesi fa neha proposto Il panico), spinge sul comico, s’inventaun disordine scenico di scoppi con tanto di fiam-mata e di acqua che cola copiosa in scena tanto persottolineare il disordine o risvegliare lo spettatore:ma arrivati alla fine dovremmo pur rimettere a po-sto il tutto per portarci a casa qualcosa… Forse ciportiamo a casa l’idea che su Spregelburd si stan-no riponendo troppe speranze. Allora ci si rifugianella grandezza (c’è un’altra parola per dire delleloro prove?) dei quattro interpreti, Paolo Pierobone Francesca Ciocchetti innanzitutto, e Maria Paia-to e Fausto Russo Alesi. Loro sì, stupendi. (e. rb.)

Celebri brani da film

Torino ospitail Kazakhstan

Risate sul palcoscenico dell’Alfieri

Macchine teatrali perfette per l’applauso

Per la stagione dello Stabile

Lilin e Spregelburd, sfocate scritture

Un momento di “Modestia” di Spregelburd, foto © aut./TST

Grande successo all’Alfieriper la violinista Aiman Mussakhajayevafoto © aut./Alfieri

MANUELA MARASCIO

Achi non è mai capitato di ri-trovarsi in uno spazio ristret-

to, a contatto con una persona for-temente magnetica di cui si cercal’attenzione con gesti imbarazza-ti? Se poi gli individui in questio-ne sono due emblemi dell’esi-stenzialismo più schietto,ecco cheil gioco di sguardi e parole cerca-te assume le forme di un bisognodi comunicare quasi disperat. È lasituazione da cui prende le mosseL’uomo del destino, opera di Ya-smina Reza, per la regia di Mau-rizio Panici applaudito all’Erba. Iltreno, da sempre il luogo elettivoper gli incontri più misteriosi e ir-risolti, racchiude qui due vite con-torte, intrise di conflitti e disillu-sioni e rimescolate con la giustadose di ironia. Orso Maria Guer-rini e Cristina Sebastianelli sono idue ottimi interpreti di lunghi mo-nologhi di coppia, costantementetesi a trasformarsi in dialogo libe-ratorio: emergono così esperienzedi vita passata, stati d’animo, pro-spettive diverse da cui guardare ilmondo. Imperturbabile, cinico eaffaticato dal proprio mestiere, loscrittore Paul Parsky; irrequieta,sognatrice e teneramente nevroti-ca la sua grande fan,Martha. Il trat-to Parigi-Francoforte è solo il sim-bolo di un percorso ben più lun-go e tortuoso, quello della vita; èil banco di prova del confronto tradue universi opposti, sballottatinel vortice dell’attrazione, desti-nati, forse, a trovare l’aggancioper raggiungere una completez-za che a ciascuno di loro manca.

All’Erba di Torino

In viaggiocol destino

Corriere6-7_7-12 21-03-2013 15:07 Pagina 9

Page 10: PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE I.P. La Rocca … · 2013-04-02 · PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE Fondato da Carlo Accossato nel 1994 dell’ARTE I.P. CORRIERE €2,50 COURRIER

Mercoledì 3 aprile - ore 18,30Circolo degli Artisti di Torino

Via Bogino 9 – Torino“Una Mole di sorrisi”

con Benny, Bruna, Chiostri, Isca

Sabato 6 aprile - ore 17,00Unique Galerie d’Art di Patrick Caputo

C.so Vittorio Emanuele II 36 – Torino“Fauna Picta”

Personale di Valentino Camilletti

Sabato 6 aprile - ore 17,00Imbiancheria del Vairo

Via Imbiancheria 12 – Chieri (To)“Segni del tempo”

Personale di Theo Gallino

Mercoledì 10 aprile - ore 18,00MartinArte Laboratorio d’Arte e Corsi

C.o Siracusa 24/A – Torino“La modella” Collettiva

Venerdì 12 aprile - ore 18,00Galleria Arte Città AmicaCentro Artistico Culturale

Via Rubiana 15 – TorinoPersonale di Giuseppe Maina

Pagina 10 29 Marzo 2013

DDiirreettttoorree EEddiittoorriiaalleePietro PanacciDDiirreettttoorree RReessppoonnssaabbiilleeVirginia ColacinoCCoonnddiirreettttoorree Elio RabbioneAAssssiisstteennttee ddii DDiirreezziioonneeChiara PittavinoCCoommiittaattoo ddii RReeddaazziioonneeGiorgio Barberis, Rolando Bellini,Massimo Boccaletti, Franco Caresio,Angelo Caroli, Claudia Cassio,Massimo Centini, Fernanda De Bernardi,Marilina Di Cataldo, Gian Giorgio Massara,Alessandro Mormile, Massimo Olivetti,Enzo Papa, Lorenzo Reggiani,Gianfranco Schialvino, Maria Luisa TiboneSSeeggrreetteerriiaa eeddiittoorriiaalleeAnna Maria PerroneCCoorrrriissppoonnddeennttee ddaa NNeeww YYoorrkkMauro LucentiniCCoorrrriissppoonnddeennttee ddaa BBeerrlliinnooSabatino Cersosimo

HHaannnnoo ccoollllaabboorraattooA. D’Agostino, P. De Groot Testoni,F. Florian, F. Forzani Borroni, E.S. Laterza,M. Marascio, A. Olivieri, M. Orlotti,E. Piacentini, N. Salvo, C. Sandretto,A.D. Taricco, M. Tornielli di CrestvolantRReeaalliizzzzaazziioonnee ggrraaffiiccaa internaa cura di E.S. Laterza e G. VeceFFoottooggrraaffoo uuffffiicciiaallee Antonio AttiniRReeddaazziioonnii ddiissttaaccccaatteeMMiillaannoo Rosa CarnevaleTel. 339 1746312RRoommaa ee NNaappoollii Fabrizio FlorianTel. 388 9426443PPaalleerrmmoo Caterina RandazzoTel. 334 1022647CCoonncceessssiioonnaarriiaa ddii PPuubbbblliicciittàà internaSSttaammppaa Arti Grafiche CiverchiaLatina e Moncalieri (To)DDiissttrriibbuuzziioonneeEditService S.r.l. - Leinì (To)EEddiittoorreeAssociazione Culturale Arte GiovaniTorino - P.IVA 06956300013

AAbbbboonnaammeennttiiAnnuale (22 nn.):euro 50,00 per l’Italiaeuro 120,00 per l’esteroArretrati: euro 4,00

c.c. postale n. 45958055intestato a Corriere dell’ArteAssociazione Culturale Arte GiovaniAut. Tribunale di Torinon. 4818 del 28/07/1995

in ITALIATORINO e PIEMONTE

• P.za Castello• Molino delle Armi

ang. Ticinese• C.so Magenta

f.te Teatro Litta• C.so Garibaldi 83• Via Boscovich 22• P.le Principessa Clotilde• Bookstore Triennale• Bookstore

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IL CORRIERE DELL’ARTEÈ REPERIBILEA MILANO

PRESSO LE SEGUENTI EDICOLE :

Vernissage

• P.za Croce Rossa• P.za Colonna• P.za Colonna

ang. l.go Chigi/Tritone• P.za S. Silvestro• L.go Argentina• Via Nomentana• C.so Francia• P.za Fontanella Borghese• P.za Porta Maggiore• Dorothy Circus Gallery

Via dei Pettinari 76• La Diagonale Libreria

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IL CORRIERE DELL’ARTEÈ REPERIBILE

A ROMAPRESSO LE SEGUENTI EDICOLE :

““ WWuunnddeerrkkaammmmeerrLLaa FFoottooggrraaffiiaa iinntteerrpprreettaa iill MMuusseeoo””MMRRSSNNMMuusseeoo RReeggiioonnaallee ddii SScciieennzzee NNaattuurraalliiVia Giolitti 36TorinoFino al 7 aprileInfo: 011 4326354La mostra, realizzata dai membri del Fo-toclub “Neyrone” Trofarello e della FIAF sipropone di ricostruire una Wunderkammerutilizzando la fotografia. Se l’effetto origi-nale della camera delle meraviglie era quel-lo di suscitare lo stupore dello spettatore,presentando oggetti straordinari, in questocaso lo stesso risultato viene ottenuto sfrut-tando le caratteristiche proprie della foto-grafia. Con l’uso di riprese ravvicinate, diilluminazioni che esaltano la texture deipiumaggi degli uccelli e della pelle deimammiferi, con inquadrature e tagli fo-tografici in questa esposizione gli ogget-ti del Museo assumono forme inusuali.

““ VViittrriinnee -- 227700°°””PPeerrssoonnaallee ddii SSaarraa EEnnrriiccooGGAAMM -- GGaalllleerriiaa CCiivviiccaaddii AArrttee MMooddeerrnnaa ee CCoonntteemmppoorraanneeaaC.so Magenta 31TorinoFino al 18 aprileInfo: 011 4429518Terzo appuntamento della seconda edizio-ne di Vitrine, il progetto dedicato alla gio-vane ricerca artistica sviluppata in Piemon-te. Sara Enrico interroga il significato e lepotenzialità del fare pittura partendo dal-l’analisi della superficie pittorica e dei colo-ri in essa disposti. In un primo tempo la ri-cerca dell’artista si è focalizzata nell’esplo-rare le relazioni esistenti tra la pastosità deicolori a olio con la fisicità della tela, da leivariamente manipolata. Piegando la tela susé stessa con il colore già steso e interve-nendo con la pressione delle mani a ridi-stribuirlo, l’artista ha ottenuto composizio-ni regolate dalla casualità, simili a macchiedi Rorschach. Da questa ricerca, tesa a ri-pensare concettualmente la pittura come me-dium artistico attraverso il confronto con glielementi che la costituiscono, Sara Enrico siè gradualmente concentrata sulle possibili-tà offerte dalle nuove tecnologie digitali.

EEllddaa MMaannttoovvaanniiee FFrraannccoo PPiieerriiMMooss tt rree ppeerrssoonnaallii ddeeii SSooccii ddeell CCiirrccoollooCCiirrccoolloo ddeeggllii AArrttiissttii ddii TToorriinnooPalazzo Graneri della RocciaVia Bogino 9TorinoFino al 29 aprileInfo: 011 8128718

““AA tt ttoo rrnnoo aadd uunn ‘‘mmaannqquuee’’””MMoossttrraa ppeerrssoonnaalleeddii SSoopphhiiee AAnnnnee HHeerriinnPPHHOOSSCCeennttrroo PPoolliiffuunnzziioonnaalleeppeerr llaa FFoottooggrraaffiiaa ee llee AArrttii VViissiivveediretto da Enzo ObisoPalazzo BuschettiVia Garibaldi 35 bis – Chieri (To)Fino al 19 aprileInfo: 011 7604867 - www.phosfotografia.itIl progetto iconografico della Herin inten-de indagare il corpo per narrarne visiva-mente i paesaggi interiori a partire da unamancanza, condizioni esistenziali costitui-te sulle fondamenta di un vuoto, un’as-senza, appunto, in bilico tra disabilità, dis-agio psicologico, dimensione onirica e con-testi stranianti, talora disumanizzanti. (e.s.l.)

““CCuullllaannddoo uunn ssooggnnoo””PPeerrssoonnaallii ddii AAllbbiinnaa DDeeaalleessssiiee NNaaddiiaa PPrreessoo ttttooVViillllaa VViidduuaaVia Don Oddone 5 – Conzano (Al)Fino al 1° aprileInfo: 0142 925132Le due artiste presentano i loro ultimi lavori chetrasportano il visitatore in un viaggio fantasticotra i paesaggi dell’ anima e astrazioni intelligibi-li. Nelle tele di Albina Dealessi il colore, spesso co-me vuole la spatola ed intenso per il piacere del-la materia, crea sovrapposizioni che rimandanoad immagini di irreali paesaggi, nei quali il cieloe la terra che si incontrano con l’ acqua, emer-gono ovunque ed il confine tra le forme e le om-bre è sempre più distante. Nadia Presotto, idea-trice del progetto artistico, presenta paesaggi na-ti dall’ unione tra il linguaggio figurativo e quel-lo astratto. Con il suo lavoro tende a superare lacomune interpretazione di paesaggio e con l’ azio-ne artistica si colloca fori dagli schemi tradizionali.

““RRaaccccoonnttii ssiilleennzzii aatttteessee””PPeerrssoonnaallee ddii FFrraanncceessccoo PPrreevveerriinnooPPaallaazzzzoo SSaallmmaattoorriissVia Vittorio Emanuele 31 – Cherasco (Cn)Fino al 31 marzoInfo: 0172 427050Nelle sale di Palazzo Salmatoris è in corso la per-sonale dell’artista torinese Francesco Preverino.In mostra opere dal 2000 al 2012. La ricerca diPreverino si colloca negli sviluppi della figurazio-ne confrontandosi con lo spazio come luogo di vi-ta, con il mutare delle condizioni e degli eventi,con i mezzi materiali per dare esistenza a un mon-do. Dipinti con varie tecniche e su vari supporti eun buon numero di studi con particolarità quali-tative arricchiscono il repertorio delle soluzioni sti-listiche. Le opere nascono da progetti e disciplina,inquietati dall’inconscio, dalle emozioni, dalle sen-sazioni, dal caso. L’invenzione morfologica sinoa deformazioni spinte è amore del soggetto.

CCllaauuddiioo OOlliivviieerrii““LLaa gglloorriiaa ddeellll’’iinnvviissiibbiillee””GGaalllleerriiaa SSaann FFeeddeelleeVia Hoepli 3 a/bMilanoFino all’11 maggioInfo: 02 86352233www.sanfedele.netLa luce è uno dei punti fondanti la poe-tica artistica del romano Claudio Oli-vieri che, dagli Anni Settanta, presen-ta una coerenza, una continuità eun’essenzialità inconsuete nell’arte con-temporanea. Una luce intensa al cen-tro della tela si fa strada, emergendotra due campiture esterne colorate che,quasi la inquadrassero, si interpongo-no tra la luce e lo spettatore. È una lu-ce in costante movimento, vibrazione,come se dall’interno dell’opera cercas-se di affiorare, diffondersi, irradiarsi.

““ SSoommee VViieewwss ooff AAffrr iiccaa””CCoolllleettttiivvaaGGaalllleerriiaaSSttuuddiioo llaa CCiittttààL.adige Galtarossa 21VeronaDall’11 maggio al 31 agostoInfo: 045 597549www.studiolacitta.itMostra dedicata ad artisti, già noti o emer-genti, originari da diversi paesi del con-tinente africano. Ad accomunarli sono lavolontà di esprimere la modernità com-plessa del loro continente, e la capacitàdi farlo con un lavoro di forte tenuta com-positiva e formale. Con il loro lavoro, cheè locale e globale insieme, danno espres-sione alle grandi sfide che l’Africa sta at-traversando. Un continente che vive unosviluppo in cui novità e tradizione convi-vono e s’innestano l’una sull’altra im-prevedibilmente, dando adito a una con-tinua, ma non lineare, reinvenzione dimodi di vivere e di intendere la società,il rapporto con l’altro e con l’ulteriore.

““ VVuuoottoo””CCoolllleettttiivvaaAAssssoocciiaazziioonnee GGoohhaannBBiibblliiootteeccaa CCiivviiccaa BBeerrttoolliiaannaaPalazzo CordellinaCont. Riale 8VicenzaFino al 24 marzoInfo: 0444 578211www.bibliotecabertoliana.itLa mostra, a cura dell’Associazione Gohan,propone una selezione di significative operedegli artisti Toshiro Yamaguchi, Kumi Ya-mamoto, Shinya Sakurai, Maurizio Colom-bo, Theo Gallino, Gianni Maria Tessari.

““PPeerrccoorrssii ddii mmeerraavviigglliiaaOOppeerree rreessttaauurraattee ddeell BBaarrggeell lloo””MMuusseeoo NNaazziioonnaallee ddeell BBaarrggeellllooVia del Proconsolo 4FirenzeInfo: 055 2388606www.polomuseale.firenze.itIl Museo Nazionale del Bargello propone perl’anno 2013 una mostra dedicata ad alcuniimportanti restauri di opere del Museo, re-centemente conclusi, che sono il frutto del-la generosa collaborazione nei confronti delBargello da parte dell’Opificio delle PietreDure e da parte dei “Friends of Florence”.In esposizione arazzi fiamminghi, avori, unaselezione di oreficerie e smalti di grande pre-gio artistico e un grandioso altorilievo in ter-racotta policroma di Dello Delli, raffiguranteLa Madonna in trono col Bambino ed angeli.

““GGrraannddii mmaaeessttrrii,, ppiiccccoollee ssccuullttuurreeDDaa DDeeppeerroo aa BBeevveerrllyy PPeeppppeerr””PPaallaazzzzoo SSoozzzziiffaannttiiVia De’ Rossi 26PistoiaDal 6 aprile al 30 giugnoInfo: 0573 97421In mostra la parte più recente della raccoltadel collezionista: circa 200 opere, quasi tuttedi piccole dimensioni, per un excursus lungo lastoria dell’arte del XX Secolo. Tra grandi mae-stri, predilezioni personali del collezionista einteressanti scoperte, l’esposizione raccoglieun numero notevole di testimonianze dell’artescultorea internazionale del secolo scorso.

““HHeellmmuutt NNeewwttoonnWWhhii tt ee WWoommeenn,, SSlleeeepplleessss NNiigghhttssBBiigg NNuuddeess””PPaallaazzzzoo ddeellllee EEssppoossiizziioonniiVia Nazionale 194RomaFino al 21 luglioInfo: 06 39967500Il progetto, nato nel 2011 per impulso di JuneNewton, vedova del grande fotografo, raccogliele immagini dei primi tre libri di Newton pubbli-cati alla fine degli Anni ’70, da cui deriva il tito-lo della mostra. Il percorso espositivo permetteal visitatore di conoscere una storia diversa e piùsegreta rispetto a quella più diffusa. Se infattil’opera del fotografo è sempre stata ampiamentepubblicata, e con grande successo, sulle più im-portanti riviste di moda, non necessariamente laselezione degli scatti, compiuta dalle redazioni,esprimeva in modo compiuto anche il pensierodell’artista che le aveva realizzate. L’occhio diNewton ha la capacità di scandagliare una real-tà che, dietro alla suprema eleganza delle im-magini, consente di intravedere un’ambiguitàdi fondo di cui erotismo e morte non sono chedue aspetti della stessa ricerca di verità chesi estende al di là di ogni convenzione.

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Georges Braque, “Il violinista”, 1912, olio su tela, 100 x 73 cm.© Fondazione Collezione E.G. Bührle, Zurigo

Corriere6-7_7-12 21-03-2013 15:17 Pagina 10

Page 11: PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE I.P. La Rocca … · 2013-04-02 · PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE Fondato da Carlo Accossato nel 1994 dell’ARTE I.P. CORRIERE €2,50 COURRIER

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AVERSA GalleriaVia Cavour 13 int. cortile – Torino - Tel. 011 532662Orario: mart. - sab. 10,00-12,15/15,30-19,00

CASA D’ASTE DELLA ROCCAVia della Rocca 33 – Torino - Tel. 011 8123070/888226 Fax 011 [email protected] - www.dellarocca.net

LUIGI CARETTO GalleriaVia Maria Vittoria 10 – Torino - Tel. 011 537274Orario: mart. - sab. 9,45-12,30/15,45-19,30Miscellanea di Pittura Fiamminga e Olandese

SANT’AGOSTINO Casa d’AsteC.so Tassoni 56 – Torino - Tel. 011 4377770 - Fax 011 4377577Orario: mart. - sab. 9,30-12,30/15,30-19,30

A.L.P.G.A.M.C.Associazione Ligure e Piemontese Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea

OTTORINO RESPIGHI Centro Culturale MusicaleVia Vincenzo Monti, 11/E – Torino - Cell. 348 [email protected] - www.centromusicaleottorinorespighi.itOrario: visite su appuntamentoSono aperte le iscrizioni ai corsi musicali

PIEMONTE ARTISTICO CULTURALE Galleria d’Arte dal 1957P.za Solferino 7 – Torino - Tel./Fax 011 [email protected] - www.piemonteartistico.it - presente su facebookOrario: lun. - sab. 15,30-19,30Fino al 13/4 “Arte nel Triangolo artistico industriale”1a Rassegna Industriale d’Arte Contemporanea

RINASCENZA CONTEMPORANEA Associazione CulturaleVia Palermo 140 – Pescara - Cell. 328 6979208rinascenzacontemporanea@gmail.comwww.rinascenzacontemporanea.jimdo.comOrario: mar. - sab. (su appuntamento)Fino al 9/4 “Nuovo Arcaismo Contemporaneo (N.A.C.). I noetici dell’Arte”CollettivaFino al 16/4 “Babel. La torre delle illusioni” Collettiva

SENESI Galleria d’ArteVia Sant’Andrea 44 – Savigliano (Cn) - Tel. 0172 712922www.senesiarte.it

SILVY BASSANESE ARTE CONTEMPORANEAVia Galileo Galilei 45 – Biella - Tel. 015 355414Orario: mart. - ven. 16,30-19,30; sab. e festivi su appuntamento

STORELLO Galleria d’ArteVia del Pino 54 – Pinerolo (To) - Tel. 0121 76235Orario: mart. - sab. 9,00-12,15/15,30-19,00; lun. e dom. chiusoIn permanenza Opere di Avataneo, Carena, Coco Cano, Faccincani, Fresu,Garis, Luzzati, Massucco, Musante

TEART Associazione Artistico-culturaleVia Giotto 14 – Torino - Tel. 011 6966422Orario: mart. - sab.17,00-19,00Fino al 6/4 “Oblivion Store” di Mario Bianco

TINBER ART GALLERYVia Albergian 20 – Pragelato (To) - Tel. 0122 [email protected]: sab. e dom. 10,00-12,30/15,30-19,00In permanenza Opere di Tino Aime, Jean-François Béné, Andrea Berlinghieri,Gianni Bertola, Fulvio Borgogno, Flaviana Chiarotto, Enrico Challier,Dino Damiani, Pierflavio Gallina, Lia Laterza, Claudio Malacarne,Vinicio Perugia, Elena Piacentini, Mariangela Redolfini, Sergio Saccomandi,Luciano Spessot

ULTIME FRONTIERE GalleriaVia Varazze 11 – Torino - Tel. 349 8462892Visite su appuntamento“Uomini a bordo”

UNIQUE Galerie d’Art di Patrick CAPUTOC.so Vittorio Emanuele II 36 – Torino - Tel. 011 5617049 - Cell. 334 [email protected] - www.galerieunique.comOrario: mart.- sab. 10,00-12.30/15,00-19.30Dal 6 al 24/4 “Fauna picta” Personale di Valentino Camilletti

Maestro Raul VIGLIONE Studio - Galleria - Mostra CulturaleVia Servais 56 – Torino - Tel. 011 798238 - Cell. 335 [email protected] - www.raulviglione.it

VIVIARTEVIVA Galleria Artistica e CulturaleVia Madonna delle Rose 34/C – Torino - Cell. 347 9453075 - Fax 011 [email protected] - www.viviarteviva.itOrario: lun. - sab.16,00-19,00

ACCADEMIA GalleriaVia Accademia Albertina 3/e – Torino - Tel. 011 [email protected]: 10,00-12,30/16,00-19,30; chiuso lunedìFino al 20/4 Collettiva di Maestri contemporanei

A.C.I. GALLERY Associazione Arte Cultura ImmagineC.so Novara 20/f – Torino - Tel. 011 [email protected]: lun. - sab. 16,00-19,00

ARTE CITTA’ AMICA Centro Artistico CulturaleVia Rubiana 15 – Torino - Tel. 011 7717471- Fax 011 7768845www.artecittaamica.itOrario: mart. - sab.16,00-19,00; dom. 10,00-12,00; lunedì chiusoDal 12 al 21/4 Personale di Giuseppe Maina

ARTE PER VOI Associazione CulturaleP.za Conte Rosso 1 – Avigliana (To)Luigi Castagna - Tel. 011 9369179 - Cell. 339 [email protected] - www.artepervoi.itPaolo Nesta - Tel. 011 9328447 - Cell. 333 [email protected]: sab. - dom. 15,00-19,00Fino al 31/3 “Percorsi” Personale di Silvana Alasia

ART GALLERY LA LUNAVia Roma 92 – Borgo San Dalmazzo (Cn) - Cell. 339 [email protected]: ven. 16,00-19,00; sab. 10,30-13,00/16,00-19,00; dom. 10,30-12,00

GIORGIO MAROSI GalleriaC.so Francia 209/B – Torino - Tel. 011 [email protected]: 10,00-12,30/16-19,30 esclusi lunedì e festiviFino a maggio Opere grafiche di Emanuele Luzzati

LA LANTERNA Galleria di Maristella SANDANODirettore Artistico: Livio Pezzato - Via Santa Croce 7/c – Moncalieri (To)Tel. 011 644480 - Fax 011 [email protected] - www.lalanternaarte.comOrario: lun. - sab. 16,00-19,00A. Arcidiacono, S. Attisani, G. Boffa, A. Ciocca, E. Colombotto Rosso,Gigli, E. Gribaudo, E. Longo, F. Maiolo, E. Maneglia, S. Manfredi,U. Nespolo, D. Pasquero, G. Peiretti, G. Pezzato, L. Pezzato, C. Pirotti,G. Sesia della Merla, F. Tabusso, G. Valerioti, naïf croatie grafica nazionale ed internazionale

LA ROCCA GalleriaVia della Rocca 4 – Torino - Tel. 011 8174644 - Fax 011 8129026Orario: lun. - sab. 10,00-13,00/15,30-19,30; domenica chiusoManifesti originali, grafica, multipli e dipinti

LUCE GalleryC.so S. Maurizio 25 – Torino - Tel. 011 [email protected] - www.lucegallery.comOrario: mer. - sab. 15,30-19,30Fino al’11/5 “Wine, cigarettes, songs and such”

LUNA ART COLLECTION Spazio espositivoVia Nazionale 73/1 – Cambiano (To) - Tel./Fax 011 [email protected] - www.luna-art-collection.comOrario: lun. - ven. 8,30-17,30; sab. 8,30-17.30 (previa telefonata)In permanenza serigrafie d’arte a tiratura limitatadi Coco Cano, Francesco Casorati, Isidoro Cottino, Theo Gallino,Franco Negro, Ugo Nespolo, Ernesto Oldenburg, John Picking,Marco Puerari, Giorgio Ramella, Maurizio Rivetti, Francesco Tabusso,Silvio Vigliaturo

MARTINARTE Laboratorio d’Arte e CorsiC.so Siracusa, 24/a – Torino - Tel. 011 3433756 - Fax 011 3091323Cell. 335 [email protected]: merc. e ven. 9,30-12,30/15,30-19,30;mart. e giov. 9,30-12,30/15,30-22,00Sono aperte le iscrizioni ai corsiDal 10 al 23/4 “La modella” Collettiva

MERCURIO Galleria d’Arte ContemporaneaVia F.lli Calandra 20/F – Torino - Cell. 333 [email protected] - www.galleriamercurio.comIn permanenza Opere di Roberto Demarchi

BIASUTTI & BIASUTTI Galleria d’ArteVia Bonafous 7/1 – Torino - Tel. 011 8173511Orario: mart. - sab.10,00-12,30/15,30-19,30

CENTRO ARTE LA TESORIERAC.so Francia 268 – Torino - Tel. 011 7792147Orario: mart. - sab. 10,00-13,00/16,00-20,00; lunedì e festivi chiusoo su appuntamentoFino al 27/4 “Meraviglie del Mondo” Mostra personale di Ugo Nespolo

DAVICO GalleriaGall. Subalpina 30 – Torino - Tel. 011 5629152Orario: mart. - sab. 10,00-12,30/16-19,30; lunedì e festivi chiusoFino al 20/4 Mostra dedicata a Guido Bertello

TERRE D’ARTE GalleriaVia Maria Vittoria 20/A – Torino - Tel./Fax. 011 19503453www.terredarte.netOrario: lun. - sab. 10,30-13,00/16,30-19,30Ceramiche italiane del Novecento

Arte Antica

dell’ARTECCOORRRRIIEERREEC O U R R I E R D E S A R T S

Gallerie

Fino all’8 aprile 2013

Galleria MARGalleria MARTTORANOORANOVia Gioberti 35 - TORINO

Tel. 011 548794

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Page 12: PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE I.P. La Rocca … · 2013-04-02 · PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE Fondato da Carlo Accossato nel 1994 dell’ARTE I.P. CORRIERE €2,50 COURRIER

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