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Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- DCB - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLVI - N. 04 di aprile 2014 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia notiziario 04 2014 aprile 03 editoriale L’ANPI nazionale sulle elezioni europee e amministrative 05 politica CGIL,CISL e UIL sul decreto-lavoro 12 cultura Berlino, Viaggio della Memoria 2014 Adriano Arati 15 70esimi Quel 1° maggio del 1944 e i sapisti della Lombardini Giannetto Magnanini Dal 25 Aprile al 25 maggio Per un’Europa antifascista 70esimi

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Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- DCB - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLVI - N. 04 di aprile 2014 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

notiziario

042014aprile

03 l© editorialeL’ANPI nazionale sulle elezioni europee e amministrative

05 l© politicaCGIL,CISL e UIL sul decreto-lavoro

12 l© culturaBerlino, Viaggio della Memoria 2014Adriano Arati

15 l© 70esimiQuel 1° maggio del 1944 e i sapisti della LombardiniGiannetto Magnanini

Dal 25 Aprile al 25 maggio

Per un’Europa antifascista

70esimi

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Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III - 70%Periodico del Comitato Provinciale Associazione Na-zionale Partigiani d'Italia di Reggio EmiliaVia Farini, 1 - Reggio Emilia - Tel. 0522 432991C.F. 80010450353e-mail: [email protected]; [email protected] web: www.anpireggioemilia.itProprietario: Giacomo NotariDirettore: Antonio ZambonelliCaporedattore: Glauco BertaniComitato di redazione: Eletta Bertani, Ireo LusuardiCollaboratori: Paolo Attolini (fotografo), Angelo Bariani (fotografo), Massimo Becchi, dott. Giuliano Bedogni, dott. Carlo Menozzi, Bruno Bertolaso, Sandra Campanini,

Anna Fava, Nicoletta Gemmi, Claudio Ghiretti, Saverio Morselli, Fabrizio Tavernelli

Registrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 276 del 2-03-1970

Aprile 2014 Solo formato elettronicochiuso il 28 marzo 2014Impaginazione e grafica Glauco Bertani

Per sostenere il “Notiziario”:UNICREDIT, piazza del Monte (già Cesare Battisti) - Reggio Emilia IBAN: IT75F0200812834000100280840CCP N. 3482109 intestato a:Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Comitato Provinciale ANPI

notiziario

sommario

042014aprile

Una ragazza al termine della visita al campo femminile di Ravensbrück (foto di Adriano Arati)

Editoriale

03 L’appello dell’ANPI nazionale per un’Europa realmente democratica

Politica04 Antidoti antifascisti05 Il lavoro al centro dell’attenzione del governo Renzi:

flessibilità è la formula magica? Intervista ai segretari provinciali di CGIL, CISL e UIL

07 Sull’unificazione dei Comuni di Busana, Ligonchio, Collagna e Ramiseto, G. Notari

Cultura09 La Grande Guerra, A. Zambonelli10 Reggio Emilia, febbraio 1915: l’uccisione di

Fermo Angioletti e Mario Baricchi11 Alberto Vigevani e il romanzo partigiano, G. Guidotti12 Berlino, Viaggio della memoria 2014, A. Arati

Estero

14 Ucraina, una rivolta tinta di nero, B. Bertolaso

Memoria-i 70esimi

08 Il primo lancio, maggio 1944, Guerrino Franzini17 Oltre il 70°, le donne nella Resistenza e nella Liberazione

18 I bambini di Sciesopoli di Selvino (BG), g.b. - Il 70° della strage di Cervarolo19 La via della montagna, G. Veroni21 Il 1° maggio 1944 e i sapisti della Lombardini,

G. Magnanini22 Bibbiano, ANPI e SPI-CGIL nelle scuole tra memoria e storia23 San Polo quell’8 settembre 1943 - 69° dell’assalto a Villa Rossi e Villa Calvi24 Castellarano 24 aprile, serata partigiana25 Martino Bartoli: ti onorerà l’ombra del noce

Società42 Il bambino, cittadino a pieno diritto, A. Parigi

25 Lettere

26 Lutti

30 Anniversari

39 I sostenitori

Le rubriche15 Segnali di pace, Saverio Morselli16 Cittadini-democrazia-potere, Claudio Ghiretti

Quel che resta del lager nazista di Bolzano, (foto G. Strappazzon)

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editorialeVotazioni europee e amministrative

Il 25 maggio si voterà, in Italia e in al-tri Paesi, per le istituzioni dell’Unione europea. Si tratta di un voto di straor-dinaria importanza, prima di tutto per il particolare momento politico in cui si svolge; in secondo luogo perché recen-ti vicende, come quelle della Francia, dove l’avanzamento della destra (anche se meno vistoso e uniforme di quanto si creda), rappresenta comunque un segnale rilevante, assieme al diffondersi di mani-festazioni nazifasciste e razziste a livello europeo e di incontri tra esponenti della destra più nera, a livello europeo, devo-no indurre tutti a particolare attenzione e allarme e a valide scelte per contrastare un pericolo attuale e reale; infine perché è l’occasione per cambiare l’Europa, dando alle sue istituzioni un volto nuo-vo, davvero unitario ed efficace e un in-dirizzo sociale diverso da quel liberismo sfrenato che ha costituito finora la base dell’azione dell’Unione europea, in tutti i suoi organismi. Si tratta di dar vita ad un Parlamento con più ampi poteri, compre-so quello di eleggere il Presidente della Commissione; si tratta altresì di riordina-re gli altri organismi, rendendo più effica-ce ed unitaria l’azione dell’Unione Euro-pea. Ma soprattutto si impone una svolta nella politica, che deve essere forte, uni-taria, ma anche sociale, senza rigorismi inutili e dannosi e proiettata, anziché alla semplice difesa contro la crisi, al rilancio, allo sviluppo, all’incoraggiamento della crescita ed alla creazione di nuovi posti di lavoro “dignitoso”.Contro questa Europa ci sono tendenze centrifughe e negative; cresce anche la spinta, in diversi Paesi, verso una destra non tanto liberale, quanto e soprattutto conservatrice, autoritaria e, spesso, raz-zista. Queste tendenze, che minerebbero alla base la stessa unione fra gli Stati eu-ropei e la sua forza, vanno respinte, per-ché, se riuscissero a prevalere, non solo produrrebbero la disgregazione dell’Eu-ropa, ma farebbero rinascere, in vari Pa-esi, pericolose forme di nazionalismo. Questa è l’occasione giusta per rafforzare l’unità con lo strumento fondamentale: il voto. In una fase così delicata e comples-

sa della vita del nostro Paese e dell’Eu-ropa sarebbe davvero assurdo rinunciareall’esercizio di un diritto fondamentale, in cui si esprime la sovranità popolare.L’esigenza, tutta politica, di rinnovamen-to e di svolta anche di carattere economi-cosociale, che ridia al lavoro il suo vero valore e la sua dignità, come elemento fondamentale per lo sviluppo della per-sona, deve essere dunque colta dalle cittadine e dai cittadini, esprimendo un voto fortemente partecipato ed orienta-to al cambiamento nel senso suindicato, perché l’Europa possa contare di più, sul piano economico e sul piano politico, in un mondo attraversato da venti di guerra e colpito da violente spinte discriminato-rie, nel quale prosperano ed aumentano le disuguaglianze, le privazioni di libertà, la perdita della dignità umana. L’ANPI chiede fin d’ora un cambio di indirizzo del Governo europeo, soprattutto nei confronti di Governi nazionali (come l’Ungheria) apertamente filo-fascisti; nonché una politica estera nei confronti dell’Ucraina, che pretenda il rispetto del-le regole democratiche e il rifiuto delle forme risorgenti di fascismo e nazismo.L’ANPI chiede altresì l’impegno dell’Euro-pa per una politica di accoglienza per quan-ti fuggono da guerre, dittature e carestie.L’ANPI, insomma, invita tutti i citta-dini a partecipare attivamente e consa-pevolmente al voto; invita altresì tutti a privilegiare le tendenze innovatrici nella politica e nell’economia, nell’intento di dare vita ad un’Europa unita, sociale e antifascista.L’ANPI si rivolge ai partiti perché metta-no da parte gli interessi particolari e pen-sino soprattutto all’interesse collettivo, creando, in una nuova Europa politica e sociale, la fondamentale garanzia della pace, del superamento delle disugua-glianze e del rigetto di ogni spinta populi-sta ed antiunitaria. A questi princìpi ed in-dirizzi dovrà ispirarsi la formazione delle liste, con candidati noti per la loro probità e preparazione, privi di precedenti penali e di pendenze giudiziarie, disposti con-cretamente a dedicarsi appieno alla rea-lizzazione degli obiettivi sopraindicati.Si rivolge, infine, ai candidati, perché accettino le prospettive di cui sopra e le

facciano proprie, impegnandosi a realiz-zarle, se eletti, nelle istituzioni europee e nelle proprie sedi, nella convinzione che solo una nuova politica, un nuovo rigore morale ed un impegno effettivo, potran-no creare le condizioni per la sconfitta di tanti che, più o meno in silenzio, stanno lavorando per la disgregazione dell’Eu-ropa, per l’uscita dalle sue istituzioni e dall’euro e di tutti coloro che cercano di favorire una svolta a destra, che ci ricon-durrebbe ad anni bui e tristi, che voglia-mo che siano superati per sempre.Insomma, le votazioni europee devono svolgersi all’insegna dell’antifascismo e della democrazia; e per questo fine devo-no impegnarsi non solo i partiti, ma an-che i cittadini che aspirano ad un futuro civile, sociale, democratico e di pace.

L’appello dell’ANPI nazionaleper un’Europa realmente democratica

Il voto per l’Europa

Il voto amministrativoPer un’Italia rinnovata

nei valori della Costituzione dell’antifascismo

e della democraziaL’ANPI in assoluta indipendenza ed autonomia rispetto ai programmi ed alle persone che ognuno dei partiti ri-terrà di presentare agli elettori – ritie-ne doveroso, in primo luogo, invitare tutte le cittadine e i cittadini a parteci-pare al voto.

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politicaLa sovranità popolare si esprime – pri-ma di tutto – votando; e non è accettabile che, proprio in un momento così com-plesso e difficile della vita del Paese, del-le istituzioni, degli enti locali, si rinunci a questo diritto, che – nel contempo – è anche assunzione di responsabilità e con-dizione per esigere dagli eletti il rispetto degli impegni assunti.Chiediamo ai partiti di privilegiare, nel-la formazione delle liste (paritarie) can-didati che accettino questa impostazio-ne e questi impegni, che siano non solo incensurati, ma anche privi di condanne giudiziarie, che non abbiano conflitti di interesse attuali o potenziali con le Am-ministrazioni che dovrebbero guidare e che, per le loro qualità di indipendenza, preparazione, autonomia, probità, cor-rettezza possano riscuotere la fiducia dei cittadini; che infine si impegnino a pra-ticare concretamente l’antifascismo e la democrazia, adempiendo anche al dovere della memoria. Queste votazioni devono costi-tuire la prima dimostrazione di una nuova politica e di un nuovo impegno personale dei candida-ti, improntati al rigore morale, alla trasparenza, alla corret-tezza, al rispetto delle esigenze delle cittadine e dei cittadini, al rispetto di una costituzione, che è profondamente e intrinse-camente democratica e antifasci-sta; è dunQue dovere primario di chi riveste cariche elettive di far rispettare i valori fondamentali della nostra convivenza civile, così come espressi nella carta costituzionale, respingendo – nell’azione Quotidiana di gover-no – ogni tentativo di metterli in discussione con iniziative che ri-chiamino al fascismo di Qualun-Que tipo ed al nazismo.

ANTIDOTI ANTIFASCISTIPer una cultura della

cittadinanza e della coesioneLa natura fascista di forza nuova è stata sentenziata daLLa corte di cassazione, e una importante sentenza deLLa stessa corte suLLa natura di casa pound recita: “iL significato deLLe condotte tenute, che non possono essere circoscritte a occasionaLi episo-di di vioLenza, esprimono una strategia ideoLogicamente orientata aLLa sovversione deL fondamento democratico deL sistema” … si diffonde in itaLia La faLsa idea di un fascismo “buono” e “mite”, contro La verità e La reaLtà … occorre che Le forze poLitiche antifasciste sappiano fornire corrette risposte aL grave disagio economico e sociaLe, che rischia di diventare brodo di coLtura di ogni pericoLoso fermento eversivo di destra sotto spogLie “rivoLuzionarie” …. occorre una mobiLitazione diffusa … occorre deLineare un percorso poLitico e cuLturaLe di denuncia, di monitoraggio, di difesa democratica e di sviLuppo deLL’antifascismo e deLLa cuLtura dei vaLori e dei princìpi costituzionaLi che sia fortemente impegnato e partecipato. … occorrono prese di posizione deLLe associazioni e deLLe istituzioni, interventi degLi organi preposti aLL’ordine pubbLico soprattutto sotto iL profiLo deLLa non compatibiLità di taLi manifestazioni con L’intero compLesso dei princìpi deLLa costituzione e deLLe sue disposizioni normative ...

Con ANTIDOTI ANTIFASCISTI l’ANPI provinciale vuole: - sollecitare le istituzioni a una presa di posizione più netta sulla questione del neo-fascismo a partire dal non concedere spazi pubblici alle iniziative ad esso ispi-rate, o razziste, o xenofobe, ed in ogni caso quando contrastano con i diritti del-le persone; - denunciare la diffusione di materiale re-cante contenuti di tale natura; - promuovere iniziative pubbliche col-lettive o rivolte a specifiche fasce di cittadini per favorire una corretta infor-mazione sulla responsabilità dei fascisti nella persecuzione degli ebrei, degli anti-fascisti, dei partigiani e delle popolazio-ni civili, soprattutto negli anni dal ’43 al ’45, quando si scatenò la barbarie nazista e fornendo gli elementi per sviluppare l’attenzione e la sensibilità della opinio-ne pubblica verso i segni di ripresa delle ideologie neo-fasciste;- costituirsi in giudizio verso quei sogget-ti che dovessero rendersi responsabili di atti o comportamenti in contrasto con le norme di legge che vietano l’apologia del fascismo.- sollecitare la Magistratura a prestare particolare attenzione ai fenomeni sud-detti e al loro significato, tenendo pre-sente che la legge n. 205 del 1993, la

cosiddetta “legge Mancino” offre poten-zialità di intervento in tutti i casi in cui si manifesti apologia del regime fascista e/o si esprimano odio razziale e incitamenti alla xenofobia, o attacchi ad ogni tipo di diversità.L’iniziativa ANTIDOTI ANTIFASCI-STI vuole essere, quindi, l’antivirus ai venti di conservazione, di populismo e in alcuni casi di autoritarismo che soffia-no in tutta Europa e per questo l’ANPI promuoverà e solleciterà presìdi non vio-lenti, per contrapporre una forte presenza antifascista alla “cultura” dell’intolleran-za che rispunta pericolosamente anche in Italia.L’ANPI di Reggio Emilia propone la sottoscrizione del presente do-cumento, scaricabile dal sito www.anpireggioemilia.it, a tutte le Asso-ciazioni democratiche reggiane, ai sindacati, alle Istituzioni, ai partiti, ai movimenti, alla Scuola, all’Uni-versità, a singoli cittadini…Hanno aderito: arCi, CGiL, iSti-tUto “CerVi”, iStoreCo, Pd, PdCi, PrC, SeL, M5S, aSS.ne reG-Giana Per La CoStitUZione, FILEF, iNIZIATIVA LAICA Per adeSioni Contattare L’anPi di reG-Gio eMiLia aL nUMero di teLeFono 0522

432991 oPPUre SULL’indiriZZo e-MaiL [email protected]

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politicaIl lavoro al centro dell’attenzione

del governo Renzi: flessibilità è la formula magica?

Abbiamo girato il quesito ai rappresentati sindacali delle tre confederazioni storiche CGIL, CISL e UIL rivolgendogli la seguente domanda: Qual è il vostro giudizio sulle misure del governo Renzi per il rilancio dell’economia?

Che i tempi che stiamo vivendo richie-dano un ripensamento delle norme che regolano il mercato del lavoro appare evidente, così come diventa necessario ripensare e ridefinire l’utilizzo di quegli strumenti di sostegno al reddito che, se da una parte hanno dato risposta a tante si-tuazioni di crisi aziendali, oggi rischiano di non essere più efficaci. Una crisi che dura sei anni non è più una crisi, e quindi transitoria, ma rappresenta una situazio-ne strutturale.Il governo Renzi, e altri prima di lui, han-no fatto alcuni tentativi, ma senza grandi risultati. Lo dicono i numeri: una disoc-cupazione del 13 percento e una disoccu-pazione giovanile ormai oltre il 40 per-cento (a Reggio i valori non sono molto diversi).E sono numeri che non tendono a diminuire.Il motivo? Anche nelle sue proposte, Renzi pare suggerire una cura senza aver fatto un’indagine accurata delle cause che hanno creato una situazione così gra-ve. E la prima domanda che viene spon-tanea è… ma in un mercato del lavoro

“Le soluzioni sono da costruire assie-me: politica, sindacati, forze sociali e imprenditoriali”

Margherita Salvioli MarianiSegretario CISL-Reggio Emilia

dove l’85 percento delle nuove assunzio-ni sono “flessibili” (per non dire “preca-rie”), la cura può essere rappresentata da una maggiore flessibilità? Se la domanda è spontanea la risposta pare ovvia. Non solo, ma togliere la percentuale obbliga-toria per la stabilizzazione dei contrat-ti di apprendistato, eliminare l’obbligo del progetto di formazione individuale … sono misure che in realtà snaturano, degenerano, quella che a nostro avviso rappresenta una soluzione positiva per l’ingresso di giovani nel mondo del lavo-ro, rischiando di farlo diventare una for-ma in più di tipologia di permanenza nel mercato del lavoro. Vale a dire, un’altra forma di precariato. La scommessa sarebbe invece quella di rendere più flessibile il mercato del la-

voro, non i rapporti di lavoro: negli Stati Uniti e in altri Paesi Europei se si perde un posto di lavoro vi è la possibilità reale di trovarne un altro. In Italia risulta quasi impossibile, a causa di un mercato del lavoro ingessato e di una cultura imprenditoriale poco “pro-pensa” a considerare i propri dipendenti come risorse da valorizzare.Mancano posti di lavoro, non possibilità di assumere in modo flessibile. E’ la sfida vera della politica: una sfida che non può affrontare da sola. Le soluzioni, se possibili, sono da costru-ire assieme: politica, sindacati, forze so-ciali e imprenditoriali. Ma fino ad oggi Renzi sembra più pro-penso ad agire in totale solitudine e autoreferenzialità.

“Un giudizio sostanzialmente positivo ma…”

Luigi TollariSegretario generale UIL Modena-Reggio Emilia

Negli ultimi quattro anni alla guida del nostro Paese, si sono succeduti ben quattro governi. Degli ultimi tre abbiamo conoscenza di come hanno operato e in nome del risanamento dei conti economi-ci per evitare il baratro, si è fatto cassa intervenendo con nuove imposte, limi-tazioni dei diritti acquisiti, riforme pen-sionistiche scellerate, in particolare nei confronti di lavoratori e pensionati.Oggi abbiamo l’ennesimo governo non

eletto dai cittadini , il cui Presidente del consiglio è Matteo Renzi e non possia-mo certamente dire che le enunciazioni su provvedimenti più volte reiterati e mai legiferati pare vadano in porto, vedi leg-ge elettorale, riforma fiscale, tagli ai costi della politica, di cui la UIL ne ha fatto una vera e propria campagna nazionale ecc.Tuttavia la UIL , pur esprimendo un giu-dizio sostanzialmente positivo sui primi interventi, compreso la restituzione dal 1° maggio ai lavoratori dipendenti in bu-sta paga di un beneficio economico, pone alcuni interrogativi che potrebbero modi-ficare tale giudizio.Mi riferisco in primo luogo al risanamen-to dei conti pubblici che, notoriamente è stato posto a carico in larghissima misura sui lavoratori e sui pensionati e se i primi da maggio vedranno un ritorno econo-mico , i pensionati sono stati dimenticati completamente e questa è una decisione che critichiamo fortemente , in quanto non hanno altri livelli di contrattazione se non la misera rivalutazione della pe-requazione automatica a gennaio e non per tutti.In secondo luogo, la riforma del mercato del lavoro, auspichiamo non sia l’enne-simo intervento che produce precarietà,

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politicadi questa ne abbiamo in abbondanza, chiediamo buona occupazione, stabile, che dia finalmente risposta a tutti coloro che da tempo cercano lavoro. Solo così può ripartire l’economia, i consumi, gli investimenti e sopra tutto la speranza e la fiducia nel futuro, cosa dimenticata da tanti causa il perdurare di una crisi che ha assunto una configurazione drammatica.

“Il governo si ponga l’obiettivo prioritario di una vera “guerra” all’evasione fiscale”

Guido MoraSegretario Camera del Lavoro-Reggio Emilia

Dopo i primi provvedimenti governa-tivi in materia economica non è certo possibile pensare ad un nuovo corso sul tema più drammatico della crisi econo-mico-sociale che vive il paese: quello del lavoro e dell’occupazione.Dopo tanti anni in cui abbiamo chiesto di mettere mano ad una manovra di redistri-buzione attraverso la leva fiscale a favo-re dei redditi medio bassi, in primis per rilanciare i consumi interni, quindi dare un po’ di fiato alla ripresa, cogliamo con favore il mettere 80 euro circa in busta paga in modo strutturale. Con altrettanta schiettezza non ci piace che questo inter-vento escluda fasce deboli di popolazio-ne come pensionati e ancor più i precari.L’ennesima riforma sul lavoro a termine e il testo del cosidetto jobs act permango-no dentro il concetto neoliberista per cui ulteriori dosi di precarizzazione del lavo-ro dovrebbero generare nuova occupa-zione e quindi generare aumento di PIL.Siamo alla solita ricetta che in questi anni di crisi, ma anche prima del 2008, ha dimostrato di non funzionare e i nu-meri impietosi di oggi lo dimostrano: 13 percento disoccupati, metà giovani senza un lavoro, un quarto di produzione indu-striale persa, ecc.Dal punto di vista del lavoratore signifi-ca cercare ogni tre anni un diverso datore di lavoro, e cioè all’infinito, rassegnan-dosi ad una totale sottomissione a ricatti di ogni tipo in cambio di una potenziale

conferma nel lavoro.D’altronde sono di fatto sfumate le pro-poste di un nuovo “contratto unico” a tutele crescenti in parallelo ad una ridu-zione delle più esasperate tipologie di contratti precari: nel DDL del jobs act non c’è nessuna indicazione strategica in tale senso.Ma anche sul versante del creare lavoro con una qualche politica industriale e di investimenti pubblici nulla si intravede, anzi la famosa spending review si pro-fila già come un gigantesco taglio alla spesa pubblica pari a circa 30 milioni in qualche anno che più sugli sprechi, pur da combattere, sarà un ulteriore taglio ai servizi pubblici e prestazioni sociali e che ricadrà di nuovo negativamente sui conti pubblici.Esattamente il contrario di ciò che ser-virebbe: un grande piano di investimenti pubblici anche in deficit per creare oc-cupazione affrontando le emergenze del paese che si ripetono (dissesto idrogeo-logico, ambiente, banda larga, ecc.) e per

questa via far ripartire l’economia: è il nuovo lavoro che fa crescita e non viceversa.Il governo Renzi non potrà in altre parole “cambiare verso” in politica economica se non avrà il coraggio di rimettere in di-scussione i vincoli assunti in Europa con Maastricht e con il Fiscal compact e che dal prossimo anno imporranno ulteriori 50 miliardi di taglio alla spesa o di au-mento delle entrate nel bilancio statale.Così come siamo convinti sia impossibile “cambiare verso” senza che il Governo si ponga l’obiettivo prioritario di una vera “guerra” all’evasione fiscale come primo atto di redistribuzione solidale a favore della parte più ingiustamente offesa dai tagli allo stato sociale, all’istruzione, alla sanità, alla previdenza, ecc..L’indisponibilità sbandierata con arro-ganza al confronto con il sindacato e le altre parti sociali fa tutt’uno con una politica che concepisce il mercato come quasi unico regolatore in economia: su questo non si potranno misurare altro che ulteriori fallimenti.

UNA STORIA ANTIFASCISTAL’ANPI CITTADINA INTITOLA LA SEZIONE

ALLA PARTIGIANA DORINA STORCHI “LINA”

Giornata densa di emozioni quella dell’8 marzo scorso, il salone dell’ANPI in via Farini non riusciva a contenere tut-ti i compagni e gli amici simpatizzanti, giunti per celebrare la partigiana Dorina Storchi Lina a cui è stata intitolata la se-zione cittadina. E chi meglio di Lina, reggiana del Centro storico, partigiana, antifascista e comu-nista, poteva rappresentare la Sezione, avere il proprio nome sulla bandiera, ricamata a mano per l’occasione, avere riconosciuta la sua storia, che è anche la storia di migliaia di donne e di uomini che con il loro impegno antifascista, nel ventennio fascista e nei venti mesi della Lotta di Liberazione, dando tutto e sen-za nulla pretendere per se stessi, hanno saputo darci la conquista più grande, la libertà e una Costituzione tra le più avan-zate al mondo. La festa internazionale della donna, non casualmente concomitante, ha reso il contesto della giornata ancor più denso di contenuto e significato, con la presen-za della figlia di Dorina, Simona Ganassi, Simona tra l’altro è stata la più piccola partigiana iscritta all’ANPI nell’imme-diato postLiberazione, quando a soli cin-

di Alessandro Fontanesi

que anni, entrando e uscendo dal carcere di Reggio, portava nelle pieghe del cap-pottino e tra i capelli, i messaggi da e per i partigiani. Una storia autentica, di antifascismo au-tentico, che ha trovato finalmente l’at-tenzione che meritava grazie alla per-severanza della presidente dell’ANPI cittadina Anna Ferrari e delle altre don-ne della sezione, Anna Parigi, Gemma Bigi e Alessandra Fontanesi di Istoreco. Nell’occasione il pittore e artista reggia-no Attilio Braglia ha donato una delle sue opere a Simona: proprio il ritratto della madre partigiana Dorina. L’intervista a Simona, che si può legge-re nel piccolo volumetto edito dall’Anpi per l’intitolazione della sezione a Dorina Storchi, così dice della mamma: “Dorina è morta il 13 dicembre 2003 a Reggio Emilia, all’età di 93 anni. La sua vita è emblematica, lo è tutta la famiglia Storchi-Corradini, fieramente e umilmente comunista e antifascista. Dorina ha lottato tutta la vita ma con passo leggero quanto deciso... Dorina non è mai stata vecchia”. E nemmeno la sua storia lo è.

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politicaSull’unificazione dei 4 comuni:

Busana Ligonchio Collagna e Ramisetodi Giacomo Notari

Se avevo qualche dubbio sulla neces-sità di giungere all’unione dei quattro comuni del nostro Appennino, guardan-do i bassi dati anagrafici, rispetto alla vastità del territorio, oggi lo giudico una necessità. Al di sotto di un certo numero di abitanti, specie se l’età media è molto elevata, qualsiasi iniziativa di sviluppo economico diventa più difficile. Abbiamo la necessità di rivolgere lo sguardo allo sviluppo economico: perciò all’occupazione e alle fonti di reddito. Una delle potenzialità deriva dal ter-ritorio. Le quattro montagne più alte dell’Appennino sono in questi comuni; perciò neve e sport invernali, sorgenti di acqua abbondanti e di qualità eccellenti. Territorio totalmente inserito nel Parco Nazionale con tre valichi (Cerreto, Pra-darena, Lagastrello) che lo collegava al turismo della Regione Liguria e alle altre città dell’alta Toscana. La moltitudine di seconde case nei quat-tro comuni, oltre a pensioni, campeggi, alberghi e agriturismi, sono già una ga-ranzia per crescere ancora. Ulteriore attenzione va messa in campo nei riguardi di un piano serio per l’ener-gia rinnovabile, soprattutto fiumi, torrenti e sole, trascurando l’eolico poiché com-promette il paesaggio. In questo territorio esistono alcune mi-gliaia di ettari di mirtillo nero, con una potenzialità produttiva di almeno 6/7 mila quintali di prodotto l’anno, con un investimento pari a zero. Si tratta di un prodotto di alta qualità, che in altre zone montane è fonte di reddito, occupazione e richiamo turistico. Assieme a questa risorsa, bisogna colti-vare il lampone ed il ribes poiché abbia-mo centinaia di ettari improduttivi, anche vicini ai centri abitati. Si tratta di prodotti ben pagati e ricercati sia dai turisti che dal mercato. Va disciplinata meglio la raccolta dei funghi e del tartufo, prodotti - in spe-

cial modo il porcino, che conta migliaia di cercatori - che a loro volta diventano utenti della ristorazione locale. In questo territorio occorre un vasto pro-getto esecutivo, che disciplini la cura puntuale del territorio, fiumi, torrenti, ca-nali e sentieri, nulla deve essere trascura-to, come avviene normalmente in Bavie-ra in Austria e nella montuosa Svizzera. Anche questa sarebbe una buona fonte di occupazione nell’ediliziaDeve diventare un territorio che sia il visitatore che l’abitante sente proprio e rispetta. Attenzione va posta anche alla produzione di latte bovino, per consoli-dare l’impianto di Gazzolo; altrettanto dicasi della pastorizia, scarsamente pre-sente in tutto il territorio. Io non ho la ricetta, ma avverto il pro-blema di un territorio come il nostro, con

migliaia di particelle di terreni agrico-li, boschi e castagneti, molti dei quali i proprietari non sanno nemmeno dove si trovano. Demanio o Regione dovrebbero acqui-stare tutti questi lembi, e successiva-mente fare dei progetti a sostegno della pastorizia, forestazione oppure riserva di caccia, poiché così come si trovano ora offrono solamente una visione di de-grado. Il nuovo comune oltre a produrre energie rinnovabili, deve adottare la rete del gas metano, presente solo in parte del territorio.

il nuovo comune non nascerà contro altri

ma per i figli dei nostri figli e ancora più avanti. Non possiamo lasciare in eredità solo il nome dei vecchi cari Comuni.

Il 6 ottobre scorso il nostro associato il Partigiano Giacomo Barbieri Nemo appartenente alla 145a BGT Garibaldi,

ha compiuto 90 anni.Il nostro Presidente, Giacomo Notari,

a nome della Associazione, gli esprime i più cari e sinceri auguri per i suoi 90

anni, portati con fierezza come quei valori che ha saputo difendere 70 anni

fa contro la barbarie nazifascista.

I 90 anni del Partigiano

Giacomo Barbieri Nemo

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70esimi della ResistenzaIl primo lancio-maggio 1944

racconto di Guerrino Franzini FrigioSi parla di tanto in tanto di lanci. Questa speranza nell’aiuto degli alleati, delusa per tanti mesi, si concreta finalmente proprio in questi giorni di maggio. Una notte, il rombo di un quadrimotore che gira insistentemente intorno alla val d’Asta, attrae l’attenzione delle guardie. Il rumore aumenta con l’abbassarsi dell’apparecchio, fino a riempire tutta la vallata. In breve, siamo tutti in piedi, agitati, emozionati. In pochi secondi, la nostra capanna è vuotata dalla paglia (addio materassi) e con quella si improvvisa un falò. Un altro ne compare più in là, vicino alla capanna grande, un terzo viene acceso prontamente accanto al primo. Gli aviatori hanno visto e rispondono con segnalazioni luminose.

Poi l’apparecchio si abbassa sempre più, si avvicina ... Siamo sbalorditi dal ru-more e dall’emozione ... E’ passato. Ma ai nostri occhi allucinati e fissi nel buio, sembra di scorgere qualche disco oscil-lante nello spazio. Non ci siamo ingan-nati; i dischi nascenti dal buio profondo del cielo si allargano e biancheggiano sempre più. Siamo pazzi di gioia; gridiamo e corria-mo qua e là per il prato cercando di segui-re la direzione dei paracadute. Le nostre ombre vaganti freneticamente nel bosco e nei prati al riflesso dei fuochi, fan pen-sare a una danza di streghe invasate. Li contiamo dieci volte in un minuto: sono cinque. Schianti di rami, tonfi sull’erba, ricerca affannosa nei boschi circostanti. Intanto l’apparecchio si avvicina ancora e ripete il lancio. Sono ancora cinque. Cerchiamo di indovinare dove cadono, corriamo col viso rivolto per aria. Urtiamo e inciampiamo dappertutto come ubriachi. Fossi, siepi, assi sono su-perati in un baleno, malgrado il buio. Ci interessa soltanto quel biancore appeso a un albero o disteso del prato. Le mani lavorano febbrilmente a distri-care i lacci e le cinghie che avvolgono le casse e i bidoni. L’apparecchio passa ancora e lascia cade-

re in cinque volte il suo carico prezioso, poi scompare inghiottito dall’oscurità. La curiosità ci divora. Le viti e i legami cedono finalmente e asciamo intravedere il contenuto. Sono munizioni, sono armi di tipo nuovo che noi cerchiamo invano di capire; è buio e abbiamo troppa fret-ta. Trasciniamo i pesanti carichi entro la capanna e al fioco lume della candela, esaminiamo i vari pezzi smontati delle armi, che cerchiamo subito di mettere in-sieme senza riuscirvi. Siamo in uno stato di esaltazione tale che non ci permette di capire bene di che cosa si tratta. Ognuno dice la sua e intanto le mani tremano e non combinano nulla. Poi qualcuno mo-stra un’arma già pronta; è un mitra e ce ne sono tanti. Non si perde tempo; in breve tutti sono armati di mitra e mentre due distacca-menti continuano il lavoro di ricerca del materiale, il nostro si reca sui passi di Coriano. Occorre evitare che il presidio di Villa Minozzo, udito del lancio, possa tentare una puntata al fine di sbandarci e catturare il materiale. Armati delle vecchie armi e delle nuove cominciamo la scalata al buio, su per le mulattiere sassose e fangose di Ronco-pianigi. Sappiamo che se riusciremo a mettere al sicuro le armi, saremo temuti, e non a torto, dai presidi fascisti. Ormai ci sentiamo appoggiati, aiutati, in-coraggiati dalle grandi potenze. Stiamo per raggiungere le cime brulle della catena, quando notiamo, proprio in direzione del nostro accampamento, un fuoco che sembra di paglia. Siamo stu-piti dell’imprudenza e ci domandiamo come mai non capiscano che si fanno troppo notare: non vi è certo bisogno di accendere fuochi ora che l’aeroplano se n’è andato. Vediamo la fiamma svilupparsi, crescere sempre più poi, d’improvviso, una fiam-mata più grande e uno scoppio. Ci fermiamo di botto ed anche il nostro cuore dà un tonfo e si ferma. Il colpo è seguito da un altro, da molti altri. Non

v’è dubbio: brucia la capanna con il con-tenuto del lancio. Restiamo pietrificati lì sulla mulattiera. Sui nostri visi illumina-ti dall’incendio, qualche occhio luccica; bestemmie, in sordina alle labbra di qual-cuno. Le munizioni crepitano e il fuoco continua ancora a lungo. Ci avviamo lentamente verso la cima. Che andiamo a fare lassù ora che tutto il materiale è perduto? Ci disponiamo tuttavia per la difesa, benché accasciati e ammutoliti da questa terribile prova. La notte è fredda e triste; ma quando al mattino, il sole comincia a scaldarci le ossa intirizzite, giunge anche una staffet-ta a ridarci un poco di serenità. E’ bruciata solo la capanna piccola, che per fortuna conteneva un piccolo quan-titativo di munizioni e di bombe a mano. Ora siamo rassicurati e, mentre i nostri compagni stanno nascondendo nei ma-gazzini segreti il materiale esuberante, guardiamo fiduciosi la lunga vallata del Secchiello semi rischiarata dal sole na-scente e la bianca strada deserta che ser-peggia verso Villa Minozzo. Siamo ora ben decisi a difendere i passi. Le nuove armi, significano altrettanti compagni che ci raggiungeranno presto sui monti, significano potenziamento della nostra lotta per il bene del popolo.

Guerrino Franzini 1916-1983

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cultura

Cesare Battisti, Palazzo scaligero Verona

100 anni or sono

La Grande Guerra incubatrice degli orrori del secolo breve

Fin dall’inizio del secolo XX manife-stazioni pacifiste, o comunque contro le guerre, in terra reggiana ce ne sono state diverse, promosse dal Partito socialista. Già a partire dal 1911 vennero diffuse le cartoline contro la guerra colonialisa alla Libia: mostravano due madri, una bianca l’altra di colore, che alzavano ciascuna il suo bambino perché si abracciasse con l’altro. Poiché quella guerra durò alcuni anni, una grande manifestazione di piaz-za contro il suo protrarsi ebbe luogo a Reggio tre anni dopo, nel 1914, con un corteo che attraversò la città e si concluse nel cortile delle scuole “della Concezio-ne” (zona Borgo Emilio) , dove parlarono alla folla Camillo Prampolini, Massimo Samoggia e l’avv. Borciani.Ma proprio mentre le truppe italiane con-tinuavano l’opera di repressione della guerriglia libica, in Europa, in quel 1914, scoppiava la Prima Guerra Mondiale. Fu “l’inutile strage” secondo le parole di Papa Benedetto XV. Fu l’inizio di quella spaventosa “guerra civile” europea che produsse frutti velenosi e sanguinosi: i fascismi (e noi italiani fummo precursori e maestri) la curvatura totalitaria stalinia-na della Rivoluzione dei Soviet, fino alla seconda guerra mondiale e ai fasti spa-ventosi dei campi di sterminio.Mentre la guerra divampava nel cuore dell’Europa, in Italia spinte interventiste provenivano da più parti. Erano spinte “di destra” (e protofasciste) ma anche “di sinistra”, col fenomeno del cosid-detto interventismo democratico . Anche se diversi degli intellettuali democratici interventisti, una volta vissuta l’esperien-za del fronte e della trincea, muteranno totalmente opinione. Tra gli interventisti democratici, era anche il socialista tren-tino Cesare Battisti, che il 25 febbraio 1915 venne a Reggio per tenere un comi-zio a favore della guerra contro l’Austria in nome della unione all’Italia delle co-siddette “terre irredente” (Trento e Trie-ste) ancora sotto l’Impero asburgico. La sua tragica e “spettacolarizzata” impic-cagione nel castello di Trento (12 luglio 1916) consegnò per sempre l’intellettuale e politico trentino all’empireo dei martiri. Non sappiamo se, sopravvissuto, avrebe mutato giudizio sulla guerra, come capitò a tanti altri “interventisti democratici”, a

di Antonio Zambonelli

cominciare da Emilio Lussu (leggere Un anno sull’altipiano).Quel 25 febbraio 1915 molti lavorato-ri reggiani accorsero in Piazza d’Armi, davanti al Teatro Ariosto, per protestare contro la guerra e contro il comizio di Battisti. Il pesante intervento repressivo della forza pubblica (reparti dell’eserci-

to, carabinieri e polizia) provocò 2 morti e 13 feriti. A perdere la vita furono due ragazzi di 18 anni: Fermo Angioletti, mu-ratore e Mario Baricchi.Le loro troppo brevi biografie andranno approfondite. La loro memoria traman-data, magari con le pietre d’inciampo che negli stessi luoghi ricordano i cinque martiri del 7 luglio 1960. Questi ulti-mi caduti per protestare contro rigurgiti fascisti. I primi contro una guerra che avrebbe prodotto 600.000 morti italiani e che sarebbe stata alla base della violenta esplosione del fascismo.Per prepararci alle necessarie riflessioni sul 100° anniversario dell’entrata dell’Ita-lia in guerra (maggio 1915), suggerirei di cominciare dalla lettura del pamphlet di don Giuseppe Dossetti jr: reca un titolo di amara constatazione: 2014. Cento anni non sono bastati.Qui accanto un brano dalla introduzione dell’Autore. L’ intensa interrogazione di un credente sul passato ma che non perde di attualità . Per credenti e non.

La domanda che mi faccio e che vorrei trasmettere ai lettori riguarda il senso di questa guerra. Non intendo le ragioni sto-riche, la concatenazione degli eventi, lo sfondo culturale che ha alimentato l’idea della guerra come grande medicina di un mondo malato. Tutto questo, e altro, è noto ed è stato studiato. Quello che manca è una riflessione morale e, aggiungo, reli-giosa, su questo conflitto, vera svolta nella storia del mondo e della Chiesa. Ciò che è grave, è che non si abbia avuto finora il coraggio di fare i conti con que-sta domanda: come è stato possibile che le nazioni di un’Europa cristiana si scan-nassero tra loro, invocando lo stesso Dio? E come è stato possibile che, di fronte alle immani sofferenze causate dalla guerra, non ci sia stato lo sforzo per identificare i germi della violenza, impedendo cosi un secondo e ancora più cruento conflitto? E come è possibile che ancor oggi non si ponga la domanda se quella guerra era ‘’giusta”; alla luce della stessa dottrina vigente a quei tempi?(dall’introduzione di don Giuseppe Dossetti jr.)

2014. Cento anni non sono bastatidon Giuseppe Dossetti jr.

la copertina del libro

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cultura

Gemma Bigi e Pasquale Pugliese

Fermo Angioletti e Mario Baricchi La Scuola di pace ha avviato la riflessione sul centenario della prima guerra mondiale

Sabato 22 marzo, si è svolto a Villa Cougnet, a Reggio Emilia, il seminario “Gli antimilitarismi reggiani alla vigilia della Grande Guerra”, organizzato dal-la Scuola di Pace di Reggio Emilia, in collaborazione con l’Istoreco, l’ANPI provinciale, il Centro di documentazione sorica Villa Cougnet e la rivista “Pollici-no gnus”. Un seminario nel quale giovani ricercatori e studiosi reggiani – insieme a figure storiche dell’impegno civile cittadino – hanno approfondito il tema dell’opposizione popolare a quella guerra che papa Benedetto XV definì “l’inutile strage”, avviando di fatto le iniziative cit-tadine per il centenario della prima guer-ra mondiale. Il Seminario si inserisce nel percorso di ricerca storica sulla tragica vicenda tragi-ca di Fermo Angioletti e Mario Baricchi, le giovanissime vittime reggiane cadute sotto il fuoco dei carabinieri il 25 febbra-io dei 1915, di fronte al Teatro Ariosto, mentre manifestavano contro il comizio interventista di Cesare Battisti. Martiri per la pace, oggi dimenticati. Un progetto avviato nel 2012 che si svi-lupperà (almeno) fino al 2015, a cento anni dal sacrificio di Mario e Fermo. Il primo seminario, del 2012 (“L’epica dimenticata di Mario e Fermo”), ha af-frontato le ragioni della rimozione sto-riografica e civile di quella vicenda che accadde la sera del 25 febbraio del 1915 in quella che oggi è denominata “piazza della Vittoria”. Il secondo seminario, del 2013 (“Non un uomo né un soldo: l’opposizione popo-lare alle prime guerre dell’Italia unita”), l’attenzione si è incentrata sulle culture politiche e sociali presenti nel territorio reggiano, per ricostruire le ripercussio-ni locali alle guerre coloniali – Eritrea, Abissinia, Libia – che avrebbero prepa-rato il terreno dell’adesione italiana alla “grande guerra”.Il seminario di quest’anno è stato aperto da Pasquale Pugliese, che ne è il curatore per la Scuola di Pace, il quale ha ricorda-to come, tra le tante prospettive possibi-li per ricordare la tragedia della Grande Guerra, il Seminario storico permanente vuole privilegiare quei barlumi di lucidi-tà, all’interno della follia collettiva, che si manifestarono nelle tante obiezioni, reni-tenze e diserzioni dei giovani che si rifiu-tarono di uccidere e morire nelle trincee

d’Europa, pagando spesso ugualmente con la vita. Il giovane storico Marco Marzi, collabo-ratore di Istoreco, inquadrando il periodo, ha ricordato che quella guerra sconvolse l’Europa per il grado di violenza inusi-tato, che andò oltre qualunque guerra precedente, facendo – solo tra i militari – oltre 10 milioni di morti. Per la prima volta, e da allora per sempre, la tecnolo-gia venne massicciamente applicata agli strumenti di distruzione di massa. Eletta Bertani dell’ANPI provinciale, ha ricordato che mentre gli uomini moriva-no nelle trincee, le donne li sostituirono temporaneamente sui luoghi di lavoro, ma non fu riconosciuto ad esse il nuovo ruolo acquisito. Una parte del movimento delle donne si oppose alla guerra, in par-ticolare le donne socialiste, anche a Reg-gio Emilia e nei comuni limitrofi, dove organizzarono scioperi, comizi, manife-stazioni e blocchi dei treni che conduce-vano gli uomini al fronte. Tra le donne più attive Adalgisa Fochi, madre di Ca-millo Berneri, apostolo dell’anarchismo. Anche il giovane socialista Berneri, ha raccontato Gemma Bigi esperta di storia dell’anarchismo, si trovava in piazza il 25 febbraio del 1915, quando furono uccisi i coetanei Baricchi e Angioletti, da allora maturò la scelta anarchica. Gli anarchi-ci reggiani, molto presenti nelle Officine Reggiane e nel quartiere di Santa Croce, oltre che in provincia, di fronte alla guer-ra furono tra i più attivi antimilitaristi. La ricerca della storica della giovane studiosa Francesca Campani si è rivolta

alle “diserzioni mentali” e agli “antimi-litarismi corporei”, ossia alle decine di migliaia di soldati disadattati alla follia della guerra, ospedalizzati nelle strutture psichiatriche perché “pazzi di guerra”, per i quali San Lazzaro a Reggio Emi-lia diventò il campo di prima raccolta. Un’umanità dolente che dalle cartelle cliniche emerge come intimamente rilut-tante alla logica bellica, ma che doveva essere “guarita” per tornare a uccidere e morire. Infine, Mirco Carrattieri, presidente di Istoreco, ha ricordato il “dramma nella tragedia” dei prigionieri di guerra, la cui vicende dolorose sono ricordi “scomodi” perché le guerre mondiali, che hanno co-struito la cultura del ’900, hanno esaltato la figura del combattente. Tra tutti, i prigionieri italiani – prima ab-bandonati dal governo durante la guerra e dopo reinternatati (anche nei campi di Correggio, Guastalla e Scandiano) per sospetta diserzione (quelli che riuscirono a tornare) – furono scomodi fin da subito. Il Seminario storico permanente, che continua i suoi lavori, si è dato appunta-mento a dopo le elezioni per incontrare il prossimo sindaco e chidere formalmente che il 25 febbraio del prossimo anno Ma-rio Baricchi e Fermo Angioletti, ad un se-colo dall’eccidio, possano avere il giusto riconoscimento pubblico affinché il loro sacrifio, anziché rimosso, sia da monito alla presente e future generazioni, perchè non bisogna mai stancarsi di opporsi alla guerra ed alla sua preparazione.

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culturaAlberto Vigevani e

il romanzo partigianodi Giovanni Guidotti

Stabilire quale sia il primo romanzo partigiano può apparire una questione di lana caprina, ma non la è. Non si tratta di affrontare semplicemente l’argomen-to dal punto di vista cronologico, bensì da quello storico-letterario, per indivi-duare le componenti essenziali (morali, emotive, politiche, culturali) che hanno determinato la scelta di combattere, il momento in cui si sono manifestate nella loro immediatezza e autenticità, la loro rappresentazione in forma narrativa. Sino ad ora la primogenitura del romanzo par-tigiano è stata attribuita ad Elio Vittorini, con Uomini e no, libro stampato nel 1945 ed ambientato nella Milano del ’44; tutta-via la recente pubblicazione dei Compa-gni di settembre di Alberto Vigevani ne ha anticipato la nascita all’ottobre 1944, trasferendo sul lago di Como, all’indo-mani dell’8 settembre 1943, la colloca-zione spazio-temporale delle vicende. La “purezza” della decisione che condurrà migliaia di persone ad iniziare una guer-ra di liberazione definita poi da Franco Fortini “un corso accelerato di storia del secolo, di etica, di estetica”, si manifesta in quel momento, con la tragica disso-

“I compagni di settembre” di Alberto Vigevani. Endemunde Editore, 2013, pagine 159, € 11.90

luzione dello Stato, nel caos di tensioni, smarrimenti e conflitti, ma nel pieno di passioni, ideali, speranze. Ed è proprio nei giorni del settembre ’43 che Vigevani coglie, come in una fotografia istantanea, l’alba della Resistenza, mediante la figu-ra di Filippo, artista, d’estrazione bor-ghese ed origine ebraica (come l’autore). Privo di esperienza bellica e consapevole della propria condizione elitaria, il pro-tagonista è tuttavia convinto che l’unica opzione possibile sia quella di salire sui monti per unirsi alle bande armate. La sincerità dei suoi dubbi e paure, ma pure la sua ingenuità d’artista attribuiranno al testo un valore sia storico che lettera-rio, qualificandolo come prima memoria resistenziale per la stringente attualità dell’argomento trattato (l’ingresso, nello stesso periodo, di molti intellettuali nel-le formazioni partigiane) e al medesimo tempo come anticipatore, dal punto di vista stilistico e tematico, del Neoreali-smo. In proposito, un’ulteriore emblema-tica dimostrazione è offerta dallo stesso Vigevani, che dal settembre 1943 muta radicalmente la propria visione della re-altà scegliendo la strada dell’impegno politico e culturale, con l’adesione al par-

tito socialista e la pratica di una scrittura militante. La storia narrata non è soltanto un fedele resoconto dell’inizio della guerra parti-giana, con l’avvio dei contatti, la ricerca delle armi, gli scontri a fuoco, le prime vittime, le fughe; contiene pure gli ele-menti umani e poetici sui quali si struttu-rerà la futura letteratura partigiana. Le descrizioni dei partigiani come “gente cacciata senza tregua nei boschi e per la montagna o allineati lungo il muro di una caserma, con in faccia la morte e l’odio che fa tenere lo sguardo alto”, della pau-ra “che s’insinua nella mente a strozzare l’entusiasmo e lentamente si dilata nel corpo”, del combattente per la liber-tà come “un uomo che ha buttato tutto dietro le spalle” ed è solo dinnanzi alla propria scelta, saranno i motivi ricorrenti dei grandi racconti che giungeranno nel dopoguerra attraverso Fenoglio, Mene-ghello, Fortini, Calvino ed altri ancora. L’aver riportato alla luce I compagni di settembre”, afferma giustamente Marco Fumagalli, “dopo 70 anni di silenzio, consente al lettore di far riemergere la forza e la passione di quei giorni, che oggi più d’uno rimpiange”.

La mostra su don Borghi a Correggio

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cultura

Una ragazza deposita un fiore, come omaggio alle vittime, nel campo di Sachsenhausen, la visita al museo della Resistenza tedesca a Berlino con Ugo Fazio e, sotto, gli studenti in visita al campo di prigionia di Sachsenhausen

BERLIN0 VIAGGIOIl cammino del Viaggio 2014

L’ultimo atto dall’8 all’11

Più di mille studenti reggiani a Berli-no, e prima ancora a contatto diretto con testimoni della Resistenza e della depor-tazione. Si è conclusa la fase principale del Viaggio della Memoria di Istoreco, realizzato con la collaborazione di ANPI e di altre realtà reggiane. Un’iniziativa, il Viaggio della Memoria, che ogni anno coinvolge centinaia di alunni delle scuo-le superiori reggiane e che fra febbraio e marzo ha appunto portato più di mil-le persone in visita a Berlino e ai cam-pi di concentramento di Ravensbrück, il principale campo di prigionia femminile nazista, e Sachsenhausen, uno dei primi luoghi di detenzione voluti dal regime hitleriano.Nei tre turni distinti fra febbraio e marzo i ragazzi reggiani hanno potuto approfon-dire tanti temi, visitando i luoghi al cen-tro della seconda guerra mondiale, con un focus sulla persecuzione “dimenticata” di Sinti e Rom, ricordati nel percorso prepa-ratorio e nella commemorazione conclu-siva di ogni settimana, sempre svolta al nuovo memoriale nazionale che la Ger-mania ha edificato proprio di fronte al Parlamento. Fra gli argomenti discussi, le forme del terrore nazista, la pianificazio-ne dello sterminio ebraico, la vita ai tem-

di Adriano Arati

pi del Muro, la Berlino capitale della di-versità. E la Resistenza tedesca nelle sue varie forme. Dai singoli attivisti, come George Elser, che cercarono di uccidere Hitler “perché volevo fermare la guerra”, ai giovani militanti della Rosa Bianca e ai

militari che il 20 luglio 1944 organizza-rono un attentato fallito per un soffio, in quella poi conosciuta come Operazione Valchiria. Nel luogo dove questi soldati vennero giustiziati, sorge oggi il museo della Resistenza tedesca, visitato da tanti

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DELLA MEMORIA 2014non è ancora concluso maggio a Correggio con ERA

studenti accolti dallo storico Ugo Fazio, che li ha invitati a riflettere sui motivi per cui si decide di schierarsi contro qualco-sa di sbagliato, anche a costo della pro-pria vita. Si è parlato poi di altre forme di Resistenza, come quelle messe in atto da Papa Weidt e dalle donne di Rosen-strasse. Otto Weidt era un imprenditore tedesco che durante la guerra diede da lavorare nel suo laboratorio di scope a tantissimi giovani ebrei ipovedenti, altri-menti destinati ai campi di sterminio. A Rosenstrasse, invece, centinaia di mogli e fidanzate tedesche si radunarono per pro-testare contro l’arresto dei loro compa-gni di origine ebraica. Anche grazie alla manifestazione, la maggioranza di questi uomini venne liberata.Un pieno di informazioni e di emozio-ni, preparato da dicembre a febbraio con una serie di incontri formativi nel-le varie classi e con degli affollatissimi momenti pubblici, le testimonianze di due straordinarie figure femminili, Fa-nia Brancovskaya e Mirella Stanzione. Fania è una 92enne partigiana lituana di origine ebraica, sfuggita alla distruzione del ghetto di Vilnius e unitasi ai resistenti sovietici, con cui ha combattuto sino al termine del conflitto. Oggi, ancora piena di energia, lavora nel campo della memo-ria. Mirella Stanzione, originaria di La

Spezia, di famiglia antifascista, è stata deportata a Ravensbrück assieme alla madre dopo essere stata catturata dai na-zisti come ostaggio per snidare il padre e i fratelli, impegnati nella lotta partigiana.Il cammino del Viaggio 2014 non è an-cora concluso. L’ultimo atto si terrà dall’8 all’11 maggio a Correggio con ERA – European Resi-

stance Assembly, il raduno della Resi-stenza Europea. Saranno quattro giorni dedicati alla Re-sistenza di ieri e di oggi, con partigiani di tutta Europa, centinaia di partecipanti stranieri, in buona parte tedeschi, ed ospi-ti di spessore, fra cui – nel 2014 – Wu Ming e Paolo Nori.

Il memoriale per gli ebrei europei sterminati dai nazisti, nel cuore di Berlino

cultura

La commemorazione conclusiva davanti al memoriale dedicato ai Sinti e ai Rom sterminati dal nazismo, di fronte al Reichstag, il Parlamento tedesco e, a destra, l’ingresso al campo di concentramento di Sachsenhausen

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di Bruno Bertolaso

estero

Pravij Sektor, Svoboda, Trizub e altri movimenti di estrema destra, hanno gio-cato un ruolo determinante nel fare pre-valere la violenza in una rivolta popola-re, nata prima spontaneamente contro il sistema di potere corrotto del presidente Victor Yanukovich, sistema, peraltro, le-gittimamente al potere, avallato dal voto della maggioranza degli ucraini.Vestiti con nere tute mimetiche, con fiam-manti ginocchiere protettive, con zaini colmi di bottiglie molotov, spranghe me-talliche, qualche carabina di precisione, pronti a scontri violenti con la polizia, hanno giocato un ruolo determinante nel fare prevalere le frangie estreme della rivolta, restando nell’ombra, ma interve-nendo velocemente quando era necessa-rio attivare quelle provocazioni, in grado di far alzare i toni della rivolta stessa.La gente comune, le famiglie, i giovani democratici, che erano scesi in piazza, per dare vita ad una rivoluzione democra-tica e incruenta, non hanno palesemente apprezzato l’attività di questi gruppi pa-ramilitari, ma non si sono a loro oppo-sti, hanno finto di non vederli, ma han-no compreso benissimo che con le loro azioni, tutte le manifestazioni in atto, avrebbero preso da subito l’etichetta di fasciste.Un fatto peralto è certo: senza di loro, senza la violenza da loro scatenata, la gente non sarebbe riuscita a far scappare Yanukovich. Perfino Yiulia Tymoshenko, appena uscita dal carcere, mentre giocava abilmente il ruolo di martire “della ditta-tura filo-russa”, invocando libertà e diritti umani, ha capito bene che non era pos-sibile farne a meno, tanto da assicurarne una riabilitazione, che ha consentito loro di controllare legalmente la piazza.Il nuovo Parlamento nato dai violenti scontri di piazza, ha visto un evidente aumento numerico degli esponenti della destra più estrema, che affiancati ai 37 deputati di Svoboda, eletti alle elezioni parlamentari del 2012, sono andati a co-stituire una componente importante della Rada, in grado, quindi, di condizionare le scelte del presidente ad interim Turchinov. L’attuale governo ucraino è nato quindi da un vero e proprio colpo di Stato, che ha detronizzato con la violenza il legit-timo presidente Janukovich e che ha as-sunto una veste estrema, simile a quella della vicina Ungheria, veste, che può

Ucraina una rivolta tinta di nero

definirsi di orientamento fascista, sorret-ta com’è da un certo numero di oligarchi dell’Ovest del Paese, ai quali interessa che l’Ucraina entri in Europa, non tanto per sentimentalismi ideologici, quanto per incrementare i propri affari diretti verso la Germania e la Polonia.A fronte di una situazione generata dal colpo di Stato, definito dalla popolazio-ne russofona, senza incertezze, fascista, avallata anche dal fatto che una delle prime decisioni del nuovo parlamento ucraino è stata l’eliminazione dal Paese della lingua russa, era logico aspettarsi un rigetto nei riguardi di un governo ille-gittimo e decisamente contrario ai diritti delle minoranze russe.La rivolta, diretta contro una situazione politica divenuta inaccettabile, da parte della popolazione della Crimea, di un intero popolo, privato con un golpe della propria identità storica, ha prodotto una serie di vicende decisamente fuori dai normali comportamenti di politica inter-nazionale e, per alcuni versi, da consi-derare anche illegittime: a) l’avvio di un referendom per l’indipendenza della pe-nisola, vinto con percentuali di oltre il 93 percento, che ha sancito l’annessione del-le Crimea alla Russia; b) l’invasione mor-bida del Paese da parte dell’esercito russo a protezione della popolazione russofona; c) la nazionalizzazione dei beni e delle azien-de energetiche di Kiev e l’adozione del ru-

blo come moneta nazionale; d) l’adozione delle leggi civili e penali di Mosca.La situazione, che si è venuta a creare, ha provocato una serie di avverse reazio-ni da parte dell’ONU, che attraverso il Consiglio di sicurezza ha tentato, senza riuscirci, di inficiare la validità del refe-rendum e da parte degli USA e della UE, che, dopo tentativi di dissuasione diplo-matica, hanno dato il via ad una serie di sanzioni che prevedono: - il blocco dei visti, il congelamento dei beni di alcuni magnati russi, l’espulsione della Russia dal G8 (che diviene così G7), la sospen-sione delle previste manovre militari congiunte, l’isolamento del Paese nella platea internazionale, il riavvio inevitabi-le, di forme di guerra fredda. Le sanzioni avviate dalla comunità inter-nazionale non hanno minimamente pre-occupoato la Russia, che è andata avanti indifferente, giudicando le stesse assoluta-mente prive di qualsivoglia conseguenza.La questione, che potrebbe dare fuoco ad una situazione già di per sé difficile, è stata l’associazione della “nuova Ucrai-na” nel consesso della UE, attuata senza garanzie di tutela per le minoranze, ma come misura di semplice ritorsione nei ri-guardi di Putin, decisione questa, che po-trebbe innescare forme di ribellione vio-lenta nei territori russofoni delle regioni orientali del Paese, con grave rischio per la Pace.

Miliziani paramilitari neo-nazisti di Pravij Sektor in una manifestazione anti-Yanukovich

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E’ la scritta apparsa su numerosi muri della Bosnia, incendiata dagli inizi di febbraio da manifestazioni di piazza spesso degenerate in tumulti, vandalismi e razzie. Quella Bosnia resa tristemente famosa dai tanti luoghi (Sara-yevo, Mostar, Tuzla, Srebrenica) simbolo di una terribile guerra fratricida che ha trovato una sua conclusione con

gli accordi di Dayton del dicembre 1995. A distanza di 19 anni, le contraddizioni presenti in quegli accordi e una crisi politica, economica ed istituzionale senza precedenti hanno portato ad una esplosione di violenza spontanea, non pilotata e/o strumentalizzata da sindacati o forze politiche organizzate, ma dettata unicamente da una esasperazione popolare dilagante.

di Saverio Morselli www.segnalidipace.wordpress.comSegnali di pace/

“Chi semina fame raccoglie la collera”

Per comprendere ciò che sta accadendo in queste settimane, occorre partire dalla complessa architettura politico-istituzio-nale uscita dagli accordi di Dayton, frutto di contrapposizioni etniche mai sopite e di una sorta di consacrazione dei nazio-nalismi che ha impedito a questo Paese un graduale percorso verso la normalità. Infatti, la Bosnia Erzegovina nasce sul-le fondamenta di una frammentazione etnica, linguistica e religiosa che ne ha determinato una struttura statuale scon-certante: lo Stato centrale ha competen-ze esclusivamente in materia di politica estera, diplomatica e finanziaria, mentre tutto il resto viene gestito dalle due enti-tà in cui è stata suddivisa: la Federazione della Bosnia Erzegovina (a maggioranza musulmana) e la Repubblica Srpska (Ser-ba). La prima è a sua volta suddivisa in dieci cantoni, di cui quattro abitati preva-lentemente dalla minoranza croata. Ogni cantone dispone di un proprio governo e di una assemblea legislativa. A sua vol-ta, la Repubblica Srpska può contare su poteri legislativo, esecutivo e giudiziari autonomi.Queste due macro-identità hanno infi-ne la gestione congiunta del distretto di Brcko (80.000 abitanti nel nord est del Paese), sotto la supervisione della c.d. comunità internazionale (ONU e poi NATO), ancora presente sotto forma di un Alto Rappresentante, che più in gene-rale ha il compito di vigilare sul rispetto degli accordi di Dayton come in una sorta di “Protettorato moderno”*.In più, amministrazione della giusti-zia suddivisa in quattro giurisdizioni, programmi scolastici differenti, servizi postali distinti, enfatizzazione delle di-versità linguistiche e religiose (bosniaci-musulmani, serbi cristiano-ortodossi e croati-cattolici) Questo “mostro” istituzionale, caratteriz-zato dalla debolezza dello Stato centrale e dalla esasperata suddivisione dei poteri, spesso produce una vera e propria ingo-vernabilità (non a caso nel 2010 per ben 16 mesi il Paese non riuscì ad avere un Primo ministro!), dovuta soprattutto al mancato coordinamento tra istituzioni centrali e organi di autogoverno.Tuttavia, l’incapacità dell’assetto istitu-zionale descritto nel portare la Bosnia Er-zegovina fuori dal tunnel delle conseguen-

ze di una guerra distruttiva e spietata non è sufficiente per capire il perché di una rivolta popolare così violenta. A questa incapacità va infatti aggiunta la diffusio-ne della corruzione, del clientelismo e del nepotismo, diffusi in maniera sistematica a tutti i livelli del potere politico ed ammi-nistrativo, nonché l’aumento esponenziale della criminalità organizzata.Ma, soprattutto, va aggiunto il prezzo che il Paese deve pagare per fare fronte ai prestiti avuti dalle istituzioni economiche internazionali (FMI e Banca Mondiale in primis), ovvero politiche di austerità che si sostanziano nella riduzione dei salari e nella selvaggia privatizzazione di azien-de statali tradottasi spesso nel loro rapido fallimento e nel licenziamento di migliaia di lavoratori.La conseguenza di ciò è presto detta, ed è sconvolgente: il tasso di disoccupazione si avvicina al 40 percento, per arrivare al 63 percento per gli under 24.Come in un film già visto, in Bosnia po-chi si arricchiscono e molti patiscono, la classe media tende a scomparire, quella operaia è ridotta in povertà e i giovani non hanno futuro. L’indigenza e la fame, la mancanza di lavoro e di prospettive hanno generato una bomba sociale che non ha un preciso connotato politico ma semplicemente si traduce nell’assalto ai

palazzi del potere come risposta esaspe-rata di chi ha toccato con mano l’inaffida-bilità e l’autoreferenzialità della politica. E se le autorità e l’Unione Europea in-vitano alla moderazione e condannano le violenze (naturalmente, senza alcuna autocritica), a chi ha occhi per vedere appare chiaro che la rabbia della gente richiede, seppur confusamente, l’aboli-zione di un assetto istituzionale che non ha creato né integrazione né sviluppo, l’uscita di scena di una intera classe po-litica che ha portato il Paese al disastro economico e che ha scelto le privatizza-zioni e la conseguente espulsione di forza lavoro come prezzo da (far) pagare per la transizione al capitalismo nella sua forma più brutale.Il modello uscito da Dayton ha fallito, così come hanno fallito le “riforme” ne-oliberiste richieste tassativamente come condizioni di ingresso della Bosnia nell’Unione Europea. Se non vi sarà un cambio di rotta, la pro-spettiva è quella di una nuova spirale di violenza dagli esiti imprevedibili.

*Maggiori dettagli: A.Demurtas, Le de-bolezze strutturali della Bosnia Erzego-vina e la stabilità nei Balcani”www.equilibri.net

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di Claudio Ghiretti, www.governareggio.itCittadini-democrazia-potere/

Una forte componente straniera formata da cento diverse nazionalità è entrata in una comunità sostanzialmente “omogenea”, trasformandola in una “comunità delle diversità”, nuova e complessa, che bisogna imparare a governare.

Negli Stati Uniti d’America lo hanno chiamato “melting pot”, cioè il grande miscuglio di nazionalità che era diven-tata la società americana, dopo un seco-lo d’immigrazione. Un grande crogiolo dentro il quale tutto si mescola e dove anche i discendenti dei primi coloniz-zatori inglesi ed irlandesi sono diventati minoranza. Anche Reggio sta entrando nell’era del “melting pot”, ma tutto que-sto non è accaduto in un secolo, bensì in meno di 20 anni. Se un emigrante reggiano tornasse a casa dopo 20 anni trascorsi all’estero forse troverebbe una Reggio più bella. Se da Piazza del Monte ripercorresse la corta via Crispi, non ritroverebbe il parcheg-gio asfaltato pieno zeppo di auto in sosta, ma vedrebbe la splendida prospettiva del Teatro municipale che si affaccia su una grande piazza interamente pedonalizzata adornata di pietra di luserna e panchine. Forse ne rimarrebbe ammirato. Ma, in re-altà la vita che scorre nelle sue vie e so-pra le sue piazze gli apparirebbe del tutto diversa, quasi completamente estranea. Sono le persone che la vivono che sono cambiate. Uomini e donne che parlano lingue incomprensibili, che hanno abitu-dini e comportamenti strani, che vedono la realtà con occhi completamente diversi dai nostri. I reggiani erano una comunità sostanzialmente omogenea. Al suo inter-no dialogavano e si scontravano pensieri diversi, ma tutti provenivano dalle stesse radici culturali. Si poteva essere a favo-re o contro i partigiani, ma tutti sapeva-no cosa ha significato la resistenza e la riconquista della democrazia. Si poteva credere o non credere in Dio, ma tutti sa-pevano cos’era la chiesa cattolica e cosa significava per il comportamento delle persone e delle istituzioni. Oggi, no. Non è più così. Oggi quella comunità omoge-nea è dissolta e al suo posto sta sorgendo una comunità con caratteristiche molto diverse: una comunità, appunto delle “di-versità”. Alcuni dati ci possono aiutare a comprendere il fenomeno. 20 anni fa la presenza degli stranieri era margina-le. Oggi, ha raggiunto il 18,2 percento dell’intera popolazione cittadina, ma la

distribuzione sul territorio è molto di-somogenea. Scende al 16 percento nella Circoscrizione Ovest e al 10,6 percento nella Sud. Sale, invece al 21 percento nella Nordest e ben al 29,4 percento nel-la Città storica. Nel Centro storico vero e proprio gli stranieri residenti salgono ancora ed oggi sono il 34,5 percento con-tro il 18,9 percento di appena 10 anni pri-ma. Non solo. Se si considerano le classi d’età più giovani, quelle cioè che vanno da meno di 1 a 39 anni, gli stranieri in centro sono il 48,2 percento. Ma se vo-gliamo renderci conto del cambiamento radicale che è avvenuto e che è ancora in atto, dobbiamo scavare di più. Facen-do una comparazione fra le classi d’età più dinamiche che vanno da 25 a 34 anni che abitavano in Centro storico nel 2003 e quelli che vi abitano nel 2013 scopria-mo che nel 2003 gli italiani rappresenta-vano quasi il 70 percento della popola-zione. Soltanto 11 anni dopo gli italiani sono dimezzati ed ora sono soltanto il 44 percento. Gli stranieri sono saliti al 56 percento. La crescita della popolazio-ne straniera è stata rapida ed impetuosa. Mercato e speculazione abitativa hanno fatto sì che alcune zone, come quelle di via Turri/stazione, del quartiere Santa Croce o la parte finale di via Roma, siano state oggetto d’insediamento intensivo e gli italiani sono divenuti netta minoran-za. Non solo. Fino a vent’anni fa l’im-migrazione a Reggio era un fenomeno sostanzialmente italiano, caratterizzato da popolazione proveniente dalle regioni meridionali. Oggi sono presenti a Reggio quasi 100 nazionalità diverse provenienti da ogni continente.Un fatto di cambiamento di tale portata non può non avere conseguenze sul piano politico e sul modo di governare la città. I partiti del centro sinistra hanno assicu-rato anni di buon governo, perché cono-scevano a fondo una società reggiana, sostanzialmente “omogenea” ed hanno saputo prendere decisioni appropriate ai bisogni. Ora, però, quella società è cam-biata in profondità ed è necessario un nuovo apprendimento. Occorre imparare a governare la società del melting pot,

cioè del grande mescolamento. In altre parole, occorre imparare a governare una “comunità delle diversità”. In taluni aspetti le diversità saranno profonde e irriducibili. Si porranno in competizio-ne fra di loro per conquistare un proprio spazio d’espressione e per ridefinire nuo-vi equilibri culturali e di convivenza più soddisfacenti. Chi governa, soprattutto se saranno espo-nenti del centro sinistra a farlo, dovrà sa-per guidare questa nuova comunità, tanto differenziata, verso il punto d’equilibrio più alto di convivenza civile e reciproca comprensione. Dovrà saper attraversare tempeste di razzismo e ostracismo ver-so gli stranieri. Dovrà resistere anche ai troppo semplicistici richiami all’acco-glienza o alla tolleranza acritica. Se Reg-gio vuol continuare ad essere la città delle persone, dovrà favorire la crescita della cultura del diritto e della partecipazione democratica. Compito, quest’ultimo, che assume grande rilevanza, se si conside-ra che anche la cultura del diritto e della democrazia vanno apprese e molti nuovi cittadini o semplicemente nuovi residen-ti, provengono da paesi in cui non ci sono diritti, né democrazia. Scegliere di accrescere la cultura del diritto e della democrazia significa pre-tendere, soprattutto a protezione dei più deboli, l’adempimento dei doveri e il ri-spetto delle regole che le nostre istituzio-ni hanno stabilito. Al diritto deve corrispondere il dovere, alla democrazia deve corrispondere il ri-spetto delle regole. Queste due coppie di valori vanno tenute in equilibrio insieme, pena il verificarsi di tre conseguenze gra-vi e rovinose: o la perdita della credibilità di chi governa, o la perdita della propria identità politica, o la crescita di un sen-so d’estraneità e d’ingiustizia nell’intera comunità.Chi governa dovrà percorrere la strada impervia della ricerca e dell’affermazio-ne di una nuova identità reggiana capace di germogliare sulla proprie radici cultu-rali, ma allo stesso tempo di aprirsi, ad una “comunità delle diversità”, per creare una nuova e più elevata coscienza civile.

Reggio e il grande melting pot

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memoria

In questi ultimi anni non sono manca-te nella nostra provincia iniziative pub-bliche, ricerche storiche, autobiografie, tesi di laurea, anche opere di narrativa dedicate a figure di donne protagoniste dell’Antifascismo e della Resistenza. Tuttavia, è ancora troppo forte il divario tra l’ampiezza e la qualità che tale par-tecipazione ha avuto, specie in Emilia Romagna e nella nostra provincia, e la conoscenza effettiva e la consapevolezza collettiva della portata, del valore, del-le motivazioni della scelta che in quegli anni bui tante donne hanno compiuto, en-trando in massa nella storia per la prima volta come protagoniste e rompendo con una storica subalternità, in particolare con il modello femminile di “fattrici di figli per la patria” loro imposto dalla dit-tatura fascista. Le Celebrazioni del 70mo della Resisten-za possono essere un’occasione preziosa per colmare questo divario e noi abbiamo voluto coglierla. Riprendendo il percorso iniziato col pro-getto “Oltre il 60o: le donne protagoniste consapevoli”, promosso dalla Provincia di Reggio Emilia, ANPI, ALPI-APC, ISTORECO, Istituto Cervi, CGIL-CISL-UIL, intendiamo dare il nostro contribu-to con un programma di iniziative che

Oltre il 70°Le donne nella Resistenza

e nella Liberazionedia voce, volto e visibilità alle donne protagoniste nell’ Antifascismo e nella Resistenza, utilizzando sia strumenti di comunicazione tradizionali che modalità innovative e coinvolgendo a diversi livel-li tutto il territorio provinciale. Questo fascicolo si propone di ricostruire una prima mappatura di tale partecipa-zione, di riscoprire e portare alla luce in modo semplice e sintetico le date più ri-levanti, i luoghi, le azioni, le figure della “Resistenza delle donne”, di raccontare il percorso che esse, tante e sempre di più, hanno compiuto nella nostra provincia, dagli anni dell’opposizione al fascismo durante il regime alla vera e propria Resistenza. Non intende essere una ricerca esaustiva e completa: consideriamo questa dispen-sa un work in progress, un punto di par-tenza che ha bisogno di altri contributi ed apporti per rendere più ricca, condivisa e compiuta la mappa della partecipazio-ne femminile. Abbiamo incluso date e fatti salienti, abbiamo ricordato figure di donne che in qualche modo potessero rappresentare le diverse forme e modalità che la partecipazione femminile all’anti-fascismo e alla Resistenza ha avuto nel reggiano.Tante e tante altre donne avremmo voluto nominare e ricordare e tutte sono nel no-stro pensiero e nel nostrocuore. Ci augu-riamo ora che, a partire da questo nostro lavoro e con l’aiuto e la collaborazione di tanti, ciascuna delle “invisibili protagoni-ste” possa trovare il proprio posto nella

memoria collettiva e ricevere il doveroso riconoscimento della nostra comunitàCostruire questa “mappa” è stato emozio-nante, coinvolgente è stato ripercorrere il cammino compiuto dalle donne in quel periodo drammatico, un cammino di do-lore, di coraggio e di riscatto: dalle prime antifasciste che hanno avuto la forza di opporsi e ne hanno pagato il prezzo, agli scioperi delle mondine, dalla “Adunata sediziosa” delle donne di Cadelbosco nel 1941, all’entrata in campo spontanea e diffusa delle donne 1’otto settembre del 1943, alle prime iniziali forme di Resi-stenza, alla costituzione della rete capil-lare sul territorio dei Gruppi di difesa della Donna e dal “Soccorso Rosso”, alle manifestazioni di massa dell’8 mar-zo e alla Prova Insurrezionale dell’aprile del 1945, non a caso affidata dal CLN di Reggio Emilia alle donne. Un crescendo trascinante di partecipazio-ne attiva e di protagonismo femminile, con proprie motivazioni, valori, aspira-zioni e tante diverse modalità di azione. Oltre ad offrire le prime informazioni di base, ci auguriamo ora che questo lavo-ro solleciti - in particolare nei giovani, nelle scuole, nei comuni della provincia e nei quartieri del capoluogo - il bisogno di scoprire e di conoscere meglio, più in profondità, questa bellissima storia co-rale e le tante storie individuali che la compongono. Una storia di “invisibili protagoni-ste”, che ha ancora tanto da dirci e da insegnarci.

Nella Sala del Consiglio provinciale, il 15 marzo scorso, è stata presentata, davanti a una folta platea, la ricerca “Oltre il 70°. Le donne nella resistenza e nella Liberazione”. Da sinistra Gina Pedroni, Vera Romiti, Sonia Masini, Roberta Mori e Gemma Bigi (foto G. Bertani)

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memoriaI bambini di

Sciesopoli di Selvino (BG)

Ferdinando Imposimato

Ci pare importante segnalare l’inizia-tiva di Marco Cavallarin che ha lancia-to con successo on line una petizione al Presidente della Regione Lombardia, al Presidente della Provincia di Bergamo, al Sindaco della Città di Selvino per sal-vare la Memoria degli anni 1945-1948 di Sciesopoli di Selvino (BG). “Non fatti cruenti – scrive – ma ritorno alla vita per ottocento bambini orfani reduci dai campi di sterminio di mezza Europa. E’ una pagina di bella storia di persone civili che si sono adoperate per ridare vita a bambini spiritualmente e fisicamente devastati. E questo avvenne grazie alla voglia di riprendere le proprie vite sotto il segno della solidarietà: ex partigiani, ebrei, soldati della compagnia Solel Boneh dell’esercito britannico, la popolazione civile di Selvino e dei din-torni, CLN, brigata ebraica, autorità mi-lanesi, comunità ebraica e molti altri an-

cora di buona volontà, hanno collaborato intessendo sforzi comuni e progetti per dare speranza a quegli 800 bambini ebrei, che lì furono ospitati, curati ed educati.Ce l’hanno fatta, e se oggi molti di quei bambini non sono più in vita è per cause anagrafiche, non per la violenza disuma-na che li aveva perseguitati”.Quel luogo delle Prealpi bergamasche, la Sciesopoli di Selvino, oggi in totale ab-bandono, corre il rischio di scomparire senza lasciare traccia di un passato degno di Memoria collettiva.La petizione popolare ha conseguito im-portanti risultati: il Comune di Selvino e la Provincia di Bergamo hanno aderito all’appello, consiglieri regionali e depu-tati nazionali stanno sostenendo l’inizia-tiva, il ministero dei Beni Culturali ha sollecitato le Soprintendenze del territo-rio a prendersi cura dell’argomento.“Abbiamo ottenuto – prosegure Caval-

larin – di essere ‘auditi’ dalla VII Com-missione (Cultura) della Regione Lom-bardia, inoltre il Presidente della Regione Lombardia ha preso l’impegno di solle-citare la Giunta regionale a occuparsene e, significativamente, è stata depositata in Parlamento un’interrogazione”. Da sottolienare che si è celebrato il Gior-no della Memoria di Sciesopoli al Museo Storico di Bergamo con un incontro, af-follatissimo, di eccellente livello di ricer-ca storica e di impegno politico. “Infine – conclude Cavallarin – l’asses-sorato alla Cultura del Comune di Milano è fortemente interessato a promuovere la ricerca storica negli archivi milanesi e al-cune iniziative; e i media hanno riservato all’iniziativa un’attenzione straordinaria riassunta in circa ottanta pagine di rasse-gna stampa/media”. (g.b.)

SolenneCommemorazione del

70° della strage di Cervarolo

Nonostante il maltempo, folta e commossa partecipazione, domenica 24 marzo, alla commemorazione della strage nazifa-scista di Cervarolo del 20 marzo 1944,quando 24 civili, compre-so il parroco di Battista Pigozzi, vennero massacrati dai nazisti della Hermann Goering, coadiuvati dai fascisti della G.N.R.Nella chiesetta del piccolo borgo montano, accanto ai familiari delle vittime, diverse autorità compreso il Prefetto di Reggio Antonella De Miro, nonché rappresentanti dell’ANPI e di Istore-co, hanno ascoltato il forte intervento del Presidente della Cas-sazione dott. Ferdinando Imposimato, che ha affermato come

“su questi monti si incontrino le radici della Costituzione”. Imposimato ha tra l’altro spiegato come le operazioni terro-ristiche condotte dalle SS nell’Appennino tosco-emiliano dal 18 al 20 marzo del ’44, da Vellucciole a Cervaròlo, vennero falsamente definite dai tedeschi “azioni di rappresaglia” per gli attacchi subiti dai “ribelli”. In realtà quelle barbare uccisioni di persone inermi non erano state precedute da azioni partigiane. Ne consegue la legitti-mità della richiesta di un risarcimento per danni di guerra da parte dei familiari delle vittime. Introdotta dalle parole del Sindaco di Villa Minozzo Luigi Fiocchi, la toccante cerimo-nia è poi stata conclusa con la presentazione della canzone che Gaudio Catellani ha dedicato alla tragedia di Cervarolo e la rievocazione storica dell’eccidio da parte degli alunni del-le scuole medie di Villa Minozzo, con il saluto della preside Giusi Gentili. Da segnalare che quest’anno la commemorazione è avvenuta all’indomani della conferma della condanna all’ergastolo del capitano Karl Stark, colui che diede l’ordine di effettuare il massacro, e unico ancora in vita dei nazisti individuati come responsabili della strage.All’udienza del 19 marzo, presso la Corte di cassazione di Roma, era presente l’avv. Ernesto D’Andrea, in qualità di legale dell’ANPI, della Provincia di Reggio e del Comune di Villa Minozzo.

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memoriaSettantesimi MARZO 1944 La via della montagna

Erano le 20 di una sera dei primi di marzo dell’anno 1944. I giovani doveva-no trovarsi al “Fornello, nelle vicinanze del torrente Crostolo a Rivalta: arrivaro-no tutti puntuali e alle 20:30 come stabi-lito, si iniziò la marcia.Io, d’accordo con Amos (Angelo Zanti), sarò per tutto il tragitto uno dei tanti, se-guirò le stesse istruzioni, mi assoggetterò agli stessi ordini, compirò gli stessi sacri-fici delle giovani reclute. Li osservai bene, tutti erano un po’ pen-sierosi, l’euforia dei giorni dell’attesa aveva lasciato posto a una certa preoc-cupazione e si comprendeva che erano turbati. Erano vestiti bene. Avevano il pastrano, uno zaino e un sacco con indumenti di lana, ma le scarpe lasciavano a desidera-re perché, pur essendo buone, non erano adatte per la montagna. Molti di questi giovani non avevano ancora un nome di battaglia. Si partì pian pianino e, cercando di fare il meno rumore possibile, ci si avviò lungo il corso d’acqua, sfruttando il letto transi-tabile del torrente. La guida, di nome Lungo (Nicola Rozzi),

Dopo la scelta di diventare partigiani nei distaccamenti della montagna, come facevano i giovani reggiani a raggiungere le zone del nostro Appennino? Ce lo narra da protagonista Gismondo Veroni Bortesi (1912-1985) in alcune pagine, che qui riassumiamo,

del suo libro Azione partigiana (1975).

La casa del Lungo (Nicola Rozzi) presso il greto del Crostolo, tra Rivalta e Puianello. Fu una base partigiana. Negli anni trenta vi si celebrò talvolta il Primo Maggio con i “cappelletti antifascisti”.

era di queste zone, e conosceva bene ogni insenatura, ogni buco d’acqua, ogni ban-co di sabbia, ogni siepe e ogni cespuglio o passaggio obbligato. Il passo divenne rapido. Eravamo in vista del ponte di Puianello che, disse il Lungo, era pre-sidiato dai tedeschi; perciò, dovendovi passare sotto, occorreva fare poco rumo-re e usare prontezza di spirito e sangue freddo. I ragazzi non dicevano nulla, erano muti; l’ignoto li teneva col fiato sospeso. Seguendo l’argine del torrente gli uomini proseguivano in fila indiana, a gruppi di tre. Camminando cautamente, ci portam-mo sempre più vicino al ponte. Amos e il Lungo, che erano in testa, ar-rivati a un boschetto, si fermarono e ci attesero. Amos, che doveva tornare indietro, ven-ne sostituito da un partigiano del luogo di nome Massimo (Belino Iori); prima di andarsene, però, avrebbe atteso che noi tutti fossimo sotto il ponte. Guadando la foce di un piccolo affluente del Crostolo, uno dei giovani scivolò e cadde nell’acqua, provocando un notevo-le rumore.

Si videro le sentinelle tedesche affac-ciarsi al parapetto del ponte e scrutare il fondo del corso d’acqua con una grossa lampada tascabile. Avevano notato qualcosa, perché vocia-vano forte e continuavano a camminare di qua e di là, guardando ora a valle ora a monte del ponte. Finalmente, dopo mezz’ora circa, Massi-mo guidò la maggior parte di noi fino sot-to una delle arcate, dove una folta vegeta-zione nascondeva con facilità gli uomini. Noi eravamo già sotto il ponte, fuori dal raggio visivo delle sentinelle nemiche, Athos Bonacini invece era ancora con le gambe immerse nell’acqua del ruscello e abbisognava dell’aiuto di Luigi Canta-galli per potersi tirare fuori e riprendere il cammino. Vedendo una luce proiettata su di loro, essi furono costretti a sdraiarsi lungo il fosso, per metà immersi nell’ac-qua. Solamente così sfuggirono alla per-lustrazione dei tedeschi. Alcuni minuti dopo, strisciando lentamente ventre a ter-ra, compirono l’ultimo tratto e arrivarono a noi. Erano bagnati e sporchi di fango da capo a piedi, Athos Bonacini si lamentava per-ché gli si erano conficcate alcune spine in una mano, e continuava a dire: «Abbia-mo cominciato bene! Accidenti, ma chi me lo ha fatto fare!». Athos Bonacini era amico di Borghin (Franco Grassi), non aveva alcun conto da regolare coi nazi-fascisti, veniva in montagna perché tale era la strada che aveva scelto il suo amico. Intanto i soldati tedeschi di guardia al pon-te borbottavano nella loro aspra lingua. Era evidente che avevano udito i rumori e forse, pur non rendendosi conto di quanto stava accadendo attorno a loro, erano in allarme. Lungo l’argine del Crostolo soffiava un vento freddo. Cominciò a piovere. L’ac-qua del torrente correva lenta e silenziosa, solamente il rumore dei nostri passi si udi-va distintamente nel silenzio della notte. Ideo Cappellini era nato a Puianello e questi luoghi li aveva percorsi da ragaz-zo e da giovane; comprese che era peri-coloso rimanere allo scoperto e cercò di imprimere al passo rapidità e scioltezza. Tutto sembrava tranquillo: alle nostre

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memoriaspalle i tedeschi di guardia erano ancora fermi sul ponte. Quando passammo vicino a una vecchia e disabitata baracca, un cane cominciò ad abbaiare portando una nota di preoccupa-zione in tutti noi. Vincenzo Terenziani, un giovane studen-te, era già pronto, col suo nuovo coltello a pugnale, a buttarsi sull’animale; lo presi per un braccio e gli feci comprendere che peggio sarebbero stati per noi i guaiti del cane che non i suoi latrati.Ci fermammo nuovamente per alcuni minuti nel letto del torrente in attesa che Ideo Cappellini potesse compiere la per-lustrazione sulla Statale 63, che doveva-mo attraversare all’inizio dell’abitato di Vezzano sul Crostolo. Di fronte a noi vi era un fossato oltre il quale una fitta siepe biancospino, rinforzata da reticolato, ci creò alcune difficoltà. La nostra guida era ritornata. Ora sapeva-mo che i fascisti del presidio erano chiusi nella loro caserma, intenti a banchettare, a bere e a cantare. Il passaggio della strada diventò una lotta fra noi e gli sterpi, :i fili spinati e i fos-si. Si ebbero pantaloni strappati, graffi e paurose cadute alle quali i giovani, già un po’ stanchi (complici il buio fitto e il ter-reno scivoloso) dovettero assoggettarsi.[…]Ormai eravamo in collina. Il tragitto di-ventava sempre più difficile. Sempre più alta era la neve, che aveva cominciato a cadere assieme alla pioggia. Arrivammo nelle vicinanze di Pecori-le, dopo due ore di faticoso e difficile cammino. Ci venne incontro una staffetta di nome Enrica, che prese il posto del Lungo. Era una giovane donna, vestita come un uomo e che portava un mitra a tracolla. Ce ne accorgemmo mentre ci riposavamo nell’ampia stalla che essa in precedenza ave-va fatto tenere a nostra disposizione. Eravamo tutti bagnati e stanchi; alcuni si sdraiarono sulla paglia che era distesa anche in uno scompartimento vuoto della stalla.Alcuni minuti dopo arrivò Enrica, che si era allontanata. Portava fra le braccia un cesto pieno di gnocco e dietro di lei una donna anziana teneva per il manico un secchio di caffélatte bollente.Entrambe le donne iniziarono la distri-buzione e in breve l’umore cambiò: tutti sembravano rivivere, e sui volti, che po-chi minuti prima erano neri e sofferenti, apparve una placida tranquillità, in breve l’atmosfera divenne allegra. Questa fu una sosta voluta da Enrica, che conosceva perfettamente le nostre esi-genze; ma per non portare ritardi sulla ta-

bella di marcia, dopo mezz’ora si riprese il cammino. Nel buio della notte la guida più valida era il chiarore della neve, ma il terreno era accidentato e la nostra imprepara-zione alle marce ci costrinse a frequenti fermate. Ormai eravamo a 1000 metri di altitudine e il monte “Strella” ci veniva incontro col suo manto di 30 cm. di neve. Qui era la sosta preparata da William (Massimiliano Vi11a) e dai suoi parti-giani: “Sosta di due ore”, ci venne detto allorché entrammo nella grande baracca, adibita nell’autunno a essiccatoio dellecastagne, e completamente nascosta nel fitto bosco. William ci onorò di una sua visita (dico onorò perché era già un leggendario co-mandante partigiano) e questo contribuì a rialzare il morale delle giovani reclute partigiane. Caffé, carne, pane fresco e vino furono serviti da alcune staffette che fecero festa a Enrica, appena la videro.Alcuni partigiani si erano tolte le scarpe: i loro piedi erano coperti di vesciche e sangue. Altri maledicevano i tedeschi. In breve tutti ci addormentammo e, due ore dopo, alle 3,15 i partigiani, che ci guideranno poi sino oltre il Secchia, ci diedero la sveglia. Enrica venne a salutare me e tutti gli altri.Riprendemmo il cammino con difficoltà, perché molti erano stati assaliti da una stanchezza paralizzante e alle 4:30 preci-se giungemmo a Felina. Ripassare la Statale 63 con due guide come Cervo, il partigiano parmense, e Bull, il montanaro, non fu difficile. Essi ci condussero oltre il paese. A noi si aggregò una staffetta che dichiarò di chiamarsi Caterina. Camminando lentamente ebbi il tempo di contare i miei compagni di viaggio: eravamo in 16, compresi i due partigiani staffette e Caterina. La neve era soffice e attutiva il dolore che provavo quando appoggiavo i piedi: le vesciche si erano rotte e sentivo il male aumentare.Cominciava ad albeggiare, il cielo si era fatto in parte sereno, eravamo giunti nelle adiacenze di Gatta, piccolo borgo di case sul fiume Secchia. Nelle vicinanze vi era un presidio fascista. Seguimmo a destra un piccolo sentiero, superammo una collinetta e di lassù, alle prime luci dell’alba, vedemmo le senti-nelle poste a guardia del ponte sul fiume. La neve era alta oltre 20 cm., i campi era-no recintati da siepi e da muretti e così bisognava scavalcare gli steccati; il ven-to soffiava con molta violenza e il gelido nevischio ci sferzava il viso. Non avevamo i “passamontagna”!

I due giovani che erano a capo scoperto dovettero ripararsi dal freddo annodan-dosi in testa dei fazzoletti. Scendemmo dalla parte opposta della collina, dove non soffiava vento, la neve però era alta fino alle ginocchia, entrava nelle scarpe e fra i calzettoni e ci bagnava completamente le gambe. Qualcuno si lamentava, altri sbuffavano, pensai che per questi giovani il primo contatto con la vita partigiana non avve-niva certo nel modo più confortevole e facile. Ci pensò Bull, uno dei due partigiani di guida, in un momento di sosta, a solleva-re il morale: tolse dalla cintola una bor-raccia e la porse, uno dopo l’altro, a tutti i partigiani: era piena di grappa e tutti ne approfittarono per “rimettere in calore il motore”, come disse Cervo. “Non avvilitevi, non stancatevi. Non sie-te più in via Emilia o nelle osterie di cam-pagna, siete in montagna per combattere, per vincere ed anche per morire, se sarà necessario”. Così disse la staffetta Caterina. Quei giovani ripresero coraggio; tanto che mi costrinsero a fermarmi al Secchia. Fu Tanino che mi disse: “Tito, torna in-dietro. Ormai siamo arrivati …”.Oltre il fiume c’erano le squadre parti-giane che attendevano le nuove reclute. Avevano costruito una passerella tra le due sponde per permettere ai ragazzi di passare dall’altra parte e al di là del fiu-me, in una casa di contadini, era già stato predisposto tutto: ognuno avrebbe potuto riposarsi e poi dormire nella stalla e nel fienile.Ero felice per i miei compagni, essi erano stanchissimi. Durante il viaggio avevano dato fondo a tutte le loro energie fisiche e morali e per-ciò avevano estremo bisogno di caldo, di cibo e di riposo. Li salutai e li abbracciai uno per uno, particolarmente commosso ero quando Diego - che è mio fratello - mi baciò con affetto. Qualcuno piangeva. Purtroppo, per alcuni di essi, quello fu il mio ultimo saluto: non li rividi mai più, infatti, perché morirono da eroi, a vent’anni, nel fiore della giovinezza. Morirono per noi, perché un domani noi fossimo liberi e felici. Così fu per Tanino e per Vincenzo Te-renziani, ad esempio, miei cari amici e compagni, che vidi e lasciai per l’ultima volta in un travagliato viaggio verso la montagna.

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memoriaQuel Primo maggio del ’44 e

sapisti della Lombardini

Il 30 aprile, domenica, nel primo pome-riggio in via Bengasi 4, nella casa dove abitavo con i miei zii, temporaneamente sfollati a Novellara, tenemmo la riunio-ne della cellula dei giovani comunisti. Ci fece un discorso il compagno Paolo Davoli che celebrò la giornata del primo maggio; brindammo con un unico bic-chiere, bevendo una bottiglia di vino. La riunione, in realtà, era stata indetta per organizzare lo sciopero del primo maggio. Al termine Paolo Davoli ci disse che avremmo dovuto diffondere dei volantini che si trovavano a casa di Ariello Bonetti in via Fabio Filzi. Quel-lo stesso giorno, poco prima il nostro appuntamento, aerei inglesi lanciarono spezzoni. Fu colpita la zona di S. Pel-legrino a sud della città. Lo spezzona-mento improvviso delle ore 13 provocò 86 morti e 114 feriti. Il primo marzo del 1944 grandi scioperi scossero le città del triangolo industriale (Torino, Genova e Milano). L’offensiva operaia diede un tremendo colpo al fascismo repubblichi-no; gli tolse molte illusioni e ne seguì il principio della fine. Ma qui, alla Lombardini, il primo mar-zo del ‘44 noi non ci fermammo. Ci fu impreparazione e indecisione, nonostan-te il forte fermento che circolava tra gli operai. Vi furono nel reggiano proteste a Montecavolo ed alcuni altri episodici momenti di lotta in altre località.

Nella classica foto della Liberazione di Reggio compaiono alcuni sapisti dellla Lombardini da sinistra, con il fucile, Cesare Melia, sulla destra William Rossi in tuta e, alle sue spalle, Alberto Sezzi

Questa inazione bruciava molto a noi giovani che, da tempo, scalpitavamo. Nei nostri quotidiani appuntamenti vo-lanti nelle latrine delle fabbriche ci pro-ponevamo sempre di fare qualcosa, di fare sentire la nostra protesta. Il lunedì mattina arrivai con il treno locale da No-vellara, imbottito di volantini. Pensavo, con determinazione, allo sciopero ed ero intenzionato ad agireperché non si ripetessero le incertezze del primo mar-zo. Al sottopassaggio di S. Croce c’era un blocco dei fascisti che perquisiva gli operai che si stavano recando al lavoro. Restai calmo e non mi accadde nulla. Alla fine d’aprile la federazione reggia-na del PCI diffuse un volantino che non invitava direttamente a scioperare ma faceva appello all’“unione per l’azione» e affermava che: “L’Italia, nella futura società, avrà il posto che le appartiene a condizione che essa porti alla lotta il proprio contributo ed è in misura dei no-stri sforzi e dei nostri sacrifici che noi potremo rivendicare con dignità i nostri diritti”. Al mattino tra le nove e le dieci si co-glievano nei reparti sguardi e mormo-rii tra gli operai. Giuseppe Cattabiani «Napa », che aveva la funzione di cro-nometrista, aveva cioè l’incarico di mi-surare il tempo esatto delle operazioni di lavoro necessarie degli operai, face-va la spola tra gli uffici ed i reparti e a

qualcuno mostrò di essere armato di una rivoltella. Alle ore lO in punto salii su una scala a muro e staccai i coltelli della forza motrice e in tutti i reparti vi fu un gridare « ferma, ferma! ». Tutta la fab-brica si bloccò. Poi mi recai subito nel reparto fonderia per eseguire la stessa operazione. Adelmo Lombardini, appe-na informato della sospensione dal lavo-ro, corse giù in officina, convocò i capi reparto che, a eccezione di Antonio Gri-sendi, non sapevano il motivo di quanto stava accadendo. Voleva a tutti i costi sapere il perché della fermata. Fu a que-sto punto che giunse a proposito la Pat-tacini che tolse a noi l’imbarazzo della risposta affermando che si erano fermati perché volevano l’aumento del cottimo e della paga. Si discusse un po’, ma a un certo punto Lombardini disse: « qua c’è qualcosa che non va» e manifestò l’idea di telefonare in questura. Grisendi e la Pattacini gli presero il telefono di mano. Insorse una vivace discussione per le possibili conseguenze che ne sarebbero derivate. Intervenne d’autorità Manzini, sempre in divisa da ufficiale, che tele-fonò in questura. Nell’ufficio della dire-zione arrivarono per primi due funzio-nari, uno dei quali pare fosse lo stesso questore. Entrarono subito nel merito della questione tentando di redigere un verbale conciliante, volto cioè a mitiga-re il carattere sovversivo della fermata

Lo racconta Giannetto Magnanini nel suo libro Ricordi di un comunista emiliano (1979)

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memoriasul quale insisteva il Manzini. Dopo venti minuti arrivarono molti fa-scisti in divisa e in borghese armati di tutto punto; piazzarono una mitraglia pesante davanti alla portineria degli ope-rai. Entrarono nei reparti, ma in torneria li accogliemmo con la «baia». Un briga-tista nero individuò Remo Radeghieri e gli diede due ceffoni. Cominciarono gli interrogatori, le minacce, le botte. Un gruppo di operai fu portato in questura, un gruppo più consistente fu portato, al pomeriggio, alle carceri dei Servi dove c’era il famigerato Sidoli. Infine pre-sero un gruppo di ragazzi dai 14 ai 16 anni, sperando di farli parlare. Ma que-sti passarono al contrattacco protestan-do per le loro condizioni di lavoro e di vita. Mentre avveniva tutto ciò la sirena segnalò l’allarme aereo, fu l’occasione per fuggire fuori dalla fabbrica. Sulla strada trovammo dei fascisti armati che ci gridavano “vigliacchi, traditori, sono vent’anni che lavoriamo per salvare

l’Italia e voi la rovinate!”. Un altro gridò “comandassi io, con questa mitraglia vi metterei tutti in posizione orizzontale!”. Nella stessa giornata del primo maggio, furono portati in questura i membri del-la commissione interna (Ganassi, Nino Zini e Salati). Salati disse che se la que-stura avesse insistito egli avrebbe detto che fra gli organizzatori dello sciopero vi era Giannetto Magnanini, il quale era andato nel reparto fonderia per fare fermare il lavoro. Zittito da Ganassi per le conseguenze che potevano esserci, questi non ha più fatto parola. Sempre al mattino, ai Servi furono portati Si-monazzi, Bibbiano, Grasselli e Fieni. Ganassi e i tre Boni furono interrogati dai fascisti di Sidoli, dal capitano Pila ti e da un certo Tarasconi. Alla fine, da-vanti a tanta combattività e compattezza operaia, furono i fascisti a impaurirsi, e abbandonarono il campo. Lo sciopero fu l’espressione del crescente fermento, dell’agitazione, della collera operaia,

contro la razione alimentare, la fame, le molte ore giornaliere.di lavoro, gli allar-mi, le rappresaglie, lo stato di repressio-ne contro i traditori fascisti contro l’oc-cupante tedesco contro la guerra. […]In giugno o luglio si fece una riunione ristretta della cellulla dei giovani comu-nisti nella quale si parlò di superare il semplice lavoro di propaganda, di reclu-tamento, di raccolta della quota mensile di adesione del PCI, di raccolta di soldi e di sigarette per i partigiani della mon-tagna e di iniziare un lavoro paramilitare di organizzazione delle SAP.Il nome di battaglia che mi ero dati era Mirko, Alberto Sezzi si faceva chiama-re Tigellini. Ricordo tre azioni che feci: una con Tarzan, Melia e la Debora che ci faceva da copertura, a Codemondo; una a Lungo Crostolo da un signore di nome Ferretti che aveva un calzificio e una sulla strada di Sesso, da una famiglia di nome Davoli. […]

Si è avviato nel mese di marzo, e conti-nuerà fin verso maggio inoltrato, un rap-porto tra l’ANPI e il Sindacato pensionati CGIL per interventi nelle scuole su Resi-stenza e Costituzione. Dopo un primo intervento nelle quinte classi elementari di Bibbiano, avvenuto l’11 marzo u.s., un secondo c’è stato in una 3a della scuola media L. Ariosto di Albinea nella giornata di giovedì 27. In entrambe le occasioni Antonio Zam-bonelli ha dialogato con i ragazzi affian-

Bibbiano, 11.03.2014. Zambonelli al primo approccio con l’affollata platea di scolari delle quat-tro 5.e elementari nella palestra della scuola. Poi si toglierà la giacca

ANPI e SPI-CGIL nelle scuoletra memoria e storia

cato da Bonacini dello SPI.Negli incontri vivacissimi si sono mani-festati gli interventi sia dei bambini di quinta che dei ragazzi di terza media, che hanno tempestato di domande rivelatrici anche di una buona preparazione preven-tiva da parte delle insegnanti: “Com’era-no visti partigiani da parte della popola-zione?”, “Ma perché Hitler odiava così tanto gli ebrei?”, “Come è cominciata la resistenza, e come era organizzata?”. Sorprendente, e posta timidamente ad in-

Riconoscimento a Gaetano Cavazzoni

GaribaldiL’ ANPI e

l’Amministrazio-ne ComunaleringrazianoGAETANO

CAVAZZONI “Garibaldi”

per l’impegno co-stante nella salva-guardia dei valori della Resistenza

antifascista, nella memoria dei

genitori Angiolina e Enzo (partigiani combat-tenti nella Brigata Costrignano)

e di tutti i Partigianidi Castellarano, continuando così la lotta in

difesa della democrazia.Castellarano, 25 Aprile 2014

Il Presidente dell’Anpi Provinciale Giacomo Notari

Il Sindaco di CastellaranoGian Luca Rivi

contro già finito, quella di una ragazzina di 13 anni: “Come era la personalità di Hitler dal punto di vista psicologico?... Sì, perché io sto cercando di leggere qualche libro sull’argomento”.

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Nella foto fra le varie autorità: la staffetta Quadreri, Luca Poletti e Oliver Igel

69° anniversario dell’assalto a Villa Rossi e Villa Calvi

Il 69° anniversario dell’assalto a Villa Rossi e Villa Calvi in Botteghe di Albinea è stato commemorato sabato 29 marzo con una intera giornata di manifestazioni. In mattinata, dopo i saluti del vice sinda-co di Albinea Luca Poletti e di Oliver Igel sindaco della gemellata Treptow-Köpe-nick (Berlino), hanno preso la parola la dirigente scolastica Antonella Cattani e l’onorevole Paolo Bolognesi, presidente associazione vittima delle stragi. Ha fatto seguito l’inaugurazione della mostra didattica sulla Resistenza a cura degli allievi della scuola media locale.Nel pomeriggio presentazione del libro di Matteo Incerti Il paradiso dei folli. In serata la rappresentazione teatrale di Nani e giganti.

memoria

Nel pomeriggio di domenica 16 marzo, nella sala civica Ida Ragni Ghielmi di San Polo, si è tenuto il Convegno dedicato al Settantesimo della Scelta resistenziale, all’indomani dell’8 settembre 1943.Organizzato dalla sezione ANPI locale, in collaborazione con il Comune, il con-vegno è stato introdotto dal vice sinda-co Edmondo Grasselli, che ha segnalato la necessità di diffondere la conoscenza della vicenda del fascismo e dell’antifa-scismo rispetto ad usi politici della storia. Antonio Zambonelli ha sostenuto che l’8 settembre 43 non fu “morte della Patria”, ma scoperta di una nuova patria, come mostrano, tra i tanti, gli esempi del San-polese Odino Marastoni (partigiano in Jugoslavia) e del suo compagno Tonino Montanarini, di Poviglio, caduto il 23 ot-tobre ’43 combattendo contro i tedeschi.Giglio Mazzi, Alì, partigiano del distac-camento Katiuscia, ha raccontato la sua esperienza di combattente.Hanno fatto seguito testimonianze sulla vicenda del padre Odino da parte di Wil-liam Marastoni, di Giacomo Sulpizio e

Da destra Eugenio D’Ecclesiis, Edmondo Grasselli, Giacomo Sulpizio, Antonio Zambonelli, Ivo Mareggini

San Polo quell’8 settembre del ’43

Nelson Iotti su Giovanni Iotti, Aldo Togni e Luigi Curti. Il presidente ANPI locale Ivo Mareggini e il vice Eugenio D’Ecclesiis hanno concluso con l’impegno di trasmettere alle scuole le testimonianze emerse dall’incontro a l’invito a partecipare alle iniziative ulteriori sui settantesimi, a partire da quella del prossimo 25 Aprile.

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28/11/1953-28/11/2014“E’ bello camminare insieme, superare le difficoltà del quotidiano…”I 60 anni di matrimonio del Partigiano Gino Cocconi e Rosina MarchettiSono trascorsi esattamente 60 anni da quando mio pa-dre Gino Cocconi (ex Partigiano della 26a BGT Garibaldi, distaccamento “Cugini Miglioli” 1944-45, Villa Minozzo Case Zobbi) si è unito inmatrimonio con la Sig.na Rosi-na Marchetti. In un periodo in cui fragilità e incoerenze sembrano diffondersi a macchia d’olio, raggiungere un tra-guardo tanto importante ci riempie il cuore di gioia e di gratitudine. Sì, per tutti noi, mamma e papà sono stati (e lo sono tuttora) un esempio di vita familiare e di disponibi-lità al servizio e alla generosità. Già, a meno di vent’anni, partecipare volontariamente all’attività di partigiano rive-la buoni principi, grandi valori, altruismo e disponibilità completa. Insomma papà, insieme ad altri 120.000 parti-giani, non è rimsato in attesa degli americani. Nella sua vita, ha sempre continuato a prendere posizione (insieme alla mamma) infavore dei più deboli e ha sempre creduto nel lavoro. Anche ora, a quasi 89 anni, si prodiga tanto per il suo vigneto… Visto che, quasi quotidianamente, papà ricorda il periodo in cui era partigiano, io e mio fratello abbiamo pensato

di condividere questo bel momento con la vostra associazione. Scusateci!

Maurizia Cocconi

Scusateci, scrive Maurizia, ma di cosa? Lettere come la sua ci fanno solo piacere e siamo ben contenti di riceverle. Un caro saluti ai suoi genitori.

Castellarano 24 aprile ore 20.00Serata Partigiana

La Sezione ANPI “Angiolina Ravazzini” di Castellarano

CIRCOLO ARCI - SPI/ CGIL - AUSER, con il Patrocinio del

COMUNE di CastellaranoINVITANO LA CITTADINANZA

ALLA“SERATA PARTIGIANA”

Giovedì 24 Aprile alle ore 20,00CIRCOLO ARCI

Via Chiaviche n. 59, Castellarano (Re)Il cuoco Riccardo Mussi e il suo Staff

propongono un menù specialeantipasto del “Partigiano”

(pane formaggio e ciccioli)tagliatelle alla “Totati”

penne dal “Dievel”bocconcini alla “Angiolina” •

contorni tricolore •dolce “Armando”

Adulti € 15Bambini fino a 5 anni gratis - Dai 6 ai 13

anni € 5 - Dai 14 ai 17 anni € 10CANTI DELLA RESISTENZA DEDICATI ALLA “BRIGATA COSTRIGNANO”

con il cantautore “Rocco Rosignoli”SARANNO PRESENTI IL SINDACO E I RAPPRESENTANTI DELLE ASSOCIAZIONI PROMOTRICI

L’incasso della serata, al netto delle spese sostenute, verrà utilizzato per la ristampa del librodi Antonio Zambonelli: CASTELLARANO dal fascismo alla Resistenza (1919-1945)

e a completamento del progetto 2013 dedicato agli studenti delle scuole medie del Comune.SI RACCOMANDA DI PRENOTARE ENTRO IL 20 APRILE

CIRCOLO ARCI: 0536 859059 (pomeriggio) AUSER: Maria Ferretti 393 3788048ANPI: Riccardo Mussi 329 0758602 - Ivan Medici 339 3528784-SPI / CGIL: Marina Pozzi 334 3230878 Luigi Pifferi 333 4516665

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LettereVogliamo intervenire dopo la intervista all’Assessore Spadoni sulle ragioni per le quali siamo in netto disaccordo sul pre-visto parcheggio di Piazza della Vittoria.Pensiamo che sia un intervento antistori-co perché da decenni si è capito, ed è an-che stato prescritto da numerose direttive della Commissione europea, che occorre allontanare le auto dai centri storici, co-struire alternative con servizi pubblici ef-ficienti, piste ciclabili…..E qui le incon-gruenze della Giunta sono tali da lasciare esterrefatti perché gran parte delle piste ciclabili sono state costruite, sono stati attuati i parcheggi scambiatori, ed è an-che possibile l’affitto di bici per chi entra in centro storico!Perché non continuare su questo cammi-no virtuoso?Che sia pericoloso perché lo scavo del parcheggio comporta di sostituire ad una situazione di “pieno” fatta di terreni as-sestati, una realtà “vuota”. Questo può mettere in pericolo la staticità degli edi-fici che vi gravitano attorno: Isolato S. Rocco, Teatro Ariosto, Cavallerizza, Te-atro Valli. Tanto più ora dopo la scoperta che il nostro territorio è soggetto a forti scosse sismiche.Che sia inutile perché a poche decine di metri c’è il parcheggio della Zucchi sot-

toutilizzato e perciò non può rivestire nessuna utilità pubblica. Una parte pre-giata della città storica sarà “regalata” a pochi privati.Che sia un intervento violento e “demen-ziale” come ha scritto Ugo Pellini: sacri-ficherà i tre superstiti cedri del Libano che hanno visto sfilare le brigate partigia-ne il 25 Aprile e ben cinque grandi platani di Viale Allegri. Il pensiero va a Paride Allegri che dal ’58 al ’78, Capo della Serra comunale, curò amorevolmente anche i Giardini pubblici rispettandone l’antico impianto, inten-sificando le piantumazioni e facendone un polmone di ossigeno efficiente per la città. Paride certamente si opporrebbe al progetto che metterà in seria difficoltà anche le grandi sofore adiacenti il par-cheggio progettato e vedrà la Scuola ma-terna “più bella del mondo” circondata dal carosello dei camion.E’ sorprendente come la Sovrintendenza ai Beni Archeologici abbia potuto dare il suo permesso agli scavi, quando si sa per certo che in quel luogo si troveranno re-perti dell’ antica Cittadella del ’300 e mo-saici e strutture abitative della città roma-na come ha riferito lo stesso dott. Podini della Sovrintendenza già nell’Agosto del 2012. Allora lo scavo dovrà essere stra-

SUL PARCHEGGIO DI PIAZZA DELLA VITTORIA tigrafico e manuale, con lievitazione dei costi e allungamento dei tempi. Tutta questa vicenda ha causato forte op-posizione fra i cittadini, dissensi in diver-se Circoscrizioni, fra gli Assessori e nel Consiglio Comunale, nelle associazioni ambientaliste che sono stati inascoltati. Pensiamo che una Giunta che non ascolta la città non sia rappresentativa dei cittadi-ni. Non dovrebbe essere Reggio “la città delle persone”? Sarebbe opportuno che la Giunta riflet-tesse anche su quanto questa vicenda pe-serà sulla prossima scadenza elettorale e abbandonasse il protagonismo di chi pare voglia lasciare il proprio segno indelebile sulla città, intervenendo ancora una volta in modo così pesante e irreversibile sul centro storico.Suggeriamo perciò di sostituire al pro-getto sul parcheggio altri e più necessari interventi sul territorio, di vera e mag-giore utilità e di lavorare per ricercare lo sblocco del “patto di stabilità” al fine di reperire quelle risorse indispensabili alle Amministrazioni locali.

Centro per la riconciliazione dei popoli, il disarmo universale e la difesa del creato

(fondato da Paride Allegri)Reggio Emilia, 15 gennaio 2014

Ti onorerà l’ombra del noceSembra una tomba, in realtà è un me-moriale che la figlia di Martino Bartoli fece collocare a Pieve Modolena, nel luo-go in cui suo padre fu ucciso e sommaria-mente sepolto il 23 aprile 1945, da alcuni tedeschi in fuga verso il Nord.Nel libro dei morti della Parrocchia loca-le non compare alcuna notizia al riguardo (nonostante che il luogo dell’uccisione si trovi a non più di trecento metri dal ci-mitero e dalla chiesa di Pieve) alle date del 23 aprile 45 e seguenti, così come non compaiono notizie, lungo il mese di no-vembre 1944, relative ai quattro di Pieve massacrati dalle Brigate nere il 19 no-vembre. Su tutti e cinque (Martino Barto-loi, Adalgiso Guardasoni, Giuseppe Car-ri, Fausto Franchini, Prospero Bertani) si trova soltanto un’annotazione a biro nel 1966, dove si segnala che le loro salme sono inumate nel cimitero di Pieve.I familiari di Martino sostengono che al loro congiunto fu fatta scavare la fossa prima di venire ucciso. Ciò di cui si ha traccia nella poesia collocata presso il memoriale ed il cui testo recita: (Foto A. Zambonelli)

SCAVA SCAVA PARTIGIANO / LA FOSSA DEL TUO DESTINO / NELLA TERRA DEL TUO PIANTO /NELLA POLVERE DEL TUO SANGUE / DI-MORA DI VITA / DIMORA DI MOR-TE / . TI ONORERA’ L’OMBRA DEL NOCE / IL VENTO TI SUSSURRE-RA’ LA PACE / TI RICORDERAN-NO LE LACRIME DI TUA FIGLIA./ TRE UOMINI VENUTI DAL NORD / TRE UOMINI INFAMI / EMPI D’IRA D’ORGOGLIO SCONFITTO / CON MOSCHETTO E MITRAGLIA./ SCA-VA SCAVA PARTIGIANO!/ SCAVA LA TOMBA DELLA TUA OMBRA / TI UCCIDEREMO / QUANDO DA VIVO LA TERRA TI AVRA’ SEPOLTO / TI UCCIDEREMO PER VENDETTA / LA TUA GIOVANE VITA IN CAMBIO D’UN’IDEA / CHE LA MITRAGLIA NON HA MAI SCONFITTO

memoriaMartino Bartoli

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LuttiIl 15 marzo u.s. è scomparso, all’età di 91 anni, Enrico Lelli, partigiano e dirigente scolastico, Consigliere comunale e Asses-sore nel Comune di Reggio tra il 1951 e il 1976. Nato il 13.11 1922 a Reggio, in una famiglia operaia, diplomato maestro, intra-prese la professione di insegnante elemen-

ENRICO LELLI13/11/1922-15/03/2014

tare già nell’anteguerra.Nel luglio 1942, superato l’esame di maturità al Liceo scientifico e avendo vinto il concorso magistrale, si iscrisse alla facoltà di Matematica e Fisica all’Università di Parma. Nel febbraio 1943, fu chiamato alle armi nel reparto Allievi ufficiali del 4° Rgt di Ar-tiglieria di Piacenza col quale, luglio 1943, fu trasferito tra Terra-cina e il Monte Circeo, dove lo colse l’Armistizio dell’8 settembre.Dopo varie vicissitudini, Lelli si trovò a fare il partigiano nel cu-neese, Prima Divisione Garibaldi, Brigata “Enrico Carandino”.Di seguito una sintesi dell’orazione funebre pronunciata da An-tonio Zambonelli, a nome dell’ANPI provinciale, nella Stanza del Commiato del Cimitero di Coviolo. Enrico è stato per me un collega, un amico, un compagno. Fin dal 1959, quando vinsi il concorso magistrale in provincia di Bolo-gna, mi mise in contatto con un dirigente bolognese dello SNASE, il Sindacato laico della scuola elementare.Insieme poi, a Reggio, nella sede SNASE locale, in un seminterrato delle scuole elemen-tari di Viale Montegrappa, redigemmo per alcuni mesi il giorna-letto sindacale “Scuola aperta”, con Giorgio e Romano Valeriani.Insieme poi aderimmo al Sindacato Scuola CGIL dalla sua fon-dazione, con il prof. Eugenio Capitani.Fui ancora ancora al suo fianco essendo entrambi consiglieri comunali nel gruppo del PCI. Ricordo la determinazione con cui affrontò e vinse il concorso da Direttore didattico, credo attorno al 1972.In tutti questi anni Enri-co è stato, come giustamente affermato dall’ Assessore Iuna Sassi, “un importante trait d’union tra la scuola reggiana e l’amministra-zione comunale” , in anni in cui, “essere maestro elementare e poi direttore didattico iscritto e impegnato nel PCI non era facile , ma seppe essere coerente con le su idee ed ugualmente apprezzato da tutti”.In effetti il comunista Enrico Lelli seppe sempre essere alieno da estremismi ed aperto all’ascolto. Ricordo peraltro la fermezza con cui, il 7 luglio 1960, fu a fianco del Sindaco Campioli in piazza e poi di fronte al Prefetto, per pro-testare contro la sanguinosa repressione.Con Enrico se ne va uno di quei personaggi, come Loris Malaguzzi, come Sergio Masini, che hanno fatto di Reggio Emilia, in particolare in campo educa-tivo, un punto alto nel panorama nazionale ed internazionale.Ho un vivo ricordo (anche perché ne scrivemmo su “Reggio 15”), dell’impegno con cui, contro molte pigrizie intellettuali e molte resistenze, si batté da direttore didattico per il superamento delle scuole differenziali e per l’inserimento dei bambini handicappati, nei primi anni Settanta, quando reggeva ,”a scavalco” le direzioni di Correggio e Rio Saliceto.Oggi però siamo qui, con le bandiere dell’ANPI, per l’ultimo saluto al partigiano garibaldino, al dirigente dell’ANPI che fino all’ultimo ci fu vicino con i suoi consigli le sue critiche costrut-tive, in particolare vicino ad Anna Ferrari, che gli era succeduta nella Presidenza dell’ANPI comunale. Per l’ultimo saluto al collaboratore del “Notiziario” ANPI, sul quale introdusse e tenne per anni la rubrìca CITTA’ E DEMO-CRAZIA, con interventi in cui si evidenziava , ha ricordato il Cir-

colo PD del Centro storico, come Lelli amasse la nostra città e la guardasse con gli occhi di chi è stato amministratore, ma anche con gli occhi di un maestro e di un residente attento ai cambiamenti del tessuto cittadino.Rinnoviamo qui le commosse condoglianze ai familiari: alla vedova Iole, a sua volta per anni impegnata nella scuola, alla figlia Lelia, al fratello Erio, che 14enne diffondeva i “Fogli Tricolore” contro i fascisti rispuntati e contro gli occupanti nazisti, alla sorella Eliana, ai nipoti ai parenti tutti.Caro Enrico, anche per noi è motivo di orgoglio avere compiuto con te un tratto di strada, per me un tratto lungo oltre mezzo secolo. A volte sei stato anche puntiglioso e abbiamo fraternamente litigato.Continueremo a camminare anche nel ricordo della tua presenza.

Antonio Zambonelli

L’ultimo impegno politico di Cesarina ve-dova del partigiano Attilio Curti Criso è del 25 gennaio scorso a Gualtieri dove ha ricevuto un attestato di riconoscenza. Non stava bene, ma ancora una volta, come tan-te, ha voluto raccontare, seppur con il fiato corto, quello che era stato parte importante della sua vita: un passato che non aveva di-

CESARINA VASCONI25/8/1922-19/2/ 2014

menticato, l’esperienza del suo impegno nella lotta di Liberazione come staffetta partigiana. Ci teneva a tramandare il ricordo di quel periodo tragico, di miseria, violenza e libertà negata. Ne parlava ancora con stupore, quasi a meravigliarsi della sua prontezza di riflessi dimostrata, quando le cadde dalla bicicletta una cassetta di munizioni davanti ad un fascista “galantuomo”... e la paura di una denuncia deve essere stata tanta se questo fatto era diventato il più ricorrente della sua narrazione.Sì, lei procurava e trasportava armi e munizioni ai partigiani. Fino in ultimo, ha sentito il bisogno di portare con fiera tenacia alle giovani generazioni la sua testimonianza carica di ironia con la quale riusciva a catturarne l’attenzione. Questa esperienza è stata fondante per la formazione della sua identità, e per questo possiamo dire che Cesarina dalla Resistenza non è mai tornata a casa, ha continuato, come tante ex staffette partigiane, ad essere impegnata nel movimento delle donne, nel movimento cooperativo e nel partito comunista nel quale credeva, come strumento democratico di cambiamento per i diritti sociali di uguaglianza, di democrazia e libertà per tutti, riuscendo con-temporaneamente ad occuparsi in primo luogo della sua famiglia. Con la scomparsa di Cesarina, l’ANPI della Bassa perde una pre-ziosa testimone. Le operatrici della casa protetta “F.Carri” di Gualtieri, i volontari ed amici, Giovanni ed Edoardo, le amiche Anna,Teresa, Velia e Lina, la responsabile della animazione Lara Giovanelli perdono una amica coraggiosa e piena di stimoli, sempre pronta ad uscire per sodalizzare, per raccontare e raccontarsi, per tramandare la memoria, per non dimenticare. La sezioni ANPl di Guastalla e Luzzara rappresentate dai loro Presidenti Primo Benatti e Simone Lasagna e gli amici dell’ANP1 di Gualtieri si stringono al dolore della famiglia.

Primo Benatti

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LuttiHo ritrovato Edgardo Ferretti, il vigile “ve-leno” com’era soprannominato, qui all’AN-PI oltre vent’anni fa, alla fine del 1992, quando iniziai a collaborare con l’Associa-zione dei partigiani. Allora c’era Carretti alla presidenza, Liliana, Alice, Laila e poi Mara in segreteria, Rubertelli e Ferretti al turismo e Mario Catellani in amministrazio-

EDGARDO FERRETTI24/04/1934-21/02/2014

ne poi la Marisa. E Antonio Canovi. Forse dimentico qualcuno… Ferretti l’ho conosciuto nel 1980 quando entrai nel corpo dei vigi-li urbani di Reggio Emilia. Lui era nell’ufficio di coordinamento, l’organo di comando dei vigili, che affiancava il comandante, il maggiore Giuseppe Grassi. Un’organizzazione del lavoro molto particolare, infatti le cariche di comando erano elettive. Un’espe-rienza unica in Italia. Edgardo lo definirei un uomo “quadrato”, una persona che ese-guiva diligentemente e coscienzosamente il proprio lavoro. Spesso, ricordo, mi “sgridava” perché portavo i capelli lunghi e le “clarks”, scarpe non proprio di ordinanza. Quando scrivevo i rapporti di servizio in coordinamento mettevo tre “ooo”, perché in quell’ufficio erano in tre. Ma Edgardo non credo apprezzasse…Erano anni, i primi anni Ottanta, ancora percorsi dai fremiti estre-mistici della politica dei ’70 e pure a Reggio era attivo qualche gruppo vicino alla cosiddetta autonomia operaia. Noi li monitora-vamo… fuori servizio. In pensione, insieme a Sergio Rubertelli, fino a pochi anni fa, seguiva, con la sua proverbiale scrupolisità, l’ufficio “turismo” dell’ANPI, battendo fragorosamente su una macchina da scrivere, ancora oggi appoggiata su un tavolo nell’ufficio occupato ora dal-la redazione del Notiziario. Lo vedo ancora battere con due dita piegato sui tasti. Poi la salute ha cominciato a cedere, soffriva di cuore. A un certo momento, suo malgrado, è dovuto restare a casa. Le sue visite nella sede dell’Associazione si sono sempre più diradate. Ogni tanto ci incontravamo, casualmente, dalle parti del cinema Rosebud, lui andava al circolo poco distante, il Noce nero, io ciondolavo fumando. Aveva il passo stanco, Edgardo. Ci scam-biavamo due parole sulla sua salute. Poi all’ANPI, un venerdì mattina, il 21 febbrai un addetto della Croce verde ha consegnato un manifesto funebre. Ferretti se ne era andato.

Glauco Bertani

Alpino nella 7a Brigata alpina “CERRI”, ha combattuto nell’alessandrino opponen-dosi alle brigate nazi-mongole della Di-visione “TURCKESTAN” e alla Brigata “NETTUNO” delle SS italiane.Ricevette dal Comune di Bobbio la Me-daglia d’oro con diploma di Benemerenza per il contributo dato nella a lotta Partigia-na di liberazione. (s.l.)

BRUNO SALSI

Con Luciano Guidotti, il partigiano garibal-dino Spartaco, se n’è andato un caro nostro compagno , per tanti anni immancabile pre-senza alle commemorazioni della Resisten-za, con il tavolino che esponeva libri sulla lotta di liberazione, compresi diversi che lui stesso aveva scritto a partire dal 1983 :L’uo-

LUCIANO GUIDOTTI18-01-1925/29-03-2014OPERAIO, PARTIGIANO E SCRITTORE

mo delle “Reggiane”, èdito dal Voltone, fu il primo.Apprendista alle “Reggiane” all’età di 14 anni, visse il dramma del 28 luglio ’43, quando 8 lavoratori furono uccisi, una cinquan-tina feriti ,“colpevoli” di voler manifestare per la pace. Dopo il bombardamento del grande complesso industriale, genna-io ’44, si diede alla macchia, come tanti altri operai, raggiungendo poi le prime formazioni partigiane sull’Appennino. Di nuovo operaio alle Reggiane dopo la Liberazione, fu tra i protagonisti della occupazione della fabbrica e tra i redattori del periodico “Voce operaia”, con Giordano Canova ed altri sotto la direzione di Renato Nicolai e Giuseppe Soncini. Suoi racconti vennero pubblicati su vari giornali di sinistra. Redattore dell’Unità di Milano dal 1950 al 1953, dal 1954 al 1978 fu ispettore alle vendite dello stesso quotidiano. Una volta in pensione, scrisse una decina di volumi in cui la memoria delle Reggiane si intrecciava a quella della Resistenza. Possiamo ben dire che il Nigher, il ragazzo che faceva lo “scaldachiodi” alle Reggiane nel 1939, è riuscito, in centinaia di pagine, a dare ca-lore e spessore umano a pagine fondamentali della nostra storia novecentesca.Accanto a Guerrino Franzini, che della lotta contro il nazifasci-smo fu storico attento e filologicamente scrupoloso, Guidotti ha ripercorso molte delle stesse vicende esplorando, anziché i docu-menti cartacei, pensieri e sentimenti di tante persone che in quella lotta vissero forse la stagione più intensa della propria vita.I compagni dell’ANPI e del PD lo hanno accompagnato con le loro bandiere, lunedì 1° aprile, fino alla stanza del commiato, nel cimitero di Coviolo, dove Antonio Zambonelli, esprimendo ai familiari le affettuose condoglianze a nome dei vecchi e nuovi resistenti , ha reso l’ultimo saluto all’ amico, al partigiano e scrit-tore, che ha mirabilmente saputo intrecciare, nei suoi libri, squarci autobiografici e racconti di tanti che gli furono compagni nella Resistenza e nelle lotte per la giustizia sociale.

In ricordo dello zio Partigiano Agide Ve-roni, di Correggio, appartenente alla 37a BGT GAP, i nipoti Carmelina ed Emilia Panisi sottoscrivono pro Notiziario.

AGIDE VERONI18/10/1925-29/11/2013

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Lutti(Pubblichiamo l’orazione di commiato tenuta da Alì)Amici e Cittadini presenti a questa triste cerimonia, per chi non mi conosce, io sono Gigli Mazzi, classe 1927, Partigiano Alì della 37a BGT. GAP, la brigata in cui mili-tava Marco durante la Lotta di Liberazione.Ho voluto e mi onoro di partecipare a

MARIO BELTRAMI (MARCO)

Il giorno 9 febbraio scorso avrebbe com-piuto 90 anni la Partigiana Regina Dallai, appartenente alla 77a BGT SAP “F.lli Man-fredi” residente a Fosdondo di Correggio, deceduta l’undici ottobre 2013.La ricordano con immenso rimpianto il marito Aristodemo Incerti (Nino), la figlia Tullia e il genero Lino Dallaglio. In memoria della cara Regina sottoscrivo-no pro Notiziario.

REGINA DALLAI

IIl 19 agosto 2013 è mancata, dopo breve malattia, Iride Silvi ved. Bartoli, partigia-na combattente, staffetta del CU di Reggio Emilia “Bruna” . Iride nasce a Castelnuovo né Monti in fa-miglia contadina e antifascista, seconda di sei figli. Della sua attività di staffetta e dell’attiva

IRIDE SILVI ved. Bartoli14.08.1923-19.08.2013

partecipazione alla guerra di Liberazione Iride ha raccontato nel capitolo a lei dedicato nel libro “Partigiane e patriote della pro-vincia di Reggio nell’Emilia” di Avvenire Paterlini (Nino) e al giornalista della Gazzetta di Reggio Emilia che l’ha intervistata alla manifestazione del 25 aprile 2011. Dopo la guerra si è de-dicata alla UDI e alla famiglia. Il destino ha voluto che Iride dovesse prendere in mano molte volte le sorti della propria fa-miglia, ricominciano ogni volta con coraggio e determinazione una nuova vita all’estero e nel proprio paese. Dal 1960 Iride viveva a Parma, ma il legame con Reggio Emilia è rimasto costante, fino a quando le forze glielo hanno con-sentito, si recava personalmente alla sede dell’ANPI a versare i contibuti pro Notiziario raccolti tra i partigiani parmensi con i quali era in costante contatto. La salma di Iride è stata tumulata al cimitero Monumentale di Reggio nell’Emilia, accompagnata dalla breve orazione funebre del nipote Luigi Benzi, Sindaco di Quargnento (AL), dalle paro-le di stima ed affetto di coloro che l’hanno conosciuta e stimata e dalle note di Bella Ciao. Ora riposa accanto al marito Armando deceduto nel 1986.In loro onore e ricordo i figli sottoscrivono per il Notiziario.

24/09/1923-13/01/2014

questa cerimonia per i legami di amicizia e di fraternità che ho sempre avuto – durante e dopo la guerra – con questo stimato e prestigioso Comandante Partigiano.La prima volta che vidi e conobbi Marco fu nel gennaio ’45 quando Lui – in bicicletta assieme a Tancredi, Robinson, Ribin e Gonda (la nostra staffetta) e sfidando le insidie ed i pericoli che quei tempi comportavano – venne a portarmi l’aiuto, il conforto e la solidarietà di tutto il Comando di brigata. In quel momento io ero ricoverato in uno sperduto casolare di Marmirolo, grave-mente ferito dai colpi di pistola ricevuti nel corso di un sangui-noso scontro con un ufficiale delle SS italiane.Incontrai per la seconda volta Marco durante gli esaltanti giorni della Liberazione, all’atto dell’insediamento della Brigata GAP nel “Casone” sulle vecchie mura di Porta Castello.In quei radiosi giorni, Marco era, per noi più giovani, il mito, era il forte ed audace combattente che noi tutti avremmo voluto essere. Bel giovane, alto e slanciato e con quel suo giubbone di pelle scura che lo rendeva imponente, rappresentava anche il ragazzo idealizzato da tutte le ragazze combattenti e dalle staf-fette in particolare. Inoltre Marco, allora studente in medicina, all’occorrenza era anche il “dottore”, colui che in caso di neces-sità poteva assisterti, curarti e salvarti la vita. Insomma un mito su tutta la linea! Più avanti negli anni, ebbi modo di incontrarlo parecchie volte, quando Lui, veterinario capo del Comune di Reggio Emilia,e io dirigente delle Farmacie comunali riunite – ci riunivamo coi relativi staff per cercare di risolvere i vari problemi di comune interesse per i due Enti. Negli ultimi anni, in virtù della forte amicizia che ci legava ed in compagnia delle nostre mogli, avemmo modo di trascorrere liete e rilassanti serate nella sua residenza di Ca’ Bertacchi.Purtroppo, passando gli anni, anche le cose più belle volgono alla fine. Ciò però non toglie né può cancellare i sentimenti più cari verso le persone conosciute e stimate durante gli anni verdi della nostra esistenza.Ciao, caro Marco! A nome dei Combattenti e dei Partigiani caduti, di quelli scomparsi o ancora in vita – e a nome anche dell’ANPI, l’Associazione che tutti ci riunisce e ci rappresenta – vogliamo esprimerti ancora una volta il nostro vivo e caloro-so ringraziamento per quanto hai fatto e dato per la causa della Libertà e della Giustizia sociale del nostro Paese e per tutto il popolo italiano. Ciao ancora, caro Marco! Un saluto grato e riconoscente ti ac-compagni in questo tuo ultimo ed estremo viaggio. Un cordiale saluto e un augurio sincero anche a tutti i tuoi cari, a tuo figlio Massimo, ai nipoti Stefano e Andrea ed a tutti gli altri che non ci è dato di conoscere.

Il 21 febbraio scorso, s’è spento, all’età di 95 anni, Mansueto Fontanesi John di Ca-delbosco Sopra; capo squadra del distac-camento “B. Casini” della 144a BRG Gari-baldi “A.Gramsci”. Operò sull’appennino tosco-emiliano contro le forze nazifasciste fra il 1944 e il 1945.In sua memoria i fratelli Fontanesi offrono pro Notiziario.

MANSUETO FONTANESI (JOHN)

08/08/1918-21/02/2014

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LuttiMario Gradellini ci ha lasciati il 30 ottobre 2013. Sindaco di San Martino in Rio per oltre 13 anni, militante antifascista per tut-ta la vita, protagonista dello sviluppo eco-nomico e sociale del paese, Mario è stato un punto di riferimento politico e morale per molte generazioni di uomini e donne.La moglie Lucia e la figlia Lorena, nel ri-cordarlo con immutato affetto, devolvono al giornale dei Partigiani.

MARIO GRADELLINI06/06/1926-30/10/2013

Ennio, partigiano combattente Settimo fino alla Liberazione, apparteneva alla 77a SAP. Di umili origini, entrò nel movimento anti-fascista luzzarese insieme agli altri ragazzi che furono poi assassinati a Reggiolo nel 1945. Gli fu consegnata, in quel momento, una tessera di colore giallo, che ha conser-vato gelosamente, mangiucchiata dal tem-po, con la scritta: ANTIFASCISTA. Con orgoglio la mostrò al padre che con sorpre-

ENNIO SCAINI (SETTIMO)

sa e gioia gli mostrò la sua. “Eravamo una famiglia antifascista”, dirà in una testimonianza successiva.Ennio raccontò: “Mi resi conto che la parola antifascista, ancor prima che mi capitasse tra le mani quella tessera, mi aveva silen-ziosamente accompagnato dal giorno della nascita, marchiando a fuoco vivo il mio cuore”. Così una sera Arnoldo Avanzi lo convocò in golena a Po, insie-me a tutti gli altri decisero che la clandestinità e la lotta armata era l’unica soluzione per combattere il nazifascismo e per ricon-quistare quella libertà obiettivo di ogni individuo. (s.l.)

Il 14 agosto 2013, a 92 anni, è venuto a mancare il Partigiano Sirio Veronesi Tar-zan, appartenente alla76a BGR SAP “An-gelo Zanti”. Il fratello Bruno, in sua me-moria, offre pro Notiziario.

SIRIO VERONESI (TARZAN)

08/02/1921-14/08/2013

In memoria del Partigiano Renzo Misel-li, appartenente alla 144a BGT Garibaldi, scomparso l’undici gennaio 2014, la co-gnata Norma e la nipote Fulvia Ballabeni offrono a sostegno del Notiziario.

RENZO MISELLI

08/10/1926-11/01/2014

Nel mese di Novembre è venuta a mancare Luciana Morgotti da anni impegnata nella sezione ANPI di Correggio, figura di riferi-mento e componente del direttivo. Da circa un anno Luciana lottava con la malattia ma non faceva mai mancare la sua presenza negli avvenimenti importanti: per il 25 Aprile in piazza o in occasione del festival

Europea della Resistenza (ERA). L’ultima volta che ho visto Lu-ciana è stata l’estate scorsa durante una serata organizzata dalla Fondazione Fossoli di Carpi per raccogliere fondi da destinare a lavori di recupero dell’ex Campo di Concentramento. Nono-stante la sofferenza, sembrava che quel giorno potesse guardare con speranza al futuro. In un certo modo quel suo futuro negato è diventato per tutti noi dell’ANPI un presente da conservare. Una immagine in particolare si materializza e credo possa esse-re condivisa dai nuovi e dai vecchi partigiani: Luciana rimarrà nella nostra memoria in sella alla sua bicicletta mentre in testa guida le biciclettate resistenti. Lei che conduce decisa i parteci-panti lungo i percorsi che conducono ai cippi sparsi nel nostro territorio. Due elementi imprescindibili nella sua vita: la bicicletta e la Re-sistenza. Due elementi che danno l’idea dell’impegno, dell’agi-re, del partecipare, del muoversi per raggiungere mete e obiet-tivi. Un segnare direzioni verso utopie e liberazioni. Ricordi e immagini che moltiplicano le scene di una staffetta che apre lunghe file di ciclisti con nel cuore la lotta partigiana. In testa alla delegazione proveniente da Carpi attraverso Budrione con arrivo a Correggio, ancora lei a condurre lungo le strade ghiaiate il corteo su due ruote che si incontra con i ragazzi tedeschi (ul-tima tappa dei Sentieri Partigiani di Istoreco) in cammino verso la nostra città lungo il sentiero della vecchia ferrovia. Quello dei percorsi della memoria era diventata una sua specializzazione e insieme all’ex partigiano Artullo Beltrami studiava minuziosa-mente il migliore tragitto da compiere organizzando sicurezza stradale, rifocillamenti, soste e logistica. Proprio grazie a questa collaborazione nel progettare percorsi su cippi e monumenti tra Luciana e Artullo c’era un reciproco affetto che simbolicamente affermava il legame tra generazioni di resistenti. Una sinergia che assicurava una squadra organizzativa infallibile nell’ANPI, sia che si trattasse di presenziare nei giorni in cui l’ufficio dove-va rimanere aperto al pubblico, sia che si dovesse garantire turni presso il nostro stand per fiere e eventi cittadini. Un affetto e una stima verso i nostri partigiani che Luciana dimostrava con una vicinanza ideale e con un supporto anche fisico nel momento in cui gli anni hanno reso sempre più difficile il semplice cammi-nare. Quante volte Luciana ha sostenuto, accompagnato, preso per mano Artullo, Avio, Germano. Inutile aggiungere che la sua mancanza per la nostra sezione sarà un vuoto incolmabile, il suo essere sempre disponibile con entusiasmo e trasporto per la riu-scita delle iniziative nel corso degli anni erano per tutti un punto fermo, una certezza. Ma non solo di questioni materiali è fatto questo vuoto incolmabile ma è la perdita di una amica, di una resistente convinta. Allora possiamo dire che come i partigiani, anche Luciana ci lascia una eredità, un insegnamento, un dono prezioso: la ricerca di giustizia e libertà, la passione, la presenza nonostante tutto, nonostante le sorti della vita. Nostro compito, come antifascisti, sarà quello di continuare a “odiare gli indif-ferenti”, sarà quello di mettere a disposizione noi stessi per un ideale comune. Proprio come faceva Luciana.

Fabrizio Tavernelli

Staffetta in biciclettaLUCIANA MORGOTTI

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AnniversariALDO CERVIVERINA CASTAGNETTI ved. CERVI

Il 28 dicembre scorso ricorreva il 70° anniversario della fu-cilazione del Partigiano Aldo Cervi. Catturato dai fascisti repubblicani il 25 novembre 1943 insieme agli altri fratelli all’alba del 28 dicembre 1943 fu condotto al poligono di tiro di Reggio Emilia e fucilato. Il 5 febbraio scorso ricorreva il 16 anniversario della scom-parsa di Verina Castagnetti, moglie di Aldo.Il figlio Adelmo nel ricordare con affetto i genitori sotto-scrive pro Notiziario

69° ANNIVERSARIOPAOLO DAVOLI (SERTORIO)

Il 28 febbriao scorso ricorreva il 69° anni-versario della morte del Partigiano Paolo Davoli Sertorio.Nato a Villa Cavazzoli (Reggio Emilia) nel 1900, Paolo Davoli aderì alla federazione giovanile socialista poi, fin dalla sua fon-dazione, al PCd’I. Perseguitato dai fasci-sti, nel 1924 dovette emigrare in Francia, dove continuò la sua attività all’interno delle organizzazione politiche degli esuli,

IN MEMORIA

mentre lavorava come sarto. Rientrato in Italia nell’estate del 1936, approfittando di un’amnistia per i “fuorisciti incensurati”, vi rimase solo 15 giorni. Rientrò in Italia, nel 1941, su incarico del partito comunista. Dall’ottobre 1942, abbandonato il mestie-re di sarto, entrò come manovale alla Lombardini. In seguito a delazione, fu arrestato nell’aprile del 1943 e, ancora in stato di detenzione, deferito al Tribunale speciale. Liberato dopo il 25 luglio ’43 entrò subito in contatto con il suo partito. Dopo l’8 settembre 1943 fu tra i primi organizzatori della Resistenza nel Reggiano, con il nome di copertura Sertorio, dirigente del CLN e Intendente del Comando piazza. Il 30 novembre 1944 fu cattura-to assieme agli altri membri dell CLN e sottoposto a tortura. Tre mesi dopo venne fucilato nei pressi di cimitero di Cadelbosco Sotto assieme ad altri 9 ostaggi. Gli è stata conferita la medaglia d’argento al valor militare alla memoria. Raccontano testimoni che Paolo Davoli fu fatto sedere su un fornello elettrico acceso, fu frustato e straziato con un ferro rovente. Approfittando di una breve distrazione dei suoi aguzzini si gettò da una finestra, ma non rimase ucciso come avrebbe voluto: si fratturò solamente una gamba. Lasciato per 48 ore senza cure, fu poi condotto alla caserma della “Muti”, dove un chirurgo gli amputò l’arto ferito. Dopo una ventina di giorni i fascisti lo riportarono alla “Villet-ta”, il carcere della Brigata nera, e ripresero a torturarlo. Coloro che gli diedero sepoltura constatarono le orribili mutila-zioni provocate dalla ferocia fascista.In suo ricordo la figlia Paola offre pro Notiziario.

7° ANNIVERSARIOULISSE GILIOLI (ORAZIO)

Il 22 marzo scorso ricorreva il 7° an-niversario della scomparsa di Ulisse Gilioli, il Partigiano Orazio, giornali-sta e assiduo collaboratore del “Noti-ziario”, dopo essere stato tra i redattori dei giornaletti partigiani sull’appennino nonché, dal 1945 al 1955, del settima-nale “Il Volontario della libertà/Nuovo Risorgimento”.

La moglie Simona e la figlia Simonetta lo ricordano con immutato affetto e grande rimpianto a tutte le persone che gli hanno voluto bene.Per onorarne la memoria sottoscrivono pro Notiziario.

Alfio era il più giovane partigiano del di-staccamento “Vergai”, della 145a Brigata Garibaldi, composto da 36 elementi, com-presi il comandante Nello Venturi ed il Commissario Mauro Zigni, tutti residenti a Ligonchio.Il “Vergai” fu uno dei primi distaccamenti ad opporsi al proclama di Eisenower che inti-mava di deporre le armi nell’autunno del ’44.

ALFIO VENTURI06/06/1926-30/10/2013

Canna e i suoi compagni di distaccamento furono i più strenui difensori delle Centrali elettriche di Ligonchio durante la batta-glia contro i tedeschi del 12,13,14 aprile del ’45. Durante quella battaglia il commissario venne ferito e per Alfio Venturi le conseguenze portarono all’invalidità.A Ligonchio i partigiani viventi sono ancora soltanto quattro ut-tavia l’eredità di tutti è stata raccolta dei familiari e da tanti ami-ci antifascisti che curano una sezione ANPI che conta oltre cin-quanta associati. Il sottoscritto e tutti i compagni partigiani della Provincia salutano Alfio Venturi verso il suo silenzioso riposo e continuano il cammino affinché l’antifascismo non conosca il tra-monto.

Giacomo Notari

Lutti

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Anniversari

14° ANNIVERSARIOAMUS FONTANESI

Il 16 marzo ricorre il 14° anniversario del-la morte di Amus Fontanesi, eminente per-sonaggio della provincia di Reggio Emilia, noto per la sua intensa attività politica e sociale. Dedicò il suo impegno nel campo amministrativo, sia nel settore della pub-blica amministrazione sia nella coopera-zione, operando con intelligenza in molti e delicati processi di ristrutturazione. Fu anche apprezzato ricercatore storico e au-tore di libri sul mondo della cooperazione. La sua memoria, oltre che nella famiglia,

rimarrà sempre viva in tutti coloro che coltivano ideali di demo-crazia e di pace. Il figlio Massimo, per onorare la sua memoria, offre pro Notiziario.

16° ANNIVERSARIOELIO TROLLI (SERGIO)

Sono passati 16 anni dalla scomparsa del Partigiano Elio Trolli Sergio, ma il ricordo di lui, della sua passione, del suo impegno per il turismo amatoriale sono più vivi che mai in coloro che hanno avuto la possibi-lità di verificare la sua instancabile opera organizzativa in occasione dei tornei e dei raduni sui sentieri partigiani.Per onorane la memoria, le figlie Laila e

1° ANNIVERSARIOLEO MASSARI (BULIN)

Il 21 febbraio scorso ricorreva il 1° an-nivesario della scomparsa del Partigiano Leo Massari Bulin, il figlio Marco, per onorarne la memoria, offre a sostegno del Notiziario.

Lilia, il genero e i nipoti, nel ricordarlo sempre con immutato affetto, sottoscrivono pro Notiziario.

10° ANNIVERSARIOEDMONDO FONTANESI (PRECIS)

Il 13 marzo ricorrerà il 10° anniversario dalla scomparsa del partigiano rivaltese Edmondo Fontanesi, Precis e lo scorso 9 novembre è ricorso il 3° anniversario della scomparsa della moglie Emma. La figlia Lorena, il genero Fabrizio e i nipoti Giulia ed Enrico li ricordano con immutato affetto e sottoscrivono in loro memoria.

4° ANNIVERSARIOADOLFO TONDELLI

Per onorare la memoria di Adolfo Tondel-li, nel 4° anniversario della morte, il figlio Attilio offre a sostegno del Notiziario

IN MEMORIAAMELIA, ARTEMIO, ITALO, REGINA E ALBERTO ROZZI

In memoria dei Parti-giani Amelia, Artemio, Italo, Regina e Alber-to Rozzi, le famiglie Rozzi e Paglia offrono pro Notiziario.

Foto: La vecchia casa dei Rozzi, posto tappa partigiano nella valle del Crostolo a Rivalta.

4° ANNIVERSARIOCESARE CARLINI

Il 15 febbraio ricorreva il 4° anniversa-rio della scomparsa del nostro carissimo Cesare, Partigiano della 285a BGT SAP. Nonostante sia passato tutto questo tempo, io ti vedo sempre in prima fila a qualsiasi manifestazione dell’ANPI con la tua ban-diera. La portavi con orgoglio in onore di quei poveri ragazzi partigiani scomparsi e soprattutto anche per te, perché appena

diciassettenne ti presero senza nessuna colpa e ti torturarono portandone le conseguenze fino alla fine dei tuoi giorni. Mio Cesare, noi continueremo sempre a seguire i tuoi consigli con orgoglio.Non ti scorderemo mai. Con tanto affetto tua moglie Velia, i figli, i nipoti e le nuore. In tuo onore sottoscriviamo pro Notiziario.

1° ANNIVERSARIOSERGIO MOSCARDINI (SCABROSO)

Sergio Scabroso, Partigiano sulle monta-gne reggiane, faceva parte della 145a BGT Garibaldi. Ha lavorato all’ufficio Igiene e Polizia mortuaria del Comune di Correg-gio, distiguendosi per onestà e laboriosità. Di carattere socievole, era cordiale con i cittadini e con la sua famiglia.Dopo il pen-sionamento, ha fatto tanto volontariato nelle feste dell’Unità, diffondendo anche il giornale (“l’Unità”) al mattino presto della

domenica. Si è impegnato come volontariato per la Coop nordest.A un anno dalla sua morte, avvenuta il 3 febbraio 2103, manca tanto alla sua Famiglia. Lo ricordano la moglie Eles Franceschini, i figli Mirco e Mara, il fratello Giorgio e il nipote Marco e offrono pro Notiziario.

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4° ANNIVERSARIOLUIGI MAIOLI (GIGI)

Il 26 ottobre ricorreva il 4° anniversario della morte del caro Luigi Maioli Gigi pro-tagonista della lotta di Liberazione ed at-tore del nuovo rinascimento democratico.Nel ricordarlo con affetto e rimpianto, la moglie Orelei Incerti, le figlie, i generi e i nipoti Letizia e Lorenzo devolvono pro Notiziario, indispensabile periodico.

AnniversariIN MEMORIA

WALTER BORCIANI (PACAGNONE)

In ricordo del PartigianoWalter Borcia-ni Pacagnone, della 76a BGT “Angelo Zanti”, il fratello Teobaldo offre pro Notiziario.

5° ANNIVERSARIOBRUNA COLLI

In memoria di Bruna Colli, deceduta il 7 gennaio 2009, il marito Secondo Menoz-zi insieme alla famiglia sottoscrive pro Notiziario.

5° ANNIVERSARIOGENOEFFA RICCÓ

Il 29 gennaio ricorreva il 5° anniversa-rio della scomparsa di Genoeffa Riccò (Nèna), da sempre sostenitrice della Re-sistenza ed esempio di volontariato so-ciale presso il CTL di Bagnolo in Piano. I parenti sottoscrivono pro Notiziario.

4° ANNIVERSARIOGIANFRANCO SARATI

Il 17 marzo ricorre il 4° anniversario della morte di Gianfranco Sarati. Nel ricordarlo con tanto affetto, la moglie Orianna Santini, il figlio Fabrizio, la nuora Tiziana e la nipotina Marianna sottoscrivono pro Notiziario.

5° ANNIVERSARIOPRIMO MONTECCHI

In memoria del marito Primo Montec-chi nel 5° anniversario della scomparsa, avvenuta il 6 febbraio 2009, Angiolina Lelli offre pro Notiziario.

13° ANNIVERSARIOATHOS BRUGNOLI (ALVARO)

Il 14 febbraio ricorreva il 13° anniversario della scomparsa del Partigiano Athos Bru-gnoli Alvaro, della 144a BGT Garibaldi. Il figlio Giuseppe lo ricorda e sottoscrive pro Notiziario.

5° ANNIVERSARIORENATO ORLANDINI

In occasione del 5° anniversario della scomparsa di Renato Orlandini, lo ricorda con grande rimpianto la moglie Rosanna Castellari e sottoscrive pro Notiziario.

8° ANNIVERSARIOVANDO BARICCHI (CARLO)

Il 20 gennaio scorso ricorreva l’ottavo an-niversario della scomparsa del Partigiano Vando Baricchi Carlo. Decorato con la Croce al merito di guerra in seguito ad atti-vità partigiana, la moglie Bruna, i figli Ste-fano e Roberto lo ricordano con immutato affetto come esempio di marito, padre du famiglia e amante degli ideali di libertà nei quali ha sempre creduto, nella speranza di

contribuire a fare del nostro Paese un Paese migliore.

IN MEMORIAGIUSEPPE FERRETTI - ILDE PASTURINI

In memoria di Giu-seppe Ferretti e di Ilde Pasturini, in occasione del 25 Aprile, li ri-cordano i consuoceri Clara e Umberto, la figlia Ileana e il nipote Riccardo offrendo pro Notiziario.

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69° ANNIVERSARIOSELVINO LANZONI

Il 23 marzo ricorre il 69° anniversario della morte del Partigiano Selvino Lanzoni della 77a Bgt. SAP ucciso dai tedeschi a Casoni di Luzzara. Sono passati tanti anni, ma le sorelle Delcisa e Franca con il marito Nino lo ricordano sempre con tanto affetto. Per mantenere vivo il suo ricordo sottoscrivo-no pro Notiziario.

Anniversari12° ANNIVERSARIO

FULVIO BARBIERI (GOR)

Il 27 gennaio ricorreva il 12° anniversario della scomparsa del Partigiano Fulvio Bar-bieri Gor, comandante di distaccamento della 144a Bgt Garibaldi. La moglie Pierina Castellani, il figlio Aldo e famiglia, nel ricordarlo con immutato af-fetto, sottoscrivono pro Notiziario.

24° ANNIVERSARIOERO BENEDUSI

Nel 24° anniversario della scomparsa del compagno Ero Benedusi, la moglie Franca e la figlia Lorena lo ricordano con immu-tato affetto e sottoscrivono pro Notiziario

4° ANNIVERSARIOOLIMPIO GIOVANARDI (BRENNO)

Il 22 gennaio scorso ricorreva il 4° anni-versario della scomparsa del Partigiano Olimpio Giovanardi Brenno, della 77a

BGT SAP “F.lli Manfredi”. La moglie e le figlie in sua memoria offro-no pro Notiziario.

20° ANNIVERSARIOLILIANA CORRADINI (MARA)

In memoria della Partigiana Liliana Cor-radini Mara, della 37a BGT GAP, nel 20° anniversario della scomparsa, avvenuta il 2 marzo 1994, le figlie, le nipoti e i generi offrono pro Notiziario.

7° ANNIVERSARIOREDEO PECCHINI

La moglie Ada Borgonovi, il figlio Nicola e la nuora Lariana ricordano, con immuta-to affetto, il Partigiano e sindacalista Re-deo Pecchini deceduto il 4 febbraio 2007.

IN MEMORIAENZO POLI

La famiglia e la sezione ANPI di Cadelbo-sco Sopra ricordanlo la figura e l’opera di Enzo Poli, antifascista, fotografo, persona sempre disponibile in tutte le occasioni. In sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.

1° ANNIVERSARIOGIUSEPPE BATTISTESSA (GEPPE)

Il 10 marzo ricorre il 1° anniversario del-la scomparsa del nostro Geppe, Giuseppe Battistessa, partigiano e poi dirigente dell’ANPI oltre che apprezzato ammini-stratore pubblico. Sindaco di Castelnovo (dove era nato il 25.10.1925) dal 1964 al 1976, ricoprì poi diversi altri incarichi. “Amico e compagno di una vita – ha detto di lui Giacomo Notari – dalla Resistenza alla Ricostruzione democratica agli anni

durante i quali fummo entrambi impegnati nella gestione della cosa pubblica. Un impegno che è continuato per lui fino all’ul-timo, con i periodici incontri per formulare insieme ipotesi di lavoro sul rilancio della nostra montagna oltre che per organiz-zare iniziative dell’ANPI, con particolare attenzione ai giovani e alle scuole”. In suo ricordo la moglie Irene Campi sottoscrive pro Notiziario.

IN MEMORIALINO BERTANI - VINA CAMPANINI

Per commemorare la memoria dei genitori Lino Bertani e Vina Campanini, le figlie Carla e Vera, ricor-dandoli con immutato affetto, offrono pro Notiziario.

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Anniversari20° ANNIVERSARIO

WALTER REVERBERI (FRESA)

Il 7 aprile ricorreva il 20° anniversario della scomparsa del Partigiano Walter Re-verberi Fresa, ispettore di battaglione con il grado di sottotenente, appartenente alla 145a BGT Garibaldi. La moglie Laura Cavazzoni, nel ricordar-lo con immutato affetto, sottoscrive pro Notiziario.

IN MEMORIABRUNA MAMMI ved. MENOZZI

In ricordo di Bruna Mammi, il marito Bru-no Menozzi e i figli Nerio e Marina sotto-scrivono pro Notiziario.

27° ANNIVERSARIOPIERINO PONTI

Il 25 maggio prossimo ricorre il 27° an-niversario della scomparsa del Partigiano Pierino Ponti della Divisione Garibaldi in Jugoslavia. Nel ricordarlo con infinito af-fetto la moglie Ave, il figlio Vanni sotto-scrivono pro Notiziario.

3° ANNIVERSARIOEZZELINO TORREGGIANI

Il 24 maggio ricorre il 3° anniversario della scomparsa del Partigiano Ezzelino Torreggiani, appartenente alla 76a brigata SAP “Angelo Zanti”. Lo ricordano con im-mutato affetto la moglie Adelma e la figlia Mirella che in sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.

17° ANNIVERSARIOFRANCESCO NERONI

A 17 anni dalla morte del caro Francesco Neroni, la moglie Pompilia Ferrari, le figlie Gilda e Giuliana, i nipoti Andrea e France-sco lo ricordano con immutato affetto e, in sua memoria, offrono pro Notiziario.

12° ANNIVERSARIOSERGIO FERRARINI (SPARTACO)

“Il tuo cammino è il percorso dell’univer-so, per questo per te brilla ogni stella, per questo risuona per te… l’armonia degli astri” (Johann G. Herder)Anna, Linda e Vittoria in memoria di Ge-chi offrono pro Notiziario

IN MEMORIARINO SORAGNI (ATHOS)

Nel ricordo dell’indimenticabile Parti-giano Rino Soragni, Athos, Libero, detto familiarmente “Muso”, vicecomandante della 37a BGT “Vittorio Saltini”, meda-glia d’argento al valor militare, scomparso tragicamente il 18 marzo 1961, la moglie Enza Gemmi offre a sostegno del Notiziario.Gappista della prima ora (nov. 1943), Soragni venne arrestato, assieme ad altri

due partigiani, Tarasconi e Ghinolfi, nella zona di Casa Roma di Grassano e rinchiuso prima nel campo di concentramento di Bibbiano e successivamente nelle carceri di Parma. Dopo difficili e tribolate trattive con i nazifascisti, fu liberato nel dicembre 1944 scambiandolo con un ufficiale tedesco catturato dai Partigiani. Riprese la lotta fino alla Liberazione.

13° ANNIVERSARIOALDO POLI

A 13 anni dalla scomparsa di Aldo Poli di Rio Saliceto, la figlia Ombretta assieme al marito Danilo, lo vogliono ricordare agli amici di ANPI, ai partigiani e a quanti lo conobbero.“Ti mandano un bacio grande i nipotini Massimiliano, Alessandro, Filippo e Ila-ria, che non hai conosciuto, ma quando si lascia una grande eredità morale, non si muore mai”.

“Mio papà era molto affezionato all’ANPI e a tutto ciò che lo ricollegava al periodo della lotta di Liberazione, ci teneva tan-to al Giornalino dell’ANPI, quindi penso sia giusto sostenerlo. Grazie, a nome mio per tutto ciò che state facendo per mantenere vivo il ricordo e gli ideali di ciò che fu la Resistenza, di ciò che è la Costituzione e dell’impegno che state mettendo per difen-derla. Avrete sempre tutto il mio appoggio, condivido in pieno le idee dell’ANPI e mi prodigo (nel mio piccolo) per divulgarle.

Ombretta Poli

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AnniversariANNIVERSARI

JAMES MALAGUTI - IDA DONELLIRicorrono rispettiva-mente diciassette e set-te anni dalla scompar-sa dei coniugi James Malaguti e Ida Donelli. Lui falegname, co-mandante partigiano ed uomo politico nel dopoguerra e lei staf-

fetta partigiana, stimati da tutti; papà e mamma carissimi, sem-pre impegnati a donare il loro amore ed a testimoniare i valori della Resistenza, dell’Antifascismo, della Democrazia e della solidarietà fra tutti i popoli. Li ricordano con l’affetto di sempre il figlio Claudio, i parenti e tutti coloro che ne condivisero l’impegno per un mondo miglio-re, certi che il loro esempio non sarà dimenticato e nell’occasio-ne offrono un contributo per il Notiziario dell’ANPI.

IN MEMORIANANDO CORRADINI - ROSA MERCATI

La figlia Elena, nel ri-cordare con affetto ed amore i genitori Nan-do Corradini e Rosa Mercati – deceduti rispettivamente il 24 ottobre 2005 e l’8 giu-gno 1987 – a quanti li hanno conosciuti e

stimati per le loro idee di giustizia sociale e di onestà durante la loro vita lavorativa, sottoscrive pro Notiziario. Nando, clas-se 1917, chiamato alle armi nel 1938, fu nel corpo degli Alpi-ni. Dopo l’8 settembre 1943, aderì alle formazioni partigiane e dopo la Liberazione fu assunto come dipendente al Comune di Carpineti con mansioni diverse (cantoniere, aiuto guardia, necroforo) meritandosi riconoscimenti ed elogi nei compiti di istituto svolti con impegno ed abnegazione sino al collocamento a riposo per raggiunti limiti di età. Li ricordano con affetto anche gli amici Alpini e gli ex Partigiani.ANNIVERSARI

GIULIO GUIDOTTI (MARIA) - SELENE GUIDOTTIIl 16 aprile ricorreva l’11° anniversario del-la scomparsa di Giulio Guidotti Maria, Parti-giano nella Divisione Eplj Dalmazia (Jugo-slavia), mentre il 15 marzo era il 2° anni-versario della morte di

Selene Guidotti. Nel ricordarli con infinito affetto il figlio Gian-ni, la nuora Donatella e i nipoti Elisa e Marco sottoscrivono pro Notiziario.

IN MEMORIALIDIA BELLESIA - LINO FERRETTI

Ai Partigiani Lino Fer-retti e Lidia Bellesia che hanno trasmesso valori di democrazia e libertà e che han-no combattuto per un mondo più giusto e migliore il ricordo più affettuoso di Lorena,

Matteo e Tiziano. In loro memoria sottoscrivono pro Notiziario.

IN MEMORIAPIERINO (LUPO) ed EZIO CARETTA

La moglie Wanda Diacci ha sempre pre-sente il ricordo del marito Pierino Caretta detto “Lupo” e il suo carissimo figliolo il barbiere Ezio.

1° ANNIVERSARIOSEVERINO CASOLI

A un anno dalla scomparsa di Severino Ca-sali la famiglia, per onorarne la memoria, offre pro Notiziario.

26° ANNIVERSARIOGEMELLO ROSSINI (WALTER)

Ricorre in questi giorni il 26° anniversario della scomparsa di Gemello Rossini Wal-ter antifascista perseguitato di Bagnolo in Piano. La famiglia nel ricordarlo sottoscrive per il Notiziario.

9° ANNIVERSARIOAUGUSTINA FERRARINI (TINA)

Il 25 aprile di 9 anni fa ci ha lasciato Augu-stina Ferrarini (Tina) della 76a BGT SAP. La figlia, il figlio, la nipote, il genero e la nuora ricordano che il suo primo valore fu la libertà. Per onorarne la memoria sotto-scrivono pro Notiziario.

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Anniversari20° ANNIVERSARIO

DINO SASSI

Il 15 aprile ricorreva il 20° anniversario della scomparsa del Combattente Dino Sassi. Lo ricordano con affetto la moglie Iris Sassi e figli con le loro famiglie. In suo onore offrono a sostegno del Notiziario.

IN MEMORIAVINCENZO BRANCHETTI (ARGO)

A ricordo del Partigiano Vincenzo Bran-chetti Argo, appartenente alla 145a BGT Garibaldi, scomparso il 21 luglio 2011, la moglie Lidia Franchi insieme alla fami-glia, i nipoti Franco, Paola e Valter offrono pro Notiziario.

1° ANNIVERSARIOGIORGIO FRANZONI

I compagni Valter, Ottavio ed Edda, nel 1° anniversario della scomparsa di Giorgio Franzoni, per onorarne la memoria, offro-no a sostegno del Notiziario.

5° ANNIVERSARIOAFRO CREMA

Il 17 febbraio scorso ricorreva il 5° anni-versario della perdita del caro Partigiano Afro Crema, comandante di distaccamento della 37a BGT GAP, operante in pianura. Lo vogliono ricordare come uomo stimato e benvoluto da tutto il paese, per l’impegno sociale disinteressatamente profuso, per tutta la sua vita, a favore dei più deboli. La moglie Luciana Pallicelli e i figli Claudio e Luciano offrono a favore del Notiziario.

14° ANNIVERSARIOGIUSEPPE CARBONI

Nel 14° anniversario della scomparsa del Partigiano Giuseppe Carboni, lo ricordano con immutato affetto la moglie Lina, le fi-glie Rosella e Daniela, le nipoti Giulia ed Elena e il genero Ermanno sottoscrivendo pro Notiziario.

IN MEMORIAARISTIDE BRUGNOLI

A quasi 29 anni dalla scomparsa, avvenuta l’11 settembre 1985, del Partigiano Aristi-de Brugnoli Baderone, della 77a BGT SAP, la moglie Pierina Righi e il figlio Gianni lo ricordano con immutato affetto e sottoscri-vono pro Notiziario.

12° ANNIVERSARIOOLDANO PATERLINI (ENOS)

Il 12 aprile ricorreva il 12° anniversario della scomparsa del Partigiano Oldano Paterlini Enos. Lo ricorda con immutato affetto la moglie Iones e sottoscrive pro Notiziario.

12° ANNIVERSARIOELENA RICCO’ (NELLA)

Il 4 aprile ricorreva il 9° anniversario della scomparsa di Elena Riccò “Nella”. Il figlio Marco, la nuora Marina e la ca-rissima nipote Roberta la ricordano con im-mutato affetto e amore sottoscrivendo pro Notiziario.

ANNIVERSARIOALDO MUSSINI

In occasione del 25 Aprile, nell’anniversa-rio della scomparsa di Aldo Mussini, il par-tigiano Eros del distaccamento “Rolando lotti” di Roncocesi, appartenente alla 76a BGT SAP, e in ricordo del suo impegno po-litico e del suo attivismo sociale, la moglie Velia Verzelloni, la figlia Maela, il genero Rino e i nipoti Marco e Sofia, con affetto e rimpianto, sottoscrivono pro “Notiziario”.

IN MEMORIAVINCENZO GANASSI

In memoria dell zio Adolfo Ganassi il ni-pote Vincenzo sottoscrive pro Notiziario.Vincenzo, antifascista fin dal 1928 quando aveva 22 anni, operaio alla Lombardini, fu attivo nell’organizzazione clandestina del PCI e nelle fila della 76a BGT SAP.

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AnniversariIN MEMORIA

MARIA SCHIATTI- ATTILIO BAGNACANI

In memoria della mamma Maria Schiatti e del padre Attilio Ba-gnancani, i figli Alber-tina e Romeo sottoscri-vono pro Notiziario.

IN MEMORIAESTER BEDOGNI-BRENNO GALLONI

Per onorare la memo-ria della madre Ester Bedogni, deceduta il 19 maggio 2003, e del fratello Brenno, Ma-risa Galloni offre pro Notiziario.

IN MEMORIAWALTER SPAGGIARI - ISIDE VIANI (GONDA)

In occasione del cente-simo anniversario dalla nascita di Walter Spag-giari, nato il 25 aprile 1914, e del 34° anni-versario dalla morte, e di Iside Viani, staffetta partigiana, scomparsa 12 anni fa, il figlio Enrico, la nuora e le nipoti in

loro onore offrono pro Notiziario.

IN MEMORIAAMARENZIO MONTANARI (MIRCO)-MARINA NOTARI

I figli Mirco e Rino con le rispettive fami-glie e i nipoti Marco, Sofia e Francesca, in occasione del 25 Apri-le, ricordano Amaren-zio Montanari Mirco comandante del di-staccamento “Rolando

Iotti” di Roncocesi della 76a Brigata SAP, insieme alla moglie Notari Marina sottoscrivono pro “Notiziario”.

IN MEMORIAWOLMER VERZELLONI - WILMA GALAVERNI

Per onorare la memo-ria dei coniugi Wolmer Verzelloni e Wilma Galaverni in occasio-ne del 25 Aprile, Ve-lia Verzelloni, Maela Mussini e famiglia, ricordando li con tanto affetto, sottoscrivono

pro “Notiziario”.

8° ANNIVERSARIOGIOVANBATTISTA MARTINELLI (CINO)

Ricorreva il 5 maggio scorso l’8° anniver-sario della scomparsa di Giovanbattista Martinelli Cino. La sorella Nelda Maria, nel ricordarlo, sottoscrive per il Notiziario.

7° ANNIVERSARIOMARIO BAGNACANI

Il 3 maggio ricorre il 7° anniversario della scomparsa di Mario Bagnacani. Nell’occa-sione, la moglie Dimma, i figli Claudio e Silvia lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.

11° ANNIVERSARIOBRUNO MANZOTTI - BRUNA PECCHINI

In occasione dell’un-dicesimo anniversario della scomparsa del padre Bruno Manzotti, antifascista, deportato dopo l’otto settembre 1943 in un campo di prigionia in Germania, e

del 3° anniversario della madre Bruna Pecchini, staffetta parti-giana, i figli Marzia e Flavio con le loro famiglie li ricordano con tanto affetto, unitamente agli zii Zorè, Jofre e Bruna, e sottoscri-vono pro Notiziario.

3° ANNIVERSARIOISIDORO CORGINI

Il 13 ottobre 2013 ricorre il 3° anniversario della scomparsa di Isidoro Corgini. La moglie per onorarne la memoria, sottoscrive euro pro Notiziario.

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AnniversariIN MEMORIA

WILLIAM CAPRATI (DANTE)ALBERTINA FERRARI (BINDA)

In occasione del 25 aprile, per ricordare il Partigiano Williamo Caprati Dante e la Par-tigiana Albertina Ferra-ri Binda, le figlie Vanna e Catia, assieme ai loro famigliari, sottoscrivo-no pro Notiziario

IN MEMORIAANDREA BIGI - ILDE BIGI

Andrea Bigi è nato a Pratofontana, frazione di Reggio Emilia, il 25 aprile 1922, certamente la personalità sicura e decisa della madre Ro-salinda, che ha sempre partecipato alla lotta contro il fascismo, ha

trasmesso al figlio Andrea i valori e gli ideali di pace e libertà. In-fatti, Andrea partecipa alla lotta partigiana con il nome di battaglia Vecchio, diventando prima tenente e poi comandante dei sappisti nelle Ville di Pratofontana, Massenzatico, Gavassa, Mancasale e Sesso.Anche la moglie Ilde ha partecipato alla vita partigiana come staffetta.“Per tutti siete ancora qui con noi!”.Il figlio Ivan, la nuora Luciana, la sorella Elena, il fratello Rino, le nipoti Silvia e Claudia li ricordano con tanto affetto.

1° ANNIVERSARIOARRIGO RIVI (ASKAR)

Il 22 giugno 2014 ricorre il 1° anniversario della morte di Arrigo Rivi Askar, un uomo che hatto dell’onestà, della generosità il suo ideale di vita e, soprattutto, fedele alle sue idee politiche. Il suo ricordo è così vivo in noi da rendere il dolore della sua assenza ancora più incessante.La moglie, la figlia, il genero, i nipoti e i pronipoti Chiara e Federico, il fratello lo

ricordano sottoscrivendo pro Notiziario.Inoltre la famiglia Rivi ricorda l’amico partigiano Argenzio Bini Moro con un offerta al Notiziario.

69° ANNIVERSARIOCISMO TIRABASSI (ENRICO)

In memoria del padre Partigiano Cismo Ti-rabassi Enrico, della 77a BGT SAP, caduto in combattimento a Fosdondo il 15 aprile 1945, il figlio Oscar sottoscrive a sostegno del Notiziario.

16° ANNIVERSARIOFIORINDA CANTONI ved. Ferrari

Il 10 aprile ricorreva il 15° anniversario della scomparsa di Fiorinda Cantoni ve-dova di Didimo Ferrari Eros. Con tutto l’affetto che conservano nel cuore i nipoti Riccardo e Valerio Braglia, la figlia Anna, il genero Attilio Braglia la ricordano.

9° ANNIVERSARIOMAURA FERRARI

Il 1° maggio ricorre il 9° anniversario della scomparsa di Maura Ferrari, figlia di Di-dimo Ferrari Eros commissario partigiano.Il marito Mario Peca, la sorella Anna con Attilio, i nipoti Riccardo e Valerio Braglia non dimenticheranno mai il suo altruismo, i valori di onestà, il suo sorriso e ottimi-smo, la speranza di un mondo migliore af-finché gli obbiettivi di giustizia e di pace rimangano come obiettivi per i suoi cari e per tutti.

Armanda offre a sostegno del Notiziario.

SPARTO (DEMOS), ARMANDO (CAIO), COLORNO (D’ARTAGNAN), EMMA (KIRA) COCCONCELLI

In ricordo dei Par-tigiani, padre e zii, Sparto Demos, vice commissario, BGT. Garibaldi; Armando Caio, commissario di-staccamento della 145a BGT. Gari-baldi, caduto a Li-gonchio il 21 apri-le 1945; Colorno D’Artagnan, della 77a Bgt SAP, ed Emma Kira, della 77a BGT SAP,

IN MEMORIA

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euro- LEA FRANCIA – sostegno ............................................ 35,00- NEALDA e ALICE DONELLI – in memoria di Scolari Lauro 50,00- NEALDA DONELLI – in memoria del marito Dazzi Otello .. 30,00 - DANIELA BARTOLI e FRATELLO – in memoria di Silvi Iride “Bruna” e Bartoli Armando .............................................. 100,00

- OLIVIA COLLI – sostegno ............................................ 30,00- ELENA CORRADINI – in memoria del padre Nando e della madre Rosa ........................................................... 25,00- SVENO MEGLIOLI – sostegno ...................................... 20,00- TEOBALDO BORCIANI – in memoria del fratello Walter 50,00- ALDO BARBIERI e PIERINA CATELLANI - in memoria di Fulvio Barbieri ................................................................ 100,00- PAOLO ATTOLINI – sostegno ........................................ 20,00- SECONDO MENOZZI – in memoria della moglie Bruna Colli 30,00- CARMELINA PANISI e EMILIO - in memoria dello zio Agide Veroni di Correggio .............................................. 50,00- OSTILIANA PIPERI – sostegno ..................................... 30,00- MARZIA MAIOLI – in memoria di Luigi Maioli ................. 30,00- FERDINANDO GUALANDRINI – sostegno ................... 20,00- PAOLO ROZZI - in memoria dei familiari ...................... 250,00- ROSANNA OLIVI – sostegno – 20,00- ENZO BORCIANI – in memoria del padre Walter........... 30,00- EREDI RICCO’ GENOEFFA - in memoria di Genoeffa .. 50,00- BRUNO GRULLI – sostegno .......................................... 30,00- GIOVANNI MARIOTTI – sostegno ................................. 50,00- LALLA e LILIA TROLLI – in memoria del padre Elio ..... 110,00- ORIANNA SANTINI – in memoria di Gianfranco Sarati ... 100,00- ANGIOLINA LELLI - in memoria del marito Primo Montecchi 50,00- IVAN LEONI - in memoria del padre Virgilio ................. 100,00- AMABILE SERGIO - in memoria di Paride Allegri ......... 50,00- SEZ. CADELBOSCO SOPRA – sostegno ..................... 200,00- NICOLA PECCHINI e fam. – in memoria di Redeo Pecchini ............................................................. 150,00- GIACOMO BARBIERI – per celebrare 90° compleanno 50,00- GIUSEPPE BRUGNOLI - in memoria del padre Athos .. 50,00- CARLA VERONI – sostegno .......................................... 50,00- ROSANNA CASTELLARI – in memoria del marito Renato Orlandini ............................................................ 100,00- GIANCARLO SIMONINI – sostegno .............................. 30,00- ROBERTO LUGLI – sostegno ....................................... 50,00- ORIO VERGALLI – sostegno ......................................... 50,00- IRENE CAMPI – in memoria di Giuseppe Battistessa .... 50,00- LAILA GROSSI – sostegno ............................................ 45,00- ERNESTO avv. D’Andrea – sostegno ............................. 50,00- LUCIANO CATTINI – sostegno ...................................... 50,00- GIUSEPPE CAMPIOLI – sostegno ................................ 30,00- GAETANO CAVAZZONI – sostegno .............................. 20,00- ZORA MUSSINI – sostegno ......................................... 100,00- GAUDENZIO MONTANARI – sostegno ........................ 50,00- GERMANO NICOLINI – sostegno ................................ . 50,00- ANNA ROSA MANFREDI – sostegno ........................... 20,00- FLAVIA MARCONI – sostegno ...................................... 10,00- SERIGLIO MONTANARI – sostegno ............................. 50,00- LUIGI BEGGI – sostegno ............................................... 25,00- IDRO LAMBRUSCHI – sostegno ................................... 20,00- COMUNE DI COLLAGNA – sostegno ............................ 20,00- AGOSTINO PALUAN – sostegno ................................... 50,00- MARIO MONTI – sostegno ............................................ 30,00- EROS avv. MATTIOLI – sostegno .................................. 50,00- ELDA CASALI di Casina – in memoria del fratello ........ 100,00- SILVANO SCHIATTI – sostegno .................................... 50,00- VELIA INCERTI – in memoria di Carlini Cesare ............ 50,00- GAUDENZIO MONTANARI – sostegno ......................... 50,00

notiziario

i sostenitorieuro

- REMO MUZZI – sostegno .............................................. 20,00- ADELMO CERVI - in memoria dei genitori .................... . 50,00- PAOLA BARILLI – sostegno ........................................... 20,00- AGOSTINO NASI di Reggiolo – sostegno ...................... 30,00- NERINA e DELCISA LANZONI – in memoria del fratello Selvino Lanzoni .............................................................. 50,00- AVE GIAROLI e figlio – in memoria di Pierino Ponti ....... 25,00- ODDINO CAMPANI – sostegno ..................................... 10,00- TELEMACO ARLEONI – sostegno ................................ 15,00- LORENA FONTANESI e madre – in ricordo di Edmondo

Fontanesi “Precis” ......................................................... 150,00- ATTILIO TONDELLI – in memoria del padre Adolfo ....... 25,00- GINO TARTAGLIA – contributo ...................................... 50,00- VIVALDO MARGINI – contributo .................................... 10,00- ANSELMO COSTI – contributo ...................................... 25,00- CLAUDIO CREMA e fam. – in memoria del padre Afro .. 50,00- MASSIMO FONTANESI – in memoria del padre Amus .. 50,00- AGIDE BENIGNO BERTOLOTTI – sostegno ................. 50,00- ALFIERO ACERBI – contributo ...................................... 30,00- CARLO GOVI – sottoscrizione ....................................... 25,00- ANTONIO TIRELLI – Correggio – sostegno ................... 25,00- ELES FRANCESCHINI e fam. – In ricordo di Sergio Moscardini ........................................................... 50,00- Sez. PIEVE MODOLENA – sostegno .............................200,00- MARCO MASSARI – in memoria del padre Leo .............. 200,00- IVANO TARASCONI – contributo ................................... 50,00- LIDIA GRISANTI – in memoria del marito Fortunato Pisi ... 50,00- FAM. ROMOLO FIORONI - sostegno ............................ 40,00- DIMER LANFREDI – in memoria di Rino Soragni “Muso” .. 50,00- NATASCIA FERRARI – sostegno ................................... 30,00- ODOARDO VERGNANI – sostegno .............................. 20,00- GIANNI CARETTA – sostegno ....................................... 20,00- MERI MONTALI – sostegno ........................................... 25,00- BRUNA GANAPINI SONCINI – sostegno ...................... 50,00- LUCIANO VECCHI – sostegno ...................................... 50,00- VALENTINA VALENTINI – sostegno .............................. 20,00 - ERMANNO LAZZARETTI – sostegno ............................ 50,00- ILIANA MONTANARI – sostegno ................................... 20,00- DUNA FERRETTI- sostegno .......................................... 20,00- ERMES BOLONDI – sostegno ....................................... 50,00- EDA MAURA RINALDI – sostegno ................................ 20,00- DILVA DAOLI – sostegno ............................................... 50,00- PIETRO BRENNO SARTORI e VITTORINA SASSI – sostegno ....................................... 80,00- MARCO PILLAI – sostegno ........................................... 10,00- DEA MONTANARI e GIGLIO MAZZI – in memoria del

dr. Mario Beltrami ........................................................... 250,00- MARISTELLA OLIVA e MIRCO TURRINI - in memoria di

Turrini Mari ..................................................................... 100,00- BRUNA BELLESIA e PIERFEDERICO - in memoria di Tonino

Munari ............................................................................ 50,00- CARLO GREGORI – sostegno ...................................... 30,00- SEZ. PD GAVASSA – sostegno ..................................... 100,00- SIMONA COCCHI e SIMONETTA GILIOLI – in memoria di

Ulisse Gilioli “Orazio” ..................................................... 100,00- ILEANA FERRETTI – in memoria di Ferretti Giuseppe e Pasturini Ilde ................................................................ 50,00- ERIO PATERLINI – sostegno ......................................... 30,00- FRANCA BENADUSI CUCCHI – in memoria di Ero Benadusi. 50,00- BRUNA CATTANI e FAM. – in memoria di Vando Baricchi

“Carlo” ............................................................................ 60,00- FAM. POLI di Cadelbosco – in memoria di Enzo Poli ..... 20,00- PAOLA DAVOLI – in memoria del padre Paolo Davoli ... 50,00

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euro- NEDDA FERRARI – in memoria di Olimpio Giovanardi . 20,00- FRANCESCA FANTINI – sostegno ................................ 30,00- LUIGI GALAVERNI e NORMA ROCCHI – sostegno ..... 50,00 - FULVIA e NORMA BALLABENI – in memoria di Renzo Miselli ................................................................. 100,00- ALICE DONELLI – in memoria del cognato Otello Dazzi ................................................................... 30,00- ARISTODEMO INCERTI – in memoria di Dallai Regina 50,00- LORENA GRADELLINI – in memoria di Mario Gradellini ....100,00- AVIO PINOTTI – sostegno ................................................... 100,00- CARLA e VERA BERTANI – in memoria dei genitori Lino

Bertani e Campanini Vina ............................................. 60,00- GIOVANNI MARIOTTI – sostegno ................................. 50,00- GIANNI GUIDOTTI – in memoria di Giulio e

Selene Guidotti .............................................................. 100,00- PAOLO BORCIANI – sostegno ...................................... 5,00- CORRADO COLI – sostegno ............................................ 10,00- LINA CURTI – sostegno ................................................ 20,00- ANNA PARIGI – sostegno ............................................. 20,00- POMPILIA FERRARI e FIGLIE – in memoria di Neroni Francesco ............................................................... 50,00- FAM. BERTANI – in memoria di Corradini Liliana ......... 100,00- VALTER CROVEGLI – sostegno ................................... 50,00- ALFREDO CERIOLI – sostegno .................................. 25,00- LAURA CAVAZZONI – in memoria di Reverberi Walter ... 100,00- ILEANA e MAURO CONFETTI – per Loris e Enermere Beggi . 150,00- BRUNO MENOZZI – in memoria di Mammi Bruna ....... 50,00- MIRELLA TORREGGIANI – in memoria di Erzellino Torreggiani ...................................................... 50,00- CORO SELVATICO POPOLARE – sostegno ................ 25,00- ALESSANDRO CARRI – sostegno ............................... 50,00- F.LLI FONTANESI – in memoria di Mansueto Fontanesi 20,00- IRIS NOTARI – in memoria del marito Dino Sassi ......... 25,00- FAM. CORGINI di Fabbrico – in memoria di Isidoro Corgini ... 50,00- MAX SONCINI – sostegno ............................................ 5,00- IAMES MANICARDI – sostegno .................................... 30,00- CLAUDIO MALAGUTI – in memoria di James Malaguti e Ida Donelli ................................................................... 150,00 - ENIO PISTONI – sostegno ..................................................... 20,00- VINCENZO GANASSI – in memoria di Adolfo Ganassi ....... 50,00- ANNA FIORANI – in memoria di Sergio Ferrarini “Spartaco” 100,00- SEZ.ANPI PISTELLI – sostegno .................................. 200,00- ERMANNO MENOZZI e ADRIANA – 50°anniversario matrimonio ............................................................................. 100,00- BRUNA AGUZZOLI – sostegno ............................................. 25,00- MARIA ROSSI – sostegno ..................................................... 30,00- ZENO BORGHI – sostegno ................................................... 20,00- DIACCI VANDO – in memoria di Pierino Carretta “Lupo” ..... 50,00- VALTER MONTECCHI – in memoria di Vincenzo Branchetti e di Franzoni Giorgio ........................ 110,00- WILLIAM Ing.GORINI – sostegno .......................................... 30,00- IVANO SASSI – sostegno ...................................................... 30,00- RAFFAELE CAMPIOLI – sostegno ....................................... 35,00- MARIA FONTANESI – sostegno ........................................... 30,00- CARLO GRASSELLI – sostegno ........................................... 30,00- SILVIA BONEZZI – sostegno ................................................. 30,00- LICINIO MARASTONI – sostegno ......................................... 30,00- BRUNO MONTANARI – sostegno ........................................ 50,00- LAURA CAVAZZONI – sostegno ........................................... 40,00- BRUNA MENOZZI – sostegno .............................................. 40,00- DAVIDE ZAMBONI – sostegno ............................................. 20,00- ADOLFINA BUSSEI – sostegno ........................................... 50,00- BRUNA GRASSELLI – sostegno .......................................... 40,00- IRIA ALBERTI – sostegno ...................................................... 30,00- ORELEI INCERTI – sostegno ............................................... 25,00- SEZ.Cavazzoli-Betonica – sostegno Patria ........................... 40,00- GIANPAOLO ARTIOLI (BO) - in memoria della madre Tina Ferrarini ........................................................................... 150,00- IONES BASCHIERI – in memoria del marito Paterlini Oldano ...................................................................... 50,00

euro- SALVATORE RUSSO – sostegno .......................................... 50,00- S.P.I. Scandiano – sostegno ................................................... 20,00- ESTELLI ENZA – sostegno ................................................... 20,00- LORENA FERRETTI – in memoria dei genitori Lino e Lidia Bellesia Lidia .......................................................................... 200,00- NEREO GRASSI – sostegno ................................................ 20,00- SEZ.ANPI CARPINETI – sostegno ....................................... 20,00- ALBERTINA,ROMEO e REMIGIO BAGNACANI in memoria dei genitori ........................................................... 60,00- ALBERTINA BAGNACANI – sostegno ................................. 10,00- OMBRETTA POLI – in memoria del padre Aldo .................. 50,00- IVO CORRADI – sostegno .................................................... 30,00- ENZA GEMMI – in memoria del marito Rino Soragni “Athos” ............................................................... 50,00- MARCO FERRATI – in memoria della madre Elena Riccò .. 25,00- ANGIOLINA, ARTURO, ROSANNA, FOSCA – in memoria di Enrico Lelli ........................................................................... 100,00- VIVALDO COSTETTI Castelnovo Monti – sostegno ............ 30,00- EDDA ROMEI – sostegno ..................................................... 30,00- ADRIANO RIVOLVECCHI – sostegno .................................. 20,00- EMO GHIRELLI – sostegno .................................................. 30,00- UGO GUIDETTI – sostegno .................................................. 20,00- ANNA FERRARI e fam. BRAGLIA – in memoria della madre e della sorella Maura .............................................................. 100,00- LUCIANO RONDINI - sostegno – 20,00- MAELE MUSSINI – in memoria di Amerenzio Montanari, Marina Notari, Aldo Mussini, Wolmer Verzelloni e Vilma Galaverni ....................................................................... 250,00- C.S.R.C. “OROLOGIO” – sostegno attività ............................ 500,00- ROBERTA VENTURI – in memoria del padre Alfio .............. 100,00- PIERINA RIGHI – in memoria del marito Aristide Brugnoli .. 50,00- GIOVANNI ROSSINI – per Gemello W. Caprati e Albertina Ferrari ...................................................................... 150,00- MARISA GALLONI - in memoria di Brenno Galloni ed Ester Bedogni ......................................................................... 20,00- CATIA CASOLI in memoria del padre Severino ................... 100,00- BRUNA COSTI – sostegno ................................................... 20,00- RINA CATELLANI ved.Sassi – sostegno ............................. 30,00- NELDA MARIA MARTINELLI – in memoria di Giovanbattista “Ciro” ............................................................... 50,00- SEZ. ANPI SCANDIANO – sostegno ................................... 277,00- SILVIA BAGNACANI e fam. - in memoria di Mario Bagnacani .................................................................... 100,00- IVAN RABITTI – sostegno .................................................... 20,00- PAOLO BELLONI – in memoria del padre Ermes, recentemente scomparso ....................................................... 100,00- PATRIZIA RIVI – in memoria di Arrigo Rivi e Argenzio Bini .. 65,00- ANNO e SILVIO TIRABASSI – in memoria del padre Cismo e della madre Mercede .......................................................... 25,00- ARMANDA COCCONCELLI – in memoria del padre Sparto e degli zii Armando Colorno ed Emma ................. 200,00

notiziario

i sostenitori

22 APRILE ORE 21 Circolo ricreativo Catomes Tôt

Rivoluzione nel sociale: un welfare d’avanguardia

13 MAGGIO ORE 21 Circolo ricreativo Catomes Tôt

Produzione culturale e sviluppo economico: qua-le relazione? Il ruolo delle

cooperative e della piccola e media impresa

27 MAGGIO ORE 21 Circolo ricreativo Catomes TôtReggio Emilia nel III millennio

Ciò che è vivo e ciò che è morto nel “modello emiliano”

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società“Gruppo dialoghi sulla scuola” di Reggio Emilia

Il bambino, cittadino a pieno diritto“Dal 2011 il gruppo inizia a pensare ad una legge 0/6, una legge che parla di diritto dei bambini ad un’educazione di qualità, normata a livello nazionale, che promuova l’idea di un bambino che gode del diritto all’educazione, con potenzialità, competenze e saperi, cittadino a pieno diritto della società civile, ribadendo la necessità che ciò avvenga in un luogo educativo pubblico...”

Incontro il “Gruppo dialoghi sulla scuo-la” in una sera piovosa di gennaio, c’è l’allerta meteo per la neve. Il pomeriggio ho modo di parlare con Lucia (una delle insegnanti del gruppo) che mi rassicura dicendomi che il nostro appuntamento non salta, la neve non li spaventa, qual-siasi condizione meteo non gli impedirà di incontrarsi quella sera per discutere dei loro progetti. Questa sua affermazione mi consola, sento nelle sue parole lo stesso entusiasmo che avverto quando parlo con i “miei” Partigiani, che non hanno temu-to il freddo e la neve nei lunghi mesi in montagna.Raggiungo il Centro Internazionale Lo-ris Malaguzzi e incontro Andrea, Ange-la, Francesca, Giuseppe, Lucia, Onofrio, Sara e Veronica; sono una piccola parte del “Gruppo dialoghi sulla scuola” – gruppo composto da genitori di bambini di nidi, scuole dell’infanzia comunali, scuole elementari e medie, insegnanti e pedagogisti – formatosi nel 2004 a parti-re da un proposta del Consiglio Infanzia Città della scuola dell’infanzia comunale Bruno Munari. Il 2004 è un anno cruciale poiché in città è in corso la campagna elettorale per le amministrative della città, le prime alle quali si presentano sette candidati.Con il prezioso contributo del compianto prof. Ettore Borghi, di Eletta e dell’asso-ciazione Amici di Reggio Children (oggi parte della Fondazione Loris Malaguzzi) si organizza un incontro con i candidati sindaco per discutere dei loro punti di vi-sta in merito alle politiche dell’infanzia, educative e scolastiche della città.Dopo questa esperienza il gruppo decide di non sciogliersi, ma di continuare con questo impegno, ognuno con il proprio compito e le proprie competenze, per testi-moniare quanto le politiche educative sia-no un argomento di fondamentale impor-tanza per la vita pubblica, non solo perché gestite dal pubblico, ma perché di tutti.Negli anni il gruppo si è consolida-to, attorno allo “zoccolo duro” come lo chiamano scherzosamente i miei interlo-cutori, crescendo numericamente e pro-

di Anna Parigi

ponendosi di diventare il punto di con-giunzione tra i genitori, gli insegnanti e la politica, per non far mai scendere l’at-tenzione sull’argomento, che ovviamente non è un tema di massa e non ricopre i primi posti nelle agende politiche nazio-nali. Poiché il rischio non è solo quello di non poter aprire nuove scuole, ma anche quello di perdere terreno dove l’eccellen-za esiste già.Già dal 2011 il gruppo inizia a pensare ad una legge per i servizi educativi 0/6, una legge che parla di diritto dei bambini ad un’educazione di qualità, normata a livel-lo nazionale, che promuova l’idea di un bambino che gode del diritto all’educa-zione, con potenzialità, competenze e sa-peri, cittadino a pieno diritto della società civile, ribadendo la necessità che ciò av-venga in un luogo educativo pubblico, di collettività.La legge sui nidi di infanzia vigente è da-tata 1971, all’avanguardia per l’epoca ma disattesa nella sua applicazione, questa colloca i nidi tra i “servizi sociali di inte-resse pubblico” di fatto cogliendo solo la sua funzione assistenzialistica senza fare alcun riferimento al carattere educativo. Questa legge demandava alle regioni l’applicazione, si è provocato così a livel-lo nazionale un panorama assolutamente eterogeneo.Con la nuova legge si vuole normare a li-

vello nazionale la situazione dei nidi d’in-fanzia, confermandone l’importanza edu-cativa e cancellando l’idea che si tratti di solo servizio assistenziale, collocandolo in un ottica di percorso educativo da 0 a 6 anni in continuità con la scuola dell’infanzia.Le ricerche scientifiche di quest’ultima decade hanno inoltre evidenziato un ul-teriore aspetto positivo derivante dalla promozione dei servizi educativi 0-6: in particolare, gli studi condotti dal pre-mio Nobel per l’economia (2010) James Heckman hanno dimostrato come gli investimenti sulla prima infanzia pre-sentino sostanziali vantaggi economici rispetto a qualsiasi altra forma di finan-ziamento in ambito educativo. Nonostan-te l’importanza riconosciuta ai primi anni di vita, l’infanzia è tradizionalmente tra-scurata dagli interventi pubblici in mate-ria di istruzione e politiche sociali, spes-so concentrati nei periodi scolastici più avanzati, con interventi per recuperare o aumentare le abilità scolastiche o lavora-tive di ragazzi già in forte difficoltà. Ma a quel punto, come mostrano le ricerche di Heckman, è già tardi per colmare il di-vario creatosi nell’infanzia, che permane sostanzialmente invariato tra i 5 e i 18 anni d’età. In queste fasi così avanzate occorrono interventi più intensivi, che comportano da un lato risultati di minore efficacia, dall’altro costi molto più ele-

Da sinistra: Andrea, Onofrio, Sara, Giuseppe, Francesca, Veronica e Lucia (foto Anna Parigi

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societàvati. Oltretutto, anche nei casi in cui tali interventi riescono a migliorare le presta-zioni scolastiche, raramente permettono un recupero delle abilità non-cognitive (i cosiddetti “soft skills”), ovvero la capa-cità di relazionarsi agli altri, di gestire e controllare le proprie reazioni emotive e la fiducia in se stessi.Gli stessi studi sono confermati dalla Fondazione Giovanni Agnelli, indipen-dentemente dall’appartenenza sociale, culturale ed economica di un bambino, la formazione in fascia d’età prescolare ri-duce in maniera significativa le differenze scaturite da condizioni di partenza sfavo-revoli, compensando le disuguaglianze.I componenti del gruppo mi raccontano delle difficoltà incontrate nella scrittura della legge, mi spiegano che scrivendola si corre il rischio di fare l’ennesima nor-mativa che tenga conto solo delle esigen-ze dei genitori, non considerando il punto di vista del bambino. Per redigerla sono stati prediletti dei termini semplici, delle parole importanti e piene di significato per i bimbi e per i genitori.Le due parole chiave di cui mi parlano sono DIRITTI e BISOGNI. I bisogni dei genitori che sentono la necessità di servizi educativi capaci di rispettare il diritto dei bambini ad avere nidi e scuole dell’infan-zia di qualità, attuando una vera e propria politica dei diritti dei più piccoli.Mi colpisce molto un ragionamento sul quale arriviamo, sempre citando alcune parole importanti, CONCILIAZIONE, non conciliazione tra il datore di lavoro e la mamma lavoratrice, ma tra i diritti dei bambini ed il mondo del lavoro dei ge-nitori, pensando ad un servizio educativo che tenga conto dei tempi di vita del bam-bino, delle sue esigenze, che salvaguardi parte della sua giornata.La legge non deve solo regolamentare il percorso educativo ma anche immagina-re una flessibilità del mondo del lavoro che tenga in considerazione il diritto alla maternità e alla paternità.L’idea della legge 0/6 ha trovato confron-to e condivisione nei Consigli Infanzia Città dei nidi e delle scuole dell’infanzia, che nell’ultimo anno e mezzo hanno in-contrato per ben cinque volte il Gruppo, per conoscere gli sviluppi del lavoro.Nel febbraio dello scorso anno sono stati convocati i canditati reggiani alle poli-tiche, dopo questo delicato passaggio la proposta di legge ha subito una battuta d’arresto, anche a causa dell’instabilità del governo nazionale. Ovviamente il dialogo interno non si è fermato, è conti-nuato per chiarire i passaggi più difficili alimentato dagli addetti ai lavori e dalle amministrazioni pubbliche. Tra i punti più delicati c’è la necessità di modificare

il Titolo V della Costituzione che regola-menta i rapporti tra Stato, Regioni, Pro-vince e Comuni, sul quale si è discusso a lungo con costituzionalisti e politici.Si è fatto tardi, e so che dopo la mia visi-ta il Gruppo deve continuare a lavorare, per il 21-22-23 febbraio è in programma un grande evento, in concomitanza con il compleanno di Loris Malaguzzi, si tratta del XIX Convegno nazionale dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia – Educazione e/è politica – promosso dal gruppo nazionale nidi e infanzia e dal centro internazionale Loris Malaguzzi (di cui vi darò notizia sul prossimo Notizia-rio), ma prima di lasciarli voglio sapere cosa c’è di Loris dentro questo progetto, la risposta è unanime, la legge è la pro-secuzione di un cammino iniziato da lui: la politica che incontra la società, che in-contra i bambini ed i loro diritti, il gruppo che accoglie, che rende partecipe e che rende cittadino. Gli insegnamenti di Loris Malaguzzi continuano a vivere, grazie all’impegno di tante persone (come le nostre care Lo-retta Giaroni, Ione Bartoli ed Eletta Ber-tani) di tante mamme e papà, insegnanti, pedagogisti e cittadini partecipi. Ancora grazie ad Andrea, Angela, Francesca, Giuseppe, Lucia, Onofrio, Sara e Vero-nica e TUTTO il Gruppo dialoghi sulla scuola, per il tempo dedicato a me e alla nostra Associazione e per l’impegno pro-fuso nel raggiungimento di un traguardo così importante come sarà quello della legge 0/6.

Era il 12 aprile di 50 anni fa, il 1964, e Adriana Fontanesi ed Ermanno Menoz-zi si sposavano. Questa bella foto ritrae Adriana ed Erammno mentre festeggiano le loro nozze d’oro.

La Redazione del Notiziario si unisce alle felicitazioni.

Adriana Fontanesi ed

Ermanno Menozzi50 anni insieme

Una nuova stagione di ricerca

Papà Cervi e i suoi 7 figli Il 28 dicembre del 1943 al poligono di Reggio Emilia i fascisti fucilavano i sette fratelli Cer-vi. Dal momento immediatamente successivo alla loro morte fino ai nostri giorni la loro sto-ria è stata narrata da romanzi, saggi storici, opere teatrali, articoli giornalistici, discorsi commemorativi, poesie, epigrafi, canzoni, fo-tografie, dipinti, sculture, opere cinematogra-fiche e documenti filmati. Questo testo è una ricerca storico-filologica delle parole, delle metafore, delle immagini attraverso le quali è stata raccontata la loro vicenda ed è stato de-scritto il vecchio padre Alcide, unico maschio adulto della famiglia sopravissuto e destinato all’innaturale ruolo di testimone della memo-ria dei figli. Le parole della storia e le figure del mito si sono nel corso del tempo sovrap-poste e contaminate, rendendo labili e incerti i confini tra reale e immaginario, concretezza materiale e simbolo, referenza storica e co-struzione mitologica. E hanno accompagnato rituali collettivi, veri e propri pellegrinaggi laici che hanno reso omaggio all’esemplarità della storia dei Cervi e ne hanno alimentato la leggenda.

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