N° 82 2° bimestre 2014 Marzo Aprile Notiziario "Divina Misericordia"

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N° 82 2° bimestre 2014 Marzo Aprile Notiziario "Divina Misericordia" del Santuario della Divina Misericordia Chiesa Santo Spirito in Sassia, Roma

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Sommario

P. 3 e 4S. Messa nella Festa dell’Im-magine di Gesù Misericor-dioso1931 - 22 Febbraio - 2014

P. 5 - 11“Questo è il tempo della Mi-sericordia” (Pap Francesco,6 Marzo 2014)

P. 12 e 13S. Messa 5 Marzo 2013Mercoledì delle Ceneri

www.divinamisericordia.itwww.faustyna.pl

La Divina Misericordia

Notiziario del Santuario dellaDivina Misericordia,Chiesa Santo Spirito in SassiaVia dei Penitenzieri 12 00193 -Roma

CCP: 16311003 intestato a ChiesaSanto Spirito in Sassia Santuariodella Divina Misericordia

IBAN: IT-50-B-07601-03200-000016311003

RedazioneDirettore: Mons. Jozef BartVice direttore: Giovanni PiccardiGruppo redazionale: Congrega-zione delle Suore della Beata Ver-gine Maria della Mise- ricordia,Anna Cantoro, Alessandro Ortenzi,Don Vincenzo Mercante

P. 14 - 18Catechesi su Sant’Ignazio diLoyola

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S. Messa nella Festa dell’immagine di Gesù Misericordioso 1931 - 22 febbraio - 2014

la terra sarà nuova quando le vittimesi prenderanno cura dei carnefici

Omelia del Rettore Mons. Jozef Bart

“Amate i vostri nemici,pregate per loro, fate del

bene a coloro che viodiano”.

Sentendo queste paroledi Gesù forse ci sen-tiamo veramente a disa-

gio; non nascondo la miacommozione predicando ilVangelo odierno davanti all’im-magine della Divina Misericor-dia nel giorno in cuicommemoriamo l’immaginedel Gesù Misericordioso, per-ché il programma indicato nelVangelo ci colpisce per la bel-lezza ed unicità: amare e pre-gare per chi ci fa del male o ci

perseguita. Ma avvertiamocertamente, tutti quanti, comesia difficile, forse impossibile,mettere in atto tale programmadi misericordia.Cari fratelli, il vero cristianopuò essere odiato, ma non puòodiare. Il momento più altodella vita cristiana non èquando si vive nella serenità oricevendo bene e rispetto daglialtri, ma quando siamo toccati,raggiunti dall’odio, quandol’odio ci fa soffrire. Solo allorasi vede con chiarezza sesiamo veri cristiani e, dicia-molo, quante occasioni per di-mostrarlo, abbiamo perduto.

Andiamo al cuore del Van-gelo: amiamo anche i nemici,porgiamo a chi ci percuote l’al-tra guancia, diamo anche la tu-nica se ci chiedono il mantello.È questo il programma dellamisericordia. Benedetto XVI ciraccomandò, nel corso dellacelebrazione di una Via Crucis,di essere uomini e donne dimisericordia. Andiamo in que-sta direzione. Papa Francescocon il consegnarci la “miseri-cordina” ci aiuta a trasformarciin uomini di misericordia affin-ché la Terra intera si trasformiin Terra di misericordia, senzaviolenza e senza sangue, ma

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S. Messa per l’Immagine di Gesù Misericordioso 22 Febbraio 2014

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dove il sangue si il frutto delladonazione di noi agli altri comeGesù ha fatto di se stesso.Offro la mia vita, questo è ilmessaggio della coroncina,per i fratelli, tutti i fratelli; Gesùperdona perché il Padre per-dona, Gesù è Misericordiosoperché il Padre è Misericor-dioso. Il cristiano deve diven-tare figlio dell’Altissimo,attraverso la misericordia piùdiventiamo immagine della mi-sericordia, più diventiamo unocon Lui, un corpo solo,un’anima sola. È bello sapereche Dio ci aspetta per fare connoi il cammino della misericor-dia: stando davanti al quadro,sappiamo che è possibile com-piere tale cammino perché nondipende da noi, ma da quantouno riesce a scommettere disé stesso dicendo “Gesù con-fido in Te”. I violenti, i malvagi,i lontani da Dio possono rien-trare in questo cammino; pos-sono diventare anch’essiapostoli della Divina Misericor-dia. La porta del Cuore diGesù è aperta e spalancata.Fu bello vedere nel corso delgrande giubileo quanta gente,milioni e milioni, attraversò laporta santa.La chiamata che viene dall’im-magine è grandissima: siatemisericordiosi perché siamo,tutti, tempio di Dio e lo Spiritodi Dio abita in noi. È possibile,siamo pieni delle vibrazioniche ci vengono da Lui dal-l’eternità che è in noi. È duroquanto il Signore ci chiede, madobbiamo praticare la “pazzia”di Gesù se vogliamo viverecon coerenza il cristianesimo.C’è da gettare, avviene cosìraramente, un ponte tra il diree il fare. Entriamo in questo

cammino, l’immagine ci aiuteràa ricostruire il nostro volto dicristiani, il nostro cuore chenon è più puro. Lui dice di pre-gare, di benedire tutti amici enemici, di fare per primi questopasso e senza aspettare di es-sere riamati. L’amore di Gesùè un amore fattivo. Amare i ne-mici è un gesto operativo, è ri-dare, ridestare nell’altro lascelta di una relazione posi-tiva, è ridare una vita che ten-denzialmente non escludenessuno. Quella di Gesù fu lavita perfetta che illuminò tutti.Certo è bello amare chi ci ama,ma c’è di più nella vita, c’è unmondo nuovo da realizzare: “laterra sarà nuova quando le vit-time si prenderanno cura deicarnefici” (mons. Bart). Questoè il progetto della Misericor-dina: fare insieme, carcerati evittime, una festa, della Miseri-cordia e della Riconciliazione.Questo può cambiare qual-cosa, se non molto, nella giu-stizia. Si chiede clemenza ecomprensione; proprio i pecca-tori devono accostarsi allachiesa ed essere qui per toc-care la propria rigenerazione,riaccogliendo la grazia dellamisericordia. C’è forse ungrande miracolo che nascedalla misericordia, vero far-maco che entra ovunque e cheda chi sarà guarito, non saràpiù abbandonata. Sono proprioquesti i tempi nuovi che ver-ranno.

Cari fratelli, è possibile ri-spondere a Gesù: ciò che vo-lete per voi, fatelo agli altri. Ilmio desiderio è essere amato,benedetto, che si preghi perme, perdonato, che si abbia fi-ducia in me e tanto altro. Ciòche voglio per me, darò agli

altri. Gesù disse “perdona loroperché non sanno quello chefanno” ed ancora Agostino “separli, parla per amore, perdonaper amore”. Sappiamo chel’orgoglio, il disprezzo la catti-veria l’odio ci lasciano semprepiù delusi e stanchi. Oggi ab-biamo toccato l’immagine dellaDivina Misericordia ed ab-biamo intuito che essa ci inter-roga e risponde all’intimobisogno di ciascuno di noi. È larisposta al male da parte delmondo intero, è la risposta aiturbamenti nella stessa chiesa.Tutti qui radunati ci sentiamoaccolti anche nella nostra mi-seria; ci sentiamo apostolidella Divina Misericordiaanche quando pecchiamo per-ché siamo osservati dagliocchi di un Padre misericor-dioso e con Lui possiamo rial-zarci dal peccato.ConsentiamoGli di inchinarsisu ciascuno di noi sempre, diprenderci per mano e di por-tarci lungo le strade della spe-ranza, della pace, del perdono.

Questo è il segreto di que-sta immagine, Santa Faustinalo ha sperimentato nel suocuore e nella sua anima, e haavuto il compito di svelarlo.

Sia conosciuto ed accoltoin questo tempio il segretodella profondità di questo Cri-sto, del suo cuore, sia cono-sciuta ed accolta la luminositàdei suoi raggi, la bontà dellesue mani , perché Cristo ci af-fianchi ovunque e sempre conLa Divina Misericordia, perchésia nell’anima e nel corpo no-stro, e noi facciamoci riflessoSuo verso i fratelli con la pre-ghiera e con le opere sante.Amen.

S. Messa per l’Immagine di Gesù Misericordioso 22 Febbraio 2014

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Incontro del Papa con i Sacerdoti di Roma - “Questo è il tempo della Misericordia”

(…) All’inizio della Quare-sima riflettere insieme, comepreti, sulla misericordia ci fabene. Tutti noi ne abbiamobisogno. E anche i fedeli,perché come pastori dob-biamo dare tanta misericor-dia, tanta!Il brano del Vangelo di Matteoche abbiamo ascoltato ci fa ri-volgere lo sguardo a Gesù checammina per le città e i villaggi.E questo è curioso. Qual è ilposto dove Gesù era piùspesso, dove lo si poteva tro-vare con più facilità? Sullestrade. Poteva sembrare chefosse un senzatetto, perchéera sempre sulla strada. La vitadi Gesù era nella strada. So-prattutto ci invita a cogliere laprofondità del suo cuore, ciòche Lui prova per le folle, per lagente che incontra: quell’atteg-giamento interiore di "compas-sione", vedendo le folle, nesentì compassione. Perchévede le persone "stanche e sfi-nite, come pecore senza pa-store". Abbiamo sentito tantevolte queste parole che forsenon entrano con forza. Masono forti! Un po’ come tante

persone che voi incontrate oggiper le strade dei vostri quar-tieri… Poi l’orizzonte si allarga,e vediamo che queste città equesti villaggi sono non soloRoma e l’Italia, ma sono ilmondo… e quelle folle sfinitesono popolazioni di tanti Paesiche stanno soffrendo situazioniancora più difficili…

Allora comprendiamo che noinon siamo qui per fare un bel-l’esercizio spirituale all’iniziodella Quaresima, ma per ascol-tare la voce dello Spirito cheparla a tutta la Chiesa in que-sto nostro tempo, che è pro-prio il tempo dellamisericordia. Di questo sonosicuro. Non è solo la Quare-

INCONTRO CON I PARROCI E I SACERDOTI DELLA DIOCESI DI ROMA

Alle ore 10.30 mercoledì 6 Marzo 2014, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francescoha incontrato il Clero della diocesi di Roma per il tradizionale appuntamento di inizio

Quaresima.“Questo notro tempo è proprio il tempo della Misericordia”

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Incontro del Papa con i Sacerdoti di Roma - “Questo è il tempo della Misericordia”

sima; noi stiamo vivendo intempo di misericordia, datrent’anni o più, fino adesso.1. Nella Chiesa tutta è iltempo della misericordia.Questa è stata un’intuizionedel beato Giovanni Paolo II.Lui ha avuto il "fiuto" che que-sto era il tempo della miseri-cordia. Pensiamo allabeatificazione e canonizza-zione di Suor Faustina Kowal-ska; poi ha introdotto la festadella Divina Misericordia.Piano piano è avanzato, è an-dato avanti su questo.Nell’Omelia per la Canonizza-zione, che avvenne nel 2000,Giovanni Paolo II sottolineòche il messaggio di Gesù Cri-sto a Suor Faustina si collocatemporalmente tra le dueguerre mondiali ed è molto le-gato alla storia del ventesimosecolo. E guardando al futurodisse: «Che cosa ci porte-ranno gli anni che sono da-vanti a noi? Come sarà

l’avvenire dell’uomo sullaterra? A noi non è dato di sa-perlo. E’ certo tuttavia che ac-canto a nuovi progressi nonmancheranno, purtroppo,esperienze dolorose. Ma laluce della divina misericordia,che il Signore ha voluto quasiriconsegnare al mondo attra-verso il carisma di suor Fau-stina, illuminerà il camminodegli uomini del terzo millen-nio». E’ chiaro. Qui è esplicito,nel 2000, ma è una cosa chenel suo cuore maturava datempo. Nella sua preghiera haavuto questa intuizione.Oggi dimentichiamo tuttotroppo in fretta, anche il Magi-stero della Chiesa! In parte èinevitabile, ma i grandi conte-nuti, le grandi intuizioni e leconsegne lasciate al Popolo diDio non possiamo dimenti-carle. E quella della divina mi-sericordia è una di queste. E’una consegna che lui ci hadato, ma che viene dall’alto.

Sta a noi, come ministri dellaChiesa, tenere vivo questomessaggio soprattutto nellapredicazione e nei gesti, neisegni, nelle scelte pastorali, adesempio la scelta di restituirepriorità al sacramento della Ri-conciliazione, e al tempostesso alle opere di misericor-dia. Riconciliare, fare pace me-diante il Sacramento, e anchecon le parole, e con le opere dimisericordia.2. Che cosa significa miseri-cordia per i preti?Mi viene in mente che alcuni divoi mi hanno telefonato, scrittouna lettera, poi ho parlato al te-lefono… "Ma Padre, perchéLei ce l’ha con i preti?". Perchédicevano che io bastono i preti!Non voglio bastonare qui…Domandiamoci che cosa signi-fica misericordia per un prete,permettetemi di dire per noipreti. Per noi, per tutti noi! Ipreti si commuovono davantialle pecore, come Gesù,quando vedeva la gentestanca e sfinita come pecoresenza pastore. Gesù ha le "vi-scere" di Dio, Isaia ne parlatanto: è pieno di tenerezzaverso la gente, specialmenteverso le persone escluse, cioèverso i peccatori, verso i malatidi cui nessuno si prendecura… Così a immagine delBuon Pastore, il prete è uomodi misericordia e di compas-sione, vicino alla sua gente eservitore di tutti. Questo è uncriterio pastorale che vorreisottolineare tanto: la vicinanza.La prossimità e il servizio, mala prossimità, la vicinanza!…Chiunque si trovi ferito nellapropria vita, in qualsiasi modo,può trovare in lui attenzione eascolto… In particolare il prete

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dimostra viscere di misericor-dia nell’amministrare il sacra-mento della Riconciliazione; lodimostra in tutto il suo atteg-giamento, nel modo di acco-gliere, di ascoltare, diconsigliare, di assolvere… Maquesto deriva da come luistesso vive il sacramento inprima persona, da come si la-scia abbracciare da Dio Padrenella Confessione, e rimanedentro questo abbraccio… Seuno vive questo su di sé, nelproprio cuore, può anche do-narlo agli altri nel ministero. Evi lascio la domanda: Come miconfesso? Mi lascio abbrac-ciare? Mi viene alla mente ungrande sacerdote di BuenosAires, ha meno anni di me, neavrà 72… Una volta è venutoda me. E’ un grande confes-sore: c’è sempre la coda lì dalui… I preti, la maggioranza,vanno da lui a confessarsi… E’

un grande confessore. E unavolta è venuto da me: "MaPadre…", "Dimmi", "Io ho unpo’ di scrupolo, perché io soche perdono troppo!";"Prega… se tu perdonitroppo…". E abbiamo parlatodella misericordia. A un certopunto mi ha detto: "Sai,quando io sento che è fortequesto scrupolo, vado in cap-pella, davanti al Tabernacolo,e Gli dico: Scusami, Tu hai lacolpa, perché mi hai dato il cat-tivo esempio! E me ne vadotranquillo…". E’ una bella pre-ghiera di misericordia! Se unonella Confessione vive questosu di sé, nel proprio cuore, puòanche donarlo agli altri.Il prete è chiamato a impararequesto, ad avere un cuore chesi commuove. I preti - mi per-metto la parola - "asettici"quelli "di laboratorio", tutto pu-lito, tutto bello, non aiutano la

Chiesa. La Chiesa oggi pos-siamo pensarla come un"ospedale da campo". Questoscusatemi lo ripeto, perché lovedo così, lo sento così: un"ospedale da campo". C’è bi-sogno di curare le ferite, tanteferite! Tante ferite! C’è tantagente ferita, dai problemi ma-teriali, dagli scandali, anchenella Chiesa... Gente feritadalle illusioni del mondo… Noipreti dobbiamo essere lì, vicinoa questa gente. Misericordiasignifica prima di tutto curare leferite. Quando uno è ferito, habisogno subito di questo, nondelle analisi, come i valori delcolesterolo, della glicemia…Ma c’è la ferita, cura la ferita, epoi vediamo le analisi. Poi sifaranno le cure specialistiche,ma prima si devono curare leferite aperte. Per me questo, inquesto momento, è più impor-tante. E ci sono anche ferite

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Incontro del Papa con i Sacerdoti di Roma - “Questo è il tempo della Misericordia”

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Incontro del Papa con i Sacerdoti di Roma - “Questo è il tempo della Misericordia”

nascoste, perché c’è genteche si allontana per non far ve-dere le ferite… Mi viene inmente l’abitudine, per la leggemosaica, dei lebbrosi al tempodi Gesù, che sempre erano al-lontanati, per non contagiare…C’è gente che si allontana perla vergogna, per quella vergo-gna di non far vedere le fe-rite… E si allontanano forse unpo’ con la faccia storta, controla Chiesa, ma nel fondo, den-tro c’è la ferita… Vogliono unacarezza! E voi, cari confratelli -vi domando - conoscete le fe-rite dei vostri parrocchiani? Leintuite? Siete vicini a loro? E’ lasola domanda…3. Misericordia significa né ma-nica larga né rigidità.Ritorniamo al sacramentodella Riconciliazione. Capitaspesso, a noi preti, di sentire

l’esperienza dei nostri fedeliche ci raccontano di aver in-contrato nella Confessione unsacerdote molto "stretto", op-pure molto "largo", rigorista olassista. E questo non vabene. Che tra i confessori cisiano differenze di stile è nor-male, ma queste differenzenon possono riguardare la so-stanza, cioè la sana dottrinamorale e la misericordia. Né illassista né il rigorista rende te-stimonianza a Gesù Cristo,perché né l’uno né l’altro si facarico della persona che in-contra. Il rigorista si lava lemani: infatti la inchioda allalegge intesa in modo freddo erigido; il lassista invece si lavale mani: solo apparentementeè misericordioso, ma in realtànon prende sul serio il pro-blema di quella coscienza, mi-

nimizzando il peccato. La veramisericordia si fa carico dellapersona, la ascolta attenta-mente, si accosta con rispettoe con verità alla sua situa-zione, e la accompagna nelcammino della riconciliazione.E questo è faticoso, sì, certa-mente. Il sacerdote veramentemisericordioso si comportacome il Buon Samaritano…ma perché lo fa? Perché il suocuore è capace di compas-sione, è il cuore di Cristo!Sappiamo bene che né il lassi-smo né il rigorismo fanno cre-scere la santità. Forse alcunirigoristi sembrano santi,santi… Ma pensate a Pelagioe poi parliamo… Non santifi-cano il prete, e non santificanoil fedele, né il lassismo né il ri-gorismo! La misericordia in-vece accompagna il cammino

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Incontro del Papa con i Sacerdoti di Roma - “Questo è il tempo della Misericordia”

della santità, la accompagna ela fa crescere… Troppo lavoroper un parroco? E’ vero, troppolavoro! E in che modo accom-pagna e fa crescere il cam-mino della santità? Attraversola sofferenza pastorale, che èuna forma della misericordia.Che cosa significa sofferenza

pastorale? Vuol dire soffrireper e con le persone. E questonon è facile! Soffrire come unpadre e una madre soffronoper i figli; mi permetto di dire,anche con ansia…Per spiegarmi faccio anche avoi alcune domande che miaiutano quando un sacerdoteviene da me. Mi aiutano anchequando sono solo davanti alSignore!Dimmi: Tu piangi? O abbiamo

perso le lacrime? Ricordo chenei Messali antichi, quelli di unaltro tempo, c’è una preghierabellissima per chiedere il donodelle lacrime. Incominciavacosì, la preghiera: "Signore, Tuche hai dato a Mosè il man-dato di colpire la pietra perchévenisse l’acqua, colpisci la pie-

tra del mio cuore perché le la-crime…": era così, più o meno,la preghiera. Era bellissima.Ma, quanti di noi piangiamodavanti alla sofferenza di unbambino, davanti alla distru-zione di una famiglia, davanti atanta gente che non trova ilcammino?… Il pianto delprete… Tu piangi? O in questopresbiterio abbiamo perso lelacrime?Piangi per il tuo popolo?

Dimmi, tu fai la preghiera di in-tercessione davanti al Taber-nacolo?Tu lotti con il Signore per il tuopopolo, come Abramo ha lot-tato: "E se fossero meno? E sefossero 25? E se fossero20?..." (cfr Gen 18,22-33).Quella preghiera coraggiosa di

intercessione… Noi parliamodi parresia, di coraggio aposto-lico, e pensiamo ai piani pasto-rali, questo va bene, ma lastessa parresia è necessariaanche nella preghiera. Lotticon il Signore? Discuti con ilSignore come ha fatto Mosè?Quando il Signore era stufo,stanco del suo popolo e glidisse: "Tu stai tranquillo… di-struggerò tutti, e ti farò capo diun altro popolo". "No, no! Se tu

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distruggi il popolo, distruggianche a me!". Ma questi ave-vano i pantaloni! E io faccio ladomanda: Noi abbiamo i pan-taloni per lottare con Dio per ilnostro popolo?Un’altra domanda che faccio:la sera, come concludi la tuagiornata? Con il Signore o conla televisione?Com’è il tuo rapporto con quelliche aiutano ad essere più mi-sericordiosi? Cioè, com’è il tuorapporto con i bambini, con glianziani, con i malati? Sai acca-rezzarli, o ti vergogni di acca-rezzare un anziano?Non avere vergogna dellacarne del tuo fratello (cfr Refle-xiones en esperanza, I cap.).Alla fine, saremo giudicati sucome avremo saputo avvici-narci ad "ogni carne" – questo

è Isaia. Non vergognarti dellacarne di tuo fratello. "Farciprossimo": la prossimità, la vi-cinanza, farci prossimo allacarne del fratello. Il sacerdotee il levita che passarono primadel buon samaritano non sep-pero avvicinarsi a quella per-sona malmenata dai banditi. Illoro cuore era chiuso. Forse ilprete ha guardato l’orologio eha detto: "Devo andare allaMessa, non posso arrivare inritardo alla Messa", e se n’èandato. Giustificazioni! Quantevolte prendiamo giustificazioni,per girare intorno al problema,alla persona. L’altro, il levita, oil dottore della legge, l’avvo-cato, disse: "No, non possoperché se io faccio questo do-mani dovrò andare come testi-mone, perderò tempo…". Le

scuse!… Avevano il cuorechiuso. Ma il cuore chiuso sigiustifica sempre per quelloche non fa. Invece quel sama-ritano apre il suo cuore, si la-scia commuovere nelleviscere, e questo movimentointeriore si traduce in azionepratica, in un intervento con-creto ed efficace per aiutarequella persona.Alla fine dei tempi, sarà am-messo a contemplare la carneglorificata di Cristo solo chi nonavrà avuto vergogna dellacarne del suo fratello ferito edescluso.Io vi confesso, a me fa bene,alcune volte, leggere l’elencosul quale sarò giudicato, mi fabene: è in Matteo 25.Queste sono le cose che misono venute in mente, per con-

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dividerle con voi. Sono un po’alla buona, come sono ve-nute… [Il cardinale Vallini: "Unbell’esame di coscienza"] Cifarà bene. [applausi]A Buenos Aires – parlo di unaltro prete – c’era un confes-sore famoso: questo era Sa-cramentino. Quasi tutto il clerosi confessava da lui. Quando,una delle due volte che è ve-nuto, Giovanni Paolo II hachiesto un confessore in Nun-ziatura, è andatolui. E’ anziano,molto anziano…Ha fatto il Provin-ciale nel suo Or-dine, ilprofessore… masempre confes-sore, sempre. Esempre aveva lacoda, lì, nellachiesa del Santis-simo Sacramento.In quel tempo, ioero Vicario gene-rale e abitavonella Curia, e ognimattina, presto,scendevo al faxper guardare sec’era qualcosa. Ela mattina di Pa-squa ho letto unfax del superioredella comunità:"Ieri, mezz’ora prima della Ve-glia Pasquale, è mancato ilpadre Aristi, a 94 – o 96? –anni. Il funerale sarà il talgiorno…". E la mattina di Pa-squa io dovevo andare a fare ilpranzo con i preti della casa diriposo - lo facevo di solito aPasqua -, e poi – mi sono detto- dopo pranzo andrò allachiesa. Era una chiesagrande, molto grande, con una

cripta bellissima. Sono scesonella cripta e c’era la bara, solodue vecchiette lì che prega-vano, ma nessun fiore. Io hopensato: ma quest’uomo, cheha perdonato i peccati a tutto ilclero di Buenos Aires, anche ame, nemmeno un fiore… Sonosalito e sono andato in una fio-reria – perché a Buenos Airesagli incroci delle vie ci sono lefiorerie, sulle strade, nei postidove c’è gente – e ho com-

prato fiori, rose… E sono tor-nato e ho incominciato apreparare bene la bara, confiori... E ho guardato il Rosarioche avevo in mano… E subitomi è venuto in mente - quelladro che tutti noi abbiamodentro, no? -, e mentre siste-mavo i fiori ho preso la crocedel Rosario, e con un po’ diforza l’ho staccata. E in quelmomento l’ho guardato e ho

detto: "Dammi la metà dellatua misericordia". Ho sentitouna cosa forte che mi ha datoil coraggio di fare questo e difare questa preghiera! E poi,quella croce l’ho messa qui, intasca. Le camicie del Papanon hanno tasche, ma io sem-pre porto qui una busta distoffa piccola, e da quel giornofino ad oggi, quella croce è conme. E quando mi viene un cat-tivo pensiero contro qualche

persona, la manomi viene qui, sem-pre. E sento la gra-zia! Sento che mi fabene. Quanto benefa l’esempio di unprete misericor-dioso, di un preteche si avvicina alleferite…Se pensate, voi si-curamente neavete conosciutitanti, tanti, perché ipreti dell’Italia sonobravi! Sono bravi.Io credo che sel’Italia ancora ètanto forte, non ètanto per noi Ve-scovi, ma per i par-roci, per i preti! E’vero, questo èvero! Non è un po’d’incenso per con-

fortarvi, lo sento così.La misericordia. Pensate atanti preti che sono in cielo echiedete questa grazia! Che vidiano quella misericordia chehanno avuto con i loro fedeli. Equesto fa bene.Grazie tante dell’ascolto e diessere venuti qui.

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Messa alla Divina Misericordia 5 Marzo 2014 - Mercoledì delle Ceneri

Iniziamo il cammino di Mise-ricordia dal messaggio delSanto Padre Francesco:

“Gesù da ricco che era, si èfatto è povero per noi perchédiventassimo ricchi per mezzodella sua povertà”. Sì, la povertà di Cristo ci arric-chisce; essa è il Suo farsicarne come noi, è il Suo pren-dere su di sé le nostre debo-lezze, i nostri peccaticomunicandoci la Misericordiainfinita di Dio. Il Signore ci in-vita, dice ancora papa France-sco, ad essere annunciatori diquesto messaggio di miseri-cordia e di speranza, perché èbello sperimentare la gioia didiffonderne la notizia, di condi-viderne il tesoro per consolarei cuori affranti e per dare lasperanza a tante persone av-volte dal buio. Sì. Dobbiamo seguire, imitareGesù, prendiamone consape-volezza in questa chiesa,ascoltiamo il messaggio dipapa Francesco che nel suostemma recita “Guardò concompassione”. Ebbene Gesùè andato dai poveri, dai pecca-tori come pastore pieno

d’amore.Cari fratelli, questa quaresima,cito ancora papa Francesco,trovi in noi la testimonianza diquesta misericordia. Il Padre,che è misericordioso, è prontoad abbracciare in Cristo ognipersona. Applichiamo a noiquesta azione, ma io sono ca-pace di fare altrettanto? Laquaresima è un tempo di spo-liazione, e ci farà bene doman-darci di quali beni siamocapaci di privarci per aiutare glialtri. Domandiamoci, Signore,anch’io sono povero, comefare per andare incontro alla

povertà degli altri? Porsi que-ste domande è bello. Comeposso aiutare, io cieco, unaltro cieco? Domandiamociquesta sera, nel chiuso dellastanza, io vedo o sono cieco,io ho buone intenzioni per lamia vita o, come il figlio mag-giore nella parabola del figliolprodigo, pur stando a casa, vo-glio usufruire della mia vitacome mi pare.Cari fratelli, sentiamoci re-sponsabili per diventare mise-ricordiosi e operatori dimisericordia, percorriamo confrutto l’itinerario quaresimale.

Messa alla Divina Misericordia 5 marzo 2014

Mercoledì delle ceneri

annuncio gioioso di speranza, la misericordia è il meglio dell’insegnamento di Gesù

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Messa alla Divina Misericordia 5 Marzo 2014 - Mercoledì delle Ceneri

Vi porgo un mio piccolo pen-siero: è bella la strada dellaquaresima, è bello questocammino appena iniziato. Moltinon la vedono questa bel-lezza, pensano che sia untempo triste, un tempo dimorte, tempo spoglio; dicono,certamente, è la Passione delSignore, della sofferenza diCristo, la Chiesa chiede il di-giuno, ma quelli la vedono noncon gli occhi di Dio o con ilcuore di Gesù. Ma io michiedo, se ci siamo divertiti finoa ieri, perché non vedere iltempo della quaresima conocchi diversi? Oggi Dio dice:radunate il popolo inassemblea perché tuttipossano incontrarsicon il Padre Misericor-dioso. Papa Francescoha definito questotempo: cammino di mi-sericordia, tempo delladuplice gioia, quellapropria del padre -Santa Faustina scriveche Gesù le confes-sava la gioia che pro-vava quando lei parlavadella misericordia - perché Diogioisce quando io, povero pec-catore, sono misericordioso,quando perdono, quando miavvicino al prossimo, quandoio faccio gioire il cuore di Dio,e quella propria dei figli che silasciano abbracciare da lui. Ètempo di quella tenerezza, diquella compassione che il Si-gnore, nella sua Passione,nutre per tutti i suoi figli, nes-suno escluso.

Si tratta di un annuncio so-lenne contenuto nella miseri-cordia, annuncio gioioso disperanza, la misericordia è ilmeglio dell’insegnamento di

Gesù. È il ritorno di tanti figli alPadre, ritorno a casa, alla fa-miglia, è festa, festa della mi-sericordia, tempo diconversione all’amore di Dio.Ama come lui, sii paziente,umile come Lui; questa sarà lafesta, sarà la gioia perchécome dice il Signore ci sarà piùfesta in cielo per un convertitoche per novantanove giusti.È il tempo della scoperta e voine siete implicati come stru-menti di misericordia permezzo della vostra vita, dellavostra preghiera e della vostratestimonianza. La scoperta delcuore di Dio trafitto e aperto a

tutti. È il segreto di questo pe-riodo che si rivela per mezzodella passione, tempo diamore e di misericordia, digioia, non quindi tempo di tri-stezza, di lacrime perché lavera gioia per l’uomo è sco-prirsi figlio di Colui che, da veroPadre, lo accoglie con uncuore da vera Madre - quantasperanza e consolazione perchi è peccatore. Tutto ciò nonè una favola ma una realtàperché Dio si fa carne, perchéè il momento favorevole, il mo-mento della grazia che laMadre Chiesa ci offre, non è iltempo della Giustizia, ma della

Misericordia, la Giustizia verràdopo.

Entriamo in questa chiesaper toccare la grazia che il Si-gnore concede agli uomini dibuona volontà, basta poco, unpiccolo gesto, dire: io confidoin Te. Sarà Dio stesso a suppli-carci di tornare a Lui. Suscitacommozione e stupore un Dioche rincorre l’uomo che lo hatradito. Lui aspetta, scruta ilcuore di tutti, sa leggere dentrodi noi. Cosa fare: cessare ilmale, operare il bene. Lascia-moci trafiggere il cuore, com-piere le opere del bene eaiutare gli altri. Questa è la Mi-

sericordia e il Padreche vede ti ricom-penserà, chi fa que-sta esperienzadiventerà aiuto perquanti sono ancoraimpigliati nelle retidel peccato. SantaFaustina scrisseche Gesù le disse:“sii sempre miseri-cordiosa con tutti especialmente con ipeccatori” (Diario,

1446).Vi auguro, specialmente a voi,giovani di Aosta, di essereinondati dalle grazie che scen-dono da questa immaginedella Divina Misericordia. Al-lora la nostra e la vostra vitasarà vita nuova, colma di spe-ranza, di pace e di felicità; chisi avvicinerà a voi sarà illumi-nato dalla luce dei vostri occhie, pur se ancora nel peccatoche comunque scomparirà conil pentimento e la riconcilia-zione, sarà riscaldato dal ca-lore dei vostri cuori di cristiani.Amen.

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Cetechesi su la Spiritualità di Sant’Ignazio di Loyola - 20 Dicembre 2013 - Padre Leitner

“Spiritualità ignaziana:cercare e trovare Dio in tutte le cose”

La mozione interiore, la liberazione della vista,

il fondamento per la vita di sequela di Cristo

Padre Severin Leitner SJ – 20 dicembre 2013 - S. Spirito in Sassia

Sono sicuro che qui tra divoi molti hanno già in-contrato alcuni temi

della spiritualità Ignaziana:l’Esame di Coscienza, la medi-tazione e la contemplazione, lalettura della Sacra Scrittura, lapreghiera tipica di sant’Igna-zio, cioè il “trovare Dio in ognicosa”. Le mozioni positive e negativeMi son chiesto “che cosa potreidire di nuovo”, e ragionandocisopra, mi sono accorto che miera venuto un sentimento dipentimento, se non di impa-zienza e di rimprovero a mestesso come se perdessitempo; ho sperimentato unsenso di desolazione e di buio,una mozione interna negativa,riflesso della mia situazionepersonale. In effetti volevo evi-tare il lavoro preparatorio aquesta conferenza, leggeretesti e riflettere. Poi è suben-trata l’idea di offrire alla genteun argomento importante, dicondividere con l’uditorio unpo’ della mia esperienza spiri-tuale e forse dare un’ispira-zione positiva per la loro

preghiera ela loro vita.Ed ecco,tutte le miemozioni tri-sti e deso-lanti eranoscomparse. Penso chetutti speri-men t i amocome avolte s’intro-mettono es’infiltranonella nostraanima pen-sieri e senti-m e n t in e g a t i v i ,m o z i o n ic o n t r a r i ealla gioia ealle pro-spettive po-sitive di vita.Non ci ac-c o r g i amosubito diloro. Ci pos-sono oscu-rare ed

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offuscare la vista verso Dio. Domandarci quale sia l’originedi questi pensieri è fare, se-condo Sant’Ignazio, il cosid-detto “discernimento deglispiriti”. Sant’Ignazio ne ha svi-luppato due serie: nella primatratta del discernimento dellemozioni: “Regole per sentire ericonoscere in qualche modole varie mozioni che si produ-cono nell’anima, per accoglierle buone e respingere le cat-tive.” (Esercizi Spirituali, 313; aseguire EESS)È lo spirito non buono a sugge-rirci dei movimenti interni nonbuoni, mozioni di tri-stezza e di depressione,a farci vedere ostacoli edifficoltà. In questo spi-rito non si hanno ispira-zioni, buone idee, ci sisente chiusi in se stessie non aperti agli altri, albene, a Dio [EESS 317].Lo spirito buono, lo spi-rito positivo e aperto, to-glie via le difficoltà, gliostacoli. Nell’animanasce un grande “SÌ”.(EESS 315, 316)

Un esempio classicodi questo discernimento ci èdato da Pietro Fabro (1506 –1542), canonizzato di recenteda Papa Francesco, tra i primicompagni di Sant’Ignazio. Eraun uomo veramente santo,molto sensibile e scrupoloso,ma soffriva di depressione.Senza dubbio Sant’Ignazioaveva su di lui un influssomolto positivo e profondo e gliinsegnava a trattare le mozioninegative e deprimenti, a viveree lavorare con queste diffi-coltà, a vivere con queste mo-zioni interne, che senz’altroavevano connotati patologici.

Ha imparato con l’aiuto di San-t’Ignazio a vivere con questiguai, appunto, attraverso il di-scernimento delle mozioni in-teriori. Distinse tre fasi o passi.Il primo passo era di sentirle,dare loro attenzione. Il se-condo era prenderne chiaracoscienza identificandolecome sentimenti e mozioni op-primenti e paralizzanti. Il terzopasso era cercare le mozionidi segno opposto, i sentimentidi gratitudine, il ricordare lecose buone ricercando i puntidi connessione con il Signore:cercare il suo volto e il suo

messaggio, cioè quello chedice il Vangelo. Pietro Fabroha scritto un diario spirituale, il“Memoriale”, nel quale hapreso nota di questi processi edegli svolgimenti interiori. Liscriveva per altri, per i giovani,per insegnare loro come viverespiritualmente. Tra molte altredescrizioni ne troviamo unamolto bella, che si colloca be-nissimo in questo periodo na-talizio. Era il 25 dicembre 1544quando, prima della terzamessa, si sentiva arido efreddo. Accortosene, gli ven-nero un’ idea e un pensiero

che lo hanno consolato forte-mente, avendo trovato il con-tatto con il Signore:“Nella prima messa, mentreavanti la comunione mi sentivofreddo e mi dispiaceva di nonpresentare come abitazioneuna disposizione migliore, mivenne una mozione spiritualeabbastanza vivace. In essaebbi questa risposta, accom-pagnata da un sentimento in-teriore di devozione, daarrivare alle lacrime: questo si-gnifica che Cristo nasce vera-mente in una stalla. Se tu fossigià ferventissimo non potresti

accogliere in que-sto modo l’umanitàdel tuo Signore,perché spiritual-mente rispondere-sti meno al titolo distalla. Mi consolaiperciò nel Signore,che in persona sidegnava di venirein una abitazionepur così gelida.”(Mem, 197)Quel metodo puòaiutarci a chiarire lesituazioni interne

ed esterne: sentire e speri-mentare la situazione interiore;riconoscerla coscientemente;accettare ciò che c’è di buonoe respingere il resto. Liberare la vista per Dio.Sant’Ignazio ci insegna a cer-care costantemente Dio inogni cosa che facciamo.“Primo Deum”. Dio al primoposto. Quando pianificava unprogetto apostolico, Sant’Igna-zio non cominciava con le que-stioni organizzative, colpensiero ai costi ed alle fi-nanze; se pensava a certe si-tuazioni nella Compagnia, non

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pensava alle relazioni difficili oalle esperienze deludenti. Alcontrario cominciava a pen-sare a Dio Padre, e, memoredei beni ricevuti da lui, pen-sava a che cosa avrebbe vo-luto Dio in quel momento.Questo primato assoluto di Dioè tipico di Ignazio. Pratican-dolo, ci accertiamo e ci assicu-riamo della confidenza in Dio edell’amore che Dio, il Padre eil Figlio, ha verso di noi e dellafiducia che possiamo avere inlui. Il “Principio e Fondamento” ri-volge il nostro sguardo verso ilcentro del nostro essere edella nostra fede: “L’uomo ècreato per lodare, riverire eservire Dio nostro Signore, ecosì raggiungere la salvezza;

le altre realtà di questo mondosono create per l’uomo e peraiutarlo a conseguire il fine percui è creato.” (EESS,23).Eppure al centro della nostraattenzione ci sono mille altripensieri, preoccupazioni e di-strazioni, e siamo incapaci dielevare lo sguardo al Signore. È in queste situazioni che biso-gna sentire quello che c’è al-l’interno della nostra anima.Siamo tornati al tema iniziale,al discernimento delle mozioniinteriori. Cerchiamo coscientemente econ animo coraggioso il voltodel Signore; il volto della Ma-donna, nostra madre. Poniamoce questa domanda:per che cosa Dio ci ha creato?Per “essere incurvato in me

stesso”, come disse Martin Lu-tero definendo il peccatore:“homo incurvatus in se”, o perlodare Dio, per cercarlo, peraiutare agli altri? Quandosiamo capaci di porci questadomanda, allora ci accorgiamoche la situazione interiore, lasituazione dell’anima, cambia,diventa più chiara, più leggera,ci sentiamo e rimaniamo con-solati; una porta si apre e daessa può entrare la luce e ciappare un cammino, quelloverso il Signore. Diventiamopiù liberi e più gioiosi. Ci avvi-ciniamo al Signore, perche luisi è avvicinato a noi. Due pen-sieri ci soccorrono: è Dio, èGesù, che prende l’iniziativanella nostra fede. Quando noicominciamo a cercarlo, lui giàci ha cercato e ci ha trovato, ciinvita e ci abbraccia nella suainfinita bontà e misericordia.L’iniziativa della speranza,della fede, è sempre nellemani di Dio, non nelle nostre.«A uno che tenta di fare tuttoquello che è nella sua forza,Dio non nega la sua grazia e ilsuo aiuto.» Questa frase diSan Tomaso è principio e fon-damento della sua dottrinasulla grazia. Significa che a uncredente, che si sforza nel suocammino di fede e fa quelloche gli è possibile, Dio né negané rifiuta il suo aiuto, la suagrazia. Non interviene subito,però né perde la richiesta néla dimentica. Il Signore, lo Spi-rito Santo ci è vicino. Egli staesercitando la sua funzione diconsolatore. È lui che dà inizioad un dialogo consolante (cfr.EESS 224). Sant’Ignazio così descrive laconsolazione negli Esercizi:“ogni aumento di speranza,

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fede e carità e ogni gioia inte-riore che stimola e attrae allerealtà celesti e alla salvezzadell’anima, dandole tranquillitàe pace nel suo Creatore e Si-gnore.” (EESS 316).Inizio di un cammino: Un fon-damento per la vita di sequeladi Cristo. La vita spirituale non è maiqualche cosa di fisso, di sta-tico. Anzi, la vita spirituale è unprocesso percercare Dionella nostravita, un avvici-narsi a Lui,che è già pre-sente, un processo dic r e s c i t aumana nella li-bertà e nellacapacità di re-lazionarsi congli altri, un pro-cesso di cre-s c i t areligiosa-spiri-tuale. Sant’Ignazio fafare all’eserci-tante una pre-ghiera che siaal tempo brevee profonda: “Domandarequello che voglio: qui sarà do-mandare di conoscere intima-mente il Signore che per me siè fatto uomo, perché più lo amie lo segua.” (EESS, 104)Tre elementi, tre passi: cono-scere il Signore intimamente,perché possa amarlo di più epiù possa seguirlo. Descrivein tre passi la relazione conCristo: la conoscenza a cuisegue l’amore e quindi la se-quela. Se progredisco cono-scendo una persona

profondamente, la amerò sem-pre di più, e se succede que-sto, sarò anche pronto acambiare, ogni vero incontro cicambia. La sequela di Cristo èla prontezza nel farmi cam-biare totalmente da Lui.La vita spirituale si sviluppadall’esterno all’interno, dallecose imparate all’assunzioneinterna del messaggio e delmistero udito e sentito, dalla

conoscenza e pratica esternaall’assimilazione personalefino all’incarnazione della pa-rola del Signore e di tutto il suomistero nella mia vita. I misticihanno parlato spesse voltedella “nascita di Cristo neicuori dei fedeli”. Cristo prendeforma nell’essere, nella vita delcredente. Dal modo di esseree vivere del credente si puòvedere il suo modello originale:Gesù Cristo. Il cristiano di-venta trasparente verso il suomodello originale, Gesù Cristo:

“Non sono più io che vivo, èCristo che vive in me.” (Gal 2,20). La vita del credente di-venta uno specchio di Cristo.Sta qui la fonte di ogni eticacristiana: vivere come Cristoha vissuto. O come dice SanPaolo: “Ciascuno non cerchil’interesse proprio, ma anchequello degli altri. Abbiate in voigli stessi sentimenti di CristoGesù.” (Fil. 2, 4.5).

Conformarsi in tuttala propria vita a Cri-sto e il suo modo divivere. Nessuno ce lo inse-gna meglio di PadrePedro Arrupe nellaseguente preghiera: Signore, meditandosul «nostro modo diagire» ho scopertoche l’ideale del no-stro modo d’agireera il tuo modod’agire. Per questotengo fisso il miosguardo su di Te, losguardo della fede,e contemplo il tuovolto luminoso cosìcome appare nelVangelo. Io sonouno di quelli di cui

dice san Pietro: «Voi lo amate,pur senza averlo visto; e orasenza vederlo credete in lui.Perciò esultate di gioia indici-bile e gloriosa» (1 Pietro 1, 8).Signore, Tu stesso ci dicesti:«Io vi ho dato un esempio per-ché facciate come io ho fatto avoi» (Giovanni 13, 15). Voglioimitarti fino al punto di poterdire agli altri: «Siate miei imita-tori, come anch’io lo sono diCristo» (1 Corinzi 1, 11).Sebbene non possa dirlo cosìconcretamente come san Gio-

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vanni, vorrei poterannunciare, almeno con laforza e la saggezza che mi dai,«ciò che ho ascoltato,ciò che ho veduto con i mieiocchi e ciò che le mie manihanno toccato, ossia ilVerbo di Vita; poiché la Vita siè fatta visibile e noi l’abbiamoveduta e di ciòrendiamo testimonianza» (1Giovanni 1, 2). Dammi soprat-tutto il “sensus Christi” chepossedeva Paolo: possa sen-tire i tuoi sentimenti, i senti-menti del tuo cuore con cui amiil Padre e gli uomini. Mai nes-suno ha mostrato un amorepiù grande: hai dato la vita peri tuoi amici fino al culmine dellosvuotamento totale della tuaincarnazione nella morte incroce. Voglio imitarti in questasuprema offerta di Te stesso, eanche nella vita di ogni giorno,agendo, nella misura del pos-sibile, come facesti Tu. Inse-gnami il tuo modo dicomportarti con i discepoli, coni peccatori, con ifanciulli, con i Farisei, o con Pi-lato ed Erode; e anche conGiovanni Battistaprima della sua nascita e poisulla riva del Giordano. Inse-gnami come ti comportavicon i tuoi discepoli, soprattuttocon i più intimi: con Pietro, conGiovannie anche con il traditore Giuda.Comunicami la delicatezzacon cui li haipreparati a mangiare sulla rivadel lago di Tiberiade, o con cuihai lavato loro ipiedi. Che io apprenda da Te,come ha fatto sant’Ignazio, iltuo modo di mangiare e dibere, come prendevi parte aibanchetti, qual era il tuo com-

portamento quandoavevi fame e sete, quando eristanco per i viaggi, quandoavevi bisogno di riposoe di sonno. Insegnami ad avercompassione di coloro chesoffrono: poveri, lebbrosi,ciechi, paralitici; mostramicome manifestavi le tue emo-zioni profondissimequando stavi per piangere oquando provasti quell’ango-scia mortale che ti fecesudare sangue e rese neces-sario il conforto di un angelo.Soprattutto voglio imparare ilmodo con cui esprimesti quelsupremo dolore sulla croce,sentendoti abbandonato dalPadre. Questa è la tua imma-

gine che contemplo nel Van-gelo: una persona nobile, su-blime, amabile, esemplare;una persona che è espres-sione di una perfetta armoniafra la sua vita e il suo insegna-mento; una persona che faesclamare i suoi nemici: «Tusei sempre sincero, insegni lavia di Dio secondo verità e nonti preoccupi di quello chepensa la gente perché nonguardi in faccia a nessuno»(Matteo 22,16); una personadai modi virili, dura con sestessa, pronta alle privazioni ealle fatiche, ma verso gli altripieno di bontà, di amore e didesiderio di servirli.

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