N° 84 4° Bimestre luglio agosto 2014 divina misericordia

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N° 84 luglio agosto 2014 Notiziario del Santuario della Divina Misericordia

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Sommario

P. 3Omelia 5 Maggio 2014 Maria Madre della Divina Mi-sericordiaMons. Jozef Bart

P. 6 - 11Catechesi sulla spiritualità diSant’Ignazio di LoyolaIl Discernimento spirituale

P. 12 e 16Catechesi sulla spiritualità diSant’Ignazio di LoyolaRiconciliati, riconciliare

www.divinamisericordia.itwww.faustyna.pl

La Divina Misericordia

Notiziario del Santuario dellaDivina Misericordia,Chiesa Santo Spirito in SassiaVia dei Penitenzieri 12 00193 -Roma

CCP: 16311003 intestato a ChiesaSanto Spirito in Sassia Santuariodella Divina Misericordia

IBAN: IT-50-B-07601-03200-000016311003

RedazioneDirettore: Mons. Jozef BartVice direttore: Giovanni PiccardiGruppo redazionale: Congrega-zione delle Suore della Beata Ver-gine Maria della Mise- ricordia,Anna Cantoro, Alessandro Ortenzi,Don Vincenzo Mercante

P. 17 - 19CLa Misericordia che ci donaMaria come MadreSuor M. Faustina Ciborowska

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5 Maggio 2014Messa alla Divina MisericordiaMaria Madre della Misericordia

Omelia di Mons. Jozef Bart Rettore della Cbiesa di Santo Spirito in SassiaCentro di Spiritualità della Divina Msericrodia in Roma

Impariamo il segreto di vivere nella pace, nella conversione per cantare ogni giorno la Misericordia di Dio.

Diciamo anche noi, con umiltà, il nostro affidamento, il nostro “Totus tuus”

Cari Fratelli e Sorelle vor-rei che dopo questaCelebrazione Liturgica

tornassimo a casa consapevoliche Lei è la nostra Madre –scenda su di noi questa grazia– perché il culto a Maria siaunto dalla certezza che Lei èMadre, di Dio e del Figlio del-l’onnipotente. La maternità diMaria è straordinaria e con-creta, in Lei tutto il suo Essereè di una Madre. Ci colpisce illegame con il Figlio, in ciò sipone la sua grandezza, el’agire sempre in funzione delFiglio. È la conferma della sof-ferenza, Lei, la Madre, pre-miata dopo la passione,quando tutti fuggono, non ca-piscono gli eventi e sono rattri-stati, ebbene questiatteggiamenti non colpisconola Madre, per Lei, il Figlio èsempre vivo. Come quandoera piccolo e lo difendeva daErode stringendolo al petto,così, ora, stringe il Vivente trale sue braccia. È la madre chenon può venir meno nei con-fronti del figlio. È un dovere dimaternità amare il figlio nelquale si mantiene tutto il calore

di una madre.Tanti figli po-trebbero es-sere qui inmezzo a noi,non ci sonoperché è ve-nuta a man-care lapresenza dellamadre. Essapuò salvare,questa èanche la suamissione.Chiediamociquale legameabbiamo conMaria: la fede.Lei ha creduto,Lei crede inciascuno dinoi; Lei cono-sce i nostriproblemi, chie-diamoci cosasarebbe il no-stro essere cri-stiani se cimancasse lasua voce ma-terna. Quanteanime si sal-

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5 Maggio 2014 Messa ala Divina Misericordia - Maria Madre della Divina Misericordia

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vano perché Lei è andata daifigli caduti ed ha lavato il san-gue e il fango, per rivedere inessi il Figlio nato da Lei! Vi-viamo questa fede allo stessomodo di Sant’Elena che fusempre accanto al figlio suo,Sant’Agostino.In questo mese di maggio en-triamo nel suo cuore, ci at-tende sotto la croce – è belloquesto – lì c’è sofferenza e si-lenzio, è il luogo dove trovacompimento il mistero dellanostra salvezza. La presenzadel cuore dilaniato di Gesù edel cuore trafitto di Maria, chesi apre alla nuova missione, èuna grande consolazione perciascuno di noi, è un dono euna verità da comunicare a

tutti, è un culto da svelare atutti.

Anni addietro scrissi “I tuoiocchi mi fanno sacerdote“, rin-grazio la Madre della Chiesapolacca che ci ha insegnato,giovani sacerdoti polacchi, adessere sempre attaccati a Lei,e i nostri maestri che ci porta-vano a parlare con Lei. Questaè anche la scuola ricevuta daSan Giovanni Paolo II. Anda-vamo a piedi a Częstochowa,ed io l’ho fatto con un grandesacrificio, ho percorso 70 kmquasi senza fermarmi, fino adessere aiutato nell’ultimo trattodalle suore della Beata MariaVergine Madre della Misericor-dia nel cui ordine visse SantaFaustina, testimone fedele del

mio incontro con Maria. Ciò èanche per tutti voi, Maria ri-sponde perché è madre, èamore, è protezione, sotto ilsuo manto cerchiamo rifugio, lìon può entrare il diavolo. Inquesto modo Lei appareanche Madre di Misericordia,maestra e guida alla quale noisiamo affidati e consacrati.Gesù, sulla croce, fece proprioquesto, ci affiliò a Maria tramiteGiovanni.In ogni strada troviamo laMadre e, stasera, viviamo que-sto legame raccogliendo l’ere-dità lasciataci da San GiovanniPaolo II che ebbe questo se-greto legame nel suo cuore.Lui, lo abbiamo avuto in mezzoa noi, già era Santo, ci ha la-

5 Maggio 2014 Messa ala Divina Misericordia - Maria Madre della Divina Misericordia

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5 Maggio 2014 Messa ala Divina Misericordia - Maria Madre della Divina Misericordia

sciato il profumo della sua san-tità nella preghiera, nella soffe-renza e sacrificio, nel suomagistero. “Totus tuus”, qualesegreto! “Gesù confido in te” esono tutto tuo. Due atti di totaleabbandono e consacrazione alFiglio e alla Madre. Da questorapporto attingeva tutto perogni evento della sua vita. ConMaria lo viveva con la coronadel Rosario e con lo scapolare.Per Lui invocare “Ave Maria”era una costante come purescriverla su ogni foglio dei suoiscritti, viveva questa presenzaaccanto a sé. Questa consa-crazione sia una grazia da con-servare in noi, sia un impegnoverso la Madre da invocare ebaciare ogni giorno. Così ri-spondiamo a Gesù e al suo af-fidamento a Maria. Con gioia rivolgiamo i nostriocchi alla Madonna di Fatima,dono di Sano Giovanni PaoloII. Io stesso la posizionai nellaquarta cappella, non avrei maiimmaginato che, in quellastessa cappella, avrei poi siste-mato l’immagine del nostroSanto e la sua reliquia, avendodi fronte l’immagine di GesùMisericordioso con Santa Fau-stina e la sua reliquia. È mera-viglioso ciò.Impariamo il segreto di viverenella pace, nella conversioneper cantare ogni giorno la Mi-sericordia di Dio. Diciamoanche noi, con umiltà, il nostroaffidamento, il nostro “Totustuus”. Imploriamo la Madre checi porti a conoscerlo e adamarlo, per diventare capaci divero amore e di vera misericor-dia. Usciamo nel mondo, siamoanche noi madri portando i figli,tutti i figli, alla Madre della Mi-sericordia. Amen.

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Pinocchio e il Discernimento Spirituale - Catechesi Padre E. Mendoza S.J.

Catechesi sulla Spiritualitàdi Sant’Ignazio di Loyola

Il Discernimento Spirituale

Catechesi di Venerdì 17 Gennaio 2014Pinocchio e il Discernimento Spirituale

Padre Emanuele Mendoza S.J.

La favola di Pinocchio puòessere presa a simbolodella storia dell'anima

umana nel viaggio della suaevoluzione spirituale. Il burat-tino Pinocchio viene creato ecresciuto da due personaggi,uno maschile e l'altro femmi-nile, che simboleggiano dueaspetti di Dio.Pinocchio è scolpito dal fale-gname Geppetto e la Fata Tur-china gli da la vita e, allostesso tempo, sceglie un grillo,chiamato Pepe Grillo, per affi-dargli una missione: rimanerevicino a Pinocchio ed essere lasua vera coscienza. Ciò signi-fica che Dio pone accanto adogni anima la coscienza dellaverità, che sempre l'accompa-gnerà. Il più grande desiderio di Gep-petto è che Pinocchio possadiventare un bambino vero, incarne ed ossa, e sa che il suodesiderio potrà essere realtàsoltanto se Pinocchio impareràa crescere; per questo lomanda a scuola. Come direche il nostro sviluppo è un pro-cesso di apprendimento per-manente.

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Pinocchio passa attraverso laporta principale della vita, gui-dato da suo padre, e fa ciòpieno di propositi, con il desi-derio profondo di diventarequalcosa di più grande: trasfor-marsi in un bambino vero. Maquando entra in contatto con ilmondo sorgono i problemi. Fa-cendo uso della sua libertànon appena scoperta, Pinoc-chio prende alcune decisionisbagliate e soccombe alla ten-tazione dell'orgoglio.Nonostante le proteste di PepeGrillo, il grillo parlante suobuon consigliere, seguel’Omino e si unisce ad unacompagnia di circo. Andandooltre la favola possiamo rico-noscere come la caratteristica

fondamentale dell'anima sia illibero arbitrio e, quindi, sce-gliere ogni volta, nonostante lenostre scelte siano sbagliate. Nelle sue rappresentazioniteatrali, Pinocchio ha ricevutoapplausi ed è molto felice perquesto, ma dopo lo rinchiu-dono in una gabbia. Quando cilasciamo conquistare dall'or-goglio, dall’«IO», non c’è dub-bio che questo può darcipiacere, ma alla fine sarà sem-pre causa di dolore, perchéesso schiavizza l'anima. LaFata Turchina viene accanto aPinocchio, chiedendogli lacausa della sua chiusura nellagabbia, e Pinocchio cerca digiustificarsi ma lo fa con dellebugie; ma ad ogni bugia che

dice, il naso gli cresce unpoco. Pinocchio così scopreche il male non può essere na-scosto e riconosce i suoi errorionestamente pentendosene.Lo stesso accade con noi; seci autogiustifichiamo e non ri-conosciamo i nostri errori da-vanti a Dio e noi stessi, nonpossiamo imparare né cre-scere. La Fata lo libera e Pi-nocchio ottiene così un altraopportunità nella sua vita.Pepe Grillo è determinato adaiutare Pinocchio perché nonvada ancora fuori strada, madura poco perché arrivanonuove tentazioni. Ancora unavolta appare l’Omino, che in-vita lo invita ad andare nel-l'isola del piacere, un luogo

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Pinocchio e il Discernimento Spirituale - Catechesi Padre E. Mendoza S.J.

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Pinocchio e il Discernimento Spirituale - Catechesi Padre E. Mendoza S.J.

dove i bambini possono diver-tirsi tutto il giorno e soddisfaretutti i loro desideri. Pinocchionon può resistere all'attrazionedel viaggio e si unisce algruppo. La nostra grande ten-tazione è di vivere senza doverlottare, ricevere tutto senzadare niente. Succede che quando Pinoc-chio e gli altri bambini perdonotroppo tempo sull'isola, comin-ciano a diventare asini e di-menticano perfino di parlare.Lo stesso accade all'animaumana, quando essa diventastolta per l’indifferenza e per lasoddisfazione permanente deldesiderio: allora dimentica chiè e quale è la sua missione.Fortunatamente, Pinocchio sene accorge in tempo. Quandoscopre che gli stanno cre-scendo l’orecchie e la codad’asino, allora cerca Pepe

Grillo per chiedere aiuto. PepeGrillo lo salva perché sa comesi può scappare dall'isola. Ap-pena sono liberi cominciano acercare Geppetto. Ma tornati acasa coprono che il babbo fa-legname è scomparso; infatti,Geppetto, è andato a cercarePinocchio. Questa immagine èdi fondamentale importanza,perché ci fa capire che nonsolo noi cerchiamo Dio, maanche Dio cerca noi. Pinocchio riceve informazionisulla sorte di suo padre. Lo tro-vano in mare, nel ventre di unagrande balena che ha inghiot-tito Geppetto e la sua barca.L'animale marino è un anticosimbolo della riconciliazionetra lo spirito e la materia. Ilmare stesso è un simbolo del-l'inconscio. Così, la storia cidice che possiamo trovare lanostra ispirazione spirituale, la

nostra vera natura, proprio nelnostro «IO» inconscio, nelfondo di noi stessi. Quando Pi-nocchio e Pepe Grillo cer-cando a Geppetto incontranola balena, anch’essi sono in-ghiottiti. Nel ventre della ba-lena si svolge un feliceincontro di Pinocchio con suopadre, ma subito si rendonoconto che devono fuggire perstare insieme alla luce delgiorno e sulla terra ferma. Fuordi metafora, il nostro camminospirituale non finisce quandoincominciamo ad incontrare lenostre profondità spirituali neinostri sogni, nelle nostre pre-ghiere o nelle nostre medita-zioni. Bisogna portare questostato superiore di coscienzaalla vita quotidiana, e di solito,questo è più difficile.Nella storia, Pinocchio ha unpiano. Pensa che c’è una via di

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Pinocchio e il Discernimento Spirituale - Catechesi Padre E. Mendoza S.J.

fuga, che richiede grande forzae coraggio ma riesce a farcela.Purtroppo quando sono inmezzo al mare, Geppetto ri-schia di annegare e Pinocchiosi sacrifica per salvarlo. Que-sta è precisamente la chiave,quello che lo farà degno di es-sere un bambino vero: l’amoredisinteressato. Quando la ne-cessità per l'altro è più impor-tante della mia necessitàquando l’«IO» smette di es-sere l’«IO» al centro della miavita, allora si apre la porta cheda il passo al miracolo.Quando Geppetto ricupera co-scienza sulla spiaggia, trovaaccanto il corpo senza vita del

suo figlio. Commosso, lo portaa casa e lo sdraia sul letto. Mal'azione d'amore del bambino,nel dare la vita per suo padre,lo ha reso meritevole di diven-tare un bambino vero. Pinoc-chio torna in vita e in questamaniera può dare soddisfa-zione al suo destino quello diessere un bambino vero.

Questa storia è il simbolodel nostro cammino di sviluppospirituale.Il senso della vita si trova nelprocesso di riconoscere la no-stra vera natura in Dio. Consa-pevoli e co-creatori. La chiavesta quindi nell’amore, nell’of-ferta disinteressata, ovvero ri-

nuncia all’«IO» personale edegoista. Lo scopo della vita,condivisa con tutti gli uomini, èmanifestare nel finito 'l’infinità’,portare il ‘divino’ nell'umano, èdare una espressione partico-lare alle nostre qualità spiri-tuali.

A questo punto, possiamoprendere in considerazione lostrumento che ci offre la spiri-tualità ignaziana per fare inogni momento, l’esame dellanostra vita, per essere consa-pevoli del modo d’agire quoti-diano e, al contrario di quantofaceva Pinocchio, renderciconto delle nostre strade sba-gliate, delle nostre bugie, delle

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Pinocchio e il Discernimento Spirituale - Catechesi Padre E. Mendoza S.J.

nostre decisioni sbagliate,però senza dimenticare gli in-numerevoli benefici che so-vente riceviamo di Dio in ognimomento della nostra vita.

Ignazio negli Esercizi Spi-rituali al n° 43, indica in cinquepunti il modo di fare l’esamegenerale. 1. Rendere grazie a Dio nostroSignore per i benefici ricevuti. È l’atteggiamento del cre-dente, ovvero di chi vive unarelazione matura con Dio. Eglisa fare memoriale: ricordare (ilcuore, gli affetti, le emozioni),rammentare (la mente, l’intelli-genza che ragiona e pon-dera)e rimembrare (il corpo, ilquale non è un contenitore, maè il tempio dello Spirito). Sa-pendo fare memoriale, allorasi può adeguatamente ringra-ziare: non solo riconoscerecon onestà i doni ricevuti, mal’Amore che anima Colui chemi elargisce i doni, l’Amoreche il Donatore ha per me. Lagratitudine è la risposta al Do-natore, che diventerà gratuità:capacità di essere io, a miavolta, capace di donare. 2. Chiedere la grazia di cono-scere i peccati e di eliminarli. La coscienza (consapevo-lezza autentica) di me non èfrutto del mio auto indagareautarchico, ma è anch’essadono dello Spirito Santo, chesempre vuole la mia crescita.Chiedere un dono (la Grazia èun dono, qualcosa dato gratis,appunto …) dice la disponibi-lità a ricevere. 3. Chiedere conto all’anima,dall’ora della levata fino al pre-sente esame, di ora in ora o ditempo in tempo, prima deipensieri, poi delle parole e poidelle opere.

Pensieri: quali atteggiamentianimano il mio modo di agire.Parole: Non sono mai senzaeffetto né senza causa, masempre scelte e selezionate.Azioni: rendermi conto di comeagisco e di cosa faccio mi facomprendere il mio pensieropoiché ciò che compio èespressione di ciò che davveropenso e desidero. 4. Chiedere perdono a Dio no-stro Signore per le mancanze. Per-Dono: un dono eccedenteogni previsione, non la conse-guenza di un pentimento, maciò che lo rende possibile. Dioperdona sempre, ovvero donasempre, è sempre in anticiposu ogni nostra azione. Chie-dere, anche qui, significa es-

sere disposti a lasciarsi amare. 5. Proporre di emendarsi conla sua Grazia. La conversione è una sceltache spetta a me. Una sceltache va rinnovata ogni volta:ovvero compresa con intelli-genza e vissuta con coraggioed umiltà. Avviene sempre conl’aiuto dello Spirito Santo: cheillumina e da l’energia neces-saria per procedere. Concludere con il Padre No-stro. Gesù ci ha dato delle paroleper pregare, non si tratta di re-citarle, ma di comprenderle, edesprimerle attraverso la azionidella nostra vita. Amen

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Riconciliati, riconciliare - Padre Eugenio Costa S.J.

Vi invito a gettare losguardo, con calma esenza timore, sulle con-

dizioni e sulla situazione ditanta parte della nostra uma-nità, che vive sul nostro pia-neta, e di cui ciascuno di noi faparte. Uno sguardo che nonsia necessariamente pessimi-sta. Uno sguardo che sappiaanzitutto vedere con simpatiae con gioia l’enorme quantitàdi bene, di generosità, di pa-zienza, di operosità costruttiva,di relazioni fraterne e amicali,di cui la nostra umanità di settemiliardi di persone oggi è ca-pace, grazie alla cura delle re-lazioni reciproche, allacomprensione, all’amicizia, alvicendevole amore. Unosguardo che ci chiede di sapervedere il bene là dove si trova,anche e soprattutto se, equando, non è evidente aprima vista, e richiede perciòun po’ di sforzo per evitare chesi perda o che non veda quelloche c’è - o creda di vederequello che non c’è. Un mondobuono, dunque, abitato da unpopolo buono.

Su questo panorama positivo,siamo purtroppo costretti, vo-lenti o nolenti, per esperienzapersonale o informati daimezzi di comunicazione, a

constatare una pesante, pe-santissima presenza di ognigenere di male: è difficile sa-pere da che parte cominciare!A guardar bene, si tratta di un

Catechesi sulla Spiritualitàdi Sant’Ignazio di Loyola

Riconciliati, riconciliare con Dio,con se stessi, con il creato

Catechesi di Venerdì 21 Febbraio 2014Padre Eugenio Costa S.J.

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Riconciliati, riconciliare - Padre Eugenio Costa S.J.

male che non è frutto di un de-stino cattivo, ma un male chenasce dalle nostre cattive rela-zioni, dall’incomprensione, dal-l’inimicizia, dall’essere gli unicontro gli altri, contro tutti. A li-vello sociale e politico: conflitti,guerre incredibilmente ricor-renti e sanguinosissime, mas-sacri imprevedibili e frequenti,improvvise rotture della convi-venza pacifica fra gruppiumani, paesi e nazioni. Sulpiano socio-economico: disu-guaglianze che gridano ven-detta al cielo, oppressioni eviolenze, sia subdole ma siste-matiche, sia spudorate e privedel rispetto elementare dei di-

ritti umani. Quanto ai rapportifra persone, negli ambienti dilavoro, nelle relazioni sociali,all’interno delle nostre famiglie,fra amici, parenti e conoscenti,talora anche all’interno dellestesse nostre comunità cri-stiane: quante incomprensioni,durezze, aggressioni, scon-fitte, risentimenti, ferite, ama-rezze, vendette e odio! Siamospesso in rotta gli uni contro glialtri, ci siamo fatti guerra econtinuiamo a farcela, ab-biamo fatto il vuoto intorno anoi, un vero deserto di rela-zioni, una convivenza resa im-possibile e distrutta. A tuttoquesto dobbiamo aggiungere il

peso disastroso delle catastrofinaturali e ambientali, che sonoalmeno in parte il risultato di unpessimo rapporto dell’uomocon le risorse della terra, chediventano oggetto di rapina edi sfruttamento insensato. Certamente, questa descri-zione è brutale, e anche moltosommaria. Per grazia di Dio,tutto questo male, nella mag-gior parte dei casi, ci tocca davicino soltanto in misura limi-tata. Ma incide lo stesso nellanostra vita. Il tipo di mondo incui viviamo, poi, tutto afferratoe quasi drogato dalle informa-zioni e comunicazioni dei massmedia, ci entra in casa ed è

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Riconciliati, riconciliare - Padre Eugenio Costa S.J.

molto difficile non sentirsenecoinvolti e soffrirne di conse-guenza. Di tutto questo enorme pesoche ci trasciniamo lungo il no-stro cammino, vorrei invitarvi apuntare l’attenzione in modoparticolare su ciò che danneg-gia e rompe le relazioni fra lepersone, i rapporti umani fra dinoi. Credo che nessuno di noipossa dire di non aver mai vis-suto un certo distacco con per-sone, anche vicine, anchecare, a seguito di qualche mo-mento di incomprensione, do-vuta a veri e propri errori, aimpostazioni sbagliate dei rap-porti, o anche soltanto a diffe-renze irriducibili di vedute. Puòcapitare di vivere, in un certo

senso, da “separati in casa”,anche al di là dei rapporti co-niugali, ma spesso e anzituttonell’intimo di queste relazioni.Al di là, poi, della cerchia fami-liare, può esserci accaduto diaver vissuto, o forse viviamoancora, distacchi e allontana-menti, rotture e chiusure.Dobbiamo riconoscere che cipuò anche capitare di esserein dissidio perfino con noistessi, situazione un po’ para-dossale. Può accadere che lanostra vita personale, interioreed esteriore, non sia in ordine,non sia coerente, non tanto alivello psicologico, quanto sulpiano dei valori a cui crediamo,delle aspettative, delle deci-sioni e infine dei comporta-

menti. Siamo internamente di-visi, non siamo in pace con noistessi, e quindi non ci vo-gliamo bene. In termini un po’banali, si dice : “non ci piac-ciamo”.Infine, è purtroppo relativa-mente recente, nella nostra so-cietà, il risvegliarsi dellapreoccupazione per una pes-sima, talora tragica gestionedelle ricchezze del nostro pia-neta terra: tutti siamo al cor-rente dello sfruttamentoinsensato che devasta in par-ticolare alcune vaste aree dellaterra : pensiamo, ad esempio,alle foreste dell’Amazzonia, inAmerica Latina, e in altre zonedel mondo ; alle risorse mine-rarie nelle regioni del Centro

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Riconciliati, riconciliare - Padre Eugenio Costa S.J.

Africa ; all’inquinamento atmo-sferico, e anche delle terre edei mari ; inoltre agli sprechidel modo di vivere dei paesisviluppati, che si nutrono spre-cando e che buttano come ri-fiuti enormi quantità di cibo, eanche di apparecchiature con-siderate inutili. Il nostro mondosviluppato non è in pace con lanatura e con le sue risorse.In tutto questo universo di con-flitti, in cui una riconciliazionesembra un sogno impossibile,dobbiamo andare alla radicedel nostro vivere in modo cosìconflittuale. La radice sta, ulti-mamente, nel nostro rapporto,distorto e malato, con Diostesso, con il nostro Creatoree Signore, che sempre conti-nua a offrire all’uomo il suo Fi-glio di Gesù, il Riconciliatore, eil suo Santo Spirito, il Santifica-

tore. Non siamo in pace conDio e con la sua misericordia.Nel cristianesimo, questo sichiama il peccato, l’esserepeccatori, quelli che hannorotto l’ordine e l’armonia dellaloro vita nei confronti delPadre, del Figlio e dello Spirito,e perciò continuano a esserein guerra con se stessi, con glialtri e con la natura creata daDio.Tutti certamente sentiamo il bi-sogno di una riconciliazione, ea tutto campo. Sentirlo, è giàun dono della grazia di Dio,che ama tutte le sue creature,e che conosce bene le nostredivisioni, separazioni, conflitti erotture. E’ lui che ci riconcilia:come dice san Paolo nella sualettera ai Colossesi (1, 19-20),“E’ piaciuto infatti a Dio cheabiti in Cristo ogni pienezza, e

che per mezzo di lui e in vistadi lui siano riconciliate tutte lecose, avendo pacificato con ilsangue della sua croce sia lecose che stanno sulla terra, siaquelle che stanno nei cieli”.Non ci illudiamo perciò di poterfare neanche il minimo passoverso una seria riconciliazioneanzitutto con Dio, poi con noistessi, con gli altri e con lastessa natura creata, senzaaccogliere intimamente il donodi Dio nostro Padre, che in Cri-sto ha già posto, per così dire,la prima pietra di questa rico-struzione dei nostri rapporti.In concreto, la riconciliazione èqualcosa di continuo. E’ comeuna lunga marcia, mai del tuttoconclusa. Per due motivi: ilprimo è che purtroppo non cimancheranno, nel nostro fu-turo, nuove occasioni di spez-

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Riconciliati, riconciliare - Padre Eugenio Costa S.J.

zare la nostra vita riconciliata equindi dover riconoscere, an-cora una volta, che siamo dacapo. Il secondo è che, nono-stante tutto, Dio lavora in noicon il suo santo Spirito e cirende, un poco alla volta e connotevole dispendio di buonavolontà da parte nostra, più at-tenti, più pazienti, più capaci diperdono, sostenuti dalla forzadella sua grazia.

Il perdono è un capitoloessenziale della riconcilia-zione. Il perdono non è dimen-ticare, metterci una pietrasopra. No, il perdono è un’altracosa: il perdono ci chiede diessere capaci a ridare fiduciaa chi ci ha offeso, ferito, col-pito, e con cui abbiamo rotto irapporti. E noi riusciamo a per-donare, se ci siamo resi contodi essere stati noi per primiperdonati, da nostro Signore edagli altri. Se siamo coscientidi questo meraviglioso avveni-mento, già accaduto nella no-

stra vita, avremo la forza dimuoverci anche noi in questadirezione. Fa parte della lungamarcia della riconciliazione.Nella nostra vita di membridella Chiesa, conosciamobene l’offerta che il Signore cifa di rendere possibile la no-stra riconciliazione con lui ce-lebrando il sacramento delperdono, detto appunto dellariconciliazione, che ci richiededi ammettere, di confessare inostri torti, le nostre man-canze, le nostre colpe. E’ unmomento-chiave, in cui maturail nostro cammino di riappacifi-cazione, graduale ma sincera,con Dio e con gli altri. Il mo-mento in cui si incontrano lanostra fame e sete profonde diriconciliazione, e la misericor-dia di Dio, che ci aspetta comeil padre del figliol prodigo dellaparabola del Vangelo.Riconciliati, avremo anche ildesiderio di riconciliare. Aiu-tare a ricucire rapporti, sugge-

rire vie d’incontro, saper aspet-tare pazientemente che la gra-zia faccia la sua strada nelcuore di chi è diviso. A livellosociale e pubblico, non par-lare, non agire, non battersiperché si vada allo sfascio,tanto peggio tanto meglio, macercare di seminare il semedella pace su qualunque ter-reno, buono o difficoltoso, fe-condo o sassoso e pieno dirovi. Certo, più i problemi sonovasti, collettivi, talora planetari,più le nostre concrete possibi-lità si riducono, fino anche ascomparire. Dobbiamo rima-nerne coscienti, per non get-tare al vento parole vuote oproclami rumorosi ma sterili.Tuttavia, una terra abitata dauomini e donne riconciliati e ri-conciliatori ha qualche buonaprobabilità di veder rifiorire lapace. Facciamoci, di questo,un programma di vita.Amen.

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La Miseericordia che ci cona Maria con Madre

Ama fedelmente comenessun altro al mondo.Conosce la fatica di lun-

ghe notti insonni e non di radoversa molte e calde lacrime acausa del nostro amore non ri-cambiato. Perseverante èpronta a superare per noi osta-coli insormontabili. Nonchiede di essere ricambiata,non parla dei suoi sacrifici,non vuole ricompense per es-sere sempre “per”. Pronta adonare la vita ,come scrisse ilpoeta Adam Asnyk: Il cuore piùnobile che si fa piuttosto ferireanzichè fare un graffio. Chi saamare in questo modo? UnaMadre.Dio nella sua grande miseri-

cordia ci ha donato la Madreaffinché non fossimo mai or-fani. Questo fatto merita un’at-tenzione tanto più grande inquanto le circostanze nellequali si è compiuto questoparticolare atto dell’adozionedi ogni uomo, sono impregnatedal dolore del Figlio di Dio mo-rente sulla croce e dal mo-mento apicale della rivelazionedella sua misericordia. Gesùha pronunciato il suo testa-mento con le ultime forze:

La Misericordia che di dona Mariacome Madre

dall’articolo di Suor Maria Faustina Ciborowsadal notiaziario delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia

Ored̨zie Miłosierdzia N° 80

Traduzione Sig.ra Jadwiga Radzik Lanzetta

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La Miseericordia che ci cona Maria con Madre

Donna, ecco tuo figlio.Ecco tua madre (Gv 19,27).Nel linguaggio biblico un taleaccostamento di parole indicauna certa familiarità e intimitàdelle persone menzionate.Sappiamo che nella famigliaumana i legami più forti cheesistono sono quelli tra madree figlio. Senza alcun dubbio leparole di Gesù non vanno in-tese solamente come la pre-occupazione del Crocifisso perla futura sorte di sua Madre.Esse hanno un significatomolto più ampio. In realtà nonsono indirizzate soltanto al Di-scepolo Prediletto ma adognuno di noi. Da dove ci ar-riva queste certezza? Daun’analisi esegetica più appro-fondita che ci fa tornare al co-siddetto protovangelo scrittonel Libro della Genesi 3,14-15che preannuncia il mistero pa-squale. Infatti anche in questobrano troviamo il termine:donna. Questa Donna è Mariai cui discendenti schiacce-ranno la testa del serpente-simbolo di satana. Osserviamopure che Gesù non si rivolge aldiscepolo per nome ma dicedirettamente: Ecco tua madre.Quindi, Gesù consegna a tuttiquanti personalmente suaMadre.Maria Madre della Misericordia

Come Maria risponde aldono in nessun modo meritatodella sua elezione a Madre diDio e di tutti gli uomini? Rea-lizza in modo radicale la suavocazione materna dandocisuo Figlio. Dare un nuovonome a Maria da parte dell’Angelo al momento dell’An-nunciazione suggerisce già lasua missione: portare la Mise-ricordia. Maria fu chiamata:

piena di grazia (Lc 1,28) chenella lingua originale suona:kecharitomene. Questo ter-mine porta in se il riferimentoad un'altra parola greca: cha-ris tradotto usualmente comegrazia. In realtà questo terminasignifica il desiderio di Dio didonarci la tenerezza, dimostrala sua preoccupazione, la sua

voglia di rendere l’uomo felice,far nascere in lui la sensazionedi essere amato. Insomma,Dio condivide con Maria il suodesiderio di essere portato allagente. Egli è innanzitutto laMisericordia Incarnata. Anchese questo titolo non lo trove-remo in nessuna delle paginedella Bibbia, rimane il fatto in-

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La Miseericordia che ci cona Maria con Madre

discusso che il Nuovo Testa-mento parla molte volte del-l’atto dell’Incarnazione di Dio(Gv 1,14;Flp 2, 6-7) e presentaGesù come pieno di misericor-dia (Mt 9,27; Mc 5,19,20,34; Lc7,13, Eb 2,17), di più lo chiamadirettamente misericordia(2Cor 1,3). Maria quindi nonsoltanto ci dona suo Figlio-cheè Misericordia con noi. Perciòdefinire Maria Madre della Mi-sericordia è pienamente giusti-ficato.Maria che dona la misericordiaAnalizziamo da vicino dueframmenti biblici che mostranoMaria come Donatrice dellaMisericordia. Già lo stessoFIAT di Maria permette a Diodi entrare nel mondo in forma

umana. Anche se sappiamobene che Dio è onnipotente epotrebbe diventare uomosenza la partecipazione delladonna, ciononostante vuolenascere come uomo e matu-rare come uomo. E’ significa-tivo che Maria subito dopol’Annunciazione si reca, vale lapena di sottolinearlo, frettolo-samente da sua cugina Elisa-betta. Anche se da una partela Madre di Gesù desideravala conferma visibile del signifi-cato del colloquio con l’ An-gelo, e cioè vedere Elisabettache da sterile qual’era si ritro-vava nel benedetto stato in-teressante. Tuttavia in questafretta possiamo vedere ancheil forte desiderio della giovane

Maria di non conservare per sequesto Tesoro più prezioso madi condividerlo con gli altrianche senza accennare a pa-role ciò che era accaduto nellasua vita. Maria consapevole diaver ricevuto la misericordiaporta questo dono attraversomari e monti al suo prossimo.Si potrebbe dire che Dio-Uomo ha voluto percorrere isuoi primi passi seguendo ipassi della Madre. E’ significa-tivo che santa Elisabetta capi-sce subito il mistero di Maria.Con un grido accompagnatodai movimenti gioiosi del bam-bino Giovanni nel suo grembochiama Maria Madre del mioSignore (Lc 1,43). Quindi, laMisericordia portata da Mariagenera una gioia e l’adora-zione generale di Dio (Lc 1,41-45). Esempio significativodi ciò è il canto Magnificat, an-notato da Luca non dopo l’ An-nunciazione ma proprio dopol’incontro di Maria con santaElisabetta, dopo quel gesto diaverle portato Cristo. Il filo con-duttore di questa opera poeticaè proprio l’esperienza della mi-sericordia Divina (Lc 1,50-54).Concludendo vale la pena di ri-cordare l’accaduto a Cana inGalilea dove anche Maria con-divide il bene attraverso lapersona di suo Figlio (Gv 2,1-12) quando con la sua e quelladi Gesù discreta ingerenzacontribuisce alla felicità deglisposi.Maria è perciò un dono dellamisericordia Divina, un donoeccezionale perché è bella epiena di grazia perché ci donala Misericordia Incarnata, con-duce ad Essa e intercede pernoi presso il suo Figlio Divino.

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ALLA SOGLIA DEL CUORE - LE STORIE

Speranza, perdono, umiltà, fede viva, ab-bandono filiale a Dio. Esperienze di vita eracconti di devozione alla Divina Misericordia nelle storie di"Alla soglia del Cuore", in onda tutti i giorni alle ore 14:40 ealle 15:10, prima e dopo la recita della Coroncina alla DivinaMisericordia. In preghiera davanti all'immagine di Gesù Mise-ricordioso, venerando le reliquie di Santa Faustina Kowalska,i fedeli riuniti nellaChiesa romana di Santo Spirito in Sassiaonorano il momento dell'agonia di Cristo sulla croce ed invo-cano "Gesù confido in te"...

Francesco Durante raccoglie le testimonianze dei fedeli chepossono essere riviste nel canale ufficiale di Tv2000 su You-Tube.