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LA BANCA di Bologna sigla un accordo con Unindustria e mette a disposizione un plafond straordinario da 10 milioni di euro finalizzato alla concessione di mutui chirografari. Un aiuto a chi punta sul futuro L’INIZIATIVA Boccata di credito da dieci milioni A PAGINA 7 SFIDE Piccoliforse sì, ma molto preziosi BASCHIERI & Pellagri, leader nella produzione di polveri da sparo, compie 125 anni e punta a riunire l’attività di tutte le realtà italiane del settore UNDICI piccole e medie imprese, eccellenze della motor valley bolognese, si aggregano per farsi largo sul mercato dando vita a una realtà forte di 600 dipendenti e 90 milioni di euro di fatturato. Condivideranno informazioni commerciali e competenze, programmeranno piani di promozione e vendita, individueranno nuove opportunità di crescita SONO gli industriali del futuro che hanno avuto l’idea di misurare anche nelle piccole imprese i valori, andando oltre ai crudi numeri. E loro si sono rimboccati le maniche, anche mettendosi in gioco, per disegnare un format che permetta a chiunque di costruirsi un bilancio sociale, un documento dove si valutano tante voci, importanti, però spesso tralasciate: dall’occupazione alla sicurezza negli ambienti di lavoro, ai rapporti con la pubblica amministrazione o con l’ambiente nel quale l’impresa vive. Un modello per comunicare, a chiunque si confronta con l’impresa, appunto i valori insiti nel marchio, la capacità di fare business rispettando però alcune regole, non scritte, come l’etica. Valori che se rispettati portano comunque vantaggi: una buona reputazione, la fiducia dei clienti e dei fornitori e così via. Una pratica, quella del bilancio sociale, fino a ora nelle mani dei grandi gruppi, coop incluse, perché solo chi è grande può assoldare, e pagare, un consulente che l’aiuti a esaminare queste caratteristiche non tangibili. Ecco, i Giovani industriali hanno reso possibile a tutti di poter comunicare quali sono i pregi che portano i loro marchi, quali benefici distribuiscono sul territorio, in termini di posti di lavoro, valore aggiunto, iniziative. Facendo emergere, perché no, pure le debolezze da affrontare. Certo, i numeri non sono paragonabili a quelli dei colossi, però non va dimenticato che a Bologna, così come in regione e in Italia, sono le Pmi a tirare la carretta, anche in un periodo di crisi economica come questo. E sono loro, gli attori di quel ‘Capitalismo di persone’ individuato dai Giovani industriali, che permettono all’economia di svilupparsi e di reggere nei momenti difficili. E’ giusto che tutti lo sappiano. © RIPRODUZIONE RISERVATA di PIERLUIGI VISCI A PAGINA 7 ÈILPRIMO‘CONTRATTODIRETE’INITALIA In corsa con RaceBo IL PROGETTO Alleanza col botto A PAGINA 5 Anno 3 - Numero 5 Maggio 2010

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il Resto del Carlino, edizione di Bologna. Inserto Next di maggio 2010.

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LA BANCA diBologna sigla un

accordo conUnindustria e mette a

disposizione unplafond

straordinario da10 milioni di

eurofinalizzato allaconcessione di

mutuichirografari. Un

aiuto a chi puntasul futuro

L’INIZIATIVA

Boccata di creditoda dieci milioni

A PAGINA 7

SFIDE

Piccoli forse sì,ma molto preziosi

BASCHIERI & Pellagri,leader nella produzione dipolveri da sparo, compie125 anni e punta ariunire l’attività di tutte lerealtà italiane del settore

UNDICI piccole e medie imprese,eccellenze della motor valley

bolognese, si aggregano per farsilargo sul mercato dando vita a

una realtà forte di 600dipendenti e 90 milioni di eurodi fatturato. Condividerannoinformazioni commerciali ecompetenze, programmerannopiani di promozione e vendita,individueranno nuoveopportunità di crescita

SONO gli industriali del futuroche hanno avuto l’idea di misurareanche nelle piccole imprese ivalori, andando oltre ai crudinumeri. E loro si sono rimboccatile maniche, anche mettendosi ingioco, per disegnare un format chepermetta a chiunque di costruirsiun bilancio sociale, un documentodove si valutano tante voci,importanti, però spesso tralasciate:dall’occupazione alla sicurezzanegli ambienti di lavoro, airapporti con la pubblicaamministrazione o con l’ambientenel quale l’impresa vive. Unmodello per comunicare, achiunque si confronta conl’impresa, appunto i valori insitinel marchio, la capacità di farebusiness rispettando però alcuneregole, non scritte, come l’etica.Valori che se rispettati portanocomunque vantaggi: una buonareputazione, la fiducia dei clienti edei fornitori e così via. Unapratica, quella del bilancio sociale,fino a ora nelle mani dei grandigruppi, coop incluse, perché solochi è grande può assoldare, epagare, un consulente che l’aiuti aesaminare queste caratteristichenon tangibili. Ecco, i Giovaniindustriali hanno reso possibile atutti di poter comunicare qualisono i pregi che portano i loromarchi, quali beneficidistribuiscono sul territorio, intermini di posti di lavoro, valoreaggiunto, iniziative. Facendoemergere, perché no, pure ledebolezze da affrontare. Certo, inumeri non sono paragonabili aquelli dei colossi, però non vadimenticato che a Bologna, cosìcome in regione e in Italia, sono lePmi a tirare la carretta, anche inun periodo di crisi economica comequesto. E sono loro, gli attori diquel ‘Capitalismo di persone’individuato dai Giovaniindustriali, che permettonoall’economia di svilupparsi e direggere nei momenti difficili. E’giusto che tutti lo sappiano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di PIERLUIGIVISCI

A PAGINA 7

È IL PRIMO ‘CONTRATTO DI RETE’ IN ITALIA

In corsa con RaceBo

IL PROGETTO

Alleanzacol botto

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Anno 3 - Numero 5Maggio 2010

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INTERVISTA AD ANDREA PALADINI, LEADER DEGLI INDUSTRIALI

«Anche i piccoli imprenditori sono pieni

CONIUGARE etica e profitto per rimanerecompetitivi, migliorando la reputazionedell’azienda e conquistando la fiducia dei por-

tatori di interessi (stakeholder). E’ questa l’idea allabase del manifesto redatto, dopo un anno di intensolavoro, dal Gruppo dei Giovani Imprenditori di Unin-dustria Bologna, intitolato ‘Capitalismo di persone,etica e responsabilità sociale’.Il documento, presentato con un convegno nella sededi via San Domenico, è stato pensato per fornire a tut-te le Pmi un format per redigere il bilancio sociale,più economico, snello e flessibile rispetto a quello abi-tualmente adottato dai grandi gruppi. Partendo da undato statistico: a Bologna e provincia esistono solo 5gruppi industriali con più di 500 addetti, affiancati daun universo di 14.500 piccole imprese con un mediadi 6 addetti.

«PER anni su questo territorio una serie di valori so-ciali sono stati assorbiti soprattutto dal modello coo-perativo — ha detto Andrea Paladini, presidente deiGiovani Imprenditori di Unindustria Bologna, apren-do il convegno ‘Capitalismo di persone. Il valore dellagestione responsabile’ —. Massimo rispetto ma vo-gliamo dire che ci siamo anche noi».Otto sono le sezioni del bilancio sociale previste dalmodello realizzato dai Giovani di Unindustria: iden-

tità di impresa (fatturato, sedi), occupazione (numerie istruzione), sicurezza, mercato, filiera, pubblica am-ministrazione, collettività e ambiente. Sette invece leaziende guidate da giovani imprenditori coinvoltenel progetto di Unindustria che al termine del percor-so hanno redatto il loro bilancio sociale: Areté, Ame-dea Servizi, Dehoniana Libri, Plastifur, PolonordAdeste, You Can Group, Zaccanti.«Esempi di capitalismo di persone — li ha definiti iltutor del progetto Carlo Luison — che ha al centrodel suo operare la relazione con la comunità larga chesta attorno all’azienda».

MA CHE cosa è la responsabilità sociale di impresa?Il concetto non è nuovo. La maggior parte delle azien-de, soprattutto quelle piccole, è da sempre vicina allecomunità locali. Nelle piccole imprese svolgono unruolo determinante le persone che ne fanno parte e lerelazioni che l’imprenditore e il suo staff riescono asviluppare grazie ai rapporti diretti tra gli individui.Prende così vita il fenomeno del ‘Capitalismo di per-sone’ così chiamato perché si fonda sulla conoscenzadiretta dei soggetti che direttamente o indirettamen-te influenzano o sono influenzati dall’attività dell’im-presa: gli stakeholder. La piccola impresa conoscepersonalmente i soggetti con cui interagisce e ricordail nome e il cognome di ciascuno ma soprattutto ne

I GIOVANI DI UNINDUSTRIA LANCIANO UN MANIFESTO:

Elisir per sposareL’OPINIONE DI VINCENZO BOCCIA

«Le valutazionidevonoandareoltrei numeri»

ETICA e profitto non sono mai state così vicine,parola di Vincenzo Boccia, presidente dellaPiccola Industria di Confindustria, intervistato

dal giornalista di Radio 24, Sebastiano Barisoni nelcorso del convegno organizzato dai Giovani diUnindustria.«La piccola impresa ha sempre realizzato l’economiamorale. Oggi con il bilancio sociale abbiamo unostrumento in più per comunicarlo all’esterno eprenderne noi stessi piena coscienza» ha sottolineatoBoccia ricordando che in Italia esistono cinque milionidi aziende manifatturiere — il numero più alto inEuropa — che costituiscono «un insieme di valori, idee ecompetenze costruitosi nel tempo e sedimentatosi nelterritorio e rappresentano un patrimonio straordinarioper il nostro Paese».Secondo l’imprenditore campano, da novembre allaguida dei piccoli imprenditori di Confindustria, grazie auna profonda conoscenza dei territori e delle persone, lepiccole imprese possono individuarne con maggiorefacilità bisogni ed esigenze e possono adottare piùvelocemente comportamenti ispirati alla responsabilitàsociale. «Questo nel futuro farà la differenza perché ègrazie a tali pratiche che si costruisce la legittimazionesociale, un bene tanto impalpabile quanto prezioso per lavita di un’azienda».

LA CRISI mondiale sta cambiando nel profondo lamappa dell’Italia che produce ma per Boccia gliimprenditori italiani hanno voglia di reagire, sentonoanzi il dovere di farlo perché sono consapevoli di unpatto forte con tutte le persone che lavorano con loro.«L’azienda infatti è prima di tutto comunità, è unprogetto di vita, ma questo aspetto viene sottovalutato egeneralmente sfugge a un giudizio — legittimo mamonodimensionale — basato soltanto sugli indicieconomici». Alla domanda su chi sopravviverà alla crisi,tra grandi, piccoli e nani, Boccia risponde: «Non saràl’aspetto dimensionale a fare la differenza. La grandesfida è costruire in questo Paese aziende forti, aperte alcambiamento, capaci di essere eccellenti in tutte lefunzioni. Per diventare forti gli imprenditori dovrannoavere uno sguardo nuovo sul futuro e una sincerarisposta alla domanda: quale modello di sviluppocerchiamo? Da questo interrogativo scaturiscono moltitemi: la sostenibilità ambientale, il lavoro femminile,l’innovazione nei processi decisionali e gestionali,nonché la capacità di attrarre talenti e di costruire unasquadra creativa».Infine, sul tema del credito Boccia dice: «E’ necessarioche le banche nel concedere il credito sappiano valutareanche il futuro delle aziende. I criteri di Basilea 2 sonotroppo pro-ciclici e non valutano affatto la visione, lecosiddette attività intangibili che fanno la differenza traun progetto di impresa ed un altro. Noi vorremmo unsistema bancario con più esperti del futuro e menoesperti del passato. Per aiutare le banche ad assumersi laloro responsabilità sociale che è quella di far circolare ildenaro, occorrono imprese forti, trasparenti e capaci dicomunicare».

m. p.

LA STRATEGIA è preci-sa: «Tra Bologna e provin-cia ci sono tante piccole e

medie imprese, è una nostra carat-teristica. Sono realtà che sul terri-torio hanno un impatto non soloeconomico, ma anche sociale:l’obiettivo era misurarlo, ora sipuò». Andrea Paladini, 38 anni,da sempre nel mondo della moda,è il presidente dei Giovani im-prenditori di Unindustria Bolo-gna. Racconta ‘Capitalismo di per-sone. Il valore della gestione re-sponsabile’, appunto il documen-to dove si descrive un modelloche permette di costruire il bilan-cio sociale, dove si misurano gran-

dezze non solo economi-che, ma che hanno a

che fare con valorietici.

Era necessa-rio questoformat?

«Il classico bilancio sociale è usa-to per lo più dai grandi gruppi edalle coop. Format non adattabilia tutti».

E questo non vi andava giù.«Serviva uno strumento ad hocper i piccoli. I grandi si avvalgonodi questi bilanci in particolare co-me strumento di marketing, pub-blicizzando la trasparenza, piùche per la gestione responsabile».

Che invece è il punto fonda-mentale del vostro lavoro.

«I piccoli imprenditori sviluppa-no in maniera inconsapevole com-portamenti di gestione responsa-bile. Di solito sono inseriti in filie-re dove la reputazione è uno deicardini. Da qui la definizione ca-pitalismo di persone».

Cioè?«Nelle Pmi è un punto centrale,perché l’azienda, il marchio, spes-so si identifica nei valori dell’im-prenditore. Ci sono rapporti diret-ti, personali, sia tra le diverse im-prese che al loro interno, tra pro-prietari e dipendenti. Una serie di

comportamenti di rilevanza socia-le che si sviluppano con ricadutesul territorio».

Bisogna, quindi, analizzarli?«Infatti ci siamo chiesti: è giustolasciare queste azioni di valutazio-ni solo a talune imprese?».

Tradotto: i valori sono purenelle piccole aziende.

«Esatto. Da qui la necessità di unmodello per misurarli e portarli agalla».

Quali i parametri?«Diversi. Dal mercato ai consu-matori, all’ambiente, fino all’occu-pazione. In un classico bilancioc’è solo la cifra spesa per i dipen-denti, qui vengono indicate età, et-nie, da quanto tempo le personesono in azienda, se c’è continuitào turn over, e così via».

Una diagnosi approfondita.«Così l’imprenditore capisce esat-tamente chi è, su cosa ragiona, sco-pre punti di forza che non sapevadi avere o di debolezza».

Particolarità del lavoro?«E’ già stato testato. Su sette real-

IN CAMPOVincenzo

Boccia,presidente

della PiccolaIndustria

di Confindustria

AL VERTICEAndrea Paladini, 38 anni,presidente dei Giovaniimprenditori di Unindustria

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LA TESTIMONIANZA DI ARETÉ

«Così emergonopregi e difetti»

conosce il carattere, lo stile, le competenze e molte altrecaratteristiche difficili da monitorare con qualsiasi stru-mento di gestione. Partendo da questo l’imprenditorepuò determinare lo sviluppo e il successo per la propriaimpresa, perché vengono create condizioni in cui la rela-zione è diretta e consente di sviluppare la fiducia che èl’elemento più importante per ogni rapporto di affari. Unvero e proprio patrimonio di relazioni. Il bilancio socialeè lo strumento per misurare e comunicare questo patri-monio. Con un vantaggio competitivo per l’azienda.

«L’ECONOMIA non può crescere senza una dimensio-ne etica — ha spiegato il tutor del progetto Carlo Luisonnel suo intervento —. Un comportamento socialmenteresponsabile contribuisce non solo a creare reputazio-ne, ma anche a migliorare i rapporti con tutti gli in-terlocutori sociali ed economici dell’impresa: il per-sonale, i clienti, i fornitori, la comunità locale, leistituzioni, gli investitori. Tutti fattori che con-corrono a determinare lo sviluppo sostenibiledell’azienda». Ora il modello potrà essere adot-tato da altre imprese che potranno adattarlo al-le loro esigenze e alla propria identità, contri-buendo alla diffusione della visione e dellacultura della responsabilità sociale.

Marcello Pierdicchi

JUNIOR

di valori»

ALLE PMI UN FORMAT PER DISEGNARE IL BILANCIO SOCIALEALLE PMI UN FORMAT PER DISEGNARE IL BILANCIO SOCIALE

l’etica agli affaril’etica agli affari

tà (Aretè, Amedea servizi, Deho-niana Libri, Plastifur, PolonordAdeste, You can group, Zaccan-ti). Adesso chiunque può stilare ilsuo».

Con risparmi economici?«Un consulente chiede per un bi-lancio sociale tra i 15mila e i 20mi-la euro. Ecco perché sono in parti-colare i grandi a poterselo permet-tere. La possibilità viene data atutti gli imprenditori, basta inve-stire del tempo».

Tra i Giovani di Unindustriacome è stata condivisa l’ini-ziativa?

«La proposta è arrivata dai Giova-ni perché c’è più sensibilità su al-cuni temi. C’è stato molto entusia-smo».

Esporterete in altre provinceil vostro lavoro?

«Lo metteremo a disposizione diUnindustria. Poi, con l’aiuto diVincenzo Boccia, presidente del-la Piccola industria di Confindu-stria, coinvolgeremo i responsabi-li dei ‘piccoli’ delle altre territoria-li dell’associazione».

Matteo Naccari

LA PAROLA areté in greco antico significa virtù.Indica la ‘capacità di essere abitualmenteeccellente’. Areté è anche il nome di una delle

sette aziende che hanno redatto per la prima volta ilbilancio sociale, dopo aver partecipato al progetto delGruppo Giovani Imprenditori di Unindustria Bologna.«Durante questa straordinaria esperienza — dice EnricaGentile, amministratore delegato della società diconsulenza e ricerca Areté — abbiamo capito che virtùnel lavoro significa non soltanto eccellere nei risultati,ma anche e soprattutto lavorare bene, credere neiprogetti che si affrontano, circondarsi di personemotivate che credano nella loro azienda e che possanoriconoscersi in essa, e da essa possano derivaresoddisfazione, orgoglio ed appagamento. Responsabilitàsociale significa comportarsi bene verso collaboratori,impresa, partner, fornitori, istituzioni, collettività in cuil’azienda opera. Un comportamento che non è incontrasto con il profitto e il risultato delle imprese maanzi contribuisce a rendere solido e duraturo il successodi un’azienda». «La redazione del bilancio sociale ci èservita per ‘guardarci dentro’ a otto anni dalla nascita,facendo emergere quanto di buono è stato fatto maanche i tanti punti deboli sui quali dovremo migliorarci— prosegue Gentile —. Lo abbiamo fatto percomunicare che cosa è Aretè, non solo nei servizi cheoffre o nei progetti che ha realizzato, ma anche esoprattutto nei valori e nella visione sui quali è statafondata e tuttora si fonda, nel suo approccio verso ilavoratori e verso l’esterno, nei suoi progetti e negliobiettivi di miglioramento e di crescita».

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UNDICI AZIENDE DELL’AUTOMOTIVE SI AGGREGANO PER ESSERE PIÙ COMPETITIVE

RaceBo nel motoreR

ACEBO: 600 dipendenti e90 milioni di euro difatturato. Questo possono

vantare, insieme, le undici piccolee medie imprese del bolognese chehanno dato vita al primo‘contratto di rete’ italiano fraaziende manifatturiere, che sichiama, appunto, RaceBo. Tutteaziende dell’automotive, chehanno costituito questa nuovaforma di aggregazione fra imprese,prevista dalla Legge 99 del 2009(la cosiddetta Legge Sviluppo), permeglio stare sul mercato. «Leaziende di RaceBo che operanoper l’automotive, e non solo,rappresentano l’eccellenza dellamotor valley bolognese — spiegaFlorenzo Vanzetto, presidente diVRM, che è anche presidente dellanuova realtà —. E insiemecostituiscono un team dalle grandiperformance. Ci proponiamo dueobiettivi: da un lato, nondisperdere ma anzi accrescere lecompetenze specifiche di questoimportante distretto dei motori;dall’altro, trattandosi di aziende lecui attività si integrano l’una conl’altra, offrire ai clienti prodottifiniti e servizi con standard dielevata qualità e a costi sempre piùcompetitivi».

LE UNDICI piccole e medie

imprese di RaceBocondivideranno informazionicommerciali, programmerannopiani di promozione e venditacomuni, individueranno nuoveopportunità di mercato emetteranno a disposizionestrutture e competenze perottenere la migliore efficienza daiprocessi. E potranno partecipare albando della RegioneEmilia-Romagna per lacostituzione delle reti, che prevedeil riconoscimento di circa 150milaeuro di contributi a fronte di300mila euro di costi (Deliberadella Giunta Regionale n. 141 del2010. Come dire: anchel’Assessorato regionale alle attivitàproduttive crede nelle reti). Il tuttocon una struttura definita. Infatti,secondo la legge, il contratto direte prevede l’esistenza di unproprio consiglio diamministrazione (presieduto daVanzetto), un fondo patrimonialecomune e l’iscrizione al registrodelle imprese, dopo la costituzioneper atto pubblico. Insomma, una‘impresa di imprese’. MarcoBettini, presidente del settoreMetalmeccanico di Unindustria

Bologna, spiega che «ancora unavolta abbiamo cercato di farincontrare gli imprenditori e farlidialogare tra loro. La crisi è stataforte, ma il nostro territorio staresistendo caparbiamente e gliimprenditori non si sonoarresi. La nascita di RaceBoè la riconferma dellatenacia e della volontà diandare avanti, anche inun settore difficilecome quellodell’automotive. Sonoorgoglioso del passoche i miei colleghihanno fatto edell’impegno profusodalla strutturaassociativa. È ungrande risultato perBologna». E, per ilfuturo, non è esclusol’ingresso in RaceBo dinuovi associati.

Daniele Guido Gessa

FONDERIA SCACCHETTI LEGHE LEGGERESan Felice sul Panaro

ICOS DI LEONELLI MARINOZola Predosa

RIFIMPRESSCastel San Pietro Terme

SIDERITZola Predosa

VRMZola Predosa

MISSIONE DELL’IMPIANTISTICA

Alla conquistadi Cile e Brasile

2 A PULITURA METALLICalderino

CAV. LEO BALESTRIMontefredente

FXTSala Bolognese

RABBI SERGIO & C. COSTRUZIONE INGRANAGGIZola Predosa

S.A.I.FRAGranarolo dell’Emilia

VERNICIATURA BOLOGNESEZola Predosa

PER CERCARE nuovi mercati, sisono spinte fin nel Paese dove sorgela miniera a cielo aperto più grande

del mondo, tra la cordigliera delle Ande el’oceano Pacifico, e in quello che èconsiderato il più grande Paese in via disviluppo del Sud America: cioè in Cile ein Brasile. Protagoniste di questa missionesono state dieci imprese emilianoromagnole dell’impiantistica industriale,che sotto la guida di Unindustria Bologna,lo scorso mese hanno portato i propriprodotti oltre oceano. In particolare, ledieci aziende si occupano della

produzione di organi di trasmissione edella fluidodinamica di potenza, e sono lebolognesi Varvel, Elettro Cf, Mecvel,Farbo, le emiliane Libe, Galtech, Sai, e leromagnole Ibix e Wide. La prima tappa èstata Santiago, dove la delegazione hapartecipato ad Expomin, la piùimportante fiera dell’industria minerariadel Cile. Qui le aziende hanno potutooffrire agli interlocutori cileni tutti iprodotti della filiera: variatori di velocità,pulegge, attuatori, cuscinetti, distributori,saldatrici e sabbiatrici. Quindi ladelegazione si è trasferita in Brasile, primaa San Paolo, poi in altri centri, dove gliimprenditori emiliano-romagnoli hannoincontrato importatori e distributori

selezionati prima della partenza. E daquanto riferiscono gli stessi industriali, lanuova rete di contatti ha già dato i primifrutti: alcune imprese hanno concretizzatonuovi sbocchi commerciali per i loroprodotti, mentre altre hanno tuttora incorso trattative e negoziati con impreselocali che si candidano per acquistare iprodotti emiliano-romagnoli. Inoltre, ladelegazione accompagnata da UnindustriaBologna è stata anche ospitedell’ambasciatore italiano in Cile e delconsole generale italiano di San Paolo delBrasile.Ma le dieci imprese dell’impiantisticaindustriale non sono state le sole aspingersi così lontano: la missione in Cile

e Brasile, infatti, nasce sulla scia di quellaorganizzata dal sistema Italia nello scorsoautunno, quando molte imprese guidateda Confindustria Ice ed Abi sono sbarcatenel continente sudamericano. E anchesotto le Due Torri, non si tratta di un casoisolato: questa attività di UnindustriaBologna, infatti, si inserisce tra i progettiche l’associazione imprenditoriale hacondiviso con le altre associazioniterritoriali emiliano-romagnole, chehanno permesso a quasi un centinaio diimprese di aggregarsi per affrontare imercati esteri. Intanto, c’è chi già pensa ditornare a breve in Sud America inoccasione di altre fiere.

Elena Boromeo

ECCO CHI SI È ALLEATO

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NEL 125ESIMO anniversario dellasua fondazione, la Baschieri &Pellagri si prepara a colpire

nuovamente nel segno. L’azienda, che hasede a Marano di Castenaso, è leader nellaproduzione di polveri da sparo percartucce da caccia e tiro a volo e oggi miraalla creazione di un ‘sistema-azienda’italiano. «La formazione continua deidipendenti come driver di creatività, unrigoroso sistema di controllo qualità,l’innovazione e la diversificazione diprodotto sono i punti di forza dellaBaschieri & Pellagri — spiega ilconsigliere delegato Nerio Cicotti —:dalla ‘prima polvere da sparo senza fumo’alle cartucce da caccia e tiro, dalle borre inplastica al bossolo che usa il sistemaGordon, brevetto esclusivo di B&P, di

strada ne è stata fatta parecchia».«Abbiamo affrontato valigia in mano imercati esteri e oggi siamo presenti incirca 50 paesi del mondo, dal 1992 al 2010il fatturato è passato da 6 a 40 milioni dieuro — continua Cicotti —: lapercentuale estera è del 60%, in costantecrescita; la sfida per il futuro è riunire lepiù importanti aziende italiane del settorein un gruppo coeso, aggregando le attivitàproduttive, logistiche e commerciali econsolidando il marchio made in Italy nelmondo». «Fino al 1992 producevamo evendevamo solo il nostro marchio, poi perla forte capacità produttiva dellacomponentistica abbiamo iniziato agestire anche i marchi più importanti delsistema europeo e nel 2004, a Marano,siamo riusciti a realizzare un magazzino di

logistica produttiva in sinergia conFiocchi Munizioni, punto di riferimentodel settore — conclude Cicotti —. Irisultati sono positivi, il primo passo versola creazione di un polo delmunizionamento civile nazionale è statofatto». Già le origini dell’aziendarimandano a unioni vincenti. SettimioBaschieri e Guido Pellagri, i fondatori, nel1885 misero insieme le rispettivecompetenze lanciandosi inun’entusiasmante avventura. Se GuidoPellagri sparì presto dalla scena, il filonedi Settimio Baschieri proseguì con la figliaMaria, sposata con Ulisse Manfredi, e coni loro figli e nipoti fino a GianniManfredi. Nel 1999 la famiglia Manfredicedette la maggioranza delle quotesocietarie alla famiglia Cimatti Ghini, di

Forlì. Oggi al vertice della società ci sonoPaolo Manfredi, presidente, GiovanniGhini, vicepresidente, e Nerio Cicotti,consigliere e socio. Se si considera cheCicotti è nell’azienda da 40 anni, e nei 30anni precedenti c’era stato il padre, risultachiaro che quella di Baschieri & Pellagri èuna storia dalla solida vocazione di‘famiglia’. E pare che l’eccellenza dellospirito di squadra dell’azienda sitrasferisca anche agli atleti dellaFederazione italiana del tiro a volo.Baschieri & Pellagri, che ne è lo sponsorufficiale, detiene il record di vittorieolimpiche nel settore: solo gli ori sono 8.Nessuna azienda al mondo ha mai vintotanto. Buon 125esimo anniversario,Baschieri & Pellagri.

Valentina Righi

DIECI milioni di euro contro l’asfissiafinanziaria che attanaglia le aziende.A mettere a disposizione il plafond

straordinario, finalizzato alla concessione dimutui chirografari, è la Banca di Bologna.Effetto dell’accordo voluto e siglato conUnindustria Bologna. Una firma preziosa eimportante quella di Maurizio Marchesini,numero uno degli industriali, e di EnzoMengoli, direttore generale della Banca diBologna, perché allarga le maglie del creditoper quelle industrie associate che, nonostantela complessità del momento, scommettonosul futuro. Come? Procedendo ad operazioni

di capitalizzazione, mettendo risorse nellaricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti ingrado di vincere una competizione semprepiù globale oppure pianificando investimentisul fronte della produzione di energia dafonti rinnovabili. Come quelle fotovoltaiche.A integrazione, è prevista anche unaconvenzione di tesoreria che rendedisponibili le più vantaggiose condizioni intermini di spese accessorie e tassi di interesse.

«CONTINUEREMO ad impegnarci perchénon manchi il credito alle imprese delterritorio in questa delicata fase economica— osserva il presidente Marchesini —:l’asfissia finanziaria non deve mettere inginocchio attività che stanno già compiendoun grande sforzo per continuare ad investire

e crescere. Ci fa piacere quando una banca delterritorio dimostra sensibilità verso questeproblematiche. E valutiamo, perciò, conparticolare soddisfazione l’accordo appenasiglato con Banca di Bologna perché riguardaimportanti aspetti che rappresentano dei verie propri nervi scoperti nella vita e nellagestione delle nostre imprese».Dal canto suo Mengoli rileva come questaintesa «sia un ulteriore segnale di vicinanza altessuto imprenditoriale. Con l’obiettivo diincentivare lo sviluppo e gli investimentidelle imprese nella logica di una politicacreditizia che ci ha sempre visti attenti alsostegno dell’economia. Accordi comequesto, rendono comune l’impegno volto aduna ripresa del nostro sistema economico».

Giacomo Ruggero

INIZIATIVA DELLA BANCA DI BOLOGNA

Una scossa al credito

NUOVO SERVIZIODELL’ASSOCIAZIONE

Claim Desk,il filo direttotra imprese

e Unindustria

BASCHIERI & PELLAGRI: 125 ANNI E RILANCIA

«Uniamoci tuttiin un colpo solo»

COINVOLGERE sempredi più gli associati nellavita di Unindustria

Bologna, per costruire con il lorocontributo servizi mirati edefficaci. Nasce con questoobiettivo Claim Desk, il nuovostrumento di lavoro creato daUnindustria Bologna. Si tratta diun canale di comunicazionediretto, attraverso un numerotelefonico o un sito internet, concui gli associati possono forniresuggerimenti e proposte permigliorare i servizi offertidall’associazione. Non solo: gliimprenditori possono anchesegnalare le difficoltà cheriscontrano quotidianamente edare quindi impulso per lacreazione di nuovi servizi o perlo sviluppo di quelli già esistenti.

È possibile collegarsi al ClaimDesk in due modi: attraversol’accesso al [email protected],oppure telefonando al numerodedicato della segreteria deldesk, 051.529600.Il servizio è attivo da alcunigiorni e sta già ricevendonumerose telefonate ed e-mail:segno che gli imprenditoristanno apprezzandol’opportunità di partecipareattivamente alla vita diUnindustria.Tra le segnalazioni arrivate,molte riguardano problematicheinerenti gli oneri burocratici, checontinuano a pesare sulle aziendeper gli eccessivi costi e tempi.In particolare, le aziende più

piccole sottolineano la gravositàdi dover compilare lunghiquestionari, come quelli per lerilevazioni Istat.Grazie a Claim Desk,Unindustria Bologna si pone inascolto diretto di tutti i propriassociati, riuscendo adintercettare ancora meglio i lorobisogni e fornire risposte efficaci.

Elena Turrini

PATTOEnzo

Mengolie MaurizioMarchesini

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