Mensile Valori n.59 2008

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valori Anno 8 numero 59. Maggio 2008. € 3,50 Internazionale > Iraq, la guerra da tre “trilioni” di dollari secondo Stiglitz Finanza > Intesa Sanpaolo alla prova del modello di fusione federale Economia solidale > Il biodinamico vince la sfida internazionale Dossier > Il nucleare non vale la candela: costi eccessivi e rischi enormi Voragine atomica Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO Fotoreportage > Chernobyl inserto centrale > Gruppi di acquisto solidale supplemento > Energie rinnovabili Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P . e I.R.

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Mensile di finanza etica, economia sociale e sostenibilità

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valoriAnno 8 numero 59. Maggio 2008. € 3,50

Internazionale > Iraq, la guerra da tre “trilioni” di dollari secondo StiglitzFinanza > Intesa Sanpaolo alla prova del modello di fusione federale

Economia solidale > Il biodinamico vince la sfida internazionale

Dossier > Il nucleare non vale la candela: costi eccessivi e rischi enormi

Voragine atomica

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

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Fotoreportage > Chernobyl

inserto centrale > Gruppi di acquisto solidalesupplemento > Energie rinnovabili

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.

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L’anti-economiadel nuclearedi Giuseppe Onufrio Greenpeace

L A RIPRESA DEL DIBATTITO SUL NUCLEARE, che avviene nel corso di una crisi energetica con caratteristiche strutturali,non avviene grazie a un qualche sviluppo della tecnologia. Infatti, la “IV Generazione”, che dovrebbe risolveretutti i nodi del nucleare - sicurezza intrinseca, superare i limiti della risorsa Uranio, ridurre il problema delle scorie e eliminare quello della proliferazione - sono ben lungi dall’essere stati raggiunti. Perché allora si torna a parlare di nucleare, se questa fonte che copre circa il 6% dei consumi mondiali di energia primarianon può risolvere alcuna crisi energetica?

Esistono sostanzialmente due ragioni che hanno fatto risuscitare un dibattito in alcuni Paesi – non al momento in Germania: le “larghe intese” non prevedono il nucleare – una internazionale e unaspecificatamente europea. Dopo un trentennale blocco di investimenti privati in nuovi impianti, blocco legatoalla liberalizzazione del mercato, sono stati approvati dal congresso Usa forti sussidi pubblici per evitare un crollo verticale del settore. Questi hanno generato un’attesa di un certo numero di nuovi ordinativiall’industria nucleare, ma l’obiettivo è sostituire almeno in parte gli impianti che andranno chiusi per limitid’età. Lo stesso dibattito è in corso in Gran Bretagna. In questi Paesi, com’è noto, a bloccare lo sviluppodell’industria nucleare non è stato alcun referendum, ma il mercato. Costi di investimento troppo elevati e rischi finanziari eccessivi: per circa trent’anni gli interventi negli Usa sono stati limitati a operazioni di ripotenziamento e ammodernamento degli impianti esistenti.

Una seconda dimensione è strettamente europea e, in particolare, riguarda la Francia e l’Europa orientale.L’industria nucleare francese è alla ricerca di nuovi ordinativi avendo una sovracapacità nazionale. Per i Paesidell’ex blocco sovietico il problema è la ricerca di capitali, ma la tecnologia su cui si punta è in gran parteancora quella degli anni 70 e 80.

Un recente rapporto stilato dall’agenzia di rating Moody’s getta una luce molto pessimista sulle attese della ripresa degli ordinativi negli Usa, dove si sta facendo il tentativo più importante per riesumare il nucleare.Se a seguito dell’introduzione degli incentivi sono state avviate una trentina di domande per nuovi reattori, il rapporto di Mood’s valuta che, nonostante questi forti incentivi, alla fine solo una o, forse, due centralipotranno essere effettivamente costruite negli Usa entro il 2015. Le ragioni sono diverse, una fondamentaleriguarda i costi effettivi. A fronte di una stima ufficiale di 3-4 mila dollari per chilowatt per i nuovi impianti,Moody’s ritiene che, scontando le incertezze e i rischi associati alla costruzione, il “tentativo di stima” è di 5-6mila dollari per chilowatt, circa il doppio. Come del resto insegna l’esperienza storica dell’industria nucleare:costi doppi o tripli rispetto alle previsioni. E costi dell’elettricità superiori a quelli delle altre fonti convenzionali.

Eppure esiste una strada alternativa. Greenpeace ha presentato uno scenario internazionale basato sullosviluppo dell’efficienza e delle fonti rinnovabili, “Energy [R]evolution” e una analisi degli investimentinecessari per finanziarlo: già nel breve-medio periodo producono significativi risparmi. Senza un forteaumento dell’efficienza in tutti i settori, le fonti rinnovabili non riescono a coprire il fabbisogno.

Per l’Italia, l’analisi del potenziale tecnico-economico sviluppata per Greenpeace dal Politecnico di Milano è molto chiara: oltre il 20% dell’elettricità può essere “prodotta” a costi competitivi dall’efficienza negli usifinali. Ma, per far questo, non bastano i “certificati bianchi” di risparmio. Occorre una riforma del mercatoenergetico che dia all’efficienza il ruolo di una vera fonte energetica..I rapporti di Greenpeace citati si possono scaricare da: www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/energia2050.pdfwww.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/future-investment.pdfwww.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/efficienza2020.pdf

L’AUTORE

Giuseppe Onufrio, 50 anni, fisico di formazione, ha lavorato comericercatore per diversienti italiani e stranierisui temi dellavalutazione ambientaledei cicli tecnologici e sulle politicheenergetiche per la riduzione dei gas a effetto serra. È stato componentedel CdA dell’Agenziaper la protezionedell’ambiente e direttoredell’Istituto svilupposostenibile Italia. Dal 2006 è direttore delle campagne di Greenpeace in Italia.

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valorimaggio 2008mensilewww.valori.itanno 8 numero 59Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005

editoreSocietà Cooperativa Editoriale EticaVia Copernico, 1 - 20125 Milano

promossa da Banca Etica

sociFondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Agemi, Publistampa,Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Ava

consiglio di amministrazioneUgo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva ([email protected]), Sergio Slavazza

direzione generaleGiancarlo Roncaglioni ([email protected])

collegio dei sindaciGiuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzone

direttore editorialeUgo Biggeri ([email protected])

direttore responsabileAndrea Di Stefano ([email protected])

redazione ([email protected])Via Copernico, 1 - 20125 Milano

Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Ilaria Bartolozzi,Francesco Carcano, Matteo Cavallito, Paola Fiorio, Emanuele Isonio, Michele Mancino,Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi,Irene Panozzo, Francesca Paola Rampinelli,Elisabetta Tramonto

progetto grafico e impaginazioneFrancesco Camagna ([email protected])Simona Corvaia ([email protected])

fotografieAlex Majoli, Davide Monteleone (Magnum Photos / Contrasto)

stampaPublistampa Arti graficheVia Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento)

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Carta ecologica Sappi Presto da gr. 90 e Sappi Magnoda gr. 150, sbiancata senza uso di cloro o biossidodi cloro, ottenuta da cellulosa proveniente da foreste ambientalmente certificate.

Interno di una casa in una delle zone chiuse in seguito al disastro di Chernobyl.Chernobyl, 2006D

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CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀSisifo italia srlVia Don Soldà 8, 36061 Bassano del Grappa

tel. 0424.505218fax 0424.508136e-mail [email protected] www.sisifo.eu

LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTICOMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE Società Cooperativa Editoriale EticaVia Copernico 1, 20125 Milano

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bandabassotti 7

fotoreportage. Chernobyl 8

dossier. Business radioattivo 16Rinascimento nucleare? No, grazie 18Atomiche da giardino 20La mappa del nucleare nel mondo 22Investire, un’opportunità 24Nel calcolo dei costi, non sono valutate le ricadute esterne 26

lavanderia 29

economiasolidale 30

Rifiuti zero, la nuova frontiera del riciclo 32Biodinamico è natura, qualità, ricerca e formazione 34Piccoli Gas crescono 37La ricetta per i distretti di economia solidale 40Zoes.it, la community del solidale e sostenibile 42

finanzaetica 46Imparare a risparmiare. La microfinanza al servizio del welfare 48Dalla Danimarca la nuova sfida del “social banking” 48Eni ed Enel. Tutto pronto per le assemblee 51Centoventi accordi per Intesa-Sanpaolo. Vince il modello federale 52Perché internet ha rivoluzionato le fusioni 52Islam e finanza, la religione è la legge 55

agorà 59

internazionale 60Iraq: la guerra da tre “trilioni” di dollari 62WebObama, con la rete si pesca un tesoro 65

gens 68

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Moneta di carta(straccia)

Crisi del credito| bandabassotti |

di Andrea Di Stefano

IL SALVATAGGIO PUBBLICO DELLE BANCHE D’AFFARI è già costato agli istituti centrali quasi mille miliardi e sta mettendo in discussione la solidità della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti.Un’impietosa analisi, apparsa sul Wall Street Journal, denuncia che dallo scorso luglio la qualità del credito è peggiorata in modo drammatico e rapido: ad oggi la Fed può disporre di 487 miliardi di dollari di fondi parcheggiati in bond del Tesoro mentre nel luglio del 2007 ammontavano a 791 miliardi. Per coprire le perdite legate ai subprime e salvare istituzioni finanziarie come BearStern, la Fed ha immesso quasi 400 miliardi di dollari di liquidità arrivando ad accollarsi molti titolispazzatura. In altre parole oggi la solidità della banca centrale statunitense è nettamente peggiorata e messa in discussione dal salvataggio pubblico a cui è stata costretta dalla gravità della crisi. Un’azione analoga è stata messa in campo dalla Banca di Inghilterra.

La Bank of England ha annunciato un piano per permettere alle banche commerciali di scambiarei propri titoli, con mutui come sottostante (Mortgage backed securities, Mbs), con bond governativi.Lo scambio durerà un anno e potrà essere rinnovato fino a tre anni. La prima operazione sarà pari a 50 miliardi di sterline, 63 miliardi di euro, 100 miliardi di dollari. Le misure approntate nel piano,ha spiegato la BoE, erano necessarie per prevenire un più ampio impatto sull’economia. I rischi di svalutazioni legati alle cartolarizzazioni scambiate, ha precisato l’istituto centrale, restano comunque

in capo alle banche, mentre potranno accedere al pianosoltanto gli asset esistenti alla fine del 2007. Altri dettagli del programma, resi noti dalla BoE, confermano il livello moltograve della qualità del credito: gli asset scambiati dovrannoessere di valore maggiore a quello dei bond governativiottenuti in contropartita, tutti i partecipanti dovranno pagarecommissioni legate al Libor trimestrale e non potranno usare

gli asset scambiati per finanziare nuovi impieghi. «Lo speciale programma di liquidità della BoE – ha annunciato il governatore Mervyn King (nella foto) – punta a migliorare la situazione di liquiditàdel sistema bancario e a incrementare la fiducia nei mercati finanziari».

La situazione complessiva del mondo del credito anglosassone è pessima anche secondo il Comptroller of the Currency, il controllore della moneta, l’organismo incaricato di monitorareoltre il 70% degli asset del sistema. Secondo John Dugan, un terzo delle piccole banche hannoemesso carta commerciale per un ammontare pari al 300% del loro patrimonio contro un 30% fermoal 100% e una media del sistema nazionale che quando scoppiò la crisi delle casse di risparmio erapari al 175%. Ma se la situazione non è ancora drammatica, lo si deve solo al fatto che nella black listdella Fed, alla fine dello scorso anno, c’erano 76 istituzioni finanziarie mentre nel 1987 erano 2.165.«Le banche sono capitalizzate meglio del passato – ha sottolineato il Comptroller – ma l’elemento di rischio è rappresentato dal fatto che le perdite sono profonde e durature e incidono su un sistemamaggiormente concentrato». Secondo il regolatore il numero inferiore di istituti di credito nella blacklist non è in sé un segno di minor rischio, perché il sistema negli ultimi anni è stato teatro di unavera e propria febbre da fusioni. .

Tremano le banche, gli istituticentrali intervengono per salvarle, ma restanoimpantanati. Un terremoto a catena che sta travolgendol’intero mondo del credito

CISL

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egli ultimi anni in Italia, complice il prezzo del petrolio alle stelle, il tema del nucleare è tornato al centro del dibattito sull’energia. Molti politici hanno affermato la necessitàdi costruire centrali nucleari per risolvere il problema dell’approvigionamentoenergetico. Le argomentazioni, che spesso fanno leva sull’economicità della scelta,ignorano bellamente il parere di famosi premi Nobel, come il fisico Carlo Rubbia, che smentiscono non solo il risparmio tanto vantato, ma aggiungono un argomento di responsabilità che riguarda tutti: la pesante eredità in termini di scorie radioattiveche viene lasciata alle future generazioni.

I rifiuti radioattivi, infatti, nonostante vengano inceneriti, triturati, pressati,vetrificati e stoccati in fusti impermeabili, a loro volta chiusi in sarcofagi di acciaioinossidabile, rimangono attivi per millenni. E inabissarli o nasconderli in cavitàsotterranee non ci mette al riparo da pericolose contaminazioni. Ci sono terremoti,bombardamenti, atti di sabotaggio che potrebbero rendere pericolosi i siti cheaccolgono quelle scorie. Le tracce di cesio, plutonio e altri radioisotopi ritrovate nellafauna e nella flora dei mari usati di solito come cimiteri per i rifiuti nucleari, dimostranoche le fughe di materiale radioattivo dai fusti calati nei fondali marini sono una realtà.«Bombe ritardate», le definisce il fisico Carlo Rubbia. Il disastro di Chernobiy, avvenutoil 26 aprile del 1986, quando esplose il reattore nucleare numero quattro, fa sentireancora oggi i suoi pesanti effetti su persone, animali e ambiente.

Anche l’argomento sicurezza viene liquidato con troppa faciloneria, ma un calcolodelle probabilità dice che c’è la possibilità di un incidente nucleare ogni cento anni,possibilità che aumenta all’aumentare del numero delle centrali. Sempre Rubbia, in una recente intervista, parla di nucleare innovativo, perché quello sicuro non esiste.Si tratterebbe di utilizzare torio, anziché uranio, che inizia a scarseggiare. Il torioalimenta un reattore non critico, cioè che non provoca reazioni a catena e non produceplutonio, rompendo così quel legame pericoloso che c’è tra nucleare civile e militare.

Ma è il sole la fonte di energia del futuro su cui puntano oltre seicento studiosiitaliani, tra docenti e ricercatori universitari, gli stessi che hanno firmato un appelloindirizzato ai candidati alle ultime elezioni politiche in cui chiedono che venga esclusoun ritorno al nucleare o al carbone. Nell’appello si invita il governo a sviluppare l’uso delle fonti di energia rinnovabile, in particolare quella solare nelle varie forme in cui può essere convertita. «Il sole - scrivono gli studiosi - è una stazione di servizioinesauribile che in un anno invia sulla Terra una quantità di energia pari a diecimilavolte il consumo mondiale». La versione integrale dell’appello è consultabile e sottoscrivibile sul sito www.energiaperilfuturo.it.

L’AUTORE

Davide Monteleone, nato nel 1974,inizia a lavorare come fotoreporternel 1998. Nel corso degli anni il suo lavoro è stato pubblicatonumerose volte dalle più prestigiosetestate nazionali ed internazionalidiversificando i propri interessi su molteplici argomenti. In particolare si è occupato di cronaca, conflitti e di aspettisociali ma anche di reportage su paesi e persone lontani.

Nel 2002 si trasferisce a Mosca.Da questa esperienza nasce il progetto che segna la sua crescitaprofessionale e il suo modo di fotografare. Nel 2005 comincia a collaborare con L’Accademia di Francia a Roma per cui svolgeattività di documentazione della Villa Medici. Non dimentical’attualità internazionale e nel 2007 vince il World PressPhoto con le immagini di Beirut. Nel novembre del 2007 pubblica il volume “Dusha-Anima Russa” che raccoglie i 5 anni di lavoro svolti nelle repubbliche dell’ex unione sovietica. È membrodello staff di Contrasto dal 2001.

foto di Davide Monteleone / Contrasto

A ventidue anni di distanza dal disastro della centrale di Chernobyl, alcuni politici auspicanoun ritorno all’energia nucleare per contrastare il caro-petrolio. Il nucleare sicuro, però, non esiste. Così un folto gruppo di docenti universitari, ricercatori e un premio Nobelhanno indicato il sole come fonte alternativa per una politica energetica pulita e sicura.

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Interno di una scuola in una delle zone chiuse in seguito al disastro. Nella popolazione che all’epoca della sciaguraaveva un’età tra 0 e 18 anni sono stati registratiquattromila casi di tumore della tiroide, direttamenteimputabili all’esposizione allo iodio 131.Chernobyl, 2006

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A destra, l’interno di una casa in una delle zone chiuse in seguito al disastro.Sopra e sotto, il paesaggio circostante. La contaminazione provocata dall’incidente nucleare

non interessò solo le aree prossime alla centrale, ma si diffuse irregolarmente, secondo lecondizioni atmosferiche, interessando soprattutto aree di Bielorussia, Ucraina e Russia.

Chernobyl, 2006

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Nei pressi delle zone chiuse, gli abitanti hanno continuato a vivere di quello che offre la terra. Sopra, un’anziana signora nella sua casa. Nella pagina a fianco, una contadina posa nel campo. Chernobyl, 2006 > Chernobyl

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A sinistra, il pavimento di una casa in una delle zone chiuse in seguito al disastro. Sopra e sotto, l’interno di una “casa del popolo” abbandonata nella stessa zona. Dalla nottedel 27 aprile fino al settembre del 1986, furono evacuati dalla zona di esclusione un totale di 116 mila abitanti. Negli anni successivi, altre 220 mila persone vennero trasferite altrove.Chernobyl, 2006

> Chernobyl

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a cura di Paola Baiocchi, Angelo Baracca, Andrea Danese, Emanuele Isonio, Sergio Zabot

dossier

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Segnale di pericolo di radioattività in una delle zone chiuse in seguito al disastro.Chernobyl, 2006

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Spinta dalla crescita dei prezzi del petrolio e dall’emergenza climatica, riparte la corsa all’atomoTutte le connessioni industriali di una tecnologia che permette “anche” di generare elettricità

Rinascimento nucleare? No grazie >18Atomiche da giardino >20Investire è un’opportunità >24Nei costi non sono valutate le ricadute esterne >26

A volte ritornanoIl business

dellaradioattività

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QUELLO DELLE SCORIE È IL VERO “COLLO DI BOTTIGLIA”, ma anche lagallina dalle uova d’oro, dell’intero ciclo del combustibile nucleare. Certo,esistono scorie e scorie. A bassa attività (guanti, filtri liquidi, indumentiusati nelle installazioni nucleari), a media attività (scarti di lavorazione,rottami metallici, liquami) e i rifiuti altamente radioattivi (un reattoremedio ne produce ogni anno circa 30 tonnellate). Le prime due restanopericolose per circa 300 anni, le ultime, che pur essendo solo il 3% deltotale rappresentano il 95% della radioattività, manterranno la loro caricamortale per 250/300 mila anni.

E le quantità prodotte inducono più di un timore. Stando ai dati Aiea(l’agenzia mondiale per l’energia atomica) nel mondo ci sono oltre 250mila tonnellate di scorie altamente radioattive, prodotte da 440 reattoripresenti in 31 Stati, in attesa di essere sistemate nei siti di stoccaggio(primi in classifica, gli Usa con oltre 40 mila, seguiti da Francia e Giappone, con 8 e 7 mila). La cifra, secondo l’Aiea, salirà a 400 milatonnellate entro il 2015 e raggiungerà il milione entro il 2050. Numerienormi, come enormi sono i costi per la conservazione: secondo stimedella metà degli anni 90, solo per incapsularle e porle in sicurezza si spenderanno negli Usa 110 miliardi di dollari.

L’Italia invece (grazie al referendum del 1987) non ha grandi quantitàdi scorie. In un’audizione parlamentare, l’ex presidente della Sogin,generale Carlo Jean, ha dichiarato che nel nostro Paese giacciono 50milametri cubi di rifiuti di I e II categoria e circa 8mila altamente radioattivi.

Ciò che accomuna tutti i Paesi con rifiuti nucleari è il dilemma dellostoccaggio. Due sono le tipologie di depositi: quelli ingegneristici (celle in cemento armato, realizzate in superficie o a livello immediatamente sub-superficiale) e i depositi geologici. Solo questi ultimi, costruiti in profonde cavità, sono idonei per le scorie più radioattive. E al mondosono pochissimi. Gli Usa hanno ad esempio deciso, a febbraio 2002, dopo ricerche iniziate nel 1955, di concentrare tutte le scorie in un unicodeposito, che sarà costruito in Nevada sotto lo Yucca Mountain (150 kmda Las Vegas). Nei suoi tunnel saranno conservate, in oltre 11milacontenitori, 70mila tonnellate di scorie. Un’opera faraonica e costosissima(7 miliardi di dollari spesi solo per progetto e analisi geologica, altri 58 miliardi serviranno per la costruzione). Ma su questa collocazione sonosorti problemi che potrebbero preludere a un ripensamento. Em.Is.

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cologica, economica, inesauribile e sicura. L’energia prodotta dal nucleare torna

sulla ribalta internazionale come la fonte energetica perfetta e già pronta da uti-

lizzare. Magari perfettibile, ma comunque buona come “soluzione ponte” da adottare in

attesa del nucleare di quarta generazione. Come propone Edison, che ha presentato un

piano da 20/40 miliardi, che prevede cinque/dieci centrali in Italia, finanziate - secondo

Umberto Quadrino, amministratore delegato del Gruppo energetico - da «un consorzio

in cui trovino posto tutti gli operatori». Formula che di solito presuppone la presenza di

pubblico e privato, anche se Quadrino dichiara di non cercare incentivi statali. L’agenzia

di rating Moody’s però non è d’accordo sulle previsioni e stima più corretto un costo di

30/70 miliardi. Non sono in pochi a sostenere che le principali ombre, che da sempre

LE SCORIE: TRECENTOMILA ANNI DI PROBLEMIRinascimento

nucleare? No grazie

A più di sessantaanni dall’inizio della sperimentazionesull’atomo, non sono stati risolti i problemipiù inquietanti di questatecnologia, così implicatacon il comparto militaree devastante per l’uomo e l’ambiente. Eppure se ne torna a parlare come soluzione alcambiamento climatico

accompagnano questa fonte energetica, non sono state ancora dis-sipate. Lo spiega bene Leonardo Maugeri, direttore Strategie e Svi-luppo di Eni, nel suo libro più recente, Con tutta l’energia possibile.Maugeri, intervistato da Valori, ritiene che negli ultimi cin-quant’anni la ricerca sull’energia dall’atomo abbia goduto dellamaggior parte dei finanziamenti pubblici nei Paesi industrializzati,lasciando alle altre fonti energetiche, le rinnovabili e le fossili, po-che briciole (solo il 10%). Ciò nonostante nel mondo il 19% dellaproduzione elettrica deriva dalle rinnovabili e il 16% dal nucleare.

Uno sforzo economico immensoche ha dato pochi risultatiAnche la ricerca sulla fusione nucleare a caldo, definita prometten-te negli anni ‘50 per il civile (dopo aver prodotte le bombe termo-nucleari), è ben lontana dal portare a casa risultati, nonostante siastata ininterrottamente finanziata.

Per Iter, il megareattore frutto di una cooperazione lanciata nel1987 tra Europa, Giappone, Usa, Russia, Corea del Sud, India e Ci-na, è cominciato da poco lo scavo a Caradache, nel Sud della Fran-cia. Il progetto definitivo della macchina che dovrà dimostrare la fat-

tibilità del fenomeno non è ancora pronto. I costi? Faraonici e de-stinati a lievitare: nel 2003 sono stati previsti 10 miliardi di euro per30 anni. Nel 2006, solo per la costruzione della centrale, si prevede-vano 5 miliardi e 10 anni di lavori.

Se tutto andrà bene tra cinquant’anni sarà finita la sperimenta-zione e poi, forse, potrà partire la filiera commerciale.

«La prova che il nucleare non sia conveniente arriva dal mercato– ci dice Giuseppe Onufrio, portavoce di Greenpeace – negli Stati Uni-ti, dove le centrali sono private, l’ultimo reattore è stato costruitonell’84. Con la liberalizzazione dell’energia il nucleare non è econo-micamente sostenibile, tanto che gli Usa nel 2005, hanno dovuto far

di Paola Baiocchi e Andrea Danese

partire un poderoso piano di incentivi, blandamente accolto dagli in-dustriali e dalle banche. Le analisi del dipartimento per l’Energia ipo-tizzano costi finali triplicati rispetto ai preventivi – prosegue Giusep-pe Onufrio - ed è un dato strutturale di tutta l’industria nucleare, chequando si presenta al tavolo della politica “bara”. Sul fatto poi che conil nucleare si possano contenere le emissioni di Co2 basta fare i conti:se raddoppiassimo il numero dei 439 reattori esistenti, avremmo unariduzione da qui al 2030 di meno del 5%. Ma dovremmo inaugurareun reattore ogni due settimane. Il che – conclude Onufrio – è impos-sibile» E poi si passerebbe dall’inquinamento, alla contaminazione.

La corsa al rinnovo delle centrali nucleari Ma allora perché soffia questo nuovo vento nucleare? «Perché è unsettore strategico che viene mantenuto in vita da iniezioni di dana-ro pubblico» secondo Greenpeace.

Effettivamente chi più di tutti sta spingendo il mercato da meri-tarsi il nome di “piazzista dell’atomo” è il presidente franceseSarkozy. Il colosso francese Areva (vedi pag 22), che sta ven-dendo reattori a tutto il mondo, dall’Inghilterra agli Emirati ArabiUniti, è per l’87% pubblico e la sua connessione con il nucleare mi-litare è talmente stretta che la trattativa sulle centrali sta andando dipari passo con il rientro della Francia nella Nato.

I costi di investimento del nucleare sono molto più alti rispettoa quelli necessari per costruire una centrale solare, a carbone o a gas(vedi pagina 25). «Bisogna riconoscere che i nuovi reattorihanno un ciclo di vita di circa sessant’anni, il doppio rispetto a quel-li costruiti in passato, e questo fa sì che i costi del chilowattora, cioèdell’energia prodotta, si siano notevolmente abbassati – spiega il topmanager di Eni, Maugeri – ma l’investimento iniziale pesa ancoramolto. I costi effettivi di realizzazione degli impianti, poi, si sonosempre rivelati molto più alti rispetto a quelli preventivati».

Nella costruzione di una centrale nucleare le variabili in gioco so-no tante, dalle fasi di progettazione ai procedimenti autorizzativi, di-ventati nel tempo sempre più restrittivi. Tutti fattori che rendono

TABELLA

BOX

E

CENTRO DI LAVORAZIONE

1

2

3

4

RAMPA VERSO I TUNNEL

Il progetto del deposito sotto il monte Yucca, in Nevada, che dovrebbecontenere tutte le scorie nucleari prodotte negli Usa

TUNNEL

365

MET

RI24

5 M

ETRI

SEZIONE TRASVERSALEDEI TUNNEL

ACQUA

CONTENITOREDI STOCCAGGIO

Yucca Mountain

Page 11: Mensile Valori n.59 2008

| dossier | nucleare |

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 21 |

| dossier | nucleare |

| 20 | valori | A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 |

molto incerta la prospettiva di recuperare l’investimento iniziale. Neè un esempio la centrale in costruzione in Finlandia a Olkiluoto cheha visto più che raddoppiare in pochi anni il budget iniziale e i tem-pi di consegna, riproponendo il dilemma se il nucleare, a costi rea-li, sia effettivamente competitivo.

C’è poi il problema dello smantellamento di una centrale, il cosid-detto decomissioning, per ripristinare le condizioni ambientali preesi-stenti alla costruzione. Anche i costi di queste operazioni, pari a quellidi costruzione, in passato sono stati puntualmente sottostimati, comeha ammesso anche l’Autorità inglese per il decommissioning (Nda) pre-vedendo oltre 100 anni per completare il lavoro. «È verosimile credereche laddove oggi ci sono molte centrali da chiudere, costruite negli an-ni ‘60 e ‘70 – continua Maugeri – i costi non previsti debbano ricaderesulla collettività, attraverso una maggiorazione delle bollette elettricheo un aumento delle tasse» (vedi a pag. 26).

Sicuri che sia sicuro?I più accesi sostenitori del nucleare oggi ritengono che i progressi piùsignificativi degli ultimi decenni siano stati compiuti sul fronte dellasicurezza. I reattori attualmente in costruzione, appartenenti alla 3agenerazione, presentano differenze di progettazione e costruzione ri-spetto a quelli nati negli anni ‘60, come il rettore di Chernobyl.

Angelo Baracca, professore di Fisica all’università di Firenze e au-tore del libro A volte ritornano: il nucleare, ci spiega: «Questi reattori,non avendo risolto i problemi precedenti possono solopeggiorare la situazione. Gli impianti di 4a generazione,che vengono presentati come la svolta dal punto di vi-sta della sicurezza, vedranno la luce dopo il 2030 o for-se più realisticamente dopo il 2040. Parlare ora di “rina-scimento nucleare”, mi sembra sia vendere la pelledell’orso prima di averlo preso».

Gli incidenti nei reattori, comunque, (l’ultimo nellacentrale catalana di Asco, di proprietà di Endesa, con-trollata al 66% da Enel, a sua volta al 30% dello Statoitaliano), ha riportato per un attimo alla ribalta dei me-dia il problema, ma solo dopo le denunce degli ambien-

ARTICOLO

talisti. I media non sono gli unici restii a parlare dei rischi del nu-cleare. Angelo Baracca, ricorda che: «Nel 1959 c’è stato un accordo gra-vissimo tra l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea) el’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per cui nessun rapportosugli effetti sanitari del nucleare può uscire senza l’avvallo dell’Iaea».

La questione della sicurezza è fra le motivazioni che hanno re-centemente spinto in Italia un migliaio di docenti universitari e ri-cercatori a firmare un appello contro il nucleare, destinato alla clas-se politica del nostro Paese. «Il nucleare sicuro oggi non esiste - spiegaVincenzo Balzani, docente di chimica all’Università di Bologna e pro-motore del documento - Anzi, più reattori si costruiscono, più au-menta il rischio di incidenti. Un po’ come aumenta il numero degliincidenti stradali al crescere delle automobili in circolazione».

Anche il Nobel per la fisica Carlo Rubbia, intervistato da La Re-pubblica ha ammesso che la sicurezza nel nucleare non esiste, ma cheil solare, infinitamente più economico e sicuro è meno perseguito«perché non è soggetto ai monopoli».

Scorie per le prossime generazioniTra i grandi problemi irrisolti, rimane quello dello smaltimento del-le scorie, soprattutto ad alta radioattività (vedi a pag. 19). La so-luzione è di stoccarle in siti geologici, rimandando il problema allegenerazioni che verranno e alla ricerca futura. Ma ancora nessunPaese è riuscito a realizzare un deposito di questo tipo. «Negli Stati

Uniti si è individuato un sito a Yucca Mountain, nel Ne-vada – spiega ancora Leonardo Maugeri - Ma il dibattitoè aperto sulla possibilità o meno di poter stoccare in quelsito tutte le scorie prodotte nel Paese. E dopo aver giàspeso miliardi di dollari, i tempi di realizzazione conti-nuano a slittare».

Anche una potenza nucleare come la Francia ha af-frontato il problema delle scorie solo nel 1991, impie-gando 15 anni per individuare la zona di Bure nella Hau-te Marne, come adatta al seppellimento in profondità.

I carotaggi per selezionare il luogo preciso sono incorso. Il deposito dovrebbe poi essere pronto nel 2025.

BOX

Trentaquattro anni dopo l’inizio della discussione e sempre chequalcosa non si metta per traverso.

E noi che non abbiamo nemmeno individuato un sito di stoccag-gio? Mandiamo a riprocessare le nostre scorie, in Francia e in Inghil-terra; ma quando fra qualche mese torneranno indietro dovremo tro-vare un luogo, provvisorio, dove conservarle. Guardate a vista da corpiscelti delle Forze Armate.

Il rischio della proliferazione nucleareLe ragioni delle grandi difficoltà di accettazione del nucleare da partedell’opinione pubblica non riguardano solo le scorie e la sicurezza.Non bisogna dimenticare la pesante parentela che c’è fra il nuclearecivile e il nucleare militare (vedi in basso). «Le tecnologie uti-lizzate per far funzionare i reattori si prestano a un utilizzo duale, ci-vile e militare», spiega Massimo Zucchetti, docente di impianti nu-cleari al politecnico di Torino e membro del Comitato scienziate escienziati contro la guerra. «Tutti i paesi del mondo, o quasi – conti-nua Zucchetti – hanno firmato il trattato di non proliferazione. Maquesto non è affatto sufficiente a scongiurare il rischio».

A testimoniare questo rischio, è proprio il test su un ordigno nu-cleare effettuato nella Corea del Nord: in quel caso è stato utilizzatodel plutonio prodotto in un reattore civile per costruire una bomba.

Secondo il Lawrence Livermore National Laboratory dell’uni-versità della California, che conduce ricerche per il dipartimentodell’Energia: «l’analisi di vari cicli e l’opinione di esperti di proget-tazione di testate porta alla conclusione che non vi è nessun ciclonucleare a prova di proliferazione».

Ma non solo: ogni anno dalle centrali in funzione spariscono sva-riati chili di plutonio. Nel 2003 i tecnici dell’impianto giapponese diRokkasho hanno denunciato dopo 15 anni la scomparsa di 200 chilidi plutonio, il 3% di tutto il plutonio separato nella centrale in 25 an-ni di funzionamento. Anche le migliori tecniche di controllo dispo-nibili sono soggette ad incertezze ed errori di qualche percento. Parti-colari trascurabili? Si tratta di tonnellate di scorie di plutonio cheprendono strade sconosciute, che potrebbero essere anche quelle delterrorismo. E per fare una bomba ne bastano pochi chili. .

ARTICOLO

AVETE PRESENTE IL PESCE CON TRE OCCHI che sguazza nel lagocontaminato dalla centrale nucleare dei Simpson? Sostituite all’animaleesseri umani in carne e ossa, ai tre occhi una mano con sette dita, ai cartoni animati la vita reale e avrete il quadro delle conseguenzedell’estrazione dell’uranio. Una pratica sempre più redditizia (il suoprezzo – vedi sopra – è aumentato del 1300% in quattro annipassando da 10 a 135 dollari a libbra) ma letteralmente devastanteper chi lo deve estrarre o vive vicino a una miniera.

«L’estrazione dell’uranio comporta gravi conseguenze sanitarie per i lavoratori ed enormi pericoli ambientali – spiega Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente – I principali danni alla salutesono causati dal radon, un gas radioattivo, prodotto dal decadimentodell’uranio, ma soprattutto dalla radioattività del minerale che è in grado di contaminare l’ambiente anche a chilometri di distanza».

Ne sanno qualcosa i Navajos negli Usa e gli abitanti di Jadugoda in India. Negli anni 50 fra i minatori statunitensi erano molti gli indianid’America, nelle cui riserve si trovavano i giacimenti: in vent’anni (dal 1970 al 1990) il loro tasso di mortalità per cancro è raddoppiato e l’età media di una popolazione tra le più longeve si è ridotta a 43 anni. Tanto che nel 1990 il governo federale ha approvato una legge per risarcire i danni ai minatori o ai loro eredi, talmentecomplicata che pochi potranno accedervi.

Alle pendici dell’Himalaya, gli abitanti di Jadugoda vivono una situazione tragicamente analoga. Tutta colpa dell’enorme miniera, profonda ormai 905 metri, che dal 1967 garantisce al Paeseun posto nell’Olimpo nucleare: bimbi con sette dita o senza mani, crani mostruosamente grandi o minuscoli, donne sterili o chepartoriscono feti morti (e per questo sono ripudiate dai mariti),percentuali abnormi di leucemie, patologie alle vie respiratorie. Uno scenario sanitario impressionante, trasformato in uno sconvolgentevideo (Buddha piange a Jadugoda), premiato al Global Environment Film Festival di Tokyo del 2000. Em.Is.

GRAFICO

URANTE LA GUERRA FREDDA gli spropositati arsenali nuclea-ri accumulati dalle grandi potenze (più di 70 mila testa-te) costituirono uno dei perni di quell’equilibrio detto

del Terrore: gli armamenti nucleariavevano un ruolo di deterrenza, cioèscoraggiare un attacco dell’avversa-rio, che avrebbe subito una rappresa-glia devastante (Mutual Assured De-

struction, MAD, che in inglese significa appunto pazzo!).Il crollo dell’Urss aprì grandi speranze che si potesse fi-nalmente avviare un disarmo nucleare totale. Queste

speranze sembrarono confermate dai trattati firmati nelmezzo decennio seguente (Start-2, bando dei test nu-cleari, estensione indefinita del Tnp), ma successiva-mente non solo il processo di eliminazione delle arminucleari si arrestò (oggi siamo attorno a 27 mila testate,numero ancora folle), ma soprattutto si è assistito ad unanetta inversione del loro ruolo e delle dottrine per il lo-ro uso: nel mondo bi-polare della guerra permanente ilruolo di deterrenza è passato in secondo piano, rispettoalle prerogative uniche di armi potenzialmente risoluti-ve di un conflitto. Tanto che le dottrine più recenti ne

DAtomiche da giardinoSpesso la ricerca civile sull’atomo è una “foglia di fico” per strumenti di guerra. La fusione fredda sarebbe servita per piccole armi, forse utilizzate da Israele in Libano.

ipotizzano l’uso preventivo: che potrebbe avvenire, adesempio, in un attacco all’Iran per distruggere i suoi im-pianti nucleari.

In relazione a questo nuovo ruolo, le armi nucleariattuali presentano però alcuni inconvenienti gravi: laloro potenza esplosiva, che difficilmente può essere ri-dotta sotto certi limiti a causa della massa critica di ma-teriale fissile necessaria; e la fortissima ricaduta radioat-tiva. Già in passato si era passati dalla tendenza adaumentare la potenza esplosiva delle testate (soprattut-to con le bombe termonucleari) per incrementarne

di Angelo Baracca

Docente presso il dipartimento di Fisica,università di Firenze

LIBRI

Leonardo MAugeriCon tutta l’energiapossibile

Sperling & Kupfer, 2008

UNA MINIERA DI GUAI PER CHI ESTRAE LA MATERIA PRIMA

10,15 [GENNAIO 2003]

20072006200520042003

100

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70

60

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11,05 [LUGLIO 2003]

21,10 [GENNAIO 2005]

29,00 [MAGGIO 2005]

50,25 [AGOSTO 2006]

113,00 [APRILE 2007]

LE QUOTAZIONI DELL’URANIO AUMENTATE DEL 1300% IN 4 ANNI [ $/Lb ]

PAG.24

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Page 12: Mensile Valori n.59 2008

| dossier | nucleare |

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 23 |

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| 22 | valori | A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 |

PAESI CON REATTORI NUCLEARI (PIANIFICATI O IN POSSESSO) PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA

PAESI CON REATTORI CHE POSSIEDONO L’ARMA NUCLEAREPAESI CON REATTORI CHE POSSIEDONO L’ARMA NUCLEARE MA HANNO FIRMATO IL TRATTATO DI NON PROLIFERAZIONE [TNP]PAESI CHE HANNO VOLONTARIAMENTE E PUBBLICAMENTE RINUNCIATO ALL’ARSENALE NUCLEAREREATTORI IN FUNZIONEPERCENTUALE DI ENERGIA PRODOTTA CON IL NUCLEARE

PAESI SENZA REATTORI CHE NON POSSIEDONO L’ARMA NUCLEARE MA SONO IN GRADO DI PRODURLAPAESI CON REATTORI CHE NON POSSIEDONO L’ARMA NUCLEARE MA SONO IN GRADO DI PRODURLA

SPAGNA

20% 8 0 0 0

FRANCIA

78% 59 1 0 1

REGNO UNITO

18% 19 0 0 0

BELGIO

54% 7 0 0 0

SVIZZERA

37% 5 0 0 1

OLANDA

3,5% 1 0 0 0

GERMANIA

32% 17 0 0 0

USA

19% 104 0 7 25

MESSICO

4,9% 2 0 0 2

CANADA

16% 18 2 4 2

ARGENTINA

6,9% 2 1 1 1CILE

BRASILE

3,3% 2 0 1 4

IRAN

0% 0 1 2 1

ARMENIA

42% 1 0 0 1UCRAINA

48% 15 0 2 20TURCHIA

0% 0 0 0 3

SUD AFRICA

4,4% 2 0 1 24

CINA [TAIWAN]

20% 6 2 0 0CINA

1,9% 11 5 30 86VIETNAM

0% 0 0 0 2TAILANDIA

0 0 0 4

GIAPPONE

30% 55 2 11 1

PAKISTAN

2,7% 2 1 2 2

FINLANDIA

28% 4 1 0 1

BANGLADESH

0% 0 0 0 2

INDONESIA

0% 0 0 2 0

AUSTRALIA

17 6 10 9

INDIA

REPUBBLICA CECA

31% 6 0 0 2

SLOVENIA

40% 1 0 0 1

UNGHERIA

38% 4 0 0 2

BULGARIA

44% 2 0 2 0

ROMANIA

9,0% 2 0 0 1

EGITTO

0 0 0 1

BIELORUSSIA

0% 0 0 2 0

ISRAELE

0% 0 0 0 1

ALGERIA ITALIA

LITUANIA

69% 1 0 0 2

SLOVACCHIA

57% 5 2 0 0

IN COSTRUZIONE PIANIFICATI PROPOSTI

SVEZIA

48% 10 0 0 0

COREA DEL NORD

0 0 1 0

RUSSIA

16% 31 7 8 20

KAZAKISTAN

0 0 0 1

COREA DEL SUD

39% 20 3 5 0

0%

0%

0%

0%

439 34 93 222

GASRINNOVABILI

CARBONE PETROLIONUCLEARE

16%

10%

15%19%

40%

2,6%

IL CLUB GLOBALE DEGLI AMICI DELL’ATOMO

GENERAZIONI NUCLEARI

LA 1a GENERAZIONEdi reattori consistevasostanzialmente nei prototipi costruiti a cavallo degli anni ‘40 e ‘50 con lo scopo di dimostrare la fattibilità di unimpianto nucleare per la produzione di energia elettrica, tra cui i famosi Fermi 1, il Magnoxinglese e i sovietici VVERe RBMK (il reattore di Chernobyl).

2a GENERAZIONE:è rappresentata daireattori commercialiattualmente più diffusitra cui i primi reattoricanadesi a uranionaturale (CANDU) i Boiling Water Reactor(BWR) della GeneralElectric e i PressurizedWater Reactor (PWR)della Westinghouse,sviluppati inizialmenteper i sommergibilinucleari.

3a GENERAZIONE:reattori la cuiprogettazione è cominciata dopoCernobyl. Alcuniprototipi sono già attiviin Giappone (1996),Corea del Sud, India. Consistono in modifiche evolutivedei reattori di 2a

generazione, construtture semplificateper ridurre i costi di capitale, i tempi di costruzione e la probabilità di incidenti gravi. Comecombustibile nucleareutilizzano l’ossido di uranio arricchito al 4-6% oppure le miscele di ossidi di uranio e plutonio(combustibile MOX).

4a GENERAZIONE:sono un vasto gruppodi progetti teorici per nuovi modelli di reattore nucleare a fissione, attualmenteallo studio. Si pensache questi prototipipotranno esseredisponibili per impieghicommerciali dopo il 2030/2040.

439 i reattori attualmente in funzione con 370GW di potenza installata; 34 quelli in costruzione, 93 quelli già pianificati e ben 222 quelli di cui è stataproposta la realizzazione. Una corsa per entrare nel “club del nucleare” chegarantisce profitti per centinaia di anni a chi copre l’intero ciclo di produzione.

BRITISH NUCLEAR FUELS PLC [ REGNO UNITO ]La British Nuclear Fuels plc è stata creata nel ‘71 dal governo inglese per gestire 2 impianti nucleari; tuttora interamente pubblica, opera in 18 siti in tutto il Paese. Quattro i settori chiave: progettazione e realizzazione di impianti,decontaminazione e bonifica, produzione di energia elettrica e trattamento delle scorie. La sua espansione è proseguita all’estero con l’acquisizione nel ‘99 della statunitense Westinghouse (rivenduta nel 2005 alla giapponeseToshiba). L’anno dopo ha rilevato le attività nucleari della ABB per 300 milioni di sterline. Possiede il 33% della Urenco, partecipata anche da E.On e dallo Stato danese, società specializzata nell’arricchimento dell’uranio.

I GIGANTI DELL’INDUSTRIA:DALLE MINIERE ALLE SCORIE

TOTALE MONDO

AREVA [ FRANCIA ]Occupa il vertice di tutte le fasi del comparto nucleare: estrazione dell’uranio(ne detiene il 20/25% del mercato mondiale) chimica del combustibile (vedi ), riprocessamento (70/75%) e gestione dei rifiuti. Entro il 2011,punta a raggiungere un terzo del mercato mondiale e 5 miliardi di profitti dal settore trasmissione e distribuzione dell’energia. Ma anche a conseguireimportanti risultati nell’eolico (che al momento è l’1% del suo business).Areva ha siglato accordi con la Cina, per costruire nuove centrali e conl’Inghilterra per rinnovarne ventidue. Sta costruendo impianti in Normandia e Finlandia, e successivamente in Marocco, Libia e Abu Dhabi, dove opereràcon Total-Suez. L’87% del suo capitale è pubblico, il 2% dei dipendenti.

TABELLA

GENERAL ELECTRIC [ USA ]Fondata nel 1982, la multinazionale statunitense General Electric companyè, per Forbes, la seconda compagnia al mondo per vendite, profitti e valoredi mercato (nel 2006 ha fatturato 163 miliardi di dollari con un utile nettodi 21 miliardi). Nel nucleare, la Ge fornisce reattori di nuova generazione(ne ha forniti 90 in tutto il mondo), offrendo al tempo stesso i servizi di assistenza tecnica. Attraverso un accordo con l’australiana Silex Systemha poi avviato un piano di espansione nell’attività di arricchimento dell’uranio.A maggio 2007 General Electric ha sottoscritto un accordo con la Hitachiper la costruzione di nuovi impianti in Usa, Canada e Giappone.

32 ROSATOM [ RUSSIA ]La Federal Atomic Energy Agency (nota anche come Rosatom) è forse la solacompagnia, insieme alla francese Areva, ad essere presente in tutta la “filiera”dell’energia nucleare: controlla più del 20% del mercato mondiale dell’uranio,di una quota simile nelle attività di arricchimento e del 15% della fase di riprocessamento. Istituita nel marzo 2004 dal presidente russo Putin, la FAAEsostituisce il vecchio ministero dell’Energia atomica. È coinvolta nelle fasi di ricerca e produzione in 151 siti in tutta la Federazione e, secondo alcunestime, controllerebbe più del 98% del materiale nucleare in Russia. Organizzatain sedici dipartimenti, l’agenzia è alle dirette dipendenze del primo ministro.

TOSHIBA / WESTINGHOUSE [ GIAPPONE ]Entrata nel settore nucleare nel 1966, Toshiba ha promosso lo sviluppo dei reattori ad acqua bollente (BWR): tra i successi, la realizzazione del primoreattore commerciale giapponese, l’installazione del primo impianto da 1,1milioni di kilowatt e il progetto per la costruzione della centrale KashiwazakiKariwa 6. L’acquisizione (valutata 5,4 miliardi di dollari) della Westinghouse ha assicurato a Toshiba una presenza globale (98 centrali e 34 siti in 14 paesi)ai vertici nell’installazione di impianti nucleari, insieme a GE e Areva. Il 6 marzoscorso è nata la Toshiba America Nuclear Energy Corp, pronta per coglierel’annunciata costruzione negli Usa di 30 nuovi impianti nei prossimi anni.

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Page 13: Mensile Valori n.59 2008

LIBRI

Angelo BaraccaA volte ritornano: il nucleare.La proliferazionenucleare ieri, oggi e soprattutto domani

Jaca Book, 2005

l’effetto devastante, ad una tendenza alla miniaturizza-zione per farne un uso mirato, con l’adozione e il per-fezionamento dei missili balistici.

Nel militare le applicazioni più avanzateDa tempo si parla di armi nucleari di 4a generazione,ma le notizie che circolano in proposito sono molto li-mitate. È legittimo pensare però che la ricerca di arminucleari non tradizionali proceda nei laboratori milita-ri delle grandi potenze, i quali impiegano migliaia discienziati e tecnici che si dedicano solo a perfezionarestrumenti di morte (vedi sui finanziamentidel Pentagono a pag.64), in particolare quellinucleari. D’altra parte sarebbe sorprendente senon fosse così, vista la tendenza che si è scate-nata dopo la fine della Guerra Fredda alla ricer-ca sfrenata di armi nuove di tutti i tipi, ed alla lo-ro presumibile sperimentazione (si pensi aFalluja e alla guerra di Israele al Libano del2006). Occorre tenere presente, a questo propo-sito, che i mezzi e gli sforzi profusi dai governinella ricerca militare sono talmente ingenti chei militari sono con tutta probabilità a conoscen-za di processi ed applicazioni tecnologiche chenon sono ancora passate né nella ricerca acca-demica, né nelle applicazioni industriali.

Dato l’assoluta segretezza con cui eventualiricerche in questo campo vengono condotte,non rimane che avanzare supposizioni su comerealizzare armi nucleari di tipo completamentenuovo: il problema di fondo da risolvere sembraconsistere nel realizzare processi nucleari che

BOX

NO DEI MAGGIORI OSTACOLI al ritorno dell’energia nuclea-re in Italia è certamente la sindrome Nimby (Not in myback yard, “non nel mio cortile”). E infatti mentre al-

cuni sondaggi indicano che la maggiorparte degli italiani oggi ha dimenticatoChernobyl e si dichiara favorevole ad un

ritorno al nucleare, le percentuali cambiano se si parla di centrali a ca-sa propria. Eppure c’è chi si sta già muovendo. Marco Ricotti, vicedi-rettore del dipartimento Energia del Politecnico di Milano, è statochiamato da A2A ed Edison a stilare uno studio di fattibilità sul ritor-no dell’Italia al nucleare.

Professor Ricotti, perché oggi dovremmo dire sì al nucleare?Tornare a investire nel nucleare è un’opportunità. L’energia elettrica

prodotta per via nucleare è certamente competitiva dal punto di vistaeconomico, non emette gas serra, quindi rispetta il protocollo di Kyo-to, garantisce ad un paese un importante sviluppo tecnologico e in-dustriale. Credo però che sia giusto investire in tutte le fonti: nelle rin-novabili, nelle fossili con sequestro della CO2, nel nuovo nucleare.

Lei parla di benefici ambientali. Ma con le scorie radioatti-ve come la mettiamo?

Dal punto di vista tecnico, occorre guardare correttamente alla di-mensione del problema. Proprio parlando di rifiuti ad alta attività(quelli più pericolosi, per intenderci, che decadono in migliaia di an-ni), bisogna considerarne la quantità. Per darle un’idea: un france-se, che consuma energia elettrica praticamente solo da fonte nu-cleare, produce ogni anno 3000 kg di rifiuti di ogni tipo, che

comprendono 100 kg di rifiuti tossici (chimici, metalli pesanti nondegradabili, etc.). Questi rifiuti comprendono 1 kg di rifiuti nuclea-ri, di cui solo 0.05 kg sono i rifiuti radioattivi pericolosi a lunga vita.In definitiva, un francese nell’intera sua vita, 70 anni almeno, pro-duce una quantità di rifiuti nucleari veramente pericolosi che sta-rebbe in una sfera di vetro sul palmo di una mano.

Ma se consideriamo la popolazione intera, laquantità non è così irrisoria. Non mi risulta che cisiano paesi che hanno realizzato siti geologici distoccaggio per i rifiuti più pericolosi.

In realtà si sta ancora discutendo se sia opportuno stoc-care queste scorie in siti geologici profondi e definitivi, ose sia strategicamente più conveniente tenerle provviso-

evitino il problema della massa critica necessaria per lareazione a catena. Una prospettiva potrebbe derivaredall’innescare le reazioni nucleari di fusione senzal’esplosione di una testata a fissione per raggiungere latemperatura necessaria.

Da questo punto di vista bisogna avanzare seri dubbi(anche se gli esperti in materia li rigetterebbero sdegno-samente) sulla natura pacifica delle ricerche sulla fusionenucleare controllata che per mezzo secolo ci è stata pro-spettata come la soluzione al problema energetico. Ma vi-sto che ancora oggi realisticamente questo non avver-rebbe prima di un altro mezzo secolo, per quale ragione

si continua a finanziarla lautamente? Vale la pe-na citare il commento di R. Gillette (“Science”,1975) quando venne introdotta una nuova tecni-ca per la fusione inerziale: «Se [Usa e l’Urss, ndr]arriveranno eventualmente ad un accordo su unamessa al bando totale globale [dei test nucleari,ndr], una tecnologia importante e in rapida evo-luzione può, in modi rilevanti, aiutare entrambele parti ad aggirarlo». La nuova tecnologia è la fu-sione mediante laser, una tecnica per generareesplosioni nucleari in miniatura. Acclamata da ri-cercatori e stampa (sicuramente in buona fede)come una scorciatoia verso la produzione dell’e-nergia elettrica a basso costo, sfugge in generaleche questo programma del governo Usa da 68 mi-lioni di dollari ha come obiettivo pratico imme-diato trovare una tecnica di laboratorio per simu-lare esplosioni di testate nucleari.

Il maggior generale Edward B. Giller, capodella sicurezza nazionale nell’Amministrazioneper la Ricerca e lo Sviluppo dell’Energia, ha det-

to recentemente: «La gente va dicendo che questo è unprogramma energetico, ma […] in realtà questo è, ed èsempre stato, un programma militare». I super-laserhanno aperto enormi possibilità e gli Usa e la Franciahanno realizzato enormi strutture con più di 200 laserper creare le condizioni della fusione; anche ricerchecon potenzialità non direttamente militari, come ilprogetto Iter, non riusciranno per certo a realizzare lafusione controllata per usi commerciali, ma contribui-ranno a fare avanzare le conoscenze fisiche e tecnichesu questi complessi processi.

Dove è finita la fusione a freddo?Vale la pena di citare un’altra strada, che la maggioran-za della comunità scientifica disconosce. Nel 1989 Flei-shman e Pons annunciarono la realizzazione della fusio-ne fredda, un processo che realizza la fusione di nuclei dideuterio a temperature ordinarie. La sua esistenza e rea-lizzazione sono state confermate dal 2005 da ricercatoridell’Infn e della Casaccia, anche se le loro ricerche nonsono poi state finanziate, e forse non a caso. Essi sosten-gono, tra l’altro, che i militari conoscono da molto tem-po questo processo, la cui esistenza i fisici negano, e lohanno utilizzato. La fusione fredda, secondo questi au-tori, avrebbe già consentito la realizzazione di piccole ar-mi nuove, e viene avanzato il sospetto che le abbia spe-rimentate Israele nelle guerra al Libano. Si potrebbeosservare che, se così fosse, le nuove armi non hannoevitato la sconfitta militare!

Ma la realizzazione di nuove armi e l’imbarbarimentodella guerra costituiscono comunque fenomeni estrema-mente allarmanti per tutta l’umanità..

| dossier | nucleare | | dossier | nucleare |

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 25 || 24 | valori | A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 |

Udi Andrea Danese

PLUTONIO [PU] HEU NETTUNIO 237 [NP237] AMERICIO [AM]

Italia* 6,5 100-200 kg 96 kg 355 kgFrancia 236 33 10 13Gran Bretagna ~ 100 23 1 3,8Stati Uniti 500 700 16,3 27Russia 270 ~ 1.100 3,5 5,3Germania 95 1,4- 2,7 4,9 7,7Giappone ~ 150 2 5 9India** 14 5-10 kg 142 kg 290 kgPakistan 840 kg 17 kg 8 kg 19 kgSud Corea 44 2 kg 1,5 1,8Totale mondiale 1.830 1900 54 87* Almeno in parte questi materiali sono custoditi in depositi all’estero, dove è stato eseguito il ritrattamento del combustibile** È probabile che siano state riportate stime prudenziali e che i quantitativi possano essere maggiori

QUANTITATIVI STIMATI DI RESIDUI RADIOATTIVI [ In tonnellate, dove non diversamente indicato ]

Investire nel nucleare è un’opportunità

CAPITALE O&M* COMBUSTIBILE TRASMISSIONE TOTALE

Carbone 32,64 4,89 14,82 3,72 56,07Gas cicli combustibili 12,16 1,44 37,97 3,67 55,24Eolico 49,94 9,74 0 8,37 68,05Nucleare 45,96 8,1 6,86 2,4 63,32*Costi di funzionamento e manutenzione Sono inclusi anche i costi di trasmissione in rete

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STIME COSTI DELL’ELETTRICITÀ DA NUOVI IMPIANTI AL 2015 [ Millesimi di $ 2005 kWh ]

riamente in un sito superficiale, dove per superficiale si intende co-munque qualche decina di metri sottoterra. E questo perché le scoriepotrebbero essere trattate nei reattori futuri, quelli di 4a generazione(in funzione non prima del 2030, ndr). Questi reattori permetteran-no di bruciare i rifiuti radioattivi per renderli meno pericolosi.

Lei sostiene che il nucleare sia economico. Secondo idati del Mit di Boston, però, i costi del chilowattora pro-dotto con carbone e gas sono inferiori. La stima del Mit dovrebbe essere aggiornata perché è sta-ta fatta nel 2003, quando il costo dei combustibili fossiliera molto più basso. L’Iea (International Energy Agency)nel 2005 ha stimato che oggi il nucleare è competitivo conle altre fonti. E l’Iea è un’istituzione certamente più vicinaMarco Ricotti.

PRODUZIONE MONDIALE URANIO 2006 [ In tonnellate ]

PAESE 2006 VARIAZ. % 2005-2006

Canada 9.862 -15Australia 7.593 -20Kazakistan 5.279 +21Niger 3.434 +11Namibia 3.077 -2Russia** 3.400 -1Uzbekistan 2.270 -1Usa 1.692 +63Ucraina 800 0Cina 750 0Sudafrica 534 -20Repubblica Ceca 359 -12India** 230 0Brasile 190 +73Germania* 50 -35Pakistan** 45 0

*da decommissioning **stime

Lo afferma Marco Ricotti, vicedirettore del dipartimento Energia del Politecnico di Milano, chiamato da A2A ed Edison a stilare uno studio di fattibilità sul ritorno dell’Italia al nucleare. Dimenticando il referendum del 1987.

FON

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www.archivionucleare.comwww.stormsmith.nlwww.greenpeace.itThe true cost of nuclear energy www.opendemocracy.net/arts-photography/nuclear_cost_3481.jspArmi nucleari di 4° generazionewww.rainews24.rai.it/ran24/inchieste/01022007_hiroshima.aspBulletin of the Atomic Scientistswww.thebulletin.org

The Future of Nuclear Powerweb.mit.edu/nuclearpowerFuture Ponduit cost estimates for new nuclearwww.futurepundit.com/archives/002731.htmlCost of nuclear underestimatednews.bbc.co.uk/go/em/fr/-/1/hi/sci/tech/4631737.stmWorld Nuclear Associationwww.world-nuclear.orgwww.uic.com.auwww.iaea.org

LINK UTILI

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7, 2

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Page 14: Mensile Valori n.59 2008

sauribile. Di fatto non è così: secondo alcunestime nel giro di qualche decennio potrebbescarseggiare.La disponibilità dell’uranio è superiore aquella del petrolio e inferiore a quella delcarbone. Esistono giacimenti di uranio ilcui sfruttamento oggi non è conveniente daun punto di vista economico, ma che po-trebbe esserlo in futuro. Lo stesso avvieneper le altre fonti: accade per il petrolio, ed èil caso ad esempio delle sabbie bituminosecanadesi. O per il gas naturale, con gli idra-ti di metano. È però un problema di costi diestrazione: se il combustibile valesse di piùsul mercato, potremmo permetterci dispendere di più per sfruttare giacimenti e ri-serve che oggi non sono economiche. Perquanto riguarda il nucleare, se si sviluppe-

ranno in futuro i reattori a neutroni veloci, si potrà addirittura pro-durre più combustibile nucleare di quel che si brucia.

Recentemente il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia ha par-lato di nucleare innovativo citando il torio. Di cosa si tratta?

Il torio è un elemento molto abbondante in natura che può esseretrasformato in combustibile nucleare in una particolare tipologia direattore. Oltre ad essere molto economico, l’uso del torio compor-terebbe una drastica riduzione delle scorie. È una strategia nota datempo, che potrebbe svilupparsi in futuro se alcuni aspetti tecnolo-gici venissero risolti o migliorati. .

LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE PER “UN FUTURO SENZA ATOMICHE”

| dossier | nucleare |

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 27 |

| dossier | nucleare |

| 26 | valori | A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 |

ER VALUTARE CORRETTAMENTE IL COSTO di un kWh prodottocon diverse fonti è necessario ricorrere al Life Cycle Asses-sment (Valutazione del Ciclo di Vita), che altro non è che

un metodo oggettivo di valutazione equantificazione dei carichi energetici edambientali e degli impatti potenziali as-sociati ad un prodotto/processo/attivitàlungo l’intero ciclo di vita, dall’acquisi-

zione delle materie prime al fine vita.Ora, il ciclo di un impianto nucleare varia tra i cen-

to e i centocinquant’anni. Ciò significa che un impian-to concepito ora entrerà in esercizio, diciamo, travent’anni; poi funzionerà per sessanta; quindi inizierà losmantellamento con tutte le attività conseguenti per al-meno altri venti, per poi confinare definitivamente i re-sidui e bonificare il sito.

Nel frattempo ad ogni cambio di combustibile (di-ciamo una volta all’anno) quello esausto, che poi esau-sto non è, deve essere raffreddato in piscina per dieci an-ni, poi ritrattato e infine messo a dimora definitiva,sempre che tra vent’anni sia stato identificato e appron-tato un sito definitivo geologicamente stabile (almenoper quanto riguarda l’Italia).

Tutto questo vuol dire che, per sapere ora quanto co-sta un kWh prodotto con l’energia nucleare, bisogne-rebbe sapere quanto costerà raffreddare, ritrattare, con-dizionare, confinare definitivamente il combustibileesausto anno per anno, da qui a ottant’anni, e quantocosterà, sempre tra ottant’anni e per i successivi venti, losmantellamento e il confinamento di tutti i residui del-le centrali ovvero il decommissioning, inclusa la bonificadel luogo in cui sorge l’impianto. Solo così si può ragio-

nevolmente pensare di accantonare le risorse che saran-no necessarie tra ottant’anni e non lasciare quindi “de-biti ingombranti” ai nostri nipoti.

Oltre a questo, occorre poter stimare le cosiddetteesternalità ambientali (definite come costi non sostenutidirettamente dai soggetti responsabili dei danni ambien-tali). Rappresentano pertanto costi a carico della colletti-vità e non dei soggetti economici che svolgono l’attivitàche li ha provocati. L’esempio tipico è l’inquinamentodell’aria, che danneggia l’intera collettività e i cui costi so-no sostenuti solo in minima parte dagli inquinatori.

Una scelta economica ottimale, oltre a considerare icosti e i ricavi di una data impresa, dovrebbe consentiredi internalizzare i costi sociali (esternalità) non altri-menti considerati.

La possibilità di far rientrare nel normale calcolo di

ogni attività economica anche i costi ambientali si scon-tra con la difficoltà di quantificare e monetizzare le ester-nalità. A partire dagli anni ‘80 sono stati avviati studi persuperare tali difficoltà e permettere così agli operatorieconomici e ai decisori politici, di includere le esterna-lità nelle scelte politico-economiche.

Nel 1991 la Commissione Europea insieme al DoEstatunitense (Department of Energy) ha avviato unprogramma di ricerca denominato ExternE che si è af-fermato come studio di riferimento per le esternalitàlegate all’inquinamento atmosferico dovuto a combu-stione per produzione di energia e trasporti. ExternEtuttavia analizza e valuta gli effetti dell’uso dei com-bustibili fossili e non risulta che nessun studio sia an-cora stato avviato per l’equivalente valutazione del ci-clo dell’energia nucleare. .

PIl ciclo di un impianto nucleare varia tra 100 e 150 anni: la comunità internazionale non ha ancora messo a punto un sistema di valutazione economica che comprenda anche il sociale.

TECNOLOGIA

Fotovoltaico

Energia immagazzinata come aria compressa(con elettricità fotovoltaica)

Energia solare a concentrazione

Corrente continua

ELEMENTO CRITICO

Area destinata

Efficienza di conversione modulo a film sottile

Costo di installazione

Prezzo dell’elettricità

Capacità totale

Volume

Costo d’installazione

Prezzo dell’elettricità

Capacità totale

Area destinata

Efficienza di conversione

Costo di installazione

Prezzo dell’elettricità

Capacità totale

Lunghezza

2050

80 mila kmq

14%

1,20$/W

0,05$/kWh

2940GW

15 miliardi di mc

3,90$/W

0,09$/kWh

558 GW

40 mila kmq

17%

3,70$/W

0,09$/kWh

558 GW

da 160 a 800 mila km

2007

26 kmq

10%

4$/W

0,16$/kWh

0,5GW

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5,80$/W

0,20$/kWh

0,1GW

26 kmq

13%

5,30$/W

0,18$/kWh

0,5GW

800 km

PROGRESSI NECESSARI

Politiche per lo sviluppo di grandi aree pubbliche

Materiali più trasparenti per migliorare la trasmissione della luce; strati drogatipiù densi per aumentare la tensione; moduli più ampi per ridurre l’area inattiva

Progressi nell’efficienza del modulo; progressi per la produzione su larga scala

Dipende dal costo d’installazione

Piano nazionale per l’energia basato sull’energia solare

Sviluppo del sito in accordo con l’industria del gas naturale

Economia di scala; diminuzione dei prezzi dell’elettricità fotovoltaica

Dipende dall’abbassamento del costo d’installazione

Piano nazionale per l’energia

Politiche per lo sviluppo di grandi aree pubbliche

Fluidi che trasferiscono il calore in modo più efficiente

Sistemi di stoccaggio termico a serbatoio singolo; economie di scala

Dipende dall’abbassamento del costo d’installazione

Piano nazionale per l’energia

Nuova rete ad alta tensione dal sud ovest al resto del Paese

IL GRANDE PIANO SOLARE AMERICANO: ENTRO IL 2050 PRODURRE IL 69% CON IL SOLARE, INVESTENDO MENO DI UN ANNO DI BILANCIO DEL PENTAGONO

KEN ZWEIBEL, JAMES MASON e VasilisFthenakis hanno elaborato un complessopiano che permetterebbe al solare, già entro il 2050, di fornire il 69%dell’elettricità degli Usa e il 35% dellasua energia totale, compreso i trasporti(vedi in basso). E sviluppandoanche l’eolico, le biomasse, il geotermico,entro il 2100 il 100% dell’energia degliStati Uniti potrebbe arrivare da fontirinnovabili. Ampie zone del territorio

statunitense dovrebbero essere coperteda pannelli fotovoltaici e pannelli per il solare termico; inoltre si dovrebberealizzare un’infrastruttura a correntecontinua per distribuire in tutta la nazionel’energia elettrica. L’energia prodottadovrebbe essere stoccata mediante ariacompressa, pompata in cavernesotterranee o miniere abbandonate. L’ariacompressa verrebbe rilasciata a richiestaper azionare una turbina che genera

elettricità. Anche se questo tipo di immagazzinamento sembra futuribile, è già in funzione da diversi anni in Germania.L’impegno finanziariosarebbe ingente, 400 miliardi di dollari in 40 anni, ma sicuramente molto inferiore a quanto il Pentagono stanzia per il suo bilancio in un solo anno. E poi sostituendo 300 grandi centrali a carbone e 300 impianti ancora più grandi di gas naturale e tutti

i combustibili che consumano, si abbatterebbero le emissioni di CO2.Eliminando le importazioni petrolifere e allentando la tensione sul Medioriente.

Una tecnologia per il fotovoltaico che permette una produzione piùindipendente dal ciclo diurno del sole, è il solare termico a concentrazione(Csp), che l’Italia sta sperimentando con il progetto Archimede, nella centralegià funzionante di Priolo (Sr).

TAB

Nel calcolo dei costi non sono valutate le ricadute esterne

SONO STATE CONSEGNATE il 27 marzo alla Camera dei deputati le 67 mila firme raccoltein 66 province per portare alla discussione in Parlamento una proposta di legge di iniziativapopolare che dichiari l’Italia zona libera da armi nucleari.

A muovere la campagna 53 associazioni, reti e media italiani, spinte dalla conferma chel’Italia, nonostante l’adesione al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), ospita circa 90 testate nucleari statunitensi nelle basi Nato di Aviano e di Ghedi.

La proposta di legge introduce non solo il divieto di stoccaggio sul suolo nazionale ma anchequello di transito. I 90 comitati locali di cittadini e pacifisti si sono attivati contro questa presenzaconsiderata pericolosa per i rischi legati a incidenti e inquinamento ambientale, ma anche perchérendono la zona oggetto di ritorsione in caso di effettivo attacco, anche da parte di terroristi.Il comitato “Via le bombe” di Pordenone, per tentare di far rimuovere gli ordigni che da più diquarant’anni stazionano ad Aviano, ha intentato una causa civile contro il governo degli Stati Uniti.

ai petrolieri che non alle industrie nucleari. E poi: se fosse veramenteantieconomico, molti paesi tornerebbero a investire nel nucleare?

Però è un fatto che i costi del reattore in costruzione in Fin-landia sono quasi raddoppiati in pochi anni.

Questo è vero. Bisognerà vedere, conti alla mano, se il chilowattora pro-dotto dai finlandesi sarà fuori mercato. I finlandesi si sono comunquecautelati perché hanno acquistato l’impianto a un prezzo congelato. Ilrischio è tutto sulle spalle di Areva, la società costruttrice francese.

L’uranio oggi viene spesso presentato come una fonte ine-

di Sergio Zabot

Ingegnere, direttore Settore energiaProvincia di Milano

LIBRI

Giancarlo SturloniLe mele di Chernobylsono buone

Sironi Editore, 2006

FON

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Page 15: Mensile Valori n.59 2008

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 29 |

I kazaki non mi fannodormire

Uranio

di Paolo Fusi

A CRISI FINANZIARIA CHE SI È ABBATTUTA SUI MERCATI OCCIDENTALI ha velocizzato ancora di più una tendenza in atto da tempo. Oramai il denaro fresco viene solo dall’energia (quindi dalla criminalità organizzata russa e brasiliana,sia essa al potere o meno), dai traffici illegali (quindi dalla criminalità organizzata russa, brasiliana, cinese,italiana e via discorrendo) e dal mercato delle materie prime (quindi da chi controlla criminalmente l’Africa).

Fino a pochi mesi fa prendevo in giro gli olandesi e gli svizzeri per le loro perdite di posizioni nel mercatointernazionale del riciclaggio. Mentre gli svizzeri continuano ad andare di male in peggio (tant’è che chiamano uno che guida la Fiat per guidare l’UBS, che sembra una barzelletta, ma è una storia vera), gli olandesi, grazie ai russi, stanno riprendendo quota. Dato che: a) Putin si è deciso a scatenare il putiferio a Cipro con le leggi fiscali; b) in Israele qualche giudice coraggioso vuole fermare Arkady Gaydamak dalla suacorsa (che sembrava inarrestabile) da trafficante d’armi russo a ministro della difesa israeliano; c) gli americanihanno arrestato Victor Bout e lo tengono dentro davvero, ne consegue che ora la geografia del mondo del riciclaggio vada ridisegnata alla svelta – o, per meglio dire, “loro” l’hanno già ridisegnata con calma, siamo noi ignoranti a dover correre dietro cercando di capire cosa stia accadendo di volta in volta.

Il primo segnale di ripresa dei fiduciari olandesi l’abbiamo visto all’inizio di quest’anno, quandoanalizzammo quella fiduciaria piccina, il gruppo Tmf, che aveva partecipato alle baruffe di Bipop, Fineco e SanPaolo e, a tempo perso, organizzava truffe con riciclaggio sull’assegnazione di pagine web impossibili. Ora si

è associata al gruppo Effective Energy di Amsterdam. Bum. ???Sguardi perplessi. Di cosa diavolo sto parlando? Di un grupposemisegreto, con sedi sparse tra Cipro, l’Olanda e le IsoleVergini, che ha comprato il 75% delle miniere d’uranio delKazakistan, che finora estraevano il 18% del minerale esistentesul Pianeta. A partire dal 2010, la società quadruplicherà la sua produzione annua. Il che significa che il Kazakistan,

da solo, produrrebbe quasi la metà dell’uranio mondiale. La transazione è avvenuta quasi in segreto, non ne parla nessuno. Dopo alcune settimane di ricerca abbiamo scoperto che tra gli oligarchi coinvolti ci sono Vasilyi Anisimov ed Alisher Usmanov, vale a dire due dei pezzi più grossi della nomenklatura finanziariaed industriale russa. Il terzo socio è Andrey Skoch, un parlamentare della Duma molto, ma molto, vicino a Vladimir Putin. E gli amministratori? Ma sono loro, gli olandesini della Bipop e di Ricucci, il gruppo TMF.

Perché fare un’operazione del genere in modo quasi nascosto? Che ne pensa il dittatore Nazarbajev (nella foto), che in Kazakistan comanda da solo? Perché ha permesso ai russi di mangiare nell’angolo più riccodel Paese, dato che l’uranio dovrebbe rendere molto di più del petrolio (zozzo e difficilmente utilizzabile) di Kashagan? Perché Nazarbajev combatte per ottenere la fusione tra i due più grossi gruppi minerari kazaki,ENRC e Kazatomprom (per controllarli meglio e riscuotere percentuali dai suoi compagni di merende)? Che succede? I kazaki si svendono ai russi pur non avendone bisogno, né economicamente, né politicamente?

Il Kazakistan non mi fa dormire. Intanto l’Italia va in malora? Non è vero, aspettate. Dopo l’Olanda, Cipro e la Grecia, la corsa al West arriverà anche da noi, passando da Rimini e percorrendo le vaste praterielasciate libere da un’economia e una politica che, rispetto ai poveri pellirossa di allora, ha solo una differenza:non ha né onore, né orgoglio, né morale. Né, tanto meno, un’idea sul da farsi..

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La geografia del mondo del riciclaggio è stata ridisegnata.L’Olanda, grazie a Putin, torna sulla cresta dell’onda. Ma c’è ancora molto da scoprire.Anche in casa nostra

| lavanderia |

IFOAM

Page 16: Mensile Valori n.59 2008

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 31 || 30 | valori | A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 |

| inbreve || inbreve |

economiasolidaleRifiuti zero, la nuova frontiera del riciclo >32Biodinamico è: natura, qualità, ricerca e formazione >34Speciale (staccabile) sui Gruppi di acquisto solidale >37

ANCHE A ROMAARRIVANOI DETERSIVIALLA SPINA

Non più solo bevande come birra e latte. Anche la Capitale apre le porte ai “detersivi alla spina”.All’ipermercato di via Tiburtina è stato infatti inaugurato il primodistributore in tutta la regione Lazioin grado di erogare ai consumatoridetersivo per piatti, per bucato a mano e in lavatrice, e ammorbidente. Il progetto è stato promosso e finanziatodall'assessorato regionaleall'Ambiente insieme all’ente di ricerca Ecologos e Sviluppo Lazioe con la collaborazione di produttorie catene di distribuzione.

«È il primo distributore alla spina di detersivi biodegradabili- sottolinea l’assessore regionaleall’Ambiente, Filiberto Zaratti - ed è in grado non solo di ridurre gli involucri e lo smaltimento,utilizzando meno energia, menoacqua e meno risorse ambientali,ma anche di assicurare un risparmiodel 30% ai cittadini». In realtà,l’introduzione dei “detersivi alla spina” (ormai diffusissima in Germania, Austria e nord Europa)non è una novità assoluta per il nostro Paese. Impianti dello stesso tipo sono già operativiin molte altre città italiane (per conoscere i punti vendita,è possibile consultare il sitohttp://millebolle.iport.it).

Peccato che, finora, questometodo di distribuzione abbia riguardato quasi solo le regioni del centro e del nord-est.

VAL D’AOSTAAL VIA I LAVORIPER IL RIFUGIOECOLOGICO

Sarà il simbolo della sperimentazionearchitettonica al serviziodell’ecosostenibilità in ambientealpino. Si tratta di “Casa Capriata”,un rifugio che sorgerà nel comprensorio sciistico di Weissmatten, a Gressoney-Saint-Jean, a quota 2020 metri. Articolatosu tre piani, 200 metri quadri di superficie il rifugio sarà realizzatoin legno su tre piani. Disporrà di una dozzina di posti letto e, a piano terra, un ristorante con 35coperti. Il costo della realizzazionesi aggira attorno ai 400 mila euro.«Si tratta di uno dei più importantiesempi di edificio passivo(caratterizzato da perdite di calorevicine allo zero, ndr) in Europa –anticipa Guido Calligari, direttorescientifico del progetto redatto dal Politecnico di Torino – con un livello di dispersione pari a zero e un particolare sistema di recupero delle acque reflue».L’avvio del cantiere di CasaCapriata, che trasforma in realtà un progetto del 1954 dell’architettotorinese Carlo Mollino (un veromanifesto dell’avanguardiaarchitettonica) avverrà in concomitanza con il congressomondiale di Architettura, ospitato nel capoluogo piemontesedal 29 giugno al 3 luglio prossimo.

DALLE TERRE DEI MAFIOSIUN AGRITURISMO,UN’AZIENDA VINICOLAE 15 MILA BOTTIGLIE

Era la masseria di Totò Riina a Corleone, a due passidalla riserva di Gorgo del Drago, una delle aree protettepiù importanti e suggestive dell’Italia meridionale. Un luogo di morte e di ingiustizia durante i summitmafiosi. D’ora in poi ospiterà “l’Agriturismo della Legalità”. Un complesso di circa 300 metri quadrisuddiviso in due casolari: le stanze che ospitavano i vertici di Cosa Nostra sono oggi diventate camere e saloni pronti ad accogliere i futuri ospiti (la strutturasarà inaugurata la prossima estate): 16 posti letto e un ristorante con 90 coperti, incastonati in un panorama mozzafiato, con tanto di laghetto e cascata. Nelle piazzole, al posto delle potenti autodegli “uomini d’onore” sono stati realizzati campi

da calcetto, tennis e giochi per i più piccoli.

«I beni confiscati al “capodei capi” sono stati assegnatialla cooperativa sociale Pio La Torre – Libera Terra» spiega Lucio Guarino, direttore del consorzio

Sviluppo e Legalità, al quale aderiscono otto comunidella provincia di Palermo. «Determinante è stato il finanziamento del ministero dell’Interno, reso possibiledal Progetto sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno».

Durante la presentazione dell’agriturismo è stata anche annunciata una nuova etichetta della linea “Centopassi”, realizzata dalla cooperativa“Placido Rizzotto”. Un bianco Catarratto, prodotto in quantità limitata (15 mila bottiglie) realizzato con uve provenienti dai vigneti di San Giuseppe Jatoconfiscati al clan dei Genovese. A San Cipirello, su altri terreni della stessa famiglia, sorgerà invece una cantina frutto di un investimento di un milione di euro, sempre erogato dal Viminale.

CONTRO IL CAROVITAPANE A UN EURO

Un chilo di pane (quello comune) a un euro, per sei mesi a partire dal 2 maggio. Non sarà la panaceadel carovita, ma di fronte all’aumentodei prezzi dei generi alimentari, le istituzioni (insieme alle associazionidi categoria) cercano possibilirimedi. L’iniziativa parte da un’ideadel Centro di ricerca “Don Milani”,che da tempo chiede di vendere i generi di prima necessità a prezzicalmierati. A recepirla, per prime, la provincia di Milano (che hasiglato l’accordo con Conad e CoopLombardia) e la regione Emilia-Romagna (che ha coinvolto anche Coop Nordest, Estense e l’associazione nazionale cooperativedei dettaglianti). «Siamo soloall’inizio di un percorso virtuoso. Ma l’accordo – spiega Filippo Penati,presidente della provincia di Milano– dimostra che è possibile un’azioneconcreta per contenere i prezzi».«L’utilità sociale dell’iniziativa è evidente, in particolare in favore di chi fatica a fare la spesa»,aggiunge l’assessore emiliano al Commercio, Guido Pasi. In effetti,i dati rilevati sembrano suffragaretali opinioni. A Bologna, ad esempio,su un campione di 28 esercizi, un chilo di pane costava in media3,45 euro (con un’oscillazione tra 1,39 e 4,80). Anche se c’è chi ricorda che, negli ipermercatidella Coop Adriatica, il pane a un euro si vende già da due anni.

FAME E AMBIENTEDUE CONVEGNICON SEPULVEDA,YUNUS E STIGLITZ

Che legame c’è tra i cambiamenticlimatici e la povertà nel Terzomondo? Come si può frenare lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali? Si possonointrodurre modelli economiciecologicamente e socialmentesostenibili? Cosa devono fare i mediaper trattare correttamente i temiambientali, anziché limitarsi al catastrofismo? Sono alcune delle questioni oggetto dei due forumorganizzati (a giugno e novembre) da GreenAccord, l’associazionecristiana che ogni anno riunisce gli operatori dell’informazione per sensibilizzarli sulle tematichesociali ed ambientali.

Il primo – “Il grido dei poveri e la salvaguardia del Creato”, a Pistoiadal 20 al 22 giugno – coinvolgerà oltre cento giornalisti ed esponenti del mondo scientifico e culturale.Sono previsti gli interventi del fondatore della comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi e del vescovo di Manaus (Brasile) Luiz Soares Vieira.

Il secondo convegno, “Qualesviluppo per il sud del mondo?”, si terrà invece dal 25 al 28 novembrea Monte Porzio Catone, a pochichilometri da Roma. Dieci gli interventiin programma. E i relatori sono tutti di fama internazionale: tra gli altri, lo scrittore Luis Sepulveda, WaldenBello, vincitore dell’Alternative NobelPrize, Mohammed Yunus, ideatore del microcredito e l’economistapremio Nobel, Joseph Stiglitz.

CROLLANO LE VENDITE DI FRUTTA E VERDURA,CRESCONO I CONSUMIDI ALIMENTI BIOLOGICI

Le spese alimentari crollano, i consumi di frutta e verdura si contraggono, ma il settore dei prodottibiologici sembra immune da questa dinamica. Una controtendenza talmente marcata da far parlare di vero boom. Da parte delle famiglie, specialmentequelle con bambini piccoli, c’è la ricerca della qualità e del mangiare sano. I dati Ismea/AcNielsen,presentati dalla confederazione degli agricoltori (Cia),mostrano nel settore dei “biologici” un aumento del 9,7% nei primi nove mesi del 2007 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Aumento che schizza al 36% se si considerano solo salumi e carni e addirittura al 43% nel caso dei prodottidell’infanzia. La ricerca evidenzia però differenze

molto marcate a livello geografico. A trainare l’espansione del settore sono soprattutto le regionisettentrionali (+18% al Nord-Ovest e 15% al Nord Est) mentre il resto

d’Italia fa segnare una contrazionedelle vendite (-8,5% al Centro e – 4,3%

al Sud). «Questi dati sono la riprova –commentano dalla Cia – che i prodotti “bio” fannobreccia tra gli italiani. Al tempo stesso aumentano gli agricoltori che scelgono coltivazioni e allevamentinaturali: hanno ormai superato le 51 mila unità con un incremento del 2,4%».

Buoni i risultati anche nel settore dei prodottiequosolidali certificati FairTrade. La crescita tra il 2006e il 2007 si è attestata sul 12% pari a circa 38 milionidi euro. Sopra la media le performance di thé (+36%),caffè e cacao (+23%). Risultati ottenuti grazieall’inserimento dei prodotti certificati FairTrade nei punti vendita Auchan, Dico e Lidl nell’ultimotrimestre dello scorso anno. «Siamo consapevoli che, rispetto al trend degli altri paesi europei l’Italiapresenta una crescita più contenuta - afferma PaoloPastore, direttore di Fairtrade Italia - La situazioneeconomica del nostro Paese, fanalino di codadell’Unione Europea per la crescita economica, si ripercuote anche nel nostro settore».

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| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 33 |

| economiasolidale | utopie realizzabili |

| 32 | valori | A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 |

Niente più discariche, nè inceneritori, nè alcuna forma di smaltimento. Perchè non ci sarà nulla

da smaltire. Trasformare a monte la gestione dei materiali per arrivare non avere più scarti. “Rifiuti zero”,“riciclo totale”...solo utopie o dobbiamo provarci?

Rifiuti zero, la nuova frontieradel riciclo

AGGIUNGERE L’OBIETTIVO “RIFIUTI ZERO” NON È PIÙ UTOPIA.Sempre più città e regioni nel mondo stanno appli-cando questa strategia, tesa a riconvertire totalmente

le politiche sulla gestione dei materialipost consumo, fino a prospettare, nel-l’arco di qualche decennio, il supera-

mento di ogni tipo di smaltimento: sia in discarica che negli ince-neritori. Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda, Australia sono lerealtà dove “Zero Waste” sta prendendo sempre più piede.

Dreaming California In California la contea di San Francisco, oltre 800 mila abitanti gra-zie alla raccolta porta a porta, con il sistema a tre bidoni (secco, or-ganico, multimateriale), ricicla già oggi il 69% dei suoi scarti e pun-ta al 75% entro il 2010 . L’obiettivo “rifiuti zero” è fissato per il 2020.“Immaginate un mondo dove niente va in discarica o negli ince-neritori. Noi pensiamo sia un obiettivo raggiungibile e stiamo fa-cendo tutto il possibile affinché avvenga”, si legge nero su bianconella pagina internet del dipartimento Ambiente della città e dellacontea di San Francisco. Ma questa città non è certamente sola. Sulsito web dello Stato è lo stesso governatore Arnold Schwarzeneggera lanciare la sfida del riciclo totale. A fianco dei “pionieri” di SanFrancisco, nel Golden State ci sono altre grandi città come Fresno,470 mila abitanti e San Josè capitale del distretto industriale e tec-nologico della Silicon Valley che conta quasi 900 mila abitanti. SanJosè differenzia oggi il 66% dei suoi materiali post consumo e si èposta l’obiettivo di riciclare, compostare e riutilizzare il 100% di ri-fiuti entro il 2022. Oakland, 411 mila abitanti oggi è al 50% di dif-ferenziata e punta a “rifiuti zero” entro il 2020, con una risoluzio-ne votata nel 2006. Altre realtà della California hanno intrapreso lostesso cammino: Palo Alto, San Diego, Del Norte, Berkeley e decinedi altre città e contee grandi e piccole Ma non c’è solo la California.Seattle nello Stato di Washington ha approvato già qualche anno fauna risoluzione in tal senso dopo aver bocciato negli anni Ottanta

un piano per la costruzione di un grandissimo inceneritore. Oggi ri-cicla il 44% dei suoi rifiuti ed il 16 luglio 2007 ha votato una leggeper adottare una politica “rifiuti zero”. Come primo passo si dovràaumentare la raccolta differenziata al 70%. Puntano a riciclare il100% dei loro rifiuti Carroborro nel North Carolina, la città e con-tea di Boulder in Colorado, il distetto del Vermount Centrale checomprende 22 comunità, la Contea di Logan in Ohio e quella diSummit in Colorado. Il 5 dicembre 2006 la comunità di Matanuska-Susitina è stata la prima ad adottare questa strategia nello stato del-l’Alaska. In Texas, Austin con altre città del suo distretto si è postadi raggiungere il riciclo totale entro il 2040.

Il Canada non “brucia”Il Canada si è spinto ancora più in là. Toronto, 2,5 milioni di abi-tanti, è una metropoli “Zero Waste” e si è posta l’obiettivo inter-medio di mandare a riciclo e compostaggio il 70% dei suoi scartientro il 2010. Edmonton, 938 mila abitanti, nel 2001 riciclava ecompostava circa il 70% dei suoi rifiuti e ne inviava in discarica so-lo il 30%. Solo pochi anni prima erano l’86%. Nello Stato del-l’Ontario nel 1991 è stata messa al bando la costruzione di nuoviforni. Altre città “Zero Waste” sono Halifax (Nuova Scotia), i di-stretti regionali di Nelson, Kootenay Boundary, Central Kootenay,Cowichan Valley, Sunshin Coast, la cittadina di Smithers tutti nel-la British Columbia. In Sud America è stata invece Buenos Aires laprima città ad adottare una strategia di riciclo totale.

Oceania riciclonaDall’America all’Oceania. Puntano al “riciclo totale” Canberra, ol-tre 300 mila abitanti ed il Governo degli Stati della Western e SouthAustralia di Victoria e le città di Eurodalla e Willoughby. Ma il pa-radiso dei “ricicloni” è la Nuova Zelanda dove è proprio lo stessoStato ad aver adottato questa politica dal 1991. Da allora il 67%delle città della Nuova Zelanda ha adottato strategie che tendonoal riciclo totale nell’arco dei prossimi quindici vent’anni.

ricicla oltre l’80% dei materiali nei quartieridove ha iniziato ad estendere la raccolta por-ta a porta. Nel febbraio di quest’anno altre duecittà hanno seguito l’esempio toscano: Carbo-

nia ed Aviano (Udine) che, per contrastare la costruzione di un in-ceneritore proprio sul suo territorio, ora tenterà di estenderel’obiettivo “rifiuti zero” a tutti i Comuni circostanti. .

Rdi Matteo Incerti

San Francisco.La città hafissato l’obiettivo“rifiuti zero” per il 2020.

INCENERITORI? SÌ, GRAZIE… ma solo con gli incentivi pubblici pagati daicittadini. Aiuti che, è giusto ricordarlo, sono illegali per l’Unione Europea. Nel2004 e 2005 il Servizio Ricerca di MCC Spa, appartenente al Gruppo bancarioCapitalia (che nella propria attività intratteneva rapporti creditizi con Acegas-Aps Spa, Enertad Spa, Hera Spa e, anche attraverso MCC, con ASM Bresciaoggi A2A Spa) diede alle stampe un rapporto “Light My Fire - Il mercato dei rifiuti in Italia”, dove in più paragrafi veniva chiaramente spiegato ai futuriinvestitori come gli incentivi pubblici forniti all’incenerimento di rifiuti nonbiodegradabili fosse di fondamentale importanza per la costruzione di questiimpianti. Nel rapporto, a pagina 9, si legge chiaramente. “Lo sviluppo del waste to energy resta comunque strettamente dipendente dalla presenzadi forme d’incentivazione – quali in particolare l’applicazione della tariffaincentivata Cip6/92 per gli impianti accreditati e il riconoscimento di certificati verdi – che rappresentano le variabili cruciali per l’equilibrioeconomico finanziario della maggior parte delle iniziative”. E ancora “La rilevanza degli incentivi per la profittabilità dei termovalorizzatori è testimoniata dalla tendenza, manifestata da diversi operatori del settore, a procedere al revamping dell’impianto dopo la scadenza dell’incentivo, al fine di continuare a percepire questa ulteriore componente di ricavo”.

Tre anni più tardi Capitalia si trasforma in Unicredit, ma il risultato

non cambia. Il 29 febbraio un’analisi su Actelios, una società del gruppo, rileva che la sua capacità produttiva dovrebbe triplicare nei prossimi anni,grazie anche alla costruzione di tre inceneritori in Sicilia. Questo, insieme alla protezione offerta dalle tariffe incentivate CIP6, che “regala agli investitoriuna buona combinazione tra difensivismo e potenziale crescita”.

Gli analisti di Unicredit, nonostante i contributi Cip6 siano stati aboliti per i futuri impianti dalla finanziaria 2007, ritengono che “l’approvazionegovernativa per il loro sviluppo non tarderà ad arrivare, tenendo conto che la recente crisi dei rifiuti campani ha già spinto le autorità a concedere gli incentivi Cip6 ad un impianto simile a quelli di Actelios, che ancora deve essere costruito ad Acerra”. Inoltre “le decisioni finali sui progetti non saranno più prese da Pecoraro Scanio, ministro uscente, che fin dall’inizio si è mostrato contrario alla costruzione dei termovalorizzatori”(www.soldionline.it). L’ultimo appello per i contributi pubblici a favore di diciassette inceneritori da costruire al Sud arriva da Confindustria. Sul Sole 24 Ore del 23 marzo (“Inceneritori senza risorse, allarme delle imprese per gli incentivi cip6”), così parlava Paride De Masi,coordinatore del Gruppo Rinnovabili di Confindustria: “Senza questi contributi le banche sospenderanno i pagamenti del project financing”.Matteo Incerti

BANCHE & INCENERITORI: BRUCIARE RENDE SOLO SE PAGA IL CITTADINO

I pionieri italianiE in Europa? Grazie ad internet e agli incessanti tour del profes-sor Paul Connet questa strategia si sta pian piano diffondendo an-che nel Vecchio Continente. In Inghilterra hanno aderito le cit-tadine di Bath e Doncaster e lo stesso ha fatto nel Galles la Con-tea di Blaenau Gwent. La prima cittadina italiana a dire sì a “ri-fiuti zero” è stata Capannori (Lucca), oltre 44 mila abitanti, che

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| economiasolidale | esperienze virtuose |

La Fattoria Di Vaira: un’azienda agricola, ma anche uno dei più importanti centri di sperimentazione del metodobiodinamico. “Volevamo sperimentare e informare”, dichiara Fabio Brescacin, presidente di Ecor e capo della fattoria. “I giovani devono avvicinarsi a queste realtà fin dall’inizio della loro formazione”.

li con il volto che si illumina quando parlano di comeriescono a produrre latte, formaggi, ortaggi in modo deltutto naturale. Tra loro, Ecor (il più grande distributoreitaliano di alimenti biologici), Banca Etica, i negozi Na-turaSì e molti negozianti della zona. I trenta soci pren-dono in affitto 530 ettari di terreno e rilevano dalla dio-cesi macchinari, animali e magazzini: un investimentodi oltre un milione di euro. «Volevamo avviare la con-versione delle colture al metodo biodinamico, senzatralasciare la necessità di sperimentare, per massimizza-re la produttività e per porci come fonte d’informazioneal servizio di chi segue questo metodo di agricoltura inItalia e in Europa», confida Fabio Brescacin, presidentedi Ecor e a capo della Fattoria Di Vaira.

Da qui la decisione di collaborare con scuole e uni-versità: «Alcuni istituti e facoltà di Agraria hanno già in-viato stagisti e per il futuro vogliamo creare una sinergiaancora più solida. È essenziale che i giovani si avvicininoa queste realtà fin dall’inizio della loro formazione».

I primi risultati non si sono fatti attendere: nella“campagna invernale” dai terreni della fattoria – in cuilavorano già più di trenta dipendenti – sono stati rica-vati 7 mila quintali di alimenti già realizzati secondo icriteri biodinamici (cavolfiori, verze, finocchi e cicoria),20 quintali di latte e 10 mila quintali d’uva (entro tre an-ni sarà convertita al biodinamico anche tutta la vigna).Oltre a tutto ciò, i socihanno annunciato l’in-ten zione di creare unvero e proprio marchio“Di Vaira” e una certifi-cazione di qualità (laUnoQ), che distingueràle filiere eccellenti. .

Biodinamico ènatura, qualità ricerca e formazione

COSA SERVE PRODURRE PRODOTTI BIOLOGICI di alta qualità, in-vestire nella formazione e nella ricerca sull’agricolturabiodinamica se poi i cittadini non conoscono le realtà

virtuose che punteggiano il nostro Paese? Perquesto motivo, la fattoria Di Vaira, un’azien-da agricola sorta a Petacciato, in Molise, a due

chilometri dal mare, ha deciso di aprire le sue porte alpubblico il 18 maggio per presentare sé stessa e i suoimetodi di produzione. Dallo scorso anno ospita infattiuno dei più importanti centri nazionali di sperimenta-zione sul metodo biodinamico. Ma i legami storici del-la fattoria con il territorio partono da molto più lonta-no. L’azienda, che porta il nome di un’antica famigliamolisana (erede del cavalier Francesco Di Vaira), fino al2006 fu gestita dal vescovo di Termoli. Poi, la svolta: laproprietà decise di affidare la gestione ad un’altra so-cietà che riprendesse la “mission” educativa nel settoreagricolo per la quale era stata creata nel 1952. Nell’ini-ziativa si buttarono un gruppo di appassionati. Di quel-

Adi Emanuele Isonio

L’AGRICOLTURA BIOLOGICA considera l’intero ecosistema agricolo, sfrutta la naturale fertilità del suolo (tutelandola con fertilizzanti organici), promuove la biodiversità dell’ambiente (usando ad esempio le rotazioni colturali) ed esclude l’utilizzo di prodotti chimici e Ogm.

Compostaggio, fasi della Luna e calendario delle semine sono invece le paroled’ordine dell’AGRICOLTURA BIODINAMICA, un metodo che comprende sistemisostenibili per produrre cibo, che rispettino l’equilibrio del sistema naturale. Nasce sulla base degli insegnamenti del filosofo austriaco Rudolf Steiner.

BIOLOGICO E BIODINAMICO: COME FUNZIONANO?

Sopra, una vedutadalla fattoria Di Vaira, a Petacciato in Molise.A sinistra, l’egizianoIbrahim Abuleish,fondatore di Sekem.

darietà, di perseguire il progresso economico ma anche losviluppo sociale e culturale. Indipendentemente da quan-to siano sfavorevoli le condizioni di partenza. Benvenutia Sekem, “la vitalità data dal Sole”. Settanta ettari di para-diso a settanta chilometri dal caos infernale del Cairo.

Nel 1956, Ibrahim Abuleish, appena diciannoven-ne, lasciò l’Egitto per studiare chimica aGraz, in Austria. Al padre, prima di andarse-ne, scrisse una lettera che spiegava il suo so-gno: «Quando tornerò, se Allah vorrà, co-struirò fabbriche. Laboratori per donne e ra-gazze, dove faranno abiti, tappeti e tutto ciòdi cui la gente ha bisogno. I mezzi di comu-nicazione e di trasporto sono importanti,perciò farò in modo che la strada sia asfalta-ta, e pianterò alberi sui suoi bordi. Costruirò

negozi, un grande mercato e un grande teatro. Un ospe-dale pieno di specialisti e un piccolo quartiere per i dot-tori. E avrò bisogno di insegnanti perché voglio costrui-re scuole per i bambini, dall’asilo fino alle superiori. So-

OME REAGIRESTE SE QUALCUNO VI DICESSE di vo-ler andare nel bel mezzo di un deserto (sas-soso, senza strade, difficilmente collegabi-

le alla rete idrica) per tra-sformarlo in un’oasi dacoltivare con il metodo

biodinamico? Con “un pozzo, gli alberi, ilverde delle piante e il profumo dei fiori, glianimali, le case e gli uomini al lavoro”? Nul-la di strano se lo giudicaste folle e visionario.

Questa è la storia del sogno di un visio-nario. Ibrahim Abuleish. Egiziano, set-tant’anni, gesti pacati, un sorriso caldo e ras-sicurante, occhi neri, vivi e profondi. Tal-mente visionario da averlo trasformato inrealtà, quel sogno. Talmente convinto di po-ter raggiungere l’obiettivo, da aver costruito dal nullaun’azienda che oggi non è solo un simbolo mondiale nelsettore dell’agricoltura di qualità ma un esempio (forseunico) della possibilità di costruire profitti ma anche soli-

di Emanuele Isonio

Nel mezzo del deserto un’azienda agricola biodinamica, che ha suscitato ammirazione in tutto il mondo.

C

LIBRI

Ibrahim AbuleishSekemEditrice Antroposofica, 2007€ 21,00

LIBRI

Istituto di ricerca per l’AgriculturaBiologica (FiBL)Guida all’AgricolturabiodinamicaAss. per l’agricolturabiodinamica, 2008€ 10,00

LINK UTILI

www.rudolfsteiner.it/biodinamicawww.ecor.itwww.labuonaterra.itwww.biodinamica.fi.itwww.sekem.com

Benvenuti a Sekem, il sogno divenuto realtà

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I

| scelte di consumo | economiasolidale |

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 37 |

Piccoli Gascrescono

Non è tanto e non è solo una questione

di dimensioni o di quantità. Negli ultimi diecianni i Gruppi di acquisto solidale si sono evoluti in termini di organizzazione, di mezzi, ma anche di motivazioni. Più complessità però può anche comportare più problemi.

N PRINCIPIO ERANO POCHI GRUPPI, formati da 5-10 famiglie, unite daldesiderio di mangiare prodotti di migliore qualità, rispettarel’ambiente e la dignità dei lavoratori, pagare un prezzo giusto etrasparente (e più basso di quello che si trova al supermercato perprodotti analoghi), ma anche affermare le proprie idee, votare perun’economia e un modo di vivere diversi. Ogni volta che acqui-stiamo un prodotto, infatti, senza rendercene conto, esprimiamouna preferenza, un voto. I Gas votano per produttori che rispet-tano i lavoratori, l’ambiente e che applicano un prezzo giusto. Vo-tano per prodotti coltivati in modo naturale, locali, che non han-

di Emanuele Isonio e Elisabetta Tramonto

Una filiera davvero corta. Produttori e consumatori insieme. Per la lorofesta, che si tiene ogni anno il 2 giugno, nel 2007 i Gas delle Marchehanno scelto un’azienda agricola da cui si riforniscono.

SPECIALE

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Finanza etica > La sfida di Intesa San Paolo si chiamerà Banca Prossima

Honduras > Il microcredito oltre il chicco, si tocca con mano

La filiera eco solidale raddoppia la convenienzaDossier > Oltre la delocalizzazione tornano d’attualità reddito e occupazione

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Finanza > L’azionariato attivo alza la voce. E cerca alleati anche in Italia

Economia solidale > La giornata di azione globale del Forum Sociale

Dossier > La catena di montaggio del consumo non garantisce le promesseIl crack dell’iper

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Finanza > Le suore azioniste americane pronte a nuove battaglie

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Microcredito > Muhammad Yunus l’ha vinto per la pace. Solo un primo passo

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Roma mette in campo, in senso

positivo e negativo. L’economia della città

cambia ma i palazzinari restano padroni.

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Fotoreportage > Erbe medicinali

no sicuro che molti uomini sarebbero felici di aiutarmia realizzare questa mia idea, per rendere questo villaggioun centro illuminante in Egitto».

Ventuno anni dopo, Ibrahim tornò nel proprio Paese,e si buttò anima e corpo nella sua utopia. Che è oggi unarealtà sbalorditiva: il gruppo Sekem ha un fatturato di 20milioni di euro, riunisce 400 aziende agricole e coinvolgepiù di 2000 persone nella produzione di cereali, erbe, linoe cotone (che viene coltivato senza ritrovati chimici, conun procedimento brevettato da Sekem e diffusosi in tuttol’Egitto). I medicinali a base di erbe officinali sono distri-buiti in 2500 farmacie e i tessuti sono scelti da famose ca-se di moda europee per i propri capi d’abbigliamento.

Non manca proprio nulla di quanto Abuleish avevaprofetizzato nella sua lettera. A dimostrazione chel’economia può essere al servizio della cultura e della so-cietà: parte dei profitti sono stati investiti per creare scuo-le con 300 studenti (in cui maschi e femmine studianoinsieme), un centro medico per 15 mila persone, corsi dialfabetizzazione per adulti e l’accademia per le arti e lescienze (che – come promesso - può disporre anche delteatro). Risultati talmente imponenti da far conquistareal “modello Sekem” rispetto e ammirazione a livello in-ternazionale. E al suo fondatore il Right LivelihoodAward (il Premio Nobel Alternativo). Niente male per ilfrutto della follia di un visionario… .

CI SARANNO IL PRESIDENTE COLOMBIANO EVO MORALES, Vandana Shiva, vincitrice del Premio nobel alternativo per la pace, Wolfgang Sachs, direttore scientifico del “Wuppertal Institut per clima, ambiente ed energia”, l’antropologo ed economista Serge Latouche, tra i massimi sostenitori della decrescita conviviale e del localismo. E ancora, 750 relazionigiunte da tutto il mondo, un comitato scientifico di 100 ricercatori internazionali e cento sessioni di lavoro. Nomi e numeridel sedicesimo congresso mondiale Ifoam dell’agricoltura biologica, che sarà ospitato a Modena dal 16 al 20 giugno.Un’occasione per presentare le più recenti novità sul fronte della ricerca scientifica, condividere le esperienze pratiche a sostegno delle diversità e diffondere sistemi di produzione ecologicamente ed economicamente sostenibili. Numerosi i temi oggetto dei dibattiti: dalla sicurezza alimentare al ruolo delle donne nell’agricoltura biologica, dalla cooperazione internazionale al diritto al cibo, dalla difesa delle biodiversità all’educazione alla salute (Il programma completo all’indirizzo www.modenabio2008.org). Em.Is.

LE CINQUE GIORNATE DI MODENA:UN CONGRESSO MONDIALE SULL’AGRICOLTURA BIOLOGICA

LIBRI

H.H. Koepf, M. Haccius,W. SchaumannAgricoltura biodinamicaEditrice Antroposofica,2006, € 32,00

Ehrenfried Pfeiffer,Erica Riese Manuale di orticolturabiodinamicaLibreria Ed. Fiorentina,2007, € 11,00

Daniela CorvinoChe cos’èl’agricoltura biologicaCarocci editore, 2007€ 10,00

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| economiasolidale |

SE NON È POSSIBILE INDICARE quanti Gas ci siano in Italia, è evidente inveceche la loro distribuzione è tutt’altro che uniforme. Da una ricerca, coordinata daSilvia Sivini per il dipartimento di Sociologia dell’università della Calabria, èemerso che il 64% dei gruppi si trova al Nord (prima la Lombardia, seguita daPiemonte e Veneto), il 30% al Centro e solo il 6% al Sud e Isole. “Il consumocritico si è sviluppato in particolare in aree in cui lo sviluppo capitalistico eindustriale e le contraddizioni del sistema economico appaiono più evidenti”, silegge nella ricerca. “La struttura sociale ed economica del Sud ha consentito perpiù tempo, di avere accesso facilmente a cibo considerato di qualità, perchèfatto dal contadino. Al Sud sembra esistere un rapporto più diretto con la terra”.

UNA MANO DALLE ISTITUZIONI

«IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI DI SUPPORTO ai Gas è positivo, soprattutto alivello logistico - dichiara Andrea Saroldi, presidente della Rete Gas - E finora nonne ha snaturato gli obiettivi, anche etici». Alcuni esempi: a Roma lo sportello“Filiera corta”, attivato dal Campidoglio, ha favorito l’acquisto diretto di prodottiagricoli. La Città dell’Altra economia, sempre a Roma, ha dato ai Gas un luogofisso per riunioni, formazione e incontri. La “Piattaforma bio”, 1500 metri quadriinaugurati nel 2007 dalla Regione Lazio nei nuovi mercati generali, in tre mesi hapermesso la vendita di 38 mila quintali di prodotti biologici, con un fatturato di 4milioni di euro. A Venezia Comune e Provincia, con il “Tavolo permanente dell’Altraeconomia” vogliono promuovere una rete di economia solidale in città.

sottogruppi da circa dieci persone, ciascuno dei quali ha un refe-rente che si occupa degli ordini, rigorosamente on line», spiegaBrucella. Sul sito www.economa-solidale.org i produttori inseri-scono i loro listini e i gasisti caricano gli ordini, selezionando i pro-dotti da ogni produttore, di solito 7 o 8. Ma il Gas di Rimini pre-vede anche dei gruppi qualità, logistica, accoglienza, ognuno for-mato da 5 o 6 persone, che si occupano di un’attività specifica.Una ripartizione dei compiti fondamentale per il funzionamentodi gruppi così grandi.

Mettersi in rete«Più un Gas è grande, più si rischia di perdere la dimensione rela-zionale, un valore chiave dei gruppi di acquisto solidale», dichiaraGiuseppe Vergani, coordinatore della Retina, un gruppo di 17 Gasdella Brianza, che, per mantenere il piacere di ritrovarsi in piccoligruppi, ma sfruttare i vantaggi di ordini consistenti, ha creato unarete, dove però ogni Gas è autonomo e indipendente. Una scelta ef-fettuata anche da altri gruppi. «I problemi però non mancano, so-prattutto di tipo organizzativo. I Gas della Retina sono sparsi in unterritorio vasto: 500 famiglie su tutta la provincia di Monza. La lo-gistica diventa davvero complicata», spiega Vergani.

«La dimensione ideale per un Gas dipende dal tipo di acqui-sto. Per alcuni è meglio che resti piccolo, per altri, come le aran-ce, che arrivano dalla Sicilia, è meglio che la dimensione del grup-po e, quindi, degli ordini sia maggiore», spiega Andrea Saroldi,coordinatore della Rete Gas nazionale. «Far arrivare 50 chili diarance per un singolo Gas avrebbe costi di spedizione altissimi –racconta Vergani –. Per ridurre le spese e l’impatto ambientale deltrasporto su camion, concentriamo il più possibile gli ordini, dueo tre all’anno, circa 70 quintali alla volta».

Ma volumi del genere creano altri problemi: lo stoccaggio –difficile trovare punti di raccolta così grandi - e l’impatto sul bud-get familiare. «Per un ordine di olio, che facciamo arrivare una vo-la l’anno dalla Locride, per sostenere le cooperative locali di lottaalla criminalità organizzata - conclude Vergani - paghiamo 12 mi-la euro, per l’intera rete».

Influenzare la produzioneEssere più grandi, però, permette ai Gas di influenzare la produ-zione, in termini quantitativi e qualitativi. Gli agricoltori, che ven-dono i loro prodotti solo o soprattutto ai gruppi di acquisto soli-dale, ricevono gli ordini al momento della semina, per coltivare laquantità giusta, senza sprechi. Il Gas Trentino Arcobaleno tra feb-braio e marzo raccoglie le prenotazioni di pomodori biologici, fis-sando un prezzo (nel 2007, 50 centesimi al chilo). L’anno scorso350 famiglie si sono assicurate quasi 17tonnellate di pomodori, che, una volta ma-turi, sono stati consegnati ai rispettivi Gas.«La collaborazione tra produttori e Gas èfondamentale», spiega Annalisa Gallucci,responsabile gruppi d’acquisto di Aiab (as-sociazione per l’agricoltura biologica), che,insieme a Greenpeace, ha lanciato la cam-pagna “Godo”: Gruppi organizzati di do-manda e offerta (vedi ). Ma i gasistiSCHEDA

possono anche incidere sulle caratteristiche dei prodotti. A Pado-va, per esempio, sono riusciti a recuperare l’allevamento della tac-chinella dei Colli Euganei, la cui carne possiede valori nutriziona-li altissimi. Quelli di Fidenza e Lodi si sono uniti per incentivare laproduzione di una varietà tradizionale di grano.

La nuova frontiera dei Gas: i serviziDopo alimenti, detersivi e vestiti (ancora rari), i gruppi di acqui-sto iniziano a orientarsi verso i servizi. «Per settori con un livellodi complessità maggiore come telecomunicazioni, energia e sevi-zi in generale, è necessario che i Gas si uniscano ad altri attori:commercio equo e solidale, cooperative sociali, istituti di finanzaetica, aziende di agricoltura biologica – sostiene Saroldi - È da que-

sta idea che sono nate le reti di economiasolidale (Res) e i distretti di economia soli-dale (Des), esperimenti per mettere in re-lazione i protagonisti dei diversi settoredell’economia solidale, localizzati in unostesso territorio». Il Des.Bri, distretto soli-dale della Brianza, ha lanciato “CambiaBanda” (www.cambiabanda.it), un proget-to di telefonia con Livecom, il primo ope-ratore telefonico italiano non profit. È una

GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE

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0

1996 1998 2000 2002 2004 2007

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SUD ITALIA IMMUNE ALLA VOGLIA DI GAS

pure impegnativa in termini di tempo. Diversa è la situazione deigruppi più grandi, ce ne sono da 150-200 famiglie, o anche di più.Una dimensione che comporta vantaggi, ma anche notevoli pro-blemi organizzativi. «Un Gas grande riesce ad ottenere maggioriagevolazioni dai produttori, non tanto in termini economici,quanto di trattamento – spiega Mario Bruscella, del Gas di Rimini– Per un ordine ridotto un produttore non si incarica certo dellaconsegna e bisogna andare a prendere i prodotti nell’azienda agri-cola. Per i Gas più grandi, invece, sono i produttori ad occuparsidel trasporto. In compenso, però, con così tante famiglie è com-plicato gestire gli ordini, le spedizioni, lo stoccaggio dei prodottifreschi. Servono volontari che scarichino i camion, perché dati ivolumi riempiamo interi camion. Bisogna trovare punti ritiro do-

ve circa una volta alla settimana raccoglie-re i prodotti, aspettando che i membri delgruppo vengano a ritirare la loro parte».

Rimini o Svizzera?Il Gas di Rimini, circa 120 famiglie, ha tro-vato la soluzione ai problemi organizzativinel web, grazie a un sito internet, unsoftware di gestione e un insieme di ingra-naggi da orologio svizzero. «Siamo divisi in

| 38 | valori | A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 |

no percorso migliaia di chilometri su un camion, inquinandol’aria che respiriamo.

In una decina d’anni i Gruppi di acquisto solidale si sono molti-plicati: 394 quelli iscritti alla Rete Gas nazionale (www.retegas.org),il 450% in più del 2002 (vedi ). «In realtà sono molti di più.Probabilmente il doppio», dichiara Sergio Venezia, coordinatore delDes.Bri, il distretto di economia solidale della Brianza. «Se il ritmodi crescita rimane questo - profetizza Lorenzo Valera, autore di un li-bro sui gruppi d’acquisto - in una decina d’anni un milione di ita-liani acquisteranno prodotti dai Gas».

La misura ideale Oggi continuano ad esistere gruppi di dimensioni ridotte, anzi so-no la maggior parte e molti vogliono resta-re piccoli: se superano la trentina di fami-glie, si dividono e danno luogo a nuoviGas. Di solito si incontrano a casa di unodei membri, una volta alla settimana oogni quindici giorni, si dividono la spesa eraccolgono gli ordini. Ognuno è referenteper una categoria di prodotti, deve tenere irapporti con il produttore e ritirare la mer-ce per tutti. Una gestione artigianale, sep-

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FAR PARTE DI UN GAS non significa soltanto risparmiare con acquisti collettivi, ma, soprattutto, condividere con un gruppo di persone dei principi (di giustizia, equità,solidarietà) e mettere in pratica un consumocritico. Non occorre essere “duri e puri”, masolo voler riflettere sui propri acquisti e consumied essere motivati. Le motivazioni? Bisognipersonali (salute, gusti, tradizioni, ritmi di vita,rete di relazioni...) e attenzione alla sostenibilitàambientale, alle condizioni di lavoro e allasolidarietà verso piccoli produttori (per lo piùlocali). Dall’esterno può sembrare che implichiun “sacrificio”. Certamente porta a cambiareabitudini e stile di vita, ma chi vi partecipa sache i vantaggi sono molto superiori all’impegno.

Bisogna avere il coraggio di rivalutare i propri bisogni, perché siamo bombardaticostantemente da una pubblicità che non tieneconto delle nostre reali esigenze. Spesso la necessità di acquistare in un supermercato è dovuta a una mancanza di organizzazione dei consumi. Con gli acquisti collettivi e una buona programmazione si possonosoddisfare quasi tutte le proprie necessità e ridurre i tempi della spesa (oltre al costo

complessivo). È giusto parlare di costi, perché è uno degli aspetti decisivi, ma bisognaconsiderare costi diretti e indiretti, individuali e sociali, immediati e dilazionati nel tempo.

LE REGOLE BASE PER CREARE O PER PARTECIPARE A UN GAS■ Meglio partire da un gruppo di persone

che si conoscono e che condividono i principi fondamentali

■ È utile partecipare per un po’ di tempo a un Gas esistente o farsi “accompagnare” da un “tutore” (si può farne richiesta sul sito www.retegas.org)

■ Trovare un luogo dove incontrarsi comodo per tutti i “gasisti”, dove poter organizzareeventualmente un piccolo “magazzino”(alcuni Gas si appoggiano a botteghe del commercio equo o circoli di associazioni)

■ Suddividere bene i compiti tra i membri del Gas “referenti” dei produttori(fondamentali un buon sistema per raccogliere gli ordini, l’organizzazione e logistica)

■ Raggiunta una certa dimensione (che puòvariare molto, dalle 15 alle 30 famiglie,

ma ci sono Gas anche molto più grandi) è bene “gemmare” e costituire un nuovo gruppo

■ Contaminare altri (amici, parenti, ecc.) e utilizzare la rete: in alcune aree sono natele “Res” (Reti di economia solidale) per creare legami tra i vari gruppi e, più in generale, diffondere i consumi critici, il commercio equo, la finanza etica e le energie rinnovabili.

I CRITERI NELLA SCELTA DEI FORNITORI DEI GAS1. PICCOLI

Per non concentrare il potere economiconelle mani delle grosse aziende

2. LOCALIPer poterne osservare il comportamento e non far viaggiare le merci da un capoall’altro del Pianeta

3. RISPETTOSI DELL’UOMODalle condizioni di lavoro a quelle di vita di chi produce quello che consumiamo

4. RISPETTOSI DELL’AMBIENTEChe limitino il consumo di risorse,l’inquinamento e i rifiuti

Jason Nardi

TERRA FUTURA [DOMENICA 25 MAGGIO A FIRENZE]

L’ASSOCIAZIONE CONSUMATTORI terrà un corsorapido su: “Come si costituisce un Gas”. Sono invitati a partecipare singoli e famiglie desiderosi di realizzare un’economia di prossimità, di relazione, di fiducia e di mutuo soccorso. Durante il laboratorio-simulazione è previsto l’incontro con alcuni produttoriche espongono a Terra Futura e una conclusioneassieme a Euclides Mance, tra i principali promotoriinternazionali delle reti di economia solidale.

GAS: CONSIGLI PER (I GRUPPI DI) ACQUISTI

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gli stili di vita dei cittadini-consumatori coinvolti e chepossano essere gestiti prevalentemente da volontari.

Dal volontariato al mutualismoIn Italia, almeno finora, il consumo “responsabile” hainteressato settori socialmente ed economicamente in-termedi, in cui gli stessi soggetti imprenditoriali aderen-ti alle Res (reti di economia solidali) locali hanno rela-zioni prevalenti con il mercato capitalista e sono forte-mente dipendenti dalle sue regole. Per realizzare un’e-conomia solidale non basta l’impegno all’acquisto “re-sponsabile” da parte dei Gas. Anche la domanda el’offerta di beni e servizi devono diventare sostenibili,domandandosi se e come il loro prezzo “trasparente”possa soddisfare in modo equo i diversi soggetti che par-tecipano alla filiera. Stabilire in che modo questi pro-getti trasformino l’economia e il futuro del proprio ter-ritorio. Non basta redigere un documento, né limitarsiad alcuni correttivi del sistema economico attuale. È im-

IVERSI SONO I PERCORSI CHE HANNO PORTATO ALLA NASCITA diogni Des (Distretti di Economia Solidale), una trentinain tutto in Italia (vedi ). Ma ci sono elementi co-

muni: l’origine, grazie a un gruppo pro-motore costituito in primo luogo da Gase Botteghe del Commercio Equo; la reda-

zione di una “Carta dei principi”; un censimento dellerealtà solidali presenti sul territorio (le Pagine Arcobale-no); l’organizzazione di feste o fiere di economia solida-le per creare nuove relazioni e per far conoscere questarealtà; la ricostruzione di filiere corte.

In alcuni casi la promozione di progetti EcoSol è fa-vorita da enti pubblici (vedi a pag. 39), che posso-no mettere a disposizione spazi fisici per l’incontro e gliscambi diretti tra produttori e consumatori “responsa-bili”. In altri, a supporto del progetto dei Des, si può co-stituire un’associazione. Ma, nella maggior parte di que-sti primi percorsi, sembra prevalere la tendenza a parti-re da progetti di tipo culturale, che possano incidere su-

BOX

MAPPA

di Davide Biolghini*

Per costruire un sistema diverso bisogna promuovere relazioni basate sulla mutualità, la reciprocità, il dono.

La ricetta per i distretti di economia solidale

cooperativa sociale di Padova, dove lavorano anche adolescenti egiovani con problemi di disagio sociale e psichiatrico, che offre aprivati e aziende servizi di telefonia in banda larga, sfruttando lalinea Adsl, per ridurre i prezzi. Des.Bri sta portando avanti ancheil progetto Co-energia, in un primo momento per acquistare ener-gia verde, per poi arrivare a creare una rete di micro-cogenerazio-ne: famiglie che non solo comprino ma anche producano energia

pulita, fotovoltaico, biomassa e minieolico. Una trentina di grup-pi in tutta Italia ha costituito l’Associazione dei Gas per l’acquistodi energia. «Stiamo lavorando per stimolare i territori verso ac-quisti collettivi di energia pulita – racconta Mauro Serventi, fon-datore nel 1994 del primo Gas italiano a Fidenza – Alla compa-gnia elettrica chiediamo la certificazione di ogni chilowatt pro-dotto e un prezzo trasparente». .

DA CHE COSA DIPENDE IL PREZZO DI UN CHILO DI PANE? Dal costo del grano; dalle spese per tutte le fasi di trasformazione dal chicco di granoalla pagnotta; dallo stipendio del contadino, di chi macina la farina, del fornaio, di chi consegna alle panetterie? All’interno dei Gas i prezzisi calcolano così, trascurando volutamente ogni legge di mercato. Il Desdella Brianza, ad esempio, ha avviato la produzione di pane biologico, il progetto “Spiga e Madia”, che riproduce, accorciandola, tutta la filieradella panificazione: dal frumento alla molitura, alla cottura, nel raggio di pochi chilometri. E il prezzo? «Ci siamo riuniti attorno a un tavolo, noi consumatori, gli agricoltori, i proprietari del mulino, il fornaio, e abbiamo deciso insieme un prezzo equo perché tutti potessero ricevereun compenso per il loro lavoro – spiega Giuseppe De Santis del Des.Bri –Abbiamo sommato i costi di produzione, quelli di promozione del progettoe uno stipendio dignitoso per chi contribuisce alla produzione». Risultato?Il pane è venduto ai membri dei Gas della Brianza a 2,70 euro al chilo,

contro gli oltre 4 euro di un pane biologico al supermercato o in panetteria,e dai 2,50 ai 3,50 euro di un pane non bio. Perché questa differenza? «Sul mercato vale la legge della domanda e dell’offerta – spiega GiuseppeVergani, della Retina della Brianza e del dipartimento di statisticadell’università milanese Iulm –. Il prezzo finale non è necessariamentegiusto, anzi. Perché potrebbe incorporare lo sfruttamento dei lavoratori o un impatto ambientale negativo. Il contadino prende circa 16 centesimiper un chilo di grano e il pane fatto con questo frumento costa anche più di 3 euro, una differenza ingiustificabile». Roberto Licalzi è un produttoredi arance siciliano. Oggi vende solo ai Gas, una trentina in Italia e riesce a vivere bene. Una decina di anni fa ha dovuto abbandonare i campiperché ricevendo 6 centesimi per ogni chilo di agrumi (per poi vederle al supermercato a 1-2 euro), non riusciva neanche a coprire le spese. Oggi ha creato un consorzio di agricoltori e produttori siciliani. Sul sitowww.legallinefelici.it i membri dei Gas possono effettuare gli ordini. E.T.

PREZZI GIUSTI

GAS, RES E DES IN ITALIA

COMOL’Isola che c’èOrganizza la fiera dell’economia solidale il 20 e 21 settembre a Villa Guardia (Co)www.isolachece.info

ROMA Rete dei Gas del Lazio

PESARO Rete Gas Marche

RIMINI Rete dei Gas della provincia di Rimini

MOLINA DI MALO (VICENZA) Rete Gas Vicentini

TORINO GasTorino

IVREA (TORINO) Associazione Ecoredia www.ecoredia.it

LECCO Rete di Acquisto Solidale “La Stadera” - Bevera di Castello Brianza

MONZA la Retina - Comuni della Brianza

MILANO InterGas milanese www.gasmilano.org

MILANO Al Naturale - Rete di Gas Umanisti, Biodinamici, Equosolidali www.alnaturale.it

TORINODesTo, il distretto di economia solidale di Torino

PISARes Pisawww.respisa.org

ROMALa Città dell’Altra Economiawww.altraeconomiaroma.org

LES NAPOLIAncora in fase sperimentale, il Laboratorio di Economia Solidale di Napoliha realizzato le pagine arcobaleno della provincia, con una mappatura delle realtà locali di economia solidale. [email protected]

da 30 a 50

> 50

PALERMOControilpizzocambiaiconsumiwww.addiopizzo.org

BOLOGNAMercato diversowww.mercatodiverso.it

BRIANZADes.Bri: “Verso un distretto di economia solidalein Brianza” [email protected],[email protected]

IMPERIADistretto di economia solidale di [email protected]

TRENTOTrentino Arcobalenowww.trentinoarcobaleno.it

VENEZIA“Venezia per l’AltraEcomomia”, inaugurata a maggiola rete di economia solidale

MILANODesMi: distretto di economia solidale di Milano

PESCARA-CHIETIEmporio Primo Verewww.emporioprimovere.it

LOCRIDE [REGGIO CALABRIA]Consorzio Goelwww.consorziosociale.coop

ANCONARees Marche: rete di economiaetica e solidale delle Marchewww.resmarche.it

GAS GRUPPO DI ACQUISTO SOLIDALEDES DISTRETTI DI ECONOMIA SOLIDALE E RES RETI DI ECONOMIA SOLIDALE

RETI LOCALI DI GRUPPI D’ACQUISTO SOLIDALE

La quantità di Gas indicati è certamentesottostimata, perché sono solo quelli iscritti alla Rete Gas Nazionale, www.retegas.org. I gruppi effettivi in Italia potrebbero essereanche il doppio. Ma effettuare un censimentocompleto risulta difficile.

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reti, delle iniziative, delle azioni e delle possibilità dell’economia so-lidale e della sostenibilità. È un atlante dove trovare riferimenti allebuone pratiche e al consumo critico in Italia e non solo.

È anche informazione, partecipazione, interazione, costruzionecollettiva, diffusione della conoscenza, condivisione di risorse... Inbreve, Zoes è una piattaforma di servizio e informazione sull’econo-mia solidale e la sostenibilità.

Mettere in rete l’economia solidale e sostenibileNegli ultimi 10 anni, sulla scia dei movimenti e delle campagne “perun altro mondo possibile” che si sono ritrovate nel Forum socialemondiale (e in particolare nel Forum sociale europeo a Firenze), inItalia si sono moltiplicate le iniziative e le comunità di pratica peruna vita sostenibile. È anche grazie a queste che si sono sviluppatemanifestazioni e fiere come Terra Futura, Fa’ la cosa giusta o reti co-

I GAS PER CAMBIARE “STILE DI VITA”

ORIENTARE FAMIGLIE E GIOVANI verso pratiche di consumo sostenibile. È lo scopo del progetto “NuoviStilidivita” attuato in tre Comuni dell’Adda(Inzago, Trezzo, Truccazzano). Gli strumenti per raggiungerlo? Promuoverel’aggregazione in Gruppi di acquisto solidali; stimolare relazioni dirette traproduttori (in particolare gli agricoltori) di beni e servizi “compatibili” conl’ambiente e consumatori “responsabili”; aumentare il peso degli Acquistiverdi negli enti pubblici. Verrà costruito un paniere di prodotti e servizidell’economia locale, qualificando la domanda, cioè degli stili di consumodei cittadini e delle Amministrazioni, applicando i principi e le pratiche di sostenibilità ambientale (sociale ed economica). I promotori:l’Associazione dei Comuni dell’Adda e il Forum Cooperazione e Tecnologia.

La festa dell’anno scorso dei Gas marchigiani alla “Contrada del Raglio”, aziendaagrituristica a Potenza Picena (Macerata).www.resmarche.it www.gasrecanati.org

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MMAGINA UN LUOGO DOVE SI POSSONO INCONTRARE PRODUTTORI re-sponsabili e consumatori consapevoli, dove scambiare idee,competenze e buone pratiche, dove trovare riferimenti su tutto

quello che si muove nell’ambito dell’economiasolidale. Immagina una comunità locale e nazio-nale al tempo stesso, che metta in contatto e dia

spazio a tutte le iniziative di sostenibilità ambien-tale e sociale che crescono e si moltiplicano in Ita-lia, dai Gas alle comunità energetiche, dai “decre-scenti” ai “cambieresti”, dalle cooperative e tutti iproduttori impegnati in un percorso di responsa-bilità sociale ai gruppi territoriali di Banca Etica edi tutti gli altri soggetti di finanza etica, dai bioar-chitetti ai comuni ed enti locali virtuosi, dai “kmzero” ai “rifiuti zero”... Immagina un mezzo perpromuovere le reti territoriali di economia solida-

le, che permetta di connettere quelle esistenti e di crearne di nuove. Im-magina di poter trovare sulla mappa della tua città tutte le realtà delcommercio equo o i gruppi di acquisto o le associazioni che si occupa-no di un tema specifico. Immagina una grande piazza e “mercato” per-manente, che è aperta tutto l’anno e sia collegata a manifestazioni im-portanti come Terra Futura e Fa’ la cosa giusta. Stai immaginando Zoes.

Zona equosostenibileZoes.it è infatti una community virtuale chemette in relazione persone, gruppi, imprese, as-sociazioni, enti che condividono i principi e lepratiche dell’equosostenibilità. È un sistema die-commerce che privilegia l’acquisto solidale ecollettivo nel rispetto dell’ambiente, del prezzotrasparente e della responsabilità sociale. È unamappa da usare per orientarsi nel mondo delle

Idi Jason Nardi

portante costruire spazi dove studiosi e animatori dellereti locali posano riflettere sulle esperienze in corso.

Da un incontro nel Des Brianza tra le reti locali lom-barde, sono emersi pareri diversi sullo stato attuale dei di-stretti dopo i primi progetti di filiera corta: dal non ritenerliancora capaci di gestire progetti federatori, al vederli comegià in grado di influenzare le policies territoriali. Tendenzacomune è tuttavia quella di considerare il proprio distret-to legato ad un impegno di tipo volontaristico.

In bilancio anche il donoPer costruire un’economia diversa non basta accorcia-re la filiera, bisogna anche promuovere relazioni mu-tualistiche, di reciprocità (sul modello delle banche del

tempo) e di dono (do senza aspettarmi nulla in cam-bio), ricostruire relazioni di comunità e di scambi nonsolo monetari. Nel nostro Paese esiste un’esperienzastorica di imprese mutualistiche, migliaia di cooperati-ve sociali e non, che però non sempre hanno mante-nuto nel tempo queste caratteristiche. Come nelle pri-me Società Operaie di Mutuo Soccorso, i protagonistidel Des dovrebbero contribuire solidalmente a un fon-do comune, a cui i membri della rete che ne abbianobisogno possano attingere. .* Esperto di “teoria delle reti” sociali e virtuali. Ha seguito

la costruzione delle principali reti di economia solidale in Italia.È partner di ricerca di Equal “Nuovi stili di vita”, primo progettoeuropeo sullo sviluppo dei distretti di economia solidale.

PRODUTTORI E CONSUMATORI INSIEME

PERCHÉ FARE TANTE ORDINAZIONI DIVERSE a ciascun agricoltorequando se ne può fare una sola? È la domanda alla base del progettoGodo (Gruppi organizzati di domanda e offerta), avviato da Aiab eGreenpeace. L’obiettivo è creare piccoli consorzi tra produttori biologici,con cui i Gas possano gestire gli ordini in modo più semplice. In questomodo il paniere di prodotti acquistabili si allargherebbe, i costi el’impatto ambientale della distribuzione si ridurrebbero e i produttorisarebbero equamente remunerati. È stato lanciato il “cassettone bio”:una cassa di frutta e verdura biologica di stagione che può essereordinata direttamente ai produttori o attraverso numerose cooperative.La consegna? A domicilio o nei punti di raccolta. A Roma sono più di2000 le famiglie che li acquistano. www.aiab.it Em.Is.

ALLE ACLI UNA CASA PER I GAS

IL LEGAME CON IL TERRITORIO e l’interesse per le persone, i diritti,l’eguaglianza accomunano le due realtà: le Acli, Associazioni cristianelavoratori italiani (una rete di 8 mila strutture territoriali), e i Gruppi di acquisto solidale. Per questo motivo in tutta Italia, in modospontaneo, su iniziativa locale e senza alcun coordinamento centrale,molti circoli Acli stanno aprendo le porte ai Gas, diventandone promotorie fornendo loro supporti logistici. “L’idea dell’acquisto in comune tra un gruppo di consumatori è alla base degli spacci Acli, diffusi negli anni 70, oggi praticamente scomparsi”, racconta Paolo Ricotti,coordinatore Acli della provincia di Milano. “Ora vogliamo recuperarequel modo solidale, etico, aggregativo di approcciarsi al consumo, con un’attenzione alla qualità e al risparmio”. www.acli.it E.T.

Dopo un percorso partecipativo di oltre un anno, che ha coinvolto molti soggetti del mondo dell’economia solidale e del terzo settore, in tavoli di confronto per raccogliere esperienze e bisogni, è nato il primo social network equosostenibile.

Zoes.it, la community dell’economia solidale e sostenibile

I GAS ESISTONO, ANCHE PER LA LEGGE

PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA, una legge, la Finanziaria 2008, contiene una normache riconosce i Gas e scioglie ogni dubbiosulla questione fiscale: i gruppi di acquistosolidale non devono pagare l’Iva, perchénon svolgono attività commerciale.

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| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 45 |

25-28 maggioBARILA PIAZZA DELL’EDILIZIA SOSTENIBILEEesposizione di prodotti di bioedilizia e per il risparmio energeticoFiera EdilLevante www.ecodialogando.com

29 maggio - 2 giugnoTRENTOFESTIVAL DELL’ECONOMIATema della III edizione sarà “Mercato e democrazia”. Tra gli oltre 300 relatori,Anthony Giddens, Romano Prodi, Nouriel Roubini.www.festivaleconomia.it

3 giugnoROMAPRESENTAZIONE GUIDA BLU 2008 L’appuntamento con la notaclassifica di Legambiente

sulla qualità delle località costiere.www.legambiente.eu

3 - 5 giugno MILANOPOWER-GEN EUROPEFiera europea sulla produzione di energiawww.powergeneurope.com

5 giugnoGIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTEIl 2008 è l’Anno Internazionale del Pianeta. L’Italia celebrerà la giornatacon numerose iniziative. unep.org/wed/2008

6 giugno VENEZIALE BASI DELL’AZIONE SOCIALE:FIDUCIA, NORME E RELAZIONI DI RETEOrigine, significato e rilevanza del capitale socialeFacoltà di Economia - università Ca’ Foscari www.unive.it/economia

7 giugnoMOBILITAZIONE NAZIONALE PER IL CLIMALo slogan di quest’anno è “Fermiamo la febbre del pianeta, facciamolo noi,facciamolo adesso”.www.legambiente.eu

16-20 giugnoMODENAMODENABIO2008XVI congresso mondiale dell’agricolturabiologica organizzato da Ifoam.Tra gli ospiti Vandana Shiva, Evo Morales, Serge Latouche, Carlo Petrini e Wolfgang Sachs.www.modenabio2008.org

APPUNTAMENTI MAGGIO>GIUGNO PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

8-12 maggioTORINOXXI FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBROTema dell’edizione di quest’anno è: Cisalverà la bellezza?Torino Lingotto Fierewww.fieralibro.it

9-11 maggioPADOVAXIII EDIZIONE CIVITAS – LA PIAZZADELLA SOLIDARIETÀ, DELL’ECONOMIASOCIALE E CIVILETema di quest’anno: “Un mosaico dacostruire. La persona, la città, il pianeta”www.civitasonline.it

10 maggioGIORNATA MONDIALE DEL COMMERCIOEQUO E SOLIDALEIl tema di quest’anno è “Fair trade +Ecology”, ovvero la relazione tracommercio equo e ambiente. www.wftday.org

11 maggio 2008ZELATA DI BEREGUARDO (PAVIA) GIORNATA DEL CONSUMATOREBanchetti di prodotti biodinamici, giochiper adulti e bambini e una conferenzasull’agricoltura biodinamica con FabioBrescacin, presidente Ecor.Organizzata dall’associazione perl’agricoltura biodinamica e da Ecor.www.rudolfsteiner.it/biodinamica

13-16 maggio OASI DI CAVORETTO (TORINO) IL LAVORO DI STRADA CON I GIOVANICorso di formazione per operatori socialiUniversità di Strada – Gruppo Abelewww.gruppoabele.org

15-17 maggioVERONA SOLAREXPO 2008 & GREENBUILDING Mostra e Convegno internazionale suefficienza energetica e architetturasostenibile Fiera di Veronawww.solarexpo.com

15-17 maggioVENEZIAII CONGRESSO FEDERALE AIAB Due convegni: “I Mercati del bio: filiera corta e sviluppo locale” e “La biodiversità coltivata”Venice International Universitywww.aiab.it

16 maggioCOMOLEGALITÀ E SUD: L’ ESPERIENZA DELLA LOCRIDEDalla relazione con il Consorzio GOEL,impegnato nella Locride per promuoverel’integrazione sociale e la lotta alla precarietà con cui la ‘ndranghetamantiene il controllo di quei territori,nasce l’idea di un corso di conoscenza e un viaggio in Calabria.Associazione L'Isola che c'è -Coordinamento Comasco per la Pace.www.lisolachece.org

16-17 maggioEUROPEAN SOLAR DAYSAmbiente Italia, Legambiente, KyotoClub, Assolterm, Assosolare, Solarexpo e Gifi lanciano I Giorni del Solewww.eusd.it

16-18 maggioCAMALDOLI (AREZZO)VOLONTARI PER LA COOPERAZIONEALLO SVILUPPOCorso di formazione organizzato da Coopi – Cooperazione internazionale,CIES – centro informazione ed educazione allo sviluppo, CNV di Lucca e Africa Insieme di Pisa. www.coopi.org

17 maggioBARIFESTIVAL TEATRALE PALCHI DI MONDOPuccettina e la bottega delle sette legheFavola equa e solidale per bambini da 10 anni in sù. Tappa in puglia per il tour teatrale nato per comunicare i principi del Commercio Equo.www.palchidimondo.ilcannocchiale.itwww.unsolomondo.org

17-18 maggioAVEZZANO (L’AQUILA)SULLE ORME DELLA NATURAPrima edizione del Villaggio Bioecologicoorganizzato dall’associazione Vita Sana.www.sulleormedellanatura.it

17-18 maggioMISANO (RICCIONE)I GAS NELLE COSTRUZIONE DELLE ALTERNATIVEVIII convegno nazionale dei Gruppid’acquisto solidalewww.retegas.org

18 maggioPETACCIATO (CAMPOBASSO)PORTE APERTE ALLA FATTORIA DI VAIRAEcor, Naturasì e Banca Etica presentanol’azienda agricola che pratica e sperimentail metodo biodinamico di agricoltura. Tel. 0438/720410, www.ecor.it

21-23 maggioFERRARAH2OMostra Internazionale delle tecnologieper il trattamento dell’acqua.www.accadueo.com

23-25 maggioFIRENZETERRA FUTURAQuinta edizione della mostra-convegnointernazionale sulle buone pratiche disostenibilità, promossa da Banca Etica,Fondazione Responsabilità Etica eAdescoop in partnership con Acli, Arci,Caritas, Cisl, Fiera delle Utopie concretee Legambientewww.terrafutura.it

23-25 maggioFIRENZERUÒTATI ZEV (ZERO EMISSION VEHICLES)XI Festival delle ruote ecologiche.Mostra, Gran Premio e convegnointernazionale: dai pattini all'autobuselettrico. Mostra: Parco delle Cascine,viale Abramo Lincoln. Convegno: PalazzoVecchio, Piazza della Signoriawww.ruotati.com

24-30 maggioSETTIMANA DELLE AREE PROTETTEIn occasione della III Giornata europeadei Parchi (24 maggio), Legambientededica una settimana alla promozionedella aree protette nel nostro Paese.www.legambiente.eu e www.europarc.org

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me anche una “banca delle risorse”: dalle competenze di persone eorganizzazioni, a luoghi e servizi da poter scambiare e condividere.Zoes sarà un laboratorio dove approfondire, testare e mettere in pra-tica opportunità come questa, grazie anche all’esperienza dellerealtà che la promuovono.

Segnalato da...Uno dei nodi maggiori che Zoes.it ha dovuto affrontare è come “ac-cogliere” soggetti economici che desiderano entrare a far parte della“community” e offrire i propri prodotti e servizi attraverso il “buon-mercato” sul sito. L’intenzione non è quella di certificare i membri

me Lilliput; o sono nate Città dell’Altreconomia come quella di Ro-ma e altre iniziative locali o nazionali di partecipazione attiva. La ric-chezza e la diversità di queste realtà sono impressionanti, come an-che la capacità creativa che le anima.

I tempi sono maturi per ricreare sulla Rete una piattaforma diconvergenza delle realtà dell’economia solidale e della sostenibilità:gruppi di acquisto solidale (GAS), distretti dell’economia solidale(DES) e rete dell’economia solidale (RES), produttori del biologico,mercati contadini e consumatori critici, operatori del turismo re-sponsabile, del commercio equo, del risparmio energetico e dellaproduzione di energia alternativa, della mobilità ecologica, della ri-storazione biologica, fino ai servizi e prodotti di econo-mia e finanza etica. E ancora: i settori dell’abbigliamen-to e dell’arredamento ecologico, della bioarchitettura,dell’informatica “libera e aperta”, dell’informazione ededitoria indipendente, dell’igiene e delle medicine alter-native, della cooperazione e del cooperativismo, dellebanche del tempo, della valorizzazione delle competen-ze culturali e multiculturali...

Uno spazio aperto per lo scambio reale Zoes è dunque una piazza e un mercato virtuale. Non so-lo informazione, ma un punto di riferimento dove si in-contrano produttori, imprenditori, distributori, fornitoridi servizi, operatori, professionisti, amministratori, con-sumatori e cittadini sensibili. È piattaforma aperta (e na-turalmente basata sul software libero) di commercio elet-tronico di prodotti e servizi “equo-sostenibili”, luogo discambio sotto varie forme innovative e sperimentali, in-crocio tra domanda e offerta di progetti e imprenditoria-lità innovativa con l’idea in prospettiva di attivare un“borsino delle opportunità finanziarie” per incontrarepotenziali finanziatori o investitori “etici” nel settore. Edove poter fare acquisti collettivi per risparmiare sul tra-sporto e sull’ambiente. Il sistema è completamente geo-referenziato, per cui è possibile individuare sulla mappatutti i soggetti segnalati. Si avvale inoltre di un potentemotore di ricerca semantico. Zoes.it ha infine una forteimpronta di “social networking” e web 2.0, promuoven-do le reti tra individui e tra comunità di pratica.

Ma le idee non si fermano qui. Sulla scorta di espe-rienze come quella dell’economia solidale brasiliana edelle varie monete locali, è allo studio un sistema dimoneta virtuale come modalità alternativa e solidale dieconomia tra organizzazioni ed imprese aderenti. Co-

Andrea SaroldiGruppi di AcquistoSolidali

Edizioni EMI, 2001

Lorenzo ValeraGAS. Gruppi diacquisto solidali

Terre di Mezzo, 2005

Davide BiolghiniIl popèolodell’economia solidale

Edizioni EMI, 2007

Francesco GesualdiSobrietà Dallo spreco di pochiai diritti per tutti

Feltrinelli, 2005

Sito della Rete nazionale dei Gas www.retegas.org

Sito della Rete di economia solidale www.retecosol.org

Sito dell’Associazione agricoltura biologica www.aiab.it

Sito di gestione dei Gas www.economia-solidale.org

del sito (per questo esistono già enti certificatori e altri or-ganismi preposti), ma offrire una selezione di organizza-zioni che sono riconosciute nella rete di relazioni e di fi-liera come eque e sostenibili. È stato quindi definito unsistema di accreditamento che dia modo al visitatore diavere il maggior numero di informazioni possibili sulruolo sociale, culturale ed economico delle organizzazio-ni presenti - attraverso quattro diversi livelli:1. segnalazione da parte di altri membri e di reti di or-

ganizzazioni2. autocertificazione e presentazione, secondo un que-

stionario con criteri di trasparenza, sostenibilità, rela-zione e impatto sul proprio territorio

3. screening redazionale, attraverso informazioni pub-blicamente disponibili

4. commenti degli utenti del sito (in particolare di chi hautilizzato servizi e prodotti)

I promotoriZoes.it nasce con l’idea di fornire servizi e informazioni atutte le comunità di pratica, i produttori e i consumatorisensibili per ampliare il numero di persone e organizza-zioni che si fanno a loro volta promotori della sostenibi-lità e della responsabilità sociale sul proprio territorio.

Non a caso tra i principali promotori c’è la Fondazio-ne culturale responsabilità etica (del sistema Banca Eti-ca): un’organizzazione autorevole a garanzia che infor-mazioni, prodotti e servizi provengano realmente da sog-getti di economia solidale. Co-promotore è la Fondazio-ne Sistema Toscana, a garanzia ulteriore sul lato tecnicoe progettuale, grazie all’esperienza di www.intoscana.it,il portale ufficiale del “sistema” Toscana. L’idea delle fon-dazioni si concretizza in un forte impegno per fornireuno strumento a disposizione di tutti che favorisca la cre-scita della comunità ecosostenibile. ll progetto sarà pre-sentato a fine maggio durante Terra Futura 2008 e neiprossimi mesi le alleanze che già si stanno costruendoinizieranno a promuoverlo. Sono in corso, infatti, accor-di con alcune delle maggiori organizzazioni nonprofitnazionali dei vari settori, perché diventino partner ediffondano zoes.it all’internodelle loro reti e dei loro soci, con-dividendone lo spirito e unaprogettazione comune. .

INFO

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| economiasolidale |

LINK UTILI

LIBRI

Page 24: Mensile Valori n.59 2008

| inbreve || inbreve |

finanzaeticaImparare a risparmiare. La microfinanza per il welfare >48 Eni ed Enel. Tutto pronto per le assemblee >51Centoventi accordi per Intesa-Sanpaolo >52

17 MILA CONTRODEUTSCHETELEKOM

Ha preso il via ad aprile il maxiprocesso che vede oltre 800 avvocati impegnati nella tuteladegli interessi di circa 17 milaazionisti in causa contro la DeutscheTelekom. La compagnia è accusatadi aver gonfiato le cifre delleprospettive di ricavo in occasionedell’immissione sul mercato della sua terza tranche di azioni nel 2000. All’epoca un singolo titolodi DT venne quotato a 66,50 euro,un valore sei volte superiore a quello odierno. Alla DT si rimproveradi aver nascosto la propriaintenzione di sborsare 35 miliardi di dollari per l’acquisizione dellasocietà statunitense Voicestream. La richiesta complessiva di risarcimento danni ammonta a 80 milioni di dollari. Come hasottolineato il quotidiano britannicoGuardian, tuttavia, il caso, cherappresenta in Germania il primoesempio di class action dopo la riforma legislativa (in linea con le proposte avanzate dallacommissaria UE alla ConcorrenzaNeelie Kroes), rischia di trascinarsiper anni di fronte all’incredibilemole di documenti, udienze e personale impiegato. Difficileinoltre che DT possa abbreviare i tempi scegliendo la strada delpatteggiamento (opzione cui avevafatto recentemente ricorso in uncaso simile negli Stati Uniti) dalmomento che, per stessa ammissionedegli avvocati dei querelanti, le prospettive di una vittoria degliazionisti non sembrano essere molte.

ADDIO PETROCHINA,DALL’UE UNASCELTA ETICA

Il Parlamento Europeo ha ritirato la propria partecipazione dallacompagnia petrolifera PetroChina a causa del solido legame tra il governo di Pechino, che attraversola China National PetroleumCorporation ne controlla l’88%, e il regime sudanese. L’UE ha cosìaccolto la richiesta presentata da un gruppo di europarlamentariguidati dalla gallese Glenys Kinnocke dall’Ong britannica Aegis Trust di boicottare l’impresa cinese che, attraverso le royalties versate a Khartoum, finanzia di fatto il conflitto nel Darfur.

La partecipazione dell’UE facevaparte del portafoglio del fondopensione europeo (MEP). “Le azionisuperano le parole – ha commentatoil direttore di Aegis Trust JamesSmith –. La Aegis si augura che altriparlamenti e governi europeiseguano le orme dell’UE e mandinoal Sudan un messaggio finanziario:le atrocità di massa devono cessareadesso. PetroChina ha disatteso gli impegni continuando a finanziareil regime sudanese mentrequest’ultimo attaccava i suoi stessicittadini. Ad uno ad uno, gli investitoridotati di coscienza hannoabbandonato PetroChina”. Tra i fondipensione che si sono disimpegnatidalla compagnia cinese il PGGM,secondo fondo olandese, e gli statunitensi Fidelity Investmentse Hathaway di proprietà dell’uomopiù ricco del pianeta, il miliardarioamericano Warren Buffet.

BAE SYSTEMS:LE INDAGINIPOSSONORIPARTIRE

Per le Ong britanniche Campaign Against Arms Trade(CAAT) e The Corner House è arrivata la vittoria tantoattesa. Venendo incontro alle loro richieste, l’AltaCorte di Londra ha dichiarato illegittima la decisione di interrompere le indagini a carico di BAE Systems, il principale fornitore militare europeo. BAE era sottoinchiesta per il presunto utilizzo di 114 milioni di dollari, provenienti da fondi neri, allo scopo di corrompere alcuni funzionari del governo dell’ArabiaSaudita, ma nel dicembre 2006 il Serious Fraud Office(SFO) britannico aveva deciso di sospendere le indaginia carico della compagnia. Il caso era stato avviato in relazioni agli accordi ventennali sottoscritti nel 1985

tra BAE Systems e il governo di Ryad e conosciuti come “Al Yamamah”. L’intesa, dal valore di 33 miliardi di euro,prevedeva la vendita di aerei e navi da guerra. Nel corso delleindagini il SFO si trovò ad unpasso dall’ottenere l’accesso

ai dati dei conti svizzeri coinvolti nell’operazionequando l’ambasciatore saudita a Washington Bandarbin Sultan (oggi presidente del Consiglio nazionale di sicurezza) minacciò di ritirare il suo Paese dall’affarese l’inchiesta non fosse stata interrotta. Pare chel’allora premier Tony Blair avesse espresso la propriaconvinzione circa l’opportunità di chiudere le indaginiallo scopo di garantire la buona riuscita dell’affare.Secondo i giudici dell’Alta Corte, la decisioneaccondiscendente del SFO rappresentò “un tentativoriuscito da parte di un governo straniero di pervertire il corso della giustizia nel Regno Unito”.

CLUSTER BOMB:NUOVA ZELANDAE IRLANDA FANNOMARCIA INDIETRO

Il Super Fund, il fondo pensione governativo riservato ai dipendenti pubblici della Nuova Zelanda, cederà la propria partecipazione azionaria nelle societàimpegnate nella produzione delle micidiali bombe a grappolo, le tristemente celebri cluster bombs. Per quanto di scarso peso finanziario (secondo l’ultimo rilevamento, a giugno 2007 l’ammontare degli investimenti del Super Fund in società del settoreera pari a 13 milioni di euro, ovvero lo 0,2% del capitaledel fondo), il provvedimento esprime un forte segnalecirca l’impegno del governo di Auckland nella campagnainternazionale per la messa al bando degli ordigni a frammentazione. «Accolgo con piacere questo

importante annuncio da parte del Board of Guardians (l’organismo chesupervisiona le attività del fondo, ndr) – ha dichiarato il ministro neozelandeseper il Disarmo e il Controllo delle ArmiPhil Goff –. Sebbene indipendente per legge, il Board aderisce a unapolitica di investimento responsabile ed è conscio del forte sostegno dellaNuova Zelanda alla messa al bando

delle cluster munitions». Unitamente a Austria, Irlanda,Messico, Perù e Norvegia (che a gennaio ha disinvestitoin tre società), la Nuova Zelanda aderisce al cosiddettoOslo Process, un’iniziativa che ha preso il via lo scorsoanno con l’obiettivo di rendere illegali gli ordigni a grappolo. Nel corso di una riunione programmata a Dublino nel mese di maggio, i sei Paesi dovrebberoredigere la stesura definitiva del documento per la messa al bando delle bombe. In lieve anticiposull’omologo neozelandese, anche il National PensionReserve Fund (NPRF) irlandese ha annunciato di volerabbandonare le proprie partecipazioni in sei società del settore delle cluster bombs: Raytheon, GeneralDynamics, Lockheed Martin, Alliant Techsystems, L-3 Communications e Thales. Il valore azionariodell’operazione è di 27 milioni di euro, quello del NPRF di 21,3 miliardi.

AL VIAL’INDICEAZIONARIO“TERROR-FREE”

Investire senza finanziare il terrorismointernazionale. A tal fine è nato il CSAG Terror-Free, l’ultimo indiceazionario realizzato dalla FTSE(controllata dal Financial Times e dalla London Stock Exchange, la borsa britannica) e dal ConflictSecurities Advisory Group (CSAG), un centro di ricerca con sede a Washington. Escluse dall’indice le imprese che fanno affari in Iran,Siria, Sudan e Corea del Nord, i quattro membri del cosiddetto“asse del male”. Una nota dellaFTSE spiega che la messa al bandodelle società che agiscono in questiPaesi (con l’eccezione delle impreseche operano esclusivamente in campo umanitario) è in linea con la politica di monitoraggiofinanziario già adottata da organizzazioni pubbliche e private e da 19 stati americani tra cui New York, New Jersey,Massachusetts, California, Texas,Pennsylvania, Maryland, Missouri e Louisiana. “FTSE e CSAG hannoaccolto la domanda degli investitoriamericani per una possibilità di investimento “terror-free”introducendo a tale scopo questonuovo indice” hanno commentato il presidente di FTSE Americas JerryMoskowitz e il Ceo di CSAG RogerRobinson in una nota congiunta. Le compagnie escluse dall’indicesono state informate della decisionee sollecitate a fornire eventualichiarimenti. I loro nomi non sonostati resi noti.

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NIGERIAI GOVERNI FINANZIANOIL MICROCREDITO

Il governo di Lagos ha annunciato una norma sul finanziamento del microcredito in Nigeria. Ne ha dato notizia il quotidiano localeVanguard. Parlando in occasionedell’inaugurazione della BerachahMicro-Finance Bank Limited, uno dei numerosi istituti di creditonigeriani specializzati nella microfinanza,il governatore di Lagos, BabatundeFashola, ha annunciato di aver inviatoall’Assemblea Nazionale una propostadi legge per l’introduzione di unanorma che imponga ai governi locali di destinare almeno l’1% del propriobudget alle operazioni di microfinanza.Le associazioni di microcredito hannoconosciuto una grande espansione in Nigeria (secondo gli ultimi datidella Banca Centrale nigerianasarebbero addirittura 716), grazieanche alla politica di sostegnoimplementata dal governo negli ultimianni. A parlare per la prima volta di una norma che imponesse il finanziamento statale al microcreditoera stato il presidente della repubblicaOlusegun Obasanjo sul finire del 2005.Come ha ricordato il sottosegretarioallo sviluppo rurale Hon PaulKalejaiye, l’accesso alle risorsemicrofinanziarie continua ad essereuno dei principali problemi per i Paesi poveri mentre la diffusionedelle associazioni di microcredito non risulterebbe efficace soltanto nella lotta alla povertà, ma anche nell’abbattimento della diffusa corruzione.

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dere i soldi messi da parte. Ma anche che più sono frequenti e regola-ri i depositi, anche di piccole somme, in banca, maggiore è il rispar-mio. Come se tenere i soldi in banca, sia un deterrente alla spesa. Lamaggior parte dei partecipanti ai programmi di asset building ha ri-sparmiato riducendo i consumi e cambiando i propri comportamen-ti di spesa: comprando quantità inferiori di cibo, mangiando menofuori casa, spendendo meno per il tempo libero.

Risparmiare però è risultato più difficile del previsto. Nella speri-mentazione americana della CFED solo il 60% dei partecipanti hamesso da parte la somma prefissata. Il risparmio medio mensile eradi 25 dollari, contro i 43 stabiliti. La formazione finanziaria di baseha avuto effetti molto positivi sulla capacità di risparmiare.

I migliori risparmiatori (non si tratta però di risultati statistici si-gnificativi) sono risultate le donne, intorno ai 40 anni, con un livellodi istruzione alto (laurea). Un risultato interessante: la correlazionetra reddito e risparmio. Guadagnare di più non porta a risparmiaredi più, anzi. L’asset building si è rivelato uno strumento efficace percombattere l’usura.

Segreti per il successo dell’asset buildingDalla ricerca di Banca Etica si possono trarre alcune conclusioni, sep-pure con una certa semplificazione. Risultano fondamentali la diffu-sione della cultura del risparmio, l’attenzione alla formazione, il carat-tere locale dei progetti e dei finanziamenti, che permettono diinterpretare e rispondere meglio ai bisogni del territorio. Negli Usal’assets building è nato dal basso, non da un’iniziativa pubblica, bensìgrazie a piccoli programmi da parte di gruppi non profit locali. Questosembra essere un elemento determinante per l’esito dei programmi.

Fondamentale il ruolo degli organizzatori che devono lavorare sudue livelli: locale, grazie al rapporto di fiducia con la popolazione de-gli enti radicati sul territorio. E nazionale, per il coordinamento deiprogrammi. Centrale anche il ruolo dei finanziatori, banche o fon-dazioni. Difficile trovare istituti di credito disposti a impiegare i pro-

pri fondi in progetti di assets building. Non esistonoinfatti ancora dati che dimostrino la convenienza,per i finanziatori” di questi progetti. È necessario va-lutare le componenti di investimento sociale, e nontanto finanziario, dell’assets building. Deve essere vi-sto come uno strumento di lungo periodo, basato sul-la costruzione graduale di un patrimonio. Deve riu-scire a modificare la mentalità e il comportamentodei soggetti coinvolti. .

| finanzaetica |

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| finanzaetica | costruire il futuro |

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La Provincia di Torino sperimenta un nuovo strumento di microfinanza e di welfare, molto usato negli Stati Uniti per la lotta alla povertà: l’assets building. Chi riesce a risparmiare è premiato. La filiale locale di Banca Etica ha studiato i casi Oltreoceano ed è partner nella realizzazione del progetto nel capoluogo piemontese.

ER OGNI EURO CHE METTO DA PARTE, ne ricevo un altro. Nonè una delle tante offerte che si trovano al supermercatoe che spingono ad acquistare sempre di più. Anzi, al con-

trario, è uno stimolo a risparmia-re. Si chiama assets building, untermine anglosassone, come an-

glosassoni sono le origini di questo strumento di microfinanza e di wel-fare. È applicato nei contesti di vulnerabilità sociale. Non, quindi, dipovertà estrema. Situazioni, oggi sempre più comuni, di incertezza eco-nomica e sociale, dovuta all’instabilità lavorativa, alla difficoltà di ac-quistare una casa, al caro vita. Il temine assets building si può tradurrecome “costruzione di un patrimonio”. Si basa sul concetto che il be-nessere non dipenda tanto dal reddito, quanto dal patrimonio. Nondallo stipendio a fine mese, ma da quanto si riesce a mettere da parte,per progettare il proprio futuro. Fondamentale, quindi, il risparmio. Suquesto si basa l’assets building: educare al risparmio. Il concetto di baseè lo stesso che guida il microcredito: non basta risolvere un’emergen-za, bisogna pensare al lungo termine. I fondi stanziati dall’ente pub-blico vengono assegnati alle famiglie in difficoltà, ma che percepisco-no un reddito, purché dimostrino di impegnarsi a risparmiare. Unostrumento di aiuto individuale che però porta benefici all’intera so-

cietà. La spesa sostenuta dallo Stato o dall’ente pubblico è un investi-mento, economico e sociale, sul futuro. Economico, perché il rispar-mio di una famiglia, moltiplicato grazie ai fondi pubblici, si trasformain crescita economica per tutta la società, aumentando le possibilità diacquistare beni e servizi. Un investimento sociale perché educare al ri-sparmio significa educare alla progettualità, responsabilizzare, guarda-re al futuro. Lo sottolinea uno studio condotto dall’OCSE (Organizza-zione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) nel 2003,intitolato “L’assets building e l’uscita dalla povertà: un nuovo dibattitosulla politica di welfare”.

A trarne beneficio è anche lo Stato. Negli Usa, leader dei program-mi di assets building, l’Ong Corporation for Enterprise Development(CFED) ha stimato che per ogni dollaro investito in programmi di ri-sparmio assistito e integrato, dovrebbero ritornarne cinque nelle cassepubbliche: maggiori vendite, case, nuove attività, una migliore perfor-mance scolastica a livello nazionale.

A Torino con la Provincia e Banca EticaLa Provincia di Torino, insieme alla filiale locale di Banca Etica, ha av-viato la prima sperimentazione in Italia di asset building. Rientra nelProgramma triennale di politiche pubbliche di contrasto alla vulne-

Imparare a risparmiareLa microfinanza al servizio del welfare

di Elisabetta Tramonto

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rabilità sociale e alla povertà (2005-2008), “Fragili Orizzonti” (Provin-cia di Torino, Servizio Solidarietà Sociale, responsabile: Cristina Cap-pelli, [email protected]). Un programma integratoche prevede un intervento in cinque ambiti: il sostegno al risparmioe al credito (assets building e microcredito), il consumo responsabile,le politiche abitative, per la salute e per il lavoro.

I dati dell’Osservatorio del Nord Ovest hanno rilevato, nella pro-vincia di Torino, una situazione di fragilità economica che riduce il te-nore di vita delle famiglie, senza arrivare a un’effettiva povertà. Il 25%delle famiglie non riesce a risparmiare, il 20% non possiede capitali si-gnificativi. In un contesto simile, l’assets building risulta lo strumentoideale. La Provincia ha stanziato 120 mila euro, pensando a 80 bene-ficiari, suddivisi in quattro zone, con un contributo massimo di 1.500euro a testa (nel caso in cui riesca a risparmiarne altri 1.500). I benefi-ciari individuati si dividono in due categorie: i giovani, studenti e non,tra i 17 e i 25 anni e le donne, con un figlio a carico o senza patente.Obiettivi: per i giovani il proseguimento degli studi e l’avvio al mon-do del lavoro, per le donne il miglioramento della gestione del bilan-cio familiare e la possibilità di ottenere la patente per agevolare la ri-cerca di un impiego. Il programma prevede un percorso di formazionee di educazione al risparmio, organizzato da Banca Etica. Entrerà nelvivo nei prossimi mesi. È ancora presto quindi per poterne valutare irisultati. Meglio guardare Oltreoceano, negli Stati Uniti e in Canada,dove l’assets building è uno strumento già collaudato.

La Provincia di Torino ha affidato a Banca Etica il compito di ela-borare un modello di assets building adatto alla realtà torinese. Na-dia Lambiase ha condotto lo studio, verificando sul campo i proget-ti già avviati: negli Stati Uniti, con la Ong Corporation for EnterpriseDevelopment (CFED, www.cfed.org), e in Canada, con la società distudi sociali Social Research and Demonstration Corporation(www.srdc.org). Ci concentreremo in particolare sul caso america-no, perché maggiori sono i dati a disposizione.

La lezione da OltreoceanoMettere nero su bianco la ricetta dell’asset buildingnon è semplice. Troppi i fattori, anche esterni, cheinfluenzano il risultato finale. Troppe le differenzetra le diverse società dove viene applicato e le mo-dalità, ma si possono trarre alcune conclusioni.

Per quanto riguarda i programmi di risparmio èemerso che maggiore è l’obiettivo che ci si prefigge,minore è la tentazione di prelevare in banca e spen-

L’ASSET BUILDING MADE IN USA

CIRCA 540 i programmi di assetbuilding attivi, sponsorizzati da enti locali o fondazioniOltre 50 mila i partecipanti,49 Stati coinvolti, 367 miliardidi dollari erogati dal governofederale nel 2005. Ogniprogramma dura dai 3 ai 5 anni.

Dalla Danimarca la nuova sfida del Social BankingA Rønde si prepara la Summer School 2008 dell’ISB. Al centro del dibattito le nuove sfide di una finanza etica sempre meno “di nicchia”. Serve un coordinamento internazionale e un equilibrio tra interessi economici, sociali ed ecologici.

RODOTTI FINANZIARI, RESPONSABILITÀ, ECOLOGIA. Sono alcunidei temi che animeranno l’International Summer School2008, in programma dal 27 luglio al primo agosto a Røn-

de, in Danimarca. Quello organizzatodall’Institute for Social Banking (ISB) diBochum è un importante appuntamen-

to europeo per la formazione di studenti e operatori fi-

nanziari di fronte a un mercato mondiale sempre più tur-bolento e a un’esigenza formativa chiamata necessaria-mente ad allargare i propri confini geografici.

Lo sviluppo di un crescente coordinamento interna-zionale è uno degli aspetti di maggiore attualità. «Para-gonate alle principali istituzioni finanziarie, le organiz-zazioni orientate alla finanza etica sono spesso piccole e

di scarsa portata, anche se esperte nelle rispettive nic-chie. Il loro coordinamento diventa quindi una strate-gia appropriata e promettente», spiega Sven Remer, or-ganizzatore della Summer School 2008. Esempi dinetwork sono oggi riscontrabili quasi esclusivamente alivello locale o regionale (Febea, Fédération européennede Finances et Banques Ethiques et Alternatives,

www.febea.org, conta oggi 24 membri nel Vecchio Con-tinente), ma l’esempio di coordinamento interconti-nentale fornito dall’Inaise (25 nazioni e 4 continenticoinvolti, www.inaise.org) fa ben sperare per il futuro.

In attesa di un avvenire diverso, non resta che fare iconti con un presente fatto di crisi e bolle speculative, chehanno segnato ciclicamente il fallimento di quei principi

di Matteo Cavallito

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| azionariato critico | finanzaetica |

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 51 |

| finanzaetica |

“PROFIT FOR PEOPLE AND PLANET”. Un titolo significativo per la seconda edizione della Summer School, organizzata a Rønde, in Danimarca, dall’Institute for SocialBanking (a cui aderisce la Fondazione Culturale Responsabilità Etica), in collaborazionecon la Merkur Bank di Copenhagen. L’istituto è stato fondato nel 2006 da dieci societàeuropee del settore finanziario (banche e providers) a orientamento “sociale”. Tra i temiapprofonditi nei seminari, i cambiamenti climatici, le nuove competenze e i prodottifinanziari. In occasione della mostra-convegno Terra Futura (Firenze, 23-25 maggio),l’ISB presenterà una vetrina di progetti, reti, eventi, politiche e normative inerenti alle tematiche dello sviluppo sostenibile (ambientale, economico e sociale) a livello internazionale. www.social-banking.org www.terrafutura.it

L’ISB E LA SUMMER SCHOOL 2008[27 LUGLIO - 1 AGOSTO]

di trasparenza e autocontrollo che il mondo finanziarioavrebbe dovuto fare propri da tempo. Quale potrà esseredunque il contributo del social banking? «La risposta vacercata nei principi basilari», sostiene Remer. Tracolli or-mai leggendari come il Dotcom e i subprime «evidenzia-no un elemento comune: l’avidità di investitori e rispar-miatori che puntano a un rapido profitto. Il social bankingha obiettivi e valori diversi. In questo contesto la sfida de-cisiva consiste nel trovare modelli di business in grado diraggiungere il giusto equilibrio tra i profitti economici, so-ciali ed ecologici».

Verso una finanza socialeSono diversi, in questo senso, i programmi di finanza so-

ciale in gioco (microcredito, investimenti responsabiliecc.) tutti caratterizzati da un’utilità variabile a seconda delcontesto. Di certo, tuttavia, gli ultimi sviluppi del mondofinanziario sembrano aver evidenziato un fenomeno nuo-vo e potenzialmente rivoluzionario: lo “sdoganamento”dei fondi etici. A lungo relegati nei portafogli delle banche“specializzate”, i fondi sostenibili hanno saputo guada-gnare terreno in un contesto sempre più imprevedibile,come dimostra, tra gli altri, l’esempio fornito dal mercatobritannico. Secondo i risultati di una ricerca condotta dal-l’istituto inglese Co-operative Bank, nell’ultimo trimestredel 2007 l’ammontare di capitale gestito dai fondi etici sa-rebbe aumentato del 18% rispetto all’anno precedente,sfiorando quota sei miliardi di sterline. Nel solo RegnoUnito il valore attuale dei prodotti finanziari etici sarebbepari a 13,3 miliardi (+15% rispetto all’anno passato).

Tra le conseguenze di questa espansione ci sarebbe ilnuovo interesse delle banche d’affari per gli investimentietici, un fenomeno capace di trasformare il social bankingin una risorsa quasi “universale” ora che, ricorda Remer:«anche i maggiori operatori iniziano a capire che “social-mente responsabile” non significa non profit». Inevitabilea questo punto che il tema della formazione torni ad esse-re centrale nel superamento dei “dogmi” tecnico-quantita-tivi attraverso un nuovo orientamento qualitativo capacedi far comprendere il valore aggiunto della finanza etica.«Finché non comprenderanno i problemi della grande fi-nanza e i benefici del social banking e della finanza etica – conclude Remer – investitori e consumatori saranno ri-luttanti ad accettare ricavi inferiori e costi maggiori». .

L 10 GIUGNO L’ASSEMBLEA DI ENI, l’11 quella di Enel. I due appunta-menti sono segnati sull’agenda della Fondazione Culturale Re-sponsabilità Etica, pronta a esercitare i suoi diritti di azionista, o

meglio, di azionista critico, denun-ciando le politiche delle due compa-gnie che danneggiano l’ambiente,

violano i diritti umani e nuociono anche agli interessi, economici, de-gli azionisti. La Fondazione non sparerà nel mucchio, criticando in ge-nerale le aziende. Per cercare di ottenere risultati concreti, anche se nellungo termine, arriverà alle assemblee con pochi punti, ben argomen-tati e documentati, su cui puntare. I due “consulenti tecnici”, Green-peace per Enel e CRBM (Campagna per la Riforma della Banca Mon-diale) per Eni, hanno studiato bilanci, strategie,impatti ambientali e sociali delle due aziende. Risulta-to: due punti per ogni azienda (i minuti a disposizionesono solo 15, meglio essere sintetici ed efficaci).

Mentre in Italia si discute di un possibile ritorno alnucleare (tema del dossier di questo numero di Valo-ri), all’estero Enel ci ha già messo le mani, partecipan-do ai lavori della centrale nucleare di Mochovce, in Slo-vacchia, della Slovenske Elektrarne, di cui controlla il66%. Reattori di epoca sovietica pre-Chernobyl, chestanno sollevando forti preoccupazioni, soprattutto in Germania, perla questione sicurezza. Greenpeace, con altre associazioni ambientali-ste e Ong slovacche, ha denunciato il governo di Bratislava per nonaver avviato la procedura di valutazione di impatto ambientale, ri-chiesta dalla legislazione Ue. E Greenpeace ha anche presentato ricor-so alla Commissione europea, sostenendo che «le scelte del governoslovacco si configurano come aiuti di stato illegali». L’esecutivo di Bra-tislava avrebbe garantito particolari condizioni a Enel sulle somme daaccantonare per lo smantellamento futuro delle centrali e la gestionedelle scorie, per convincere la Slovenske Elektrarne a partecipare a unprogetto altrimenti irrealizzabile. Secondo le stime ufficiali lo scontoconcesso a Enel varrebbe circa 1 miliardo di euro, altri studi indipen-

denti parlano di 11 miliardi. «C’è il serio pericolo che i fondi accanto-nati non bastino a coprire le spese per la centrale e che in futuro dovràintervenire lo Stato – scrive Greenpeace in una nota - Quando trucchicome questo vengono svelati il nucleare si dimostra per quello che èdavvero: una fonte energetica costosa e inaffidabile».

«L’Enel sta portando avanti una politica energetica che comportaenormi rischi ambientali, sociali, reputazionali e finanziari - com-menta Andrea Baranes, di CRBM – La compagnia continua a investi-re in combustibili fossili e quando non lo fa, trova false soluzioni, co-me il nucleare nell’est Europa e le dighe in Sudamerica». Questo è ilsecondo punto che la Fondazione porterà in assemblea: la costruzio-ne da parte di un consorzio di cui fa parte Endesa, controllata di Enel,

di cinque impianti idroelettrici nella remota regionedi Aysen, nella Patagonia cilena. Quattro miliardi didollari per produrre 2.300 megawatt di energia, da tra-sportare a 1.500 chilometri di distanza, verso Santia-go del Cile e il suo distretto industriale per la produ-zione di rame. Il danno ambientale, secondo gliesperti sarà enorme, ai fiumi Baker e Pascua, alle ri-sorse agricole da cui dipendono le popolazioni locali,ai delicatissimi ecosistemi della regione.

Le due facce dell’EniSponsorizza campagne per il risparmio energetico come “M’illuminodi meno”, organizzata da Caterpillar di RadioDue. Lancia “Eni trentaper cento”, che suggerisce metodi per ridurre i consumi energetici. Pro-mette investimenti nelle rinnovabili. «Sembrerebbe voglia tutelarel’ambiente – sostiene Baranes – Ma all’estero, Eni non è così “pulita”.Negli impianti in Nigeria il gas naturale derivante dall’estrazione delpetrolio, è bruciato a cielo aperto. Si chiama "gas flaring", illegale nelPaese dal 1978. In assemblea parleremo anche dei rischi ambientali, so-ciali e finanziari dei giacimenti petroliferi in Kazakistan. Quello di Ka-shagan, sul mar Caspio, raggiungibile con tecniche costose, è ricco dipetrolio scadente, che contiene oltre 40 sostanze tossiche». .

Eni ed Enel Tutto pronto per le assemblee

di Elisabetta Tramonto

Gli investimenti nel nucleare in Slovacchia e le dighe nei paradisi naturali cileni, per Enel. I danni ambientali, sociali e finanziariche Eni rischia di provocare all’estero. La Fondazione Culturale Responsabilità Etica è pronta a presentarsi alle assemblee delle due compagnie. Da azionista critico. Nessun polverone. Solo argomenti concreti e provati.

I

INFO

Aggiornamenti della campagnaogni mese su Valori e sui siti:www.valori.it www.osservatoriofinanza.it

Sabato 24 maggio, a Firenze,all’interno di Terra Futuraconvegno sull’azionariato critico.Per info www.terrafutura.it

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| finanzaetica |

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 53 |

| finanzaetica | fusioni bancarie / 2 | Intesa - Sanpaolo |

| 52 | valori | A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 |

finanzaetica |

Centoventi accordiper Intesa-SanpaoloVince il modello federale

Lanciata nell’estate del 2006, la fusione convince gli analisti e i sindacati. Ma c’è chi teme per le pressioni crescenti sulla rete. Intanto 8.500 persone chiedono di lasciare. Duemila in più di quelle previste dagli accordi con la Banca.

TILE IN FORTE CRESCITA, obiettivi confermati, titolo che tornaa salire. I conti 2007 di Intesa-Sanpaolo, presentati a mar-zo, godono di ottima salute. Merito delle plusvalenze, do-

vute alla cessione di Cariparma e FriulAdria aCrédit Agricole, e di un’esposizione minima, ad-dirittura negativa, ai mutui subprime (73 milio-

ni contro 122 milioni di copertura). «Le attività del grup-po sono in larga parte finanziate dalla raccolta diretta», hadichiarato Corrado Passera, a.d. del secondo Gruppo ban-cario italiano. «Non abbiamo bisogno di appoggiarci amercati esterni: quasi l’80% dei ricavi proviene dalla ban-ca retail: ricavi prevedibili, su cui si può contare». Il con-fronto con Unicredit è inevitabile. La banca di Profumonon ha confermato i target 2008 ed è invischiata in un“affaire derivati” che potrebbe avere conseguenze doloro-se sul management, ma soprattutto si è portata in casa il“carrozzone” Capitalia, con forti ristrutturazioni in vista el’integrazione di due culture bancarie molto diverse.

Non è una colonizzazione «In Italia Intesa-Sanpaolo è il gruppo meglio posizionatonella fase di integrazione post fusione», spiega Pier Passe-rone, banking analyst di Intermonte SIM, «banalmente

perché hanno cominciato prima e perché le due banchesono economicamente sane e hanno una governance tra-sparente, dov’è visibile chi guida la fusione (Intesa) e chisoccombe (Sanpaolo). Questo tipo di struttura rende piùrapide le scelte». A differenza di Unicredit-Capitalia, nes-suno parla di “colonizzazione”. «Per la prima volta nellasua storia Sanpaolo, che in passato ha sempre acquisito al-tre banche, è oggetto di un’acquisizione», spiega AndreaZoanni del sindacato Fiba-Cisl. «Ma non si tratta di una co-lonizzazione. Le due culture si stanno integrando sponta-neamente. Naturalmente Intesa guida il processo e la mag-gior parte dei manager in posizioni chiave vengono dallabanca milanese, ma alcune importanti decisioni sono sta-te prese rispettando la cultura di Sanpaolo».

Anche il modello di integrazione è stato ispirato dalla“Banca dei territori”, già sperimentata da anni a Torino.Un sistema federale che lascia ampia autonomia alle ban-che periferiche. Non a caso la Divisione Banca dei Territo-ri, che è stata creata all’interno del nuovo Gruppo, è rima-sta saldamente in mano a Pietro Modiano, direttoregenerale del Gruppo ed ex d.g. di Sanpaolo IMI. «Modia-no controlla in pratica l’80% delle attività della Banca»,spiega Angela Rosso, del sindacato FABIINTESA ed ex San-

Udi Mauro Meggiolaro

paolo. « È la rete degli sportelli, concentrati in Italia e dif-fusi in tutte le regioni del Paese, la vera ancora di salvezzain un periodo come questo».

Uniti per un grande avversarioOgni territorio farà capo alla sede centrale, ma avrà un suomarchio. In Veneto, Cariparo e le Filiali INTESA darannovita alla Banca del Veneto. Analoghi raggruppamenti so-no stati creati nelle altre aree. «È un processo di integra-zione nel quale hanno avuto un ruolo fondamentale i la-voratori e il sindacato», continua Angela Rosso. «Nel 2007abbiamo raggiunto 120 accordi per l’armonizzazione deicontratti tra le varie banche su tutti i fronti: dalla costitu-zione di un nuovo protocollo di relazioni industriali allegaranzie sui processi di mobilità, dalla formazione ai siste-mi incentivanti, fino alla responsabilità sociale dell’impre-sa. Abbiamo ottenuto buoni accordi perché non ci siamodivisi. Ormai ci sentiamo rappresentanti di un unicoGruppo. Chiudersi nel fortino torinese avrebbe significatoperdere terreno a favore di un avversario molto forte, a sca-pito dei lavoratori».

Anche la scelta della piattaforma informatica comuneè stata rapida: si è optato per il sistema IT di Sanpaolo, con-

siderato più adatto alla struttura federale della “Banca deiterritori”. «L’integrazione dei sistemi informatici è iniziatail 20 aprile e dovrà finire entro luglio. Inizialmente si do-veva chiudere per la fine dell’anno ma l’azienda ha volu-to anticipare i tempi», aggiunge Angela Rosso. Sul back of-fice si prevedono pressioni fortissime.

Pressioni per mantenere i target Ma a soffrire saranno anche le filiali. In una fase in cui laclientela retail si sta spostando in massa dal risparmio ge-stito ai conti di liquidità, ai BOT e ai CCT, con minori in-troiti da commissioni, si prevedono pesanti ripercussionisulla rete di vendita, anche perché Passera, almeno per ora,ha deciso di non rivedere al ribasso gli obiettivi del pianoindustriale. «La pressione crescerà dappertutto, anche nel-le ex filiali Sanpaolo, storicamente più orientate alle esi-genze del cliente che alla vendita di prodotti», spiega An-drea Zoanni. «In ogni caso nell’attuale fase di mercato itarget di profitto saranno raggiunti più con il taglio dei co-sti e con la cessione di attività che con l’aumento dei rica-vi dalla rete. Basti pensare ai 6.500 esuberi che divente-ranno effettivi nei prossimi mesi».

La scadenza per l’adesione volontaria al fondo esuberiera stata fissata al 30 giugno 2009, ma la banca è stata co-stretta ad anticiparla al marzo di quest’anno. «A marzo leadesioni erano già 8.500, due mila in più di quelle previ-ste nell’accordo con Intesa», spiega Angela Rossi. «L’uscitaè incentivata ed è normale che ci siano molti colleghi chechiedono di andarsene. Le due mila uscite ulteriori do-vranno però essere integrate da nuove assunzioni, altri-menti la pressione sulla rete diventerà insostenibile».

In mezzo a tante preoccupazioni per lo stress da pro-dotti nel settore retail, per i bancari Intesa-Sanpaolo si in-travedono anche segnali positivi. «Nel 2007 si è cercato diriequilibrare il sistema, rendendolo meno dipendente dalcollocamento dei prodotti e più orientato al profilo deiclienti», continua Angela Rosso. «In più sono stati final-mente abbandonati gli incentivi individuali per passareagli incentivi di modulo, destinati a gruppi di persone. Èstato poi creato un Osservatorio sulla Responsabilità So-ciale di Impresa a cui potranno essere segnalate tutte lecontroversie relative alla pressione commerciale e alla ven-dita di prodotti poco trasparenti. Per il sindacato sono vit-torie significative. Da non sottovalutare». .

OMUNQUE VADANO LE FUSIONI, alcuni fattori inciderannofortemente sulla riduzione dei costi, prima di tutto fat-tori tecnologici. Le banche sono produttori di infor-

mazioni: sul sistema di pagamenti,sul merito creditizio delle impre-

se... Oggi più che mai e in modo sempre più rapido grazie ai progressitecnologici e ai protocolli aperti di internet». Andrea Cesare Resti, Di-rettore dell’Osservatorio FinMonitor sulle fusioni bancarie e docentedi economia finanziaria all’università Bocconi di Milano, attribuisceil merito a internet nel facilitare l’integrazione tra banche diverse.

Perché internet influisce sull’efficienza delle fusioni?Negli ultimi dieci anni i protocolli aperti hanno fornito alle banche lapossibilità di bypassare i “sistemi legacy” che gli istituti più grossi si era-no creati internamente in modo “artigianale”. Se prima integrare duediversi sistemi informatici era un’impresa titanica, oggi è più agile.

Per esempio? Poniamo il caso che la banca A decida di fondersi con la banca B. En-trambe hanno un sistema operativo che si sono create internamentenegli anni. Per le grandi banche come Unicredit o Intesa era prassi co-struire sistemi operativi in casa, spesso con tecnologie rudimentali, che,

Perché Internet ha rivoluzionato le fusioni

di Mauro Meggiolaro

I protocolli aperti, il contesto economico, la trasparenza della governance, oltre che l’esperienza maturata in processi di fusione precedenti. Sono questi i segreti del successo dell’integrazione tra istituti di credito. Lo sostiene il professor Andrea Cesare Resti.

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I NUMERI PRIMA DELLA FUSIONE AL 31.12.2006

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INTESADipendenti: 40.656 in Italia (16.009 all’estero)Sportelli: 3.168 in Italia (804 all’estero)Totale attivo: 291,8 miliardi di euroCrediti verso clientela: 190,83 miliardi di euroRaccolta clientela: 202,76 miliardi di euroUtile: 2,56 miliardi di euro

SANPAOLODipendenti: 40.865 in Italia (9.206 all’estero)Sportelli: 3.286 in Italia (396 all’estero)Totale attivo: 288,551 miliardi di euroCrediti verso clientela: 157,8 miliardi di euroRaccolta clientela: 132,89miliardi di euroUtile: 3,59 miliardi di euro

PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA DELLA FUSIONE

PUNTI DI FORZA. Forte presenza in Italia e nel retail . Staff preparato all’integrazione post fusione. Fusione tra due gruppi economicamente sani . Governance trasparente

PUNTI DI DEBOLEZZA. Forte dipendenza dal mercato italiano. Pressioni crescenti sulla vendita e sul back office. Obiettivi raggiunti con tagli dei costi e cessione di attività più che con aumento dei ricavi. Scarsa trasparenza nella distribuzione degli incentivi

OBIETTIVI DELLA FUSIONE

Capitalizzazione Circa 75 miliardi di euro (inizio 2007)Tipo di fusione Fusione per incorporazione di Sanpaolo IMI in Intesa sulla base di un rapporto

di concambio di 3,115 azioni ordinarie di Intesa per ogni azione ordinaria di Sanpaolo.

Sinergie lorde stimate 1,3 miliardi di euro dal 2009.Esuberi 6.500

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| Oriente e Occidente | finanzaetica |

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 55 |

LLE RELAZIONI DI TIPO MIGRATORIO E CULTURALE, esistenti dasempre tra l’Europa, l’Africa e il vicino Medio Oriente,vanno affiancandosi, negli ultimi decenni, rapporti fi-

nanziari ed economici sempre più inten-si. Le crisi petrolifere, l’aumento del greg-gio e la discesa in campo dei “fondisovrani” arabi, hanno portato all’atten-zione del pubblico la cosiddetta Finanza

Islamica. Le banche e, più in generale, le istituzioni fi-nanziarie, hanno avuto l’opportunità e la necessità dientrare in relazione con l’economia islamica, un siste-ma economico modellato secondo le prescrizioni delCorano, il libro sacro dell’Islam.

La religione alla base di tuttoL’Islam (parola araba che significa sottomissione, ab-bandono a Dio), è una religione monoteista, nata nel VIIsecolo d.C. dopo la predicazione di Mohammed, consi-derato dai musulmani ultimo e più importante profeta,inviato da Dio agli uomini per riportarli sulla retta via.Mohammed nasce nel 570 dell’era cristiana, diretto di-scendente di Ismaele, figlio primogenito di Abramo.Dall’altro figlio di Abramo, Isacco, sarebbero nati, in di-retta discendenza sia Mosè (fondatore dell’Ebraismo)che Gesù (dal quale nasce il Cristianesimo). Le tre gran-di religioni monoteistiche hanno dunque una comuneorigine in Abramo. Per questa ragione sia Mosè che Ge-sù sono considerati, anche nella religione islamica, de-gli importanti profeti.

La religione islamica si basa sul principio fonda-

mentale dell’esistenza di un unico Dio, che ha creato eche controlla il mondo e sull’adesione totale al volereche ha espresso attraverso il suo profeta. Tutta la vita hauna dimensione spirituale e nessun aspetto della vitastessa può essere scisso dalla religione e dall’etica rivela-ta. L’Islam non è dunque solo una religione, bensì unostile di vita, una visione del mondo completa.

L’Islam si differenzia dalle altre due grandi religionimonoteistiche poiché esiste una relazione immediata,che si trasforma in coincidenza assoluta, tra Stato eChiesa. Lo Stato è una rappresentazione della religionecosì come la religione costituisce l’essenza dello Stato.

I seguaci della religione islamica sono, nel mondo,oltre un miliardo, circa il 20% della popolazione mon-diale. Sebbene si tenda ad identificare i seguaci della re-ligione musulmana con gli “arabi”, meno del 15% deifedeli islamici lo sono. Il mondo arabo comprende gliStati in cui si parla l’arabo come idioma ufficiale e cheappartengono alla “Lega Araba”. Questi Paesi non van-no confusi con l’insieme dei mondo musulmano, siaperché alcuni Stati e territori arabi comprendono signi-ficative minoranze cristiane, sia perché ci sono paesiislamici (solo per citarne alcuni: l’Iran, il Pakistan,l’Afghanistan, la Malesia) che non sono arabi.

I testi sacri sono la leggeTutti i fedeli musulmani guardano al Corano, testo ca-nonico principe dell’Islam, parola di Dio dettata alprofeta Mohammed tramite l’arcangelo Gabriele. Il li-bro sacro si esprime, con giudizi e prescrizioni di tipo

Islam e finanza la religione è legge

È inevitabile ormai che il mondo finanziario occidentale si incontri con quello islamico. Regole, cultura, basicompletamente diverse. Per capirle è necessario conoscere la religione musulmana. Inizia con questo numero di Valoriun appuntamento mensile dedicato a spiegare e ad approfondire la finanza islamica.

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| finanzaetica |

negli anni, non venivano più aggiornate, se non con toppe sulle falleche si creavano. Alla fine ogni grossa banca finiva per creare dei molo-ch informatici, con una serie di rattoppi successivi. Quando due ban-che decidevano di sposarsi bisognava sposare prima di tutto i due mo-loch. E si aprivano problemi insormontabili. I protocolli aperticonsentono invece di parlare velocemente la stessa lingua, eludendol’integrazione dei sistemi interni. Il moloch non si tocca, sopravviveper le procedure di base, ma le integrazioni si fanno tutte con internet.

Riduzione dei costi o aumento dei ricavi? Cos’è veramentestrategico in una fusione?

La possibilità di sinergie è molto legata ai ricavi, quindi al contesto ma-croeconomico. Negli anni le banche si sono evolute. I rica-vi da commissioni, da provvigioni, il risparmio gestito, cioèi fondi comuni di investimento, hanno compensatol’erosione del margine di interesse (la differenza tra tassi at-tivi e passivi, tra tassi sugli affidamenti e sui depositi, n.d.r.).Ma il risparmio gestito periodicamente si gela perché le bor-se scendono, entrano meno commissioni e, se le borse siraffreddano, cala anche la propensione a indebitarsi, lebanche stipulano meno contratti di credito. E tutti i targetrelativi ai ricavi devono essere riscritti.

Vuole dire che i piani industriali non sono attendibili? In realtà sono scritti sull’acqua, dipendono dalla situazione macroeco-nomica. Lo vedremo nel 2008. L’ambiente macroeconomico ha co-minciato a deteriorarsi già alla fine del 2007. Quest’anno potrebberoraffreddarsi tutti i fattori di crescita dell’economia. Di poco, ma con-giuntamente. E i target posti dalle banche nei ricavi post fusione nonavranno più senso. Sembreranno irrealizzabili.

Quanto conterà l’esperienza dello staff nel post fusione? Sono avvantaggiate le banche che hanno già al loro interno il knowhow per guidare l’integrazione, perché sono già passate attraverso fu-sioni e acquisizioni e hanno sviluppato tecniche che replicheranno.

Sta parlando di Unicredit e Intesa? Esattamente. Quando Unicredit ha “reingegnerizzato” il processo dierogazione del credito nelle banche acquisite in est Europa, non ha fat-to altro che esportare le conoscenze che aveva sviluppato acquisendopiccole banche regionali italiane. Un altro esempio è Banca Intesa, coni suoi “cantieri”. Ai tempi del Banco Ambrosiano, al momento di unaacquisizione o di una fusione ci si metteva tutti attorno a un tavolo. Si

riunivano i manager delle due banche, fissavano obiettivie tempi e, una alla volta, si cucivano insieme le diverse ani-me dei due soggetti che sarebbero diventati uno solo. Allafine si creava un vestito di arlecchino, che era però il risul-tato di un dialogo aperto. La prassi dei “cantieri” è statausata da Intesa e SanPaolo.

Che ruolo gioca la governance nel processo di fusione?Un ruolo fondamentale. Meccanismi più limpidi (comequelli delle S.p.A.) sono più efficienti, sempre che venga-

no usati. Lo vediamo nella fusione Intesa-Sanpaolo, che sta filando li-scio. Anche Unicredit e Capitalia hanno meccanismi di governancelimpidi, ma è più facile che la limpidezza venga inquinata da rivendi-cazioni di natura politica, com’è successo con la questione “Banco diSicilia”. Nelle banche popolari come BPU e Banca Lombarda manca in-vece un sistema di governance semplice sul piano delle regole. Quin-di, anche se le regole vengono usate bene, le banche cooperative par-tono in svantaggio. La loro fusione è meno fluida. .

Andrea Cesare Resti.

di Federica Miglietta

Docente di finanza allo IEMIF, Istituto di Economia dei Mercati e degli Intermediari Finanziari,dell’università Bocconi di Milano

Il nome del profetaMohammed. Dato chela rappresentazione di figure sacre è proibita dal Corano,l’arte islamica hasviluppato la scritturacome elementodecorativo.

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| finanzaetica |

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 57 |

| finanzaetica |

generale, su moltissimi aspetti della vita di ogni gior-no (per esempio sui rapporti di famiglia, i contratti, laproprietà). In alcune parti specifiche, invece, comequelle che regolamentano le offese criminali, il matri-monio e le successioni, il libro sacro detta in modopreciso le regole.

Al Corano, i giuristi associano, come fonte parita-ria di diritto, la Sunnah, ovvero la raccolta dei detti delProfeta, delle sue azioni e delle risposte date ai disce-poli. Il Corano e la Sunnah rappresentano le fonti pri-marie del diritto islamico e danno origine alla Shari’ah(la Legge), una serie di regole, anche pratiche, che per-mettono all’uomo di sottostare concretamente ai desi-deri di Dio.

Laddove il Corano o la Sunnah non fossero piena-mente chiari per affrontare le questioni di ogni giorno,i giuristi ricorrono all’inferenza giuridica, l’ijtihad, ov-vero l’interpretazione, ottenuta secondo canoni strin-genti, dei testi sacri.

Sciiti e SunnitiEsistendo una dimensione interpretativa dei testi sacri,si sono create, all’interno dell’Islam, una serie di scuoleche fanno uso di criteri di interpretazione differenti.Prima di occuparci delle varie scuole, distinguiamo idue principali gruppi esistenti nell’Islam, gli Sciiti e iSunniti: avendo idee divergenti su chi dovesse succede-re al Profeta, le due fazioni si sono divise poco dopo lasua morte e si sono concentrate in Paesi differenti. Laculla dello Sciismo è stato l’Iraq, ma anche l’Iran ed il

Bahrain sono Paesi a maggioranza Sciita. Alte percen-tuali di sciiti si trovano in Libano, nello Yemen e inKuwait. Forti minoranze sono presenti anche in ArabiaSaudita e Siria, mentre negli altri Paesi arabi gli sciiti so-no fortemente minoritari.

I sunniti rappresentano la maggior parte (circa il90%) dei musulmani: il termine “sunnismo” trae lasua origina dalla Sunnah, ovvero la “consuetudine”.Paesi a maggioranza sunnita sono quelli appartenential Gulf Cooperation Council (GCC), la Malesia, ilPakistan, il Sudan.

Tra sunnismo e sciismo si sono create, nel corso deltempo, alcune differenze, ma le tendenze di fondo del-la religione rimangono le stesse. Nello Sciismo esiste unagerarchia formale del clero e dei giuristi, mentre non ac-cade niente di simile nel Sunnismo. All’interno dellascuola sunnita, quindi, si sono distinte alcune differen-ti correnti di pensiero che utilizzano metodi interpreta-tivi differenti. Citiamo, tra le più importanti, la scuolaHanafi, la scuola Maliki, la scuola Shafi’i, la scuola Han-bali, che predominano in Paesi differenti.

Esistono poi, al fianco dei singoli giuristi, alcuni fo-rum dove gli studiosi della legge islamica si confronta-no per cercare consenso sugli argomenti più dibattuti.Tra i più importanti, l’Institute of Islamic Research,l’Università Al-Azhar del Cairo, la Fiqh Academy of theOrganization of the Islamic Conference. In queste sedivengono discusse, oltre a questioni squisitamente dot-trinali, anche problemi economici, strutture contrattua-li e testi giuridici. .

Iscrizione calligraficaall’interno dellamoschea di WazirKhan, costruita nel XVII secolo a Lahore, in Pakistan.

APPUNTAMENTI MAGGIO>GIUGNO PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

17 maggio FIRENZE ASSEMBLEA DEI SOCI DI BANCA POPOLARE ETICA Approvazione del bilancio ed elezione del nuovo Comitato EticoPresso l’Auditorium del PalazzoCongressi di Firenze Fierawww.bancaetica.com

18-24 maggio 2008LONDRANEIW – SETTIMANA NAZIONALEDELL’INVESTIMENTO ETICOOrganizzata dal Forum per la FInanzaSostenibile Britannicowww.neiw.org

18-19 maggio KIEVBUSINESS FORUM E MEETING ANNUALE DI EBRD (BANCA EUROPEA PER LA RICOSTRUZIONE E LO SVILUPPO)www.ebrd.com

23 maggioFIRENZEPERCHÈ LA FINANZA GLOBALE HA FALLITO? LE POSSIBILI RISPOSTE DELLA FINANZA ETICA E DELLA SOCIETÀ CIVILEConvegno organizzato dalla Fondazione CulturaleResponsabilità Etica in occasione di Terra Futura, presso la Fortezza da basso.www.terrafutura.it

26 maggioSEMINARIO SULLA FINANZA RURALEIntervengono rappresentanti di Ifad e Fao

26-30 maggio PADOVA SETTIMANA DI ALTA SPECIALIZZAZIONEIN FINANZA PER LO SVILUPPOPromosso da Etimos , Fondazione Chorose Master in finanza per lo sviluppodell’Università di Parma. Centro Congressi Villa Ottoboniwww.etimos.it

26 maggio - Prospettive del Commercio Equo27 maggio - Finanza rurale come strumentoper lo sviluppo delle aree più povere28 maggio - Immigrati, rimesse emicrofinanza come opportunità di crescitaper le economie dei Paesi d’origine29 maggio - l’impatto sociale come fattoredeterminante per la valutazione deiprogrammi di microfinanza30 maggio - Convegno InternazionaleFinanza per la Cooperazione Internazionale:specificità e complementarità del settorepubblico e privato

29-30 maggio BANGKOK (THAILANDIA)CONFERENZA “TRIPLE BOTTOM LINE INVESTING”La principale conferenza sullaresponsabilità sociale d’impresa,quest’anno focalizzata sul tema deicambiamenti climatici. www.tbli.org

5-6 giugno QUEBEC “POUR UN RESEAUMONDIAL DE LA FINANCESOLIDAIRE”,SUMMITINTERNAZIONALE

DELLA FINANZA ETICA E SOLIDALE2008Organizzato da INAISE (AssociazioneInternazionale degli Investitorinell’Economia Sociale) e dalla Caissed’Economie Solidarie Desjardins. Un appuntamento tra i protagonisti dellafinanza etica mondiale. www.inaise.org

10 giugno ROMAASSEMBLEA ENILa Fondazione Culturale ResponsabilitàEtica parteciperà all’assemblea come azionista critico (a pag. 51). 15 minuti per il suo intervento. Piazzale Enrico Mattei, 1www.eni.it

11 giugno ROMAASSEMBLEA ENELLa Fondazione Culturale ResponsabilitàEtica parteciperà all’assemblea

come azionista critico (a pag. 51). 15 minuti per il suo intervento. Viale Regina Margherita, 137www.enel.

11-12 giugno PARIGI (FRANCIA)FAIRE 2008Forum annuale sugli investimentiresponsabili in Europa organizzato dal French Social Investment Forumwww.frenchsif.org

12 giugno LUSSEMBURGOCONFERENZA DI ECONOMIA E FINANZA2008 ORGANIZZATA DALLA BEI, BANCAEUROPEA DEGLI INVESTIMENTI“Infrastrutture, Crescita e Coesione”, le teorie economiche che supportanol’attività della BEI. www.bei.org

23-24 giugno MONTEGROTTO (PD)INCONTRO TRA BANCA ETICA, FIARE E LA NEF PER IL PROGETTOBANCA ETICA INTERNAZIONALEwww.bancaetica.com

26-27 giugnoBILBAO TRASFORMANDO LA SOCIEDAD DESDE LA ECONOMIA SOLIDARIAConvegno su finanza etica e commercio equo. Partecipa Banca Etica. www.economiasolidaria.org

26-27 giugno FRANCOFORTEV CONFERENZA DEL FORUMINTERNAZIONALE DI RICERCA SULLA POLITICA MONETARIAPromosso dalla Banca centrale europea, si occuperà di tutti gli aspetti – sia teorici che pratici –relativi alla macroeconomia nella politica monetaria internazionale. Sede della BCEwww.ecb.int

8-10 maggio CASTROCARO (FORLÌ)FESTIVAL DEL FUND RAISINGPromosso dall’Università di Bologna, ha l’obiettivo di promuovere la culturadel fund raising etico e di creare il più grande network italiano degli operatori del non-profit. Grand Hotel Terme di Castrocarowww.festivaldelfundraising.it

10 maggio TORINO LA VALUTAZIONE SOCIO AMBIENTALE IN BANCA ETICAIncontro organizzato dalla circoscrizionedei soci di Banca Etica di Torino – Asti in collaborazione con i GITpiemontesi. Presso il Centro Studi Sereno Regis, via Garibaldi, 13, ore 10.00 – 17.00www.bancaetica.org/torino-asti

13 maggio BAGNO A RIPOLI (FI)PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “CHIARA E L’USO RESPONSABILE DEL DENARO”di Maurizio SpedalettiOrganizzato dal Coordinamento dei socidi Banca Etica di Firenze Alle ore 17,00, presso la bibliotecacomunalewww.bancaetica.org/firenze

13-14 maggio LONDRA “THE RESPONSIBLE BUSINESSSUMMIT”La più grande conferenza sulla responsabilità sociale d’impresa in Europa. Organizzata dalla rivista specializzata Ethical Corporation www.ethicalcorp.com

16 maggioFIRENZELA MONETA DI GIUDASpettacolo teatrale sulla finanza etica, a cura dell’Associazione Studio 900, con la consulenza di Etica Sgr. Ore 20,30 presso il teatro Alfieriwww.bancaetica.com

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Come si decapital’opposizione sociale

Terza Repubblica

di Salvatore d’Albergo

A LETTURA DELL’ESITO ELETTORALE – dai connotati politici evidenti, perché “semplificati” dalla manipolazionemaggioritaria imposta dal Pdl e dal Pd – reclama un chiarimento sui connotati “sociali” di uno squilibrio che – a 62 anni dalla nascita della Repubblica fondata sul lavoro – ci riporta ad un tipo di contraddizione acuta.La stessa del secolo XIX, quando non c’era il suffragio universale maschile e femminile, dominavano il censo,l’élite sociale e la politica della nobiltà e della borghesia. E il capitalismo incipiente era incontrastato per l’assenzadei partiti di massa e tra essi del partito comunista. Le dinamiche innescate, specialmente in Italia, dallademocrazia sociale sorretta dai Principi innovatori dell’antifascismo ideologico e militante, hanno potutodispiegarsi non in modo meccanico, ma attraverso le aspre lotte sociali e politiche acuite dai tentativi delle forzeconservatrici di deviare la democrazia dai suoi binari costituzionali, mediante la manipolazione delle leggielettorali che, a differenza delle revisioni costituzionali, possono essere emanate con la semplice maggioranza.Perciò, fallito il tentativo di cambiare la forma di governo parlamentare a immagine del sistema britannico, con l’obliata “legge truffa” di tipo “maggioritario” e “antiproporzionalistica” del 1953, e bloccato con il votoreferendario del 2006, l’obiettivo di stravolgere forma di Stato e forma di governo con la “revisione costituzionale”del 2005, l’insistito disegno di pervenire alla cosiddetta “seconda Repubblica”, ispirata dalla loggia massonica P2,è stato costruito con le leggi elettorali “maggioritarie”, ispirate nel 1993 dal “centro-sinistra” dell’Ulivo usando il principio “uninominale” e nel 2005 dal “centro-destra” berlusconiano, usando “il premio di maggioranza”

manipolativo del metodo proporzionale, a immagine della mussolinianalegge del 1923. Per capire come nel 2008 sia potuto avvenire quello che fallì nel 1953, occorre tener presente che negli ultimi vent’anni è andatasmarrendosi, nelle angustie di un “difensivismo” passivo, quell’attivacontrapposizione strategica al neo-capitalismo che caratterizzò le lotte dei comunisti negli anni ‘70 e’80. Sicché l’incostituzionalità della leggeelettorale del 2005 – che l’incombente referendum del 2009 mira

ad accentuare –, cancellando i partiti al di sotto della soglia dell’4 e 8% (Camera e Senato), ha consacrato la decapitazione anzitutto ideologica riassunta nel simbolo della “sinistra arcobaleno”. I rischi gravissimi di un ritorno a un “parlamentarismo” di tipo ottocentesco – quando “destra” e “sinistra” si trovavano sulla stessa traiettoria antisociale della legittimazione esclusiva della classe dominante – sono oggi contrassegnatidalla sopravvivenza in Parlamento di un Pd cosiddetto “riformista”, che nel 2008 – tramite il “patto con l’impresa”di Veltroni, che si ricongiunge con la predicazione del 1989 di Occhetto circa il valore “dell’impresa comeistituzione” – si presenta come “pseudosinistra” che segna lo spartiacque tra opposizione “sociale” e opposizione“politica”. Cancellato quel criterio distintivo tra sistemi “liberali” e sistemi “democratici” che solo nella lotta di classe contro le diseguaglianze garantisce coerenza alla lotta per il “governo” di istituzioni poste al servizio della “sovranità popolare”. Per uscirne di nuovo, non basta postulare l’esigenza “organizzativistica” di unità deicomunisti, bensì quella di riqualificazione teorica culturale e strategica di un partito di massa unificante in unacomune matrice ideologica antiliberista delle sempre più articolate problematiche di una società profondamentetrasformata. Consapevoli che per un’opposizione sociale, inconfondibile con il movimentismo “leghista”, occorreche partito e sindacato rilancino la cultura volta a contenere e sconfiggere l’ideologia del neo-liberismo, seduttoredegli “esclusi” se abbandonati al loro destino perché privati delle “certezze” sui fondamenti della lotta. .

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Occorre che partito e sindacato rilancino la cultura volta a conteneree sconfiggere l’ideologiadel neo-liberismo,seduttore degli “esclusi”

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Il Tibet e le Olimpiadi

Italia e Romania

Prospettive della finanza solidale

La musica e la rete

In Messico: La situazione politica,La guerra dei narcos, Il “feminicidio”a Ciudad Juárez

In Ungheria: Le ombre del passatola sfida del futuro, La nuovagenerazione, Una prigione aperta

Gli scrittori trentenni

Intervista a Brian Selznick

La vera storia del partigiano Facio

in libreria il n. 95

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anno XIInum

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aggio 2008€

7,90

952008

Il Messico e le sue contraddizioni(Poniatowska, Pipitone, Pipitone jr, Braucci, Mossetti)

L’Ungheria e la sua cultura(Fried, Dragoman, Zilahy, Battiston)

Una nuova generazione di scrittori italiani(Bajani, Cognetti, Lagioia, Parrella, Ricci, Virgilio,

con Pascale e Pavolini)

Incontri con Michele Mari e Brian SelznickPoesie di Buzzi, Borio, Felipe

La filosofia sociale di Colin Ward

Redazione: via degli Scialoia 300196 Romatel. 06/36002516fax 06/[email protected]

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Incontri con Michele Mari e Brian SelznickPoesie di Buzzi, Borio, Felipe

La filosofia sociale di Colin Ward

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iinternazionale| inbreve |

Iraq, la guerra da tre trilioni di dollari >62Stratosferici investimenti del Pentagono per le armi >64WebObama: con la rete si pesca un tesoro >65

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MERCATO DELLEARMI: CALATI GLI ARMAMENTI CONVENZIONALI

Nel corso dell’ultimo anno i trasferimenti di armamenticonvenzionali nel mondo sono calatidell’8%. Lo sostiene un rapportoappena pubblicato dallo StockholmInternational Peace Research Institute(SIPRI). Il calo dei trasferimentievidenzia un’inversione di tendenzadopo sei anni caratterizzati da un costante aumento degli scambi,ma non sembra ancora in grado di indurre gli osservatori a un pienoottimismo. «È troppo presto per direse stiamo assistendo o meno all’iniziodi un nuovo trend caratterizzato da un declino dei trasferimenti» ha dichiarato il ricercatore del SIPRIMark Bromley, in una nota diffusadall’istituto svedese.

Ecco alcuni dati interessanti:nel corso del 2007 ci sono statisignificativi ordini di sistemi bellicisoprattutto in Medio Oriente, AsiaMeridionale e Sudest Asiatico; al tempo stesso il volume deitrasferimenti dalla Russia alla Cina è letteralmente crollato segnando un calo del 62%, confermando la tendenza alla riduzione dell’exportche caratterizza il Paese da un quadriennio a questa parte.Nonostante questo ridimensionamentola Russia resta il secondo fornitore di armi al mondo, dopo gli Stati Uniti,mentre la Germania si piazza al terzoposto precedendo Francia e GranBretagna. Questi cinque produttorirappresentano da soli l’80%dell’output globale.

L’INDIA PUNTAAI DIAMANTI AFRICANIESCLUDENDO GLIINTERMEDIARI OCCIDENTALI

Il ministero del commercio indiano intende sviluppare un piano di acquisto di diamanti grezzidirettamente dai produttori africani. Obiettivo del progetto la riduzione dei costi resa possibiledall’esclusione degli intermediari occidentali dalla catena commerciale.

La notizia, diffusa all’inizio di aprile dalla stampaindiana, apre nuovi scenari nei piani di espansioneeconomica del gigante asiatico. Secondo il quotidianodi New Dehli Business Line, il ministro del commercioJairam Ramesh avrebbe discusso i dettaglidel piano in occasione della sua recente visita in Angola (dove

avrebbe incontrato il CEO dellacompagnia mineraria statale Endiama)e Namibia. Ramesh si sarebbe dettointenzionato a proseguire i colloqui nei prossimi mesi recandosi in Botswana,il principale produttore mondiale di diamanti, e in Sudafrica. Lo sviluppodi un sistema di vendita diretta dai produttori sarebbe solo il preludio a un processo di crescente integrazione

economica e commerciale che prevederebbe l’ingressodell’azienda pubblica angolana in una joint-venture con il colosso indiano dell’automotive Tata MotorCompany, attualmente sulla cresta dell’onda.

Nonostante l’emergenza dei cosiddetti “blooddiamonds” (le pietre utilizzate per finanziare i conflittiarmati in Africa) si sia fortemente ridimensionata nel corso degli ultimi anni, quello dei diamanti resta un settore nel mirino delle organizzazioni per la tuteladei diritti umani. Sotto accusa la politica degli esproprialle popolazioni indigene (come i boscimani del Botswana) e le disastrose condizioni di lavoro che caratterizzano le miniere africane.

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IN COLOMBIASCOPERTENUOVE RISERVEPETROLIFERE

La Colombia siederebbe su riservepetrolifere così vaste da fare invidiaa Paesi come Messico e Algeria. Lo afferma uno studio condottodalla compagnia statunitenseHalliburton. Secondo il documento, i cui dettagli sono stati resi notirecentemente dal Financial Times, il Paese sudamericano possiederebberiserve pari a venti miliardi di barili di petrolio nonché, una scorta di 1.400miliardi di metri cubi di gas naturale.L’oro nero sarebbe concentratonell’area di Llanos Basin, presso il confine venezuelano; le compagniepetrolifere ExxonMobil, ChevronTexaco, Royal Dutch Shell e Lukoil(Russia) sono già state invitate per un sopralluogo, al termine del qualeavrebbero manifestato interesse. Le previsioni sul settore petroliferocolombiano lo davano avviatoall’esaurimento tra il 2007 e il 2010.È la prima volta che l’esplorazione e il calcolo delle riserve disponibilioffrono un responso così ottimistico.Se la previsione si rivelasse correttale multinazionali straniere potrebberotrarne enormi vantaggi, anchegeopolitici vista la loro collocazioneal confine con il Venezuela. Non è la prima volta che il nomedella Halliburton viene associato allaColombia. Alla fine del 2004 un portalepromosso dal Center for CorporatePolicy ha accusato la Halliburton di aver reclutato nella nazionesudamericana guardie armatesospettate di abusi ed esperte nellasorveglianza ai pozzi di petrolio, persvolgere il medesimo impiego in Iraq.

“EL CAMPO NO SE TOCA”BRACCIO DI FERROTRA IL SETTORE AGRICOLOE LA CASA ROSADA

Non accenna ad attenuarsi lo scontro che da settimanecontrappone i produttori del settore agricolo al governoargentino. Tutto ha preso il via l’11 marzo scorsoquando il ministro dell’economia e della produzioneMartín Lousteau, il segretario all’agricoltura Javier de Urquiza e la presidente della Repubblica CristinaFernández Kirchner hanno annunciato un aumento fino a quota 45% della tassazione sull’export della soia e dei semi di girasole. Obiettivo delle nuoveimposte per la Casa Rosada sarebbe la redistribuzionedegli utili derivanti dall’aumento del prezzo dei cerealinel mercato mondiale. La reazione dei produttori

non si è fatta attendere:manifestazioni, scontri e blocchistradali si sono evidenziati in tutto il Paese. “La presidenta”ha reagito stigmatizzando e proteste definite “padronali”dai sostenitori del provvedimentoche evidenziano come il saldo

netto dei produttori resti favorevole rispetto agli annipassati. A condurre la protesta non sono però solo i grandi produttori, ma anche i piccoli proprietari per i quali la nuova tassazione potrebbe rivelarsiestremamente dannosa. Di fronte alla loro protesta il governo ha optato per un passo indietro: il 31 marzoCristina Kirchner ha annunciato un pacchetto di sei provvedimenti pensati per tutelare gli interessidei piccoli produttori (che costituiscono circa l’80% del totale e producono il 20% della soia nazionale). Tra questi il reintegro dell’imposta pagata, l’apertura di una linea di credito quinquennale privilegiata con la Banca centrale e l’istituzionedi un Sottosegretariatoallo sviluppo ruralee all’agricoltura familiare.

AL DI SOTTODELL’INFLAZIONEL’ACCORDO NIKE IN VIETNAMSINDACATI Si è formalmente concluso lo sciopero che per due giorni avevabloccato l’impianto produttivo della Nike a Ching Luh, in Vietnam.Secondo quanto riferito all’inizio di aprile dall’International HeraldTribune, almeno 17.000 dei 21.000lavoratori si sarebbero detti prontiad accettare l’accordo raggiunto tra la multinazionale americanadelle scarpe e i sindacati che prevedeun aumento salariale mensile pari a 100.000 dong (6 dollari). Il giornosuccessivo all’intesa l’impianto è rimasto precauzionalmente chiusoper timore di disordini. La vicendaha riportato d’attualità il problemadell’erosione del potere d’acquistodei lavoratori vietnamiti a seguitodella forte spinta inflazionistica che da un anno affligge il Paese.Secondo i dati governativi ripresi dal quotidiano Usa, l’aumentomedio dei prezzi nell’ultimo anno sarebbe del 19% mentre gli incrementi salariali lordi impostialle compagnie straniere dal governodi Hanoi sarebbero stati pari al 13%.L’impianto di Ching Luh, collocatonella provincia meridionale di LongAn presso il delta del Mekong, è uno dei 10 complessi industrialicontrollati dalla multinazionale nel Paese e, secondo quanto riportatodal quotidiano Usa, compenserebbeil 12% delle 75 milioni di paiadi scarpe prodotte ogni anno in Vietnam dalla compagnia di Beaverton, Oregon. La Nike prevededi raggiungere quota 23 miliardi di dollari di ricavi entro il 2011.

LA CINA INVESTENELLE PRINCIPALIBANCHEAFRICANE

La Cina punta agli investimenti nelleprincipali banche africane. È quantoemerso alla fine di marzo secondo le analisi diffuse dalla stampa cinesee sudafricana. Secondo il quotidianoChina Daily “una delle principalibanche statali del Paese, starebbeconducendo una trattativa per l’acquisizione di una quota della seconda banca del Sudafrica: la FNB”. La maggiore indiziata sarebbela China Development Bank (CDB).

Se l’operazione andasse in porto, la Cina potrebbe vantarel’ennesimo successo nell’espansionedella sua presenza nel mercatofinanziario africano. A marzo, la Industrial & Commercial Bank of China ha acquisito il 20% di Standard Bank, il principaleistituto di credito del Sud Africa, con un esborso di circa 5,5 miliardidi dollari. Qualche tempo prima la China Development Bank era sbarcata in Nigeria, acquisendo3,4 miliardi di dollari di partecipazionenella United Bank of Africa.L’espansione africana degli investitoripubblici cinesi si accompagna a un rafforzamento dei legamicommerciali con il principale partnerdel continente: il Sudafrica. Il ministro del commercio e dell’industria di Johannesburg Rob Davies aveva ribaditol’intenzione del suo Paese di incrementare gli investimenti nel Paese asiatico con un occhio di riguardo per i settori della distillazione, degli alberghi e dell’energia.

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| internazionale |

| A N N O 8 N . 5 9 | M A G G I O 2 0 0 8 | valori | 63 |

| internazionale | Iraq |

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REMILA MILIARDI DI DOLLARI. A tanto ammonterebbe il costocomplessivo per gli Usa della guerra in Iraq, secondo quan-to riportato nel nuovo libro del premio Nobel per

l’economia Joseph Stiglitz e della professo-ressa Linda J. Bilmes.Partendo dalle cifre for-nite dallo stesso Dipartimento della Difesa e

da altre fonti ufficiali, la ricerca valuta i costi della guerra, ma soprattut-to denuncia le falsità, le mancanze e le ambiguità dell’amministrazioneBush. In molti casi gli autori segnalano come, per avere accesso ad al-cuni documenti, sia stato necessario richiederli utilizzando il “Freedomof Information Act” (la legge Usa che consente ai cittadini di ottenereinformazioni su dati riguardanti l’amministrazione pubblica).

Perdita di vite e scomparsa di dirittiNell’introduzione viene sottolineato come i costi maggiori siano ov-viamente quelli, incalcolabili, legati alle vite umane, alla distruzione di

un Paese, alle violazioni dei diritti umani. La ricerca evita però voluta-mente qualsiasi giudizio di merito, e si concentra sui soli dati econo-mici. Gli autori specificano che le loro valutazioni sono state fatte inbase ad un’ipotesi prudente e conservativa, che prevede ad esempio unrapido ritiro della maggioranza delle truppe dall’Iraq nel prossimo fu-turo. La già gigantesca cifra di tremila miliardi di dollari rappresentaquindi probabilmente una stima per difetto del costo finale della guer-ra. Considerando poi i costi per gli altri Paesi che hanno preso parte alconflitto, la cifra potrebbe raddoppiare.

La prima voce di costo è quella più immediatamente valutabile: lostipendio dei militari impegnati nel conflitto, con relativi bonus di mis-sione, gli armamenti e le munizioni impiegate, la manutenzione deimezzi, il vitto, la benzina e altri. Anche riguardo a questi costi “diretti”della guerra, le stime riportate nella ricerca si discostano molto da quel-le fornite dall’amministrazione, e in particolare dalle prime dichiara-zioni ufficiali fatte dal governo Usa al momento dell’inizio del conflit-

to. Secondo gli autori, i costi diretti della guerra in Iraq hanno già su-perato quelli della guerra in Vietnam, durata 12 anni.

Il problema non riguarda solo la gigantesca discrepanza tra le cifreufficiali e quelle rilevate. La ricerca accusa l’opacità e l’ambiguità concui l’amministrazione Bush ha continuato a chiedere nuovi fondi perfinanziare la guerra in Iraq. Il finanziamento di tutte le spese connesseal conflitto è stato richiesto con procedura di “emergenza”. Secondo gliautori, chiedere periodicamente nuovi fondi e stanziamenti, sempre esolo con questa procedura significa «rendere una farsa il processo [divalutazione] del budget». Addurre l’emergenza permette infatti all’ese-cutivo di forzare le procedure democratiche statunitensi e di evitaremolti dei controlli solitamente a disposizione del Congresso.

I costi della privatizzazione del conflitto e il problema dei reduciI costi della guerra non sono unicamente quelli più immediata-

mente visibili legati alle spese dirette dell’esercito. In Iraq si assistea un sempre più massiccio utilizzo dei contractor privati (vedi ).Secondo gli autori si tratta di una parziale privatizzazione dellaguerra. Un contractor privato guadagna in media 445.000 dollari al-l’anno, a fronte di uno stipendio per un sergente dell’esercito com-preso tra i 51.000 e i 69.000 dollari. Al di là dell’enorme maggiorcosto per gli Usa, in queste condizioni molti veterani dell’esercito,e in particolare i soldati con maggiore esperienza, appena possibileescono dall’esercito per farsi assumere da compagnie private. Leconseguenze per l’amministrazione Usa non sono quindi solo eco-nomiche, ma anche in termini di esperienza e professionalità delproprio esercito.

I contractor privati sono inoltre più difficilmente inquadrabili e me-no soggetti alla disciplina e agli ordini, aumentando la possibilità digravi violazioni delle leggi internazionali e dei diritti umani.

Tra i costi “nascosti”, gli autori della ricerca insistono su quelli lega-ti al sostegno ai veterani una volta tornati in patria. Vengono fornite ci-fre dettagliate sul numero di ex-soldati feriti, menomati o con gravi pro-blemi psichici che hanno dovuto accedere a cure particolari dopo la pri-ma guerra del Golfo. Costi enormi, che dovranno essere sostenuti an-

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di Andrea Baranes

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Negli Usa ha portato il rallentamento dell’economia e l’indebitamento pubblico alle stelle. In Medioriente ha generatoinstabilità. Nel nuovo libro di Stiglitz, un’analisi dei veri costidell’intervento statunitense

La guerra da tre trilioni di dollari

NELLE PAROLE DEGLI AUTORI: “I contractor per la difesa sono stati (assieme alle compagniepetrolifere) i soli veri vincitori in questa guerra”. Sono oltre 100.000 i contractor privati impiegatinell’attuale conflitto iracheno, oltre dieci volte di più di quanti ne erano stati utilizzati nel corsodella prima guerra del Golfo, nel 1991. Le imprese del settore hanno guadagnato cifre enormi con laguerra in Iraq, spesso con appalti poco trasparenti o con accuse, se non di corruzione, quanto menodi pesanti conflitti di interessi. La Hallyburton, già presieduta dall’ex presidente Usa Dick Cheney,avrebbe versato oltre un milione di dollari in contributi elettorali ai repubblicani, tra il 1998 e il2003. La stessa Hallyburton avrebbe ricevuto oltre 19 miliardi di dollari di commesse, assegnatesenza bando pubblico. Dall’inizio della guerra, le azioni della Hallyburton hanno guadagnato inborsa il 229%, distanziando persino i risultati delle principali compagnie che producono armi emateriale per la difesa, quali la General Dynamics (+ 134%), la Raytheon (+ 117%), la LockheedMartin (+ 105%) e la Northorp Grumman (+78%). A.B.

CHI GUADAGNA CON LA GUERRA IN IRAQ?

SECONDO GLI AUTORI DI “LA GUERRA DA TRE TRILIONI DI DOLLARI”, con la stessa cifra gli Usaavrebbero potuto:. finanziare il Social Security (programma pubblico di assistenza) per i prossimi 50 anni;. costruire 24 milioni di case popolari. pagare per tre anni 15 milioni di insegnanti pubblici. fornire per tre anni l’assicurazione sanitaria a 530 milioni di bambini. pagare la retta universitaria per i 4 anni in Università pubbliche a oltre 120 milioni di studenti. rispettare gli impegni internazionali degli Usa di versare lo 0,7% del proprio Pil per l’aiuto allo

sviluppo e la cooperazione internazionale per il prossimo mezzo secolo. lanciare un “Piano Marshall” per il Medioriente, o per l’insieme dei Paesi definiti “in via di sviluppo” A.B.

COSA FARE CON TREMILA MILIARDI DI DOLLARI?

Un soldato americanoucciso durante labattaglia per Baghdad. Iraq, 2003

ALEX

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che dopo il nuovo conflitto in Iraq, e ai quali si sommano le mancateentrate di migliaia di giovani, spesso non più in grado di lavorare.

Ancora, la ricerca prende in considerazione altri costi post bellici.In primo luogo quelli per riportare truppe e apparecchiature negli Usadall’Iraq, quindi quelli necessari a rimettere l’esercito nello stesso gra-do di efficienza di prima della guerra e per ricostituire la Guardia Na-zionale, i cui effettivi sono stati largamente impegnati per il conflittoiracheno, distogliendoli dalle loro mansioni negli Usa. A questi costivanno poi aggiunti quelli dell’indebitamento dell’amministrazionestatunitense per finanziare la stessa guerra.

Come segnalato nel titolo, il computo finale – utilizzando stimeprudenziali – porta all’incredibile totale di tremi-la miliardi di dollari. Anche se gli autori si atten-gono a valutazioni oggettive, traspare in tutto illibro la loro profonda contrarietà a questo con-flitto, riassumibile nell’osservazione che a di-stanza di quasi cinque anni dalla conclusione“ufficiale” della guerra, in Iraq la popolazione vi-ve molto peggio di prima del conflitto.

Un libro che è una denuncia accurata quantoimpietosa dell’assurdità della guerra in Iraq e ancordi più del comportamento dell’amministrazioneBush, anche limitando il punto di vista ai soli costimeramente economici. La ricerca fornisce alcuniesempi di cosa si sarebbe potuto fare con la stessa cifra spesa per fare laguerra (vedi ), e mostra chiaramente il peso che questo conflittoha avuto e avrà sulle famiglie statunitensi.

Il libro si chiude con alcune proposte e suggerimenti, pensati senon altro per una via di uscita che non peggiori ulteriormente una si-tuazione già disastrosa. Alcuni consigli di natura economica, che suo-nano però soprattutto come un appello per un drastico cambio di rot-ta e come una speranza in vista delle elezioni che si terranno negli Usaentro la fine dell’anno. .

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| elezioni Usa | internazionale |

D IGITANDO SU YOU TUBE IL NOME “BARACK OBAMA”, compaio-no 87 mila video che lo vedono come protagonista. Al-meno questa era la cifra a metà aprile. Ma potrebbero già

essere molti di più. Ogni giorno ne ven-gono caricati in media 300. Da chiun-que, come vuole la

filosofia del web 2.0. Il senatore del-l’Illinois ha invaso il web: MySpace,Facebook, Flickr, LinkedIn, Eventful,Twitter, ma anche blog di sostenitoriitaliani, come www.italianbloggers4obama2008.blogspot.com. Il videodel rapper Black Eyed Peas “Yes WeCan” ha scalato le classifiche grazie aYou Tube e al passaparola.

Obama si è guadagnato il titolo di candidato alle pre-sidenziali americane più presente sul web. Gli ultimi datidi Nielsen Online sul traffico dei siti politici negli Usa (fi-ne dicembre 2007), vedevano quello di Obama svettarecon oltre 844 mila visitatori unici e guardare da lontano

gli altri candidati. Il primo dopo di lui,il repubblicano Mike Huckabee, era aoltre 200 mila visitatori di differenza ela sua avversaria per il seggio demo-cratico, Hillary Clinton, si faceva su-perare anche dal pressoché scono-sciuto Ron Paul, piazzandosi al quar-to posto con 510 mila visitatori unici.Numeri che possono trasformarsi inmilioni di dollari. La rete, infatti, nonserve solo a catturare voti, consensi,popolarità. Per Obama è una minierad’oro nella raccolta fondi.

Una rete preziosaDopo un primo record di 36 milionidi dollari raccolti on line nel mese digennaio, Barack Obama ne ha segna-to un secondo: 55 milioni di dollaridi fundraising a febbraio. 193 milio-ni in tutto, di cui oltre la metà versa-ti sul web da piccoli donatori, dai 25ai 200 dollari a testa. Un esercito diinternauti che hanno voluto contri-buire a finanziare la campagna elet-torale di Obama. Sul suo sito ufficia-le www.barackobama.com compaio-no ovunque inviti a donare. Ci si puòregistrare per una “donazione ricor-rente mensile”. Ma il candidato de-mocratico usa anche i canali del web2.0 come Myspace, Facebook e un’i-

di Elisabetta Tramonto

WebObama, con la rete si pesca un tesoro

Hillary Clinton raccoglie grosse somme dai grandi finanziatori. Barack Obama punta invece ai 50 dollari dell’americanomedio. A furia di click, la raccolta fondi on line si sta dimostrando un’arma micidiale.

NELL’ENORME CRESCITA MONDIALE del comparto dei servizi militariprivati (raddoppiato negli ultimi 5 anni) gli operatori tricolore del settoresono pochi e soprattutto occupano posizioni marginali sia dal punto di vista operativo che del flusso di affari generato.

Non a caso una delle società più visibili (la Ronin Security Groupcapitanata dall’ex-carabiniere Paolo Belligi) è stata fondata in Svizzera,anche se a pochi metri dal confine italiano, proprio per sfruttare sul mercatointernazionale la reputazione migliore fornita dalla bandiera rossocrociata,come espressamente confermato dai responsabili della Ronin.

A contribuire a questa “bassa” considerazione dei servizi militari fornitida professionisti ed ex-militari italiani, un punto vivacemente contestato da chi vorrebbe farsi largo nel mercato come la StartSicurezza di CarloBiffani, ha contribuito la tragica parabola dei quattro contractor italianirapiti in Iraq nel 2004. Vicenda che ha visto come epilogo la morte di Fabrizio Quattrocchi ed il difficile salvataggio dei suoi tre compagni.

Anche se, quindi, dal punto di vista del contributo in prima persona

siamo lontani dai livelli degli Usa o dell’Inghilterra, le Forze Armate italianericorrono ai servizi delle strutture militari private.

Il governo uscente, infatti, nel decreto sulle missioni militari all’estero del marzo 2007, ha stanziato 3.498.000 euro per la protezione dell’Unitàdi Sostegno alla Ricostruzione durante le fasi di ritiro dall’Iraq. La spesacomplessiva prevista è oltre 10 volte l'impegno stanziato per il funzionamento della Usr.

La Rete Italiana per il Disarmo ha espresso preoccupazione e chiestochiarezza per questa decisione, che tende forse solo a mascherare una presenza militare tramite un appalto ad un'azienda privata, la AegisDefence Systems, una delle aziende leader del settore sul campo irachenoma anche una delle più chiacchierate e problematiche. Già da alcuni annila britannica Aegis fa da punto di riferimento per almeno 50 compagnie di sicurezza presenti in Iraq. Il che le conferisce la possibilità effettiva di avere al proprio comando un vero e proprio esercito suddivisoin compartimenti aziendali. Fr.Vi.

L’ITALIA: CONTRACTOR ALL’AMATRICIANA E APPALTI A STRUTTURE MILITARI PRIVATE

1600 MILIARDI DI DOLLARI NEL SOLO 2007. Il doppio rispetto ai 790 miliardi di dollari previsti nell’anno fiscale 2000. A tantoammonta il piano di investimenti per lo sviluppo e l’acquisizione di armi del Pentagono nel penultimo anno di presidenza Bush.

Una crescita inarrestabile che preoccupa anche gli analisti Usa. Lo stesso Gao (Government Accountability Office – ufficio di controllo governativo) in un recente rapporto del Marzo 2008

sottolinea come, oltre a partire da un livelloaltissimo, i programmi di acquisizione previstinel 2007 siano cresciuti subito del 25%rispetto alle stime di partenza.

In pratica al mare di denaro, messo a disposizione del Dipartimento della Difesa, che si aggiunge al budget ordinario del Pentagono (per il 2007 stimato in circa 450 miliardi di dollari) non ha fattoseguito nemmeno uno sviluppo

adeguato degli stessi progetti che “hanno spesso fallito nel fornire le capacità promesse”.

Oltre il 60% di questi programmi ha fin da subito sperimentatocambi di impostazione e soprattutto incremento di costi.Dimostrando come i progetti di partenza, sbandierati sempre come necessari militarmente e solidi dal punto di vista industriale e finanziario, siano invece delle vere e proprie cattedrali nel deserto utili principalmente a far crescere i bilanci del comparto militare-industriale.

Francesco VignarcaRete Italiana Disarmo - Altreconomia

STRATOSFERICI INVESTIMENTIDEL PENTAGONO PER LE ARMI

George W.Bushmentre parla ai “Veterans of Foreign Wars”.

INFO

Sul sito www.fundraising.it si trovanogratis le informazioni sulla raccoltafondi, in particolare con il web 2.0.

Presso la sede di Forlì dell’università di Bologna è nato il Master “Fundraising per il non profit”(www.master-fundraising.it).

Dall’8 al 10 maggio a Castrocaro (Forlì)si terrà il Festival del Fund Raising(www.festivaldelfundraising.it).

ANCHE IL TERZO SETTORE SI È ACCORTO DELLE POTENZIALITÀ DELLA RETE. Soprattutto negli Stati Uniti,ma sempre più anche in Italia la raccolta fondi si sta trasferendo dalle piazze, dai biglietti di auguri venduti a Natale, dalle maratone di beneficenza, a siti e blog. La Croce Rossa Americana ha un sito ufficiale in dueversioni diverse, inglese (www.redcross.org) e spagnola (www.cruzrojaamericana.org), con una sezione shop e tre blog; Flickr per le foto; Youtube per i video; Facebook per raccogliere donazioni. L’anno scorso la tradizionale maratona di raccolta fondi dell’American Cancer Society si è svolta su Second Life. Risultato:40.000 dollari nelle casse dell’associazione. Yahoo! (http://it.promotions.yahoo.com/charity) e Google(www.google.com/grants/details.html) offrono gratuitamente i propri spazi alle organizzazioni non profit per raccogliere fondi. Sempre più diffusi i blog, come quello di Terres des Hommes Italia(www.tdhitaly.org/blog) o di Occhi per l’Africa (www.occhiperlafrica.org). O iniziative particolari che giocanocon internet come la campagna “un milione di litri” (www.unmilionedilitri.it), per la raccolta fondi di Acra.Sulla homepage un’immagine composta da quadratini (pixel) che si colorano per ogni donazione da 25 euro e che corrispondono a 100 litri d’acqua inviati a un paese povero. Sul sito dell’associazione“Sos Italia – villaggi dei bambini” si possono mandare video per convincere ad adottare un bimboa distanza (www.volare.adozionidistanza.it/video.ph). Molti gli esempi oltreoceano di associazioni non profitsu Myspace, rari per ora quelli italiani: www.myspace.com/campagneperglianimali.

IL NON PROFIT SALTA IN SELLA AL WEB

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N ITALIA A MOBILITARE LA POPOLAZIONE DEL WEB ci pensa Beppe Gril-lo. Sul suo blog (www.beppegrillo.it) oltre due milioni di dif-ferenti visitatori al mese. Lo gestiscono, insieme al comico ge-

novese, giovani laureati della CasaleggioAssociati di Milano. Gli “amici di BeppeGrillo” si sono auto-organizzati in rete

tramite la piattaforma internet statunitense Meet Up. Il primo grup-po è nato nel 2005 a Milano. Oggi al mondo sono 493, in 357 cittàdi 23 diversi Stati per un totale di 69.285 aderenti. Un piccolo “eser-cito” che si muove, si organizza, dibatte e, soprattutto, raccoglie e siscambia informazioni e idee via internet.

Un “esercito” che ha dato prova delle potenzialità organizzati-ve e politiche della rete, con i V Day dell’8 settembre 2007 e del 25aprile scorso. Sono state raccolte via internet oltre 200 mila pre-ade-sioni e lanciati sulla rete Youtube centinaia di video fai da te. L’8settembre si sono materializzate, in 225 città italiane e trenta stra-niere, oltre 350 mila persone, che hanno firmato la proposta di leg-ge d’iniziativa popolare per il “Parlamento Pulito”. Per il V Day 2del 25 aprile, dedicato alla “libera informazione”, sono stati 467 ibanchetti organizzati in tutta Italia e, in un solo giorno, sono stateraccolte oltre 430 mila firme per ognuno dei tre referendum pro-posti (per abolire i finanziamenti pubblici all’editoria, l’ordine deigiornalisti e la legge Gasparri).

Chi sono i “grillini”L’istituto di ricerca Swg ha dedicato a questo movimento un’indagi-ne – “La Rete Partecipata: attivismo mediatico e politico nell’Italiadel 2008, studio etnografico sui Meet Up degli Amici di Grillo” – dal-la quale è emerso che: “il grosso degli attivisti dei Meet Up ha tra i30 e i 45 anni. Il 30% circa sono donne. Ci sono, soprattutto, piccoliimprenditori e liberi professionisti, impiegati e dirigenti di aziende

pubbliche o private, alcuni operai. Una significativa maggioranza havotato nel passato a sinistra, ma pochissimi hanno una vera espe-rienza in un partito. L’eterogeneità del movimento racconta comeinternet raggiunga spezzoni vasti e diversi della cittadinanza” si leg-ge nella ricerca, che sottolinea come “la densità di informazioni checonoscono e che dimostrano di aver letto o studiato, è mediamen-te molto alta”. Quello dei Meet Up di Grillo è “il primo movimentosociale di massa post-moderno in Italia”.

L’organizzazione tutta su internet Un movimento che si organizza anche in maniera autonoma daGrillo. Riprendono le tematiche del blog (ambiente, energie rinno-vabili, trasparenza, legalità, mobilità…) e le traducono in azioniconcrete sul piano locale: manifestazioni, petizioni e convegni. Tra-mite il blog è stato raccolto mezzo milione di firme elettroniche perabolire i costi di ricarica dei telefonini. Iniziativa partita dal giovaneAndrea D’Ambra del Meet Up di Ischia. 68 mila le firme arrivate online in un mese per abolire i finanziamenti Cip6 pro inceneritori.

Grazie a Grillo, in collaborazione con la Onlus Carlo Bortolanidi Reggio Emilia, con spettacoli, conferenze, appelli on line, in unanno sono stati raccolti 378 mila euro per acquistare un microsco-pio per le ricerche sui danni causati dalle nanopolveri. Il Meet Updi Napoli, con oltre tre mila aderenti, è riuscito a bloccare la priva-tizzazione dell’acqua.

A febbraio il gruppo partenopeo ha organizzato il “Giorno del Ri-fiuto” per promuovere riduzione, riciclo, riuso dei rifiuti e per faremergere le alternative a inceneritori e mega-discariche. «In 28 gior-ni con 300 volontari e una spesa di soli sette mila euro, raccolti an-che on line – racconta Roberto Fico, uno degli organizzatori –, ab-biamo dato vita ad un evento che ha richiamato oltre 30 mila per-sone in piazza ed è stato trasmesso dalla Cnn e dalla Bbc». .

IGli amici di Beppe Grillo comunicano nella rete. Sul web nascono le campagne che riempiono le piazze.

Le potenzialità della reteutilizzate dai“grillini”

di Matteo Incerti

dea nuova: il “volontariato finan-ziario”. Registrandosi sul suo sito, èpossibile diventare fundraiser pro-Obama, trasformando il proprio so-cial network (blog, myspace, ecc.) inuno degli ingranaggi del meccani-smo di raccolta fondi. Niente a chevedere con la campagna, più “tradi-zionale” della Clinton, che non èriuscita a sfruttare le potenzialità diinternet. Sulla sua home page nessuno stimolo per il so-cial fund raising (promuove, invece, il volontariato perl'organizzazione di “eventi” finalizzati alle donazioni).

Il fascino on line di ObamaIn rete sono nati i gruppi più strani di sostenitori del se-

natore, come “Dog Lovers for Oba-ma,” “Snowboarders for Obama in2008”, o “Massage Therapists andBodyworkers for Obama”. Una webcommunity che si manifesta peròin carne ed ossa per affollare glistadi durante i discorsi di Obama(a Seattle erano oltre 20 mila, con-tro i 5 mila della Clinton). Il sena-tore li ha conquistati rendendoli

protagonisti del suo sito. Su www.barackobama.com, infatti, informazioni e

video istituzionali si mischiano a quelli amatorialirealizzati dai suoi ammiratori. Le loro storie guada-gnano la home page insieme alle loro foto, che ritrag-gono Obama in maniche di camicia. .

INFO

Sul sitowww.opensecrets.orggli aggiornamenti sulla raccolta fondi on line di ogni candidato.

Barak Obama durante un comizio per le primarie nel suo quartiergenerale di SecondLife. Oltre a quelli dal vivo, il senatoredemocratico ne hatenuti molti in rete.

6-8 maggioMONTEVIDEO (URUGUAY)RIUNIONE DELLA COMMISSIONE DEL COMMERCIO DEL MERCOSUR(MERCADO COMÚN DEL SUR)Creata nel 1991 da Brasile, Argentina,Uruguay e Paraguay, l’area di liberoscambio che dal 1995 ha abolito i dazi interni istituendo una tariffadoganale comune verso l’esterno, taglia il simbolico traguardo delle 100 riunioni della suacommissione commerciale. Dal 2006 il Venezuela è entrato a far partedell’organizzazione cui Bolivia, Cile,Colombia, Ecuador e Perù sono al momento membri associati.www.mercosur.int

11 maggioSERBIA ELEZIONI PARLAMENTARISfida aperta tra il Partito Democratico(Sandzacka demokratska partija) del neo-eletto presidente Boris Tadic di ispirazione europeista, e il frontenazionalista del Partito Radicale (Srpska radikalna stranka) del conservatore Vojislav Seselj.

14-17 maggio YAOUNDE (CAMERUN)UNIONE AFRICANAINTERNATIONAL ECONOMIC FORUM FOR AFRICAIl Ministero dell’Industria camerunenseospita i soci dell’Unione Africana e i principali partner internazionali (tra cui ONU, Unione Europea e AfricanDevelopment Bank). Al centrodell’incontro i problemi relativi allosviluppo dell’industria e alla promozionedegli investimenti stranieri.www.africa-union.org

16 maggioREPUBBLICA DOMINICANAELEZIONI PRESIDENZIALI

17 maggioKUWAITELEZIONI PARLAMENTARI

21 maggioGEORGIAELEZIONI LEGISLATIVEA cinque mesi dalle presidenziali che hanno riconfermato l’europeistaMikheil Saakashvili nel ruolo di capo di Stato si torna al voto in Georgia per il rinnovo del Parlamento. Moscaosserva con particolare attenzione nella speranza che l’esito del voto possa indebolire il sostegno allo scomodo successore filostatunitense di Shevardnadze. (Foto: Saakashvili e George Bush)

31 maggio - 1 giugnoAREQUIPA (PERÙ)APEC (ASIA-PACIFIC ECONOMICCOOPERATION)Meeting dei ministri del commercioNata nel 1989 con lo scopo di promuovere lo sviluppo e il benesseredei Paesi dell’Asia e del Pacifico, l’APEC conta tra le sue fila 21 membri.Le decisioni prese al suo interno sono indicative ma non vincolanti.www.apec.org

1-4 giugno 2008 HOUSTON (USA)WINDPOWER 2008 CONFERENCE & EXHIBITION www.windpowerexpo.org

2 giugnoMANILA (FILIPPINE)ASIA DEVELOPMENT BANKForum Asiatico sull’Energia Pulita (ACEF) 2008: “Investing in Solutions that Address Climate Change and Energy Security”www.adb.org

2-6 giugno 2008VALENCIA (SPAGNA)16TH EUROPEANBIOMASS CONFERENCE & EXHIBITION

www.conference-biomass.com

3-5 giugnoROMA (ITALIA)FAO (FOOD AND AGRICULTURALORGANIZATION)“High-Level Conference on World FoodSecurity and the Challenges of ClimateChange and Bioenergy”

Allo studio l’impatto dei cambiamenticlimatici sulla disponibilità mondiale dei generi alimentari.www.fao.org

8 giugnoMONGOLIAELEZIONI LEGISLATIVE

9-11 giugnoCAPE TOWN (SUDAFRICA)WORLD BANKABCDE CONFERENCENata da un’idea della Banca Mondiale,la serie delle “ABCDE Conferences on Development” è da sempre legata nei contenuti ai temi in discussione nel G8, nell’Unione Europea e negli altrimaggiori eventi globali. L’edizione 2008è organizzata in collaborazione con il Ministero delle Finanze del Sudafrica.

10 giugnoBUENOS AIRES (ARGENTINA)MERCOSURRiunione del Grupo Ad Hoc SobreBiocombustibles (GAHB) del Mercosur(Mercado Común del Sur).Quello dei biocarburanti resta un tema“caldo” all’interno dell’areasudamericana di libero scambio. Il Brasile guida idealmente il fronte del Sì con il sostegno degli Usa, il Venezuela è schierato su posizioniopposte. Lo sviluppo del bio-fuel (e la speculazione sui derivati finanziari)ha prodotto un forte aumento dei prezzi di alcune materie prime (soia in primis) favorendo i grandiproduttori come l’Argentina.www.mercosur.int

11-13 giugno 2008BLED (SLOVENIA)HIDROENERGIA 2008Conferenza internazionale biennalededicata al settore del piccoloidroelettrico. Tra gli organizzatori: ESHA(European Small Hydropower Association)www.aper.it

12 giugnoREPUBBLICA D’IRLANDAREFERENDUM SUL TRATTATO DI LISBONANato sulle ceneri della costituzioneeuropea, bocciata nel 2005 nelleconsultazioni referendarie di Franciae Olanda, il cosiddetto Trattato di Lisbonamira a integrare alcuni documenti di intesa per affiancarsi al Trattato sul funzionamento dell’Unione, alla Cartadei diritti fondamentali e al vecchioTrattato Euratom. Il Trattato di Lisbonadovrebbe essere ratificato dai Paesi membrientro il 2009, anno delle elezioni

per il rinnovo del parlamento di Bruxelles. (Foto: il cancellieretedesco Angela

Merkel e il presidente della CommissioneUE José Manuel Barroso a Berlino per i 50 anni dell’Ue)

12-14 giugno 2008 MONACO (GERMANIA)INTERSOLAR 2008International Trade Fair and Conference for Solar Technology www.intersolar.de

19-21 giugno 2008PARIGI (FRANCIA)SALON DES ENERGIES RENOUVELABLES6° Edizionewww.energie-ren.com

23-25 giugnoSINGAPOREASEAN - 8TH MEETING OF THE ASEANWORKING GROUP ON WATERRESOURCE MANAGEMENT (AWGWRM) L’Association of South-East AsianNations, o ASEAN, è un’organizzazioneche promuove l’integrazione economicae politica delle nazioni del Sud-estasiatico. È stata fondata nel 1967.www.aseansec.org

28 giugnoISLANDAELEZIONI PRESIDENZIALI

11-13 luglioTINMOUTH (VERMONT, USA)SOLAR FEST 2008RENEWEBLE ENERGY FESTIVALOperativa dal 1995, Solar Fest è un’organizzazione non profit attiva nella sensibilizzazione ai temi dellaconservazione delle risorse naturali del pianeta e nella promozione delleenergie rinnovabili. L’edizione 2008affiancherà all’intrattenimento almeno50 workshop sui temi dell’energia.www.solarfest.org

21-25 luglioPATRASSO (GRECIA)ECAI: EUROPEAN CONFERENCE ON ARTIFICIAL INTELLIGENCE18° appuntamento biennale nella sua storia, ECAI 2008 è organizzato dallo European Coordinating Committeeon Artificial Intelligence dell’Università di Patrasso e dall’Hellenic ArtificialIntelligence Society.

27 luglioCAMBOGIAELEZIONI PARLAMENTARI

APPUNTAMENTI MAGGIO>LUGLIO PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

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OPE & CO. È IL NOME DI UN’ANTICA BANCA OLANDESE, forse la prima banca d’affari al mondo, cheha calcato il palcoscenico della finanza mondiale per due secoli e mezzo. Benché i fonda-tori, gli Hope, fossero mercanti scozzesi, la banca aprì la sede e le sue attività principali in

Olanda, in particolare ad Amsterdam e, solo dalla fine del XVIII secolo, ebbe uffici anche a Londra.Sei degli otto figli del capostipite Archibald Hope (1664-1743) - Archibald Jr., Isaac, Zachary, Henry,

Thomas ed Adrian - erano, come il genitore, commercianti. Le loro attività primarie si concentravanonei settori dei trasporti, dell’immagazzinamento, dell’assicurazione e del credito, prevalentemente adAmsterdam e Rotterdam. Nel 1720 restarono coinvolti nel disastro finanziario causato dalla vicenda

Chiesa anglicana. Per i quaccheri il rapporto conDio veniva ricondotto alla luce interiore, cioè all'e-sperienza intima e diretta della redenzione, e la pre-senza di Dio si rivelava al singolo attraverso il tre-mito delle labbra (da qui l'appellativo ironico diquakers, tremanti).

Il commercio degli schiavi era meno vantaggio-so e veniva compensato stipando all’inverosimile lenavi di persone e dalla minor cura con cui veniva-no trattati, tanto che il 16% tra bambini, donne euomini moriva a bordo.

La ricchezza degli Hope fu incrementata in modo determinantedalle speculazioni e dai traffici durante la Guerra dei Sette Anni(1756-1763) tra Inghilterra e Francia.

Nel 1762 i nipoti Jan (John) e Henry Hope entrarono nella so-cietà e il nome venne cambiato in Hope & Co. Nello stesso perio-do l’inglese John Williams e Pierre Cesar Labouchere diventaronosoci della di ditta.

Nello stesso anno gli Hope allargarono le loro attività ad Am-sterdam in Keizersgracht 444-446. Zachary (1747-1821), figlio di Ar-chibald, divenne membro del Parlamento olandese ed entrò nelconsiglio d’amministrazione della West Indian Company (WIC), edivenne il proprietario dell’ ex palazzo del “Lange Voorhout” all’Aia,

della britannica South Sea Company, che condurràall’emanazione del Bubble Act. La South Sea Com-pany aveva acquisito integralmente, in forza di unatto legislativo, l’intero debito pubblico inglese,che ammontava a dieci milioni di sterline.

La South Sea Company, sulla scorta dei successimilitari contro la Francia, aveva fatto crescere il va-lore delle azioni a ritmi vertiginosi, sino al tracollodefinitivo: un contraccolpo violento come quellocausato oggi dalla bolla dei subprime, che all’epocaebbe anche vittime illustri, come lo scienziato rosa-croce Isaac Newton.

La nazionalizzazione della South Sea Company,con il Bubble Act, portò molti investitori sul lastri-co, gli amministratori della società nella prigionedella Torre di Londra, ma salvò il sistema finanzia-rio pubblico inglese. Molti banchieri in Olanda acausa della loro bramosia e della scarsa lungimiran-za fallirono e parecchi altri lasciarono il Paese.

Ma gli Hope non si persero d’animo e trovaro-no ben presto una nuova strada per rimpinguare iloro forzieri: organizzando, sotto la direzione di Archibald Jr., Isaace Zachary, spedizioni di quaccheri da Rotterdam. Per differenziarel’attività intrapresero anche il commercio degli schiavi ad Amster-dam, sotto la direzione di Thomas e Adrian.

Gli anni d’oro delle spedizioni di quaccheri verso la Pennsylva-nia furono il 1738, il 1744, il 1753 e il 1765. Questi trasporti eranopagati dalla città di Rotterdam e della chiesa Battista locale, poichéi quaccheri non avevano risorse economiche adeguate.

Negli anni migliori gli Hope ricevettero sessanta fiorini olandesia quacchero e in quelli peggiori undici. I quaccheri, appartenenti al-la Società degli amici e seguaci del predicatore George Fox, dovette-ro rifugiarsi in Olanda e in America a causa delle persecuzioni della

di Andrea Montella

che oggi ospita un museo e un’attrazione virtuale dedicata ai lavoridell’artista grafico Maurits C. Escher .

Il matrimonio di Pierre Cesar Labouchere con Dorothy, la ter-za figlia di Francis Baring, fu il tentativo di fondere i Baring e gliHope. Labouchere giocò un importante ruolo di negoziazione conla Francia, gestendo la maggior parte dei finanziamenti francesiper l’Olanda.

Amsterdam e gli Hope: una storia in comuneL’archivio Hope è un’importante risorsa per capire la storia di Am-sterdam e dell’Olanda come centro del commercio mondiale nelXVIII secolo. Nel 1977 la raccolta è stata donata all’archivio dellacittà di Amsterdam ed è ora consultabile dal pubblico.

L’archivio della Hope & Co. è stato unito con l’archivio dellaDutch East India Company perché nel 1752 uno dei fratelli Hope,Thomas, (1704-1779), divenne un membro del “Gentlemen XVII”,nome dato ai diciassette direttori al vertice della Dutch East IndiaCompany e quattro anni dopo egli divenne il capo del consigliod’amministrazione della società.

Nel 1766 Thomas divenne il portavoce di William V degli Oran-ge, il capo formale della compagnia. Quattro anni dopo, nel 1770,Thomas si ritirò e passò le responsabilità al figlio John (1737-1784),che rimase nella Dutch East India Company e nella Hope & Co. fi-no alla morte.

Adrian era un membro del Parlamento olandese e del Consigliodella città di Amsterdam. Diversamente dalle banche di oggi, chepreferiscono gestire i politici da dietro le quinte, i soci della Hope &Co. mescolavano affari privati e della banca con quelli pubblici.

Molte lettere dell’archivio sono molto utili per comprendere inmodo crudo gli avvenimenti dell’epoca e il ruolo della borghesia edel nascente capitalismo.

Le lettere prima del 1720 sono indirizzate a Thomas e Adrian Ho-pe. Una sezione particolarmente ricca dell’archivio è rappresentatadalle corrispondenze del periodo che va dal 1795 al 1815, quandoHenry Hope era stato costretto a lasciare l’Olanda, per mettere apunto gli uffici di Londra. Le regolari e meticolose corrispondenzetra Amsterdam e Londra forniscono ulteriori ed importanti contri-buti per comprendere come avvenivano le negoziazioni dei com-merci di quel periodo storico.

Il funzionamento giornaliero della Hope & Co. era nelle manidel nipote americano Henry Hope (1736-1811), che fece commercicon differenti paesi, compreso Svezia, Polonia, Russia, Portogallo,Spagna, Francia e Stati Uniti. Nel 1804 la Hope & Co. emise azioniper finanziare l’acquisto della Louisiana, grazie alla negoziazione diHenry Hope e Francis Baring.

Thomas Hope (1769-1831) - figlio di John - ereditò la preziosacollezione di opere d’arte che suo zio Henry aveva accumulato e che,non avendo eredi, diretti lasciò al nipote. Successivamente la colle-zione d’arte fu ereditata da Adrian van der Hoop che nel 1814 di-venne socio della Hope & Company.

Alla morte di Adrian la collezione valeva la considerevole som-ma di cinque milioni di fiorini olandesi ed è stata ceduta alla città diAmsterdam, che ha creato un museo per ospitarla. La collezionecomprende più di 250 capolavori del XVIII e XIX secolo, tra cui deiRembrandt e dei Vermeer.

Nel XIX secolo la Hope e Co. si è specializzata in investimentinelle ferrovie, immettendo capitali soprattutto negli Stati Uniti e inRussia. Nel XX secolo ha spostato i suoi affari dai trasporti alla fi-nanza. Nel 1962 la Hope e Co. si è fusa prima con Mees & Zoonen,poi nel 1975 con Pierson.

Successivamente è stata incorporata dalla ABN Amro (la bancache ha inglobato anche Banca Antonveneta nel 2006) ed è ora par-te di RbS-Fortis-Santander. .

Hope & Company

Per loro tutto era una merce: uomini, religiosi, oppio, zenzero,tessuti, oro, argento, guerre e quindi potevano essere freddamentecalcolati secondo i disumani parametri capitalistici. Gli Hope furono tra i migliori interpreti di questa immonda morale

HA sinistra, il mercato degli schiavi, in un dipintodi Gustave Boulanger.Sopra, Archibald Hope in un dipinto del 1720,esposto nella sede di Rotterdam della Banca, e Isaac Newton, una dellevittime della speculazionedella South Sea Company.A destra, Henry Hope,nipote del fondatoreArchibald.

La sede storica della BancaHope & Co. ad Amsterdam in Keizersgracht 444-446.

Il volto cinico del capitalismo

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altrevoci| narrativa |

LA STORIADIVENTA ROMANZOUN PO’ NOIR

Massaua, 1896. Nel catinorovente di una città sensuale e cosmopolita tutti i destini si intrecciano. Mentre un detective non autorizzato è ossessionato dalla ricerca di un assassino di bambini,uomini, donne e soldatiprecipitano, senza saperlo,verso il proprio destino. Versola piú colossale disfatta che il colonialismo europeo abbiasubito. La battaglia di Adua.

Un grande romanzo di guerra e d’amore. E di delitti.Una pagina oscura dellanostra storia che diventaleggenda. Una vicenda epica rinasce dall’ombra del passato e irrompe in una luce cupa e visionaria,splendida e dannata. Tutte le voci, i dialetti e le lingue,sono il tessuto di un romanzocorale dove inferno e salvezzaabitano insieme. Gli amori, i tradimenti, i deliri e le perversioni piú folli si intrecciano all’innocenzapiú pura, l’arroganza dei potentivive accanto alla comunitàdegli umili, la magia e il quotidiano si fondono.

CARLO LUCARELLIL’OTTAVA VIBRAZIONEEinaudi, 2008

CAR SHARINGL’ANTIDOTOAL MALD’AUTO

L’Automobile è fonte del malessere urbano,divoratrice del nostro tempo negli spostamenti e negli ingorghi, inquinatrice,rumorosa, costosa e dispendiosa per i privati e per il pubblico, responsabiledella scomparsa di vie, piazzee strade pedonali, persino di marciapiedi. Con il trasportoflessibile (servizi a domanda e car-sharing) tutto ciò puòessere evitato. Informatica e telecomunicazioni consentonogià oggi di garantire spostamentiporta-a-porta, senza traffico e ricerca del parcheggio, a costi economici, sociali e ambientali molto inferiori a quelli che si pagano con un’auto a testa.

Si tratta di un modelloorganizzativo replicabile in moltri altri servizi pubblici,per il quale oltre alletecnologie occorre costruireun know-how di gestione che potrà costituire un fattoredi competitività decisivo per un’economia come la nostra, altrimenticondannata al declino.

GUIDO VIALEVITA E MORTEDELL’AUTOMOBILEBollati Boringhieri, 2007

L’AMBIENTALISMOSI DECLINA CON UN LINGUAGGIODA DIZIONARIO

Dalla “A” come “agricoltura biologica” alla “W” come “Wwf”, passando per Bhopal,Katrina, Severo, Global warming ed erosionedella biodiversità. Trecento autori e settantavoci tematiche che abbracciano oltre due millenni di storia delle idee, da Pitagora ai no-global. Eventi e concetti legati da un filo comune: il riferimento al rapporto tra uomo e natura come chiave della conoscenza scientifica del mondo e di comprensione filosofica del senso e dei limiti dell’avventura umana.

Un condensato di storia del pensieroecologico racchiuso nel “Dizionario” curato da Roberto Della Seta (ex presidente di Legambiente e ora responsabile Ambientedel Pd) e da Daniele Guastini, docente di Filosofia alla Sapienza di Roma, nel quale gli autori provano a sciogliere qualchecontraddizione e dubbio ricostruendo l’albumdi famiglia dell’ecologia come riflessione di confine tra scienza, filosofia e politica.

Completano l’opera due saggi, in cui Della Seta e Guastini propongono punti di vistaoriginali e per nulla simili fra loro, sulle radici e sull’odierno valore del “pensare ecologico”.

ROBERTO DALLA SETA DANIELE GUASTINI DIZIONARIO DEL PENSIERO ECOLOGICOEditrice Carocci, 2008

PIO LA TORREIL POLITICOCHE SFIDÒLA MAFIA

Politica, soldi e mafia. Ecco la santissima trinità che Pio La Torre cercò di profanare,parlando allo stesso tempo il linguaggio della poveragente. La lotta alla mafia era la sua ossessione, il suo chiodo fisso che, nel corso degli anni, lo porteràa sviluppare tesi, masoprattutto a creare strumentidi contrasto per i magistrati e le forze dell’ordine.

La figura di Pio La Torrenon rappresenta solo un fattodi cronaca, è qualcosa di più.Investe la società italiana,travolge la politica nazionaleed entra di prepotenza nella storia del nostro Paese. A distanza di venticinque anni,cosa c’è dietro la sua morte e perché mai nessuno, questavita, l’ha voluta raccontare?

A tentare l’esperimento, sono lo scrittore ClaudioCamarca e Giuseppe Bascetto,giornalista free-lance, che da più di quindici anni si occupa di mafia e criminalitàeconomico-finanziaria.

CLAUDIO CAMARCA GIUSEPPE BASCETTOPIO LA TORRE, UNA STORIA ITALIANAAliberti, 2008

LA PORTINAIACHE SAPEVAGUARDAREIL MONDO

Quale sia la formula per cui “L’eleganza del riccio” ha avuto un successo strepitoso,prima in Francia e poi nel resto d’Eurpa, è cosa difficileda spiegare. Certamente gli hanno giovato una ironiacolta, un humus letterario e filosofico discreto, unabuona dose di sentimenti.

La storia è ambientata a Parigi in un elegante palazzoabitato da famiglie dell’altaborghesia. Ci vivono ministri,burocrati, maîtres à penserdella cultura culinaria.

Dalla sua guardiola, assisteallo scorrere di questa vita la portinaia Renée, che apparein tutto e per tutto conformeall’idea stessa della portinaia:grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all’insaputa di tutti,Renée è una coltissimaautodidatta, che adora l’arte,la filosofia, la musica, la culturagiapponese. Insomma, dal punto di vista intellettualeè in grado di farsi beffe deisuoi ricchi e boriosi padroni.

MURIEL BARBERYL’ELEGANZA DEL RICCIOEdizioni e/o, 2007

LA FAVOLACATTIVADI UN PAESEDI ROMAGNA

“Un tranquillo paese di romagna” è una favolacattiva, con l’ironia e un qualchecosa in più che gli derivadall’essere un misteryromagnolo. La famiglia di Primo Casadei, detto Terzo,un ex spiantato diventatoscrittore di successo senzaaver smaltito la scorzaanarcoide, torna nel paesinodi origine sulle collineromagnole. Qui vivono ancoravecchi contadini dalle facce di cuoio, coriacei repubblicanidai nomi significativi e dai soprannomi ancor più dichiarativi, anticlericalisanguigni e preti combattivi.Luoghi abbastanza eccentricida ben assorbire la bizzarriadegli affetti di Primo della suafamiglia. Ma appena giungonoin paese iniziano terribiliomicidi di bambini; assassinii abbastanza diversiuno dall’altro, da respingerel’idea del maniaco o del killerseriale. In paese ci sono statialtri arrivi, oltre ai Casadei: un nuovo prete, un pittoresempre in giro per i sentieri,un giovane maestro tantocolto e devoto.

CARLO FLAMIGMIUN TRANQUILLO PAESE DI ROMAGNASellerio, 2008

INCONTRI STRAORDINARI SECONDO LA LOGICAVAGABONDA DI PINO CACUCCI

Pino Cacucci racconta storie di eroi e ribelli, lottee ingiustizie, attingendo dal suo vagabondare per il mondo. E questo libro non fa eccezione.C’è un evidente amore per i disperati, per i “combattenti”, per le idee, per i paesaggi e qualche volta per la sua città, Bologna. E c’è la rabbia per i guasti della società civile e politica, per i paradossi della realtà sociale,per le ferite non chiuse della Storia.

È un volume scandito in sette parti.Vagabondaggi: i viaggi dell’autore in paesilontani e i vagabondaggi in Italia.Bastiancontrario: gli scritti polemici sulla politica italiana ed estera. Leggere per r-esistere: materiali diversi sui suoi scrittoripreferiti – tra cui una lettera inedita di PrimoLevi a Sante Notarnicola – e recensioni. La memoria non m’inganna: ricordi di persone,personaggi ed eventi degli ultimi vent’anni. Per esempio, ho conosciuto: gli incontri piùmemorabili, tra cui uno molto particolare conFederico Fellini. Gazzettiere bolognese: articolisatirici su Bologna. Varie ed eventuali: raccoltadi scritti “inclassificabili”, dal cinema allamusica, fino a un primo e inedito racconto.

PINO CACUCCIUN PO’ PER AMORE E UN PO’ PER RABBIAFeltrinelli, 2008

L’IDEA DEL CAPITALENEL RICCOOCCIDENTE

Il capitalismo è un concettoche non si lascia afferrare, che disorienta nella sua continua mutazione. La tesi di questo libro è che si possa pensare il capitalecome un mezzo oppure comeun fine. Nel primo caso essoacquista una valenza sociale,nel secondo risulta svuotato di ogni istanza di giustizia. Boldizzoni ripercorre la storiadi una dicotomia che ha lacerato l’Occidente dal Rinascimento ai nostrigiorni, istituendo una relazionesistematica tra la dimensioneintellettuale e le trasformazionimateriali e culturali di scenario. La centralità dell’Europarispetto a questo dibattitoviene bruscamente meno con lo scoppio della Secondaguerra mondiale. Un’analisidisincantata del primatoculturale degli Usa nei successivi decenni apreuno scorcio imprevedibilesulla crisi del pensieroeconomico contemporaneo.

FRANCESCO BOLDIZZONIL’IDEA DEL CAPITALE IN OCCIDENTEMarsilio, 2008

| economiaefinanza |

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NUDI 3DNELLE FOTODI BETTINARHEIMS

Bettina Rheims fin dagli AnniSettanta è attratta da soggettiparticolari. Inizia così a fotografare per strada doveconosce alcune spogliarelliste.Da questo incontro nasce una serie di fotografie di nudiche verrà pubblicata congrande successo di pubbliconel 1980 su “Egoïste”.Seguiranno sue personali al Centre Georges Pompidou e alla Galerie Texbraun di Parigi.Collabora con le riviste “Elle” e “Paris Match”, realizzandofotografie di moda e campagnepubblicitarie. Nel 1995 realizzala fotografia ufficiale di JacquesChirac, dal quale ha ricevutonel 2002 la Legione d’Onoreper l’insieme del suo lavoro.

Questa serie di BettinaRheims segna la realizzazionedi un desiderio: stabilire un rapporto con la sculturanella sua creazione fotografica,traducendo l’idea che si possaimmaginare la parte posterioredella figura umana anchevedendola solamente di fronte, come se le modellefossero visibili in 3D.

Fino all’8 giugnoChiostro di San DomenicoReggio Emilia

LA SICILIAE IL MONDOSECONDOTORNATORE

Giuseppe Tornatore aveva solodieci anni quando iniziò a scattare fotografie alla sua Sicilia seguendo le orme dei grandi maestri conterranei.

Una parte di quelle foto,120 scatti, sono raccolti oggiin una mostra (“Indiscrezioni,Giuseppe Tornatore, fotografie”)al museo nazionale Alinaridella fotografia a Firenze.

Si tratta di situazioni e volti della quotidianità, spessoanonimi, dove prevalgono le comparse piuttosto che i personaggi famosi. Uomini,donne che non posano, ma naturalmente dispostiverso la vita. Visi di vecchi con la coppola in testa e con la coperta sulle spalleche si ritrovano in una piazza.Situazioni, facce, esistenze che ci rimandano una parte di storia della Sicilia e di moltialtri luoghi del mondo, dalla Cina alla Russia, passando per Portella della Ginestra, che il regista di “Nuovo cinemaParadiso” ha saputo ritrarrecon sapiente capacità.

Fino al 15 giugnoMnaf Firenze

MPAMAKI VATOSPACCATORI DI PIETREDEL MADASCAR

Gli “Mpamaki vato”, spaccatori di pietre in lingua malgascia, vivono ai piedi di unamontagna dalla quale ogni giorno scavanoroccia che poi nel villaggio trasformano in ghiaia con rudimentali attrezzi o a maninude. Un lavoro durissimo svolto da uomini,donne e bambini. Una comunità che vive tra la polvere e il fango, soffre di malattie,mancanza di cibo ed acqua potabile.

La mostra comprende una trentina di fotografie e immagini video realizzate nel gennaio 2008 dal giornalista e fotografoAlfredo Macchi nell’isola di Nosy Be, a nord del Madagascar. L’intento è quello di spingerelo sguardo “oltre”: oltre lo scenario da cartolina, le spiagge coralline e il mareturchese, per documentare una realtàquotidiana di povertà, emarginazione e drammatiche condizioni di vita.

La mostra “Mpamaky vato - Gli spaccatoridi pietre del Madagascar” è parte del progetto“Una sorgente per la vita!” promosso dalle associazioni umanitarie Kairos Onlus e Birimbao, che intendono migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli abitantidel villaggio attraverso interventi mirati e concreti sul territorio, dalle infrastruttureall’assistenza medica e sanitaria, soprattutto per i più piccoli.

Fino al 25 maggioGalleria M.I.C.R.O Roma

L’ITALIACHE NON FANOTIZIAÈ PIÙ VERA

C’è un’Italia che non apparetroppo, non arriva sulle primepagine, non occupa la cronaca.Un’Italia che se non fa notizia(almeno non sempre) è comunque attuale e forte e ha bisogno di una sua vocepartecipe e chiara.

Le immagini di FrancescoCocco, Lorenzo Cicconi Massi,Daniele Dainelli e MassimoSiragusa, accompagnano i racconti di Antonio Pascale e, in una serie di reportagedall’Italia profonda, ci raccontano quattro diversimomenti del nostro paese,quattro stagioni diverse della nostra vita.

L’estate delle grandifabbriche del Nordest deserteper le vacanze, come per un’improvvisa dismissione;l’autunno delle piazze e dei tanti paesi dell’Italia di provincia; l’inverno delle nuove comunità etnichee religiose; la primavera del mediterraneo e la nuovaricerca di una radice di vitacome un’identità da rigenerare.

Antonio PascaleSOLO IN ITALIAContrasto, 2008

MUSICA GRATIS SENZAGUAI

Si chiama Downlovers e la versione Beta è statalanciata alla fine dell’estatescorsa e potrebbe realizzare il sogno di molti navigatori,ovvero scaricare musica gratisdalla rete legalmente.

Il sistema è simile a quellodi emule, ma senza peer to peer.In catalogo, ma è solo un elencotemporaneo, ci sono più di 30 mila brani e una trentinadi etichette discografiche che hanno reso disponibili il loro catalogo.

Poco tempo fa avevamoparlato dell’iniziativa dei Radiohead che lasciavanoall’ascoltatore la scelta di determinare il prezzo da pagare. Un segno importantedi un clima che sta cambiando.Chi paga allora? Quando parteil download appare una finestrapubblicitaria che fa partire un filmato di trenta secondi.Naturalmente i proventiserviranno a pagare le etichette discografiche e il costo del servizio.

www.downlovers.com

TELEVISIONEFAI DA TEUNA REALTÀGRAZIE A MOGULUS

Si chiama Mogulus ed è una piattaformamultitask che consente a chiunque, in qualsiasi parte del mondo si trovi, di darevita a una propria tv. Nulla di dilettantesco. Si tratta di un’iniziativa seria, messa in piedida un team di giovani informatici indiani, oggi corteggiati dai grandi broadcaster chevogliono acquistare a suon di milioni di dollarila nuova frontiera della tv via internet.

Il segreto di questo successo è costituitodall’immediatezza della piattaforma e dallasemplicità dei comandi per creare un canaletv. Per mettere in onda il vostro palinsesto è necessario un computer, un browser e unawebcam. A tutto il resto pensa Mogulus. Graziealla piattaforma è possibile mixare in direttaservizi caricati precedentemente, il tutto con grafica degna di questo nome e che nulla ha da invidiare ai canali tv tradizionali.

La Apple, per lanciare un suo prodotto, ha scelto Mogulus, così come migliaia di persone in tutto il mondo l’hanno scelto per fare la propria televisione. In Italia fino ad oggi con Mogulus ne sono state createpoco più di 2000: il 40 % dei canali sonodedicati al calcio e il restante si divide tra tv religiose, con recita di rosario in diretta, e tv culinarie con anziane signoreche dispensano consigli dalle loro cucine.

www.mogulus.com

QUELLA FOTO CHE RESE IMMORTALEIL JAZZ

Lo scatto appartiene al fotografo americano Art Kane. A lui è venuta l’idea di raggruppare in una foto tuttii musicisti che avevano fattola storia del jazz americanonei primi cinquant’anni del Novecento. Era l’estate del 1958 e il meglio dellesette note si ritrovò nella 152 strada nel quartieredi Harlem a New York.

Nel doppio dvd che ha in copertina la foto di Kanei protagonisti raccontanoquella strana mattina. Storiedivertenti e strane comequella di Dizzy Gillespie che fa la boccaccia a RoyEldridge, che gli sta accantonella foto. E ancora, le testimonianze di TheloniusMonk, Lester Young e CharlesMingus. Unico bianco presenteGerry Mulligan.

Il meglio dell’età d’oro del jazz in uno scatto chediventa racconto animato e multimediale, accompagnatoda volti imbiancati e invecchiati.Il documentario è in inglese e non ha i sottotitoli in italiano

JEAN BACHA GREAT DAY IN HARLEMEntertainment, 2008

SOLOMONLA VOCEDEL RHYTHMAND BLUES

Oggi siede su una specie di trono a causa della moletroppo ingombrante. Ma Solomon Burke è stato, ed è ancora, uno di queimusicisti, forse l’ultimo, che è riuscito a rivitalizzare il rhythmand blues, interpretando un repertorio che fece grandi i musicisti degli anni Sessanta.La grazia della voce di Burkecontrasta con la sua mole,come testimonia questo videoregistrato durante un recital a Basilea, in Svizzera, nel 2003.

Ci sono i pezzi classici,quelli che fanno pensareall’immortalità dell’anima,come “Georgia”, “Proud Mary”,“Stand by me”, “Dock of thebay”, “A change is gonnacome”, “Lucille”, “Tutti frutti”,“Long tall Sally”.

Il tempo passa per tutti,ma non per la voce di Burkeche anzi sembra migliorarecon il tempo. Un dvd che riconcilia con la musica e con un personaggio uniconel panorama musicale.

SOLOMON BURKETHE KING LIVE AT AVO SESSION BASELEdel, 2008

| fotografia | | multimedia |

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| future |

BRACCIALITASER SUGLI AEREI

La società Lamperd LessLethal ha presentato un bracciale elettronicopensato per il controlloantiterrorismo dei passeggeridei voli interni ed internazionali.Il dispositivo, chiamato EMDSafety Bracelet, è fornito di una tecnologia in grado di disturbare le normalicomunicazioni elettro-muscolariin grado di alterare per alcuniminuti il sistema nervoso del soggetto che lo indossa.

Con una aggressivacampagna stampa che illustrale potenzialità di sicurezza del bracciale e le presuntenumerose falle del sistema di controllo negli aeroportistatunitensi, Emd vienepresentato come la soluzioneottimale per il controlloinsieme alle pistole Taser, di cui riprende spirito e funzioni e di cui rappresentauna sorta di variante da polso.Le pistole Taser , che sono in aumento, agiscono sul sistema nervoso centralebloccando temporaneamenteil sistema di distribuzione dei comandi e paralizzando il corpo. Ha fatto scalpore il loro utilizzo, durante un comizio nella campagnapresidenziale Usa, per bloccare un ragazzo che protestava per la mancatacompletezza della rispostaricevuta da un candidato.

UN FILTROPERCONTENUTIUTILI

The Filter, il più recentecapitolo della ricerca di nuovesoluzioni per la Rete condottadall’artista Peter Gabriel,rappresenta un tentativo di ottimizzare l’offerta di contenuti che la Rete offre.Secondo Gabriel il problemadegli utenti della Rete non è rappresentato dalla scarsitàdi contenuti accessibili ma dal loro eccesso indifferenziato.Mentre il motore di ricerca si limita a scandagliare la Reteper presentare tutti o granparte dei contenuti, aprendoun ampio dibattito sulla suafunzione etica di esclusione o implementazione degli stessi,The Filter agisce proprio come un filtro che selezionatra contenuti, banner e citazioni.Il metodo viene presentatocome «fusione di parametri di suggerimento e algoritmiinnovativi basati sui principi della probabilità bayesiana», teoria secondo cui «le probabilità sonointerpretate come livelli di fiducia nel verificarsi di un dato evento».

Tra le caratteristiche del progetto il presuppostoche ogni persona abbia un gusto che si modifica nel corso della vita anchegrazie all’esperienza della navigazione in Rete.

PIRAMIDI DEL FUTURO,URNE ECOLOGICHE E FORESTE PER L’ADDIO

Un referendum deciderà la possibilerealizzazione della grande piramide di Dessau.Il progetto è stato presentato da unacommissione di architetti presieduta da RemKoolhaas nel corso di una serata-eventoall’Hubbel Theater di Berlino e prevede la costruzione della più grande architetturafunebre del mondo contemporaneo.

La piramide di Dessau avrà un’altezzainiziale di circa 150 metri, leggermentesuperiore alla piramide di Cheope, e conterrà le urne cinerarie di alcuni milioni di defunti. Il progetto prevede che la Piramide divengaelemento di attrazione e polo di rilanciodell’economia del piccolo centro di Streetz alle porte di Dessau.

Sono previsti alberghi, ristoranti, negozi,fiorai, uffici per le imprese di pompe funebri,luoghi di culto per le diverse religioni e persinoun piccolo aeroporto. Le ceneri saranno postein un “blocco” che costituirà un tassello dellacostruzione e sarà rintracciabile dai parentianche via Rete all’interno della grandecostruzione. L’evoluzione del settore funerario,visibile in Italia tramite una vera e propria fieradel settore che si tiene ogni anno in Emilia,coinvolge sempre più la visione di architetti ed artisti. Se la Piramide rappresenta la maggiore volontà di grandezza nel cultodella morte, il gruppo di designer svedesi Lotspropone un approccio minimalista ed eco-compatibile proponendo una urna cineraria in cartone che si dissolve nell’acqua senzalasciare tracce, riportando alla natura le ceneridel defunto. L’impresa Fried Wald proponeinvece in Germania l’inumazione in una foresta.

NAVIGATORISATELLITARIPER PEDONIINTERATTIVIBADANTILa semplificazione introdottadalla tecnologia invade le strade al servizio dei moderniflaneur. Nei device elettronicidi fascia consumer sono ormai presenti nativamentenavigatori e connettività wi-fiper una maggiore e piùintegrata navigazione urbanain cui resta centrale il controverso tema della tracciabilità. In attesadel lancio di Android, softwaredi gestione open source per telefoni cellulari basatosul sistema operativo Linux e sviluppata dall’Open HandsetAlliance. Sul mercato non sonoancora presenti applicazioniper Android il lancio di un concorso internazionaleper nuovi progetti ha datoforte impulso alla progettazione.Enkin, uno dei progettipresentati, si basa su un navigatore satellitareinterattivo in grado di coniugare la vista da satellite e dalla strada,unendo Gps e fotocamera.

Puntando la fotocamerasu un edificio selezionato nella mappa lo schermovisualizzerà informazioni come la distanza dall’edificioselezionato oppure, in caso di esercizio commerciale, i dati su orario di apertura e descrizione dell’attività.

SOFTWARELIBEROUN IMPEGNOPOLITICO

Le elezioni si sono appenaconcluse, ma nella campagnaelettorale si è sentito parlarepochissimo delle problematicherelative al software libero e della difesa delle libertàdigitali. Ci ha pensatol’associazione per il Softwarelibero ad animare il dibattito,chiedendo ai cittadini elettoridi far sentire la loro vocetramite una petizione on-line,per mostrare a chi governerà il Paese che il tema del softwarelibero è molto importante.

In un secondo momento,è stato chiesto ai candidati di sottoscrivere un documentocon il quale, in forza dellapropria libertà di mandato, si impegnavano a sostenere,promuovere e votare leggi e politiche che favorissero la diffusione del software libero.La petizione on line è statafirmata da 2139 persone,mentre ben 101 candidati,perlopiù appartenenti all’areadi centrosinistra, hannofirmato e preso l’impegno. On line è possibile trovarenomi, cognomi e partito di appartenenza.

www.elezioni.softwarelibero.it

INGEGNERIASENZAFRONTIERERADDOPPIA

«Abbiamo quasi raddoppiatole tesi che partecipano al bando di concorso». Marco Gardenti, responsabiledell’ Isf (Ingegneria senzafrontiere) di Firenze, è raggiante. Sono infatti 38 le tesi che quest’annopartecipano alla secondaedizione del Premio Tatarillo,dedicato alla ricerca delletecnologie appropriate per lo sviluppo sostenibile nei Paesi del Sud del Mondo.Una crescita che rivela sia la bontà dell’iniziativa, sia l’importanza di trovarespazi dove i giovani laureatipossano esprimersi.

Il concorso è esteso a livellonazionale e la partecipazioneè aperta a studenti di tutte le facoltà, in modo da favorireun approccio multidisciplinaree valorizzare il maggior numeropossibile di punti di vista.

Il 13 maggio ci sarà la premiazione a Firenze con una novità: i premi in danarosono diventati tre, anziché due.

«È chiaro - concludeGardenti - che la crescita dei partecipanti al bando ha attirato nuove risorse e l’attenzione delle istituzioni».Al primo classificato andranno1500 euro, 1000 euro al secondo e al terzo.

www.isf.lilik.it

UN CORPO DI PACECIVILE È UN BUONSEGNO PER L’EUROPAE IL MONDO

Nonviolent Peaceforce (Np) nasce nel dicembre 2002 a Surajkund in India. Qui centinaia di delegati provenienti da tutti i continenti si sono riuniti in una conferenzainternazionale che ha portato alla fondazioneufficiale dell’ong e al lancio del primo progetto in Sri-Lanka.

Np opera in zone dove vi sono o vi sonostati conflitti armati e dove è importanteoperare con una presenza protettiva disarmata,favorendo il dialogo, la riconciliazione e sostenendo ogni iniziativa locale che possacreare una filiera di pace.

Oggi Np è impegnata in quattro Paesi con progetti sul campo contro la violenza, che vengono avviati con gradualità, in pienoaccordo con le autorità governative, in coordinamento con gruppi e leader locali e dopo due o tre anni di studi di fattibilità.

Il primo progetto è cominciato nel 2003 in Sri Lanka. Attualmente sono stati avviatiprogetti anche nelle Filippine e in Guatemala.Altri stanno nascendo in Colombia e in Uganda.

«Il lavoro per la pace di Np - scrive BernardoVenturi, del Centro studi difesa Civile - può essere anche un buon esempio e modelloa sostegno del dibattito per costituire in Italiae in Europa dei veri corpi civili di pace».

www.nonviolentpeaceforce.it

RAINBOWI COLORIDELLE RINNOVABILI

«Quest’anno saremo a TerraFutura non con uno stand, ma con un workshop sulnostro nuovo progetto. Si tratta di Rainbow il cuiscopo è diffondere la culturadelle rinnovabili sfruttando il potenziale offerto dalletecnologie del web 2.0».

Federico Brucciani,responsabile di ProRinnovabili,associazione di promozionesociale la cui missione è far crescere la cultura sulle energie rinnovabili, è entusiasta. In effetti si trattadi una svolta notevole, perchél’obiettivo finale del progetto«è realizzare dei servizi webbasati su blog, wiki, socialnetworks, che consentano alle persone di diventare attoriconsapevoli del processo di cambiamento,promuovendo la loro attivapartecipazione nelle politicheambientali, e favorendo la collaborazione tra istituzioni,aziende e utenti».

La versione che saràpresentata a Terra Futura è la 1.0, ma Brucciani assicurache con le versioni 2.0 e 3.0,che saranno implementate nel 2009 e nel 2010, sarannoampliati i servizi. Una sfidache Prorinnovabili sente di poter vincere.

www.prorinnovabili.it

| terrafutura |

Page 39: Mensile Valori n.59 2008

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| indiceetico |

VALORI NEW ENERGY INDEX

ENERGIA VERDE È IN RECUPERO. In un mese l’indice Valori New Energy sale di ven-ti punti portandosi a +36,82% da inizio gioco (settembre 2006). Rimbalza-no verso l’alto i titoli del solare, mentre l’eolico continua a non deludere.

Agli inizi di Aprile, la società di consulenza americana Emerging Energy Research, ha pubbli-cato una classifica dei 20 maggiori gestori di parchi eolici nel mondo. In testa c’è la spa-gnola Iberdrola con 6,9 Gigawatt installati, segui-ta dall’americana FPL Energy. Al terzo postoAcciona (Spagna), a pari merito con l’utility por-toghese Energias do Portugal. Se la Germaniacontinua ad essere il maggiore mercato europeoper l’eolico, le imprese spagnole sono imbattibilinello sviluppo e nella gestione delle centrali. In-tanto il business del vento attira sempre di più icolossi dell’energia, come la tedesca E. on (setti-mo posto) o Endesa (ottavo), mentre sono in for-te ascesa le società cinesi come Long Yuan (6° po-sto) e DaTang (15°), che saranno presto seguite daHuaDian Power e GuoHua. Nomi sconosciuti, dicui presto sentiremo parlare di nuovo. Il governodi Pechino ha in programma uno sviluppo senzaprecedenti della capacità eolica del Paese. .

Pale eoliche: in testa gli spagnoli

NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO16.04.2008 DAL 30.09.06 AL 16.04.2008

Abengoa Biocarburanti/solare Siviglia, SpagnaBallard Power Tecnologie dell’idrogeno Vancouver, CanadaFirst Solar Pannelli solari Phoenix, USACanadian Hydro Energia idroelettrica/eolica Calgary, CanadaConergy Pannelli solari Amburgo, GermaniaSolar Millennium Pannelli solari Erlangen, GermaniaFuel Cell Energy Tecnologie dell’idrogeno Danbury, CT-USAGamesa Pale eoliche Madrid, SpagnaNovozymes Enzimi/biocarburanti Bagsværd, DanimarcaOcean Power Tech Energia del moto ondoso Warwick, Gran BretagnaBiogas Nord Biogas Bielefeld, GermaniaPhoenix Solar Pannelli solari Sulzemoos, GermaniaQ-Cells Pannelli solari Thalheim, GermaniaRePower Pale eoliche Amburgo, GermaniaSolarworld Pannelli solari Bonn, GermaniaSolon Pannelli solari Berlino, GermaniaSchmack Biogas Biogas Schwandorf, GermaniaSunways Pannelli solari Konstanz, GermaniaSuntech Power Pannelli solari Wuxi, CinaVestas Wind Systems Pale eoliche Randers, Danimarca

+36,82%

-9,08%-41,19%

3,95%6,22%

-65,24%-70,28%-16,02%80,56%-18,37%-41,42%-86,44%

170,75%116,72%246,22%-19,16%71,09%-52,41%-6,12%

14,98%231,62%

UN’IM

PRES

A AL

MES

E

€ = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi

I titoli di First Solar, Solar Millennium, Biogas Nord e Schmack Biogas sono entrati nell’Indice il 31.10.2007. Il loro rendimento risente dei rendimenti negativi dei titoli che hanno sostituito (Biopetrol, EOP Biodiesel, Pacific Ethanol, Suedzucker)

20,63 €4,26 CAD186,37 €6,42 CAD

13,24 €30,04 €

$8,0531,20 €

366,50 DKK$10,706,19 €

39,80 €70,00 €

192,50 €35,03 €50,59 €16,71 €7,06 €

47,39 $521,00 DKK

L’di Mauro Meggiolaro

Ricavi [Milioni di €]

2.677 3.214

Utile [Milioni di €] Numero dipendenti 2006

2007100,3

13.608

120,4

17.245

in collaborazione con www.eticasgr.it

Amex Oil Index [in Euro]

Valori New Energy Index [in Euro]

8,03%

36,82%

Rendimenti dal 30.09.2006 al 16.04.2008

Abengoa www.abengoa.esSede Siviglia, Spagna

Borsa Madrid Stock Exchange

Rendimento 29.09.06 - 16.04.08 -9,08%

Attività Società multinazionale spagnola attiva in 5 settori principali: energia solare,biocarburanti, servizi ambientali, IT, costruzioni. Grazie a un accordo con la compagniaAPS, sta costruendo la più grande centrale solare del mondo nel deserto dell’Arizona(USA). La centrale avrà una capacità di 280 Megawatt e sarà alimentata da pannellisolari a concentrazione in grado di generare energia per oltre 70.000 abitazioni.

terrafuturafirenze - fortezza da basso

23-25 maggio 2008 5ª edizione ingresso libero

appuntamenti culturaliaree espositive - laboratori

animazioni e spettacoli

buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile

mostra-convegno internazionale

www.terrafutura.it

Relazioni istituzionali e Programmazione culturaleFondazione Culturale Responsabilità Etica

Piazza dei Ciompi, 11 - 50122 FirenzeTel. +39 049/8771121 - Fax +39 049/8771199 [email protected]

Organizzazione eventoADESCOOP-Agenzia dell’Economia Sociale s.c.

Via Boscovich, 12 - 35136 Padova Tel. +39 049/8726599 - Fax +39 049/8726568 [email protected]

coltivareagire

abitare

governare

produrre

Orari di aperturaVenerdì ore 9.00-20.00Sabato ore 9.00- 22.30eventi e spettacoli nell’area esterna fino alle ore 1.00Domenica ore 10.00-20.00

Terra Futura 2008 è promossa e organizzata da Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per conto del sistema Banca Etica (Banca Etica, Consorzio Etimos, Etica SGR, Rivista “Valori”) e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c.

È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente.

In collaborazione con Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Firenze Fiera SpA, Ufficio del Parlamento europeo per l’Italia, Rappresentanza in Italia della Commissione europea, AGICES-Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale, AIAB-Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, Alleanza per il Clima, Associazione internazionale “Cultura & Progetto Sostenibili”, Centro SIeCI-Mani Tese, CNCA-Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Coordinamento Agende 21 locali italiane, Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, CTM altromercato, Fairtrade TransFair Italia, FederBio-Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, FIBA-CISL, FISAC CGIL Toscana, Istituto Italiano della Donazione, ICEA-Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, Kyoto Club, Metadistretto Veneto della Bioedilizia, Rete di Lilliput, Rete NuovoMunicipio, WWF, Wuppertal Institut.

Con il patrocinio di Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero della Pubblica Istruzione, AIEL-Associazione Italiana Energia dal Legno, ANAB-Associazione Nazionale Architettura Bioecologica, ANCI-Associazione Nazionale Comuni Italiani, APER-Associazione Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili, CIA-Confederazione italiana agricoltori, Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali, Forum Permanente del Terzo Settore, GIFI-Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane, Lega delle Autonomie Locali, Touring Club Italiano, UNCEM-Unione Nazionale Comuni Comunità Enti montani, UNDP-United Nations Development Programme, UNEP-United Nations Environment Programme, UPI-Unione delle Province d’Italia, Segretariato Sociale RAI.

L’evento gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.

Media partner: Valori, Arcoiris Tv, Asca, Carta, Ecoradio, IPS-Inter Press Service, La Nuova Ecologia, Redattore Sociale, Unimondo, Vita-non profit magazine.

Terra Futura è un evento a “zero emissioni CO2” grazie a

Page 40: Mensile Valori n.59 2008

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Una scommessastoricamente matura

Finanza alla deriva| globalvision |

di Giuseppe Gallo segretario generale Fiba-Cisl

A CRISI, INIZIATA CON L’INSOLVENZA DEI MUTUATARI “SUBPRIME”, della quale il saggio di Alberto Berrini offre un modellointerpretativo rigoroso, è l’ottava crisi finanziaria tendenzialmente sistemica e globale negli ultimi vent’anni,certamente la più grave. I suoi sviluppi sono ancora gravidi di incognite. Gli esiti quanto mai incerti. L’interventodeterminante dei Fondi sovrani dei Paesi emergenti nei processi di ricapitalizzazione dei gruppi bancari in crisi(con quote di partecipazione che, nelle principali operazioni, sfiorano il 10% del capitale) mette in scena il clamoroso fallimento del “Washington Consensus”, giustamente criticato da Joseph Stiglitz (nella foto), e delle sue pretese di imporre al mondo il fondamentalismo liberista. Segnala l’imponente trasferimento di ricchezza e di potere economico sia verso Paesi produttori di petrolio, sia verso Singapore e Cina.

Il meeting annuale di Davos, tenuto a fine gennaio, al quale hanno partecipato tutti i chief executivedei principali gruppi bancari colpiti dalla crisi finanziaria, ha manifestato una preoccupante afasia in materiadi diagnosi e di terapie. Rimozione tanto clamorosa quanto comprensibile, poiché un’analisi corretta della crisi dimostrerebbe l’impostura teorica e la devastazione economica del fondamentalismo di mercato, insiemeall’umiliante pochezza morale e manageriale delle sue voraci vestali. La crisi chiama in causa aree complesse di riflessione e di intervento politico che, in questa sede, possono soltanto essere sommariamente citate:1. la riforma dei mercati finanziari ovvero: 1.1 regolazione e trasparenza rigorosa degli strumenti

di innovazione finanziaria (titoli derivati, strutturati, sintetici collaterali swap ecc.), 1.2 Vigilanzasovranazionale sull’attività bancaria e finanziaria complessiva coordinatacon le Autorità di Vigilanza nazionali, 1.3 estensione dei soggetti vigilati(hedge fund, siv, conduit, fondi di private equity, Fondi sovrani ecc.); 2. la riforma del sistema monetario mondiale, ormai in balia di profondisquilibri finanziari e del conseguente andamento erratico dei cambi tra le valute (il rapporto tra dollaro ed euro è un sintomo eloquente); 3. la riforma del ruolo e dei compiti del Fondo monetario internazionale

(governo dei flussi finanziari internazionali e prevenzione delle crisi); 4. le politiche fiscali di sostegno alle imprese socialmente ed ambientalmente responsabili, certificate

in quanto tali da Autorità indipendenti riconosciute;5. la borsa valori dedicata alla quotazione delle imprese socialmente ed ambientalmente responsabili;6. la riforma antioligarchica della governance d’impresa, nella direzione della governance multistakeholder

e della democrazia economica;7. il ruolo delle banche etiche, della finanza etica e del commercio equo e solidale.

Queste linee di pensiero e di azione possono rappresentare il primo abbozzo di un programma di riformadel capitalismo finanziario necessario per risolvere l’ambivalenza strategica a favore della responsabilità sociale,nel quadro di un modello di sviluppo alternativo. La lezione della crisi finanziaria, per chiunque non sia accecatodal pregiudizio ideologico, è univoca: la responsabilità sociale ed ambientale d’impresa richiede, come suacondizione e complemento necessari, la riforma del capitalismo finanziario. È la priorità assoluta dell’agendapolitica, per uscire dalla perversione della finanza erratica e predatoria e dagli effetti di distruzione economica e di regressione sociale che essa determina. È storicamente possibile. È eticamente e politicamente necessaria. .Un contributo tratto dal libro di Alberto Berrini: Le crisi finanziarie e il derivatus paradoxus, pubblicato a maggio per l’Editrice Monti

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Urge una riforma del capitalismo finanziarioper uscire da una logicapredatoria e scegliere la strada della responsabilitàsociale ed ambientale