Lo Specchio n.6 - Giugno 2011

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Pagina 1 Giugno 2011 - N° 6 Parrocchia S. Maria del Carmine - via Emilia, 72 - 40060 Toscanella BO - tel 0542 672306 - www.parrocchiatoscanella.it Siamo entrati nel mese della Madon- na, durante il quale non soltanto ci si riunisce nelle chiese e davanti ai "pilastrini" per la recita comunitaria del Rosario, ma si svolgono anche le impegnative processioni delle Roga- zioni. Sono incontri di implorazione per la protezione divina sulla vita ter- rena e sui beni necessari a sostener- la. Sono momenti preziosi per pren- dere coscienza dei mali che ci afflig- gono e delle speranze che ci sosten- gono. Proprio dalla consapevolezza della precarietà della vita sorge spon- taneo il desiderio di ricorrere insieme alla Madonna, la nostra Madre comu- ne, prima fra tutte quella del Piratel- lo. Riconosciamo di aver confidato trop- po negli uomini e poco in Dio; di es- serci lasciati contagiare dalla mentali- tà del mondo, che ammette magari l'esistenza di Dio e la devozione a Maria, ma ritiene improponibile coin- volgersi con il soprannaturale. Ci sia- mo arricchiti materialmente, e anche questa forma di benessere ci ha fatto sentire meno in rapporto con Dio; ora ci accorgiamo di quanto volatili siano le ricchezze. Pensando a noi stessi, non abbiamo aperto la strada ai giovani: abbiamo preferito riempire loro le tasche, incentivando il consu- mismo. Non li abbiamo educati, per- ché abbiamo avuto paura di accoglie- re altri figli, e non abbiamo trovato il tempo e la pazienza per trasmettere, a quei pochi che rallegrano le nostre case, la fede con i valori morali che ne scaturiscono. Aumenta intanto il numero degli stranieri, venuti o per coprire posti di lavoro che noi non accettiamo o per sfuggire a condizio- ni sociali senza prospettive. La Madonna del Piratello stenda il suo manto su di noi, perché non ci isoliamo a causa delle nostre preoc- cupazioni e nello stesso tempo ci scuotiamo dalle false sicurezze. Ci incoraggi a costruire una società a misura dei giovani, che guardi al fu- turo senza restare paralizzata dalle tante paure che il Beato Giovanni Paolo II denunciò profeticamente quando, 25 anni fa, venne in visita pastorale nella nostra Imola e nelle altre Diocesi della Romagna. O riusci- remo a risollevarci in compagnia della nostra Patrona, o finiremo nell'inedia spirituale e materiale. Se riconosciamo tutto questo, vuol dire che stiamo percorrendo la strada giusta, ora tocca a ciascuno di noi camminare sulla via della continua conversione a Cristo. Il nostro Vescovo Tommaso Ghirelli A cura di Franco Caradossi Sotto il manto di Maria Abbiamo consacrato a Maria i nuovi “pilastrini” di Toscanella SOMMARIO Testimonianze Pag. 2 Comunità Pag. 4 Formazione Pag. 5 Giovanni Paolo II Pag. 6 Parrocchia Pag. 7 Agenda Pag. 8 A Toscanella è avvenuto un fatto molto speciale: mentre in altri luoghi si tende a perdere i simboli della tradizione cri- stiana, da noi sono stati inaugurati 5 nuovi pilastrini dedicati a Maria, nelle zone di nuova costruzione del nostro paese. E’ come se avessimo affidato alla Madre di Gesù il nostri nuovi territori! Hanno collaborato alla realizzazione anche per- sone non espressamente di fede, ma che hanno a cuore i luoghi dove vivono. Per capire meglio tutto questo vi ripro- pongo le parole del nostro Vescovo Tommaso Girelli, riferite alla devozione della Madonna del Piratello, nel mese di maggio:

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Riflettendo la Parrocchia di Toscanella

Transcript of Lo Specchio n.6 - Giugno 2011

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Giugno 2011 - N° 6

Parrocchia S. Maria del Carmine - via Emilia, 72 - 40060 Toscanella BO - tel 0542 672306 - www.parrocchiatoscanella.it

Siamo entrati nel mese della Madon-na, durante il quale non soltanto ci si riunisce nelle chiese e davanti ai "pilastrini" per la recita comunitaria del Rosario, ma si svolgono anche le impegnative processioni delle Roga-zioni. Sono incontri di implorazione per la protezione divina sulla vita ter-

rena e sui beni necessari a sostener-la. Sono momenti preziosi per pren-dere coscienza dei mali che ci afflig-gono e delle speranze che ci sosten-gono. Proprio dalla consapevolezza della precarietà della vita sorge spon-taneo il desiderio di ricorrere insieme alla Madonna, la nostra Madre comu-ne, prima fra tutte quella del Piratel-lo. Riconosciamo di aver confidato trop-po negli uomini e poco in Dio; di es-serci lasciati contagiare dalla mentali-tà del mondo, che ammette magari l'esistenza di Dio e la devozione a Maria, ma ritiene improponibile coin-volgersi con il soprannaturale. Ci sia-mo arricchiti materialmente, e anche questa forma di benessere ci ha fatto sentire meno in rapporto con Dio; ora ci accorgiamo di quanto volatili siano le ricchezze. Pensando a noi stessi, non abbiamo aperto la strada ai giovani: abbiamo preferito riempire loro le tasche, incentivando il consu-mismo. Non li abbiamo educati, per-ché abbiamo avuto paura di accoglie-re altri figli, e non abbiamo trovato il tempo e la pazienza per trasmettere,

a quei pochi che rallegrano le nostre case, la fede con i valori morali che ne scaturiscono. Aumenta intanto il numero degli stranieri, venuti o per coprire posti di lavoro che noi non accettiamo o per sfuggire a condizio-ni sociali senza prospettive. La Madonna del Piratello stenda il suo manto su di noi, perché non ci isoliamo a causa delle nostre preoc-cupazioni e nello stesso tempo ci scuotiamo dalle false sicurezze. Ci incoraggi a costruire una società a misura dei giovani, che guardi al fu-turo senza restare paralizzata dalle tante paure che il Beato Giovanni Paolo II denunciò profeticamente quando, 25 anni fa, venne in visita pastorale nella nostra Imola e nelle altre Diocesi della Romagna. O riusci-remo a risollevarci in compagnia della nostra Patrona, o finiremo nell'inedia spirituale e materiale.

Se riconosciamo tutto questo, vuol dire che stiamo percorrendo la strada giusta, ora tocca a ciascuno di noi camminare sulla via della continua conversione a Cristo.

Il nostro Vescovo

Tommaso Ghirelli

A cura di Franco Caradossi

Sotto il manto di Maria

Abbiamo consacrato a Maria i nuovi “pilastrini” di Toscanella

SOMMARIO

• Testimonianze Pag. 2

• Comunità Pag. 4

• Formazione Pag. 5

• Giovanni Paolo II Pag. 6

• Parrocchia Pag. 7

• Agenda Pag. 8

A Toscanella è avvenuto un fatto molto speciale: mentre in altri luoghi si tende a perdere i simboli della tradizione cri-stiana, da noi sono stati inaugurati 5 nuovi pilastrini dedicati a Maria, nelle zone di nuova costruzione del nostro paese. E’ come se avessimo affidato alla Madre di Gesù il nostri nuovi territori! Hanno collaborato alla realizzazione anche per-sone non espressamente di fede, ma che hanno a cuore i luoghi dove vivono. Per capire meglio tutto questo vi ripro-pongo le parole del nostro Vescovo Tommaso Girelli, riferite alla devozione della Madonna del Piratello, nel mese di maggio:

Pagina 2 Testimonianze

Il triduo pasquale è stato per me davvero un momento di grazia per-chè guardando ed ascoltando don Eugenio ho proprio sentito l'esigenza di prendere in mano la mia vita. Ho accettato la sfida che mi è stata lan-ciata ed ho iniziato a spalancare il mio cuore. Da quel momento ho pro-vato a guardare tutti coloro che ave-vo attorno con questo sguardo, e mi si è aperto un mondo davvero nuovo, più vero; guardavo i volti dei miei amici, libero dalle solite paure e dai quei pregiudizi che spesso mi oscura-no la vista ed ho ascoltato la loro feli-cità, il loro dolore, i dubbi ed insieme confrontando le nostre esperienze, sono andato davvero a fondo della mia vita! Più stavo accanto a quei volti, più sentivo vivo in me il bisogno di felicità che ho dentro. Era palese ai miei occhi che quella fosse la mia Compagnia perchè attra-verso questi amici ho avuto l'opportu-nità di andare a fondo della mia e-sperienza! Io desidero avere questo sguardo nei confronti di tutta la realtà e per que-sto sto cercando di approfondire il rapporto con mia madre, con tutta la famiglia, nella scuola ecc... mi sento

davvero curioso di vedere come Dio sia all'opera nella mia vita. Pochi gior-ni dopo il triduo mi sono recato insie-me ad alcuni amici di Imola ad Abbia-tegrasso per incontrare Gianni Mere-ghetti ed i suoi ragazzi; arrivati abbia-mo fatto un raggio di presentazione e ci siamo raccontati le nostre espe-rienze cercando di andare a fondo dell'incontro avvenuto alla tre giorni.

Sono rimasto stupito da Eleonora, una ragazza di Abbiategrasso, la quale al termine dell'incontro è venu-ta a cercarmi per raccontarmi del proprio rapporto con la madre ed era curiosa di sapere del rapporto che avevo io con la mia; pur non cono-scendola, sentivo di avere di fronte ai miei occhi una vera amicizia perchè davvero ci siamo aiutati ad andare all'origine di quell'aspetto della nostra vita a cui entrambi tenevamo! L'amicizia è davvero un aiutarsi a guardare dove Cristo è presente! ''Maestro dove abiti? Venite e vedete'' questo era il titolo del triduo di que-st'anno. Prendere sul serio tutte que-ste esigenze, è davvero la decisione più importante della mia vita! Come dice Carron: ''le conseguenze sono imprevedibili ed è una sfida solo per audaci''. Per tutto quello che ho incontrato ringrazio davvero CRISTO perchè attraverso don Eugenio, Gianni Mere-ghetti, don Samuele, gli amici e di tutti coloro che ho attorno si stà mo-strando a me! Io davvero Lo desidero!

“LEALI CON IL CUORE”

Mattia Mazzacurati

...Il desiderio di vedere Dio all’opera nella mia vita...

Rimini, vivendo il triduo Pasquale con Gioventù Studentesca

Pentecoste

“Senza lo Spirito Santo Dio è lontano, Cristo rimane nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa è una semplice organizzazione, l’autorità è una domi-nazione, la missione una propaganda, il culto una evocazione, e l’agire dell’essere umano una morale da schiavi. Ma nello Spirito Santo: il cosmo è sollevato, Cristo risorto è presente, il Vangelo è potenza di vita, la Chiesa è co-munione trinitaria, la missione è una Pentecoste, la liturgia è memoriale e an-ticipazione, l’agire umano è divinizzato!” (Patriarca Atenagora)

12 giugno 2011,

Riflettendo...

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Testimonianze

Proprio in questi giorni, in Svizzera, si discute sul continuare, o meno, a concedere la “dolce morte” a chi de-cide di non voler accettare la malat-tia terminale contro la quale si è scontrato; come a dimostrare che questa sia l'unica scelta per soffrire il meno possibile. Un’alternativa, inve-ce, qualcuno l'ha trovata: il dottor Melazzini, ex primario, a Mantova, nel reparto di oncologia, ora affetto da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), pur essendo stato ad un passo dal bivio che lo avrebbe portato definiti-vamente a scegliere tra il vivere e il morire, ha capito cosa c'è di bello e giusto nel dire sì alla vita, che, dopo aver superato la paura per la diagno-si della malattia, ha iniziato a rega-largli momenti unici e occasioni irri-nunciabili, tanto da fargli spesso de-scrivere questa situazione come un dono.

Lui ammette che non avrebbe mai voluto esser dipendente da delle macchine e doversi far aiutare in qualsiasi cosa, ma poi gli si è presen-tata l'occasione di incontrare la ma-lattia e di accettare il proprio limite. Questa consapevolezza di sé lo ha aiutato anche a maturare il suo rap-porto con i malati, con i quali ora condivide quella fragilità e quella debolezza che la società così tanto rifiuta e disprezza.

Per chi, invece, accompagna il mala-to, ma non può condividere fisica-mente e concretamente la sua situa-zione, è più difficile esser consapevoli su cosa sia giusto sperare, se in un suo miglioramento, oppure se nella fine di quelle sofferenze che è ora costretto a vivere.

Per chi ama il sofferente non resta che affidarsi completamente a Colui che ci ha creati e conosce, fin dal principio, quale sia il nostro bene, pur non essendo, magari, un finale a noi gradito. Ti rendi conto che solo fidandoti, la serenità prende il posto

dell'inquietudine e l'amore, invaden-doti, ti da la forza e la capacità di riuscirne a vedere il valore aggiunto; perché questo è il meglio per la per-sona che ami e, che tu lo creda o no, è anche ciò che fa per te.

Ridonare dignità ad un malato, che si sente solo un peso, è un'opera im-portante per chi lo sta aiutando, in quanto, oltre, a farlo stare meglio, gli dimostra che abbiamo capito che i suoi bisogni primari vanno ben oltre quello che ci saremmo aspettati. La sua dignità, come uomo e, quindi, come figlio di Dio, gli deve essere fatta presente sempre, anche attra-verso piccoli gesti: come rispondere con prontezza e gioia ad ogni suo bisogno, perché questa richiesta non sempre è fatta per soddisfare una reale necessità ma solo per constata-re e stupirsi della nostra continua presenza al suo servizio, ed è, per noi, come se fosse davvero Gesù malato e sofferente a chiedercelo.

Così nello sguardo di chi ama e nella risposta da colui che viene amato si sprigiona la felicità e la consapevo-lezza di non essere lasciati soli nep-pure in quei momenti così difficili. La bellezza del donare un sorriso a chi sembra non aver più la voglia di combattere contro la malattia; lo aiuta a ricordare il perché aveva de-ciso coraggiosamente di non arren-dersi e gli fa affrontare tutto in ma-niera diversa. Un sano, che accom-

pagna un malato verso la fine o ver-so la guarigione, non deve annullarsi in funzione di quest’ultimo, perché c'è poi il forte rischio di dar risalto solo alla nostra frustrazione e alla nostra voglia che tale situazione fini-sca il prima possibile; il sano dovreb-be, invece, cercare di coinvolgere e raccontare semplicemente la propria giornata a colui che chiede solo di poter ascoltare ed essere ascoltato. A questo proposito, anche il dottor Melazzini, che nella sua vita ha vissu-to dalla parte dei sani prima, e dei malati poi, ha espresso, come per il medico, l'ascolto sia il primo gesto di attenzione all'altro, il primo segno che da dignità al malato e al soffe-rente, e lo sguardo su di lui viene ridonato al curante.

Occorre, inoltre, testimoniare a gran voce la nostra difficoltà nel vivere sia la condizione del sano sia del malato, perché ogni esperienza permette, a chi ci ascolta, di viverla in maniera migliore, qualora essa si ripresenti. Ecco perché è necessario ascoltare testimonianze, come quella del dot-tor Melazzini, che in maniera molto lucida e coscienziosa, mette a patri-monio un po’ della sua sofferenza per permetterci di incominciare a crescere grazie a quel suo investi-mento.

Iniziamo oggi da qui.

Amare fino in fondo...

Ridonare dignità al malato

Dall’incotro con un medico malato di SLA

Elena Falcone

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Annalisa e Alex hanno da poco rice-vuto il Battesimo, abbiamo dunque due nuovi fratelli nella fede. Lo han-no ricevuto in età adulta e questo ci ha piacevolmente sorpreso, molti della comunità hanno partecipato ai diversi riti di preparazione a questo avvenimento e dopo una bellissima messa, dove veramente si è vissuto un momento di accoglienza autenti-ca, si è tornati alla vita di ogni gior-no. Già da molto tempo desideravo conoscere le motivazioni di Annali-sa, e solo giovedì 2 giugno, sono riuscito a parlarle. Le ho chiesto: Perché hai scelto di far parte della Chiesa, quali sono i motivi che ti

hanno fatto scegliere di essere Bat-tezzata? Lei, con modo semplice e chiaro mi ha risposto che in verità non ha scelto; fin da bambina ha desiderato il Battesimo. La sua fa-miglia di origine, non essendo cri-stiana cattolica, non ha ritenuto opportuno farlo, e lei è cresciuta sempre con questo desiderio. Continuando il discorso mi sono reso conto che quando dice “l’ho sempre desiderato”, èra come se dicesse “c’è qualcuno che mi cerca”. Il suo desiderio è stato così forte da crearle disagio nei confronti degli altri, si sentiva diversa, si vergogna-va al punto di non far sapere agli

altri che non era Battezzata. Le so-no stati di particolare aiuto Luca e i suoi bambini, insieme all’amicizia di Vito e Mery, i quali sono stati come il tramite per avvicinarsi alla Chiesa in modo discreto e famigliare. Ciò che ha provato ricevendo questo Sacramento è stata l’accoglienza di tutta la comunità, ciò che prima spaventava ora è svanito, ora è co-me essere accolti, abbracciati da Gesù. Ora lei potrà vivere con la consapevolezza di non essere sola, ma con Gesù accanto.

Comunità

Se andate su facebook, al gruppo giova-nissimi, troverete il conto alla rovescia dei ragazzi che attendono con impazien-za di partire per la GMG di Madrid: meno 100 giorni, meno 95... Sono tutti entusiasti di questo viaggio, che ha tutta l’aria di una vacanza alter-nativa. Perché a Madrid? Come tutti sa-prete, quest’anno si svolge in Spagna la Giornata Mondiale dei Giovani (GMG) con la presenza del Papa Benedetto XVI il prossimo 21 agosto. Fin dagli inizi del suo pontificato Giovanni Paolo II ebbe l’idea di un grande raduno per i giovani di tutto il mondo, che fosse un momento per ritrovarsi nella fede in stile moderno. Le prime giornate della gio-ventù si celebrarono nella diocesi di Roma, poi per volon-tà del Papa e per il successo ottenuto, furono estese all’Italia e al mondo. Infatti Giovanni Paolo II incominciò a dare appuntamento ai giovani, ogni due anni in uno stato diverso: Buenos Aires nel 1987, Santiago de Compostela nel 1989, Czestochowa nel 91, Denver nel 93, Manila nel 95, Parigi nel 97, Roma nel 2000, Toronto nel 2002, Colo-nia nel 2005, Sidney nel 2008. Certamente la GMG è una vacanza avventurosa perché si parte col sacco a pelo e non si sa dove si andrà a dormire. E’ anche una vacanza che richiama ad un significato più grande da cui non può prescindere: certo per la presenza del Papa, ma non solo. Ancor più per l’aspettativa di un incontro con se stessi e

con Dio, anche grazie all’incontro con persone diverse, realtà diverse che vi-vono però la nostra stessa fede. Per permettere di approfondire questo confronto con la gente del luogo, un gruppo tra coloro che andranno a Ma-drid partirà una settimana prima degli altri per un gemellaggio: verranno ospi-tati presso delle famiglie della diocesi di Salamanca, che si sono rese disponibili gratuitamente a questo scopo. Vivranno perciò una settimana a contatto con famiglie cristiane, con iniziative nelle parrocchie locali e nelle diocesi, per poi

raggiungere Madrid nei giorni che precedono l’incontro col Papa. A Madrid, oltre a momenti di festa e di intratteni-mento, ci saranno incontri e catechesi tenute da sacerdoti e vescovi, sul tema di quest’anno: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”, tema tratto dalla lettera di S.Paolo ai Colossesi, capitolo 2,7. Su questo tema il Papa ha già scritto una lettera aperta ai giovani, reperibile nelle parrocchie e nelle librerie. Un’esperienza intensa dunque, che rimarrà nei cuori e nel futuro dei nostri ragazzi. E’ un’occasione eccezionale per loro, per ricondurre la vita, anche attraverso la vacanza, all’amore immenso di Dio per ciascuno, un Dio che ci cer-ca e ci raggiunge, se solo diciamo “sì”.

Perché la GMG?Perché la GMG?Perché la GMG?Perché la GMG? Per tutti i giovani del mondo

La storia delle GMG dalle origini a oggi

Carla Guerrini

Il Battesimo di Annalisa

Abbiamo due fratelli in più nella fede: Alex e Annalisa

A cura di Franco Caradossi

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Formazione

Lo scorso 10 marzo è uscito il secon-do volume su Gesù di Nazaret con la doppia firma del teologo Joseph Ra-tzinger e Papa Benedetto XVI. È il Papa stesso a chiarire l’obiettivo di fondo del lavoro: «Ho cercato di svi-luppare uno sguardo sul Gesù dei vangeli e un ascolto di Lui che potes-se diventare un incontro e tuttavia, nell’ascolto in comunione con i disce-poli di Gesù di tutti i tempi, giungere anche alla certezza della figura vera-mente storica di Gesù». Non una vita di Gesù (ne esistono tante), non un manuale di cristologia (ve ne sono di altissimo livello), tutt’al più un’opera che si avvicina al “trattato sui misteri della vita di Gesù”, con la speranza che risulti «utile a tutti i lettori che vogliono incontrare Gesù e creder-gli». Il papa confessava che il libro era «il risultato di un lungo cammino inte-riore». Proprio queste parole colpiva-no il biblista card. Martini che fra i primi si rallegrava del libro ritenendo-lo «bellissimo»; dopo aver aggiunto: «Non era mai successo finora che uscisse su Gesù un libro di un Papa», in chiusura dell’intervista confessava: «Pensavo anch’io, verso la fine della mia vita, di scrivere un libro su Gesù come conclusione dei lavori che ho svolto sui testi del Nuovo Testamen-to. Ora, mi sembra che questa opera di Joseph Ratzinger corrisponda ai miei desideri e alle mie attese, e so-no molto contento che lo abbia scrit-to. Auguro a molti la gioia che ho provato io nel leggerlo». La preoccupazione di fondo che ha

spinto il Papa a scrivere questo libro è espressa nella prefazione al primo volume, quando si domanda, per-plesso per i risultati raggiunti dalla ricerca storica: “che significato può avere la fede in Gesù il Cristo, se poi l’uomo Gesù era così diverso da co-me lo presentano gli evangelisti e da come, partendo dai vangeli, lo an-nuncia la Chiesa?”. Poco oltre conti-nua: “Come risultato comune di tutti questi tentativi (cioè le ricostruzioni prodotte dalla ricerca storica) è rima-sta l’impressione che, comunque, sappiamo ben poco di certo su Gesù e che solo in seguito la fede nella sua divinità abbia plasmato la sua immagine […]. Una simile situazione è drammatica per la fede perché ren-de incerto il suo autentico punto di riferimento: l’intima amicizia con Ge-sù, da cui tutto dipende, minaccia di annaspare nel vuoto”. Dunque la figura stessa di Gesù, secondo il Pa-

pa, si sarebbe allontanata o rischie-rebbe di allontanarsi dai fedeli per il moltiplicarsi delle ricostruzioni parzia-li e per la frattura che si è prodotta fra l’annuncio della Chiesa e i risultati della ricerca storica. Il tentativo del Papa è quindi quello di “presentare il Gesù dei vangeli come il Gesù reale, come il ‘Gesù storico’ in senso vero e proprio […] questa figura è molto più logica e dal punto di vista storico molto più comprensibile delle rico-struzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni”. Il primo volume, pubblicato nel 2007, tratta gli episodi che vanno dal Bat-tesimo di Gesù fino alla Trasfigura-zione, mentre il secondo, recentissi-mo, va dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Risurrezione, “dove si incon-trano le parole e gli eventi decisivi della vita di Gesù”. Personalmente ho tratto tanti motivi di riflessione dalla lettura, ricavando-ne non solo un approfondimento del-la conoscenza di Gesù, ma soprattut-to un arricchimento spirituale che ha reso più feconda la mia preghiera e il mio ministero. I destinatari sono quindi tutti i credenti in Cristo, con una particolare riferimento a tutti coloro che sono impegnati nella edu-cazione alla fede dei ragazzi e dei giovani. Ma anche chi, non credente, è affascinato dalla figura di Cristo, potrà trovare in queste pagine uno stimolo per proseguire la sua ricerca e avvicinarsi di più a Dio.

Il “Gesù di Nazaret” di Joseph Ratzinger Benedetto XVI

a cura di Don Alexander

Noi giovani e giovanissimi che ad agosto parteciperemo alla GMG 2011 a Madrid (siamo più di trenta!), abbiamo svolto delle attività di autofinanziamento per poterci pagare una parte delle spese. Abbiamo or-ganizzato diverse serate di festa, cena, musica e alcuni mercatini, dove abbiamo venduto anche oggetti di nostra realizza-

zione. Tutte queste attività hanno riscosso successo, non solo a Toscanella, ma anche nelle parrocchie vicine. Grazie all'autofi-nanziamento, abbiamo ottenuto uno sconto di circa un centinaio di euro a testa. Rin-graziamo tutti quelli che ci hanno aiutato e che hanno contribuito!

NOI GIOVANI VERSO MADRID!

Pagina 6 Giovanni Paolo II

Nel periodo della mia adolescenza ho visto arrivare sulla poltrona più alta della Chiesa cattolica un tipo strano. Giunto dopo un ponti f icato brevissimo di Giovanni Paolo I che aveva sconvolto il mondo clericale con l’affermazione che “Dio non è solo Padre ma anche Madre”. Polacco, con un modo di porsi che non aveva nulla a che spartire con i pontefici precedenti che avevo visto prima. Intanto la sera della sua elezione non si affacciò al solito balcone per dare la benedizione e basta, intrattenne la folla che era presente in S. Pietro con un discorso semplice rivolto ai cuori e chiese di essere corretto nel suo italiano non perfetto con la famosa frase “Se sbaglio mi corrigerete!”. Io venivo da una educazione cattolica non praticante e vedevo la chiesa come una associazione di persone fine a se stessa, non cogliendo nulla che mi potesse attirare verso quel mondo fatto di schemi inattaccabili senza mai vedere una disponibilità verso la gente comune. Giovanni Paolo II faceva esplodere le consuetudini di quella chiesa e metteva, finalmente, al centro Cristo. “Non abbiate paura, aprite anzi, spalancate le porte a Cristo... non abbiate paura! ....Permette a Cristo di parlare a l’uomo! Solo Lui ha parole di vita; si! di vita eterna!” fu un discorso che mi toccò in profondità. Non contento, con un gesto che sconvolse tutti, andò giù per la scalinata a parlare con la gente e risalito alzò a due mani la croce pastorale come un vessillo da sventolare al mondo. Quella persona mi i ncu r i os i va sempre p iù attirandomi verso quella istituzione che fino a poco tempo prima non mi suscitava nulla. Non capivo cosa mi stesse attirando verso quella croce innalzata a due mani. I viaggi continui in tutto il mondo che quell’uomo instancabile faceva portando la sua presenza a tutti e soprattutto stringeva le mani,

accarezzava, baciava, non porgeva l’anello e basta ma preferiva il contatto fisico e non la formalità. Una di queste scene che mi ha profondamente colpito è stata trasmessa dai media dove il pontefice abbracciava e baciava in fronte una ragazza con tutto l’amore di un Padre che accoglie e consola una figlia, la stessa ragazza andandosene dal palco si ritrova

l’anello da baciare di un cardinale alle spalle del Papa. Ecco la differenza! Cristo non ha un rapporto di superbia nei nostri confronti, anzi muore per noi ci considera fratelli e quale fratello anche se socialmente più elevato di un altro non ti abbraccia e bacia? Questa persona riusciva a farmi vedere oltre le barriere che la chiesa aveva innalzato naturalmente. Rideva e sorrideva spesso con tutti. Nascondeva i bimbi sotto il mantello rosso per poi farli sbucare fuori giocando con loro. “Che Papa” pensavo, fino a quando la notizia dell’attentato in piazza S. Pietro mi buttò nello sconforto. Piansi e anche tanto. Non capivo che cosa avesse potuto spingere una persona a sparargli. Poi le notizie che si rincorrevano, fino a quella della strana traiettoria della pallottola. Da quel giorno iniziai a seguire con

molta più attenzione quell’uomo.

Caspita; rideva, baciava, abbracciava tutti, ma era anche un bel bastonatore. Non piegava la Chiesa al mondo contemporaneo ma chiedeva al mondo di riconoscere l’attualità sempre viva del messaggio Evangelico. Non a parole ma con i fatti. La sua amicizia particolare con un non credente dichiarato e socialista come Sandro Pertini, una persona impastata di valori veri, me lo rendeva ancora più affascinante. “Un grande uomo!Un grande uomo!” amava ripetere l’allora Presidente della Repubblica quando si parlva del Santo Padre. L’apertura a tutte le identità religiose, politiche e sociali era totale, almeno cosi la vedevo, ma senza transigere sulla dignità dell’uomo. L’essere umano nella sua sacralità doveva essere al primo posto. Mi piaceva sempre più questo Papa! I tanti episodi di gioia spontanea, che le televisioni trasmettevano, quando il Pontefice incontrava i giovani di tutto il mondo dava ancora più spessore alle dichiarazioni pesanti che non si tirava indietro dal fare “Convertitevi, una volta verrà il giudizio di Dio!!” tuonò nella meravigliosa valle dei templi in Sicilia rivolgendosi ai mafiosi. Gli anni passarono fino alla chiamata al Padre e quel “Libro” che sulla bara il vento sfogliava sembrava rimarcare la sua opera. Il Vangelo affidato agli uomini fino alla morte. Molti e molti episodi documentati da tanti giornalisti, storici e vaticanisti andrebbero elencati, ma non voglio di certo entrare nel merito degli episodi o di miracoli che Sua Santità Giovanni Paolo II ha compiuto per essere innalzato in cosi poco tempo agli onori dell’altare. Posso solo testimoniare che un piccolo miracolo lo ha compiuto in me e mi piace ricordarlo con la semplicità ed affetto a lui tanto care.

A cura di Vincenzo Bambina

“Santo” Padre Un ricordo del Papa che mi ha toccato il cuore

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Parrocchia

A PROPOSITO DELLE FESTE

DI SETTEMBRE!

Nell’ultimo incontro in preparazione delle Feste di settembre era emersa una richiesta ai più giovani di farsi carico in prima persona degli impegni anche gravosi che l’organizzazione così complessa comporta. Non era la prima volta, anzi si potrebbe dire che questa richiesta viene espressa ogni anno. La cosa in sé mi è sempre sembrata molto ragionevole e condi-visibile, nell’ottica di una suddivisione dei compiti. Se infatti prevale il dover

fare è chiaro che emerge la richiesta che altri si mettano sotto per spartire la fatica. Ma non mi bastava. Mi ha aiutato un editoriale che ho trovato in uno degli ultimi numeri di “Tracce”: chi scriveva si chiedeva perché portasse il pacco alle famiglie bisognose (attività legata al banco alimentare che un gruppo di persone porta avanti anche in Imola - ndr). Rispondeva che non era certo per risolvere il problema alimentare di quelle famiglie, ma per educarci a dire si a Cristo con gesti concreti, perché è Cristo la risposta al nostro bisogno. Portare il pacco era solo lo strumento che gli veniva dato per rispondere a Cristo e alla sua chia-mata. Mi è sorta allora la domanda: ma noi perché facciamo le feste di Settembre a Toscanella? Mi sono detto che non può che esse-re per lo stesso motivo: per rispon-dere a Lui, per vivere Cristo in quell’esperienza e perché Lui mi si riveli sempre di più. In questa ottica la fatica rimane, ma non è la parola ultima, perché la ricompensa che mi attendo è ben di più: il centuplo che

Gesù ci promette non è in ricchezze o in divertimento o in successo per-sonale, ma in pienezza di vita. Un fatto personale: Da trent’anni lavoro al Meeting di Rimini. Questo lavoro a volte duro, è gratuito, anzi dobbiamo pagarci di tasca nostra l’assicurazione. Lo scorso anno, inav-vertitamente, avevo lasciato scadere i termini per la domanda di iscrizio-ne. Ho fatto i salti mortali per ottene-re che la mia domanda, anche se tardiva, fosse presa in considerazio-ne, perché sapevo bene che quel lavoro era “per me” , al di la della fatica. Allo stesso modo dobbiamo ridirci che è solo per Lui che faccia-mo le cose e per rendere Lui presen-te anche agli altri, perché la nostra fede cresca: è per questo che ci aiu-tiamo a tirare su la festa. Poi se sia-mo in molti è ancora meglio, ma non perché si fa meno fatica, bensì per-ché cresce la compagnia fra di noi e la possibilità di tenerci reciprocamen-te desta la domanda: “e tu perché lo fai”?

Claudio Conti

Mi è stato chiesto di scrivere un articolo sulla famiglia ed io stavo pensando come poterlo sviluppare, poi mi sono chiesto: cos'è la famiglia? Perciò partirei proprio dal signi-ficato di famiglia la costituzione italiana definisce come famiglia la cellula fondamentale della nostra società. Per me la famiglia è proprio questo: la cellula fondametale della società! La mia esperienza di famiglia numerosa mi fa vedere molto bene come oggi la famiglia tradizionale sia un po’ bistrattata, cioè non venga presa come modello positivo. Io vivo la famiglia con gioia, sono contento che quando arrivo a casa dal lavoro i miei figli mi corrano in-contro, sono contento di portarli alle loro varie attività sportive, sono contento di vedere nei loro occhi la gioia di avere tanti fratelli. Poi non nascondo le difficoltà che cer-tamente ci sono; ma mi affido alla Provvidenza, quella con la P maiuscola perché so per certo che DIO non ab-bandona i propri figli. Quando sono in difficoltà spesso mi capita di rileggere il Sermone della montagna,nel quale

Gesù dice che Dio ai suoi figli non farà mancare nulla. Ed io lo sperimento quoti-dianamente! Sono certo che la mia visio-ne di famiglia sia cor-retta e sono sicuro dell'amore che DIO ha per me e per la mia famiglia. Solo mettendosi nelle mani del Padre si può camminare con felicità e gratitudine ed essere un segno per questa gene-razione. In conclusione per me la famiglia è il centro è il luogo in cui mi nutro di amore per poi cercare di donarlo alle persone che incontro quotidianamente.

La famiglia è bella.

La famiglia è bella!

Davide Strazzari

Pagina 8 Agenda

Ogni mercoledì sera: Preparazione in parrocchia dei tortellini per le feste patronali di settembre Ogni giovedì sera dal 16 giugno: Feste organizzate dal Circolo M.C.L. Sabbioso con “I Giovedì del Circolo” 13 giugno - 29 luglio: Estate Ragazzi. Tutti i giorni dal lunedì al venerdì nei locali della parrocchia dalle 7:30 alle 18:00 15 giugno: Alle ore 3:00 i ragazzi di 5^ elementare partono per Roma per l’incontro con il Papa. 17 giugno: Festa d’estate della Scuola Paritaria Parrocchiale “S. Cuore” con estrazione dei premi della lotteria. 26 giugno: Alle ore 20:00 S. Messa e processione del Corpus Domini per le vie del paese. 30 giugno - 6 luglio: Partenza Campo estivo parrocchiale

8 - 9 luglio: XXI edizione della “24 ore di calcio” Calcio di inizio alle ore 20 di venerdì 8 luglio nel campo sportivo parrocchiale. Sabato 9 luglio: conclusa la manifestazione ci sarà un momento di festa.

9 - 10 luglio: Il Gen Verde torna nella nostra diocesi!

a Conselice (RA) in Piazza Foresti: Domenica 9/7 S. Messa e Lunedì 10/7 Spettacolo “Maria”. 16 luglio: Solennità di S. Maria del Carmine 16 - 23 luglio: Campi scuola diocesani ACR Elementari a Badia Prataglia (AR) e 3^ Media a Oltre il Colle (BG)

23 - 30 luglio: Campi scuola diocesani ACR 1^ e 2^ Media a Badia Prataglia (AR) e Oltre il Colle (BG) 30 luglio - 06 agosto: Gruppo Giovanissimi. Campo scuola diocesano a Oltre Il Colle (BG). 30 giugno - 06 luglio: Campo estivo parrocchiale a Passo Oclini (BZ). 10 Agosto: Partenza dei giovani per il gemellaggio con la diocesi di Salamanca, verso la GMG di Madrid 15 Agosto: Partenza dei giovani verso Madrid 16 - 21 Agosto: XXVI Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid.

Grazie a tutte le persone che hanno collaborato