Lo Specchio n.11B - Giugno 2012

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Pagina 1 Parrocchia S. Maria del Carmine - via Emilia, 72 - 40060 Toscanella BO - tel 0542 672306 - www.parrocchiatoscanella.it 2 - 3 giugno 2012 Parco Nord – Bresso (MI) Come non sentire rivolte a sé le pa- role: “A voi genitori dico: TRASMET- TETE in famiglia le RAGIONI della VITA”. Come non sentirci toccati dai temi dell’accoglienza, dell’apertura, del perdono e dell’amore. Amore sempre presente nelle parole del San- to Padre, come quelle pronunciate la sera prima nei confronti di coloro che sono divorziati o separati e riaccom- pagnati, parole di una tenerezza infi- nita, ancora una volta, parole che abbiamo sentito nostre, perché la Chiesa non può certo trasferire questi sentimenti attraverso le sue bellissi- me cattedrali, basiliche, santuari o chiese che siano, ma lo può fare solo attraverso di noi! Cogliere il messag- gio come indirizzo di vita, per le no- stre famiglie, per le nostre comunità (che non sono altro che famiglie un po’ allargate) e, come conseguenza naturale per la società tutta. In caso contrario, Benedetto XVI stesso ci mette in guardia, dicendo a gran vo- ce che “la mentalità utilitaristica di oggi tende ad estendersi anche alle relazioni interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi individuali e minando la soli- dità del tessuto sociale”. Sta a noi, ora, fare in modo che questo non avvenga, a partire dalla nostra fami- glia e dalla nostra comunità. Per fare questo, un ulteriore supporto ci viene sempre dal Papa: “Privilegiate sempre la logica dell'essere rispetto a quella dell'avere: la prima costruisce, la se- conda finisce per distruggere. Occor- re educarsi a credere, prima di tutto in famiglia, nell'amore autentico, quello che viene da Dio e ci unisce a Lui e proprio per questo ci trasforma in un noi, che supera le nostre divi- sioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia tutto in tutti”. Come sempre avviene, quando troviamo la forza di lasciarci conqui- stare dalla volontà del Padre, anche in questa occasione, abbiamo avuto conferma di una grande verità: noi abbiamo dato il nostro piccolo-grande abbraccio al Papa (come ha fatto, senza tanto clamore, ma tanto inten- samente il cardinal Martini nei giorni scorsi) e, subito, abbiamo ricevuto il “centuplo” di quello che avevamo speso, in termini di fatica e di ore di sonno, è bastato incontrarlo ed ascol- tarlo! E abbiamo avuto la sensazione che questo nostro abbraccio non sia solo arrivato a milioni di persone at- traverso la tv, i giornali, la radio, internet … ma sia proprio giunto al cuore di Benedetto XVI. In conclusio- ne, mi risuonano ancora le sue paro- le, pronunciate quasi al termine dell’omelia: “Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il senso del giorno del Signo- re! E’ come l’oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio.” E a Bresso, abbiamo trovato quest’oasi! Carla Guerrini

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Riflettendo la parrocchia di Toscanella

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Parrocchia S. Maria del Carmine - via Emilia, 72 - 40060 Toscanella BO - tel 0542 672306 - www.parrocchiatoscanella.it

2 - 3 giugno 2012

Parco Nord – Bresso (MI)

Come non sentire rivolte a sé le pa-

role: “A voi genitori dico: TRASMET-TETE in famiglia le RAGIONI della VITA”. Come non sentirci toccati dai temi dell’accoglienza, dell’apertura, del perdono e dell’amore. Amore sempre presente nelle parole del San-to Padre, come quelle pronunciate la sera prima nei confronti di coloro che sono divorziati o separati e riaccom-pagnati, parole di una tenerezza infi-nita, ancora una volta, parole che abbiamo sentito nostre, perché la Chiesa non può certo trasferire questi sentimenti attraverso le sue bellissi-me cattedrali, basiliche, santuari o chiese che siano, ma lo può fare solo attraverso di noi! Cogliere il messag-gio come indirizzo di vita, per le no-stre famiglie, per le nostre comunità (che non sono altro che famiglie un po’ allargate) e, come conseguenza naturale per la società tutta. In caso contrario, Benedetto XVI stesso ci mette in guardia, dicendo a gran vo-

ce che “la mentalità utilitaristica di oggi tende ad estendersi anche alle relazioni interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi individuali e minando la soli-dità del tessuto sociale”. Sta a noi, ora, fare in modo che questo non avvenga, a partire dalla nostra fami-glia e dalla nostra comunità. Per fare questo, un ulteriore supporto ci viene sempre dal Papa: “Privilegiate sempre la logica dell'essere rispetto a quella dell'avere: la prima costruisce, la se-conda finisce per distruggere. Occor-re educarsi a credere, prima di tutto in famiglia, nell'amore autentico, quello che viene da Dio e ci unisce a Lui e proprio per questo ci trasforma in un noi, che supera le nostre divi-sioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia tutto in tutti”. Come sempre avviene, quando troviamo la forza di lasciarci conqui-stare dalla volontà del Padre, anche in questa occasione, abbiamo avuto conferma di una grande verità: noi

abbiamo dato il nostro piccolo-grande abbraccio al Papa (come ha fatto, senza tanto clamore, ma tanto inten-samente il cardinal Martini nei giorni scorsi) e, subito, abbiamo ricevuto il “centuplo” di quello che avevamo speso, in termini di fatica e di ore di sonno, è bastato incontrarlo ed ascol-tarlo! E abbiamo avuto la sensazione che questo nostro abbraccio non sia solo arrivato a milioni di persone at-traverso la tv, i giornali, la radio, internet … ma sia proprio giunto al cuore di Benedetto XVI. In conclusio-ne, mi risuonano ancora le sue paro-le, pronunciate quasi al termine dell’omelia: “Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il senso del giorno del Signo-re! E’ come l’oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio.” E a Bresso, abbiamo trovato quest’oasi!

Carla Guerrini

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Pagina 2 Testimonianze

Non so se eravamo ottocento o nove-cento mila, oppure un milione o an-che più! Io so solamente che erava-mo un grande popolo, un grande po-polo venuto da ogni angolo del mon-do, ma eravamo anche un grande popolo noi di Toscanella e di Dozza. Con Don Andrea sempre in prima fila con l’ombrellino blu, in alto, ad indi-carci la via, con le nostre famiglie, i nostri ragazzi, i nostri bellissimi bim-bi e i nostri passeggini ... A fare chilo-metri e chilometri, per le strade di Milano, poi di Sesto San Giovanni, e anche se un po’ meno folcloristici di alcuni altri gruppi (ogni riferimento è casuale …), sicuramente, inconfondi-bilmente “pellegrini”. Quante manife-stazioni di gioia e di incoraggiamento anche dalle persone che si affacciava-no dai caseggiati lungo il percorso di avvicinamento al Parco Nord ( i m m e n s o p o l m o n e v e r d e nell’immediata periferia di Milano),

dove era organizzato l’evento per il quale si era mossa tutta quella gente: il VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE. Noi abbiamo partecipato ad un paio di momenti particolarmen-te significativi. Il primo la sera del sabato, ci siamo radunati in un’immensa spianata (una pista di aeroporto e tutte le aree erbose limi-trofe) e abbiamo parlato con il Papa; cioè, non proprio noi direttamente, ma è come se fossimo stati noi stessi a fare le domande, attraverso alcune famiglie che ponevano quesiti al San-to Padre. Domande a cui Benedetto XVI ha dato risposte profonde ma al tempo stesso semplici, comprensibili e toccanti per tutti noi. Non abbiamo fatto in tempo a ritornare al monaste-ro delle suore Benedettine del SS. Sacramento che ci ospitava, che era già ora di svegliarsi per ripartire per il secondo importante momento e, se la sera prima eravamo in tanti, la do-

menica mattina della Messa gli af-fluenti del grande popolo di Dio si erano ingrossati a dismisura e strari-pavano. Un fiume gioioso di fedeli, di bandiere e di colori, che si stringeva attorno al Papa, nel momento sicura-mente più sentito, la Celebrazione Eucaristica. Tutti, non solo noi di To-scanella e Dozza, ma il milione di per-sone stava in silenzio e partecipava alle varie fasi della cerimonia. Per la verità non proprio tutti, il nostro Don Andrea ha fatto uno sforzo in più,: appena seduti, si è messo una veste bianca ed una stola … ben consape-vole di quello che di li a poco sarebbe successo: per le quasi tre ore succes-sive è stato un avvicendarsi continuo di persone che andavano a confessar-si da lui, in piedi uno di fronte all’altro, in mezzo alla folla. Che emo-zione vedere ragazzi di ogni parte d’Italia che mettevano nelle sue mani le proprie situazioni, ricevevano una parola, un’indicazione per la vita e si accomiatavano, riconciliati con il Si-gnore! Noi nel frattempo eravamo invece affascinati dalle parole di Be-nedetto, parole che ognuno di noi si porta ancora nel cuore e che speria-mo di non dimenticare mai. Un’omelia, “Famiglia, lavoro, festa: tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio”, che sembra-va parlare ad ognuno di noi, tutti in-fatti ci siamo ritrovati in comunione profonda in diversi passaggi del suo discorso; non servivano commenti, bastava guardare i volti e le espres-sioni delle persone che ti stavano di fianco, per cogliere la profondità e la verità del messaggio.

Giovanni Beccari

Famiglia,

Lavoro,

Festa

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Testimonianze

L’idea è quella di dedicare un piccolo spazio nel no-stro giornalino alla musica. Lo spazio sarà gestito come rubrica Una rubrica musicale dedicata soprat-tutto ai giovani. Come si fa, parlando di giovani, a non considerare la musica come elemento essenziale di comunicazione? La musica ricalca la cadenza del ritmo primordiale, parlo del ritmo binario, cioè batte-re e levare, che è poi il ritmo del respiro, il ritmo del battito del cuore, il ritmo del sonno-veglia, il ritmo di fame-sazietà. Nel “perdersi” in questi ritmi i giovani vedono un tentativo di rifondare un tempo, e allora se noi (adulti), tutte le agenzie educative, saremo in a-scolto, riusciremo a entrare in questo tempo che direi è, deve essere umano. La musica come supporto ed aiuto a tradurre le do-mande del cuore, Qualcuno si domanderà: quale mu-sica? Tutta! Non voglio tediare nessuno dicendo che la musica classica è tutto questo. E’ vero anche però che la musica “moderna” nasce da una musica nata prima. Ma anche la musica classica nel ‘600 e soprat-

tutto nel ‘700 se non scandalizzava certamente turba-va. Era musica mai sentita prima! Ma così è stato sempre. Mi piace l’espressione del giovane che a-scolta per la prima volta un “pezzo” che lo stupisce e dice: ma che cos’è? Questo pezzo spacca! Ecco quel pezzo ha sicuramente toccato una parte sensibile. Quale? Lo saprà solo lui!. Un grande direttore d’orchestra affermava durante un’intervista: prima la musica poi le parole! Cosa vuol dire? Tanti ragazzi ascoltano per esempio can-zoni in inglese. La prima cosa che li attrae non è il testo ma la musica. La prima cosa che attrae è la mu-sica e se “ti fa sballare” o “ti prende” come dicono i giovani. Ovvero tu non sai perché ti piace ma sai che quella musica ti accende e allora l’ascolti e la riascol-ti, infinite volte. La musica un po’ come una canna da pesca che prende all’amo ogni volta una sensazio-ne nuova racchiusa nel nostro cuore. Buona musica a tutti e a presto!

TERRITORI MUSICALI

Rita Savarino

Siamo una delle tante famiglie che il 2 e 3 di giugno si sono recate da tut-to il mondo a Milano per l'incontro Mondiale col Santo Padre, che aveva come tema “ La famiglia, il lavoro, la festa”. Non è facile esprimere con poche parole il clima e i tanti pensieri di questi due giorni … Il filo condutto-re direi che è stato il camminare, quasi una metafora della nostra vita sempre in movimento a volte con più entusiasmo, a volte col passo più stanco e affaticato ma che si fa più leggero se hai una meta precisa e qualcuno con cui condividere il cam-mino. Poi l'entusiasmo dei bimbi nel vedere tanta gente e bandiere di Pae-si che non saprei nemmeno bene col-locare sul mappamondo. Persone che nonostante la fatica, la confusione, il polverone hannno deciso di esserci e ritrovarsi a pensare che è meraviglio-so vedere così tante persone pronte a muoversi per Qualcosa in cui credo-no. Ma soprattutto la gratitudine ver-

so il Papa che con le sue parole ci ha aperto il cuore alla Speranza, così necessaria in questo periodo di crisi e di terremoti che sembrano far vacilla-re tutte le nostre sicurezze. Ci ha col-pito particolarmente il suo dialogare con le famiglie nella festa delle testi-monianze del sabato sera, il suo met-tersi al nostro fianco rispondendo alle domande con molta semplicità e il suo incoraggiamento ad essere, co-me famiglie, custodi e testimoni di quell'Amore che solo può cambiare il mondo. “La vostra vocazione non è facile da vivere, specialmente oggi, ma quella dell’amore è una realtà meravigliosa, è l’unica forza che può veramente trasformare il cosmo, il mondo”. Infine lo stupore nel ritro-varsi a celebrare l'Eucarestia insieme a migliaia e migliaia di persone, in silenzioso raccoglimento, per poter ripartire verso la vita di tutti i giorni con uno sguardo nuovo. Concludo con le parole del Papa che riassumo-

no bene il senso di queste giornate: “Famiglia, lavoro, festa: tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esi-stenza che devono trovare un armo-nico equilibrio. Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della fami-glia, la professione e la paternità e la maternità, il lavoro e la festa, è im-portante per costruire società dal vol-to umano. In questo privilegiate sem-pre la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere: la prima costruisce, la seconda finisce per distruggere. Occorre educarsi a credere, prima di tutto in famiglia, nell’amore autenti-co, quello che viene da Dio e ci uni-sce a Lui e proprio per questo «ci trasforma in un Noi, che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia “tutto in tutti” Davide e Susanna con Benedetta, Matilde, Giacomo, Letizia ed Emma (c'eravamo tutti!!!!)

Per i prossimi numeri,

una nuova pagina!

… Custodi e testimoni dell’amore ...

Davide e Susanna

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Pagina 4 Attività Parrocchiale

UN DISASTRO EVITABILE, LA CARESTIA SI PUÒ PREVENIRE

IL SAHEL HA FAME E SETE.

13,4 milioni di persone e-sposti alla carestia oltre 1 milione di bambini grave-mente malnutriti, 645 mila bambini morti in Sahel ogni anno, il 35% per malnutri-zione.

Papa Benedetto XVI ha da tempo portato l'attenzione sulla grave situazione in cui versa una vasta area del Sahel colpita da una grave crisi alimentare:

“Esorto la comunità internazionale ad affrontare seriamente l’estrema povertà di queste popolazioni le cui condizioni di vita si stanno deteriorando”.

Parlando dei bisogni emersi in que-sti ultimi giorni, appare chiarissimo che non possiamo essere indifferen-ti al richiamo del cambiamento del modo economico e sociale. La Cari-tas ci fa sapere che il centro Africa sta soffrendo la fame causata da un lungo periodo di siccità, che il no-stro ultimo terremoto ha colpito molti luoghi pubblici, come i capan-noni industriali, le chiese, i comuni e naturalmente anche le abitazioni che se non sono crollate, sono però diventate inagibili. Non sto a elenca-re le violenze per le guerre in atto, o gli attentati nei confronti dei cri-stiani della Nigeria. Stiamo proprio vivendo un periodo dove tutto è precario, tutto sembra essere diven-tato difficile da vivere, da accettare, da risolvere. La “crisi” economica è

ormai così presente nel quotidiano che le ASL non hanno soldi per l’assistenza, i comuni, anche il no-stro, hanno a disposizione meno soldi di prima. Certo non siamo in grado di rispondere a tutte le esi-genze, e probabilmente dovremo cominciare a rispondere ai vari biso-gni non solo con il danaro che dimi-nuisce sempre di più, ma con moda-lità che riguardano la disponibilità del nostro tempo, la modifica delle nostre abitudini, il coinvolgimento di tutte le forze personali e organizza-tive. Forse impareremo meglio che il danaro serve, ma non tutto deve essere monetizzato. Quello che i giornalisti e i politici chiamano “Mercato della Borsa” in realtà è un uso immorale delle risorse, infatti non abbiamo bisogno che qualcuno

scommetta con i nostri soldi! Ciò di cui abbiamo bisogno è aiutare le famiglie a crescere i loro figli, dare l’opportunità a tutti di vivere digni-tosamente, restando consapevoli che se oggi ha bisogno chi ci sta vicino, domani potremo avere biso-gno noi stessi. Abbiamo bisogno che il lavoro sia realmente un servizio alla vita e non al PIL, abbiamo biso-gno di crescere insieme, senza la-sciare indietro nessuno. In realtà ogni persona trova la sua realizza-zione nel custodire il prezioso dono della vita, ma chissà se capiremo realmente che siamo tutti giardinieri e che dobbiamo custodire quel grande giardino che è la terra inte-ra!

Una Riflessione ...

La redazione si scusa con i propri lettori per il lungo ritardo di questa edizione. Una volta di più chiediamo l’aiuto

di più persone che ci aiutino, non importa avere doti particolari, basta il desiderio di contribuire alla realizzazione

nel tempo, di questo semplice giornalino.

Franco Caradossi