LAPIAZZA DI GIOVINAZZO SETTEMBRE 2012

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1 SETTEMBRE 2012

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MENSILE DI VITA CITTADINA

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LA PIAZZA

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La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scrittisenza alterarne il pensiero. Gli articoli im-pegnano la responsabilità dei singoli autorie non vincolano in alcun modo la linea edi-toriale di questo periodico.Finito di stampare il 25/082012

Come un viaggio nella notte, così fi-nisce l’estate giovinazzese. Conun’emozione da poco cantata da AnnaOxa in Piazza il Martedì della Ma-donna, canzone che 35 anni fa emo-zionò gli italiani con una Oxa truc-cata da punk che scandalizzò ibenpensanti di allora. «Un’emozioneda poco» era una canzone bellissima,ha fatto storia. L’abbiamo sceltacome fotografia di questa estategiovinazzese che ha regalato emozio-ni con poco, con un piccolo assegnoa quattro zeri staccato dall’Ente Co-mune dato un po’a tutti, visto che lanostra estate era già stata program-mata da chi al Palazzo di Città nonci è poi arrivato. Così finisce l’estategiovinazzese, con «Un’emozione dapoco» prigioniera in un jukebox chenon c’è più e con «un panino dellanonna» che tanti mangiano solo unavolta l’anno perché sono ancora trop-pi i nipotini che non hanno visto Fo-caccia blues e alla pappa col pomodo-ro preferiscono gli hot dogs con ilketchup. E moltissimi sono stati purequelli che hanno visto per la primavolta i Camaleonti che intonano an-cora «Lei mi darà un bambino» e sonoriusciti a far venir voglia cinquant’an-ni dopo di un falò sulla spiaggia e diuna chitarra per sognare una propriaIsola di Wight a quasi 10mila perso-ne. Non è il botto che ha fatto quiCaparezza, ma intanto per loro ap-plausi a non finire quando hanno can-tato Applausi, un loro pezzo senzatempo capace di emozionare ancoroggi come allora un pubblico senzaetà. Anche quest’anno le vacanze

di Giovinazzo

editorDI SERGIO P

UN’EMO DA P

UN’EMO DA P

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sono ormai solo una cartolina che pre-sto passerà dal comodino al cassettodei ricordi. Ferragosto è già passato.Dal 26 agosto è già campionato di cal-cio orfano di Conte, l’allenatore delloscudetto. Il corteo storico non ci hafatto vedere Carmencita Martorana, ilsole nella notte, ma finalmente deicavalieri coraggiosi che certamentenon avevamo mai visto prima invent’anni dello stesso copione ripetu-to alla noia. La Grande Festa è finita il22 agosto Con un’emozione da poco diAnna Oxa e portando con sé quelmagone che accompagna la fine di unavacanza, di quell’esperienza estiva chealla fine resta sempre come uno deipezzi più importanti di quel grandepuzzle che è la nostra vita. Il paese sirispopola dopo la Madonna tornando aparlare per lo più soltanto in pugliese.Via i lumbàrd, via i venesiàn, via i ro-mani de Roma, via l’americhèn… Re-stano bitontini, terlizzesi e molfettesila domenica a passeggiare tra i vicolidel centro storico e ad occupare unposto in prima fila alla Torretta…

C’è una ragione che cresce in me e una pau-ra che nasce, l’imponderabile confonde lamente ed io non vedo più la realtà, non vedopiù a che punto sta. Già i due lungomarinon li si riconosce più. Unotransennato tra via Venturieri e CalaCrocifisso (da Pechino 2008) l’altroperforato, colpito al cuore, che sem-bra una piscina per le gare natatorie avasca corta dei prossimi Giochi delMediterraneo. Si spera per la messa insicurezza dei due lungomari almenoper le Olimpiadi di Rio del 2016. In-tanto il sindaco per far correre in bici-

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PER TE - CANTAVA TOTÒ

ISPIRATO DALLA SUA MUSA.ELEONORA BAVARO,

MISS GIOVINAZZO, HA ISPI-RATO INVECE LA NOSTRA

COPERTINA. LA FOTOCOMPO-SIZIONE È STATA REALIZZATA

DA C. MORESE

OZIONEPOCOOZIONE

POCO

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cletta la Margherita di Cocciante ha riempito secchi di ver-nice gialla e ha ridipinto tra le gabbie del lungomare lapista ciclabile. Accontentiamoci per ora di vedere il giallosul lungomare che è sempre uno dei tre colori primari inattesa che il sindaco colori anche di ciano e di magentacase, vicoli e palazzi. E rituffiamoci nei ricordi quandosubito dopo il carcere mandamentale finiva il lungomare econ lui la nostra corsa in bicicletta: noi provavamo a fre-nare in discesa la bici (sempre regolarmente senza freni)con il piede ma finivamo immancabilmente con l’andarcia sfracellare contro le «piramidi» o giù agli scogli dei Mona-ci bassi…

Una povera illusione, un’emozione da poco ed io non vedo più larealtà nè quanta tenerezza ti dà pensare che vivresti benissimoanche senza. Già, senza il Palazzo di città. Qualcuno ci haprovato a far sparire il Comune senza rumori né cannonatema con una magia che mescolando arte, architettura e cre-atività ha creato un’illusione straordinaria di cui hanno fi-nito col parlare tutti, radio televisioni e giornali compresi.E’ stato solo un attimo. Quando le luci si sono riaccese cihanno purtroppo riconsegnato il Municipio così com’è: quelpiccolo Fuente di architettura che è un pugno nell’occhioin un contesto ottocentesco e che dal porticciolo e da tantaparte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. E la Giovinazzoantica, gli scorci mozzafiato e il centro storico da cartoli-na? No, quest’anno accontentiamoci di aver visto una lunaparlante che quasi a sfida raccoglieva le «desiata» dei citta-dini. Tra queste, se è vero ciò che si dice esser vero, noncerto il costo di tanto ammirato gioco di prestigio per lesue tre seguitissime serate: una cifra a quattro zeri comequella per il concerto di Caparezza. E va bene che stiamoparlando di una novità assoluta in tutto il Sud Italia e di unmegaconcerto che sono i veri due unici eventi dell’estategiovinazzese e che ci hanno dato un ritorno di immaginemai registrato prima, ma sono molti i cittadini che dura-mente colpiti dall’Imu si stanno giustamente chiedendose, con i tempi che corrono, era proprio necessario tantosacrificio adesso per rilanciare una Giovinazzo turistica incui a credere sono rimasti in pochi.

L’imponderabile confonde la mente e qualcuno non vede più larealtà… siamo due satelliti in orbita sul mar. Qualcuna ci ha

provato nel Tour di Miss Italia o di Miss Mondo a Giovi-nazzo a sentirsi per una notte nel mondo di tronisti e diveline. Ad orbitare come sorella Luna in un paese reale chesi identifica sempre più con i giovani che in tv cercanovana gloria finchè non è accorta quanta tenerezza dà l’incoeren-za di pensare che si vivrebbe benissimo anche senza.

Dimmi, dimmi, dimmi che senso ha dare amore a un uomo senzapietà, uno che non si è mai sentito finito, che non ha mai perduto…I pensieri degli italiani corrono a Fabrizio Corona e ai suoilanguidi brividi di ghiaccio che adesso bruciano NicoleMinetti, la sua nuova fiamma. L’estate 2012 sarà ricordatadal popolo del web di casa nostra invece per la prosa pic-cante, per le geniali invettive di Vincenzo Messere, AnnaDeserio, Daga (tutti animosi satiristi che si nascondonodietro account fasulli sui blog locali) contro il «GamberoTommaso» che al contrario sembra caricato di ottimismo evoglia di fare inesauribili. E così ogni giorno il sindacoDepalma dà la sveglia al gruppo Città del Sole e al «nemicoche ascolta» postando il suo diario di viaggio e continuandoa guardare avanti senza curarsi di fake e fuck off. Chissàperché poi basta una sola parola sussurrata piano piano suisocial network da chi non è della Città del Sole a fararrovellare i pensieri di chi è della Città del Sole?

C’è una ragione che cresce in me e l’incoscienza svanisce come unviaggio nella notte finisce…Una volta, forse 25-30 anni fa, non era così: fra un’Olimpi-ade ed un europeo di calcio passava una vita. L’inizio dellescuole in autunno e le vacanze estive erano divisi da palu-dosi mesi che procedevano appesantiti e con ritmo indo-lente; da quando andavamo a comprare il diario -Sturmtruppen o Jacovitti - per il nuovo anno scolasticofino al giorno in cui tornavamo ad indossare le prime ma-gliette a maniche corte sembrava passare un tempo infini-to. Oggi la vita sembra essersi allungata ed allargata a di-smisura e corre così forte e impazzita da non riuscire a starledietro. Ci abbiamo guadagnato? A proposito… Comincia-mo ad organizzarci: che facciamo a Capodanno? L’estatesta finendo… già quest’estate all’insegna del Sole in tutti isensi sta andando via. L’estate sta finendo… ho preso trop-po sole!

SERGIO PISANI

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Gentile redazione della Piazza, grazie per aver concesso a me e atutta l’amministrazione questo spazio per poter comunicare con icittadini. Di seguito fornisco una sintesi rispetto ai punti nodaliaffrontati nell’ultimo mese.

1. BILANCIO. Nel Consiglio Comunale del 20 luglio è sta-to approvato il Bilancio, siamo ora pienamente operativi.Dinanzi a un disavanzo di circa 620.000 euro dovuto almancato introito di trasferimenti dallo Stato si è mostratala necessità di pareggiare il Bilancio aumentando l’aliquotaI.M.U. sulla seconda casa (portata dallo 0,76% allo 0,96%)e l’aliquota di compartecipazione dell’addizionale comuna-le all’I.R.P.E.F. (dallo 0,7 allo 0,8%), una scelta che a quan-to pare è stata operata in vario modo da tutti gli altri comu-ni d’Italia. Non è questa la sede per polemizzare ulterior-mente con la passata amministrazione, si sappia soltantoche questo taglio era prevedibile sin dall’anno scorso e cheal momento del nostro insediamento la cifra che non sareb-be più stata conteggiata come “entrata” nel nostro bilancioè stata tutta spesa nei suoi dodicesimi, dalla vecchia ammi-nistrazione, in contratti, appalti, convenzioni annuali epluriennali non più modificabili. Abbiamo infine lasciatoinvariata sia l’aliquota sulla prima casa e sia l’aliquota per icontratti di locazione in convenzione. Si sappia infine cheesiste già una fascia di reddito minima non soggetta ad ad-dizionale comunale I.R.P.E.F. e che quindi l’esiguo aumen-to (si tratta di 1 o 2 euro al mese) è da considerarsi un pic-colo “obolo” utile sia per pareggiare il nostro bilancio indisavanzo e sia per il rilancio della nostra città attraverso

il messaggio del sindacoservizi più efficienti. Nessuna am-ministrazione vorrebbe chiedereun aumento ai propri cittadini, lasituazione da noi trovata non pre-sentava grandi alternative, stiamoperò già operando per ridurre vocidi spesa troppo onerose e per re-cuperare le mancate entrate dovu-te ad un’evasione fiscale che traI.C.I., T.A.R.S.U., multe eT.O.S.A.P. è pari quasi a 1.650.000euro.

2. POLIZIA MUNICIPALE.Grazie all’approvazione di Bilan-

cio siamo stati in grado di assumere 5 vigili stagionali, inpiù sempre sul capitolo “Polizia Municipale” siamo lieti dipoter annunciare la nomina del dott. Mimmo Camporeale acomandante del corpo. Era impensabile gestire un ramooperativo così importante come la P.M. affidandosi a co-mandanti a tempo determinato e risicato (poche ore a setti-mana), adesso invece siamo pienamente operativi, 7 giornisu 7. Infine a breve saremo in grado di inserire a tempoindeterminato 3 vigili attingendo dalle liste di mobilità.

3. PULIZIA. Per far fronte alla sempre più dilagante inci-viltà che colpisce in estate le nostre coste abbiamo provve-duto ad un sistema alternativo di pulizia favorendo l’intesacon la Daneco, azienda che si occupa per la nostra cittàdella gestione del servizio pulizia e conferimento rifiuti, eduna cooperativa sociale (Mediterranea): ogni mattina 20 ope-ratori puliscono “al dettaglio” la nostra costa dal confinecon S. Spirito sino al confine con Molfetta. È la prima voltache si effettua un servizio così capillare sulla costa e nonsolo sul lungomare e i risultati sono ottimi. Le foto che ab-biamo scattato a più riprese mostrano spiagge libere da ognitipo di rifiuto così come testimoniato e apprezzato da tan-tissimi bagnanti. Il servizio della cooperativa coordinato conla Daneco per il conferimento dei rifiuti ha avuto una du-plice valenza oltre alla pulizia delle coste: si è data una pos-sibilità a 6 operatori provenienti dal “mondo dellamarginalità” di poter avere un’occasione di impegno per lacollettività. Voglio relegare alle ultime righe di questo capi-

LA NOSTRA ESTATEAL PALAZZO DI CITTÀ

LA NOSTRA ESTATEAL PALAZZO DI CITTÀ

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tolo tutto il mio risentimento invece per i tanti bidoni sullungomare maltrattati o peggio “sequestrati” all’uso co-mune. Come sempre ci vuole un cambiamento culturale…

4. SVILUPPO E INIZIATIVE. Questo mese presso laVedetta del Mediterraneo si è inaugurata la “Porta del Me-diterraneo”, interessante iniziativa del Progetto SviluppoGiovinazzo che raggruppa diversi commercianti, ristora-tori e albergatori della nostra città. L’associazione d’intesacon l’assessorato allo Sviluppo delle Attività Produttivesta cercando di pianificare un percorso strategico dimarketing territoriale distinto per due rami: uno riguardala promozione delle attività commerciali (Mr. Giò), l’altroriguarda la promozione dell’attività ristorativa e turistico-alberghiera (La Scia del Mediterraneo).Sempre a cura dell’assessorato alle Attività Produttive èstato aperto uno sportello di supporto all’imprenditoria gio-vanile e non: il martedì e il giovedì dalle 16.00 alle 18.00sarà possibile ricevere informazioni, aiuto e supporto perpartecipare al bando “Principi Attivi” (iniziativa a favoredei giovani pugliesi under 35 con finanziamenti a fondoperduto) e per partecipare ai bandi delle varie misure pre-viste dal GAL “Fior d’Olivi” (Commercializzazione e pro-mozione dell’offerta di turismo rurale, Masserie didatti-che, Sostegno allo sviluppo e alla creazione delle impre-se).

5. PARCHEGGI. In questo ultimo mese abbiamo pensa-to anche alla situazione critica del traffico cittadino: sia-mo riusciti ad ottenere l’intesa con i rispettivi proprietariper poter utilizzare gratuitamente 2 aree, una a Levante el’altra a Ponente da destinare a pubblico e gratuito par-cheggio: l’esperimento è riuscito pienamente, i parcheggisoprattutto nei fine settimana sono colmi. L’area mercatalepurtroppo non decolla come parcheggio pubblico tuttaviacon l’apertura del parcheggio di Ponente (angolo viaDurazzo/via Molfetta) abbiamo dato sollievo a tutta l’areacongestionata del lungomare Marina Italiana, area che giàin parte abbiamo reso pedonale e che annovera anche unpiccolo spazio ricreativo per i più piccoli con giochi e strut-ture gonfiabili. Ricordo che da settembre inizieremo la pro-gettazione di un unico “Piano del Traffico”.

6. VARIE ED EVENTUALI. Ci stiamo assiduamentededicando agli interventi di piccola manutenzione prestan-

do ascolto a tutte le segnalazioni, dalle disinfestazioni e dalverde pubblico sino alle pubblica illuminazione. Su que-st’ultimo aspetto riscontriamo un problema per l’area diPiazza padre Stallone a ridosso della stazione FS e vicino alcavalca-ferrovia di via Daconto. Le nuove lampade a ri-sparmio energetico sono fin troppo “parsimoniose” ossianon riescono a illuminare per bene il quartiere suddetto:queste nuove lampade sono state montate in seguito all’in-tervento di sostituzione lampade operato sul cavalca-ferro-via di via Daconto a maggio scorso. I nostri tecnici hannoeffettuato già le rilevazioni del caso con apposito luxmetro,pensiamo di trovare una soluzione a questo problema al piùpresto.L’Estate giovinazzese procede da programma e grazie allabuona pianificazione della PM non abbiamo riscontrato gran-di criticità per gestire eventi quali il concerto di Caparezzao la sagra del Panino della Nonna. Grazie alle manifesta-zioni dell’Estate giovinazzese abbiamo potuto promuoverel’immagine di Giovinazzo all’estero ospitando la giornali-sta Tamsin Smith, collaboratrice della BBC, giunta qui inoccasione della Sagra del Panino della Nonna e l’intera squa-dra di vogatori di Dubrovnik (Croazia) arrivati a Giovinazzoper il X Trofeo dei Gonfaloni “Massimo Cervone”.Intanto è arrivato il momento della Festa Patronale semprevissuto da tutta la città come un momento di fede e di gio-ia. Tra i tanti appuntamenti voglio evidenziare l’iniziativadel lunedì della Madonna quando il Comitato Feste Patronaliinsieme ad alcuni volontari provvederà a portare (con mez-zi appositi) in Concattedrale tutti gli anziani e diversamen-te abili che richiederanno di poter partecipare alla messamattutina delle 10 quando l’edicola di S. Maria di Corsignanoè ancora sull’altare.ULTIME INFO. In questo mese si sono insediate le 5commissioni consiliari permanenti che rispecchiano le de-leghe dei 5 assessorati ed infine segnalo che da settembreavremo un nuovo segretario generale. Cogliamo l’occasio-ne per avvisare tutti i cittadini che le prossime comunica-zioni del Sindaco sono previste per mercoledì 29 agostoalle 20.30 in Piazza Vittorio Emanuele II. Saranno forniteulteriori informazioni sull’attività amministrativa e ulterio-ri risposte ad alcuni quesiti pervenuti. In ultimo saremo ingrado di poter prospettare tutta la programmazione dell’EnteComune e della vita cittadina a partire da settembre, vi aspet-tiamo!

Tommaso

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SPENDING REVIEW. O revisione della spesa, se vole-te evitare l’uso e l’abuso della lingua inglese. Il provvedi-mento del governo Monti sulla riduzione della spesa a ser-vizi invariati consentirà un risparmio per lo Stato di 4,5miliardi per il 2012, di 10,5 miliardi per il 2013 e di 11miliardi per il 2014. Il Presidente Napolitano, come da pras-si, ha chiesto che i tagli siano sostenibili. Naturalmenteapplausi da tutti. Insomma, ancora una volta, tutti, pub-bliche amministrazioni comprese, sono chiamati a fare sa-crifici, a tirare la cinghia, ad evitare spese inutili. Insommacome si usa fare in tutte le famiglie sane e coscienziose. Inquesti tempi difficili è ancor più imperativo evitare ciò cheè inutile, quello che non serve, l’essenziale è d’obbligo.Con una dose di fiducioso ottimismo e moderato ma con-vinto entusiasmo per la nuovissima amministrazione nu-trivo il convincimento che le solide e comprovate (daicurricula giunti copiosi), competenze professionali degliassessori sapientemente miscelate con il fervore di sinda-co e consiglieri avrebbero partorito la svolta in tema dibilancio. Non una svolta rivoluzionaria ma almeno un nuo-vo approccio dettato dal buon senso e dalla sbandierataprovenienza dalla società civile. Eccola la società civileall’opera con il suo carico di roboanti, strombazzate novi-tà. Non intendevo cedere al pettegolezzo che montava inPiazza Vittorio Emanuele. Pensavo alle conseguenze delcaldissimo sole e della luce abbacinante delle nostre bel-lissime pietre bianche, all’invidia per il clamoroso risulta-to, all’indigestione di amara cicoria. Insomma ero sereno.Le mie certezze, invece, sono state travolte, spazzate via.Non volevo credere ai miei occhi. Aumento dell’IMU sul-la seconda casa: aliquota al 9,6 per mille, quasi al massimoconsentito dalla legge. E poi, aumento dell’addizionaleIrpef comunale che raggiunge il massimo consentito dallalegge allo 0,8 per cento e l’aumento della tariffe oraria deiparcheggi da 0,6 a 0,75 centesimi all’ora. Insomma niente

di nuovo, anzi peggio. La motivazione di questi aumentiè presto sintetizzata. Ulteriori spese ben 86.000 europer manifestazioni e contributi vari e piccoli interventiin materia di opere pubbliche per 122.000 euro.

UN’EMOZIONE COSTATA 8.500 EURO. Pensoche i cittadini avrebbero volentieri fatto a meno almenodell’aumento dell’addizionale Irpef rinunciando ad al-cuni spettacoli dell’estate giovinazzese. Facciamo unemblematico esempio. Mentre gli americani ci facevanovedere un robot su Marte, Il Palazzo di città veniva giù.Ci eravamo illusi di ascoltare il rumore del mare e ricam-biare il sorriso alla faccina della luna che ci faceva l’oc-chiolino! Un’illusione creata dal fantastico spettacolodelle luci in Piazza Vittorio Emanuele denominato «Ef-fetti - proiezioni oltre il Comune» che avrebbe dovutostupire i giovinazzesi con la vista della piazza senza l’edi-ficio, certo obbrobrioso, della casa comunale ci ha stupi-to certo ma per il costo. La spesa è stata di 5.450 euro

IL CONTRAPPUNTOIL CONTRAPPUNTOIL CONTRAPPUNTOIL CONTRAPPUNTOIL CONTRAPPUNTOdelldelldelldelldell ’’’’’alfierealfierealfierealfierealfiere

OHIBÒ... E IL COMUNENON C’È PIÙ

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Iva compresa però. Che sollievo. Senza considerare la pub-blicità su La Repubblica di Bari che pubblicizzerà alcuni even-ti della nostra città per la modica somma di 3.025 euro,anche in questo caso Iva compresa. Non c’è che dire il nuo-vo avanza con decisione non dimenticando che il cuore battesempre un po’ a sinistra e non volendo scontentare gli ami-ci, pardon i compagni di tante battaglie, ecco la pubblicitàsul quotidiano dell’elite di sinistra, «La Repubblica». Nes-suna verifica sull’effettiva diffusione di un tale messaggiopubblicitario. E sulla Gazzetta del Mezzogiorno? Si tratteràdi una svista. Certo il quotidiano locale non è molto ap-prezzato da alcuni esponenti della maggioranza. L’assesso-re al bilancio della sinistra vendoliana ha rimarcato la man-canza di obiettività nei titoli riferiti alla nuovissima ammi-nistrazione di cui fa parte. Dopo la sua uscita è scoppiatal’ennesima lite a sinistra. Protagonisti, oltre all’assessore,esponenti del PD e di Sel e del variegato mondo della sini-stra locale. Dimentichi di lotte comuni e delle comuni radi-ci se ne cantano di tutti colori con una prevalenza sul rosso.Ogni tanto si ricordano di scrivere qualcosa contro il cen-tro destra naufragato alle ultime consultazioni locali e com-missariato ma subito tornano a cantarsele di santa ragione.E dire che pure fra loro la situazione non è rosea. Un consi-gliere ha lasciato il Pd per «tentare di dare una risposta ori-ginale alle questioni aperte» e a causa del comportamentodi alcuni membri del direttivo che «sono stai nei miei con-fronti e soprattutto nei confronti della mia candidatura al-quanto ostili». Ora è nel gruppo misto insieme ad AntonioGalizia. Non si escludono sviluppi. Il candidato sindaco diSel si è dimesso da tutte le cariche e rimane un simpatiz-zante. Le polemiche seguite alla nomina dell’assessore albilancio, candidata in appoggio alla sua elezione a sindaco,hanno lasciato il segno. Insomma non se la passano benissi-mo. Senza considerare che alle prossime consultazione elet-torali, forse, ripeto forse, dovranno fare campagna elettora-

le insieme ad alcuni esponenti della nuovissima maggio-ranza. I consiglieri dell’Idv sono dichiaratamente di sini-stra come quelli della lista dei Moderati di Canonico.

PER UN SOLO EURO IN PIÙ AL MESE. Per tornareall’aumento dell’addizionale Irpef , ho trovato oltremodostucchevole la giustificazione che l’effettivo esborso per icittadini sarebbe di pochi euro al mese. Un’offesa. Ho trop-po rispetto per chi lavora onestamente e guadagna poco otanto per non sottolineare che bisogna avere molto riguar-do per il denaro sempre e, soprattutto, in questi frangenti.Non voglio pensare che la sottovalutazione di qualsiasisacrificio sia frutto di scarsa fatica lavorativa. Magari, però,qualche intervento in meno sul web almeno farebbe pen-sare ad un maggiore impegno lavorativo ed amministrati-vo. Non mi rassegno a pensare che si sprechino in questomodo e con tale sciatta faciloneria i soldi dei contribuenti.Sarebbe questa la casa di vetro? Questo il nuovo modo digovernare? A questo si aggiunga l’aumento della commis-sioni da 4 a 5. Con ulteriori spese per la comunità poiché inqueste commissioni sono nominati due esperti esterni chepercepiranno il gettone di presenza senza contare quellidei componenti consiglieri. E dire che i nuovissimi aveva-no revocato l’Ufficio di Presidenza, fra l’altro, anche per icosti di funzionamento. Insomma siamo alle solite. In cam-pagna elettorale si pronunciano slogan, si fanno promesse,si scrivono chilometrici dettagliati irrealizzabili programmie poi eccoci qui. Nuove tasse per finanziare eventi e mani-festazioni di cui francamente si poteva e si può fare a meno.Per non parlare dell’ufficio di staff con un solo componen-te e delle incertezze sulla questione D1.1. Ma su questo cisarà modo di scrivere in futuro. Sono ancora ottimista, peròun po’ meno del mese scorso.

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Se le forbici di Monti tagliano e impongonoaumenti generalizzati di ticket, biglietti e tarif-fe, per riuscire a contenere la riduzione drasticadei servizi, l’Ente Comune a fronte di 620.000euro di mancati trasferimenti dello Stato pertenere in piedi i bilanci ha agito sulle levedell’Imu e dell’addizionale comunale Irpef.IMU. Ai sindaci non piace l’idea di fare l’esat-tore per conto dello Stato come capita perl’IMU per poi ricevere a sua volta risorse dalgoverno centrale. Ma tant’è. La stangata, perl’Imu, arriva a dicembre. Entro il 17, giustootto giorni prima di Natale, occorre infattipagare la seconda rata dell’imposta sugli im-mobili, imposta che in teoria ammonta al50% del totale. Ma non sempre è vero, datoche nell’anticipo liquidato a metà giugno, i pro-prietari degli immobili erano tenuti a versarela metà dell’aliquota standard, che per la pri-ma casa era lo 0,4 per cento e per gli altriimmobili destinati a civile abitazione lo 0,76.Giovinazzo (come si vede anche nella tabel-la), ha ritoccato l’aliquota su tutti gli immobilidiversi dall’abitazione principale (inclusi localiper attività commerciali, botteghe, depositi,ecc) fino al 9,6 per mille (il massimo è il 10.96)e quindi i proprietari si troveranno a pagareuna seconda rata assai più pesante di quellasborsata a giugno. Chi ha pagato a giugnouna rata dello 0,38, a dicembre pagherà unimporto quasi doppio. Vediamo quanto pa-gheranno in euro con esattezza i giovinazzesi.

SIMULAZIONI DI CALCOLO. 2^casa (categoria A3) di circa 90 mq e ren-dita catastale di 511,29 euro (tipologia dicasa molto comune).Con l’aliquota IMU allo 0,76% il contribuen-te avrebbe pagato: 1^ rata 326,41 + 2^ rata326,41= 652,82 euro. Con l’aliquota IMU cosìcome aumentata al 0,96% il contribuente pa-gherà invece: 1^ rata 326,41 (già pagata) +2^ rata 498,20 (da pagare entro il 17 dicem-bre p.v.) = 824,61 euro. Registriamo un au-mento di 171,79 euro

2^ casa (categoria A2) di circa 110 mq e

rendita catastale di 849,57 euro(tipologia di casa abbastanza diffusa).Con l’aliquota IMU al 0,76% il contribuen-te avrebbe pagato: 1^ rata 542,37 + 2^rata 542,37= 1.084,73 euro. Con l’aliquo-ta IMU così come aumentata al 0,96% ilcontribuente pagherà: 1^ rata 542,37 (giàpagata) + 2^ rata 827,82 (da pagare en-tro il 17 dicembre p.v.)= 1.370,19 euro.Registriamo un aumento 285,46 euro.

Locale adibito ad attività commercia-le o bottega (categoria C1) di circa 100mq e rendita catastale di 2.527,28 euro(tipologia di locale commerciale mol-to diffuso).Con l’aliquota IMU al 0,76% il contribuen-te avrebbe pagato: 1^ rata 554,61 + 2^rata 554,61= 1.109,22 euro. Con l’aliquo-ta IMU così come aumentata al 0,96% ilcontribuente pagherà: 1^ rata 554,61 (giàpagata) + 2^ rata 846,51 (da pagare en-tro il 17 dicembre p.v.) = 1.401,12 euro.Registriamo un aumento di 291,90 euro.Si pensi che con la vecchia ICI per lo stes-so locale il contribuente avrebbe pagatoper l’intero anno 496,26 euro anziché1.401,12 euro. Quasi il 300% in più!EVASIONE O AUMENTO DEL-LA LOCAZIONE? Stangata Imu sullaseconda casa, ma nessuno tutela le fascemeno abbienti che non hanno casa e sivedranno rincarare ben presto il prezzodella locazione. Con un’IMU così, il prez-zo da pagare per affittare una casa rischiadi essere insostenibile sia per il proprieta-rio sia per l’inquilino che si vedrà inevita-bilmente aumentare il canone. Per evitarela legnata il padrone di casa ha altre duestrade, oltre a quella di far pagare l’au-mento al locatario: o lascia la casa sfitta o,peggio ancora, la affitta in nero. Tra le vieda seguire per evitare di incentivare il neropoteva esserci quella ipotizzata dall’ex mi-nistro dell’Economia, Giulio Tremonti: in-centivi per chi affitta, in modo da sbloc-care situazioni che in alcune città sono fer-

me da anni. A quanto pare però Monti nonci ha pensato. Ha pensato soltanto a farecassa. E le case sfitte in paese abbondano.Così come i famigerati sottani o apparta-menti dati in locazione in nero ad emigratid’oltreoceano a cifre di tre zeri. Una situa-zione di un’evasione fiscale che secondo in-dagini dell’Ente Comune supera quasi il con-tributo statale del fondo di riequilibrio per-ché pari, tra I.C.I., T.A.R.S.U., multe eT.O.S.A.P. a circa 1.650.000 euro.

IRPEF. L’aumento c’è ecolpisce anche le fasce deiprecari. L’addizionale co-munale IRPEF viene por-tata all’0,8% con un au-mento dell’0,1%. Porterànelle casse comunale175.000 euro in più.Gianni Camporeale (nella foto), consiglie-re dell’opposizione del PD, si lamenta chel’aliquota è stata aumenta al massimo previ-sto dalla legge senza scelta degli scaglioni direddito: «Non c’è un segnale di equità - fa sentireforte la voce Camporeale - non c’è modulazio-ne. Chi ha di più dovrebbe dare di più. Invece perespressa scelta della nuova amministrazione la fasciadi esenzione resta solo quella di 7.500,00 euro». Evolendo replicare ad un documento dellamaggioranza secondo cui l’aumento addi-zionale comunale all’Irpef sarà irrisorio pariad 1 o 2 euro al mese e che quindi è inutileprevedere scaglioni di reddito, Camporealericorda come il governo di Natalicchio haoperato l’unico aumento di 0,2% dell’addi-zionale comunale Irpef in 10 anni di gover-no incassando 125mila euro per ogni puntopercentuale.

IL CONFRONTO. I comuni viciniorihanno ritoccato l’aliquota della seconda casain misura meno pesante. L’analisi ce la offresempre Gianni Camporeale, consigliere del-l’opposizione del PD. RUVO DIPUGLIA: IMU per prima casa maggioredella nostra, uguale per altri immobili, ma

IMU ED IRPEF, IN ARRIVO LA STANGATAil fatto

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13 SETTEMBRE 2012

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previsto un’aliquota ridotta per le attività lavorative (oggi in crisi)ed uguale addizionale comunale all’Irpef.MOLFETTA: IMU per prima casa maggiore della nostra, maprevista una ridotta dello 0,6% per una casistica specifica, mino-re per altri immobili e un’addizionale comunale all’Irpef note-volmente inferiore con fascia di esenzione di 8.000 euro mag-giore della nostra di 7.500 euro che è quella definita per legge.BISCEGLIE: IMU per prima casa uguale alla nostra, minoreper altri immobili ed uguale addizionale comunale all’Irpef.PUTIGNANO (città citata ad esempio nel documento diffusodalla maggioranza pr un raffronto con altri comuni: IMU perprima casa maggiore della nostra, ma ridotta di un punto per-centuale quella per i fabbricati rurali ad uso strumentale (per leg-ge 0,2%), uguale per altri immobili e un’addizionale comunaleall’Irpef notevolmente inferiore con fascia di esenzione di 10.000euro maggiore della nostra di 7.500 euro che è quella definitaper legge.

CONSIDERAZIONI FI-NALE . Secondo GianniCamporeale, consigliere dell’op-posizione del PD i cittadinigiovinazzesi con gli aumenti cheha operato quest’amministrazio-ne a soli due mesi dal suo inse-diamento sono quelli più vessatifiscalmente rispetto ai cittadini deinostri comuni viciniori. «L’ammi-nistrazione Natalicchio – sciorinasempre numeri alla mano ilpiddino Camporeale - invece, l’an-no scorso quando ci fu un mancato tra-sferimento dallo Stato di ben 800.000euro pensò di non aumentare le tasse,come aveva fatto anche l’anno prece-dente quando poteva aumentare laTARSU, come fecero, invece, altri co-muni a noi vicini, come ad esempioTerlizzi (anch’essa amministrazione disinistra come noi), ma rescindemmo ilcontratto del Global Service con laRU.CA di Nicola Canonico rispar-

miando quasi 370.000 euro e gli altri soldi li recuperammo da un taglio del10% su alcune spese e contrattando in aumento le royalties con la Daneco».

LA BANDA DEL BUCO. Nell’ignobile cagnara di accuseall’amministrazione precedente o a quella attuale, chi è la vera«banda del buco», l’unico elemento che tutti sembrano com-provare è la necessità di un aumento delle tasse. I ripetuti tagli aitrasferimenti statali, l’aumento più o meno camuffato e mani-polato della pressione fiscale che ha raggiunto livelli intollerabi-li, i vincoli di investimento imposti dal patti di stabilità, mettonogli amministratori in condizioni veramente difficili di fronte aicrescenti bisogni dei cittadini vittime dalla peggior crisi econo-mica registrata dal dopoguerra ad oggi. Morale: ci troviamo inpratica nell’assurda realtà di dover affrontare una richiesta didomanda sociale in crescita con risorse sempre più ridotte. E aGennaio 2013 è in arrivo la Tares, il tributo comunale sui rifiutie sui servizi (TARES). Aumenteranno anche quella?

SERGIO PISANI

SIMULAZIONE DI CALCOLO. ECCO QUANTO PAGHERANNO IGIOVINAZZESI PER LA 2^ RATA DELL’IMU IL 17 DICEMBRE

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eventi

PRIMA LA BELLA NOTIZIA.Anche a Giovinazzo si è fermato ilcarrozzone nazional-popolare di MissItalia con il solito e scontato successo dipubblico. L’evento, organizzato lunedì06 Agosto dall’agenzia PDL di Pasqua-le de Leo in collaborazione conl’esclusivista regionale Mimmo Rollo ela make- up artist Anna Lorena Griecoe con il patrocinio del comune diGiovinazzo, è stato possibile anche gra-zie alla particolare attenzione ed all’im-pegno profuso dall’assessore alla cultu-ra Enzo Posca e dal consigliere FeliceBologna nonché del neo eletto sindacoTommaso Depalma che ha voluto rin-graziare pubblicamente l’organizzazioneper aver scelto Giovinazzo e la sua splen-dida piazza come location per le semifi-nali pur non potendo godere di soste-gno economico alcuno. La serata è statacondotta da Giovanni Conversano ex

tronista e da settembre nuovo volto diUno Mattina (la sveglia di Rai1 agli italia-ni) e si è dimostrata molto di più di unasemplice passerella di bellezze made inPuglia poiché si è trattato infatti di un veroe proprio show. I momenti comici creatida uno spumeggiante Tommy Terrafino,le danze calienti e sensuali di CintiaMoreira che ha saputo intrigare il pub-blico giovinazzese con esibizioni ispirateora al cabaret stile Chicago, ora alla Sambafrenetica e contagiosa che faceva battereil piede a tutti mentre le ipnotiche coreo-grafie di Francesca Sasso si intrecciava-no sapientemente con i momenti dedicatial concorso. Grande attenzione ha anchesuscitato il momento moda che ha vistosfilare splendide modelle sapientementetruccate da Exoriens estetica di IsabellaGiusy Altamura e dalla make – up artistGrieco Anna Lorena mentre per le ac-conciature che hanno valorizzato le loro

splendide chiome il merito va ad Elisir par-rucchieri di Gesmundo Vito che ha curatoanche il look di Giovanni Conversano. Ma levere protagoniste si sa sono loro le miss;trentadue ragazze tra i 18 e 26 anni e tre under18 che pur non potendo partecipare piena-mente al concorso si sono contese la fasciadi «Miss mascotte» ovvero la qualificazioneper partecipare già di diritto l’anno prossi-mo. Giovani, belle e piene di sogni, sfilanoammiccanti su tacchi vertiginosi e cercano conironia e sensualità di presentarsi alla giuria, spe-rando di convincerla a scegliere il proprionumero nelle preferenze. Ma il sogno permolte dura una sola notte. Solo per sei diloro la corsa a Miss Italia continua. Quelloche interessava scoprire a noi giornale era lapiù bella di Giovinazzo, la Miss Giovinazzo,la ragazza-copertina de la Piazza, manco fossela ragazza-copertina di Max o Vanity Fair.

E ORA DOPO I NOMI E LA PUB-BLICITÀ, IL DOPO MISS. Per la cro-naca, Miss Giovinazzo è stata eletta. E’ unabella ragazza, forse non è oggettivamente lapiù bella di Giovinazzo anche se è quella checomunque ha almeno avuto il coraggio dipartecipare al concorso. Sono passati un belpo’ di anni dai tempi di Mariella Tatoli (l’uni-ca giovinazzese divenuta una Miss internazio-nale col New Model Today, lo stesso con-corso per capirci da cui è uscita CharlizeTheron. O di una Giampaola Panebianco,valletta con Pippo Baudo. L’alfiere della bel-lezza muliebre di Giovinazzo per il concor-so di bellezza più importante d’Italia si chia-ma Eleonora Bavaro anche se poi il suosogno è finito qui ancor prima di cominciarecon un titolo, una fascia ed un diadema validisolo a livello cittadino. Ci ha provato e co-munque non si preoccupi la signorinaEleonora. Potrà partecipare di nuovo l’annoprossimo, se proprio lo vuole, a meno cheDante, Kant e Montale non le facciano cam-biare idea quest’inverno. Già, perchè nonpossiamo far altro che chiederci cosa possaspingere delle belle ragazze, anche intelligenti

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15 SETTEMBRE 2012

come Eleonora Bavaro, a partecipa-re a Miss Italia. La ricerca di una nuovaesperienza? La voglia di emergere nelmondo dello spettacolo? La speranzadi avere qualche contratto dafotomodella? Se queste sono le moti-vazioni, allora ci chiediamo: «Come puòuna ragazza colta arrivare a tanto e per-sino a farsi giudicare da giurie spessosolo di campanile e non sempre ogget-tive? E cosa se ne faranno poi dei«prestigiossissimi» titoli Villa delle mera-viglie, Miss Uva Passa o Ristorante del cac-ciatore guadagnati in passerella?Se invece queste ragazze ogni tanto (nonsempre, magari anche durante la pub-blicità di Beautiful) leggessero qualcosadi diverso dei pur tanto simpatici postche si scambiano su facebook, scopri-rebbero con sorpresa che la Bellezza non appartiene alla cadu-cità della condizione umana ma semmai è un dominio propriodell’arte o, tutt’al più, come affermava Platone (e come la si-gnorina Bavaro naturalmente saprà) un mezzo di ascesi versola conoscenza, che sospinge verso l’Iperuranio, permettendo l’ele-vazione dall’ignoranza alla scienza. Forse così avrebbero qual-cosa di più intelligente da raccontare ai loro nipoti. Considera-zioni filosofiche che però cozzano purtroppo con una realtàattuale piena di falsi miti e dove l’apparenza e l’ostentazioneprendono spesso il posto di valori molto più seri. Ecco cosìche qualche volta anche la bellezza senza talento può divenireper qualcuna la speranza di un futuro da fiaba in mancanza dialtre concrete prospettive. Ma ben vengano qui da noi pure i

concorsi di bellezza, se seri e gestiti professionalmente perchéoltre ad un indubbio ritorno d’immagine per la città sono lagaranzia che i talenti locali, quando ci sono, possono emergere etrovare così anche la propria naturale Way of Life. E in ogni casomeglio sempre gestire che essere gestiti. La bellezza, d’altronde,è un valore immateriale che può anche rendere moltissimo. Equesto vale per una ragazza come per un posto o qualsiasi cosa;anche se prima è comunque necessario che la Bellezza vengaalmeno riconosciuta ed imposta come tale. Ed è a questo cheservono appunto le agenzie e i talent-scouts. Altrimenti si rischia difare come è avvenuto finora per Giovinazzo, una cenerentolaancora misconosciuta nonostante la sua indubbia bellezza. Machissà che le cose non cambino anche per la nostra città.

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Un’estate giovinazzese non è mai tranquil-la. E nemmeno gli abitanti sono riusciti adadeguarsi al «vizietto» dei malfattori che sidivertono in questo periodo a prenderedi mira abitazioni ed attività commerciali.Il 26 luglio u.s. è stato preso di mira ilSupermarket Super Jolly di Via AgostinoGioia. I ladri però non hanno realizzatonessun bottino perché probabilmentementre erano all’opera sono stati distur-bati da qualcosa e sono fuggiti mollandotutto. Danni alla saracinesca sono stati ri-scontrati dal proprietario alle prime lucidell’alba e così a pagare sono sempre co-loro che ogni giorno devono per l’appun-to alzare e abbassare la saracinesca per gua-dagnarsi da vivere. Indagini in corso daparte dei Carabinieri della locale stazione.

Diverso il copione per la rapina andata asegno ai danno del distributore di benzinaQ8. Costretto a consegnare il danaro con-tante, il proprietario ha deciso di non rea-gire e di non fare resistenza. In alcuni casiè meglio salvare la propria pelle, soprat-tutto perché gli attori di questa brutta vi-cenda erano tre soggetti travisati e munitidi pistole. La rapina è stata effettuata conl’ausilio di un’autovettura Fiat Punto sot-tratta ad un’altra povera vittima.

E non finisce qui il teatro di episodiingenerosi che continuano ad assillare la pic-cola Giovinazzo.Impianto di videosorveglianza invalidato,ladri ancora in azione il 31 luglio presso ilBar Sant’Agostino in pieno centro. Dana-ro contante sottratto dalla cassa e danni avideopoker e slot machine oltre alla sara-

cinesca divelta. Ignoti gli autori dello spia-cevole episodio.

Nemmeno il Ferragosto è stato risparmia-to. Giustamente i ladri hanno pensato benequesta volta di fornirsi di generi alimentarimagari per soddisfare anche i propri gusticulinari. E così è stato svaligiato nella notteil Ristorante Marcopolo di Giovinazzo,arraffati soprattutto prosciutti, salumi e pe-sce fresco, il necessario per soddisfare laclientela nei giorni di festa, procurando cosìdanni ingenti al proprietario. Un colpo inpiena regola messo a segno in una zonaaffollata anche di notte e in giornate nellequali le strade sono frequentate h 24.Sempre nel giorno della festa dell’Assunta,due furti nelle abitazioni si sono registratinella zona della stazione ferroviaria. I topid’appartamento continuano ad agire appro-fittando di finestre aperte o ingegnandosiper forzarle. Sottratto danaro contante eoggetti di lavoro. I ladri? Nessuna traccia.

Per concludere occorre segnalare diversiborseggi in spiaggia e al mercato, soprat-tutto a causa della distrazione dei cittadiniche spesso si allontanano o hanno l’abitu-dine di girare nel mercato settimanale conle borse aperte.

DUE DECESSI E DUE GIOVANIVITE ANNULLATEP.R. di Molfetta il 26 luglio e C.G. diGiovinazzo dopo solo qualche giorno. En-trambi deceduti per circostanze collegateall’utilizzo di sostanze stupefacenti. Il Sertdi Giovinazzo e l’Ospedale San Paolo diBari si sentono coinvolti nell’approfondi-

la cronaca nera

mento della triste vicenda per verificare lecause di queste morti che riguardano gio-vani vite e che si dovrebbero in qualsiasimodo evitare.Oggi purtroppo l’uso di droghe tra i gio-vani è abbastanza comune, così come lasperimentazione di nuove sostanze e deirelativi effetti. Sotto accusa la ketamina, unasostanza che può anche provocare arresticardiaci. Un invito dunque a non sottova-lutare il comportamento e le abitudini deigiovani che, spesso, non trovano la giustainterpretazione da parte di genitori ignari.

TENTATO OMICIDIO: LA VIO-LENZA DILAGA IN CITTÀEpisodi sporadici ma di una certa gravità.Si è concluso positivamente l’episodio deltentato omicidio di M.R. nel centro stori-co di Giovinazzo da parte di L.D. che hausato un fendente per portare a compi-mento l’inquietante opera sviluppatasi nel-la sua mente per motivi di gelosia. Un in-vito quindi a denunciare gli episodi distalking che, nella maggior parte dei casi,registrano un devastante epilogo. Il 51ennegiovinazzese, infatti, da tempo molestavala donna che era oggetto di un personaleinteresse ma veniva puntualmente respin-to. Il fratello della malcapitata ha quindideciso di intervenire nella vicenda e pertale motivo ha rischiato la vita. Ricoveratoimmediatamente all’Ospedale San Paolodi Bari ha subito un intervento chirurgicoche gli ha salvato la vita. L’autore del ge-sto ignobile è stato associato alla Casa Cir-condariale di Bari.

GABRIELLAMARCANDREA

FURTI, RAPINE,BORSEGGI,DUE DECESSI

PER OVERDOSE E UN ACCOLTELLAMENTO.GIOVINAZZO SI TINGE DI NERO

ESTATE CALDA

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19 SETTEMBRE 2012

la festa della Madonna

IL MIRACOLO DELLA MADONNA: SIAMOTUTTI UGUALI

UN MIO DONO A TUTTI I GIOVINAZZESI DEL

MONDO, CON LA FORZA D’ANIMO DI CHI SA

CHE LA SPERANZA SARÀ L’ULTIMA DEA ALASCIARE LA TERRA.«««««O MARIA DO MARIA DO MARIA DO MARIA DO MARIA DI CI CI CI CI COOOOORSRSRSRSRSIIIIIGGGGGNANNANNANNANNANOOOOO»»»»»

NEL PIANTO

DEL CARO CANTO MARIANO

DELLA NOSTRA FANCIULLEZZA

SI TEMPRA IL MIO DOLORE.

ECHI DELLA VOCE DI MIA MADRE …

DI MIO PADRE … E DI TANTE FIGURE

A ME CARE CHE NON CI SONO PIU’.

NON C’E’ PIU’ MIA MOGLIE, LA PIU’ CARA,

E COSI’ IL MIO CANTO ANNEGA

IN UN MARE DI LACRIME.

MARIA DI CORSIGNANO,

FA’ SUONARE LA TUA CAMPANA.MOLFETTA, 14 AGOSTO 2012

MICHELE CARLUCCI

Ve lo ricordate il film «Ricomincio da tre» di MassimoTroisi? Alla mamma che chiedeva al figlio di accompa-gnarla a vedere il miracolo della Madonnina che piangeva,il figlio rispondeva di no, perché per lui il vero miracolosarebbe stato vedere finalmente una Madonna che rideva.

E quest’anno la Madonna di Corsignano ha riso o ha pianto?Alcuni pensano alla prima soluzione; pensano infatti che è statagrande la gioia della Patrona nel vedere la «Sua» città tirata alucido per festeggiarla, illuminata sfarzosamente, con i suoiconcittadini emigrati all’estero ritornare a casa e riabbracciareparenti ed amici. Sarà di certo felice la Madonna dei sorrisi deibambini sulle giostre o dei più grandi che ostentano con orgo-glio il «vestito della festa». Come potrebbe, dopo tutto, nonessere contenta nell’osservare i ricchi banchetti attorno a cui siriuniscono le famiglie divise dallo stress lavorativo di tutto unanno? I più pessimisti, però, pensano che quest’anno, se non hapianto, poco aveva da sorridere la Madonna di Corsignano.Anche se in tempi di congiuntura sembra assurdo solo pensar-lo, il dispiacere della Madonna non sarà causato dalla fame nelmondo e dei 9 milioni di poveri in Italia. La guerra in Siria, lebollette di Equitalia e i fantasmi della new economy non sonopreoccupazioni da Patrona. Lei deve vegliare sulla sua città, suGiovinazzo e non è che le cose qui vadano tanto meglio. In unmicrocosmo di appena 21mila persone, infatti, le contraddi-zioni appaiono stridenti. Troppi sono i poveri che bussano aiservizi sociali e ancor più tanti quelli che si nascondono nelsilenzio per dignità. La disoccupazione in una piccola città èvissuta diversamente che nelle grandi metropoli, i più poverinon sono relegati in quartieri-ghetto da cui può tuttavia nasce-re una controcultura o un’ organizzazione di classe che possafare del proprio disagio uno strumento di lotta. A Giovinazzonon si passeggia più in piazza divisi fra quelli di «Sott o cils» egli altri «abitanti della città nuova». Non c’è più quello che allafesta in pieno agosto indossava il suo abito di lana scuro diquando si era sposato, con nel taschino della giacca solo il co-perchio di una improbabile penna d’oro. A Giovinazzo ora il

più povero è dirimpettaio del più ricco, passeggia nella stessapiazza e dallo stesso lato, la domenica ascolta le stesse omelie;e allora il senso di frustrazione emerge con più forza e puòrivelarsi fatale. Così pensiamo che il volto corrucciato e unpo’ malinconico dell’icona della Santa protettrice diGiovinazzo, che dura da secoli ormai, sia destinato a rima-nere tale ancora per molto tempo a meno che non interce-da Lei direttamente nel dare origine a quella giustizia distri-butiva che deve realizzarsi in Terra e non essere una speran-za prefigurata in un regno oltremondano. Vogliamo perquanto possibile, smuovere un po’ le coscienze dei cittadi-ni, dell’Amministrazione, del clero per un aiuto reciproco

nel ritrovamento di una consapevolezza più vera e critica, chesia arricchita e non assopita dal bagliore delle luminarie e dalsuono della banda. SERGIO PISANI

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cronache e polemiche

Si sono ormai conclusi i festeggiamentiin onore della nostra Protettrice Maria SS.di Corsignano. Con molta probabilità ilprossimo anno S. Ecc.za mons. Vescovonominerà un nuovo presidente (la nomi-na è annuale). Lo scorso anno il Presiden-te Mimmo Arcieri volle concentrare in ungiorno tutti i fuochi pirotecnici con lospettacolo piro-musicale. Visto che siamoin periodo di crisi non si potrebbero con-centrare anche gli eventi della festa ester-na nei soli giorni di sabato, domenica elunedì? Abbiamo voluto sfogliare gliestratti della festa, dal 1952 ad oggi, percercare le innovazioni apportate, nel se-gno della tradizione. Non ci sembrereb-be inopportuno proporre di rivederequalche manifestazione proprio prenden-do spunto da quei vecchi estratti che oggisono arricchiti da loghi pubblicitari. Nelleattuali brochure-programma, i loghi deimaggiori contribuenti, sono raccolti tutti,in formato ridotto, nelle ultime pagine,tanto da perdere la loro finalità pubblici-taria.

QUESTUA E FUOCHI. Relativamen-te ai contributi della cittadinanza c’è unaduplice considerazione.1) La gente non elargirebbe più denarose non vedesse i fuochi d’artificio2) La stessa è stanca di elargire contributiper ogni festa che si celebra in città.Che le questue per la città da maggio adottobre siano numerose è vero, si dice chedelle 4 città della diocesi Giovinazzo siaquella che ha più feste, in realtà Molfettane detiene il primato. Il problema è che aGiovinazzo contravvenendo a quanto di-sposto dal compianto mons. Bello, si vaquestuando casa per casa nonostanteciò fosse stato consentito solo per lafesta patronale.Forse se si questuasse solo per la festapatronale, i cittadini sarebbero più pro-pensi a contribuire ed i fuochi pirotecnicidella festa patronale, di maggiore qualità,diverrebbero vera attrattiva per i turisti.O comunque perché non obbligare tutti ipresidenti/membri delle altre feste citta-dine a far parte del comitato festepatronali? Forse qualcuno penserebbemeno a far incendiare un fuoco d’artifi-cio migliore degli altri!!!Tornando ai vecchi programmi, da quel-

lo del 1952 si apprende che la festasi è sempre aperta il giovedì all’im-brunire con incendio di fuochipirotecnici e giro della banda per levie della città. Poichè il venerdì nonc’era nessun evento, l’artistica illumi-nazione veniva accesa solo dal sa-bato al lunedì. Così è stato fino aquando la traslazione del manto del-la Madonna dall’Istituto San Giusep-pe (dove è custodito nel corso del-l’anno) in Cattedrale avveniva appunto il sa-bato.Fino al 1966 questo era l’evento «visibile» delsabato: la «processione del manto» dal 1967fino al 1994, arrivata in piazza Vittorio Ema-nuele, diveniva un tutt’uno con il Corteo Sto-rico. Sorvolo sull’autenticità degli eventi cheil Corteo vorrebbe ricordare, che, non si puònegare, è una bellissima sfilata di abilissimifiguranti in abiti antichi e che mantiene intat-to il fascino dell’attrattiva turistica. Immagi-no che di ciò ne siano coscienti anche gliorganizzatori del Corteo, non per altro glisbandieratori di Carovigno che arricchisco-no la sfilata-corteo (con gli occhiali… proi-biti però ai figuranti del corteo!!!) nulla han-no a che fare con la traslazione del quadrodella Madonna di Corsignano dalla campa-gna in città, sia in riferimento all’evento del1118 (cui si richiama la seconda parte delCorteo, rievocante l’impetrazione della piog-gia) sia in riferimento alla definitiva traslazionedel quadro in Cattedrale (evento che non hauna data certa nè testimonianze documenta-rie circa la forma solenne).

IL MANTO. Così un primo passo che sipotrebbe fare sarebbe quello di rendere lafesta più aderente alla tradizione. Latraslazione del manto è stato oggetto di con-tendere tra alcuni concittadini e tra questi eparte del clero diocesano ma extracittadinoche non reputa questo evento di natura reli-giosa e quindi meritevole di «processione».Pertanto se il manto tornasse a percorrere illato nord di piazza Vittorio Emanuele la seradel sabato a seguito del Corteo storico, e daquesto si staccasse sotto il Comune, avrem-mo un evento in meno e un risparmioenergetico.Se poi, come già sperimentato dal 1966 (pre-sidente Donato Maldarelli) e sino al 1972, ilritorno del manto presso l’Istituto S. Giu-seppe il lunedì sera avvenisse contestualmente

alla processione del Beato Nicola, risparmie-remmo di accendere le luminarie anche il gio-vedì.

BEATO NICOLA PAGLIA Apro orauna parentesi sui festeggiamenti resi al Beatodurante la festa patronale. Il presidente pro-tempore Luciano Minervini sul programmadel 2003 faceva pubblicare una foto della pro-cessione del beato Nicola precedente il 1966.In quegli anni tale processione si svolgeva an-cora nelle ore antimeridiane e l’effige del Be-ato era portata a spalla da tutte le confraternitecittadine. Ci domandiamo: «Perché S. Ecc.zamons. Vescovo non invita nuovamente tuttele confraternite (da lui malviste) a glorificareil loro concittadino Beato Nicola Paglia par-tecipando alla processione, pur rinunciandoall’onore di portarne a spalle il busto ondenon violare un diritto ormai indebitamenteacquisito dell’Arciconfraternita del Rosario?Questo «diritto» ingiustamente preteso fu cau-sa di un malinteso chiaritosi grazie all’inter-vento di un prelato terlizzese (allora semplicesacerdote di quella città da sempre sottopo-sta al vescovo di Giovinazzo) che assegnòalla confraternita del Rosario un diritto sullastatua del Beato Nicola, donata nel 1828 allaCattedrale di Giovinazzo dal vescovo Filip-po Giudice Caracciolo e quindi preesistenterispetto a quella confraternita (fondata nel1896), che peraltro per un certo periodo ditempo - tra gli anni ‘60 e ‘70 - si era anchedimenticata del Beato. Infatti tutte leconfraternite portarono a spalla il busto delBeato Nicola durante la processione sino al1965. Nel 1966 e per volontà del Presidentedel Comitato Feste, quella processione nonsi tenne più la mattina del lunedì ma la sera el’organizzazione della stessa fu assunta dal-l’allora intraprendente confraternita di S. Fran-cesco di Paola che cominciava ad innovare lavita religiosa e di pietà popolare cittadina.Tutto questo, oltre a leggerlo dai programmia stampa, può essere confermato dai più an-

STRINGIAMO I GIORNIED AUMENTIAMOIL TURISMO?

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21 SETTEMBRE 2012

ziani confratelli della ex confraternita di S. Fran-cesco da Paola e dimostrato dalla fotografiapubblicata sul programma della festa delloscorso anno. Come si evince dai programmi,questa processione si tenne la sera del lunedìfino al 1972 quando la confraternita di S. Fran-cesco, che la stava organizzando, per alcuneincomprensioni rinunciò all’onere che si eraassunto. Ripresero così a parteciparvi, conl’onere/onore di portare a spalla l’immaginedel Beato Nicola solo l’arciconfraternita delSantissimo (quale più antica della città) e quel-la del Rosario (che abbraccia la Regoladomenicana come il Beato).Nel 1998 poi, in occasione del 8° centenariodella nascita del Beato, tutte le confraternitetornarono ad onorarlo riprendendo a parte-cipare alla sua processione. Ma dopo qualcheanno il privilegio dell’ordine di precedenzanella processione, vantato e sempre mante-nuto dall’Arciconfraternita del Santissimo, sen-za alcun fondamento fu preteso da quella delRosario e nel 2005 portò l’autorità ecclesiasti-ca nella persona del Vescovo Luigi Martellaad affidare l’organizzazione di tale processio-ne all’arciconfraternita del Rosario dispensan-do esplicitamente le altre confraternite dal par-teciparvi. (Così si incrementa il culto!?!).

LA NOVENA. Relativamente alla parteci-pazione alla novena della Madonna come maida una decina di anni a questa parte non è piùcelebrata ed animata dalle comunità parroc-chiali cittadine?Sull’addobbo della chiesa abbiamo già scrittosu queste pagine, ma nessuno ha fatto sapereperché durante il periodo della novena allaMadonna di Corsignano l’altare maggioredella Cattedrale non viene più ornato con icandelieri di argento acquistati negli anni 50con le oblazioni dei fedeli. A nostro avviso èsia un segno di pietà popolare cancellata siaun mancare al principio della parabola evan-gelica (Mt 20,1-16) che ricorda che per le fe-ste bisogna vestirsi in modo degno: durantetutta la novena l’altare sembrava spoglio conquei soli 6 candelieri lignei e senza panneggi.Così come ormai da un ventennio durante laprocessione non pendono più dinanzi all’edi-cola della Madonna le due barchette d’argen-to e da qualche anno non viene più applicatala tendina azzurra a sinistra dell’icona.Ma pur volendo sorvolare su questo aspetto,e volendo mirare alla fede, come mai il saba-to mattina durante il consueto “pellegrinag-gio” al c.d. Casale (leggasi cappella votiva dellaMadonna di Corsignano) del clero arrivato inmacchina, giusto in tempo per la celebrazio-ne non vi era ombra? Dobbiamo ricordaregli anni ’80 e ’90 quando durante il camminoci si poteva anche confessare?Ed a proposito di pietà popolare, quest’annoil popolo ha avuto un altro dispiacere: il nonpoter assistere da parte dei fedeli alla rimo-zione dell’edicola della Madonna dall’altaremaggiore della Cattedrale per il montaggio

sul basamento per la processione. E perquale ragione non lo si è voluto più faredopo la messa delle 11,30? Non è pietàpopolare anche il poter assistere da partedi qualche vecchietto a quel momento, chenegli ultimi anni veniva anche animato dal-la preghiera? Anziché pregare si è finiti colfare polemica e neppure si è saputo se questaè stata una decisione dell’Autorità Eccle-siastica o di una enturage dei c.d. veteraniportatori della Madonna.Ma torniamo alla proposta di snellire ilprogramma delle giornate della festa, cosìcome è stato inserito tra gli eventi laici unconcerto di musica leggera per soddisfareanche quanti non apprezzano solo la mu-sica classica suonata delle bande, non sipotrebbe il giovedì o il venerdì colmare ilvuoto lasciato dagli eventi religiosi delle

processioni del Manto e del Beato (ripor-tate rispettivamente a sabato e lunedì sera)con qualcun altro degli eventi mondanidell’estate giovinazzese che ormai da qual-che anno attirano più turisti della festa (es.sagra del Panino o rock festival)?

Forse così qualcuno giunto a Giovinazzoperché interessato dall’evento pagano delvenerdì, si potrebbe fermare, sostando inalbergo, in un bad and breakfast o in qual-che «Albergo diffuso», per godere per duegiorni il nostro mare, curiosare sull’even-to religioso della domenica, gustare la serain piazza un gelato. Ci sarebbe sicuramenteanche un maggiore ritorno economico.Ma questo è tutto un altro discorso.

ANGELOGUASTADISEGNI

Ricordo che da bambino, in occasione della festa della nostra patrona, miopadre mi portava in cattedrale nel tardo pomeriggio, per il rito preparatoriodell’edicola della Madonna prima della processione. Mi ritornano alla mente ivolti dei portatori storici. Volpicella, Fiorentino, Dagostino, Bavaro, Depalma,Girgenti, Pansini, Marino, Labombarda, Stufano e Stallone, scomparso da pochesettimane, e tanti altri di cui non ricordo i cognomi. Questi uomini portavanol’edicola per fede e devozione ritenendoli una dimostrazione di grande amoreverso la patrona e un privilegio, senza esibizionismo, con modi sobri. Comenon ricordare l’uscita e il rientro dalla chiesa per le scale sul lato del mare,perché pochi sanno, solo coloro che hanno avuto tale privilegio, la difficoltàche devono superare i dodici portatori nel percorrere le scale con l’edicola(davvero pesante). Infatti viene richiesta la presenza di qualche portatore disupporto perché la posizione scomoda e il peso dell’edicola, non in piano aportata bassa, richiede tanta esperienza e abilità e soprattutto una sincroniz-zazione dei movimenti delle persone coinvolte per lo spazio di manovra ri-dotto. L’impegno e lo sforzo per il caldo e il sudore richiesto ai portatori nelcentro storico sono notevoli perché la pavimentazione sconnessa e i dislivellifanno in modo che a tratti il peso della statua raddoppi sulle spalle di quelliche si trovano sotto. Ma loro sono contenti di questo, e vi confesso, che chiscrive, tanti anni fa ha avuto il privilegio di provare quanto descritto.

MICHELE DECICCO

I PORTATORI DELL’EDICOLADELLA MADONNA

I PORTATORI DELL’EDICOLADELLA MADONNA

FOTO VINCENZO MOTTOLA

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23 SETTEMBRE 2012

Quasi un’altra città nella città, questo ap-puntamento è stato un successo sotto ogniprofilo ma anche un importante test sulcampo di tutte le reali potenzialità dellacentralissima area mercatale di Giovinazzoad ospitare grossi raduni o spettacoli. E sedobbiamo allo straordinario appeal del-l’ultimo tour di Michele Caparezza l’afflus-so record di spettatori, è però a chi ha or-ganizzato e gestito la manifestazione che sidevono attribuire i giusti meriti per averfatto di questo concerto un evento indi-menticabile anche per i tanti fans venutidal Nord e dalle regioni vicine a seguire ilfamoso rapper molfettese.

Nessun dubbio sulla riuscita della kermesseed occasione imperdibile per Giovinazzo,è per questo che l’assessore Enzo Poscainsieme al sindaco Tommaso Depalma eal vice sindaco Michele Sollecito ha de-ciso di sostenere comunque l’iniziativa diTommaso Bonvino e dell’Arci Tresset chehanno pure saputo garantire un inappun-tabile servizio d’ordine. Al resto hannoprovveduto loro. E sebbene approntatoin tempi minimi, ha davvero funzionato ilpiano per la viabilità e la sicurezza studiatodalla nostra polizia municipale. Ma anchela pubblicità preventiva e soprattutto il co-ordinamento fortemente voluto dal sin-daco e realizzato insieme a tutte le forzedell’ordine dei vicini presidi territoriali:niente incidenti o episodi di rilievo da se-gnalare sono la dimostrazione di come icontrolli a monte siano stati particolarmen-te efficaci per fermare o scoraggiare al-meno i più esagitati da comportamentiscorretti.Un filtro capace di evitare pure che un dif-fuso odore di ‘erba’ o altri elementi di di-sturbo potessero inquinare uno spettaco-

lo davvero al di là di ogni aspettativa, spe-cialmente per chi non conoscevaCaparezza come artista ma solo per laabusata fama di impegno politico. Senza iconsueti e fastidiosi cori fuori luogo delpubblico, è un vero gigante da palcosce-nico, puro e libero, quello che invece ab-biamo potuto ammirare sul palco diGiovinazzo in uno show durato 2 ore, maavvincente dall’inizio alla fine e con unimpatto scenico che non faceva certo rim-piangere persino qualche costosissima esi-bizione di acclamate rockstars internazio-nali.E qualcosa l’abbiamo pur vista per poterparlare così. Una vera scoperta, dunque,Caparezza anche per i suoi brani menoconosciuti e per le sue incredibiliperformances nei continui, sorprendenticambi di scena che hanno animato l’interaserata. Una trovata dietro l’altra, con pro-vocazioni a volte irriverenti ma tuttegodibilissime, pure un tributo al locale ArciTressett (ideatore dell’evento a chiusura delsuo 13° Giovinazzo Rock Festival N.d.R)nella scenografia dei pacchi - il 3 e il 7, perl’appunto - sulle note della seconda can-zone. Per chi non c’era, per chi nella ster-minata folla invece c’era ma non ha potu-to vedere più di tanto, ma anche per gliscettici a tutti i costi non resta dunque chedare uno sguardo alla piccola gallery sulnostro sito per avere almeno un’idea diciò di cui stiamo parlando.D’altronde, se è pur vero che non è ne-cessario bere un’intera botte per capire seil vino che contiene è buono, le foto dei 3brani autorizzati per le riprese potrannoforse bastare da sole a spiegare il perché

A GIOVINAZZO

OLTRE 20MILA FANS

DEL RAPPER

MOLFETTESE PER UN

CONCERTO

INDIMENTICABILE

l’evento dell’estategiovinazzese

di tanto meritato successo. Ma anche qual-cosa di più di questo fenomeno tuttopugliese, anzi più esattamente molfettese (sesi esclude un torinese, Diego Perrone, mu-sicisti, costumisti, scenografie, luci, video…è tutto rigorosamente made in Molfetta edintorni N.d.R.) che ormai un po’ tutta l’Italiaci invidia. Un Caparezza da 10 e lode, dun-que, bravo Michele continua così! Non soloper la pubblicità che fai alla Puglia, ma an-che perché continuando a far crescere econoscere i nostri tanti talenti locali contri-buisci pure, e concretamente, a creare op-portunità e sviluppo.

Per quanto ci riguarda più direttamente nonpossiamo che ringraziare Caparezza perquanto ha fatto per la nostra città e per glialtri perché proprio qui, grazie al suo show,si è potuto dimostrare che se uno spettaco-lo vale non servono certo droga ed alcoolper potersi divertire. Garantire ordine e si-curezza non serve solo per far stare tran-quilli i genitori, ma a permettere a chiunquedi vivere un evento in tutta la sua bellezza.

ENRICO TEDESCHI

CAPAREZZA 10 E LODE

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recensionirecensioni

Mai vista tanta gente alla presentazione diun libro di memorie né una sala San Felicecosì colma. «Crescere sotto il fascismo inuna piccola città dell’Italia meridionale», tra-dotto da Raffaele Stufano, di NicholasLa Bianca è un piccolo capolavoro e me-rita tanta attenzione anche da parte di queicittadini italiani che non hanno nellabibliografia della propria città qualcosa disimile al libro del La Bianca. Il volume,stampato da Amra con il patrocinio del Co-mune di Giovinazzo nel maggio di que-st’anno, ha visto la sua apparizione in pub-blico in questo magico mese di agosto. Cor-redato di tante belle significative foto (al-cune inedite) il volume di Nicolas si fa di-vorare nel volgere di 10-12 ore, tanta è lavoglia che suscita il desiderio di sapere comefu Giovinazzo negli anni del fascismo. Lospirito giusto per l’approccio al volume èstato delineato con splendida sobrietà dalprof. Isidoro Mortellaro docentegiovinazzese Dell’università di Bari. Altri in-terventi significativi sono stati quelli dell’exsindaco prof. Antonello Natalicchio e delprof. Angelo Depalma. Gli argomentisono vari: famiglia, casa, scuola, giochi, at-tività stagionali, avvenimenti sociali. «Scor-rono lente le giornate raccontate in queste pagine”scrive Mortellaro, con la loro ritualità voluta anchedal fascismo, ma questo libro non intende ritrarrela storia dell’epoca, ma è solo un ricordo dei primianni della mia vita e delle mie esperienze» gli faeco l’autore nelle prime righe della prefa-zione.

Il primo capitolo è utile per attingere noti-zie su Giovinazzo altrimenti inedite e le fotoche le corredano, anche se non dicono tut-to, ricordano a chi sa che quella famosa tom-ba di Petilia Secundina di epoca romana,prima di finire nella villa museo meo-evolidi Monopoli si trovava a Giovinazzo e for-se da noi si trovava il vaso greco di pag. 33che avrà preso chissà quale destinazionecome quel vaso greco del museo archeo-

logico di Dresda in Germania sulla cuischeda di presentazione è scritto: «Prove-nienza Giovinazzo». Sulla tomba romanasa qualcosa più di me l’arch. NicolaDolciamore mentre per la notizia del mu-seo di Dresda mi sono rifatto alla memo-ria di una lontana lettura di uno studio deltarantino prof. Santoro, in nota ad un suotesto relativo alla provincia di Taranto. Èun peccato che, escluso il lapidario amo-revolmente curato dalla Pro-Loco,Giovinazzo non abbia del suo lontano pas-sato greco-romano un oggetto estetica-mente valido come la città di Ruvo che hatra tante belle cose il famosissimo vaso diTalos (figura della mitologia greca posta adifesa dell’isola di Rodi). Che dire dellaquotidianità pulsante del II capitolo? Equell’analitica descrizione della casa dell’au-tore alle pagg. 79-91? Erano i tempi in cuiil mare Mediterraneo era chiamatoromanamente Mare Nostrum (mare no-stro) e durante i quali la maggior parte delleinvettive veniva scagliata contro l’Inghilterra(Dio stramaledica gli inglesi) perché questa na-zione controllava l’accesso al mare medi-terraneo con lo stretto di Gibilterra e ilcanale di Suez con l’aggravante dell’ingiu-sta giurisdizione sull’isola di Malta.

Certo i grossi successi del fascismo comela bonifica delle paludi Pontine, i pattiLateranensi, i progressi scientifici, ma sipensi anche all’orgoglio per il maestosotransatlantico Rex, contribuirono a rende-re popolare il suo volto e si può dire chetraspare da queste pagine un’adesione con-vinta dell’autore alla grandezza dell’Italiapiù che al fascismo, adesione che oggi puòessere anche condivisa dal lettore senza ti-more di politicizzare la riflessione storica.A chi non piacerebbe vedere il premierMonti in mezzo ai mietitori in un bel cam-po di grano? O tra i nostri contadini a rac-cogliere le olive nell’imminente stagioneautunnale? Mussolini con «la battaglia per

il grano» fece proseliti a non finire. E poi igiochi e le attività in famiglia. Tra queste daleggere con cura alle pagg. 145-147 la pre-parazione della scena della natività e tutti ifesteggiamenti relativi al Natale. Inoltre ce n’èabbastanza per la Pasqua, le zone del mare diGiovinazzo, la raccolta delle mandorle e del-le olive. Le attività e i riti sociali come la festapatronale. A pag. 193 è scritto dei famosi in-namoramenti che, se non seguivano le tradi-zionali procedure, costringevano i giovani allafuga e talvolta, se non c’era stato il perdonodelle rispettive famiglie, all’allontanamento pe-renne dai propri famigliari. Molto interessanteper i giovani, che non hanno mai visto la cat-tedrale addobbata con panneggi durante lanovena per la Patrona Maria SS. diCorsignano prima che venga portata in pro-cessione. Negli anni ’60 -’70 a cui si riferisce acui si riferisce la foto, (negli anni ’80 ci furo-no grandi restauri) l’edicola della Madonnaveniva portata giù dall’altare, per essere mon-tata sulla base dorata, alle 15 del pomeriggiodella domenica di festa, in assenza dei fedeli,al contrario di oggi che questa operazioneviene effettuata al termine della messe mat-tutine e in presenza del Vescovo e di tantissi-mi fedeli, intorno alle 12,30. Sempre fino aglianni ’70 l’edicola con la base, al termine delleprocessione veniva deposta su robusti ban-chi vicino alla balaustra e nel giovedì succes-sivo veniva riposta nella vecchia nicchia cheora custodisce san Tommaso. La foto di pag.202 ritrae la Madonna nella stradina che se-para la cattedrale dal palazzo civico più vici-no ad essa. Un anno mi collocai per sceltaall’interno della finestra che si vede alla destradell’edicola. Che emozione! Ad un certo pun-to, escludendo tutto il mondo poiché la fine-stra è strombata, mi ritrovai tutto solo con lamia Madonna, la protettrice di Giovinazzo,mentre procedeva lentamente sulle già affa-ticate spalle dei portatori. Se non erro, le ve-dute delle pagg. 203-204 sono del 1967 annodi presidenza del nobiluomo DonatoMaldarelli e primo anno del Corteo Storico.

Attenti alle vertigini che procura la descrizio-ne dell’ascesa all’interno della cupola, sicura-mente di S. Agostino, anche se l’autore noncita la denominazione, alle pagg. 211-212.Seguono le pagine sulla guerra con i suoi pri-mi anni e con i suoi anni peggiori, la guerraper colpa della quale o soprattutto per la quale,secondo il sentire popolare, il fascismo crol-lò e che fu il solo grande errore di Mussolini.A pag. 253 c’è in foto la mitica figura delpreside del Liceo Classico, il sacerdote donCiccio Piscitelli. Difese con il proprio corpola permanenza dei fasci littori in pietra cheadornano la facciata dell’edificio scolastico

GIOVINAZZO DURANTE IL FASCISMOGIOVINAZZO DURANTE IL FASCISMO

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25 SETTEMBRE 2012

Domenica 29 luglio in Cattedrale con l’intervento dell’Assessorealla Cultura e del dott. Agostino Picicco, l’archivista dott. MicheleBonserio ha presentato lo studio curato da Michele Sollecito daltitolo Note storiche sulla confraternita di S. Maria degli Angeli di Giovinazzo.Quale confratello del sodalizio Michele Solelcito ha con la sua pro-fessionalità arricchito così la collana delle pubblicazioni relative allastoria ecclesiastica di Giovinazzo; il tutto è stato possibile grazie alCentro Studi Meridionali Aldo Moro, presieduto dal dott. Giu-seppe Tulipani, che è stato editore del volumetto che è il 14° dellacollana «Miscellanee di Puglia» curata dallo stesso centro studi.

Il volume si presenta molto agile nel formato e nella lettura. Perquanto l’Autore abbia utilizzato criteri scientifici per l’edizione del-le fonti e per il rimando a tutte le fonti archivistiche consultate, hadi contro utilizzato un lessico di facile e scorrevole lettura. Peculia-rità del lavoro è l’aver fissato l’attenzione su alcune date: il 1526,anno della costruzione della chiesetta addossata alla cinta murariadella città, elemento questo che giustificò anche l’appellativo «S.Maria de lo muro» per la chiesa che è così menzionata in diversidocumenti; e il 1642, anno di fondazione del sodalizio, come chia-ramente emerge dalla bolla vescovile di approvazione del primoStatuto della stessa confraternita edito in appendice al lavoro, dataquesta che rettifica le notizie relative alla confraternita sinora divul-

NOTE STORICHESULLA CONFRATERNITA

DI S. MARIA DEGLIANGELI DI GIOVINAZZO

giovinazzese quando, finito il fascismo, si volle rimuovere ogni sim-bolo del passato. Dobbiamo a don Ciccio se oggi il Liceo è unodei pochi edifici pubblici, in Italia ad aver consentito l’imprintingdell’epoca di costruzione.

La storia gli ha dato ragione. E dopo? Dopo ci fu l’America. Maquesta è la storia per una prossima volta che sembra ci sarà vistoche il testo in originale americano già esiste. Un grazie pentitissimoall’autore da tutta Giovinazzo perché ha reso un grande servigioalla città e ai posteri che potranno attingere nel volume notizie det-tagliate sui modi di vivere dei loro progenitori. Grazie all’Ammini-strazione Natalicchio che i ha lasciato questa bella eredità ad unprezzo politico (5 euro) per un libro che ne vale 25 stando a ciò chevedo e compro in giro.

gate. Per quanto le vicende del sodalizio nel sec. XVIII sianopoco trattate per carenza di documenti nell’archivio dello stesso,ampia luce è stata fatta sulla sua storia per il sec. XIX, una su tutteil rifacimento dell’altare maggiore della chiesetta. Lo stesso lavo-ro diventa memoria certa della vicende della chiesetta alla metàdel XX secolo quando, affidata alla cura di don Michele De Palo,fu sottoposta ad un completo restauro.

Le numerose immagini relative alla chiesetta ed a momenti divita confraternale arricchiscono il lavoro che si chiude con laristampa del testo di una pia pratica verso la Vergine Desolata ,un tempo recitata in quella chiesetta per interessamento della fa-miglia Messere.

PROF. MICHELE CARLUCCI D. DECEGLIA

IN FONDO AL POZZODI DOMENICOSPADAVECCHIA

Domenico Spadavecchia loricordano un po’ tutticome un piccolo Sacchi ouno Zeman dell’hockey.Non ha mai pattinato, nonha mai giocato con steccae pallino però ha saputo di-segnare i volti, temprareanimo e corpo consegnan-do a tanti ragazzi le tavoledel successo. DomenicoSpadavecchia ha sempre

arginato con gli insegnamenti del suo hockey la strada e il disa-gio giovanile. Tutte le finestre di vita spalancate sui ragazzi distrada da anonime periferie sono diventate un racconto su pen-na che alla prima esperienza di narratore ha conquistato la DiMarsico libri. «In Fondo al Pozzo» così si intitola il lavoro diSpadavecchia è la storia di Dario ed Ester, da giovani «figlidelle tenebre» che possono essere ovunque: qui, più in là, lontanida noi o vicinissimi. In pochi minuti possono trasformarsi daamici in criminali, da ragazzi perbene a preparatori di miscelemicidiali, ma anche da alcolizzati a gran lavoratori, da accattonia splendidi genitori. Un ragazzo e una ragazza in un posto sba-gliato. In una famiglia sbagliata. Ma con il desiderio di realizzarei propri sogni. E la passione per riuscirvi. «In fondo al pozzo»,una storia di personaggi (persone?) tratteggiati con maestria epathos che si fanno amare e compatire e che consentono a cia-scuno di intravedere in fondo una luce possibile. AdessoDomenico Spadavecchia che ha già un editore aspetta solo diconquistare il grande pubblico anche se il suo piccolo scudettol’ha già vinto, aggiungendolo ai tanti collezionati con l’hockeycon i giovani di casa nostra.Il libro «In fondo al pozzo» edito dalla Di Marsico è presentenelle migliori librerie italiane (e naturalmente di paese) al prezzodi 15 euro. Le copie del romanzo sono disponibili anche con-tattando l’autore al costo di copertina. SERGIO PISANI

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DI AGOSTINO PICICCO

ISIDORO MORTELLARO, IL PROFESSORE:«BISOGNALOTTARE OGGIPER DARE LA SPE-RANZA AI GIOVANIDOMANI»

l’angolo del lettore

Dalla conversazione con il prof. IsidoroMortellaro (insegna Storia delle relazioniinternazionali nell’Università di Bari) emer-ge il profilo dell’intellettuale, un pensierofrutto di anni di studio e passioni, giuntooggi alla maturità.Per sondare la scena odierna, Mortellarorichiama fiamme più antiche, il passato e lasua formazione. «Può sembrare strano - rispet-to ai colori del mio impegno politico e culturale - male radici sono tutte nel mondo cattolico degli anni60, scosso allora dalle novità del Concilio: unsommovimento che alimentò anche i venti della con-testazione, del ‘68». E qui il ricordo va a unmaestro eccezionale, don Saverio Bavaro:il prete che apriva la sua casa ai giovani, liintratteneva, educandoli alla musica: «Puccinisu tutti». Incitava alla cultura e all’impegno.Insomma, «fu il nostro don Lorenzo Milani», ilpriore di Lettera a una professoressa, testo chia-ve della contestazione studentesca.A quell’epoca la piazza di Giovinazzo eradivisa in due: da un lato borghesia e stu-denti e, dall’altro, il lavoro manuale, con studiscarsi. A fine anni 60, «un gruppo di giovaniattraversò la piazza: andò dall’altra parte, muo-vendo dalle associazioni cattoliche verso il mondodel lavoro, verso il PCI».

IL CIRCOLO GRAMSCIQuei giovani - molti cattolici e qualche so-cialista - si diedero una sede in un locale dipiazza san Felice: «lì fondammo il CircoloGramsci», un laboratorio culturale e poli-tico, sede di incontro per oltre un decenniodi tanti giovani. «Per molti di noi un passo diautonomia personale e collettiva», primo gradi-no della militanza nel Partito Comunista Ita-liano. Uno dei primi atti di collaborazione

tra il circolo e il PCI fu la decisione dipubblicare l’elenco comunale dei maggioricontribuenti di “ricchezza mobile” (l’IR-PEF odierna, per intenderci): «non ci sem-brava veritiero». Tra di essi «compariva chi di-venne poi mio suocero. Da liberale autentico nonfece una piega. Chiamò la figlia e le disse di rin-graziarmi per quella singolare notorietà. Neavremmo poi riso per anni, raccontando a figli enipoti. Insomma, un altro mondo, un altro mododi intendere la politica».Da lì si snodò l’esperienza più squisita-mente politica e amministrativa diMortellaro sotto le insegne del PCI. «Daallora, sempre mondo cattolico e mondo comuni-sta si sono intrecciati costantemente. A donSaverio associo subito Tommaso Sicolo,ex operaio delle AFP, sindacalista e dirigente dipartito, deputato poi della Repubblica»: una fi-gura che, assieme a tanti, allora incarnavameravigliosamente quell’art. 3 della nostraCostituzione sulla «effettiva partecipazio-ne di tutti i lavoratori all’organizzazionepolitica, economica e sociale del Paese».«Quanti lavoratori oggi siedono in Parlamento?»A chiudere un’epoca, ad archiviare il mon-do segnato da soggetti e movimenti dimassa, sta un’altra coppia di ricordi: «i fu-nerali di Enrico Berlinguer e quelli di donTonino Bello, due date, due riti collettivi. Al-lora demmo addio alla società dello sviluppo, aperta

al futuro».

RICORDO DI DINO FRISULLOPoi è venuto un altro mondo. «Tutto si è comespappolato: “ciò che è solido si è dissolto nell’aria”,dice una frase famosa di Marx. A Giovinazzovivemmo la scomparsa delle AFP». Da quel pe-riodo di trapasso schizzano fuori altre figu-re, un altro vocabolario: «una su tutte, quelladi Dino Frisullo». Approdato qui tra noiin missione politica, vi rimase anche per ra-gioni sentimentali: «divenne giovinazzese d’ado-zione. Poi il suo impegno lo trasformò in cittadinodel mondo: nelle carceri turche, a difesa di curdi eimmigrati. Ecco, Dino ci ha insegnato una parolainedita allora: immigrazione. L’anno prossimo sa-ranno 10 anni dalla sua scomparsa precoce. Allo-ra, come vuole la legge, questa comunità potrebbericonoscerlo come uno dei suoi figli migliori e piùnoti, intitolandogli una strada, una piazza».

«SENZA PADRI NÉ MAESTRI»Per i più giovani, venuti dopo, è cambiatotutto: «sono cresciuti “senza padri né maestri”, comemi capitò di titolare un libro pubblicato durante lamia esperienza di direttore editoriale della De Do-nato». S’avviò allora quella «decomposizione so-ciale che oggi ci circonda» e che viene quasi esal-tata dalle nuove forme di comunicazione.«Internet? Facebook? Non demonizziamole. At-tenti ad esaltarle oltre misura. Amplificano l’esi-

FOTO MICHELE DECICCO

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stente, nel bene e nel male. Ci fanno vivere un’altra dimensione: “averecome pelle l’intera umanità”, diceva McLuhan. Ma possono causareinfobesità, un sovrappiù informativo in cui si annega. O rivelarci che lavita iperaccessoriata di pc e smartphone può nutrire infomanie o ossessio-ni verso i nostri simili. Il punto vero è come la rete riflette il sociale e sinutre di conoscenza e cultura».Nelle parole del docente, soprattutto a livello politico, s’av-verte la critica per un impegno caratterizzato più daimprovvisazione che da competenza e preparazione. Oggiprevale una sorta di «mucillagine sociale e politica. I partiti, la stessaChiesa, prima compatta, oggi sono divisi in sette, movimenti attenti piùalle cure della propria influenza che non al servizio della comunità».Insomma il prof. Mortellaro esamina il presente atrecentossanta gradi. Vi scava con l’ausilio della memoria.Ma senza nostalgie. L’assillo è un altro, il domani dei giovani:«bisogna lottare oggi per dare loro speranza, scuotere questa società perconquistare persino la possibilità di traguardare un futuro diverso dalputridume che ci circonda». Qui è il punto di maggiore rotturacon il passato: «i nostri padri sapevano di lasciarci un mondo miglioredi quello che loro avevano ereditato. Noi non abbiamo saputo fare al-trettanto con i nostri figli».Da parte nostra possiamo aggiungere la speranza che le gio-vani generazioni avvertano questo bisogno di riscatto, invo-cato da più parti, per stabilire un ponte che, pur nella diffe-renza di epoche e esperienze, sappia far riferimento a ideali,tradursi in azione positiva. Qui sta il messaggio fondamen-tale di Isidoro Mortellaro: «ricreare in forme nuove quel clima difervore, passione che ebbi la fortuna di vivere nei primi passi del mioimpegno politico e culturale».

Finalmente è uscita la raccolta di poesie «Dal silenzio, le parole»edita dalla Csl Pegasus con il sostegno della Frates di Giovinazzodi Antonio Labombarda. Diciamo finalmente, perché da tempoAntonio aveva anticipato a noi de La Piazza l’iniziativa editoriale:era solo in attesa di un editore. Nell’attesa ci deliziavamo a leggerein maniere asistematica alcune sue composizioni su internet. Salu-tiamo positivamente questa iniziativa editoriale che parla dell’Uo-mo e delle sue debolezze. Giovinazzo scopre di avere un piccolopoeta del quotidiano che non conosce le regole della metrica, chenon conosce il linguaggio dei post avanguardisti, ma che si abban-dono ad una poeticità sorgiva. E proprio per questo Labombardasembra più vero di tante poeti racchiusi nelle nostre antologie. Unpoeta che ti urla in faccia il dolore con il verso libero, il tormento,la pietà, la carità cristiana, senza sbandierare alcuna densità lingui-stica. Signori ecco a voi «Dal silenzio, le parole» di AntonioLabombarda che preferisce l’etichetta dell’uomo qualunque. Nonchiamatelo per carità poeta: si confonderebbe in un mondo edi-toriale dominato da uscite urlate per fare business, narrativa dasupermarket o da premi strega. Esiste fuori mercato una poesiacomposta della lingua del quotidiano, quella di Labombarda, ap-prensiva e per niente ovvia. Piangere o sorridere ci vengono tra-dotti in versi con un ritmo pacato dell’esistenza. A volte la poesiadi labombarda può sembrare esile, un po’afona perché non c’èl’accento del metro ma corrisponde invece ad una metrica inte-riore del nostro vivere quotidiano. Il ricavato della vendita saràdevoluto in beneficenza alla onlus Angeli della Vita. Un motivo inpiù per comprare e leggere «Dal silenzio, le parole» di AntonioLabombarda

DAL SILENZIO LE PAROLE

SERGIO PISANI

LA RACCOLTA DI POESIE DI LABOMBARDA

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selezione fotografica di E. Tedeschi

Pubblico e privato in unasinergia nuova ed in un cli-ma da rinascita, è un cartel-lone da vera città turisticaquello di questa EstateGiovinazzese ormai al girodi boa: Caparezza fa un con-certo record da oltre 20milapersone, quante ne registrail Panino della nonna che hapersino richiamato l’atten-zione di una free-lance ingle-se collegata con la BBC e ri-cevuta con tutti gli onori spe-rando non si dimentichi so-prattutto di parlare del no-stro olio. Più o meno la stes-sa cifra di presenze delle trestraordinarie serate della«novità assoluta per tutto ilSud Italia» voluta dall’ass.Posca. I commercianti apro-no come misura anticrisi edil placet dell’ass. Stallone«Una porta sul Mediterra-neo», una vetrina per l’artee gli esercizi locali. Le spiag-ge sono regolarmente puli-te e nei lidi si gioca a burracoma si lanciano pure campa-gne in difesa del mare e sisperimenta un regolare tor-neo di beach-volley previstoper l’anno prossimo. Rinno-vata attenzione per la Cultu-ra e l’Arte come volani dipromozione, piccoli e gran-di eventi a catena e starletsin giro per il popolo dellanotte sempre in fila per ilcornetto caldo o gli straor-dinari gelati, Giovinazzo ègià pronta per essere unacittà turistica. Mancano soloi turisti a grandi numeri, maa questo già si sta pensandoci assicurano dal Palazzo diCittà. Per ora qualche foto etanti ricordi.

ESTATE GIOVINAZZESE 2012,immagini e ricordi

ENRICO TEDESCHI

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selezione fotografica di E. Tedeschi ESTATE GIOVINAZZESE 2012, immagini e ricordi

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Nessuna testimonianza di un evento di rilievo relativo alla festaod al culto della Madonna di Corsignano è emersa nel corsodelle mie ultime ricerche, ma solo piccole curiosità.Dalla lettura (non ancora completata) dei protocolli dei notairoganti sulla piazza di Giovinazzo tuttora conservati, è emersochiaramente che fino ai primi decenni del ‘700 nessun lascito fudisposto da parte dei giovinazzesi verso la Madonna invocatasotto il titolo di Corsignano, quelli sinora rinvenuti di epoca pre-cedente sono già stati resi noti attraverso le pubblicazioni del dr.Michele Bonserio.Dagli stessi studi del dott. Bonserio emerge come sul finire delsecolo XVII il Capitolo della Cattedrale cominciò a nominaredei canonici deputati per la festa della Madonna di Corsignano,che si teneva la domenica dopo ferragosto, stralciando dal bilan-cio ordinario le spese per i predetti festeggiamenti.Il dr. Bonserio scriveva che il volume delle conclusioni capitolaridegli anni 1677-1707 era privo dei primi due fogli. Nel corsodel riordino dell’archivio diocesano è stato rinvenuto il foglio 1di quel registro con il testo della deliberazione del 31 luglio 1677che non fa nessun riferimento (come ci si auspicava) al definitivotrasferimento dell’icona della Madonna in Cattedrale, ma contie-ne un altro piccolo particolare relativo alla sua festa. La deliberainfatti, relativa alla nomina del sacrista, riporta che questi suasponte si impegnava a «provvidere tutta la cera quanto fa dibisogno et ogn’altra cosa sarà di necessario eccettuata però lafesta di nostra Signora di Corsignano», testimoniando quindi chequelle spese non rientravano tra gli oneri ordinari di quelmansionario capitolare, ma di un’apposita “deputazione” per ifesteggiamenti.Che venisse nominata una commissione per le feste se ne tro-va conferma anche nel testamento di tale Leonardo Camporeale,rogato il 19 agosto 1681 dal notaio Vito Carlo Riccio, dove silegge che il testatore aveva disposto: «Dal denaro contante che ha incasa vuole che si celebrino messe ripartite tra secolari e regolari, e messe n.200 si diano dalli reverendi deputati di questo Capitolo per lasolennizazione della festa di Santa Maria di Corsignanonell’anno futuro in agosto 1682 e farle celebrare da sacerdoti loro devoti, equelli applicarli in detta festa, con produrre fedi di detta celebrazione» devol-vendo altre quote delle sue rendite «per l’elemosina del fuoco per S.Maria di Corsignano nell’anno prossimo venturo» (ASBa, piazza diGiovinazzo, sk. 17, vol. 267, f. 226).Nel corso della lettura dei protocolli notarili è stato riscontratocome i notai se rogavano in giornate festive, posponevano alladatatio del documento la dicitura «de licentia ob festum …», ovverol’autorizzazione concessa dall’autorità ecclesiastica a lavorare ingiorno festivo. Pertanto pare opportuno sottolineare che nell’at-to di cui sopra, rogato il 19 agosto, manca la dicitura «de licentia obfestum» proprio perché la festa litugica della Madonna diCorsignano venne fissata a tale data solo nel 1913 con decretodella Sacra Congregazione dei Riti; mentre era stato Papa LeoneX nel 1515 a fissare la stessa festa nella domenica successiva al 15agosto.

Sempre il notaio Cianciola il 4 maggio del 1700 apriva il testa-mento olografo del fu Domenico Rinaldo, datato 27 novembre1698, che tra le altre cose a titolo di legato lasciava «alla gloriosaVergine sotto il titolo di Corsignano un mio giardino che posseggo in questoterritorio e proprie alla strada di Bari, di vigne 5 incirca in loco dove si dicela Piscina di Madama Giacoma» con l’onere che dai «frutti di detto

storia

giardino voglio che si maneggino dal rev. Capitolo della Cattedrale di que-sta città e che s’abbiano d’impiegare ogn’anno in celebrarse la solennefestività di detta Vergine di Corsignano con sontuositàdi musica, sparo, et altro, quali frutti, o fitto di detto giardino. E sebene non basteranno a solennizzare detta festa, che si sollennizzaogn’anno nella domenica susseguente all’Assunta, come alsolito, questa è una mia portione di carità, mentre il di più si percipiscada altri devoti. E venendo qualche anno che non si celebrasse detta festa contutte le solennità, come è solito, voglio che di detta annata di frutti o fitto,non se ne serva il Capitolo, ma che mons. Ill.mo Vescovo pro tempore diquesta medesma città, o Vicario Capitolare, o Vicario Apostolico debbain detto giorno assignare detta annata ad una zitella povera, et orfana perparte di sua dote, la quale zitella se morisse senza heredi, habbia a restitu-ire detta portione di dote al sudetto Monte del Purgatorio con peso difarne celebrare 11 messe in detto giorno di detta festa del-la Santissma Vergine di Corsignano, per l’anima di me testatore,e padre, e madre» (ASBa, piazza di Giovinazzo sk. 18, vol. 304 f.52r).

Ma è negli anni 30 del ‘700 che la devozione si intensifica. Conil suo testamento olografo sigillato il 19 marzo 1730 ed inte-

CURIOSITÀ DEL SECOLDI DIEGO D

CULTO E FESTSS DI COR

CULTO E FESTSS. DI COR

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grato con atto del notaio Cianciola il 20 agosto 1733 tale Gio-vanni Labianca disponeva «che il suo herede <FrancescoRotigliano della città di Bitetto al presente in Giovinazzo, nipotedel testatore> debba sborzare e pagare de contanti la summadi docati duecento e questi depositarsi in potere del sig. d. Giu-seppe di Capua, a fine di farne tante argenterie al quadrodella SS. Vergine di Corsignano Protettrice di questa città,e questo fra il spatio di mesi otto enumerandi dal giorno della dilui morte, et elasso detto termine di mesi otto e non seguiti dettibeneficii d’argenteria come sopra, ordina, e vuole che di dettasumma se ne debbano maritare sette zitelle orfane e povere inhonore delle sette allegrezze della Santissima Vergine, e dettomaritaggio debba farsi et eligersi dal sudetto rev. sig. d. Michelede Gennaro suo padre spirituale» (ASBa, piazza di Giovinazzo,sk. 18, vol. 330, f. 207).Altro atto dello stesso notaio rogato il 24 gennaio 1734 testimo-nia di un lascito di Laura Scarda sempre per il culto della Protet-trice. «Asserisce spontaneamente nella presenza nostra la sudetta Laura …qualmente per sua particolar devotione, ha più volte deliberato fondare unpio legato nella summa di docati trenta e detta somma do-narla alla Gloriosissima Vergine Nostra Signora diCorsignano, e per essa al detto rev. Capitolo affinchè il medesimo ne faccicelebare una messa letta, cioè vivente essa Laura pro remissione peccatorum,et post mortem della medesima Laura applicarsi detta celebrazione per l’ani-ma della medesima da celebrarsi detta messa nel giorno et altare di dettaGloriosissima Vergine mundo durante. Et volendo detta Laura perfettionareet realmente mandare ad effetto mossa dalla devotione predetta … oggi …ha fondato e fonda detto pio legato nel quale vuole essa Laura che debbasuccedere e da hora succeda detta Gloriosissima Vergine di Corsignano e peressa detto rev. Capitolo col peso della sopradetta celebrazione di una messaletta nel giorno et altare di detta gloriosissima vergine et mundo durante»(ASBa, piazza di Giovinazzo, sk. 18, vol. 331, f. 36).

Oltre che con segni verso l’effigie della Vergine e il suo culto, nelsecolo XVIII la devozione dei Giovinazzesi verso la Madonna diCorsignano è testimoniata anche da oggetti della vita quotidianae del lavoro. In questo periodo infatti qualche marinaiogiovinazzese cominciò a nominare la sua imbarcazione «Ma-donna di Corsignano». Il primo (stando allo spulcio degli attinotarili sinora condotto), fu Nicola de Gaetano come si evincedall’atto con cui il 9 gennaio del 1733 dinanzi al notaio egli asseriva«havere tenere et possedere come vero signore e padrone, la quarta parte seuportione di una tartana nominata «La Madonna di Corsignanoe l’Anime del Purgatorio», tutta ben armiggiata e corredata di lacci,ancore, et altri attrezzi et armiggi atti a navigare e viaggiare al presentetirata a terra da loco del lli Pali di Molfetta. Quale portione seu quartaparte di detta tartana detto Nicola di Gaetano ha deliberato cederla e

rinunciarla al sudetto Francesco Paolo la Palumbella per il convenuto estabilito prezzo, fra di essi nella presenza nostra concordato et ultimato didocati 160 di moneta d’argento e detta summa da pagarsi e sborzarsi daldetto della Palombella in questo modo cioè ducati 100 fra 8 giorni, e pertutto il 17 del corrente gennaio gl’altri docati 60 a saldo e complimento dellisudetti docati 160 per tutto li 9 del mese di luglio prossimo di questocorrente anno» (ASBa, piazza di Giovinazzo sk. 18, vol. 330, f. 4).Nulla vieta di immaginare che a bordo dell’imbarcazione vi fosseuna immagine della Madonna. Appunto delle immagini dellaMadonna di Corsignano, altre volte su queste pagine ci siamogià soffermati, quindi pare solo il caso di inserire un’immaginedella Vergine di Corsignano, ascrivibile, per l’iconografia e lafattura, al secolo XVIII (di cui stiamo trattando), e dipinta sullepareti di un’immobile privato.Alcune mancanze del Clero giovinazzese del ‘700, consentonodi rilevare quale fosse l’orario in cui si teneva in quel periodo laProcessione della Madonna di Corsignano.Da un atto emanato dal vescovo Chiurlia nel 1704 (già edito dalDe Ninno) emerge chiaramente che la processione della Ma-donna di Corsignano si teneva nelle ore serotine.«Ordine a tutti gl’ecclesiastici d’intervenire alla processione della Madonnadi Corsignano.Fra Giacinto Gaetano Chiurlia ... Vescovo di Giovenazzo ... Con nostroindicibile dispiacere habiam osservato il poco zelo, et attentione de nostriecclesiastici in esecuzione del servitio d’Iddio, e quando più dovevano farsivedere zelanti, composti, osservanti et attenti per darsi maggior gloria aDio, all’hora più sono state le maggiori mancanze, con che hanno datooccasione, non solo a cittadini, ma anco a forastieri, che sono trovati presenti,di mormurare, tanto di essi ecclesiastici quanto di noi che ci hanno incolpatidi poco attenti e particolarmente in occasione di processioni e più solenne chesi sogliono fare in questa città, nelle quali i detti ecclesiastici non ci sonoandati, o quelli che ci son andati, svicolando a mezza strada, non ci è restatoit terzo, e nel caminare poi, sono andati con minor ordine e compositione, chesuole andarsi con amici che vanno a spasso, che però con nostro cordoglio ciconviene usar correttione con chi dovria corregere, non che guardarsi a sestessi. In virtù del presente ordiniamo che nessuno ecclesiastico della nostraCattedrale dal primo sino al ultimo di qualsivoglia dignità, et ordine, senzaeccetione di persona alcuna ardisca mancare nella processione che sifarà domani a sera 17 del corrente mese, festività di No-stra Signora di Corsignano, e così ogn’anno in futurum in dettafesta, che suol celebrarsi nella domenica infra ottavadell’Assuntione di detta Beata Vergine et nessuno n’ardisca par-tirsi si non sarà ritornata la processione nella cattedrale e nel progresso,tanto di detta processione, quanto di ogn’altra, vadano e ciascheduno vadaal suo luoco modesto, non chiachierando, e con la dovuta compositione etdevotione, sotto pena di carlini 5 da pagarsi da chi contarveniente, et appli-carsi ad usi pii a nostro arbitrio, e chi avrà legittimo impedimento di nonintervenire in dette processioni, lo partecipi a Noi almeno per sei hore primaper potere informare della verità. Il presente letto et affisso in choro oblighi etastenga ogn’uno come si li fusse stato personalmente notificato. Dato inGiovinazzo dal nostro Vescoval Palazzo li 16 agosto 1704. fra GiacintoGaetano Vescovo di Giovinazzo. D. Domenico de Luca Cancelliere» (ADGBullarium mons. Chiurlia, f. 110).Sul finire del secolo invece, e precisamente nel 1783, è attestatoche la processione si svolgesse non più alla sera ma al mattino,probabilmente in osservanza di un Reale Dispaccio del 10 di-cembre 1768 che imponeva «di doversi le processioni fare tutte dimattina, e non mai nel dopo Pranzo».Il 3 settembre 1783 infatti, il vescovo Michele Continisi scriveva

nostra

LO XVIIIE CEGLIA

TA DI MARIARSIGNANO

TA DI MARIARSIGNANO

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DIEGO DE CEGLIA

così: «Michele Continisi per la gratia di Dio e della Santa Sede Vescovo diGiovinazzo e di Terlizzi ... Non senza grandissimo rincresimento, perven-ne alle nostre orecchie che a 17 dello scorso agosto domenica infra octava dinostra Donna Assunta in Cielo, nel qual giorno per antichissimo costume sisolennizza in questa città la festa della SS. Vergine di Corsignano,alcuni individui della Collegiata dello Spirito Santo non intervennero allaprocessione con cui la mattina si porta in giro per la cittàl’effigie della Madre di Dio con somma divozione e pom-pa, con meraviglia intesimo altresì che quelgl’individui che a tal sacra fun-zione non intervennero, non potendo negare che una vecchia carta, da cui talpretesa esenzione derivava, esaminata nella Real Camera nell’anno 1769 fuda qual supremo senato dichiarata esorbitante ed insostenibile ... » ed ob-bligava quei sacredoti a partecipare all’altra processione sinodaleche si sarebbe tenuta di lì a poco il 14 settembre per la festa dellaCroce (BNBa, fondo De Ninno, vol. 17/2).La processione che si tiene e si è sempre tenuta ad agosto po-tremmo definirla «ordinaria» tenendo conto che in più d’unapubblicazione sono menzionate altre processioni fatte con l’effi-gie della Madonna di Corsignano per implorare la sua interces-sione per ottenere grazie da Dio, prima fra tutte quella dellapioggia per il nostro riarso terreno, evento che stano alla leggen-da del crociato Gereteo si sarebbe tenuta appunto anche nel1188.Di ennesima processione per implorare la pioggia è stato rinve-nuta testimonianza. Si tratta di una lettera che il Sindaco cav.Siciliani il 24 luglio 1846 inviava al Vicario della Diocesi.

«OGGETTO: PROCESSIONE DI PENITENZA -SIGNORE,

premurato dalle diverse classi di questa devota popolazione, sento la necessitàpregarla perché alle preci già fatte all’Altissimo per la penuria delleacque si aggiunga quella di una processione di penitenza nelleore antimeridiane, trasportandosi la Vergine Santa diCorsignano in una delle chiese della città che meglio crederàconveniente e colà trattenersi esposta al culto de’ fedeli per impetrarsi lagrazia della pioggia. Si compiaccia onorarmi di suo riscontro per mia nor-ma».Non si è avuto modo di rinvenire eventuale risposta a questalettera o un ordine di tenere la processione, che però è lecitoimmaginare si sia svolta.

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Confesso di avere un poco sorriso nel leg-gere i vari programmi dei candidati sindacidi Giovinazzo che promettono incentivi edincrementi di vario genere al settore dellapesca. Ho sorriso perché non vedo più tantepersone dedite a questa attività se si escludeGiseppe Parudde (da noi affettuosamente chia-mato U Bandite per il prezzo del suo pesca-to), comunque decisamente ottimo e, pro-prio per allungare la lista dei pescatori cite-rei il nome del buon Onofrio Altomare, cuiqualche incentivo, non farebbe propriomale. Per quanti sforzi faccia, non mi sem-bra di intravedere altri personaggi dediti inmaniera professionale a questa attività. Lapesca sembra un’attività ormai senza sog-getti dediti a praticarla, anche se nel passatoè stata fonte di agiatezza e sopravvivenzaper tante famiglie che da quella attività trae-vano guadagni ed utili. Quelle famiglie era-no concentrate quasi tutte in Piazza Porto,menz a l’urte e nel borgo antico.Chi non conosceva i Pugliese, Ciccudde,Stefanuccie, I Larenze, Le Vasce Colette Ua’ Ua’,Rarudde, U Mbeise, U Vove, U Flanzire, SaviniddeLa Ricciodde, Michele Ciumba’ Ciumba’ ed altriautentici marinai di cui mi sfugge l’agnome.U Stuzzaridde di scoglio, dove approdava-no le varcheciduzze, ora è stato sostituito dauna larga e lunga banchina e, barche da re-gata, canotti, gommoni, barche a vela, bar-che da diporto hanno preso il posto de levarchicedde. Imperversano scafi in vetroresinae sono quasi del tutto scomparsi i caratteri-stici ghiozzi che con le loro splendidetinteggiature coloravano la favolosa calaporto ed il suo scivolo.

Oggi, quel coloratissimo sito, è ridotto aristorante, parcheggio auto e gabinetto pub-blico ed il profumo dell’alga è stato sostitu-ito da un miscuglio di odori e puzze varie.Scomparsi anche da quel posto i cavallettiper stendere le reti, le enormi caldaie pe de’la tende a le rejte e le palanghe junde de grasse chefacilitavano l’operazione de tre’ le varche all’ir-te. La cala porto dei miei tempi non avevafrangiflutti per cui era indispensabile mette-re le barche in secco ed al sicuro al lororientro dalle battute di pesca per cui quelloscivolo era la loro naturale sede. Quandospiravano forti venti di tramontana o grecalisi cercava di tenere le barche il più lontanopossibile dalla battigia per non farle rovina-re dalle ondate. Quando i venti erano mol-

to violenti non era insolito vedere le bar-che issate nella stradina dell’ex cafe’ de drete apurte o nella stradina che separa il munici-pio del bar Pugliese. Piazza Porto e la calaerano ai miei tempi un animato centro. Ca-valletti con le reti stese ad asciugare, donneca arripizzavene riparando i danni provocatialle stesse da qualche scoglio o da le talefejneche frequentavano numerosi il nostro mare,donne che confezionavano rejte e risacchie,marinai intenti a trafficare intorno alleapparecchiature de le lambere o a spiduque’ lerejte. Prima del tramonto si assisteva allacomposizione delle varie squadre da pescache a piccoli gruppi partivano in direzionidiverse e che a sera inoltrata ammiravi in-cantato in lontananza quando tempestavanoe disegnavano l’orizzonte del mare con pic-coli e luminosi puntini che si riflettevanosul buio e scuro mare.

Ora tutto è cambiato. A Giovinazzo nonci sono più neppure le lampare. Quellelampare le vedevamo partire tranquillemosse dai remi che le muscolose e pode-rose spalle e braccio dei marinai affonda-vano nel mare. Quando di colpo cangiave utimbe trepidavamo con le loro famiglie perl’improvvisa matizze o il tempestoso frjemeche mettevano in pericolo le imbarcazionie le vite di questi nostri fratelli.Scattava allora la solidarietà di tutti igiovinazzesi. U sagrestene correva in catte-drale pe sene’ la cambene de la Madonne, le don-ne in casa appicciavene la lambe a la Madonne erecitavano il S. Rosario, drete a purte c’eragente pronta a dare una mano per metterele barche in sicurezza o per aspettarle a ter-ra. La gente scrutava il mare per vederecon sollievo le barche guadagnare la riva.Ricordo uno di questi fortunali scatenatosiuna notte d’estate. Appena iniziato il mal-

tempo a Scevenazze, immancabilmente, se nesciave la corrende. Il paese piombava nel buiopiù assoluto. Quando scoppiò questofortunale, qualcuno che aveva l’auto corse aprenderla per illuminare la cattedrale e darecosì la possibilità ai marinai, in lotta con leonde, di identificare la zona porto, altri ac-cesero falò o ponde e a la rajne dove moltevolte si rifugiavano le barche quando si niscevene a marejne. Quante volte abbiamo tifa-to per loro! Quando il maltempo non veni-va all’improvviso i marinai davano ancheprova del loro coraggio. Dopo le forti tra-montane, quando il mare cominciava a cala-re, qualche coraggioso metteva la barca inmare ed affrontava i marosi certo di incro-ciare branchi di pesce che la corrente avevaportato sotto costa. Non erano solo corag-giosi ma anche altruisti. Se l’esplorazione erapositiva alzavano al cielo un remo. Era il se-gnale per quelli rimasti a terra di mettere inmare anche le loro barche e pareggiare conun buon pescato le perdite forzate subite daigiorni di maltempo. Dopo i fortunali sarde,alejsce e scrumme abbondavano sulle mense deigiovinazzesi. I fuochi venivano accesi sotte ala gratique ed il profumo del pesce arrosto sipoteva sentirlo in tutte le stradine trasporta-to dal vento in fase calante.

I tempi sono cambiati.U pibigasse ha preso il posto dei carboni esarde, scrumme e alejsce trovano scarsa acco-glienza nei palati abituati ormai a pesci piùnobili, anche se di allevamento.A me piace ricordare Piazza Porto come erauna volta animata e popolata da quei voltirudi dei marinai scolpiti da rughe stampatesui loro volti dal sale e dal sole, con le pipeche la cannuccie ed il focolaio di creta mentreche la linguette arripizzavene rejte avvolti nel pro-fumo del mare e delle sue alghe.

DI VINCENZODEPALMA

SCENE DI VITA D’ALTRI TEMPI

LE MARNÈR D NA VOLT

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Egregio Direttore, mi scuso con Lei e idue lettori che mi seguono da sempre masa che la mia latitanza è stata dovuta ad uncrampo invalidante ad entrambi le mani.Ho applaudito così tanto l’avventodell’antipolitica che solo ora, per le esigen-ze più elementari, riesco ad essere autono-mo. Ho ripreso anche a gironzalare suFacebook, la piazza virtuale dove igiovinazzesi hanno ricominciato a darmispunti per flessioni e riflessioni. Battuttaccee drastici pensieri. A volte non sai se amioppure odi questa comunità, di certo nonne puoi fare a meno. In questo navigare,mi sono imbattuto in uno strano perso-naggio, un fake (nome e cognome falsi,dati falsi, foto fantasiose ) che posta (scri-ve ) solitamente sul gruppo di «Quelli chealle amministrative 2012 hanno votato LaPerchia» (le maiuscole sono d’obbligo cosìcome Lei vuole che si faccia con il nomedel suo giornale.) Dopo tanto insistere sonoriuscito ad intervistarlo. Mi creda, il gros-so del lavoro è stato rendere le frasicomprensibili. Nessuno sa se quel suomodo di scrivere così sgrammaticato eastruso, sia cercato o spontaneo. Forse scri-ve come parla. In fondo anche Einsteindiceva:«Non sarai mai sicuro di aver davverocompreso qualcosa finché non sarai in grado dispiegarlo a tuo nonno». Sicuramente mio non-no Ercolino capirà.

Nome cognome e soprannome?Angelo Fiore e Abbidonato DueChe rapporto hai con il gentil sesso?So come api che volo da fiore a fiore che no mifermo mai su un fiore che poi more. Abbiamo sa-puto che hai creato un evento facebook per aiutarela Pro Loco a fare il corteo in quanto non riusci-vano a trovare le comparse. Se uno e bello no vacorteo pecchè à fidanzata e si uno e brutto no vacorteo per che si vergogna.E quindi...Invece de Corteo fate Miss Italia maschioIn autunno ci sarà la «Spending review

giovinazzese», hai dei consigli da dareal neo Sindaco?

Io credo che prima a poveri che vano a servizisociali a lui e lui deve dire «Quando ti serve? 500euro ti abbastano». Appena cuello dice si miabbastano lui deve dire alora ora vai all’Abbraicoe di fami lavorare 10 giorni a cogliere olive». Silui dice «No no vojo andare». Allora Tommasodeve addire «Vai via tu no sei povero tu seiasfaticato».

Poco, per risanare un bilancio ormaidisastrato..No finito… poi lui (il Sindaco ndr ) deve au-mentare le tasse un po’ no assai e così se prende1milione di euro pò comprare i grattini da 5 euritanti. Allora si mette in consiglio comunale e tuttiaggrattano e tutti avvincono e fanno le cose cheservono a paese, poi i vigili che dicono che no stan-no abbene e che à preso altri vigili. Chiama vigiledici «Accome stai» e lui dice «No sto abbene chemi fano male e gambe». Allora lui mette su sediaa rotelle e dice «Vai co sedie a rotelle a vedere chipassa co rosso e prendi numero di targa». Poi iSindaco e elettricista perchè non arruba lacorrende da Bitondo o Molfetta che stano vicini anoi?La questione «deiezioni dei cani nonraccolte», come è possibile risolvereil problema?Intando che su gruppo di Cità de Sole appenahanno detto che cani devono andare ne la VillaFilippo Bonvino, i conzigliere, à fatto foto a puppuche astava ne erba e à detto «Vedete a puppu decani dentro villa» allora uno à fato foto di puppusu muri e a pubblicato su gruppo e à detto questaè puppu di persona allora uno à fatto foto dibagnio di persone e à detto accuà fanno puppu ipersone e no i cani. Uno à deto i marinai fano suscogli addove si va a prendere i sole...allora abbi-sogna vedere chi fa piu puppu pe decidere a chisporca di piu e si pò fare co commissione de comu-ne.A proposito del gruppo facebook Cit-tà del Sole, il più numeroso a

Giovinazzo, si parla di esternazioni emaretta interna...A sucesso che uno à detto «Accuando ave-te speso pe serat i piazza?». Una Anna chiamica mia à detto poi telo diciamo e alloraAssesore à detto e tu chi sei pe dire poi todiciamo io sono assessore. Poi FilippoBonvino i consigliere a detto no scrivo piusu gruppo e vado su altro gruppo.. AlloraFusaro à detto no stai accuà no andare..Iodico che a setembre prossimo di cuestoanno i gruppo di Città de sole o chiudeoppure no risponderanno più pecche stan-no sembe a litigare loro e loro co loro.Spiagge pulite, come ci si può arriva-re?Addire a bitondini fate mare a bitondo e no veenitepiu accuàMa anche i giovinazzesi non scherza-no in fatto di scarso senso civico..I giovinazzesi posono sporcare che sonogiovinazzesi e stano a casa loro.Giorgio Gaber cantava: «Cos’è la sini-stra cos’è la destra? » come gli rispon-deresti?Co la destra mangi e co la sinistra pulisci i musoDicono che hai più di mille donne…Io fino a 4 mesi fa ero vergine ma poi so entrato negruppo de La Perchia e ora no so cuante sono.Alora dico a cuelli che stano senza donna no entra-te ne gruppo de La Perchia che astanno tutte occu-pate. Dico alle donne che no stanno fidanzate maanghe e stanno sposate voi entrate ne gruppo che cèposto a voiUn sogno nel casetto?Voio a Tembesta di nuovo che cuesti si vergognianoe no parlanoPresenterete una vostra lista alle pros-sime elezioni amministrative?Ci stiamo a crescere u ragazzo che si chiama Pinoe uno Giuseppe e due che si chiamano Anna e Pa-olo ed una Paola. Forse però siccome no ci piace apolitica allora li cresciamo e basta

candidamenteDI BRUNO LANDO

IL SINDACO DEPALMA CHIAMA L’ECONO-MISTA ANGELO FIORE PER LA SPENDINGREVIEW AL PALAZZO DI CITTÀUNA LAUREA IN ECONOMIA E COMMERCIO COMPRATA

ALL’UNIVERSITÀ DI TIRANA, È STATO INDICATO SULLA

BASE DEL CURRICULUM INVIATO ALLA CITTÀ DEL SOLE

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Mi ripropongo di mangiarli al più presto riso. Immagino che sa-ranno una vera delizia.Perché finora hai sempre scelto uomini italiani?Gli inglesi sono freddi e io amo il romanticismo e il modo diconquistare le donne del macho latino.Pensi che un giorno a Giovinazzo, città a vocazione turisti-ca, si potrà progettare la creazione di un polo artistico dovefar affluire i migliori insegnanti e campioni del mondo ditutte le discipline?È un’idea meravigliosa e se il sindaco è presente glielo chiedosubito. Anche l’organizzazione di un vero e proprio Festival delladanza potrebbe essere un buon progetto. Personalmente ho apertonel nord Italia circa 15 sedi della mia accademia (Carolyn SmithDance Academy) e ora voglio estendere questo progetto al Sud Ita-lia.

Il giudice di danza sportiva più severo d’Italia ama gli ani-mali. Ma solo quelli piccoli e di razza? Perché non ti impe-gni in una proficua campagna di adozione dei cani meticcidei canili così diffusi in Italia?Se mi danno spazio ben volentieri. C’era già stato un progetto diquesto tenore che poi, purtroppo, non è decollato.Da piccola hai giocato anche in squadre di calcio maschili.Cosa ne pensi oggi del teatrino del calcio-scommesse?Dico solo: ma non girano già abbastanza soldi nello sport piùpopolare del mondo?Hai fatto tanti mestieri nella vita oltre ad essere un’ottima

l’intervista

«BALLANDO CON LE STELLE» È DIVENTATOGRANDE, È GIUNTO ALLA 5^ EDIZIONE. L’AS-SOCIAZIONE CUBAN CLUB BARI DIGIOVINAZZO PER L’ESTATE GIOVINAZZESE2012 HA FATTO LE COSE IN GRANDE. HA INVI-TATO IL TOP DEGLI ARTISTI DELLA DANZASPORTIVA A LIVELLO INTERNAZIONALE. DIRET-TAMENTE DA RAI 1, LA COPPIA CAMPIONED’EUROPA E DEL MONDO ANDREAGHIGIARELLI - SARA ANDRACCHIO DI DANZESTANDARD. E POI, PER LA SERIE A VOLTE RI-TORNANO YULIA MUSIKHINA, VINCITRICEDELL’EDIZIONE 2011 E CAROLYN SMITH L’IM-PLACABILE GIUDICE DEL SABATO SERA SU RAI1

«BALLANDO CON LE STELLE» È DIVENTATOGRANDE, È GIUNTO ALLA 5^ EDIZIONE. L’AS-SOCIAZIONE CUBAN CLUB BARI DIGIOVINAZZO PER L’ESTATE GIOVINAZZESE2012 HA FATTO LE COSE IN GRANDE. HA INVI-TATO IL TOP DEGLI ARTISTI DELLA DANZASPORTIVA A LIVELLO INTERNAZIONALE. DIRET-TAMENTE DA RAI 1, LA COPPIA CAMPIONED’EUROPA E DEL MONDO ANDREAGHIGIARELLI - SARA ANDRACCHIO DI DANZESTANDARD. E POI, PER LA SERIE A VOLTE RI-TORNANO YULIA MUSIKHINA, VINCITRICEDELL’EDIZIONE 2011 E CAROLYN SMITH L’IM-PLACABILE GIUDICE DEL SABATO SERA SU RAI1

Nome: CarolynCognome: SmithEtà: 51.Quando Giovinazzo volerà a passo di danza tra le stelle?Vola già da parecchio tempo. Qui ci sono ottimi ballerini. Ci sonoAntonella Illuzzi e Valerio La Pietra che stanno veramente volandoalto a livello internazionale: rappresentano in maniera decorosa l’Ita-lia.Una scelta riconfermata della nostra cittadina che, come tuttala Puglia, sta riscuotendo negli ultimi tempi un enorme suc-cesso. Finalmente si sono accorti delle bellezze della nostraregione?Io con tanta gioia ogni anno torno a Giovinazzo anche per pocotempo. Qui la gente è meravigliosa, piena di energia, si respiraun’aria frizzante.Cosa apprezzi di più di Giovinazzo?Oltre alla gente, il cibo e il centro storico. Meraviglioso! Sicura-mente un posto da vivere.Hai assaggiato il calzone di pesce?Buonissimo!E patate, riso e cozze?

«LA GENTE DIGIOVINAZZO È

MERAVIGLIOSA». PAROLA DI

CAROLYN SMITH

«LA GENTE DIGIOVINAZZO È

MERAVIGLIOSA». PAROLA DI

CAROLYN SMITH

DI GABRIELLA MARCANDREAl’intervistaDI GABRIELLA MARCANDREA

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ballerina e insegnante di danza. Quale consiglio vorresti dareai giovani che oggi devono tracciarsi un futuro tra mille dif-ficoltà?Di provare a fare tante cose come ho fatto io perché servono aformarsi e a sostenersi. E poi pian piano di scoprire qual è la verapassione ed inseguirla sempre.Believe in yourself. Don’t give up!Io non mollo mai. Ci spieghiil tuo motto?Bisogna sempre cercare di risolvere i problemi, porsi al di sopra diessi e non farsi mai sopraffare. Quando si cade ci si deve subitorialzare. È questa la mia filosofia che dedico soprattutto ai più gio-vani che a volte stanno male per cose futili, non sanno leggere larealtà. Ritrovare sempre la strada quando ci si perde e guardareavanti e lontano.

Il tipo di danza che più ami.Il genere latino-americano. Io ho studiato tutti i tipi di danza maamo le gare, la sfida e quindi ho preferito questo percorso. E poiquando ho iniziato a ballare era questa la disciplina più diffusa.Cosa le chiede Milly Carlucci prima di iniziare la trasmissio-ne e quanto c’è di vero o costruito in Ballando con le stelle, ilprogramma Rai più popolare d’Italia?Milly Carlucci mi dice solo: «Libertà totale di parola» nel nostroruolo. La trasmissione è tutta vera. Ciò che sembra costruito sonosolo le bufale dei giornali.Sempre in quella occasione, quali sono le qualità che deveavere un ballerino/ballerina per essere vincente?Carisma, volontà di stare al gioco e capacità di coordinamento.Il vincitore che non potrebbe mai dimenticare.Kaspar Capparoni è il numero uno e merita 10+.Usain Bolt potrebbe essere un ballerino perfetto a Ballandocon le stelle?Lo aspettiamo a braccia aperte!!!

La giuria di Ballando con le stelle, talvolta può essere diparte?Mai, per quanto mi riguarda.Quando la danza sportiva diventerà disciplina olimpica?Mai, perché non c’è compatibilità nel metodo di assegnazionedi giudizio tra le nostre giurie e quelle delle Olimpiadi. E quindiil punto in comune non si potrà mai trovare.Se dovesse accadere però, secondo te quanti riconosci-menti riscuoterebbe l’Italia?Io penso che ci potrebbe essere un buon 50 e 50 tra Russia eItalia.

È appena scoppiato uno scandalo nel mondo della danzasportiva. Ventuno persone indagate dalla Procura di Riminiper associazione a delinquere finalizzata alla manipola-zione delle gare. Cosa ne pensi dei giudici corrotti?Posso bestemmiare? B…….!!! E’una vergogna. Distruggono isogni di tanti ragazzi che si avvicinano al mondo del ballo edella competizione, stendono ombre oscure sulle associazionidi danza che in Italia sono molto serie. Io proporrei il totaleallontanamento dal mondo della danza e la squalifica a vita. Epoi un po’di reclusione non farebbe male oltre al risarcimentodei danni morali e materiali a chi della danza fa invece una veraragione di vita.Secondo te quindi il mondo della danza non è inquinato ecorrotto come ora si vuol far credere?No. Io penso che c’è solo un gruppo di persone che è riuscitoad infangarsi con gli inganni e a far credere ora che questo è ilsistema. La maggior parte delle scuole di danza, invece, lavoraseriamente e senza corruzione.Hai imparato qualche aforisma giovinazzese?Aiutami…. (C’ nam a scì, scemaninn, c’ non c’ namm a scì non c’ nscimm scenn ndr)..

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ALFA 159 ANNO 2007

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RENAULT MODUS ANNO 2005

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dipingidipingidipingidipingidipingila pacela pacela pacela pacela pace

*DI DON PAOLO TURTURRO

Gesù dà croci a chi stima capace di portar-le. Le stigmate di ogni uomo sono i raggiche Cristo Gesù ci dona per irradiarci diforza. Non so perché ha scelto me. Tutta-via non obbedisco a me stesso per non per-dermi completamente. E’ morto, solo co-lui che vive senza lo Spirito santo. Io notoche lo Spirito del Signore mi ha provatoduramente ma non mi ha consegnato allamorte. I salmi ora sono la mia carne. Lapreghiera è il mio respiro. La preghiera è ilmio cuore. Ho scritto”Ti amo” sulle mievene. La preghiera è la mia forza. La pre-ghiera è la chiave per dialogare con Cristo.Contemplo il mio corpo e non ho piaghe.Me le ha prese su se stesso tutte il Signore.Entro nel mio spirito e le ferite sono pro-fonde. Io non conosco sangue che scorredalle mie mani. Non conosco sangue chescorre dai miei piedi. Le stigmate sono del-lo spirito. La teologia della sofferenza ti apreogni sorriso, ti abbraccia ogni letizia. Da sem-pre ho vomitato ogni cilicio. La sofferenzaappartiene allo spirito. Il tormento alla car-ne. Io non ho tormento. Vi assicuro, se po-tessi, esploderei di letizia. Non puoi imma-ginare quanto Dio ti desidera gioioso. Hoincontrato il monaco p. Nicola. Il suo libro“O Dio, tu mi desideri”, ed. Paoline, mi stadando tanta gioia. Mi sono vestito con unastola lunga secoli di perdono. Sono sicuro,ce la farò a convertire chi ci ha fatto delmale. Il perdono che tu dai è l’unguentocrismale. Fa così bene che ti purifica da ognitumore e metastasi. Provaci e dimmelo alpiù presto. Guarirai anche nel corpo. Su,forza, vestiamoci con la stola del perdonoe convertiremo il mondo. Non so dirticome sono le stigmate dello spirito. So cheentro nel nulla abissale. Nessuna sicurezza.Senti, amico, non pensare al tuo dolore. Tunon puoi sapere quanto profondo è l’an-

nientamento dello spirito. Tuttavia sappi chele stigmate dello spirito ti aprono pagineprofonde di santità che tu stesso non saileggere. Dentro sei l’uomo del patire, seil’uomo a cui tutti storcono il capo, sei l’uo-mo che ben conosce il patire ma che restisempre forte nella fede del Signore. Nes-sun tormento può smuoverti dalla fede.Vivo di Lui. Nel suo fiato ho imparato arespirare Il Padre. Io non cammino più neltempo. I suoi piedi sono i miei. Procedonella sua luce di amore e di perdono. Sonosicuro che questa luce che ha invaso me,ora irradierà di luce coloro che distrutti dalmale, usciranno alla luce. Tutti noi abbia-mo impresso dentro le stigmate della vita.Le stigmate delle ingiustizie. Le stigmatedelle guerre. Le stigmate dell’odio. Le stig-mate dell’abbandono. Le stigmate del falli-mento. Stigmate che accettate e offerte di-vengono raggi di luce. Noi ci riusciremocon i raggi della misericordia divina a con-vertire chi, sornione, vuole abusare ancoranel male. Amare ti spinge ad abitare nell’al-tro, a vivere sell’altro superando se stesso.E’ tempo della chiesa che salva. E’ tempodella chiesa che perdona. E’ tempo dellachiesa che ama. E’ tempo di uscire dalleproprie paure che chiudono la chiesa nel-l’indifferenza più tetra. E’ tempo di usciredalle sacrestie, di incontrare finalmente l’al-tro che è Cristo che ci visita. E’ tempo diaprire le porte dello Spirito Santo. Proprionell’uscire dalle tue paure, splenderà la lucedegli altri sul tuo volto. Ti accorcerai chequesto volto non è dissimile dal Volto San-to che tu vuoi contemplare. Abbi cura dicurare le stigmate di ogni malato. Ungi diamore le ferite di ogni cuore. Siano le tueparole balsamo di conforto e di fortezzaper chi è depresso. Prenditi carico di ognistigmate che ferisce ogni sacerdote, ogni

religioso, ogni consacrato nella chiesa delrisorto. Prenditi carico di chi soffre, ab-bandonati a lui, confida nell’ultimo, sii l’ul-timo nel cammino di questa terra. Le stig-mate che ti angosciano il cuore, le puoiguarire con il farmaco dell’immortalità,l’eucaristia. Non mangio più pane e lacri-me. Ora Cristo mi nutre gioioso con ilmiele della sua salvezza.

*PRETE ANTIMAFIA

LE STIGMATE

SAN MICHELE PERLA BENEFICENZA

A settembre si terrà la consueta rac-colta di fondi per la spesa, che siripete da alcuni anni, in occasionedella festa dell’Arcangelo Michael.La raccolta, viene distribuita trami-te la chiesa, in forma anonima allepersone individuate. Così afferma-no i zelatori micaeliti, l‘anonimatoè fondamentale per chi dà e per chiriceve.

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Non è storia di tutti i giorni poter attraversare la realtà giovinazzesein lungo e in largo, partendo dagli anni ’30 fino ad arrivare ad oggi.Un salto di generazioni, un volteggio di modi di vivere e rappor-tarsi che non si fonde mai, che mostra tutti i suoi vulnus. Frank eTommaso Cortese, rispettivamente di 88 e 82 anni ne sanno qual-cosa. Hanno visto tante generazioni alternarsi e di una cosa sonoconvinti: che prima i padri pensavano soprattutto a procreare elasciare i figli al loro destino, alle proprie capacità di imparare unqualsiasi mestiere e alla loro sorte. Non così oggi. Anzi è quasil’esatto opposto: adesso i figli crescono con una miriade di ansie epaure, sono quasi sempre incapaci di affrontare il mondo realeperché cresciuti troppo protetti dai genitori. Un tempo era impor-tante fare numero perché erano i figli che rappresentavano la veraricchezza a chi non ce l’aveva, erano loro la risorsa principale di unpatrimonio tutto da costruire.«Io però – racconta Frank – grazie a mia madre Maria Bottalico, ottimasarta e donna tenace, mi sono diplomato all’ Istituto Giulio Cesare e ho avutol’opportunità di realizzarmi. E’ stata lei a spingermi a credere in me stesso ead andare avanti negli studi». Il potere delle donne. Allora come oggiesercitato in sordina e non certo riconosciuto come merita. Lanostra gente è sempre stata positiva ed ha avuto sempre tanto dainsegnare. Peccato però che Giovinazzo non è mai stata la piazzaideale per poter lavorare; Frank e Tommaso, infatti, la loro vita sela sono dovuta inventare altrove, in un altro mondo, in un pianetadiverso ricco di possibilità economiche e lavorative. Ma da quellafinestra sono sempre stati a guardare il paese natio senza mai per-dere di vista nemmeno per un attimo Giovinazzo e la sua evolu-zione, marcando stretta la cittadina sin dal lontano 1960 erecandovisi regolarmente fino ad oggi per le vacanze estive.

PATRIA DI ADOZIONE? Buffalo (New York) per Frank,Springfield (Massachusetts) per Tommaso. A fare cosa? Ad inse-rirsi in due settori completamente diversi. Nel 1951 hanno lasciatoGiovinazzo con la tristezza nel cuore ma, quando hanno scopertole opportunità delle nuove terre, hanno deciso rimaneredefinitivamente lì piantandovici le loro radici. Così Frank ha presoil volo nel settore costruzioni, Tommaso nel settore agroalimentare.

Senza dimenticare dimetter su famiglia condue conterranee, cioèPalma e Addolorata, lemadri dei loro figli. Era-no periodi duri, quelli,nei quali diventava indi-spensabile rifugiarsi in af-fetti sicuri e crearsi unastabile architettura fami-liare.Tra i salari americani equelli degli operai italia-ni, oltretutto, c’era unabisso. Nè un eventualeritorno a Giovinazzo daparte di chi andava con-duceva da nessuna par-te, gli anni passavano maqui le possibilità lavora-tive erano sempre ai mi-nimi termini. Ovvio chechi andava via e si crea-va un’impresa poi inse-risse immediatamente ifigli in quella per non do-

verli privare di nulla. In terra straniera sì, ma in possesso di unfuturo garantito. Basti solo pensare che a Giovinazzo si percepiva-no 500 lire al giorno, mentre in America la paga era di due dollariall’ora. Che differenza!E così i nostri lettori, ritornando ogni anno nella città di origine,non si sono sottratti ad una osservazione bizantina dell’evolversidi Giovinazzo. «Oggi ormai possiamo considerare – sostiene Frank Cor-tese – la Puglia come la nuova Toscana. Finalmente si sono accorti di tutto ilbendiddio che c’è qui e son sicuro che anche la nostra cittadina ne saprà coglierei giusti benefici E questo fenomeno non può che renderci orgogliosi perché inostri figli avranno una ragione di più per amare la nostra terra di origine.D’altronde Giovinazzo si sta adeguando agli standards internazionali e disicuro non c’è più l’arretratezza di una volta».

Si sono evoluti i costumi ed è cambiato pure il modo di vestirsi,passando da uno stile formale ed artefatto all’abbigliamento casualper tutte le età e senza alcuna distinzione di ceto. Anche qui èdiventato come è sempre stato in America. Si è notevolmente svi-luppata l’edilizia e quasi tutti si sono potuti creare una casa di pro-prietà e permettersi un’automobile, quando addirittura non due. Ilsalto di qualità c’è ed è certificato. Dalla gru di Frank al negozio digeneri alimentari di Tommaso, entrambi dipendenti al loro esor-dio in America, un piccolo impero sono riusciti a crearselo: un’av-viata impresa edilizia per Frank, un’impresa di vendita e distribu-zione di prodotti agroalimentari per Tommaso che ci tiene pure aprecisare che «negli anni ’50 non avevamo molti soldi e dovevamo subitoscegliere una strada sperando sempre di aver imboccato quella giusta. Oggiinvece i giovani hanno l’appoggio delle famiglie e godono di risorse di danaromaggiori, per cui possono crearsi più possibilità e valutare diversi percorsi divita». Frank e Tommaso hanno le idee molto chiare sulla nostracittadina, anche se è sempre prima dall’oblò di un aereo che ladevono guardare quando ci vengono. Ma di un’evoluzione in meliusqui sono entrambi fermamente convinti. Adesso a Giovinazzo c’èun’apertura e un miglioramento di qualità di vita che allora certa-mente non c’era e che non avrebbe mai potuto dar loro la possibi-lità di crearsi la fortuna che sono riusciti a costruirsi in America.

GABRIELLA MARCANDREA

PH. MICHELE DECICCO

storie dentrole valige

FRANK ETOMMASOCORTESE,EMIGRAZIONEE MEMORIA

FRANK ETOMMASOCORTESE,EMIGRAZIONEE MEMORIA

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«I have a dream» (ho un sogno) è una frase storica pronunciata daldott. Martin Luther King (premio Nobel per la pace) al LincolnMemorial di Washington al cospetto di un’immensa moltitudine dipersone prevalentemente di colore. Ognuno di noi però ha un so-gno, un desiderio da realizzare, anche modesto. Anch’io infatti ave-vo un sogno. E l’ho realizzato il 15 luglio quando durante la festaliturgica annuale dedicata alla nostra Patrona, Maria ss. di Corsignano,annunciavo che, dopo un continuo peregrinare da un salotto ad ungarage ed infine un soggiorno temporaneo per cinque anni nellamia modesta dimora, la Sacra Icona venerata per tanti anni da unavasta comunità giovinazzese aveva acquisito una permanente resi-denza nella parrocchia di Santa Caterina di Siena ubicata nella conteadi Long Island. La notizia è stata accolta con entusiasmo unanime eha scatenato uno scrosciante applauso dei giovinazzesi che, final-mente, hanno ora libertà d’accesso alla venerazione della sacra Im-magine. Dopo il rito liturgico ci siamo spostati in un noto ristorantedel luogo per concludere in bellezza il lieto evento. L’eleganza delluogo, la bontà e particolarità del cibo, le caratteristiche culturali deipartecipanti hanno conferito un tocco di prestigio all’AssociazioneMarcotrigiano di S. Maria di Corsignano di Long Island. Il 15 luglioè quindi una giornata da segnare sul calendario per me, un’epifaniadi affetto sincero e di riconoscimento dell’umile lavoro svolto negliultimi 18 anni e che su queste pagine voglio condividere con tuttivoi. La conferma di una passione che può esistere solo se ci si dedi-ca ad una comunità senza nessun interesse personale o economico.È questa la chiave per portare avanti progetti che trovano la fontedei propri interessi nella purezza dell’anima insieme a tanta onestà. Enon solo, indispensabili sono altri valori quali la perseveranza e laforza di volontà di andare avanti comunque e quantunque, nono-stante gli ostacoli volontari e involontari che si creano lungo il cam-mino. E a questo proposito oso rimembrare un’altra famosa cita-zione del presidente americano John F. Kennedy in una conferenzapolitica: «Perdonate i vostri nemici, ma non dimenticate i loro nomi».Sembra una frase vendicativa? Non credo, perché sono convintoche le critiche aiutano a correggersi ed il riconoscimento dei nostrierrori ci aiuta a perdonare il prossimo. Non è semplice ma se noi

per primi non accettiamo di rispettare le suddette regole nonpossiamo pretendere che gli altri rispettino le nostre. Per sintetiz-zare, un attento ed onesto esame di coscienza ed un po’ di fidu-cia in se stessi possono aiutarci a cambiare atteggiamento e adessere più disponibili verso i nostri simili. E che dire ancora delGran Galà? Il ristorante Pompei, situato vicino alla Chiesa depu-tata, ha svolto una parte da leone con addobbi ad hoc, un servi-zio ineccepibile e una presentazione di vivande che avrebbe fattoinvidia a qualsiasi locale glamour. Il tutto accompagnato da unabuona musica italiana eseguita dal famoso D.j. Billy Brown. Èdoveroso concludere con un sentito ringraziamento ai miei piùstretti collaboratori quali i coniugi Stallone, Pelligra, Stellacci eLabombarda e a tutti i partecipanti. In particolare ringrazio la«Saint Anthony Society of N.Y.» guidata dal Presidente Sig. JerryScivetti e dal vice Sig. Luigi Serrone che, sono intervenuti nume-rosi e con grande entusiasmo. Un valore aggiunto per una indi-menticabile serata.Infine vorrei rendere noto anche l’indirizzo della dimora defini-tiva della nostra Santa Madre ed invitare tutti ad una sacra visita:Church of S. Catherine of Sienna, 33 - New Hyde Park FranklinSquare New York 11010.

little italylittle italylittle italylittle italylittle italyDI ROCCO STELLACCI

LA NUOVA DIMORADI S. MARIA DI CORSIGNANODI LONG ISLAND

LA NUOVA DIMORADI S. MARIA DI CORSIGNANODI LONG ISLAND

BELLEZZE GIOVINAZZESI D’AMERICA:Maria Pia Del Medico, Maria Luigia eAntonella Di Giaro con zio AntonioSpadavecchia, Maria Pisaniello, DoraSpadavecchia e Maria Azzollini

BELLEZZE GIOVINAZZESI D’AMERICA:Maria Pia Del Medico, Maria Luigia eAntonella Di Giaro con zio AntonioSpadavecchia, Maria Pisaniello, DoraSpadavecchia e Maria Azzollini

IL FALEGNAME DELL’EDICOLA:Gaetano Stellacci (sulla dx)

IL FALEGNAME DELL’EDICOLA:Gaetano Stellacci (sulla dx)

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NEW YORK.Un nome, una garanziaDomenico, o familiarmente «Mimmo»come molti lo chiamano a Giovinazzo,Camporeale che adesso ricopre una caricadel tutto guadagnata. Viene da una famigliadi sani principi e votata al lavoro ed il pa-dre era un onestissimo elettricista che gesti-va in piazza con un socio, il signor Labellarte,un piccolo esercizio di articoli del settore.Un attaccamento spietato dunque al lavoroe una famiglia altrettanto dignitosa e di as-soluto rispetto. Ed è proprio con i figli cheho stretto una bella amicizia come le tantefoto in mio possesso testimoniano. ADomenico spetta, dunque, tutto quello cheha adesso. Una persona che si è dedicato esi dedica con tanta passione alla propria cit-tà e che ora è giusto che raccolga i meritatifrutti del proprio impegno.Abbiamo avuto modo di conoscere per-sonalmente Domenico quando è venuto inAmerica. Era l’epoca del sindaco SaverioAndriani a Giovinazzo e avemmo il piace-re di incontrarlo con tutto il gruppo in viag-gio con lui e composto anche da DomenicoMessere con un suo amico di Bari e dallamoglie. Ed abbiamo così scoperto all’epo-ca che Domenico era una persona moltosocievole, sorridente e disponibile anche sestava ancora attraversando un periodo dif-ficile con il suo lavoro. Passata la tempesta,ora sono convinto che il suo sorriso risplen-de ancora di più e che tutti i giovinazzesisaranno orgogliosi, come la sua famiglia,della sua promozione. Un comandante dellaPolizia Municipale di tutto rispetto, insom-ma, che potrà mettere a frutto le sue capa-cità e la sua esperienza per una cittadinacome Giovinazzo che è cresciuta molto edha davvero necessità di un diverso ordine esicurezza. E certamente molto di più rispet-to al passato. E’ finita la cittadina dei so-prannomi, delle conoscenze di quartiere diuna volta; oggi Giovinazzo è abitata da per-sone provenienti da ogni dove e non c’èpiù una gestione familiare delle situazioni cri-tiche. Non siamo più nel paese dove tuttierano al corrente di tutto ciò che succedevadalla mattina alla sera. Oggi devo constata-re che un’altra grande difficoltà devono af-frontare Polizia Municipale e Forze dell’or-dine in generale, ed è quella di interagire congli extracomunitari, i nuovi emigranti. Sen-za voler sottolineare alcuna differenza disorta, vorrei però sottolineare che molto

spesso queste persone arrivano in Italia soloper sfuggire alla disperazione e forse sen-za nemmeno l’intenzione reale di cercareun lavoro o di inserirsi. La mia impressio-ne è che piuttosto vogliano sfruttare le leggidella Comunità Europea che vieta irespingimenti e stanzia fondi per il mante-nimento di chi chiede ricovero nelle no-stre terre. Ebbene i risultati che sono poivisibili a tutti sono quelli che dimostranoche questi nuovi emigranti sono abbastan-za restii anche a voler rispettare le nostreleggi. Non è certo stato così per noi, nelleterre straniere dove siamo stati costretti ademigrare: per potersi inserire e non venirerespinti occorreva già portare con sé nonsolo tanta buona volontà ma anche unaconcreta esperienza in qualche settore.Nessuno ci regalava nulla e nessuno di noisi aspettava nemmeno minimamente diriuscire ad ottenere un mantenimento pas-sivo. Tutti noi avevamo un unico obietti-vo: quello di realizzarci professionalmentedimostrando quanto realmente valevamoe poi subito dopo formarci una famigliasecondo la nostra tradizione cattolica. E ilprezzo da pagare, in caso di fallimento,era l’immediato rientro in Italia.Oggi invece qui sembra non esserci nes-sun criterio nel ricevimento e nella gestio-ne del problema degli extracomunitari chespesso permangono anche per lungo tem-po nei centri di accoglienza e senza alcunapossibilità reale di essere inseriti nel tessu-

to economico del nostro Paese. Soprattuttoora che in Italia la crisi è galoppante e nonc’è possibilità di realizzazione nemmeno peri nostri giovani laureati. Che dire? Pare cosìche il 90% dei problemi che queste presenzecreano debbano poi essere risolte giusto dachi indossa la divisa ed è costretto, di volta involta, ad intervenire comunque per trovaresoluzioni concrete a problematiche che do-vrebbero essere invece eliminate a monte;quantomeno con un altro genere di norma-tiva comunitaria. Siamo dunque vicini aDomenico Camporeale che riteniamo, peresperienza e capacità, la persona giusta alposto giusto per la gestione di qualsiasi situa-zione. E, cioè, per una Giovinazzo semprepiù tranquilla e vivibile. Auguri dunque per iltuo nuovo incarico!

VITO BAVARO

little italylittle italylittle italylittle italylittle italyDI VITO BAVARO

«HAVE A GREAT DAY!»I miei personalissimi auguri alcomandante Mimmo Camporeale

Che strana la vita. Si chiama come il nonnoVito Bavaro, grande amico a «Long John»Chinaglia, ma «Vito junior a 14 anni - scriveL’Observer, principale quotidiano in Florida – saràil re dell’hockey sul ghiaccio. In Florida cisono i Tampa e il Miami nella NHL: nonbisogna trasferirsi in Nord America per gio-care contro i mostri del ghiaccio canadesi».Noi de La Piazza l’abbiamo fotografato aGiovinazzo, città di hockey su pista. «Cheemozione conoscere - ci ha riferito - che ilpaese di mio nonno ha conquistato con lerotelle l’Europa. La stessa emozione che siprova da noi quando si gioca sul ghiaccio nelpalasport quando fuori il clima è tropicale»

VITO BAVARO JUNIOR

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balletto

LA BELLA ADDORMENTATA

ANNIVERSARIOENZOCERVONENEW YORK.CARO ENZO,ÈPASSATO UN

ANNO. LA MORTE

È UN PASSAGGIO

DA UNA VITA AD

UN’ALTRA VITA, ALL’INSEGNA DELLA PIÙ PER-FETTA ARMONIA. IL TUO SPIRITO HA CHIE-STO AGLI ANGELI DI PORTARE AIUTO E CON-FORTO A CHI È RIMASTO COME ME IN TERRA.NON POSSO FARE A MENO DI SORRIDERE OGNI

VOLTA CHE PENSO QUANTO SIA ASSURDO

CHE SI DEBBA MORIRE PER POTER CHIEDERE

AGLI ANGELI DI PORTARE AIUTO A CHI RESTA.E PER QUESTO TI RINGRAZIO. SEI NEL MIO

CUORE. TUO AMICO NICK

Dall’universo meraviglioso dellafiaba magia eterna della danzaCom’è ormai tradizione consolidata della scuola Coreutica di Giovinazzo, il 25 giu-gno si è rinnovato un evento costruito con tenacia ed impegno dai maestri VivianaPiscitelli e Vincenzo Depalo e reso possibile da tutti gli allievi ballerini della scuola.Nel teatro Politeama Italia di Bisceglie, è stato messo in scena il balletto ‘’La BellaAddormentata’’, tratto dalla favola di C. Perrault, con musica di P.I. Tchaikovsky ecoreografie di M. Petipa. Lo spettacolo prende forma poco alla volta: si incominciadalla scelta del balletto, tenuto prima segretissimo e poi comunicato e spiegato agliallievi più piccoli; quindi, la definizione dei ruoli, la scelta degli abiti, la scomposizionenelle varie scene e poi la ricomposizione, la prova in costume, le prove generali. Quan-do infine le luci si spengono in sala e la musica pervade tutto lo spazio, ciascunoattende con ansia che il sipario si apra per dare avvio allo spettacolo. Ogni anno lostesso percorso, ma ogni anno i maestri sempre più bravi, più precisi ed attenti alleattitudini di ognuno. La scelta quest’anno di una fiaba (e di questa fiaba in particolare)ha trasportato lo spettatore in un universo meraviglioso e rappresentazione metaforicadella vita. Lo studioso Bruno Betelhein vede nella trama di questa fiaba un percorsoiniziatico, un tentativo di preparare i bambini ai cambiamenti che li attendono. Nono-stante le attenzioni dei genitori e i doni delle madrine, la piccola principessa Aurora èfin dalla sua nascita condannata al suo destino, ossia la maledizione dell’adolescenza;soltanto il principe azzurro potrà risvegliarla dal suo sonno, aprendola all’amore. Ognispettatore ha assistito alla rappresentazione rivivendo il senso nascosto della fiaba nellapropria esperienza genitoriale: preservare i propri figli dal male e predisporli ad unaepifania miracolosa che apra al fanciullo divenuto adulto strade più luminose e certe.Forse per alcuni dei giovani ballerini la danza può rappresentare il futuro, per altri puòessere solo il modo per predisporsi al rigore e all’armonia, alla precisione e insieme allagrazia che sono gli elementi costitutivi del balletto classico ma anche di una vita con-dotta secondo sani principi. Questi elementi sono stati magnificamente espressi daivari personaggi, a cominciare dai due straordinari protagonisti Federica Fasano e MarcoCaiati, dalla flessuosa Simona Fiorentino, proseguendo col gruppo delle fate madrineMaria Concetta Cariello, Ornella Bavaro, Giuliana Depergola, Miriana Barbolla e FedericaDepergola, sempre più armoniose e precise. La trama ha anche consentito di dare unospazio di maggiore rilievo alle piccole allieve che quest’anno per la prima volta hannoindossato le punte. Tutte loro, finanche il piccolo Pollicino Giuseppe Bavaro, hanno sor-preso e insieme divertito il pubblico che ha registrato in particolare quest’anno la loronotevole crescita artistica. Nel gruppo degli invitati al matrimonio della principessaAurora ha splendidamente brillato la giovanissima Maria Gabriella Piscitelli di soli diecianni che, validamente accompagnata da Mattia Ignomiriello nel passo a due dell’UccelloAzzurro e la Principessa Florine, ha mostrato una grazia ed un’eleganza unite ad unacapacità interpretativa sorprendente che hanno veramente incantato il pubblico. Ungrazie di cuore, dunque, ai maestri Viviana ed Enzo che in tutti questi anni hannodimostrato di credere fermamente che la danza può dare vita a prodigi di tale fattura;è perseguendo questo obiettivo che i maestri si spendono ogni giorno con una dedi-zione e una passione tali da coinvolgere non solo gli aspetti legati esclusivamente almondo della danza, ma anche quelli che rappresentano la base per una crescita armo-niosa di tutti i loro giovani allievi. ARCANGELA ILLUZZI

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MARTIRIO!DI ONOFRIO ALTOMARE

i racconti del pescatore

Non esistono stipendi e non esiste modali-tà di vita diversa da zero in questo periodoche tarda a terminare. Luci all’orizzonte?Nessuna. Le notizie della stampa sono sem-pre quelle. Disoccupazione dilagante tra igiovani, famiglie alla deriva senza posti dilavoro e cassa integrazione. La morsa checi attanaglia non si allenta e le famiglie con-tinuano a dover lottare con bollette di lucegas, locazioni da pagare, cellulari da utiliz-zare e ricaricare, assicurazione, benzina perl’auto, mantenimento ai figli con spese indi-spensabili da affrontare nel quotidiano.Questa la vita di una famiglia che, per so-pravvivere ha bisogno di più di uno stipen-dio e invece non ne possiede nemmeno uno.E che si ingegna a vestirsi all’ultima modascegliendo i negozi cinesi e mettendo insie-me con dieci euro maglietta e pantalone.Zero lavoro, lavoro a nero, ma cosa dob-biamo più raccontare ai nostri figli? Nonsposatevi mai perché non potreste campa-re e vivete alla giornata in attesa di chissàche cosa. Prospettive e progetti futuri ap-partengono ormai al mondo dei sogni edei privilegiati. Le alternative? Impossibili.Metti che un ragazzo vuol fare l’imprendi-tore o il commerciante o ancora, aprire unristorante. Flagellato dalle tasse e dagli one-ri da assolvere, da responsabilità immani.Monti vuole risollevare, vuole fare, vuolesalvare ma a Giovinazzo che tipo di eco-nomia si deve salvare per esempio? In unpaese dove tutto è immobile, il 50% dellapopolazione non lavora e l’altro 50% lavo-ra a nero, come deve vivere una famiglia?Ed ecco che entra nell’era dei martiri, pro-prio come avvenne nei primi secoli di dif-fusione del cristianesimo. Ecco, dunque, chi

si promette davanti a Dio oggi è solo unmartire. Una persona che ha deciso di vo-ler abbracciare tutte le croci possibili eimmaginabili. Lasciata allo sbaraglio senzal’aiuto dello Stato e di nessuno.Si decreta la morte della libertà per forma-re una famiglia e sacrificarsi fino all’impos-sibile, salvo tornare poi a casa dai genitoria chiedere ricovero. Siamo tornati indietronel tempo. Prima le grandi famiglie si adat-tavano a vivere in pochi metri quadri senzapretese, dividendosi tutto. Oggi il progres-so non dovrebbe più concepire una cosadel genere, il mondo è andato avanti la-sciandosi dietro però la dura e cruda realtàdi coloro che non riescono a seguire queiritmi, di chi economicamente può solo con-tinuare a vivere come cinquant’anni fa.E se i martiri sono coloro che si sposanoscegliendo di vivere da cristiani, coloro chepoi decidono di procreare tre o quattrofigli dovrebbero essere dichiarati santi. Eccoi veri santi oggi sono proprio loro, la gentecomune che si vota con sacrifici alla crea-zione di un nucleo familiare numeroso. Santisubito!!! Gente che ha deciso di far studia-re per un lungo numero di anni i proprifigli e poi si trova ad ospitarli in casa senzafuturo per chissà quanto tempo ancora. LoStato tace. Le tasse universitarie però le ri-scuote tutte e subito. Se un giovane laurea-to dopo svariati mesi riesce ad inserirsi glioffrono non più di venti-venticinque euroal giorno perché qui gli imprenditori nonpossono pagare di più e poi c’è l’obbligodi versare i contributi per arricchire solo lepensioni dei politici e delle caste. Vale lapena dunque lavorare a quelle condizioni?Stiamo creando una generazione di mo-

stri, di esseri umani che avranno mai nullada offrire, bivaccano a casa dei genitorisperando di avere in prestito la macchina,si divertono e bevono la sera, perché oltrequesto non c’è nulla, solo il baratro. A brevenon si fidanzeranno nemmeno più. Elimi-nata l’idea del matrimonio, inizieranno apensare che è meglio vivere da perennisingle senza nulla dover rendicontare anessuno.Mi chiedo dunque in questa situazione,come può mai ripartire l’economiagiovinazzese, dove si può creare il lavoroper i giovani? Non c’è nessuna fonte. Tut-to estremamente precario. I nostri giovanidovranno continuare a sorbirsi ogni gior-no le notizie di una crisi galoppante da tuttii fronti, una sorta di tortura alla quale nonpossono sottrarsi, mentre i politici conti-nuano a chiedere esborsi per tasse ed au-menti e ci spremono tutti come limoni.Sino a quando non ci sarà più succo e nonsapremo più a che santo votarci. Le faccedi porcellana dei politici sono sempre tut-te uguali e noi siamo martiri del presente edel futuro, una vera e propria uccisionemorale di tutti noi che equivale a quellafisica. Gli stipendi milionari di politici emanager però non si abbassano, tutto re-sta pressoché invariato e non ci offronofuturo per i figli. A breve dovremo fare ameno di tutto, anche dei contributi per lelocazioni, persino delle feste patronali.Martiri del nostro tempo e i politici stan-no a guardare…

RINASCERERINASCERERINASCERERINASCERERINASCEREHo sognato Castel del Monte…e tutte le campagne intorno…Pullulavano di gente che cantavama ecco, una luce!Un sole abbacinante che facevarilucere il nostro lavoro.Un sogno, una nuvola dorata eleggera.Si lavorava e tutti danzavamo felicimano nella mano intorno al Ca-stello.Il sole baciava i nostri volticome per magia avevamo incoro-nato i nostri sogni…Giravamo continuamente attornofelici, appagati, gioiosi!La gioia sprizzava da tutti i porie danzava davanti all’architettura,alla geometria del creato ealle sue voci misteriose.OOOOONNNNNOOOOOFFFFFRIRIRIRIRIO ALO ALO ALO ALO ALTOTOTOTOTOMAREMAREMAREMAREMARE

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BACCO, TABACCO ED HOCKEYhockey pista

La prima volta di un presidente nongiovinazzese. Succede a Favuzzi che farà il DS

Do you remember Meleam? Of course! Il gruppointenzionato ad entrare nel Mondo del cal-cio attraverso l’acquisto del Bari. Invece,scherzi del destino, sono entrati nel mondodell’hockey su pista. E se il messaggio del-l’allora Amministratore Delegato Pasqua-le Bacco era sempre lo stesso («riporteremoil Bari ai livelli più consoni al suo livello»), adessoche è Presidente dell’AFP ci aspettiamo al-meno di vincere scudetto e ChampionsLeague. Bacco, tabacco ed hockey non èun’idea come un’altra. Giovinazzo e l’hoc-key sono due belle cose per il neo Presi-dente dell’AFP Pasquale Bacco perché «comerinunciare - sono sue parole - a tanta energiapositiva che sprizza dalla cittadella dell’hockey?».Ecco a voi Bacco, il primo presidente nongiovinazzese dell’hockey. In fondo, lo san-no anche i bambini che i giovinazzesi sonoamanti dei forestieri. Benvenuto PasqualeBacco, per noi, per voi, per tutti quelli chevogliono bene all’hockey e che dopo la ri-nuncia del vecchio staff dirigenziale vole-vano suicidarsi. Bacco, tabacco ed hockeyper capire che la nuova AFP è ancora lasquadra dei sogni anche con un Illuzzi inmeno. Bacco, tabacco, hockey e perché no,Vito Favuzzi, l’ex presidente dell’AFP, ilPresidente del Consiglio comunale che ri-mane nei ranghi dell’AFP per volontà diBacco. Il DS che si dimette dalla presidenzadell’AFP perché Bacco sa di poter contaresu uno che sa fare l’Adriano Galliani. Poil’ex consiglio di amministrazione che oggisi è trasferito quasi in toto a Palazzo di Città

mi deve spiegare perché esiste un conflittodi partecipazione, di trasporto nello sporte nella politica del tipo Milan - ex PremierBerlusconi che vince le elezioni utilizzandocome struttura per la propaganda a ForzaItalia il Milan. Solo una volta è successo cheil palasport, in occasione dei quarti di finalecon il Forte dei Marmi, diventasse la tribu-na politica della neonata Città del Sole. Solouna volta e inquell’occasione fu esposto unostriscione («Depalma sindaco») con chiarapropaganda politica senza farlo passare dalPrefetto. E che dire allora della posizionenegli anni 80 del presidente Pinuccio Aniello,consigliere comunale, che quando l’hockeybatteva cassa, lo faceva bussando anche alleporte del Palazzo di Città? Lo faceva abuon diritto perché l’hockey era una pietramiliare da salvare. Bacco, tabacco, Favuzzie Giovinazzo, dove quando si incrociano iquattro venti sono dolori per tutti, raccon-

tano al popolo dell’hockey invece di ungruppo di uomini che il vento lo ha ancorafavore e da oggi parte per la conquistadell’America. Si parte il 3 novembre per laconquista dello scudetto. Favorite d’obbli-go, il Lodi di Marzella e il Valdagno. Poi cisiamo noi. Ci sarà anche la coppa Cers dadisputare. Bacco, Depalma e Stufanosono una gran bella novità. In panchina in-fatti non ci non sarà più Nino Caricato mail Capitano, l’allenatore - giocatore AngeloDepalma, coadiuvato da Pino Stufano, unavecchia gloria dell’hockey. ConfermatiGrimalt, Gimenez e Fernandez. Aggiun-giamo alla rosa dell’anno scorso OnofrioSpadavecchia, ex Molfetta. Bacco, tabac-co e Venere riducono l’uomo in cenere.Bacco, tabacco e l’hockey, invece? Non sa-ranno un’emozione da poco!

GABRIELLAMARCANDREA

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Sempre Lui, San Giuseppe, il protettore dei poveri. Ve-loce come il secondo Usain Bolt, quello di Pechino 2008e Londra 2012 per intenderci. Perché il primo Bolt erapovero come San Giuseppe, viveva in un miserevolebungalow e non sapeva fare la freccia nell’Olimpo. Dob-biamo ripeterci anche quest’anno, perché San Giuseppeè il re del 21esimo Gamberemo. Fortissimamente San Giu-seppe. Lo ha dimostrato per la terza volta consecutiva.Se siete tifosi di San Giuseppe e aspettavate le sviolinatesui più veloci di Giovinazzo, i cannibali All Blacks dipaese, i piccoli Bolt di casa nostra, allora siete fuoristrada. Risparmiarci il polpettone di soliti concetti di forzae di vittoria, quando non ci si vuole arrampicare lingui-sticamente sugli specchi per un articolo uguale nella so-stanza a quello degli scorsi anni. Fate così. Prendete ilpezzo dello scorso anno o del 2010 e fate voi per noi il«copia ed incolla». E al profumo biancoverde (i coloridella vittoria) dell’inchiostro, aggiungeteci un po’ di nero

per tutti gli anni in cui avete visto con il naso all’insùvolare l’aquila bicipite di Sant’Agostino. E poi colorateil tutto con tanta tempera giallo-oro, il Sole della vitto-ria. Giallo, nero, verde. Allora sì che sentirete tutta un’al-tra sviolinata, l’andamento reggae di Momenti di gloria, lamusica giamaicana che vi suona dentro e vi farà sentireper un attimo i più veloci, la piccola Giamaica diGiovinazzo. Se lo strapotere si misura non con il tempodi 9 secondi e 63 centesimi ma con lo spazio di un girodella centralissima Piazza, allora San Giuseppe ha datol’idea della sua prova di forza. Con tanto di cartolina disaluti in ordine di arrivo all’Immacolata, a Sant’Agostino,Cattedrale e San Domenico. Ha stravinto San Giusep-pe. L’anno prossimo gli organizzatori del Gamberemo,l’ass. Touring Juvenatium, dovranno inventarsi la par-tenza ad handicap o introdurre nuove disciplina per re-stituire quel calambour di emozioni che il Palio merita.

SERGIO PISANI

gamberemo

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