LA PIAZZA DI GIOVINAZZO 2007

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di Giovinazzo Se Giovinazzo avesse il suo carrocarnascialesco sarebbe gommoso come lemorbide Fruit Joy e con tante, tante antennealla liquirizia, di colore e di buonumore. I colo-ri sono quelli della frutta delle gommose FruitJoy o il mondo mascherato del Carnevale, ilbuonumore invece è quello che si trasmettedirettamente col piacere più succoso di ma-sticare le morbide, gommose, dolci antennealla liquirizia. Alle morbide Fruit Joy - si sa -uno resistere non può, deve - come imponela pubblicità della Nestlè che le produce - as-solutamente masticar! Masticarle per farlesparire in un baleno o per deliziare i palati piùzuccherati di una videochiamata sexy alla Ma-rini? Dipende dalle papille gustative o dallatemperatura ormonale. Dipende da che partestai! Se stai con Pulcinella, Colombina oBalanzone. La scelta ai consumatori. A lorospetta stabilire se le morbide Fruit Joy sonozuccherate, troppo zuccherate da far salire ildiabete o da aumentare il testosterone in cor-po. A chi opera al servizio dei consumatori ein difesa della nostra salute spetta invecel’ardito compito di fissare il giusto prezzo sulmercato per uno dei marchi più cool da corri-spondere alla Nestlè, i luoghi di spaccio e leistruzioni per l’uso per non incorrere in ognisuo abuso. Insomma, tanto bla bla bla per direche è difficile rinunciare alle antenne all’aran-cia, al limone, alla fragola, pesca, ribes, ana-nas. Che costino un euro o 100, che si trovinonelle campagne di Cola Olidda o si vendanoin città, ai consumatori resta difficile resiste-re alla tentazione di masticarle. Tant’è. A Car-nevale ogni antenna vale. O, anche in sensofigurato, ogni corna vale. Lo sanno bene gliimpiegati del Palazzo di città che da tempoavvertivano un piccolo formicolio alla testa.Poi pian pian sono spuntati due bitorzoli perassumere figura e forma di due corna. Nientepaura, nessun impiegato si senta cervo a pri-mavera! Le corna sono spuntate sul Palazzodi città, una a destra e l’altra a sinistra. Dueantenne che sbucano dalla vecchia terrazzacome fossero due corna. E i Casini’s menche fanno della famiglia un baluardo di cam-po, direbbero ancora ‘io c’entro’? Dicevamo:

LA PIAZZA EDITOR

LA PIAZZA DI GIOVINAZZOII TRAV. MARCONI,4270054 GIOVINAZZO (BA) ITALY

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redazionePorzia Mezzina - Agostino Picicco - RosaIlluzzi - Damiano de Ceglia - Giusy Pisani -Marianna La Forgia - Daniela Stufano -Giangaetano Tortora - Nico Bavaro - An-gelo Guastadisegni - Rossella Tiribocchi -Mimmo Ungaro - Matilde Restaino -Mariagrazia Cirillo - Diego de Ceglia -Onofrio Altomare - Gabriella Marcandreacorrispondenti dall’esteroVito Bavaro - Nick Palmiotto - Giusep-pe Illuzzistampa - L’immagine (Molfetta)progetto grafico - Ass. Amici dellaPiazzaWeb master: Antonio e FrancescoCaccavoresponsabile marketing & pubblicità:Roberto Russo tel. 347/574.38.73

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due torri-faro di telefonia mobile. Prima siandava sotto il Comune perché lìl’Omnitel prendeva 5 tacche, e non solo. Igrandi assemblaggi erano in occasione diimprovvisi acquazzoni. Adesso andremosotto il Comune quando piove e quandoc’è il sole. Due buoni motivi per trovareprotezione sotto la casa che è di tutti icittadini, una casa sempre più al serviziodei cittadini più esigenti. I quali troveran-no i portici, la classica copertura per noninzupparsi con gli acquazzoni estivi e ilcono d’ombra, quello virtuale, a detta degliesperti, che li proteggerà dall’irradiamentoda elettrosmog. Cosa chiedere di più dal-la vita? Un amaro lucano. Anzi,giovinazzese. Cambieranno gli usi e i co-stumi. Le vasche della Piazza diventeran-no per gli amanti dello struscio levaschette dei portici. In un fazzoletto ur-bano, destra, centro e sinistra lieti e con-cordi si daranno la mano, quanto casino,quanto baccano!!! Scherzi di Carnevale aparte, all’installazione delle antenne c’èchi dice no e chi dice sì. Chi dice sì, per-ché Valeria Marini non ci lasci con un pal-mo di naso con il suo videotelefonoappeal, deve anche con i moderni mezzidi comunicazione e le nuove tecnologiepuntare a nascondere le corna. Non quel-le vere fatte dalla stessa Marini a CecchiGori, sciorinate su tutti i giornaliscandalistici, ma le corna dei moderniGSM. A noi quelle corna, quelle due astecolor metallo che tanto rovinano la bel-lezza della nostra piazza, dopo Carneva-le ci piacerà immaginarle a forma di alberiper mascherarle con il paesaggio circo-stante. Il desiderio di chi ama labomboniera di Puglia sarebbe quello di faravere, ai molti turisti che visitano il no-stro paese, delle foto della nostra piazzasenza “CORNA”, a meno che non si trattidi Luisa… In modo che non possano can-zonarci con lo slogan “giovinazzesi cor-nuti e contenti”. Ci auguriamo che a que-sta foto di Carnevale segua miglior foto.

SERGIO PISANI

RIALE COPERTINA

A GABRIELLASopra il carro dell’Antennata

da suadente fanciulla mascherata

ti diverti, canti, sei sfacciata.

Trasformata in antenna colorata

lanci segnali con la gioia di chi è arri-

vata la follia del Carnevale oggi ti ha

conquistata. Non importa di quanti co-

riandoli e stelle filanti ti sei agghindata

quanti scherzi, salti e piroette ti han

folgorata per non parlare di lenzuola e

striscioni che ti han legata.

Perché oggi finalmente è l’allegria

esagerata che ridendo comanda sulla

grigia Giovinazzo compassata.

Non ci sono scolari e professori, la cit-

tà è cambiata e anche i suoi ammini-

stratori han la faccia truccata.

Il grande divertimento tutti ha conta-

giato comprese le Torri-faro che han

programmato e la suadente fanciulla ti

ha baciato perché il Re del Carnevale

lo ha comandato. E tu piccolo cittadi-

no malcapitato sei salito sul carro

spensierato, torni a casa incantato.

Che scherzo azzeccato!

Non esser preoccupato,

tutto è già scritto nel fato.

E tutto è già capitato.

Lo sberleffo che ti ha frastornato

ti renderà presto smaliziato.

E questo carnevale sarà da te ricorda-

to come il giorno più… fortunato.

Frengo e stop

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GIOVINAZGIOVINAZGIOVINAZGIOVINAZGIOVINAZ

E LAE LAE LAE LAE LA

DROGADROGADROGADROGADROGA

La pars destruens. Quella che nessuno di noi vorrebbe possedere. Eche rifiuta. La stessa che si stringe e si allea invece con il male. Inquesto viaggio che stiamo iniziando, questo male lo chiameremodroga. Così, perché in maniera sottile ma contemporaneamenteabnorme, questa parola continua a riecheggiare suoni moderni emetropolitani. Può però calarsi nelle piccole realtà, come la nostra.L’azzurro del mare e il biancore della Concattedrale non sono suffi-cienti a scacciare via il mostro. Che non si vede ma esiste ed è tangi-bile. Una Giovinazzo da bere o da fumare? O da sniffare? Invero, nonesiste più una netta differenza tra l’utilizzo di droghe dei ricchi rispettoa quelle dei meno abbienti. Infatti in classifica tra le droghe più utiliz-zate nella nostra cittadina troviamo l’utilizzo della cocaina che oggi,pur distinguendosi nelle varie qualità, presenta prezzi più accessibilisul mercato. La cannabis pare abbia perso colpi. In realtà oggi èsemplicemente mutato il volto di queste sostanze stupefacenti. L’ero-ina ad esempio si ripropone nella forma del fumo a dispetto del clas-sico “buco” di circa quindici anni fa. Famosi sono i cocktails di eroinae cocaina, mentre una distinzione di tipo chirurgico si effettua per levarie tipologie di cocaina che variano a seconda del consumatore inoggetto. Resta ancora l’ecstasy per i contesti ricreazionali, utilizzatada coloro che conducono una normale quotidianità per poi sballarsinel week-end. A distanza di decenni la parola droga è stata ancorauna volta sottoposta ai raggi x e nell’anno appena trascorso si èmolto dibattuto. Il conservatorismo della legge Fini-Giovanardi avevaeliminato la differenza tra droghe leggere e droghe pesanti ereintrodotto la modica quantità. Sospensione della patente o del pas-saporto a chi deteneva quantità per uso personale. Una vera e pro-pria svolta proibizionista. Alla quale l’attuale governo Prodi ha rispo-sto con le parole «educare, prevenire e curare. Non incarcerare».Alla tolleranza zero bisogna opporre una strategia dell’accoglienzasociale per la persona e le famiglie che vivono il dramma della droga.

I LUOGHI DELLO SPACCIOI luoghi dello spaccio nostrano sono noti a tutti. Sede preferita, la VillaComunale dove si aggirano astuti spacciatori con modiche quantitàdi droga, cocaina in particolare, giustificate dall’uso personale, unamaschera indispensabile all’attività più antica del mondo. Un grossoimpedimento questo, all’intervento delle Forze dell’Ordine. Lo spac-ciatore giovinazzese, comunque, acquista la droga al di fuori dellapropria zona: consuete e gettonate aree di rifornimento sono S. Pao-lo, Enziteto, Trani, Bitonto e Japigia.

IL SER.T., QUESTO SCONOSCIUTOÈ necessario rilanciare il ruolo dei Ser.T. e dei servizi territoriali che inquesti cinque anni sono stati sistematicamente penalizzati dai taglialla spesa sociale; senza imporre un unico modello e salvaguardan-do il pluralismo delle comunità terapeutiche, queste dovranno esse-re messe in rete con il servizio pubblico a cui spetta la diagnosi delladipendenza. Vanno sostenuti quanti, con approcci culturali emetodologie differenti da anni sono impegnati a costruire percorsipersonalizzati e perciò efficaci di prevenzione, cura e riabilitazioneconsiderando le strategie di riduzione del danno come parte inte-grante della rete dei servizi. Insomma servizi sociali e prevenzionedevono essere le parole d’ordine. E proprio dal distretto del Ser.T diMolfetta-Giovinazzo, nato nel 1985, provengono i dati che destano ilnostro interesse. Per quanto riguarda l’argomento in esame si evinceche attualmente circa quaranta casi di eroinomani di Giovinazzo sonopresenti sotto la lente di ingrandimento degli operatori della struttura.In particolare, nel 2006, considerando un numero di 38.000 personedistribuite tra giovani di età compresa tra i 15 e 44 anni nel distrettoMolfetta-Giovinazzo, si registrano circa 386 casi di dipendenza dadroghe, alcool ed altre tipologie. Una percentuale del 5,05 per millesul numero considerato. All’uso delle droghe anche da noi ci si avvi-cina in media all’età di sedici-diciassette anni. In genere dopo quasicirca quattro o cinque anni di utilizzo ci si avvicina al Ser.T. Da soli oaccompagnati dai genitori. In piccola percentuale coloro che scopro-no i servizi sociali seguendo una via obbligata, la segnalazione della

Prefettura a seguito della commissione di crimini. Già, perché la con-seguenza più grave dell’uso delle droghe è quella dell’incrementodegli episodi di criminalità sino ad arrivare nello spaccio, al controllo

del territorio.

L’INTERVENTO MEDICOOggi purtroppo, mentre nella cura degli eroinomani continuano adassumere un ruolo chiave l’uso alternativo del metadone e dellabuprenorfina, per i cocainomani non esiste nessuna sostanza sosti-tutiva al momento.Grazie alle cure questi pazienti percepiscono un basso o bassissi-mo livello di sofferenza e generano pochissima sofferenza nel mon-do che li circonda. Infatti la stabilizzazione umorale ecomportamentale ottenuta grazie alle terapie farmacologiche li in-duce ad abbandonare quei modelli comportamentali socialmentedevianti che hanno caratterizzato la vita dei tossicodipendenti neglianni ’80 e ’90. I meccanismi biologici che generano i fenomeni delcraving (desiderio irre-sistibile), della sindro-me astinenziale e di tut-to ciò che ne conseguesono egregiamentecontrollati e corretti dal-le terapie farmacologi-giche. Ne deriva, però,che, eliminata l’emer-genza della sofferenzafisica e psichica acuta,si può finalmente espri-mere la personalità del-l’uomo o della donnache nella loro storia in-dividuale hanno incon-trato e si sono scontraticon quella terribile scia-gura esistenziale che èla dipendenza da so-stanze. Spesso gli ope-ratori si pongono anco-ra oggi la conturbantedomanda se è nato pri-ma l’uovo o la gallina:cioè se il tossicodipendente in fase di remissione è così com’è, perchèla sua esistenza è stata devastata dall’intervento delle droghe, ovve-ro se nella sua vita ha dovuto cercare un improbabile sollievo nelledroghe proprio perchè la sua mente era già fragile e vulnerabile.L’orientamento più accreditato oggi è che una sventurata congiuntu-ra di eventi che vanno da un particolare assetto genetico ad uno stiledi vita familiare poco formativo portano all’espressione finale di que-sta grave malattia della mente che è la dipendenza patologica. Qua-si il trenta per cento dei casi.Sempre secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la dipen-denza patologica è una malattia cronica e recidivante. Queste sonole prime due e fondamentali caratteristiche della tossicodipendenza,anche se tutti vorremmo che così non fosse. Chi si droga sarà undrogato per tutta la sua vita: anche se smette di drogarsi, perchè ilpericolo della ricaduta è caratteristica essenziale della malattia.Altra caratteristica psicopatologica stabilizzata del tossicodipenden-te è, appunto, la dipendenza. Molti pazienti, per esempio, riesconoad evitare l’uso delle droghe, ma non riescono a separarsi dallecure, siano esse farmacologiche o psicologiche. Alcuni pazienti han-no bisogno di continuare ad assumere per tempi lunghissimi quan-tità minime (chimicamente irrilevanti) del loro farmaco. Altri sentonoil bisogno di far frequentemente “visita” al loro terapeuta anche se,ormai, si sentono bene. In realtà poi si scopre che hanno semprequalcosa da domandare, qualcosa di futile o di inutile o noioso; nonsembrano rendersi conto che per il terapeuta loro rappresentanosolo un lavoro: vogliono un’attenzione diversa, la stessa attenzioneche richiedono alle persone di famiglia e che, spesso, non riesconoad ottenere perchè anche i familiari più stretti hanno altro a cui pen-sare. Nella maggior parte dei casi i tossicodipendenti che stannobene, cioè che smettono di drogarsi anche per anni interi, lavorano

molto poco; o anche per niente. Dicono di non poter la-vorare perchè devono fare la terapia, o perchè i datori dilavoro continuano a non fidarsi di loro, o perchè li pa-gherebbero così poco che tanto vale non lavorare ecc. Inrealtà essi sono capaci di lavorare e anche di affrontarelavori faticosi. Spesso è proprio ciò che fanno, tra l’altro,durante i soggiorni in comunità terapeutica. Ma hannosempre bisogno di essere accompagnati, passo dopo

passo, da qualcuno più forte o più bravo di loro. E non perchè nonsappiano come si lavora, ma perchè hanno un costante bisogno diessere riconosciuti e apprezzati. Anche il lavoro, per loro, non è più

L’INCHI

UN NEMICO CHE S

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ZZOZZOZZOZZOZZO

AAAAA

uno strumento di autonomia ma un momento di dipendenza affettiva daqualcuno. Da un punto di vista dinamico-affettivo questa è lapsicopatologia stabilizzata del tossicodipendente. Quando la dimen-sione di questa dipendenza affettiva diventa sproporzionata rispetto alcontesto si manifestano comportamenti o stati d’umore che rientranonelle categorie diagnostiche della psicopatologia categoriale, cioè del-le malattie descritte nei moderni manuali delle malattie mentali. Peresempio quando il bisogno di riconoscimento e di affetto di un “ex”tossicodipendente diventa così ossessionante che perfino una madre oun partner devoto si stancano, nascono delle crisi familiari che prendo-no la forma della depressione, o della esplosione di violenza, o dellasomatizzazione ecc. ecc.E’ da rilevare che la psichiatrizzazione della crisi, cioè l’assunzionedelle caratteristiche di una vera e propria malattia mentale, può riguar-

dare indifferentementeil tossicodipendente,come il suo partner. E’forse questo il motivoper il quale latossicodipendenza ge-nera così tanta ango-scia che si desidere-rebbe sempre liquidar-la come un vizio, pereliminare il quale ba-sterebbe eliminare ledroghe a colpi di forzad’animo e di forza del-la legge. Ma, ahinoi, ènecessaria la forzad’animo di chi si occu-pa di droghe, è neces-saria la forza della leg-ge di un paese civile,ma è anche indispen-sabile un impegnoscientifico serio emultidisciplinare peraffrontare una delle

malattie più gravi e complesse che affliggono l’umanità.

IL RUOLO DELLA REGIONEIn particolare servono soprattutto responsabilità e consapevolezza,ma la parola chiave di questa grave piaga è la prevenzione. Su questofronte oggi si stanno arrovellando tutte le correnti di pensiero. E l’inter-vento dello Stato, diventa in questo caso veramente immarcescibile.Per quanto riguarda il nostro territorio occorre sottolineare uno stru-mento di grande rilievo e completamente innovativo: il progetto DDP

2000, di durata triennale, finanziato dalla Regione Puglia. Si propone dieffettuare una prevenzione di tipo primario, rivolta soprattutto alle scuo-le medie superiori, terreno fertile per il sorgere di stili di vita illegali epoco sobri. Un pilastro abbastanza importante, La Regione Puglia di-stribuisce ai Comuni, ASL e Centri privati i fondi necessari alla realizza-zione del suddetto progetto.Target finale degli interventi di prevenzione previsti e attuati dal proget-

to sono gli adolescenti che frequentano le scuole medie superiori, iluoghi del divertimento, le associazioni giovanili, parrocchiali, spor-tive, ricreative. Target intermedio sono i soggetti che, oltre ai genitorihanno compiti educativi verso gli adolescenti e i giovani: gli inse-gnanti e gli animatori delle associazioni. Contatti fondamentali sonoanche quelli con i gestori dei locali frequentati dai giovani (pub,paninoteche, ecc.).Si specifica di seguito come si è articolato l’intervento nella scuolae quali azioni sono state sviluppate nel distretto di Molfetta eGiovinazzo. Azioni basate sullo stesso modello di intervento si sonosviluppate anche negli altri due distretti. La formazione degli inse-

gnanti, propedeutica al progetto, (a.s. 2001/02) è stato il primo pas-so per arrivare a costituire un gruppo stabile di coordinamento tra iCIC (Centri di informazione e Consulenza) delle scuole del territo-rio, che si è assunto il compito di coordinare gli interventi di preven-zione delle dipendenze nelle scuole e di effettuarne il monitoraggio.In questo gruppo, coordinato dal Ser.T, sono presenti anche opera-tori dei Comuni, e in tal modo si contribuisce a costruire la reteterritoriale della prevenzione.Il corso di formazione, strutturato in sette incontri, è stato precedutoda incontri con i singoli insegnanti referenti per la salute delle scuo-le, ai quali è stata proposta la compilazione di una scheda chedescrive la domanda di prevenzione e gli interventi già attuati nellascuola stessa.Nel corso degli anni si sono, inoltre, messi a punto nel gruppo dicoordinamento degli indicatori processuali di monitoraggio e verifi-ca degli interventi di prevenzione attuati nelle scuole.

IL PIANO DI ZONA E IL COMUNE DI GIOVINAZZONel corso dell’ultimo anno scolastico le azioni progettuali previsteper il Progetto DDP 2000 sono confluite nel Piano di Zona Molfetta– Giovinazzo, ambito “Minori, giovani, dipendenze”, all’interno delquale il Ser.T assume la funzione di consulente scientifico e di re-sponsabile del monitoraggio delle azioni e della valutazione deirisultati.Il Comune di Giovinazzo, in particolare è stato fautore del secondopilastro della prevenzione con l’attuazione del Progetto “Scuole ePrevenzione” attuato in collaborazione con il Ser.T. di Molfetta-Giovinazzo. L’obiettivo? Quello di creare una rete molto solida traASL, Comune e Scuole di ogni ordine e grado.Il contesto territoriale in cui si realizza il progetto è quello del Comu-ne di Giovinazzo, la cui popolazione complessiva è di 21.369 abi-tanti. La fascia di popolazione minorile con età compresa tra i 6 e i

HIESTA

SI PUO’ VINCERE

Frequenza d’uso delle sostanze in relazione alsesso e all’età. (FONTE: SERT- MOLFETTA)La distribuzione percentuale delle risposte affermative a queste tre do-mande è evidenziata nel grafico n. 1. E’ nel contesto del divertimento(55,7% dei casi) che vengono maggiormente utilizzate le sostanzepsicotrope, ma diventa anche preoccupante il fenomeno del ricorso allesostanze nel caso in cui ci si senta tristi o depressi (32,8% dei casi).

Frequenza d’uso delle sostanze in relazione alsesso e all’età. (FONTE: SERT- MOLFETTA)Per quando concerne la distribuzione delle risposte in rapporto all’età,notiamo un incremento nell’utilizzo delle sostanze a scopi ricreazionaliall’avanzare dell’età (dal 37,7% dei 14 – 16 enni al 70,7% di coloro chehanno 20 anni o più), mentre l’utilizzo delle sostanze per far fronte alladepressione o alla tristezza vede al primo posto i 17 – 19 enni (42,5% afronte del 38,6% dei 20 enni).

DI GABRIELLA

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18 anni è composta da circa 3300 soggetti. Di questi 1100 fre-quentano le scuole elementari (2 circoli didattici), 740 frequenta-no le scuole medie inferiori (2 scuole) e 360 frequentano le duescuole medie superiori presenti nel territorio (Liceo Classico esuccursale di un Istituto professionale di Bari).Il fenomeno dello svantaggio e della devianza minorile si presen-ta con un numero di 200 minori assistiti dal Comune, la maggio-ranza relativa dei quali è di provenienza albanese.Per quanto attiene le dimensioni e le caratteristiche del fenomenodroga i servizi territoriali hanno in trattamento, complessivamente,circa 50 utenti provenienti dal comune di Giovinazzo, molti deiquali con famiglie multiproblematiche.Il comune ha attivato, mediante accordo di programma con i Co-muni di Molfetta e Bisceglie, specifici interventi su minori e adole-scenti finanziati con legge n. 285 del 1997 ed altri interventi sonofinanziati con la legge 216/91. Nell’ambito di questi progetti èstato costituito un Osservatorio sui minori che raggruppa le asso-ciazioni, le istituzioni e le scuole che operano nel territorio comu-nale.Il target principale di un intervento di prevenzione primaria delledipendenze sono i minori; è, infatti, nell’età dell’infanzia, ma so-prattutto della prima adolescenza che si evolvono maggiormentequei comportamenti che potrebbero aumentare i livelli di instabili-tà psichica e relazionale del soggetto, con conseguente rischio diingresso nei circuiti della devianza, dell’emarginazione sociale edella dipendenza patologica.Con tale progetto il Comune si propone fornire un supportoformativo e un sostegno operativo a quei soggetti che quotidiana-mente lavorano, in campo educativo, con gli adolescenti (in que-sto caso gli insegnanti), stimolando così lo sviluppo di un punto diosservazione e di elaborazione di strategie di intervento, che puòdiventare parte di una rete territoriale di prevenzione e di promo-zione della salute, orientata specificamente alla riduzione del-l’uso di alcol e droghe.Il piano prevede la presenza di uno psicologo e di un sociologo, iquali devono operare in completa simbiosi con i ragazzi e gli inse-gnanti. Nelle scuole elementari si sviluppa un lavoro che deveessere integrato da costanti colloqui con i genitori, i quali sono

chiamati a passare al setaccio le regole dell’educazione che ri-chiede diversa e maggiore attenzione negli attuali contesti sociali,i quali presentano problematiche in continua evoluzione. Diversol’approccio nelle scuole medie inferiori dove si opera con la nuovastrategia della Peer Education, definita strategia orizzontale di pre-venzione in quanto si avvale del continuo scambio delle esperien-ze del gruppo di coetanei e dei loro apporti, senza imporre diktatdall’alto o informazioni dirette sulle sostanze che servirebbero soloa suscitare una deviata curiosità nei confronti del problema. Dasegnalare anche lo svolgimento nel 2005 di un corso specificotenutosi a Giovinazzo indirizzato ai responsabili delle Associazioniquali ad esempio la CARITAS e l’attivazione nel 2006, nell’ambitodel Piano di Zona, di un corso diretto a ragazzi di età compresa trai diciotto e venticinque anni. Ragazzi studenti o lavoratori, apparte-nenti ad associazioni giovanili, gruppi parrocchiali o associazionisportive, i quali, seguendo la tecnica della Peer Education hannoavuto il compito di raccogliere e rilevare dati tra i loro coetaneirelativi alle abitudini di vita compreso il monitoraggio dell’eventua-le uso di sostanze stupefacenti. Dati che attualmente sono in fase dielaborazione e che costituiranno nuova linfa per il Ser.T. ai fini delmiglioramento del suo ruolo sul territorio. Terzo pilastro nella citta-dina di Giovinazzo è costituito anche dalla pianificazione dei con-tatti con i gestori dei pubs, per monitorare le abitudini dei giovanifrequentatori. Sono stati intervistati 470 giovani di età compresa trai quattordici e i ventiquattro anni all’uscita dai pub, di questiquarantasette in particolare a Giovinazzo. Il 56% di essi, ha dichia-rato di aver usato sostanze per uso ricreativo, il 33% per far frontealla depressione e l’11% per aumentare il rendimento. Il 9,4% uti-lizza cocaina a scopo ricreazionale e il 46% hanno amici che fannouso di cocaina.Test appropriati hanno rilevato inoltre che circa il 10% dei soggettisono propensi al rischio ed hanno un’alta esposizione alla tra-sgressione.Gli interventi sinergici diventano quindi abbastanza necessari.Come la creazione di questa rete indefettibile, una ragnatela chepossa apportare risultati significativi tangibili nell’arco di un triennio.

GABRIELLA MARCANDREA

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A cinque chilometri da Giovinazzo sulla stata-le 16, in direzione Santo Spirito, esiste un luo-go dove si può uscire dal tunnel. Dove conimpegno e volontà si può soffocare la propriadipendenza dalle droghe. Un’oasi residenzia-le nella quale, a volte, è utile sperare.La comunità terapeutica è un Ente Ausiliariodella Regione Puglia (ex DPR 309/90 e L.R.22/96) e membro fondatore del CREA-Puglia(Coordinamento Regionale Enti Ausiliari).Essa ha iniziato la sua attività il 30 novembre1983, sotto la diretta responsabilità dellaCaritas di Bari, allora diretta da don Vito Diana.Fu promossa dall’allora Arcivescovo di BariMonsignor Mariano Magrassi. Attualmente lagestione amministrativa è affidata all’OperaDiocesana per la Propagazione e Diffusionedella Fede ed ospita quindici persone di cuidieci di sesso maschile e cinque di sesso fem-minile. E’ una piccola comunità indipendente(massimo 35 utenti) con un proprio program-ma terapeutico, una équipe di personale spe-cializzato, regolarmente assunto, e diversi ope-ratori volontari.La Direzione è affidata al Dott. Filippo De Bellis.In comunità possono entrare, anche in terapiafarmacologica sostitutiva (metadone,buprenorfina, alcover): tossicodipendenti diambo i sessi maggiorenni; con problemi dialcolismo; con doppia diagnosi; in misure al-ternative alla carcerazione (con la sola esclu-sione degli arresti domiciliari); madri tossico-dipendenti con bambini.Per poter entrare in comunità un giovane devetelefonare personalmente al numero della co-munità (080/5336161) e fissare un appunta-mento con il Responsabile del Centro di Acco-glienza. Se tale telefonata è stata precedutada accordi con il Ser.T di competenza, vienefissato subito un appuntamento. Nel caso incui il giovane non sia stato presentato dal ser-vizio competente, viene invitato a prenderecontatti con il Ser.T e a richiamare dopo averpreso accordi.All’interno della comunità coesistono due grup-pi paralleli, che condividono alcuni momentidi vita in comune (la mensa, il tempo libero, ilreparto notte), ma che si differenziano per gliobiettivi ed i momenti terapeutici: il F.A.R.O.(Fase di Accoglienza Residenziale ed Orien-tamento) ed il GRUPPO ALTER (Gruppo ALungo Termine). Ogni progetto terapeutico chesi effettua in comunità, sia del gruppo F.A.R.O.che del gruppo ALTER viene suddiviso in tremomenti fondamentali: la fase di accoglienza(residenziale o non residenziale), la fase diterapia residenziale (prima e seconda) e lafase di reinserimento.Queste tre fasi del percorso comunitario noncostituiscono l’intero progetto di una persona,ma solo tre momenti in cui si possono ideal-mente suddividere il trasformarsi della relazio-ne di ciascuno dei nostri ospiti, nei riguardi del

gruppo e degli operatori, all’interno della co-munità.Si specifica comunque che la durata interna diciascuna di queste tre fasi è variabile a secon-da del progetto individuale, delle situazioni divita esterne, della modalità di ciascuno di se-pararsi della comunità.E’ ovvio che nei progetti a breve termine talifasi saranno “compresse” nel tempo e si mo-duleranno su obiettivi lievemente differenti,tuttavia viene mantenuto per ogni progetto ilritmo interno di sequenza: ingresso nella rela-zione, sviluppo della relazione e separazionedalla relazione.

La fase di accoglienzaInizia con il primo colloquio, presso il Centro diaccoglienza, a cui vengono invitati i familiariconviventi in quel momento con il giovane,genitori e/o coniuge. Vengono fornite le infor-mazioni essenziali sul modo di lavorare dellacomunità e si raccolgono i dati anamnesticifondamentali, compito affidato ad una psicolo-ga.In genere si preferisce aver già individuato,prima di questo colloquio, con il Ser.T di invioun orientamento di base in modo da poter su-bito indirizzare il giovane verso delle ipotesi dilavoro: 1) accoglienza non residenziale o ac-coglienza residenziale; 2) progetto a terminedi cui specificare l’obiettivo o progetto a tempoindeterminato. Se l’accoglienza é di tipo nonresidenziale tutti i colloqui, individuali, familia-ri e per la somministrazione dei test vengonoeffettuati presso la sede del centro di Acco-glienza, a Bari. Se l’accoglienza è di tipo resi-denziale il giovane, dopo un colloquio inizialee la visita della comunità, viene inserito nelFARO e firma solo il contratto base. Tutti i collo-qui necessari per raggiungere gli obiettivi del-la fase di Accoglienza sono svolti presso lasede della Comunità, dove vengono invitati an-che gli operatori dei SERT.Al termine di tale raccolta di informazioni, siain forma residenziale che non residenziale, sieffettua una valutazione congiunta con il SERTper giungere alla formulazione del progettoterapeutico. Quindi si decide se effettuare unprogramma breve ovvero un programma “piùclassico” di comunità con tempi di permanen-za più lunghi. Tale programma viene poi di-scusso e ridefinito con il ragazzo, preferibil-mente attraverso un colloquio congiunto con ilSERT: viene poi messo per iscritto, firmato dalragazzo e da un rappresentante della comuni-

tà, e costituisce il primo contratto mensile. Aseconda del tipo di progetto il giovane vieneinserito nel Gruppo FARO o nel GruppoALTER.Con la formulazione del progetto terapeutico,la firma del primo contratto mensile e l’ingres-so in uno dei due gruppi della comunità ter-mina la fase di Accoglienza ed inizia la Fasedi Terapia Residenziale. Durante tale fase sicercano di raggiungere gli obiettivi terapeuticipersonalizzati individuati in Accoglienza. Al-l’inizio di tale periodo vengono solitamenteinterrotti i contatti con la famiglia per un mese,per ricordare l’obiettivo della separazione. Sa-ranno poi ripristinati nel percorso terapeutico.Nella prima fase il lavoro terapeutico si svol-ge prevalentemente all’interno della comu-nità, attraverso l’analisi e la verifica dei proprirapporti relazionali con il gruppo dei residen-ti e con l’équipe degli operatori.La seconda fase è un periodo maggiormentecentrato sulla verifica dei risultati acquisitinella fase precedente. Il ragazzo comincia asperimentarsi fuori dalla comunità e senza il

L’INCHILa comunità Lo

dove si curaLa comunità Lo

dove si curadi Gabriella

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di Pasqua & Tiziana

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suo diretto controllo attraverso i permessi do-menicali e alcune responsabilità esterne allavita comunitaria. Si acquisiscono anche mag-giori responsabilità nel gruppo dei residenti.Si continua il lavoro con la famiglia, secondole modalità già espresse. Quando lo si ritieneopportuno, si inizia a lavorare sul progettoesterno alla comunità: si inizia a modulare ilrientro a casa e sul territorio del soggetto, in-dividuando anche in questo caso, un proget-to di reinserimento personalizzato.

La fase di reinserimentoIn questa fase ci si muove su due binari pa-ralleli e di pari importanza.Il primo è l’elaborazione a livello emotivo dellaseparazione dalla comunità, dalle relazioni,dagli affetti e dagli spazi personali che il gio-vane ha costruito durante il periodo di resi-denza. Il secondo è l’attuazione di interventiche permettano al giovane di vivere all’ester-no della comunità in modo soddisfacente persé e adeguato alle proprie eventuali respon-

sabilità (lavoro, famiglia, figli). Nella Fase diReinserimento si invita il giovane a cercareun lavoro, a trovare se necessario un casaindipendente, a investire affettivamente in nuo-ve relazioni amicali. In altre situazioni il giova-ne torna in comunità per week-end mensili einveste il suo tempo e le sue energie tutte al-l’esterno della comunità. In questi “week-endterapeutici” possono essere invitati a risiede-re in comunità anche i familiari, se necessario.E’ questa la fase più variabile nel tempo e nel-le misure terapeutiche.

IESTAorusso Cipparoli,ano i drogati

orusso Cipparoli,ano i drogatia Marcandrea

L’organizzazione della vitaquotidianaGli orari della comunità, oltre a rispondere adun ovvia necessità organizzativa, definisconogli spazi ed i tempi del lavoro, della terapia, delgioco, del tempo libero ed hanno valore struttu-rante per la personalità.La giornata in comunità inizia alle sette del mat-tino e termina alle ventitre. La mattina viene so-litamente dedicata ad attività lavorative qualilaboratorio artistico-artigianale; cartotecnica; al-levamento animali di piccola taglia; orto; giardi-no; manutenzione. Il pomeriggio prevede attivi-tà terapeutiche e di gruppo.Una sinfonia di sinergie dunque per raggiun-gere l’obiettivo del recupero completo dei tos-sicodipendenti.

La pars destruens citavamo agli inizi di questa inchiesta. In noi però esiste anchela pars construens. Quella che ci permette di continuare a sperare, di impararead amare la vita giorno dopo giorno. Quando tocchiamo il fondo spesso si ha lafortuna di distinguere qualcuno, nelle tenebre che ci sta porgendo la mano. Ebbe-ne la Comunità Lorusso Cipparoli questa mano l’ha tesa più volte e spessosuccede di poter registrare la testimonianza di chi ha accettato di rialzarsi. Agliinizi con scetticismo. Poi con sempre maggiore fiducia sino a rinascere. È questache leggete, appunto, l’attestazione di chi si è riconsegnato alla vita. Giampaolo,una delle tante vite senza speranza che ha frequentato la Comunità negli anni1986/87, a poco più di venti anni.All’equipe e ai ragazzi/e della comunità,ho ricevuto il vostro invito per la celebrazione del ventennale della comunità, ne sono lusingato, maimpegni già presi non mi permetteranno di essere presente. Vorrei comunque approfittare di questomomento per dare una piccola testimonianza della mia vita. Come forse alcuni degli operatori sanno(Giuseppe, Filippo, ecc., siete ancora lì?) il mio percorso di recupero comunitario è, tutto sommato, statobreve ma intenso, anzi ricordo che il primo tentativo andò fallito dopo soli 40 giorni di permanenza incomunità mentre il secondo e ultimo durò circa 2 anni con pieno successo. Non vi nascondo che una voltauscito la tentazione di ricominciare c’è stata e se non l’ho fatto è anche perché i miei vecchi amicitossicodipendenti capirono la mia scelta rispettandola ed incoraggiandola. Naturalmente tutto questo nonsarebbe comunque potuto succedere se la mia famiglia e nuovi amici conosciuti con il tempo non mifossero sempre stati vicini. Nuovi amici che tuttora frequento insieme a mia moglie conosciuta proprio inquel gruppo ben 16 anni fa. Poi il passare del tempo ha fatto la sua parte, per alcun ami ho lavorato poi horicominciato gli studi lasciati alle superiori, mi sono quindi diplomato e dopo altri 6 anni di lavoro e 5 di studiomi sono anche laureato. Attualmente lavoro o per meglio dire collaboro con un Patronato svolgendo attivitàdi CAAF ed attività sociale (pensioni, segretariato sociale, ecc.) non disdegnando nei limiti del possibile unpo’ di volontariato presso un’associazione missionaria tolentinate. Il mio passato l’ho ormai lasciato allospalle e solo le persone più vicine sanno qualcosa di quei tempi, mentre per tutti gli altri sono solo quelloche vedono ora. Dico questo perché essere apprezzato o disprezzato solo per ciò che sei veramente,senza il più piccolo riferimento a quello che sei stato, è stato il traguardo più difficile ma nello stesso tempopiù bello da me raggiunto. L’unico ma pesante fardello che mi porto e mi porterò sempre dietro è quellatremenda malattia che ormai tutti conoscono e di cui preferirei non parlare, se non per precisare che irapporti interpersonali non sono mai stati compromessi dal “male”, anzi tanto per fare un esempio miamoglie è medico e già dal nostro primo incontro sapeva del mio problema. Questa lettera che vi giurovoleva essere molto più breve la dedico a tutti quelli che hanno tentato e ce l’hanno fatta, a tutti quelli chenon ce l’hanno fatta e a tutti quelli che ci stanno ancora provando. Vi saluto e vi risparmio le frasi fatte (comeforza, coraggio non mollate ecc.), tanto gli unici protagonisti della vostra vita siete voi tutto il resto puòessere un mezzo, un aiuto. uno stimolo ma senza di voi non serve e non servirà mai a niente. Un abbraccioforte da parte mia e della mia famiglia a Don Vito e a tutti quelli che conosciamo se sono ancora con voi.

GIAMPAOLO

«Così Cipparoli mi ha salvato»«Così Cipparoli mi ha salvato»LA TESTIMONIANZA

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29 dicembre 2006 – La fine dell’anno è alle porte. Fervono in fami-glia i preparativi per salutare il vecchio anno che tanti affanni portavia. E come meglio salutarlo se non rifacendosi alla secolare tradizio-ne? Ma sì! Ecco pronto un oggetto di cui disfarsi, un oggetto da lan-ciare dal balcone, un oggetto simbolo del vecchio passato da relega-re fra i ricordi, in soffitta o in cantina; ed ecco pronto per il nuovo announ intimo nuovo, in pizzo o falso pizzo, poco importa, purchè innega-bilmente rosso, per accogliere con entusiasmo ed un pizzico di spe-ranza il futuro che avanza imperterrito ed irrefrenabile. Ed i prepara-tivi fervono anche nella casa comune, il Palazzo di Città, che si pre-para al Capodanno in Piazza, ma non solo… Mancano ancora duegiorni al 2007 ma già sui manifesti affissi si preannuncia e si respiraaria di nuovo: la convocazione di un Consiglio Comunalemonotematico per mandare in soffitta lo Statuto Comunale vigente edapprovare la nuova Carta Costituzionale del Comune di Giovinazzo.Era ora!!! Per carità, tanto rispetto per il vecchio, canuto, ormaitrentennale Statuto sottoposto esattamente un anno fa ad un sempli-ce restyling normativo. Ma contro il tempo non c’è lifting o restylingche tengano e anche per il caro vecchio Statuto è scoccata l’ora, èarrivato il momento del declino, della soffitta, della cantina o, comepiù si addice ad un pezzo di storia, di essere riposto nell’Archiviostorico Comunale a disposizione dei posteri.

- Presidente Magarelli Lei è stato scelto dal Consi-glio Comunale per presiedere la Commissione Af-fari Istituzionali che ha appena terminato i lavori distesura del nuovo Statuto del Comune diGiovinazzo. Ci vuole illustrare brevemente l’impor-tanza di tale documento, le novità apportate, le dif-ficoltà incontrate e quant’altro meritevole di atten-zione da parte dei nostri lettori? E’ una parola! Ci vorrebbe un inser-to speciale per rispondere esaurientemente a questa sua complessadomanda, in ogni modo ci provo ugualmente. Dunque! Lo StatutoComunale è la Carta Costituzionale della Città fatta di valori e regoledeterminanti per la vita sociale, politica ed amministrativa della co-munità in cui viviamo; come tale, deve essere necessariamente postoal di sopra delle posizioni politiche e dei distinguo che appartengonoall’esercizio delle prerogative di ciascun Consigliere Comunale. Eccoperché è stato unanimemente pensato, ideato, valutato e scritto dachi giornalmente vive la realtà della propria Città ed è chiamato atradurre in atti fondamentali l’azione amministrativa della complessamacchina “Comune di Giovinazzo”. Lo Statuto non può essereappannaggio di ingegneri istituzionali, anche se, obbiettivamente, ilconforto dei tecnici è necessario per la migliore definizione dell’arti-colato, ma non v’è dubbio che lo stesso deve essere espressione delcammino condiviso di una comunità che sente come propria la CartaCostituzionale del Comune in cui vive. Infatti il lavoro della Commis-sione non si è limitato ai pur inevitabili tecnicismi che la complessitàdella materia imponeva, ma ha spaziato sul vasto fronte dei valori,dei principi, dei diritti e delle finalità, suscitando un dibattito internodemocratico, da alcuni definito ideologico, che ha rivalutato il “farepolitica”, ha rivitalizzato le coscienze, ha riavvicinato il cittadino alleIstituzioni e lo ha reso partecipe e protagonista, pur nella differenzadelle opinioni e delle scelte che contano. Non v’è dubbio che il siste-ma elettorale maggioritario ha portato con sé una personalizzazionedella politica, che ha contribuito a sdoganare la leadership dai partiti,minando alla radice la coesione e la disciplina dei Gruppi Consiliari.La Commissione, dunque, ha pensato che quelle funzioni andavanorecuperate, ripensate e ridistribuite all’interno del sistema della rap-presentanza. Occorreva, pertanto, una sana dialettica tra i soggettidella rappresentanza ed un riequilibrio delle funzioni Amministrative,perché resta alto il rischio che il Consiglio sia depotenziato e che ilConsigliere venga annullato nei suoi poteri di indirizzo, di proposta,di vigilanza e di controllo. Infatti, governare non è solo decidere; im-portante è la qualità dell’atto, il suo contenuto democratico, la coe-renza tra i valori e gli obiettivi, la valutazione responsabile delle di-verse opzioni che sono sottoposte alle decisioni. Questo è quanto dimeglio la Commissione, che mi onoro aver presieduto, ha potuto esaputo sviluppare, ma ciò è stato possibile solo grazie alla serietà,alla intensità ed alla passionalità che quasi tutti i Commissari hannoposto nel realizzarlo. In particolare, ritengo che il contributo costruttivodato, oltre che dalla maggioranza di governo, anche, soprattutto, daalcuni commissari di minoranza, prima fra tutti la collega Sara Achille,abbia permesso al nostro Comune di dotarsi di uno strumento che glidà identità, missione, ed una condizione di efficacia nell’azione dirappresentanza. La conseguente e coerente responsabilità dimostratain Aula Consiliare dalla collega Sara Achille, Saverio Daconto, Nico-la Giangregorio e Francesco Dolciamore hanno poi consentito l’ap-provazione unanime dello Statuto, in contrapposizione alla totale,sciagurata, bieca irresponsabilità dimostrata dai Consiglieri

Autonomisti Sifo, Sciancalepore, Leone e del Consigliere disperso,perché girovago, Cortese i quali, insieme ed alla chetichella, hannoabbandonato l’Aula come tanti “arrubbaggallinne” colti con le maninel sacco. Per la verità era assente anche il Consigliere StufanoPasquale, ma, seppur impedito dal proprio partito a partecipare alleriunioni della Commissione a partire da Giugno 2006, sono certoabbia preferito godersi appieno le ferie natalizie.- Presidente Magarelli, quali sono le grandi novità poste all’internodel nuovo Statuto?L’attenzione dell’opinione pubblica e l’analisi puntuale delle aspet-tative della società civile ha costantemente accompagnato il lavorodella Commissione a cui, peraltro, sono pervenute dalle diverse com-ponenti istituzionali, sociali, civili ed ecclesiastiche, in modo formaleed informale, proposte e suggerimenti che hanno contribuito a mi-gliorare notevolmente la qualità del documento. Mi riferisco sostan-zialmente ai principi ed ai valori ispiratori, quali presupposti fonda-mentali dell’azione amministrativa che, a cominciare dalla identitàterritoriale e dalle tradizioni culturali quali beni da valorizzare e daproteggere, vanno dalla democrazia, libertà ed uguaglianza alla pro-mozione, tutela e rispetto della vita umana in tutte le sue fasi, dallapace, solidarietà, sviluppo e benessere sociale alla tutela della fami-glia fondata sul matrimonio, dalla promozione della cittadinanzaEuropea e dal rispetto delle minoranze linguistiche allavalorizzazione dei legami con i Giovinazzesi nel mondo, dalla tuteladei più deboli, dei diversamente abili, dell’infanzia, dei minori e deglianziani alla esaltazione del principio di pari opportunità tra uomo edonna. Relativamente all’aspetto amministrativo abbiamo introdottoun funzionale “Ufficio di Presidenza” con ruolo e funzioni innovativeper il Comune di Giovinazzo; ed ancora una “Speciale Commissio-ne Permanente sulla qualità dei servizi erogati”, una “Commis-sione Speciale per le pari opportunità”, oltre al servizio di Protezio-ne Civile Locale, alcuni nuovi strumenti di tutela e garanzia del dirit-to del cittadino alla partecipazione attiva al procedimento ammini-strativo, all’accesso agli atti, alle strutture ed ai servizi, alle infor-mazioni, all’azione sostitutiva, ai Referendum consultivi ed abro-gativi, al nuovo Albo delle Associazioni, alle Consulte, alle As-semblee ed alle consultazioni dei cittadini. Naturalmente la Com-missione è già al lavoro per approntare i Regolamenti attuativi diquesto nuovo e complesso Statuto e vi posso anticipare che ne haapprontati subito due, il Regolamento interno del Consiglio Comu-nale ed il Regolamento dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio.- Presidente, vuole indirizzare un saluto particolare a qualcuno?Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare tutti i Commissari chehanno partecipato alla stesura della Carta Costituzionale della no-stra città ed in particolar modo la collega Sara Achille che con la sua

CRONACA AMM

STEMMA ORIGINALE. DecretoCapo del Governo, Benito Mussodatato 28 novembre 1932, Roma. Inchivio Storico del Comune Giovinazzo, falcone n.1, fasc.2, caAmministrazione

ANNO NUOV

STATUTO NUOChi l’anno nuovo ben vuo

cominciare, il nuovo Statuto

approvare

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tenacia, la sua determinazione e capacità ha costantemente collabo-rato all’interno della Commissione ottenendo apprezzabilissimi risul-tati tradotti in una moltitudine di suggerimenti tutti recepiti ed appro-vati, i colleghi Angelo Depalma, Agostino Albrizio, Giuseppe Altierie Nicola Dagostino per la qualità dei suggerimenti e per il supportotecnico e politico, il giovane esperto esterno Giulio Calvani che hacurato brillantemente l’aspetto giuridico dello Statuto con l’amicoPasquale Tempesta, la segretaria della Commissione NicolettaGirgenti per l’impegno, il supporto tecnico, la serietà e la competen-za dimostrata, i Presidenti delle due Consulte cittadine, la Presidentedella Pro-loco, dell’Associazione dell’Arma Aeronautica per l’appor-to dato ed infine il Presidente del Consiglio Nicola Massari ed ilSindaco Antonello Natalicchio per l’azione di stimolo e di sostegnoche hanno voluto riservarci. Un saluto particolare voglio indirizzarloai candidati sindaci che si stanno accingendo ad affrontare l’immi-nente campagna elettorale augurando loro che vinca il migliore, il piùbello, il più simpatico, il più audace, il più bravo, il più onesto, il piùcoraggioso, il più determinato, il più capace, il più e non il meno eneanche il per o il diviso. Io l’ho già individuato, evoi?

- Consigliere Altieri Lei è componente della Com-missione Affari Istituzionali. In Consiglio Comuna-le si è verificato l’abbandono dell’aula da parte deiSocialisti Autonomisti e dell’indipendente Corte-se. Dopo ” l’onore al merito” espresso dal Giagua-ro, possiamo conoscere il Toro pensiero? Sincera-mente è successo di tutto e di più. I colleghi Pietro Sifo e MicheleCortese hanno partecipato ai lavori della commissione, percependoanche l’indennità prevista, ma oggi, invece di approvare il documen-to su cui è scritto anche il loro nome, sollevano tanti falsi problemi cheniente hanno a che fare con lo Statuto. Devo pensare che in Commis-sione siano venuti a prenderci in giro e che gli argomenti portati inaula siano stati un pretesto finalizzato solo a strumentalizzare politi-camente l’approvazione di un documento che niente ha di politico.Con la stessa intensità con cui stigmatizzo il comportamento dei com-missari Sifo e Cortese, oltre che dei consiglieri Leone e Sciancalepore,sento il dovere istituzionale di ringraziare principalmente il Commis-sario di Alleanza Nazionale, la signora Sara Achille, che ha dimostra-to senso di responsabilità, rimanendo in aula. In Consiglio, dopo 5anni di scontri politici, ho chiesto addirittura che fosse rivolto a lei unapplauso. Come espresso dal presidente Magarelli, è da apprezzareil comportamento del gruppo di A.N. in Consiglio e di Sara Achille inCommissione, un comportamento eccellente sotto il profilo di perso-ne, consiglieri, concittadini, amici e colleghi intellettualmente corretti.

- Consigliere De Palma Un pensiero su questaesperienza quale Commissario della Commis-sione Affari Istituzionali. Riconoscevo già inCommissione, e l’ho ribadito in Consiglio, che illavoro è stato svolto in un clima di perfetta sintonia.Sono emerse tutte le identità, ma tutte, nella lorodiversità, hanno arricchito il testo del nuovo Sta-tuto, con un contributo che a mio giudizio ha richiamato molto quelloche è accaduto all’epoca della Costituzione, allorquando anime di-verse hanno dato vita alla legge fondamentale del nostro Stato. L’au-spicio è che questo Statuto sia veramente una carta di identità diquesto Comune e ispiri, con i valori che in esso vengono ribaditi,l’azione nostra e quella delle future amministrazio-ni.

- Consigliere Achille circola voce piuttosto insi-stente che la sua presenza in aula ha garantito alsindaco Natalicchio il numero legale necessarioper l’approvazione dello Statuto. Come mai, dopocinque anni di tenace ed intransigente opposizio-ne, alcune volte culminata con l’abbandono del-l’aula, il gruppo consiliare di Alleanza Nazionale ha fortementevoluto l’approvazione dello Statuto? Tutto merito del Natale cherende buoni anche i nostri cari politiconi? Direi, solo merito delNatale che dopo cinque anni ha regalato non a me, ma ad AlleanzaNazionale e al suo gruppo consiliare manifestazioni di stima daparte della maggioranza, anche se riteniamo che i ringraziamenti,seppur sinceri e graditi, non siano dovuti. Il nostro è stato il compor-tamento coerente di consiglieri comunali rispettosi del proprio ruoloistituzionale; personalmente, avendo partecipato ai lavori della Com-missione in rappresentanza di A.N., ho sentito il dovere istituziona-le, non solo di assicurare al Consiglio il voto favorevole, ma di ga-rantire un andamento tale del Consiglio che portasse alla approva-zione dello Statuto in prima battuta. E’ noto che in Commissioneabbiamo avuto momenti di leggera tensione, tensione naturale quan-do c’è dialettico e serio confronto, ma è proprio dal confronto chesono poi emerse le soluzioni ottimali condivise perchè l’articolatorisultasse estremamente positivo. Ed alla maggioranza va un rin-graziamento, non solo doveroso, da parte mia e del consigliereDaconto, per la disponibilità dimostrata in Commissione e in Consi-glio nell’accogliere positivamente il nostro modesto contributo e lenostre proposte sui valori caratterizzanti la nostra comunità: la dife-sa della vita umana in tutte le sue fasi, la tutela della famiglia fondatasul matrimonio, la pace quale valore imprescindibile dalla libertà, lapromozione dei valori storici e civili in memoria dei concittadini ca-duti nell’adempimento del proprio dovere. Pur con i naturali distin-guo per scelte politicamente non condivisibili da parte del gruppoconsiliare di A.N., con onestà intellettuale un sincero riconoscimen-to va rivolto al Presidente della Commissione, Leo Magarelli; il suoimpegno, la competenza dimostrata e le sue capacità di mediazionehanno consentito un serio, equilibrato e proficuo dibattito, oltre chela stesura, in tempi rapidi, di un articolato così completo, chiaro epreciso nei contenuti. La Commissione ha avuto, anche, il suo assonella manica: la Segretaria, Nicoletta Girgenti, donna di grandicapacità umane e non solo professionali. Ciao, Nicoletta. A te va ilnostro affettuoso “Grazie di cuore”.Per quanto riguarda il vociferar di piazza, ci tengo solo a ricordarequante battaglie politiche Alleanza Nazionale ha sostenuto in cin-que anni, ed il più delle volte anche da sola. Era nostro doverecontrollare, come opposizione, l’operato dell’amministrazione, rav-visando e denunciando irregolarità con cognizione di causa e maiper partito preso o per insulsa e gretta strumentalizzazione politica.Come poter dimenticare l’annullamento, un anno fa, della deliberadi adeguamento normativo dello stesso Statuto Comunale a frontedi irregolarità da noi puntualmente rilevate e denunciate anche alPrefetto di Bari? Vorrei anche ricordare ai giovinazzesi che, in quan-to a coerenza, i Socialisti Autonomisti non possono vantarne; nonmeno di qualche mese fa, in occasione del rinnovo del Collegio deiRevisori dei Conti, quel gruppo consiliare, pur di garantirsi una pol-trona, ha fatto ricorso ai voti della maggioranza da cui dice di averpreso le distanze. Ma siamo seri!La cultura delle poltrone e della irresponsabilità politica non ci ap-partiene. Siamo sempre stati coerenti e lo saremo fino in fondo, adifferenza degli alternativi e di qualche indipendente che, pur aven-do contribuito alla stesura dello Statuto, in Consiglio Comunale hannoanteposto la battaglia politica al senso di responsabilità istituziona-le, quale l’approvazione di un atto non politico, non ideologizzato,non garante degli interessi del singolo o dei pochi eletti, ma sologarante degli interessi sociali, morali, civili, economici della nostracittà e di noi cittadini tutti.

FRENGO E STOP

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Il Presidente del Consiglio Prodi e i ministri delsuo gabinetto non avevano ancora digerito lemozzarelle di bufala gustate all’inutile e assaidispendioso, per le tasche tartassate dei con-tribuenti, vertice di Caserta, che ecco irrompe-re la questione dell’allargamento della baseamericana di Vicenza. La sinistra estrema egovernativa alza le barricate per impedire ilrafforzamento della presenza militare ameri-cana nella città veneta. I ministri rappresen-tanti di rifondazione comunista, verdi e comu-nisti italiani, dopo aver gustato il prodotto delleormai famose bufale casertane nei saloni del-la reggia che fu dei Re di Napoli, chiedono agran voce un vertice per ridiscutere la decisio-ne presa dal consiglio dei ministri di cui fannoloro stessi parte. Ma siamo su “Scherzi a par-te”? Ma in quali mani il popolo italiano ha con-segnato il governo della Nazione? Ma al verti-ce, nella Reggia vanvitelliana, di cosa hannoparlato? Oltre alla spesa enorme a carico del-lo Stato, qual è stato il risultato tangibile, vistoche a pochi giorni sono nuovamente deflagratele divisioni interne alla maggioranza di centrosinistra? Cortei dei soliti disobbedienti, noglobal, appartenenti ai centri sociali con con-sueta esposizione di bandiere arcobaleno ebandiere rosse per le strade della città venetaper dire no al potenziamento della base ame-ricana. Non posso prevedere l’esisto di questanuova lite nella coalizione governativa. Possosolo constatare che alla fine il poderosocollante delle poltrone, del potere, dei lampeg-gianti delle auto blu, e mettiamoci anche il ri-cordo delle ore passate sotto le volte della reg-gia di Caserta che hanno visto ben altre figuredi governanti, indurranno i vari Diliberto,Pecoraro Scanio, Cento e compagnucci vari arinfoderare la polemica. Troveranno un com-promesso che, per autodefinizione a sinistra,è sempre alto e tireranno a campare. Magari icattivi americani si allargheranno un po’ meno.Magari i nostri militari torneranno primadall’Afghanistan. Magari taglieranno ancora ilbilancio della Difesa così sarà impossibilemantenere a livello di efficienza le Forze Ar-mate e, con buona pace dei colleghi che vota-no a sinistra, diventeremo inutili. E così andràanche per le altre numerose questioni irrisolte.Il tutto al cospetto di un centro destra incapacedi proporsi come un’unica forza di opposizio-ne e anch’esso vittima di personalismi, ambi-zioni non suffragate dal consenso e desiderio

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di potere a qualsiasi costo. Come leggere al-trimenti i distinguo degli ex democristianidell’UDC che aprono al centro sinistra un gior-no sì e l’altro pure, candidandosi a sostituirel’estrema sinistra? La Lega, che vuolesmarcarsi dal centro destra, fedele al solodisegno dell’autonomia continua a dialoga-re con alcuni esponenti della maggioranza; el’ex ministro degli esteri Fini, che vuole ren-dere sempre più sbiadita la collocazione adestra del suo partito, proprio nel suo partitosi comporta da duce sollevando dagli incari-chi i dirigenti non addomesticati e addome-sticabili. Sono sollevato alla vista di questopanorama. Ed anche a livello locale…… Eccoil candidato del centro destra irrompere sullascena con la presentazione di domenica 14gennaio. Corro anch’io. Tanta bella gente,donne e uomini di centro destra e qualchedeluso di sinistra. A presentare il candidato,con simpatie socialiste ma oggi di Forza Ita-lia, un uomo di sinistra che tiene a ribadire lasua collocazione ma allo stesso tempo la suadelusione per l’attuale governo cittadino.Ecco spiegata la soddisfazione dipinta sulvolto del senatore Azzollini. Anche lui ha fattoquel percorso, da sinistra a destra… a de-stra? Insomma nel centrodestra si pensa cheper poter vincere si debba pescare necessa-riamente a… sinistra? E con quale risultato?Quello di non lasciare mai spazio alla cresci-ta di una propria classe dirigente. “Vincere epoi si vedrà” sembra essere il motto dellacoalizione. Applausi, discorsi di circostanza,sorrisi, promesse di giorni radiosi. Tutti soddi-

sfatti. I segretari cittadini del centro destrasono al lavoro per la preparazione delle liste.Con dieci simboli dovrebbero essere benduecento candidati a favore di MichelePalmiotto. Un esercito. Ma la strada verso leelezioni è ancora lunga, molto lunga. Fino amaggio potrà accadere di tutto.

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Il circolo “Figli del Mare”, con sede

in Piazza Vittorio Emanuele II n. 59,

a Giovinazzo, ringrazia sentitamen-te tutti coloro che con devozione

hanno contribuito economicamen-

te alle spese del restauro del SacroManto della nostra Protettrice, Ma-

ria SS. di Corsignano.

L’elenco completo dei contribuen-ti è consultabile sul sito

www.giovinazzo.it .

SOS PER IL MANTO

DELLA MADONNA

ILCONTRAPPUNTO DELL’ALFIERE

Di bufala in bufalaLe baruffe…chiozzotteLe baruffe…chiozzotte

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La scena si svolge nell’aulaconsiliare del Palazzo di Città.Testi: liberi pensieri, liberaimprovvisazione, liberainterpretazioneAttori protagonisti: Sindaco,Antonello Natalicchio (Difesa) -Consigliere Sciancalepore: Pubblicaaccusa

Presidente: Allora, ha chiesto prima il Sinda-co e poi Sciancalepore…Consigliere Sciancalepore: Il Sindaco deveparlare seduto.Presidente: E perchè?Consigliere Sciancalepore: E perchè semprecosì ha fatto. Ha sempre parlato seduto.Sindaco: Sciancalepore, tu ce l’hai con me,Sciancalepore. E perchè? Ma perchè ce l’haicon me, Sciancalepore!!!Consigliere Sciancalepore: Innanzitutto si sa-lutano le persone. Perchè da un po’ di tempo aquesta parte stai mancando il saluto anche perdelle persone che ti hanno sostenuto per treanni in questa amministrazione. Io sono venu-to vicino alla tua stanza, a 50 cm. Dalla tuastanza, lei (ndr. lei chi? Lei tu o lei l’altra?) hafatto finta di non guardare, e tanto meno nonmi ha neanche salutato. Pertanto questa è ma-leducazione da parte sua nei confronti di unconsigliere di questa amministrazione.Sindaco: Sciancalepore, a casa mia, mia ma-dre ci teneva abbastanza per questa cose. Fa-ceva volare anche ceffoni, mi hanno insegna-to che quando uno entra in una stanza abitatasaluta. A me non sembra che lei l’ha o abbiasalutato quando è entrato nella mia stanza. Ioanziché rimproverarla per questa sua assolu-ta cafonaggine, mi sono limitato a far finta dinon accorgermi della sua cafonaggine. Ades-so lei mi rimprovera perchè io non l’ho saluta-ta. Ma io da domani le telefono la mattina acasa e le auguro buongiorno… Va bene? Dal-le 7 in poi io le augurerò buongiorno. Ma suquale cellulare devo telefonarle per trovare lalinea libera dei tre?Consigliere Sciancalepore: Non ci sono pro-blemi, le reti qui a Giovinazzo coprono tutto,

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wind, omnitel, quello che vuoi…Sindaco: Quindi posso telefonare su un cellularequalsiasi, i suoi funzionano tutti, tutti e tre. Sonoancora tre o sono diventati quattro?Consigliere Sciancalepore: Io ho un solocellulare, quello della Tim. Quella sera ne portaiquattro per far capire al Consigliere Magarelliche qui a Giovinazzo le reti sono tutte coperte eallineate.Sindaco: Quindi stava facendo un esperimentoin nostro danno, quindi lei attirava i raggi ultra-violetti delle antenne. Lei li attirava in questa salaper fare danno alla nostra salute? Per favore,vuole ripetere al microfono quello che ha detto?Cioè lei ha attentato alla nostra salute quellasera? Io non vorrei che questa discussione, peril suo tenore, lasciasse cadere un elemento chemi sembra invece importante. [omissis…]Consigliere Sciancalepore: Un attimo. Io pensoche questa discussione la chiudiamo in questamaniera, cioè non c’è bisogno di replicare sem-pre di più di quello che si sta dicendo. Il Sindacodice che ultimamente io me la prendo semprecon lui, ma non è vero niente. Il problema è che ilSindaco deve sapere chein questa amministrazio-ne i consiglieri comunaliabbiano almeno il rispet-to di essere salutati, e nonche io non ho salutato lui,lui non ha salutato me.Non è vero niente, perchèio quando ho suonatonella sua porta, si è aper-ta la porta e lei ha subitomesso in discussione unproblema con un’altrapersona. Non ha dato ne-anche il tempo né di guar-dare in faccia chi stavadietro la porta, e tantomeno non ha ritenuto op-

portuno neanche di salutare. Perchè noi sesuoniamo alla porta è che giustamente vo-gliamo entrare per chiedere degli atti. Lui in-vece ha fatto finta di non guardarmi e nean-che di salutarmi. Perciò si deve mangiare le

parole dicendo che io non ho salu-tato lui, è soltanto questione dibambinate queste qua.Presidente: Grazie Consigliere. Permotivi personali risponde il Sinda-co.

Sindaco: Solo per dire, ConsigliereSciancalepore, perchè io sono mol-to dispiaciuto che lei si sia alzato

mentre io parlavo. Lei non mi dicebuongiorno quando viene a bussare alla miaporta, e si apre la mia porta, si alza quandoio parlo e esce via, va fuori. Io francamente,diciamo, comincio a avere una specie di com-plesso, lei mi fa molto male, ConsigliereSciancalepore, con questo suo atteggiamen-to, io soffro. E questa mia sofferenza me lafarò certificare da uno psicologo, perchè leimi sta procurando un danno notevole a livel-lo psicologico con questo suo atteggiamen-to. Perchè io come tutti gli esseri umani hobisogno di essere amato e il suo odio mi get-ta nello sconforto.[omissis…]Presidente: Il Sindaco ha ancora un…Sindaco: Consigliere Sciancalepore, buonaserata, le auguro buona serata e voglia au-gurare da parte mia buona serata anche aisuoi colleghi che hanno abbandonato l’aula.E si abbia anche i miei auguri di buon anno.Anche ai suoi colleghi che sono andati via.

FRENGO E STOP

BLOB CONSIGLIO COMUNALE29 DICEMBRE

Commedia di Natale

A DAISC IE NUDD!!!

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Nome: BeppeCognome: DecandiaSoprannome: Lo ignoro. Forse la domanda va rivolta ai miei amici e forse, sec’è, sarebbe irripetibile.Età: 39 anniProfessione: Sono avvocato e lavoro presso l’Avvocatura del Comune di Andria.Partito di appartenenza: Non ho tessere di partito.Esperienze politiche: Ho maturato la mia sensibilità politica e culturale in modoautonomo, non facendo mancare il mio fattivo contributo, quando richiesto equando ho reputato che esistessero le condizioni per un mio impegno diretto,come è avvenuto nella vicenda della candidatura a sindaco. In ogni caso, hosempre esercitato la mia “sovranità” valutativa e decisionale.Esperienze amministrative: Ho vissuto due esperienze amministrative, brevi,ma intense. Nella prima sono stato assessore, con delega al bilancio, nellaGiunta Illuzzi nel 1999. Rassegnai le dimissioni in coincidenza con il famoso“ribaltone”. La seconda esperienza amministrativa l’ho vissuta come assesso-re ai lavori pubblici per pochi giorni. Le logiche e gli interessi di parte, comeanche i veti incrociati impedirono la mia permanenza. Percepii netta la sensazio-ne che non si voleva alterare gli equilibri raggiunti e consolidatisi in quella mate-ria così delicata e importante. Ricordo a me stesso che fino ad allora la delegaera stata mantenuta dall’attuale Sindaco.Ho vissuto quindi in prima persona due momenti cruciali (e mi permetto di direnon proprio esaltanti) della recente storia politica e amministrativa del centro-sinistra giovinazzese.Il centro sinistra presenta un candidato sindaco alternativo allo stessocentro sinistra. A cosa si deve tanta abbondanza?Parlare di centro-sinistra rispetto ad una coalizione che ha i suoi referenti neiDs, nella Margherita e nella formazione del Consigliere Magarelli, mi pare forsetroppo! Il sottoscritto e le forze politiche che lo sostengono, in primo luogo,vogliono essere programmaticamente alternativi al centro-destra giovinazzese.Al contempo vogliono essere programmaticamente alternativi all’Amministra-zione uscente e al suo agglomerato di partiti e liste e dire ai Giovinazzesi cheesiste un centro-sinistra capace di accettare (e vincere) la sfida di una ammini-strazione della cosa pubblica seria, competente e responsabile, ma soprattuttonon staccata dagli interessi dei cittadini.Centro sinistra: Divorzio, separazione legale, separazione consensualeo semplicemente separati in casa?Mi pare di poter dire che nessuna delle fattispecie citate si attagli al nostro caso.Vogliamo rigenerare il centro-sinistra giovinazzese con un nuovo ceto dirigente,con un nuovo e credibile programma amministrativo, con una nuova etica per-sonale e di coalizione, ma soprattutto vogliamo dare un taglio netto a quelleperverse logiche di asservimento ad interessi di parte che ci sembra abbianopreso il sopravvento, trasformando l’Amministrazione in carica in una ammini-strazione arrogantemente autoreferenziale, del tutto sorda agli interessi realidei cittadini, in nome di una malintesa governabilità.E’ vero che vive sano chi dagli avvocati sta lontano?La categoria degli avvocati non mi sembra più “pericolosa” di altre, come, adesempio quella dei commercialisti …Giovinazzo ha più avvocati o clienti?Credo di poter dire che la conflittualità degli interessi, che giustifica le duecategorie, a Giovinazzo sia adeguata alle sue condizioni sociali ed economiche.E sconta pure gli effetti di una presenza della Pubblica Amministrazione perce-pita come “datrice” di benefici e quindi non contestabile. Penso sia questa laragione per cui incredibilmente gli atti amministrativi relativi al c.d. piano delleantenne non sono stati gravati!Divide et impera: non credi che il proverbiale motto possa far gola alcentrodestra?Penso sia davvero il caso che il centro-destra giovinazzese non gongoli perquesto scenario e che impegni le sue energie nella direzione del consolidamen-to e del compattamento tra le forze che lo compongono. In sintesi, è bene cheguardi a casa propria. In ogni caso, non dimentico che a dividere il centro-sinistra giovinazzese non è stato il centrodestra, ma il Sindaco e il suo milieu ele loro logiche e i loro comportamenti.Per la prima volta il centrodestra ha battuto sul tempo il centro sinistra,ufficializzando non in zona cesarini il nome del suo candidato. A cosa sideve tanto zelo?Lo si deve al fatto che, forse, hanno messo a frutto le esperienze pregresse,non proprio esaltanti. Ma credo che la domanda dovrebbe porla a loro.Cosa ne capiranno gli elettori di sinistra?

Guardi, gli elettori di sinistra, e non solo, hanno capito da tempo che l’esperien-za politica e amministrativa del Sindaco Natalicchio era destinata all’insucces-so. E le vicissitudini politiche della coalizione, nonché quelle amministrativehanno semplicemente esplicitato e giustificato questo sentire. A questa con-sapevolezza, con la nostra iniziativa vogliamo dare delle risposte. Abbiamol’obbligo di provarci. Vogliamo dire ai Giovinazzesi che la terapia Natalicchionon è l’unica, necessaria e che sono disponibili altre terapie, ben più efficaci.Cosa è rimasto di sinistra a Palazzo di Città?Lo diranno i Giovinazzesi con il loro, imminente voto. Ma temo molto poco.Cosa è rimasto di destra a Palazzo di Città?Forse è il caso di chiedersi cos’altro di destra non abbia ancora trovato dimorasicura nel Palazzo di Città.Quanto conta il centro a Palazzo di Città?Conta, direi, in maniera decisiva, posto che l’attuale Amministrazione poggiasulla lista Magarelli e sulla Margherita.Cosa è rimasto del tuo ex compagno Antonello al Palazzo di Città?Lascia una eredità pesante. Lascia le antenne installate, vero e proprio monu-mento-simbolo del suo amministrare. Lascia nodi irrisolti come l’inguardabile(a dir poco) piano delle antenne, una inesistente politica per la casa, unainesistente politica a supporto dell’artigianato e delle piccola e piccolissimaimpresa. E temo, purtroppo, che l’elenco sia lungo. Ma mi permetto di farenotare che lascia anche una ritrovata attenzione dei giovinazzesi verso l’am-ministrazione e le sue decisioni, come la c.d. vicenda delle antenne lasciachiaramente intendere. Con tale vicenda i giovinazzesi declinano e reclamanoun’attenzione ai loro interessi del tutto nuova e sconosciuta per gli standardspolitici consolidati e naturalmente spiazzante per chi li ha sempre percepiticome indifferenti, o peggio, apatici. Insomma, vogliono partecipare attivamen-te e una sinistra sorda e cieca verso tale esigenza è una sinistra che nega lasua ragione storica, culturale e politica.Quante volte ti sei chiesto «Destra… Sinistra…. Centro». Ed io chec’entro?Sono etichette che esprimono diverse sensibilità culturali, sociali e politiche.Possiamo anche giudicarle storicamente superate, ma non vedo in giro altreetichette capaci di ridurre ad unum le diverse sensibilità, che invece sonopresenti e tumultuosamente in divenire.Si possono svolgere processi in televisione?Non vedo controindicazioni, del resto il problema dello strepitus fori è connes-so alla vicenda trattata in aula e alla morbosità che può suscitare presso lacollettività.

AMMINISTRATIVE 2007. PROSEGUE IL NOSNELL’INCANDESCENTE VORTICE DEI CANDPOLTRONA DI SINDACO. ANCORA UN EVENED È IL SECONDO. IL CENTRO SINISTRA UFFNOME DEL CANDIDATO SINDACO ALTERNATIVOAL CENTRO SINISTRA DEL SINDACNATALICCHIO. RISPONDE AL NOME DI BEPPLA PRESENTAZIONE È D’OBBLIGO!

L’INTER

Voilà, il candidsinistra al

Voilà, il candidsinistra a

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Taormina difendeva Priebke. Tu invece?Posto che il diritto di difesa è costituzionalizzato e che quindi anche Priebkeandava difeso, tu cosa?Annamaria Franzoni è innocente?Non posso dirlo perché non conosco gli atti processuali.Se investo un animale politico che mi ha danneggiato in modo seriol’auto posso chiedere i danni?La vicenda richiama il fenomeno del c.d. randagismo, per il quale vi sonosoggetti ben noti che sono responsabili e sanzionabili. Sempre politicamen-te ed elettoralmente si intende.Beppe Decandia: un candidato della società civile o espressionepolitica di un partito?Preferisco dichiararmi espressione di una sensibilità culturale e politica,che è quella del socialismo liberale.Rispetto ad un candidato espressione della politica, di quali mag-giori capacità amministrative è detentore un candidato della societàcivile?Un candidato mette in gioco le sue competenze, la sua professionalità, lasua identità, la sua sensibilità, il suo sentire, la sua personalità, e quindianche le sue capacità. Tutto ciò è presente a prescindere dalla sua prove-nienza. Le esperienze pregresse gli sono senz’altro utili, ma a condizioneche non dimentichi mai di essere interprete di interessi collettivi, di doveragire nel rispetto della legalità e di avere una progettualità politica sana.Parliamo in particolare di Giovinazzo. Non ritiene che una mancanzadi esperienza politica possa essere un boccone prelibato per i tanti“ghiottoni” della politica locale?Se qualcuno ritiene che io sia fesso o addomesticabile o strumentalizzabileo non mi conosce affatto oppure parla per presunzione. In entrambi i casisbaglia! Ma sono consapevole che vi sono quelli che la sanno sempre piùlunga di altri, e li lascio crogiolare nelle loro granitiche certezze.Beppe Decandia: un nome dal valore aggiunto?Mi sforzerò di rendere in modo pieno la novità della mia candidatura all’elet-torato.Troppi ingegneri, costruttori e politici di casa hanno non meno di120cm di circonferenza di epa. Perché gli avvocati sono delle vereacciughe?Io sto bene nel mio corpo robusto.Metto il zippo al campanello nella notte a chi mi sta antipatico: cosarischio?

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Ritengo una lunga sfilza di improperi, e, se riconosciuto, qualcosa di rilevanteanche sul piano penale.Ti hanno mai messo il zippo al campanello?No.Fra tanti nomi “parlanti” che circolavano la pallina della roulette si èfermata sulla sua casella. Un caso o un lancio programmato a tavolino?Lo considero l’esito naturale di un processo di assunzione di consapevolezza edi responsabilità da parte dei proponenti.Quali forze politiche pensi di aggregare sotto il tuo nome?Tutte coloro che condivideranno il progetto politico e amministrativo che trova lasua espressione nel patto di azione politica che è stato sottoscritto e nell’annes-so programma politico. Un vero pugno nello stomaco.Aldilà dei partiti storici, vogliamo fare i nomi di “alcuni politici” storicilocali che tiferanno per Beppe Decandia Sindaco?Sono interessato al tifo dei cittadini e non sono interessato al tifo dei boiardi (fintio reali che siano) dei voti e delle tessere.Circola voce che la corsa alla poltrona sarà al vetriolo. In che senso?Voglio una campagna elettorale serena e corretta, in cui si discuta delle cosefatte e di quelle da farsi. Le asprezze dialettiche vanno messe in conto. Ma tuttodeve svolgersi in modo sereno e corretto e mi farò garante di ciò. E denunceròtutte le condotte che andranno in direzione opposta.La logica vorrebbe Natalicchio, Sindaco uscente, ricandidato. Il Beppepensiero?E’ un tema che non mi appassiona punto.Circola voce che Natalicchio ancora non crede alla tua candidatura. Comemai?Non è un mio problema. Ma farebbe bene a ricredersi, lo dico nel suo interesse.Che cos’è l’anatra zoppa?E’ quella situazione elettorale che apre le porte del commissariamento. Ed è unasconfitta per i Giovinazzesi.Qual è la posizione legale per fare l’amore?Tutte quelle che pratico.Qual è la posizione più illegale per fare l’amore?Perché ve ne sono?Qual è la posizione di cui all’artico 3 comma 1 del kamasutra?Grandiosa vero?Il tuo predecessore, Antonello Natalicchio, nel 2002 ha vinto per il consi-stente numero di voti disgiunti. Per essere più chiari, alcuni elettori delcentrodestra hanno preferito votare Natalicchio come Sindaco. Pensiche questa volta la vittima del voto disgiunto possa essere Natalicchio?Chi di spada ferisce, di spada perisce.Uno scrittore?Ne indico due: Leonardo Sciascia e Luciano Canfora.Un giornalista?Ne indico due: Enzo Biagi e il compianto Luigi Pintor.Un magistrato?Tutti coloro che, silenziosamente e con professionalità, garantiscono quotidia-namente l’operatività dello stato di diritto.Un quotidiano che non sia il Sole 24 ore?Corriere della sera.Hai mai sfogliato una copia de Le Ore?Certo.Qual è la differenza tra il Sole 24 ore e Le Ore?Sono espressioni diverse della creatività umana.Quante volte hai consultato la Gazzetta ufficiale con rimandi intermina-bili e defatiganti?Per motivi professionali lo devo fare periodicamente. E devo ammettere che illegislatore è notevolmente peggiorato.Anche gli avvocati come i commercialisti hanno un’anima?E perché no, non siamo mica tutti uguali.Perché tanti avvocati non hanno la fama di essere obiettori di coscien-za?Diciamo che la categoria nel suo complesso non fa nulla per migliorare la suaimmagine.Sistema elettorale: doppio turno. Immaginiamo lo scenario dell’eventua-le ballottaggio. Tre le ipotesi:1. Superano il primo turno Decandia e Natalicchio. A chi andranno i votidel centrodestra?2. Superano il primo turno Decandia e Palmiotto. A chi andranno i votidel centro sinistra?

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3. Superano il primo turno Palmiotto e Natalicchio. A chi andranno i votidegli alternativi?Rispondo per me e la mia coalizione. Nel caso di ballottaggio non possiamoproprio fare confluire i nostri voti sull’uno o sull’altro avversario, perché talisono per noi, e noi alternativi a loro. Chi spera in un inciucio è bene cheabbandoni ogni speranza.Immaginiamo il futuro scenario in Consiglio Comunale. Decandia /Natalicchio - Natalicchio / Decandia. Uno Sindaco, l’altro consiglierecomunale di opposizione. Tornerete ad essere tutti…una grande fami-glia?Noi agiremo sempre in modo fermo e responsabile. E aggiungo costruttivo(non inciucista, si badi) sui temi che interessano l’intera comunità giovinazzese.Ricomporre l’unità del centro-sinistra è possibile (ed auspicabile) ma a deter-minate e limpide condizioni, che non possono essere certamente quelle chesono attualmente presenti.Faccio il bucato a mano e lo distendo d’inverno fuori al balcone ba-gnando le robe appena asciugate dell’inquilino del piano inferiore ecolpendo tutti i pedoni con i goccioloni fin dentro la canottiera. Hannosbagliato gli altri a non accorgersi del pericolo?No, hai sbagliato tu perché lo sciorinamento dei panni è regolato dettagliatamentedal Regolamento comunale della Polizia Municipale. E mi pare che con il tuocomportamento lo violi.Dopo le braciole domenicali mi concedo una sigaretta fuori al balconeaspettando il passante di turno con cui ho avuto alterchi per colpirlo intesta. Faccio bene?Malissimo direi.E’ legale pulire la ramazza strofinandola contro la ringhiera anche se siintossica di polvere il vicinato?Direi proprio di no!Le multe degli angeli azzurri del traffico di Giovinazzo per chi non haaffisso il grattino, possono essere impugnate?Sì, perché la Corte di Cassazione (Sezioni Unite Civili), con una recentissimasentenza (del 9 gennaio 2007) ha annullato delle multe perché nelle delibereistitutive di zone blu non avevano espressamente previsto, nel contempo,nelle immediate adiacenze dei parcheggi liberi, in violazione dell’art. 7, comma8 Cds. . E mi pare che sia tale la situazione giovinazzese.Cosa pensi dei fantastici Sexy Show e dei promo delle innumerevoli HotLine delle emittenti private?Il tema mi è del tutto indifferente.Ce l’hai un pensierino per Riccardo Schicchi che più di Prodi con laFinaziaria ha svuotato i portafogli di tanti guardiani, depressi, uominisoli?Mi è del tutto indifferente.Quanto spenderai in campagna elettorale?Poco, molto poco. Noi siamo dei poveracci.Chi finanzierà la tua campagna elettorale?Effettueremo una raccolta di fondi presso i cittadini, trasparente e che saràresa pubblica nelle forme di legge.

Ci farai vedere i buoni per fare la spesa?Il mercimonio è contrario al mio sentire. Quindi, da me non avrete né buonispesa, né buoni benzina, né altre diavolerie che integrano il voto di scambio.Inoltre, denuncerò alle competenti autorità ogni attività di tale fatta. Il voto discambio è un reato, per chi non lo sapesse.Se diventassi sindaco diresti: «finalmente è arrivato il momento di farepolitica per qualcuno o contro qualcuno»?Per i cittadini, solo e soltanto per i cittadini.La costruzione di fabbricati ed opere edilizie è legata al diritto di proprie-tà. Ma in paese c’è chi abusa della facoltà di edificare senza le giusteautorizzazioni?Il fenomeno dell’abusivismo edilizio è una delle piaghe che l’AmministrazioneNatalicchio ha lasciato colpevolmente “prosperare”. Bisogna ristabilire la legalitàanche in tale ambito.Perché i giovinazzesi dovrebbero votare Beppe e non Michele o Antonello?Perché possono contare su un attento ed informato conoscitore dell’Ammini-strazione Comunale, sia come organizzazione, sia per le attività che svolge. Eperché ha un progetto della città, credibile e fattibile.«Costruiamo la città che vogliamo, costruiamola insieme» - Antonellodixit. Quale sarà il tuo slogan vincente invece?Cittadini giovinazzesi, riprendiamoci la sovranità perduta. Noi con Voi e Voi conNoi per il cambiamento della città.Immaginiamo di disegnare il futuro di Giovinazzo con Beppe Decandiasindaco. Quale quadretto d’autore verrebbe fuori?L’affresco del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti che si trova a Siena, nellaSala dei Nove di Palazzo Pubblico.Dove verrebbero disegnate per te le antenne della discordia?Semplicemente, non verrebbero disegnate.Se fossi un kamikaze ti scaglieresti contro le torri-faro di prossima co-struzione?Opto per le vie democratiche e legali, sai deformazione professionale. E poi nonmi chiamo Giangiacomo Feltrinelli.Se dovessi racchiudere in soli tre punti l’intero programma elettorale acosa daresti la priorità?Primo punto: seria e responsabile politica per la casa; Secondo punto: sviluppoeconomico della città; Terzo punto: tutela e valorizzazione dell’ambiente e delterritorio.Parliamo di assessori. Preferiresti una squadra di tecnici o di politici?Voglio una squadra di persone competenti, serie e responsabili. Non devonoessere assessori solo perché hanno preso voti e devono essere ricompensati.Ci vuole altro.Molfetta città delle belle donne, Giovinazzo città degli avvocati delle cau-se perse?No, caro amico, Giovinazzo non è affatto una causa persa e merita di esserepatrocinata!Ce l’hai un messaggio forte di sinistra senza chiamare in causa i fascisti,i post fascisti, Berlusconi, Fini ed il tuo ex compagno Antonello?Voglio legalità, partecipazione attiva e trasparenza.

SERGIO PISANI

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L’attività indefettibile dei nostri Carabinieri con-tinua nel nuovo anno. E con risultati positivi.Gli omicidi, si sa, destano scompiglio e timori.A Giovinazzo però non sono e non sarannomai collegati alla delinquenza associata o ditipo mafioso. Non esiste nella nostra cittadinala mafia né tanto meno atteggiamenti e posi-zioni di tale portata. Esenzione assoluta quin-di per classe politica, imprenditoriale e delin-quenza spicciola. Siamo in un paese libero enon dobbiamo mai dimenticarcene. Altrimentidobbiamo tornare sui banchi di scuola perapprendere il vero significato di certi terminitroppo spesso diffusi gratuitamente. Qui lo Sta-to è più che presente ed apparteniamo ad unasocietà civile, ad uno dei territori più tranquillidella Puglia.

UNA RAPINA, UNA TRAGE-DIAL’unica rapina verificatasi recentemente, conprecisione il 30 dicembre u.s. ha purtropposconvolto le coscienze dei cittadini. Mille euroin cambio di una vita umana. Questo il risultatodel triste episodio. Una mattina come tante: duegiovani con i volti ricoperti da calzamaglie fan-no irruzione in un supermercato di Via Bari.Armati di una pistola giocattolo si rivolgono im-mediatamente alla cassiera e le sottraggono ilregistratore di cassa e i mille euro contenutiall’interno. Subito dopo si danno alla fuga sul-la statale 16 direzione Santo Spirito a bordo diun ciclomotore Piaggio Liberty, rubato pocheore prima a Bari. Non sono assistiti dalla fortu-na, però. A metà strada vengono intercettati dauna pattuglia dei Carabinieri di Giovinazzo allaquale era già pervenuta la segnalazione dellarapina con i relativi dati specifici sui malviventie sul loro mezzo. I Carabinieri intuendo imme-diatamente, iniziano l’inseguimento attivandoregolarmente mezzi acustici e luminosi dellaloro auto. Il ciclomotore, però, avvertito il peri-

colo, inizia a correre all’impazzata.Giunto in Via Napoli, all’altezza di ViaDalmazia i due rapinatori perdono ilcontrollo nel mentre effettuano la svol-ta a sinistra. Finiscono così contro unmuro di cinta di una villa e nell’impat-to rovinano sulla strada. All’arrivo del-l’auto dei Carabinieri si constata chetrattasi di due ragazzi, undiciannovenne pluripregiudicato e unminorenne, noto come soggetto a ri-schio, entrambi di Bari. Viene ritrovata an-che la pistola giocattolo. Il minorenne rima-ne gravemente ferito a seguito dell’impat-to.Era lui il detentore della refurtiva. Moriràsubito dopo in ambulanza. Il maggiorenneinvece viene tratto in arresto. Conclusionetragica, quindi ma del tutto casuale. Del tut-to infondata, infatti, l’ ipotesi dellosperonamento dell’auto con il ciclomotore.L’inseguimento ha avuto luogo entro i per-fetti contorni dei principi di legalità, qualsi-asi altro atteggiamento da parte della pat-tuglia avrebbe assunto i connotati del-l’omissione d’ufficio.

ZOOM SULL’OMICIDIOMOREAL’epilogo dell’episodio più misterioso de-gli ultimi tempi si è concretizzato. MaistoCarmine e Ferri Ezio si sono costituiti pres-so la Casa Circondariale di Bari. Dapprimaera stato tratto in arresto Maisto Pasquale,successivamente la decisione definitiva de-gli altri due indiziati. In misura considere-vole ha contribuito il lungo lavorìo dei Ca-rabinieri che hanno setacciato ogni luogosino ai rifugi segreti delle persone sospet-te. Gli autori, insomma, ormai braccati daquest’opera, dovevano costituirsi. Ruolofondamentale è stato svolto anche dall’av-

GIOVINAZZO RESTA OASI TRANQUILLATragica conclusione per la rapina del 30 dicembre, positivo invece l’epi-logo dell’omicidio Morea. Torna la serenità nella cittadina

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di Piscopo Vincenza Maria

LA CRONACA NERA

vocato di fiducia di Maisto e Ferri, un notopenalista di Giovinazzo. Pienamente risoltoquindi il caso in un lasso di tempo brevissimo.Un plauso particolare alla locale unità dei Ca-rabinieri. Confermata inoltre la causa principa-le dell’omicidio. Essa scaturisce dal controllodel territorio ai fini dello spaccio di stupefacenti.

L’efferatezza di questo delitto deve servire co-munque a stimolare un’azione ancora più fortee contrastante per arginare il fenomeno. Affin-ché Giovinazzo non diventi terra di conquistada parte di gente senza ombra di scrupoli. Af-finché la nostra cittadina possa essere da tutticonsiderata una vera e propria oasi di tranquil-lità.

GABRIELLAMARCANDREA

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Dal 27 gennaio del 2000, ogni anno, vienecelebrata la giornata della memoria. Dopo qua-si 60 anni dalla fine della seconda guerra mon-diale, ci si è accorti che era giusto ricordare gliorrori, i morti di quel conflitto che ancora oggigridano non certo vendetta ma sicuramentegiustizia.«Classe 1919: a vent’anni volevo la mia divisadi diagonalino» è la storia di un giovanegiovinazzese, Gaetano Garofalo, che nel 1940,poco più che ventenne, per amor di patria, cometanti giovani della sua generazione, decide diandare volontario in guerra.L’opera nella sua versione integrale, abbrac-cia un periodo di circa cinque anni, dalla pri-mavera del 1940 fino al novembre del 1945.La testimonianza è stata effettuata nell’autun-no del 1984 ed è una testimonianza verbale,su nastri, di una storia di guerra che mai nelcorso della sua vita aveva voluto raccontare.E a chi ripetutamente gli aveva chiesto di scri-vere un libro, Gaetano aveva sempre rispostoche forse c’erano altri che potevano farlo me-glio di lui che amava, invece, scrivere libri dialtro genere. Una casa editrice con sede aRoma, che in precedenza ha pubblicato alcu-ne delle sue opere, probabilmente entro gen-naio del 2008 si occuperà dell’edizione di que-sta intensa testimonianza.In questa brevissima anticipazione, su questomensile, fatta non solo in occasione della gior-nata della memoria, ma anche del decennaledella sua scomparsa (16 febbraio 2007) sonostati scelti alcuni brani del suo racconto.L’atmosfera fin troppo goliardica dei capitoli ini-ziali che narrano i primi tempi passati tra il 1940e il 1941 al corso di allievo sottufficiale prima eufficiale di fanteria dopo, bruscamente termi-na quando alla fine del corso, all’indomani diPearl Harbor, pochi giorni prima del Natale del’41, arriva la destinazione per il fronte greco.Così Gaetano Garofalo ci introduce nella fasepiù dolorosa della sua vita.

«Ci mandarono a Bari, e in attesa del pirosca-fo che doveva portarci in Grecia, io e altri uffi-ciali alloggiavamo all’Hotel Oriente. La nave,però, al ritorno dalla Grecia, dove aveva giàportato un primo contingente di truppe, fu silu-rata e affondò. Decisero così di mandarci viaterra, con il treno, passando per la Jugoslaviae l’Albania, sino alla Grecia. Iniziammo così aconoscere le fucilate, le mitragliate, la guerra.Di notte sentivamo spesso le mitragliatrici inazione. Una notte ci fu una mitragliata ad al-tezza bassa e ricordo ancora nelle lamiere deltreno i buchi che non erano di fucile, ma eranopallottole perforanti, proprie di una mitraglia-trice […]».Quasi due anni trascorrono in Grecia a Mes-sene dove la difficoltà più grande è il rapportodifficilissimo con i partigiani greci: «Quella coipartigiani greci era una guerra amara, perchéfatta dietro le spalle…Noi li cercavamo di fron-te, ma loro ci piombavano alle spalle…I lorocovi erano sulle montagne ed andarli a cerca-re era pericolosissimo. Non avevano nessunrispetto di noi e spesso ci gridavano dietro, cischernivano, ci deridevano […]».«I partigiani non temevano nulla e, addiritturapresero di mira le altre due compagnie cheerano con noi. Furono assaliti e uccisi almenoventi dei nostri soldati, e, non so perché, ta-gliarono a tutti le orecchie…».E poi ancora, sempre in Grecia, l’attesa, vana,nei primi mesi del ’43 di un probabile sbarcodegli Inglesi.

«Il nostro reggimento si spostò sulla spiaggia,costruendo dei fortini dove si dormiva per ter-ra. Io avevo mille mine a strappo nella stanzaaccanto alla mia e se il sole fosse diventato

più rovente, sarebbero scoppiate e di me nonsarebbe rimasto più niente…Infatti una polverie-ra per il troppo caldo può scoppiare. L’ordine eradi piazzare le mine a un metro l’una dall’altra,sulla sabbia in riva al mare così, se ci fosse statolo sbarco degli Inglesi, dovevano necessaria-mente passarci sopra. Ricordo con quanta spa-ventosa incoscienza, guardavo i miei soldati chele sotterravano […]».In realtà, le truppe anglo-americane, nella nottefra il nove e il dieci luglio del ’43 sbarcarono inSicilia. Il venticinque luglio cadde il fascismo.L’otto settembre fu reso pubblico l’armistizio el’indomani mattina alle 05.30 il Re Vittorio Ema-nuele III, lasciò Roma: «Nella maniera più cate-gorica, vergognosa, il Re fuggì, smise di dareordini alle Armate, in Italia e fuori dall’Italia, por-tandosi dietro tutto lo Stato Maggiore. Gli ordinierano di fare come meglio volevano. Ci fu prati-camente la famosa Memoria 44 che diceva didifendersi contro chiunque!».Ci fu un vero caos! Tutte le Armate, fuori dall’Italiarimasero improvvisamente senza ordini.«Il nostro esercito era ormai allo sfacelo. I parti-giani greci se ne approfittavano per farci la pro-posta che andassimo con loro sui monti…I tede-schi ci assicuravano che ci avrebbero portati inItalia, ma noi non avevamo alcuna notizia in meritodall’Italia, anzi giungevano notizie che, attraver-so tutta l’Europa sui carri merci, portavano i sol-dati in Germania. Eravamo letteralmente disper-si, spaesati, e non sapevamo più che cosa fare[…]».

Rimasti senza ordini, poiché la guerra volgevamale, i soldati italiani si sentirono consumati dal-la guerra. Proprio così: il soldato italiano era stan-co, avvilito, senza cibo, malvestito, malnutrito esconfitto! Come conseguenza di tutto ciò, nel set-tembre del ’43, i soldati italiani deposero le armi,in una maniera, effettivamente, poco bella.I pochi episodi di ribellione che si ebbero servi-rono solo a mettere in luce la ferocia bestiale deiTedeschi. Per esempio, a Cefalonia, il GeneraleDandin, inizialmente, non voleva resistere ai Te-deschi, perché capì che sarebbero stati ammaz-zati tutti, senza risolvere nulla; ma, fra gli Ufficialice ne furono molti che vollero ribellarsi e cosìcombatterono per quattro giorni.I Tedeschi li distrussero letteralmente, come bat-taglia. In più presero i soldati, gli ufficiali, li mise-ro in plotoni da 10, 20 persone, li distribuirono invari posti, gli consigliarono di recitare le ultimeorazioni e li giustiziarono. Tutto preciso, matema-tico, riflettuto e meditato, perché dovevano spen-dere poche pallottole, suscitare poco orrore eottenere il massimo della morte, senza dare trop-po nell’occhio. Questi casi qui, come Cefalonia,Lero, un’isola dell’Egeo, sono stati rarissimi.Nella mia Armata, con quattro Divisioni ecentomila persone, era prevalso il buon senso,la rinuncia a combattere. Tanto è vero che i Tede-schi, in un primo momento, ci assicurarono checi avrebbero fatti tornare in Patria, conservandole armi.Se il Re Vittorio Emanuele III ci avesse telegrafa-to per codice, o con la radio, in tutti i modi e ciavesse intimato di combattere, di non arrender-ci, ci avesse detto che le promesse dei Tedeschinon erano vere, ci avesse dato degli ordini ope-rativi precisi, tutti noi di fronte ad un ordine nonavremmo mai potuto sottrarci.Infatti, sottrarsi ad un ordine era diserzione,fucilazione! Loro, invece scapparono via, ci la-sciarono in balìa nostra e non sapevamo cosafare, a cominciare dal nostro Generale di Corpod’Armata, Carlo Geloso, che era un vecchio com-battente della guerra mondiale, un super deco-rato. Quando uno di quelli ragiona, decide di nonmandare a morire centomila uomini stupidamen-te, perché i Tedeschi avrebbero potuto farci fuoricon l’Aviazione, con gli aerei, bombardandoci

dall’alto. Noi purtroppo non avremmo potutodifenderci, perché non avevamo aerei, nonavevamo più nulla.Ovviamente, io ho seguito la sorte di tutti.Il 23 settembre del 1943, salii su un carrobestiame e fui pure fortunato, perché su quelcarro, non eravamo molti, solo una ventina,mentre se ne potevano mettere anche fino acinquanta uomini.I tedeschi ragionavano così: cavalli otto, uo-mini quaranta; ma poi riempivano il carro an-che con cinquanta uomini.Facevano stendere tutti per terra, uno accan-to all’altro, con lo spazio strettamente neces-sario a stare di spalle a terra e contavano ingiro, in giro fino a quaranta uomini. Poi pro-vavano a far entrare i cavalli e senza tantimovimenti contavano otto cavalli, quattro daun lato e quattro dall’altro.Il lungo viaggio attraverso l’Europa termina

INEDNEL GIORNO D

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Fatto sta, che il vecchio Ufficiale ce ne disse ditutti i colori, ci fece una lezione sulla grandeGermania, sul dovere che noi avevamo di col-laborare per questa grande Nazione. Ma chece ne importava a noi di questa grande Ger-mania?!I Tedeschi sono proprio testardi sotto questopunto di vista. Essi sono unilaterali e pensanosolo ai fatti loro. Infatti quel disgraziato era con-vintissimo che noi fossimo dei delinquenti enon volessimo lavorare per la grande Germa-nia, che come aveva sempre sostenuto Hitler,avrebbe dovuto assicurare mille anni di paceall’Europa, con la sua supremazia.Questo delinquente ci denunciò alle SS, sen-za che noi sapessimo bene il motivo.E così vedemmo arrivare altri quattro delle SS,con un camion chiuso e le porte con le sbarre.Ci venne la pelle d’oca, perché eravamo sicuriche ci avrebbero portati ad ammazzare.Ci portarono alla caserma delle SS e ci guar-davano tutti con occhi truci, con disprezzo enoi ci facemmo piccoli e ci sentimmo gli spillinegli abiti. Il barbiere se ne andò e solo uno odue di noi masticava qualche parola di tede-sco: ci sentimmo persi. Giunti nella caserma, ciportarono in una camera blindata, con le pare-ti durissime, rivestite di ferro. Era una stanzatutta chiusa, senza finestre. Ad un certo mo-mento, entrarono due SS con il mitra in manoe caricarono le armi con le pallottole. Fu unmomento di panico assoluto; guardai la facciadi un mio compagno che era di fronte a me evidi la faccia di un cadavere. Di quell’uomoricordo ancora il nome ed il cognome, perché,poverino, subito dopo ci confessò che si erafatto sotto per la paura: si era fatto escrementinei pantaloni per il terrore che aveva provatoin quei momenti.Infatti, quando portavano i prigionieri nelle ca-mere a gas tutti nudi, uomini e donne insieme,dopo l’esecuzione i corpi di quei poveretti era-no spesso ricoperti di escrementi, perché il gase la paura facevano sì che svuotassero il trattointestinale. I Tedeschi sapevano questo e sipreparavano con delle pompe di acqua, conle quali pulivano questi cadaveri. Poi facevanoprendere i corpi dagli altri prigionieri e li face-vano mettere nei forni crematori, o se li dove-vano sotterrare, li facevano mettere in fossecomuni di migliaia e migliaia di persone. Bastipensare che in un forno crematorio potevanouccidere dai cinquemila ai diecimila prigionie-ri al giorno. Se rimanevano dei cadaveri li fa-cevano fuori in modi che qui non voglio nem-meno dire. Ebbene, noi ci guardammo tutti infaccia in silenzio, dentro quella camera blin-data, illuminata dalla luce pallida di una lam-padina, sicuri che, da un momento all’altro, ciavrebbero fatti fuori. Ma rimanemmo così perun po’ di tempo, senza che succedesse nulla. Idue SS ci guardavano con aria cattiva e noitutti pensavamo che stessero aspettando l’Uf-ficiale incaricato di dare l’ordine dell’esecu-zione, poiché questi due erano soldati sempli-ci. Il plotone di esecuzione, infatti, non potevaeseguire la condanna, senza che l’Ufficiale ad-detto desse l’ordine. Comunque, stavamo zitti,senza fiatare. Ad un certo punto, si aprì la portaed entrò un Ufficiale, il quale ci ordinò di uscirefuori. Ricordo che io pregai in quei minuti.Tirammo un sospiro di sollievo, anche se nonsapevamo ancora cosa avrebbero potuto far-ci. Per fortuna ci condannarono solo a diecigiorni di carcere duro[…]».Una testimonianza. Il racconto di chi ha vissu-to sulla propria pelle quello che è stato uno deicapitoli di storia dell’umanità che si vorrebbe-ro cancellare. E che invece continuano a farciriflettere.

GAETANO GAROFALO

DITO

nel gennaio del ’44, in un campo di concen-tramento per prigionieri di guerra, aBenjaminovo, in Polonia[…].

«Di quel periodo ci sono tanti ricordi, tante diquelle situazioni, che fanno parte della miavita vissuta e ne fanno parte ancora oggi.Alcuni episodi posso raccontarli, altri sonoeccessivi per la bruttura che portano con sé eper l’eccessiva pietà che suscitano […]».Il periodo che devo cominciare a raccontarenon è un periodo lieto; è il periodo in cui pos-so testimoniare in prima persona, della catti-veria, della crudeltà del popolo tedesco.È vero che la Germania è stata la Patria diBeethoven, di Shiller, di Goethe, di uominiche appartengono neanche al popolo tede-sco, ma all’intera umanità e che hannoespresso valori umani, universali, perenni,eterni, cristiani; ma è anche vero che ha pro-

dotto quegli uomini, che ho visto anche io e loposso testimoniare, intrisi di stupida ferocia, dicrudeltà: soggetti incuranti di umanità e di tuttoquanto! […]«Ricordo che a Benjaminovo fu il primo campodi prigionia e fu nera, veramente nera! Dormiva-mo nelle conigliere, le chiamavamo noi, perchési dormiva l’uno accanto all’altro. In quel postomorirono oltre trenta, quarantamila persone perun’epidemia di tifo esantematico avvenuta po-chi mesi prima. Ce lo confermarono anche i Po-lacchi, che venivano sempre al reticolato per ilmercato nero. Noi non ci potevamo avvicinareproprio fino alla rete, perché prima del grandereticolato, c’erano altri fili spinati, che ci teneva-no ad otto, dieci metri dal reticolato, alto, grosso,di fili di ferro spaventosi. In alcuni punti il retico-lato era percorso anche dalla corrente elettrica,così se a qualcuno fosse venuto in mente di scap-pare, sarebbe morto folgorato. Non so se lì, inquel campo di Benjaminovo ci fosse la correnteelettrica, ma so che, in genere, i Tedeschi usa-vano questo metodo. Di sicuro, la corrente elet-trica veniva messa nei campi dove c’erano staterivolte, proteste, tentativi di fuga».

Il nono e decimo capitolo dell’opera narrano del-la permanenza, orribile, dapprima in quel cam-po, poi lo spostamento in un altro, poco distan-te, e poi della chiusura dei campi stessi avvenu-ta progressivamente con l’avvicinarsi delle trup-pe degli alleati a Berlino. I prigionieri, alcunevolte venivano tutti uccisi, altri venivano invecemandati al lavoro coatto. Fu questa la sorte chetoccò a me. Eravamo rimasti un gruppo di venti-trè superstiti che nel disastro, nell’anarchia, chesi stava creando tra i Tedeschi,assorbivamo tuttii guai possibili […]L’incontro diretto con le SS, a causa di un ricor-so all’Ufficio del Lavoro Tedesco, contro di loro.«Andarono a riferire che noi non volevamo la-vorare, che lavoravamo male, ecc. A quei tempie in quel posto dire che non si voleva lavorareequivaleva ad un atto di sabotaggio, passibiledi istantanea fucilazione o istantaneaimpiccagione. In poche parole, ti potevano ucci-dere come meglio volevano. Ti potevano man-dare nel campo di distruzione, dove ti affogava-no con il cloruro, con un gas terribile e poi tibruciavano nei forni crematori e ti riducevano inpolvere. Poi, riempivano i sacchi interi di questapolvere, li caricavano sugli autocarri e li disper-devano chissà dove, lontano. Comunque, un belgiorno ci vennero a prelevare le SS. Questesquadre in Germania erano la milizia del terro-re. Era un corpo scelto di persone che avevanogiurato di uccidere chiunque per obbedienza,altrimenti non venivano assunti in questa mili-zia. Avevano dei pugnali, con i quali si esercita-vano sui cadaveri umani, immergendo le lamenelle varie parti del corpo umano, dopo averliuccisi. Ebbene, queste due SS ci gridarono unsacco di parolacce e noi qualcuna la capivamopure. Eravamo seduti nella camera che ci ave-vano assegnato e ci fecero uscire fuori. Ci con-dussero all’ufficio del lavoro, dove c’era un Te-desco tutto pieno di boria, anziano, alto, serio, ilquale ci interrogò con sussiego e ci chiese chieravamo. C’era un Italiano che faceva da inter-prete, perché era il loro barbiere. Questo qui,per paura pendeva proprio dalle loro labbra einclinava più verso i Tedeschi, che verso di noi.Noi ci giustificavamo in italiano, ma vedevamoche lui non riferiva tutto; insistevamo a dire checi sentivamo troppo deboli per la fame ed eraper questo che non riuscivamo a rendere sullavoro. Ma, i Tedeschi, per bocca del barbiere, cidicevano che la grande Germania richiedevaun impegno da noi. Ma quale Germania, cheera già nella polvere in quel periodo!! Gli Ameri-cani, infatti, erano a soli quaranta chilometri daBerlino.

DELLA MEMORIA

9: a vent’annimia divisa dinalino»

9: a vent’annimia divisa dinalino»

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Un impegno senza soste, sfruttando ogni atti-mo utile del giorno e della notte, neanche lefeste fermano Vittorio Sgarbi. La mancanza diobblighi parlamentari e una diminuita attivitàpolitica non hanno di certo cambiato né le abi-tudini né i frenetici ritmi di Sgarbi, consapevo-le com’è della continua emergenza in cui ver-sa il nostro immenso patrimonio artistico: quan-do non sono il menefreghismo e l’incuria, o ifurti e saccheggi a fare danni, ecco nascerecatastrofi dovute a ciniche speculazioniincontrollate, all’ignoranza o superficialità concui si autorizzano certi restauri o, peggio, sioperano criminali interventi ( esempi concretinon certo mancano neppure a casa nostra )di trasformazione… Basti solo pensare che,nonostante l’Italia già vanti in manieraincontestabile la massima concentrazione inassoluto dell’intero patrimonio artistico mon-diale, ci sono ancora tante notevolissime ope-re non ancora inventariate o riconosciute erecensite adeguatamente per la loro impor-tanza. Cercare di evitare scempi o la continua“migrazione” verso collezioni private e impor-tanti case d’asta straniere di importanti repertie capolavori di cui si ignora persino la stessaesistenza, portare alla luce il sommerso, di-fendere o rivalutare anche quell’incalcolabi-le patrimonio misconosciuto di opere a tortoconsiderate “minori”, è questa (con buonapace di almeno alcune inqualificabilistrumentalizzazioni a suo danno) la giustachiave di lettura con cui interpretare la febbri-le attività in lungo e in largo per tutta l’Italia diSgarbi. Ma anche la ragione, tornando a noi,della sua presenza a Giovinazzo proprio lanotte di Natale: controllare e visionare lo statodi due opere che rientrano nel progetto asso-lutamente originale di raccogliere e presen-tare in due mostre congiunte e contempora-nee , ma con un unico catalogo, le opere piùinteressanti degli autori veneti, al tempo delMantenga, in Puglia e Basilicata. Per chi amal’arte, e non solo, tira aria di grandi novità e, sisussurra pure, della presentazione ufficialedi qualche importante ritrovamento. A parteciò, comunque, l’importanza di questo evento

annunciato sotto il profilo artistico e culturale (ipercorsi dell’Arte e della Storia si intersecano esi completano sempre a vicenda ) non è certoda sottovalutare l’effetto rebound delle due mo-stre che, oltre ad avvicinare e far meglio cono-scere tra loro due realtà limitrofe, costituisconoun’offerta assolutamente interessante per quelturismo colto cui non si offrono molte vere oc-casioni di diversificazione rispetto alle più note,spesso rivisitate mete. Un appuntamento, que-sto con il Mantenga e gli altri autori veneti, checome tutti gli avvenimenti curati da Sgarbi saràsicuramente un successo. Ma anche un modoper far conoscere un territorio straordinario diun Sud bellissimo e tutto da scoprire. E chissàche, ammirando una Deposizione o un Cristorisorto in Gloria, quanti abbiano rimandato unavisita a Giovinazzo, o non ne hanno addiritturaancora sentito parlare, decidano di venire a ve-dere una realtà che ha tutte le carte in regolaper affermarsi come una delle cittadine più bel-le del sud Italia, e non soltanto. Sgarbi lo sa, masono molti, troppi quello che non lo sanno an-cora.

Antonio Arcaro

6-26 DicembrePREMIO NAZIONALENATIOLUMSi è conclusa in un’atmosfera tutta medievale,con ambientazioni, ricostruzioni e rievocazionid’epoca, arricchite da eventi di poesia e musi-ca, la quinta Rassegna d’Arte Contemporanea“Natiolum 2006”.Ventitrè gli artisti partecipanti alla mostra pro-venienti dalle diverse zone d’Italia.Il premio “Natiolum” è stato conferito a Ema-nuela Milia – pittrice. Sono stati premiati, inoltreMario D’Imperio della Sezione Pittura; France-sco Risceglie della Sezione Grafica e MaurizioD’Addario della Sezione Scultura.La mostra delle opere si è svolta nella Sala IlBastione. Promotrice dell’evento è stata ArtGallery – Eventi d’Arte.

ECHI DI GENNAIODI ANGELO GUASTADISEGNI

Sgarbi a Natale a GiovinazzoSgarbi a Natale a Giovinazzo 21 DICEMBRE

POESIE AL BALCONEIl giornalista Michele Marolla ha presentatonella sala Marano dell’IVE il libro prodotto da“Poesie al balcone”. Già, perché il quaderno èdiventato un libro, un’autentica pubblicazio-ne giovinazzese per rileggere le poesie de-clamate nei giorni 15 e 16 luglio c.a., dal bal-cone di un palazzo antico in una zona sugge-stiva del centro storico della nostra città.Novantatre gli originali autori tra i quali un po-eta arabo. Senza frenesie di concorsi, senzapremi, hanno dato linfa alle pagine del librocon bravura e ricchezza di immagini dettatedalla loro fantasia.Nel libro, i versi sono espressi su fogli senzarighi, perché l’ispirazione poetica va lasciatalibera di pensare, di ammirare e di descriverela bellezza del creato, generando emozioni.Particolarmente significativa la poesia diDomenico Martino «A tutti gli emigranti», incui il poeta giovinazzese esprime il profondosenso di angoscia e di tristezza che avvolge ipensieri e la mente di coloro che emigranoverso terre assai lontane, affrontando millepericoli. E che conservano il loro legame conil paese natìo, un elastico legato al loro cuoreper tutta la vita.Il pensiero, oggi è anche rivolto agliextracomunitari che, con cadenza quotidia-na, su carrette del mare approdano esaustisulle nostre coste e barattano la loro dignitàper aprire uno spiraglio di futuro alle propriefamiglie.Di particolare rilievo la recitazione diMariangela Di Capua e di Franco Siragusaintercalata dagli svolazzi musicali della chi-tarra di Vito Vilardi. Fra i poeti, va segnalatoanche Antonello Natalicchio – Sindaco – conla lirica “Preludio o finale”.

A tutti gli emigrantiE’ l’alba

i raggi del sole accarezzano il mio viso,

mentre una lacrima accarezza le mie

guance

bagnando il cuscino.

Tanti sono i pensieri che avvolgono fa

mia mente, tanti i ricordi cari custoditi

nel mio cuore. Il solo pensiero

di lasciare fa mia casa, i miei amici,

avvolge di tristezza tutto il mio corpo.

Sono ad un bivio dalla mia vita,

devo scegliere, ho bisogno di lavorare,

sono costretto ad emigrare.

Abbandono la mia terra che tanto amo,

come sarà la mia vita? Dove pianterò le

mie radici?

Sono triste, all’improvviso sento una

voce che grida papà,

è il mio piccolo angelo,

il mio pezzo di cuore che viene verso di

me,

mi abbraccia e mi sussurra:

«coraggio papà siamo tutti con te».

Domenico Martino

(da poesi al balcone 2006)

Appena il tempo di un bicchiere d’acqua per Vittorio Sgarbi nel-l’oratorio di S.Francesco, prima dell’ultimo appuntamento e, tuttichiusi a Giovinazzo, finalmente una cena-pranzo di Natale per po-chissimi intimi a Trani.

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Come ogni anno tra le iniziative culturali-mu-sicali in occasione del Natale, non sono man-cati i concerti, specie di canti natalizi. Quellidella Polifonica accompagnata dai bambinidelle scuole elementari, e quello di musicaGospel nella chiesa di S. Domenico, hannovisto il pienone.Uno un po’ particolare ha avuto luogo il 1°gennaio nella chiesa dello Spirito Santo. I treamici Vincenzo Caccavo, Paolo Mastrototaroe Minguccio Depalo hanno voluto rendereun “Omaggio a Gesù Bambino” e le parole ela musica di due dei nove brani eseguiti era-no dell’amico Paolo.È stato un canto spontaneo, i tre erano addi-rittura nella navata laterale della chiesa, quasinascosti, mentre dominava dai piedi dell’al-tare maggiore una statua del Bambinello. Chipresentava i brani era anch’egli in disparte esi è limitato all’essenziale, i ringraziamentisono stati resi essenzialmente al Signore ve-nuto tra noi a portare la pace.Uno degli altri concerti organizzati dalla ProLoco invece ha avuto pochissimo afflusso dipersone. Siamo i primi da queste pagine adefinire Giovinazzo città ricca di cultura, ed apubblicizzarla come tale. La scorsa estateDiego de Ceglia dedicò due pagine all’inau-gurazione dell’organo del Duomo restaura-to, eppure la sera del 23 dicembre, nonostan-te la temperatura abbastanza rigida, più d’unoha preferito gremire la Piazza per assistereallo spettacolo dei MUDU mentre al riparodal vento le note di quel mastodontico orga-no risuonavano in una Cattedralesemideserta. È vero che ciascuno ha le pro-prie propensioni, ma è stato strano in unafredda serata invernale, una di quelle quan-do si è indecisi sul come trascorrerla, vederela Cattedrale deserta, quando una docentedel Conservatorio di Bari faceva venir fuorida quelle canne d’organo note di musichepastorali-natalizie di un certo “tono”. L’eventonon sarà stato pubblicizzato come altri (edogni polemica sarebbe inutile) ma duolevavedere la chiesa vuota. Appena qualche gior-no più tardi alcune “autorità” avrebbero oc-cupato le prime file ad un concerto ben diver-so, concerto durante il quale, come durantele messe domenicali quando le chiese sonopiene (caso fortuito), dall’ambone si parla an-che d’altro. Circa la vicenda delle “ANTEN-NE” la ns. redazione ha subito i suoi duri at-tacchi per quanto pubblicato sullo scorso nu-mero. Circa la politica ecclesiastica abbiamochiesto informazioni al ns. collaboratore Die-go de Ceglia quale cattolico praticante, ma lasua risposta da buono storico si è limitata afornirci la trascrizione di un documentoottocentesco che qui riportiamo: “Con garverammarico dell’animo nostro abbiamo appre-so che le autorità civili di questa città, nellacircostanza delle elezioni amministrative opolitiche, profittano delle chiese per conver-tirle in sale di riunioni politiche ed ammini-strative. Chi non vede quanto ciò ridonda adisastro della casa del Signore, consacrataal culto dell’Altissimo ed alle preghiere deifedeli? Nessun diritto autorizza le autorità ci-vili ad adibirle a scopo profano, … Per la qualcosa ad ovviare alla profanazione, che in se-guito potesse verificarsi, ORDINIAMO ai ret-tori delle chiese ed ai priori delle confraternitedi resistere alle pretese delle autorità civili,

ECHI DI GENNAIODI ANGELO GUASTADISEGNI

1 gennaio

Musica ed altro

1 gennaio

Musica ed altro

città nonché ai bambini figli di famiglie biso-gnose.Un revival della Befana di altri tempi, l’ultimaesattamente di quarant’anni fa.C’era una volta la Befana del Vigile Urbano –la tradizione si perde nei meandri della me-moria – quando i vigili urbani, in occasionedella Befana, dedicavano parte del loro lavo-ro alla raccolta dei doni, per sopperire allenecessità dei bisognosi della città. Alloraperò, i doni non consistevano in giocattoli main ciò che potesse essere necessario per ilsostentamento nutrizionale di grandi e picci-ni. In particolare si annoveravano sacchetti dilegumi, farina, bottiglie di olio, agrumi, carrube,fichi secchi e qualche cestino di frutta inver-nale. La tradizione durò anni e fu sempre piùricca e diversificata. Sino ad arrivare all’odier-

no panettone, simbolo del con-sumismo natalizio. Il 1967 pur-troppo segnò la fine di questamanifestazione. Sembrava chela tradizionale befana si perpe-trasse ma, quella del 1967 ful’ultima befana del vigile urba-no, perché negli anni successi-vi, si registrarono situazioni diemergenza che annullarono lagloria di quello che fu lo stabili-mento siderurgico più importan-te del meridione d’Italia. Infatti,le acciaierie ferriere Pugliesi,erano destinate, ormai alla chiu-sura. Lotte sindacali, scioperi,comizi, l’attuale Presidente delSenato Marini, allora Segreta-rio Generale della CISL, parte-

cipava, a Giovinazzo alla causa degli oltremille lavoratori dello stabilimento.A nulla val-sero cortei e quant’altro, compresa anche lacarica della Polizia perché lo stabilimento fudefinitivamente chiuso. La vicenda si chiusecon la soluzione della cassa integrazione edel prepensionamento dei lavoratori. Una pa-rentesi oscura della nostra cittadina capacedi far dimenticare le tradizioni per quarant’an-ni.L’attuale raccolta dei doni della Befana delVigile da parte della Polizia Municipale si èconclusa positivamente. Un benvenuto copio-so dunque a questa iniziativa!

se mai inprosieguosi verificas-sero, te-n e n d ochiuse leporte neigiorni asse-gnati ai co-mizi. Chese controdei nostriordini pre-valesse laviolenza o iltimore, noioltre al ri-vendicarecome di di-ritto l’immunità della chiesa, le sottoporre-mo anche all’interdetto, qualora i loro rap-presentanti si mostrano negligenti ed oscil-lanti nel custodire l’inviolabilità”. (ADG, fon-do Curia Vescovile, Atti S. Visita di mons.Pasquale Corrado 1892).Questo passo è ottimo per il periodo che siavvicina. Considerato che nessuna lexposterior ha ancora abrogato questa dispo-sizione, vedremo se tutti coloro che aspira-no a “salire al Comune” la osserveranno.

5-6-7 GENNAIO

La befana delVigile

La festa più lunga del periodo natalizio èstata nella nostra città quella della Befanadel Vigile Urbano. A Giovinazzo è durata tregiorni, dal cinque al sette gennaio. La se-conda e la terza giornata sono state dedi-cate alla raccolta dei doni. In particolare nel-l’ultima giornata si è registrata la distribu-zione dei doni ricevuti dai cittadini.A promuovere l’evento, il corpo della Poli-zia Municipale che ha instaurato la vecchiatradizione di effettuare la raccolta di doni daparte dei cittadini nella centralissima Piaz-za Vittorio Emanuele per poi devolverli aibambini meno fortunati, ospiti degli istitutidi accoglienza e di assistenza della nostra

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Assemblea Nazionale di Avviso Pubblico e Convegno Mafia e Po-litica – Analisi di un rapporto tra storia e attualità. Questi gli eventichiave svoltisi presso la Sala Marano dell’Istituto Vittorio Emanue-le II.Quali messaggi sono stati trasmessi in quest’occasione?Innanzittutto lottare contro le mafie praticando la legalità come cit-tadini e amministratori pubblici; coinvolgere i giovani ed educarlialla cultura della partecipazione e della cittadinanza attiva; chiede-re alla politica e ai partiti di assumersi la responsabilità di noncandidare persone sospettate o condannate per mafia; non dimen-ticare le vittime di mafia e i loro famigliari.Ma cos’è Avviso Pubblico e quando è nata? Avviso Pubblico. Entilocali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, è un’Asso-ciazione nata nel 1996, che attualmente raggruppa, più di centorealtà tra Comuni, Province, Regioni.L’Associazione raccoglie e mette in circolazione idee, progetti, ser-vizi, informazioni. Avviso Pubblico, inoltre, mette in rete diverseesperienze di promozione della legalità da enti locali.In Puglia oltre a Giovinazzo aderiscono ad Avviso Pubblico la pro-vincia di Brindisi e di Lecce; inoltre i comuni di Arnesano (Le),Calimera; (Le), Casarano (Le), Martano (Le), Mesagne (Br),Palagiano (Ta) e San Cesario di Lecce (Le).Le finalità dell’Associazione, presieduta attualmente da AndreaCampinoti, Sindaco di Certaldo (Fi), sono molteplici: mettere in retegli enti territoriali che abbiano manifestato il loro interesse versol’educazione alla legalità mediante il finanziamento di progetti perattività di formazione nelle scuole o di sostegno concreto alle poli-tiche giovanili; promuovere percorsi di formazione per amministra-tori, dipendenti pubblici e cittadini; promuovere iniziative di solida-rietà tra enti (cooperazione sia in manifestazioni di solidarietà atti-va sia in progetti concreti); studiare procedure semplici che con-sentano agli amministratori locali di agire in perfetta trasparenza(es. in materia di appalti, gestione delle discariche, smaltimentodei rifiuti urbani).In occasione dell’Assemblea nazionale, in collaborazione con l’Am-ministrazione comunale di Giovinazzo, Avviso Pubblico ha orga-nizzato diverse attività,Destinata al mondo dei giovani e della scuola è stata presentataAlbachiara, un percorso sul tema della cittadinanza e della parteci-pazione promosso dal Gruppo Abele di Torino e dalla Provincia diPistoia, in collaborazione con Avviso Pubblico. In particolare sonostati evidenziati gli strumenti di Albachiara: l’Osservatorio sui dirittidi cittadinanza dei giovani, il Campus di Montecatini, il progetto digemellaggi denominato “Ambasciatori dell’alba”. L’incontro ha vi-sto la partecipazione di Cosmo Damiano Stufano, Assessore allaSolidarietà Sociale del Comune di Giovinazzo, Daniela Gai, As-sessore alle politiche sociali della Provincia di Pistoia, don Raffae-le Bruno, Referente regionale di Libera e Paolo Paticchio, un gio-vane dell’Associazione Terra del Fuoco di Lecce che ha partecipa-to al Campus di Montecatini di quest’anno.Questa iniziativa si propone non solo di illustrare un progetto sulquale il Comune di Giovinazzo intende investire, ma altresì comemomento di dialogo tra giovani e adulti su temi quali la cittadinan-za e la partecipazione che implicano una reciprocacorresponsabilità e non una delega degli uni rispetto agli altri. Laseconda iniziativa è stata invece destinata a fare memoria dellevittime di mafia, a non dimenticare i famigliari, per ribadire l’impe-gno a costruire e promuovere la cultura della legalità democratica.È stato presentato il libro fotografico VIVI (EGA Editore) che raccon-

ta le undici edizioni della Giornatadella memoria e dell’impegno in ricor-do delle vittime delle mafie. Presentialcuni familiari delle vittime di mafiain Puglia, il sindaco di Bari, MicheleEmiliano, don Luigi Ciotti, Presidentedi Libera e Andrea Campinoti, Presi-dente di Avviso Pubblico. L’Incontro èstato moderato da Pino Bruno, gior-nalista RAI di Bari.Questa iniziativa ha dato voce a queicittadini pugliesi colpiti brutalmentedella violenza mafiosa, per non di-menticare i loro cari, per ribadire chele mafie esistono ma che esiste an-che un’Italia disposta ad impegnarsi,per sostenere con forza l’impegno delComune di Giovinazzo e di AvvisoPubblico nella lotta contro le organiz-zazioni mafiose attraverso la praticaquotidiana della legalità nell’Ammini-strare il territorio.Infine, il Convegno intitolato “Mafia epolitica. Analisi di un rapporto tra storia e attualità” e destinato almondo della politica, degli amministratori locali e alla cittadinan-za. L’idea di organizzare questo Convegno nasce dalla consape-volezza che le mafie, senza rapporti con esponenti della politicanon sarebbero così forti e radicate come invece si dimostranoessere.Tre sono state, in particolare, le motivazioni che hanno spintoAvviso Pubblico e il Comune di Giovinazzo a decidere di dedica-re un momento di alta riflessione sulla tematica citata: a) i dati suiconsigli comunali sciolti per infiltrazione mafiosa dal 1991 al 2005(157 comuni, di cui 7 in Puglia); b) il coinvolgimento di esponentipolitici, ai diversi livelli, in varie inchieste giudiziarie in tema dilotta alle mafie; c) la necessità di modificare alcune norme depu-tate a contrastare il rapporto tra mafie e politica, a partire dall’arti-colo 416-ter sul voto di scambio.Al convegno sono intervenuti i seguenti relatori: FrancescoForgione, Presidente della Commissione parlamentare antimafia;Nichi Vendola, Governatore della Regione Puglia; Don Luigi Ciotti,Presidente di Libera e del Gruppo Abele; Vincenzo Macrì, Magi-strato della Direzione Nazionale Antimafia; Michele Lamacchia,Presidente Anci Puglia; Enzo Ciconte, docente di storia della cri-minalità organizzata, Università di Roma Tre; Ivan Cicconi, esper-to di legislazione in materia di appalti; Ileana Fedele, magistratodell’Alto commissario per la lotta alla corruzione; Angelo DomenicoDepalma, Presidente 3a Sezione del Tribunale di Bari.Tutte le relazioni del Convegno saranno pubblicate nel terzo Qua-derno di documentazione di Avviso Pubblico. I primi due quaderni

12-13 Gennaio

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o a Giovinazzoo a Giovinazzosi sono occupati dell’infiltrazione dellemafie negli appalti pubblici e negli am-bienti economici e imprenditoriali locali.Il convegno è stato suddiviso in due ses-sioni: la prima moderata da ManuelaMareso, coordinatrice della redazione diNarcomafie; la seconda da Antonio Ma-ria Mira, giornalista di Avvenire.

11 gennaio

LEGGERE

PER

CONDIVIDERENell’Aula Magna del Liceo Classico “M.Spinelli”si è tenuta una Conferenza sul-la necessità di «leggere…per condivide-re» per una scuola che funzioni bene.«Lo sviluppo raggiunto dai mezzi di co-

municazione è tale che oggi, si legge poco – esordiva il DirigenteScolastico Prof. Pasquale Masiello – per cui il corpo docente è im-pegnato a sviluppare, negli alunni, il senso primario del piaceredella lettura e della condivisione con tutti». Il libro sprigiona la fanta-sia, favorisce lo sviluppo dell’intelligenza, induce alla conoscenzadell’autore stesso del libro. Immedesimarsi nell’autore e conoscer-lo, permette al lettore, alla stessa cultura, di raggiungere mete ele-vate. Affinché l’amore per la lettura non venga mai meno e che lavoglia del sapere dei giovani si rafforzi sempre più Alla conferenzaintervenivano funzionari della Biblioteca Nazionale di Bari intitolataa Sagarriga Visconti Volpi.La Dott.ssa Francesca Esposito riferiva sulla recente cerimonia diinaugurazione della Biblioteca Nazionale di Bari, della modernagestione della documentazione cartacea in essa contenuta e degliambienti ampi, adatti alla conservazione di libri antichi e moderni edalla loro lettura.Il Dott. Michele Giannone, evidenziava i progressi conseguiti daglialunni del Liceo Classico di Giovinazzo per le visite di studio e disocializzazione. La Biblioteca Nazionale, patrimonio di tutti, favori-sce studi approfonditi nelle diverse discipline. Detti studi hanno de-terminato la realizzazione e pubblicazione di libri sottoscritti dagliautori docenti del medesimo istituto con la collaborazione degli stessistudenti.«L’Istituto bibliotecario Nazionale viene sempre arricchito di nuovemoderne pubblicazioni ed offre cultura a tutto spiano, lettura,condivisione, progresso» - riferiva la Dott.ssa Mara Virno.I funzionari della medesima Biblioteca Nazionale favoriscono in-

contri degli studenti con gli autori, fra i quali da ultimo, l’incontro conlo scrittore – magistrato Carofiglio, autore di romanzi gialli.Assente alla Conferenza la civica Amministrazione.

12-13 GennaioManifestazione parallela…edavvisi pubblici

Hanno ben pensato i componenti del Comitato a ricercare pubblicaribalta davanti all’Istituto Vittorio Emanuele per lapidare ancora unavolta la nostra cittadina. In occasione dei due eventi di Avviso Pubbli-co hanno rimarcato la loro presenza con un abbacinante striscioneche citava “Benvenuti a Giovinazzo, città dell’amianto, della discari-ca e delle antenne!” Ormai nessuna occasione è persa perevidenziare il malcontento di chi sa di non poter essere mai ascolta-to seriamente. L’auspicio ovviamente è quello di moderare i toni pernon rendere falsamente “barocca” una cittadina che merita invecealtri apprezzamenti.

ENNAIOUASTADISEGNI

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30

Sabato 20 gennaio 2007 nella sala S. Feli-ce, si sono aperte anche in Giovinazzo lecelebrazioni il 500à anniversario della na-scita di don Ferrante Gonzaga, conte di

Guastalla e signore di Gioivinazzo, che nel-la sua relazione il prof- AngelantonioSpagnoletti, docente di storia moderna pres-so l’Università di Bari, ha illustrato quale“Principe del Rinascimento tra Spagna,Lombardia e Puglia”.Al termine della conferenza uno degli inter-venuti, ha chiesto al docente che aveva benillustrato gli interessi profusi da don Ferran-te a favore della corona di Spagna nel pa-norama europeo del sec. XVI, quali fosserostati gli effettivi interssi dello stesso Principeper Giovinazzo. Per quanto la domandasembrava celare una vena di polemica, ilprof. Spagnoletti ha risposto non essere quel-la la sede per rispondere in quanto sono giàprogrammati altri incontri nei quali il temaverrà affrontato.Tutto ciò è avvenuto davanti ad una delega-zione del Comune di Guastalla, alla qualel’assessore Restivo ed il Sindaco Natalicchiohan reso gli onori di casa. Una serie di ini-ziative culturali cui il Comune di Giovinazzosi è reso partecipe, sono partite proprio dalcomune di Gusatalla, ma nella serata è sta-to fatto notare come, degli antichi possedi-menti dei sigg. Gonzaga solo Giovinazzo sisia unita a tali iniziative. La risposta sembrapiù che scontata: causa ne è il gemellaggioche lega i due Comuni da qualche anno.Ma quali le ragioni di quel gemellaggio? Nonse ne vede la logica considerato cheGiovinazzo venduta nel 1522 al duca diTermoli, poi ceduta ai Gonzaga e da questivenduta ai Giudice perse il suo il privilegiodi essere, città di Dominio Regio (e sicura-mente meno gravata di balzelli). Ma se lalibertà fu riacquistata nel 1772 con la mortedi Eleonora Costanza Giudice, da quando èstato stretto il gemellaggio con Guastalla ibalzelli gravano nuovamente per le c.d. “vi-site di cortesia”.Ma volendo tralasciare queste sterili pole-miche, come d’altro lato faceva notare il no-stro Sindaco, questa sarebbe l’occasione percreare e divulgare cultura nel nostro paese;paese in cui le fonti per la cultura non man-cano, ma ciascun addetto le ritiene sua pro-prietà privata e non le condivide neppurecon altri cultori per farle fruire al pubblico inmaniera ottimale. Il Sindaco non ha dettonulla di falso, anzi! Ma era quella la sede

20 GENNAIO

500nario della nascita di don FerranteGonzaga signore di Giovinazzo

20 GENNAIO

500nario della nascita di don FerranteGonzaga signore di Giovinazzo

adatta per farlo? Non si lavano for-se in casa i panni sporchi? E cosìcome il Sig. Sindaco anche noiscioriniamo all’aperto: il nostro col-

laboratore Diego de Ceglia, checura ogni mese la pagina di sto-ria su questo mensile, presen-te con il sottoscritto alla confe-renza, peraltro segnalato dallans. Redazione quale membrodel comitato per il 500nario diFerrante Gonzaga, ha negatola propria collaborazione perquesto servizio, aggiungendo che a tut-t’oggi è all’oscuro degli altri eventi pro-grammati di cui parlavano il prof.Spagnoletti e l’assessore Restivo. Forseil giornale “la Piazza” cui è stato recapi-tato l’invito per la conferenza serve soloe soltanto per divulgare le iniziative (inquesto caso buone) dell’Amministrazio-ne Comunale?

6 gennaioUna lotteria per la

solidarietàLa beneficenza ha toccato ancora una volta icuori dei giovinazzesi grazie al consueto ap-puntamento con la tombolata, tenutasi Saba-to 6 Gennaio 2007, organizzata dal gruppogiovani dell’ Associazione Mariana “Onde Be-nefiche”, presso la Casa di Riposo San Fran-cesco. Il nobile scopo di questo evento per-mette di impegnarci nel nostro compito di te-stimoni del carisma Mariano e Vincenzianoche vive in ognuno di noi, fatto di carità eamore verso i nostri fratelli. Con la presenzadella gente e con la loro generosità veniamoincoraggiati ad operare sempre al meglio, peraccogliere sempre più bambini, ragazzi e gio-vani che vogliono affidarsi al messaggio diGesù, condividendo momenti di aggregazio-

ne, animazione e divertimento nel segno del-l’amicizia.Questo momento di incontro, che ormai damolti anni viene condiviso assieme da tantis-sima gente, ci consente di tagliare traguardiimportanti che hanno come unico e solo sco-po la BENEFICENZA. Quest’anno la nostraattenzione, insieme ai nostri aiuti economici,si focalizzeranno nel miglioramento delle con-dizioni igienico-sanitarie delle numerose fa-miglie bisognose presenti nel territorio diMollas (Albania).Non è semplice portare avanti compiti chesembrano più grandi di noi, più grandi dellenostre capacità, ma quando tutti insieme unia-mo le forze, le mani e i cuori, allora nulla è piùimpossibile. Come sempre, un ringraziamen-to particolare va a tutti i commercianti che an-cora una volta hanno dimostrato una straordi-naria sensibilità alla beneficenza. A tutti (noi)giovani che si sono adoperati instancabilmen-te, e che non si sono mai scoraggiati anche difronte a facce diffidenti e porte chiuse e infineil grazie doveroso anche alla Suora respon-sabile che sempre sostiene noi giovani contanto affetto. Noi giovani dell’AssociazioneMariana cogliamo l’occasione per invitarvi avisitare il nostro portale internet all’indirizzo:www.amgiovinazzo.somee.com attraverso ilquale è possibile ricevere informazioni sem-pre aggiornate sulle attività da noi svolte.

MARIAGRAZIA CIRILLO

ECHI DI GENNAIODI ANGELO GUASTADISEGNI

PAPAPICCOGAETANO

m. 28 dicembre 2006La tua morte ha lasciatoun vuoto incolmabile neinostri cuori, ma il tempo

non cancellerà mail’amore che proviamo

per te.I tuoi cari

La vita di un uomo si può paragona-

re ad un fiore. Quando fiorisce vuol

dire che è al suo massimo splendo-

re, quando si chiude porta con sé i

ricordi più belli. Questo fiore è ap-

passito ma ha lasciato un’impronta

di polline nei ricordi di tutti noi.

Ciao nonno

TRIGESIMODERIENZO VINCENZO1-8-1920 – 30-12-2006

La morte non ci

porta via

completamentela

persona amata,

rimane sempre la

sua opera che ci

incita a continuare

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POLITICA1651 - Rispondere con la preghiera ai detrattori che nel Comitatocontro l’elettrosmog non ci sono testimoni di Geova che invocano un5 maggio!1652 - Ricevere a tutti gli angoli di strada baci, abbracci, strette dimano, amichevoli pacche sulla spalla e sorrisi durbans a 72 denti1653 - Chiedersi con circospezione: “Ma cè stè a scced? Vu avvdè caiè ancor Natel?”1654 - “Ce stè a scced?”. E pensa e ripensa: “Ahhhh!!! Mò so capet…”.A maggio si vota, vogliamoci bene1655 - Sperare che uno dei nostri bravi e buoni politiconi ci chieda :”Ma dà votè?” per piantargli sul muso un sonoro “E mò t’arrcurd!!!”1656 - Fermarsi casualmente con il politicone alla ricerca del votoperduto e sentire in tempo reale un coro cittadino: “Mooooo!!!!! U sìvist a cudd? Sì vist c’ ce stev? E ce ha passet dall’ata vann?1657 - Divertirsi a diffondere via E-mail ed sms la barzelletta delsecolo:”Sarachill??? Ste c’Nnatalicch…”

ANTENNE E DINTORNI1658 - Aggrapparsi alla veglia di preghiera presso il presidio delComitato contro l’elettrosmog per scongiurare l’installazione delletorri-faro!1659 - Scoprire come i sostenitori del Comitato contro l’elettrosmogsiano stati investiti improvvisamente da catarsi perché almeno “lassùqualcuno li ami”1660 - Chiedersi con circospezione come la protesta contro un’an-tenna rafforzi la fede in Dio anche in chi fede non ha mai avuto1661 - Chiedersi chi sarà il loro capo spirituale su cui investire in terrala propria fede politica in occasione delle amministrative del 6 mag-gio

A CARNEVALE…1662 - Passeggiare per strada, evitando di guardare in faccia i bam-bini con le bombolette per non essere spruzzati (lety)1663 - Rendersi conto che il cappotto della domenica è stato imbrat-tato con una schiuma bianca che somiglia molto a quella dellebombolette (lety)1664 - Bestemmiare il Carnevale, tutti coloro che vendono lebombolette e soprattutto i genitori che permettono ai propri figli dispendere soldi per queste stupidaggini (lety)1665 - Nascondersi in una stradina per non farsi vedere dagli altri,mentre ci si ripulisce (lety)1666 - Accorgersi che un gruppetto di bambini con in mano dellebombolette si sta avvicinando con passo felpato (lety)1667 - Iniziare a correre e tornare a casa col fiatone, promettendo ase stessi di non uscire mai più durante il periodo di carnevale (lety)

CALCIO A 5: DALLA TRASFERTA AMOLA…1668 - Seguire la squadra del Gs a Mola per la gara contro l’UsPolignano e rendersi conto che nel primo pomeriggio del 6 gennaiola statale 16 bis è affollata…1669 - Notare cautamente che è affollata…soltanto di macchine pro-venienti da Giovinazzo! (gianga)1670 - Comportarsi da giornalista all’entrata, per non pagare il bi-glietto, e da ultrà invece durante la partita… (gianga)1671 - A causa dei colori delle magliette, scambiare la squadra delGs con quella…del Bitonto! (gianga)1672 - Chiedersi perché il tifoso Ginetto non sia venuto in trasferta aMola, lasciando così soltanto al collega Onofrio la gioia di prendere ilPolignano…a pesci in faccia (gianga)1673 - Chiedere al patron Carlucci di cambiare emittente televisivaperché purtroppo Telesveva non raggiunge le case di tutti igiovinazzesi… (matteo r.)

…AL BIG-MATCH CONTRO IL MODUGNO1674 - Far pagare in prevendita alle ragazze, per assistere all’incon-tro del Gs contro il Modugno, lo stesso costo del mensile “La Piaz-za”… (gianga)

Non è un supermercato, non è un ipermercè uno squadrone…di supercalcio!Che quaa giocare a Mola solleva l’umore del giovinpiù bianco-verde che viola!E intanto per inizia la gara della contrada…Baci e abblazzi e sollazzi, promesse di votini e votazz

1675 - All’arrivo al palazzetto in zona 167, chiedersi se sarà più facilebattere il Modugno oppure riuscire a parcheggiare la propria auto…(gianga)1676 - Riempire all’inverosimile il palazzetto per il big match di calcioa 5, auspicando che altrettanto possa avvenire per le gare casalinghedell’Afp (gianga)1677 - Sul 6-2 per il Gs, in barba alla scaramanzia, domandare all’uni-sono ai tifosi del Modugno che cosa sono venuti a fare a Giovinazzo…(gianga)1678 - Dopo la beffa atroce del 6-6, invitare comunque i tifosi avversa-ri a salutare il Giovinazzo capolista… (gianga)

INTERNET1679 - Collegarsi al sito www.giovinazzo.it il lunedì mattina e scoprirel’annuncio ….1680 - Mordersi le mani perché oltre alla poca voglia di lavorare nonci sarà neanche il gusto di iniziare a criticare!1681 - Riflettere a lungo sui motivi della mancata edizione1682 - Supporre che forse le presentatrici sono andate in pensione onon avevano i vestiti per apparire1683 - Aprire il forum sperando che sia il compleanno di qualcheutente per consolarsi1684 - Impiegare almeno un po’ di tempo sin troppo libero ad inge-gnarsi per postare il messaggio di auguri più originale1685 - Decidere di impiegare sempre quel tempo sin troppo libero perloggarsi con un altro nomignolo1686 – Scoprire eccitati che con il nuovo nomignolo “posso paracularedi più”!1687 - Ignorare ingenuamente che gli amministratori del sito cono-scono alla perfezione tutti gli IP di chi si logga1688 – Ignorare ingenuamente che gli amministratori del sito cono-scono anche tutti gli IP “camaleontici” di chi si logga1689 - Nonostante questo, continuare a sogghignare convinti diparaculare il mondo!1690 - Realizzare che la maggiore soddisfazione della giornata èstata proprio quella

ERANO BEI TEMPI…1691 - Quando, dopo la messa domenicale delle 10, si correva a casaper smettere il cappotto della festa (gianga)1692 – Smesso il cappotto della festa…si indossava la giacca “dabattaglia” per limitare i danni della schiuma delle bombolette! (gianga)1693 - Quando, per il Veglione di Carnevale, ci si affannava a reperireindumenti già usati pur di non acquistarli o affittarli ad alto costo dainegozi (gianga)1694 - Quando la sera del martedì grasso si celebrava il funerale delCarnevale (gianga)

GS!!!GS!!!GS!!!GS!!!GS!!!

I MOTIVI PEPENA VIVERE A

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Per vedere pubblicati i vostri‘Motivi per cui vale la pena di vivere a

Giovinazzo’ scrivete a:

La Piazza di Giovinazzo, via Cairoli, 95 -tel/fax 080/394.79.20 email:

[email protected] mando va

nazzese stradabracci,zi…

1695 – Quando con tanto di bara realizzata per l’occasione s’insce-navano i piagnistei (gianga)1696 – Quando nei piagnistei s’intonava: “Ha murt Carnvel, ha murtCarnvel”… (gianga)1697 – Quando morto Carnvel si pensava già a dove trascorrere laPasquetta (gianga)1698 – Quando si correva a comprare “le chiacchiere” ai saldi ilgiorno successivo alla fine del Carnevale1699 – Quando si faceva u’ dsceun il mercoledì delle ceneri1700 – Pensare, meditare e rimuginare…che non è il caso di farterminare questa rubrica hic et nunc!

!!!!!

ER CUI VAL LAA AGIOVINAZZO

60°ANNIVER-SARIO DI MA-

TRIMONIOIl 19 gennaio circonda-to dall’affetto della figliaAnna e da suo maritoLeonardo Fiorentino,dei nipoti e pronipoti,Antonio e FrancescaDestasi hanno festeg-giato con una SantaMessa il loro anniver-sario di matrimonio.Loro non si ferma-no, gurdano avanti

e lontano. Ad maioara!

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4^ PARTE di Mimmo Ungaro

IL PLAGIO MUSICALE E LE COVERS

In basso c’è la data stampata sulla foto: 5 novembre 2006, il giorno della maratonadi New York. C’è chi la maratona la fa partendo dal Central Park, chi dall’aperitivo.I giovinazzesi d’America preferiscono la maratona a tavola almeno una volta all’an-no. Si ritrovano tutti, indipendente dalla parrocchia o dal santo cui appartengono. Enel dinner della rimpatriata, c’era qualche giovinazzese illustre che in America hatoccato il cielo con le dita. E’ l’uomo a sinistra della foto. Risponde al nome diPasquale Marino, orgoglio giovinazzese e pluridecorato Ufficiale delle forze armateamericane. Ad onorarlo nell’occasione c’erano due colleghi in alta uniforme dellaUSA e una spruzzata di giovinazzesi tanto per non spegnere quella fiamma dinostalgia canaglia che arde nei cuori degli italiani all’estero. C’era suo fratello Joe, ilre dei “taradd scallèt” in Long Island, Mike e Cristina Pierno, sua sorella Francesca,Angelo e Angela Battista. Tutto giovinazzesi doc!

America & paisà

Ci sono passato da poco, crede-temi, ed è stato faticoso. È perquesto che ora, un po’ come ge-sto liberatorio, un po’ per un resi-duo di goliardia, ho deciso di pro-porvi questo utile vademecumper redigere la vostra tesi di Lau-rea. L’ atto finale prima della con-segna della pergamena che viconsacrerà dottori, ovvero coitempi che corrono, probabili disoc-cupati ma cum honore.

1. E’ estremamente probabile che nes-suno, a parte te, leggerà mai la tua tesiper intero. E’ triste ma è così. Nei capitolicentrali potresti scriverci l’elenco telefo-nico, la lista della spesa o laGerusalemme liberata, nessuno se neaccorgerà. Gli archivi elettronici delle uni-versità sono pieni zeppi di tesi di laureamai lette da occhio umano se non quellodel povero compilatore.

2. Durante la stesura della tesi sarai pre-occupato di scrivere bene, di riportare lefonti correttamente. Ci passerai mesi emesi. La stamperai cento volte e ognivolta scoprirai un errore e quindi la vorraistampare di nuovo. Ti studierai anche ilmanualetto su “come scrivere la tesi dilaurea perfetta” ( ce ne è uno persino diUmberto Eco, anche se è meglio consul-tarne più d’uno. Per dirla alla Totòabundantis abundantium). La tesi servenon solo alle librerie, sempre in calo conle vendite. ma anche per arricchire i pro-duttori di cartucce a inchiostro.

3. Oltre alla tesi, dovrai stilare labibliografia. Anche questa non verrà maicontrollata da nessuno. Prova pure a in-ventarti titoli, fonti, anni di pubblicazio-ne. Cita autori inventati, editori tedeschi,traduzioni dal tale giornale americano, nor-vegese o slovacco: nessuno si prenderàla briga di andare a controllare. Mai. Aquesto punto, se proprio vuoi stupire conun elenco da Treccani, lascia la brigliasciolta alla tua fantasia e cita, se ti vapure la nonna o qualche concittadino dalnome altisonante oppure inventato.

4. Nel tuo percorso verso la discussionedella tesi di laurea sarai accompagnatoda un professore, il c.d. Relatore. Il suomestiere è proprio quello di aiutarti, assi-sterti e consigliarti. Un alleato. E’ pagatoper questo - peraltro con le tue tasse,cioè con i tuoi soldi. Ne leggerà tre righesu 350 pagine, distratto, magari di sera,in bagno. Segnerà a pennarello un paio di

COME STILARE UNA TESI DI LAUREA COME STILARE UNA TESI DI LAUREA

ISTRUZIONI PER L’USO

correzioni solo per dimostrati che ha let-to, ma questo non lo ammetterà mai.Quando lo incontrerai nel suo ufficio, nel-l’orario di ricevimento cui lui sarà arrivatoin ritardo e tu puntualissimo, egli fingeràinteresse per l’argomento. In realtà ti con-sidera uno scocciatore e non vede l’orache tu esca e lo lasci in pace.

5. Al momento di stampare le copie forsevorrai scegliere i colori della copertina.Chissà, preso di manie auto-celebrativela vorrai in pelle o in cuoio, anche se co-sta un po’ di più. Soldi buttati nel cesso.Scegli la più economica, quella di carto-ne.6. Farai stampare parecchie copie dellatua tesi: tre o quattro per te, una per lanonna, una per la zia che ci tiene, una peril relatore stesso... Naturalmente, dopo ladiscussione, nessuno di queste copieverrà mai aperta da essere umano. Dopoalcuni mesi, il relatore userà la sua copiaper accendere il camino della casa in mon-tagna.

7. Il giorno della discussione della tesi,sarai molto agitato. Una volta entrato nel-l’aula col tuo vestitino elegante e tantaemozione, ti daranno pure un computerper il power point e tu vorrai solo che tuttofinisca il più presto possibile. Ebbene: nontemere. Anche il collegio giudicante ha lo

stesso tuo pensiero. Anche loro vorreb-bero andarsene a casa.

8. Subito dopo, andrai a bere lo spuman-te e festeggiare con amici e parenti nelbar vicino all’università, che di solito sichiama “Bar Ateneo” o appunto, “Bar Uni-versità”. Champagne per tutti, urleràeuforico il nonno: il cameriere si strofinale mani. I bar vicino all’università sono imaggiori beneficiari dell’esistenza dell’isti-tuto della tesi di laurea. Insieme allecopisterie. E allo studente, forse.

ANTONIO ARCARO

ANTONIO ARCAROFacoltà dei beni culturali del-

l’Università degli studi di LecceLaurea in Beni mobili e artistici.

Tesi di laurea in storia dell’arte medieva-le: La decorazione pittorica pre-romanicanon figurativa della chiesa di San Julian

deLlos Prados nelle AsturieSeduta del 13/12/06 - vot. 110/110 e lode.

LAUREA

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Pagine di diario

CONFESSATE L’INCONFESSABILE

Inviate le paginedel vostro diario enoi le pubblichere-mo in forma anoni-ma. Non perdetel’occasione di to-gliervi qualche sas-solino dalla scarpa o di confessa-re l’inconfessabile: liberate i vostricuori e le vostre menti! Natural-mente riserveremo sempre e co-munque l’anonimato pur indican-do le generalità.Scrivete a: [email protected] La Piazza diGiovinazzo, Via Cairoli, 9570054 Giovinazzo (BA)Tel/fax080/394.79.20

RUBRICA DI MATILDE RESTAINO

«SONO LA

BEFANA»

«Volavo con lascopetta dalle parti

della 167 e per sbagliosono finita nella casadi un consigliere co-munale. Costui è unpazzo sonnambulo

che non dorme mai, siè accorto di me»

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«SONO LA

BEFANA»

Liberatemi dalle grinfie di unconsigliereAmica mia carissima,poiché molto ti stimo, credo non mi ne-gherai l’accoglienza nella tua rubrica poi-ché sono molto disperata e bisognosad’aiuto. Tu certo mi conosci, come i letto-ri d’altronde. Sono la Befana, quella sim-patica nonnina, e non certo orripilantestrega (se becco chi mi raffigura così loconcio per le feste) sempre arzilla cheda anni si fa un m…o così, viaggiandoscomodamente sulla sua scopa disaggina per portare doni ai bambini e agli adulti rimasti bambini. Certo il Folletto nel 2000mi voleva offrire un mezzo di trasporto più tecnologico ma io rimango legata alla tradizioneper cui ho rifiutato. Ma non voglio trascendere, ho molte rimostranze da fare a tutti. Di annoin anno le letterine che mi pervengono sono sempre di meno, colpa di Babbo Natale e SanNicola che hanno visto raddoppiato il numero dei loro fans. Ma per questo non sembraesserci rimedio salvo una campagna pubblicitaria e non denigratoria sulla mia storica figu-ra (e chi la paga? La farebbe gratis il direttore della Piazza?). Ma la cosa che più miindispone e, diciamo mi fa proprio venire le rughe, è che i pochi affezionati che ancora miscrivono mi fanno richieste assurde tipo: drive-pen, home-teatre, cellulari UMTS, fotocamera10 pixel. Scusa ma che sono io un’interprete in zona di guerra? Ma che tutta la popolazionesia stata invasa dagli alieni? Posso capire che non ci sono più le care vecchie bambole dipezza e c’è la Barbie ma dove sono finite i chiacun ch l’aminue e l manderin o al limite ucap de salzizz che qualche sposa voleva far trovare nel calzino rammendato del marito?Ma chesse è nudde, quest’anno mi è capitato un fatto grave che merita tutta la vostracomprensione, una vera e propria disgrazia. Volavo con la scopetta dalle parti della 167 eper sbaglio sono finita nella casa di un consigliere comunale. Costui è un pazzo sonnambu-lo che non dorme mai, si è accorto di me. Questo alienato non ha mica voluto i dolci che gliavrei lasciato volentieri perché erano scaduti, mi ha sequestrato, ha rotto la scopa e mi hachiusa nella stanza del figlio che non so dove sia. Sostiene che ha bisogno della colf, diqualcuno che lo accudisca, gli faccia il bucato, gli stiri le camice, gli faccia trovare buonipranzetti e che ascolti i suoi programmi di governo. Dico io, vabbè la domestica gratissenza paga e contributi e senza permesso di soggiorno, ma ascoltarmi le sue stronzateche nessuno al Comune prende seriamente, mi sembra un po’ troppo. Aiutatemi, salvatemida questo impiccio, solo voi lo potete fare. Voi lo conoscete, fatemi liberare o quantomenochiamate gli infermieri della più vicina neuro.Faccio appello ai vostri cuori, se in voi c’è un po’ di umanità verso la Befana che in tempinon lontani faceva felici tutti voi. LIBERATEMI!

La befana

Liberatemi dalle grinfie di unconsigliere

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Il volume commemorativo di padre LeonardoLotti (cappuccino del nostro convento diGiovinazzo scomparso il 19 ottobre scor-so), per i tipi della ED INSIEME, colpisceper due motivi: la celerità della pubblicazio-ne (in tempo per la celebrazione deltrigesimo) e il fatto di essere stato scrittodagli amici.Si coglie in questo il desiderio di voler fis-sare e tramandare subito il ricordo, senzaallungare i tempi di elaborazione del volu-me per smania di completezza o di perfe-zionismo. La pubblicazione risulta comun-que curata e articolata in quanto compostada testimonianze di amici e dal ricordo deisuperiori. Fanno da corollario un inserto fo-tografico e alcuni scritti inediti di padreLeonardo.Complici rapidità e scrittori amici, ne emer-ge un ritratto spontaneo, immediato, non co-struito. E’ soprattutto un ritratto affettuoso ecorale. Non un singolo autore ma tante vocidi persone che hanno usufruito del suo con-siglio, del suo aiuto, della sua guida: tantiframmenti a costruire l’unicum di un’identi-tà caratterizzata da relazioni di amicizia edi collaborazione.In effetti la vigna del Signore per padreLeonardo è stata particolarmente vasta: inotevoli interessi supportati da adeguate ca-pacità, le diverse responsabilità alle qualiera chiamato, le tante relazioni da coltiva-re, rendevano proficuamente impegnata lasua giornata e ricco il suo tempo. La pas-sione e le competenze che riversava suisuoi impegni forse hanno anche affaticatoil suo cuore, ammalato sì ma non indeboli-to nell’amore verso Dio, San Francesco, lasua comunità, il suo prossimo.Ne emerge un impegno culturale vario e vi-vace nei ruoli ricoperti e nell’attività di scrit-

recensioniIn memoria di Padre LeonardoIn memoria di Padre Leonardo

tore in cui spaziava dalla riflessionepiù speculativa a quella più divulgati-va, dalla letteratura per l’infanzia allapoesia, all’amore per l’arte che diven-tava promozione di chiese e monu-menti presenti sul territorio. Da sotto-lineare anche l’attenzione per le atti-vità culturali cittadine. Personalmen-te lo ricordo attento e gradito ospite amanifestazioni che in qualche modomi hanno visto protagonista.Padre Leonardo, infatti, conciliava l’at-tività di studioso, le responsabilità chericeveva nell’Ordine (fino a quella diministro provinciale) e la cura dei grup-pi con una squisita attenzione e sen-sibilità verso gli altri, espressa nell’ac-compagnamento personale, nell’esor-tazione, e soprattutto nel rivelarsiamico premuroso e cordiale.La sintesi efficace del volume, a mioavviso, è data proprio dalla prima foto:un’immagine serena di padreLeonardo ritratto con alle spalle unalussureggiante montagna. Una meta-fora per indicare il riuscito camminodi perfezione del francescano che, aiu-tandosi con l’arte, la poesia, lo studioe la benevolenza verso confratelli eamici, ha seguito le orme del SeraficoPadre per andare incontro al suo Signore e Maestro.

AGOSTINO PICICCO

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Addio 2006, addio anno del mundial per gliitaliani, il trionfo del nostro tanto sofferto maamabile calcio. Anno di emozioni dunque maanche di cambiamenti. La politica italiana hasubito una svolta determinata da una lancettache da destra si è spostata a sinistra. Il popolodella pizza e degli spaghetti ha azzardato unradicale cambiamento: da Berlusconi a Prodi,una manciata di voti che ha cambiato le sortidel Bel Paese. Ed ora il nuovo capo del go-verno sta invitando tutti al sacrificio in vista ditempi migliori. Si sa che il tempo delle vacchemagre deve alternarsi a quello delle vacchegrasse e la promessa sembra essere proprioquella.L’America invece ha chiuso l’anno con un fu-nesto numero di tremila giovani militari dece-duti nel conflitto con l’Iraq. E con la determina-ta convinzione di tutto il popolo che quellaguerra è stata inutile. Senza quindi grandientusiasmi nei confronti dell’attuale PresidenteG. Bush. Necessaria quindi una riflessione suquella che è stata l’impronta politica dei pre-sidenti americani che nel passato hanno sug-gellato con i loro passi la storia della WhiteHouse. Nixon, Carter, Ford sono dei nomi anoi fin troppo noti. In particolare, nel mese didicembre, è stato seguito con molta attenzio-ne il funerale di Gerald Rudolph Ford,trentottesimo presidente degli Stati Unitid’America. Una fiumana di persone si è inchi-nata al suo cospetto per rivolgergli l’ultimosaluto. Ha vissuto per ben novantatrè anni,probabilmente la sua fama è dovuta al fattoche è stato l’unico presidente a non esserestato eletto. Nominato vicepresidente dopo ledimissioni di Spiro Agnew, diventò presiden-te il 9 agosto 1974 quando Richard Nixon do-vette dimettersi a causa dello scandaloWatergate e non venne confermato in caricaalle successive elezioni.Circa un mese dopo la sua entrata in carica,concesse il Perdono presidenziale a Nixon:utilizzando un potere previsto dalla costitu-zione degli Stati Uniti d’America, cancellò ogniaddebito penale per quanto l’ex presidentepoteva aver commesso di illegale. Fu un prov-vedimento molto discusso, tanto che Ford èricordato negli Stati Uniti d’America come Theman who pardoned Nixon, l’uomo che graziòNixon. Fu presidente dal 1974 al 1977 e scel-

se quale vicepresidente l’imprenditoreNelson Aldrich Rockefeller. Alle elezioni pre-sidenziali del 2 novembre 1976, in cui ebbecome candidato vicepresidente Bob Dole,fu sconfitto da Jimmy Carter.Il Presidente buono dunque ci piace definir-lo. E ci sta a cuore proprio perché introdussenella sua corte il nostro concittadinogiovinazzese, lo scultore Vincenzo Palumbostroncato da un male incurabile il 21/01/2001. A lui va il merito di aver dato forma conil suo scalpello al busto in pietra di GeraldFord. Un frammento di arte giovinazzese re-gna dunque nella Casa Bianca ed è dovero-so in questo particolare momento ricordarlo.Ha immortalato l’immagine di colui che ama-va commissionare lavori al nostro scultore,nella ferma convinzione che le statue da luimodellate nella linea, nel concetto, nella for-ma, potessero risolvere problemi di decora-zione e di armonia alla Casa Bianca. E cipiace questo Presidente anche perché ave-va intuito che Vito Palumbo non era unoscimmiottatore d’arte, meritava molto di piùdi un quisque de populo che scolpisce tantipinocchi con la pretesa di farsi definire gran-de artista. Dal padre il nostro scultore avevaereditato il senso patriarcale e religioso diquesto lavoro che in America aveva appro-fondito, a dimostrare che quella nazione opu-lenta non chiedeva solo braccia al popoloitaliano. Il maestro giovinazzese si affermòinizialmente con un ciclo di sculture cristia-ne, in particolare un profilo dei Santi Pietro ePaolo nella Cattedrale di Washington. In se-guito e a buon diritto, numerosi quotidianiamericani come il New York Time, ilWashington Post, il National Geographe,hanno recensito questo scultore. E financheun documentario sugli scultori di pietra del1985 curato da “Smithsonian Institute” ha de-dicato largo spazio a Vincenzo Palumbo (atitolo di cronaca il documentario è stato an-che premiato con l’Oscar). Lo scultore GiulioCozzoli con velata invidia diceva di lui:«Palumbo fa dell’arte una realtà, come l’artefa di Palumbo una verità». Recentemente inAmerica in un libro a lui dedicato era statoraccolto il sapiente mistero della sua mae-stria artistica. Fama nella Casa Bianca dun-que senza nulla togliere a quella acquisita

nella nostra ridente cittadina dove è custodi-to un bassorilievo raffigurante la Vergine nelcasale di Corsignano, un vero e proprio attod’amore dell’artista nei confronti della suaterra.Ci piace ancora e sempre più lo scomparsoPresidente perché lo ricorderemo sempreassociandolo all’immagine del nostro Scul-tore. Due linee parallele che in un certo mo-mento storico si sono incontrate producen-do scintille di creatività. Due personaggi pa-cifici, con lo sguardo rivolto alla genuinitàdell’arte e alla giustizia che sempre menoregna nel mondo. Un incrocio perfetto di affi-nità. Pensieri comuni, odio contro le guerre,disapprovazione totale per la guerra in Iraqche al termine del vecchio anno ci ha mo-strato le immagini vive e crude di un dittatoreche ha incarnato il volto dell’odio e della vio-lenza. E che ha abbandonato questo mondolasciandosi alle spalle pesantissime mace-rie. Nuovi focolai di guerra si sono accesidopo la sua morte. Alimentati da coloro chesi sono nutriti dell’ideologia americana perpoi ritorcerla contro l’Occidente come unboomerang. L’oro nero e il fondamentalismoreligioso hanno bagnato le nefaste sorti diqueste guerre che sembrano non avere maifine e che non rappresentano neanche unbuon auspicio per il nuovo anno.Nei meandri di tante malvagità dunque nonci resta che sperare per le nuove generazio-ni. Sperare in un futuro migliore? Macchè!Sperare che un giorno possano trovare unnuovo pianeta pronto ad ospitarli e dove ilmale non potrà più fare da padrone!

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Lo scultore e il presidente, i duevolti della casa biancaLo scultore e il presidente, i duevolti della casa bianca

FOTO STORICA: I due voltidellaCasa Bianca, lo scultore VincenzoPalumbo e il presidente USA Ford checi ha lasciato il mese scorso

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Via Petrarca, 15 Giovinazzo – tel.080/394.5662DIREZIONE ARTISTICA ANNA DAMIANI

Diplomata al TEATRO ALLA SCALA DI MILANO

I miei favolosi, indimenticabili, determinantianni ’60. Erano trascorsi solo pochi mesi dalmio trasferimento in America e di inglese ma-sticavo poca roba. Mi accingevo così spessocon arduo impegno a seguire i programmitelevisivi per l’apprendimento. In particolare itelegiornali che mi aiutavano anche ad ag-giornarmi sugli eventi del mio nuovo mondo.Immagini che spesso rimandavano i volti ac-cesi e concitati della gente di colore che sfila-va per strade e piazze facendosi portavocedi significativi slogan di protesta. Spesso que-sti dimostranti venivano aggrediti, picchiati edispersi dalla forza pubblica e anche da spet-tatori razzisti che si infilavano nella folla.Non nascondevo la mia curiosità nei confrontidi questi spiacevoli eventi e dei motivi di que-sta lotta continua fra bianchi e neri. In realtà imotivi fondamentali erano la richiesta dellaparità del diritto di voto e il conseguente rico-noscimento dei diritti civili. A differenza deglistati del Nord America, nel Sud la gente dicolore vedeva compressi i propri diritti sianella vita sociale come il divieto di accedereanche ai bagni pubblici, per esempio, sia nellavita lavorativa. Laddove vi era un assolutoregime di anarchia da parte dei datori di la-voro nei confronti della gente di colore siaper il salario che per lo svolgimento dell’atti-vità, con palese penalizzazione della digni-tà.Proprio in questo contesto si inserì così lafigura del leggendario Martin Luther King,vero e proprio fautore della liberazione dellarazza nera. A lui il merito di aver apportato imaggiori cambiamenti politici e sociali, di rap-presentare una scintilla di luce per un futuromigliore. E, come tale, Leader King era pre-sente ad ogni dimostrazione. E contempora-neamente sugli schermi televisivi.Il reverendo Martin Luther King nacque adAtlanta, Georgia il 15 gennaio 1929. Fu unpastore battista ed un attivista dei diritti civilidel popolo afro-americano di colore. È stato ilpiù giovane Premio Nobel per la pace dellastoria, riconoscimento conferitogli nel 1964all’età di trentacinque anni.Il suo nome viene accostato per la sua attivitàdi pacifista a quello di Gandhi, il leader delpacifismo della cui opera King è stato un ap-passionato studioso.L’impegno civile di Martin Luther King è con-

densato nelle Letter from Birmingham Jail(le Lettere dalla prigione di Birmingham),scritte nel 1963, che costituiscono un’ap-passionata enunciazione della suaindomabile crociata per la giustizia.Unanimemente riconosciuto apostolo del-la resistenza non violenta, eroe e paladi-no dei reietti e degli emarginati, MartinLuther King si è sempre esposto in primalinea affinché venisse abbattuta nella re-altà americana degli anni ‘50 e ‘60 ognisorta di pregiudizio etnico. Diplomatosi nel1948 al Morehouse College e diventatopastore battista a Montgomery (Alabama),King si laureò nel 1955 in filosofia allaBoston University. Nella sua vita organizzòdecine e decine di marce e manifestazionidi protesta, invocando il diritto al voto edaltri basilari diritti civili per le persone dicolore. Molte di queste rivendicazioni furo-no poi accolte con il Civil Rights Act e ilVoting Rights Act.Celeberrimo è rimasto il discorso che ten-ne il 28 agosto 1963 durante la marcia peril lavoro e la libertà davanti al LincolnMemorial di Washington e nel quale pro-nunciò più volte la fatidica frase “I have adream” (in Italia evocata spesso in manie-ra forse impropria ma efficace con: Ho fattoun sogno) che sottintendeva la spasmodi-ca attesa che egli coltivava, assieme amolte altre persone, perché ogni uomo ve-nisse riconosciuto uguale ad ogni altro, congli stessi diritti e le stesse prerogative, pro-prio negli anni in cui - per dirla con le paro-le di Bob Dylan - i tempi stavano cambian-do e solo il vento poteva portare una rispo-sta. Martin, molte volte fu soggetto ad ag-gressioni e ad offese molto gravi. L’ugua-glianza sociale non fu l’unica sfida per Lea-der King. Gli anni ‘60 erano anche gli annidella guerra in Vietnam. King era un porta-voce convinto della disapprovazione neiconfronti di questa guerra. Più volte impri-gionato, perseguitato dagli ambienti segre-gazionisti del sud degli Stati Uniti, nel miri-no dell’FBI (con il cui capo J. Edgar Hooverebbe un rapporto di leale antagonismo),King fu assassinato a colpi d’arma da fuo-co prima della marcia del 4 aprile 1968,mentre si trovava assieme alla moglieCoretta Scott King (1927-2006) su un bal-

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cone del Lorraine Motel di Memphis,Tennessee. Il suo assassino, James Earl Raydapprima confessò l’omicidio ma in seguitoritrattò.Martin Luther King ha lottato per la sua gen-te. A distanza di decenni purtroppo si è veri-ficata una regressione di quelli che sono statii diritti acquisiti in quegli anni. Oggi si stimache una persona di colore su tre vive in con-dizioni di povertà. Le ondate illegali di immi-grati nel mondo stanno peggiorando la si-tuazione. Ed è proprio nelle stesse che pro-lifera la criminalità, il disagio, latossicodipendenza. La popolazione biancagiustifica sottolineando che la gente di colo-re non riesce ad emanciparsi perché non ècapace di integrarsi alla perfezione con ilsistema americano e di comprendere i mec-canismi del capitalismo.Proprio per questo motivo nel 1986 è stataistituita una giornata della memoria in onoredi M.L.King, da celebrarsi il terzo lunedì digennaio, in un giorno prossimo a quello del-la sua nascita. Il 18 gennaio 1993 il MartinLuther King Day è stato celebrato per la pri-ma volta in tutti i cinquanta stati degli USA.Ed anche nel mese di gennaio 2007 gli USAhanno celebrato questa festa di commemo-razione. Ma per molti oggi e’ stato: “The NigerDay” (il giorno del nero). Una festa di faccia-ta dunque. Rispettata solo dagli enti gover-nativi e dalle maggiori industrie. Ignorata daipiù.La domanda sorge spontanea: dietro le pro-prie quinte personali, siamo ancora oggi unpopolo razzista?

NICK PALMIOTTO

«Ho fatto un sogno»COSÌ SI COMMEMORA MARTIN LUTHER KING

«Ho fatto un sogno»«Ho fatto un sogno»COSÌ SI COMMEMORA MARTIN LUTHER KING

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DI ONOFRIO ALTOMARE

Nubi vaghe di ricordi frastagliati. Quelli chepossono riaffiorare mentre si sonnecchia nel-la nostra centrale Piazza e si sognaaccoccolati in una notte di mezz’estate. A vol-te succede anche di scambiare qualchechiacchiera sul calcio giovinazzese. E dirimembrare persino le famose trasferte dellasquadra. Ei fu. Pezzi di storia calcistica incol-lati anche da chi di quello sport poteva rac-contare qualcosa di serio. Il compianto dott.Cormio per esempio che ha mosso i primipassi nel calcio indigeno. Allargando i nostripensieri al territorio del Belpaese però, pos-siamo constatare che già nel 1844 a Torino fufondata la Reale Società Ginnastica Torino,allora capitale del Regno di Sardegna, dallosvizzero di Zurigo Rodolfo Oberman, un gin-nasta molto famoso all’epoca, chiamato in Ita-lia appositamente da Carlo Alberto di Savoiaallo scopo di insegnare la ginnastica agli al-lievi dell’Accademia Militare, e di costituire laprima società ginnica italiana, per “divulgarela pratica degli esercizi di ginnastica per tem-prare i giovani alle fatiche”. Con lui, quel gior-no erano anche altri nomi di spicco dell’ari-stocrazia e della borghesia torinese: il medi-co Luigi Balestra, il conte Ernesto Ricardi diNetro, il cavaliere Filippo Roveda, l’ing. Ce-sare Valerio e l’avv. Lorenzo Saroldi. Nel 1897è nata la sezione dedicata al “giuoco del cal-cio”, cosa che l’anno seguente le permise dipartecipare al primo Campionato di calcio. Intal occasione, presieduta dal cavalier Bertoni,adottò una maglia blu con striscia rossa oriz-zontale, che successivamente diventò dap-prima bianca con una banda orizzontale nera,poi ancora bianca con banda orizzontale gra-nata. Partecipò ai primi campionati di calcioitaliani, con scarsi risultati, fino al 1902, annoin cui si iscrisse ma non gareggiò. Certo allo-ra i tempi di Ronaldo, Maradona e Platini era-no proprio lontani. Restringendo il cerchiocomunque, giungiamo ad esplorare ciò cheè avvenuto nella nostra terra. La prima pre-senza del calcio locale possiamo rintracciar-la e farla risalire ai primi anni del ‘900. Dovesi giocava? Nell’istituto, primo luogo fertileper il pallone. Successivamente fu creato ilcampo comunale dove oggi sorge il vecchioPalasport. Qui si disputarono i primi derbyinfuocati della provincia di Bari: Trani, Andria,Noicattaro, Molfetta e Bitonto. Si giocava perla maglia della propria città e si tifava in ma-niera genuina. Gente perbene mescolata a

famiglie sbandate:tutti uniti per il pro-prio calcio! Armatianche di clave e ba-stoni. Chi non ricor-da le partite delBitonto, dove i gran-di esclusi erano i ti-fosi ospiti e i carabi-nieri stessi! Gli arbi-tri erano le vittimeufficiali di quellegare! Costretti mol-to spesso a darsialla fuga nelle cam-pagne circostanti in-seguiti da energu-meni inferociti. Unodei più malvagi eraun vecchio gobbo, ilquale munito di cor-na di toro e di una parrucca di lana di pe-cora arrugginita, faceva a gara ad istigarei tifosi della squadra avversaria. Immagi-nate il finimondo! E che dire ancora dellescazzottate liberatorie tra i giovinazzesi e imolfettesi nei loro storici derby sportivi!Senza nulla togliere alle dispute con i vici-ni di Palese, muniti spesso di forche dafieno. Capaci oggi di far rabbrividire dun-que, le migliori pattuglie di polizia che pre-sidiano l’ingresso degli stadi. Certo i me-todi di difesa erano abbastanza violentied artigianali. Tali da far meritare aGiovinazzo il trofeo del terrore. Continua-rono le avventure più o meno accese alvecchio campo, sin quando non avvennela storica promozione in serie D avvenutaesattamente nel 1970. Quella che oggi èla C2. Il tutto grazie alla bravura e ai sacri-fici del Presidente Cervone. Nello stessoperiodo avveniva l’ascesa del Trani in se-rie B e si giocava al rilancio in tutta la pro-vincia! Che calambeur di emozioni! Tra altie bassi la nostra squadra fu acquistata datale Magarelli: nacque il Real Giovinazzoche di reale ha solo il nome. Oggi la squa-dra non naviga nell’oro ma a darci tantogaudio contribuiscono le frizzanti scintilledei nostri giocatori di hochey con lo stori-co marchio dop A.F.P. E noi comunque sia-mo tanto grati al sudato e meritato impe-gno, alla cristallizzazione della nostra glo-ria sportiva!

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ALTRI TEMPI: US GIOVINAZZO 1965

AL CAMPO SPORTIVO

Non odo più la gente sugli spaltiTutto è muto dove il sogno mi conduce.

È ora di essere stanchiMa io voglio reagire

Là dove il silenzio penetra nell’oscurità.Odo uno schiamazzo…

Uno svolazzo di corvi e gabbianiLì proprio al centro del campo sportivo

Nell’ombelico del mondoDove ora vedo cipressi anziché piniImmoti come in un pianto sofferto.

Come sono tristi!Non meno dei ritratti sepoltiDella gente fuggita al Nord.

Quel paese intorno al campo sportivoÈ sconosciuto, quasi invisibile

Abitato da un mistero antichissimoDove il mio pensiero si perdeLì nel campo sportivo mutoPieno di vendette e grida.

Non odo l’allegria dei tempi che furonoIo sono come l’ombra

E tutta la mia vita come un’ombra, vagaIncerta, indistinta, senza nome.Oggi non sono niente, domani…

Sì domani la nostra rabbia esploderàE rifaremo la Magna Grecia…

ONOFRIO ALTOMARE

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Nome:- Antonio- VitoCognome: - Carlucci - FavuzziEtà:(Carlucci): 33 anni(Favuzzi): 51 anniProfessione:(Carlucci): Imprenditore(Favuzzi): ImpiegatoIncarico sportivo?(Carlucci): Presidente del Gs(Favuzzi): Presidente dell’Afp«Costruisci i palazzi, di-struggi i nostri sogni»: valeper il presidente del Bari,non certo per TonioCarlucci…?(Carlucci): Cerchiamo di farebene entrambe le cose…Un molfettese alla guida dell’Afp: ma chi te lo ha fattofare…?(Favuzzi): L’amore per la squadra e per la cittàI tifosi vogliono un presidente che li porti in serie A…(Carlucci): Ce la stiamo mettendo tutta(Favuzzi): Ci crediamo e ci proviamoQuante partite hai visto dell’Afp?(Carlucci): Due!Quante partite hai visto del Gs?(Favuzzi): Solo un paio, perché il sabato pomeriggio devo con-dividere l’amore per il Gs con quello per la Juventus…Quando avremo a Giovinazzo anche un almanacco del cal-cio a 5?(Carlucci): Quando troveremo gente pronta ad impegnarsi pureper gli almanacchi… Noi ci impegniamo a portare i giocatori incampo.

Quando avremo a Giovinazzo unnuovo almanacco dell’hockey?(Favuzzi): E’ dura! Speriamo neiprossimi trent’anni…Qual è lo stipendio più alto delGs?(Carlucci): I ragazzi prendono uncongruo rimborso spese.Quanti giocatori dell’Afp ci vo-gliono per fare un cartellino delGs?(Favuzzi): Se ti riferisci ad una que-stione economica, i ragazzi dell’Afpvalgono tanto quanto i giocatori delGs.Chi butteresti dalla torre: ilModugno o l’Us Polignano?(Carlucci): Entrambe!Che campionato è senza il derbycontro il Mofetta?

(Favuzzi): Sentiamo la mancanza del derby, ma per salire in A/1 ne facciamo volentieri a meno…All’Afp, tranne Cirilli, non c’è nessun forestiero, al Gsinvece…passa lo straniero?(Carlucci): A parte il fatto che i nostri sono italo-brasiliani, condiritto di voto (il che suscita il pronto interesse da parte diFavuzzi…, ndr), il livello del calcio a 5 ultimamente è cresciutotantissimo. Perciò, per raggiungere determinati risultati, occorregente che non lavori e che ci dia la massima disponibilità tem-porale per gli allenamenti. In ogni caso, per me conta l’idea disquadra: italiani e stranieri sono tutti uguali.(Favuzzi): Fortunatamente, noi abbiamo un vivaio autoctono checi consente di andare avanti senza stranieri. Comunque gli stra-nieri possono aiutare i giovinazzesi a crescere, come accadutoai nostri giovani lo scorso anno grazie allo spagnolo FreddyHinojal.Il Gs ha Cilli, l’Afp Cirilli…?(Carlucci): Si tratta di due grandi giocatori

IL RICCO E IL POVERO

SOGNANDO LA SERIE ALa parola ai presidenti del GS e dell’Afp

SOGNANDO LA SERIE ALa parola ai presidenti del GS e dell’Afp

IL PALAZZETTO DELLO SPORT DI GIOVINAZZO SI È TRASFORMATO NELLA CULLA DEI SOGNI. TUTTI I TIFOSI

VOGLIONO LA DOPPIA PROMOZIONE: QUELLA DEL GS NELLA SERIE A/2 DI CALCIO A 5 E QUELLA DELL’AFP

NELLA SERIE A/1 DI HOCKEY SU PISTA. RIUSCIRÀ LO STORICO AMBO BIANCOVERDE? NELL’ATTESA, ANDIAMO

A SENTIRE I PRESIDENTI DELLE DUE SOCIETÀ, TONIO CARLUCCI E VITO FAVUZZI, CONVOCATI APPOSITAMENTE

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(Favuzzi): Sono due grandi giocatori…stranieriChi è la monella più bella?(Carlucci): Mia moglieChi è la tifosa più sexy quando gioca l’Afp…?(Favuzzi): Franco Scivetti, il presidente del Club Afp…Da 6-2 a 6-6 col Modugno in pochi minuti: come è statopossibile?(Carlucci): E’ l’incubo che diventa realtà…Dopo il 6-4 contro il Seregno, siamo davvero sulla buonastrada?(Favuzzi): E’ senz’altro un buon segnale.A causa del colore delle magliette, si scrive Gs e silegge…Bitonto?(Carlucci): Siccome il Modugno giocava in maglia bianca, noinon potevamo indossare quella biancoverde. Comunque la di-visa nera la usiamo per intimorire gli avversari ancor prima del-l’inizio della partita…Perché in foto sembravate il Real Afp?(Favuzzi): Per mania di grandezza…Qual è la parolaccia che dici più spesso?(Carlucci): Tante, specialmente quando si passa dal 6-2 al 6-6…(Favuzzi): In partita? Ma vaff…Ci fai sentire un coro per la tua squadra?(Carlucci): Lo canta sempre mio figlio:« E se ne va, la capolistase ne va…»(Favuzzi):«Afp, Afp, cinque voi, tanti noi…». E’ l’inno preparatodal maestro Camporeale che ringrazieremo al suo ritorno dallaGermania.Quanto paghi Telesveva per riprendere il campionato dellatua squadra?(Carlucci): Intorno ai 200-300 Euro!Quanto pagheresti noi del web tg per tutte le partitedell’Afp?(Favuzzi): Complimenti per il vostro lavoro, è…impagabile!Edu è il Kaka del calcio a 5?(Carlucci): E’ più forte di Kaka… Edu è straordinario! Comun-que tutta la mia rosa è straordinaria.Angelo Depalma è il pupone dell’Afp?(Favuzzi): Credo che sia più educato del pupone…Cosa rispondi a chi ti accusa di ostracismo verso igiovinazzesi?(Carlucci): Ho già risposto prima, nessun ostracismo!

Cosa risponderesti a chi ti dicesse che Angelo Depalmagioca soltanto perché è il fidanzato della figlia del presi-dente…?(Favuzzi): Che sono solo idiozie, basta vedere come giocaAngelo Depalma…Un aggettivo per l’allenatore Chiaffarato?(Carlucci): Molto preparatoUn aggettivo per mister Marzella?(Favuzzi): Straordinario, eclettico e competenteChi è il dirigente di cui non faresti mai a meno?(Carlucci): Dino Aniello(Favuzzi): Fedele DepalmaIn caso di festa promozione inviterai la Bellucci o le sorel-le Carlucci…?(Carlucci): Invito tutti… Festeggeremo in piazza come ai Mon-diali. Anzi, sarà ancora più bello!Se l’Afp va in A/1 ti butterai nella fontana…?(Favuzzi): Vediamo! Sono meno giovane di Carlucci, perciònon vorrei avere problemi di salute…Hai mai pensato di costruire… un palazzetto solo per ilcalcio a 5?(Carlucci): Ho pensato di realizzare una struttura che ci possadare più spazi per gli allenamenti, vera nota dolente…Quando vedremo un palazzetto così pieno per l’Afp come nel-la gara del Gs contro il Modugno?(Favuzzi): Spero subito, comunque il derby contro il Molfettadello scorso febbraio non fu da meno.Come finirà il campionato del Gs?(Carlucci): Mi auguro con la vittoria, senza passare dai play-off…Tu che con i pronostici ci azzecchi sempre, dove arriveràl’Afp?(Favuzzi): I pronostici sono una cosa, la realtà un’altra! Co-munque anche noi cercheremo la promozione senza play-off…Infine, dialogate tra voi per qualche secondo…(Favuzzi): Mi dai il contributo economico per l’Afp?(Carlucci): Ok, ma tu dammi un contributo…orario per gli alle-namenti!L’intervista si conclude con lo scambio di sciarpe tra i duepresidenti…GIANGAETANO TORTORA

L’intervista completa sul canale www.giovinazzo.it nellasezione giovinazzo web-tv

VIALE ALDO MORO 91/93 GIOVINAZZO

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IL RICCO E IL POVERO

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