LA PIAZZA DI GIOVINAZZO DICEMBRE 2011

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1 DICEMBRE 2011 ph. Roberto Russo

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MENSILE DI VITA CITTADINA

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1 DICEMBRE 2011

ph. Roberto Russo

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LA PIAZZA

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La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scrittisenza alterarne il pensiero. Gli articoli im-pegnano la responsabilità dei singoli autorie non vincolano in alcun modo la linea edi-toriale di questo periodico.Finito di stampare il 25/11/2011

«Si vendono canotti di varie misure e salvagen-

ti anche d’inverno…Ci stiamo preparando per

la prossima pioggia, in particolare per le atti-

vità della Piazza»: così per scherzo in un

manifestino esposto in un negozio del

centro a salutare il laghetto che circon-

dava la nostra fontana dopo il pur breve

temporale di qualche giorno fa. Un modo

per scherzare su un problema che ora

potrebbe anche giustificare letteralmen-

te un appuntamento ‘mezz o burg’ per farsi

giusto un paio di vasche. Ah, per fortuna

che esiste ancora, e nonostante i tempi

che corrono, una sana ironia popolare!

Anche se a questo punto, e visto che sia-

mo in argomento, diventa impossibile

non citare l’humour straordinario di quel-

l’imprenditore che al sopraggiungere del-

le telecamere che documentavano il di-

sastro, non ci ha pensato su due volte a

mettere in acqua una piccola imbarca-

zione per farsi riprendere mentre rema-

va ‘beatamente’ nella piccola laguna in

cui si era trasformata tutta la campagna

intorno alla sua attività. Anche se per

poche ore (per fortuna che siamo a Sud)

è piovuta l’ira di dio qualche giorno fa

sulla Murgia e buona parte del circonda-

rio. Da noi come al solito un fenomeno

ridotto rispetto ai paesi limitrofi. Ma d’al-

tronde con un nome così importante

(Giovinazzo come traduzione di Jovis

natio ) non vi pare che Giove Pluvio alme-

no un occhio di riguardo non ce lo dove-

va riservare? Ma c’è pure un limite an-

che alla benevolenza degli dei se poi gli

uomini ne fanno di cotte e di crude su

una terra che doveva invece essere rispet-

tata e venerata, non fosse altro, almeno

per queste sue origini così nobili. Forse

di Giovinazzo

edito

più un monito che una vera e propria puni-

zione divina, il re dell’Olimpo ci ha voluto

ricordare che non essendoci un due senza

tre, sarebbe pur ora che si faccia qualcosa

di concreto per prevenire gli inevitabili dan-

ni che il clima cambiato anche da noi po-

trebbe riservarci in futuro. Ma, tornando

seri, già 14 anni fa le piogge torrenziali

portarono alla ribalta nazionale

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campagne inondate dall’acqua, strutture

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oriale

ne antropica. E proprio le lame, i ca-

nali naturali di deflusso delle acque

piovane, sono stati oggetto di interven-

ti spericolati da parte dell’uomo, e quel-

la che giunge a mare in località Ponte

in modo particolarmente massiccio.

L’A.F.P. ne ha ostruito in parte il corso

con i detriti della lavorazione dei ma-

teriali ferrosi. E a distanza di 27 anni

le montagne ferrose sono ancora lì a

salutare i viaggiatori dei treni! Eppure

sono sorti diversi comitati di cittadini

negli anni. Ultimo in ordine di tempo il

comitato de «Le ferriere tra gli Ulivi»

per la salvaguardia dell’ambiente e della

zona Acciaierie Ferriere Pugliesi, nato

guarda caso all’indomani del sostanzio-

sissimo contributo di 3 milioni e 400

mila euro per la bonifica dell’area in-

dustriale. Da allora la disputa tra Co-

mune, Comitato e privati cittadini è

stata tutta una programmazione degli in-

terventi di caratterizzazione e di bonifica del

territorio e una ricerca di una soluzione del

problema ambientale per considerare il de-

stino futuro dell’area ed il suo riuso, deci-

sioni da prendere però rispettando le

aspirazioni degli attuali proprietari, i

vincoli di natura ambientale ed

idrogeologica presenti, le necessità della

città e dei residenti del quartiere… In-

somma una serie di provvedimenti sul

piano del risanamento probabilmente

ancora «in mente dei» e per ora solo

ipotizzabili, ma è sicuramente di gran-

de conforto per tutti almeno l’intenzio-

ne che traspare dalla volontà espressa

di realizzarli attraverso la recente ado-

zione del Piano del Paesaggio di

rinaturalizzazione di Lama Castello! Un

ricettive completamente invase dal fan-

go. E quest’ultimo 10 novembre l’even-

to si è ripetuto. Si nutrono sospetti, si

formulano domande, si invocano rispo-

ste, si chiedono certezze, si cercano i

responsabili. Perché? Questa vicenda

apre infatti, una serie di considerazioni

di natura locale ma anche generale. Il

territorio della nostra città ha conosciu-

to, soprattutto negli ultimi venti - trenta

anni, una sempre più massiccia pressio-

Aigiovinazzesi,

a chi mivuole bene

APPROFITTO DELLO SPAZIO CONCES-SOMI DA LA PIAZZA PERCHÉ MI COR-RE L’OBBLIGO DI RINGRAZIARE I TAN-TI, ANZI TANTISSIMI CHE HANNO CRE-DUTO IN ME. SE OGGI POSSO ESSEREFELICE DELLA LIBERTÀ E DELLA VITACHE MI È STATA RESTITUITA IL MERI-TO È ANCHE GRAZIE A VOI CHE MIAVETE SOSTENUTO DURANTE QUESTILUNGHISSIMI ANNI IN CARCERE. LEPERSONE CHE MI HANNO SCRITTO ECON CUI HO AVUTO UN RAPPORTO DICORRISPONDENZA SONO STATE FONDA-MENTALI NEL DARMI LA SPERANZA INUN FUTURO MIGLIORE E NEL POTERAVERE LA FORZA DI BATTERSI PERRAGGIUNGERE QUELLA LUCE ALLA FINEDEL TUNNEL. FRA LE PERSONE CHE MIHANNO SOSTENUTO, CI SIETE VOIGIOVINAZZESI CHE MI AVETE RESOFIERO DEL PAESE NEL QUALE SONOCRESCIUTO. GRAZIE AMICI MIEI,AVRETE SEMPRE UN POSTO NEL MIOCUORE OVUNQUE ANDRÒ E QUALSIASICOSA FARÒ NELLA VITA.CON GRANDE AFFETTO

GIO PISANI

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dejà vu, speriamo di sbagliarci, che sa solo di filosofia

partecipativa. In pratica finora solo tante chiacchiere e

tanti studi di fattibilità per anni ed anni mentre la Natura,

senza più il suo originario canale di sbocco, continuava e

continua tranquillamente a fare il suo corso tracimando

in mare tutto ciò che incontra sul suo percorso. Senza

nessun approfondito studio idrogeologico del territorio

gli agricoltori hanno nel frattempo insediato coltivazioni

in precedenza assenti e via discorrendo… Ma non sono

stati solo i privati ad essere stati puniti per non aver tenu-

to nel dovuto conto la forza della sempre imprevedibile

natura e, giusto per evitare di essere da meno sul piano

delle opere e della ingegneria, quella civile ha deciso di

dare anche un esempio di grande capacità realizzando una

importante arteria di alleggerimento del traffico, costata

miliardi ai cittadini, ma che ha rivelato anch’essa un gra-

ve difetto di sottovalutazione. Per chi non lo avesse capi-

to, si sta parlando del sottopasso di via Bitonto, di recen-

te costruzione, ma che fa puntualmente splash per 4 goc-

ce d’acqua ed è ancora chiuso al traffico mentre stiamo

scrivendo. Il problema non è comunque di oggi ed è do-

vuto alla scarsa sensibilità verso i problemi ambientali

che nei decenni scorsi ha caratterizzato lo sviluppo eco-

nomico (non solo di Giovinazzo ma di tutto il mondo

industrializzato) ma anche alla cecità dei tecnici che in

seguito avrebbero dovuto guidare e controllare con mol-

ta attenzione l’importante espansione civile della città.

Di sicuro non sono estranee allo squilibrio dell’ecosistema

cittadino tutte quelle apparentemente piccole ferite inferte

al territorio giovinazzese attraverso la progressiva

cementificazione delle costruzioni in pietra a forma di

trullo ed oggi divenute quasi tutte piccole villette. C’è di

più. Gli storici e bellissimi muretti a secco sono ora di-

ventati anonime pareti di cemento! Non si vuole qui get-

tare la croce addosso ai tanti che hanno magari pur legit-

timamente trasformato i pagliai in solide costruzioni in

muratura con fatica e impegno, ma dovrebbe ormai esse-

re chiaro a tutti che le conseguenze di una trasformazione

senza valide alternative tecniche ai problemi di deflusso

delle acque naturali non potranno che essere sempre più

gravi e impressionanti. A questo si aggiunge che il territo-

rio giovinazzese è anche sede di enormi discariche che

non solo ne hanno alterato l’aspetto e l’equilibrio

geomorfologico, ma avranno ancor più pesanti e purtrop-

po durature conseguenze sull’intero ecosistema della no-

stra cittadina. E con non pochi problemi anche sul piano

della salute pubblica e di un’intera filiera di produzione di

un agroalimentare che dovrebbe essere di nicchia. Situa-

zione ulteriormente aggravata, ove non fosse già assurda-

mente pesante il carico ai nostri danni dei problemi di

smaltimento dei rifiuti di mezza regione ed oltre, dalla

settima individuazione di una discarica-soccorso nel no-

stro territorio, sciagurata decisione del consiglio comuna-

le di circa un anno fa. Ma è meglio fermarci qui, ai proble-

mi dei liquidi, ovvero all’emergenza idrogeologica, e agli

inquietanti interrogativi che la sempre più accentuata

mutazione climatica ci pone per il futuro. Per quanto con-

cerne i solidi, meglio noti come R.S.U., beh un appunta-

mento ad una prossima, approfondita puntata

SERGIO PISANI

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Una meravigliosa ‘cartolina’ turistica in co-stante pericolo pure per l’acqua del cielo ol-tre che per quella del mare. Così ancora unavolta si è rivelata Giovinazzo nonostantequello che è già successo, e non certo moltotempo fa, il 13 novembre 1997: un paesedove una reiterata incuria e una colpevole,mancata prevenzione hanno finito inevitabilmente col

(ri)produrre gravi danni a campagna, strade e strutture

ricettive, portandosi via con l’acqua e il fango tutti i rispar-

mi della vita di più di qualche nostro cittadino. Ad ogni

pioggia, ad ogni temporale, per il clima cambiato, è ormai

evidente che il rischio si sta alzando e senza troppe distin-

zioni tra Nord e Sud. Nella irresponsabile devastazione

ambientale e nella scarsa manutenzione non fa sconti a

nessuno la natura e azzera pure differenze una volta signi-

ficative: ieri era la Liguria ad essere flagellata dal maltem-

po e dalla furia dei torrenti, oggi sono la Puglia e la nostra

città che sono in ginocchio. Si possono fotocopiare gli arti-

coli già scritti, le denunce inascoltate, gli inutili appelli alla

tutela di un territorio invece spolpato di ogni difesa natu-

rale e schiacciato dal cemento invasivo. E nonostante ciò

in tutti questi anni non è assolutamente cambiato niente.

Così il 10 novembre Giovinazzo è stata di nuovo ferita a

morte, tracimata dalle piogge torrenziali della bassa Murgia

che avrebbero dovuto invece trovare deflusso nelle lame

naturali. Già naturali. E lo sottolineiamo in grassetto. Se

fossero rimaste naturali e non fossero state alterate negli

anni non stavamo ora a scrivere di questo, a valutare l’en-

tità di un disastro, a puntare l’indice nei confronti degli atti

di irresponsabilità. Certi disastri sono annunciati non tanto

l’inchiesta

UN PAESE

SOTT’ACQUA

DI SERGIO PISANI

UN PAESE

SOTT’ACQUA

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perché l’ha detto qualche Cassandra inascoltata: lo sono

perché non si è realizzato quello che si doveva e si sapeva

necessario fare. C’è in paese chi ha trasformato i propri

pagliai in lussuose ville, chi ha eretto muri di cinta, chi ha

edificato laddove non si poteva. C’è in paese chi ha realiz-

zato allacciamenti di pubblica utilità con tanta leggerezza

da rendere inconsistente quel pur abbozzato sistema di

sbocchi per deflusso dell’acqua piovana. Principali raccor-

di stradali costati milioni ai cittadini ed esempio di civiltà

efficiente e tecnologica fanno splash per colpa delle quat-

tro gocce d’acqua piovute qui. Ci riferiamo principalmente

al sottopasso di via Bitonto ad oggi chiuso per lavori in

corso (stranezze di questo mondo visto alla rovescia. Il

sottopasso è stato chiuso prima del 10 novembre), ma

l’elenco sarebbe lungo. Dimenticavamo. Puntuale e detta-

gliata sarà la documentazione dei danni subiti presentata

dai cittadini interessati agli organi competenti. Si invoche-

rà lo stato di calamità. Ma altrettanto puntuale sarà pur-

troppo la risposta degli Organi Centrali. Una risposta che

però chiude le porte alla speranza: gli olivicoltori si metta-

no l’anima in pace, non riceveranno alcun indennizzo per i

danni subiti per le previsioni di una legge molto rigida che

autorizza gli indennizzi solo in presenza di danni superiori

al 35% di tutti i fondi rustici posseduti dal danneggiato.

Analogo discorso vale per gli operatori turistici. E proprio

mentre la coperta dello Stato è sempre più corta. Non ci

sono soldi. E Giovinazzo non è nelle condizioni di avviare

con fondi adeguati la manutenzione, né sarà nemmeno in

grado di frenare l’abusivismo selvaggio e l’eccesso dei per-

messi di edificazione persino nelle zone a rischio di corsi

d’acqua naturali (lame). E non c’è stata pace negli ulivi

nemmeno per gli animali: anche quel piccolo rifugio di

ospitalità per tantissimi trovatelli strappati all’inferno della

strada e del maltrattamento e messo su in anni di lavoro e

di sacrifici per cercare di rendere più accogliente possibi-

le quel limbo di passaggio dall’inferno al paradiso di una

nuova famiglia, è stato spazzato via in poche ore dalla

furia dell’acqua. Uno scenario inimmaginabile quello che

si presentava ai nostri occhi all’alba di questo 10 novem-

bre! Fortunatamente tutti i cani sono stati tratti in salvo

miracolosamente illesi grazie all’estenuante lavoro di po-

chi volontari che, sotto un torrente incessante di acqua

hanno tirato fuori uno ad uno i cani da quell’incubo. Un

rifugio, quello che non c’è più, costruito con amore e de-

dizione, un piccolo tassello alla volta, per sopperire alla

mancanza di una struttura comunale adeguata e per evi-

tare che tantissimi cani ammalati, anziani, disabili venis-

sero magari trasferiti presso canili ‘privati’ convenzionati

ma non sicuri (molte le denunce per certe strutture lager).

Adesso c’ è veramente tutto da rifare se vogliamo evitare

la reimmissione sul territorio di questi cani già vittime

dell’abbandono e che altrimenti, di nuovo per strada, sa-

rebbero destinati ad una morte sicura.

Ci fermiamo qui. Intanto la vita in paese continua e la

disperazione finirà come sempre col lasciare indifferenti i

più. Né siamo sicuri che quanto è successo riuscirà alme-

no a guastare il sonno dei «giusti».

SERGIO PISANI

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il fattoDI SERGIO PISANI

Condannato a 6 anni e 6 mesiLA QUARTA SEZIONE DELLA CORTE D’APPELLODI PALERMO HA CONFERMATO LA CONDANNAINFLITTA IN PRIMO GRADO PER VIOLENZA SUDUE MINORI A DON PAOLO TURTURRORicordavamo sul numero scorso che l’Ot-tobre giovinazzese sarebbe stato un mesedi appelli. Per un processo di appelloconcluso con l’assoluzione di Raffaele Sol-lecito, un altro processo si stava celebran-do a Palermo davanti alla quarta sezionedella Corte di appello dove vedeva im-putato il giovinazzese don Paolo Turturro,grande amico di don Puglisi, ex parrocodella chiesa di Santa Lucia di Palermo, im-pegnato nel sociale nel quartiere del Bor-go Vecchio, animatore della cultura con-tro la violenza e le armi con l’associazione Dipingi la pace in atti-vità antimafia. Ebbene la sentenza d’appello è arrivata. Ed èstata una sentenza di conferma. Era stato condannato in primogrado, il 17 luglio del 2009, a sei anni di carcere per due episo-di di violenza sessuale nei confronti di ragazzini che, all’epocadei fatti (2000-2001) avevano tra i 9 e i 10 anni e oggi sonoentrambi maggiorenni. La sentenza di appello è arrivata il 20ottobre. Sentenza di conferma, dicevamo. Sei anni e mezzo el’interdizione dai pubblici uffici per l’accusa di pedofilia. Un’ac-cusa tra quelle più infamanti per tutti, figuriamoci per un prete.Un prete antimafia che per il suo impegno contro i boss diPalermo era finito sotto scorta. Il sacerdote antimafia ha sem-pre sostenuto di essere stato accusato ingiustamente. All’indo-mani della conferma della condanna in appello la chiesa di Pa-lermo – così come aveva fatto dopo la condanna in primogrado in una nota dell’arcidiocesi – «ribadisce la piena fiducia nel

lavoro della magistratura. E ricorda che nessuno può essere considerato

colpevole prima del definitivo grado di giudizio. Esprime la vicinanza a

quanti sono vittime di inqualificabili forme di abuso sui minori e attende che

si faccia piena luce sui fatti in questione». Secondo la difesa, il parrocogiovinazzese sarebbe in realtà vittima di un complotto orditodalla mafia. I suoi legali hanno annunciano che faranno ricorsoin Cassazione. Intanto Don Paolo nelle sue lettere che cifregiamo di pubblicare non attacca gli uomini, quelli che lohanno macchiato dell’infamia più vergognosa. E che ha subitoperdonato. «Ho perdonato quelli che mi hanno procurato del male e che

sono stati coinvolti in un gioco più grande. Dico solo questo sulla nota

vicenda. Ho toccato certi fili scoperti. Se uno si va a rileggere alcuni inter-

venti del passato, può trovare la risposta. Chi ha agito nel buio sapeva

esattamente dove andare a parare». Forse don palo si riferisce aqualcuno che ha il potere di fare sporcare le mani agli altri,senza rivelarsi in prima persona, restando dietro le quinte. DonPaolo ha avuto la forza di resistere, senza combattere. Conti-nua a fare il sacerdote, segue la sua pastorale. Scrive poesie,pubblica libri. La verità sulla sua vicenda è racchiusa in suomemoriale. L’ha intitolato «Fogli sepolti» affidandoli a una per-sona cara che rispetterà la sua volontà post-mortem: quei foglisaranno bruciati! Don Paolo: «Siamo e saremo in pochi a sapere la

verità. Quelli giusti».

«LA VERITÀ - CON-

FESSA IL PRETE

ANTIMAFIA

GIOVINAZZESE - È

RACCHIUSA IN ‘FO-

GLI SEPOLTI’, UN

SUO MEMORIALE»

Quando padre Turturrodisse: «I cattolici? Il

peggio che c’è»ERA UNA MESSA DI NATALE, FORSE. Don Paolo Turturrosi avvicinò al microfono per la consueta omelia. Disse: «Natale è lafesta dei cattolici». Poi, accompagnando la predica con un gesto didisprezzo: «I cattolici? La gente peggiore che c’è. Campioni di ipocrisia». Fuallora che ci innamorammo dell’eresia di un prete che indicava lostesso amore e lo stesso Dio, con un linguaggio folle. Un uomodiverso nella chiesa di tanti. E quando è un cristiano a fare la diffe-renza, non sai mai se sia un santo o un blasfemo.APPRENDIAMO OGGI DI UNA CONFERMA IN AP-

PELLO. Di una condanna. Di una pena comminata per l’orrorepiù osceno che esista, l’atto mai scusabile: la sofferenza e l’abusoinflitti alla tenerezza, al candore dei più piccoli. Abbiamo fiducianella giustizia di questo mondo, dopo tutto. C’è un secondo gradodi giudizio che assottiglia al minimo il beneficio del dubbio. I legaliricorreranno in Cassazione. Tuttavia, la sentenza pesa come un ma-cigno gigantesco. Certo, non è una sconfitta collettiva di chi credettenella felice pazzia delle parole trascorse. Ma il dolore è immenso.QUANDO DON TURTURRO PREDICAVA, Palermo buo-na accorse al suo altare, invocata e chiamata da una coloratissimacarta moschicida. Si bruciavano le armi giocattolo. Un verbo disolidarietà e umanità reciproca risuonava al Borgo Vecchio, lì dovele famiglie dormono ancora rinserrate in un garage. In uno dei pa-radisi dello spaccio. Lì dove la scuola era e rimane un fragile presi-dio di coscienza. Il Borgo Vecchio, un mondo assediato dall’erbadel malaffare. E non in periferia come lo Zen, a un passo dagliultimi splendori di una città. Paolo Turturro disponeva soprattuttodella forza del discorso. Con le omelie infiammava le anime vogliosedi riscatto. Con i suoi libri, cementava – con la calcina delle pagine –la volontà di costruire un quartiere migliore. Professionisti, disoccu-pati, donne, giovani, vecchi. Tutti si presentarono al cospetto di quelSan Giovanni con l’occhio acceso di passione. Tutti cercarono didare una mano.QUALCUNO MISE SU UNA DOMESTICA FILO-DRAM-

MATICA. Qualcuno cucinava. Qualcuno badava ai bambini diBaucina, nel centro “Dipingi la pace”. Turturro scrisse pure un mu-sical che fu rappresentato in molte piazze. Il tema non cambiava: lavittoria della luce sulla tenebra. Ora c’è una cappa di tenebra a co-prire la missione di un sacerdote ritenuto colpevole per la secondavolta di un delitto tremendo. Il dolore è immenso. E non per lafigura del carnefice raccontata dalle carte del Palazzo di giustizia.Per le vittime innocenti.

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11 DICEMBRE 2011

La cultura della violenza e della so-praffazione non conosce confini. Perle giovani generazioni che vivono inrealtà di emarginazione quella dellacriminalità è una strada attraente, maquasi sempre senza ritorno. È la sfidapiù ardua, ma decisiva: offrire ai ra-gazzi delle “periferie del mondo”un’alternativa fatta di gratuità, diaccoglienza, di rispetto.

L’Associazione Dipingi la pace, di Palermo, siispira alla poesia di una bambina palestinese:«Avevo una scatola di colori, non avevo il nero perdipingere il lutto dei miei cari, non avevo il rosso perdipingere il sangue dei feriti, non avevo il giallo per legelosie del mondo; avevo il celeste, mi sono seduta e hodipinto la pace». Così, con i gessetti colorati,fin dal 1984, ci siamo messi sui marciapiedie sulle strade di Palermo a colorare i muri,le vie, gli angoli della paura, della droga edegli scippi. Un cammino lento, difficile per-ché la strada era nient’altro che un appaltodella microcriminalità: sulla strada si spac-ciava, si scippava, si faceva il palo, si riciclava.Una strada con una trentina di ragazzi ar-ruolati aveva un valore di 30-40 milioni almese. Sulla strada abbiamo conosciuto ra-gazzi con tanti soldi in mano, bimbi con armiimpugnate, ragazze pronte per quel mestie-re...

Allora sono nati il grido e la ribellione. Allo-ra è venuta fuori tutta l’energia per strappa-

re ragazzi e ragazze dalle strade dello Zen,dell’Acquasanta, di via Montalbo, del Bor-go Vecchio, di via Danisinni, dei quartieriabbandonati di Palermo. Un giorno del1988, alla scuola Valverde - La Masa, allaVucciria, un ragazzo al posto dei libri portain classe una pistola vera. «Roberto, non vuoiun pallone firmato dai giocatori al posto dellapistola?», gli chiedo. «No - risponde il ra-gazzo -, mio nonno mi ha detto: ‘Roberto pren-di questa pistola e impara a sparare, perché dagrande devi vendicare la morte di tuo padre uccisosulle strade di Palermo». È uno scacco mattoal cervello. Corriamo dal nonno: «Senta,lei è un cristiano?». Risponde convinto: «Sì,vado ogni anno a Santa Rosalia». «La prego,non ci salga più. Un cristiano non può regalare aun nipote una pistola per vendicarsi». L’anzia-no rimane colpito: «Ha ragione», mi dice.«Ora - insisto - venga con me a bruciarla pub-blicamente dinanzi ai ragazzi, a scuola». E cosìalla scuola Valverde - La Masa nasce il pri-mo falò delle armi vere e di quelle gio-cattolo. Una grande vampa di fuoco an-nuncia ogni anno che a Palermo è natauna coscienza nuova. È come una madreche concepisce un figlio e lo nutre nel si-lenzio, nel sacrificio, nella nausea, finché lasofferenza del parto dona al mondo unuomo. Così Palermo da tanti anni ha con-cepito questa coscienza nuova (alcuni po-litici hanno cercato di impedire il conce-pimento), nel silenzio (a molti è parsaomertà), l’ha nutrita dietro le imposte dellefinestre, delle porte, delle case, finché il

il raccontoDI DON PAOLO TURTURRO

parto di Capaci, di via d’Amelio, di PadrePuglisi, ha generato questa coscienza nuo-va che ora cammina nelle strade di Paler-mo e della Sicilia.

Le attività sono tante. Nel 1993 si è inizia-ta la costruzione di un centro di accoglien-za che sia insieme un luogo di svago e diformazione per i nostri ragazzi. È il Borgodella Pace, tuttora in via d’allestimento. Pres-so altri locali, donatici dal Comune, è stataallestita una biblioteca con 1500 libri e chesi arricchisce grazie alle offerte di tantiamici. A cominciare dal 1995, ogni annotra tutti i nostri ragazzi vengono scelti i piùmeritevoli ai quali vengono assegnate borsedi studio, finanziate dai tanti benefattori;così due ragazzi sono arrivati a frequenta-re l’università. Ma l’impegno non si fermaesclusivamente all’ambito scolastico. Inten-diamo seguire i ragazzi durante tutto l’ar-co della giornata: nell’anno scolastico ’89-’90 Dipingi la Pace ha organizzato il con-corso Pace e sport, aperto a tutti gli alunnidelle scuole elementari e medie della Sici-lia, al quale hanno partecipato ben 60milaragazzi e che è stato ripetuto l’anno suc-cessivo. Nel corso degli anni si sono sus-seguite numerosissime manifestazioni con-tro la mafia, fiaccolate di solidarietà, mar-ce di protesta e tantissime altre iniziative.Infine abbiamo ideato un Treno della Pacecon tutti i ragazzi della strada; siamo an-dati in molte città d’Italia a gridare che Pa-lermo e la Sicilia sono terre di pace.

PADRE PAOLO TURTURRO

«Voi sparerete le vostre lupare, noisuoneremo le nostre campane»COME NACQUE L’ASSOCIAZIONE DIPINGI

LA PACE CONTRO LA MAFIA

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13 DICEMBRE 2011

IL CONTRAPPUNTOdell ’alfiere

IN ITALIA. In alto i calici. L’Italia de-mocratica, l’Italia migliore festeggia. La li-bertà è salva, il tiranno si è dimesso. Final-mente il destino del nostro Paese, primafosco, ora si tinge dei colori dell’arcobale-no. Tutto sarà meglio di prima. In questigiorni mi è venuta in mente una canzonedi Lucio Dalla, L’anno che verrà. Almenoquesto ci hanno detto per mesi, soprattut-to nelle ultime settimane, che via Berlusconisarebbe calato lo spread, quel termine en-trato nel nostro vocabolario con tutta l’ir-ruenza della preoccupazione che ha scate-nato in tutti noi, ossia quanto paghiamo inpiù dei tedeschi sui nostri titoli di Stato. Neimomenti più acuti questa differenza è arri-vata a quasi il 6%. Bersani, Letta, ovvia-mente, l’Enrico, Di Pietro, Casini, Fini,D’Alema e tanti altri, tutti felici, ma senzadarlo a vedere, di assistere al funerale dellanostra Patria, al fallimento economico diun grande Paese come è l’Italia, ripetevanocompunti e responsabili con tono grave eun po’ greve che se fosse andato via il ca-valiere nero, l’immorale inquinatore degliintegerrimi politici italiani tutto si sarebbesistemato. Gli indici della Borsa italiana sa-rebbero tornati positivi dopo mesi di an-damento assai negativo, lo spread si sareb-be ridotto a percentuali accettabili, l’eco-nomia sarebbe tornata a crescere a ritmisostenuti, insomma sarebbe tornato il se-reno. Invece non è stato così. Lo spread,pur ridottosi , non si è ridotto come moltivolevano far credere. L’esordio delprofessor monti è stato moto facile edagevole sul piano politico parlamentaremeno esaltante sul fronte dei mercati. Nonho mai pensato che tutto fosse dipeso dalgoverno Berlusconi, sicuramente al disot-to delle aspettative createsi grazie alla piùlarga maggioranza della storia repubblica-na, non era logico attendersi miracoli conl’avvento del governo tecnico che, poi, tan-to tecnico non è. L’ultimo episodio capi-tato al Letta di centro sinistra la dice lungasui rapporti esistenti e su quelli futuri fra ilpresidente Monti e il partito democratico.Non oso immaginare cosa sarebbe suc-cesso se quel foglietto fosse stato scrittoda qualche incauto rappresentante del Pdl.Fulmini e strali per l’attentato all’indipen-denza del nuovo governo, il tentativo roz-

zo di condizionare il professoreed il suo governo. Magari l’ono-revole dell’Italia dei valoriBarbato avrebbe atteso prima ditagliarsi la lunghissima chioma.Di Pietro avrebbe con la consue-ta compostezza e sobrietà, comeil nuovo governo si è voluto ac-creditare, evitato di manifestare la sua gioiacon il gesto dell’ombrello nei confronti del-l’odiato cav. Invece tutto bene. Letta Enri-co ci ha riso sopra e tutti, consapevoli delgrave momento, non hanno enfatizzato l’ac-caduto. Il mondo ci guarda. Tutto vero.Forse è il caso di porre l’accento su alcuniaspetti poco evidenziati in questi giorni dicrisi finanziaria. L’Italia sta sicuramente me-glio di altri Paesi. Ha un debito elevatissimoma un avanzo di cassa elevato. Come ele-vato, nonostante tutto, è il livello di rispar-mio espresso dalle famiglie italiane. La di-soccupazione è sì molto elevata, quella gio-vanile in modo purtroppo ancora più ele-vato, ma la Spagna del modello Zapatero,cui guarda il nostro capacissimo presiden-te Vendola, è a livelli più che doppi, oltre il20%. La speculazione non ha preso di mirasolo l’Italia ma l’euro. La moneta unica èdebolissima sul fronte politico, nessun or-ganismo difende realmente gli interessi con-giunti dell’Europa. La Germania, attraver-so il cancelliere Merkel, nel tentativo di di-fendere in primis i propri interessi non hasalvato tempestivamente la Grecia oppuredeciso di farla fallire. Ma con chiarezza esenza i tentennamenti che i mercati interna-zionali hanno visto come l’incapacità di ela-borare una linea comune ed efficace. Lapolitica si è arresa agli interessi delle grandibanche d’affari, all’economia più in gene-rale. Come in Italia, la politica e soprattut-to la democrazia sono condannate ad unruolo subalterno. E ripeto non è un bene.Ovviamente la colpa è anche della stessapolitica, o meglio degli uomini chiamati allescelte decisive. Tanti cambi di partito, dischieramento, di posizioni. Nonostante unasistema elettorale che avrebbe dovuto ga-rantire la governabilità e la fedeltà al partito.Penso sia arrivato il momento, fra tante,troppe proposte anticasta di modificare an-che l’articolo sul mandato parlamentare chenon dovrebbe essere più personale ma con

vincolo di appartenenza. Allora sì, i parla-mentari si vedrebbero costretti alle dimis-sioni in caso di dissenso con la linea politi-ca del partito di elezione. E finirebbe quelmercato sempre esistito ma deprecato adintermittenza, come nel caso Scilipoti.

A GIOVINAZZO. Cambi di schie-ramento e di partito che hanno carat-terizzato la storia passata e recente delnostro consiglio comunale e, più in ge-nerale, la politica giovinazzese. Vi ri-cordo i candidati sindaci del centrodestra delle ultime tre elezioni che oggisi trovano nel centro sinistra. Per nonparlare dei consiglieri comunali. Quellache fu la lista del candidato sindaco dicentro destra si è trasferita nel centrosinistra, così come il consigliereTurturro eletto in Forza Italia ed ogginella lista Emiliano insieme aDolciamore eletto con la lista civicaespressione del dottor Giangregoriogià candidato sindaco del centro de-stra ed oggi assessore nella giunta dicentro sinistra Natalicchio. Potreicontinuare ma mi fermo qui. Ho scrit-to troppe volte che l’antipolitica na-sce anche da questi comportamentioltre che dall’incapacità di dare rispo-ste ai bisogni della gente. Ma temo cheimporti a pochi. Anzi la battaglia perla candidatura a sindaco sta entrandonel vivo e ne vedremo di belle. Oltrea Città del Sole si è appalesato un nuo-vo soggetto politico civico. Si chiamaPer Giovinazzo. Anche qui non man-cano gli ex di molti partiti. Silenzio daimaggiori partiti. Che siano in difficol-tà nel trovare proprio la sintesi? BuonNatale a tutti. Gesù Bambino doni avoi serenità, speranza e coraggio.

[email protected]

L’ITALIA E’ LIBERA

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palazzo di citta’

Occhio al rosso. Ritornano i photored!Torna la questione photored. Dopoil sequestro probatorio dei due im-pianti posizionati in via Molfetta, ela marea di multe (2500 in due mesidalla loro attivazione), i due occhielettronici sono tornati operativi (elo saranno fino a febbraio 2012) daquando la Procura della Repubbli-ca di Bari ha ordinato che si proce-desse al dissequestro. «Questa è la di-mostrazione che avevamo ragione – esordisceil primo cittadino Antonello Natalicchio -: il magistrato ha verificato che il funzio-namento era regolare, il provvedimento eraquindi ingiustificato e il procuratore hachiesto l’archiviazione per le accuse di abu-so d’ufficio e falso ideologico a carico di chidirigeva il corpo di Polizia Municipale (l’excomandante Michele Cassano, ndr)e di un agente». La segnalazione chefece scattare il sequestro da parte deicarabinieri, riguardava, tra le altre cose, il presunto mancato collaudo del plintoche però la legge regionale non prevede, tanto che quando furono apposti isigilli, alla ‘base’ degli strumenti non fu nemmeno segnalata la loro possibilepericolosità. «Adesso risultano arrivate le prime pendenze, circa 400, - aggiunge ilsindaco - al Prefetto che le sta rigettando facendo lievitare i costi della sanziona de pagare, da138 a 308. A queste si aggiungeranno quelle del giudice di pace, 1.100 circa, per le quali hadisposto la sospensiva ma alla fine si arriverà alla udienza di merito a partire da lunedìprossimo. Sia chiaro che se ci dovesse dar torto il giudice di pace, il Comune non starà aguardare: andremo in tribunale». Potrebbe essere avviata da parte della amministra-zione una semplice azione di comunicazione per avvertire gli automobilisti dellaripresa della operatività dei photored, a sottolineare che l’intento non è di aggua-to alle spalle, quanto di rieducazione alla guida sicura

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Ritorna la CommissioneInvalidi Civili in città

Alla fine l’ha vinta la città. Con una delibera del12 ottobre, il neodirettore generale della Asl BA,Domenico Colasanto, ha annullato la precedentedelibera del 20 gennaio 2011 ripristinando il re-golare funzionamento della Commissione Inva-lidi Civili nella sede dell’Istituto Vittorio Ema-nuele II. È l’epilogo positivo con cui l’assessora-to alla Solidarietà Sociale da la buona novella aicittadini e a tutti quanti si sono interessati dellaquerelle che aveva messo in allarme l’amministra-zione dopo l’approvazione della lineaprogrammatica di riduzione delle commissioniinvalidi riantrante nei piani di riordino e rientrosanitario pugliese. È un risultato che fa bene aGiovinazzo, agli sforzi messi in campo da tuttiperché non fossero penalizzate le persone piùdeboli, perché non si scegliesse la strada più co-moda per i burocrati scaricando tutto il disagiosulla popolazione. Disagi elevati se si pensa che laCommissione avrebbe dovuto funzionare unavolta ogni 15 giorni. L’amministrazione «ringra-zia le associazioni Anffas e Milac che le sono sta-te al fianco nella battaglia per il rispetto dei dirittidegli invalidi giovinazzesi, e ringrazia I 1500 cit-tadini che hanno sottoscritto la petizione a curadelle due associazioni». Il ripristino della Com-missione diventa il baluardo dei diritti dei cittadi-ni invalidi ad essere riconosciuti nella loro digni-tà, senza dimenticare l’impegno di una ammini-strazione a fornire ai cittadini servizi di qualità

MARIANNA LA FORGIAMARIANNA LA FORGIA

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Nome: VitoCognome: FavuzziSoprannome: Non mi risultaProfessione: Funzionario RegionalePartito di appartenenza: PartitoDemocraticoAttuale incarico istituzionale: Nes-sunoChi è Vito Favuzzi?Un Cittadino Italiano

Il PSI ha cambiato nome. Comefacciamo a riconoscere i socialisti?Dalle impronte digitali?Socialisti lo si è dentro! Il PSI non hapiù motivo di esistere come partitocon questa legge elettorale che va ver-so la semplificazione del quadro poli-tico.

Sputa i nomi. Se fossi foco ardere-sti…?Gli Infami e i Voltagabbana!

Se fossi vento Tempesteresti…?Gli Inetti e i Faccendieri!

Se fossi Guglielmo Minervini, taglie-resti tutti treni e i bus i e lascerestitutti i pugliesi a terra perché non cisono soldi?Credo che Guglielmo sino ad oggi ab-bia fatto bene nel suo incarico nono-stante i tagli economici di Tremonti edel Governo Berlusconi che per nostrafortuna sono andati a casa. Credo sipossa guardare con più ottimismo al fu-turo del nostro paese e quindi a quellodei trasporti in Puglia.

l’intervistaSERGIO PISANI

FAVUZZI E UN SOGNO CHE RITORNACerti amori fanno dei giri immensi poi ritorna-no. E’ ritornato Vito Favuzzi, il Presidente natoper caso nella via Gluck dell’hockey. Cresciu-to a respirare i garofani della politica e inve-stito presidente direttamente dalla stradasenza prendere lezione da tanti cattedraticidella materia, è ritornato a parlare di Tricolo-re e di Europa. Un presidente che sa parlare diamore e di un grande sogno oltre le nostre il-lusioni. Poi sarà quel che sarà…

«IL MIO FUTURO SINDACO? CRE-DO CHE L’INIZIATIVA DI GIOVINAZZOCITTÀ DEL SOLE SIA MERITEVOLE DIATTENZIONE IN QUANTO, SE HO BENCAPITO: 1)FA PULIZIA TOTALE DI TUT-TO IL PERSONALE POLITICO CHE HADISTRUTTO LA NOSTRA CITTÀ NEGLIULTIMI 10 ANNI; 2) HA DELLE GROS-SE PROGETTUALITÀ PER IL RILANCIOECONOMICO E TURIST ICO DI

GIOVINAZZO; 3) HA UN FOLTO GRUP-PO DI PERSONE PER BENE CHE DATEMPO SI SONO MESSE A LAVORAREPER METTERE SU QUESTO PROGETTOAVENDO A CUORE IL BENE COMUNE;4) HA TROVATO UN OTTIMO INTER-PRETE DEL PROGETTO IN TOMMASODEPALMA».

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Se fossi sindaco ben lo faresti?Non lo sono, non lo farei e se lo fossidovrebbero essere i cittadini a dovermigiudicare.

Se fossi stato sindaco di Giovinazzo,(con i «se» e con i «ma») cosa avrestifatto più di Natalicchio?Non sarebbe stato difficile fare di più difronte al NULLA.

Cosa rimane ai giovinazzesi di«Antonelliana memoria»?Il disatro amministrativo, il declino cul-turale e ambientale della nostra Città.

Sei stato assessore al bilancio dal1996 al 1998. Il bilancio annuale diprevisione del 2011 è identico a quel-lo dell’anno scorso. Nessun incenti-vo alle attività produttive. Per il Co-mune di Giovinazzo la crisi non esi-ste?Credo che i nostri amministratori sianoin tutte altre faccende affaccendati.Quando ero assessore al bilancio, nel lon-tano 1998, avevo previsto a bilancio lasomma di 2 miliardi da reperire con mu-tuo della Cassa Depositi e Prestiti peracquistare la zona ex AFP. Avrebbe si-gnificato per il nostro Comune superareogni tipo di speculazione e impedimen-to allo sviluppo di quello zana con unaricaduta positiva sull’economia cittadi-na e sulle casse del Comune. Quandolasciai, ed è stato l’ultimo incarico isti-tuzionale da me ricoperto, per andare afare il Capo di Gabinetto del Sindaco diMolfetta, quella posta nel bilancio del-l’anno successivo scomparve incom-prensibilmente, ma non tanto…., e ildegrado di quella zona è ancora attuale.Per diritto di cronaca la stessa zona fu

successivamente acquistata da privatiallo stesso prezzo da noi pattuito conla proprietà di quell’area. «Intelligentipauca».

Da quando la scure giudiziaria si èabbattuta sull’intera maglia artigia-nale di servizio D1.1, economica-mente non si muove foglia. Qual èla ricetta per la ripresa del Pil citta-dino?Eliminare ogni tipo di speculazionesulle assegnazioni della zona artigia-nale di produzione, espropriando learee di competenza e assegnandole di-rettamente agli artigiani con un intui-bile abbattimento degli costi di inse-diamento degli stessi. Se si favorisseuna ulteriore lottizzazione privata, sicorrerebbe il rischio di duplicare quan-to è successo sulla D1.1. Ritengo sial’ultimo treno per rilanciare l’econo-mia cittadina unitamente allavalorizzazione delle nostre coste conl’approvazione del piano di utilizzodelle stesse in base alle legge quadroapprovata dalla Regione Puglia il mesescorso.

L’Italia è vicinissima al default. EGiovinazzo?Giovinazzo ha le risorse umane ed eco-nomiche per potercela fare. L’impor-tante è individuare una classe dirigen-te in grado di valorizzarne e agevolar-ne le potenzialità.

Chi salverà l’Italia?Gli Italiani

Chi salverà Giovinazzo?I Giovinazzesi, il futuro è nelle loromani, basta saper scegliere la classe di-

rigente che non è indifferente allo svi-luppo di una comunità. Attenzione:non sono tutti uguali, è un modo didire per auto-assolversi da scelte sba-gliate.

La crisi economica ha disgregatoil territorio, ha fatto impennare i re-ati. La coperta è sempre più cor-ta. La tua medicina per regalarealla tua città il dono del progressocon l’entrata in vigore delfederalismo municipale fiscale?Credo di aver risposto a questa do-manda. Al federalismo fiscale avreipreferito quello legislativo sulle no-stre coste e sul governo del territorio.Con la leva fiscale non si va da nes-suna parte, è impensabile gravare igiovinazzesi di ulteriori tasse comu-nali, è un altro inganno del GovernoBerlusconi che mi auguro venga ri-mosso.

Un sindaco che dura 10 anni è unamministratore capace o un esper-to nei compromessi?Non esiste una verità assoluta sulledue opzioni. Se ti riferisci alla nostradi amministrazione vale la seconda.

Nel 2012 Giovinazzo sarà sempreroccaforte della sinistra?Fermo restando la mia appartenenzaal centrosinistra, spero che nel 2012Giovinazzo sia una roccaforte di buo-na amministrazione e di rilancio del-l’economia cittadina.

Quanti sono al momento gli aspi-ranti alla poltrona di sindaco?Ho perso i conti. Ne esce uno al gior-no. Ci vuole un coraggio……..

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Chi caldeggeresti alla candidatura a sindaco?Più che ai candidati, sono interessato al progetto. Credoche l’iniziativa di Giovinazzo Città del Sole sia meritevo-le di attenzione in quanto, se ho ben capito: 1)Fa puliziatotale di tutto il personale politico che ha distrutto la no-stra città negli ultimi 10 anni; 2) Ha delle grosseprogettualità per il rilancio economico e turistico diGiovinazzo; 3) Ha un folto gruppo di persone per beneche da tempo si sono messe a lavorare per mettere su que-sto progetto avendo a cuore il bene comune; 4) Ha trova-to un ottimo interprete del progetto in Tommaso Depalma.Persona onesta moralmente e intellettualmente e di que-sti tempi non è poco. Attenzione però nel criminalizzaretutta la politica, faremmo lo stesso errore del ’94 posttangentopoli, abbiamo buttato il bambino e l’acqua spor-ca. Bisogna dare nomi e cognomi con dati di fatto nell’individuare chi ha rovinato Giovinazzo. Ci sono delle espe-rienze positive che vanno ascoltate e sfruttate.

Ti candiderai al rinnovo del consiglio comunale?Non ti nascondo che sto maturando questa scelta, dopo15 anni di assenza dal palazzo, visti i risultati devastantidi chi fino ad oggi ci ha amministrato, la tentazione è for-te. Vorrei rimettermi in gioco per il bene della mia città.Se fosse un partito, l’AFP avrebbe più suffragi delnascente partito «Giovinazzo che si gratta»?Non scherziamo, lasciamo fuori l’AFP dalla politica. E’un giocattolo che stiamo costruendo tra mille difficoltà eche spero ci dia grandi soddisfazioni in futuro.

Presidente dell’ AFP Giovinazzo Polisportiva: perché

trovi i soldi o metti i soldi?Non sono i soldi che creano i presidenti,. Anche in questocaso parliamo di progetto: un congruo numero di amiciche avevano a cuore l’AFP hanno evitato che la stessafallisse scomparendo dal panorama hockeistico nazionale.Questo gruppo di amici ha ritenuto di nominare me Presi-dente come sintesi del progetto che insieme abbiamo co-struito. All’interno del progetto ognuno di noi ha un ruoloa cui assolve per raggiungere l’obiettivo che il progetto haprefissato. Voglio rassicurare tutti quelli che hanno a cuo-re le sorti dell’hockey giovinazzese che non li deluderemo.

Olio petrolio benzina minerale per battere l’AFP civuole la nazionale? O basta il Molfetta?Negli ultimi anni lo abbiamo sempre battuto il Molfetta.Spero che un giorno non lontano ci voglia veramente laNazionale per battere l’AFP.

Tra i problemi della tua città, qual è secondo te quelloda affrontare con più urgenza? A Roma direbbero:«Vincere il derby!».Vincere scudetto e coppa dei campioni.

Hai devoluto 10 euro a Santoro per i suoi «Comizid’amore?».NoTi sei scaricato il video hot di Belen Rodriguez?NoCosa farà da grande Vito Favuzzi?Vito Favuzzi.

SERGIO PISANI

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SERGIO PISANI

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FURTI PLURIMI NEGLI

APPARTAMENTI

Dal 17 al 21 ottobre si sono registrati nuovie numerosi raid negli appartamenti dei cit-tadini giovinazzesi da parte di malviventiintenzionati a far cassa con danaro ed og-getti preziosi. E così sei appartamenti sonostati ripuliti alle spalle di ignari cittadini chespesso si ritrovano con finestre improvvi-samente infrante o scassinate. Argenteria,danaro contante e accessori griffati sonostati il bottino preferito dai malfattori chenon si scoraggiano minimamente ad assa-lire gli appartamenti in pieno centro e an-che in ore centrali della giornata.Uno dei furti, quello tentato in ViaVenturieri è stato sventato in tempo dasegnalazioni dei cittadini che, notando stra-ni movimenti, hanno subito chiamato iCarabinieri. Sono intervenuti tempestiva-mente e messo in fuga i ladri senza riuscirepurtroppo a fermarli. Infatti è stato solopossibile rilevare la targa dell’auto sullaquale questi sono fuggiti, auto che poi èrisultata rubata. Non sono stati risparmia-ti però nemmeno gli appartamenti di ViaDe Venuto e Viale De Gaetano dove i topidi appartamento hanno ripulito ben beneargenteria, oro e preziosi, servendosi an-che di impalcature esterne poste davantiad altri stabili. Solo i vicini ad un certo pun-to li hanno costretti alla fuga, avvenuta inmaniera del tutto acrobatica. Nel secondocaso, invece, i ladri hanno utilizzato il tubodi una grondaia per poi rompere il vetrodi una finestra ed introdursi abusivamentenell’appartamento per compiere lo stessogenere di razzia di valori.I derubati hanno ovviamente richiesto l’in-tervento dei carabinieri quando si sono ac-corti dell’accaduto, però i ladri non sonostati trovati ed identificati, sono riusciti co-

munque a dileguarsi e restano ora solo leloro tracce che devono essere esaminatedagli investigatori.Permane a questo punto l’invito rivolto daiCarabinieri ai cittadini di attivarsi per col-laborare nelle segnalazioni che sono spes-so essenziali per incastrare i topi di appar-tamento che, ormai, riescono con grandeprofessionalità a mescolarsi con la gentecomune e ad agire indisturbati fino al se-gnale di allarme che qualcuno riesce a lan-ciare, costringendoli alla fuga.In realtà i cittadini giovinazzesi sono dav-vero stanchi di rapine e furti che continua-no ad imperversare in un centro così pic-colo e chiedono che con fermezza venga-no presi provvedimenti concreti in gradodi arginare immediatamente il fenomeno.

FURTO DI FERRO

Questa volta ad essere preso di mira daimalviventi, è stato l’ex mattatoio comuna-le, sulla riviera di Ponente. Il bottino de-gno di attenzione era rappresentato da unaserie di cabine elettorali ed altro materialein ferro, probabilmente utili per essererivenduti sul mercato nero.La lunga e complessa operazione è statacondotta in estrema tranquillità pur aven-do richiesto l’utilizzo di un furgone. Pareche nessuno si sia accorto del furto ad ec-cezione degli agenti della Polizia Munici-pale che, il giorno dopo, hanno fatto unsopralluogo, allertati da alcune segnalazionie hanno constatato che il sito era stato com-pletamente ripulito.

RAPINE AI SUPERMERCATI

Pistola e cappellino sono stati gli ingredientidell’ennesima rapina perpetrata nei con-fronti del Supermercato Primo Prezzo diVia Napoli a Giovinazzo. La zona che si

presta positivamente alla fuga verso ViaBari è spesso protagonista di questi epi-sodi che ormai più volte si sono ripetutiin quest’anno che volge al termine. I duerapinatori hanno attuato il loro piano inun’ora centrale, le 19 circa di un giornofestivo allorquando si festeggiaHalloween. Sono riusciti a portar via unbottino di circa 500 Euro dopo aver mo-strato l’arma e a grande velocità sono fug-giti, facendo perdere le tracce.La rapina (la diciottesima dall’inizio del-l’anno) è stata denunciata ai Carabinieridella locale Stazione, i quali si sono recatisul posto per le prime indagini e per cer-care di risalire ai due autori del colpo.Inutili le immediate ricerche delle forzedell’ordine e in definitiva ora spetta agliinvestigatori il compito di ricercare indi-zi ed elementi utili attraverso i filmati delletelecamere del supermercato.

RAPINE AGLI AUTISTI

Non solo furti di auto e non solo autoincendiate. Adesso gli autisti sono anchenel mirino dei banditi in città come nelvecchio Far West. Costretti sotto minac-cia a consegnare auto e relative chiavi.E’ accaduto ad un giovinazzese, proprie-tario di un’autovettura Audi A3 che, l’8novembre, all’incrocio di Via Cairoli èstato costretto, sotto minaccia della pi-stola di alcuni ambigui soggetti affianca-tisi con un’Alfa Romeo, a consegnare lechiavi. Il volto coperto ha impedito unqualsiasi tentativo di identificazione daparte del conducente dell’auto, terroriz-zato dalla presenza dell’arma che gli èstata puntata contro. In tal modo i ban-diti sono riusciti immediatamente a dile-guarsi e i Carabinieri stanno attualmentevagliando varie piste.

la cronaca nera

NEL MIRINO DEI RAPINATORI

C’È DI NUOVO LA POSTA

NOVEMBRE DI FURTI E DI RAPINE

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21 DICEMBRE 2011

RAPINA IN POSTA

Ancora una volta, nel pomeriggio del 9 no-vembre è stata presa di mira la sede delle Po-ste Italiane di Via Marconi, in pieno centrocittadino. In questo periodo di estrema crisieconomica non ci si ferma nemmeno davantiall’ipotesi di entrare in uffici altamente fre-quentati in quelle ore con la possibilità di sca-tenare eventi irreversibili. E così nella filiale sisono presentati cinque malviventi incappucciatiche hanno iniziato ad impartire ordini senzainflessioni dialettali o accento straniero. Per for-tuna attualmente le Poste dispongono di unmeccanismo tale che sono permessi solo ac-cumuli di somme irrisorie di danaro contan-te. Evidentemente i malviventi volevano an-che accontentarsi di quelli per poi dileguarsivelocemente. Nel frattempo sono stati imme-diatamente allertati i Carabinieri della Stazio-ne di Giovinazzo che, intervenuti immediata-mente, hanno avviato le indagini ma al mo-mento non sono ancora stati identificati imalfattori. Le indagini comunque stanno pro-cedendo anche con l’ausilio dell’avanzato si-stema di telecamere delle quali sono stati do-tati gli Uffici Postali.

TORNANO GLI SCIPPI

L’estate appena trascorsa li ha visti protago-nisti assoluti e invece tutti pensavano che or-mai questo tipo di reato fosse andato neldimenticatoio, data anche la pericolosità del-l’azione per l’incolumità fisica della vittima. Il

14 c.m., la nuova vittima è stata una signorache aveva l’unica colpa di camminare con unaborsa al seguito, in questa Via Papeo.Sono stati due ragazzini a volto scoperto adaggredirla e a strapparle la borsa, per fortunala vittima si è risparmiata i danni fisici in questocaso. Gli autori del grave episodio non sonostati identificati e in questi casi, le forze dell’or-dine lanciano anche un appello ai cittadini pre-senti, per sostenerli attraverso indicazioni pre-cise, alla cattura dei malviventi.

FURTI ‘BAGATELLARI’

La delinquenza non incontra limiti in questoparticolare periodo e non risparmia nemme-no le associazioni che sopravvivono solo per ilprezioso contributo dei soci.E così anche l’Arci Tressett a Giovinazzo, sitain località Ponte, il 15 novembre è stata vittimadi un episodio increscioso, laddove sono statiprelevati oggetti di infimo valore, cioè un aspi-rapolvere, cd rom dal valore affettivo, botti-glie di alcoolici e microfoni ma nel contempoè stato perpetrato un danno grave alla porta diingresso che è stata completamente divelta. IlPresidente Tommaso Bonvino ha espresso ilsuo profondo rammarico per una situazionedel tutto imprevista considerata la portata del-le attività che un’associazione può svolgere. Losconforto è stato quindi registrato per i dannialla struttura che già deve impegnarsi alacre-mente per svolgere ogni giorno la propria atti-vità di stampo sociale.

FESTADI SANTA

LUCIA

Quest’anno, in occasione della festaliturgica di S. Lucia, vergine e marti-re, presso l’omonima chiesa campe-stre sarà celebrato un triduo di pre-ghiera secondo il seguente orario:10 - 11- 12 DICEMBRE: Santo

Rosario ore 15:00 - Santa Messa ore15:30

13 DICEMBRE: SS. Messe ore7.00 – 8.30 – 10.00 - ore 15.30 S.

Messa solenne.

La chiesetta rimarrà aperta dalle ore04.30 alle ore 18.30

ORE 04.30: Accensione fuocoORE 8.00: Lancio di 13 bombe

carta

Il collegamento tra la città e la chiesacampestre sarà garantito da un pulmi-no che seguirà il seguente percorso:(Partenza) via Cappuccini, presso l’Isti-tuto S. Giuseppe via Bitonto, pressol’effige dell’Eterno Padre nei seguentiorari: 10 – 11 – 12 dicembre ore 14.00e 16.30 - 13 dicembre ore 07.00 –11.00; 14.00 – 17.00

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l’evento

del mese

Oltre 2000 visitatori, questi i numeri forniti-ci dalla WishEvent per la sua Notte BiancaMedievale che ha finalmente avuto luogonella pineta del nostro convento dei Cap-puccini oltre un mese dopo l’incidente dipercorso che ne aveva impedito lo svolgi-mento a settembre (vedi LaPiazza di otto-bre). Una vicenda non ancora del tutto chia-rita quella del rifiuto da parte della Provin-cia a poter utilizzare alcuni spazi dell’Istitu-to V. Emanuele che pure avevano già ospitato altre ma-

nifestazioni cittadine. Un vero e proprio giallo visto che

in seguito alla Provincia avrebbero pure assicurato che,

al di fuori dell’uso della sala Marano, nessuna autorizza-

zione del genere sembrerebbe sia stata mai concessa al

Comune per altri eventi (?). Fatto sta che dopo il reiterato

no da parte dell’Amministrazione a far svolgere la mani-

festazione nel centro storico il dinamico Enzo

Mastropasqua, ideatore dell’evento, ha subito deciso

di rivolgersi ai frati per l’uso dei loro spazi esterni, già

peraltro rivelatisi una perfetta location per il Presepe vi-

vente che, ogni anno più bello, richiama da noi molti vi-

sitatori. E la scelta si è rivelata più che azzeccata visto

che ha permesso una ambientazione quasi cinematogra-

fica e assolutamente verosimile ai vari quadri che

ricomponevano in maniera fedele uno spaccato della vita

nel medioevo: dal mercato ( 7 banchi diversi ) alle tende

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Notte Bianca Medievale,un successo rinviatoNotte Bianca Medievale,un successo rinviato

di due distinti accampamenti militari ( uno bizantino ed

uno normanno con tanto di esposizioni delle loro armi )

e pure uno spazio con i giochi di allora ( oltre al tiro con

l’arco, il buttalo in botte, lo schiaccia chiodo e il rompi la noce).

Una ricostruzione rigorosa frutto di attenti studi che di-

versi e qualificati gruppi, tutti pugliesi, hanno svolto in

diversi settori e che ha anche permesso al piccolo anfite-

atro del convento di animarsi con un superbo spettacolo

di danzatori, giocolieri e focolieri o, poco più in là, di far

ascoltare agli ospiti le sconosciute melodie di quel tem-

po lontano eseguite da musici con strumenti anch’essi

‘antichi’ come i suoni che emettevano. Neanche l’aspet-

to culinario è stato trascurato, offrendo ai visitatori che

lo richiedessero un menù composto da pietanze realizzate

su ricette rigorosamente medievali e con cottura solo su

fuoco a legna. Ma il vero piatto forte della serata, e non

certo commestibile, è stato lo scontro tra soldati normanni

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23 DICEMBRE 2011

e bizantini: una vera e propria piccola battaglia tra soldati

del XI, XII secolo. Peccato solo che non tutti vi abbiano

potuto assistere, vista la serata non certo estiva. Ma il tem-

po incerto non ha comunque scoraggiato i tanti visitatori

che anche da un po’ tutta la provincia non si son voluti

perdere, e a giusta ragione, questo evento che più che per il

suo aspetto spettacolare va considerato soprattutto alla luce

delle sue valenze culturali e didattiche. Non a caso la pre-

senza, oltre che il patrocinio, anche di una importante de-

legazione del FAI (Fondo Ambiente Italiano) a far gli onori

di casa all’ingresso e a rimarcare la assoluta levatura del-

l’iniziativa. Quando la Storia riesce a diventare per un atti-

mo anche materia che si può vivere, toccare con mano,

assaggiare…è come fare un viaggio in un tempo andato

che non può che arricchire chi lo compie. E senza distin-

zioni di età e di cultura. A confermarmelo è stata la sorpre-

sa, al banco di un artigiano che ne stava realizzando una,

di un ragazzino quando ha scoperto che la parola ‘cotta’

non indica di certo solo quel turbamento così tipico dei

suoi anni. Un successo sotto ogni punto di vista ma anche

e soprattutto per l’intera città di Giovinazzo che però il dr.

Mastropasqua ha giustamente voluto condividere con i

tanti che ci avevano creduto sin da subito sostenendolo

poi di fatto nel suo progetto. Diviene a questo punto dove-

roso almeno citare per tutti (l’elenco sarebbe altrimenti lun-

ghissimo) padre Sabino Fuzio per l’ospitalità alla manife-

stazione ed il nostro Vincenzo Depalma che con un’espo-

sizione dei suoi disegni ha fatto da guida e sponsor di una

Giovinazzo bellissima anche in bianconero. Notata da

tutti comunque l’assenza da manifesti e flyers del logo della

Città tra i patrocinatori dell’ evento. Già, ma per dirla con

la concisione ed incisività propria deinostri antenati latini,

unicuique suum!

Le opere dell’artista Vincenzo Depalma,nostro collaboratore, brillavano nella

Notte Medioevale

ALESSANDRA TOMARCHIO

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25 DICEMBRE 2011

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27 DICEMBRE 2011

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Sia le imposte dirette sia quelle indirette, nella finanza del Regnodi Napoli, fino all’inizio del secolo XIX, erano rappresentate dallegabelle che con il passare del tempo divennero un tributo paga-to esclusivamente dal popolo e riguardava tutti i consumi popo-lari: dal tabacco all’acquavite, dalla farina al sale, dal sapone al-l’olio, etc. Lo Stato eccezionalmente riscuoteva direttamente legabelle, la riscossione veniva effettuata dall’arrendatore o gabelliere,o per conto dell’autorità o per conto suo, se aveva ottenuto l’ap-palto della riscossione. Il termine spagnolo arrender significa in-fatti appaltare; l’arrendatore e l’arrendamento quindi sono termi-ni connessi all’appalto della riscossione dei tributi e delle impo-ste. Poiché i gabellieri, o arrendatori, che erano una classe privile-giata, si arricchivano a spese del popolo, in varie parti del Regnodi Napoli scoppiarono insurrezioni e moti popolari determinatidalla necessità di combattere sia le esose richieste fiscali dellamonarchia sia le pretese dei gabellieri.La grande contestazione popolare contro la gabella nel Regno diNapoli cominciò nel 1647 quando un garzone pescivendolo diAmalfi, Tommaso Aniello, detto Masaniello, capeggiò una rivol-ta; scoppiò così la rabbia repressa per tanto tempo contro ilfisco, i percettori locali e gli speculatori. Così anche il fenomenodel contrabbando potrebbe essere visto come una precisa for-ma di ribellione nei confronti del fisco governativo e in partico-lare verso gli appaltatori.Prima di leggere gli atti notarili oggetto del presente articolo,relativi al contrabbando e commercio di tabacco, si fornisconosommarie informazioni su tale bene voluttuario la cui coltivazio-ne e soprattutto il suo consumo fece sorgere nei governi dei variStati l’idea di sfruttare il vizio a scopo fiscale.

DISPOSIZIONI NORMATIVE

In Italia il tabacco fece la sua comparsa nella seconda metà delXVI secolo. La Repubblica di Venezia fu la prima verso la finedel ‘500 ad imporre restrizioni fiscali sul tabacco, a Napoli nel1635 fu introdotta la gabella, cambiata due anni dopo in mono-polio con l’istituzione del diritto proibitivo del tabacco. Nel napole-tano si estesero le coltivazioni di tabacco e a Benevento la colturadel tabacco fu addirittura introdotta agli inizi del ‘700 dagli ordi-ni religiosi del posto. La coltivazione doveva essere limitata alsolo consumo locale, le quantità in eccesso però venivano fatteentrare di contrabbando nel regno di Napoli. Diverse furono lePrammatiche emanate dal Sovrano per disciplinarne l’uso e latassazione. Nel 1755 l’appaltatore del diritto proibitivo del Ta-bacco rivolse una supplica al Re affinché «si degnasse promulga-re una sua real Costituzione, da doversi nel nuovo appaltoinviolabilmente osservare, nella quale fosse si prescritto tutto ildisposto … affinché si raffrenino le frodi, alle quali … numerosicontrabbandieri si sono resi maggiormente animosi in dannodella regalia di detto Arrendamento e dei suoi Appaltatori»

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(Edictum Tabaccarium titulus LXIX- Prammatica Prima. La RegiaGiunta eretta da S.M. per lo diritto proibitivo del tabacco in Pragmaticae,edicta, decreta, interdicta, regiaeque sanctiones, Napoli 1772, Vol. III,p. 479). Il tabacco in eccesso infatti poteva essere rivendutoall’Arrendatore «che lo compra senza lo jus proibendi»; la preoc-cupazione dell’appaltatore era quindi non per le «molte perso-ne … talmente addette a contrabbandare di tabacco che se nehan fatto un mestiere per alimentarsi colle loro famiglie», maper il danno economico che a lui derivava. Con la Prammaticadel 14 dicembre 1779 si liberò il tabacco dal cosiddetto dirittoproibitivo, e si istituì un dazio d’entrata per il solo tabacco fore-stiero.

UN CASO DI CONTRABBANDO

La lettura degli atti rogati dal notaio Vito Carlo Riccio (ASBa,p.za di Giovinazzo, sk. 17, vol. 293) tra agosto e novembre del1715 sintetizza a grandi linee le modalità di approvigionamentodel tabacco in città: l’Universitas, previa convenzione, potevaacquistare dal commissario del regio arrendatore dello Iusprohibendi tabacchi, un quantitativo prestabilito di tabacco chequindi girava agli arrendatori per la vendita al dettaglio.Il commissario del regio arrendatore dello «Ius prohibendi tabac-chi» che aveva anche il compito di effettuare controlli e perqui-sizioni per frenare il dilagante fenomeno del contrabbando,quando nell’estate del 1715 si era portato in Giovinazzo per laperiodica consegna all’Universitas del tabacco, effettuò ancheun fermo. Il malcapitato si chiamava Domenico Amoia che inuna taverna sulla via pubblica per Molfetta, dove era ancoratrattenuto dai soldati, il 2 settembre raccontò ai sindaci «che luiprima di settembre trovandosi poco distante dalla chiesa delSS. Crocifisso di Giovinazzo, e proprio nel petrerio alla viapubblica di Molfetta, li sopra giunse il commissario del regioarrendatore del ius prohibendo del tabacco con molti soldati ac-compagnato, e lo dimandarono se portava tabacco, e li risposedi no, e detto commissario diede ordine alli soldati che loricedessero dentro le sacche, e fattosi ciò li ritovarono una

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tabacchiera, con dentro certo poco di tabacco che dissero cheera contrabanno, e dimandatoli dove l’havesse ritrovato, li disseche l’havea ricevuto da un padre cappuccino, et un’altro pocol’havea ricevuto da Col’Antonio di Ceglia di Molfetta, massarodel sig. Gaetano Vernice di Giovinazzo che stava ivi vicino, chepure detto Commissario lo fece pigliare e ricedere, e non li tro-vò cos’alcuna, ma tanto esso Domenico quanto il dettoCol’Antonio habitante in Giovinazzo li portò attaccati in Molfetta,dove poi escarcerò detto Col’Antonio che se ne venne inGiovinazzo». Le dichiarazione rese dal povero Domenico Amoiaperò non dovettero essere convincenti, egli fu sottoposto forsead una forma di libertà vigilata se rese questa deposizione aisindaci di Giovinazzo alla presenza dei soldati anche in conside-razione del fatto che «la mattina del 2 settembre il commissariocon detti soldati l’hanno portato carcerato in Giovenazzo benchèsciolto, e l’hanno trattenuto, come lo tengono ancora trattenutodentro la Taverna, senza poterlo far uscire» (f 108-109, atto del2.9.1715).

CONSEGNA FORZOSA DI TABACCO

Dopo questa ipotesi di illecito, quello che più ci preme ora èraccontare la vicenda dell’approvigionamento lecito del tabaccoper Giovinazzo per quella stessa estate, vicenda che si ingarbu-gliò perchè una donna si frappose, involontariamente, fral’arrendatore e il sindaco. Il 13 agosto del 1715 il notaio Riccio diGiovinazzo, si recò col notaio Nicola Metrio di Bari, commissa-rio di Lazzaro Maria Armenio, arrendatore dello «Ius prohibenditabacchi», a casa del sindaco della seconda piazza di GiovinazzoNicola de Augustino, dove trovò solo la moglie del sindaco,Teresa Bellacosa, alla quale il sig. commissario disse d’essersi «por-tato a posta in questa città ad istanza di detto arrendatore perconsignare a detto suo marito certo tabacco per conto delle duemesate di luglio ed agosto corrente per adempire al suo obbligoche tiene con questa città e secondo si è pratticato per li mesiantecedenti». La signora, eccessivamente prudente, che preferivanon impicciarsi di affari dei quali non conosceva i dettagli, rispo-

se che non aveva ricevuto dal marito alcun ordine relativamentea consegne di tabacco e si rifiutò di accettarlo. Ciò nonostante ilcommissario ordinò ad uno dei suoi soldati di mostrare il ta-bacco che avevano portato e «detto soldato in presenza nostrauscì da dentro le bisaccie libre 36 di tabacco che disse esser delBrasile e 4 libre che disse esser del particolare, et 1 libra di tabac-co in corda che in tutto facevano libre 41, e detto commissariodisse che mancavano libre 4 a complimento delle libre 45 se-condo la scrittura, e che stava detto suo principale pronto adarle e così dette libre 41 li pose a basso al limitale della portadella casa di detto magnifico sindico d’Agostino». Donna Tere-sa assolutamente non voleva essere intermediaria di quella con-segna e protestò, «e pubblicamente disse che dubitando diqualch’impostura che non fusse tabacco in contrabanno e perciò non volle riceverlo e si protestò con detto commissario»,pertanto lasciò il tabacco per strada «a danno e pericolo di dettocommissario, riserbando a favore di detto suo marito tutte leragioni che de iure le competevano, e di tutto ne richiesero didoverne stipulare publico acto» (f. 101, atto del 13.8.1715).

INSOLVENZA DELL’UNIVERSITAS

La richiesta di tabacco dell’Universitas di Giovinazzo per il lu-glio e agosto 1715, nonostante questo incidente di percorso,poteva considerarsi evasa, ma inevaso invece risultaò il paga-mento. Al sindaco infatti sicuramente fu ingiunto di saldare ildebito per l’acquisto del tabacco, se il 29 agosto su richiesta deinuovi Sindaci, Pietro Antonio Saraceno sindaco della 1° paizza eMatteo de Martinis sindaco della 2° piazza, il notaio si presentòdinanzi a Nicola Metrio di Bari, commissario di Lazzaro MariaArmenio arrendatore dello «Ius prohibendi tabacchi» della provin-cia di Bari «al quale i detti sindaci se protestano come questaUniversità non ha mai preso dal detto sig. arrendatore, tabaccodi niuna sorte da che essi arrendatori presero il possesso delli diloro officii, con che non sono debbitori di cosa alcuna, nè dettacittà su tale affare può esser tenuta a debbito per esser contra laforma de regii ordini» (f. 102, atto del 29.8.1715).Dovette purtroppo intervenire il Tribunale della Sacra RegiaUdienza di Trani per dirimere la questione. Il Preside di Traniaveva infatti notificato ai sindaci l’ordine di «ricevere il tabaccosecondo il preteso obligo facto dalli sigg. Sindici antepassati afavore di detto arrendatore, quale obbligo li sopradetti sigg.Sindici hodierni intendevano invalidarlo com’era di ragione»; ilPresidente della Sacra Regia Udienza, avendo compreso le ra-gioni degli attuali sindaci, aveva disposto però che «arrendatoreusasse agevolezza col sbassare il detto pagamento di ducati 25 ilmese, a ducati 22, ... e con effetto il sudetto Comissario promisedi ridurre detto arrendatore al detto sbasciamento, e si obbligòdi portarne la resulta, e detti sigg. Sindaci li promisero di volerlo

zzo

TATA

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regalare». Il 23 settembre il mastro commissario si portò inGiovinazzo per ricevere il dovuto, ma non con lo sconto pattu-ito col giudice «non per gli ducati 22 il mese, ma per ducati 23».I sindaci avevano già contattato gli arrendatori locali per la ven-dita al dettaglio «Francesco Paolo Ragno, solito a vendere dettotabacco, ed anche con Michele Cipriani, che si dovessero riceve-re detto tabacco e venderlo per lor conto»; i due però venneromeno all’obbligo di versare il tributo al commissario del tabac-co e nei suoi confronti dov’è sopperire l’Universitas, così chè iSindaci, pur di non comparire in giudizio, ritennero opportuno«avvalersi di detta ultima conventione havuta con esso magnifi-co Commissario, ... con l’obligo sudetto di pagare per ognimesata ducati 23 al detto sig. arrendatore, assente, e per esso adetto not. Nicola suo commissario, presente» (f. 130, atto del23.9.1715).Ad ottobre i sindaci Pietro Antonio Saraceno e Matteo deMartinis avendo saputo che «dovessero fra duoi giorni pagare liducati 50 che si pretendono dall’arrendatore del tabacco di que-sta provincia per la perdita fattaci in questa città del tabaccoricevuto e lasciato in questa città dal suo commissario nel tempodel sindicato di esso sig. Antonio Saraceno e Nicola D’agostino»da oculati amministratori della cosa pubblica fecero perciò «riu-nire detto Parlamneto per sentire dalli sigg. Decurioni di essacittà quello che dovrà farsi per rimediare e prendere quello espe-diente che parerà più proprio per detta causa, e per evitare litrapassi ed inconvenienti ne possano succedere contro di essigovernanti, e per levare alla città medesima il dispendio» (f. 149-150, atto del 15.101715).

ESTINZIONE DEL DEBITO

I sindcai davvero preoccupati di gravare di una spesa così in-gente il bilancio pubblico e ritenendo fosse invece giusto che laspesa «si deve sopportare da chi non ha havuta la cura di farsmaldire le sudette libre 45 di tabacco, qui consegnate, comesopra, le quali da tanto tempo che sono state in lor potere ivi

vendute, si sarebbero omni peiori modo adesso smaldite, edhoggi la città, e suoi cittadini, non senteriano tale incomodo»,ma consapevoli che il ruolo che essi ricoprivano imponeva loro«che si soccombesse ad detto pagamento ... chiedono però siatestimoniato ai posteri che essi non ebbero alcuna responsabi-lità diretta di quanto accadde et in ogni futuro tempoappariscano riserbate le sudette ragioni, e non possano inculparsiad essi asserenti, li quali forzosamente devengono alli sopradettiatti, e però si protestano toties quoties, mentre per disgravare laloro coscienza ed acciò in ogni futuro tempo non se li possainputare a lor mancamento cosa veruna di nuovo dicono nonconsentire al detto pagamento ma tutto si fa per obedire» (f.150-151, atto del 15.10.1715).Non sappiamo perchè non fu nella sede dell’Universitas ma «inloco dicto la taverna de Mariano, fuor il borgo di questa cittànel principio della strada publica che si va in Molfetta» che Ni-cola Metrio, commissario del mastro arrendatore del tabaccodella Provincia di Bari, si incontrò, alla presenza del notaio, coni Sindaci che chiesero «che si dovesse contare e tirare li ducati50 atrassati nel tempo del governo delli sigg. Antonio Saracenoe Nicola de Agostino olim sindaci della medesima, per le dictemesate di luglio ed agosto del corrente anno, delli tabacchi pre-tesi da detto mastro arrendatore, e questo per la dovutaobedienza alli ordini dell’illustrissimo sig. Preside provinciale».Il debito fu così saldato «com’in effetto il detto Mastro Com-missario li ricevè in moneta d’argento corrente pagatele, e con-tatele, per mano di Gioavnni Angelo de Bari, e Francesco Pao-lo Ragno». Ai sindaci che ribadivano ansia e preoccupazioneper le sorti della finanza locale, il commissario «in nome e partedel detto regio arrendatore quietò decta magnifica Università eper essa li sopradetti sigg. sindaci presenti, per tutte le mesateatrassate dovute per detta città sino all’ultima di agosto prossi-mo passato del corrente anno 1715, in ampla et amplissimaforma, ... promectendo non molestare nè far molestare la pre-detta città, nè decti sigg. sindaci presenti dal detto regio

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arrendatore per tucto il mese di agosto».

NUOVI APPROVIGIONAMENTI DI TABACCO

Bisognava quindi pensare all’approvigionamento futuro, non po-tendo l’increscioso episodio di agosto pregiudicare i rapportidell’Universitas non solo con il Commissario del RegioArrendatore dello «Ius prohibendi tabacchi», ma anche con icittadini e il loro vizio del fumo. «Di più li medesimi sigg. sindacipagarono per mano del sopradetto Francesco Paolo Ragni ven-ditore delli tabacchi in questa città, altri ducati 23 per conto dellamesata principiata alli 23 di settembre, nel qual giorno li furonoconsignati li tabacchi da esso medesimo mastro commissario, esecondo la conventione havuta in presenza del sig. donNicol’Antonio Aniello regio Giudice in questa città, ... i sigg.sindici intesero sempre senza pregiuditio della città complire epagare, servata la forma di detta nuova conventione e secondoquella ricevere nuovamnete da esso mastro commissario in pre-senza nostra li tabacchi secondo il solito, in virtù di detta nuovaconventione, alla quale essi sigg. sindici intesero addivenire e sen-za mai pregiudicare le ragioni della città in qualsivoglia modo, emaniera li spectano». Visti i precedenti, era stato però necessarioprecisare con pubblico atto notarile che «per la decta conventionele mesate se intendano cominciate dal detto giorno de 23 set-tembre, e non altrimenti che fu da essi sigg. sindaci consegnata laprima mesata del tabacco, e non prima del detto giorno com’èpubblico e notorio, ne la città dovrà esser tenuta per ordine didetto ill.mo sig. preside su necessità a prenderla, che altrimentenon l’havrebbe mai ricevuta, ma ciò fu “iuribus praeture compulsum”che non potevano se non che obedire con ogni dovuto osse-quio, ma sempre però con animo di mai pregiudicare la dettacittà» (f. 156,159-161, atto del 4.11.1715).Poichè fidarsi è bene ... ma non fidarsi è meglio, i Sindaci riten-nero opportuno arricchire il fascicolo anche delle deposizioni dialcuni testimoni per ribadire che solo il 23 settembre, e non pri-ma, l’Universitas aveva dato corso alla nuova convenzione per

l’approvigionamento del tabacco alla città, e che purtroppo nuo-vi problemi si presentavano per la sua vendita al dettaglio. Il 5novembre 1715 si costituirono dinanzi al notaio Riccio «Giovan-ni Angelo de Rossi regio giudice ai contratti della città diGiovinazzo, Francesco Paolo Ragno della medesima città e Mi-chele Cipriano di Bitonto, accasato e commorante in Giovinazzo,li quali con l’infrascritto giuramento attestarono come sotto li 23del passato mese di settembre del corrente anno, stando nel publicoseggio di questa città li sigg. Pietr’Antonio Saraceno e Matteo deMartinis generali sindaci di essa, con li predetti magnifico not.Nicola Metrio di Bari, comissario del regio arrendatore del Iusprohoibendi del tabacco in questa provincia di Bari, li quali unitamentedissero nella loro presenza che il detto magnifico commissariohavea portato la prima mesata del tabacco, per consignarlo allapersona ch’essi sigg. sindaci communicarono, e che detto com-missario col contentamento e consenso già havuto, come disse,dal regio arrendatore suo principale, si contentava di sbassare ilprezzo della mesata da ducati 25 a ducati 23 il mese per il tabac-co si doveva vendere in questa città secondo il primo obligo».Così se finalmente si erano appianati i rapporti tra i sindaci e ilcommissario del regio arrendatore, difficili dovevano essere irapporti tra l’Universitas e gli arrendatori locali «perchè li predettisigg. sindaci pretendevano fare obligare detto Michele Ciprianocon l’obligo insieme di Paolo de Musso, il quale chiamato nonvolle preggiarlo, e poi trattarono di volerlo dare ad esso France-sco Paolo Ragni, e che similmete non volle ricevere detto tabac-co per conto proprio, ma che si offeriva venderlo per contodella detta città». Il Regio arrendatore doveva per forza averesicure garanzie prima di concludere l’affare e «detto commissa-rio restò con detti sigg. sindaci che trovassero la persona chedovesse prenderlo, che lui l’avrebbe dato il tabacco sudetto aragione di ducati 23 al mese, mentre ne teneva il contentamentodal suo principale, e per non si poter all’hora trovare detta perso-na, non si potè fare detto nuovo obligo» (f. 161, atto del5.11.1715). DIEGO DE CEGLIA

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DI VINCENZODEPALMA

In questo racconto voglio parlarvi di cometrascorrevano i nostri pomeriggi in Piazza S.Agostino. Devo subito però anche precisareche poche erano le differenze con quelli chefrequentavano u macidde, drete a purte, drete ofusse, le cappecceine e u ponde. Voglio soprattuttoevidenziare, ancora una volta, l’abissale dif-ferenza della nostra fanciullezza con quella at-tuale che molto poco conosce la socialità evuole anche far conoscere il profondo diva-rio dei giochi da noi all’epoca praticati. Labanda dei ragazzacci di P.zza S. Agostino eraformata dai ragazzini che ne abitavano i din-torni. Ne farò alcuni nomi anche per fornireai piccoli nipoti e pronipoti, vessati ormai dairimproveri di questi personaggi, una replicaquando preoccupati sono sempre pronti airimproveri con i soliti: «Non lo fare più», «At-tento!», «Ti puoi far male», «Non fare il solito ma-leducato!». Questi vecchietti, sovrastati ormaidal tempo, alla loro epoca ne combinavanodi tutti i colori e, con questa confessione, spe-ro di dare una risposta al caro Sergio, Diret-tore di questa rivista che proprio ieri mi chie-deva: «Allore pure tu quanne jeve uagnaunerimbive?».. Debbo confessare che la mia ri-sposta non può che essere affermativa. Fa-cevano parte di questa comitiva DinucceGiacchinidde, Panz ini (Mauro), PasqualeMastandre’, Vinginze Montareule, i fratelli MitoloEmanuele e Luciano, Lello e Spirucce Mitolo (Bot-tone), Sabine Ruccie, i Ferrante e non so quantialtri personaggi di cui ho perso le tracce. Im-mancabilmente, i pomeriggi, agli orari con-sentiti dalle stagioni, si vedeva il gruppettoriunirsi, uno alla volta, man mano che si riu-sciva a sgattaiolare da casa. Il piazzale di S.Agostino non era bello ed accogliente comeoggi. Non vi erano aiuole, non vi era sparti-traffico, era solo un grande piazzale cilindratocon pietrisco e buchette di ogni tipo e di-mensione. Malgrado fosse così poco acco-gliente per noi era il paradiso terrestre e sa-pevamo come utilizzarlo quando il tempoce lo permetteva. Se si era in pochi si giocavaa nascondino, a Liberi tutti, ai quattro cantonie se invece in numero sufficiente, qualchepalla, qualche pipidde si rimediava sempre perdare inizio a impegnatissime partite che nonmancavano di lasciarci segni più che visibili,quando si cadeva su quel breccino, che se-gnava impietosamente le nostre ginocchia ebraccia. Eravamo la disperazione dei pochiresidenti in zona per il chiasso che facevamomentre si giocava. A questo proposito vo-glio raccontarvi un gustosissimo episodiocapitatoci durante una delle tante feroci par-tite che la pallicedde. Mentre eravamo impegnatinell’accanito incontro arrivò in Piazza S.

Agostino il famoso calciatore del Torino,Valentino Mazzola che all’epoca frequenta-va, nel periodo estivo, la nostra Giovinazzo.Rimase per un poco a guardare ed ammi-rare il nostro accanimento. Le nostre orec-chie avevano però già percepito il classicoscoppiettio del motorino di Colette Scarde,la uardie, che doveva essere stato chiamatoda qualcuno che mal sopportava il nostrochiasso. Al grido di “La uardie!” sparimmoin una frazione di secondo. Il più vicino allapalla la recuperò e stringendola al pettosvicolò fra le stradine laterali seguito da altriragazzi. Molti scomparvero nel portone ducigghiaise, ne salirono le scale disperdendosisui terrazzi circostanti. Conoscevamo amemoria le vie di fuga. Non appena sen-timmo il motorino lasciare la scena, in unbattibaleno, al grido di “Palle o cendre!” rico-minciammo la partita appena interrotta. Ilgrande Mazzola rimase esterrefatto. In vitasua non aveva mai visto tanta rapidità edorganizzazione così perfette. Sorrideva escrollava la testa. Si affacciava in Piazza S.Agostino pure l’officina du Pindone. Nei pe-riodi di sosta ci divertivamo ad ascoltare igustosissimi dialoghi tra Meste Michele UPindone e Aghistine, u uagnaune de la pitte’. Nonsi capiva chi dei due comandasse poichéAghistine replicava sempre ad ogni osserva-zione du meste che amava soprintendere ailavori di officina del suo aiutante. Ci fa an-cora sorridere il ricordo di un giorno in cuiMeste Michele resa incandescente una laminadi metallo indicava ad Agostino il puntodove colpire con il martello. Do’ la dade’…do’…do’…do’… Suo malgrado non ri-tirò in tempo il dito indicatore per cui, perfortuna, solo di striscio, fu colpito da unamartellata. Risento ancora nelle orecchie l’ur-lo di dolore che ci fece accorrere. Meste Mi-chele cominciò a camminare nervosamentesulla soglia dell’officina lamentandosi edimprecando con la mano sotto l’ascella.D’improvviso si arrestò e rivoltosi verso lachiesa di S. Agostino imprecò: «Madonne!

Ascinne do cile ca ti pigghiche a cazzutte!!!». La-scio a voi immaginare le risate di queidelinquentelli. Al lato du pindone vi era poi umeste Trajene dove si fabbricavano carri e siferravano cavalli, muli e asini. Vi era anchela stalla e abitazione di un Montaruli che,quando si recava in campagna, dopo averaggiogato il mulo al carro, era solito legareil cane, come si usava allora, sotto il carro,con una corta catena che gli impediva difinire sotto le ruote. Quando il carro co-minciava a muoversi il cane istintivamentesi metteva a tirare pure lui. Ogni tanto, acausa delle strade dissestate la ruota del car-ro sfiorava la zampetta del cane che guaivacon un cai, cai, cai!. U patreune non si scom-poneva più di tanto e sfilandosi la pipa dallelabbra gli rivolgeva un «Frichete! Quanda vol-te tu agghia deisce! Mittete le scarpe!».Questescenette comiche ci allietavano i pomerig-gi. Un altro diversivo dei nostri giochi eraquello di percorrere l’attuale Via DeGasperi, che era poco più di un viottolo,sino in fondo dove vi erano solo campi.All’altezza di Via A. Gioia vi era un capan-no che era la sede du Frisquere o come sichiamava all’epoca U meste all’andrete. LiFrisque erano i giunchi che si intrecciavanoper farne corde e che poi, abilmente lavo-rate diventavano contenitori della pasta diolive macinate da sistemare sotto le pressedei frantoi oleari allora numerosissimi aGiovinazzo. U Meste partiva, sempre indie-treggiando, da una grossa ruota metallicache un garzone faceva lentamente girare edinfilava i giunchi, uno alla volta in questatreccia che si allungava sempre più toglien-doli da dentro la cintura nella quale avevainfilato un bel mazzetto. L’abilità du Frisquereci incantava e noi col pensiero partecipava-mo al suo lavoro. L’imbrunire significavarientrare a casa. Il pensiero ci immalinconivaun poco, ma l’immancabile appetito che ca-ratterizzava la nostra età ci dava la forza disalutarci con il solito: «Stateve bune, ngi vedeimecre’!». VINCENZO DEPALMA

SCENE DI VITA D’ALTRI TEMPI

I nostri pomeriggiin Piazza

S. Agostino

I nostri pomeriggiin Piazza

S. Agostino

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candidamenteDI BRUNO LANDO

LUTTO

Caro Babbo Natale, dacci un spread btpbund più basso. Saranno un Natale eun fine anno diversi dai soliti. Le lumi-narie di Giovinazzo che sono famoseper essere le più brutte della provinciadi Bari, normalmente messe il 20 di-cembre e tolte a Pasqua, quest’annosaranno sostituite dalle luci dei cuori.Ci sarà gente che si darà fuoco? Noncredo, con quello che costa la benzina.Piuttosto succederà che la genteriscoprirà i sentimenti antichi, la tradi-zione della Santa Festività. Pace, spe-ranza e carità. Carità, pace e speranza.Speranza pace e carità. Come la mettie la metti questa sequenza suona di bef-fa. La speranza è che non si diventi piùpoveri, spiritualmente, dato che mate-rialmente siamo così poveri che inmolti villaggi somali si stanno facendocollette per il nostro Paese, per la no-stra città. Gira la foto del nostro lun-gomare, ormai imbracato da anni, con

su scritto «Aiutiamoli» e ogni fratellosomalo fa la sua parte. Ora si penseràche dai somali non vorremmo nulla vi-sta la pirateria che spesso fa vittime lenostre navi mercantili. Ma solo uno aGiovinazzo teme quelle rappresaglieed è Giuseppe Parudde. Il suo pescatovale oro. E lì se non proprio i somali,piuttosto i bitontini e terlizzesi, stan-no pensando ad un ammaraggio. Nelperiodo natalizio, con quello che co-sterà il pesce, la Capitaneria ha decisoche scorterà con una motovedetta ar-mata il nostro pescatore. Ma se nonsaremo morti, io o Lei Direttore o l’in-cauto lettore, avremo ancora delle spe-ranze a Natale. Ognuno di noi espri-merà al canuto Babbo Natale (diconoche faccia il clochard alla stazione diBari) un piccolo desiderio. Che altronon è che una speranza. So qual è ilsuo, direttore, ormai lo stesso da anni,e mai esaudito. Lo condividiamo e, in

un certo qual modo, siamo concorren-ti. Forse chiedere quella a Natale non èproprio il massimo della religiosità. Saràper questo che non siamo mai stati ac-contentati? Speranza e carità per noi,non c’è altro da dire. Invece di diversocontenuto saranno le varie lettere aBabbo Natale a firma dei candidati Sin-daci. Ben 3.880 candidati alla poltronadi Primo Cittadino di Giovinazzo han-no scritto la loro letterina inviata conscanner via e-mail. Ne conoscoqualcuna (una sigaretta e 2 euro e Bab-bo Natale me le ha consegnate) di al-cuni candidati certi, ma non so se perla privacy posso essere pubblicate. Pernon incorrere nella scure della censuraLe scrivo solo alcune frasi. Per esem-pio Tommaso Depalma: «Chiedo che ibotti veri esplodano nei cuori, che la luce delgiorno li accompagni sul retto cammino per larinascita della nostra società civile e ..». Allalettura, Babbo Natale si è messo a rus-sare. Diverso il contenuto di RuggeroIannone che invece si è limitato a scri-vere: «Solo una cosa chiedo. Solo una. Solouna. Spariscano tutti i comunisti del mondoche quelli sono la rovina. Che il bolscevismoè stata la peggiore pagina della storia». Mapersino Babbo Natale, non ricordandopiù cosa fosse il comunismo, è andatoa cercarlo su Wikipedia. Antonello in-vece ha scritto solo una frase: «Fai arri-vare subito la fine del mandato che non ce lafaccio più». Diversa quella del suo vice,Pasquale Tempesta. Si sa che il no-stro Vice sindaco quando si emozionadiventa più lungo nella esposizione.Così sta terminando la letterina del2006. Magarelli invece ha chiesto duecose: «La tessera del Pdl e la tessera del Pdcosì non mi sbaglio più». Direttore che direper chiudere. Iscriviamoci a Netmeeting.Lì, pagando, una chattata con qualchebella ragazza non ce la leva nessuno!

BRUNO LANDO

UNA COLLETT A PER ILNOSTRO LUNGOMARE

L’APPELLO

DEI

MENDICANTI

PER IL

NOSTRO

PAESE

L’APPELLO

DEI

MENDICANTI

PER IL

NOSTRO

PAESE

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riceviamo e pubblichiamo

Gent.mo Direttore,sono da tempo un lettore della sua rivistache offre la possibilità di conoscere e segui-re le vicende della città. Purtroppo, al di làdegli stereotipi estivi, il suo mensile deve con-tinuare a menzionare notizie e fatti di vitaquotidiana che danno una immagine diGiovinazzo certamente avvilente esconfortante! Né può consolare l’osserva-zione che questo non è altro che lo specchiodei nostri tempi e che in fondo «tutto il mon-do è paese!». Gli atteggiamenti di maledu-cazione (a voler essere benevoli) o di arro-ganza ed egoismo esasperato, posti in essereda pochi, finiscono per annullare e vanificarela correttezza e la laboriosità della stragrandemaggioranza dei cittadini .Tra gli ultimi episodi, ne voglio citare due,dei quali il Suo giornale ha dato notizia, daiquali emerge un’ulteriore caratteristica che stacontraddistinguendo Giovinazzo: l’essere di-ventata la nostra, una Città delle Favole, nellaquale – secondo il tipico schema fiabesco –la realtà contingente viene trasformata ed as-sume contenuti e connotati del tutto nuovied inimmaginabili, proprio come se un mi-sterioso personaggio abbia toccato questarealtà con una bacchetta magica!Il primo episodio: quello della zona Arti-gianale della Maglia D1.1 alla periferia Norddi Giovinazzo, trasformata in zona residen-ziale difformemente da quanto previsto dalledisposizioni urbanistiche che ne avevano san-cito invece una vocazione prevalentemente

artigianale. Senza voler entrare nel meritodella vicenda e nelle furbizie, nelle colpee/o responsabilità di questo o quell’altro,mi limito a constatare che il tocco dellaBacchetta Magica di cui parlavo prima haconsentito questo miracolo (ovviamenteeconomico, non certo religioso!) sul qualenon occorrono ulteriori commenti.Il secondo episodio: quello pubblicizzato,confesso con grande stupore, nell’intera pa-gina 9 del numero di ottobre del mensile.Qui, la Cooperativa Edilizia NuovaGiovinazzo annuncia la prossima (??) co-struzione di appartamenti nel CompartoC 3.7 del Piano di Lottizzazione previstoal di là della Ferrovia in adiacenza della stra-da per Bitonto: non solo, viene ancheevidenziato il prezzo indicativo (??!!) cheavranno gli appartamenti da costruire!E’ noto a tutta la cittadinanza, e ritengoanche a codesta Redazione, che per talePiano di Lottizzazione devono essere an-cora risolte e completate importanti fasidel processo di lottizzazione che coinvol-gono sia i competenti Enti Pubblici sia isingoli proprietari dei terreni: i tempi didefinizione di tali fasi, per quanto mi con-sta, appaiono ancora ben lontani e senza illoro completamento non potrà essere av-viato nessun progetto di edificazione nelcomparto! Ma anche in questo caso, sem-pre con un tocco della famosa BacchettaMagica, questi problemi vengono supera-ti d’un colpo e l’area sembra edificabile

Giovinazzo, la città delle favoleentro breve tempo! Che dire in conclu-sione?Nelle favole l’intervento magico eraapportatore di valori positivi e benefici,qui invece ….Nell’antica Roma, Sallustio – al quale hopensato nel firmare questa lettera – erasolito affermare che «a Roma tutto si po-teva comprare»: spero proprio (ma forsemi illudo) che questo motto nonattecchisca a Giovinazzo e che sia del tut-to assente nell’operato di ogni cittadinoed Ente e soprattutto di chi svolga fun-zioni pubbliche.

Il NeoSallustiano di Giovinazzo

Gentile neosallustiano, solo poche parole

di risposte. Chi dà alle stampe un gior-

nale locale abbina al profumo dell’in-

chiostro quello della terra in cui nasce,

perché ne respira i giorni attimo per atti-

mo. Noi non offriamo pagine che hanno

un gusto avvilente, piuttosto pagine ed

immagini che invitano alla riflessione.

La invito pwer il resto del giornale a

leggerci col sorriso sulle labbra! Quanto

alla presenza di quella pagina pubblici-

taria che annuncia della prossima co-

struzione nella C 3.7 corre l’obbligo di

precisare che ai direttori di giornali non

spetta vigilare sui contenuti di un mes-

saggio pubblicitario.

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39 DICEMBRE 2011

Quando si parla di Risorgimento tutti pensa-no ai grandi personaggi storici come Cavour,Garibaldi, Mazzini, re Vittorio Emanuele II.Ma il Risorgimento ha avuto anche in Pugliale sue tappe storiche, le sue date importanti,le sue battaglie, i suoi martiri, le sue eroineche hanno pagato con la vita l’attaccamentoa un ideale di unità, di liberazione e dirisollevamento delle condizioni sociali: per-sone di ingegno, precursori nel campo dellescienze e del pensiero, personaggi che unascarsa valorizzazione delle glorie locali e del-la diffusione della loro memoria ha fatto siche ora siano ignoti a tutti. Magari ci sonostrade a loro dedicate ma nessuno sa chi sonoo ricorda le loro gesta. A rimediare a talevuoto ha provveduto l’Associazione Regio-nale Pugliesi di Milano che, a fine ottobre,ha organizzato un convegno su «Gli eroipugliesi del Risorgimento italiano».Questa manifestazione si è collocata nell’am-bito di un percorso che l’Associazione hasvolto in occasione dei 150 anni dell’Unitàd’Italia, fatto di incontri di studio con notigiornalisti pugliesi come Pino Aprile e LinoPatruno, e di eventi teatrali che già avevamoillustrato su queste pagine, come quello rela-tivo all’Unità d’Italia nella letteratura. Dopoi saluti del vice presidente e assessore allacultura della Provincia di Milano, ing.Umberto Maerna, che ha messo a disposi-zione del convegno il salone di rappresen-tanza di Palazzo Isimbardi (sede della Pro-vincia), e del presidente dei Pugliesi a Mila-no, cav. Dino Abbascià, ha svolto la relazio-ne principale la storica pugliese prof.ssa Bian-ca Tragni, giunta da Altamura, scrittrice estudiosa delle tradizioni pugliesi. L’ampia earticolata relazione della prof.ssa Tragni è sta-ta come un vulcano in eruzione, con in più ilfascino dei fuochi d’artificio. Ha letteralmenteincantato l’uditorio (nonostante l’ora previ-sta per la conclusione fosse passata da unpezzo) raccontando le vicende di eroipugliesi, protagonisti di una storia nascosta,non conosciuta a livello nazionale, ma emo-zionante e coinvolgente per il fuoco di unideale, di una speranza e di un progetto lun-gimirante per i quali questi nostri antenati sisono battuti, hanno sofferto e hanno dato lavita. E’ emerso anche l’enorme capitale cul-turale del quale sono stati depositari e cheera alla base della loro creatività e intrapren-denza. Sono passati davanti agli occhi dei nu-merosi presenti diverse figure, tra le qualiLuca de Samuele Cagnazzi (che oltre ai di-versi meriti scientifici, politici e istituzionaliè a noi noto in quanto fu incaricato didirimere la controversia tra le cattedrali di

la pagina dell’emigranteDI AGOSTINO PICICCO

Giovinazzo e Terlizzi), Liborio Romano,Giuseppe Pisanelli, Ignazio Ciaia, Ema-nuele De Deo, oltre a tanti altri nati an-che nei paesi limitrofi al nostro. Ampiospazio è stato dato all’illustrazione di fi-gure di donne quali Antonietta De Pace(la quale non esitò a indossare uno sciallerosso durante i funerali di re Ferdinando II,quale segno di non lutto per un re che l’ave-va segregata in carcere, innocente), la mar-chesa Tupputi di Bisceglie, la popolana LuciaPezzuto (che conservò documenti compro-mettenti sotto la camicia da notte durante laperquisizione in casa sua da parte della poli-zia borbonica), la badessa Colomba Savinidelle suore clarisse di Altamura che, ai com-missari repubblicani venuti da Napoli e chedichiararono le suore libere dalla clausura inbase ai principi rivoluzionari, ebbe il corag-gio di dire: «In nome di quella stessa libertàche voi andate proclamando, non scegliamodi restare qui», e così le suore furono lasciatein pace. Oltre all’aspetto storico e diriposizione di figure ormai dimenticate, laTragni ha ricavato dalle loro vicende – purnella dialettica delle posizioni che si confron-tano - messaggi di attualità validi ancora oggi,avvalendosi di considerazioni ed esempi chehanno portato il pubblico a tributarle spessocalorosi applausi. Per non dimenticare la cit-tà ospitante, una relazione del convegno - acura di Ornella Bongiorni, curatrice della mo-stra «Rose d’Italia. Il Risorgimento invisibile»- è stata dedicata a profili di donne lombardeche si adoperarono partecipando attivamen-te ai moti rivoluzionari, le cosiddette ‘giardi-niere’ i cui salotti erano chiamati ‘giardini’ peril fiorire delle idee e della raccolta fondi peraiutare insorti e volontari. Erano donne dialto lignaggio ma anche semplici e ardite po-polane, tra le quali è passata alla storia la Bel-la Gigogin, l’orfanella che accompagnava conil canto chi andava a combattere (suscitan-done sentimenti amorosi), e la cui storia èdiventata l’inno dei bersaglieri. Si è trattato didonne che, anche nell’ombra, sono comun-que state utili alla causa dell’Unità. In modoscherzoso è emerso che Garibaldi potrebbeessere anche definito «l’uomo delle Mille» (enon tanto dei Mille) proprio per i tanti ap-poggi ottenuti tramite donne dell’aristocraziae del popolo. Ha presenziato alla manifesta-zione il comandante dell’Esercito in Lombar-dia, generale Camillo de Milato, che ha rivol-to parole di apprezzamento alla comunitàpugliese a Milano e all’attività culturale chela caratterizza. Nel suo intervento ha citato ilPresidente della Repubblica Napolitano ilquale spesso in questo periodo ha ricordato

che la storia non rappresenta solo il passatoma anche l’identità di un popolo e per questocontribuisce a costruire il futuro della Nazio-ne. Cha sia questo un auspicio perché anche aGiovinazzo vengano effettuati e divulgati studidocumentati su personaggi di quel periodo,da sottrarre all’oblio dal quale il tempo e l’in-differenza li hanno collocati, per ritornare adessere esempio e monito per tutti anche oggi,dove non è richiesta l’effusione del sangue perprofessare le proprie idee, ma più che altro èrichiesta la presenza di idee sostenute dafattivo impegno e dai valori di lealtà, abnega-zione, disinteresse e generosità per la causapubblica e per la crescita della collettività.

la mia 1^

candelina

Perché ci ispiriamo ai grandi del passato

RICORDATI A MILANO GLI EROI

DEL RISORGIMENTO PUGLIESE

MIRIANA CIARDI

ha spento la sua 1^ candelina

«Che la vita

possa donarti

solo il meglio e

possa esaudire

tutti i tuoi desi-

deri più belli».

MAMMA ANNAMARIA

E PAPÀ FRANCESCO

AI MIEI NONNIVorrei dire a tutti voi

che i miei nonni sono eroi,

instancabili e perfetti,

mi i riempiono di affetti.

Sotto unici e speciali,

san curare tutti i mali

ma non usan medìcine:

solo baci e carezzine

e riempiono il mio cuore

con il loro grande amore!

ELEONORA

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41 DICEMBRE 2011

NEW YORK. Succede domenica 13 novembre. L’uomo si pre-senta armato di anello, pronto a mettersi in ginocchio davanti allasua amata per chiederle ufficialmente la sua mano. Una situazioneda far tremare i polsi a chi è timido, ma che ormai sembra desti-nata ad andare in pensione. Non è proprio così nella Little Italy,tra i giovinazzesi d’America. Provate a chiederlo a FerdinandoMarino, figlio di Joe Marino, il re dei tarallucci di New York. Haapprofittato di una cornice speciale, il galà di S. Antonio di NewYork e accompagnato dal complesso musicale 747 - ahinoi -con una stonatissima voce, ha dedicato «I love you baby» allasig.na Grazia Serrone. Dopo essersi inginocchiato ai suoi piedinel bel mezzo della sala, ha chiesto ufficialmente di essere la com-pagna della sua vita offrendole come pegno del suo amore unvistosissimo anello di brillanti. Insomma, una scena che farebberabbrividire Rossella O’Hara di Via col vento. Con le lacrime agliocchi e profondamente commossa la sig.na Serrone ha pronun-ciato il suo sì. E’ la veranota di colore dell’ultimogalà di S. Antonio. Nelmezzo tanti riconoscimentia giovinazzesi che hannofatto un po’ la storia dellasocietà del Santo di Pado-va. E così giù l’elenco:Gino Serrone, organizza-tore della serata, JoeDepalo, il fondatore,Jerry Scivetti il Presiden-te, Michele Serrone te-soriere, segretario earchivista. Un’organizza-zione efficientissima inonore del Santo tanto ve-

nerato a Giovinazzo. La serata non era solo una festa religiosadedicata ai soli giovinazzesi, ma un raduno di matrice italiana.Infatti fra i quasi 300 invitati presenti in sala, si sono mescolati gliaccenti e i dialetti di siciliani, calabresi e napoletani. È seguita lapresentazione di due distinti personaggi giovinazzesi, SabinoCarrieri e Benito Dagostino, ai quali sono andati gli encomiper il continuo supporto e dedizione sia per l’associazione cheper la comunità giovinazzese. Premiato anche un altro nostroconcittadino con gli stessi meriti, il reuccio del tarallo, Joe Mari-no insignito con una placca ed un’effigie simbolica del Santo,mentre alle rispettive consorti è stato offerto un appariscenteomaggio floreale. Quest’anno registriamo la presenza di tantissi-mi giovani al galà. Saranno proprio loro ad ereditare questa bellatradizione nel prossimo futuro? Appuntamento con il Valentine’sDay. Ai giovinazzesi d’America l’appello a non mancare!

Dio li fa e Sant’Antonio li accoppia

Foto e servizio: ROCCO STELLACCI

little italy

GRAZIA SERRONE E FERDINANDOMARINO NOVELLI SPOSI

L’INSIGNITO DELLA SERATABENITO DAGOSTINO

AMICI D’INFANZIA:LUCIA CACCAVO EMARIA BOCASSINI

Gino Serrone, organizza-tore della serata, presenta

Joe e Lena Marino

FRATELLI GINO E MIKE SERRONE

Jerry Scivetti e Joe Depalo, pilastridella Società di S. Antonio

IL DIRETTIVO DI S. ANTONIO DI NEW YORK

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42

NEW YORK. Uno slogan trasparente e pale-se. La libertà. Un valore da difendere sempree comunque. Per tutti i popoli. È proprio que-sto il principio che il popolo francese sostene-va nei confronti della popolazione americana,quando nel 1886 donò come simbolo di ami-cizia quella che poi fu comunemente chiama-ta «La Statua della Libertà».Ideata da ÉdouardRené de Laboulaye, costruita a Parigi su pro-getto di Frédéric Auguste Bartholdi, il qualela intese come monumento alla libertà, valoreche riteneva carente nella sua nazione, infatti,il suo intento era di «rendere gloria alla libertàe alla Repubblica, nella speranza che questivalori non muoiano». Realizzata ingegneristi-camente da Gustave Eiffel, essa fu donatadai francesi agli Stati Uniti d’America nel 1883in casse trasportate a New York per mezzo diuna piccola nave e ivi assemblata, in segno diamicizia tra i due popoli e in commemorazio-ne della dichiarazione d’Indipendenza di unsecolo prima (1776), ma a causa del protrarsidei lavori fu completata solo nel 1884 e inau-gurata il 28 ottobre 1886, dieci anni dopo laricorrenza.Venerdì 28 ottobre 2011, l’America ha cele-brato il 125º anniversario della Statua dellaLibertà. Il motto per il giorno dell’anniversa-rio è stato: «Honor History, Envision the Fu-ture» (Onora la Storia, Immagina il Futuro).La Statua, situata su una piccola isola roccio-sa all’entrata del porto di New York sul fiumeHudson, oggi serve principalmente come sim-bolo e ideale benvenuto a coloro che arriva-no via mare e si dirigono verso New York.Nel secolo precedente essa rappresentava prin-cipalmente un simbolo di speranza per chi eraalla ricerca di una vita migliore, per chi eraalla ricerca di un lavoro stabile.Subito dopo lacelebrazione del 125º anniversario, cioè il 29ottobre 2011, la Statua è stata chiusa ai visita-tori, i quali dovranno rinunciare per circa unanno a godere di questa splendida vista (an-che a 40 chilometri di distanza), affinché pos-sano essere realizzati tutti i restauri necessari.Sarà migliorato il sistema di ventilazione e si-curezza, utile per incrementare le visite sullacorona, il punto più spettacolare di quest’ope-ra. Sarà ammodernato il sistema di salita at-traverso nuovi impianti che permetterannouna visita più agevole anche ai diversamente

La libertà che illumina il mondoabili. La celebrazione di questo recente anni-versario è abbastanza singolare, in quantomentre sono stati ampiamente festeggiati intal modo i simboli della libertà, a breve di-stanza, cioè nei pressi dei reami economici,cioè Wall Street, si sono verificati scontri etafferugli per le manifestazioni degli“Indignados” che hanno alzato la voce con-tro la grande ingiustizia sociale creata dallaglobalizzazione e dalle roccaforti bancarie.Si è in tal modo stemperata quella maestositàdella Statua della Libertà che, fino a pochidecenni addietro rappresentava il simbolounico e prezioso di speranza per coloro che

erano alla ri-cerca di unavita migliore.Oggi, questagrande operanon riesce ne-anche più arappresentareun porto sicu-ro per coloroche ormai non avranno mai un lavoro stabi-le e non potranno più avere speranze per ilfuturo. A New York, come in tutto il restodel mondo.

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Giuni Russo voleva andare ad Alghero ma la madre non lo doveva sapere! E cosìcitava la sua canzone: «Che scandalo da sola ad Alghero…». Insomma tutto sembra-va abbastanza intrigante ma in scena c’era comunque il bellissimo mare della Sarde-gna. Ed è proprio quel mare che appare sullo sfondo di questa vivace combriccola,un gruppo di amici giovinazzesi di Italia e Pasquale Caravella che hanno contribuitopienamente ad allietare le loro vacanze italiane. Italia e Pasquale non erano dunque soliad Alghero come cantava Giuni Russo, erano però stranieri…giovinazzesi d’Australiain particolare! E anche i loro amici sono stati contenti di aver condiviso le emozioni dispiagge assolate e mare cristallino, con la coppia australiana. Tant’è che tutti insiemehanno perso…i vestiti! E come ragazzini si son tuffati imitando i delfini per godere diquelle meraviglie della natura. La Sardegna! Che splendore! Un vivo ringraziamentodev’essere quindi rivolto all’allegra comitiva con la sentita speranza di ritrovarsi tuttiper le prossime vacanze in qualche altro angolo d’Italia o a Giovinazzo!

PASQUALE E ITALIA CARAVELLA

Ad Alghero, in compagnia di uno straniero...

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43 DICEMBRE 2011

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NEW YORK Il giorno del ringraziamento in America ha assunto untenore del tutto diverso con il passare degli anni. In passato questogiorno era consacrato alla cottura dei tacchini, e, molto spesso a finegiornata, amici e conoscenti mi chiedevano di provvedervi nel fornodella mia pasticceria che presentava delle dimensioni adeguate. Oggiinvece i tacchini si preparano in casa. Hanno assunto dimensioni sem-pre più piccole, come dire che…anche il loro modello si è trasfor-mato. Qui ci siamo abituati a questa festa e a questa tradizione, che, sisa, ha un sapore del tutto americano. Ha lo scopo di ricordare a tuttiche, in senso cristiano, è necessario ringraziare per la fine della stagio-

ne del raccolto e affonda le sue origini nel lontano 1621. Questa festa è anche abbastanza sentita alivello presidenziale, tant’è che due giorni prima delle celebrazioni vengono graziati due tacchini etale evento risale al 1963, laddove il fautore fu proprio John Fitzgerald Kennedy. Diversa ovvia-mente è la nostra tradizione giovinazzese. Il mese di novembre lo dedichiamo ai defunti, alla lorocommemorazione e usiamo addobbare le tombe con i crisantemi. Nei miei ricordi ci sono lelunghe “processioni” di gente verso i cimiteri, l’offerta dei fiori ai propri cari e un certo senso difesta che si sentiva proprio in quel luogo sacro. Chissà perché molti durante l’anno rinunciavano aduna seppur breve visita ai loro parenti, spesso anche giustificati da uno strano senso di paura emalinconia. Nei giorni invece del primo e due novembre l’atmosfera cambiava completamente.Ora se devo parlare di quest’atmosfera in America…bè, non è affatto la stessa cosa! In queste terrei cimiteri assumono prevalentemente l’aspetto di grandi giardini e si trovano nei pressi delle zoneabitate. Motivo per cui non si crea quell’isolamento che invece caratterizza le città italiane, sembraquasi che ogni giorno ci si convive con i propri defunti. Tutto ciò che accade a novembre èl’anticamera del mese successivo, costellato di feste e luccichii, cioè dicembre. Quest’anno si puòforse dire che i colori spenti dell’autunno ben si attagliano a ciò che sta succedendo in tutto ilmondo. Dalle recenti guerre alla grave crisi economica, le cui conseguenze stanno superando ab-bondantemente quelle del 1929. Tutto sembra estremamente negativo, le entrate nelle famigliesono ormai ridottissime e si pensa solo ai doni per i bambini. Eppure, alla mia età, quando rifletto,mi rendo conto che il mio percorso di fanciullo è stato realmente duro. Ora però con la grandediffusione del benessere, appare quasi impossibile pensare di attraversare periodi che potrannorichiedere grandi sacrifici. In un’epoca nella quale la tecnologia dilaga e sono ben lontane quellecalze di pistazze, melagrane e fichi secchi, che le nostre madri ci regalavano nel giorno dei morti, ainostri fanciulli sembra una follia dover pensare di rinunciare all’ultimo ritrovato nel campo dellatelefonia o dei computer, perché i soldi sono diminuiti e c’è crisi. Le loro reazioni le stiamo misu-rando negli ultimi mesi. Tante proteste e semi-rivoluzioni in tutte le parti del mondo per la mancan-za di soldi e lavoro, soprattutto della possibilità di avere un futuro. Tutto ciò è giusto ma spessoquesti eventi non servono affatto a risolvere la situazione o a portare a casa dei risultati. Nel nostrobel Paese, in particolare, negli ultimi anni sembra che i politici hanno voluto fomentare queste gravisituazioni, stando in definitiva semplicemente a guardare. O adottando rimedi che sono apparsisolo palliativi per le masse, per i ragazzi che non sanno più come affrontare la vita e si ritrovanonelle mani dei semplici “pezzi di carta” che avrebbero dovuto garantire loro una vita più serena ecopiosa di quella che noi abbiamo fatto. Ci si auspica dunque che, sia a Giovinazzo che nella nostranazione natìa in generale, si possano ricercare migliori soluzioni politiche e che si crei un serio climadi collaborazione tra i vari partiti che da anni sono continuamente in competizione e non apporta-no nessun beneficio ai cittadini che ormai sembrano del tutto ridotti allo sbando.

Tempo di riflessionie di Thanksgiving day

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m.29.10.2011

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CATTIVI PENSIERIDI ONOFRIO ALTOMARE

la pagina del pescatore

Harold Camping, anche se sbaglia le cose lepreannuncia. Fine del mondo sì, fine delmondo no. Siamo tutti in attesa, tutti a guar-dare cosa succederà. Intanto tra un po’ sem-bra che agli italiani servirà proprio una gran-de imbarcazione per salvare le penne. AncheGiovinazzo infatti non è stata risparmiatadalle alluvioni degli ultimi giorni, causa delcambiamento strutturale del nostro clima.Con il passare degli anni, quindi, si farà unaselezione naturale e c’è chi soccomberà alleforze della natura ormai ribelle. L’acqua staquasi purificando tutto il nostro territorio,anche gli esercizi commerciali della nostra cit-tadina e la grande piazza non sono stati ri-sparmiati. Sembra quasi un desiderio dellanatura di lavare le anime ormai sudice del-l’intera umanità. Sembra per fortuna scon-giurata la fine del mondo profetizzata daHarold Camping per il 21 ottobre, per for-tuna in quei giorni siamo riusciti ancora unavolta a festeggiare nel Club Ultras diGiovinazzo. Il nuovo portiere argentinoGrimalt ha portato una ventata di buon au-spicio alla squadra e tutto questo al momen-to ci aiuta a dimenticare i grossi problemieconomici e del clima impazzito.Più che i rumori dei tuoni e della pioggia, inquel momento abbiamo sentito i botti deitappi delle bottiglie di champagne che, conla loro effervescenza, sono riusciti ad allieta-re gli animi di tutti, tifosi e dirigenti della squa-dra AFP.La festa per il nostro hockey è stata strabi-liante tanto da farci dimenticare che, all’usci-ta dal Club, avevamo tutti necessità quasi diun gommone per rientrare a casa.Nel ritorno a casa, sotto gli effluvi dellochampagne, tutti mentalmente vaneggiava-mo, avevamo così bisogno di dimenticare,nel contesto di quella festa, i nostri soldi or-

mai finiti e…i pagamenti infiniti da fare neigiorni seguenti.Com’è facile dimenticare per qualche oratutto ciò che oggi ci circonda, quel turbiniodi eventi negativi che ormai ogni giorno ciaggrediscono quando ascoltiamo i telegior-nali. Il Presidente della Repubblica e il Papache ormai annaspano dietro cicli economi-ci impazziti (e che stanno facendo impazzi-re e deprimere la gente), cercando di spen-dere parole sempre più fievoli. I politici tuttiche si riuniscono in G7, G20, ecc. e chi piùne ha più ne metta, per guardarsi in faccia edirsi che oltre ai debiti della gente comuneci sono gli incancellabili debiti degli Stati chesi inseguono come un cane che si morde lacoda. Non se ne può più e da questo circo-lo vizioso non si riesce a venir fuori.E così mentre l’anidride carbonica e l’effet-to serra stanno triplicando il numero e laquantità delle piogge, i governanti attuali edel passato ci appaiono sempre più ladroni.Nel tornare a casa, quella sera, dopo la fe-sta dell’AFP, oltre questi bui pensieri, vede-vo anche le facce del malaugurante HaroldCamping e di tutti quei personaggi sfigatidella mitologia, autori di profonde verità,che si riflettevano in una grossa sfera di cri-stallo brunito. Facce dilatate che si allunga-vano e restringevano e m’incupivano.

E poi pensavo…Giovinazzo sarà comeAtlantide? Ricordo un verso:«…Nell’undicesimo giorno (speriamo cheadesso non sarà quello di dicembre, alme-no arriviamo a Natale!) avvenne la sciagura,una pioggia violentissima cadde dal cielo; il cieloprecipitò (da noi stavano precipitando i ristorantidel Lungomare Esercito Italiano), la terrafermasprofondò e la ‘Grande Madre’ cioè Atlantide (pernoi ‘la Città del Sole’, cioè Giovinazzo), fu tra iricordi della distruzione del mondo…».In quella notte, attanagliato da tutti queipensieri, mentre tornavo a casa bagnatofradicio pensavo così a come avrei potu-to spedire tutte le lettere a San Pio che avreivoluto scrivere, qual era la ‘buca postale’indicata visto che di solito trovo scritto ‘Let-tere per la città e lettere per altre destina-zioni’.Anche i famosi ‘tritoni’ della fontana dellanostra Piazza, mi apparivano mobili contutta quell’acqua. Avevo l’impressione chesi stessero muovendo, che andavano ver-so S. Agostino con la loro imponenza emaestosità…Che impressione! Li vedevoplanare sul porticciolo e portar via comedegli uccellacci, tante anime innocenti epovere (soprattutto di soldi) e poi pren-devano anche me…povero (soprattutto disoldi), infelice e affranto dall’alluvione e miportavano verso il Paradiso…

MERIGGIOIn un meriggio di settembre

un ciel sereno come io ero sereno ein quel mentre intravedevo

una nuvola bianca che brillava nel

sole…

Bianca proprio come la favola

di Biancaneve (e i sette nani)!Si faceva in tre…poi in sei… poi in

nove… infine tutt’una… e brillava per

il sole in quel meriggio miracoloso…

A un tratto vidi la nuvola svanire e

comparire in una sfera d’argentoche s’involava insieme ai raggi del

sole…

Ma che cos’era?

Era Dio che mi parlava semplice e

sereno e mi ammantava con la sualuce… La luce dei miei sogni

e del Paradiso ritrovato.

ONOFRIO ALTOMARE

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