LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO 2010

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1 MARZO 2010

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MENSIEL DI INFORMAZIONE, SATIRA CULTURA

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ASS. AMICI DELLA PIAZZAII TRAV. MARCONI,4270054 GIOVINAZZO (BA) ITALY

Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba)Edito da Ass. Amici della PiazzaIscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996Part. IVA 05141830728 Iscr. al REA n.401122Telefono e Fax 080/394.79.20IND.INTERNET:www.giovinazzo.itE_MAIL:[email protected] Sergio Pisanidirettore responsabile Sergio Pisani

redazionePorzia Mezzina - Agostino Picicco - Ales-sandra Tomarchio - Damiano de Ceglia- Marianna La Forgia - Daniela Stufano- Nico Bavaro - Angelo Guastadisegni -Rossella Tiribocchi - Mimmo Ungaro -Matilde Restaino - Diego de Ceglia -Onofrio Altomare - Michele Carluccicorrispondenti dall’esteroVito Bavaro - Nick PalmiottoGiuseppe Illuzzi - Rocco Stellaccistampa - L’Immagine (Molfetta)progetto grafico - Ass. Amici dellaPiazzaGrafica pubblicitaria: C. Moreseresponsabile marketing & pubblici-tà: Roberto Russo tel. 347/574.38.73

ABBONAMENTIGiovinazzo: 10 EuroItalia: 20 EuroEstero: 60 EuroGli abbonamenti vengono sottoscritti conc.c postale n.80180698 o con vaglia po-stale o assegno bancario intestato ad:

La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scrittisenza alterarne il pensiero. Gli articoli im-pegnano la responsabilità dei singoli autorie non vincolano in alcun modo la linea edi-toriale di questo periodico.Finito di stampare il19/02/2010

«Mi ha rovinato Obama!!!». Così oggi

parlerebbe per bocca di Totò Antonio

La Trippa, candidato del PNR tutto d’un

pezzo di Roccasecca. Per carità nulla

contro il Presidente degli Stati Uniti,

«l’uomo della pace». «Mi ha rovinato

Obama!!!» perché anche il candidato

La Trippa per l’elezione a sindaco si

sarebbe adeguato ai tempi, si sareb-

be messo su feisbukk, avrebbe aperto

una bacheca, un gruppo (Do ut des,

ossia tu dai tre voti a me che io do un

appalto a te), un blog di discussione

(visto che parliamo di politica, ci sareb-

be qualcosa da mangiare?). Sì forse la

trippa. La trippa intesa come ventre

molle. La trippa oggi si fa virtuale. Per

acchiappare voti! Qualcuno avrebbe

convinto La Trippa ad abbandonare

grancassa e trombone perché adesso

si fa rumore su internet, tempestando

con «proposte di amicizie su Facebook»

tutti gli elettori della zona. Dopo che

la persona contattata da La Trippa

accetta di diventare «suo amico» scat-

ta la fase 2: arriva una newsletter con

la quale s’informa che La Trippa si

candiderà alle prossime elezioni per il

bene del paese e che ha bisogno di ap-

poggio. Naturalmente la newsletter di

La Trippa sarebbe così stipata di pun-

ti, due punti e punti e virgola che emo-

zionerebbe, coinvolgerebbe subito

l’elettore. E terminerebbe così: «Due

secoli fa Massaniello si è venduto al

padrone. Io vi dico che questa andaz-

zo deve finire. Chi parla di voti inutili è

totalitario e in malafede, i voti inutili

possono essere utili se servono ad eleg-

gere qualcuno e questo qualcuno di cui

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sopra sono io. Io, concittadini di

Roccasecca, io umile servo di questa

nobile Rocca, Secca per modo di dire,

Antonio La Trippa. Vota Antonio La

Trippa, Vota Antonio, Vota Antonio,

Vota Antonio....». Non siamo ancora

ufficialmente in campagna elettora-

le ma la battaglia delle newsletter

su internet si è già fatta dura quan-

do a scendere in campo sono i tanti

aspiranti ad una poltrona da consi-

gliere regionale. Non solo nomi eccel-

lenti, ma anche outisder e neofiti alla

ricerca di un posto al sole. Come quel

misconosciuto di Michele Rizzi candi-

editor

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Impossible is nothing ...quando parti da zero e ciarrivi davvero (MARINELLA

FALCA, VICE CAMPIONESSA OLIM-PICA DI ATENE NELLA GINNASTI-CA RITMICA, N°1 GIOVINAZZESE

SU FACEBOOK)

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nativa Comunista, lavoratore preca-

rio presso il call-center che da solo

sta cercando di cambiare la Puglia

tentando di lasciare una traccia

web, un link, un gruppo su Facebook

perché in televisione non se lo pren-

de nessuno. Alla faccia della par

condicio. Da sinistra a destra il ca-

talogo online per poter già esprime-

re la propria indicazione di voto of-

fre un panorama vastissima.

Vendola, Poli Bortone, Palese stan-

no scatenando una vera e propria

corsa al fan club virtuale. Basta ac-

cendere il pc e collegarsi alla rete per

rendersi conto di come il conto alla

rovescia verso le elezioni regionali sia

già iniziato. Una radicale rivoluzione

nel modo di comunicare, i cui effetti

si avvertono tutti i giorni anche nel

mondo dell’informazione. Che dire

infatti del gruppo di Facebook che

conteneva minacce al presidente del

Consiglio Silvio Berlusconi: la pagina

intitolata «Uccidiamo Silvio» ha sol-

levato una bufera mediatica ed è sta-

ta oscurata, con l’apertura di un’in-

chiesta da parte della Procura di

Roma. Andate su facebook e scopri-

rete in Puglia chi rianima la pagine

web dopo mesi di assenza, chi parte

a caccia di ‘amici’ e fans e chi invece

è costretto a difendere il partito dal-

l’entusiasmo dei propri supporters.

Andate su facebook e scoprirete in

Puglia il re (o la regina) del social

network. Uno dei tre è già il vincitore

in rete. E La Trippa, dove l’abbiamo

lasciato? Alla composizione della sua

newsletter da inviare a tutti i suoi

friends rispettando la volontà del

Garante che ha stabilito che la pro-

paganda elettorale può essere inse-

rita nelle newsletter ed inviate via

e-mail solo ed esclusivamente con lo

specifico consenso del destinatario.

Mica scemo il nostro La Trippa, si è

già erudito in giurisprudenza online.

Purtroppo anche a queste elezioni

vincerà ancora una volta la trippa,

ma purtroppo non Antonio, perso-

naggio del grande Totò fantasioso e

in fondo sgrassato del popolo italia-

no.

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[email protected] nessun caso saranno praticate condizio-ni di favore. Inoltre La Piazza diGiovinazzo s’impegna a non pubblicareinserzioni vietate ai sensi delle disposizio-ni di legge e del regolamento dell’Autoritàper le Garanzie nelle Comunicazioni.

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C’è Daniela che lo usa per le adozionidei cani, per mostrare le foto dei no-stri amici a quattro zampe in mancan-za di quelle dei bastardi che li abban-donano. C’è Miky che ricorda gli eventimusicali della sua associazione, Vin-cenzo quelli dell’AFP e GioventùDagostino, l’assessore, che riceve alpubblico virtuale h 24. C’è Gaetanoche elenca nella sua newsletter agliiscritti del suo gruppo le ultime novitàdel suo negozio mentre Marinella ag-giorna il suo album caricando le im-magini delle sue performance sporti-ve e delle sue vacanze. C’è ancheGiuseppe che ha appena risposto alquiz «sesso zodiacale 2010?» e gon-gola perché il risultato è «sesso da

favola; passerai dei momenti da farvenire la pelle d’oca con un toro, unabilancia o un gemelli». C’è Gianni chetrascorre il suo tempo a mandare piùbaci per ricevere più baci dagli excompagni di scuola ed Isa che lo usaper confrontarsi con i test di intelli-genza. E poi c’è Enzo che sogna unabionda per la vita e ci sguazza pertrovare un’anima gemella, come senon ne avesse mai avute! Proprio ilcontrario di Tonio che trascorre oreed ore in chat dopo essere passatoda parecchie agenzie matrimoniali.E’ ufficiale: è Facebook-mania. E’esplosa anche a Giovinazzo. Unboom che riempie la nostra piazzavirtuale e spopola, svuota quella

vera, la centralissima Piazza Emanue-le. E’ Facebook-mania, perché solo suFb si possono coltivare amicizie, èpossibile parlare con qualcuno senzaavere i tempi contati e senza l’ansia didigitare brevi sms su tasti invisibili ealquanto snervanti dei nostri cellularisempre più minuscoli per problemi dispazio nel corredo personale errante.Anche a Giovinazzo i blog, i forum didiscussione vanno in cantina. Avere undiario, un post aperto può essere fru-strante, soprattutto quando nessuno licommenta. Su Facebook, invece, tisenti comunque parte di comunità aprescindere da come e quanto aggior-ni la tua pagina. C’è sempre qualcunoche ti risponde, ti senti immediatamentegratificato nel momento in cui al tuopost si legge il fatidico commento «mipiace», una sorta di approvazione chemagari è difficile riscontrare nel propriocircuito di amicizie reali.Anche a Giovinazzo oggi il fattore tem-po è diventato qualcosa di estrema-mente discutibile. In treno, sul lavoro,in bus, per strada è un refrain ridon-dante: «Ci sentiamo su Facebook».Nessuno ha più tempo di parlare. Sicorre. Questo tempo affamato consu-ma la nostra quotidianità, il piacerecondiviso dello stare insieme. Dopoqualche minuto di veloce conversazio-ne con l’amico incrociato casualmen-te, si sente pronunciare la fatidica fra-se: «Scusami, ma ho un appuntamen-to tra cinque minuti». O peggio: «Oranon ho tempo, magari ci sentiamo un’al-tra volta. Magari ci sentiamo suFacebook».

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vedevi brutta per colpa magari diqualche brufolo o chilo di troppo.Facebook, straordinario strumen-to di rivincita, soprattutto per chi,per esempio, veniva consideratauno sfigata allo Spinelli. Ecco quin-di ostentato un corpo mozzafiatonelle immagini di profilo. Un profiloda calendario Pirelli. Quant’è stra-na la vita. C’è chi invece da sfigatoscapolone oggi mostra le foto delmatrimonio o del viaggio di nozze.Come dire ai bamboccioni che nonhanno ancor preso la decisione:«Avete visto, io ce l’ho fatta!».

LA TOP TEN. Ci addentriamo nel-la giungla “chatteresca” del nostrogiovin popolo. Indiscutibilmente èla numero uno in fatto di amicizie

nell’hit parade:M a r i n e l l aFalca contaben 3.674 ami-cizie.Il palasport divia A. Moronon riuscireb-be a contener-le tutte.

Impossible is nothing ... quando parti dazero e ci arrivi davvero: è il Marinella pen-siero. E’ lei, l’icona dello spor tgiovinazzese, la medaglia d’argento diAtene nella ginnastica ritmica e quella dibronzo scippata a Pechino da una giuriatroppo casalinga. E’lei la special one, lanumero uno su Fb. E vale la pena richie-dere la sua amicizia. Perché Marinella èbella e famosa. Te ne accorgi dalle 927foto e 17 video. Te ne accorgi dalla co-pertina che ha regalato ai lettori. Marinellaè bella e famosa. Da fb capisci che lafavola di Marinella continua. Oggi è as-sistente azzurra del ct EmanuelaMaccarani. Ad maiora, Marinella, princi-

pessa di fb. Ricordati di noi.

Seconda classificata una che la fac-cia non ce la mette. Non perché nonsia bellissima, anzi. Preferisce met-terci quella dei cani la cui faccia èsempre più importante di qualche ba-stardo che li ha abbandonati. Danie-la Volpicella conta 2380 friends qua-si tutti cinofili e 268 foto del suo

megacanile virtuale. 268 cani per stra-da in cerca di adozione. Se fosserosolo quattro i cani per strada e ci fos-se la luna, si potrebbe cantare, tanto

per scomodare De Gregori... InveceDaniela è sempre in chat per lanciaredi sos per la vita dei nostri amici a 4zampe.

Terzo classifi-cato a sorpresanon un ragazzoin cerca di con-quiste, ma un45enne sposa-to, un tempo lavoce dell’inge-renza nei con-sigli comunaliquando eranosindaci Iannone ed Illuzzi. Blogger dipartito ma anche satiro dell’eros, èiscritto al gruppo «Salviamo la medu-sa rosa» ma anche «Grazie a Diosono di origini pugliesi; Quelli che sonocerti che Franco Metta risolleveràCerignola; Quelli del PDL che voglio-no Adriana Poli Bortone candidata delcentrodestra; Giudici di Strasburgo…invece di togliere il crocefisso, fate ri-

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spettare i diritti dell’umanità».Animalhousediscount alias Marco Bonserio rischia diessere sommerso nel giro di qualche mese da una sor-ta di social spam con annessa discarica virtuale di ser-vizio/soccorso in località S. Pietro Pago.

Quarto classificato l’informatoregiovinazzese del cartaceo e dellarete, il principe della cronaca nera,rosa e biancoverde, il gazzettino diGiovinazzo: il 22enne NicolaMiccione. Chiedetegli cosa hannofatto le squadre della Polisportivadello Zeccone e lui ti risponderà in tempo reale. Il suo èun telefono aperto. Inviategli domande via sms e lui virisponderà alla velocità di Usain Bolt. Il suo numero dicellulare è pubblico, è su fb. Come dire: è uno di noi, nonun politico dei piani alti. Conta 1198 amicizie e solo 61fotografie, ma sono le più importanti. Quelle che lo im-mortalano di tempera verde-bianco-rosso la nottemundial con quell’urlo lanciato davanti alle telecameredella web tv di giovinazzo.it che hanno fatto il giro delleLittle Italy nel mondo. Un urlo che ricorda quello di Tardellila notte del Bernabeu.

I GRUPPI. A sottolineare la componente disocializzazione di Fb sono anche i gruppi a cuisi può partecipare. Ce ne sono di tutti i tipi. Daipiù leggeri come quelli che riuniscono i tifosi (AFPGiovinazzo 596 fan, Atletico Giovinazzo 56membri), i fan delle star dello spettacolo, cinemao di serie televisive come Sergio iscritto al grup-po «Quelli che guardano Sky calcio show SOLOper le tette di ILARIA D’AMICO» o quelli chesposano le cause più improbabili come «Salvia-mo la Medusa Rosa». Ci sono pure quelli piùimpegnati che seguono campagne umanitarie obattaglie civili (no alla piattaforma petrolifera alargo di Monopoli), ma anche gruppi a metà stra-

da fra la goliardia (Quelli che vogliono Mario Sicolo suFacebook), la nostalgia (Quelli che rimpiangono le radiolibere di Giovinazzo) e il campanilismo (I love Giovinazzo1198 iscritti), il gruppo più nutrito su Fb).

FACEBOOK E I POLITICI.Facebook è anche un potente stru-mento in grado di misurare il gradi-mento dei politici. Il candidato demo-cratico alla Casa Bianca, BarackObama, sarebbe il politico più popo-lare su Facebook, vanta più di 865milafriends circa. Mi sono chiesto quale sarà l’indice di gradi-mento dei nostri politici giovinazzesi su Facebook. Hofatto un’interessante scoperta. Antonello Natalicchio sin-daco di Giovinazzo, Pasquale Tempesta vice sindaco,Angelo de Palma presidente del consiglio e assessori nonpervenuti. Strana la vita. Anche Tommaso De Palma, ilConfalonieri di Giovinazzo è assente. Fa eccezioneGaetano Dagostino (376 amici). Sarà «la sua giovaneetà», Gioventù Dagostino piace alla gente che piace.E’uno stacanovista di fb, interagisce come se fosse unURP virtuale per il suo assessorato al turismo e alle atti-vità produttive. E se il Papa ricorda che i sacerdoti nondevono entrare nelle stanze della politica, i nostri politiconinon sono ancora entrati nel tempio di facebook.

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Nome: AdrianaCognome: Poli BortoneAttuale partito di appartenenza: IO SUD

Diceva Einstein: «Solo i cretini non cam-biano mai idea». A guardare il gioco dellealleanze per) la poltrona alla regione Pugliasembra di essere davanti ad autenticiscienziati?I cambiamenti del panorama politico sonodovuti essenzialmente a due cose: la sceltadel bipolarismo e l’altra sul federalismo. Ilbipolarismo, in Italia, si è concretizzato in unmero bipartitismo, sul quale evidentementeio non sono d’accordo e del quale altrettantoevidentemente una buona parte degli italianinon sono soddisfatti: altrimenti non si spie-gherebbero i numeri in crescita degli indecisida una parte, e dei partiti minori dall’altra,con conseguente passaggio di chi non si ri-tiene soddisfatto dagli attuali schieramenti,da una parte all’altra. Il federalismo ha fatto ilresto: si è preteso di attuare solo il federalismofiscale, lasciando fuori da ogni discorso legi-slativo la possibilità di una vera attuazionedel federalismo su più piani; questa scelta hacomportato la nascita di partiti a base territo-riale, politica ma non partitica, come per l’ap-punto è Io Sud.

Adriana candidato-Presidente: «Rispetto ilpensiero del Presidente Berlusconi e gli rin-novo la mia stima; ma sono al servizio deipugliesi per interpretare un bisogno di cam-biamento». Ma quale cambiamento? La-sciando la Puglia ancora in mano alcentrosinistra?Io corro per vincere, come ho detto più volte.Il chè non la ritengo una cosa impossibile,

consideratoche il voto disgiunto potrà fare davvero la dif-ferenza in queste elezioni. La possibilità infat-ti di scegliere un candidato alle regionali, peresempio, del Pdl, e allo stesso tempo di indi-care me come Presidente, consentirà a tuttigli elettori di sentirsi liberi di scegliere ciò cheritengono essere la cosa migliore per la Puglia.La battaglia è focalizzata sui programmi e sullapersona dei candidati presidente, più che sulleliste, e credo di avere le carte in regola perpoter concorrere almeno alla pari con gli altricandidati, non crede? Se Palese è candidatoper strappare la Regione alla cattiva ammini-strazione di Vendola, non creda che io sonocandidata per altri motivi.

Dopo il suo passo in avanti insieme all’UDC,Berlusconi ha replicato: «Vinceremo con Pa-lese». Ci spiega come?Dovreste chiederlo, più che al Cavaliere stes-so, a chi tanto si è battuto per la candidaturadi Palese, e mi riferisco naturalmente al Mini-stro Fitto, che non ha inteso fare lui di personaquel passo in avanti che pure avrebbe toltodall’imbarazzo tanti, Cavaliere in testa.«L’Udc non va con chi vince. Vince chi va conl’Udc. E il 28 marzo lo vedrete» - ha detto Ca-sini. Non le sembra che state facendo solo ilgioco di Vendola?Le ho già risposto, io corro per vincere. Il mioritengo che sia un programma vincente, per-ché va dritto a scelte necessarie per il territo-rio, non è pensato per soddisfare le velleitàdella destra o della sinistra, ma solo per darevoce alle necessità della gente di Puglia, com-presi tutti gli insoddisfatti della destra e dellasinistra. Con me vince la Puglia, né la destra

né la sinistra. E ritengo che oggi l’unico votoutile sia appunto quello dato per la Puglia.

Manca meno di un mese. Alla fine, alla chiu-sura del mercato, lei e Palese lo farete que-sto «passo indietro», lo troverete questoterzo candidato comune che permetta di uni-re tutte le forze alternative alla sinistraestrema di Vendola?Credo che i tempi limite siano stati superati,sinceramente.

Elezioni del Presidente della Regione Puglia.Si voterà il 28 e il 29 marzo. I bookmakersdanno favorito Vendola. Lo sanno anche ibambini. Ma le previsioni sono anche fatteper essere ribaltate. Come?Facendo comprendere alla gente che è in gio-co il futuro della Puglia, considerato ancheche nel 2013 termineranno gli aiuti della UEed occorre sfruttare al massimo tutto quelloche è rimasto: ben poco, a dire il vero, se siconsidera il disastro fatto da Vendola. Poi, perquanto riguarda la sanità, mi conceda la bat-tuta… è un po’ come sparare sulla Croce Ros-sa; pensi che io sono membro della Commis-sione d’ Inchiesta sul Servizio Sanitario na-zionale, ho chiesto di avviare con urgenzaun’inchiesta sulla Sanità in Puglia; da tempo,poi, abbiamo interrogato le Aziende sanitarieper conoscere lo stato delle consulenze ester-ne, e ancora a tutt’oggi non ci sono state daterisposte: pensi un po’quanto hanno chiare leidee in materia, alla Regione!

Parliamo della sua lista. Perché «Io sud. Etu?» e non «Noi Sud, e voi?».E’ stata una scelta chiara, determinata da mo-

ADRIANA POLI BORTONE, RIBELLE DI PUGLIA E CANDIDATO-PRESIDENTE: «RISPETTO IL PENSIERO DEL PRESIDENTE

BERLUSCONI E GLI RINNOVO LA MIA STIMA; MA SONO AL SERVIZIODEI PUGLIESI PER INTERPRETARE UN BISOGNO DI CAMBIAMENTO».

«««««Orgogliosadi essereTERRONA»»»»»

«««««Orgogliosadi essereTERRONA»»»»»

l’intervista

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tivi di marketing, che le spiego brevemente.Ricorda il celeberrimo «I Love New York» diMilton Glaser? Si trattava di un progetto dimarketing territoriale commissionato dalloStato di New York, lui ne ha fatto un logo, edha permesso così a quel progetto di andare ingiro per il mondo per quarant’anni sulle t-shirtdei ragazzi e sugli adesivi dietro le auto. Sia-mo partiti da quel concept, con il gruppo digiovani creativi che mi accompagna sin dallanascita del movimento. Mi hanno presentatol’idea, dicendomi che si trattava di «un nuovomodo di coniugare il Sud: Io sud, tu sud, eglisud…»… Ancora ricordo le loro parole. Mi han-no convinta subito, e mi hanno convinta an-che ad osare, accettando un ‘concept’ di logoe di movimento che non teme di perdere lepropria identità nel confronto internazionale.Oggi ci dobbiamo confrontare con tutto il mon-do, difendendo le nostre caratteristiche terri-toriale, ma sapendo cogliere quello che av-viene ovunque. Occorre da una partesprovincializzarsi per apprendere il meglio;dall’altra, rimanere radicati al territorio perpoter trasferire ciò che è replicabile su baseterritoriale.Pensava che le dicessi semplicemente che«Io Sud» perché il movimento è ancorato allamia persona, vero? Vede, a volte le spiega-zioni sono molto più profonde di quello chevorrebbero i detrattori, per fortuna….

Dica la verità: Io Sud nasce anche perchénel valzer delle candidature alla RegionePuglia del 2010 il suo nome era inviso all’in-terno e all’esterno del suo ex partito?Io Sud nasce solo perché nel moderno pano-rama politico non esiste un partito in grado ditutelare gli interessi del Sud. Il Nord ce l’ha, ègiusto che lo abbia anche il Sud. Il resto, sonomalignità e bugie, oppure… solamente«Noia», come diceva Califano in una celebracanzone.

Lei, si è candidata alla poltrona di presiden-te della Provincia di Lecce. Cui prodest lasua candidatura se alla fine ha vinto Loren-zo Ria del PDL?Lei sa perché ci si candida in genere? Percatalizzare consenso. E se permette, in 4 mesiabbiamo raggiunto quasi il 22%, presentan-doci «da soli contro tutti»; se pensa che dal-l’altra parte avevamo le intellighenzie riunitee le macchine di partito messe tutte all’opera,con le buone e con le cattive…. Sono più chesoddisfatta di quel risultato. Non so cosa ci si

poteva aspettare di più. Comunque la informoche non ha vinto Ria. Ha vinto Gabellone; cheprobabilmente non era molto noto, nemmenoper le sue doti amministrative, come denota ilfatto che lei non ricorda nemmeno il nome. Maaveva per l’appunto una buona macchina allespalle.

Quali sono le condizioni che PierferdinandoCasini ha dettato agli emissari di Io sud perallearsi con voi?Immagino che le risulti difficile da credere, mala libertà è l’elemento che accomuna Casini eme, l’UDC e Io Sud: i diktat li lasciamo agli altri.

E quelle dettate da Io Sud al PDL?Le ho già risposto.«SUD» chiama il sud. Chi dovrebbe rispon-dere?Chiunque ha a cuore gli interessi della Regio-ne, e non quelli personali o di partito, a pre-scindere dal background politico personale,di destra o di sinistra.Io Sud segue a grandi linee il modello Bossie della sua Lega Nord per la costituzione diun movimento per il Sud. Da contrapporre achi?Allo strapotere della Lega all’interno del Go-verno, per esempio. Ma prioritariamente non èun movimento che nasce «contro»; è un movi-mento che nasce a favore, del Sud per l’ap-punto.

L’indifferenza dei politici riguardo la questio-ne meridionale è storica. Non le sembra pa-radossale accorgersi dopo tanti anni di atti-vità politica solo adesso dell’esistenza diquesta emergenza?Se parla di me, spero che stia scherzando. Permaggiore informazione le dò copia comunquedella mia biografia: la mia prima legge sul ba-rocco, rimasta alla storia perché ha consentitodi fatto la quasi totalità dei restauri delle chie-se di Lecce, risale al 1985. Se parla dei politiciin genere, è normale che in politica ci si ag-grappi a ciò che va i moda: è accaduto (e an-cora accade) con l’ecologia, con l’immigrazio-ne, con l’occupazione etc etc etc

Cosa è cambiato al Sud da vent’anni a que-sta parte se i leader sono sempre gli stessi,i problemi sempre i medesimi, le strategie di“non soluzione”sono state sempre confer-mate?Questo «qualunquismo» politico non fa benea nessuno, ma è terribile se fatto dai giornali-

sti, che tanto possono nell’opinione pubbli-ca. Ritengo invece che molto è stato fatto, eche innumerevoli sono i personaggi meri-dionali senza i quali in Italia si sarebbe scrit-ta un’altra storia, più povera di cultura, idea-li, arte, economia. Solo occorre fare moltomeglio.

Con Io Sud «non saremo più spettatori iner-ti in uno scenario in cui eravamo inconsa-pevoli protagonisti» - così è scritto nellostatuto. Cosa diventerà allora Io Sud?Quello che è già diventato: un partito in mo-vimento. Partito perché sin posiziona sullascena politica assieme agli altri competitors;movimento perché rifiuta le logiche rigide dipartiti e di programmi.«Il Salento e la Puglia non gireranno le spal-le ad una figlia di questa terra che ha ser-vito per molti anni...». In breve, dove sonole sue tracce nella Terra del Sole?Lo sa cosa ha detto Gino Paoli di me? “E’una fascista, ma ha fatto di Lecce un fiore”.Ecco, forse una piccola traccia l’ho lasciataproprio nella mia città, dove è naturale, d’al-tronde.

Quante sono le donne con le gonne e sen-za attributi in Parlamento?Non mi è mai piaciuto sentire parlare di don-ne con gli attributi. Preferisco parlare di don-ne con qualità, e in parlamento ce ne sonomolte, soprattutto se guardiamo alle figurepresenti da più tempo. Poi magari ci sonodonne anche con altre qualità, ma quelle sa-ranno note ai pochi, e non ai più.

Quante sono invece in Parlamento le ladydi ferro?Oggi meno di ieriIn quanti congressi le hanno detto: «BravaPoli, sei una DONNA con le P....! E ciò nonva bene a Berlusconi e i sui vassalli?».Le assicuro che il Premier ha molti menovassalli di quanti non ne abbiano alcunifeudatari di provincia, soprattutto da noi.In quanti dopo un incontro finito a pugnihanno urlato in sua presenza come nel filmdi Rocky «Aadriaannaaaa. Ho vintooooo?»Mia figlia me lo fa spesso questo verso. Men-tre i ragazzi de «La base per Adriana» que-sti creativi che mi seguono, hanno fatto direcente una vignetta sull’argomento… Gli ela faccio mandare.

Per generare un vero e proprio

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‘Rinascimentò meridionale c’è bisogno di numeri, di uomini.Adriana Poli Bortone apre la porta non solo a chi non si sentevassallo di Berlusconi ma anche a chi non debba rinnegare nulladella propria vita politica di qualsiasi partito esso sia. Ma dov’èallora la novità del movimento: un ritorno al passato?Lei crede che il superamento della destra e della sinistra in nome delterritorio sia un ritorno al passato? Le spiace indicarmi quale partitoo movimento in passato ha fatto una scelta del genere? Mi pare solola Lega, che fa parte di un recente passato ma anche di un futuroprossimo, purtroppo.

Passare con quelli dell’UDC non è cosa dura da digerire?Come le ho detto Casini ha a cuore la libertà dagli schieramentiattuali, da quel bipolarismo che sta strettissimo a me e a lui. Non ècosa buona e giusta?

Quando Barba ha ceduto il Gallipoli ad imprenditori friulani nonl’ha mandata giù: «Sud defraudato anche nel calcio» - hai sbotta-to. Ma perché non ha messo lei su una cordata di imprenditorilocali?Guardi che l’idea l’ho sondata, se non proprio lanciata, ma gli inte-ressi evidentemente erano altrove.

Noi viviamo in dittatura come si affanna a ripetere Di Pietro?Credo che Di Pietro abbia fatto parte di un tentativo di dittatura, nonandato a buon fine perché fortunatamente le regole poste dalla Co-stituzione a difesa della democrazia sono ancora ben salde, nono-stante i reiterati attentati subiti da più parti.

«Inquinamento, tumori, tutto ha avuto un prezzo: qualche migliaiodi posti di lavoro!». A Giovinazzo da 25 anni non ci sono più nean-che quelli. Eppure la Ferriera resta sepolta tra gli ulivi con i suoicapannoni in amianto. Ma nessuno muove un dito. Provvediamo?La riconversione dei siti industriali era una cosa che si poteva fare,per esempio, con i FAS. Ma qualcuno ha preferito adoperarli perraddoppi delle linee ferroviarie al Nord o per migliorare i servizisempre al Nord. Oggi è necessario fare una ricognizione di quanto è

rimasto da impegnare come risorse europee e mettersi subito al-l’opera; e la riconversione dei siti industriali abbandonati è sicura-mente una priorità.

Il voto di scambio è un istituto a Giovinazzo molto diffuso. Tutti losanno e tutti chiudono gli occhi. Conosce già il listino-prezzi per leelezioni regionali del 28-29 marzo?Non mi interesso di queste compravendite, ma per un motivo preciso:come sanno tutti i miei sostenitori ed elettori, noi di Io Sud non abbia-mo nulla da offrire o da minacciare – né mazzette, né posti di lavoro,né cariche istituzionali. Ma abbiamo un’idea di una Puglia migliorenei fatti, e non solo nelle parole.

Faccia una previsione. Da Giovinazzo, feudo elettorale della sini-stra, cosa si aspetta?Mi aspetto di avere il consenso di chi in questa sinistra, estremista edemagogicamente sociale ed ecologica, non si vuole riconoscere; edi chi alla guida della Regione vuole vedere una donna pragmaticache ha già dimostrato di sapere amministrare, piuttosto chericonfermare chi ha dimostrato di non saper governare o chi dice chelo ha fatto benissimo e poi si ritrova a dover fare i conti con il casoBond…. Comunque sia, loro hanno già governato tutti e due, Palesecon il Governatore Fitto dal 2000 al 20005, e Vendola subito dopo: mipare che abbiano governato sufficientemente male per poter esseremandati a casa tutti e due.

Giovinazzo è ‘na carta sporca e nisciuno se ne importa o unalampara sul mare?Credo che sia una spina nel cuore di qualcuno e una stella nel cielodi qualcun altro.

Cosa succederà il 29 marzo 2010?La sera del 29, comunque vada, io sarò una sedia e guardando lospoglio alla TV saprò di aver fatto il massimo e di dover dar contodi questo solo a me stessa ed ai miei elettori. Qualcun’altro non sose siederà su una sedia o su una graticola già arroventata da altri.

SERGIO PISANI

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Il consiglio comunale di domenica 31 gen-naio ha approvato tutti i punti all’ordine delgiorno tranne per l’installazione degli im-pianti fotovoltaici e rimandato la discus-sione sul regolamento delle libere formeassociative. Riepiloghiamo i punti appro-vati. All’unanimità dei presenti il consigliocomunale ha approvato: - la proposta di variante al piano dilottizzazione per la zona omogeneaP.R.G.C. C1.4, già approvata con delibe-razione del commissario straordinario n. 79del 13 aprile 2002. Il progetto dilottizzazione, come da prassi, entro 15giorni dalla sua adozione sarà depositatopresso la Segreteria Generale del Comu-ne di Giovinazzo per 10 giorni consecuti-vi, durante i quali chiunque potrà prenderevisione; - il rilascio dei relativi permessi di costru-ire, prendendo atto dell’istanza di condo-no, in atti, relativa all’immobile ricadentein zona omogenea di P.R.G. “VerdePubblico”e, limitatamente al profilomeramente urbanistico di propria compe-tenza; - il progetto per i lavori di ampliamentodell’immobile comunale in località Casinodella Principessa per la realizzazione diun centro diurno socio-educativo eriabilitativo per persone affette daAlzheimer, proposto dalla cooperativaAnthropos; - il progetto definitivo, ai soli fini urbanisti-ci, della realizzazione del centro di sele-zione e linea di biostabilizzazione con an-nessa discarica di servizio e soccorso. Unadeliberazione, quest’ultima, che costitui-sce variante allo strumento urbanistico perle aree destinate all’infrastruttura e deter-

mina altresì la costituzione di una fasciadi rispetto larga 50 ml, circostante l’impian-to complesso, vincolata fino alla definitivabonifica dell’area dell’impianto dismaltimento a seguito della cessazione del-l’esercizio; - Il nuovo Regolamento Comunale sull’Oc-cupazione di Suolo Pubblico mediantedehors per la somministrazione di alimen-ti e bevande che si compone di dicianno-ve articoli e di un allegato tecnico, compo-sto a sua volta da tre titoli.

Il dibattito sui punti centrali del consiglioin realtà si è svolto solo alla presenza deiconsiglieri di maggioranza: in blocco l’op-posizione si è allontanata dall’aula subitodopo l’appello del presidente AngeloDepalma. Una nota di attenzione maggio-re va data all’atto di indirizzo (il consiglio,cioè, ‘suggerisce’ alla giunta la possibilitàdi considerare il fotovoltaico come nuovobusiness del territorio) sull’installazione diimpianti fotovoltaici. Si tratta di struttureda circa 10MW per avviare il famoso ‘con-to energia’, quindi un vero e proprio nuovocampo speculativo per l’economiagiovinazzese, anche perché l’idea sareb-

be quella di colonizzare la zona Asi dellacittà dove tra l’altro non valgono i vincolidella legge regionale che vieta il divelleredegli ulivi secolari proprio per la specifici-tà di zona adibita ad altro uso ‘industriale’.E quindi l’amministrazione ha voluto lascia-re una porta aperta su questa nuova fron-tiera dell’energia pulita e a tutte le societàstraniere (ma anche no) che hanno già mes-so gli occhi sul business facile.Già tempo addietro erano saltate fuori pro-messe di vendita (in scrittura privata) deiproprietari terrieri ad una società di Corato,la Photonica srl, degli appezzamenti inagro di Terlizzi (al confine ovviamente conGiovinazzo) per avviare un parco eolico.Adesso è proprio l’amminsitrazione a la-sciare una possibilità maggiore perché lacittà diventi ‘verde’ ma non di rabbia. L’al-tro accordo di cui si è discusso è quelloche prelude alla possibilità di aprire unastrada alternativa che eviti ai mezzi pe-santi della Giovinazzo Terminal srl di at-traversare il centro cittadino: le Ferroviedello Stato spa dovrebbero agevolare laconfluenza dei mezzi su ‘Cola Olidda’ at-traverso una variante urbanistica propostaalla giunta e approvata

cronaca amministrativa

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LABORATORIO DI ANALISIVIA DON FRANCESCO PISCITELLI,

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il corsivetto dell’opposizione

Sei consiglieri presenti, due assenti (Lasorsa,Turturro). Il sindaco apre democraticamentele porte dell’aula consiliare ai suoi accusato-ri. I suoi accusatori aprono le porte ai nostritaccuini. L’opposizione porta in scena il dayafter del Consiglio Comunale del 31 gennaionon certo tra i più morbidi dell’ultimo periodo.È scontro aperto. La querelle è l’elezione diun membro del Collegio dei Revisori dei Contida parte della minoranza, una garanzia pre-vista dall’art. 44 dello Statuto del Comune diGiovinazzo. L’opposizione denuncia una vio-lazione di tale norma, il Presidente smentisceinvocando onestà intellettuale. E si rivolge adun portale locale: «Al momento dell’elezionedel Collegio dei Revisori dei Conti, i consi-glieri della minoranza non erano in grado diindicare il nome del proprio candidato… se laminoranza ritiene che siano stati violati i suoidiritti, è giusto che ricorra nelle sedi opportu-ne. È augurabile che lo faccia con onestà in-tellettuale».Il consigliere Palmiotto (PDL) è tranchant: «Inrealtà io il nome di un mio collega con il nu-mero di iscrizione all’albo ce l’avevo con me.Alla luce di tutto questo cosa dobbiamo direche il Presidente del Consiglio non conoscelo Statuto e se non conosce lo Statuto nonfacesse più il Presidente del Consiglio o nonconosce le norme che tutelano l’opposizionee a maggior ragione non facesse più il Presi-dente del Consiglio o invoca onestà intellet-tuale sapendo lui di essere nella falsità. A mag-gior ragione non facesse più il Presidente delConsiglio. Da persona per bene dovrebbedare le dimissioni ma probabilmente non stia-mo parlando di persone perbene. Ricordo chel’art. 32 dello Statuto Comunale prevede tuttequeste garanzie. A meno che non c’è qualco-

sa che si vuole nascondere nel senso chenon si vuole un tecnico dell’opposizione nelCollegio dei Revisori che sono coloro che do-vrebbero guardare i conti, dovrebbero guar-dare come sono spesi i soldi, dovrebbero fareattenzione alle movimentazioni finanziarie.Probabilmente non è un problema del Presi-dente Del Consiglio ma è un problema dellamaggioranza o dell’intera giunta o del Sinda-co o chiunque altro che non vuole che un pro-fessionista indicato dall’opposizione possaguardare determinate cose. A una conclusio-ne dobbiamo arrivare. Noi di questo voleva-mo parlare nell’ultimo Consiglio Comunale, aquesto mirava la nostra mozione di sfiducia».Palmiotto non riesce a mandar giù questoboccone amaro. E’ un fiume in piena: «Ci pre-me far notare alla cittadinanza che non riu-sciamo ad avere gli atti per tempo. Nell’ultimoconsiglio per esempio dovevamo discutere diun punto importante qual era il regolamentoper l’occupazione del suolo pubblico per leattività di somministrazione. Ebbene non ci èstata consegnata nessuna bozza nella matti-na che precedeva il consiglio nonostante lenostre pressanti richieste. Qui non si può par-lare di onestà intellettuale ma verificare dovedimora la correttezza».

CIMITERO E APPALTOE la fiumana delle parole sembra rompere gliargini quando si sviscera la questione del ci-mitero e dell’appalto dei servizi integrati«Prendiamo la questione del cimitero e laquestione dell’appalto dei servizi integrati.Non si capisce niente. Avete voi notizie del-l’impresa? Qualcuno ha completato i lavori? Ilavori dovevano essere completati all’inizio

del 2009 e invece siamo all’inizio del 2010 eassistiamo alle proroghe di tre mesi in tremesi…Nessuno sa niente e nessuno ne par-la più. E il mercato giornaliero? Era pronto,spesi i soldi, prima della fine dell’anno dove-va essere approvata la Convenzione. L’ab-biamo approvata, noi abbiamo dato dei con-sigli che sono stati pure recepiti ma tuttora ilmercato è chiuso. Motivo? Non si sa. Altroproblema. I soldi spesi e buttati per due pontili.Ma per chi? Per due abusivi che sono venutiad attraccare? Dovevamo fare la passerellaper qualcuno? Qua nessuno ne parla e seproviamo a parlare con l’Amministrazione,non se ne può parlare. Andiamo a guardareil problema di Tributi Italia. Avevamo chiestopersonalmente al Sindaco di fare grande at-tenzione quando si passava dalla Gestor aTributi Italia perché ero a conoscenza delleproblematiche che Tributi Italia ha dato in al-tre regioni d’Italia. Oggi il quesito che ci po-niamo è questo: i soldi dove stanno? Come lirecuperiamo? Non i soldi nuovi ma i soldivecchi. Noi abbiamo cercato di non solleva-re un polverone al riguardo perché stiamoparlando di soldi dei cittadini e abbiamo col-laborato in qualche modo con l’Amministra-zione per risolvere quei problemi. Senza ri-sultato. E poi ancora la questione delle stra-de cittadine. Entro fine anno spenderemo300mila euro per risarcimenti per incidentialle persone provocati dalla mancata manu-tenzione delle strade. Ne abbiamo parlato inConsiglio, questa è stata una delle primequestioni che noi abbiamo affrontato, non pertappare i buchi ma per trovare soluzioni defi-nitive al problema. Non se ne vogliono pren-dere volutamente, forse per favorire i paga-menti di sostanziose parcelle agli avvocatiamici che si fiondano a far fioccare le richie-ste di risarcimento danni. Senza dimenticareper ultimo la questione del lungomare pe-rennemente transennato e il mancato avviodei lavori di adeguamento dell’Istituto S. Giu-seppe nonostante i progetti approvati».

IL CONFRONTO CHE NON C’E’.Parole dure quelle dell’avv. De Candia (Grup-po misto) che chiede il confronto in quellache è la casa di tutti i giovinazzesi: «In tempipassati si parlava di decisionismo, io coman-do, decido e me ne frego. Probabilmente siveniva da un’epoca nella quale bisognavadiscutere di tutto, bisognava condividere tut-

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to e naturalmente si voleva invertire in qualche modoquella rotta che si era venuta a determinare. E io nonnego che c’è stata una fase storica nella quale eviden-temente questa esigenza si è venuta a determinare.Ma non vorrei che si fosse passati da un eccesso ad unaltro. E se la maggioranza è maggioranza, l’opposizio-ne esprime comunque una fetta della comunitàgiovinazzese. Nel caso specifico mi sono permesso diricordare che quando questo Consiglio Comunale si èinsediato, le opposizioni rappresentavano in realtà lamaggioranza, perché se sommiamo i risultati del cen-tro-destra, più i risultati della mia coalizione, più gli aste-nuti, andiamo ben oltre il 60%, quindi una maggioran-za/minoranza all’interno della comunità giovinazzese.I segnali che arrivano sono oggettivamente preoccu-panti, sono segnali che denotano nella migliore delleipotesi una certa superficialità gestionale, “na vedeimnou” per dirla alla giovinazzese, nella peggiore delleipotesi una volontà deliberata di procedere in pienaautonomia e nel pieno convincimento di non dover ren-dere conto a nessuno di quello che si fa. Se poi eviden-temente si vuole dare a tutto questo una piega anche ditipo giudiziario come tra l’altro ci è stato suggerito dalPresidente per cui chi vuole faccia causa come crede,allora probabilmente dovremmo fare una causa per ogniazione che viene intrapresa».I toni non accennano a smorzarsi, preoccupano i rap-porti tra maggioranza e minoranza. Prosegue l’avv. DeCandia: «È tuttavia evidente che questo atteggiamentoè atteggiamento non più sostenibile. Se poi a tutto que-sto andiamo ad aggiungere che altri organismi di ga-ranzia in questo ente mancano (mi riferisco al difenso-re civico che tra l’altro la legge finanziaria ha provvedu-to ormai a far defungere), oggettivamente è complicatoassai svolgere quel ruolo di vigilanza e di controllo chedovremmo evidentemente svolgere perché se il Presi-dente del Consiglio non ci mette nelle condizioni difarlo e non si hanno rappresentanti come è previstodallo Statuto nel Collegio dei Revisori dei Conti, nonc’è un difensore civico, al quale eventualmente rivol-gersi, le informazioni che vengono date sono indub-biamente centellinate».L’opposizione rompe gli argini preannunciando azio-ni e denunce in tempi brevi.

GABRIELLA MARCANDREA

Irregolare la nomina dei Revisori dei Conti?In questo comunicato il Presidente del

consiglio comunale replica ai suoi accusatoriIn riferimento alle dichiarazioni dei Consiglieri comunali Cortese, Palmiotto, Piscitelli,Iannone, Bavaro e Decandia (questi due ultimi, peraltro, assenti nel Consiglio comunalein questione) che accusano il Presidente del Consiglio di “comportamento irregolare”tenuto nell’assise del 18.11.2009, disattendendo lo Statuto, sono opportune alcuneprecisazioni (cfr. anche delibera consiliare n.54/2009).

1 Al momento dell’elezione del Collegio dei Revisori, i Consiglieri della minoranza(di cui quasi il 40% era assente) non erano in grado di indicare il nome delproprio candidato. Veniva sospesa la seduta per dar loro modo di attingere alledomande dei candidati pervenute all’Ente e presenti in carpetta.

2. Durante la sospensione dei lavori, l’opposizione chiedeva di incontrare la maggioran-za, ma questa si rifiutava di partecipare alla riunione.

3. Alla ripresa dei lavori la minoranza non indicava alcun nominativo e chiedeva ilrinvio del punto all’o.d.g.. Tale rinvio veniva respinto dall’assemblea. Il Presidente

si asteneva.4. L’opposizione chiedeva ai consiglieri di maggioranza di rendere noti i nomi dei candi-

dati che avrebbero votato. Questi dichiaravano di avere tutte le indicazioni utili alvoto, ma si rifiutavano di renderle pubbliche, invocando la segretezza del voto. Laminoranza abbandonava l’aula, senza aver proferito alcun nome ai fini del-la candidatura.

5. I consiglieri rimasti (la maggioranza) ritenevano di doversi procedere alle operazioni divoto, visto che il Collegio dei Revisori era decaduto e non aveva nemmeno più lapossibilità di operare in regime di prorogatio. In assenza di regolamentazione dellaprocedura, erano adottate le modalità di voto previste dall’art. 234 del D. Lgs 267/2000. I Revisori dei Conti venivano così eletti. Il Presidente votava scheda bian-

ca.

Alla luce dei fatti, non può ritenersi scorretta la condotta del Presidente, che, anche per lescelte di voto operate in tale circostanza, ha dato dimostrazione di imparzialità. Comun-que, se la minoranza ritiene che siano stati violati i suoi diritti, è giusto che ricorra nellesedi opportune. È augurabile che lo faccia con onestà intellettuale. Non è la prima voltache alcuni membri dell’opposizione mettono in atto tentativi di delegittimazione delleIstituzioni e attacchi proditori personali. Già un anno fa circa, sempre contro il Presiden-te, furono presentate al Prefetto accuse di irregolarità di atti e procedure con richiesta diprovvedimenti, che avrebbero potuto avere rilevanza penale. Anche in tale circostanza fuampiamente dimostrata la infondatezza delle argomentazioni e la distorsione dei fatti.

ANGELO DEPALMA

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2 SALE CON VISTA MARE

AMPIO PARCHEGGIO

FORNO A LEGNA E SPECIALITà DI MARE

PRENOTAZIONI PER BANCHETTI

E RICORRENZE IN GENERE

IL CONTRAPPUNTOdell ’alfiere

Vi parlerò di Casarini e BertolasoCapita spesso che la realtà superi la fanta-sia, l’immaginazione più fervida e ci facciascoprire gli uomini per quello che realmentesono. Alcuni di voi ricorderanno LucaCasarini? Uno dei più conosciuti leader delmovimento no global e dei centri sociali delNord Est. Famoso per le proteste contro i CPT,contro la base americana nel Veneto, controlo Stato e contro gli egoismi della nostra so-cietà, egoismi che erano tutti rappresentatidal centro destra. Uno dei suoi bersagli pre-feriti era ovviamente Berlusconi, manco a dir-lo, e, in subordine, la Lega. Ebbene tempo fail buon Luca ci ha fatto sapere a mezzo stam-pa, dopo aver pubblicato un romanzo conl’odiata berlusconiana Mondatori, che oggi siè iscritto alla Confartigianato e ha aperto unaditta che si occupa di consulenza di marketing.Ma, soprattutto, che è al fianco delle partite Ivache lottano contro il fisco. «Dove finiscono imiei soldi? Se avessi l’asilo gratis per mio fi-glio pagherei volentieri. Ma siccome finisconoin spese inutili non ci sto. I soldi non devonofinire a Roma e poi sparire nel nulla». Questealcune affermazioni dell’ex guerriero delle cau-se dei poveri contro i cattivoni egoisti, fetentied evasori del centro destra. Sono sobbalzatosulla sedia alla lettura delle dichiarazioni delnostro pro-leghista di fresca adesione al movi-mento se non per iscrizione, quantomeno peradesione ideale. Passata la sorpresa ho sorri-so. Ecco come finisce la rivoluzione. Ho soloun filo di amarezza nel pensare a quanti gio-vani hanno seguito anche in buona fede, ani-mati da sentimenti di giustizia sociale, questopiccolo Masaniello e, magari, hanno avuto pro-blemi con la giustizia. Ed oggi osservano latrasformazione della loro «guida» di un tempodal paladino degli oppressi a sostenitore delparticolarismo e dell’egoismo locale.

Dalla vicenda umana di un uomo che a parolecombatteva per i deboli ed i diseredati a quel-la di un uomo che senza proclami, senza pa-role rivoluzionarie prive di concretezza e di veracoerenza ha lavorato giorno e notte, 24 ore su24, 7 sette giorni su 7 festività comprese, per lasalvezza, per un bene forse meno aulico mapiù concreto cioè la vita di tutti noi. Sto parlan-do del dottor Guido Bertolaso sottosegretario

con delega alla Protezione Civile. In questeore travolto dallo scandalo dei lavori per lapreparazione del G8 de La Maddalena e, inparte, per l’organizzazione dei mondiali dinuoto di Roma. I giornali scrivono di intercet-tazioni, di favori sessuali e altro ancora. Sipunta il dito accusatorio, censorio contro leprocedure troppo rapide e poco trasparentinell’affidamento e nella gestione dei lavori perquesti due eventi. Nello scandalo sono in pri-ma persona coinvolti altissimi dirigenti delloStato, nominati nei posti di potere anche dalprecedente governo di centro sinistra. La ma-gistratura, in tempi rapidi, faccia piena luce econdanni con esemplarità i colpevoli se ve nesono. Detto questo, tutto ovvio, il problema cen-trale è che questa indagine arriva durante ladiscussione della legge che assegna alla Pro-tezione Civile poteri concreti e molto ampi alservizio delle calamità, delle emergenze edegli eventi, e questa circostanza non piace amolti. Il centro sinistra chiede di rivedere lalegge e sospenderne l’approvazione e allostesso tempo pretende, IDV in testa, le dimis-sioni di Bertolaso. Insomma la condanna ègià arrivata, il dottor Di Pietro strepita: «Se nedeve andare». Un po’ di prudenza non gua-sterebbe visto gli esiti di tante indagine soste-nute con la grancassa mediatica di cui l’IDV, ascanso dei piagnistei, dispone tanto da man-dare al Parlamento europeo un magistrato lecui indagini hanno determinato le dimissionidi un ministro, la caduta del governo Prodi,per poi per molti dei politici coinvolti giunge-re, allo stato, al proscioglimento. Non vogliointrattenevi sui casi di condanne medianiche

a cui sono seguite silenziose e nonriparatrici assoluzioni, l’elenco sarebbe lun-go e triste per una democrazia veramenteliberale. Mi preme, però, qui ribadire che sealla Protezione Civile si affidano oltre allecalamità eventi di tutti i generi è perché ab-biamo un corpo legislativo vecchio,farraginoso non adatto ai tempi che peròfavorisce di fatto per i tanti poteri coinvolti, itanti uffici, i tanti dirigenti, funzionari impie-gati e impiegatucci titolari di grandi e picco-li, microscopici poteri di veto che impedi-scono di realizzare qualsiasi opera. Per nonparlare degli enti locali, Comuni, Province,

Comunità montane, Autorità di bacino, Autori-tà territoriali ottimali, Enti di controllo e sottocontrollo, Regioni e chi più ne ha ne metta. Mavi rendete conto che fare qualcosa diventaun’impresa titanica? Bertolaso, sempre con-fermato da tutti i governi, ha reso solo grandiservizi alla Nazione. Il terremoto de L’Aquilaha visto il superamento della faseemergenziale nel giro di pochi mesi. Qualcu-no avrebbe gradito che non ce la facesse, anzimolti. Purtroppo per loro e per fortuna per gliabruzzesi tanto è stato fatto. Ora vedremo comead esempio il comune de L’Aquila saprà gesti-re la fase del dopo terremoto senza, è benericordalo, avere i cittadini nei container ed insituazioni di emergenza acuta. Potrà farlo conuna certa tranquillità, mi auguro sappia farlo.Ed aggiungo che il nostro modello di Protezio-ne Civile è considerato a livello internazionaleun esempio di efficienza vera, uno dei pochi dicui il nostro Paese possa vantarsi. Persino inGiappone, espertissimi nella gestione dei ter-remoti, hanno richiesto la consulenza di Gui-do Bertolaso. Perciò permettetemi di sospen-dere il giudizio, di non partecipare allo sportdei giustizialisti della condanna preventiva,della demonizzazione di un uomo capace. Serisulterà colpevole, solo allora dovrà dimetter-si. In un mondo politico di parolai inutili ed in-concludenti, magari immaginifici ma inefficienti,a destra come a sinistra, aspettiamo a con-dannare uno dei pochi che «ha fatto e fa».

I paragoni con i teatrini regionali e locali sonod’obbligo. Uomini a caccia di poltrone, di can-didature, donne come la Poli Bortone una vita

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a destra, dal MSI ad AN, poi nel PDLsempre con incarichi importanti e buo-ne prove da amministratrice. Sempre aparole coerente con i valori di destra.Oggi corre con la sua lista di scontentiex del PDL, IO SUD, con l’UDC ed è algoverno in alcune realtà locali pugliesicon il centro sinistra anche se vieneancora bollata a sinistra come fascista.Ma siccome sono donne ed uomini dimondo se serve per vincere va bene.Ed andrà bene per portare alla vittoriaNichi Vendola che avrà la fortuna diavere due candidati della stessa area.Rocco Palese, candidato del centrodestra, ha di fronte un compito improboed una gestione politica della sua can-didatura assai criticabile, oltre a doversibarcamenare fra lotte di potere per lecandidature che creeranno moltidissapori e molte vendette. Inoltre lasua candidatura appare non in gradodi suscitare gli entusiasmi e guadagna-re consensi fra gli indecisi. Non in gra-do di contrastare mediaticamente uncandidato assai capace nella gestio-ne della «propaganda». Nella nostraGiovinazzo assisteremo al solito fiori-re di comitati elettorali. Nichi Vendolanon lo vedevamo da tempo aGiovinazzo. L’abbiamo rivisto il 2 feb-braio nel palasport di Via Aldo Morogremito di gente in occasione del der-by di hockey su pista Giovinazzo-Molfetta. C’erano 2000 spettatori e letelecamere di RaiSport+. Nichi Vendolaha ricevuto la maglia onoraria dell’AFPe l’intervista non certo di mamma Rai(se ne guarda bene a concerdergli laparola in campagna elettorale) ma della web tv2 di Giovinazo, quellasorta con i 18mila euro dei fondi di Principi attivi. La web tv2 che silimita a fare servizi di hockey (sono sette i componenti accreditatigratuitamente a partita!) per giustificare un progetto che doveva ab-bracciare l’informazione a 360 gradi in paese. Ecco la meglio gioven-tù di Vendola, i cervelli che non fuggono. Ecco come vengono spesi isoldi nelle politiche giovanili dell’ass. Guglielmo Minervini, anch’eglipresente non per caso al palasport, anch’egli intervistato solo dallaweb tv2, quella che ha sponsorizzato come progetto anche se non siè mai chiesto perchè e per come. Era la prima volta che Nichi Vendolaassisteva ad una partita di hockey. Strano che dopo 40 anni di attività

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hockeistica giovinazzese costellata da successi se ne sia accortosolo ora. Strano davvero per un governatore di Terlizzi, a 15km dalnostro mare. E allora, evviva i comitati elettorali che spuntano in pae-se con vecchie e nuove facce, che mai vedremo dopo la fine dellacampagna elettorale, con sponsor locali improbabili ma in sintonia«ideale» con il candidato. Già è aperta «la fabbrica di Nichi» e questomi riempie il cuore di gioia. Fra le tante fabbriche chiuse o che sono indifficoltà vedere aprirsi una «fabbrica» non può che far piacere. Pec-cato sia una «fabbrica» di chiacchiere. Insomma tre candidati ciascu-no con evidenti punti deboli. Sarà una scelta difficile.

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Page 24: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO 2010

24

DI GABRIELLA MARCANDREAgiovinazzo che lavoragiovinazzo che lavora

IL NOSTRO VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE NOSTRE ATTIVITÀ PRODUTTIVE

Decorstyle,idee multicolor

Decorstyle,idee multicolor

Page 25: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO 2010

25 MARZO 2010

Decorstyle significa stile nelle decorazioni. Ossia un mar-

chio che consente di personalizzare qualsiasi ambiente.

Di «Decorstyle» a Giovinazzo ce n’è uno solo. L’azienda

artigiana che nasce nel lontano 1986 per opera dell’at-

tuale proprietario Nicola Andriani, ha parecchio da rac-

contare. «Sono nato già artigiano si può dire. Ho sempredesiderato fare il decoratore ed occuparmi di pitturazionie controsoffittature. A dispetto dei ‘bamboccioni’ deinostri giorni, io all’età di ventuno anni ero già un lavora-tore autonomo e affrontavo tutti i rischi del mestiere iscri-vendomi anche alla Camera di Commercio». Alle spalle

un granitico signor Giuseppe, pater familias a tutti gli

effetti, di quelli che forse oggi non esistono più. Un vero

e proprio maestro che, dopo tantissimi anni di attività di

decoratore in qualità di dipendente, ha saputo trasmet-

tere competenze e passione al figliolo, iniziandolo all’im-

presa dei Mastrototaro. Ancora oggi è possibile scorger-

lo nel bel mezzo di qualche cantiere importante, dove ha

bisogno di dire sempre la sua e mostrare una sana voglia

di dedicare ancora tempo all’azienda. «È un vizio di fa-miglia. Mio padre - prosegue Nicola - aveva il pallino diinsegnarmi il mestiere come Dio comanda ed io ho ere-ditato da lui la capacità di trasferire con professionalitàtutte le mie competenze a molti dei miei dipendenti cheoggi sono lavoratori autonomi a tutti gli effetti». L’espe-

rienza acquisita hanno spinto Decorstyle negli anni a cre-

are un’azienda poliedrica dove i lavori non sono mai scon-

tati! Decorstyle non applica solo delle tecniche predefinite,

ma di volta in volta propone la tinta, la decorazione e le

forme dei controsoffitti più adatte al tipo di ambiente.

Inoltre, per garantire la durata e la resistenza dei lavori,

utilizza solo prodotti di qualità. Decorstyle è la solita fa-

vola del piccolo artigiano di bottega che cresce piano pia-

no fino a collocarsi sul mercato come un vero competitor

capace di lanciare qualsiasi sfida ai concorrenti più

temibili. Ma non solo. L’azienda si occupa anche di isola-

mento termoacustico e dell’eliminazione di ponti termici

allo scopo di evitare la presenza di muffe e rumori mole-

sti.

Insomma, una serie di attività che, nel 2003, hanno spin-

to Nicola a trasferire la sede sociale dal Palazzo Fra Ma-

rino dei Malatesta in via IV Novembre. Per avere uno spa-

zio e una vetrina importanti dove occuparsi più alacre-

QUESTO SPAZIO È RISERVATO ALLE ATTIVITÀPRODUTTIVE LOCALI. IL NOSTRO VIAGGIO

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mente di rifiniture di interni con l’ausilio di apprendisti e

dipendenti. Ufficio, deposito e laboratorio servono per far

volare il marchio Decorstyle. Anche perché le commesse

diventano sempre più numerose ed importanti. Un

Decorstyle errante che passa dalle rifiniture domestiche

di Giovinazzo, dalla verniciatura della recinzione della vil-

la comunale di Giovinazzo e le rifiniture di nuove attività

commerciali in città a quelle dei punti ristoro delle aree di

servizio più gettonate sulle strade italiche. La tinteggiatura

del Palazzo di Città del Comune di Taranto quando

Giancarlo Cito era il sindaco porta la firma di Nicola

Andriani. Recentemente anche il NicoHotel di Manfredonia

è stato sedotto dalle sue mani vellutate e dai pennelli dei

suoi collaboratori. E ancora: le verniciature industriali per

le multinazionali più importanti, le grandi società quali

Terna e l’Outlet di Molfetta dove attualmente è in fase di

realizzazione la ludoteca.

LE TECNICHE UTILIZZATE DALLA DITTA DECORSTYLE?

«Oltre all’utilizzo dei mezzi tradizionali - precisa NicolaAndriani - utilizziamo pompe ad aspirazione diretta deltipo ‘airless’ e ci avvaliamo dell’ausilio di macchineelevatrici come le piattaforme per i lavori che si sviluppa-no in altezza. A supportarte la tecnica ci sono i continuicorsi di aggiornamento e una grande capacità di creare erealizzare ciò che il cliente desidera». La progettazione

degli ambienti è concordata con le esigenze dei clienti

senza imporre stili stravaganti. Attualmente il mercato

segnala un ritorno all’utilizzo della carta da parati e dei

tessuti in fibra di vetro, agli effetti policromatici e ai rive-

stimenti tattili di nuova generazione. Al di là delle ultime

tendenze è necessaria la bravura dell’artigiano che deve

riuscire a proporre la soluzione giusta per ogni ambiente

con l’intento di soddisfare i clienti.

IL SEGRETO DEL SUCCESSO? «Competenza e profes-sionalità in comune accordo con gli architetti d’interni edil cliente con cui si discutono le tecniche di lavorazione.Ma anche prezzi contenuti». Sicurezza sul lavoro e

antinfortunistica affinché il cliente diffidi sul mercato dei

lavoratori in nero. «Il lavoro nero – punta l’indice Nicola -

non è materia degli artigiani. Ci sono le autorità preposteche non possono chiudere gli occhi di fronte ad una pas-sata di vernice che lascia il segno. Il compito degli arti-giani è quello di procacciarsi il lavoro e non quello di con-trastare chi non segue la strada dell’onestà».

Insomma, Decorstyle una fabbrica di idee multicolor dove

i lavori non sono mai scontati! Parola di Nicola Andriani.

Via 4 Novembre, 7 - GiovinazzoTel/Fax 080.394.63.55 - Cell. 340.58.56.839

Page 26: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO 2010

26

NOTE SUL NOTARIATOConsiderato che buona parte delle noti-zie riportate negli articoli di storia localepubblicati su queste pagine sono statetratte da rogiti notarili, pare opportuno for-nire anche qualche delucidazione sul ruo-lo dei notai.Parecchi sono gli studi dedicati alla lorofigura nel Regno di Napoli, sopratutto peril periodo alto medievale, con l’intento distabilire come e quando essi assunserovalenza all’interno della società (vedasiF. Magistrale, Notariato e documentazio-ne in Terra di Bari, secoli IX-XI, Bari 1984).Le norme legislative che si occuparonodei notai, e dalle quali è possibile capirecome avvenisse la loro nomina, quali fos-sero le loro attribuzioni, i loro doveri e illoro comportamento, furono parecchie. Lepiù importanti sono tre dell’epoca sveva,dieci dell’epoca angioina, quattro di quel-la aragonese e tredici di quella vicereale.Indipendentemente da ciò, i loro scritti,come è apparso dagli ultimi articoli, sonotestimonianza della vita cittadina.È un atto del 16 maggio 1647 rogato dalnotaio Marino Gregoriano, infatti a darcinotizia del decesso di un altro notaio ope-rante sulla piazza di Giovinazzo: France-sco Bettamansi. Avendo avuto modo diconsultare tutti i 19 volumi degli atti rogatidal Bettamansi tra il 1621 ed il 1645, con-servati presso l’Archivio di Stato di Bari(piazza di Giovinazzo, sk. 11), ho potutocavare alcune notizie che consentono diricostruire la carriera professionale sua edi un notaio del Regno di Napoli in gene-re.Francesco Bettamasi era nato a Minervino

Murge, la licenza all’eser-cizio della professione dinotaio gli era stata conces-sa dal Consiglio Collateraleil 20 settembre del 1621come riportato nell’archiviodi detto organo (ASNa,Notariorum Cancelleria e ConsiglioCollaterale, vol. 5, f. 122).In età medievale, nell’Italia meridionale, unnotaio non era in grado di garantire da solopublica fides ai documenti, tant’è che comeimposto da Federico II di Svevia nelleCostitutiones Melfienses del 1231 era ne-cessaria accanto al notaio la presenza diun giudice “a contratti” al momento in cui ilprimo stendeva un documento. Lo stessoFederico II aveva disposto che la profes-sione di notaio non poteva essere eserci-ta né da chierici, né da persone di vile con-dizione sociale (figli illegittimi, figli di chie-rici, contadini, etc.) ma solo da personedemaniales appartenenti cioè direttamen-te e soltanto al sovrano. Le nomine irrego-lari furono revocate da re Ladislao che con-fermò tra l’altro anche l’incompatibilità tral’ufficio di chierico e quello di notaio. Ci fu-rono alcuni casi di inosservanza di tali nor-me anche a Giovinazzo dove persone pri-ve dei requisiti richiesti avevano esercita-to la professione, ma in periodi di necessi-tà. È il caso di tale don Marco d’Angeloche l’11 marzo 1478 «per mancamento diNotari per la peste, che all’hora vigeva inquesta Città» rogò atti civili come chiara-mente appare dalla pergamena n. 417 del-l’Archivio capitolare.I notai se chiamati, erano tenuti a redigerel’atto con precisione e solo relativamente

alle cose dinanzi ad essi deposte, seavessero cominciato a scriverlo avrebbe-ro dovuto terminarne la redazione. La re-dazione dell’instrumentum presupponevauna rogatio (richiesta), che non era dovu-ta per la compilazione della scheda e l’an-notazione dell’atto nel protocollo in quan-to queste due operazioni erano obbligo im-prescindibile del notaio della cui inosser-vanza rispondeva sia dinanzi alle parti chedinanzi alla legge. Nel 1647 una normati-va aveva imposto agli eredi di un notaiomorto o che comunque avesse cessatodi rogare, di consegnare i suoi protocolliad altri notai della stessa città o di luoghivicini (infatti per periodi precedenti a taleanno, alcuni protocolli si trovano negli ar-chivi ecclesiastici, in quanto lasciati comebene da parte del notaio stesso o di suoieredi).Un’altra norma del 1651 disponeva che laraccolta cucita delle minute degli atti eravietata, e che i notai riproducessero peresteso nei protocolli tutti i contratti da lorostipulati, perché un Commissario delega-to dal Presidente del Sacro Regio Consi-glio potesse controllarli, collazionandolicon i libretti sui quali i giudici ai contrattisegnavano gli atti ai quali avevano parte-cipato. Così tutti i protocolli risultano pe-riodicamente vistati da un Regio Commis-sario.

DI DIEGO DE CEGLIA storia nostra storia nostra

CURRICULUM VITÆ

NOTARII BETTAMANSI

FRANCISCI

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27 MARZO 2010

INADEMPIENZE DEL NOTAR FRANCESCO BETTAMANZI

Attraverso le annotazioni di questi è stato pos-sibile ricostruire un momento della vita delnostro notaio Bettamanzi che si rese colpe-vole della inosservanza di tali disposizioni eche fu pertanto sospeso, multato e poi rein-tegrato nel suo ufficio.Nel 1626 in calce ai protocolli del notaio Fran-cesco Pallotta che rogava a Minervino Murge,e che si era recato a Barletta per farli vistaredal Commissario delegato, quest’ultimo an-notava che «Poiché il notaio Bettamansi del-la città di Minervino non è comparso né hafatto presentare i protocolli per controllarnela corretta tenuta, è stato da noi condannatoalla pena di 20 once di argento da versarsi alregio fisco ed è sospeso dal suo ufficio dinotaio, e durante tale periodo di sospensionenon potrà esercitare il suo ufficio pena la de-nuncia di falso <in atto pubblico> e ciò ab-biamo annotato nel presente protocollo»(ASTrani, piazza di Minervino Murge, sk. 120,vol. 11/I, f. 79). Il Bettamanzi giustificò le sueinadempienze; pare infatti che fu impedito adadempiere ai suoi obblighi per motivi di salu-te, infatti in una successiva nota, in calceperò al suo protocollo del 1626-1627, donMartinus Ybanez de Monreal, regio visitato-re dei notai, scriveva: «Visto il presente pro-tocollo composto di 49 fogli più un altro, evisto il privilegio a noi mostrato dal notaioFrancesco Bettamansi di Minervino il qualeci ha anche mostrato il certificato della suamalattia a causa della quale non gli è statopossibile presentarsi nel luogo prestabilito perla nostra visita, ed a causa di cui noi l’avevamsospeso dal suo incarico, come annotammosul protocollo del notaio Francesco Pallottadi Minervino, e visti i suddetti certificati, e leregie prammatiche, perciò il predetto notaioBettamansi lodiamo e reintegriamo nel suoufficio con effetto retroattivo» (trad. dal latino- ASBa, p.za di Giovinazzo, sk. 11 vol. 96, f-49 v). È bene annotare che probabilmente unprecario stato di salute costrinse il notaioBettamanzi a permanere nella sua città na-tale; tutti gli atti della seconda metàdel suo protocollo dell’anno 1626 e tuttiquelli del protocollo del 1627 infatti ri-sultano rogati sulla piazza di MinervinoMurge, non ostante siano compresi traquelli della piazza di Giovinazzo, “sededi servizio” assegnatagli, dove proba-bilmente riprese ad esercitare nel 1630.Infatti allo stato attuale non esistono isuoi protocolli degli anni 1628 e 1629su nessuna piazza.Indipendentemente dalle sue condizio-ni di salute però, il notaio Bettamanzinon dov’è essere professionista atten-to e ligio all’osservanza delle norme,nel 1641 infatti risultava recidivo.Andrea Morena, Regio Commissarioper la visita dei notai di Terra di Bari, il10 aprile 1641, vistando in Bisceglie iprotocolli del notaio Marino Gregorianodi Giovinazzo, dopo aver annotatoencomii per questi, registrava sullostesso protocollo l’inadempienza deinotai Francesco Antonio Riccio e Fran-cesco Bettamanzi per la mancata pre-

sentazione dei protocolli ed imponeva loroun termine temporale per la compilazionedegli stessi, disponendo l’affissione nellapubblica piazza di Giovinazzo della com-minata sanzione di sospensione dall’uffi-cio (ASBa, p.za di Giovinazzo, sk. 12, vol.140 (prot. aa. 1639-1640), f. 59 v). Ma l’ina-dempienza del notaio Bettamanzi era bengiustificata. In calce al suo protocollo del1640 si legge infatti: «Avanti il sig. AndreaMorena Regio Commissario sopra la visitadelli notari nella Provincia di Terra di Bari,compare Francesco Bettamanso diMinervino, abitante in Giovinazzo e diceritrovarsi sospeso dal detto sig. Commis-sario al protocollo di not. Marino Gregorianodi detta città sotto li <10> di aprile prossi-mo 1641 sotto pretesto di non haver volutoobedire e presentare ad esso sig. Visitato-re il protocollo da lui fatto nell’anno prossi-mo passato 1640 e perché esso compa-rente è stato assente nel tempo che dettosig. Commissario passò da detta città, per-ciò eshibendosi di presentarlo ad ogni suoordine, si fa istanza voglia per esso sig.Commissario ordinarsi che non ostante ladetta sospensione possa il comparenteessercitare il suo officio» ed il regio Com-missario accolse l’istanza del notaio(ASBa, p.za di Giovinazzo, sk. 11, vol. 104/II, f. ultimo s.n.). Pur mostratosi inadem-piente ai suoi doveri di notaio, il Bettamanzidoveva ben conoscere le disposizioni legi-slative del Regno, che richiamò a mera di-fesa di un marinaio di Molfetta, creditore diun sacerdote di Giovinazzo e che gli co-starono la vita.CRONACA DELLE ULTIME OREDEL NOTAIONel suo atto di morte registrato al f. 76 delII Libro dei morti della Cattedrale (ADG) silegge «3 maggio 1647. Il notaio FrancescoBettamansi da Minervino, marito di Isabel-la de lo Pirruccio di Giovinazzo, nella suacasa dotale nel territorio della parrocchiadei Santi Giovanni e Paolo, in comunione

con la santa madre Chiesa, rese l’animaa Dio, ed il suo corpo fu seppellito nellachiesa dei frati eremitani di S. Agostinodi Giovinazzo, confessato da fra Raffae-le da Giovinazzo, priore di quel conventoil 12 aprile del 1647 e comunicato dal rev.Giovanni Berardino Cellammare, nonchéfortificato, lo stesso giorno, con l’estre-ma unzione dal suo parroco don MatteoMartino» (trad. dal latino). Se non è spe-cificata la causa della morte, le date deisacramenti che ricevette e del decesso,fanno chiaramente intendere che lungafu la sua agonia. Che la sua morte fu con-seguenza di tentato omicidio lo si evinceda un fascicolo della serie acta civiliadella Curia Vescovile di Giovinazzo(ADG), istruito al fine di controvertere seil diritto di carcerare un ecclesiastico spet-tasse al Governatore della città o al Ve-scovo della stessa, mentre nessun fa-scicolo esiste nella serie acta criminalia.

(FINE PRIMA PARTE)

Culle

Dal 29 gennaio, l’amico e collabo-ratore prof. MICHELE

CARLUCCI è nonno: stringegioioso la piccola FLAMINIA chesorride radiosa insieme alla mam-ma Daniela ed al papà Lorenzo de

Robertis. A loro le più vive ecordiali felicitazioni per il lieto

evento da parte della Redazione

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29 MARZO 2010

La penuria di soldi contanti e la necessità di entrare veloce-mente in possesso di banconote sta facendo lievitare in cit-tà il numero delle rapine. Non si arresta infatti questo feno-meno che ormai da mesi assilla la nostra cittadina. Contem-poraneamente aumentano l’impegno e i risultati del nostroComando dei Carabinieri.Il 30 gennaio u.s. sono stati tratti in arresto due soggetti,autori della rapina in danno del supermercato Anna avve-nuta nel mese di ottobre 2009. I due soggetti, della cittadinadi S. Spirito, asportarono la somma di 350 euro dalle cassedel magazzino, minacciando la cassiera con una pistola.Per fortuna, un agente della Polizia Stradale, riuscì a rileva-re al volo la targa dell’auto dei malfattori, trasmettendolaimmediatamente ai CC di Giovinazzo, i quali individuaronosubito il proprietario del mezzo, un’Audi A3 nera, il suo au-tista e la persona che, materialmente e armato di pistolaaveva eseguito la rapina. Delle persone arrestate e catturatepresso le rispettive abitazioni, una è stata associata allaCasa Circondariale di Bari, per l’altra sono stati disposti gliarresti domiciliari, poiché incensurata.

Ancora una rapina purtroppo in data 11 gennaio u.s. aidanni della Tabaccheria di Zaza Onofrio in zona Stazione.Esiguo il ricavato, appena 50 Euro ai danni del negoziante.E il reato, come una vera e propria emorragia non si arrestama continua a manifestarsi con dovuta costanza.L’1 febbraio alle ore 4.50 del mattino, i Carabinieri hannotratto in arresto T.R., il quale si era reso responsabile di unarapina ai danni di un autotrasportatore mentre quest’ulti-mo era in sosta in un’area di servizio sulla S.S. 16 Bis neipressi di Giovinazzo in Direzione Bari.L’autista, uditi alcuni strani rumori, scendeva dal mezzo perun controllo ma veniva immediatamente colpito da qualcu-

no intenzionato a portargli via pellame e rubinetteria. L’in-tervento tempestivo dei Carabinieri ha consentito l’arrestoimmediato del malfattore.

Il 10 febbraio, invece, è stato tratto in arresto C.G., un sor-vegliato speciale di Bitonto che si era allontanato portan-dosi in Giovinazzo a bordo dell’auto della moglie. Durantela perquisizione gli è stato rinvenuto addosso un cellulare.È stato associato alla Casa Circondariale di Bari.Utile è a tal proposito ricordare che, tra le misure cautelaripersonali non custodiali vi sono l’obbligo di dimora e ildivieto di soggiorno. L’obbligo di dimora consiste, nella pre-scrizione di non allontanarsi dal territorio di un Comune didimora abituale o dall’ambito di una frazione dello stessoComune (art. 283, comma 2, c.p.p.). Tale misura implica unavigilanza dell’ufficio di polizia territorialmente competente.La misura cautelare in questione, pur provocando notevolerestringimento alla libertà di circolazione, che rimaneterritorialmente delimitata, non equivale a privazione dellastessa, sicché non è computabile in detrazione della penadefinitiva poi da espiare.Essa, infine, rappresenta anche una misura di prevenzione,che può essere aggiunta alla misura della sorveglianza spe-ciale di pubblica sicurezza nei casi di particolare pericolo-sità e di ritenuta inidoneità delle altre misure di prevenzio-ne. Il divieto di dimora, invece, consiste nella proibizione didimorare in una determinata località e nella prescrizione dinon accedervi, senza preventiva autorizzazione del giudice(art. 283, comma 1, c.p.p.). Al di fuori di tale ambito territo-riale il soggetto gode di piena libertà di circolazione, inquanto tale misura intende solo allontanare l’interessatoper evitare inquinamento delle prove o reiterazione del rea-to.

la cronaca nera

rapine ed arresti

DI GABRIELLA MARCANDREA

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Page 30: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO 2010

30

Dai miei tempi ad oggi la scienza e la medicina hanno fattopassi da gigante, questo però non impedisce che oggi, comepurtroppo succedeva anche ai miei tempi, la gente continua amorire. Con questo articoletto non voglio annoiarvi sugli stra-zianti momenti dei trapassi, voglio bensì illustrarvi le diversitàtra il passato ed il presente, voglio in poche parole farvi cono-scere le maniere comportamentali di prima, durante e dopo ilverificarsi del triste evento. Oggi, per esempio, è a tutti noto chequando qualcosa incomincia a non andar bene per la salute deinostri cari tutti si affannano alla disperata ricerca di un posto inospedale facendo esattamente l’opposto di quello che si face-va ai miei tempi allorquando, appena si subodorava che la si-tuazione cominciava a precipitare, il malato sope a na seggie,sopa a nu trajene, sopa a nu trajnette veniva portato in tuttafretta a casa pe’ faue mire’ jnze o litte seue.Gli ospedali, ai miei tempi, non solo erano pochi, ma eranoconsiderati dei lazzaretti, territorio di poveri diseredati e abban-donati da cui stare lontani il più possibile.

A trapasso avvenuto, il primo ad essere infor-mato era il sagrestano che provvedeva a sene’la disprete. Il paese si fermava tutto per un atti-mo per contare i rintocchi finali e stabilire se sitrattava di nu mascque o di na femmine, oppurese era un prete, una suora o addirittura numinzignaure. Subito dopo i rintocchi la gente siinterrogava con gli occhi e qualcuno azzardava:ava jesse u frete di ciccille, cudde so sindeuteca stave ndrete. Nel frattempo dalla casa del-l’estinto erano partite numerose staffette per in-formare i parenti più stretti visto che i telefoni,sempre ai miei tempi, erano inesistenti. Le don-ne, di porta in porta, di balcone in balcone, da-vano in nome al caro estinto. I parenti strettiallassavene tutte e correvano a consolare i so-pravvissuti scusandosi: ne’ so allassete tutte eso veneute accome stajve. Nel frattempo era sta-to chiamato u faligneme pe pigghie’ le miseurepoiché ai miei tempi le bare non erano di serie,ma si confezionavano su misura. I parenti subi-to accorsi si affannavano a preparare intanto lacamera mortuaria. Si serravano i balconi e lefinestre, si scevene ad accatte’ le canue, le scar-pe pu murte, le betteune nere da mette mbitte edu fiure. Da quel momento cominciava una ve-glia estenuante che per lo più durava dal matti-no e proseguiva nella nottata terminando il po-meriggio del giorno successivo. Iniziava così ilpellegrinaggio dei parenti, amici e conoscenti che

venivano a porgere u saleute. Un detto popolare recita ca u murtecambe o veive. A trarre infatti profitto dalla situazione erano in-fatti u falegneme, cudde de la carrozze, i fiorai, le confraternite etanti altri personaggi che scoprirete leggendo l’articolo: ma inmodo particolare li caffittire. I parenti più stretti si sentivano indovere di passare da Bonserie, da Pugliese, do Cafe’ de drete apurte, per mandare a casa dell’estinto thermos di caffè, di latte,di latte e cioccolata, savoiardi pe fe’ attacche’ l’anime a chiddeprovidde durante la lunga veglia. Pagavi e ti davano pure ubigliettine che serviva soprattutto ad indicare il mittente.Per noi bambini c’era u latte cu cafe’, quello vero, non era insom-ma la solita acqua d’urscie che ci propinavano ogni mattina, maun caffè da un profumo inebriante che ci faceva sognare ad oc-chi aperti. I parenti facevano a gara per portarci in disparte, pe’rispette o murte e portarci in cucina o a casa di qualche vicinope fange mette na cause jinze o stomache!La processione di amici e parenti continuava sino al primo pome-riggio quando sotto casa arrivava la carrozze e li fratille. Chiusatra lacrime strazianti la bara, cioè il feretro veniva portato in chie-

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sa con un breve corteo senza parenti al seguito.Finita la cerimonia si componeva il corteo funebre vero e proprioche, partendo dalla chiesa, facendo il giro della piazza, da sotteo municipie, doveva arrivare sino al palazzo, a tutti noto, dellecondoglianze. Aprivano il corteo le orfanelle, seguivano leuagneune du spizzie, li fratille, li privite, la carrozze con dietro iparenti più stretti seguiti da parenti conoscenti e amici. Quandoil morto era una persona importante c’era anche la banda. Se ilmorto era un bambino piccolo, ai miei tempi succedeva moltospesso, con il passaparola noi piccoli eravamo puntuali ad aspet-tare l’uscita della piccola bara dalla chiesa. L’usanza de le timbemejie voleva pu murticidde, il lancio di confetti (quelli cannelliniviselunghe), all’uscita del feretro. La gioia di noi piccoli intenti acatturare il maggior numero possibile di confetti forse serviva alenire e congelare per qualche attimo il dolore dei poveri genitori.Al corteo non partecipavano le donne che sopraffatte dal dolorevenivano fatte rientrare subito dopo la cerimonia funebre, oppu-re venivano accompagnate direttamente al cimitero nel caso ditumulazione subito dopo u saleute. I parenti che seguivano labara avevano tutti i baveri delle giacche rigorosamente alzati,anche durante il mese di agosto e facevano sfoggio du bittaunembitte nero all’occhiello della giacca. Al palazzo delle condo-glianze si dava u saleute. La parola condoglianze non era moltoin uso ai miei tempi. Abbracciando il famigliare si sussurrava:«saleute a signirì e a jidde mbaraveise». Come potete notareoltre al sopravvissuto, un caro pensiero era rivolto allo scompar-so che, per delicatezza, noi non facevamo passare neppure perun momento dal purgatorio perché era rivolto direttamente a jiddembaraveise, sistemandolo senza preamboli alla destra di DioPadre e per quel giorno il titolo di Vostra Signoria non si rifiutavanemmeno o chiù vastasidde. Durante il corteo non si parlava dialtro che del bene fatto dalla buonanima. Anche quando il sog-getto era stato molesto o le cui condizioni invogliavano ad augu-rarne il trapasso, l’evento veniva mascherato con un «Menu mele,ha ferneute de seffreje». Dopo u saleute o la sepoltura, i parenti,a piedi (non c’erano macchine ai miei tempi), sempre in gruppoe con i baveri delle giacche rigidamente alzati, rientravano acasa.

VINCENZO DEPALMA

Dopo il rientro a casa e u saleute di qualche ritardatario chenon aveva potuto partecipare alla funzione, i parenti più stretti,in casa o presso qualche compiacente vicino, avevano prov-veduto alla sopravvivenza dei superstiti. I congiunti venivanoavvicinati ed incoraggiati da un perentorio «Mo’ a da penze’ asigniri’! Tine le figghie e mo’ a da penze’ pure a lore».E così, lasciando una sedia vuota, simbolicamente il postodel caro estinto, i famigliari incoraggiando i superstiti li faceva-no sedere a tavola pu cunze. So che la parola vi suona stranama significava il consolo ed era il modo di rinfrancare i colpitidal lutto. Di solito si serviva brodo bollente con i tagliolini fatti amano in casa, pesce, sopatavue innaffiati da generoso vinocasalingo. Considerando che quella gente non toccava cibodalla mattinata del giorno prima si può tranquillamente affer-mare che l’appetito non mancava, anche se si fingeva di man-giare a malincuore comunque sempre incoraggiati da nusfurzete a mangé! Pinze ca tine le figghie da cambé!Mio nonno, a questo proposito, mi raccontava che un parente,intento a servire i commensali, considerata la velocità con cuisparivano le pietanze, giunto alla frittura di pesce, indicando lasedia vuota, commentò: «Dde s’assidajve la bonanime!».L’ondata di commozione che sopraffece i commensali gli con-sentì di salvare la sua porzione. Ora tutta questa coreografia èscomparsa, tutta la solidarietà messa in mostra dai parentisembra essersi raffreddata direi quasi sembra scomparsa. Alrientro a casa ritrovi solitudine e gelo.Quella solitudine ti invita a dire con Fabrizio De Andrè:«Quando si muore, si muore soli,questo ricordo non vi consoli,quando si muore, si muore soli».Spero non avervi rattristato troppo con questo articoletto. Ilmio scopo era illustrarvi alcune differenze tra il passato ed ilpresente, che, come potete ben notare, non sono poche, né dipoco conto.

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Lo scorso 11 febbraio la chiesa ha celebrato la XVIIIgiornata mondiale del malato. La data scelta non ècasuale, infatti in quel giorno del 1858 avvennerole apparizioni della Vergine a Lourdes che da alloraè divenuta tappa di tutti i malati cristiani pieni difede. Da quel momento cominciò a svilupparsi intutto il mondo il culto della Vergine appunto sottoil titolo di Madonna di Lourdes. In particolare nellanostra Giovinazzo questa devozione si divulgò pressola chiesa di S. Agostino, per devozione del sac. Fran-

cesco Piscitelli e con il passare degli anni si èsempre più incrementata cosa che fa indubbiamen-te piacere. Si tratta di una festa, con una processio-ne, che non ha nulla di pagano come già evidenziatoaltri anni su queste stesse pagine. Per quale motivocosì come si vede tanta gente partecipare a questaprocessione non la si vede a quella del Corpus Do-mini? Non cambia assolutamente nulla. Quel Gesùche gira per le strade del rione di S. Agostino l’11febbraio è lo stesso che viene portato per tutta lacittà il giorno del Corpus Domini. E perché l’11febbraio si addobbano le strade, i balconi, con fiac-cole e il giorno del Corpus Domini invece le stradesono spoglie e per giunta deserte? È vero che laprocessione della Madonna di Lourdes era lunghis-sima e che quindi era difficile che tutti ascoltasserochi guidava la preghiera, ma non penso che per que-sto motivo si potesse blaterare durante la stessa onon voler procedere quando qualcuno invitava aprocedere. Se n’è vista tanta di gente incurante del-la fede! Se n’è vista tanta di gente che dice di seguiresolo questa processione perché è la sola in cui siprega soltanto (le cerimonie estive sono accompa-gnate dalle note della banda) dimenticando inveroil dovere al raccoglimento quando si accompagnaGesù Sacramentato, Gesù Vero e non un mero si-

mulacro se non ai capezzali almeno all’uscio di chinon può avvicinarsi a Lui perché ammalato! E ricor-di questa gente che la stessa cosa si fa il giorno delCorpus Domini. Non a caso forse il compianto mons.Bello dispose che la banda non seguisse più la pro-cessione del Corpus Domini, processione che ormaista rientrando nella categoria di quelle «estive».Tornando a queste ultime, è ormai voce diffusa chea Giovinazzo sono troppe. Ma per chi ha buonamemoria così come venti anni fa quelle erano e quel-le sono. Penso sia lecito supporre che anch’esse alloro fiorire avevano un seguito numeroso, e forseerano anche di più, basti tener conto che oggi nontutte le confraternite di Giovinazzo sorte tra ‘600 e‘700 festeggiano con festa esterna il proprio titolare,e che eccezion fatta per la festa patronale, tutte lealtre processioni sono state istituite tra la fine delXIX (Mad. Grazie, Mad. Rosario, S. Medici) e lametà del XX secolo (S. Antonio, S. Cuore, Mad.Carmine). Penso sia lecito ipotizzare che chi comin-ciò a seguire queste, e soprattutto altre feste scom-parse, lo fece con lo stesso spirito con cui oggi si dicedi seguire la processione della Madonna di Lourdes.Quindi, tornando alle c.d. «feste estive» delle quali sivocifera che son troppe e che andrebbero soppresse,se qualcuno ha fede vera, con quello stesso spiritocon cui è seguita la processione della Madonna diLourdes, si prodighi affinché si adattino ai tempi.Nessun Santo si offenderebbe se il proprio simula-cro non fosse accompagnato dalla banda ed anzichépassare per la Piazza principale della città sotto unafastosa illuminazione si fermasse per un attimo in-sieme agli Anziani della Casa di Riposo, e tanto menoquel santo si risparmierebbe di intercedere pressoDio se in occasione della sua festa NON fosse incen-diato alcun fuoco d’artificio. E forse avrebbe molto

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più piacere di andare pellegrino a sfamare chi ha biso-gno anziché veder fare nei paraggi della ‘propria chie-sa’ sagre gastronomiche o altre manifestazioni total-mente pagane (balli, concerti, etc.). Siamo in un pe-riodo di crisi economica e chiediamo aiuto dal Cielo.Diciamo che siamo stanchi di contribuire alle feste‘estive’ di paese, ma a vedere i fuochi sul lungomareci siamo tutti, così come non manchiamo neppurealle sagre ed altri eventi uniti alla festa religiosa perfare audience. Viene spontaneo pensare che i cam-pioni della fede sono soprattuttocampioni di ipocri-sia Ha forse ragione il Tizio del comitato X che dice«è la gente che vuole i fuochi!». Ma non era la stessa gentestanca di contribuirvi!?In un paese vicino ho avuto modo di notare comein occasione della festa di S. Antonio i soldi raccol-ti per i fuochi d’artificio sono stati devoluti ad ope-re di misericordia corporale, rendendo edotti di ciòtutti coloro che avevano contribuito, attraversol’affissione di pubblici manifesti. Ogni altro com-mento diviene superfluo

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Lontanamente il Carnevale ha le radici in sacri riti legati ai ritmistagionali della natura, mentre relativamente nell’immediato è le-gato alle feste licenziose dei romani chiamate Saturnali, che sisvolgevano in dicembre. In molte zone d’Italia fino a qualchesecolo fa appariva ancora forte questo legame tra i Saturnali edil Carnevale e da noi è rimasta traccia a Putignano, tanto è veroche in quella città il Carnevale, che per continuità è il più anticod’Italia, ha inizio sin dal giorno di Santo Stefano con le cosiddet-te propaggini, manifestazioni di gruppi che in versi e musica di-leggiano l’eventuale cattivo operato dell’Amministrazione Comu-nale o dei singoli Amministratori. Anche le sfrenate baldorie dellanotte di S. Silvestro possono essere viste, secondo alcuni stu-diosi, come un momento residuo delle antiche feste che hannogenerato il carnevale. La Chiesa Cattolica ci ha tenuto a salva-guardare il periodo natalizio da influenze pagane e così ha spo-stato l’inizio del Carnevale al 17 gennaio festa di S. Antonio Aba-te.Nella Grecia antica tra febbraio e marzo si svolgevano delle fe-ste contrassegnate dal passaggio del carro navale che portavacolori che dovevano rigenerare il cosmo. In virtù di questo prece-dente non è balzana l’idea di far derivare la parola Carnevalepiuttosto da carro-navale che da carne-levare cioè togliere dimezzo le carni per l’arrivo della Quaresima (quaranta giorni allaPasqua) periodo di rinuncia e sacrifici in penitente preparazionealla Pasqua. Bisogna dire che oggi rinunce e sacrifici non si fan-no più e che giusto il Venerdì Santo per rispetto alla morte diCristo si rinuncia ad un pasto abbondante facendo spazio alpregiatissimo calzone di pasta frolla ripieno di cipolle che forse èda collegare a quel calzone dei Romani, chiamato moretum, ci-tato dal famosissimo poeta Orazio. A Molfetta, alla mezzanottedel martedì grasso la campana grande della Cattedrale spandetrentatré rintocchi sulla città e sul mare, al termine dei quali dallavicina chiesa del Purgatorio parte la processione così detta dellaCroce. Questa, che verrà portata in giro con le processioni del-l’Addolorata e della Pietà, nell’ultima notte di carnevale è seguitada un migliaio di fedeli che recitano il rosario coprendo il traccia-to delle due processioni citate organizzate dall’Arciconfraternitadella Morte.Al centro città di Ruvo invece si espongono (ormai ridotte a quat-tro) le quarantane, vecchine fantoccio sostenute a centro strada,all’altezza del primo piano dei palazzi, dal ferro filato agganciatoa due balconi. Esse hanno appesa al collo un’arancia in cui sonoconficcate sette penne di gallina che vengono tolte una alla voltaogni venerdì di quaresima. Dopo il Venerdì Santo le quarantanerestano sprovviste di penne: ormai la Pasqua è arrivata. La do-menica di Pasqua al passaggio processionale del Cristo Risortole quarantane vengono fatte esplodere e bruciare imbottite dimortaretti ai quali si giunge per mezzo di una lunga miccia acce-sa. Dalla modalità dell’incendio si traggono auspici per il raccoltoe per la vita in genere. Nei luoghi dove il Carnevale ha un legame

antico con la tradizione, si può assistere al rito del processo edella condanna a morte e dell’esecuzione della pena di re Carne-vale composto da un fantoccio di paglia e stracci che viene bru-ciato. Questo rito è ciò che rimane di un antichissimo rituale incui il re di una tribù si sacrificava veramente affinché con la suamorte potesse ottenere benessere per la sua comunità dagli deio dalla dea Natura. Per questo aspetto del sacrificio fatto in cam-bio del benessere spirituale quella volta, di una comunità, fu mol-to significativa la morte del filosofo eretico Giordano Bruno con-dannato ad essere bruciato vivo sul rogo in piazza Campo deiFiori a Roma la notte del martedì grasso del 1600. Alcuni studio-si nel fantoccio quaresima o quarantana vedono la vedova diCarnevale che in effetti era vista e si vede al seguito dei corteiche accompagnano il funerale di Carnevale. Ella piange ma, persuscitare ilarità, impreca contro i difetti del marito mentre i suoiparenti fingono di intingere nei pitali o cessi mobili (che si usava-no ancora negli anni ’50 per deporvi le deiezioni umane) gli scopinidi fibre vegetali legate attorno ad un tronchetto di legno e di be-nedire la gente. Davanti a queste simulazioni c’era e c’è un fuggifuggi generale. Alla metà degli anni ’50 tra la domenica e il mar-tedì grasso, si vedeva per Giovinazzo un certo movimento dimaschere fatte in casa e ricavate da modifiche di vestiti troppoconsunti. Le maschere più diffuse erano quelle dello Zingaro edella Zingara. Ricordo molto vagamente che con un gruppo dibambini guidato da una mia cugina più grandetta passavo per lecase a piano terra di via S. Maria degli Angeli e di altre della cittàantica allora molto popolosa, e il gruppo si faceva dare dolcetti ecaramelle in cambio del canto di una canzoncina che diceva«Buona sera padrona di casa, buona sera madonna mia! Buonasera padrona di casa!» L’uso della parola madonna (mia signora)fa pensare che il canto fosse molto antico e stranamente nonl’ho ritrovato tra quelli recuperati dal prof. Beniamino Andriani econservati dal prof. Tridente e poi portati alla luce nel 2008 daFedele Depalma. Ricordo che un anno, stanco di fare lo zingaromi vestii a pistolero americano copiando i personaggi che vede-vo nei film western e un altro anno mi vestii da indiano d’Americafacendo cucire da mia madre delle carte tagliuzzate a pettinelateralmente ai pantaloni e costruendomi un accetta con lama dilatta. No credo che Giovinazzo abbia avuto mai una maschera

DEL PROF. MICHELE CARLUCCI

Carnevalee

Quaresima

Carnevalee

Quaresima

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caratteristica come non l’ha mai avuta Molfetta, dove il nomeToëme non apparteine ad una maschera ma al Carnevale vero e

proprio, visto come un tronco tagliato (Toëme deri-va dal greco antico tomeo che vuol dire io taglio) emesso a bruciare sul fuoco. Questa traccia riportaall’antico rito del sacrificio del re di cui si è dettosopra. Ripeto, Giovinazzo non avrà avuto una ma-schera caratteristica e nemmeno il nome per Car-nevale. Questa affermazione mi serve per correg-gere quanto affermato da Nunzia Stufano nell’otti-mo articolo professionale sul Carnevale apparso inprima pagina sull’ultimo numero di Okkio, infatti ilnome di Battaglione che la brava giornalista riferi-sce al Carnevale Giovinazzese, in realtà era il so-prannome di un signore che gestiva una cantina-rivendita di vini in piazza Costantinopoli, il quale,per movimentare la città, l’ultima sera di carnevalenelle vesti del defunto Carnevale deposto su unalettiga, si faceva accompagnare da una brigata diallegri giovani. La modalità del trasporto era parti-colare: quattro ‘confratelli’ con camice bianco porta-vano (anziché a mano) a spalla una barella; me-diante un foro nel ripiano di questa fuoriusciva latesta di Battaglione che in realtà camminava congli altri per non pesare sulle loro spalle, sulla barellaveniva creato un certo spessore che simulava lapresenza di un corpo sotto la coperta e per non farscoprire che Battaglione camminava i quattro latidella barella erano attentamente coperti da teli chegiungevano fino a terra. Il trucco ci fu svelato da unamico che si avventurò a sollevare un lembo di quei

teli per curiosare. Il corteo che accompagnava Battaglione eramolto nutrito e alquanto comico e i componenti facevano partiredi tanto in tanto lanci di confetti che immancabilmente rompeva-no i vetri delle porte dei piani-terra o quelle delle vetrine deinegozi. Per evitare una brusca ‘immersione’ nelle rinunce quare-simali, il martedì grasso aveva una continuazione, per così dire,una coda nella prima domenica di quaresima quando si rompe-va la pignata vaso di creta pieno di ogni ben di Dio (ceci, fave,semi di zucca abbrustoliti, caramelle, cioccolatini) mediante ilgioco ‘moscaceca’: si bendava un volontario o chi vinceva un

gioco di gruppo, gli si affidava un bastone e si faceva dondolarela pignata appesa con una corda a un solido anello conficcatonella volta di una stanza o con altre modalità. Quando la pignataera colpita in pieno e si rompeva succedeva il finimondo perchétutti cercavano di appropriarsi di parte del contenuto. La confu-sione creava un tale divertimento che alcuni si buttavano perterra e si dimenavano ‘starnazzando’. La Quaresima di un tem-po era un vero periodo di sacrifici e rinunce alimentari: nientecaramelle, niente carne, niente panini fuori pasto, niente insaccati.Le rinunce erano rigorose e le mamme dovevano barcamenarsitra verdure e zuppe di pesce per i menù familiari ridotti all’es-senziale. Per questo il ritorno della carne a Pasqua era cosìatteso che le macelleria esponevano gli agnelli, il sabato santosul tardi, tra addobbi cartacei e floreali anche all’esterno dellamacelleria. A Terlizzi questa tradizione era ancora viva alla metàdegli anni ’60.

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Nocera NicolaNocera Nicola

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Tanti auguri dalla mamma, dal papà,

nonni e zii al piccolo GABRILE

CIRILLI che il 26 febbraio spegnerà la

sua prima candelina

compleanno

compleanno

Il 6 gennaio Vincenzo Giordano haraggiunto il traguardo degli 80 anni.

«Lunga vita a nonno Vincenzo».

I figli

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candidamente

«Cetto La Qualunque» è il politicoche vorrei votare. Solo in cambio di unapizza e una birra, cambio idea. Questomese vi aspettate il solito pezzoqualunquista e disfattista di scherno ainostri politiconi candidati per una poltro-na alla Regione. Voto di scambio, voto pa-gato, voto disatteso, voto contestato? Nien-te di tutto ciò. Per tutti gli anta che portosulle spalle dire le solite cose, con la soli-ta indignazione facilmente condivisibile datutti, un po’ mi fa sembrare un personaggioche nel mondo di internet viene definito«spam». Spammare oggi è anche inviare lostesso messaggio in continuazione su forumo su chat o una newsletter via email per otte-nere una sorta di pubblicità forzata. Gli spamsolitamente fanno una brutta fine. E allora,considerazioni diversi, non certo per compia-cere al Direttore o a qualche ammiratore (spe-ro più ammiratrici) ma per riflessioni da con-dividere con chi ha letto tutta La Piazza e pri-ma di buttarla via viene a leggere l’articolo diBruno Lando o il turno dei benzinai aperti ladomenica. «L’acqua è di tutti» - è lo slogan diun candidato lanciato su un grosso manifestoaffisso in paese. Giusto spot in un periodo incui si parla di privatizzazione. Ma se «L’ac-qua è di tutti» il «Pilu» poi di chi diventa?Perchè lì, nella stanza dei bottoni, sientra parlando di acqua e si esce con lochampagne insaporito di biondastro epatinato «Pilu». A noi rimane l’acqua che sadi cloro complici le tubature arrugginite. Aglieletti spetta per merito quella bottiglia effer-vescente che gli inservienti portano durante isimposi perché restituisce i sali quando gron-dano di sudore. Allora se il candidato avessescritto «L’acqua, il pilu, lo champagne, l’autoblu sono di tutti» un pensierino sincero lo fa-cevo per questa tornata elettorale. Ancheperchè si sa che bere l’acqua del rubinetto tifa sembrare down. E poi arrugginisce lo sto-maco. Lo champagne invece fa classe. Boc-cio e guardo un altro manifesto di un candi-

dato con le maniche di camicia stropicciatee sollevate fino al gomito e la scritta «Ri-mettiamoci a lavorare». Ma a chi? Non vo-glio più pensare che solo chi fa politica la-vora e dona lavoro. Con 10mila campagneelettorali sostenute e altrettanti pacchetti divoti di scambio elargiti, mi ritrovo nella tri-ste posizione di disoccupato. Alla mia etàneanche al call-center mi vogliono. Anchequesto candidato, kaput! Se vuole il votoper rimettersi a lavorare allora è unmasochista o un disoccupato che ha damantenere famiglia. Escludendo la secon-da ipotesi per ovvi motivi di carattere finan-ziario, penso alla prima: è un santomasochista che vorrebbe lavorare per glialtri. Santo subito o cassato subito? Santi inpolitica che io sappia non ce ne sono maistati. Beati invece tanti! Ma qualcuno da vo-tare qui lo devo trovare, la scheda in bianconon rientra nella visione di attivismo socia-le - politico - culturale che mi porto dentro.Cerco un candidato da votare. Giro il paesee passo dalla centralissima piazza. Le soli-te 4-5 carogne che in questi giorni, con dentiingialliti dai tanti caffè ingurgitati esigarette divorate per l’eccessivo lavoro diraccatta voti, ti fermano e sorridono: «Caro…caro.. caro.. come stai? prendiamo un caf-fè?». La mano gli trema, dovrebbe essere ilsuo 36esimo caffè da stamattina. Accetto.Non ho nulla da fare se non la solita partitaa flipper. Mi serve il caffè perché dovrei scri-vere il pezzo per La Piazza ed ho bisogno

di spunti.«Nonno Ercolino come sta?» - mi chiedecon finta apprensione.- «L’età sai, vive alla giornata». - «Ascolta, facendo gli scongiuri, appenati sembra che stia per lasciarci, telefonamiche posso farti avere il loculo in posizionebuona. Terza fila, assolata e con vicinatobuono».Nonno Ercolino ormai sembra ‘non volerestendere i piedi’, almeno per questa cam-pagna elettorale, dovrebbe farcela. E se

stende i piedi subito dopo la tornata elttoralequesto raccatta-voti, ricorderà la promessa o midirà che d’improvviso è morto il nonno di un As-sessore (è un esempio… ma facciamo i dovutiscongiuri)? E se stende proprio lui i piedi, il rac-catta-voti, come mi ha detto furente nonnettomio? Declino l’offerta di amicizia post-mortem eguardo avanti. Ma quanto spendono questi chefanno campagna elettorale per conto del suopolitical-man? Se pagano una cinquantina dicaffè al giorno, per un mesetto siamo a circa1500 caffè (molti furbamente prendono aperiti-vo, cornetto e cappuccino, brioche da portare...).Insomma partiamo da un minimo di 1.000 euro.Qualche decina di rappresentante di lista a50euro l’uno, siamo ad altri 1500 euro. Metti ben-zina per giro-paese, telefonate, messaggi concellulare, qualche multa pagata, qualche buo-no benzina, qualche pacco-spesa, superiamoabbondantemente i 5000 euro. La domandanasce spontanea. E quanto rimborsa il political-man, il candidato consigliere al raccatta - voti?Senza ricevuta di spese o rimborsi vari, siamodi fronte ad un finanziamento occulto? O voto discambio? Ma senza fare piccoli scandali cui cistanno abituando, mi chiedo piuttosto: «Quantoammonta la percentuale di ricarico?». Cioè scar-tando a priori l’opzione «lo faccio per amicizia»sui 5.000 euro che ha speso quanto ci mette disuo il ‘sensale di consensi elettorali’? Credo cheil ricarico si stabilisca a voti ottenuti... Se ho spe-so 5.000 euro e ho portato 200 voti ti rispondo-no «Signor ti ringrazio se me li rimborsa», ma seinvece ho ottenuto 7-800 voti il ricarico presumodiventi doppio. Un 10.000 euro ci stanno tutti,insomma. Ma questo a Giovinazzo non succe-de. L’etica politica, l’attaccamento ai principi del-la rappresentatività, l’esercizio di una siffatta e«onorata attività costituzionale» non può esse-re mercificata. Proprio a Giovinazzo, alle elezio-ni passate, abbiamo visto che solo persone per-bene, gente stimata, carismatica e motivata hasfondato con i consensi elettorali. I giovinazzesiche sembrano apatici e disillusi dalla politicaalla fin fine... ma proprio alla fin fine… Passoavanti, un tabellone con un viso conosciuto tro-neggia con un grande sorriso fraterno. Coeren-za. Passato dal Pdl al Pd e all’Udc.Forse lo voto.Ho trovato un candidato sincero. Coerente conil salto della quaglia. Coerente nello stile spre-giudicato, coerente a prenderti sempre per ifondelli nello stesso modo. Mi piace. Provo perlui sincera fiducia. Coerenti come sempre noigiovinazzesi lo rivolteremo: è questa la politica.Almeno uno coerente nell’incoerenza che te lodice pure con i 6x3!

DI BRUNO LANDO

Ecco il listino-prezzi per lacompravendita dei voti!

FATTI E PERSONAGGI SONO INVENTATI DI SANA PIANTA O SONO PURAMENTE CASUALI

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43 MARZO 2010

Uno dei simboli dei giovinazzesi d’America,Michele Depalo. Proprio lui, che ha semprerappresentato tutti coloro i quali valigia di car-tone alla mano, tanti anni fa sono stati costrettia lasciare il paesello per fame di lavoro. Ci halasciati il 14 gennaio u.s. e per tutti noi la sen-sazione è stata quella di un grande vuoto, unapietra miliare del nostro nuovo mondo che nonc’è più.La storia di Michele dev’essere ricor-data in funzione dei suoi antenati. Suo nonno,infatti, a Giovinazzo era soprannominato Mi-chele u boschet. All’epoca ci si avvalevadell’agnomen per indicare lo status di alcunefamiglie. Ogni famiglia aveva un agnomen. Uboschet in particolare, indicava un uomo cheviveva nei boschi, qual era appunto il nonno diMichele e per tradizione tale soprannome ve-niva poi tramandato ai figli maschi. I Depalocomunque erano ben noti a Giovinazzo per-ché considerati da tutti dei grandissimi lavora-tori. La famiglia comprendeva infatti cinquedonne, per cui i maschietti di casa dovevanonecessariamente darsi da fare in campagna.Al ritorno dal servizio di leva Michele incontraTonia Cannato, la sua donna del cuore. Si spo-sano e la terra non riusciva più a soddisfare ibisogni della famiglia. Così il padre di Micheledecise che era ora di levare le tende e partireper terre assai lontane. Si va in America conmoglie e quattro figlie. La primogenita, infatti,nel frattempo si era trasferita a Torino per se-guire il marito che, essendo un meccanico spe-cializzato, era stato chiamato nella nostra caraFiat. Cosa restava da fare a Michele? La suafamiglia era completamente emigrata, per cuiMichele con moglie e due dei suoi figli decisedi seguire le stesse orme dei parenti. L’età peròper quei tempi era ormai avanzata per appren-dere un nuovo mestiere. Era proprio il caso didire «Mest Mechele iav vecchie e s’embaravancor!». In realtà Michele non si perse d’ani-mo e decise di intraprendere il lavoro di pa-sticciere. Non era tutto così semplice. Ovvia-mente la tenacia e la volontà, uniti alla vogliadi guadagnare per mantenere la famiglia eb-bero il sopravvento. Com’era nella sua natura,Michele imparò a svolgere il suo lavoro conestrema precisione. Lavoravamo insieme. Nonc’era neanche bisogno che io controllassi ilsuo operato. Tutto ciò servì ad eliminare il suo

iniziale scetticismo in quanto una per-sona che ha sempre zappato la terradifficilmente riesce a prendere subitoconfidenza con torte e profiterol. La suavita è così trascorsa tranquillamente incompagnia della sua famiglia, figli e cin-que nipotini. Recentemente Michele, dabravo pensionato, aveva ripreso a se-guire il calcio, la sua antica passione.Era un fan accanito della Nazionale Ita-liana e ogniqualvolta si svolgeva unevento si precipitava a telefonarmi perun severo commento post-partita. Perme era tutto un sorriso, in quanto cer-cava anche di descrivere dettagliatamente i particolari del gioco. Mi piaceva pren-derlo in giro in quanto gli ricordavo chenon aveva mai seguito così attentamen-te il calcio come ora. Adesso chissàche partita starà vedendo, libero nell’uni-verso!

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Festa della Donna: sostenitori e detrattoriUna delle feste ormai comandate che il nostro calendario ci propina. Ed una di quelleche ha sempre alimentato tante polemiche negli ultimi anni. Una ricorrenza che spessoserve ai politici per ricordare i progressi registrati dalla figura femminile negli ultimi tempi(Berlusconi permettendo!) e della sua diffusa partecipazione alle decisioni riguardanti lavita della comunità, ruoli ormai di primo ordine che si sono colorati di rosa. E ce anche chiinvece condanna questo eccessivo progresso che snatura la donna, impacchettandolain stereotipi e più o meno concrete ambizioni che la sottraggono a quella che è la suavocazione sin dalla nascita del mondo, il ruolo di madre attenta e premurosa e di guidapreziosa ed indispensabile per la famiglia che oggi ha subito uno scivolone. In realtà sedevo guardare alla realtà giovinazzese, collocata nel Sud Italia, da sempre penalizzanteper l’approccio sociale di ogni donna, allora vorrei istigare le componenti femminili diquella fetta di società ad elevare forte e chiara la propria voce, affinché si possadefinitivamente affermare che ognuno deve poter decidere e gestire la propria vita sen-za essere condizionato da falsi pregiudizi o mentalità arcaiche. Inutile ribadire che ilmaschilismo imperante del Sud Italia non si è affatto avviato verso la decozione, nono-stante i processi di ammodernamento succedutisi negli ultimi decenni. Esistono ancoratanti tabù che hanno l’unico scopo di sminuire il ruolo e le capacità delle nostre conter-ranee al momento giusto e senza possibilità di esclusioni di colpi. La religione in tutto ciòovviamente collabora con lunghe diatribe sulla pillola del giorno dopo e sulla limitazionedegli aborti. Ancora imperante è oltretutto l’influenza della Chiesa sulle coppie separatee le coppie di fatto che in tutti i modi vengono penalizzate mentre, sull’altra sponda nulladi serio si registra a favore della famiglia tradizionale che oggi viene abbandonata amille difficoltà quotidiane. Se poi penso che oltre alle donne italiche quelle che veramen-te stanno peggio dimorano in altri Stati…bè allora c’è proprio da interrogarsi seriamentesul significato di questa festa. È ormai notizia di ogni giorno, quella dei delitti d’onore cheavvengono nei paesi di tradizione musulmana, laddove nell’ambito della stessa famiglia

si preferisce uccidere per futili motivi collegati all’onore o a lacciolifondamentalisti di una religione che pare non avere né capo né coda. Pernon disquisire dell’obbligo del burqa che in realtà avrebbe lo scopopreciso di voler isolare a tutti i costi la donna da qualsiasi contesto socia-le per destinarla unicamente a matrimoni scrupolosamente programmatio a scelte di vita attuate dai componenti maschili della famiglia di origine.Tali episodi purtroppo si stanno diffondendo recentemente anche nelvecchio continente, dove l’integrazione dei capifamiglia di religionemusulmana si scontra con il desiderio delle donne di decidere libera-mente delle proprie amicizie maschili e di scegliere un tipo di vita consonoe in linea con il nuovo luogo di dimora. Ed è proprio questo il punctumdolens che sta favorendo gli episodi di violenza in Europa dei parenti neiconfronti delle donne di famiglie di origine musulmana.Cosa bisogna festeggiare dunque l’8 marzo? Personalmente credo chequando tutti capiranno che la donna non è un essere inferiore e nondev’essere condizionata in nessuna maniera, allora e solo allora sipotrà cantare vittoria con migliaia di mimose.

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Abito a Porto Valtravaglia (VA) da 28anni, ma sono di Giovinazzo. Leggo laPiazza. Leggo sempre le finestre apertedei giovinazzesi del mondo. Vi scrivoperché anch’io ho voglia di aprire unafinestra sul mondo. Nel periodo natali-zio, in compagnia di mia sorella AnnaDoris e suo marito Savino Fiorentinoe con una mia amica e collega CarmelaScuderi, siamo stati a Città del Capo,in Sud Africa, ospiti di lontani parenti dimio padre. La famiglia è quella di Ange-lo Farella, pittore decoratore, (sono suetra l’altro le scene e decorazioni nellaChiesa dell’ Istituto San Giuseppe,nonchè apprezzato musicista della Cit-tadina Banda Musicale), emigrato a Cit-tà del Capo nel 1950 per stare vicino allafiglia maggiore Santina sposataHarrison dal 1946. Gli altri figli sonoPia, Michele, Fedele e Marisa, sopranolirico di fama mondiale, che nei suoi con-certi è spesso accompagnata dalla chi-tarra di suo marito Uliano. La completadisponibilità e amicizia di questa stupen-da famiglia, ci ha consentito di conosce-re Cape Town e dintorni, forse meglio diqualsiasi guida turistica. Inoltre, abbia-mo potuto apprezzare l’attaccamentoalle origini giovinazzesi di questa fami-glia, stare con loro è stato un vero tuffonel passato. Ci ha consentito di riviverecon loro momenti particolari e persone

da loro conosciute e frequentate fino aglianni cinquanta. Ci hanno mostrato filmatistorici di Giovinazzo e il suo hinterland,risalenti alla seconda guerra mondiale.E qui che abbiamo potuto riconoscerealtri giovinazzesi e nostri parenti ormaiscomparsi (zio Cesare Maldari, il nonnoNicola Maldari ). Tanta è stata l’emozio-ne! Loro continuano a parlare non solol’italiano ma anche il dialetto che hannotramandato ai figli e nipoti. Le tradizionisono sempre presenti. Alla vigilia di Na-tale non sono mancati i panzerotti, il cal-zone di cipolle, le cartellate e il panetto-ne. Inoltre tutta la famiglia legge il vo-stro giornale che io spedisco loro ognimese (con le settimane enigmisticheche serve a tenersi aggiornati con l’ita-liano). A Santina, la maggiore delle so-relle, piaciono in particolare gli articolidi Vincenzo Depalma che raccontasapientemente di vecchi mestieri, giochie avvenimenti conditi da frasi dialettali.Spero che questa lettera venga pubbli-cata per riportare l’esperienza di un viag-gio bellissimo e il ricordo di una famigliameravigliosa legatissima alle proprie ori-gini e tradizioni. Saluto Santina, Pia,Mike, Fedele, Marisa, Uliano,Tony, Mar-co, Ugo, Mario, Gigi e in particolareCaterina e il piccolo Gianluca (recitavala preghiera prima di ogni pasto).

Corsy Maldari e i compagni diviaggio Anna Savino e Carmela

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Cape Point , la parte più estrema dell’Africa dove confluiscono i due oceani (Atlantico e Indiano). Da sx : Savino,Uliano, Carmela, Marisa, Anna e Corsy

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Grazie ai fondi del 5x 1000 sottoscritti in Italia per LaFondazione ANT Italia Onlus si è deciso di estenderea Bari e Provincia il «Progetto Famiglie ANT» che pre-vede un sostegno di 250 euro al mese per 6 mesi alleFamiglie disagiate che stiano assistendo nella loro casaun Sofferente di tumore o fino ad esaurimento deifondi disponibili. La procedura è semplicissima. E’ suf-ficiente presentare la dichiarazione ISEE (che deve es-sere inferiore ai 10mila euro annui di reddito familiare)accompagnata dalla richiesta di un medico curante (ANTo non ANT) attestante la necessità dell’AssistenzaDomiciliare per malattia tumorale con prognosi ugua-le o inferiore a sei mesi, specificando il nome, cognomeed indirizzo del sofferente, alle Delegazioni di Bari (ViaDe Amicis 43/45, tel.080-5428730, fax 080/5521071),Trani/Bisceglie/ Barletta/Corato (Via Fusco 59 Trani,tel./fax 0883-584128), Acquaviva delle Fonti (Via N.Scalera 45, tel./fax 080/758055), Molfetta (C.so ReginaMargherita 18, tel./fax 080-3354777), Casamassima(C.so Vittorio Emanuele 89, tel./fax 080/674862).Questo programma sarà attivo dal 1° marzo 2010, finoal 27 febbraio 2011 o fino ad esaurimento dei fondidisponibili. L’assegno sarà consegnato mensilmentedagli Uffici ANT di competenza.Il supporto alla Fami-glia resta incondizionatamente anche “dopo” e perquesto abbiamo deciso di offrire un contributo per lespese del ‘giorno dopo’ a tutte quelle famiglie che sitrovino in disagio economico e ne facciano domanda.La modalità di richiesta è semplicissima: è sufficientepresentare la dichiarazione ISEE (che deve essere infe-riore ai 10.000,00 euro annui del reddito famigliare)accompagnata dal certificato di decesso redatto da unmedico ANT e della fattura o della ricevuta di paga-mento per il solo trasporto fino ad una cifra di 300Euro. Occorre specificare il nome, cognome ed indiriz-zo della Persona venuta a mancare. Durata: dal 1° mar-zo 2010 al 27 febbraio 2011 o fino ad esaurimento deifondi disponibili.Com’è noto ANT ha la più grandeesperienza di assistenza domiciliare al inondo, avendogià assistito oltre 75.000 Pazienti affetti da tumore intutta Italia e 23.000 nella Regione Puglia, per circa 100giorni in media.

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Caro Franco, stavolta ci hai sorpresi tutti. Non ci hai stac-cati su di un lungo rettilineo lastricato di pietre come face-vi nelle tue leggendarie Parigi Roubaix, ma ci hai lasciatiin curva.Perchè non ci hai aspettato, come facesti conDoclous Lassale nel 1993. Forse avevi paura che ti avrem-mo giocato qualche brutto scherzo sul traguardo comefece il francese ? No, Franco, lo sapevi che di noi ti potevifidare. Specialmente di noi pugliesi e baresi in particolare,che per te stravedevamo. La scuola di ciclismo del S. Paolodi Bari, l’abbiamo intitolata a te, perchè ti dissi che noi«avevamo bisogno dell’esempio di grandi uomini e non digrandi campioni» e ti ricordi quando scherzando ti dissi«la scuola te la dedichiamo in vita, così è un modo perallungartela......».Se ripenso a quella frase, rimango ancora più sconvolto.Spero mi perdonerai, ma mai avrei immaginato di antici-pare una tragedia così grande. E che dire del nostro ulti-mo incontro ventiquattrore prima dell’incidente. Ti ho dataquella letterina sigillata della bambina del S. Paolo, chepur non avendoti visto mai correre, ti adorava e ti voleva bene. E come leitanti altri e noi tutti ti adoravamo e ti volevamo bene. Io non so cosa cifosse scritto in quella letterina, spero che tu abbia fatto in tempo a legger-la e ad esserne felice. E’ la prova provata di quanto hai inciso sui nostriragazzi. Stavamo già pianificando il tuo arrivo a Giovinazzo, Bari e nelcircondario, il 18 maggio, il giorno del Giro a Bitonto. Tu saresti stato il«premio» a tutti quei bambini che si apprestano a partecipare al Pinocchioin bicicletta. Mi avevi detto che saresti arrivato la sera prima «così lescuole le visiteremo tutte....». Ora Franco io come faccio. Sei andato viain quella maledetta curva !!!Ma ho fede, so che mi aiuterai ancora e non mi abbandonerai.Come hai aiutato Luca e mamma Tina, te lo ricordi. Planasti qui con tuamoglie Sabrina il giorno dopo il tuo 44.mo compleanno. Volesti essereprima accompagnato da Padre Pio, perchè volevi ringraziarlo per il tuoMatteo, che guariva a passi da gigante. Poi andammo insieme da Luca,mi ricordo come gli parlavi e lui che voleva stare con te e non lasciarti più.Che fatica per convincerlo a lasciarci andare. Gli dicesti che un giornoavreste fatto un …. giro in bici insieme.E poi la UISP, la premiazione, il tuo intervento sul palco. La maglia iridatadi Bettini in dono e tu che spiegavi che prima di vincerla una grande corsa,bisogna imparare a perderla.... Ora tu ci hai fatto perdere tutti, perchè seiscappato in curva, ma impareremo la lezione, ci ricorderemo di tutto quantoci hai insegnato e lo trasferiremo ai ragazzi nelle scuole. E allora vincere-mo, noi con te, perchè tu sarai sempre il nostro C.T. Il migliore, il piùvincente che la storia del ciclismo (e credo dello sport italiano) abbia maiavuto. Nessuno ha la tua media di successi.Per questo, ho deciso che oggi inizierò i primi incontri nelle scuole con ibambini. Non verrò a trovarti ora. Ci sarà senz’altro tanta ipocrisia intornoa te. Verrò da te quando nessuno ..... ci disturberà. Preferisco parlare di tea quei bambini, raccontandogli della festa che avremmo fatto insieme,partendo dalla fine e non dall’inizio. Dalla fine di un uomo buono, di un

campione per bene e di un amico fraterno. Sono feliceperchè tutte le cose che ci andava di raccontarci ce lesiamo sempre dette. E non solo di ciclismo, quindi ora ilmio impegno sarà diffondere i tanti tuoi messaggi che mihai regalato. La farò per me, per te e sopratutto per i tantiragazzi che meritano di conoscere il vero «Ballero» quel-lo della Roubaix, quello della dolcezza, quello della veraamicizia. Ciao Frank, riposa in pace.

Amici per sempre, Tom.

«Ballero» nel mio cuore

il ricordo

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