LA PIAZZA DI GIOVINAZZO APRILE 2011

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1 APRILE 2011 Ph: Nico Mongelli

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MENSILE DI VITA CITTADINA

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1 APRILE 2011

Ph: Nico Mongelli

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ASS. AMICI DELLA PIAZZAII TRAV. MARCONI,4270054 GIOVINAZZO (BA) ITALY

Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba)Edito da Ass. Amici della PiazzaIscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996Part. IVA 05141830728 Iscr. al REA n.401122Telefono e Fax 080/394.63.76IND.INTERNET:www.giovinazzo.itE_MAIL:[email protected]

Fondatore Sergio Pisanidirettore responsabile Sergio Pisani

redazionePorzia Mezzina - Agostino Picicco - Ales-sandra Tomarchio - Damiano de CegliaMarianna La Forgia - Daniela Stufano -Vincenzo Depalma- Onofrio Altomare -Angelo Guastadisegni - Diego de Ceglia- Michele Carlucci - Mimmo Ungaro - Pino Lisi - Marta De Vivocorrispondenti dall’esteroVito Bavaro - Nick PalmiottoGiuseppe Illuzzi - Rocco Stellaccistampa - Nuova Poligrafica (Modugno)progetto grafico - Ass. Amici dellaPiazzaGrafica pubblicitaria: C. Moreseresponsabile marketing & pubblici-tà: Roberto Russo tel. 347/574.38.73

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La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scrittisenza alterarne il pensiero. Gli articoli im-pegnano la responsabilità dei singoli autorie non vincolano in alcun modo la linea edi-toriale di questo periodico.Finito di stampare il 24/03/2011

Cittadine e cittadini carissimi,La Camera dei Deputati ha approvato il3 marzo scorso il decreto sul federalismomunicipale. Prima di prospettare futuriscenari e cambiamenti all’indomani deldisco verde che il Parlamento ha dato aquesto scellerato provvedimento, consen-titemi una premessa.Il 14 marzo sono stati diffusi 3 dati. Ilprimo lo hanno diffuso la Ragioneria Ge-nerale dello Stato e il Dipartimento delleFinanze: le entrate tributarie nel 2010 mo-strano, rispetto al 2009, un incrementonetto di 6,572 miliardi di euro (+1,6%).Il secondo dato viene dalla Banca d’Ita-lia: il debito pubblico dell’Italia raggiun-ge un nuovo record: a gennaio sale a1.879,926 miliardi rispetto allo stessomese dell’anno prima, quando si era atte-stato a 1.790,805 miliardi (+4,9%). An-che il terzo viene dalla Banca d’Italia: ildebito delle amministrazioni locali a gen-naio 2011 ammonta a 111,606 miliardidi euro, in calo rispetto ai 112,391 mi-liardi dello stesso mese dell’anno prece-dente.I tre dati certificano per l’ennesima voltache, da una parte, il governo delcentrodestra continua a produrre più tas-se e più deficit pubblico, dall’altra, i co-muni continuano a fare la loro parte nellariduzione del debito. L’intera propagan-da sul federalismo fiscale, invece, partedal presupposto contrario, del tutto fal-so, che siano i comuni ad amministraremale. Certo, non escludo che ci siano co-muni male amministrati, ma sono unaminoranza risibile. Se i conti pubblici peg-giorano, la colpa è di Berlusconi, Tremontie Bossi, non di Antonio Natalicchio. E’inutile girarci troppo intorno. I timori deisindaci dei comuni più piccoli non sonoinfondati. La domanda ricorrente sarà

di Giovinazzo

sempre la stessa: «Se il Governo Berlusconi -Bossi premierà gli enti locali ‘virtuosi’, quelli chenon spendono più di quanto incassano, cosa saràdella nostra città? Giovinazzo sarà penalizzatacome Napoli?». Non so cosa succederà dal21 maggio pv (giorno dell’inizio delle eser-cizio del provvedimento). So però quelloche è successo in questi anni. Il PDL e laLega hanno pagato con i soldi di tutti gliabusi e gli errori degli amici loro. Guarda-te cosa è successo a Catania, il cui sinda-co, medico personale del premier, dopo averfatto bancarotta, è stato premiato con unoscranno in Parlamento. Oppure guardatealla vicenda delle quote latte: in quel casoil governo, con i soldi di tutti i cittadiniitaliani, paga le multe per le infrazioni de-gli allevatori leghisti. Anche la virtuosità

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5 APRILE 2011

UN CANDIATO SINDACOPER VOLTA. QUESTOMESE: TOMMASO

DEPALMA,IL SANTO CHEMOLTIPLICÒ I PANI E IPESCI NELL’ESTATE DEL

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riale

che distinguerebbe gli amministratori del-la Lega dagli altri è una fiaba per gli al-locchi. Cito, per motivi di tempo, solo icasi segnalati recentemente da Carlo Al-berto Tregua sul sito del Quotidiano diSicilia. L’ex sindaco di Silea, CesareBiasin, affittava un appartamento a pro-stitute e trans. L’assessore di San Miche-le al Tagliamento, David Codognotto, èstato arrestato per una tangente di 15 milaeuro. Edouard Ballaman è stato costret-to a dimettersi da presidente del Consi-glio del Friuli perché usava l’auto blu perandare a trovare i suoceri. Il senatorevicentino Alberto Filippi è stato chiama-to in causa nell’inchiesta sulla maxi eva-sione fiscale di Chiampo.Quanto a Giovinazzo, ricordo solo alcu-

NATALICCCHIO

o municipale

zza...

o municipale

zza...

ni dati. In nove anni la nostra ammini-strazione, senza contrarre alcun nuovomutuo, ha portato sulla città opere pub-bliche per quasi venti milioni di euro eun volume di servizi prima sconosciu-to, ha pagato ogni anno una rata di400.000 euro per rifondere i mutui con-tratti dalle amministrazioni e dai com-missari che ci hanno preceduto, ha ono-rato altri debiti vari rivenienti da vicen-de del passato (per esempio, quest’an-no, 650.000 euro dovuti agli avvocatiche seguirono il comune negli anni Ot-tanta e Novanta per gli espropri nellavecchia zona 167), ha fatto fronte allenuove bollette sui rifiuti (per dare unordine di grandezza, più di un milionedi euro tra 2009 e 2010). Abbiamo fat-to questo, rispettando sempre il patto distabilità con l’unica eccezione del 2007,quando abbiamo scelto di non rispettarloper motivi contabili. A seguito di quellascelta siamo stati poi costretti dallo Sta-to al nostro unico intervento sulle en-trate tributarie comunali: l’aumento nel2008 dello 0,2% dell’addizionale IRPEF(per un valore di circa 350.000 euro al-l’anno). Concludendo: dai primi calcolisi prevede che il federalismo municipa-le creerà una disparità per aree geografi-che con una diversa ricaduta. Milano conil federalismo guadagna 211 euro a cit-tadino, Parma 320, Monza 201, mentreNapoli ne perde 327. Il federalismo siconferma utile solo al Nord e danneg-gerà irrimediabilmente il Mezzogiorno ein modo particolare i piccoli comunidove attualmente i sindaci devono faresalti mortali per mantenere le scuole eassicurare i servizi minimi.Vi abbraccio tutti.

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Più di 3mila sanzioni in tremesi. I Photored, i semaforiintelligenti, scatenano unterremoto in città

DELIRIO

GIALLO-ROSSO

l’inchiesta

Sono sempre in due. Sostano ogni giorno nei paraggi delComando di Polizia municipale. Hanno un solo obiettivo:avvicinare, circuire per poi fidelizzare con una tessera pres-so uno dei tanti Movimenti per la Difesa dei Consumatorile vittime del photored. Lo fanno sciorinando il solitorefrain: «Più siamo meglio è». E in molti, illuminati dalla spe-ranza di precedenti sentenze di Cassazione che danno lororagione, abboccano come allocchi. E’ l’altra faccia dellamedaglia. Uno sciacallaggio perpetrato ai danni del popo-lo degli automobilisti col vizietto del rosso che non sannoa che santo affidarsi. 40-50 euro a tessera, fanno una mon-tagna di soldi. Che è sempre meno alta di quella che incas-serà l’Ente Comune per le 3.046 sanzioni comminate perla violazione dell’art. 146 comma 3 del codice della stradapari a 154 euro, cui si aggiungono le spese di spedizione esei punti in meno sulla patente nel periodo che va dal 21dicembre all’1 marzo. Sembra un film. Sembra «La febbre

dell’oro» per le cifre in euro che andremo a scodellare. Av-venturieri, millantatori ed Ente Comune, animati dalla solafebbre di far soldi. Al centro c’è il popolo dei penitentidella strada, le vittime che popolano questa Italia selvag-gia. Prendetevi il cestello dei popcorn accompagnato dauna Dreher ¾. Vi aiuterà a eruttare meglio alla fine delfilm. Il primo tempo sta per iniziare…

VOILÀ IL PHOTORED. E’ il 20 dicembre. Arrivanoanche a Giovinazzo i semafori che fanno le multe, i‘Photored’ che scattano l’immagine del trasgressore chepassa col rosso. Sono due, installati in via Molfetta, all’al-tezza del cimitero. Il funzionamento è semplice: chi passacon il rosso viene fotografato e multato. L’amministrazio-ne comunale li ha presi in noleggio per sei mesi al costo di20mila euro dalla Italtraff s.r.l. di Mandria. L’obiettivo pa-lese: garantire la sicurezza dei pedoni in prossimità di unattraversamento pedonale (specialmente il venerdì con l’al-lestimento del mercato rionale) che nessun veicolo rispet-tava e garantire maggiore sicurezza sulla strada in prossi-mità di un imbocco stradale (lato mare e lato monte, inprossimità della stazione dei carabinieri) quasi sempre ne-gata. Obiettivo nascosto: far cassa, tamponare il mancatointroito Ici da parte dell’Ente Comune dovuto alla nuovanormativa. Figurarsi con l’ingresso del federalismo fiscalemunicipale. Niente di più fallace nutrire quest’ultimo pen-siero distorto? «I proventi delle infrazioni della strada - tuonaforte l’ass. alla polizia municipale Albrizio – possono esserereinvestiti solo in sicurezza e segnaletica stradale». Sarà vero?Chissà perché poi le nostre strade somigliano a quelle diBaghdad. Prendete la calcolatrice e capirete che i soldi chesi accinge ad incassare il Comune di Giovinazzo non sono

DELIRIO

GIALLO-ROSSO

di SERGIO PISANI

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7 APRILE 2011

da meno alla montagna di dollaridi zio Paperone. 3.046 sanzioni dal21 dicembre all’1 marzo moltipli-cate per 154 euro (escludiamo latassa sulla raccomandata di spedi-zione). Tradotti in soldoni fanno460mila euro al trimestre. Senzasconti per i trasgressori, altrimentiarriva Equitalia e sono guai su guai.

PILLOLA MENO AMARA. IlComune apre il cuore alla solida-rietà dei più recidivi. «C’è la possibi-

lità - spiega l’ass.Albrizio - di pagare le

sanzioni amministra-tive relative al codice

della strada, suddivi-dendole in rate presentando richiesta al sin-

daco». Già una vita a rate. Mica unabrutta idea per chi non ha rispettato per 16 volte ilrosso ed ora si ritrova al verde in banca. C’è di più.«Cercheremo di organizzare in loco – aggiunge l’ass.Albrizio – corsi di recupero gratuiti per chi ha perso i puntisulla patente». E’ la solita storia del cane che si mordela coda. I popcorn non sono finiti, sono ancora nelcestello mentre il primo tempo di questo salasso pre-senta un succulento dessert. L’assessore alla Poliziamunicipale invita tutti i trasgressori a leggere attenta-mente le avvertenze sulla comunicazione che si riceve:«Se entro 30 gg dalla ricezione della raccomandata non siprovvede a comunicare il nome del guidatore ai 154 euro si

aggiungono 275 di ammenda». Speriamo che il giornalesia foriero di questa istanza. Finite i popcorn che ilsecondo tempo sta incominciando. Intanto tracanna-te la Dreher per dissetarvi.

FUGARE I DUBBI. Sono diverse le argomentazionia difesa dei trasgressori: «Il photored non funziona, le fotoriportano dati tecnici falsi». «I tempi del semaforo sono troppo

brevi. Dal giallo è subito rosso. Sistema escogitato per fregare

la gente». «I caratteri della segnaletica che informa la presenza delsemaforo con impianto fotografico sono troppo piccoli». L’assesso-re Albrizio non lesina spiegazioni: «L’indicazione che precedeil photored è leggibile se si procede a 50 km/h. Il tempo di attesa

tra il giallo e il rosso è di 4 secondi anziché di 3’’. E’ come se ilphotored fosse impostato per una velocità massima di 75 km/h

anziché di 50 km/h. Le foto scattate non inducono mai all’errore:sono sempre due per ogni infrazione, di cui uno all’atto del

superamento della linea d’arresto e l’altro, quando il veicolo tra-sgressore si trova circa al centro dell’intersezione». I photored sono

omologati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.Come dire che le argomentazioni di cui sopra a difesa deitrasgressori sono interpretazioni speciose e prive di fon-damento giuridico, contribuiscono solamente a creare fal-se aspettative nell’utenza, turbando la serenità dei cittadi-ni.I popcorn sono finiti. Il film pure. Scorrono i titoli di coda.«I photored sono i più famosi rilevatori di passaggio col semaforo

rosso. I Comuni guadagnano una barca di denaro grazie a questiapparecchi: infatti, li definiscono semafori intelligenti. L’infrazio-

ne costa 154 euro e 6 punti di patente. Vincere il ricorso è impresaardua». Finite di tracannare la Dreher e liberate un bel rut-to fantozziano. FINE!

SERGIO PISANI

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L’uomo che moltiplicò i

pani e i pesci nell’estate

del 2009 ha promesso oggi

di trasformare Giovinazzo

nella città del sole. Ci riu-

scirà? Ascoltiamolo!

L’uomo che moltiplicò i

pani e i pesci nell’estate

del 2009 ha promesso oggi

di trasformare Giovinazzo

nella città del sole. Ci riu-

scirà? Ascoltiamolo!

un candidato sindaco per volta

Come gli occhi della nottola sono abbagliati dalla luce delsole che non riescono a vedere, ma vedono bene le cosepoco illuminate, così si comporta l’intelletto umano di fron-te ai primi principi, che sono tra tutte le cose, per natura, lepiù manifeste (Tommaso d’Aquino)

Nome: TommasoCognome: DepalmaPrimo principio: Su questa terra siamo provvisoriSecondo principio: Chi non è in anticipo è già in ritardoTerzo principio: Si può gioire anche attraverso le gioie degli altri

Perché da ‘Santo subito’ sei diventato un comune mortale?Perché Voi della Piazza sull’altra copertina avete esagerato e iopreferisco essere mortale in virtù del mio primo principio innanzienunciato.

Chi era San Tommaso?Uno più avveduto di me che aveva creduto che rattoppassero lestrade per il passaggio del Giro d’Italia

Chi era Tommaso d’Aquino?Uno che se fosse vissuto ora, mi avrebbe aperto gli occhi davantialle false promesse del contributo extra dell’amministrazione co-munale per Renzo Arbore

Chi era Tommaso Campanella?Un visionario!

La primavera secondo Tommaso somiglia a La città del Soledel filosofo Tommaso Campanella. Una città utopistica! Vero?Le utopie si combattono con le visioni (che non siano allucinazioni)seguite da progetti seri, Solo così certe volte la luce squarcia letenebre.

Come mai tutti i Tommaso anelano a grandi slanci verso ilcielo?Io non sono fra quelli. Per ora preferisco vivere la dimensione chemi è stata donata dal Padre Eterno. Sto bene come sto!

A furia di guardare sempre il cielo ti sbatteranno dritto al-l’inferno. Non ti sembra?Io spesso parlo con chi immagino sia in cielo. Cerco conforto espero che qualcuno mi ascolti. Ho sempre pensato che la mortebisogna guadagnarsela vivendo. La direzione che prenderò dopo lamorte, me la indicherà qualcuno più “alto in grado” di me. Per oracerco di meritarmi la stima fra i “vivi”. Al resto penserò a tempodebito!

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9 APRILE 2011

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Tommaso Depalma, diavolo, dicci chi sei?Uno normale, che ha imparato tanto dai tanti errori commessi eche pensa che il mondo non sia fatto solo di approfittatori. C’èancora gente che ha valori importanti. Bisogna imparare a rico-noscerli e aiutarli, a far trionfare le idee positive sui farabutti. E’dura ma non impossibile.

Ricordaci come hai moltiplicato i pani e i pesci?Con una visione, trasformata in progetto, poi in obiettivo. Daquesta formula non si scappa. Non ci sono né trucchi, né ingan-ni, ma solo consapevolezza del valore di una proposta e la credi-bilità delle facce che la rappresentano.

Venderai l’anima al diavolo come fece De Curtis in Totò eil Giro d’Italia per conquistare la leadership in paese?Non ho neanche idea di cosa si intenda per leadership di unpaese. Preferisco la gratitudine di persone per bene che apprez-zano il tuo operato. Soprattutto quando devi gestire cose di pub-blico interesse. Non mi interessano le leadership indotte da pa-drini putativi, da soggezione dei cittadini e da persone in condi-zione di non essere libere di esprimere le proprie “reali” opinio-ni.

Perché ti senti Il sole che ride in questo pianto di città?Io non mi sento proprio un bel nulla. Primo perché non vorreiche il partito dei Verdi veda inficiato il loro simbolo. Secondoperché in questa città non ci sia nessuno che da solo possa illumi-nare il futuro dei nostri concittadini. Serve un gruppo vero, one-sto, leale e consapevole che “per loro potrebbe esserci in cambiosolo una pacca sulla spalla….” e nulla più. Gente pronta ad im-pegnarsi per sperare che il sole illumini il futuro dei nostri figli.Ma cominciando da ora…

Quanto hai pagato per la copertina su La Piazza?Nulla e tu lo sai. Anzi non ho speso neanche una telefonata vistoche mi hai chiamato tu. Grazie Sergio, «si propr n’amich.» - comedicono a Bari.

«I peccati sono farina del nostro sacco» (Tommasod’Aquino). Anche il peccato di voler diventare sindaco?Ci sono diversi aspiranti sindaci. Quelli che sono amici degli amici.Quelli che rappresentano il punto di equilibrio per “…sistemaregli affari…”. Quelli che rappresentano la faccia pulita per i solitifurbi. E poi ci sono quelli a cui è la strada (come accade nelciclismo) che ti consacra. Chi è più peccatore fra tutti questi èdifficile dirlo, l’importante è almeno sapersi confessare!

Quanti candidati-sindaco si contano al momento per lapoltrona in paese nel 2013?Forse una decina

Tu sei tra questi?Per il palazzo, per le lobby e per i partiti, sicuramente no! Poi comedetto prima è la strada che mostra i valori in campo. Tutto puòsuccedere a me, come agli altri 12.990 aspiranti che sommati ai 10di prima fanno 13.000 esatti esatti. Perché io all’assessore Stufano,quando si tratta di numeri e di voti, ci credo davvero. Se lui nellaprecedente intervista ha detto 13.000 aspiranti sindaci, così è!

«Voto Stufano perché come il metano mi dà una mano». «VotoTommaso Depalma perché non mi prenderà per il naso».«Hai venduto Kakà, nessuno più ti voterà». Delle tre espres-sioni figurate solo l’ultima è terribilmente vera! Vero?Ti sbagli caro direttore. Kakà è stato venduto (e sai chi ha fattol’affare)? Il profeta del bunga – bunga che continua a governare (ofar finta di farlo) per tantissimo tempo ancora.

Tommaso spese 300mila euro per diventare «Santo Subito».Quanto spenderà per diventare sindaco subito?Vorrei che riformulassi la domanda perché io non ho speso, ma“gestito e investito” per far qualcosa di utile per Giovinazzo. Indue anni abbiamo (non da solo, ma con il mio fantastico gruppo dicollaboratori) gestito poco più di 500mila euro. Lo sanno tutti per-ché i bilanci sono stati resi pubblici. Spero che la gente abbia ap-prezzato il lavoro fatto la bontà del progetto proposto che ci hapermesso di raggiungere risultati economici fin’ora mai raggiunti.Se da aspirante candidato sindaco, dovessi diventare anche candi-dato, state certi che anche quei costi li pubblicherei, invitando glialtri competitor a fare lo stesso. Sai che divertimento?

La femmina ha bisogno del maschio per la generazione.Giovinazzo ha bisogno di Tommaso per costruire una ge-nerazione vincente?Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. C’è poco dagenerare, ma Rigenerare. Penso che Giovinazzo abbia risorseumane, economiche e specifiche competenze, capaci di ribaltare iltrend negativo che attualmente ci caratterizza. Si tratta di motiva-re questa gente di valore a scendere in campo, garantendogli che illoro impegno, non sarà barattato per i soliti affari che avvantaggia-no i pochi a spese di tutti. Basterà liberare le risorse migliori chesecondo me attualmente sono a … riposo, nascosti e soprattuttolontani dalla nostra classe dirigente.

L’elettore giovinazzese si lascia abbindolare soltanto dallemance o anche dalle facce pulite?Io la cosa la interpreto in maniera tragica. E’ la dimostrazione deldegrado economico e morale che alberga in tanti nostri concittadi-ni. Non tutti sono in mala fede, anzi per molti di loro, le elezionisono una delle poche «prospettive di lavoro e reddito». Dico ciò invirtù del senso di impotenza che mi assale, ogni qual volta non

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sono in grado di offrire una speranza (e non un posto) di lavoro achi mi chiede di poter lavorare. Peggio, quando a chiedermelosono padri di famiglia. Vorrei vedere te caro direttore: se non aves-si nulla da mettere in tavola per i tuoi figli, se filosofassi sul “valoreetico e morale del voto”. Se posso formulare un augurio alla miacittà, spero che presto facce pulite potrebbero diventare tante cer-tezze di lavoro e sviluppo

Distribuirai mance agli elettori nella Primavera del 2013?Al momento sono uno dei 13.000, non ho questo problema. Inogni caso le mance le lascerei a chi conosce bene il mestiere….Fosse per me distribuirei concretezze, poche ma certe !!!

La tipologia di elettorato che ripone piena fiducia in te?Non sono un politico, non sono un faccendiere, ho sempre cercatodi evitare di fare false promesse, ho sempre vissuto del mio lavoroe le iniziative da me ispirate le ho rischiate sulla pelle e sul portafo-gli mio e degli amici che mi hanno voluto sostenere. Secondo te,almeno mia moglie mi voterebbe? Mah, speriamo bene !!!

Come mai a Giovinazzo la carovana antimafia di Libera ar-riva puntualmente ogni anno? Significa che viviamo aCorleone?Spero un giorno di incontrare don Luigi Ciotti, un esempio mirabi-le. Per spiegargli che il suo prezioso tempo dovrebbe impiegarlo incittà dove ci sono aziende e dove c’è vera economia. Perché lamafia si accanisce dove c’è un tessuto economico importante, nonin città dove l’azienda più prolifica è quella delle multe ai semaforie dei grattini per la sosta. In ogni caso se dovessi incontrarlo, gliparlerei della Madonna di Corsignano. Sono certo che gradirebbe!

C’è un problema di legalità a Giovinazzo?Noi questa fase l’abbiamo già superata. Uno la legalità la ricerca,quando sente il peso dell’illegalità. A Giovinazzo, siamo molto piùavanti. In buona parte della città c’è la convinzione che il nostrofuturo sia l’investire in discariche, grattini, multe, viaggi di sviluppoeconomico sulle spiagge venezuelane, gestione degli spazi degli eser-cizi pubblici in base agli orientamenti elettorali dei gestori, creazio-ne di aree riservate extra pure per il parcheggio di pseudo disabili,ecc. ecc. Come vedi siamo già oltre. Ma da parecchio tempo…..

Esistono delle lobby in questo paese? Se sì mi dici qualisono?Vedi quanto detto prima. Il quadro è più semplice. C’è unasola grande lobby, quella dell’assopimento delle coscienze.

«Artigiano se ci sei batti un colpo». A Giovinazzo è il caso didire: «Artigiano se ci sei batti 1,10,100 colpi»Io sono un figlio di artigiano. Parlo di confederazioni di artigiani

che avevano una sede seria Che si consorziavano per pitturare tuttele protezioni in ferro sui due lungomari. Che sostenevano le piccoleaziende nell’accesso al credito e tanto altro ancora. Ma allora c’eranogli artigiani, forti e organizzati, perché c’era un tessuto economico ingrado di sostenerli e farli lavorare. Oggi gli artigiani a Giovinazzohanno poco da fare, sono rappresentati da un ex presidente che fascappare gli imprenditori. L’elenco degli artigiani fuggiti via è lungo!

Hai puntato l’indice contro le costruzioni sotto sequestro nel-la D1.1 – D1.3. Piuttosto che sparare nel mucchio perché nonsei andato dal procuratore a fare nomi e cognomi?Ma non ritieni che abbia già dato sul tema? Comunque io non ho dafare i nomi di nessuno, perché non c’è l’ho con nessuno, men chemeno con imprenditori che combattono una crisi tremenda. Ho de-nunciato una mancanza di ‘visione’ che ha permesso di fare figli a treteste, con quattro braccia. Mai e poi mai farei del male gratuitamentea chicchessia, visto che non ho nulla da spartire. Piuttosto caro diret-tore, sono ancora in attesa delle querele che qualcuno mi aveva pro-messo. Io aspetto, così poi pubblicamente ci si potrebbe confrontaresulle diverse ragioni e la gente si farebbe la sua idea.

Ancora. Hai puntato l’indice contro i profili di legittimità del-le costruzioni della D1.3. E poi hai sottoscritto un pre-contrat-to di acquisto di un capannone. Non sei un campione di coe-renza!No, di più. Sono un pirla !!! Solo un pirla può decidere di comprareun capannone (senza appartamento al seguito) a quel costo. Ma latua domanda mi permette di fare una riflessione più profonda chegiro alla città. Cosa deve fare un imprenditore di 43 anni, dopo checirca 6 – 7 anni fa, ha acquistato insieme a un suo collega un terrenoper edificarsi il proprio capannone nella zona D.2 (quella oltre laferrovia nei pressi della via dell’Acquedotto), sperando che si dessecorso alla costruzione di una ‘vera’ zona artigianale senza bisogno divillette al seguito e che ha atteso invano che si battesse un colpo in talsenso. Nel frattempo gli anni volano e acquistare un capannone aGiovinazzo significa caricarsi di un mutuo per i prossimi 20 anni.Fatevi due conti: mi sto condannando a pagare le rate fino all’età di65 anni circa (se Dio mi farà compare). Se aspettavo ancora, nonc’era proprio più tempo. Chiaramente se non fossi un pirla che amala sua città, la scelta più logica era quella di acquistare in città dove iprezzi sono più vantaggiosi e aderenti al valore del prodotto. Quindianch’io andrei a finire nella lista di quelli che abbandonano Giovinazzo.In ogni caso, per trasparenza, sappiate cha ad oggi non ho firmatonessun contratto e che se formalizzerò l’acquisto, lo farò solo suprecise garanzie che mi sollevino da qualsiasi pastoia giudiziaria. Con-siderato che tutti dicono tutto, una volta tanto voglio fare come l’apo-stolo da cui ho preso il nome. Se non vedo non credo.

La sede del Pd sorge vicino ad un pub. Quella di Cittadinan-

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11 APRILE 2011

za Attiva sorgerà a fianco ad un risto-bar?Non so se ci sarà una ‘Cittadinanza attiva’ e se ci sarà una sede. Seci sarà l’una arriverà l’altra, consapevoli che gli affitti dovremopagarceli con le nostre tasche, considerato che in pochi ‘avrannointeresse’ a sostenerci economicamente!

«Cittadinanza Attiva» offrirà come il Caf l’assistenza fiscalegratuita, come l’ Urp servizio di informazioni di pubblicautilità, come un Comitato in difesa dei cittadini consulenzalegale per eliminare le 2500 multe del Photored di viaMolfetta?Se permetti, queste sono quisquilie, come diceva il mitico Totò’. Eonestamente non credo sia neanche tanto giusto sovrapporsi astrutture efficienti che esistono già sul territorio. Il consenso biso-gnerà guadagnarselo con temi più sostanziosi.

Favorevole alla cancellazione del debito nei paesi poveri?Sì. ma ad una condizione. Che chi abbona il debito, deve avere lapossibilità di controllare come vengano utilizzate le risorse econo-miche affrancate dal debito. Perché altrimenti si rischia di rico-minciare punto e a capo con arricchimenti dei dittatori e guerre ago-go.

Favorevole alla cancellazione dei debiti alle famigliegiovinazzesi indigenti?Si. A condizione che ci sia una verifica puntuale del reddito for-male e soprattutto di quello ‘reale’ di chi ne farebbe domanda.

1 povero 1 voto, 100 poveri 100 voti. Se gli affamati fosseroun movimento politico in paese, avrebbero già il 50%+1?Non penso che siano il 50%, ma immagino che ci sia chi da unpovero sa tirare anche più di un voto. Basta vedere i risultati delleultime amministrative.

Come faresti a mostrare sulla Rete delle Reti «La Giovinazzoche si gratta» senza avere un profilo su Facebook ?Preferirei impiegare quel tempo per evitare che qualcuno si gratti.Magari motivando il personale pubblico all’importanza del ruoloe stimolandoli in mille modi. Qualcosa si potrebbe inventare in talsenso!

Quando i muti potranno parlare, i morti riposeranno nelnuovo cimitero?No! Credo che stavolta dopo tanto girovagare una ditta capace dimantenere gli impegni l’hanno trovata. E cosa incredibile è cheprima hanno girato mezzo mondo, fatto lievitare i costi, salvo poiscoprire che l’azienda giusta l’avevamo a Giovinazzo. Peccato chenon avesse nessuna tessera di partito!

Come hai prenotato il capannone artigianale nella D1.3,così prenoterai il loculo nel cimitero nuovo prima che nonci sarà più posto?Per il capannone è tutto in stand-by. Per il loculo preferisco vive-re. Magari qualcuno poi mi dirà post morte dove finirà la miaanima.

Anche i morti come gli artigiani migreranno nella vicinaMolfetta per non essere vittime di speculazioni edilizie?Chissà! Io almeno lì non spenderò soldi a cavolo. Se tu caro diret-tore puoi suggerirmi qualche buon affare, valuterò la proposta.

Metterai sulla tua lapide la foto del Pinocchio in bicicletta?Pinocchio è famoso in tutto il mondo. Mai approfitterei del suomito. Magari ci faccio scrivere «Ebbe il coraggio di farsi intervi-stare da Pisani».

SERGIO PISANI

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12

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13 APRILE 2011

mesl’intervista

Credere che bastino 3milioni e 400mila

euro (regalo dell’assemblea dei sindaci

della Città Metropolitana di Bari e dalla

Giunta Regionale a valere sulla misu-

ra 2.5 del Programma Operativo Re-

gionale 2007-2013) per tranquillizza-

re gli animi dei cittadini è il più grande

errore che un primo cittadino possa

fare. Ancora di più se a vigilare su

come l’amministrazione si muoverà

per ridare uno spazio vitale alla città è

il laboratorio di urbanistica partecipa-

ta nato su iniziativa di Sinistra Ecolo-

gia e Libertà e il comitato cittadino di

garanzia (ancora allo stato embrionale

al momento) le per seguire l’evolu-

zione del progetto di bonifica e messa

in sicurezza della zona Afp. Tutto per

vigilare sulla tempistica e sulla proce-

dura di assegnazione dei lavori.

Il sindaco Antonello Natalicchio ha

cominciato a piccoli passi a muovere

la macchina per quello che gli compe-

te: un incontro con i proprietari (su cui

ricadranno gli oneri) e poi un interven-

to di area limitata prima dell’avvio dei

cantieri previsti ottimisticamente –

secondo Natalicchio (e dopo aver

scontato i tempi della gara di appalto)

– in estate. «E’ chiaro che il nostro vigila-

re dipende dal piano di caratterizzazione –

spiega Maurizio Piscitelli del comi-

tato cittadino – per capire che genere di

inquinanti ha contaminato l’area e qual è il

grado di contaminazione, poi dobbiamo con-

siderare anche il Piano Urbanistico Genera-

le per definire l’espansione, gli intrecci delle

direttive di sviluppo degli insediamenti nel

territorio comunale (leggasi zona di nuova

espansione C3, ndr), le localizzazioni e

delocalizzazioni delle attività che ancora

sono concentrate nella zona Afp, e formula-

re delle proposte rispettando il cirterio su cui

si fonda il documento programmatico che è la

ecosostenibilità».

«Ha ragione il sindaco quando dice che chi

inquina paga – conclude Piscitelli -, ma

noi aggiungiamo che la parte lesa è il cittadi-

no e quindi ci si deve eventualmente aspetta-

re un risarcimento non solo economico ma

anche sociale per i giovinazzesi, fermo restan-

do che il Comune ha fatto solo quello che

doveva: nessuna azione straordinaria e che

non esistono piccole zone da bonificare, è l’in-

sieme che conta». Al grado di inquinamen-

to del sottosuolo e al genere di elemen-

ti contaminanti si aggiungerà poi l’in-

tervento dell’Arpa Puglia per rileva-

menti e campionamenti del caso.

MARIANNA LA FORGIA

palazzo di citta’L’opera di bonifica dell’area dell’exAFP è già cominciata

Page 14: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO APRILE 2011

14

croce e la struttura interna del lucer-

nario saranno oggetto del restyling.

UN PO’ DI STORIA, UN PO’ DI

SPESE. Fu don Nicola Melone ad

avviare i primi lavori di restauro della

cupola nel 1945, della croce nel 1946,

del pavimento nel 1948 e degli interni

in marmo nel 1949. E da allora nella

bella chiesa di Sant’Agostino tutto è

rimasto uguale, esposto ovviamente

all’usura del tempo e agli agenti at-

mosferici. «E’ arrivato il momento di ri-

portare la chiesa allo splendore di un tem-

po, di recuperare il colore originale delle

facciate esterne, di rendere il tetto imper-

meabile alla pioggia» - è quanto riferi-

sce ai nostri taccuini don Beppe de

Ruvo, parroco della chiesa in perfet-

to accordo con il nostro vescovo. Il

«Alzando gli occhi e mirando un’im-

palcatura». Da circa un mese vi sa-

rete sicuramente resi conto che la

chiesa di Sant’Agostino si sta rifa-

cendo il look. Sono infatti ufficial-

mente iniziati i lavori di restauro

esterno della parrocchia.

L’impermeabilizzazione del tetto, le

facciate esterne (principali e latera-

li), il rifacimento della sfera e della

lavori in corso

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Al via i lavori di

restauro esterno

per Sant’Agostino

Al via i lavori di

restauro esterno

per Sant’AgostinoLa facciata esterna avrà ilprimigenio color aragosta

PH: ROBERTO RUSSO

di Marta De Vivo

Page 15: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO APRILE 2011

15 APRILE 2011

costo dell’intera opera di restauro si aggira intorno ai

750mila euro, di cui 300mila sono stati donati dalla CEI,

una piccola parte dalla diocesi e la restante parte verrà

ricavata da varie iniziative promosse dalla parrocchia e

dal buon cuore dei parrocchiani e di tutti i giovinazzesi.

FINE DEI LAVORI. Dureranno circa due anni. Per la

scelta dell’impresa è stata avviata una trattativa privata

tra aziende in grado di farsi carico dell’anticipo totale

della somma. Una somma che le nostre imprese locali

non sono riuscite a sostenere. A rifar il look alla chiesa di

Sant’Agostino sarà l’impresa «Valore Restauri» di Nardò.

Dirigono i lavori l’architetto Ferdinando Russo e l’in-

gegnere Domenico Stallone. Desterà subito curiosità il

colore originario della facciata della chiesa. «Dai primi

saggi stratigrafici sugli intonaci delle facciate esterne - ci rivela

Don Beppe - pare che il colore primigenio fosse molto vicino ad

un aragosta-chiaro, colore con cui sarà forse tinteggiata la chiesa».

Sarà difficile immaginarsi Sant’Agostino arancione, ma

se occorre rendere onore alle origini storiche che

«arancione» sia! La croce e la sfera invece verranno rifat-

te identiche in forma e colori, cambieranno solo i mate-

riali: acciaio inox per la croce e rame per la sfera. La no-

vità: «La croce - suggerisce sempre il parroco don Beppe

de Ruvo - non sarà più illuminata a neon ma a led per essere

sempre ben visibile dal mare e tradizionale punto di riferimento

per i marittimi giovinazzesi». A dicembre 2012 sarà termi-

nata l’opera di restauro esterno e - udite udite! - partirà

un secondo lotto di lavori destinati all’interno della chie-

sa. Rifacimento del soffitto, pitturazione, lucidazione del

pavimento per un piano di lavoro di circa 450mila euro.

Ma per ora il rifacimento interno è solo un progetto. Ciò

che è invece sotto gli occhi di tutti è la trasfigurazione

esterna della chiesa. Color aragosta? Staremo vedere.

MARTA

DE VIVO

Page 16: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO APRILE 2011

16

DI SERGIO PISANIDI SERGIO PISANI

La parola federalismo va tanto in

voga. Dal latino foedus significa alle-

anza anche se qualcuno ha stravolto

il suo significato. Federalismo è oggi

concepito dagli italiani come separa-

zione dei territori. Meglio definirlo

allora «separatismo»?

(Natalicchio): Lo sviluppo di Paesicome Cina, India, Brasile riduce la fettadi ricchezza internazionale a disposizionedell’Italia. La Lega e il PDL vogliono sca-ricare il più possibile questo impoverimen-to relativo del Paese sulle regioni meri-dionali. In questo senso la tua definizionemi sembra appropriata. Tanto più che ilfederalismo si accompagna, neglisproloqui della Lega, alla costruzione diuna mitologia antiunitaria.(Iannone): Come tu dici bene nella pri-ma parte della domanda, federalismo nel-l’accezione moderna significa l’insieme diquelle entità autonome (Regioni, Provin-ce, Comuni) che sono vincolate da unpatto/alleanza (appunto foedus) rappresen-tato dall’appartenere ad uno stesso Stato,nel quale si riconoscono pienamente, e neiconfronti del quale conducono un’attivitàdi amministrazione delle risorse e dei ter-

ritori ispirati a principi di correttezza, buonandamento ed onestà. Non credo che gliitaliani lo concepiscano come“separatismo”, anzi! È una grande sfidaper i governi locali, nonché uno strumen-to di crescita e di responsabilizzazione delleclassi dirigenti.

Habemus il federelismo fiscale muni-

cipale, ovvero la legge leghista che pre-

vede che il 4,9% del gettito nazionale

IVA viene distribuito ai comuni in base

ai consumi. Quali saranno gli scenari

sulla nostra città?

(Natalicchio): Il meccanismo non è chia-ro. La cifra 4,9% non dice nulla di concre-to. Bisognerebbe avere a disposizione al-meno le proiezioni delle somme reali chefiniranno nelle casse di ciascun comune. Maquelle ancora non ci sono.(Iannone): Ti correggo. Non è una leggeleghista, è una legge dello Stato, approva-ta nel parlamento sovrano eletto da tuttinoi italiani! Una parte dell’IVA sarà restitu-ita ai Comuni e quindi ai cittadini. I criteridi attribuzione saranno innanzitutto legatial territorio su cui si è prodotta l’IVA (quin-di se produci e consumi a Giovinazzo, i

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l’intervista

soldi rimangono a Giovinazzo), successi-vamente l’ulteriore assegnazione di fondiai Comuni avverrà sulla base del gettito IVAper provincia, suddiviso per il numero de-gli abitanti di ciascun ente locale. Pertanto,più un territorio sarà produttivo e più sol-di rimarranno in loco. Ovviamente per iprimi anni ci sarà un Fondo Perequativo

che servirà appunto a bilanciare gli even-tuali scompensi. È una sfida importante pertutti!!

Habemus il federalismo fiscale muni-

cipale, ovvero la legge che cancella 11,3

miliardi di trasferimenti statali ai co-

muni ma permette ai sindaci di rifarsi

attribuendo loro il potere di tornare a

usare la leva fiscale su vari fronti. Su

quali fronti opererà il Comune di

Giovinazzo?

(Natalicchio): In primo luogo, noto cheper l’ennesima volta questo governo, senzaridurre di un solo centesimo le tasse che siversano allo Stato, dice che i soldi non ba-stano e scarica sulle amministrazioni localil’onere di chiedere i soldi ai cittadini. In se-condo luogo, dico che l’addizionale IRPEFcolpisce i soliti noti che pagano le tasse: i

GIOVINAZZO SARÀ PENALIZZATO COME IL COMUNE DI

NAPOLI? IL FEDERALISMO FISCALE MUNICIPALE DETER-

MINERÀ LA BANCAROTTA DEI COMUNI PIÙ POVERI? O

POSSIAMO PARLARE DI EVENTO EPOCALE? FINALMENTE

LA FINIAMO DI PIANGERCI ADDOSSO E CI RIMBOCCHIAMO

LE MANICHE PER NON SENTIRCI NOI DEL SUD SEMPRE PIÙ

SUD? LA PAROLA A DUE ADDETTI AI LAVORI: IL SINDA-

CO NATALICCHIO E L’EX SINDACO DI GIOVINAZZO

RUGGERO IANNONE. C’È CHI DICE SÌ E CHI IL

FEDERALISMO MUNICIPALE PROPRIO NON LO MANDA GIÙ!

Federalismo fiscale municipale

Page 17: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO APRILE 2011

17 APRILE 2011

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in passato. Certo, se il Sindaco invece di svol-gere il suo mandato a tempo pieno, è im-pegnato lontano da Giovinazzo a fare il Pre-side, o a fare il professore a Canicattì o afare l’imprenditore che segue le sorti dellasua Azienda privata invece di occuparsi dellacittà, allora diventa difficile poter program-mare, amministrare e valorizzare le risorsedel territorio. Soprattutto se poi ci regalaantenne di telefonia su edifici pubblici, variampliamenti di discarica, aumento dei costidi realizzazione del cimitero, etc…Giovinazzo ha bisogno di un progetto disviluppo serio e ponderato, che sia attagliatoalle proprie potenzialità e che limiti gli inuti-li sprechi di natura clientelare. Un progettoreale e concreto di rilancio della propria eco-nomia turistica ed artigianale, che punti aduna riqualificazione del tessuto produttivolocale e che dia seriamente respiro ad unacultura d’impresa da una parte e divalorizzazione dei nostri prodotti dall’altra.

Col federalismo fiscale municipale spa-

risce il «fabbisogno standard», la legge

in base al quale lo Stato finanziava gli

enti locali sulla base della loro «spesa

storica». Non ti sembrava infatti un cri-

terio un po’ iniquo, dare più soldi agli

enti locali che in passato avevano spe-

so di più?

(Natalicchio): Sì. Ma ora bisogna vederese eliminata un’iniquità, non se ne producaun’altra.(Iannone): Molto iniquo!! Ormai non è piùtempo di elargire finanziamenti a pioggia,senza prima capire bene a cosa saranno de-stinati. Bisogna applicare criteri di controlloe verifica della gestione e sulla gestione, oc-corre che i cittadini chiedano conto in pri-ma persona agli amministratori di come isoldi pubblici vengono impiegati o sperpe-rati. Ne va di mezzo il futuro dei nostri fi-gli!Non si può pensare di premiare chi spendemale, per il sol fatto di aver speso di più dichi magari ha investito ed allocato meglio

le risorse pubbliche.

Dal 21 maggio invece il Governo

Berlusconi - Bossi premierà gli enti lo-

cali ‘virtuosi’, quelli che non spendo-

no più di quanto incassano.

Giovinazzo sarà penalizzato come il

Comune di Napoli?

(Natalicchio): Non so cosa succederàdal 21 maggio. So quello che è successo inquesti anni. Il PDL e la Lega hanno paga-to con i soldi di tutti gli abusi e gli erroridegli amici loro. Quanto a Giovinazzo, innove anni la nostra amministrazione, sen-za contrarre alcun nuovo mutuo, ha por-tato sulla città opere pubbliche per quasiventi milioni di euro e un volume di servi-zi prima sconosciuto. Abbiamo fatto que-sto, rispettando sempre il patto di stabilitàcon l’unica eccezione del 2007, quando ab-biamo scelto di non rispettarlo per motivicontabili. A seguito di quella scelta siamostati poi costretti dallo Stato al nostro uni-co intervento sulle entrate tributarie comu-nali: l’aumento nel 2008 dello 0,2% del-l’addizionale IRPEF (per un valore di cir-ca 350.000 euro all’anno).(Iannone): Certo, Giovinazzo sarà pena-lizzata se non rispetterà questa regola ge-nerale, che, ricordo a tutti, è stata già vio-lata dall’Amministrazione Natalicchiosforando il Patto di Stabilità in quest’ulti-mo mandato. Dal punto di vista del tessu-to economico, invece, il vivere alla giorna-ta a cui Natalicchio ci ha condannati, senzauno straccio di programmazione, dirilancio, di visione prospettica e strategica(eccezion fatta per i tanto cari settori edili-zio e “pseudo-sociale”) ci penalizza forte-mente. Serve una scossa forte e soprattut-to servono delle idee e dei programmi chesiano al passo coi tempi!!!

Il federalismo fiscale municipale de-

terminerà la bancarotta dei Comuni

più poveri?

(Natalicchio): Non lo so. Certo c’è il ri-

lavoratori dipendenti e gli imprenditori one-sti. Per questo, nel costruire le nuove entratetributarie dei comuni, si dovranno cercarele strade per produrre, almeno in periferia,un minimo di equità fiscale.(Iannone): Non è affatto così. Il potere inmano ai Sindaci di usare, come tu dici, laleva fiscale esisteva già prima. Tant’è veroche l’Amministrazione Natalicchio, già daqualche anno, ben prima che fosse appro-vato il federalismo municipale, ha aumen-tato l’ICI sulla seconda casa. Ma, riflettia-mo un attimo: i parcheggi a pagamento piùcostosi della Puglia con le relative multe sa-latissime, come nel caso di Giovinazzo, nonsono anch’essi un’altra tassa per noi cittadi-ni???E comunque, per rimanere sul federalismo,ai Comuni saranno destinati tra gli altri:a) i soldi derivanti dall’Irpef sui redditifondiari (escluso il reddito agrario) e quellirelativi alle imposte di registro e bollo suicontratti di locazione immobiliare;b) i soldi ricavati dalla lotta all’evasione cheinsieme allo Stato condurranno a livello lo-cale, anche tramite un interscambio sinergicodi informazioni.

I sindaci di sinistra però nascondono

che il federalismo municipale attribui-

sce loro parte del patrimonio dello Sta-

to soprattutto edifici e aree pubbliche.

Ci sarà compensazione sulla bilancia

della spesa e delle entrate municipali?

(Natalicchio): Anche il cosiddettofederalismo demaniale è una bufala. Ci saràpure qualche grande città che potràriconvertire caserme dismesse in centro ericavarne denaro per le casse municipali, maquante sono? A Giovinazzo, dati alla mano,il federalismo demaniale non porta nulla.Forse solo problemi di gestione e di rap-porti con enti ecclesiastici, problemi di cuifaremmo volentieri a meno.(Iannone): Tutto dipenderà dalle capacitàdegli amministratori locali di valorizzare ilproprio patrimonio, come avveniva anche

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schio che molti comuni possano trovarsi nella situazione di ri-durre drammaticamente la qualità dei loro servizi.(Iannone): Non credo proprio che si correrà questo rischio,anche perché, come dicevo prima, oltre a essere stato istituito unFondo Perequativo di soccorso ed aiuto per gli enti locali, èstato previsto anche un Fondo Sperimentale per il riequilibrio,una sorta di camera di compensazione, un “cuscinetto”.A tal proposito voglio ringraziare pubblicamente il nostro Sena-tore Azzollini, che ha fatto introdurre nel Decreto Milleprorogheun’importantissima norma a favore del Sud Italia.Infatti tutte le aziende che producono sul territorio pugliese edinvece hanno la sede legale fuori dalla nostra regione (per es.Lombardia, Piemonte, Veneto, etc.) pagheranno le tasse in Puglia.Fino ad ora non era così.

Giovinazzo sarà uno di quei comuni in cui la pressione

fiscale non potrà che crescere senza garanzia alcuna che

la spesa almeno non aumenti?

(Natalicchio): Finora la nostra amministrazione, come ho giàdetto, ha operato solo nel senso della razionalizzazione della spesa.(Iannone): Tutto dipenderà dall’amministrazione comunale. Secontinuerà ad alzare le tasse come ha già fatto, al fine di conti-nuare solo a distribuire generose prebende e contributi, o sussididi ogni tipo, allora sarà difficile anche per noi. Bisogna creare legiuste condizioni di sviluppo affinché i cittadini meno abbientivivano dignitosamente del proprio lavoro, senza doversi umilia-re a chiedere favori o raccomandazioni o peggio ancora!!! Que-sta è la vera sfida! Il consenso non può passare attraverso unacultura assistenzialista.

Come cambierà la cedolare secca sugli affitti in paese?

(Natalicchio): Non credo che la misura produrrà effetti signi-ficativi né sul mercato degli affitti né nelle casse comunali.(Iannone): Questa è un altro esempio concreto di come il Go-verno Berlusconi conduca una lotta mirata all’evasione ed al som-

merso, e non le solite chiacchiere della sinistra. È una norma cheinvoglierà tutti i proprietari e locatari di immobili a regolarizzare gliaffitti pagando il giusto, piuttosto che continuare ad affittare a neroper eludere le tasse.

Possiamo parlare di evento epocale? Finalmente la finiamo

di piangerci addosso e ci rimbocchiamo le maniche per non

sentirci noi del Sud sempre più Sud?

(Natalicchio): Questa è la propaganda della Lega. La storia ètutta da scrivere. A cominciare da una migliore definizione dei livel-li elementari delle prestazioni, dalla definizione del sistemaperequativo e da tutto quello che in realtà sapremo solo quandoavremo i regolamenti attuativi e le cifre nude.(Iannone): Sicuramente. Ognuno di noi sarà ancor più responsa-bile del proprio operato, ed il giovinazzese potrà controllare e giu-dicare direttamente il lavoro degli Amministratori pretendendo diottenere risultati concreti. In questo senso sarà importantissimo sce-gliere ed eleggere gente seria, onesta e capace, con programmi al-trettanto seri ed attuabili.

«Se si andasse a votare domenica prossima - sostiene il

politologo Roberto D’Alimonte - Berlusconi vincerebbe di

nuovo le elezioni. I sondaggi lo danno indebolito ma non

franato sotto il peso dello scandalo Ruby. Perchè un’alterna-

tiva è lontana». Per finire un tuo pensiero a margine.

(Natalicchio): Se Berlusconi fosse davvero sicuro del fatto suo,non si sarebbe messo a comprare voti in Parlamento. Avrebbe af-frontato le elezioni.(Iannone): La sinistra ancora una volta sbaglia strategia. Non ècon la diffamazione o guardando attraverso il buco della serraturache ci si candida a governare un paese come l’Italia. Berlusconi ed ilcentrodestra hanno idee, programmi e ricette concrete, dall’altraparte c’è il nulla assoluto. Questo è il vero problema della sinistra,che a mio avviso si mostra sempre più conservatrice e sempremeno riformista.

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19 APRILE 2011

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Le nobili parole pronunciate dal Presidente dellaRepubblica Giorgio Napoletano «Festeggiamol’Unità della Patria al di là delle divisioni, dellagiusta contrapposizione delle idee, nella consa-pevolezza di appartenere alla comune storia diuna grande Nazione» mi auguro sanciscanol’inizio di una nuova pagina finalmente comu-ne per tutti gli italiani capaci di riconoscersi inun’unica bandiera, il nostro Tricolore. E’ statoemblematico e denso di significato, per me,vedere, ad esempio, esponenti della sinistracome Bersani con la coccarda tricolore festeg-giare i 150 anni della Nazione. Emblematico esignificativo poiché solo alcuni anni orsono queicolori erano vilipesi e oltraggiati poiché consi-derati simbolo del nazionalismo più becero epatrimonio di una parte politica, considerataerede del fascismo, che non aveva diritto dicittadinanza nella democrazia italiana. Questeidentiche considerazioni valgono per le posi-zioni assunte dai rappresentanti della Lega Nordin occasione dei festeggiamenti per i 150 anni.Non si riconoscono nel Tricolore per ragionidiverse da quelle della sinistra. Lo Stato unita-rio, secondo i leghisti, ha calpestato le autono-mie e, quindi, non ritengono giusto festeggia-re. Mi auguro che, come accaduto per altri,cambino opinione e riescano a vedere tuttociò che di buono esiste nel nostro grande Pae-se, reso grande grazie al processo unitario. Unagrande Nazione che sarebbe rimasta divisa edumiliata e senza alcun peso economico inter-nazionale. Osservo però che, un po’ comeavviene negli stadi, ci sia tanta voglia non difesteggiare tutti insieme per i comuni valoriche ci unisono ma per utilizzare la bandieraper colpire l’avversario, per continuare le soli-te polemiche. Così la sinistra contro il PDLper l’alleanza con i leghisti che, però, non piùtardi di qualche settimana fa avenano ricevu-to, in occasione di un’intervista al segretario

del PD Bersani, l’invito a lasciare l’alleanzadi centro destra con Berlusconi e passarenel campo avverso. Bersani sosteneva cheBerlusconi non sia realmente interessato alfederalismo e, quindi, solo con il centro si-nistra Bossi avrebbe ottenuto il federalismonella sua piena accezione. Oggi la Lega Nordviene giustamente attaccata, i comportamen-ti dei suoi rappresentanti stigmatizzati conforza da tutte le forze politiche ma non vor-rei, ancora una volta, che ci trovassimo difronte all’uso strumentale dell’amor patrioper colpire l’avversario. L’utilizzo strumen-tale di questi valori sarebbe una dimostra-zione che non siamo ancora un popolo masiamo intrisi, invece, di una logica da guelfie ghibellini, capuleti e montecchi che do-vremmo superare per diventare realmentee pienamente una grande Nazione. Rende-re omaggio senza riserve al Tricolore in ri-cordo di chi si sacrificò per l’Unità d’Italiasignifica avere la capacità di sentirsi parte diuna storia comune con tante ombre e lucisfolgoranti. Non possiamo cancellare le pri-me ma trarne insegnamento per cercare dievitarle in futuro e prendere spunto dallealtre per avere la consapevolezza che, sestiamo festeggiando i 150 anni di UnitàNazionale, prevalgono ancora queste sulleprime. Avrei voluto fare qualche considera-zione sulle polemiche scoppiate per la rifor-ma della giustizia, per le parole di Berlusconisulla scuola pubblica, sul terremoto e i nuo-vi seri dubbi sull’energia nucleare, sull’inter-vento militare in Libia voluto dai francesi.Non è il caso, non ora, non in quest’occa-sione. Solo un pensiero per il popolo giap-ponese che sta vivendo una tragedia immanecon una compostezza, una civiltà, una coe-sione che dovrebbero essere di esempio pertutti noi.

IL CONTRAPPUNTOdell ’alfiere

INTANTO PIAZZA COSTANTINOPOLI DA ROSSA, DA

ROCCAFORTE COMUNISTA, DIVENTA AZZURRA

A GIOVINAZZO. Per sorridere, allora, mituffo sulla cronaca politica locale che offresempre spunti. Saluto la nascita di un nuo-vo soggetto politico a Giovinazzo «Io Sud».Nel centro storico campeggia un’insegnaenorme e colorata, ovviamente in armoniacon il contesto di Piazza Costantinopoli, sul-l’ingresso che fu della sezione diRifondazione Comunista. Dall’estrema sini-stra alla destra della Poli Bortone, missina docda sempre poi AN, quelle mura, ne sonocerto, se potessero sorriderebbero. E’ pro-prio vero nella vita mai dire mai. Del restola composizione dell’organigramma del neopartito è assai variegata. Il già consigliereregionale Magarelli non ha ancora dichiara-to in consiglio comunale il suo passaggio dal-la Democrazia Cristiana ad Io Sud ma dovreb-be essere questione solo formale poiché ècomponente del direttivo. A meno che nonvia sia (e sarebbe magnifico) la possibilità dimilitare in due partiti contemporaneamen-te. Non sarebbe la prima volta, anche aGiovinazzo, che consiglieri comunali faccia-no parte ufficialmente di un partito ma sia-no in costante collegamento, in realtà, conesponenti di altri partiti. Un fenomeno chenel centro destra è abbastanza diffuso edallora non mi stupirei e, anzi, renderei attoa Magarelli di farlo alla luce del sole e nonin incontri più o meno riservati. Neldirettivo oltre agli uomini legati al già consi-gliere regionale siedono anche esponentidella lista civica dello sconfitto candidato sin-daco del centro destra e di altre diverse pro-venienze. Su tutti Michele Mezzina, ex sto-rico segretario di Rifondazione Comunista,sarà il vice segretario del movimento meri-dionale. Dopo le aspre polemiche con il go-vernatore Nichi Vendola si sarà reso contoche la rivoluzione era ed è un utopia ed ilcomunismo solo una tragica sanguinosa ideo-logia.

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Tutti italiani al di là delle idee diverse

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23 APRILE 2011

Quando due anni fa il Direttore mi ospitò su questa pagina perquelle che sembravano esternazioni di un folle, alcuni capironoimmediatamente che parlavo di fatti reali e, ahimè, tra questi let-tori vi erano anche ‘persone di legge’. La dicitura in capo all’arti-colo «I fatti menzionati sono frutto di fantasia....» mi coprì per unpo’ finché i dati non si fecero dettagliati, troppo dettagliati, e siincrociarono con indagini governative e giudiziarie. Come sape-vo anche che il Premier, per usare un eufemismo, ingroppava ministre.Come sapevo che, in capo al programma di questo Governo, cisarebbe stato un solo ed unico punto all’ordine del giorno «Chiùpilu pi tutti!». Chi mi aveva suggerito di orge pazze ai vertici delsistema politico? Prima ancora che scoppiassero scandali riguar-danti governatori scoperti a trans e belle di notte che dai lettifinivano in liste elettorali? Chiamato in Questura, invischiato inquesta indagine, ho dovuto sospendere forzatamente la pubbli-cazione di altri particolari. La legge liberticida sul diritto di crona-ca aveva dei bersagli che, immancabilmente, furono colpiti eaffossati. Ora si parla tanto di Giovinazzo che in qualche modo èfinita nelle attenzioni di Julian Assange. Costui, per chi non lo sa-pesse, è il fondatore di Wikileaks (dall’inglese leak, ‘perdita’, ‘fuga[di notizie]’) è un’organizzazione internazionale, senza scopo dilucro, che riceve in modo anonimo, grazie a un contenitore (dropbox), documenti coperti da segreto e poi li carica sul proprio sitoweb. WikiLeaks riceve, in genere, documenti di carattere gover-nativo o aziendale da fonti coperte da anonimato. Qual è questosegreto riguardante Giovinazzo? Rischiando ma nondermodendo scrivo ciò che so e, come sempre, senza remore etimori. Giovinazzo è stata scelta come sito per una centrale nu-cleare. Tutto nacque da un rapporto dettagliato, passato alle stampenazionali in cui il vice-Sindaco Pasquale Tempesta elogiava la popo-

lazione locale. Riporto il te-sto integrale e fedele di quel-l’infelice foglio: «Nel nostropaese si fa da sempre la raccoltadifferenziata. Prima che nasces-sero i vari movimenti ambientalistiil giovinazzese sabeva ber istinto che non tutto andava buddado nei cassonetti.La lavatrice, il televisore, le batterie delle macchina si dovevano buddare inlocalità Cola Olidda. Mendre i residui delle opere murarie venivano scaricati nelfondo abbandonato di Bavaro M, svincolo Terlizzi 16 bis». E a chi gli chie-deva che fine facessero pneumatici e rottami di auto lui risposecandidamente: «Vanno bruciati o inquinano l’ambiende». Tale fu l’eco diquella intervista che non parve vero, ai furbetti di sempre, di punta-re gli occhi sulla nostra cittadina e sceglierla come nuovo sito diCentrale Nucleare. Tale decisione doveva rimanere segreta, almenofin dopo il referendum di giugno ma Assange, non si sa come(qualcuno punta il dito sull’ex Assessore Giovane Giovane) ha svelatoil piano anzitempo. Fornendo anche altri particolari. Per esempioche il nostro Sindaco, visto che il sito delle Ferriere avrebbe ormaiammalato tutto il vicinato decise di indicare proprio quello comesede della centrale nucleare. Che a quella decisione si oppose Magarelliche la voleva invece sul sito della discarica (perché?). E infine, sem-pre secondo Wikileaks, fu questo che portò alla rottura definitivadei rapporti politici e personali tra le due fazioni. A giugno saremochiamati a votare il referendum per il sì o il no per le centrali nucle-ari in Italia e a Giovinazzo. Nuove opportunità di sviluppo e dilavoro o l’ennesimo scempio del territorio? A voi l’ardua sceltanella serenità e consapevolezza che vi ha accompagnato semprenelle vostre scelte di voto… sperando che almeno questa unicabattuta me la lasciate passare. A presto! BRUNO LANDO

Anche Giovinazzo su Wekileaks

candidamenteDI BRUNO LANDO

Esclusivo: Avreno una centrale nucleare nell’area dell’ex AFP

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Quando cominciava ad annottare e la stan-chezza dei giochi che praticavamo ci im-poneva la cessazione delle ostilità, sceglie-vamo un angolo tranquillo della strada, cisedevamo sui marciapiedi pe dejsce qualchestorie. Le prime ombre della sera non cisuggerivano storie allegre, quasi sempre sifiniva col parlare, con terrore da parte no-stra, de le brigane. Quello era un argomentoche ci incuteva un poco di paura e che siadattava al buio della serata che comincia-va a farsi sempre più incombente. Di loronon sapevamo molto, ma bastava la paro-la brigande per incutersi il senso di timore ecreare intorno alla storiella un alone di mi-stero e paura che la nostra fantasia di bam-bini ingrandiva a dismisura. Di mistero eracircondato tutto quello che all’epocaorbitava intorno a noi. Questi sentimentinon erano sentiti solo da noi bambini, maerano diffusi anche tra persone adulte, spe-cie tra le donne. Ancora oggi ricordo conquanto terrore le donne parlavano di quel-le morti misteriose dei bambini colpiti dolipidde. I piedini di queste povere creaturinecolpite dal malanno diventavano quasi nerie questo non faceva che accrescere la pau-ra, il terrore, la leggenda che questo malemisterioso veniva portato da demoni. Ecome non avvertire un brivido lungo la

schiena quando si parlava du lipomene? Nellapenombra della stanza, scarsamente illumi-nata, alla nostra epoca, sembrava di udirele urla disumane di questi esseri repellentiquando si parlava di loro seduti intorno albraciere e di loro si raccontavano terrifi-canti avvenimenti. Noi tutti li immaginava-mo con le bocche grondanti, sangue uma-no e stentavamo a prendere sonno per la

paura. Di qualcuno di questi posseduti si mor-morava anche il nome, ma non lo si potevadivulgare perché mancava la certificazione enon se ne aveva la certezza assoluta. drete apurte, invece, bastava l’avvicinarsi di una tem-pesta o intravedere il minaccioso e scuro im-buto all’orizzonte marino che preannunciaval’approssimarsi di una tromba d’aria pernotare l’affannosa mobilitazione dei marinai

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per mettere a mare le loro barche con a bordo il personaggiogiusto ca sciave a tagghiè u seive. Questo rituale non credo sia piùconosciuto e praticato dai nostri marinai. L’incarico era affida-to ad un figlio primogenito cui il padre aveva trasmesso miste-riose parole magiche. Quando la barca era al largo il marinaiole pronunciava, dopo essersi denudato, cu cheule appilzenete a prote,di fronte al vortice d’aria, e che nu chertidde chiandete sopa a la saune.Le misteriose parole ereditate dal padre erano top-secret e nonconosciute neppure dagli altri eredi. Pronunciate con quel mi-sterioso rituale avevamo l’effetto, così dicevano loro, di dirot-tare la incombente minaccia della tromba marina dirottandolaverso altri lidi o addirittura depotenziadola senza arrecare nes-sun danno al nostro paese. Anche i nostri malanni giovanili nonsi facevano curare dai medici ma, con misteriosi riti, praticatida sciamani locali. In occasione delle grandi feste non si andavada Giotti o da Pugliese a comprare paste alla crema perché lenostre mamme preparavano di tutto: mestazzule, pettue, terraune,ngicirchiete, sasaneddere, chiacheune e noi, inutile nasconderlo, oltrealla razione comune, riuscivamo sempre a trovare dove eranonascoste queste leccornie e furtivamente divorarle. Risultato:deleure de vende e le virme. La mamma ci portava subito dallafattucchiera accreditata ed abilitata a tagghie’ le virme. Questa cifaceva sdraiare su un lettino e pronunciando strane parole cifaceva misteriosi segni di croci sul pancino con il pollice. Nonsaprei dirvi se questo rituale aveva un compenso. So che la curaveniva completata a casa in quanto dovevi ingoiare uno spic-chio di aglio che sette bochere. Già, sette buchini, non uno in più,non una in meno. Per chi non ce la faceva ad ingurgitare questodisgustoso medicinale si trovava l’espediente di avvolgere lospicchio di aglio in una ostia con un bicchierone di acqua cosìcome si faceva quando ci propinavano l’amarissimo chinino inpolvere che alla mia epoca era il toccasana per tutti i mali.

Pensate, che il chinino di stato, si vendeva in farmacia e nelletabaccherie e curava malaria, influenza, itterizia, reumatismi e nonso quanti altri malanni. E dopo l’aglio subivi anche l’onta di unabbondante clistere fatto cu nderoclisme sembe appeise a chepe de litte.Non rari erano anche piccoli malori dovuti a la crescenze. Ancheper i malesseri giovanili dovuti alla crescita niente medici. La pri-ma ad essere interpellata, per un aiutino, era la maschere. Ricordoancora bacinelle di acqua o grandi piatti di ferro fuso in cui sifaceva cadere olio dopo averlo strofinato sulla fronte pronun-ciando misteriose invocazioni. Il responso non dava adito a dub-bi: ngianne fatte la masceine!!! Gente invidiosa ca ti traive le pite nonmancava mai. Sconosciuto era solo il nome e/o il motivo diquesto invidioso. A quel punto si facevano tutte le supposizioni ele congetture possibili ed immaginabili. Pensavi tu a male di tutti,anche di chi non ti stava proprio pensando. C’era chi attribuiva lamasceine a quello invidioso del tuo stato di salute, chi l’attribuiva achedde perce’ ngi stive a frichè u figghie, chi l’attribuiva a quell’individuopercè avive trevete na bella fateiche, chi era geloso percè la mamme velaiveu figghie strueite e u mannave a la scole invece di mannaue a la fateiche. Millele supposizioni e tutte valide perché avevi il certificato di garanziaca t’avevene fatte la masceine. Le parole magiche per liberarti dal ma-locchio erano tramandate da madre in figlia, erano un misto diesorcismi, preghiere, imprecazioni contro gli invidiosi. Anche perqueste pratiche non conosco quale era il compenso alle fattucchieredelle nostre mamme, ma vi assicuro che profondo era il rispettoper esse e l’alta considerazione che di loro si aveva. Dopo averviterrorizzato con tutte queste orride storielle, concludo l’articolettocon le stesse parole di quando, finito di raccontarci le sturie, cisalutavamo per rientrare a casa: storia maje nan e’ chieue, mele a lore ebene a neue! Questo tanto per sottolineare come non mancava maigente che ti voleva un poco di male. Avaive rascaune la masciere!!!

VINCENZO DEPALMA

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Meta di scampagnate fuori porta, prediletti dal turismo domenicale,sono quei luoghi che offrono insieme ad un verdeggiante paesaggio,anche la possibilità di un itinerario laico e spirituale. In vecchi borghi,casolari d’epoca, palazzotti antichi riconvertiti in agriturismo si dà lacaccia a prelibatezze gastronomiche (olio, latticini, salumi e altro);nelle abbazie e nelle piccole chiese perdute in campagna, si cerca ilsilenzio della preghiera. Sono oasi di pace e tranquillità anche quandonon sono che ruderi, non di rado con tracce di opere d’arte, anche seoggi molto è stato predato dai vandali e dall’incuria dell’uomo; inesse si respira l’atmosfera raccolta e il grande fascino di tutti gli anti-chi luoghi destinati alla preghiera. Comunque sia il loro stato, varcan-do la soglia di questi luoghi ci si può ricaricare perché lontani daltraffico, dal caos e dalla quotidianità. Grati dobbiamo essere pertan-to a quei lungimiranti signorotti che vollero dotare le proprie terre dicappelle o chiesette.Se di alcune di quelle esistenti nell’agro di Giovinazzo è ben notal’origine ed il relativo culto e di altre abbiamo già parlato su questepagine (S.M. di Corsignano, Misericordia, S. Eustachio, S. Egidio, S.Lucia, SS. Salvatore a Zurlo), sempre grazie ai rogiti notarili ed agliatti delle visite pastorali, forniamo qualche notizia su altre tre chieserurali: S. Michele alla Torre del Tuono, Angelo Santo, S. M. delleGrazie a Torre Braida-Bellacosa.

CAPPELLA DELLA TORRE DEL TUONO

In un atto del 19 gennaio 1697 rogato dal notaio Giovanni France-sco Graziosi (ASBa, sk 16, vol. 245, f. 24) si coglie la preoccupazio-ne di Michele Sagarriga di assicurare ai cittadini di Giovinazzo unospazio adeguato per la loro crescita spirituale, anche quando eranoimpegnati nel quotidiano lavoro dei campi o solo spettatori delle piùfolcloristiche manifestazioni agresti come doveva essere la vendem-mia. Un sintetico profilo sociologico del territorio e dei suoi abitantiapre l’atto che a grandi linee riporta l’istanza rivolta dal Sagarriga alVescovo di Giovinazzo Giacinto Gaetano Chiurlia per ottenere ilnulla osta all’erezione di una cappella rurale.«Michele Sagarriga patrizio di questa città di Giovinazzo espone aV.S. Ill.ma come nel piano di S. Martino, territorio di questa predettacittà, per essersi ridotto tutto in vigne fruttifere, et ameni giardini, viconcorre quantità di popolo così cittadini come de luoghi convicini, eprecise ne’ tempi d’estate e di vendemmie, quale tutto attento ch’è araccoglier frutti, ch’a vendemmiare, e chi alli palmenti, per non es-servi chiesa convicina, nelli giorni festivi la maggior parte non ascol-tano il sacrificio della S. Messa, il che riesce in pregiuditio dell’animechristiane e benchè vi sia la chiesa in Santo Martino, quale per esserdi qualche lontananza, riesce di scomodo». Doveva essere buon os-servatore oltre che persona sensibile il nostro Sagarriga che possede-va in quel territorio la «torre chiamata del Trono con molti podericircumcirca, che sta situata nel coro del detto piano, ed in mezzo aquasi tutti li palmenti».Dopo aver espresso le sue preoccupazioni il nobile cittadino, cosìpropose al Vescovo la soluzione al problema «esso supplicante ... consuo rammarico ha tutto ciò riflesso, per lo che, mosso da zelo dicristiana pietà ha risoluto contiguo a detta sua torre a sue proprie

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spese fabricarci una chiesa sotto il titolo del Principe Celestel’arcangelo Michele, et in quella eretta, dal primo di maggio diqualsivoglia anno per tutto il mese d’ottobre farci celebare unamessa per ogni giorno di festa precettiva, et locale». La costru-zione di una chiesetta non era certo una soluzione temporanea,né tanto meno il Sagarriga si assumeva con leggerezza tale one-re infatti egli si impegnava a «matenerla sempre ornata con tuttili suppellettili necessarii et decenti ad un tanto indicibile sacrifi-cio, duraturo il tutto in perpetuo, sinchè durerà la Santa MadreCattolica Romana Chiesa et, con l’obbligo di pubblicoinstrumento, di sottoporre così alla celebrazione di dette messe,come di tenere ornata detta chiesa con tutti li suppellettili neces-sari et decenti di tutti li suoi beni, che in qualsivoglia parte stianosituati et acciò della sua mera devotione resti perpetua in suorobore». L’impegno oltre che dell’oblatore doveva essere anchedel pastore d’anime, il Vescovo diocesano «così V.S. Ill.ma comesuoi successori, generali vicari che pro tempore saranno, e rev.miVicarii Capitulari in sede vacante, n’abbiano la bontà degnarsianno per anno, far detta sua devotione osservare, che però ri-corre al grand’animo di V.S. Ill.ma e la supplica col dar riflessoad un’opera pietosa in servito dell’anime christiane voglia con-cederci licentia di eriggere detta chiesa et eretta darli le ritualibenedittioni che pronto alla stipula delle dette cautele lo riceve-rà da V.S. Ill.ma a gratia ut Deus».Il Vescovo il 16 gennaio accolse l’istanza del Sagarriga, come silegge ancora nel rogito notarile; furono però imposte alcunecondizioni e prescrizioni sia relativamente alla costruzione della

storiaDI DIEGO

FUNZIONE DELLE C

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cappella rurale che alle celebrazioni da officiarsi al suo interno:per dotare la chiesa egli avrebbe dovuto impegnare un suopossedimendo di 15 vigne, inoltre era fatto obbligo al Sagarriga eai suoi successori di «far l’eletione del reverendo sacerdote chedovrà ivi celebrare dette messe ... con darsi la carità secondopotranno» nonchè corredare la cappella di «campanile e campa-na acciò sia segno col tocco di quella, a ciascheduno per poterandare ad ascoltare detta S. Messa». Non sappiamo se e perquante volte una campana su quella torre abbia richiamato allamessa di precetto i lavoratori dei campi, certo è che sulla torredel casino dei Sagarriga si erge ancor oggi un campanile a vela; illocale della chiesetta è ancora contraddistinto dalla seguenteepigrafe incisa sull’architrave della porta ormai murata: «D.O.M./ MIHI MEIS ET OMNIBUS / MICHAEL SAGARRIGA /A.D. 1697». Certamente la chiesa venne dismessa sul finire delsecolo XIX quando venne rimosso l’altare in pietra che oggi fabella mostra di sé sulla parete sinistra della chiesetta della Mise-ricordia; sarà un caso, ma su di esso troneggia sempre un imma-gine dell’Arcangelo. Nella cappella voluta dal Sagarriga, resta an-cora traccia di una cornice a stucco che richiama gli stessi motividecorativi dell’altare.

CHIESA DELL’ANGELO SANTO

Forse sull’esempio del Sagarriga, alcuni mesi dopo anche VitoVenturieri fece erigere nelle sue terre una cappella ancor oggiesistente ma in stato di abbandono e recante sull’architrave del-l’Unica porta di accesso la seguente iscrizione: «ANGELE

SANCTE DEI PARVUM HOC TIBI PONO SACELLUM /ACCIPE ET ACCEPTIS MUNERIS ESTO MEMOR / D.VITUS VENTURERIUS 1697» (trad.: Angelo Santo di Dio, tidedico questo piccolo tempio. Accettalo e ricordati del dono rice-vuto. Don Vito Venturieri 1697). La costruzione di questa chiesettavenne disposta con altro atto dello stesso notaio Graziosi (vol. 245,f. 177) del 29 marzo 1697 (identico nel formulario all’atto prece-dente), al quale è allegato il nulla osta del Vescovo di GiovinazzoGiacinto Gaetano Chiurlia, rilasciato in data 27 marzo 1697 al sig.Vito Venturieri che aveva «risoluto vicino a detta sua torre a sueproprie spese fabricarci una chiesa sotto il titolo del Celeste AngeloCustode». Stando al contenuto del rogito notarile anche questachiesetta, avrebbe dovuto avere la sua campana, anche se oggi nonve ne è traccia alcuna e neppure il canonico de Nigris, delegatovisitatore dal Vescovo Paolo de Mercurio, che la visitò il 24 mag-gio 1737, ne fa menzione negli atti della S. Visita, nei quali la chiesaè così descritta: «La chiesa extra moenia dedicata all’Angelo custo-de è sita in agro di Giovinazzo nei pressi della torre che fu dellafamiglia Venturieri, ed oggi è dei sigg. Adinolfi, è stato riferito esse-re di iure patronato di detta famiglia, che ha l’obbligo di farvi cele-brare una messa in ogni giorno di precetto e per la manutenzionedi detta chiesa sono vincolati i beni della detta famiglia e di essi unoliveto e mandorleto detto il Lamione, sito appunto accanto a det-ta torre. Nel visitare detta chiesa il sig. vicario ha ordinato di rifarein forma più decente il palliolo dell’altare, nonché di aggiungere almessale, gli offici dei nuovi santi, e di ancorare bene alla mensa lapietra; per il resto detto sig. vicario ha lodato la tenuta di dettachiesa» (BNBa, fondo De Ninno, vol. 17/2, f. 37r, traduzione dallatino).

CAPPELLA DEL CASINO BELLACOSA

Nella stessa S. Visita vi è la de-scrizione di un’altra chiesa ru-rale, quella annessa al casinoBellacosa e dedicata dalla Ma-donna delle Grazie, anch’essaancor oggi esistente visitatanello stesso giorno dallo stessoVicario generale che così la de-scriveva.«La chiesa di S. Maria delleGrazie extra moenia, annessaalla torre detta di Brayda, oggidell’arcidiacono Bellacosa, è sta-ta recentemente fondata dallostesso arcidiacono. In essa vi èl’onere della celebrazione dimessa ogni domenica, anche seil detto arcidiacono la fa cele-brare in ogni giorno festivo diprecetto. Sull’altare di detta

a nostra DE CEGLIA

CAPPELLE RURALI

A SIN: TORRE DEL TUONO

IN ALTO: CHIESA DELL’ANGELO SANTO

IN BASSO:CAPPELLA DEL CASINO

DELLA BELLICOSA

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chiesa si ammira un immagine della detta Santissima Vergine delle Gra-zie, con S. Nicola e S. Antonio. Per il predetto onere di celebrazione,nonchè per quello di manutenzione della detta chiesa, e di acquisto perla stessa di vasi sacri ed utensili, è ipotecato un fondo sito nella stessalocalità. Si è ordinato di ornare detta l’altare di fiori, nonché di aggiun-gere al messale, gli offici dei nuovi santi, per il resto detto sig. vicario halodato la tenuta di detta chiesa» (BNBa, fondo De Ninno, vol. 17/2, f.37v, traduzione dal latino).Così appariva la chiesa durante la S. Visita del Vescovo Paolo de Mer-curio, lo stesso che il 12 giugno 1733 aveva autorizzato l’arcidiaconoNicolò Bellacosa ad edificarla. Il nulla osta del Vescovo è allegato all’at-to notarile del notaio Giandomenico Riccio del 26 luglio 1733 (Copiain BNBa, fondo De Ninno, vol. 17/2, f. 1-7) con il quale il Bellacosadotava di rendite quella cappella e disponeva in quali circostanze venis-sero celebrate le messe in suffragio della sua anima. Il canovaccio del-l’atto è identico a quelli del 1697, unica differenza si coglie nel fattoche per quanto la chiesa venga fatta costruire per le sole celebrazionidomenicali e di precetto nonché dei santi titolari della stessa. «DonNicolò Bellacosa Arcidiacono umilissimo servo e suddito di V.S. ill.masupplicando l’espone, come ad onore e gloria della Vergine santissimadelle gratie, S. Nicolò di Bari, e S. Antonio da Padova, intende eriggeree fondare una chiesa sotto il titolo di detti Santi fuori le mura di questacittà, alla via di Terlizzi e propriamente attaccata al casino di esso sup-plicante, volgarmente chiamata la torre di Braida, con la providenza dacostituirsi da esso supplicante con pubblico istrumento dell’ipoteca divigne dieci d’olive e frutti d’esse dal corpo di maggior somma, attacca-ta a detta chiesa erigenda, per la celebrazione delle messe piane, dacelebrarsi in detta cappella, per tutte le domeniche tantum dell’anno, ene giorni festivi della Vergine delle gratie et de sudetti Santi, cioè unaper ogni domenica dell’anno, e ne giorni festivi di detti Santi, e ciòmundo durante e per quanto durerà la Santa Madre Chiesa CattolicaRomana, secondo l’intendenza di esso oratore, e con l’obbligo ancoradi ornarla di vesti, e vasi sacri, campane, e di tutti li suppellettili inperpetuum, che li di lui eredi siano sempre tenuti a tale celebrazione dimesse, e proviste …». Che il Bellacosa inoltrasse tale istanza più perdevozione personale che per la salute delle anime dei contadini lo sievince dai Santi ai quali la chiesa veniva dedicata (Antonio e Nicola diBari verso i quali la devozione è sempre stata molto sentita), e dalla

seguente clausola apposta dal fondatore nell’atto notarile: «Pattoancora che quante volte la sudetta chiesa cascasse, o si rovinasseper qualsivoglia caso o causa, anche fortuita, in tal caso, non solopossa esser astretto esso fondatore, ma anche li suoi eredi e succes-sori in qualsivoglia corte, loco, foro dall’Ordinario pro tempore diquesta città alla riedificazione e refatione di detta chiesa anche sebisognasse prenderla da fondamenti, e fino che si farà detta chiesacelebrarsi dette messe piane, e perpetue in ogni domenica dell’annoe ne giorni festivi de detti Santi e Maria delle Gratie solamentenell’altare di S. Antonio di Padova della chiesa de’ Padri Conventualidi S. Francesco, o nel venerabile convento de Padri Cappuccini diquesta città sempre nel altare di S. Antonio, da qualsivoglia Sacer-dote, o sacerdoti che parerà e piacerà a detto fondatore, e suoieredi e successori». Il carteggio da cui è stato trascritto quest’atto ciconsente anche di conoscere che i lavori per l’edificazione di questacappella durarono circa un anno. A febbraio del 1734 infatti, dietrosupplica presentata dall’arcidiacono il Vescovo autorizzava lo stes-so a benedire la chiesa, cerimonia che avvenne il 7 di febbraiocome lo stesso arcidiacono attestava in calce al documento «Fateoratque testor ego subscriptus U.I.D. d. Nicolaus Bellacosa Archidiaconus huiusCathedralis ecclesiae Iuvenacensis, qual iter vigore facultatis mihi commissaeab ill.mo et rev.mo domino d. Paulo de Mercurio episcopo, sub die septimocurrentis mensis februarii stantis anni 1734 benedixi tam ecclesia sub tituloSanctae Mariae Gratiarum et Sanctorum Nicolai a Bario, et Antonio aPadua erecta ... in loco vulgariter dicto la Torre de Brayda, nec non predictasimagines depictas in quadro sistente in dicta eccelesia, ad rescriptum et formamRituali Romani». Questo documento consente così di circoscrivereal 1733-34 la data di realizzazione della pala d’altare di quella chiesettaancor’oggi esistente. Attribuita alla bottega dei giovinazzesi DeMusso Saverio (1681-1763) e Giuseppe (1717-1796) la tela ad olio(cm. 195 x 145) ha uno schema compositivo triangolare è piuttostosemplice: al vertice vi è la Vergine col Bambino assisa tra le nuvole,circondata da un coro di angeli, ai suoi piedi S. Antonio a destra e S.Nicola a sinistra, come si può scorgere dalla foto scattata nei primianni ’80 del passato secolo, quando chi scrive, ancora bambino,accompagnato dal proprietario dell’immobile Giuseppe Giangregorio,visitò la chiesetta che con il passare del tempo era stata arricchita dialtre numerose opere d’arte oltre l’immagine suddetta.

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35 APRILE 2011

la pagina dell’emigrante

MILANO. Anche quest’anno a febbraiosi è svolta a Milano la Borsa Internaziona-le del Turismo (BIT) giunta allatrentunesima edizione, la fiera che presen-ta le bellezze turistiche, culturali, gastrono-miche del pianeta. Si tratta dell’offerta tu-ristica internazionale veicolata dagli entilocali e nazionali e dagli stessi operatori delsettore tramite le loro organizzazioni.Il mondo si apre a Milano ma anche Mila-no si apre al mondo. L’occasione, e la no-vità, quest’anno è stata fornita dal cosid-detto “fuori Bit”. Considerando che datutto il mondo sono confluiti a Milano sin-daci, amministratori, personaggi dello spet-tacolo e della cultura, giornalisti per la pro-mozione delle diverse regioni italiane emondiali, quasi dispiaceva utilizzare nomie risorse solo di giorno negli enormi pa-diglioni della Fiera. Perché non valorizzar-li, creando eventi e incontri, anche di serae fuori dagli ambienti fieristici? E così han-no fatto gli esperti di comunicazione e dipromozione territoriale.La città si è riempita di cartelloni gigantiche pubblicizzavano nazioni e paesaggi. Ei luoghi più significativi della città (palazzistorici, note discoteche, sale artistiche, piaz-ze) hanno visto per quattro giorni un in-sieme di eventi promozionali per giornali-sti, operatori turistici, politici, ma anche cu-riosi desiderosi di assaggiare qualche spe-cialità locale. In questi contesti si sono svol-te sfilate di moda, danze, concerti, mo-stre, degustazioni.

Persone si-gnificativesono stateinvitate dapresidenti dip r o v i n c e ,sindaci e as-sessori acene di galacaratterizzateda pietanzetradizionalidi vari paesi,mentre la serata era allietata da suonatori,tamburelli, danzatrici in costume.Evidenti anche le strategie comunicative ecommerciali. La Puglia ad esempio ha schie-rato le sue province suddivise in base allapeculiarità storica del territorio. I presidentidelle province di Taranto, Brindisi e Leccehanno pubblicizzato il Salento. Invece le treprovince di Bari, Barletta-Andria-Trani eFoggia sono stata più coese nel presentarel’ambiente del nord barese.E qui con un colpo da maestri, se possodirlo con legittimo orgoglio. Infatti nel con-testo di quel “fuori Bit” di cui sopra, i no-stri hanno montato un grande stand addi-rittura… in piazza Duomo a Milano, unicaregione presente e in così grande stile. Ilprogetto, dal tema “Puglia una vacanza dafilm”, ha visto la proiezioni di scene di filmfamosi girati in queste zone. E dico di più:lo stand ha visto anche una massiccia distri-buzione di taralli, biscotti, dolcetti, mozza-

relle, vini e liquori. Lo stesso sindaco diMilano, Letizia Moratti, vi ha dedicato unavisita. Poi si è svolta una riuscita conferenzastampa tra amministratori pugliesi elombardi di origine pugliese. Collante del-le manifestazioni era costituito dall’Asso-ciazione Regionale Pugliesi. E’ intervenutoanche il noto cabarettista Uccio De Santis.In più a rallegrare l’ambiente la banda diGioia del Colle, con il sindaco in testa contanto di fascia tricolore, indossando la qualesi è messo a servire personalmente i tanticonvenuti alla degustazione di mozzarella.A dedurre dall’affluenza e dal gradimento,pare che i milanesi abbiano apprezzato. Si-curamente questa estate vedremo più turi-sti anche grazie a questo tipo di manifesta-zioni e all’impegno degli amministratori afarsi personalmente promotori – o meglio,

ambasciatori - di turismo pugliese.

AGOSTINO

PICICCO

DI AGOSTINO PICICCO

LA FIERA DEL TURISMO A MILANO

PROMUOVE LA PUGLIA

BIT E ‘FUORI BIT’

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36

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37 APRILE 2011

illis temporibusDI ANGELO GUASTADISEGNI

LUTTO

VITO MARTINOn. 23.03.1952 m. 26.03.2010

Il tuo amore ci in-

fonde coraggio, il

tuo sorriso speran-

za per il futuro,

non ti abbiamo

mai perso. Conti-

nui a vivere den-

tro di noi, ti sentia-

mo guidare le no-

stre azioni. ti ameremo per sempre: Gio-

vanna, Ivan, Rosmara, Michele e il tuo

nipotino Alessandro

anniversario

MARTIRALAGRASTAn. 03-05 -1920 m. 23-02-2009

Lo sciopero dei contadini dopo mesi di lotte si

concluse con la sconfitta da parte dei padroni

anniversario

Il contadino ha colorito ruvido, mani callose, scarpe grosse e cervello fino. Il detto antico suchi lavora la terra, non si sbaglia. Via a parlare di lavoro, di diritti, di partiti, di sindacati, aduno con la schiena ricurva per il duro lavoro dei campi e ti ritrovi carico di meraviglie, cioèsmontato, annullato. I più canuti ricordano uno sciopero, o meglio, una svolta contadina, piùche rivolta che a Giovinazzo – per quanto ne so – si risolse con la piena vittoria della massadei lavoratori della terra. Viveva in città una massa coesa di famiglie borghesi che non badavaa spese nel vestirsi, nell’apparire, che trascorreva il suo tempo nel non far nulla ed a pretende-re che i contadini a fine giornata, portassero loro i prodotti genuini della terra appena raccol-ti: frutta, legumi, verdura che pagavamo a loro piacimento, senza tenere conto che il valoredella merce non equivalesse al lavoro della giornata e, conseguentemente, al mantenimentodella famiglia. I figli – si sa – quando hanno fame si rivolgono ai genitori per reclamare piùcibo, più vestiario e quant’altro. Ma la gran parte dei contadini non possedeva altre vettova-glie per soddisfare la loro prole se non quei prodotti che vendeva alle famiglie ricche delpaese. Il contadino, a causa del suo lavoro, è buono, mansueto, educato, accondiscendente,accomodante, ma se sollecitato dall’insistenza di chi esige da lui i mezzi per sopravvivere,allora diventa aggressivo verso chi approfitta della sua bonarietà. E successe un giorno in cuiun contadino si recò dal signorotto per vendere i prodotti della giornata e reclamò un giustoprezzo della merce ma il padrone rifiutò di pagarlo secondo le sue pretese. D’accordo congli altri contadini, fu assunto l’impegno di non vendere più i prodotti della terra ai signorotti,per inasprire la lotta. I contadini e le loro famiglie lasciarono le loro case e alloggiarono neitrulli delle loro terre che, fino allora erano serviti per depositi di attrezzi e merci. I contadini,con le loro famiglie, migliorarono la produzione che serviva loro per maggiore sostenta-mento di mogli e figli, pur in mancanza della vile moneta. E il tempo trascorreva senza chenulla accadesse. In paese, la classe dominante, non aveva più di che cibarsi di prodotti genuinidella terra ad iniziare dalle verdure fragranti, i frutti maturi e i legumi e quant’altro. Deciserodi inviare una delegazione di nobili alle terre dei così detti «rivoltosi» ma la missione non sortìalcun effetto. Anche i pescatori decisero di non vendere la loro poca merce che bastavaappena a soddisfare le loro famiglie. Le scorte di cibo, in paese, erano quasi terminate. Fucosì che le famiglie ricche, si recarono in campagna per definire, una volta per tutte le clausoleper il loro rientro in paese. Gli agricoltori pretesero maggiore dignità del loro lavoro, dimanifestare le loro esigenze e più eque retribuzioni. A quel punto, bisognava stilare, redigeree firmare, seduta stante, verbale di accordo fra le parti. Il bello fu quando la classe dominanteavanzò richiesta che gli agricoltori ritornassero ad abitare in paese. E fu allora che la trattativasubì una pausa di riflessione perché le maestranze pretendevano di rientrare vincitori, alseguito delle rispettive mogli e figli. Infatti, non avendo mezzi per il rientro in paese, furonoloro messe a disposizione carrozze con tanto di cavalli e guidatore. Tante furono le carrozzeche furono inviate in campagna a rilevare gli agricoltori e loro famigliari. Per festeggiare illoro ritorno, un numero imprecisato di carrozze attraversò Via Agostino Gioia la così detta«Spina dorsale» della nostra città per dirigersi verso il Palazzo Comunale e girare attorno allaPiazza al festoso benvenuto della cittadinanza e delle autorità accorse per la lieta occasione.Fu risolto così, nel migliore dei modi, lo «status questionis» a dimostrazione che si ritiene ilmigliore e stolto.

Due anni sono

passati mai tu

vivi sempre nei

nostri cuori

I figli d’Australia

LUTTO

GAETANO BARBOLLAn.09.05.1939 m. 02.03.2011

LUTTO

Serenamente si è addormenta-

to nella pace del Signore dopo

una vita interamente

dedicata alla famiglia e

al lavoro. Marito, padre

e nonno esemplare per

tutti noi. Lascia un’ere-

dità di fede ed amore.

Ti vogliamo bene.

Tua moglie Pasqua, ituoi figli e nipoti tutti

TERESA BAVAROn.16.07.31 m. 11.02.2011

LUTTO

La morte

odora di

resurrezione.

(Eugenio

Montale)

Page 38: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO APRILE 2011

38

Con quest’incontro programmato per ilgiorno 22 gennaio scorso presso la SalaMarano dell’Istituto Vittorio Emanuele IIè entrata nel vivo l’opera di sensibilizzazionedell’Associazione Culturale “Istituto Vitto-rio Emanuele II” che vuole realizzare unaraccolta documentaria e mantenere viva lamemoria storica dell’Istituto per i posteri eper quanti hanno vissuto, direttamente oindirettamente, le ultime vicende. Dopoaver ringraziato la ASL/BA (che oggi oc-cupa parte dei locali della storica struttura)per la collaborazione offerta, e il Comunedi Giovinazzo per il patrocinio garantito, ilPresidente dell’Associazione Giovanni Nisioed il socio prof. Leonardo Soranna hannointrodotto i relatori : la Prof. Angela Car-bone docente dell’Università degli Studi diBari, la dott.ssa Annamaria de Pinto e laProf. Anna Catino che stanno approfon-dendo entrambe da alcuni anni interessantistudi sull’Istituto. In quanto primo appun-tamento con la cittadinanza, il tema dellarelazione introduttiva della Pro.ssa AngelaCarbone “Esposti e orfani nell’Italia Mo-derna: un problema sociale” è stato sceltocon oculatezza infatti la relatriceprioritariamente ha inteso trattare della si-tuazione di questi minori dell’Italia meridio-nale dal XVIII, condizione che indusse ilSovrano ad autorizzare l’apertura di diver-si Ospizi per trovatelli in Abruzzo,Capitanata, Calabria, Puglia, il più prestigiosodei quali fu appunto il Reale Ospizio diGiovinazzo, oggi Istituto Vittorio Emanue-le II. Inutile sottolineare che, corredando idati statistici e storici con interessanti im-magini in video, la Prof.ssa Carbone ha let-teralmente incantato gli astanti. Impressio-nante sicuramente è stato apprendere quan-to alto fu dal sec. XVIII in poi il numero

degli esposti o trovatelli che venivano abban-donati, prima in luoghi anche insalubri e poideposti nella cosiddetta “ruota” che fu fattaapporre a ridosso dei portoni di monasteri,chiese o conventi perché le madri in difficol-tà (per condizioni socio-economiche o di sa-lute precarie, o solo per vergogna), o chi peresse, potessero deporvi i loro piccoli e affi-darli così alla cristiana assistenza. L’indice dimortalità infantile però rimase fissato a valo-ri troppo alti, di qui la realizzazione degliOspizi. Si confermò contemporaneamenteperaltro l’istituto del “Baliatico”: i piccoli ve-nivano affidati a donne di sicura moralità edin buona salute che avevano anch’esse par-torito da poco o che comunque erano anco-ra nelle condizioni di poter allattare altri bim-bi oltre i loro. L’ampio escursus sull’argomentoera sicuramente necessario per introdurre larelazione della Dott.ssa Annamaria de Pinto“Un’eredità dell’età napoleonica: il Real Ospi-zio di Giovinazzo“, che ha analizzato l’inci-denza nel mondo del lavoro dei trovatelliistruiti nell’Ospizio e professionalmente pre-parati nei laboratori presenti all’interno dellastessa struttura. Il dato statistico più rilevan-te ai fini sociologici è stato sicuramente quel-lo relativo all’affermazione già nel XVIIIIsecolo di alcuni di essi che ancor prima del

sopraggiungere della età stabilità per ladimissione, tra i 18 e i 20 anni lasciaronol’Ospizio per aprire botteghe artigiane (sarto-rie, barberie, falegnamerie) ma anche per la-vorare presso terzi come banchieri o impie-gati. Quasi consequenziale è risultata quindila relazione della Prof.ssa Anna Catino “Lascuola di musica e la banda del Real Ospiziodi Giovinazzo” che ha trattato in maniera am-pia ed esaustiva della Banda del Reale Ospi-zio che grande prestigio ebbe, non solo inTerra di Bari, dal momento della sua costitu-zione a quello della sua estinzione. In essaconfluirono come maestri e maestrini nume-rosi musicisti, (elencati tutti con in tabelle vi-deo) che in tempi strettissimi, appena 8 oredovevano preparare, per le prove di ammis-sione al concorso di maestro della Banda del-l’Ospizio, un libretto di composizione musi-cale. La Prof.ssa Catino, che ha accennatoappena alle 3 o 4 giornate oggi necessarieper una similare prova d’esame, ha volutocosì sottolineare l’alta competenza dei mae-stri dell’epoca che peraltro ci hanno lasciatonumerose e interessanti partiture. Ai maestridella Banda era affidata anche la responsabi-lità dell’ordine dei ragazzi del gruppobandistico nonché della loro uniforme, perillustrare la cui sobrietà e grazia la relatriceha mostrato in video alcuni interessanti boz-zetti dell’epoca. Nel congedare il folto e at-tento pubblico, il Presidente dell’Associazio-ne Giovanni Nisio ha ribadito il desiderio suoe di tutta l’Associazione che la stessa possadisporre di un locale, quale sua sede natura-le, proprio nella maestosa struttura dell’Isti-tuto, ed ha promesso agli astanti, e per essialla cittadinanza tutta, nuovi futuri interes-santi incontri che auspichiamo coinvolgenti eappassionati come questo. S.B.

Un mondo al maschile: l’educazione alle arti emestieri nel reale ospizio di Giovinazzo

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Page 39: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO APRILE 2011

39 APRILE 2011

Page 40: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO APRILE 2011

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41 APRILE 2011

Grazie Rai International per aver re-

galato a noi italiani all’estero Il

Ffestival della canzone italiana. Grazie

Rai Internationale che ci dà l’oppor-

tunità di sentirci uniti nonostante un

oceano. Si è appena concluso il

Festival di San Remo. Gianni

Morandi da bravo cantante ha dimo-

strato di saper fare anche il bravo

conduttore di un programma troppo

dibattuto dai media. E’ stato all’al-

tezza di un bravo presentatore, for-

se uno dei migliori, per essere alla

sua prima esperienza. I suoi colla-

boratori, scelti tutti da lui sono stati

tutti bravi. Credo che un caloroso

ringraziamento se lo merita. Ci sono

state tanti generi diversi di canzoni.

Cantanti bravi, cantanti del passato,

ma anche tanti nuovi talenti. La sorpre-

sa è venuta fuori su una canzone che il

pubblico e e tutto lo staff dei giurati,

alla prima serata hanno bocciato la can-

zone della cantante Anna Tatangelo poi

ripescata e poi ributtata via. Se ci fer-

miamo a riflettere la parola Bastardo era

la vera canzone che doveva vincere con

i,l più alto di gradimento. Perché dico

questo? Era l’unica canzone che appar-

teneva al mondo, a questa vita difficile.

Dai signori che dirigono la nazione. Ogni

nazione viene presentata da un bastar-

do e più. Questo per ogni nazione se ci

spostiamo su quasi tutti i comuni, non è

difficile incontrare un bastardo. Ci fer-

miamo nelle comunità, oggi si vive solo

se possiedi una licenza di bastardo, così

DI VITO BAVARO

little italy

si va avanti. Siamo arrivati al profon-

do dell’umanitario, si tira avanti anche

conoscendo che si diventa bastardo.

Non trovi nessun rimorso. Tutto que-

sto succede forse perché la società ci

costringe a diventare bastardi. L’one-

stà non esiste più, è stata assorbita

dalla malvagità umana. Sull’essere

umano che si può difendere c’è la pos-

sibilità di sopravvivere. Quello che

sta succedendo nel mondo intero e

verrà ancora il peggio. Quante nazio-

ni che non hanno cibo da vivere si ri-

bellano, fanno di tutto perché possa-

no vivere, quanti sequestri di povera

gente innocente, vengono distrutte

tante famiglie. Ora non basta con i vivi,

anche ai morti che una volta si diceva

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Automazioni

Resti in pace, oggi non si può dire quella

frase perché anche i morti vengono ri-

portati sulla terra per un ricatto, una

persona, dopo aver attraversato la sua

vita nel bene e ne male, dopo essersi

convinto di non soffrire più, andando

a riposare. Nella nuova vita terrestre

non è più sicuro, sembra un caso stra-

no. Tornando alla canzone presentata

dalla Tatangelo, qualsiasi sia stato il

motivo di chi l’ha scritta, è stata una

persona molto intelligente nell’espri-

mere in musica la vera situazione che

stiamo attraversando, appunto quella

di Bastardi! la storia insegna che di ba-

stardi il mondo è pieno. Specialmente

nel dopoguerra: allora il popolo era af-

famato di vittorie ma era troppo igno-

rante e si lasciava persuadere dalle pa-

role del suo leader - bastardo. Oggi,

l’universo è pieno di bastardi, perciò

non possiamo distinguerli. Se leggiamo

i nostri illustri del passato, oltre ad esse-

re bastardi, sapevano anche essere ca-

paci di portare avanti degli ideali comu-

ni. Un po’ il cuore alla solidarietà lo apri-

vano. Oggi sono troppi i bastardi den-

tro. E scusatemi questa mia ripetizione.

A giorni sapremo se Berlusconi sarà un

concessore o uno stinco di santo. Vi ri-

cordate il caso Clinton? Accusato di

impeachment dovette scusarsi nei con-

fronti del popolo statunitense e nei con-

fronti della bandiera stelle e strisce. For-

se fu incastrato dalla sua ex segretaria?

Forse. Vorrei chiudere il mio scritto ri-

cordando una frase del passato: « In ogni

piazza c’è una fontana. Oggi possiamodire in ogni piazza c’è un BASTARDO!».

BASTARDO!

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43 APRILE 2011

NEW YORK Oltre 9 anni dopo i Vescovi della Religione Cattolica Romanagiurarono di fare una rapida azione per allontanare i sospettati per abuso digiovani. Martedi 8 marzo, un giorno prima della celebrazione religiosa delleceneri, la diocesi di Filadelfia ha sospeso 21 sacerdoti, vietandogli di averecontatti con la chiesa e con i suoi fedeli per nuovi evidenti abusi e molestiesessuali avvenute contro minorenni che attendevano le varie attività religio-se. Era il 2002, quando come la lava di un vulcano in eruzione, gli abusi, lemolestie e la crisi che seguì alla Diocesi di Boston irruppe. Dopo, ci fu unareazione a catena che coinvolse molte diocesi americane. Durante gli anniche seguirono, la chiesa cattolica romana in generale, ha pagato un miliardoe 300-400 milioni circa di dollari verso centinaia di vittime sia per il lorosilenzio e sia per restare fuori dalle camere giudiziarie. Centinaia di membridel clero sono stati esonerati da eseguire funzione religiose, e/o avere singolicontatti con i giovani fedeli, o permanentemente allontanati dal clero. Oggi,i cattolici considerano le allegazione della diocesi di Filadelfia, come un terri-bile temporale che si sta rovesciando su di loro, perchè tutto e’ avvenutodopo che i Vescovi Americani hanno apportato le riforme alle polizze perproteggere i giovani quando loro sono in scuole cattoliche, o eseguonoattività religiose.

Il 10 febbraio una giuria investigativa ha rilasciato i risultati della sua investi-gazione, dichiarando che almeno 37 preti in Filadelfia avevano commessoabusi e molestie sessuali verso minori. I preti indagati continuavano la loroattività nella diocesi e nelle chiese, in quanto la diocesi non aveva dato pesoai risultati dell’indagine. Le autorità federali, in seguito alle investigazioni,immediatamente arrestarono due preti, Charles Engelhardt e James Brennan;un professore parrocchiale Bernard Shero; e un prete che già aveva lasciatola diocesi, Edward Avery, con accuse di stupro e violenze contro minori. Lasituazione in Filadelfia e’ come “Rinascita di Boston”, rilasciava il Dott. DavidJ. O’Brien, professore di storia cattolica presso l’università di Dayton. Ladiocesi di Boston fu prima invasa da scandali nel 2002 che riguardaval’abuso e le molestie sessuali commesse da preti e membri del clero, in cuiera implicato anche il Cardinale della diocesi. Oggi i parrocchiani cattolicisono nuovamente disturbati da questi eventi, e sono in ansia persino quandoaspettano che si celebra la messa, come molti hanno dichiarato dopo lafunzione religiosa delle ceneri. La diocesi di Filadelfia e la chiesa in generalenon ha rilasciato nessuna spiegazione in merito al mancato allontanamento,di questi 37 preti, dalle attività parrocchiali e dai giovani, nonostante quantoemerso nei loro confronti. Cardinale Justin Rigali, che inizialmente continua-va ad asserire che la diocesi non aveva preti con alcuna allegazione, e/oattivi nelle attività della diocesi, solo sei giorni dopo, lui stesso rimuovevaalcuni di questi preti dalle attività delle chiese e li transferiva ad attività diufficio. E’ avvenuto e continua avvenire negli USA; è avvenuto in ampiaproporzione in Irlanda; è avvenuto in Inghilterra. Chissà in quante altrediocesi. Ma quando il Vaticano imparerà a proteggere i giovani e non dare«paradiso sicuro» ai malfattori dei giovani?

little italyDI NICK PALMIOTTO

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Recentemente ho assistito ad uno dei tanti convegni, promossodall’amministrazione locale.Tralascio l’argomento, per carità inte-ressantissimo, ed alla presenza di personalità illustri e vorrei, inve-ce, focalizzare l’attenzione su altri aspetti, non meno importanti,quale quello, in subordine, di un importante esempio preso, poi,come argomentazione nel successivo prosieguo dibattistico. Insostanza si metteva in evidenza, tra la tecnica mediatica abbinataalla conoscenza e l’informazione completa cui potesse derivare,l’esistenza diffusa di un piano regolatore del Comune. Quello checolpisce sono gli aspetti contorniali e marginali o di pura vocazioneculturale. Si vuole guardare lontano ma non ci si accorge che lastrada è lunga, si vogliono sistemare i conti senza aver prodottoniente, si vuole rendere una teoria esatta con una pratica tutta darivedere. Sono solo alcuni aspetti covati in seno alla società degliuomini ramificata, a sua volta, nelle realtà locali. Quello che mancanelle nostre comunità è un serio e completo cammino educativo-informistico. Un Piano Regolatore deve essere corredato e, se vo-gliamo, ampliato di tutte quelle notizie utili a fornire dati reali equotidiani sul territorio. Dalle isole pedonali al verde pubblico, daiparcheggi alle strade asfaltate e, possibilmente, percorribili, pas-sando attraverso una segnaletica che non sia completamente ma diaiuto all’urbanizzazione che porterebbe un caotico assembramen-to di elementi ad una coesione rispettosa e disinvolta del viverequotidiano nel contesto cittadino. Un piano per essere costruttivoe funzionale e, allo stesso tempo, competitivo non può prescinde-re da taluni aspetti che lo contraddistinguono e sono insiti nellanatura stessa del suo essere, nel nostro caso non può esistere uncentro abitato, di concezione moderna, senza una accurata e studia-ta urbanizzazione che a sua volta non può scindersi da una viabi-lità interagente con una corretta segnaletica senza sottostare al bat-tesimo della informazione preventiva che molto spesso viene di-menticata, lasciando, opportunamente, spazio alla repressione piùdura in termini sanzionatori e pecuniari. Prima di preoccuparsi diprospettive di sviluppo edilizio, il Comune farebbe bene a preoc-cuparsi di viabilità insufficiente e, soprattutto, del funzionamentoosceno delle ali o stanti semaforici esistenti e non scendere in guer-ra contro la cittadinanza e non solo, come sta accadendo con ilsemaforo, fortemente contestato, in Via Molfetta. Senza analizzaregli aspetti ingannatori, a cominciare dagli avvisi insufficienti, l’ap-plicazione di fotocamere e non telecamere, l’aspetto non conformedelle varie colorazioni assunte, preme sottolineare l’utilità di talesemaforo, trovandosi al cospetto di un incrocio dall’immensa vi-suale e, da quello che mi risulta, la scarsa frequenza incidentatoria,almeno rispetto a tante altre realtà strutturali e territoriali, noncorredate, sufficientemente, da attrezzature fisico-tecniche. Unasocietà o, meglio, una moderna società, oltre a tener conto deimoderni canoni, a cominciare proprio dai media, non puòstigmatizzare e reprimere il tutto solo per un esclusivo tornacontoeconomico, frutto e basato su diaboliche tecniche che sono al-l’avanguardia solo nel mondo dell’inganno

di Pino LisiLA CITTÀ DELL’INGANNO

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