LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2012

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1 OTTOBRE 2012

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MENSILE DI VITA CITTADINA

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ASS. AMICI DELLA PIAZZAII TRAV. MARCONI,4270054 GIOVINAZZO (BA) ITALY

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Bighellonavo su facebook nel Gruppo cittàdel Sole a caccia un po’di prurigine. Ecco lafoto che cercavo. Quella dal sapore antico,mai meritevole di pubblicazione nell’enciclo-pedia multimediale di «ConoscereGiovinazzo» di Giovanni Parato. Non ci sonole strisce blu, ma ci sono due sedie dirimpet-to il sottano di nonnina Corsignano a presi-dio di una zona d’asfalto. Il click è di Giu-seppe Turturro che si lagna di pagare mica 4euro per il proprio passo carrabile. Rimbeccail consigliere Filippo Bonvino che si dimenti-ca per un attimo di essere un dipietrista e conmetodiche da forzanovista invita gli automo-bilisti a buttar giù le sedie e a parcheggiare.Seguono una cinquantina di irati post, alcunitalmente fuorvianti al punto da chiamare incausa il titolare di un frantoio. Povera nonninaCorsignana, colpita e affondata dalla macel-leria di facebook. Ci vorrebbe una sedia bluper dire «smammate» agli impavidi automo-bilisti. Ma la sedia blu costerebbe con i nuovitariffari 60 euro all’anno e la nonninaCorsignana che vive di pensione minima nonpotrebbe permetterselo. Blu è il colore del-l’uniforme dei dipendenti della Sis sguinza-gliati per le vie della città per rifilarti la multaa chi non ha il grattino blu! Blu è il coloredella rosa di Zarrillo che non va più via, blu èil colore del sangue del Conte come blu è ilbollino dei forum di discussione del Grup-po città del Sole e un po’ perversa come unpo’ diversa è anche la fantasia di chi scrive.Bianca - e sottolineo bianca - è la sedia inve-ce della nonnina Corsignana sistemata con di-sposizione strategica dinnanzi all’uscio delsottano. Bianca è la sedia per cui bisogna lot-tare e soffrire durante una serata di agosto,afa opprimente, temperatura da febbremalarica, festa di piazza con banda e illumi-nazione, bancarelle e luci a ogni angolo, ven-ditori di palloncini molesti come zanzare, stra-de affollate da famiglie chiassose, traffico paz-zesco nella cintura di strade intorno al centro.Immaginate le truppe di forestieri che calanosulla città stipati in vecchie auto rumorose, iforzati delle feste paesane, quelli che non sene perdono una, quelli dell’entroterra, dispo-

di Giovinazzo

editor

La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scritti sen-za alterarne il pensiero. Gli articoli impegna-no la responsabilità dei singoli autori e nonvincolano in alcun modo la linea editoriale diquesto periodico.

FINITO DI STAMPARE IL 21-09-2012

sti a sottoporre a durissima prova il sistemanervoso in due ore di macchina su stradetutte buche con i bambini che piagnucolanosenza interruzione, pur di arrivare nel paesinodella costa a consumare al fresco tra gli sco-gli le focacce fredde e le birre brodose che sisono portati da casa, sotto i fuochi d’artifi-cio per i quali se ne vanno in pappa di miele.Sono le nove di sera, girano ormai da mez-z’ora in cerca di un parcheggio, s’infilano inuna stradina poco frequentata, avvistano ilposto libero. Miracolo? Miraggio! Non cisono le strisce blu, ma ci sono due sedie del-la nonnina Corsignana. In principio vuote,sull’uscio del sottano, a guisa di sentinella. Poiarriva Corsignana, nonna in sovrappeso, se-duta a gambe larghe con le spalle al muro, lemani incrociate sulla pancia, che fissa piutto-sto ostinatamente un punto nel vuoto. È quiche va in scena lo stucchevole siparietto dafarsa, il tragicomico dialogo tra sordi, l’eter-

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COPERTINA DI OTTOBRE.LA FOTOCOMPOSIZIONE ÈSTATA REALIZZATA DA C.

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na contesa sul presidio della strada con laseggiola, consuetudine irreversibile eincrollabile dei giovinazzesi veraci che secolifa, ancor prima dell’approvazione dellaMagna Charta, hanno d’autorità imposto unemendamento non solo al codice della stra-da, ma alla filosofia stessa di proprietà pri-vata. La seggiola in mezzo alla strada signi-fica, in sostanza, «è vietata la sosta». Anzi qual-cosa di più deciso e radicale: «Ve lo scordateanche solo di immaginare una benché minima oppor-tunità di sosta». E contemporaneamente: «Que-sto pezzo di strada e di marciapiede appartiene a meche abito il sottano immediatamente prospiciente eposso usarlo come veranda, ospitare parenti e farecircolo, e chiunque capiti a tiro che faccia il giro, se glifa comodo, altrimenti si arrangi».«Signora, per piacere può togliere la sedia ché devoparcheggiare?» - domanda l’automobilista fo-restiero, curvo sul volante, con un sorrisosgangherato. La signora, consapevole della

protezione di una millenaria tradizione, sol-leva appena la testa e socchiude gli occhi,fa schioccare la lingua contro il palato. Èun no risoluto, nel linguaggio dei duri. Ilforestiero non arretra di un millimetro.«Signora, le sembra giusto occupare questo spazioin una città dipinta di strisce blu e con la gente chenon sa dove parcheggiare?». La signora, conl’espressività di un blocco di cemento: «Lamacchina mi toglie l’aria». Un fiume di cartel-le cliniche, mille battaglie contro l’Asl. Anonna Corsignana, le hanno risposto sem-pre di no per ricevere un’indennità di in-validità. Da anni soffre pure di aspergillosibroncopolmonare allergica causata da re-azioni di ipersensibilità nei confronti dellemacchine in sosta davanti al suo sottano.Mica è uno scherzo. Ma tutto questo sin-daco Tommaso non lo sa. Le cronachenon segnalano episodi di redenzione deiproprietari di sottano eccezion fatta per ledonne gravide che, noncuranti dei consiglidel ginecologo di camminare poco e ri-posare molto, spossate infine dal lungocammino al termine della serata, si ferma-no per rifiatare in prossimità della seggio-la bianca di Corsignana. Che con garbo sischioda per qualche istante dalla seggiola:«Accomodatevi, signora». La seggiola ricopreinteramente la sua utilità sociale. Ma è soloun attimo, perché poi si rincomincia a lot-tare e soffrire.Bianca come la luna resta la sedia diCorsignana, la gente smamma via senzafarsene una ragione. Da quando il sindacoTommaso ha rifatto di blu il maquillagedella città e deliberato le nuove tariffe,Corsignana vive il sogno di una sedia blu.Le costerà sessanta euro all’anno. Sessantaeuro all’anno per non soffrire di aspergillosibroncopolmonare allergica. Sessanta europer un farmaco che non è neanche in fa-scia A. Aspettando Nikita che garantirà isalva-vita gratuitamente. Ma tutto questo ilsindaco Tommaso e il Gruppo Città delSole non lo sanno.

SERGIOPISANI

DIA BLUONNAGNANA

DIA BLUONNAGNANA

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Pinocchio, nella famosa favola di Carlo Collodi vende l’abbece-dario per andare a vedere il teatrino dei burattini. Non aveva tuttii torti lo scrittore, prevedendo già magari ciò che sarebbe accadu-to in periodi di crisi economica. D’altronde mastro Geppettoaveva sudato sette camicie per procurare a Pinocchio quel libro.Ma erano altri tempi.Ora nessun genitore si sognerebbe mai di consigliare al propriofigliuolo di vendere un libro scolastico per mettere in tasca unpo’di soldini. Però nella giungla dei buoni scolastici qualche maga-gna può esser fatta proprio da coloro che dovrebbero insegnaresolidi principi di correttezza e legalità. Succede di tutto, succedeproprio tutto alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico. Utilequindi addentrarsi in questo groviglio di testi e soldi pubblici percapire in quale direzione stiamo andando nella nostra cittadina.

IL LIBRO DI SCUOLA, QUE-STO SCONOSCIUTO«Abbiamo imparato a far la guerra deipoveri – esordisce DomenicoPerrino, titolare della cartolibreriaMastercart – e così ognuno fa come glipare. Molto diffusa è la pratica di volerscambiare il buono scolastico per l’acquisto dei libri di testo con moneta contan-te. Succede spesso. I libri si ottengono comunque in prestito da amici e familiarie il genitore avveduto si reca subito in libreria per scambiare il buono. Non ècorretto ma se ci rifiutiamo ci viene menzionata subito un’altra cartolibreriache lo fa abitualmente». Insomma, non si va a teatrino come Pinocchiocon i quattro soldi ma, con quei soldi sicuramente si va nell’iper-

mercato per fare la spesa, visto ilcaro-prezzi che da qualche gior-no sta interessando tutti i settorisenza risparmio di sorta. Ognianno poi viene stabilita dal Mini-stero della Pubblica Istruzioneuna percentuale di aumento delprezzo al pubblico che varia dal2 al 5%. I motivi reali non sonocomprensibili. L’istruzione do-vrebbe oggi essere garantita senzacostringere i genitori a svenarsiper mandare a scuola i propri fi-gli. La scuola infatti, occorre ri-cordarlo che è formazione eoggi ministri e imprenditori sonotutti concordi nell’affermare cheognuno dovrebbe assoggettarsi

a formazione costante e continua per restare a galla nel mondodel lavoro in qualsiasi settore.

L’USATO, CROCE E DELIZIA DI OGNI FAMIGLIAPrima esistevano i mercatini dell’usato. Ricordate quello in PiazzaCostantinopoli? Oggi da noi vanno via via scomparendo per unsemplice motivo. Ogni cartolibreria prevede un angolo outlet e ititolari sono i primi a proporre i testi usati.«Tanto si sa - prosegue il sig. Perrino – che tutti ormai, anche chi potreb-be spendere si orienta verso l’usato, quindi non perdiamo tempo, i mercatinipresentano un po’ l’effetto sorpresa, perché spesso i libri indicati nelle appositeliste dalle scuole, comprendono più tomi e sulle bancarelle se ne riesce a reperiresoltanto uno. Inoltre noi stessi coinvolgiamo i nostri clienti che spesso sono ifornitori primari dell’usato, fornendo testi in conto vendita che in casa nonservono ormai più e percependo il 10% sulla somma incassata. E così si riescea far contenti tutti».Il prezzo si abbatte notevolmente rispetto al nuovo e si attutisco-no i colpi derivanti dal mancato rispetto della L. 137/08 che pre-vede che la durata delle adozioni dei libri di testo è di cinque anniper la scuola primaria e di sei anni per la scuola secondaria diprimo e secondo grado. L’adozione dei libri di testo deve esseredeliberata dai collegi dei docenti nella seconda decade di maggiosecondo le modalità previste dalla circolare 16/09 e pubblicataall’albo delle scuole nonché sul proprio sito web distinguendo ilibri tra obbligatori e consigliati: questi ultimi dovrà essereevidenziato che l’eventuale acquisto non costituisce un obbligo,ma una libera scelta delle famiglie.In realtà ogni anno, abbastanza frequentemente i professori consi-

contro il caro libri

«QUALCUNO CAMBIA IL BUONOPER L’ACQUISTO DEI LIBRI CON

MONETA CONTANTE»

«QUALCUNO CAMBIA IL BUONOPER L’ACQUISTO DEI LIBRI CON

MONETA CONTANTE»LA DENUNCIA DI UNA CARTOLIBRERIA DI PAESE

ALL’INDOMANI DELL’APERTURA DELLE SCUOLE

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gliano vivamente ai loro alunni di acquistare anche quei testi peruna preparazione più completa e si sfora così anche il budgetprevisto per l’anno scolastico.

PROFESSORI E CASE EDITRICI. VANNO A BRAC-CETTO?Le ipotesi sono tante e ormai i forum più frequentati in retepullulano di supposizioni e vari ‘si dice’. Il primo argomentoriguarderebbe la vendita di libri privi di talloncini di vendita, lecosiddette «copie saggio» dei professori che invece andrebberodistribuite gratuitamente. E quindi i professori sono additati comecoloro che oggi riescono ad influenzare grandemente il mercatodei libri al dettaglio e che spesso pubblicizzano determinati libriperché creano degli accordi precisi con le case editrici. Si diceovviamente. A volte l’accordo viene preso direttamente con irappresentanti delle case editrici per la vendita di un certo nume-ro di libri e il riconoscimento di cospicue percentuali. Non èdifficile così dedurre che le cartolerie sono fortemente penaliz-zate anche perché non possono applicare percentuali di scontoesose sui testi nuovi, non possono sfiorare la soglia del 17%. Intal modo si decreterà la morte delle cartolibrerie che sopravvi-vono grazie soprattutto alla vendita dei testi scolastici. E le gran-di case editrici continueranno a fare il bello e il cattivo temposenza uno straccio di regolamentazione reale. Un altro problemarilevante è dettato dall’operato delle grandi catene di distribuzio-ne che riescono a manipolare argutamente il mercato del libro.Gli sconti applicati possono arrivare al 20% del prezzo di co-pertina, impraticabili dalle cartolibrerie che, nate come centro didiffusione della cultura ad ampio raggio, oggi rischiano di chiu-dere i battenti, sbaragliati dalla concorrenza più sleale e, negliultimi tempi anche da Internet e dagli acquisti in rete.

LA PAROLA AL DIRIGENTE SCO-LASTICO MICHELE VESTITOUna barriera contro il caro libri c’è e ce lafornisce ai nostri taccuini chi per impegnoe incarichi didattici ha fatto della scuola unaseconda casa. E’ Michele Vestito, dirigentiscolastico con ambiti di responsabilitàmolto più vasti (Scuola Media Marconi e Buonarroti a Giovinazzo,Itis Ferraris di Molfetta): «La spesa per i libri può sembrare esosa, mapuò essere calmierata da una disposizione ministeriale che prevede l’obbligoper i collegi dei docenti di inserire nella lista dei libri da utilizzare i testi informa digitale. Ogni studente viene munito di un codice di accesso personaleper poter scaricare da internet a costo zero molti libri senza più assoggettarsiagli acquisti dei volumi». Probabilmente sarà questo il futuro dei testiscolastici.QUANTO COSTANO I FIGLI A SCUOLASi respira sino alla quinta elementare poiché nel corso di scuolaprimaria gli alunni e le loro famiglie attualmente usufruisconodelle cedole librarie gratuite per l’acquisto dei libri presso qualsi-asi fornitore, messe a disposizione dai Comuni. «In prima media –conclude Domenico Perrino – si spende invece parecchio, non meno di250-300 euro l’anno per i libri di testo che riguardano l’intero corso scolasti-co della scuola media inferiore. Ovviamente le famiglie hanno diritto ai rim-borsi in base alle indicazioni del Modello ISEE, i fondi vengono annualmen-te stabiliti dal Ministero della Pubblica Istruzione. In seconda e terza mediala spesa scende ma molto spesso i genitori devono anticipare i soldi del buonoe molto spesso succede anche che noi titolari anticipiamo perché i tempi perottenere poi il danaro sono sempre abbastanza lunghi».Fino a quando riusciranno i nostri sopravissuti venditori al detta-glio a districarsi in questa giungla sempre più fitta?

GABRIELLA MARCANDREA

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l’intervistal’intervista

Bastano 100 addominali al giorno per cento giorni per sen-tirsi più snelli, più belli. Possono bastare 100 giorni di man-dato per capire che Giovinazzo non sarà la città del Sole?L’alba già si vede!Prima la pubblicità, le belle domande. Cosa è stato fattoda quel 21 maggio ad oggi in meno di cento parole?Si è voltato pagina e abbiamo cominciato il cammino, partendoda sottozero!

I giovinazzesi ti hanno fatto la pagella del 1°quadrimestre.Prima di mostrartela, vediamo se i tuoi voti non sidiscostano molto da quelli formulati da appartenenti adambiti diversi della città. Datti un voto da 1 a 10.Rispetto del programma? 7 - Scelta della giunta? 8 - Estate

giovinazzese 2012? 7 - Segno del cambiamento? 7 - Au-torevolezza? 7 Trasparenza? 8 - Capacità di ascolto? 9Rapidità nelle decisioni? 8

Media finale 7.5. Ci credi che i giovinazzesi sono statigenerosi quanto te dandoti davvero 7.5 in pagella?Non è Fantacalcio o fantapolitica, vero? Li ringrazio! Significache quanto meno apprezzano il nostro lavoro!

Fine della pubblicità, spazio alle congetture con dirittodi replica. Cosa c’è di vero che i giovinazzesi non sanno?Il tuo staff si compone di un ingegnere che sarebbe sta-to più facile candidarlo al Consiglio Comunale o farloassessore all’Urbanistica anziché farlo entrare dalla por-ta di servizio?Il cambiamento deve partire dall’approccio. Certo è stranovedere un ingegnere disinteressato che collabora con l’ammi-nistrazione e non si occupa di progetti per i propri clienti. Sem-brerà strano ma è così, c’è ancora qualcuno capace di pensarealla comunità e non a se stesso. E tale differenza diventa enor-me se si pensa a cosa hanno rappresentato certi studi tecnici

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per le amministrazioni passate.Qualcuno ti accusa di gestire il Comune come se fosse un’im-presa privata. La nuova amministrazione ci ha regalato unascala abusiva al costo complessivo finora di 8.500 euro. Ilcemento abusivo col timbro comunale, ma pagato coi soldinostri, è una novità di cui avremmo fatto volentieri a meno?Pur non avendo avuto la paternità di quell’idea la condivido nellasostanza. Quella scala è servita ad evitare la sistematica distruzionedelle transenne, a favorire l’accesso al mare ai cittadini e a salvareun paio di vite umane. Ricordo a tutti che quello è un cantiere eche quindi qualsiasi opera può essere tollerata purché sia provvi-soria. Penso che quella scala abbia portato più benefici che pro-blemi.I tributi e i costi accessori sono davvero aumentati (dirittidi segreteria, rilascio di titoli abitativi)?Sono in linea con gli standard previsti dalla legge, per quanto ciriguarda noi abbiamo confermato quel che c’era già.Anche i gettoni delle commissioni consiliari?Per quanto riguarda i consiglieri non c’è sommatoria per le com-missioni. Il loro gettone (credo di 16,00 euro) è comprensivo diogni altro onere.Esiste davvero scarsa trasparenza delle delibere come peresempio la pulizia delle spiagge affidata alla DANECO,

con 3 servizi non computati separatamente di cui uno af-fidato a una coop senza oneri pubblicistici?Questo contratto è una eredità del passato. In ogni caso devoringraziare Daneco per aver permesso il sub appalto ad unacoop locale per la pulizia delle spiagge che come vedrete moltopresto ha significato più pulizia per le spiagge, meno costi delservizio e una piccola opportunità di occupazione per dei con-cittadini in difficoltà economiche.Dopo la denuncia della «città delle multe», assistiamo adun aumento della tariffa per la sosta a pagamento in orariche ne impongono il rispetto ai soliti cittadini. Che altroaumento dovranno aspettarsi gli automobilisti?Numeri alla mano nel mio trimestre di gestione le multe sonodiminuite da 2.500 a 1.600, segno che stiamo lavorando perevitare sanzioni (vedi parcheggi gratuiti), fermo restando che chicontinua a sbagliare deve pagare. Per la questione della tariffasulla sosta, c’è da considerare la diminuzione delle ore di paga-mento, infatti ora si comincia a pagare dalle 11,00 del mattino enon più dalle 9,00, mentre in città (escluso i lungomari dove sifinisce alle 22,00 anziché le 23,00) la sosta a pagamento terminaalle 21,00. Ciò è stato fatto per agevolare i cittadini (specialmen-te la mattina) e i commercianti (nelle ore serali). In ogni caso abreve il sistema verrà rivisto profondamente.

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Non ultimo è diventato impossibile portare un cane a pas-seggio?Fesserie. Abbiamo solo voluto attenzionare tutti i cittadini su unproblema molto sentito. Stiamo lavorando insieme alle associa-zioni amiche dei cani per individuare un percorso condiviso cheporti a una sostenibilità per tutti possessori e non degli amici a 4zampe. Ci vuole equilibrio, ma fermezza nel pretendere il rispettodella città.Anche la Natura si ribella al sindaco, anche la Rotonda cadea pezzi, così si chiude e si transenna anziché arretrare lebarriere per restituire passeggio e mare ai cittadini. Provve-deremo per Rio 2014?Penso proprio di sì.Di quanti punti percentuali scenderà l’indice di gradimen-to del sindaco quando i giovinazzesi 8 giorni prima di Na-tale andranno a pagare la seconda rata dell’IMU sulla se-conda casa quasi doppia rispetto alla prima rata?Nella vita ho imparato che qualsiasi notizia è meglio riceverla pri-ma e non dopo. Ho detto le cose con chiarezza, assumendomi leresponsabilità verso i cittadini e dimostrando il perché di certescelte obbligate. Fermo restando che l’IMU tutti l’hanno utilizzataper sistemare i bilanci. Noi abbiamo avuto il merito di ‘salvare’ leprime case.E a Gennaio 2013 è in arrivo la Tares, il tributo comunalesui rifiuti e sui servizi (TARES). Aumenteremo anche quel-la?Lì il discorso è più complesso perché nel planning finanziariosulla raccolta a impatto zero, l’aumento iniziale viene abbattutonegli anni successivi proporzionalmente con l’aumento delle per-centuali di riciclaggio, diventando un’opportunità per i cittadini enon un problema.C’è un comitato che sul web non lesina critiche a volte an-

che un po’ piccanti sul tuo operato. Tra Robin Tom, IlPrincipe, The Passion, Gambero Tommaso quali di que-sti agnomen non riesci proprio a mandar giù?No problem, per me questi «signori» non esistono. Io sono adisposizione di tutti i cittadini e tanti di loro possono testimo-niarlo. Mi sforzo di ascoltare e confrontarmi con loro. Nonsempre posso soddisfare le loro esigenze, ma una rispostal’ottengono sempre. Per questo ho deciso di rispondere a chimi pone le domande ponendo il suo volto, a tutti gli altri nonho tempo da dedicare.La tua sveglia suona molto prima di quella indimentica-bile di Sveglia Giò di Matteo Schino su Radio Giovane.Prima o poi il fisico e la mente cedono. Così ti stanche-rai all’alba di postare sul gruppo Città del Sole il tuodiario di viaggio senza curarti di fake e fuck off ?Anche ora ti sto rispondendo alle 6,30 del mattino e alle 5sono stato visto da alcuni cittadini aggirarmi intorno al merca-to giornaliero per verificare se qualcuno continua a fregarciancora acqua e corrente elettrica. Per il momento tengo duro.Spero quanto prima che la macchina amministrativa prenda ilsuo ritmo e io possa tirare un po’ il fiato.Per concludere quando vedremo un raggio di sole suquesta città affamata di tutto?Credo che l’anno prossimo di questi tempi potremo già par-lare di una città diversa. Fermo restando che ci sono temi suiquali si può essere più incisivi (decoro, rispetto delle regole,viabilità ecc, ) e altri sui quali si è legati alla situazione generale.Penso soprattutto al lavoro che manca dappertutto. Però an-che su questo non disperiamo di poter dare le nostre piccolerisposte

SERGIOPISANI

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13 OTTOBRE 2012

DAL MONDO. L’ottimismo che aveva contraddistinto la quasitotalità dei commenti, con qualche rara lungimirante eccezione, sulfuturo e l’evoluzione della cosiddetta primavera araba è stato lette-ralmente travolto dagli eventi che si sono susseguiti in questi ultimigiorni. L’uccisione di un alto diplomatico americano in Libia e gliassalti alle ambasciate americane e le minacce a molti paesi occiden-tali hanno svelato la radice integralista e radicale dei movimenti islamiciche hanno preso il potere nei paesi arabi interessati dall’ondata soloapparente di rinnovamento democratico. Gli esperti avevano sot-tovalutato il reale profondo radicamento dei movimenti politici diispirazione religiosa, ritenendo che, ad esempio, i manifestanti dipiazza Tahrir fossero tutti dei sostenitori della democrazia comeviene intesa in Occidente. Probabilmente lo erano. Ma in democra-zia contano i voti e quella enorme massa di gente non rappresenta-va che una minoranza, determinata, ma sempre minoranza. L’Egit-to rurale, quello profondo, lontano dalla capitale relativamenteemancipata, quindi, e dalla concezione della donna relegata ad unruolo marginale nella società, ha evidentemente preferito il ritornoal passato. Un salto all’indietro che ha spiazzato chi in Occidentecredeva e sperava in una nuova stagione di rapporti politici ed eco-nomici con una nuova classe politica emersa da libere e democrati-che consultazioni. Il voto popolare ha sancito altre scelte. Ha porta-to al potere una concezione di Stato in cui la religione, con i suoidogmi, torna ad essere centrale nell’ordinamento. Così hanno deci-so questi popoli, questo da democratici dobbiamo accettare. LoStato laico è una forzatura, rappresenta un’imposizione subita manon condivisa. Già la Turchia aveva operato una scelta in tal senso.Il potere dei militari, custodi della concezione laica della societàturca di Mustafa Kemal Ataturk, è oggi notevolmente ridimensio-nato. Il creatore della Turchia moderna che abolì il califfato, laicizzòlo Stato, riconobbe la parità dei sessi ed istituì il suffragio universaleoggi non è più così venerato da quel popolo. Recep Tayyip Erdoðaned il suo partito per la giustizia e lo sviluppo hanno impresso unasvolta confessionale alla Turchia del Terzo Millennio. Insomma ilsentimento religioso non è facilmente estirpabile dalle coscienze.Così è accaduto e sta accadendo nel Medio Oriente e nel nordAfrica. Questo è l’orizzonte che si staglia davanti a noi con il suocarico di fanatismo, ribellismo ed incertezza.

IN ITALIA. Rifletto su questi eventi che avvengono a pochi chi-lometri dalle nostre coste e penso alle polemiche sui matrimoni eadozioni fra persone dello stesso sesso. Il nostro Governatore harivendicato il suo diritto a sposarsi con il suo compagno. Penso acome stride tutto questo con le aperture, anche la sua, verso la«primavera araba» di tanti progressisti. Osservo che in quei Paesi,oggi più di ieri, l’omosessualità sia considerata un reato o, comun-que, un’infamia. Quanti omosessuali arabi hanno trovato rifugio inIsraele che viene condannato da due su tre progressisti da salotto dicasa nostra? Matrimonio ed adozione per le coppie omosessualisono argomenti troppo grandi per una persona semplice e adusaad un mestiere considerato di livello infimo come quello delle armi.Il nostro Govenatore fa bene a rivendicare il suo diritto, lo com-prendo, ma non lo ricordi a tutti noi con quell’aria ispirata di perse-guitato politico, di poeta incompreso ed escluso da una società chelo tiene ai margini. E’ il Presidente di una grande Regione come la

Puglia, le perse-cuzioni, quellevere, sono un’al-tra cosa. Tuttaquesta energia andrebbe spesa per governare la nostra Puglia. Itemi politici nazionali potrebbero essere accantonati in un mo-mento come questo in cui è ancora aperta la grande ferita dellaquestione Ilva.

A GIOVINAZZO. Leggo, anche fra i commenti dei lettori deisocial network locali, tutta l’avversione per il cemento con il suocarico di costruzioni ad uso abitativo e produttivo. Molti si sonoaccodati ad un commento, di un movimento cittadinogiovinazzese, contro la cementificazione del nostro territorio. Tutticon il dito puntato, «il 40% del territorio dopo la seconda guerraè stato cementificato». Vero, tutto vero. Nessuno può negare lacementificazione eseguita senza scrupoli e senza osservare le re-gole. L’economia criminale ha avuto ed ha un ruolo in tuttoquesto. Sottolineo tutto vero. Ma sottolineato questo, non dob-biamo dimenticare in quali condizioni vivevano buona parte deigiovinazzesi all’inizio degli anni cinquanta. In quanti abitavano inquella che solo oggi chiamiamo casa. Non è forse vero che moltenumerose famiglie vivevano in condizioni che da tempo defini-remmo di disagio sociale? E non è vero che la scienza urbanisti-ca ha fatto passi notevoli sulla scorta degli errori commessi neidecenni precedenti e solo oggi guarda con occhio negativo arealizzazioni del passato? E non è stata l’industria a regalare be-nessere, progresso e consapevolezza sociale a tanti giovinazzesi enon solo? Questo lo scrivo per invitare i commentatori a nondimenticare la storia di Giovinazzo, della nostra terra, dell’Italia.Il passato, l’esperienza, l’analisi approfondita non interessa. L’im-portante è ora, apparire, parlare, magari su un social network,ma parlare. Non è questa la tattica considerata vincente di vin-centi di oggi, ma non si sa domani? Questo mese non ho scrittodella nostra nuovissima amministrazione. Usciamo dall’estate econ l’arrivo dell’autunno si entrerà nel vivo dell’attività ammini-strativa e solo allora cominceremo a capire qualcosa. Ora è an-cora il tempo della festa e dell’euforia. Non si sono affannati coni consigli comunali ma hanno deciso di «riattivare» le consultecittadine. Una notizia che mi solleva. Le associazioni convocateper l’evento si stanno mobilitando. La notizia dei soldi che conl’aumento delle tasse saranno destinate alle attività culturali o taliconsiderate avrà fatto felice il mondo dell’associazionismo loca-le. Meno i cittadini. Sul resto, ripeto, è presto. Giovinazzo starànella città metropolitana o cos’altro? Una curiosità. Ma chi eranoi consiglieri comunali sgraditi alla nuovissima maggioranza rosso- arancione che non dovevano tornare in consiglio comunale? Ilsindaco lesse i loro nomi in comizio, alcuni sono presenti altri no.L’opposizione è variegata e alcuni sono più possibilisti con lanuovissima amministrazione. Ecco vorrei sapere chi non andavabene. Così solo per capire meglio i valori di riferimento dellanuovissima compagine amministrativa e cercare di farmi un’ideasulla cosiddetta «primavera giovinazzese». Che non finisca comequella araba. Il termometro dell’ottimismo è caduto e si è rotto.Alla prossima, se ci sarà.

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LA PRIMAVERA ARABA EQUELLA GIOVINAZZESE

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Era il nostro fiore all’occhiello. Era la nume-ro 1 nell’hinterland per fatturato e lavorazio-ne in ferro. Era, ma forse ritornerà ad essere.Lampi di passato per auspicarsi i tuoni in fu-turo. Stiamo parlando della Di Natale srl,l’azienda giovinazzese che ha realizzato la torredi controllo della base Nato di Aviano ma an-che la recinzione metallica di Piazza Garibaldi.Adesso la Di Natale srl vive una situazionestagnante. La sua vita è appesa ad un con-cordato preventivo in itinere. La stessa di moltiimprenditori che vantano crediti nei confrontidel Gruppo De Gennaro, una società che ogginon naviga in acque tranquille. Sempre rispet-tosa nelle consegne e negli impegni econo-mici, la Di Natale srl ha offerto lavoro a tantioperai e alle loro famiglie. Mauro Di Natale,persona integerrima e rispettata da cin-quant’anni per il suo lavoro, ci convoca nelsuo quartier generale della zona artigianale.Ci tiene perché i giovinazzesi sappiano. Sap-piano cosa? «Che sono poco corretti e rispettosi dellavoro altrui. Negli ultimi tempi – sono parole diMauro Di Natale - mi sono trovato frequente-mente a dover tacere le voci di cassandre sul mio contocomplici il momento di recessione e le diverse vicissitu-dini contingenti al lavoro che mi hanno costretto acollocare i dipendenti in cassa integrazione in dero-ga».Il capannone è aperto ma gli impianti sonofermi. Il silenzio regna sovrano. Non per col-pa di Mauro Di Natale però. Il perché è pre-sto detto. Le commesse non sono mai man-cate, negli ultimi anni erano però collegate aicontratti stipulati per la carpenteria metallicaed infissi per fabbricati civili ed industriali con

la Dec dei fratelli DeGennaro, il colosso puglieseche appaltava in Italia i gran-di lavori pubblici e privati.Dopo la vicenda giudiziariadel marzo scorso, la Dec ha presentato alTribunale di Bari la domanda per l’ammis-sione alla procedura di concordato preven-tivo. Se ne discuterà nel mese di ottobre, ilpercorso sembra però lungo e tortuoso. Laposta in gioco è alta e si prevede la costitu-zione di un’altra società, la «Nuova Dec S.r.l.»poiché in cantiere sono riposti comunqueprogetti grandiosi, quali la realizzazione diun tratto della Linea Ferroviaria ad Alta Ve-locità Brescia-Treviglio e il collaudo del-l’Ospedale Papa Giovanni XXIII diBergamo. Intanto le ditte appaltatrice dellaDec che vantano smisurati crediti sono inuna situazione di impasse. Tra queste c’è lagiovinazzese Di Natale srl. Nessun allarmedunque per il signor Di Natale. Prima diripartire c’è da mettere a posto alcuni tas-selli di questa vicenda. Il titolare Mauro èlaconico: «L’obiettivo è quello di recuperare gli800mila euro di crediti nei confronti della Dec peri lavori portati a termine. Sarà il concordato pre-ventivo a decretare l’epilogo di questa brutta vicen-da». E sciorina un preventivo per 100milaeuro che lo stesso Di Natale ha rimandatoal mittente per lavori di carpenteria nel car-cere di Bari. «In assenza di liquidità – tuonaforte Mauro - non si possono pagare i fornitori,non si possono onorare i contratti, non si può lavo-rare». Le banche? «A fronte della strettacreditizia, non bastano crediti vantati a garanzia

8 volte superiori. Alle banche interessa solo liqui-dità, non elargire ‘crediti in sofferenza’».

E adesso un po’ di storia. Un’attività, quelladella Di Natale srl, iniziata negli anni ’70 aGiovinazzo in un garage di via Bari primadi trasferirsi negli anni 80 nel capannonedella ex Siba, prima però di aver fatto armie bagagli e aver insegnato la tecnica in tut-to il Belpaese. Carpentieri si nasce!Un’esperienza nata presso l’impresaGiuliodibari, poi continuata presso l’im-presa Abbattista a Molfetta. Consideratoil mercato nostrano un po’ arido, l’espe-rienza si completa direttamente in terralumbard, a Milano presso la Ditta Cislaghicon la qualifica di capo-officina. Adessola Di Natale srl vive i giorni più caldi dellasua esistenza. L’azienda fino al 2009 non siè fermata un solo giorno, non ha cono-sciuto crisi. «Anche per me - chiosa MauroDi Natale – vale l’aforisma che nulla si distrug-ge, tutto si trasforma dopo tanti anni di sacrificio.La Di Natale srl strizza l’occhio al concor-dato preventivo e intanto in camera caritatisprepara il proprio futuro. «La Di Natalesrl è ai saluti. Nascerà l‘AGF Dinatale’, i figlidisegneranno il nuovo asset aziendale. Che come ilpadre non si abbatteranno. Mai!». Parola del-l’alfiere di una dinastia che non ha paura.

SERGIO PISANI

L’ONDA LUNGA DELLA CRISIil fatto

Si è fermata la Di Natale srlche vanta crediti per 800milaeuro con la Dec. In attesa delconcordato preventivo

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Rapine e scippi si registrano ancora sul fi-nire di questa estate rovente. I Carabinieridi Giovinazzo però non stanno a guarda-re e incassano i primi risultati, frutto diaccurate e bizantine indagini. I ladri, si sa,prima o poi vengono scoperti e denun-ciati. Si auspica solo una maggiore colla-borazione dei cittadini e un invito a teneresempre occhi e orecchie aperti comunquee dovunque. L’appello delle Forze dell’or-dine è segnalare, denunciare, chiamare im-mediatamente il 112 poiché i malviventiscelgono i propri luoghi del crimine quan-do sanno che non c’è la presenza dei mili-tari!

FURTI. Le bravate dunque possono co-star care! Il 7 agosto u.s. due minorenniincensurati di Bitonto, D.F. e C.V., entram-bi 17enni, sono stati fermati dopo averrubato un marsupio blu sul LungomareMarina Italiana ad un ignaro bagnante. Larefurtiva è stata consegnata al legittimoproprietario mentre i minori sono stati de-nunciati a piede libero al Tribunale dei Mi-norenni di Bari.Attenti anche agli spostamenti nelle primeore della mattina. Il 21 agosto u.s. è stataregistrata una tentata rapina ai danni di uncittadino che si recava al lavoro intornoalle 5. Due soggetti in una Fiat Tipo travi-sati e armati di pistola si apprestavano adavvicinare il malcapitato che riusciva peròa fuggire e si rifugiava nel portone di casa.Ancora reati soft ma è emergenza. Anchedi persone insospettabili e incensurate. Treragazzi, un 17enne straniero con precedentipenali, S.H. (aveva già perpetrato furti dioggetti in due autovetture) e due sedicennistudenti di Molfetta incensurati, sono statidenunciati al Tribunale per i minorenni diBari per il furto di quattro biciclette nellaserata del 27 agosto nella zona 167, su se-

gnalazione di una telefona-ta anonima al 112. I Cara-binieri intervenuti tempesti-vamente sono riusciti a re-cuperare la refurtiva e l’han-no restituita ai proprietari.Ai genitori un invito dun-que ad indagare efficace-mente sulle frequentazionidei propri figli, poiché puòessere abbastanza fastidio-so vedersi macchiata lafedina penale in etàadolescenziale commetten-do reati che, nel tempo,potrebbero assumere maggiore gravità.

RAPINE. Il 5 settembre rapina ad unavittima ormai abituale, la stazione Q8 diVia Molfetta. In quattro, armati e travisati,a bordo di una Fiat Tipo rubata aGiovinazzo circa dieci giorni prima, hannointimato il distributore di benzina a conse-gnare immediatamente il danaro, circa 1.000euro. Erano le 18,30 e non è stato nemme-no risparmiato un cliente che, in quel mo-mento si era fermato per il rifornimento.Minacciato anche lui, è stato costretto a con-segnare il danaro in suo possesso, circa 300euro. Un buon bottino in pochi minuti quin-di per questi banditi della strada che fannoormai di quest’attività il loro mestiere abi-tuale.

L’ARRESTO. Il 13 settembre, i carabi-nieri di Giovinazzo, guidati dal ComandanteDino Amato, in esecuzione di un’ordinan-za di custodia cautelare del Tribunale di Bari,hanno arrestato L.R., un giovinazzesetrentenne censurato, ovvero autore dellarapina ad una giovane coppia verificatasinel mese di giugno. All’epoca dei fatti fudenunciato a piede libero perché entrò in

la cronaca nera

colluttazione con la vittima e fu subito rico-verato al Policlinico di Bari. Menzione d’ono-re alla vittima che, reagendo, ha permesso aiCarabinieri di fermarlo e catturarlo. Una col-laborazione dei cittadini che deve essere sem-pre più stimolata ed apprezzata.

SCIPPI AGLI ANZIANIEscalation di scippi agli anziani tra luglio esettembre sia nelle abitazioni che per stra-da. Nessun quartiere viene risparmiato.Nemmeno Francesco Scivetti,soprannominato «Cecchino La Pretura» èstato risparmiato rimettendoci il borsellocon soldi e documenti personali. Il film èsempre lo stesso: i furfanti agiscono a pie-di inseguendo la vittima o appostandosinei pressi delle abitazioni sugli scooter. Inaltri casi usano fermare i malcapitati traen-doli in inganno per richiedere false infor-mazioni ed effettuare lo scippo nei pochiminuti disponibili. L’oro viene cambiatoprofumatamente in moneta ai banchi-me-talli. Evitiamo in questo periodo di uscirecon collane d’oro a vista che fanno gola aimalviventi. GABRIELLA

MARCANDREA

CRONACA DI UN’ESTATE ROVENTE: FENOMENI CHECOLPISCONO SEMPRE PIÙ I CITTADINI INDIFESI

FURTI, SCIPPI, RAPINE ED ARRESTI

2 SETTEMBRE: ILCECCHINO DAY.

I GIOVINAZZESI APRONO

IL CUORE ALLA SOLIDA-RIETÀ NEI CONFRONTI DI

FRANCESCO SCIVETTI,GIOVINAZZESE INDIFESO

VITTIMA DI UNO SCIPPO

2 SETTEMBRE: ILCECCHINO DAY.

I GIOVINAZZESI APRONO

IL CUORE ALLA SOLIDA-RIETÀ NEI CONFRONTI DI

FRANCESCO SCIVETTI,GIOVINAZZESE INDIFESO

VITTIMA DI UNO SCIPPO

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Il 31 agosto u.s. è venuto a mancare il card.Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito diMilano. La stampa l’ha ricordato ampiamen-te non solo come grande vescovo ma ancheper la sua rilevanza nazionale. Il radicamentodel magistero nella Sacra Scrittura del quale èstato impareggiabile studioso, il dialogo coni non credenti, le posizioni lungimiranti, l’in-terpretazione originale delle dinamiche dellametropoli, le lettere pastorali che dettavanola linea ecclesiale anche fuori dai confini delladiocesi ambrosiana e trovavano risonanza ecommento anche sulla nostra stampa locale,costituiscono a grandi linee gli aspetti del fe-condo ministero pastorale del card. Martini.Se anche noi lo ricordiamo, nel nostro pic-colo, non è per ripetere quanto autorevol-mente è stato già scritto su di lui, ma solo perriportare una modesta testimonianza perso-nale quale debito di gratitudine per aver avu-to modo di incontrarlo, conoscerlo e goderedella sua attenzione.E’ presto per rendere noti i contenuti di con-versazioni o di lettere personali (una eccezio-ne l’ho fatta in occasione di una intervista diTGNorba24 subito dopo la morte), ma de-sidero vivamente dare atto della grandezzadi questo vescovo che, per quanto mi riguar-da, si è espressa anche tramite una consuetu-dine ritagliata nei molteplici e notevoli impe-gni pastorali.

LA MIA CONOSCENZA DIMARTININella mia esperienza di studente universita-rio, che si colloca a Milano alla fine degli anniNovanta, la fama del card. Martini, arcive-scovo del capoluogo lombardo dal febbra-io del 1980, era già solida. Non mi avevaquindi meravigliato l’interesse che notavo negli

ineditoDI AGOSTINO PICICCOinedito

studenti più grandi nel partecipare alla Scuo-la della Parola che il cardinale teneva inDuomo per i giovani, commentando, conacutezza e profondità, i brani della Scrittu-ra. La traduzione laica, se così si può dire,di tali insegnamenti confluiva nella «Catte-dra dei non credenti», che costituiva l’ele-mento di dialogo con scienziati e grandipensatori i quali non avevano il dono dellafede. E’ in queste sedi che ho imparato adascoltare e ad apprezzare gli insegnamentidel cardinale.Occasioni ravvicinate di incontro le ho poiavute nelle conferenze (con pubblico piùridotto) che Martini svolgeva per gli stu-denti universitari, in particolare per icollegiali. Era buona usanza degli assistentispirituali donare agli studenti copie delle ce-lebri lettere pastorali del cardinale, creandooccasioni di catechesi e di dibattito. Talvol-ta questi incontri venivano svolti inarcivescovado oppure il cardinale stesso sirecava nei collegi universitari. Non manca-va di indicare gli orizzonti ampi della vita ele opportunità che la grande città offriva,senza perdere di vista l’ambiente familiaree il legame con le città e aggregazioni ec-clesiali di origine.

OLTRE LE BARRIERE DELLASCORTAIl mio rapporto con il cardinale si fece piùcostante quando fui chiamato a far partedel gruppo dei giovani volontari che svol-gevano servizio liturgico nella cattedrale e

IL LEGAME TRA IL CARD. MARTINI E LANOSTRA DIOCESIIL LEGAME TRA IL CARD. MARTINI E LANOSTRA DIOCESILA TESTIMONIANZA DEL

NOSTRO COLLABORATO-RE CHE LO HA FRE-QUENTATO NELL’UNI-VERSITÀ CATTOLICA

all’arcivescovo. Ebbi così modo di co-noscere da vicino il cardinale.A tal proposito occorre precisare che ilcard. Martini non era incline alla confi-denza e alla manifestazione espansiva deisentimenti. La sua signorilità e delicatez-za, tipica dello studioso, rifuggiva dal co-siddetto «‘bagno di folla» per trasmettersiagevolmente in contesti più personali «atu per tu». Tali occasioni erano comun-que rare in quanto il cardinale oltre ad averei tempi stretti a causa dei pressanti impe-gni dettati da una fitta agenda e da un ri-gido protocollo, nelle manifestazioni uf-ficiali - seguito da segretario, cerimonieree autista - era sempre protetto da un ser-rato servizio d’ordine costituito dagli ad-detti della vigilanza del Duomo e dagliagenti in borghese della Digos. Insommauno sbarramento che, oltre a scoraggiarequalche malintenzionato, serviva a far pro-cedere in fretta il cardinale e a preservar-lo dall’entusiasmo a volte troppo caloro-so della gente. Superata questa barriera, ilcardinale restava con i giovani del servi-zio liturgico. E così era possibile avvici-narlo. Qui sono nati i miei dialoghi piùpersonali con lui, che hanno trovato econella corrispondenza epistolare in cuiMartini dimostrava premura di pastore eattenzione di amico. In una di queste let-tere cita anche Giovinazzo in relazione aun messaggio che aveva inviato in occa-sione della presentazione di un mio volu-me.

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CON DON TONINO BELLOIl cemento di questa relazione con il card. Martini era dato dal-l’amicizia in comune con il nostro don Tonino Bello: sono statospesso testimone delle reciproche attestazioni (anche scritte) diamicizia fraterna tra i due. Don Tonino teneva alla sua amicizia,alla sua stima, al suo giudizio. Così lo citava, gli scriveva in occa-sione dei grandi eventi di Pax Christi, cercava in lui conforto esostegno. Lo riteneva una grande e autorevole figura della chie-sa, lo ammirava, ne avvertiva la stima e cercava di ricambiarecon un supplemento di affetto.Veniva citata con celia dallo stesso cardinale una vicenda che donTonino aveva riportato. In occasione del viaggio in auto con unfrate milanese, chiacchierando del più e del meno venne fuori ildiscorso sul cardinale e il frate sentenziò: «Al card. Martini se glitogli la Parola di Dio non sa fare altro». Commentò don Tonino: «Eche vuoi che faccia il vescovo? Se l’avessero detta su di me questa frase, l’avreivoluta sul sepolcro».Rimase molto colpito e contento quando in occasione deifesteggiamenti patronali di sant’Ambrogio del 1989 il card.Martini lo invitò a Milano a commentare il documento episcopaleSviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno. Nel suo inter-vento, don Tonino, vescovo del profondissimo Sud, come esordì,ringraziò il card. Martini quale interprete di un’intima «sollicitudorei meridionalis». Come nota simpatica della giornata milanese valela pena ricordare l’episodio, raccontatomi dai segretari del car-dinale, relativo all’abito da cerimonia di don Tonino, il quale,ignorando forse il cerimoniale ambrosiano e dovendo soppor-tare il disagio del lungo viaggio, si era presentato in arcivescovadoin clergyman e croce di legno. Per la celebrazione nella basilicaoccorreva la talare filettata di cui era sprovvisto. Le suore delcard. Martini non si persero d’animo e si fecero prestare l’abito

da un canonico del Duomo che aveva la stessa taglia di donTonino. Il problema successivo riguardava il collare con‘pettorina’. Il cardinale diede il suo, che poi don Tonino con-servò per ricordo.Don Tonino era stato contento di vedermi in arcivescovadodove ero andato ad assistere alla conferenza stampa, mi ave-va salutato cordialmente, trattenendosi con me e facendomisimpaticamente notare che ero di casa in quel posto. Il cardi-nale in quella circostanza ebbe la finezza di anticipare la cenainsieme, permettendogli di partire di notte per rientrare aMolfetta in tempo per altri impegni pastorali. Inoltre gli donòuna croce pettorale, che don Tonino custodiva gelosamente,e un generoso assegno.In occasione del decimo anniversario di ordinazione episcopaledi don Tonino (30 ottobre 1992), sapendo anche che il suomale si stava riacutizzando, mi permisi di segnalare la cosa alcardinale che gli inviò una cordiale lettera, poi pubblicata sulsettimanale diocesano, in cui rendeva grazie e ricordava «gliincontri formali e informali che il Signore ci ha donato». Martini, poi,per mio tramite, scrisse una breve ma intensa prefazione adun volume di don Tonino contenente gli ultimi scritti e ome-lie, pubblicate postume dalla diocesi. E’ importante ricordareche fu il card. Martini a consegnare a mons. Bona, allora pre-sidente nazionale di Pax Christi, la targa d’oro del premioUELCI (Unione Editori e Librai Cattolici Italiani) 1996, asse-gnato alla memoria di mons. Tonino Bello.Sono ancora tanti i segni di un rapporto cordiale. Questoscritto vuole essere una doverosa e grata memoria personalee l’impulso ad approfondire ulteriormente temi e conoscenzadei personaggi (al di là di indebite strumentalizzazioni di gior-nalisti e politici) a edificazione comune.

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DI GABRIELLA MARCANDREA

MYRIAM MASSARI, INSEGNANTE«La societàgiovinazzese èancora troppomaschilizzata.La storia nonpasserà mai lamano a noidonne»

l’angolo del lettore

Questa rubrica si arricchisce per la primavolta di una figura femminile. Sull’onda delmaschilismo che sospinge la nostra società,anche noi ci eravamo lasciati prendere lamano. Chiediamo venia così alle nostre nu-merose lettrici e passiamo la parola a unadonna di polso, una che non le manda adire, Myriam Massari, ex docente di scuo-la primaria oggi in pensione, innamorata adismisura di Giovinazzo. Forte, temeraria,prodiga sempre di suggerimenti, aperta,contagiosa. Sarebbe stato questo il suo pro-filo facebook quarant’anni prima dell’inven-zione del social network, quando Miriamaveva solo 19 anni ed era già seduta in cat-tedra. Quarant’anni fa entrare nel mondodella scuola era l’unico modo per emanci-parsi, per ribellarsi al ruolo di mamma ecasalinga in cui, ancora oggi, questa societàsembra voler inquadrare la donna. Donnein politica allora? Solo mosche bianche «Ilmio carattere libertario - spiega MyriamMassari - mi spinse a far parte del Partito So-cialista. Non mi dispiacque accarezzare l’idea dientrare in politica triplicando i miei impegni quoti-diani». Il tempo scivola sul crinale degli anni,30 anni fa quando Myriam Massari eramoglie, madre, insegnante ed esponentedella vita politica. Mille sfaccettature che fo-tografano i contorni di una società

giovinazzese in continua evoluzione.

L’EMANCIPAZIONE FEMMINI-LE A GIOVINAZZO«L’emancipazione può riferirsi a quella esteriore ecomportamentale, a quella culturale ed a quellapolitica. In merito alla prima vi è stata una evolu-zione evidente ;ad esempio nel ’57 quando ero ado-lescente, alla morte di mio padre la consuetudineambientale mi ha costretta a vestirmi di nero pertre anni. Oggi invece nemmeno le donne anzianeusano più il lutto. Altro esempio banale, maeclatante: le donne possono sedersi al bar da sole aprendere un caffè o a leggere il giornale, cosa im-pensabile allora.L’evoluzione culturale? «Vi è un grande salto,basti pensare che oggi mie ex alunne sonometereologhe, avvocato, commissario di polizia, pa-racadutiste, hostess di bordo. Ma se emancipazionevuol dire affrancarsi da vincoli di schiavitù di ognigenere, mi sembra che si stia cadendo vittime di unanuova schiavitù che deriva dai modelli imposti daiMedia: il mito del corpo giovane e perfetto sempre ea tutti i costi». E quindi palestre, estetiste e“tiratine al volto”o silicone ove serve. Os-sia non la cura del corpo per il benessere,ma per essere adeguate ai modelli.Non ha peli sulla lingua la nostra affezionatalettrice convinta che la battaglia dell’imma-

gine e della perfezione estetica costituisceuna nuova schiavitù per le donne e, recen-temente anche per gli uomini che gonfianoi loro muscoletti e formano l’addome a tar-taruga

DONNA E POLITICA A GIOVINAZZO. Uno scollamento sinota purtroppo tra emancipazione esterio-re - culturale e quello politico delle nostredonne che difficilmente si orientano versola politica intesa come governo della polis.Un compito da lasciare ancora agli uomini,a parte l’impegno apprezzabile delle pochis-sime figure femminili che negli ultimi annihanno deciso di mettersi in gioco. «Il miopensiero va, ad esempio ai 10 anni di politica dellasig.ra Maria Restivo, in veste di assessore edalla sig.ra Carolina Serrone, anch’essa assessore».Si sa però che anche a Giovinazzo la politi-ca è «roba da uomini». Troppo affaristicaper avvicinare il «sesso debole». Inoltre,poiché esistono ancora «i ruoli» la donnache lavora deve occuparsi personalmenteanche della casa, dei figli e le resta poco tem-po per avvicinarsi alla politica attiva, vistoche difficilmente vi è collaborazione da par-te del partnerNegli anni ’70 il partito della DC era domi-

FOTOGRAFIA MICHELE DECICCO

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nante a Giovinazzo, comunisti e socialisti erano al-l’opposizione. Sono gli anni in cui Myriam Massarimatura la passione sociale e politica. Una svolta im-portante della sua vita che la spinge ad una attivitàmilitante nel Partito socialista. Diventa consigliera co-munale. «Mettersi in gioco per una donna non era semplice,però c’era grande rispetto nei consigli comunali, non si degene-rava mai come avviene adesso. Il PSI allora permetteva aduna donna di sentirsi più libera, meno “intruppata” rispettoal PCI». Erano anni di fuoco e di passione dove leidee di una donna all’opposizione venivano ascolta-te e prese in considerazione all’interno del partito.Allora si batteva anche la comunista MariaAntonietta Logiudice sui banchi avversari. In oc-casione di una «Festa dell’Avanti» Myriam Massariospitò anche la segretaria personale di SalvadorAllende, il 1° Presidente socialista eletto democrati-camente. «Peccato, i tempi cambiano e lo scorno politico delPSI ha dissolto un’ideologia preziosa per molti».

IL SOGNO DI UN SINDACO DONNAIn quegli anni, come per oggi d’altronde, per unadonna giovinazzese era difficile conciliare casa, fi-glia, marito, lavoro e politica. Con tanta forza divolontà ci si riusciva. «Oggi ci sono donne disposte ad af-frontare la battaglia politica, ma lo stigma della diversità digenere è una battaglia da vincere», anche se ci sono tantedonne in carriera. Fra infinite contraddizioni, stannodiventando anch’esse protagoniste della storia. «Maa Giovinazzo ancora no, la politica rimarrà maschilizzata,la storia non passerà mai la mano anche se con Rosa Serrone(ndr non eletta sindaco per un pugno di voti) stavamocambiando il corso della storia».

ha collaborato Michele Decicco

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Nel libro Notizie interessanti la sagra persona del gran pontefice ClementeXIV, pubblicato nel 1778 alle pagine 152 e 153 è edita la “Copiadi una Relazione venuta dalla Città di Giovinazzo di Puglia per un fatto iviaccaduto per intercessione di Clemente XIV”. Il fatto, ovvero la guari-gione di un prelato, sarebbe avvenuta nel 1775 ad appena unanno dalla morte del Pontefice.Prima di riportareLa relazione inviata dalla Diocesi di Giovinazzo alla curia Roma-na, è scritta in latino, lingua ufficiale della Chiesa Cattolica. Primadi proporne una libera traduzione, si forniscono alcune brevinote sulla figura di quel pontefice (tratte dalla pagina edita sullalibera enciclopedia on-line Wikipedia).

CENNI BIOGRAFICIPapa Clemente XIV, al secolo Gian Vincenzo AntonioGanganelli nacque a Santarcangelo di Romagna il 31 ottobredel 1705. A diciottenni abbracciò la regola francescana dei Mi-nori Conventuali assumendo il nome di fra’ Lorenzo. Stimatodai papi Benedetto XIV, che lo nominò consigliere dell’Inquisi-zione, e Clemente XIII che lo nominò cardinale, ne perse poi lafiducia quando mostrò di non condividere la linea politica delpapato. In quel periodo la Chiesa Cattolica esigeva infatti che ipapabili si impegnassero per la soppressione dell’Ordine Gesuitico.Il 19 maggio 1769, fra Lorenzo, venne eletto Papa assumendo ilnome di Clemente XIV; sebbene non esistesse alcuna prova cheil Papa avesse realmente intenzione di sopprimerli, i Gesuiti loaccusarono di simonia perché lui si era rifiutato di impegnarsiper iscritto sulla questione. Difficili erano all’epoca i rapporti delpapato con le maggiori potenze europee, per non acuirli papaClemente sospese la pubblicazione della bolla In Coena Domini,con la quale veniva messa in discussione la legittimità delle auto-rità civili su quelle religiose, ma le stesse potenze chiedevano dipiù: continuavano a pretendere che il Papa sopprimesse la Com-pagnia di Gesù, e così, il 21 luglio 1773 Clemente XIV promul-gò l’editto Dominus ac Redemptor con cui veniva decretato lo scio-glimento di quella Compagnia.I gesuiti non poterono che accettare la decisione del pontefice.Le grandi potenze, soddisfatte, fecero sostanziali concessioni alpontefice e diverse città furono restituite alla Santa Sede. MentreAustria e Germania incamerarono tutti i beni della Compagnia,in Prussia e Russia, invece, l’Ordine non fu sciolto, anzi ne venneproibita la soppressione per non rendere precario il sistema sco-lastico cattolico.Se il nome di Clemente XIV è ricordato per la soppressionedella Compagnia di Gesù, non sono da dimenticare altre sueopere quali il tentativo di ridurre il carico fiscale dei suoi sudditi,quello di riformare la pubblica amministrazione dello Stato Pon-

tificio, nonché il suo atteggiamento favorevole allo sviluppodelle arti liberali ed alla diffusione della cultura (il cui segnotangibile è nel museo Pio-Clementino), nonché la proclamazio-ne dell’Anno Santo per il 1775 che egli non poté però celebrareperché morì prematuramente il 22 settembre 1774. Per talunifenomeni che accompagnarono la morte di Clemente XIV (adesempio la rapida decomposizione del corpo) si pensò ad unamorte per avvelenamento ma sia il medico personale che ilconfessore dichiararono che il decesso del Pontefice, già mala-to, era dovuto solo all’età ed a cause naturali. Con grande emo-zione quindi erano stati vissuti i giorni che avevano precedutola scomparsa del Pontefice, tanta emotività è confermata dal-l’episodio sostanzialmente filo-gesuitico, della “bilocazione” diS. Alfonso Maria de’ Liguori, che avrebbe in spirito assistito iltormentato Pontefice morente al fine di garantirgli un serenotrapasso.Se da un lato dilagò la leggenda “nera” del pontefice mortoavvelenato o comunque disperato per l’ostilità oltre ogni dire

1 AGOSTO 1775DI DIEGO D

LO SPIRITO DI PXIV VISITA GIOVLO SPIRITO DI PXIV VISITA GIOV

storia

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dimostrata ai Gesuiti (pare che egliavesse vietato ai Gesuiti la cura d’ani-me dello Stato pontificio e avessefatto imprigionare il generale padreRicci e altri autorevoli superiori emembri dell’Ordine in Castel S. An-gelo), leggenda alimentata da pro-fezie e da apocrifi, dall’altro, più de-bolmente, si tentò di svilupparne unculto attraverso suoi presunti mira-coli. Peraltro molti filosofi lo descris-sero come Pontefice tollerante, e fi-losofo.

IL PRODIGIO ACCADUTO AGIOVINAZZOIl Libro presentato in premessa, siapre con una introduzione intitolata“Al cortese leggitore” nella quale gli editori dopo aver sinteticamentepresentato il contenuto dell’opera, (la vita di papa Clemente «suc-cinta come quella che da molti altri scrittori è stata diffusamente trattata», epoi i prodigi che «non pretendesi di caratterizzarli per irrefragabili mira-coli») non disdegnano di ricordare che poca credibilità ebbe que-sto Papa in questa veste miracolosa: da non pochi egli fu posto«in derisione, in sarcasmi, e in mala fede a dispetto della più chiara autenticitàdei fatti». Gli editori richiamano alla memoria del lettore, ediffusamente si soffermano a trattare di uno fra i tanti libri ingiu-riosi editi contro papa Clemente, denigrato soprattutto perchéabolì la compagnia dei gesuiti ma anche perchè nessun miracolooperò in vita. E qui gli editori ricordano che anche altri santi,come Giovanni il Battista, solo con la morte ricevettero dal Si-gnore il divino dono di operare miracoli.Quello avvenuto nella città di Giovinazzo richiama alla mentel’episodio che avrebbe caratterizzato il giorno del suo tormenta-to trapasso dalla vita terrena a quella eterna.

E CEGLIA«Il giorno 1 agosto 1775 nella casa in cui coabitavano i canonici GiovanniLeone, e Giuseppe Caccavo, che giaceva infermo a letto, si aggirava lanipotina di quest’ultimo Maria Benedetta dell’età di due anni e mezzocirca che di volta in volta si fermava dinanzi ai vari ritratti che eranoappesi in quella stanza mentre lo zio sacerdote le diceva chi effigiassero.Quando la piccola fu dinanzi al ritratto del defunto papa Clemente XIV,lo zio canonico, poiché malato, col pensiero di dover passare a miglior vita,fu scosso quasi da un senso di timore, e pensò che fosse bene pregare per la

salvezza della sua anima. Così appena la bambina fu dinanzi a quellaimmagine e chiese di chi fosse, alla risposta che era di papa Clemente XIVla stessa si inginocchiò due volte dicendo: «così dinanzi allo stesso deveavvenire» e poiché né prima né dopo (la fanciulla) lo aveva saputo, talefatto commosse così tanto il canonico d. Giuseppe che tornato in se dalturbamento, ricordandosi che egli stesso era venuto a conoscenza della pro-bità e santità di quel sommo pontefice, allo stesso egli si raccomandò, e cosìil suo stato di salute andò migliorando.Gli animi lo attestano dunque e si renda grazie a Dio. Ciò avvenne il 1 diagosto del presente anno come di nuovo attestiamo. Dato in Giovinazzo il18 ottobre 1775.Nunzio canonico penitenziere LeoniGiuseppe can. Caccavo dichiara ed attestaAttesto che i suddetti canonici sono tali quali si sono dichiarati io France-sco Antonio Riccio notaio apostolico, mi sottoscrivo».

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PAPA CLEMENTEVINAZZOPAPA CLEMENTEVINAZZO

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DI DIEGO DE CEGLIA

I COLORI E MELODIEDI P. MASTROTOTARONON MORIRANNO MAI

il ricordo

Non posso, proprio attraverso queste pagine,non ricordare un amico che oggi non c’è più.Su queste pagine ho ritenuto doveroso citarloogni qual volta forniva immagini a corredodei miei articoli di storia, per i quali spessomi aiutava anche con il racconto di quantoaveva operato lui a salvaguardia del patri-monio storico artistico religioso della nostracittà. Parlo di Paolo Mastrototaro.Fino a non molti anni fa titolare insieme alfratello Mauro di un negozio di ferramentain via Cappuccini, era ben noto in città comerestauratore. Infatti quasi tutte le chiese diGiovinazzo, ed anche quelle di altre città diPuglia e Basilicata avevano visto il loro ope-rato durante i lavori di restauro dal dopo-guerra fino agli inizi degli anni ’90. Paolo,l’arte del colore l’aveva appresa quasi perosmosi, stando sempre al fianco della nostraapprezzata pittrice Giuseppina Pansini,che si serviva di lui sia per i materiali, masoprattutto per il montaggio delle tele. È suf-ficiente alzare lo sguardo nella chiesa di S.Agostino per immaginare cosa abbia dovutofare Paolo per il montaggio delle tele dei quat-tro evangelisti sotto la cupola, e delle quattrotele con scene della vita di S. Agostino in undelle quali la pittrice utilizzò anche il volto diPaolo per effigiare il Santo. Anche se l’ope-ra di Paolo è terminata, è grazie al suo lavo-ro che le opere da lui trattate sono ancora inbuono stato di conservazione e ci auguriamolo siano per molto tempo ancora. Se spatola epennello di qualcun altro dovessero cancellar-ne il ricordo, le pagine dei quotidiani deglianni ’60 e il numero di questo giornale disettembre 2002 possono raccontare ai posteriquella che è stata l’opera dei restauratori f.lliMastrototaro. Ma l’arte di PaoloMastrototaro non era solo nel colore, amavala musica. Indirizzato dal maestro NinoRota agli studi canori presso il Conservato-rio dovette poi abbandonarli per la morte dellamadre. Nel novembre del 1943, in piena oc-cupazione inglese, si esibì al Petruzzelli dovemeritò il I premio cantando «Musica proi-bita di Gastaldon». Avrebbe potuto stu-

diare all’accademia musicale quando le vi-cende belliche posero un brusco freno alle sueaspirazioni ma non gli fecero mancare sod-disfazioni diverse: una quindicina di annidopo, era il 1956, la sua voce si alzò alta aGiovinazzo,nella chiesa di S. Domenico dando voceall’«Ave Maria» composta del prof.Bartolomeo Volpicella (Censore del-l’Istituto Vittorio Emanuele) e dal mastroGiove che insegnava musica nello stesso Isti-tuto, dove lavorava come educatore ancheGaetano Cannone che nella stessa circo-stanza accompagnò Paolo con le note del-l’organo. Per un altro po’ di tempo quellavoce si alzò musicalmente per accompagnareil famoso Sestetto verde di cui facevano par-te Felice Parato con la fisarmonica, Raf-faele Depergola sax tenore, DomenicoDinatale con la chitarra, AntonioDagostino col contrabbasso, VitoDinatale con la tromba (la famosa trom-ba di Biucc) e Raffaele Milillo alla bat-teria. Ed anche su questo strumento l’artedi Paolo non mancò. Erano gli anni ’50quando in un complessino di nove elementiche animava feste e matrimoni PaoloMastototaro suonava la batteria. Ma nelsuo cuore prorompeva la musica, quell’Artedivina e scienza, frutto di ispirazione di cuipochi privilegiati hanno il dono. Scienza per-ché non può andare disgiunta da canoni precisie inderogabili che guidano e reggono il com-plesso sonoro.Bellissimi sono infatti due brani nataliziscritti e musicati da Paolo Mastrototaro:«Canzone a Gesù Bambino» e «Gesù ènato» dei quali su queste pagine furono pub-blicati anche i testi. E che furono eseguiti inpubblico nel dicembre del 2007 presso lachiesa dello Spirito Santo, durante una par-ticolare rievocazione del presepe diGreccio.Paolo sentiva di appartenere a questo paese,fu infatti uno dei primi soci della locale Pro-Loco. Era anche legato alle tradizioni dellacittà. Ne è testimonianza un curioso

opuscoletto dato alle stampe nel 2003. In esso Paolo aveva rac-colto tutti i soprannomi giovinazzesi, e con la sua inventiva erariuscito ad utilizzarli tutti per raccontare in dialetto gli eventidel giorno più bello per i giovinazzesi quello della domenica dellafesta della Madonna di Corsignano.In quanti lo hanno conosciuto, resta un vuoto.

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Non c’è funerale che, spesso, non faccia ri-dere e sposalizio che non faccia piangere.Non che i proverbi siano proprio la saggezzadei popoli ma, alcuni non mentono.Ero solito, verso mezzogiorno, andare a chia-mare un mio amico, Tommaso De Palma perfare la consueta passeggiatina nel borgo delpaese.Ma, quel giorno, Tmès si affacciò al balconcinoe gridò: - Na possec ascènn. A mùrt u nonn!.U nonn? - risposi. Da na dèj a nalt?Salgo le scale e atteggio il viso ad una ipocri-ta tristezza. Spio dall’uscio della cucina e vedootto ceri gocciolanti, attorno al catafalco. Ilmorto era lucidato e stirato: un mucchiettodi pelle ed ossa. Una papalina con una nappinapendente ed un fiocchetto era incollata sulcapo. Sembrava un manichino, tanto era tesoed impalato. Una mosca roteava dal lobodell’orecchio alla cavità degli occhi. Un faz-zoletto bianco gli passava per il mento e siannodava sotto la papalina per tenergli stret-te le guance incartapecorite. La stanza eraangusta, le finestre serrate. Solo da un fine-strino imporrito, entrava una fievole luceopalina.Chissà, per conferire un’aria di mestizia e didolore. Un ragazzo del bar se ne stavaacculato su un trespolo: fissava, in assorto ecupo silenzio, la faccia del morto.Si trattava di Tmès u Molfettès, anni 70, padredella signora Verìn che, poi, era la madre delmio amico. Conoscevo nonno Peppin. Erabuttato come un cencio in un angolo dellacucina. Volgeva lo sguardo attraverso il fine-strino dal quale si vedeva la straducolasottostante e il passeggiare delle persone cheuscivano per andare al borgo del paese. Ilvecchio mugugnava e sbavava, tutto marca-to su una ciscranna, distrutto, per lunghi anni,dall’arteriosclerosi. Da quel piccolo varco dellafinestrella, ammirava, lontano, la distesa deicampi.Un capannello di persone, stancamente, bi-ghellonava sui gradini delle scale; altri, comecariatidi, erano sulla rampa con le spalleinsaccate.Dalla cucina Tmès, con una strizzatina d’oc-chio, mormorava:- Vu qualkecause?Aveva in mano un piatto fumante di spaghetti.- Eh! - incalzò il padre, fuochista di naveFrancisc De Palma, - propr a chèss aùr m’avivmrè! Avviv gè apprparèt la tavol. Propr iosc se n’avivascè! Kìss murt, stè tant timb! Si vist ciat t combìnen:lisc, lisc dò. E mo ce me ne fazzc du bigliett?Così, rabbuiato, mi mostrava i biglietti delteatro. Al «Petruzzelli» di Bari, quella sera,insieme alla famiglia, avrebbe dovuto assiste-

re a La Tosca.- P’ mà, - continuò infoschito, - sciss u stèss.Ma la gent ciat avà penzè? Crist mè, perdùnm.Damm na mèn!La moglie nuotava in una enorme gonnanera. Intanto, giù dal portone, si sentì il gri-do del portalettere: - Depalma... Depalmaaaa...Un momento, - rispose Tmès.Ritornò su con un invito per un matrimo-nio. Era una cugina che si sposava, non alpaese, ma a Bari, in una fastosa sala.Si sentiva puzza di bruciato nella stanza daletto. Esalava del fumo.- C stè a seccèd, - gridò il signor De Palma.- Madonna Sand, stonn adà brscè u mùrt - gridòun tale.E, infatti, chissà come, un moccolo di can-dela accesa era caduto sul catafalco. Ora,principiava a bruciacchiarsi un lembo di giac-ca. Avvenne un parapiglia. Alcuni rovescia-rono addosso al morto quartare d’acqua.- Muvvt, muvvt, steut u mùrt, - gridò un paren-te lontano.Correva pericolo che la casa diventasse unafornace.-Eh! - commentò con gravità il padrone dicasa, -ang l mùrt so pericolos!Fu rimessa sul capo la papalina, sistemate lelenzuola. Tommaso rimase nuovamentesolo.Frattanto, era arrivato un signore con unaborsa nera sotto il braccio, tutto compunto.Gli occhiali gli pinzavano le orecchiecartilaginose e il naso bitorzoluto.- Mi dispiace, lo so, non è il momento opportunoma, la legge è legge.Così dicendo, cominciò ad annotare su diun’agenda la mobilia.- Scusate tanto, - lo interruppeTommaso , -ma di che si tratta?-Come! Non avete capito? Sequestro, brutta ro-gna! Questo mestieraccio di ufficiale giudiziario nonlo farei fare nemmeno ai cani.- Ma c stè a desc - rispose il signor Francesco,scuro in viso, con la bile che gli schizzavadagli occhi.- Sequestro?- Sentite, signore, le spese pazze non le faccio, io.Qui, le carte parlano chiaro. Leggete, leggete voistesso: «Francesco Depalma, via …. ecc. ecc.» Eccoviqui, in questo foglio, tutta la pappardella .Il signor De Palma sbottò a ridere acrepapelle, mentre spingeva l’ufficiale giu-diziario in cucina.- Ridete, ridete pure - brontolò accigliato l’uo-mo, un po’ intronato.- Pizz d m…na m si facèn gastmè cu u murt doinze Il sequestro lo facete a De Palma; ma io sonoDepalma, tutto attaccato. Il De P0061lma chevai trovando abita in questa strada, ma più a

basso…Si capèt?L’uomo inforcò gli occhiali nuovamente sulnaso a gnocco. Lesse, sbianchì. Infatti, avevapreso un abbaglio.- Avete ragione, signor De Pal.. maa…, - cercandodi sillabare il cognome. Avete proprio ragione!- Depalma, tutto attacato più giù abita, - gridava ilpadre del mio amico. Ding o postìn peur ca c sbagln’alt a volt u’accpdèscek. Iè c keda gènt na voggh avànudd da spartè!E ora, vio di qua, attirapiedi. Non vi metto le maniaddosso per il lutto.Dopo qualche minuto, si sentì urlare un ih...ih... Madonna Santa: un fuggi fuggi generale,come se nella stanza del morto si muovesserodei fantasmi. La padrona di casa correva, spi-ritata, con i capelli ispidi e una mano sulla boc-ca. Urlava, tutta scarmigliata. Un groppo allagola le impediva di parlare. Faceva segno conuna mano, là, verso la stanza, il catafalco.Una gamba di Peppin u Molfettès era penzoloni,come se il cadavere volesse levarsi.- Uh, babb, u babb mej, na u sé ca si murt? G vu fèmerè ang a nèu? Oh! C scernèt dsgraziètSpesse volte, l’intensa gioia e il dolore ci fannosproloquiare, inducendoci a dire cose che nondovremmo, anche se abituati alla discrezione ealla prudenza.Un altro vecchietto, vicino al morto, mormo-rava:- Eh, Peppin mej,ce vu fè?Vu scè asseùl o cambsand?- Nu momentttt …nu momenttt, - gridò sbalor-dita una donnona, tutta grassume - facèt subt cau provìdd se ne stè a scè o Creator! S vait cannan’avètme vist mrè nu crstien!- Ciat vu desc commar!- C voggh desccc??? Avete mai sentito parlare dicatessi?- E ce iè? - risposero alcuni.- Uno che muore, apparentemente però, può essere vivo,insomma un morto vivo. Quando si trova nella bara,là, nello scuro, sottoterra, oh che disperazione!- Ma, allora, volete dire «catalessi» gridò un vigileurbano.- Beh! Nam capèt. Iè la stessa caus. «Catalessi», comecaspita la chiamate voi, è sempre lo stesso.- Purtm na cannail - continuò la donna. Movdèm!.Si avvicinò, sgomenta, al cadavere.- Na t na dà dspiaciaj, - gli sussurrava con ilmoccolo in mano, mentre sfiorava le narici delmorto, con il cero gocciolante.- U facèm pu bèn ca t vlèm, compare Peppin. Già dadesc c si vèv o si mùrt. Quann ta na prquè iè tropptard!Il vecchietto sembrava volesse dire, con il suovolto terrigno ‘ma andate a farvi benedire, citrulli,lasciatemi stare’!Donna Corsignana scosse il capo.- Cuss nau svèglie nemmèn nu tramòt. Beat a idde ca

SCENE DI VITA D’ALTRI TEMPI

U FUNERÈL D FRANCISC DE PALMA

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sa levèt u penzìr!Frattanto, il corteo delle persone si era infit-tito. Me ne stavo vicino all’amico asfrottolare. Tutti passavano davanti al mau-soleo, vi davano una guardatina, un ultimosaluto e, poi, con gravità, mormoravano:- Condoglianze, signor DepalmaCosì pure alla moglie e a Tmès. Per usciredovendo passare davanti a me, allungavanola mano e porgevano ugualmente le condo-glianze, a capo chino.- Grazie, grazie tanto, - rispondevo.Va a spiegare che ero solo un amico del ni-pote di nonno Peppino.Una vecchietta si avvicinò e sfogò in lacri-me:- E quando, quando è morto il poveretto? Buo-n’anima! Si stropicciava il naso e gli occhi conun fazzoletto lenzuolino, listato di nero.Ero allocchito, tanto che decisi di scendere easpettare giù, davanti al portone.Il pomeriggio arrivò la bara. Il cadavere fusistemato con cautela. Sotto il capo, fu postoun cuscinetto imbottito di crine.- Eh, Peppìn mej - brontolava un vecchietto, -a da rpsè comodo! N si fatt d sacrifici! Mo mitt lachèp saup u cscèn e durm!La casa era gremita. Un lamentoso vocio edun querulo piagnisteo stagnavano nelle trecamere lugubri e buie. Si sentiva per il corri-doio e le stanze, il vocio delle donne cherecitavano il rosario in un angolo, tutte a cer-chio. Gli uomini erano con la coppola inmano e sfrottolavano, indifferentemente. Eraarrivata una carrozza.Il cavallo tutto bardato di nero: redini, posola,persino gli zoccoli. Sul garrese gli pendevauna gualdrappa corvina. Sbucavano solo gliocchi da un cappuccio che lasciava fuori leorecchie appuntite. L’animale era un po’ ir-requieto. Scalpitava, rignava forse impazien-te di starsene impalato come un monumento,tra la mestizia della folla, la confraternita, ilsacerdote, il chierichetto e il profumo delledue corone di fiori. La bara, sulle spalle diquattro uomini, fu fatta scendere con pre-cauzione. Il chierichetto porgeva l’acquasan-tiera, mentre il sacerdote officiava il rito fu-nebre con preghiere in latino ed in italiano. Ipresenti curvavano il capo e rispondevano «amen, amen ». Quando tutto fu sistemato eil corteo pronto a muoversi, il cavallo rincu-lò e si levò sulle zampe posteriori. Per poco,la bara non scivolava dalla carrozza. L’uo-mo che stava a postiglione, scese. Con unadivisa come un pinguino, avanti al muso delcavallo, mormorava, accarezzando le frogebavose:- Camèn, ce a ma remanè do?L’animale, trattenuto dal morso, dette unosbalzo come un acrobata, lasciando la follagravata di mestizia, sbalordita, indietro di unacinquantina di metri, con la carrozza avanti,come se volesse andare da sola al campo-santo.- Ih...! ih...! bastard anmèl - gridava furibondo.

Il vetturale si trovò con la frusta in manosui piedi di alcuni curiosi che stavano,allampanati, con la bocca spalancata ad at-tendere il passaggio del corteo funebre.Quando si ebbe riassettato, corse verso lacarrozza, si aggrappò alle redini e gridò:- T nzègnc iè nu pìcc d’educaziaun. Na tìne respettnemmanc d l mùrt!Piovevano, così, addosso all’animale, be-stemmie, calci e pugni.- Avanti, voi, - ingiunse il vetturale.Il seguito avanzò, a passo garibaldino dalportone del defunto. Sulle balconate e sugliusci, la gente curiosa, ridacchiava. Il corteo,con tutte le corone, il sacerdote e ilchierichetto raggiunse la carrozza.Arrivati davanti alla chiesa madre, dove sisarebbe dovuta officiare la messa funebre,tra la processione, si sentì un fischio:- Sssst...! ssssssst...! Signora, ehi, signora! Non ve-dete?Ma la donna era calamitata dal corteo. Tuttisi voltarono verso l’uscio di quella casa.Che malafemmina! Che mondo! Ma guar-da, guarda!Era una comare che se ne stava sull’usciolinodi casa con il matterello in mano e la gonnapieghettata, raggomitolata ai fianchi. Eranovisibili i mutandoni di color celeste, legati aipolpacci con una cappiola giallina. Eviden-temente, era intenta a fare le orecchiette, là,sulla madia e non si era accorta di essere inquella sconcia posizione. Con le mani sullafaccia, gridò:- Uh! Ce vergogn! Madonna Sand…E si nascose in casa con tutti gli sguardi chela fissavano.Il corteo prese a transitare, gravemente. Im-provvisamente, il cavallo si fermò, drizzòle orecchie. Là, sul vialone che portava alcamposanto, solenne e placido, brucava filid’erba un enorme bue, proprio al centrodello stradone. Il pachiderma non sembravadisposto a spostarsi. Il vetturale scese nuo-vamente:- Facetemi un favore. levatemi dalla strada quellabestiaccia, - gridò.I primi della fila si avvicinarono timidamenteal bue. Sulla strada echeggiava il cavernosomuggito dell’animale.- Allìvt da menz!Con alcuni forconi, lo fecero allontanare.Il corteo riprese a snodarsi. Ma ora, vicinoal cancello del cimitero, ecco attraversare ilbianco del viale, ombreggiato dai cipressi,un gatto nero.- Sang du diavuul. Port sfrtèun u gatt nèer - gri-darono alcuni.Tutti si facevano le croce e pregavano sot-tovoce.Peppino fu lasciato solo finalmente nella ca-mera mortuaria. Il becchino non lo degnòdi uno sguardo. Anche lui aveva visto quelgattone scuro attraversare lo stradale. E, fat-ta scivolare la bara dalla carrozza, si affret-tò a toccare, per scaramanzia, una maniglia

di bronzo della bara. Il corteo si sciolse. Lagente, a gruppetti, tornava in paese, sparsa peri vicoletti. Era quasi il tramonto. Pasquale uMolfettès, nonno materno di Tmès Depalma, ora,era morto per davvero.

PIÙ UNITI DI COSÌ NON SI

PUÒ: I GEMELLI

FRANCESCO E LUISAROSSIELLO IL 17 SETTEM-

BRE HANNO SPENTO INSIEME

70 CANDELINE!

FIORI D’ARANCIOFIORI D’ARANCIOFIORI D’ARANCIOFIORI D’ARANCIOFIORI D’ARANCIO

5 SETTEMBRE 2012SPOSI NICOLA SCIVETTI&

TIZIANA SIRACUSA

UNITI NEL LAVORO E NEL SO-CIALE, ORA INSIEME PER SEM-

PRE NELLA VITA

AUGURIAUGURIAUGURIAUGURIAUGURI

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Sapere che Julian Assange con tutti i problemi internazionali in cui ècoinvolto abbia trovato il tempo di occuparsi anche di Giovinazzo ècosa conosciuta a pochi. Non tutti sanno che, digitando, su un qual-siasi motore di ricerca la parola Giovinazzo, ci sono più pagine conimmagini e descrizioni sotto l’egida di Wikipedia. Così scopri cheGiovinazzo ha delle frazioni (come le ha Bari, Roma o Milano) dinome San Matteo e Le Macchie. Ma non tutti sanno che, forse,quando Julian venne nel nostro paese gli fu spacciato qualcosa dimolto forte... O forse avendo poco tempo a disposizione fece uncopia e incolla di un altro paese pur di avere una nota descrittiva delnostro. Così scopri che - udite udite - «il comune è dotato di un importan-te porto peschereccio e nel territorio si trovano imprese commerciali ed industria-li». Io mi chiedo in questo importante porto peschereccio oltre il«Varciduzz d Parudd» quale altra flottiglia di navi mercantili è presen-te? Dove le nascondono tutte queste navi quando passo io? Vabbècomunque è allettante per i molti cittadini del mondo in cerca dilavoro, andare in un paese dove ci sono fiorenti imprese commer-ciali ed industriali. Si sa di un pullman di francesi e svizzeri chegrazie a Wikipedia si fecero portare qui, da noi, in Piazza VittorioEmanuele in una serata invernale dell’anno scorso. Scesero con tan-to entusiasmo, con occhi brillanti e con al seguito figli ed effettipersonali. Pioveva ed era una delle nostre serate invernali quandocredi che Giovinazzo non sia un paese reale ma il set di un filmdell’orrore. Questi cugini gallici girarono in lungo e in largo in cercadelle industrie e delle fiorenti attività commerciali per trovare occu-pazione e dare così un futuro alla propria progenie, ma di loro nonsi è saputo più nulla, si sono perse forse le tracce a Sette Torri o inqualche frazione del nostro vasto territorio. Ma Assange dovevacompletare la scheda sul paese e così si spinse oltre parlando anchedei monumenti e dei luoghi di interesse: «Piazza Umberto I, attigua almoderno palazzo di Città e Piazza Cappuccini antistante il Calvario». Man-cava che scrivesse anche «Le case maledette di Via Toselli» per faraccorrere gitanti da ogni dove. Giovinazzo è bella e non si discute,ma non si può dimenticare di citare Via Gelso, strada madre di ognigiovinazzese doc e tante stradine dalla bellezza mozzafiato. Vabbèperdoniamo il giornalista australiano sia alla luce dell’assedio che stasubendo, sia per il fatto che comunque ha citato i personaggi illustrie storici che hanno dato lustro alla nostra comunità. Così troviamoAntonella Bavaro (attrice), Bisanzio Lupis (storico e poetaRinascimentale), Daniele Fiorentino (giocatore di calcio), BeatoNicola Paglia (seguace di San Domenico), Giuseppe De Ninno(storiografo di storia locale e della Carboneria di Puglia), EttoreGiannuzzo (videogiocatore, attuale campione italiano, caporankingitaliano e campione del mondo nel videogioco Pro Evolution Soccer),Paula Mitrache e Valentino Mazzola? (!!!). E lo storico viventeDe Ceglia e l’ambasciatore Picicco dei giovinazzesi a Milano checollaborano su questo periodico? Perché non c’è l’opinionista Nico-la Lasorsa, l’uomo che misura in millimetri le profondità delle bu-

che stradali, il D’Attolico, il Gerardo Grasso del Corriere dellaSera sul quale il Celentano giovinazzese Antonio Ricco ha lan-ciato gli strali per la linea politica del suo cattolicissimo giornaleIn città. E poi mi perdoni caro Assange, manca il mio direttore,Sergio Pisani, l’ideatore del primo mensile a colori con la ragaz-za-copertina, il fotocompositore che ci ha fatto venerare Sabrinae la Carmencita! Una spiegazione me la deve dare caro Assange,ma non perché voglio offendere qualcuno. Insomma, un po’ dicarte le ha mischiate quando si è messo a citare le personalità.Immagino direttore, che lei risponderà: «Colpa di quello che gli han-no smerciato nella Villa Comunale». E allora passo avanti, per noninfierire su nessuno. Pubblicamente devo chiedere un favore peròal nostro Assange, vorrei conoscere il nome di chi gli passa leinformazioni sul nostro paese visto che il tutto (risulta dalla pagi-na descrittiva) è stato modificato l’11 Settembre 2012 e lui quelgiorno era presso l’ambasciata ecuadoregna di Londra sotto as-sedio di forze speciali inglesi. Chi è il suo collaboratore locale chealla voce «Amministrazione» ha lasciato spazio bianco? Unicainformazione che non viene data è quella inerente l’attuale Am-ministrazione. Perché? Tanto difficile descriverla? Perché a que-sto suo collaboratore non avverte un po’ di prurigine quandoscrive dell’Amministrazione che governa il nostro paese?Perchètra i personaggi famosi c’è. Spero che lui possa leggere questomio perché, senza giri di parole, vorrei prendere il posto di que-sta persona…aggratis. Avrei parlato dell’attuale Amministrazio-ne. Avrei messo tra i personaggi illustri Sicolo e Daconto. Avreicitato alcune massime giovinazzesi, prima fra tutte, che in que-sto periodo si ripete all’infinito, «Crist son e menza dè naun», gliavrei parlato dei piatti tipici, dei gruppi web più famosi (LaPerchia), della pizzella di Uelino e del giornale di informazionelocale più titolato (Okkio). Descrivere Giovinazzo non è facile èvero, ma almeno l’organigramma dell’Amministrazione ci deveessere.Si sforzi caro Assange. Non è l’Europa che glielo chiede, ma ilsindaco Depalma!

candidamenteDI BRUNO LANDO

CARO ASSANGE, LEI NONCONOSCE GIOVINAZZOERRORI E STRAFALCIONI VISTI SU WIKIPEDIA

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L’ESTATE STA FINENDO? NON A GIOVINAZZO. Grande colpo di coda di questa estategiovinazzese che sembra davvero non voler finire mai. E perché del resto dovrebbe? Questo è allafine è il messaggio che gli organizzatori dei tre riuscitissimi eventi del 3,4 e 9 settembre, Claudia deNoia e Nardino De Gennaro avevano in mente di lanciare, e cioè che tra l’estate fruibile e quellaturisticamente intesa dai più come tale c’è una grande differenza: qui a Giovinazzo e al Sud l’autunnoarriva sicuramente molto in ritardo rispetto alle grandi city. Di conseguenza anche la nostra Estate,intesa come eventi di promozione del territorio, non può e non deve certo finire con l’AgostoGiovinazzese. Soprattutto pensando al trend in crescita del weekend fuori porta o al turismo a piccoloe medio raggio. Le idee vincenti dei nostri due? Un concorso di bellezza, aperto alla partecipazioneanche dei maschietti, in cui premiare la bellezza tout-court (e cioè non necessariamente quella stereo-tipata da top model né tantomeno esclusivamente cittadina) notata in spiaggia o in uno dei tantilocali di Giovinazzo ed il primo concorso ‘democratico’ per cani, in cui non la razza, gli standard…ma sono la simpatia ed il feeling tra bipede e quadrupede i criteri più importanti di selezione.Messaggio subito ben recepito vista la grande affluenza di pubblico, anche di fuori, registrata dalle tremanifestazioni realizzate con il patrocinio del comune di Giovinazzo e dell’ assessore alla culturaEnzo Posca, anche perché assolutamente in linea con l’idea di un’offerta destagionalizzata comeprogramma di rilancio turistico della città.ELEZIONE DI MISS TERRAZZINO E SAGRA DELLA CREATIVITA’ PUGLIESE.Nell’incantevole località Terrazzino, dove l’ultimo lembo della nostra bellissima spiaggia fa da corni-ce alle incantevoli skylines delle città vicine e talora al profilo del Gargano, sono stati assegnati i titolidi Mister e Miss Terrazzino 2012 e la fascia di Miss Simpatia. Una manifestazione resa possibilegrazie alla collaborazione assidua di Michele Pellegrini e al sostegno degli sponsors locali (AssociazioneAngeli della Vita, Casa di Riposo S. Francesco, Crick & Crock di Salvatore Bucarella, GICA s.n.c. diTerlizzi – distribuzione prodotti alimentari, Food and Beverage di Bitonto, Tabaccheria di via Toselli,Supermercati Anna) ma anche alla qualificata presenza di numerosi espositori che hanno arricchitonon poco l’evento (Auto d’Epoca di Alessandro Ruggiero, Bottega dell’Arte di Alessandro Cavalie-re, Casa del Tortellino di Terlizzi,, Creazioni Artigianali di Paola Turturro e Patrizia De Bari, LaBancarella di Valerio Francesco, L’Oasi del Gelato di Labellarte Angelo, Lothorien creazioni artigiana-li, Oleificio Martino Alfonso ed il pittore surrealista Luigi Pomarico). E così tra bancarelle di prodottitipici locali, splendide auto d’epoca, tele surrealiste e creazioni artigianali parlare di un concorso dibellezza è veramente del tutto riduttivo. E’ stata in effetti una serata all’insegna della bellezza tout-court di aspiranti miss e mister, ma anche una piccola fiera della nostra offerta, gastronomica e non,

SEPTEMBER MORN che richiamasse gente anche dai paesi vicini. E anchecirca i titoli in palio, non si è trattato alla fine delsolito adrenalinico concorso di Miss ma di un vero,godibilissimo show all’aperto che divertisse parteci-panti e spettatori. Lo spettacolo, presentato da unprofessionista come Pierluigi Auricchio e da una friz-zante Alessandra Tomarchio, ha visto sul palco esi-birsi pure grandi talenti canori e del ballo, ovvia-mente tutti rigorosamente made in Puglia eGiovinazzo. Erano due le voci della serata, GiusyAbruzzese con i brani scritti da lei Bianchi cavalli eFuori e Claudio Bonvino, giovinazzese doc, con unmeddley di Michael Bubblè; e sono loro due pure lescoperte pugliesi di quest’ anno della Nota d’Oro.Non certo un festival canoro qualsiasi ma di grandelevatura nazionale (il patron è il famoso Vince Tem-pera) che ha in Aldo Scaringella l’art-director e l’at-tento responsabile delle selezioni locali. Conosciutipersino a livello internazionale non c’è bisogno dispendere molte parole per il Cuban Club Bari (chefa capo ai giovinazzesissimi campioni di balloAntonella e Gaetano Illuzzi) che ha curato la partecoreografica dell’evento con uno show di cha chacha ed uno di Jive, oltre alla splendida esibizione diapertura eseguita da due giovanissime ma promet-tenti coppie, rispettivamente: Massimiliano Proiet-to - Cinziana Palumbo ed Alessio Russo - AntonellaCarrieri. Protagonisti, ovviamente, della serata gliaspiranti Miss ed i Mister che, tra applausi e occhiatinedi ammirazione di entrambi i sessi presenti nel nu-meroso pubblico presente, hanno sfilato in tre dif-ferenti versioni: giorno – sera – beachwear. Ma sen-za le ansie dei grandi concorsi e cercando di accatti-varsi la simpatia della giuria anche con idee originali,come il simpatico cappello natalizio, indossato dalvincitore del titolo Mister Terrazzino NandoMinervini (19 anni) nell’ ultima passerella. Oltre alMister, non era però così semplice per la giuria (AldoScaringella art director della Nota d’Oro, AntonellaAltamura co-organizzatrice dell’evento, ChiaraSterlacci estetista, Gaetano Illuzzi ballerino profes-sionista, Felice Bologna consigliere comunale e laprof.ssa Milly Chiusolo) decretare anche ben 2vincitrici, poiché quest’anno era in palio anche unaloro partecipazione come vallette alle tre prossimeselezioni pugliesi curate da Aldo Scaringella. Com-battuto, discusso, ma alla fine il verdetto c’è stato: èAlessia Leuzzi di Bitonto la Miss Terrazzino 2012 ealla giovinazzese Miriam De Gennaro è andato iltitolo di Miss Simpatia. E saranno loro ad affiancarePierluigi Auricchio nella prossima edizione dellaNota d’Oro. Insomma la loro avventura continuaproprio come la nostra lunga estate giovinazzese.

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È da un’idea di Nardino De Gennaro, sviluppata con la collaborazione della creativa etenace Claudia De Noia, che hanno preso corpo con il patrocinio del comune di Giovinazzoi due splendidi eventi di martedì 4 e domenica 9 u.s. e dedicati interamente ai nostri amicia 4 zampe e a cui – come hanno tenuto ufficialmente a chiarire - hanno naturalmenteinvitato tutti in qualità di ospiti. 4 SETTEMBRE. Sempre nella splendida localitàTerrazzino si è svolta la preselezione del 1°Simpaty Dog, titolo meticcio inglese - italianoscelto anch’esso per ribadire il carattere quasi goliardico di una manifestazione che non haaltra ambizione che divertire e far divertire gli amici a quattro e due zampe, pardon,gambe. Premi simbolici e di partecipazione, 3 collari (bronzo, argento ed oro) e un gene-rico premio simpatia in palio per i 29 esemplari in concorso. E tutti senza limiti di età,razza o taglia che hanno calcato la passerella come delle star o con assoluta nonchalance difronte ai giurati: Claudia De Noia – organizzatrice, dr.ssa Antonella Baldassarre - veteri-nario, Michele Pellegrini - rappresentante dell’ANPS, Giuseppe Tridente – cinofilo e poiGaetano Spanò e Filippo Cortese. Molto aleatori e personali anche gli stessi criteri digiudizio: non certo pedigree, standards …. ma piuttosto quel quid che colpisce a prescinde-re, ovvero un mix tra bellezza, simpatia ed intelligenza che potesse rendere unico ancheagli occhi degli altri l’esemplare che sfilasse in quell’armonia estetica ed irripetibile chefinisce sempre col crearsi tra un cane ed il suo padrone. DOMENICA 9 SETTEM-BRE. È in piazza Vittorio Emanuele II alle 18,30 e con una grande presenza di pubblicoche si è svolto il 1° Simpaty Dog, sempre briosamente presentato da Alessandra Tomarchioe che ha richiamato a Giovinazzo anche partecipanti dai paesi vicini nonostante l’eventofosse un’assoluta novità e la pubblicità affidata per lo più al passaparola. Presente ancheun gazebo della Lega Nazionale del Cane, sponsor della manifestazione sono stati DepergolaAbbigliamento e Fiorilù di Carelli Salvatore, mentre la giuria, sempre a partecipazioneamichevole, era così composta: Claudia De Noia, Gaetano Spanò, Filippo Camporeale,l’ing. Antonio Berardi, Giuseppe Depergola e Michele Pellegrini. Ben 40 i cani in concor-so stavolta e per loro, dopo una lunga passerella tra un pubblico divertito di ogni età,anche una improvvisata prova di abilità per accattivarsi la simpatia e il voto della giuria.Esilaranti gli esiti della maggior parte delle non previste performances, c’è stata anche quelladel cagnolino che poggiate le zampe anteriori sul tavolo della giuria ha rivolto uno sguardoquasi umano per un po’ ai giudici come ad incitare: «Beh, allora, mi votate o no?». Ma l’haspuntata su di lui un barboncino bianco, Bessye, che di fronte a tutti è saltato nella «sua» dog-bag messagli a terra per essere sollevata e poi portata a spasso così dalla padrona.Meritatissimo dunque per loro il premio «La coppia più bella del mondo». Ma veniamoagli altri premi. Il premio per il cane più bello di taglia grande è andato a Prince, un pastoretedesco, mentre per le taglie piccole il vincitore è stato Rudy, un cocker. Ad un rottweiler,Maicol, e invece andato il premio «Ivan il terribile», ovvero il riconoscimento alla socialitàe al buon carattere che un animale dimostra di possedere a dispetto della sua stessa moleo dell’alea di aggressività che circola intorno alla sua razza. Per la disciplina è stato Schizzo,un meticcio a chiara dominanza husky, a prevalere sugli altri mettendosi subito seduto congrande compostezza prima di porgere la zampa al suo padrone. Per il premio«Applausi»decretato direttamente dal pubblico per acclamazione, si è dovuto procederecon un ex-equo riconosciuto al meticcio Arale e a Mila, un chow-chow. Con due t-shirt,ovviamente ai padroni, anche un premio di consolazione per Simba e Birba, altri due chow-chow classificatisi secondi al premio simpatia. La piazza infine, è stata abbandonata quasi amalincuore da partecipanti e spettatori concordi nel definire la serata divertentissima pertutti; non è esagerato pertanto parlare di un grande successo. E «se tanto dà tanto», non ècerto difficile prevedere per l’edizione dell’anno prossimo una partecipazione numerosissimada ogni parte per questa manifestazione che è sicuramente la prima del suo genere e conquesta impostazione. Ed ora che si sa anche della prove di simpatia, ne vedremo davverodelle belle. Altro che Paperissima! Enrico Tedeschi

1° SIMPATY DOG

stelle a 4 zampe

Operazione culturale dalle grandi prospettive, è de-stinata a far rumore l’idea di Camilla Zambetti diinvitare a Giovinazzo il neo attore Salvatore Striano,suo amico, e immediatamente raccolta dall’asses-sore Enzo Posca per poi essere toto corde sostenutadall’intera Amministrazione. Cortile pieno, di con-seguenza, nell’istituto V. Emanuele II per la proie-zione di «Cesare deve morire», il film di Paolo eVittorio Taviani che oltre ai cinque David in patria(tra cui quelli per il miglior film e per il miglior regista)ha riportato in Italia, dopo ben 21 anni, anche ilprestigiosissimo Orso d’Oro 2012 come migliorfilm al festival di Berlino. Ed ha riscosso tutto ilsuccesso che meritava l’idea straordinaria dei fratelliTaviani di narrare cinematograficamente e mutuare- attraverso un adattamento duale del Giulio Cesaredi Shakespeare - l’esperienza rieducativa già avviataa Rebibbia dal regista teatrale Fabio Cavalli. Eccocosì divenire il Cinema un prezioso strumento diriscatto, oltre che di denuncia, come questo bellissi-mo docu-film ha persino dimostrato nei fatti attra-verso l’appendice happy end della storia vera di Sal-vatore Striano, prima detenuto ed ora attore lancia-to per merito dei fratelli Taviani. E niente di megliodi una circostanza come questa per trasformare unaproiezione in un evento culturale importante pro-prio approfittando della presenza da noi di Strianoa raccontarsi e a raccontare la sua esperienza sul set.Di qui l’idea di invitare per la serata anche la dirigen-te penitenziaria Valeria Pirè e la responsabile del-l’Associazione «Il Carcere possibile» VirginiaAmbruosi per promuovere una miglior conoscen-za della tragica realtà carceraria riportata alla ribaltadal film; una presenza, la loro, che aggiungessespessore anche tecnico all’evento al fine di rilanciareun dibattito civile che potrebbe pure prendere lemosse da Giovinazzo, proprio per la sua posizio-ne ideale e le locations che è in grado di offrire, comepotenziale centro di iniziative in questa direzione.Particolarmente indovinata è risultata la scelta digarantirsi la partecipazione delle due relatrici perchésono riuscite ad illustrare, al di là della suggestionedelle immagini proiettate, la complessità dei temilegati alla detenzione e porre l’attenzione su comeil problema del sovraffollamento delle carceri siadivenuto un’emergenza dal momento che sta cre-ando condizioni di vita borderline con i più elemen-tari diritti costituzionali della persona. Grandi ap-plausi per il film e per tutti gli interventi, ha chiusola serata il sindaco Tommaso Depalma che por-gendo agli ospiti un piccolo ricordo della Città hapure anticipato l’intenzione di non lasciare senzaseguito quanto si era appena detto e fatto. «Cesaredeve morire» ha dunque aperto una nuova stradaper il recupero di una più corretta coscienza civileverso un problema che non può continuare ad es-sere per sempre la comoda polvere sotto il tappetodi una società che vuole definirsi progredita. E daqui, da Giovinazzo, parte un appello: Cesare nonpuò e non deve morire. Noi ci vogliamo almenoprovare.

ALESSANDRA TOMARCHIO

CESARENON DEVE MORIRE

CESARENON DEVE MORIRE

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Succede a volte che hai del tempo libero enon sai come utilizzarlo e cerchi qualcosache ti aiuti ad ammazzare la noia. Ad untratto ti ricordi che avevi promesso a testesso che avresti messo un po’ di ordinein soffitto dove negligentemente hai accu-mulato roba inutile o inservibile e forse an-che qualche nostalgico ricordo. Perciò ar-mato di buona volontà ho iniziato a ‘scar-tare’ tutti gli oggetti ormai inutili.Durante la selezione mi è capitato tra le maniun vecchio album fotografico colmo divecchie foto ingiallite dal tempo e che mihanno rimandato a vecchi ricordi. Ho ini-ziato a sfogliarlo con morbosa curiosità edogni pagina che scorro mi mostra strug-genti e malinconici ricordi (le immaginidegli amici nella villa comunale degli anni‘60 oppure nella mia uniforme dabersagliere che indossavo con orgoglio du-rante il servizio militare, ecc.).Le foto, però che mi hanno procurato untuffo al cuore sono state quelle che mi han-no immortalato con una persona che con-sidero speciale e distinta per la sua gentilez-za d’animo, la sua onestà e bontà. Un per-sonaggio ben noto nella nostra comunità eche tutti ci sentivamo orgogliosi di averlocome amico. Ha dato smalto al nostro pa-ese con il suo autorevole ruolo di arbitronel mondo calcistico. Sto parlando del sig.Vincenzo D’Albis, uomo carismatico efilantropico a dismisura, sempre pronto a

dare una mano nei momenti dibisogno. Immediatamente è sca-turito in me il desiderio d’incon-trarlo ancora una volta. Con altridue amici ANGELO POLAC-CO e DINO FIORENTINOche hanno risposto con entusiasmoal mio appello, ci siamo così recatipresso l’attuale residenza di Vin-cenzo, cioè il plesso Saint JosephMedical Center. Quando siamo en-trati nella sua camera si è presen-tato ai miei occhi una scena chemi ha trasmesso una profonda tristezza.Ricordavo il giovane Vincenzo nei suoianni verdi, galoppare come un puledronei vari stadi italiani o americani; l’ho ri-trovato segnato dagli anni e confinato sudi una sedia a rotelle amorosamente ac-cudito dalla sua cara e dedita consorte,Gina.Appena ci ha scorti ha avuto un sussultoe immediatamente i suoi occhi si sonoriempiti di lacrime mentre subito il viso siè illuminato di un sorriso gratificante. Ciha riconosciuti repentinamente e ha an-che pronunciato i nostri nomi. E così viaad una full immersion nei vecchi ricordi,mentre lo sguardo spaziava sulle paretidella stanza di Vincenzo tappezzata dimille foto del suo glorioso passato che loritraggono con la sua impeccabile divisanera. Al collo l’immancabile fischietto e

poi innumerevoli riconoscimenti e attestatidi merito. E mi ha fatto molto piacere no-tare, da alcuni giornali sparsi sul suo letto,quali sono le letture preferite di Vincenzo:«America Oggi», periodico locale stampa-to interamente in lingua italiana ed alcunecopie della «Piazza» le quali producono inlui un profondo nostalgico effetto. Infatti,quando si menziona Giovinazzo, Vincenzonon può fare a meno di trattenere le lacri-me. Dopo aver fatto una bella chiacchiera-ta abbiamo deciso di congedarci a malin-cuore (ma con la promessa di rivederci alpiù presto) e con una energica stretta dimano abbiamo percepito tutta la sua pro-fonda gratitudine di avergli donato una gior-nata differente dalle altre e di non averlomai dimenticato. Auguri Vincenzo per letue 87 primavere. Ti vogliamo bene!

little italylittle italylittle italylittle italylittle italyDI ROCCO STELLACCI

87 PRIMAVERE!UN BEL TRAGUARDO PER L’ARBITRO

INTERNAZIONALE VINCENZO D’ALBIS CHE HA

ARBITRATO IL FLAMENGO DI ZICO E IL COSMOS DI

PELÈ. OGGI VIVE PRESSO IL SAINT JOSEPH

MEDICAL CENTER E GLI AMICI NON MANCANO MAI

DI FARGLI SENTIRE IL LORO AFFETTO

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41 OTTOBRE 2012

Il richiamo scatta da luoghi remoti dello spirito, al momen-to giusto, come una sveglia ancestrale che ci scuote e cicatapulta a destinazione. La sveglia suona almeno una vol-ta ogni due anni per Giuseppe Illuzzi. Ci sono appunta-menti a cui non si può mancare. Anche se il medico ti con-siglia di stare a casa perché 24 ore di aereo logorano il fisi-co e tu sei già sopra i 70 anni. Giuseppe ne ha viste e ne hasopportate troppe nella lunga e movimentata avventura daemigrante, perché questo cuore ingrato e perfido l’abbiavinta. Anche quest’anno Giuseppe ha salutato e ringrazia-to i medici per le premurose cure per ripartire subito. Dire-zione Giovinazzo! Perché dentro c’è sempre qualcosa chegli dice di non fermarti, di ricucire lo strappo con la cittànatale con il filo della memoria che il giovinazzase d’Au-stralia si porta dentro. Guai a chiamarlo emigrante d’Au-stralia, perché Giuseppe vi risponderà che è più giovinazzesedi chi vive da sempre qua. Chi lo conosce sa che la suaestate è un’emozione infinita ricorrendo il tocco del bombaun della campana, il richiamo della Madonna, gli amicidi sempre per annusare un po’ di infanzia e per darsi unarinfrescata, le scale di un Palazzo di Città per salutare l’as-sessore Posca e un amico sindaco, i gradoni che conduco-no sul sagrato di San Domenico dove ci sono il ComitatoFesta Patronale e il presidente Arcieri. La vita di Giuseppea Giovinazzo non è fatta di grandi traguardi. E’ la vita diogni giorno, la vita di piazza: basta però poco per fargliriassaporare 50 anni di affetti strappati dalla turbonaveSydney. Basta regalargli la festa dei giovinazzesi del mon-do. Festa che per Giuseppe non deve essere un dinner-dance

o un luogo per nutrire la pancia. Ma un luogo della me-moria dove i giovinazzesi del mondo parlano tutte le lin-gue ma alla fine comunicano in giovinazzese.Guai a chiamarlo emigrante d’Australia perché Giusep-pe vi risponderà che Giovinazzo è anche un piccolo cuo-re lontano lontano, ai confini delle terre verdi e le estesepianure australiane. Nel cuore caldo della città di Sydneyc’è Leichhardt dove si sente viva e vicina la propria cul-tura, la propria tradizione, la propria pugliesità, la pro-pria giovinazzesità. Nel cuore caldo di Leichhardt c’èPiazza Giovinazzo. Nel cuore caldo di Leichhardt c’èanche la Madonna di Corsignano. E dove c’è la Madon-na di Corsignano c’è Giuseppe Illuzzi a tutte le latitudi-ni. A Giovinazzo come a Sydney!Guai a chiamarlo emigrante d’Australia perché Giusep-pe è il Presidente FILEF (Federazione Italiana Emi-granti Famiglie). Annotatevi la sua mail perché oggi po-trete avere bisogno di lui: [email protected]à perché nel 21° secolo il sogno americano si è trasfor-mato nel sogno australiano. Non più California’s dream maSydney’s dream. Sono oltre 50.000 i giovani emigranti ita-liani che partono ogni anno per l’Australia. Obiettivo?Trovare un lavoro e una nuova vita. Giuseppe Illuzzi e laFILEF vi aiuteranno a superare tutte le formalità buro-cratiche.

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NEW YORK.Il primo lunedì di settembre gliUSA celebrano il «Labor day», simile alla festi-vità italiana del Primo Maggio. Con questa ri-correnza ufficialmente si chiude la stagione esti-va e le attività connesse. Il giorno dopo, cioè ilmartedì, inizia un nuovo anno scolastico e glistudenti rientrano nelle proprie classi.In realtà quest’anno gli USA hanno avuto pocoo niente da celebrare con la ricorrenza del LaborDay. Gran parte degli stati occidentali e centra-li sono ancora devastati dai grandi allagamentiregistrati lungo le regioni del fiume Mississippi.I tornado devastanti hanno interessato variecontee e gli incontrollabili incendi sviluppatisinelle stesse regioni hanno provocato danni acirca tre milioni di ettari di terreno. Gran partedell’agricoltura e degli allevamenti di bestiamesono andati distrutti e contemporaneamentesono andati in fumo tantissimi posti di lavoro.Un periodaccio per l’America, tanto più che nelmese di agosto il Ministero del Tesoro e il Mi-nistero del Lavoro hanno annunciato alla na-zione che il tasso di disoccupazione è rimastoinvariato e si aggira intorno al 9,1%, in alcuneregioni l’economia ha addirittura subito un gra-ve peggioramento. Si prevede che il PIL nel-l’anno potrà aumentare di circa l’1.5% e ogget-tivamente ciò significa che oggi la nazione pro-duce la stessa quantità di prodotti e servizi del2007 quando si contavano circa otto milioni inmeno di operai. La grande recessione e la crisifinanziaria del 2008 seguita alla disastrosa ban-carotta della Lehman Brothers provocò un tas-so di disoccupazione di circa il 9,6% e questotasso era già apparentemente reale perché unagran parte dei lavoratori era già uscito dal mer-cato del lavoro. Oggi 14 milioni di operai han-no perso il lavoro mentre circa 9 milioni di operaihanno optato per il part-time per non perdereil posto accontentandosi di salari ridotti. A rigordi logica quindi, anche se a breve si potrà regi-strare una lieve ripresa economica, con grandeprobabilità le compagnie e i datori di lavorofaticheranno non poco a ripristinare le vecchiecondizioni di lavoro per cui il tasso di disoccu-pazione non potrà mai concretamente diminu-ire nel prossimo periodo. C’è la seria probabili-tà che soltanto nel 2014 si potrà vedere qual-che cambiamento. Per prevenire l’aumento deltasso di disoccupazione è necessario solo l’au-mento del PIL annuale di almeno il 3% masembra un’utopia raggiungere quest’obiettivo.Il Presidente Obama assume che il rilancio del-l’economia procurerà circa 20 milioni di nuoviposti di lavoro nei prossimi 10 anni. In realtàquesta è una grossa bolla di sapone. Nel corsodell’ultimo decennio c’è stato solo un aumentodi 1,7 milioni di posti di lavoro, all’orizzontenessun riscontro di questi dati è oggettivo. Ac-cadrà dunque che la carenza di questo consi-stente numero di posti di lavoro inciderà gran-

demente sugli introiti degli Stati sottoformadi tasse e contributi, di talché si registreràun aumento smisurato della spesa pubblicaper le indennità di disoccupazione e la spe-sa sanitaria. Il debito degli Stati Uniti è quindidestinato ad aumentare. Per non parlare

Happy Labour Day perchi ha un lavoro»

little italylittle italylittle italylittle italylittle italyDI NICK PALMIOTTO

delle ripercussioni psichiche di questa si-tuazione sui cittadini. Studi di settore han-no dimostrato che, se una persona è senzalavoro stabile per qualche anno, tende a per-dere il suo talento, l’abilità e l’autostima.Oggi la nuova generazione è a rischio, sistanno perdendo per strada talenti e forzalavoro, le famiglie sono ormai in ginocchio.Così in occasione della festa del lavoro sia-mo in un mare di guai. E dunque: happylabor day … per chi ha un lavoro.

NICK PALMIOTTO

little italylittle italylittle italylittle italylittle italyDI VITO BAVARO

IL MODELLO DI NEW YORKCONTRO L’INSICUREZZA URBANAAnche quest’anno ho trascorso le mie vacanze a Giovinazzo ma con una nota di colore inpiù. Per la prima volta i miei nipotini hanno deciso di trascorrere con me una vacanzaitaliana, assistendo con entusiasmo alle celebrazioni della festa di Maria SS. di Corsignano.Che soddisfazione poter spiegare loro tutte le tradizioni della cittadina fino ad ora scono-sciuta! Ho anche rinunciato a seguire direttamente la processione per godermi questa nuo-va formula di vacanza, spiegando anche ai miei eredi quanto fosse tranquilla Giovinazzoall’epoca della nostra giovinezza. Tutti si conoscevano e nessuno aveva paura di furti erapine. Con l’evoluzione della cittadina, le cose sono notevolmente cambiate, non ci sonopiù le vecchie amicizie. C’è invece il problema della sicurezza urbana che prima non c’era.Gli anziani si sono ormai serrati in casa e hanno timore di tutto. Per strada si cammina apiedi con ansia, quando senti arrivare un ciclomotore devi guardarti alle spalle per il timoredi essere scippato. Non si capisce mai se per strada incroci tranquilli cittadini che passeggia-no, ragazzi che sgusciano improvvisamente a tutta velocità con le moto per divertimento opronti ad aggredire e derubare la vittima sacrificale di turno. Da tutto ciò devo quindidedurre che il numero dei componenti delle Forze dell’Ordine non è più sufficiente percoprire il nostro territorio. Personalmente ho vissuto un’esperienza più o meno simile aNew York, allorquando si scatenò la criminalità spicciola e, poiché polizia e carabinieri nonriuscivano a sorvegliare il territorio, si costituirono le ronde di quartiere per garantire lasicurezza ai cittadini. Grazie a questa stretta collaborazione, l’assetto della città è miglioratotantissimo e oggi si può camminare anche di notte con tranquillità nelle vie principali.Credo quindi che a Giovinazzo i furti negli appartamenti, le rapine e gli scippi non potrannomai diminuire se i cittadini non collaborano organizzandosi tra loro. Continueranno così adessere dominati dai furfanti dei paesi limitrofi che, ormai, hanno studiato tutti i quartieri eogni giorno si organizzano per colpire indisturbati privati e commercianti, addirittura dile-guandosi a piedi senza essere mai agguantati o segnalati. Che tristezza! Non poter girare apiedi tranquillo e fare lunghe passeggiate su un lungomare perennemente transennato. Èdifficile spiegare ai nipotini che per la prima volta arrivano entusiasti a Giovinazzo, la cittàdei loro ascendenti, che qui le cose non funzionano proprio come dovrebbero. Ma nonavevate un’amministrazione nuova di zecca che aveva promesso repentini e validi cambia-menti? Se così non è, un suggerimento potrebbe essere quello di invitare i gruppi di giovanidei vari quartieri che, ogni anno vedo organizzarsi per il famoso Gamberemo, a mobilitarsiper una causa nobile quale la sicurezza del territorio, con la stessa grinta che utilizzano nellegare annuali. Ne gioverebbero tutti, anche perché occorre lo spirito e la forza di volontà deigiovani per sconfiggere i mali nostrani. Sono loro che possono attuare cambiamenti emigliorare il futuro. Un esempio di questa portata e del quale sono diretto testimone è ciòche è successo ad una mia cugina anziana di Giovinazzo che sono andata con piacere avisitare. Mi ha raccontato che in quei giorni, recandosi al mercato per la spesa ha rischiatodi essere derubata di tutto poiché è stata inseguita da due furfanti. Solo grazie all’interventodel commerciante della bancarella dove lei si è fermata per gli acquisti, è riuscita ad evitarelo spiacevole episodio. Quest’ultimo accortosi tempestivamente delle strane presenze, si èsubito offerto di accompagnarla a casa spiegandole poi tutto, perché mia cugina non si eraaccorta di nulla. Questo è un esempio lodevole di collaborazione e solidarietà. Darsi voce,segnalare le presenze anomale può davvero rivelarsi di grande utilità. Tutti dovrebberoinsomma capire che, se la qualità della vita non migliora perché a Giovinazzo non è garan-tita la sicurezza (piuttosto sino a poco tempo fa venivano seriamente garantite multe sala-te), nessun forestiero vorrà tornare qui nemmeno d’estate. Di talché tutti i bei ristorantini ebar, negozi e luoghi pubblici entreranno in crisi e molti saranno costretti a chiudere i batten-ti. Spero così che questo mio appunto possa foriero per chi mi legge.

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MENELHICH, COSÌ MI RACCONTO!DI ONOFRIO ALTOMARE

i racconti del pescatore

Quando la fame ti spinge a vendere imussoli di mare tutto è triste. E tutto sem-bra dipinto di bianco come nell’oltretom-ba. E tu vorresti anche dipingere il tuo voltodi bianco come un fantasma, confondertie scomparire nel mondo.Già un fantasma! Mentre lo immaginavodi colpo appariva Menelhich, unextracomunitario che incontro ogni gior-no. Io l’ho chiamato così, il suo vero nomenon lo conosco. Mi guarda in faccia e mistende la mano ma per entrambi è un pe-riodo di magra. Per fortuna che anche luisi accorge del mio pallore, segno di asso-luta miseria. Non ci crede Menelhich chesono povero, pensa che sono ricco e che imiei soldi sono tutti in banca. Come spie-gargli che in casa non c’è un euro? Eppureio ho iniziato a lavorare da bambino. Adodici anni aiutavo mia madre nel suonegozio di generi alimentari. Guadagnavo2mila lire a settimana e 5mila lire di man-cia che lucravo quando andavo a conse-gnare la spesa. Nei pressi del negozio viera un meccanico che poteva insegnarmiun altro mestiere. Mi recai da lui per 4milalire a settimana. All’età di quattordici annifeci richiesta del libretto di lavoro e andaia lavorare con mio zio. Pensate, la pagaera aumentata: 10mila lire al giorno perimparare il mestiere del muratore e miamadre questi soldi li pretendeva, perchédoveva metterli da parte per farmi sposa-re. Allora si sa, il matrimonio era una prio-rità assoluta per tutti!Ebbi l’opportunità di lavorare alle OfficineFoglio perché mi iscrissi alla Camera del La-voro, la paga era di 14mila lire al giorno,peccato però che quest’azienda stava per

chiudere i battenti e ai giovani assunti veni-va suggerita l’officina Valbruna di Vicenza.Non era quello che volevo, non avevo in-tenzione alcuna di trasferirmi al Nord. Miopadre decise così di acquistare un pesche-reccio e io mi imbarcai per un anno. Lecose però non andavano bene, se non erifurbo e non ci sapevi fare non ottenevigranché. Decisi quindi di imbarcarmi peraltre società ed è stato quello il lavoro chemi ha permesso di sposarmi perché sonoriuscito a mettere da parte un gruzzoletto.Arrivò l’epoca del militare e mi trasferii aTaranto ma avevo in mente di sposarmi.Lo feci senza troppi pensieri investendo imiei risparmi. Nessun pentimento per ca-rità ma non sapevo di andare incontro alpatibolo. Tornai ad imbarcarmi suimotopescherecci ma allora si iniziava a pra-ticare il fermo biologico e per un mesemezzo restavo lì senza una lira ad arran-giarmi con i ricci di mare. La pesca dei ric-ci diventò man mano fiorente e, unita allavendita delle alici, mi permetteva di sbar-care bene il lunario. Fino all’inquinamento!Ricci e alici pian piano sono scomparsi dainostri mari e sono rimasti i mussoli. Chissàfino a quando. Non è colpa mia se sbarcoil lunario così. Ma gli over 45 chi li riciclasul mercato del lavoro? Non servi più aniente perché ti fanno sentire vecchio. A 45anni!Caro Menelich tu non puoi capire. Qui ab-biamo investito i nostri soldi per trovarcicon un pugno di mosche. Pagamento dispese e bollette, locazioni, cibo. Spese nor-mali e quotidiane che devono permettercidi sopravvivere in questa società: ora ab-biamo raschiato il barile! Per non parlare

STSTSTSTSTAMAAMAAMAAMAAMATTTTTTTTTTINA A VENINA A VENINA A VENINA A VENINA A VENDDDDDEREEREEREEREERELa gente bisognevole di curericostituenti dopo un agostosenza ferie è venuta acomprare i mussoli con icentesimi.Due o tre euro era il massimo dellaspesa.È arrivato mezzogiorno e nulla hovenduto!Accanto ai tavolini dei bar, ubria-chi a destra e a manca mi chie-devano un chilo e mezzo dimussoli a cinque euro!Uno di loro si è avvicinato e miha proposto quattro euro!!!Un altro ancora senza soldi e melo ha detto nell’orecchio…Un altro aveva solo tre euro e miha pagato una birra…Un altro mi ha offerto una birra esi è preso sette mussoli…Un titolare di ristorante ha com-prato solo un chilo di mussoli…Ha detto che c’è crisi e bisognarisparmiare…Poi è tornato l’ubriaco: aveva spe-so gli unici cinque euro.Li aveva in tasca, erano i soldi diuna settimana…Mi sono impietosito. Glieli ho datiio e pure i mussoli…Ecco signori la mia giornata divenditore!E poi in televisione tutte quelle fac-ce di gomma dicono che tutto vabene, che la crisi sta per finire!Per me il pensiero va già alle bol-lette di domani… Amen!

ONOFRIO ALTOMARE

delle paghette ai figli che devono studiare eandare a scuola. Questo Monti lo sa anchese continua a chiederci sacrifici su sacrifici,promettendoci una ripresa invisibile nel 2013senza possibilità di lavorare però. E’ l’Eu-ropa che ce lo chiede!Che fare allora? Spingersi alla disperazione?Il futuro è nero, senza aspettative. Non vedoneanche un eremo per piangere.E allora Menelich mi dice: «E’per tutti questimotivi che ti vedo spesso triste e ora non mi daineanche più l’euro quotidiano quando finisci di ven-dere?». È proprio così caro Menelich! I sol-di sono diventati piccoli piccoli, quasi invi-sibili. Si rischia l’infarto!

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Adesso la crisi economica s’è mangiata anche la pallavolo. Lagente che ci chiede se è tutto vero e noi che non sappiamo cosarispondere. E allora ciack si gira: «Un incendio, visto da lontano»,titolo italiano. «E la luce fu», titolo francese. Una celebre pellicoladi Otar Ioselliani. Un film, soltanto nei titoli, che assomiglia allaLibertas Volley è Vita. La trama è come quella del film. Solol’anno scorso aveva visto, appunto, il fuoco delle vittorie, arderela fiamma di tanti tifosi, riscaldare il grigio villaggio del volley cheoggi improvvisamente ha il colore nero dell’inferno. Che smac-co! Giovinazzo scende negli inferi senza difese e qualcuno che hacolpe (la dirigenza!) rotola giù di girone in girone. «Un incendio,visto da lontano». Dentro a questo declino, dentro al destino diuna squadra che in un anno è passata dalla gloria alla polvere, c’èla malattia cronica di una città appassionata di volley ma incapacedi prendersene cura, vogliosa di spettacolo ma immobile quan-do lo sport chiede aiuto. La pallavolo resta un mondo con cuiemozionarsi, da frequentare ma a cui non legarsi. La Giovinazzoche conta entra poco nel grande gioco di società che accende adesempio la vicina Molfetta. Adesso la Giovinazzo del volley hanostalgia di tutto. Di quello che ha vissuto (la promozione in B2)e di quello che gli altri (i giocatori) hanno dato. Non andiamolontano nel tempo, ai tempi di Stoev e Pino Minafra (quella eraun’altra pallavolo e un’altra società). Giovinazzo ha nostalgia del-le schiacciate di Fabrizio Fiorentino e di Labianca, delle foto-

grafie a muro di Gagliardi o di capitan De Candia. Giovinazzoha nostalgia della B2 che non doveva essere un campionato comeun altro e che qualcuno gli ha portato via a tradimento. Ha no-stalgia solo di quella banda di terribili ragazzi giovinezzesi chehanno conquistato a viva forza la B2 con un panino e un bic-chiere di vino. Finisce con un senso di vuoto. No, Giovinazzonon ha nostalgia della dirigenza della Libertas Volley è Vita per-ché è stata incapace di mantenere la promessa della B2 e oggi larete sembra un piccolo sole al tramonto. Prima sembrava piùfacile ricominciare vendendo i propri tesori, ripartire dal cando-re dei settori giovanili. Adesso il gioco di vendere e purificarsicon nuove promesse non regge più. Non ci sono più soldi.Non ci sono più società che comprano giocatori a stock concifre a quattro zeri quando si vince. Si chiude il sipario. Non hapiù senso un investimento di buon senso che rianticipa la soffe-renza della routine. Si chiude e basta. Per tanti motivi. Uno sututti: la crisi economica s’è mangiata anche la nostra pallavolo. Ei Presidenti che devono cacciare di tasca propria i bruscolini?Non sono mica matti! Quando si dice la Passione. La pallavoloscivola via inafferrabile. Adesso nessuno la vuole adottare comecreatura. Anche senza pagare luce ed acqua perchè fruire delpalasport a Giovinazzo è gratis. Si chiude il sipario. Requiem peruna creatura in meno!

volley

LA LIBERTAS VOLLEY È VITA

RINUNCIA ALLA B2

UN INCENDIO VISTO DA LONTANOLA LIBERTAS VOLLEY È VITA

RINUNCIA ALLA B2

UN INCENDIO VISTO DA LONTANO

SERGIO PISANI

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