LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

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1 OTTOBRE 2011 Ph: Nico Mongelli

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MENSILE DI SATIRA CULTURA VITA GIOVINAZZESE

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1 OTTOBRE 2011

Ph: Nico Mongelli

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LA PIAZZA

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La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scrittisenza alterarne il pensiero. Gli articoli im-pegnano la responsabilità dei singoli autorie non vincolano in alcun modo la linea edi-toriale di questo periodico.Finito di stampare il 24/09/2011

September morn. «Lo spread oggi è salito

sopra 310. C’è molta attesa per l’asta dei Btp».

«Lunedì nero per le Borse, spread Btp/Bund

a un passo dal record». «L’Italia è vicinissima

al default». Non c’è tg che non apra con

la crisi economica. Di quello che dicono

tg, giornali e governo in tivù non si capi-

sce assolutamente più nulla. Noi pensia-

mo che ci vogliono mantenere ignoranti

perché se non capiamo le cause della crisi

non capiamo nemmeno come si possa

uscirne e possono continuare a prender-

ci in giro. Ho bisogno di capire meglio.

Telefono al mio amico Alfiere. Lui è un

abbonato al Sole 24 ore, l’alta finanza è il

pane della sua tavola. Cerco di

motteggiare il bagaglio di un financial

adviser: «Carissimo alfiere, what’s the

meaning of spread Btp/Bund, default».

E lui tra il serio e il faceto: «Finché non

veniamo toccati personalmente, viviamo queste

notizie solo come titoloni sui giornali, come

esterne a noi. Siamo molto più preoccupati per-

ché il campionato di calcio non parte. Panem et

pallonem. E abbiamo i politici che ci meritia-

mo».

Incalzo: «Ma alla massaia che deve uscire a

fare la spesa e che ha comprato i Titoli di Sta-

to che cosa consigli?».

«Non voglio essere noioso. Falla uscire con la

carrozzina per fare la spesa. Ancora per tre

anni. L’Italia è vicinissima al default. Poi ti

invio il contrappunto per la Piazza».

La massaia si appresta ad uscire per fare

la spesa prima però di conoscere come

hanno chiuso le borse asiatiche: «In calo:

Nikkei e Hang Seng. Si prevede un’altra gior-

nata calda a Piazza Affari». Ci sono

Unicredit, MPS, Intesa Sanpaolo che da

settimane anche la massaia ha imparato

di Giovinazzo

edito

a conoscere dalla tivù. Ha imparato che

sono i titoli bancari più capitalizzati in Ita-

lia e che se crollano, trascinano giù tutti

gli altri titoli in borsa. Intanto le borse af-

fondano, ma la massaia a fare la spesa deve

andare. Altrimenti non si mangia. Al mer-

cato non è più come prima. La merce c’è,

la massaia pure. Non ci sono invece i sol-

di. Al mercato di via Cappuccini la crisi

dei bancari l’avverti nell’aria, sta

attanagliando le famiglie giovinazzesi, mi-

naccia il paniere della spesa dei

giovinazzesi trascurati e vilipesi da una

classe politica che non è riuscita neanche

a contenere i prezzi dei detersivi per lava-

re i panni sporchi in casa causa l’aumento

dell’iva al 21%. Un tempo a metà mattina

sui banchi del mercato di via Cappucini

era tabula rasa, la merce era già tutta ven-

duta. Il pesce, ma anche la frutta e la ver-

dura erano prodotti che andavano. Ades-

so è tutto caro, troppo caro per il pensio-

nato al ‘minimo’ o per la massaia che può

contare su uno stipendio di mille euro al

mese. E’ mezzogiorno e la merce è ancora

sulla bancarella. Si dice che gli acquisti

stracciati si fanno nell’ultim’ora, quando

il mercato deve chiudere. I pescivendoli

raccontano di scene che sembrano uscite

da un film del dopoguerra, con anziani che

acquistano anche quattro o cinque sardi-

ne, non una di più. Proprio le sardine e il

pesce azzurro che un tempo erano fra i pro-

dotti più economici, oggi rischiano di di-

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Septemb

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5 OTTOBRE 2011

oriale

tango argentino, devono comperare capi

d’abbigliamento anche se non ne han-

no bisogno. Queste persone acquista-

no magari con finanziamenti spesso sen-

za fare i conti con le proprie entrate.

Gironzolando per la città, la crisi l’av-

verti nell’aria. Molti negozi hanno chiu-

so. Le ditte sono ferme da quando la

Procura ha messo i sigilli all’area arti-

gianale. Ci sono 146 ville su cui non

batte il sole! Le banche non concedono

più prestiti. A Giovinazzo, il numero di

pignoramenti e di esecuzioni immobi-

liari preoccupa non poco. Ora si deve

scegliere: o mantenere la moglie e il fi-

glio o pagare il mutuo della casa.

Nel centro storico conviene più nutrire

la pancia che lo spirito. Gli artisti non

ci sono più. I loro sogni si sono infranti

sulle pretese di aumento di canoni di

locazione dei proprietari che destinano

i propri locali ad uso commerciale. Gli

edicolanti non riescono a vendere ne-

anche più i giornali perché si leggono

da internet. Siccome le sigarette nuoc-

ciono gravemente alla salute, i tabac-

cai si sono attrezzati per il nuovo

10eLotto. E’ semplice, immediato e

ancora più vincente. E’ l’unico modo

per diventare subito ricco senza lavo-

rare.

C’è chi ha messo sacchi di sabbia vici-

no alla finestra per paura dei ladri e chi

entra in posta ormai come se fosse casa

sua. Già, la Posta! L’unica casa degli ita-

liani sempre affollata dove addirittura

si litiga per pagare. September morn… Ad

ottobre non mancate all’Oktoberfest!

ventare un lusso per tanta gente che a

malapena riesce a far quadrare i conti,

stiracchiando ed economizzando al mas-

simo. «Crist son e a mezzadèj naun»: non c’è

adagio giovinazzese migliore per fotogra-

fare il termometro del mercato giornalie-

ro.

Non tanto diversa è la situazione dei su-

permercati che si limitano a vendere alla

famiglia di turno piccole quantità di affet-

tati con tanto di sconto - soci e promozio-

ni. E anche le salumerie sono in grande

sofferenza così come le macellerie. Pub e

ristoranti si riempiono a malapena duran-

te i week-end ma durante la settimana si

va in bianco. E che dire ancora della

boutique del venerdì! Offerte e supersconti

non riescono ad essere appetibili per la

clientela che, pur di non spendere nemme-

no quindici euro, preferisce addirittura ef-

fettuare uno scambio di abbigliamento.

Ovviamente ci sono quelli che hanno ve-

ramente difficoltà ad arrivare a fine mese,

con affitto, bollette, generi alimentari, tan-

to da non concedersi nessun extra. Ma ci

sono molte altre persone che si dichiarano

in difficoltà ed hanno problemi ad arrivare

a fine mese ma devono avere l’adsl, devo-

no avere Sky per vedersi Ilaria D’Amico e

Simona Ventura, devono avere l’i-phone,

devono andare dal parrucchiere una volta

al mese, devono andare dall’estetista, de-

vono iscriversi in palestra, al corso di in-

glese, alla scuola di ballo per imparare il

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GIOVINAZZO CITTÀ A VO-

CAZIONE TURISTICA?

Altroché, la nostra è uno scrigno

fantastico che per posizione

logistica, bellezza, Storia ed Arte –

e non è una esagerazione – avreb-

be ben poche rivali pur nella no-

stra Italia delle Meraviglie. Ma, ahi-

mè, continuiamo a parlare di una

vocazione che è ormai diventata

addirittura cronica, visto che sono

anni che è solo e unicamente rima-

sta tale: un Turismo degno di que-

sto nome non c’è e, ci dispiace dir-

lo, è davvero tutto da inventare.

Non che le altre realtà limitrofe sti-

ano granché meglio ma, dalle strut-

ture ricettive alla mentalità, dalla

difesa del nostro straordinario pa-

trimonio ad una vera campagna di

promozione territoriale, diciamo-

celo chiaramente, da noi manca

praticamente tutto. A partire da un

preciso progetto politico che sia

concreto e che abbia come obietti-

vo primario creare turismo e ric-

chezza diffusa solo sfruttando ciò

che già abbiamo, senza nemmeno

considerare tutte le altre ricadute

positive che andrebbero dal nostro

inarrivabile agroalimentare al resto.

E che non stiamo esagerando circa

la situazione in cui stiamo ce lo di-

mostra paradossalmente un recen-

te fatto di cronaca che ha finito col

meritare la ripetuta attenzione del

maggiore quotidiano regionale: la

il fattoENRICO TEDESCHI

SI CHIUDE GIOVINAZZO EI TURISTI SCAPPANO

OGNI ESTATE È SEMPRE LA STESSA STORIA. LA CHIUSURAAL TRAFFICO PENALIZZA INGIUSTAMENTE MOLTI OPERATORICOMMERCIALI. QUESTA VOLTA LA LORO PROTESTA È ARRI-VATA ALL’ISPETTORATO GENERALE PER LA CIRCOLAZIONE ELA SICUREZZA STRADALE DEL MINISTERO DELLE INFRA-

STRUTTURE E DEI TRASPORTI

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forte protesta dei ristoratori ed operatori commerciali

del centro storico e della adiacente, contestata ZTL ‘Quat-

tro fontane’.

L’ORDINANZA SINDACALE N. 39 DEL 29 LU-

GLIO 2011. E’ bastata, infatti, la chiusura totale al traffi-

co della centrale Piazza V. Emanuele per l’Agosto

Giovinazzese (e non solo) per ridurre significativamente le

presenze proprio in quei posti che per la loro stessa po-

sizione erano di per sé promozione diretta della bellezza

di Giovinazzo e qualificazione del suo lungo,

godibilissimo lungomare. E già questo da solo è più che

sufficiente a dimostrare quanto minima sia l’entità attua-

le del nostro turismo ‘stanziale’ che, se realmente consi-

stente nei numeri, non solo non avrebbe potuto produr-

re un gap così negativo per gli esercizi in questione, ma

quantomeno avrebbe potuto pur giustificare una chiusu-

ra così drastica (per orari e percorsi alternativi impossi-

bili) in nome di una diversificazione necessaria ad offrire

un’ospitalità all’altezza anche del visitatore più esigente.

Assolutamente ingiustificabile, dunque, isolare di fatto

tutto il centro cittadino per quasi due mesi – è questo

alla fine il senso della protesta – perché oltre ad aver

penalizzato nell’immediato tutti gli esercizi che si susse-

guono fino a località Trincea ha certamente prodotto

danni indiretti che non si fermano certo alla mancata

fidelizzazione del cliente al posto.

Tratto da n. 22983/07 R.G. - Procura di Bari

MANCA UN PERCORSO ALTERNATIVO.

L’ordinanza sindacale assicura la tranquilla fruizione

degli spazi pubblici da parte dei cittadini alleggerendo

il volume di traffico sul Lungomare Marina Italiana con

la restrizione su indicata. Peccato solo che non si sia

tenuto nel minimo conto che il flusso dei clienti diretti

agli esercizi in questione potesse essere drammaticamen-

te compromesso dalla chiusura del tratto di strada in

argomento. Non sarebbe stato più opportuno chieder-

si prima se esistesse eventualmente un eventuale itine-

rario alternativo? Nella realtà sono venute a mancare le

strade di accesso al centro storico ed al quartiere limi-

trofo al lungomare Marina italiana: i percorsi alternati-

vi non erano possibili per la presenza di una importan-

te zona a traffico limitato operativa proprio nell’ ora-

rio clou dalle ore 20 alle ore 2 (quartiere compreso tra

Via De Turcolis, Via Molfetta e Lungomare Marina Ita-

liana) , che andava ad aggiungersi alla presenza di una

zona pedonale che a sua volta si sommava alla ZTL

con controllo elettronico del centro storico (?!).

LE RIPERCUSSIONI. Sono numerosi, infatti, i ri-

portati di turisti o residenti in altre località pugliesi che

pur curiosi di ‘scoprire’ o rivedere Giovinazzo, si sono

arresi di fronte alla impossibilità di una ‘puntatina’ qui

per una visita alla parte storica o persino di un’occhiata

en passant dal finestrino di un’auto, prima di decidere se

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valesse o meno la pena - e non abbiamo dubbi al ri-

guardo -di fermarsi o almeno ripromettersi di farlo in

un altro momento. Bella e impossibile, giusto parafra-

sando una famosa canzone, a che serve vedere

Giovinazzo in TV o su qualche giornale (dei vergo-

gnosi dépliants regionali di promozione turistica ‘rin-

novati’ di anno in anno è meglio non parlarne nean-

che) se poi una visita dal vero della città diventa un’im-

presa da argonauti? Momento felice per il turismo

pugliese, una preziosa occasione persa, quella dell’esta-

te di quest’anno, anche alla luce dei due riuscitissimi

servizi andati in onda (prima su RAI International e

poi sulla seguitissima Linea Blu) che accendendo i ri-

flettori su Giovinazzo hanno giustamente creato inte-

resse diffuso intorno alla nostra cittadina. Ma quasi al

grido di «Giovinazzo ai giovinazzesi!» tra impossibili-

tà a trovare un parcheggio, transenne, divieti di ogni

tipo (con le salatissime, fulmineee contravvenzioni che

ci stanno rendendo famosi nell’intera Puglia) o trac-

ciati letteralmente “alternativi” sembrerebbe proprio

che Giovinazzo quest’anno (stando ai dati e persino ai

video prodotti dai 43 firmatari della ‘protesta’) sia riu-

scita a rinverdire la sua storica fama di città impene-

trabile. Già, però non siamo più nel medioevo e quelli

che non sono riusciti ad entrare nella città non erano

certo turchi ma turisti. Ce la venivano a portare la ric-chezza, non a togliercela. Credo proprio che sia final-

mente venuto il momento di accantonare steccati ideo-

logici e rivalità a vario titolo ed aprire un nuovo dialo-

go tra Amministrazione e cittadini (in primis gli opera-

tori commerciali che i problemi li conoscono e li vivo-

no ogni giorno in prima linea) ma anche con tutte le

realtà vicine che possano fare sinergia con noi intorno

ad un progetto comune. Con la crisi galoppante che c’è

e con un turismo che può divenire la più concreta solu-

zione a tanti dei problemi che affliggono il nostro Sud,

non c’è davvero né più tempo né più spazio per pole-

miche o altro. Per dirla alla maniera di Garibaldi, «Qui

o si fa il Turismo, o si muore (di fame o di inedia)».

Pensiamoci un po’ tutti.

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Nome: Angelo DomenicoCognome: De PalmaSoprannome: Tutte le tradizionali fami-glie di Giovinazzo hanno antichi sopran-nomi. Avendo io entrambi i genitori diGiovinazzo, non sarà difficile per igiovinazzesi doc individuare i soprannomidelle famiglie di mia appartenenza.Professione: magistrato.

Numero delle pubblicazioni giuridi-che all’attivo?Sono parecchie! Considerando pure gli attidei 27 convegni nazionali che ho sinoraorganizzato, le pubblicazioni che ho cu-rato, ad oggi, sono non meno di cento.

L’ultima inchiesta di cui si è occupa-to?

Quella relativa alla c.d. «rivolta degli immi-grati», che ha messo a ferro e fuoco la cittàdi Bari nel mese di agosto.

L’inchiesta di cui più va fiero?Nel corso della mia carriera, avendo lavo-rato in Sicilia, nel Salento ed a Bari, mi sonooccupato in più occasioni di criminalitàorganizzata. In particolare, a Bari ho pre-sieduto il maxiprocesso «Borgo Antico», acarico di 138 imputati. Vado fiero, in ognicaso, del lavoro svolto, fino a qualche tem-po fa, presso il Tribunale della Prevenzio-ne e del Riesame di Bari. Per numerosi annidi fila la sezione a me affidata è stata digran lunga in cima alle classifiche di pro-duttività, per numero di provvedimentiemessi e qualità del lavoro svolto. E’ statodavvero un peccato che la «riforma

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Giovinazzo

l’intervistaSERGIO PISANI

«Amo la mia città e mi ispiro a Paolo

Borsellino, mio amico e collega»

Coraggio, giustizia e amo-

re per la propria terra

come per l’eroe italiano,

vittima della mafia: il Giu-

dice Angelo De Palma fo-

tografa la sua città

LE VOCI LO VORREBBEROCANDIDATO - SINDACO:«SE IL MIO IMPEGNOFOSSE DAVVERO UTILEPER CAMBIARE EMIGLIORARE

GIOVINAZZO, SE CIFOSSE INTORNO A MEL’ENTUSIASMO DEI

GIOVINAZZESI ANSIOSIDI CAMBIAMENTO,

ACCETTEREI LA SFIDA»

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Mastella» (imponendo la turnazione dei giu-dici) abbia distrutto le professionalità che, inquesta sezione, si erano plasmate dopo annidi intenso lavoro di équipe.

Canta Bennato: «Tu che sei innocente /tu che non hai fatto niente / tu che ti la-menti perchè ti hanno imbrogliato alloraadesso senti: Tu andrai in prigione». Sipotrebbe cominciare da Pinocchio in Bu-rattini senza Fili, derubato dei propri ave-ri e condannato seppur innocente per fi-nire a zio Miche’ di Avetrana. È d’accor-do nell’introduzione della responsabilitàper i magistrati che sbagliano?C’è già una severa disciplina concernente laresponsabilità dei magistrati, ed il C.S.M. ha,tutt’ora, il potere di irrogare pesanti sanzionidisciplinari ai magistrati che sbagliano. Nonsempre, tuttavia, tale potere sembra esser ap-plicato nel modo corretto. Ad ogni modo,ritengo che a maggiore esercizio del poteredeve corrispondere maggiore responsabilitàpersonale. E chi sbaglia paga.

Chi era il mostro di Firenze?Non ho mai avuto tra le mani il fascicolo del-l’inchiesta della procura di Firenze denomina-ta «mostro di Firenze», che si è occupata diomicidi seriali avvenuti nella provincia di Fi-renze dalla fine degli anni ’60 alla metà deglianni ’80. A quel che so, l’inchiesta ha portatoalla condanna definitiva dei «compagni di me-rende» Mario Vanni e Giancarlo Lotti, men-tre Pietro Pacciani, condannato in primo gra-do ed assolto in Corte di Appello, è mortoprima della celebrazione del nuovo processoche si sarebbe dovuto svolgere a seguito del-l’annullamento, da parte della Corte diCassazione, della sentenza di assoluzione del-la Corte di Appello.

Il Csm ha bocciato il processo lungo ov-vero il ddl salva Berlusconi. Decisionegiusta?Non mi risulta che il C.S.M. abbianormativamente il potere di bocciare disegni

di legge governativi (di questo mi sonooccupato in una recente pubblicazione editada Cacucci). Personalmente credo che que-sto organo, nel corso degli anni, abbia ini-ziato ad interessarsi troppo di questioni po-litiche e troppo poco dei propri compitiistituzionali, sanciti espressamente dall’art.105 Cost. Quanto al merito del ddl sulprocesso lungo, credo che spetti solo aldibattito parlamentare la valutazione inordine all’opportunità di tale riforma. Datecnico, credo che il corretto funzionamen-to della macchina della giustizia sia legatopiù alle buone pratiche degli operatori chealle grandi riforme processuali sbandiera-te dai governi.

Berlusconi: «Oggi la sovranità popo-lare non è più dei cittadini e del Parla-mento ma dei magistrati». Come nondargli ragione?L’Italia è una Repubblica democratica. Lasovranità appartiene al popolo, che la eser-cita nelle forme e nei limiti della Costitu-zione. Ai sensi dell’art. 101 Cost., in parti-colare, la giustizia è amministrata in nomedel popolo ed i giudici sono soggetti sol-tanto alla legge. La nostra forma di go-verno (democratico - parlamentare), dun-que, prevede una tendenziale separazionedei poteri. La sovranità popolare, secon-do Costituzione, è esercitata: dal Parlamen-to nella fase di individuazione ed appro-vazione delle norme di legge; dall’esecuti-vo nella fase applicativa della legge; dai giu-dici nella fase contenziosa. Se ognuno os-serva i suoi limiti è possibile garantire uncorretto equilibrio tra poteri, evitando chela democrazia scada nella demagogia.

Parliamo della sua città. Paolo Borsel-lino disse una volta di Palermo: «Nonmi piace, ma la amo: e come tutto quel-lo che si ama, voglio aiutarla a cam-biare in meglio». Giovinazzo non è Pa-lermo. Il giudice De Palma ripetereb-be le stesse parole di Borsellino per la

sua città?Ho conosciuto personalmente Paolo, che,tra l’altro, è stato più volte – con la mo-glie – ospite della nostra città, per pren-dere parte a convegni da me curati. Soche amava molto la sua terra, la sua fami-glia, la sua vita ed il suo lavoro. A lui spes-so mi ispiro, nei momenti di difficoltà,ricordando il suo impegno, la sua riser-vatezza e la sua discrezione. Visto lo statoin cui si trova la nostra città, le sue parolenon possono che esser, per me, un puntodi riferimento e di incoraggiamento.

Si sente rivivere quando respira glieffluvi della discarica di S. PietroPago?Il problema ambientale è stato, per anni,non sufficientemente preso a cura dalleamministrazioni comunali che si sonosuccedute. Per esempio, non capisco comemai si sia così indietro con la raccolta dif-ferenziata. Mi avvilisce, inoltre, che lespiagge siano sempre così sporche d’estatee che nessuno abbia preso in seria consi-derazione i problemi legati al depuratoreo all’inquinamento marino.

Ha fatto mai a botte per amore o perun ideale?Per mia fortuna sono dotato di una moletale da scoraggiare aggressioni fisiche.Comunque, personalmente odio la vio-lenza e preferisco difendermi mediantele vie di giustizia, o, al massimo, alzandoun po’ la voce.

Farà a botte per una sua candidaturaa sindaco?Se accettassi una candidatura a sindaco diGiovinazzo mi troverei a fronteggiarenumerose ripercussioni negative. Da unlato, infatti, subirei una sensibile diminu-zione nello stipendio; dall’altro, vedreipreclusa la possibilità di chiudere la miacarriera di magistrato con un incarico aBari. In ogni caso, rischierei di veder svilita

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la mia immagine, dato che ho sempre esercitato la mia profes-sione senza pregiudizi ideologici ed in maniera del tutto indi-pendente da condizionamenti politici. Probabilmente, una per-sona di senno mi direbbe che il gioco non vale la candela. Lamia passione emotiva, tuttavia, mi fa ritenere che, se il mio im-pegno fosse davvero utile per cambiare e migliorare la mia cittàe se ci fosse intorno a me l’entusiasmo dei giovinazzesi ansiosi dicambiamento, accetterei la sfida per amore della mia terra.

La stessa domanda l’abbiamo rivolta al primo cittadino.Cosa farebbe se si trovasse nell’ufficio postale o nella far-macia o nel supermercato di turno che offrono il loro oboloperiodico al rapinatore di turno? Fa il superman o ilnnnooormalman?La reazione personale a certi crimini è imprescindibile. Proba-bilmente mi difenderei con tutti gli strumenti consentiti dallalegge. Ho il porto d’armi.

Se il tessuto sociale della sua città le appare disgregato,lavorerebbe per regalarle il dono della legalità?Ho sempre lavorato al servizio della legge. Per me non si tratte-rebbe di una novità. Ritengo indispensabile una maggiore tra-sparenza. I cittadini, che non sono sudditi, hanno il diritto - do-vere di sapere come vengono spesi i loro soldi.

La crisi economica e morale ha disgregato il territorio.Come farebbe a lavorare per tentare di regalare alla suacittà il dono del progresso con l’entrata in vigore delfederalismo municipale fiscale?La diffusione delle «buone pratiche» può aiutare per ilraggiungimento degli obiettivi. Credo che, al di là di ogni ideo-logia, premiare il merito possa servire ad incentivare il progres-so di tutti, specie in anni difficili come questi, nei quali la prepo-

tenza e la corruzione spesso soffocano le iniziative dei giovani.Se si abbandonano le logiche di lobby e partitiche e si guarda soloal bene comune, la città non può che progredire. Il federalismofiscale, in tale logica, può esser lo spunto per una maggioreresponsabilizzazione nella spesa pubblica. Per questo occorresempre garantire ai cittadini legalità e trasparenza.

Se Giovinazzo è davvero nel suo sangue, lascerà la togaper candidarsi alla poltrona di primo cittadino?Per come la vedo io, la toga è una veste che, una volta indossata,accompagna sempre il giudice fino alla fine della sua vita. Essaindica l’imparzialità e l’indipendenza da convincimenti alieni. Taliqualità non mi abbandoneranno mai.

Anche se l’esercizio delle funzioni del magistrato è incom-patibile con l’esercizio della politica, confessa di aver par-tecipato in illo tempore alla vita politica cittadina?Non ho mai avuto tessere di partito né ricoperto cariche elettive.Credo, però, che la vita della nostra città ci appartenga, perché èil luogo dove viviamo. Il mio impegno per la città non ha maiavuto un colore politico, ma ha sempre puntato al bene comu-ne.

Ci ricorda cos’era il Map?Il M.A.P. (Movimento d’azione popolare) era un laboratoriocittadino fatto di gente che voleva cambiare Giovinazzo, permigliorarla.

Il suo collega Nitti ha chiuso le indagini preliminari. Sono173 gli indagati per il sequestro giudiziario dell’intera ma-glia artigianale D1.1. Si calcola un danno economico di120-150 milioni di euro per il sequestro preventivo delle146 unità immobiliari. Chi meglio di lei può formular sen-

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13 OTTOBRE 2011

tenza?Data la mia attuale professione, preferisco non entrare nel meritodella vicenda. Non nascondo, tuttavia, che la situazione che si èdeterminata sembra esser figlia della generale confusione prodot-tasi in città negli ultimi tempi.

Esistono altri profili di illegittimità in genere che in paesevengono taciuti?In non pochi casi, si nota scarsa trasparenza. Questo mi preoccu-pa, perché, per esperienza, so che spesso, nel torbido, trova spaziol’illegalità.

Troppi i De Palma che godono del sole giovinazzese, cheamano la città, che fanno politica. Ma almeno uno su millece la farà a sedere sulla poltrona del 1° cittadino?Non basta chiamarsi De Palma. Comunque, questo lo decideran-no i cittadini.

Mi fa il nome di un deficiente in paese?Se lo facessi mi prenderei una querela per diffamazione. Del resto,più che con deficienti, temo di relazionarmi spesso con gente inmala fede. E questo è sicuramente peggio!

La parolaccia che dice più spesso?Di solito non uso parolacce.

La parolaccia che le dicono più spesso?Non le dicono in mia presenza. Dunque, non le conosco.

Un personaggio storico a cui vorrebbe assomigliare?Il mio amico Paolo Borsellino, come detto, per me è un continuopunto di riferimento.Giovinazzo è un paese libero?

I giovinazzesi sono, in linea di massima, liberi e tolleranti. Ma c’èqualche prepotente che abusa dell’ignoranza degli altri.

Chi era Pietro Tagliente?Lo chiederei a Franco Andriano, caro amico e storico direttoredel Tocco del Bom baun (un giornale che è rimasto nel mio cuore).

Chi è l’Alfiere?Bisogna chiederlo al Direttore del giornale su cui scrive.

Perché un innamorato di Giovinazzo, un appassionato dipubblicistica come lei non ha messo su, in tanti anni, unperiodico di controinformazione cittadina?Ho preferito collaborare con gli amici che hanno avuto la pa-zienza e la capacità di rendere un utile servizio ai propri concitta-dini, primo fra tutti Franco Andriano.

Ce l’ha un adagio giovinazzese?Mia madre, per farmi addormentare, mi recitava questa anticafilastrocca giovinazzese, che voglio regalare ai Suoi lettori: «Storiee storielle, per l’anima d’u sacchett; sacchett nan ten pen, o Purgatorie se morede feme. Tenghe na gaddena. La magname dmane maten. Dmane mattennan z campe. La mettem inze alla camere. La camere iè ftesche. La metteminze o’ pesce. U pesce iè tunn tunn. U mittim inze o cotugne. U cotugne ieamar amar. U mettem inze o panaro. U panaro è nella vita. Tre cavalli eamor di Dio».

Anche i giudici, come i commercialisti, hanno un’anima?Certo. Ma nell’esercizio della funzione giurisdizionale sono sog-getti solo alla legge e devono tenere a bada le loro emozioni.Ciò non toglie, tuttavia, che, per tutto il resto della loro esisten-za, i giudici sono uomini ed hanno un’anima come tutti gli altri.

SERGIO PISANI

Page 14: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

14

16 settembre

Sequestrati 1300 grembiulinicontraffattiGuardia di Finanza del Comando Provin-

ciale di Bari ha portato a termine un blitz

nel settore della contraffazione sequestran-

do oltre 1.300 grembiuli (poco più di 100

nella sola città di Giovinazzo) sui quali era-

no state apposte illecitamente le immagini

tutelate da copyright di noti personaggi dei

cartoni animati. La Guardia di Finanza da

sempre svolge un’attenta e costante attivi-

tà di indagine e di controllo, al fine di re-

primere alla fonte la fabbricazione e la

commercializzazione di prodotti con

griffes contraffatte. Questa volta è toccata

agli articoli scolastici farne la spesa: l’ope-

razione è frutto di lunghe indagini condotta

dai militari della Finanza nei negozio dove

hanno scoperto la vendita dei marchi ri-

sultati falsi. Dai negozi, si risaliti ai grossisti

e produttori. Otto persone (c’è anche un

52enne venditore ambulante di

Giovinazzo) sono state denunciate per

contraffazione, commercio di prodotti

con segni falsi ed altre violazioni in mate-

ria di diritto d’autore.

14 settembre

Sequestrata discarica a cieloapertoSono state scoperti dagli uomini del Re-

parto Operativo Aeronavale della Guar-

dia di Finanza di Bari e posti sotto seque-

stro 7mila mq di superficie in località

Pappalettere trasformati in discarica a cie-

lo aperto. Rinvenuti rifiuti considerati noci-

vi; si tratta di laterizi, ferro, asfalto, inerti,

materiale di risulta, ma in particolare eternit,

materiale già dichiarato altamente perico-

loso e per il quale è necessario essere auto-

rizzati in apposito luogo per poterlo scari-

care. Segnalato alla Procura il proprietario

dell’area per inosservanza alle norme sullo

smaltimento dei rifiuti. La Guardia di Fi-

nanza indaga sulle ditte che scaricavano i

materiali illegali.

12 settembre

Scippata anziana turistaUn’anziana turista comasca è stata scippatanei vicolo del centro storico nel primo po-meriggio intorno alle15 quando la cittàsonnacchiosa si concede la pennichella acontrora e per le strade non si vede animaviva. Facile per i malviventi a bordo discooter circondare la preda per portar viaborsa, effetti personali e denaro. Vacanzarovinata per l’anziana turista.

6 settembre

Discariche senza fineQuesta volta siamo in località ChiusoCaterina, lungo la strada vicinale Casa Bian-ca, ad una manciata di chilometri dal con-fine territoriale con la vicina città di Bitonto.La scoperta è stata fatta dalle localiGuardiecampestri che in un terreno priva-to hanno rinvenuto di tutto, di più: eternit,ingombri edili, materassi, elettrodomestici,arredamento da rottamare. Tutti rifiuti che

vanno smaltiti in discariche differenziate.

3 settembre

Ubriaco investe pedoneE’successo alle 3.00 di notte nelle vicinanze

del parcheggio dell’hotel La Favette. Una

Reanault, Tingo condotta da un 55enne

giovinazzese, ha ferito un pedone, soccor-

so dal personale del 118. Per fortuna le con-

dizioni del pedone non sono gravi. Un po’

complicata invecela posizione dell’automo-

bilista sottoposto al ritiro della patente di

guida, al sequestro dell’autovettura, denun-

ciato in stato di libertà per guida in stato di

ebbrezza alcolica.

3 settembre

A segno ancora gli scippatoriLa scena è sempre quella: l’anziana signora

con la borsa della spesa e i malviventi che la

pedinano mentre percorrea piedi una via

del centro cittadino, via Cialdini. La signora

viene avvicinata da un soggetto con volto

travisato che sorprende la vittima alle spal-

le, le strappa la borsa e si dà alla fuga a bor-

do dello scooter dove c’è il complice che

aspetta lo scippatore. Sull’accaduto indaga-

no i carabinieri di Giovinazzo

2 settembre

Scippata collanina ad un an-zianoQuesta volta la borsa non c’entra. C’entra il

valore del metallo giallo, l’ora che per le

banche -metallo acquistano anche a 40 euro

la cronaca nera

LA CRISI ECONOMICA NONRISPARMIA ORO E VERDURA

SCIPPI E FURTI DI CIME DI RAPA

Page 15: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

15 OTTOBRE 2011

al grammo. Il film è però sempre quello.

Siamo in via Toselli, vicino l’area commer-

ciale del SuperKing. Un anziano giovinazzese

attaccato con ferocia dalle spalle da un vio-

lento scippatore che gli strappa la collanina

e fugge a bordo di una vespa rossa. Per

fortuna la vittima non riporta alcuna lesio-

ne. Ma la paura è stata tanta!

30 agosto

Furto di Cime di rape. Denun-ciati in dueLa crisi non risparmia neanche la verdura.

Se c’è chi corre ogni volta a sporgere de-

nuncia contro ignoti, c’è chi è disposto a

perdonare perché c’è gente che ruba per

mangiare. I piccoli furti sono all’ordine del

giorno per i contadini. E i ladri non sono

più tanto maldestri Ci sono tante persone

delle nostre parti che sono in difficoltà. Un

po’ di roba la mangiano, fanno provviste,

un po’ provano a venderla. Chissà se gli au-

tori del furto che andiamo a riferire, appar-

tengono a questa umanità dolente. E’ notte.

E la notte si sa è il terreno preferito per chi

ruba. Due ladri originari di Bitonto ma di-

moranti nell’agro di Giovinazzo, padre e fi-

glio, rispettivamente di 50 e 18 anni, sono

finiti dritti dritti nella trappola tesa loro

dagli agenti giovinazzesi che da tempo

avevano messo su una incessante attività

d’indagine per contrastare il fenomeno dei

furti di frutta e verdura a danno dei nu-

merosi agricoltori presenti nell’agro citta-

dino. Su un vecchio scooter avevano già

caricato tre sacchi di cime di rapa e cavo-

li, quando sono entrate in azione le Guar-

die Campestri. L’operazione di

appostamento è scattata in località

Stradella, nel cuore delle verdeggianti cam-

pagne cittadine, dove negli ultimi giorni

gli stessi uomini in divisa avevano notato

movimenti strani. L’ultimo proprio intor-

no alle ore 23.30, con il faro di un Malaguti

50 sospetto che illuminava un piccolo

campo agricolo. Quando le Guardie

Campestri, uscite allo scoperto, hanno in-

timato l’alt, i due malfattori avevano già

caricato sul loro scooter tre sacchi di cime

di rapa e cavoli, ma arrivo degli agenti

del locale Consorzio li ha fatti desistere.

I due bitontini, padre e figlio, pur di non

essere ammanettati, quindi, hanno deciso

di scappare a piedi per le campagne cir-

costanti, lasciando sull’asfalto il ciclomo-

tore e l’intera refurtiva appena trafugata.

30 agosto

Palpeggiò donna nelle partiintime. Arrestato!Il 21 luglio scorso aveva palpeggiato instrada una donna nelle parti intime, allon-

tanandosi dopo averla ingiuriata, e qual-

che giorno dopo l’aveva seguita, proba-

bilmente con le stesse intenzioni. Per que-

sto motivo un 39enne incensurato di

Giovinazzo è stato arrestato dai carabi-nieri, con l’accusa di violenza sessuale, su

ordinanza di custodia cautelare in carcere

emessa dal gip del Tribunale di Bari e ri-

chiesta dalla Procura. Vittima delle atten-

zioni particolari dell’uomo era stata una

donna di 43 anni che il 21 luglio scorso,mentre si trovava con alcuni parenti nei

pressi di un bar del paese, venne improv-

visamente avvicinata da un uomo che la

palpeggiò nelle parti intime per poi in-

giuriarla, dileguandosi in fretta. Qualche

giorno dopo la donna, mentre passeggia-va in strada in compagnie delle figlie, notò

lo stesso uomo che la seguiva e riuscì a

rifugiarsi nell’abitazione di una parente.

Sulla base della denuncia sporta dalla don-

na e di alcuni testimoni, i carabinieri di

Giovinazzo hanno identificato l’uomo cheè stato poi arrestato.

Page 16: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

16

Dal punto di vista formale quando un soggetto offende unbene che la legge tutela (o reca offesa ad altri con lesionio, in certi casi, anche solo con minacce) può dirsi che hacompiuto un reato e verrà punito pertanto con una penaproporzionata. Sostanzialmente però dobbiamo parlare direato anche di fronte ad un fatto socialmente pericoloso,anche se non espressamente previsto dalla legge. Un excursus, sui reati di oggi, ovvero la pagina di cronaca nera, pun-tualmente viene offerta ai nostri lettori dalla redazione.Con questo articolo segnaliamo alcuni reati perpetrati danostri antenati, che, è banale affermare, confermano daun lato che il reo ha saputo affinare le sue modalitàcomportamentali per alcuni reati che si tramandano neltempo, dall’altro che la Chiesa, intesa come legge divina ecome istituzione, ha da sempre condannato l’uomo primaancora, e con maggiore solerzia, dello Stato e della leggecivile.

BIGAMIALa cronaca d’oggi racconta di uomini e donne che, coniu-gati magari anche con figli a carico, contraggono un nuovomatrimonio spesso in luoghi diversi da quelli di abitualeresidenza, riuscendo imperterriti a condurre una doppiavita. Da ipocriti, bugiardi ed egoisti quali sono, non sannovedere il dolore che procurano ad entrambe le famiglie (…se sono solo due!), quando poi non arrivano a compiereimprese delittuose perché stanchi di una, o pressati dal-l’altra. Il reato di bigamia è vecchio quanto il mondo, e ilbigamo è da sempre stato sicuro di farla franca…sono poicasuali circostanze a smascherarlo. Da buoni genitori, taleFrancesco Caputo di Mola e la moglie Antonia Paganodi Giovinazzo nel 1667 si prodigarono a predisporre tuttigli atti necessari per garantire un buon matrimonio per lafiglia di primo letto di quest’ultima, Faustina … ma il casovolle che il notaio per stilare i capitoli matrimoniali compìalcuni accertamenti e (casualmente forse!) scoprì che «ildetto Francesco (Caputo) si è ritrovato bigamo, mentreera accasato in Mola» come fu annotato con grafia diversada quella dell’atto, a margine dello stesso (quindi successi-vamente alla sua stesura) (ASBa, p.za di Giovinazzo, sk.15, not. Riccio vol. 216, f. 19, atto del 22-1-1667 CapitulaMatrimonialia Antonia Pagana de Juvenatio contra magistro Fran-cesco Caputo de terra Molae. A margine è segnato di grafiasuccessiva: “il detto Francesco si è ritrovato bigamo, mentre eraaccasato in Mola”).

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Episodi diCRONACA

NERA dei tempi

passati

Episodi diCRONACA

NERA dei tempi

passatiIl 7° comandamento impone: Non rubare. In realtà c’èsempre stato chi si è voluto impossessare della cosa d’al-tri, anche pubblici ufficiali oggi come ieri si sono resicolpevoli di tale reato che oggi diremmo di concussione.Tra gli atti del notaio Marino Gregoriano (ASBa, p.za diGiovinazzo sk. 12, vol. 117, f. 38) ve ne è uno dell’8aprile 1627 con il quale «L’universitas paga Nicola Ranieriper sottrazione della mula e dei panni fattagli dal go-vernatore Francesco Pucciatti».Se nessuna esitazione a derubare un “suo concittadino”aveva avuto il Governatore di Giovinazzo, che dovevarappresentare la legge, qualche scrupolo ebbe un delin-quente nel sottrarre beni della Chiesa poiché intravede-va già nel gesto infamante presagi di dannazione eterna.Purtroppo fu una voce isolata che non ebbe ascolto nelvariegato e corrotto ambiente dei banditi. Se si pensa chemolti banditi, sia quelli che agivano soli che quelli in grup-pi, furono oggetto di leggende, anche se non erano checomuni e ignobili ladri, è facile capire perché il reato delfurto sacrilego si continuò a commettere impunemente.

Page 17: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

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Tra gli atti rogati dal notaio Vito Carlo Riccio nel 1683(ASBa, p.za di Giovinazzo, sk. 17, vol. 269, f. 153), ve n’èuno datato 31 luglio, che descrive in dettaglio la modalitàd’una rapina a mano armata di cui furono vittime direttetale Domenico Cassano publico procuratore e Vincen-zo Baulan, vetturino della carrozza sulla quale questi viag-giava. Bottino della rapina furono alcuni argenti che dove-vano essere consegnati da Domenico Cassano al Capitolodi Giovinazzo per la Cappella delle Anime Sante del Pur-gatorio ivi eretta in Cattedrale. L’atto fu stilato nella ta-verna dell’Abate Giuseppe Pappalettera che era ubicatafuori città, sulla strada che da Giovinazzo conduce aMolfetta, dove il Cassano «presesntibus Iohanne BaptistaSabino de Iuvenatio regio Iudice, testibus Nicolao Graminea,Gaetano Ciardi, Angelo Taccardi de Iuvenatio et Dominico Dona-to Procacciolo di Bitonto» fu sollecitato a consegnare quantoaveva ritirato da tale Guglielmo Morola in Napoli perconto del Capitolo: «ci consegni la scatola che … è scrittanel vostro libro secondo il solito nel n. 150 una colle robbeivi racchiuse, e precise il crocione e crocifisso di proces-

sione d’argento massiccio, incentiero, navetta con suocucchiarello, secchio per l’acqua santa, et un calice tuttid’argento lavorati in detta città di Napoli». Ma il Cassanonon poté adempiere all’impegno poiché alcuni giorni pri-ma era stato rapinato. «Signori io havrei voluto dare econsignare a loro signori la cassetta con le suddette pezzid’argento, et altre robbe di seta che in essa venivano rac-chiuse, che in Napoli ho ricevuto, ma mi dispiace sin den-tro l’anima per la disgratia patita lunedì matina 26 del cor-rente (mese) ad alba». Egli fornì indicazione del luogo edescrizione dettagliata di quanto i banditi gli avevano sot-tratto dicendo: «nel mentre che vinivo con la mia genteassieme con detto Vincenzo mio vetturino et altri, quan-do fussimo sotto le grotte incontrassimo una squadra dibanditi da 15 persone le quali per forza ci portatono den-tro un bosco ivi vicino chiamato il bosco di Migliano, den-tro mi sbaliciarano tutte le robbe che io portavo … a di-versi di questa Provincia di Bari, e la prima scatola cheaprirono fu questa che veniva a loro signori et il primopezzo che uscirno fu la sudetta navetta e poi pezzo perpezzo giustamento quanto loro signori hanno ricercatopurchè nui l’habbia con l’occhi proprii visti uscire da dettibanditi, con certi drappi di seta». Cassano fornì anche inomi dei banditi che aveva fortuitamente riconosciuto:«vi fu uno di detti banditi chiamato Pompeo che non so ilcognome, tale che lo conosciamo in terra sua haver servi-to alla squadra della Regia Audienza di Monte Fusco, ilquale disse al caporale di detti banditi che si chiama Giu-seppe Fischetto di Santo Angelo, che non havessero pi-gliata detta scatola e robbe di essa mentre sono cose dichiesa, che sarà causa di farci esser impuri e più volte ciòreplicò» Quindi il bandito Pompeo, timorato d’Iddio, te-meva una punizione divina per il sacrilegio d’aver sottrat-to beni ecclesiastici. Non era dello stesso parere né avevauguali remore il capo che disse: «noi li pigliamo da dentrola chiesa, che se sono robbe di chiese li daremo ad un’altrachiesa». Così continua la cronaca dell’assalto «detto capo-rale si chiamò un’altro compagno che lo chiamòZingarello e ce la fece mettere in collo, come fecero atutte l’altre robbe … se le portarono dentro detta borsasopra uno mio cavallo … sì che io non ho che dare alle SS.VV. e mi dispiace assai di detta perdita, che spero in Dioche gliele farà ricuperare».

ERRORI GIUDIZIARISpesso eclatanti sono stati gli errori giudiziari per superfi-cialità compiute nelle diverse fasi delle indagini, anche se

Page 18: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

18

né atavici pregiudizi né pressioni di alcun genere devonodistrarre la magistratura che deve raggiungere il fine ulti-mo di scoprire la verità dei fatti. Ma il giudice, o le giurie,nel comminare le pene si sono spesso lasciati condizionaredalle apparenze, da alcune personali sicurezze o insicurezze,da accuse infondate e più spesso da testimoni giuridica-mente attendibili che per motivi diversi hanno reso peròfalse deposizioni. Se un innocente finisce in carcere persettimane, mesi o anche anni, non c’è revisione processualee risarcimento per ingiusta detenzione che possa cancella-re l’errore, la sofferenza patita e la vergogna. Il notaio Gra-ziosi tra i suoi atti rogati nel 1675 (ASBa, p.za diGiovinazzo sk 16, vol. 227, f. 87), il 15 marzo fece regi-strazione di un errore giudiziario che era costato addirittu-ra la carcerazione al povero Virgilio Settani di Nola, caroamico del nostro concittadino Gaetano Ciardi che com-parve dinanzi al notaio per scagionarlo e riscattarne l’ono-re calpestato, rendendo tale deposizione dell’antefatto. IlVescovo di Giovinazzo Agnello Alfieri aveva comprato«da Virgilio Settani della terra di Noia un cavallo di pelosoragno per il prezzo di docati diecesette e mezzo, monetad’argento, quale cavallo è stato posseduto da detto ill.moVescovo per più anni, et essendosi detto ill.mo mons. Ve-scovo li giorni a dietro incaminatosi per la strada di Romaportò seco detto cavallo et gionto in Napoli detto Ill.moremandò detto cavallo in questa città (di Giovinazzo), perFrancesco Paulo Ragni». Forse l’aspetto di questo taleRagni era dimesso, trascurato, o forse cavalcava l’animalemaldestramente o con fare sospettoso, non doveva ispiraredi sicuro fiducia alcuna. Certo è che quando il Ragni passòda Nocera di Puglia «fu carcerato assieme con detto caval-

lo sotto il pretesto che detto cavallo fusse rubato». L’eco-nomo della Curia vescovile, don Giuseppe Buonomo, ap-preso della carcerazione del Ragni e quindi della impossibi-lità per il Vescovo di rientrare in possesso dell’animale …da buon economo cristiano (… !!! …) pensò bene di rifarsisul povero Virgilio Settani dal quale il Vescovo aveva ac-quistato il cavallo, che non si capisce quale colpa abbiapotuto avere, se non quella di avergli promesso con la ven-dita una specie di assicurazione. «Don Giuseppe econo-mo come sopra fece carcerare il suddetto Virgilio nelle car-ceri della ducal Corte di questa città (di Giovinazzo) affinchèvi facesse li detti docati 17 e ½ prezzo di detto cavallo unacon docati 6 e ½ per il prezzo d’una sella nuova che porta-va detto cavallo et anco tutte le spese patite et da patirsiper detto ill.mo Vescovo et questo per la defensionepromessali in lo tempo della vendita di detto cavallo». Era-no quindi ristretti, forse in carceri diverse, sia FrancescoPaolo Ragni che Virgilio Settani; tanto che quest’ultimo «pertrovarsi così astretto non può andare a sciogliere il fattocom’è passato». Gaetano Ciardi si fece perciò garante per-ché il Settani potesse godere di un breve permesso e rende-re le deposizioni necessarie a chiarire gli eventi, e si dichia-rò disposto a pagare una cauzione per la sua libertà in casodi un mancato rientro in carcere dell’amico. «E perchè ilsuddetto Gaetano è amico di detto Virgilio suo trappetaro,per ponerlo in libertà s’è convenuto con il detto economoche fusse scarcerato detto Virgilio affinchè vedesse le sueconvenienze et lui medesimo Gaetano s’obbligasse resti-tuirlo nelle medesime carceri fra il termine d’un mese ... indifetto di detta restituzione s’obbliga pagare di proprioducati 24».

Page 19: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

19 OTTOBRE 2011

LA FEDE CONFORTA, AIUTA,

FORTIFICA MA NON ASSOLVE

SECONDO I MAGISTRATI. IL

GIUDIZIO, TERRENO, SPETTA AGLI

UOMINI CHE NEL CASO DI PADRE

PAOLO TURTURRO HANNO IL VOLTO

DEI GIUDICI D’APPELLO. E’ INIZIATO

IL PROCESSO DI SECONDO GRADO

AL NOSTRO CONCITTADINO, EX

PARROCO DELLA CHIESA DI SANTA

LUCIA, NEL QUARTIERE BORGO

VECCHIO, NOTO PER LE SUE

BATTAGLIE ANTIMAFIA,

CONDANNATO A SEI ANNI E SEI

MESI PER VIOLENZA SU MINORE.

«LA GIUSTIZIA È ANCHE

INTELLIGENTE, NON SOLO

PRUDENTE. PERCHÉ LA PRUDENZA

NON BASTA A SMASCHERARE LA

MENZOGNA» - DICE IL

SACERDOTE FUORI DALL’AULA. «E’

PIÙ DIFFICILE VIVERE SULLA

PROPRIA CARNE IL MISTERO DEL

PERDONO – AGGIUNGE – CHE

CONCEDERLO. LE PROVE CHE DIO

CI CHIAMA A SUPERARE SONO

DIFFICILI MA LUI CI SORREGGE.

MI AIUTANO IL SOSTEGNO DEL

POPOLO DI DIO E IL SILENZIO

DELLA MEDITAZIONE». COME

FINIRÀ IL PROCESSO? «ASPETTO

CHE LA VERITÀ VENGA FUORI».

INTANTO IN QUESTA LETTERA

APPASSIONATA, DON PAOLO

AFFIDA A MARIA IL MISTERO DEL

PERDONO

DI DON PAOLO TURTURRO, PRETE ANTIMAFIA

Maria, sorella e amica del perdono, io t’imploro di starmi vicino nel momen-to di perdonare. Maria, vergine del perdono, sto comprendendo che quandoincombe il dolore, quando irrompe la prova, quando impera la menzogna, èarduo perdonare. Vergine del perdono, ti vedo signorina per le strade diNazareth e perdoni gli sguardi sornioni della gente, che uccidono la tuabellezza, che squartano l’attesa prematura del nostro redentore. Insegnami,Vergine del perdono, a prevenire il dolore degli altri, quando a Cana nellenozze dei due giovani sposi hai fatto anticipare il cammino di salvezza consegni e opere della meraviglia del tuo figlio. Maria, vergine del perdono, tiinvoco di starmi vicino quando sovrastano le tempeste dello spirito, le nau-seanti ansie della società, che annientano con parole false il mio cuore. Maria,vergine del perdono, facci comprendere che perdonare non è una vigliac-cheria ma frutto dell’intelligenza del nostro spirito, della nostra fede che ècapace di convertire il male in bene. Maria, vergine della croce, non lasciar-mi solo nel mio calvario. Fammi camminare spedito sulla cima del dolore,sulla montagna della sofferenza, sulle alture dello spirito. Maria, non lasciar-mi salmodiare solo l’attesa della risurrezione. Mettiti vicini a me in ogniistante del perdono. Si, comprendo che perdonare nel sacramento della ri-conciliazione è un grande dono di letizia dello spirito in ogni sacerdote cheassolve. Io per di più, da te ho appreso, che la misericordia che scende suinostri fratelli nella confessione, passi prima dentro di me e poi effonda digrazia il peccatore. Maria, vergine del perdono, come è salato l’animo quan-do si perdona. Nel sacramento assolvere è una letizia, nella vita delle men-zogne perdonare è il mistero del martirio che mi redime di gioia. Maria,vergine del dolore, la sorgente del pianto del perdono è in me ormai dissec-cata. Maria, vergine del perdono, stammi vicino alla mia croce, come quan-do infliggevano i chiodi nella carne del tuo figlio. Vergine del perdono nel-l’oscurità delle menzogne donami sguardi che penetrano l’attesa della veritàdella luce. Vergine del perdono, anche tu hai atteso la luce della risurrezio-ne. Anche tu hai visto squarciare il sepolcro di luce lunga secoli di perdono.Anche tu hai perdonato non solo i carnefici ma i sommi sacerdoti che tuamavi, Pilato, Erode e la poca gente che nel Litostroto, gridava:” Crocifiggi-lo”. Maria, vergine del perdono, ti confesso che non so perdonare. Eppurescorre dentro di me la linfa del perdono per chi mi squarcia di bugie. Verginedel perdono, stammi vicino, in questo cielo nero di dubbi della gente, inquesta stagione fredda dello spirito, in queste ali spezzate dagli sguardi sor-nioni di compiacimento. Non mi lasciare solo nella notte del calvario. Stosalendo a carponi, sto salendo sfinito. Sto salendo senza certezze. Sto salen-do sapendo di attendere la luce della verità. Forse la sorgente del nostropianto sveglierà l’aurora del mio perdono. Sento già le tue lacrime sul miocapo, sento la tua mano sfiorare i miei bianchi capelli, sento che sei accantoa me, come quando hai visto spogliare nudo di dignità il tuo figlio. Ecco, stosalendo anch’io nudo e ora più spedito. Ecco, sento che la grazia è fattaproprio sul martirio della condanna. Santa Maria, vergine del perdono, nonlasciarmi solo sulla cima del calvario. Stammi accanto in questo martiriodelle tenebre. Stammi accanto, perché il mio cuore non si è disseccato difede. Stammi accanto. Sveglieremo assieme l’aurora della verità.

PAOLO TURTURRO

dipingi la pace

«Aspetto che la veritàvenga fuori»

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IL CONTRAPPUNTOdell ’alfiere

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L’estate è stata particolarmente bur-

rascosa, ovviamente non mi riferisco

al tempo. La crisi economica interna-

zionale deflagrata in tutta la sua gra-

vità dalla metà di luglio sta segnando

profondamente la vita di tutti noi. La

crisi ha investito, o meglio, è emersa

dopo le incertezze della politica eu-

ropea sugli aiuti finanziari alla Gre-

cia. Mentre scrivo la Germania non

ha ancora ratificato l’accordo sul fon-

do salva stati. La cancelliera Merkel,

travolta dalle sconfitte elettorali, non

vuole perdere definitivamente il con-

senso politico residuo. La Germania

non vuole spendere i suoi euro per

salvare i paese indebitati. I tedeschi

pensano di potersi salvare da soli in

caso di rinuncia all’euro o progressi-

va uscita dal sistema della moneta

unica di quelle nazioni non più in li-

nea con i parametri di Maastricht.

Non sono un esperto di economia e

non posso immaginare gli scenari che

verranno e tanto meno ipotizzare cosa

sarebbe l’Europa di nuovo divisa e

con una moneta unica limitata even-

tualmente a pochi Stati o senza di

questa e con la reintroduzione delle

monete nazionali. Al di là della crisi

economica quello che sta avvenendo

è la dimostrazione che l’accusa rivol-

ta alla nascita dell’euro che si sareb-

be dovuto prima costruire l’Europa

politica e poi quella monetaria era

sacrosanta. Ogni capo di Governo di

ciascun paese dell’unione ragiona an-

cora esclusivamente in chiave nazio-

nale e non potrei dargli torto. Allo stes-

so tempo gli stessi responsabili politici

non si rendono conto che di fronte alle

sfide di questo complicatissimo inizio

di terzo millennio le divisioni non pa-

gano ed anzi indeboliscono le posizio-

ni di tutte le nazioni. Così, avrete no-

tato, dopo i Paesi periferici è stata la

volta dell’Italia e poi, in questi ultimi

giorni, è toccato alla Francia le cui

grandi banche sono sotto giudizio di re-

visione al ribasso del rating e lo stesso

stato francese è in grande difficoltà

come sottolineato dalle agenzie inter-

nazionali di rating. Il problema non è

solo italiano. Così mi appaino non solo

pretestuose ma follemente deficitarie

di analisi e capacità di giudizio le ana-

lisi da azzeccagarbugli di molti politici

e commentatori. Certo animate dal de-

lirio antiberlusconiano m prive di sere-

nità. La manovra non è certamente ot-

tima e neanche discreta, neanche suf-

ficiente ma non vedo in giro al di là di

vuote affermazioni di principio nessu-

na idea vera, concreta, percorribile. I

giganti del pensiero ci spieghino che

cosa si sarebbe dovuto fare di più per

lo sviluppo. E’ vero ma le risorse dove

si dovevano reperire? Nessuna rispo-

sta. Si doveva fare di più per quelli e

quest’altri. I soldi dove sono? Giganti

non ve ne sono neanche dall’altra par-

te. Tant’è che nella manovra una cosa

di buon senso e di decenza sarebbe

stata quella di ridurre i costi della, po-

litica , di abolire le province ad esem-

pio, oltre a tutti gli ingiustificati pri-

vilegi che gelosamente i nostri parla-

mentari non vogliono perdere. Sicco-

me, però, non mi sono mai piaciute le

facili sviolinate voglio subito aggiun-

gere una considerazione scomoda e

che non piacerà, penso, a quei pochi

che mi leggono. Noi italiani non pos-

siamo sempre puntare il dito accusa-

tore verso l’altro senza fare una sere-

na analisi di coscienza. Voglio citarvi

e ricordare a me stesso un episodio

piccolo ed emblematico. Non so

quanti ricorderanno la battaglia ingag-

giata dal presidente della squadra di

calcio della Lazio Lotito contro il

CONI per il pagamento dell’affitto

dello stadio Olimpico. Bene oltre al

fitto, una somma poco inferiore ai due

milioni di euro, la società calcio Lazio

doveva mettere a disposizione del

CONI oltre 7.000 biglietti delle mi-

gliori tribune. Biglietti non solo per i

politici ma anche per tutta una serie

di alte cariche dello Stato e della Pub-

blica Amministrazione nessuna esclu-

sa, quindi anche non uomini politici

ma uomini di potere quello che conta

veramente. Ecco i privilegi antipati-

ci, piccoli, magari, ma pur sempre pri-

vilegi in un mondo ed una situazione

che non lo consentono e permettono

più. Di fronte ad una crisi così seria

A Giovinazzo ci penseremo dopo!

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sarebbe stato auspicabile riscontrare una vera unità di

intenti fra tutte le forze politiche. Così non è stato. Assi-

stiamo ancora ogni giorno a dichiarazioni stupefacenti

per l’irresponsabilità e per la dimostrazione , ove ve ne

fosse bisogno, di un Paese profondamente diviso ed

incattivito. Tutti contro tutti, insomma. Deputati di pri-

ma fila del PDL che sparano contro il governo, magari a

ragione ma senza preoccuparsi delle conseguenze in un

momento in cui tanti al di là dei confini ci guardano.

Bossi che annuncia che il governo non durerà fino al

2013. L’opposizione che manifesta divisioni profonde al

sol parlare di programma unitario e piattaforma comune

per il governo del Paese. Insomma nessuno vuole andare

veramente a votare perché sarebbe un diastro non per la

Nazione ma per le prospettive della propria parte politi-

ca.

A GIOVINAZZO. Un po’ come nella nostra città. Il

PD forte di un consenso plebiscitario è alla ricerca di un

candidato che non faccia saltare il banco. E qui vengono

i problemi. L’assessore multi-preferenze vuole essere uno

dei candidati sindaco, anzi il candidato sindaco della

coalizione del centro sinistra. Ma nonostante le ostriche

mangiate con il plenipotenziario ultrademocristiano non

è ancora riuscito a superare le riluttanze dei suoi compa-

gni di partito. Gli ex DS non dimostrano grande entusia- [email protected]

smo. Gli attivisti di SEL vorrebbero discontinuità ma gli

hanno fatto capire che una cosa sono le belle parole da

comizio, un’altra la realtà. Non si governa, o meglio si fa

finta di farlo, con le chiacchiere. Dovranno ubbidire, forse

la ricreazione durerà fino al primo turno, dopo si torna in

riga. Poi c’è il centro o quello che si fa chiamare così per

comodità di pendolarismo fra sinistra e destra a seconda

delle probabilità di vittoria. E qui è una folla incredibile di

personaggi vecchi e presunti nuovi. Tutti accomunati dal-

la strategia limpida e di rilevante spessore, vincere e poi si

vedrà. Le sigle neanche le ricordo più tali e tante sono e

saranno ancora di qui fino a marzo. Nel centro destra re-

gna ancora calma piatta e ancora nulla sembra deciso se

non che il centrista ex consigliere regionale rientrerebbe

nella coalizione dopo aver trascorso quasi tutta la

consiliatura nel centro sinistra. Complimenti a tutti. Per

Giovinazzo si vedrà in seguito. A proposito ai ragazzi che

raccoglievano le firme contro la legge elettorale Calderoli

vorrei fare una domanda. Che dite di un bello spot con gli

eletti in consiglio comunale scelti dai giovinazzesi a suf-

fragio e sostegno della loro benemerita iniziativa per di-

mostrare che quando scelgono i cittadini allora si che la

qualità si alza in modo inequivocabile e si vedono i risulta-

ti di una selezione puntuale e meritocratica?

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eventi e cultura

Se ad un napoletano verace, per intenderci diquelli che dormono con La Smorfia sul co-modino, gli aveste detto che il giorno 13 alleore 17 si doveva fare la presentazione di unainiziativa per la notte del successivo giorno17, ma con inizio alle ore 17 del venerdì pre-cedente, come minimo vi avrebbe subito dettoche «quella cosa non si poteva e non si dove-va fare, perché, con quei numeri lì, neancheun miracolo di S. Gennaro la faceva andarebene». E comunque sono proprio questi gliorari e le date, come da programma, della«notte bianca» senza esagerazione più interes-sante, oltre che istruttiva, tra tutte quelle checon i nomi e i temi più fantasiosi si sono te-nute un po’ dappertutto: «La Notte Bianca

Medievale - la Puglia normanna fra XI e XII secolo

organizzata a Giovinazzo per questo caldo,perfetto metà settembre ed invece andata al-l’aria all’ultimo minuto per un incredibile in-toppo burocratico. Senza il minimo dubbioil napoletano di cui sopra avrebbe immedia-tamente tratto la sua conclusione, ma met-tendo da parte ogni stupida superstizionesarebbe bene cercare di capire invece comeun avvenimento così importante dal puntodi vista culturale e spettacolare sia potuto sal-tare all’aria all’ultimo momento per una ‘ine-zia’. Innanzitutto una premessa storica: par-lare della Puglia fra l’XI e il XII secolo è comeparlare dell’ombelico del Mondo allora conosciu-to: era proprio qui la cucina della Storia dascrivere di quel tormentato e controverso pe-riodo che fu il Medioevo. Ora se a questoaggiungiamo che Giovinazzo a quell’epocanon era certo la cenerentola di oggi e chetutta la manifestazione dal punto di vista del-la ricostruzione storico spettacolare era affi-data al dott. Stefano Latorre e al dott. Vito

Maglie, certamente i massimi esperti in Ita-lia di armi (e battaglie) normanne e bizantine,beh non credo ci voglia molto a realizzare

cosa ci siamo persi. Interessante a que-sto punto capire perché una manife-stazione a costo praticamente zero no-nostante gli oltre cinquanta figuranti econ un programma così eccezionale(7 ore di spettacolo: cambio di ronda,rievocazione di una battaglia, spetta-coli di giocolieri, focolieri e danzatoried in più 15 banchi di un mercato del-l’epoca, 4 tende montate, una mostradi armi e persino la degustazione dipiatti rigorosamente medievali) possaessere andata in malora così. Il moti-vo? A poche ore dall’inizio il responsabiledella ASL cui è affidato l’Istituto V. Ema-nuele II (dove alla fine era stata arrangiatala kermesse dopo il rifiuto del Comune arealizzarla nel centro storico) ha negato l’au-torizzazione per l’uso degli spazi per unvizio formale assicurativo. A questo puntola ricerca di un capro espiatorio sembre-rebbe impresa non difficile poiché rimar-rebbero in lizza un dirigente della ASL el’organizzatore; anche se il tenace Enzo

Mastropasqua, che questo evento ha for-temente promosso e voluto, porta a suadiscolpa una assicurazione verbale da par-te della Provincia (la proprietaria dell’im-mobile) che il problema si sarebbe comun-que risolto. A prescindere dalla soluzionedel rebus, caso praticamente risolto allora,anche perché tutto farebbe pensare che, conle temperature che abbiamo, questa «nottebianca si possa sempre riproporre a bre-ve…» e poi, in attesa di una nuova data,almeno per gli appassionati di cultura, èquasi andata meglio così dal momento chela conferenza di apertura L’Oriente di

Boemondo (arricchitasi nel frattempo pure ditre figuranti in perfetta tenuta da combatti-mento) si è potuta allungare anche su altritemi vista l’assenza del relatore principale.

Doveroso segnalare la presenza, oltre ai ci-tati Latorre e Maglie, della dott. Rossella

Ressa responsabile del F.A.I. di Bari e deldr. Angelo Depalma che, lì in veste istitu-zionale per il Comune, ha pure apportatoqualche importante contributo culturale alladiscussione.Inspiegabile però rimane, quasiun tarlo nella mente, il perché l’Amministra-zione abbia però negato in precedenza l’uti-lizzo di parte del centro storico (location chepiù ideale di così non si può nemmeno im-maginare) per una manifestazione di que-sto tipo. E poi proprio di quella città vec-chia dove ne sono state fatte di cotte e dicrude e che ha ospitato di tutto e di più,dalle sfilate di moda ai set del cinema, dal«panino della nonna» alle Feste dell’Unità.Ci sarebbe proprio da dire ai nostri ammi-nistratori e alla maniera del nostro straordi-nario Sarino Andriani su Rai International :«Nientemeno sit stet capec di dire no a questa ma-

nifestazione che parla di storia, cultura e di

Giovinazzo?! (il riferimento a Boemondo èevidente ndr.)» . Ma «sott u ‘uast u aggiust», ovvero non tutti i mali vengono per nuo-cere, speriamo che adesso al Palazzo di Cittàci ripensino e contribuiscano pure concre-tamente alla realizzazione di questo evento.E’ davvero il minimo che possono fare.

DI ENRICO TEDESCHI

Cucù... e la Notte Bianca non c’è più!Nessuno scontro in città: senza colpo ferire «Normanni» e«Bizantini» fanno letteralmente armi e bagagli e vanno via

Cucù... e la Notte Bianca non c’è più!Nessuno scontro in città: senza colpo ferire «Normanni» e«Bizantini» fanno letteralmente armi e bagagli e vanno via

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DI VINCENZODEPALMA

In un precedente articolo vi avevo parla-to della gioia delle scolaresche e dei bam-bini dei nostri giorni quando si recano ingita in qualche masseria dove hanno fi-nalmente la possibilità di ammirare attrezziagricoli, lavorazione del latte e soprattut-to vedere da vicino animali. Cavalli, asini,muli, pecore, maiali, galline, sono animalidi cui tanto hanno letto e sentito parlaresui testi scolastici, ma che mai avevanopotuto vedere da vicino. Ai nostri tempiinvece erano di casa. Erano di casa nelsenso letterale della parola. Oggi, i conta-dini vogliono accanto o sotto - casa unlocale per il deposito di attrezzi agricoli edei macchinari. Ai miei tempi non era così.Sotte o apparse a la chese stava la depandance

per il mulo, l’asino, il cavallo, senza poiparlare di conigli, galline, papere che sicrescevano in casa sotte o fuche o jnze a la

camaredde de sope o uascre. Queste bestiolevenivano allevate per poter avere l’uve frische

pu mininne la mateine o a pranzo nelle festi-vità solenni. Quante volte abbiamo diser-tato il pranzo al pensiero che cudde chinigghie

o furne che le patene era lo stesso col qualeavevamo giocato sino al giorno prima, operché la gallinella che ci aveva rifornitodi uova era la vittima sacrificale de la deje

de la Madonnne.

Glia animali erano parte integrante dellanostra famiglia al punto di immaginareche ci parlassero o gli parlassimo un po’come avveniva nelle favole di Fedro,Esopo, Andersen.Questi giorni, con un LAZZAROne diitalo- americano, abbiamo rammentatoqualche aneddoto (o meglio dire qualchefavola), con cui i nostri genitori ci davanosuggerimenti e consigli. Ai miei tempi tutticapivano l’espressione «Fatte accatte’ da ci

nan ti canosce!».

Per i nostri giovani questa espressione nonha alcun significato. Ecco il senso del mioamarcord: spiegare loro il significato diespressioni ormai desuete per chi vive in unmondo irreale e fantasmagorico.I nostri genitori ci narravano che duelestofanti, la deje de la fere, riuscirono a vende-re ad un ingenuo contadino un asino del qualeaveva bisogno per i suoi lavori nei campi.Mentre tirava l’asino per la cavezza per por-tarselo alla stalla, uno dei due lestofanti sisostituì al somaro che il contadino pensavadi trascinare mentre l’altro glielo sottraeva.

Inutile parlare del rammarico dello sprov-veduto ed ingenuo contadino quandogiunto alla stalla si accorse di avere allacavezza un essere umano al posto dell’asi-no. Il lestofante, tra implorazioni e lacri-me, spiegò l’arcano. Aveva gravementemancato di rispetto alla mamma che lomaledisse e lo fece diventare un asino eche sarebbe ritornato uomo quando qual-cuno si fosse degnato di comprarlo. L’in-genuo contadino, impietosito dai pianti econvinto di fare un’opera buona, gli re-stituì la libertà, ma avendo bisogno del-l’asino ritornò alla fiera per ricomprarlo.S’imbattè nuovamente nei due Compari

LUTTO

«Fatte accatte’ da

ci nan ti canosce»

Favole giovinazzesi

«Fatte accatte’ da

ci nan ti canosce»

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e grande fu la sua meraviglia nel ritrovare l’asino chespudoratamente i due lestofanti cercarono ancora una volatadi rivendergli, vantandone doti e qualità. Il contadino, dopoaver guardato l’asino attentamente negli occhi, si avvicinò sus-surrandogli nell’orecchio: «Minì, fatte accattè da ci nan ti canosce!!!».

Un altro fantasioso racconto dimostra anche il rancore e l’odiosociale esistente alla mia epoca, tra i poveri contadini ed il riccoceto sociale dei possidenti spregiativamente chiamati «signeure».

Questi avevano un circolo esclusivo In Piazza V. Emanueledove ha avuto sede anche il Comitato Peste Patronali. Dall’altodella gradinata du spiezzie guardavano sdegnosi la piazza che siestendeva ai loro piedi. U spiezzie era il ricovero, l’istituto cheospitava i figli di N.N. Già N.N. Ai miei tempi nulla era piùdisonorevole di quella qualifica. .Era un marchio di infamia edignominia, un autentico disonore.Un giorno l’asino di un contadino, al rientro da lavoro, giuntoall’altezza del circolo di elite, si ostinò di proseguire. Inutili sirivelarono gli strattoni per convincerlo a incamminarsi sul suosentiero al punto che il contadino cu u manique du scriete, comin-ciò a percuoterlo sul groppone. L’orrendo spettacolo indignol signeure che inveirono contro l’aguzzino minacciandolo di de-nuncia. Il contadino, scarpa grosse e cirvidde feine, a quel puntos’inchinò all’asino e dimostrandogli profondo rancore verso ilnobile ceto, così gli parlò: «Scuseme ciucce meje, nan sapaive ca tinive

tanda parind jnd o spiezzie». Questo sottile artifizio retorico gliconsentì di abbassare e portar a livello di bestie, o per megliodire di asini, il meglio della nobiltà giovinazzese, gratificandonel contempo a figlia di P… come si era soliti chiamare i figli diN.N.Chissà se su internet o su facebook, i nostri ragazzi saprannoraccontarsi favole così carine, cariche e ricche di significatomorale. VINCENZO DEPALMA

foto ricordo

Nello scorso mese diagosto alcuni residenti inArgentina hanno fattocapolino a Giovinazzo:tra di loro Michele

Berardi, Tonia e Maria

ricevuti a Palazzo di Cit-tà dal presidente dellamassima assise cittadinaAngelo Depalma. Assie-me a loro anche duecanosine in visita aGiovinazzo grazie allafattiva collaborazione del Centro Pugliese Marplatense in occa-sione dei 150 anni dell’unità d’Italia e ricevute sempre dal presi-dente Angelo Depalma. E poi, come da tradizione, tutti amangiare il famoso stracchino della Madonna di Corsignano.

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BALLANDO CON LE STELLEOspite Carolyn Smith, presidente di giuria

Una serata all’insegna della danza con la par-tecipazione di numerosi ospiti di calibro in-ternazionale. Il 24 agosto al timone il CubanClub Bari (in veste di giudice oltre che diorganizzatore), capitanato da Antonella eGaetano Illuzzi, protagonisti assoluti di unevento perfettamente riuscito grazie alla co-stanza e all’impegno profusi. La serata è statacondotta da Nadia Viotto, ufficiale di gareinternazionali FIDS che ha aperto lo spet-tacolo con Grease, un classico che ha coin-volto sul palcoscenico adulti e bambini. Nonprima di una spettacolare sfilata dedicata al-l’Unità d’Italia con le note dell’Inno diMameli della Mirko Casadei Beach Band, or-chestra ufficiale della Federazione ItalianaDanza Sportiva.Significativa la presenza dell’Associazione«Angeli della Vita» che, in riferimento alprogramma ‘Autismo Italia’ ha portato ingara un bel numero di atleti che si sono esi-biti in un cha cha cha con coreografie chehanno ricevuto grande riscontro di pubbli-co.Anche la Rocky Dance Foggia ha ricevuto l’okdalla platea come i piccoli del Cuban ClubBari che nulla hanno da invidiare ai loro col-leghi adulti.Le presenze altisonanti dei partecipanti allecompetizioni, si commentano da sole. Yulia

Musikhina e Ferdinando Iannaccone,Umberto Gaudino e Louise Heise, giuntialle semifinali dei German Open Stars,

Antonella Illuzzi e Valerio la Pietra chehanno degnamente sostituito Stefano Di

Filippo e Olga Urumova, impegnati inGiappone. È utile anche segnalare cheAntonella e Valerio hanno ottenuto recente-mente una serie di successi internazionali, con-quistando il secondo posto nella Rising Star

Adult Latin in una competizione intitolataGerman Open Championship a Stoccarda e sfi-dando 318 coppie in gara. In quest’occasio-ne hanno presentato una coreografia ispira-ta al grande Charlie Chaplin.La serata ha visto la partecipazione di altriballerini di ammirevole talento, tra i quali Lui-

gi Mastandrea e Grazia Binetti, sulle notedel Titanic in versione rumba, Massimiliano

Proietto e Cinziana Palumbo sulle notedel jive, i ragazzi del Cuban e i piccini delgruppo Le parrucchiere che si sono esibiti sul-le note di un bellissimo jive con relative par-rucche.

Il tutto sotto lo sguardo attento di una giu-ria capitanata dalla ‘temeraria’ giudice di Bal-

lando con le stelle, la signora Carolyn Smith,fiore all’occhiello dell’evento vista la prepa-razione e la cultura del ballo che quest’arti-sta riesce a diffondere ovunque. Non sonomancati momenti musicali della MirkoCasadei Beach Band e di Vito Diomede ac-compagnato dal corpo di ballo della tra-smissione Stella del sud. Nel risultato finaledella gara, Antonella Sterlacci e Vincen-

zo Ignomiriello si sono distinti nella loroesibizione dopo il grande successo ottenu-to già nei tre anni precedenti. Nella classifi-ca a squadre, invece, il primo posto è anda-to alla coppia Gaudino-Louise, il secon-do alla coppia Iannaccone-Musikhina eil terzo a la Pietra - Illuzzi.La serata, alla quale ha partecipato in piazzaun pubblico numerosissimo, è stata patro-cinata dall’Assessorato alla Cultura e alloSport del Comune di Giovinazzo e dallaFederazione Italiana Danza Sportiva. Ha vi-sto inoltre la partecipazione di numerosisponsor che hanno lodevolmente apprez-zato la diffusione della cultura del ballo atutti i livelli e per ogni età.

YuliaMusikhina,una russa

dagli occhidi gatto

Una grande passione per la danza, uno sguar-do che prevale su tutta la sua minuta ed ele-gante figura. È la ballerina che quest’anno èriuscita ad incantare la giuria di Ballando conle stelle 2011, portando a casa il trofeo insie-me all’attore Kaspar Capparoni. Una profes-sionista tenace che ha iniziato a ballare dal-l’età di dieci anni e che oggi dirige una scuoladi danza in provincia di Bologna con il suoeletto ballerino con il quale ormai fa coppiafissa dal 2006, Ferdinando Iannaccone di ori-gini pugliesi.

FOTO E SERVIZIO:GABRIELLA MARCANREA

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Da quanto tempo balli?Ho 25 anni ma si può dire che ballo da sem-pre. In queste discipline sportive però è an-che importante incontrare il partner giustoper crescere professionalmente. Questi ballinon sono individuali e ci si può esprimere almeglio soltanto attraverso una coppia deter-minata e preparata.Hai fatto parte di una scintillante com-pagine qual è quella di Ballando con lestelle. Quando e come è nata questa col-laborazione?È nata un anno fa e devo dire che mi sonotrovata veramente bene. Ero in Canada peralcune gare quando sono stata contattata dalladirezione del programma. C’è un clima digrande affiatamento e tutto questo viene tra-smesso al pubblico che segue sempre più nu-meroso quella trasmissione televisiva. ConKaspar poi è stato un grande divertimentoperché lui è naturalmente portato per il ballo.Nella tua vita invece come sei organiz-zata nel tuo settore?Con Ferdinando Iannaccone gestisco unascuola di danza in provincia di Bologna e lìtrattiamo le più svariate discipline oltre a pre-parare altre coppie di atleti.Cosa pensi invece di queste manifesta-zioni di piazza che nella bella stagionesono molto applaudite dal pubblico diogni età?Penso che portare il ballo nella piazza princi-pale di una città sia la cosa più bella che sipossa fare. E poi stiamo parlando di un’atti-vità che apporta sempre nuove emozioni, mol-tiplica le conoscenze.

Quale messaggio vorresti lasciare sta-sera qui, a questa folla giovinazzese cheè venuta ad applaudirvi?È la prima volta che vengo a Giovinazzo eho constatato che è una splendida cittadina.Il messaggio che vorrei lasciare è semplice:ballate, ballate e ancora…ballate!!!

FerdinandoIannaccone,

ballerinopugliese

Che ci fa un ballerino dalle origini pugliesi(foggiane per la precisione) in quel di Bolo-gna? A soli 24 anni gestisce con la sua com-pagna di ballo Yulia Musikhina una scuola didanza, affrontando le discipline più dispara-te con professionalità e grande passione. Equesta occasione di tornare in Puglia ovvia-mente non poteva lasciarsela sfuggire.Da quanto tempo il ballo è entrato a far

parte della tua vita?

Ho iniziato otto anni fa a Bologna, dove imiei genitori hanno ritenuto opportuno av-viarmi allo studio della danza. È un mondoche apprezzavo sin da piccolo e con gli annila passione si è accresciuta.

La danza negli ultimi anni ha avuto un

exploit particolare, mentre otto anni fa

era una rarità che un genitore potesse

spingere un figlio maschio, in Puglia, a

diventare ballerino.

E invece i miei genitori hanno visto giusto. Ehanno ben capito che la danza serve anchea togliere i bambini dalla strada, a far sì chepossano intraprendere un percorso serio edimpegnativo che può anche dare dei buonifrutti nella professione futura. Da noi, fino-ra, solo il calcio era visto come sport idealeper un maschio.Queste discipline però sono molto im-

pegnative e immagino richiedano anche

una dieta particolare.

Il nostro unico sforzo è quello di allenarciper almeno sette ore al giorno. Per il restonon osserviamo diete particolari perché ilmovimento continua ci fa bruciare tante ca-lorie. Ovviamente la danza è anche undeterrente per l’obesità.Che cosa consigli a questi bambini

giovinazzesi che già si stanno affaccian-

do su uno sfavillante palcoscenico sta-

sera?

A questi bambini dico solo che hanno unagrande fortuna, quella di sapersi muovere esorridere e quindi una potenzialità di succes-so che la gente del sud Italia possiede in ma-niera naturale. Devono quindi soltanto sa-per professionalizzare queste doti naturali,così da avere a portata di mano un’emozio-nante attività per il loro futuro.

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31 OTTOBRE 2011

candidamenteDI BRUNO LANDO

Qualche giornale lo accenna, qualchealtro invece indica più genericamenteBari - città perché anche la massaia pos-sa cercarla col dito sulla cartina geogra-fica. La notizia che non tutti sanno:Ganpaolo Tarantini è uno di noi,giovinazzese come la sua signora. Laconoscenza con le escort, le mogli dinotai, avvocati e imprenditori baresi chefacevano la fila per incontrare Berlusconiavevano luogo nella villa giovinazzese diGianpi, in località Campofreddo.Anni fa, andando in giro per l’Italia, quan-do dicevi che eri di Giovinazzo tiravanofuori l’AFP e l’hockey su rotelle. Il ri-chiamo a Giovinazzo Campione d’Italiaera inevitabile.- «Ma lo conosci personalmenteMarzella?». «Come no?! Ma anche Fra-sca e Colamaria, stiamo nella stessa co-mitiva».Poi fu la volta di John Turturro. Uno deipiù bravi attori di Hollywood figlio di ungiovinazzese, con la faccia dagiovinazzese e il ghigno del tubista o delfalegname che trovi la mattina al bar eche sta parlando ad alta voce dell’Inter edella Juve. Vedi lui e vedi l’essenza delgiovinazzese doc, solo che invece del barMargherita ora se la fa negli studios ame-ricani. Però … boh John Turturro non cipiace molto. Qualche anno fa venne a

far visita al paese del padre e per poconon toccò pagare a lui la colazioni alleautorità locali. L’abbiamo scartato! Poialle Olimpiadi venne fuori MarinellaFalca. Un po’ di attenzioni in più so-prattutto da parte dei ragazzi e dellemamme, viso di ragazza acqua e sapo-ne e una medaglia d’argento che fecebattere all’unisono i cuori di tutti igiovinazzesi, nonostante il Comune diMolfetta ne rivendicasse le origini.Ora c’è Gianpi che ha acceso i rifletto-ri della ribalta! Qualche giornalista par-la addirittura di tarantinismo, la corren-te di pensiero che abbia attecchito tra-sversalmente tra i trentenni e iquarantenni. E c’è da crederci ascoltan-do i gossip delle frequentatrici dellemitiche feste nella villa di Giovinazzo.Io non lo nascondo, sono tra quelli cheha frequentato la sua villa. Ho visto lapotenza diventare carne. Ho visto il fiorfior di show girls avvicendarsi sui diva-ni della villetta in località Campofreddo.Ho conosciuto tutta la scuderia delledonne di Gianpi. L’ho sentito parlarecon il Presidente, non Dino Piscitelli,ma quello vero e mi sono inorgoglito.Gianpi? Un amico. Amico mio, diFrisullo, di D’Alema, di Berlusconi,della D’Addario un tempo qui vicino ame. Protesi ed appuntamenti galanti,

donne portate su piatti dorati e su ae-rei presidenziali. Qui a Giovinazzo ilcentro del potere nazionale. Mi chie-do se sia per merito suo se siamo pas-sati dall’epoca del Bromuro a quelladel Viagra. Mi chiedo se Belen stiaconducendo Scherzi a parte perché ladecisione l’ha presa qui, a Giovinazzo,il quartier generale virtuale anche diMediaset. E lo scherzetto del crocifis-so da mettere in ogni dove compresosulla Minetti? Anche quella decisioneè partita dalla villa vicino a Torucciopiuttosto che all’ombra dellaMadonnina. Protesi per tutti? Io c’eroe Frisu pure! Quante risate quella sera.Ogni tanto Gianpi metteva ilvivavoce, quando parlava con Lui,quando raccontava della Ministro cheera brava a …Vede Direttore, se non fosse stato peril Pm Eugenia Pontassuglia che ha de-purato, deturpandole, oltre 100.000conversazioni, io ne avrei potuto rac-contare in tutte le salse. Non ero natoall’epoca dell’«Afp sul tetto del mon-do», non posso vantarmi di essere sta-to amico a Pino Marzella, ma a Gianpisì. Resta l’amaro in bocca di non ave-re nemmeno una foto da inviarLe perfarla pubblicare sul suo mensile. Mal’amicizia si porta nel cuore. Vorrei, seme lo consente, onorare questo miorapporto affettivo lanciando un appelloalle Istituzioni locali. Sulla segnaleti-ca di ingresso in città «Benvenuti aGiovinazzo, Città dell’olio» io sugge-rire una piccola appendice: «nonchécittà di Giampaolo Tarantini». Il gior-no successivo non mancheranno gliscoop di Studio Aperto, della Vita inDiretta, dei principali magazinescandalistici e il paginone su Repub-blica, giornale del signor Debenedettiche non avrà mai i 750milioni di eurodal Primo Ministro, che invece le ra-gazze nel suo harem le adorava e pa-gava cash qualsiasi sua pretesa d’amo-re, Lui sì che santifica sempre, fa vi-vere, benedice, dona al mondo ognibene. Se Giovinazzo è la città delviagra per antonomasia, lo dobbiamoa Gianpi, a questo ragazzo figlio dellanostra terra che ha portato il poterepolitico - affaristico da Milano, Romae Bari sulla 16 Bis di Giovinazzo pri-ma della Pizzeria (quella che mette unsacco di mozzarella). Qualcuno gliconsegni le chiavi del Comune!

BRUONO LANDO

La villagiovinazzese di

Tarantini

«Gianpi?Un giovinazzese,un mio grande amico!»

Tarantini merita le chiavi della

città di Giovinazzo

Page 32: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

32

Page 33: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

33 OTTOBRE 2011

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DI ONOFRIO ALTOMARE

la pagina del pescatore

L’Apocalisse non può più attendere. InUsa è stata quasi Apocalisse dopo il ci-clone Irene, dopo la crisi dei mutui, dopole troppe missioni di pace e di morte,dopo la mondializzazione dei mercati.Apocalisse. In Italia, dopo il ciclone del-le Azzorre, il caldo ha dato alla testa ainostri politici che per evitare il default cihanno regalato, dopo la manovra econo-mica di Ferragosto, il più alto debito pub-blico nella storia della nostra repubbli-ca. Berlusconi, Tremonti: dateci oggi lanostra Apocalisse quotidiana! Si puòmettere a dieta la casta? Non fatevi sen-tire: alla casta dà fastidio perfino sentirsiaffibbiare tale denominazione. Figuria-moci se si vanno a tagliare i costi dellapolitica. Apocalisse. Figuriamoci se lacasta voleva sopprimere i finanziamentiai partiti che oggi si chiamano contributielettorali. Figuriamoci se la casta annul-lava i finanziamenti ai giornali di partito

(ce ne sono tanti che non si trova-no nemmeno in edicola). Quantigiornalisti sul ruolo - paga di que-sto o di quel partito dovrebbero avendere per strada i «musci»?Apocalisse. A Giovinazzo il centrostorico non pullula più di vita. L’an-tica Netium era come la Napoli deiBorboni. Oggi invece mi sembra uncimitero. L’artigianato è morto. Inegozi sono chiusi. Si mangia neiristoranti distillando i pezzettini dicarne come si fa con i bambini per

fame e risparmiare, facendo la melinacome si fa nel calcio per tenere semprepiù il coperto occupato e non fare mar-ciare i piatti. Apocalisse. Le chiese sonodiventate dei monti di pietà per centi-naia di famiglie: chi chiede la pasta, chii soldi per pagare le bollette. Le nostrepiazze vengono occupate da mendican-ti. E non c’è più la paura di distinguere imendicanti veri da quelli falsi: son tuttipoveracci! Apocalisse. Aumentano ivenditori di mussoli facendo a me con-correnza, aumentano i venditori di fumo:troppi comizi di politici che si prepara-no per le elezioni del nuovo sindaco.Apocalisse. Siamo in Italia ma fra pocofaremo concorrenza ad un Paese delTerzo Mondo. Apocalisse. Esistono 100tasse inutili che dissanguano famiglie,tasse che sono anche roba dell’altromondo. Le famiglie non arrivano non afine mese ma alla prima settimana del

mese, gli artigiani sono quasi tutteal collasso, molti hanno chiuso conla crisi. Per fortuna il Bari è in serieB, almeno ci ha fatto risparmiare ilcosto del biglietto. Apocalisse. Seivicina a venire. Il terremoto cheavrebbe distrutto Roma l’11 mag-gio non c’è stato, ma ancora nonpossiamo dirci salvi. Arriverà «il 21dicembre del 2012 quando la rota-zione della nostra Terra sul proprioasse subirà una fermata che durerà72 ore per poi riprendere a ruotarein senso inverso, con la conseguen-te inversione dei poli magnetici».Sarà un disastro epocale con conse-guenze inimmaginabili per il nostropianeta. E per noi. Apocalisse!.

APOCALISSE

LUNA

Luna

Stiamo allegri che di

notte non si dorme più

I soldi mancano sempre

Una finanziaria a setti-

mana

Chiari di luna

ululi di lupi mannari

quarti di luna.

ONOFRIO ALTOMARE

Page 34: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

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Page 35: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

35 OTTOBRE 2011

differenze ed analogie

L’invito ci è stato formulato attraverso il

telefono fisso e mobile, attraverso l’sms sul

telefonino e su facebook, attraverso la po-

sta elettronica. Non c’erano i 6x3 né i ma-

nifesti 70x100, ma il bombardamento

neuronale non è mancato per assistere al II

atto della Città del Sole. Riportiamo l’invi-

to: «Carissimi amici, è il momento di decidere se

Giovinazzo merita un futuro migliore e un destino

diverso. Noi di Giovinazzo città del Sole ti aspet-

tiamo domenica 18 settembre alle 17.30 presso

l’auditorium don Tonino bello, nella Chiesa Imma-

colata per discutere su quanto cammino c’è ancora

da fare». Insiste Tommaso Depalma con La

Città del Sole. Insiste, anche se non sa che La

Città del Sole è una città che non può esiste-

re nella realtà. Almeno se è La Città del Sole

teorizzata da un altro Tommaso, Tommaso

Campanella il quale avrà ispirato a

Tommaso Depalma il nome del suo mo-

vimento cittadino. Qualcuno però che ha

studiato sui banchi del liceo avrà pur sug-

gerito al buon Tommaso di rimanere con i

piedi sulla terraferma perché La Città del

Sole di Tommaso Campanella è una città

utopistica per la evidente frattura tra la re-

altà del tempo e l’esigenza di un totale rin-

novamento civile e spirituale. Ci sembrerà

un po’ baldanzosa l’opera del Depalma se

ha ispirato il nome del suo movimento alla

città del sole di Campanella, ci sembrerà

un po’ utopistico il tentativo di Depalma

di voler navigare la flotta della sua gente

verso «un chiaro e preciso indirizzo etico (il bene

comune) che deve guidare tutti i progetti e le inizia-

tive, sempre e comunque». Ma noi registriamo

la sua sfida e andiamo avanti. Non sarà

Depalma, il Campanella che declama

Erasmo, Marsilio Ficino, Telesio. Non sarà

il Campanella che critica il pensiero

aristotelico, però ci piace ascoltare Depalma

e riferire del suo programma che

«non è un ‘libro dei sogni’ (altrimen-

ti La città del sole rimarrà tale

ndr) ma un insieme di proposte con-

crete e realizzabili capaci, cioè, di dare

un volto nuovo e nuove speranze alla

Città e a tutti i suoi abitanti». Con

quali strumenti Tommaso

Depalma sia passato dal sogno,

dall’utopia alla costruzione di una

città ideale reale, non ci è stato

spiegato… o forse ci siamo per-

si qualche passaggio del suo trattato «Dal-

l’utopia alla città reale». Ma Tommaso

Depalma è per temperamento e vocazio-

ne un traghettore, convinto della possibili-

tà di realizzare il suo sogno, dopo aver let-

to e interrogato i cieli. Perché La Città del

Sole nella sua mente non è stata concepita

come utopia al contrario di Campanella.

Nei fatti, La Città del Sole esisterà eccome.

E avrà le sembianze di una città a misura

d’uomo. Una città del sole trasformata in

città turistica: «filo conduttore da tessere deve esse-

re il turismo. Fare di Giovinazzo una città turisti-

ca significhi creare le condizioni per nuovi posti di

lavoro attraverso il rilancio e lo sviluppo delle atti-

vità produttive dei settori vocazionalmente coerenti

alle nostre tradizioni: l’agricoltura, la pesca, l’edi-

lizia e la ricettività strutturata». Una città del

sole «con le sue aree da destinare (veramente) agli

insediamenti industriali, artigianali e del terzia-

rio». Una città del sole con tanti piani: della

sicurezza, della mobilità e della viabilità ed

«uno per le infrastrutture a servizio, che risultino

a regime moderne, adeguate, efficienti e coerenti alle

esigenze economiche e ambientali dell’intera colletti-

vità». Tutti vi chiedere: a parole siamo tutti

bravi ad edificare castelli. No, non avete

capito niente. Tommaso vi dà la ricetta per

costruire la città del sole senza fare i conti

col federalismo municipalizzato, senza

puntare l’indice contro Tremonti se la

coperta degli enti comuni oggi è sem-

pre più corta: «Sarà possibile realizzare ciò

attraverso un preventivo risanamento dei conti

pubblici, ottimizzandone le spese; una reale tra-

sparenza nelle procedure amministrative che

annullino i contesti clientelari e la deleteria

personalizzazione dei pubblici interessi e che di-

ano a tutti i cittadini la visibilità degli atti e la

possibilità reale di interagire attivamente con gli

amministratori comunali». Sotto questo sole

di Settembre è più facile pedalare e su-

dare rossi col fiatone e neanche da bere

e da mangiare (Vi ricordate la promes-

sa? Si mangia solo la prima volta!) che

uno sforzo di intelligenza pari a quello

di Archimede pitagorico per capire

come stia nascendo La Città del Sole di

Tommaso Depalma & sostenitori. Più

facile pensare - e su questo diamo meri-

to alla lista civica - che la Città del Sole si

fonda sull’educazione seria dei suoi com-

ponenti, sulla coscienza civile dell’impe-

gno, della verità, dell’onestà e dell’amo-

re della città. De hoc satis. Certi di rife-

rirvi dell’Atto III Giovinazzo città del Sole

prima di Natale.

La città del Sole di Tommaso Depalmae Tommaso Campanella

... Cose buone sulla tua tavola!PANIFICIO

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Page 36: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

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Automazioni

illis temporibusDI ANGELO GUASTADISEGNI

Non ebbero la stessa eco vasta dellerivendicazioni salariali che degenera-rono nel sangue come quelle diCerignola, Candela, San Severo,Lucera, ma anche Giovinazzo registròle sue dure lotte dei braccianti, dei sa-lariati per la conquista del contrattocollettivo di lavoro e migliori condi-zioni di vita nei campi. Il tempo corresul filo dei ricordi. Successe immedia-tamente alla guerra di Liberazione: lelancette del ricordo rivivono come unfilm in quei braccianti giovinazzesiancora in vita. Ero bambino ma ricor-do il giorno della protesta contadinacontro il padronato agrario, forte delsostegno delle autorità di Governo. Fuuna protesta dura ma legittima avan-zata da uomini disperati, esasperatidalla fame e dalla miseria, da condi-zioni di lavoro insostenibili e dalla di-soccupazione. Fu una protesta che mo-vimentò la scena cittadina nel dopo-guerra. Giovinazzo allora non conta-va più di 10mila abitanti di cui moltierano contadini. Lavoravano quasitutti di zappa, antico strumento agri-colo manuale con tanto di manico di

legno che reggeva la lama d’acciaio chesprofondava nel terreno. Lo apriva, losquarciava con forza. Era un lavoromassacrante, quello dello zappatore.Era un duro lavoro, remunerato pochis-simo. Da qui la protesta dei bracciantiin paese, anche perché arrivò l’eco dal-la Capitanata delle proteste contadineguidate da Di Vittorio contro ilpadronato. La forza dei braccianti siestrinsecò nello sradicamento di unapianta di fico che tra viottoli e stradinepolverose fu trascinata in paese edesposta in piazza come un trofeo, sim-bolo di forza e di provocazione. Isignorotti di Giovinazzo dovettero ac-cettare un accordo secondo il qualedove venivano ingaggiati braccianti acondizione, però, che la tariffa fosse au-mentata per tutti, senza discriminazio-ne. Non tutti si adeguarono da subito,ma la protesta valse la grande conqui-sta di quell’accordo, di quel contrattodiretto tra i braccianti protetti da con-tratti di lavoro e braccianti esposti al-l’avidità padronale. Il fico rimasto inpiazza fu demolito e servì come legnada forno. Perdonatemi, ma la posturadi uno zappatore di altri tempi, mi ha sug-gerito queste righe. Abitava vicino casa,di giorno si riscaldava al sole, sedutosul marciapiede. Ricurvo, piegato su sestesso. Aveva un’ernia inguinale ingua-ribile perché la fuoriuscita di un visce-re addominale era diventata un pallo-ne. Da noi si chiama «cugghia». Tuttoscorre ma la fotografia di quel grandelavoratore dei campi non si dimentica!

Il fico della vittoria

Ciao a tuttiMi chiamo LUCA GIUSEPPE. Sono

l’ultimo arrivato nel clanCHIAVIELLO-STELLACCI. Speroche mi vogliate bene quanto il mio

fratellone ROCCO, Papà TINO,Mamma RELLA ed i nonni ROCCO

& MARIA.Un bacetto

LA PIAZZA

Caro giovinazzese nel mondo,

La Piazza fa appello alla tua sen-

sibilità e alla tua fiducia nel sot-toscrivere l’abbonamento. Cor-

re l’obbligo di informarti che il

tuo periodico è l’unico canale

di sostegno ad una voce li-

bera ed indipendente. Se hai

piacere di continuare a riceve-re la nostra rivista che informa

su Giovinazzo tutti gli emigranti

all’estero, inviaci un vaglia posta-le o assegno bancario intestato

a:

LA PIAZZA DI

GIOVINAZZO

2^ TRAV. Marconi, 42

70054 Giovinazzo (BA)

ITALY

Ringraziando anticipatamente il

tuo gesto.

Il comitato di redazione

ANGELO GUASTADISEGNI

AUGURI

Page 38: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

38

Un po’ la crisi in generale, un po’ le chiusu-

re che a vario titolo hanno reso più pro-

blematico raggiungere persino l’ultimo trat-

to del nostro lungomare a ponente (la co-

siddetta Trincea) i locali della zona quest’an-

no hanno subito un calo di presenze senza

precedenti. E se i giovani nonostante tutto

sono riusciti comunque a spassarsela alla

grande , e in tutti i sensi, da Pascià, gli altri

gestori hanno dovuto invece fare i conti

con una realtà davvero preoccupante, so-

prattutto considerando la prevalente

stagionalità del tipo di attività. Per dirla con

le loro stesse parole, «Si cerca di seminare e

raccogliere d’estate, per almeno sopravvi-

vere anche l’inverno… ma se le cose conti-

nuano così, siamo un po’ tutti a rischio di

chiusura…». Già, come se chiudere anche

un piccolo esercizio non significhi perdita

di posti di lavoro, quelli che siano, che bene

o male sono anche economia, oltre che im-

magine, per tutta la città. Mancando altre

iniziative, ecco che allora che una tenace

imprenditrice, decisa a lottare fino in fon-

do per quello che è riuscita a costruirsi in

Moda e Musica contro la crisi

anni di duri sacrifici, mette mano al telefo-

no e comincia a chiamare a raccolta amici

e conoscenti… «Bisogna far qualcosa per

attirarli i clienti qui, bisogna farli conosce-

re questi posti…Altrove si sognano quello

che abbiamo noi a Giovinazzo, eppure rie-

scono ad essere sempre pieni ‘così’!». Ne-

anche a dire che era una bugia, con amici

eravamo appena reduci da una serata

glamour al lungomare cool di Bisceglie, dove

solo per ordinare una bevanda (da consu-

mare poi scomodamente seduti su uno

scoglio come naufraghi) abbiamo dovuto

pure fare quasi cinque minuti di fila. Pro-

prio tale e quale al posto di cui stiamo scri-

vendo: parcheggio interno e comodamen-

te seduti con di fronte lo spettacolo stra-

ordinario del mare con sullo sfondo

Molfetta, Bisceglie e Trani illuminate di

notte! Ma tornando a noi, ecco come met-

tendo insieme un po’ di ‘volontari’ e una

pedana a mo’ di palco sono state organiz-

zate due serate davvero riuscitissime che

hanno riempito il locale anche con pre-

senze nuove e ‘da fuori’. D’altronde a po-

chissimi mesi dal suo personale successo al-

l’appuntamento annuale di Emergency (v.

LaPiazza di giugno u.s.) non solo qui c’era

grande attesa per un’anteprima della nuova

collezione della stilista Michela Lanzellotti

(stavolta tutta realizzata con i famosi tessuti

Caprioli di Bisceglie) la quale, in mancanza

di altri spazi, ha subito aderito entusiastica-

mente a questa proposta tutta giovinazzese.

E poiché il «sangue non è acqua» ecco arri-

vare Giusy De Bello a sfilare con una sua

collaboratrice e per le coreografie, Bruno

Daniele al trucco, la Illuzzi Dance School

per due show di jive, Antonella Altamura

con Francesco Nacci e Antonio Verriello

per un inedita performance di hip hop e danza

classica insieme ed il cantante (e tecnico del

suono) Donato Bufi ad aprire e chiudere

la serata . Senza enfasi uno show in piena

regola , che con buona pace anche dei più

griffati prèt-a-porter, ha permesso di consta-

tare persino ai più scettici come l’eleganza

di un abito personalizzato e realizzato su

misura, non c’è niente da fare, è la sola, vera

eleganza possibile. Un successo tale, insom-

spigolature

L’ORIGINALE RICETTA DI UN LOCALE GIOVINAZZESE

Page 39: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

39 OTTOBRE 2011

ma, grazie anche alla insospettabile verve

della nostra collaboratrice Alessandra

Tomarchio prestatasi come presen-

tatrice d’eccezione per la serata, che il

dinamico team di Al Terrazzino ha su-

bito pensato di organizzarne un’altra

a breve distanza. Il tema, stavolta, la

Musica e, «squadra che vince non si

cambia», sempre con la Tomarchio

come presentatrice un gruppo che è

un po’la storia di tutti i complessi di

Giovinazzo: I Nati Stanchi, al seco-

lo Sergio Belgiovine (batteria)

Cosimo Marcotriggiano (chitarra basso) Pino

Mastropasqua (tastiere e voce) Lino Molinini (chitarra

solista e voce) e Paolo Scivetti (chitarra accompagnamen-

to). Con un breve intermezzo di hip hop puro di France-

sco Nacci e Vito Volpicella, un viaggio nella musica

dagli anni ’60 fino agli anni ‘90 che ha letteralmente entu-

siasmato il numeroso pubblico sia per la indovinata scelta

dei brani che per i riuscitissimi medley dei maggiori inter-

preti di ben quarant’anni di musica. Non certo più giova-

nissimi ma tutti bravi e con un’energia ed un entusiasmo

contagiosi, l’unica loro nota stonata, a questo punto, po-

trebbe essere solo il nome: I Nati Stanchi.

ENRICO TEDESCHI

Page 40: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

40

Page 41: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

41 OTTOBRE 2011

la pagina dell’emigrante

A settembre si è svolto a Milano un evento perfesteggiare i cinque mesi in cartellone del film“Il primo incarico” della pugliese GiorgiaCecere alla sua prima esperienza come regista.E’ un film ambientato e girato in Puglia traCastrignano del Capo e Castelluccio (rispetti-vamente in provincia di Lecce e di Brindisi) ecostituisce la rielaborazione cinematografica diuna storia degli anni Cinquanta, quasi autobio-grafica: riguarda infatti vicende vissute in pri-ma persona dai genitori della regista.Si tratta della storia di Nena (la bella e bravaattrice Isabella Ragonese) che, ottenuto il pri-mo incarico di insegnamento come maestra,lascia la famiglia e il suo consolidato mondo diabitudini e affetti a Santa Maria di Leuca pertrasferirsi in una scuola diroccata nella campa-gna brindisina. La scoperta della nuova realtàgeografica e professionale le farà rimpiangere

il suo “piccolo mondo antico”, ma la distanza le farà scoprire la dimensione reale dellesituazioni e la farà maturare come donna per affrontare in modo ponderato scelte divita difficili. In particolare lo spettatore si trova davanti alla storia d’amore tra Nena eun ricco rampollo del suo paese che, dopo la sua partenza, la lascia per un’altra. Nena,venendo a conoscenza della cosa per lettera, è sconvolta e tenta il suicidio, ma poi,quasi per ripicca, si sposa con un muratore del paese dove insegna, conosciuto inmodo rocambolesco mentre questi si nascondeva inseguito da alcuni circensi dopoaver intrattenuto breve relazione con una trapezista. Per sfuggire alle coltellate deigiostrai che chiedevano un matrimonio riparatore, sposa la maestrina delusa dallaprecedente relazione, alla quale in precedenza aveva rivolto qualche apprezzamento. Ilrapporto matrimoniale tra i due risente della differenza sociale e stenta a decollare. Nelfrattempo si fa vivo il precedente fidanzato di Nena e lei sembra vibrare per l’anticastoria d’amore e corre da lui. Ma, quando lo spettatore meno se lo aspetta, Nenasceglie di tornare alla sua scuola di campagna e al focolare domestico col muratorerude ma più libero. Questa intensa storia d’amore ha come sfondo i paesaggi dellarealtà rurale degli anni Cinquanta fedelmenteriprodotti e richiama il modo di vivere diquel periodo, legato alla famiglia e al paesecon le sue usanze, i suoi campanili, il carret-to con cavallo per i trasporti. Molto bellala scena dell’escursione scolastica primave-rile e di un alunno che scuote un mandorlofiorito per far cadere i fiori sulla testa dellasconfortata maestra. E’ il paesaggio nostal-gico più idoneo per la visualizzazione del-l’animo femminile, delle sue debolezze maanche del suo riscatto e della sua grandez-za. Un film che, come per i film diWinspeare e Rubini, fa “sentire” il cuore diPuglia da un punto di vista geografico, sto-rico, emozionale. E ha consentito a una bellastoria di essere spunto di riflessione per itanti spettatori che a Milano hanno volutorivivere i paesaggi delle recentissime vacanzee iniziare l’anno all’insegna della cultura, delbuon cinema e dei buoni sentimenti.

DI AGOSTINO PICICCO

IL PRIMO INCARICOA Milano trionfa il cinema pugliese

trigesimo

LA NOTTE ANGELA

n. 13/05/1925 m. 20/08/2011

Non rattristatevi di averla persa, maringraziate di averla avuta; non pian-gete la sua assenza sentitevi vicinoe parlatele ancora, vi amerà dal cie-lo come vi ha amati sulla terra.Per la nostra commara LINA da SANTA,

ROSANNA, ANNALISA, FRANCA

Page 42: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2011

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NEW YORK Il primo lunedì di settembregli usa festeggiano il loro «Labor Day», unpo’ come fate voi con il 1° Maggio. Conquesta ricorrenza ufficialmente si chiude lastagione estiva: spiagge, piscine e parchi ri-tornano incustoditi. Il giorno dopo, ovveroil martedì, inizia un nuovo anno scolastico.Ma quest’anno gli USA hanno avuto pocoo quasi niente da celebrare con la ricorrenzadel Labor Day. Gran parte dei stati occi-dentali e centrali sono stati maggiormentecolpiti da piogge torrenziali che hanno pro-vocato smottamenti e allagamenti (vedi leregioni attraversate dal fiume Mississippi). Itornado hanno messo in ginocchio variecontee e gli imprevedibili incendi hanno bru-ciato quasi tre milioni di ettari. Penalizzatal’agricoltura, gli allevatori piangono l pro-prio bestiame e molti americani non hannopiù casa. Per non parlare di Irene, l’ultimouragano che ha seminato terrore, devasta-zione portando con sé anche le fabbriche e iposti di lavoro. Già quel lavoro, che con ilLabor Day i più fortunati hanno potuto fe-steggiare. E comese non bastasse, a questocanto funebre si aggiunge quello dei telegior-nali: il 2 Settembre il Ministero del Tesoro eil Ministero del Lavoro annunciava alla na-zione che in Agosto il tasso di disoccupa-zione è salito a 9.1%, (in alcune regioni e Statil’occupazione ha toccato anche punte a duecifre). Il PIL dell’anno che verrà cresceràdell’1.5%, ovvero lo stesso del 2007 quan-do la Nazione aveva circa 8 milioni di ope-rai in meno. Oggi i 14milioni di operai rico-nosciuti senza lavoro non solo devono lot-tare per conquistarsi un posto al sole, unposto di lavoro, ma devono anche guardar-si da circa 9 milioni di operai «part time»ovvero la classe operaia che ha chiesto la ri-duzione delle ore di lavoro per non perder-lo. La risposta di Obama non si è lasciataattedendere. Il 9 settembre al Congresso haillustrato la manovra del rilancio. Più infra-strutture per rilanciare l’economia america-na e incrementare gli indici di occupazione.Sono 447 miliardi i fondi che Obama inten-de destinare alla ripresa dell’economia già nel2012, tutti dotati di copertura finanziaria. Eal primo posto per stimolare l’occupazionee l’economia, vi sono gli investimenti in in-frastrutture: strade, autostrade, ferrovie eaeroporti. L’American Jobs Act, ha sottoli-neato il presidente, è un piano che punta «arimettere al lavoro gli americani e a rimette-

little italyDI NICK PALMIOTTO

Happy Labor Day a chi il lavoro ce l’ha ancora!re soldi nelle loro tasche». Obama ha an-nunciato l’ambizioso obiettivo di dimez-zare le tasse per lavoratori e piccole e me-die imprese. Ma anche l’intenzione di pre-sentare nei prossimi giorni un più vigoro-so piano di riduzione del deficit, per ri-mettere in sesto una critica situazione deiconti pubblici. Realisticamente, penso che

L’emigrante? Non c’è più!Emigrante addio. Altri tempi quando ci

imbarcavamo su navi a vapore per 30

giorni puntando l’Oceano alla ricerca de

La Merica. Erano sofferenze e vomito

durante il lungo viaggio specialmente per

chi non aveva i soldi per permettersi una

cabina nella quale dormire. Certamente

per loro non erano navi da crociera; l’aria

mancava e lo spazio era così ristretto che

si faticava a stendersi. Le navi erano do-

tate di cabine di prima e seconda classe,

accessoriate con molti confort; ma i più

poveri (la maggioranza degli emigranti)

ricevevano un trattamento che rasentava

il disumano. I passeggeri dormivano nella

pancia del bastimento, in file di cuccette

provviste di materasso in spazi soffocati,

con tavole ed altro che occupavano il cor-

ridoio fra le file. Il cibo per i viaggiatori

di I e II classe era basato su carne e pane

fresco, mentre per quelli della terza classe

consisteva in carne secca o salata e patate. Alla fine di un simile viaggio sull’oceano, ecco l’America!

Ecco Ellis Island, un’isola situata all’ingresso del porto di New York all’ombra della Statua della

Libertà, il punto di ricevimento degli emigranti. Come si è detto, le classi erano 3; le prime due, le più

costose, oltre a fornire ogni tipo di comodità per affrontare l’attraversata, procuravano un lasciapassare

quasi automatico per l’ingresso nel paese. Quelli di III classe venivano trasportati con traghetti o

chiatte ad Ellis Island dove subivano approfondite indagini mediche e legali. Se i documenti erano in

ordine e lo stato di salute ragionevole, l’ispezione durava da tre a sei ore. Dove andare? La Prima

generazione veniva indirizzata da procacciatori verso luoghi dove era necessaria manodopera. Furo-

no loro a costruire l’America. Per la seconda generazione era tutto più facile: si viaggiava comodi in

meno di 15 giorni si attraversava l’oceano. Si mangiava bene e tutti dormivano in cuccette da 4 o 6

persone. Dopo lo sbarco già sapevano che ad aspettarli c’erano amici, parenti, famiglie negli stessi

paesi dove avevano trovato lavoro stabile. Lavoro, lungo lavoro e tanta ricchezza da sudare. Fino

agli anni 60 molti erano gli emigranti che tornavano in Italia per riabbracciare i propri parenti.

Questo fino agli anni 80. Poi il tempo dei ritorni si è assopito, sono finite le sorprese. Perché gli

emigranti non ci sono più: tutte le famiglie, compresi i parenti hanno casa e cuore nella nuova patria

di acquisto. In Italia non hanno più nessuno. Adesso è l’Italia il giardino d’Europa. Ho visto tanti

immigrati durante l’ultimo soggiorno in Giovinazzo. Ma c’è una differenza di cui possiamo sentirci

fortunati noi emigranti. Allora, il giardino dell’America era più rigoglioso ,il giardino dell’accoglien-

za e dell’integrazione in Italia è meno verde. Complice la crisi economica e l’alto tasso disoccupazione

che non dà speranze neanche ai giovani italiani

sia la solita bolla di sapone. Parlano i nu-meri, il debito fuori programma mai sta-to così alto. Vero o falso che sia il pianodel rilancio del lavoro secondo il Presi-dente Obama, la realtà è quella che ci cir-conda: siamo in mare di guai. HappyLabor Day a chi il lavoro ce l’ha ancora!

NICK PALMIOTTO

DI VITO BAVARO

little italy

MOTT STREET IN NEW YORK,DOVE GIOVINAZZO AVEVA CASA

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hockey

Trent’annni fa, quando Frasca e Marzella era-no la coppia più bella, l’entusiasmo non ave-va freno. Gli animi degli ultras cominciavanoa scaldarsi un’ora prima sui gradoni del vec-chio palasport e i primi canti sgorgavanospontanei. Con la spontaneità della consape-volezza di essere i più forti, gli ultras intona-vano «Olio, petrolio, benzina minerale, per battere

il Giovinazzo ci vuole la Nazionale!». L’orgogliodi sentirsi i numeri 1 non ammetteva stona-ture. Si cantava a pieni polmoni e il volumedi quella filastrocca cresceva durante la parti-ta parimenti ai «Gòòòò!» minuto per minu-to. Dopo il terzo minuto e i relativi «gòò», ivolumi delle singole voci degli ultras triplica-vano, le facce si congestionavano di pari pas-so con il tendersi dei muscoli del collo e neveniva fuori un tal coro di carattere così con-citato e solenne al confronto del quale il Vin-

cerò della Turandot rischiava di fare la figura diun dilettante allo sbaraglio preso a pomodo-ri pubblico della Corrida! Poi con la diasporadei giocatori dell’AFP, a qualcuno quella fila-strocca sembrò esagerata e subito si cambia-rono tenore e argomento. A distanza ditrent’anni mi piace ricordare quella filastroc-ca insieme a tutti i seguaci dell’UraganoBiancoverde capeggiati da Toro Altieri. Mipiace pensare che l’abbiano tramandato ailoro figli e nipoti e che lo riportino nelpalasport adesso che ci rivorrà di nuovo«Olio, petrolio, benzina minerale» per battereil Giovinazzo. Ci vorrà infatti la Nazionaleper battere il Giovinazzo, anche se l’AFP que-st’anno ci sembra più Internazionale, più global

che local (eccezion fatta per il nazionale Illuzziche rientra dal Seregno) con i 3/5 del quin-tetto di marca argentina (Leonardo Cabala eValentin Grimalt, ultimi due acquisti). «Olio,petrolio, benzina minerale» con Gimenezstecca d’oro della passata stagione. Non cisarà cantilena migliore anche perché la Na-zionale di stavolta almeno all’apparenza nonè più forte delle squadre di club come CGC

Viareggio, Roller Valdagno e forse dellastessa AFP Giovinazzo che quest’anno sipresenta come protagonista ai nastri di par-tenza, anche se per vincere bisogna sapernascondere i propri obiettivi per mante-nere il controllo della propria nave comela dirigenza sta facendo.C’erano già tanti supporters il 4 settembre(non in piazza accarezzati dalla brezza delporticciolo, ma nel palasport) boccheg-gianti a salutare la nuova AFP. In campio-nato, fino ad aprile, saranno almeno 1000- 1500 in un paese che d’inverno non con-ta più di 16mila presenze effettive. Se ilpopolo dell’AFP e quello dei partiti politi-ci cittadini - è un eufemismo - si scontras-sero in una regolar tenzone, finirebbe 6mesi a zero, ovvero il partito dell’AFP,arancione come il sole, colorerebbe le gior-nate grigie e inutili della politica cittadinacon un bel tramonto per l’intero campio-nato. Poi a Maggio si vedrà. Olio, petrolio,

benzina minerale…

SERGIO

PISANI

AFP GIOVINAZZO 2011/12Presidente: Vito Favuzzi Presidente Ono-rario: Prof. Giambattista Massari Vice Pre-sidente: Giuseppe Colasante Team Mana-ger: Antonio Scioli Direttore Sportivo: MinoRiccardi Vice-Direttore Sportivo: MicheleColamaria Responsabile Relazioni Ester-ne: Tommaso De Palma ResponsabileComunicazione: Vincenzo Bini DirigenteAccompagnatore: Agostino Piscitelli Alle-natore: Antonio Caricato Responsabile Set-tore Tecnico: Prof. Giambattista MassariMeccanico: Diomede Dino CamporealePreparatore Atletico: Matteo Lorusso Me-dico Sociale: Dott. Antonio Scioli Segrete-ria: Angela Miranda e Rosaria Stufano Uffi-cio Stampa: Vincenzo Bini e Nicola MiccioneRapporti con la tifoseria: Salvatore AltomareSETTORE GIOVANILE: Direttoresportivo:Alfonso Arbore Dirigentiaccompagnatori: Gino Foglio - MicheleMaggioPORTIERI: Grimalt Valentin, Stallone Mi-chele, Depalo Savino. ESTERNI: Altieri Raf-faele, Amendolagine Pierluigi, Bavaro Vincen-zo, Dagostino Antonio, Depalma Angelo,Gimenez Dario Javier, Mastropasqua Vincen-zo, Ranieri Saverio, Ivo Turturro, Antonio

Zabala Leonardo, Illuzzi Domenico

Olio, petrolio, benzina minerale…

Via Torino, 1270054 Giovinazzo (Ba)Sito: www.climadoc.it

Tel/Fax: 080.394.28.46

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