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L’Osservatore Romano il Settimanale Città del Vaticano, giovedì 20 agosto 2020 anno LXXIII, numero 34 (4.058) La preghiera del Papa per il mondo che ha sete di speranza

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L’Osservatore Romanoil SettimanaleCittà del Vaticano, giovedì 20 agosto 2020anno LXXIII, numero 34 (4.058)

La preghieradel Papa

per il mondoche ha setedi speranza

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L’Osservatore Romanogiovedì 20 agosto 2020il Settimanale

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L’OS S E R VAT O R E ROMANO

Unicuique suum Non praevalebunt

Edizione settimanale in lingua italiana

Città del Vaticanoo r n e t @ o s s ro m .v a

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ANDREA MONDAD irettore

GIANLUCA BICCINICo ordinatore

PIERO DI DOMENICANTONIOProgetto grafico

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Il 18 e il 19 luglio scorsi si è svolta, online, laprima Assemblea per l’Amazzonia, con la par-tecipazione di rappresentanti di Brasile, Ecua-dor, Colombia, Perú, Bolivia, Cile, Paraguay,Guyana, Venezuela e Suriname. Una voltaconclusa, gli organizzatori hanno diffuso undocumento finale. Fin dall’inizio del testo siriconoscono come auto-convocati «di frontealla distruzione dell’Amazzonia e dei suoi po-poli, che causerà una catastrofe globale per viadell’interdipendenza profonda di tutto ciò cheesiste». Parimenti, nel primo paragrafo esorta-no a una «mobilitazione mondiale per l’Amaz-zonia», con tre obiettivi: fermare l’eco cidio,l’etnocidio e il genocidio dei popoli indigeni.

Nella prima parte, il documento denunciache ci stiamo «avvicinando al “punto di nonritorno” della savanizzazione e della spaccatu-ra dell’ecosistema dell’Amazzonia e tutto ciòche le è connesso», con «l’inferno degli ingen-ti roghi e incendi, dello sfruttamento minera-rio, del traffico di terreni, parcellizzazione, co-lonizzazione, per gli interessi degli allevamen-ti, soia, palme da olio, monoculture, settoreminerario, idrocarburi e altro ancora». Chiedeche si ponga fine a ciò che definisce «la ditta-tura dell’infrastruttura (come le strade e le di-ghe idroelettriche) e dei beni primari conven-zionali o falsamente “v e rd i ”», sottolineando lanecessità di «consolidare i diritti della natura edell’ecosistema amazzonico come essere viven-te fondamentale per la sopravvivenza del pia-neta».

I firmatari lanciano un appello urgente afermare, «prima che diventi irreversibile, la ca-tastrofe della vita globale, attraverso la distru-zione dell’Amazzonia come cuore del mondo,per i suoi innumerevoli benefici sotto forma dimega biodiversità, ossigeno, acqua dolce, rego-lazione e raffreddamento climatico». Riguardoall’esigenza di arrestare quello che definisconoetnocidio e genocidio dei popoli indigeni,afrodiscendenti e amazzonici in generale, de-nunciano l’aggravarsi della situazione a causadella pandemia di covid-19: in tal senso, esor-tano ad «arrestare le aberrazioni del genoci-dio, della necropolitica e dei “corpi scartabili”,a partire dagli Stati, specialmente il Brasile.Sradicare il razzismo strutturale, sociale, tec-nocratico, statale, ontologico ed epistemologi-co, la distruzione e l’omogeneizzazione delleculture e il mito delle “razze”, e così progredi-re nella decolonialità del potere, del sapere edell’essere. Smettere di essere ciò che non sia-mo, non possiamo e non vogliamo essere».

Nella seconda parte del documento dell’as-semblea gli organizzatori lanciano vari appelli,rivolti nella parte finale «ai cittadini e alle cit-

tadine del mondo» invitandoli «ad “amazzo-n i z z a re ” se stessi, a sottoscrivere un’alleanzapermanente e solidale con l’Amazzonia: infor-miamo, mobilitiamo, agiamo in difesa della vi-ta e dei diritti delle persone e della natura». Ilprimo di tali appelli è alla «copertura di emer-genza di servizi sociali, con sistemi sanitari edi automedicazione basati sulle strutture co-munitarie e statali, che uniscano conoscenzetradizionali e medicina occidentale; investi-

menti strategici e consistenti dei poteri pubbli-ci nel campo della salute e dell’educazione,con la partecipazione e il controllo dei popoliamazzonici; attenzione integrale e transfronta-liera verso le pandemie (attuali e future) e lemalattie tropicali; sistemi educativi bilingue in-terculturali di qualità e non marginali, basatisul dialogo equo tra conoscenze e rispetto delpatrimonio intellettuale collettivo e transgene-razionale dei popoli».

Il secondo appello è collegato allo sradica-mento di ogni forma di dominio e violenza digenere. In tale ottica, il documento invita acostruire «relazioni vere di uguaglianza di ge-nere e intergenerazionale, superando le op-pressioni storiche del patriarcato». A tale pro-posito afferma che «le donne amazzoniche so-no protagoniste di resistenza, di forme locali ecicliche di economia, di nuove aperture allasacralità della vita. La gioventù amazzonicarafforza i processi con il rinnovamento diri-genziale e la creatività in molteplici ambiti, co-me quelli della comunicazione e dell’arte». Iltesto esorta inoltre all’«autogoverno e alla li-bera determinazione dei popoli indigeni e del-la società, in particolare di quelli più isolati»,con lo scopo di «superare le oppressioni dellostato centrismo».

Il documento prosegue rimarcando l’imp or-tanza di denunciare e fermare gli assassinii dileader, esortando a proteggere «i difensori del-la vita, senza criminalizzare e giudizializzare idiritti e le lotte sociali, istituzionalità e orga-nizzazioni sociali laiche, con spiritualità liberae senza sette della paura, repressione e violen-za psicosociale». Come in numerose altre oc-casioni, esortano anche a «frenare l’estrattivi-

A difesadi un popolo

#amazzonia

di MARCELO FIGUEROA

Nel documentofinale

dell’As s e m b l e aper la regione

CO N T I N UA A PA G I N A 3

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Ottant’anni dopo la fondazione della comunitàecumenica in un piccolo villaggio della Borgo-gna, sono adesso i figli, i genitori e i nonni ditutti i continenti a pregare insieme a Taizé: uncammino comune di cui si rallegra l’attualepriore, fratel Alois, intervistato da «L’O sserva-tore Romano». Il monaco tedesco ricorda na-turalmente il suo predecessore, Roger Schutz,morto il 16 agosto 2005 all’età di 90 anni, cheha voluto creare non un movimento organizza-to quanto piuttosto «un luogo di passaggioper attingere insieme alle fonti della fede», in-sistendo sul fatto che le tre preghiere comunirimanessero al centro degli incontri giovanili eche i fratelli fossero prima di tutto persone diascolto nei confronti di chi partecipa a questiincontri. Commentando infine l’emergenza co-ronavirus, che ha necessitato alcuni misurespeciali all’interno della comunità, fratel Aloisauspica che prevalga l’unità, invece del ripie-gamento su sé stessi.

Taizé celebra quest’anno il suo ottantesimoanniversario. Ci può raccontare cosa è cambiato— e cosa non è cambiato — nella comunità tra il1940 e il 2020?

Nel 1940 fratel Roger era il solo a portareavanti il progetto di dare vita a una comunità.Oggi siamo un centinaio di fratelli. Questo èun grande cambiamento. Inoltre accogliamoogni anno migliaia di giovani da tutti i conti-nenti, e questo è un’altra grande evoluzioneche ancora oggi stupisce noi stessi. Ciò chenon è cambiato, invece, è il cuore della nostravocazione. Quando fratel Roger arrivò a Taizénell’agosto del 1940, la situazione mondialeaveva poco a che fare con quella di oggi. Tut-tavia, la sua prima intuizione rimane profon-damente attuale: inserire una vita spirituale,una ricerca di Dio, laddove si trovano le frat-ture del mondo. All’epoca si trattava di acco-gliere i rifugiati — in particolare gli ebrei — du-rante la seconda guerra mondiale. Ancora oggiaccogliamo dei profughi a Taizé e alcuni nostrifratelli vivono in piccole fraternità in luoghiparticolarmente indifesi nel mondo odierno.Negli anni che hanno seguito la creazione del-la comunità, i primi fratelli che si unirono aRoger vivevano del lavoro agricolo, in condi-zioni molto semplici. Oggi continuiamo a gua-dagnarci da vivere, in diversi modi, senza ac-cettare donazioni, regali o eredità. La regolache il nostro fondatore scrisse all’inizio deglianni Cinquanta continua tuttora a ispirarci og-gi: vi aveva annotato le intuizioni spirituali es-senziali che aveva nei confronti dei suoi fratel-li. Tra queste ne isolerei due: il desiderio di es-sere presenti nel nostro tempo, rimanendosempre attenti alle chiamate che il Vangelo cirivolge; e la ricerca dell’unità tra i cristiani,non come fine a se stessa, ma come testimo-nianza del Vangelo e anche come fattore dipace per tutta l’umanità. Ciò che non è maicambiato, infine, è la regolarità della nostrapreghiera comune, tre volte al giorno, anche sele sue forme di espressione si sono modificate,soprattutto attraverso quelli che vengono chia-mati i canti di Taizé.

Come si articolano gli scambi tra le diversegenerazioni che hanno frequentato e frequentano lacomunità?

All’interno della comunità viviamo quotidia-namente questo dialogo tra generazioni: tra ifratelli maggiori arrivati a Taizé sessanta o ad-dirittura settant’anni fa e i più giovani, che perla maggior parte non hanno conosciuto fratelRoger, ci sono ovviamente differenze notevoli.Siamo molto riconoscenti alle prime genera-

Fratel Rogere la continuitàdi un incontro

A colloquiocon il priore Aloisa ottant’annidalla fondazionedella comunitàdi Taizé

#intervista

di CHARLESDE PECHPEYROU

Fratel Roger davanti alla chiesadi Santa Maria Maddalenaa Taizé (©Sabine Leutenegger)

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smo e le sue strutture di depredazio-ne, oppressione e corruzione impren-ditoriali e statali, e i trattati o accordidi “libero scambio” che le rafforzano.A favore di economie comunitarie,con reciprocità e solidarietà, con enella foresta perché resti in piedi». Inciò che definiscono “d e - m e rc i f i c a z i o -ne della vita”, esortano a «fermare ladittatura ecocida degli affari del capi-talismo privato e del capitalismo diStato, nelle sue diverse espressionipolitiche». Si auspicano una «giusti-zia climatica con una netta riduzionedelle emissioni, senza false soluzioni(geo-ingegneria, mercato del carbo-nio e così via); un’azione sociale estatale per fermare le mafie, gli omi-cidi su commissione e ogni forma diviolenza delle economie illegali negliambiti dell’attività estrattiva, del le-gname, del narcotraffico, delle pian-tagioni e del traffico di terreni».

Giunge infine l’esortazione a creare«città inclusive, ugualitarie, acco-glienti, ecologiche ed economicamen-te sostenibili, politiche urbane e inve-stimenti, dando priorità al diritto aun alloggio dignitoso, all’accessoall’acqua e ai servizi igienici di base,

a relazioni giuste nello scambio conla campagna e la foresta». Oltre ad«arrestare il consumo di prodottiamazzonici basati sull’ecocidio, l’et-nocidio e le molteplici forme di op-pressione». L’appello finale è: «Nonuna goccia di sangue indigeno e po-polare in più nelle economie amazzo-niche! Frenare la crescita senza finein un pianeta limitato e i modelli diconsumo incompatibili con la preser-vazione della vita!».

I partecipanti all’assemblea, a con-clusione dello storico documento, af-fermano di credere nei «processi diauto-organizzazione dei popoli dellaPan-Amazzonia e dell’Abya Yala, conla mobilitazione di comunità, città emovimenti sociali». Non esitano aconcludere la loro dichiarazione conuna serie di affermazioni decise e ur-genti: «Non c’è più tempo! Basta an-tropocentrismo, superbia suicida, tec-nolatria della crescita illimitata, finoall’esplosione globale! L’Amazzonianon ci “appartiene”; noi conviviamocon essa e dipendiamo da essa. Vitapiena è interdipendenza tra tutto ciòche esiste. Amazzonia viva, Umanitàsicura, Con-vivere per tutte e tutti».

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cabile ricerca dell’unità. Fratel Roger ha avutosin dall’inizio la volontà di porre la ricercadell’unità al centro della comunità, affinchésperimentasse l’unità prima di parlarne. Ancheoggi i fratelli, cresciuti in diverse Chiese e cheora vivono sotto lo stesso tetto, si sforzano co-sì di anticipare l’unità del futuro. L’unità dellafamiglia umana è stata un’idea centrale, unapreoccupazione che ha segnato tutta la vita difratel Roger. All’indomani della seconda guer-ra mondiale, c’era un’emergenza: la riconcilia-zione tra popoli divisi. Sebbene ovviamente iproblemi siano cambiati, credo che l’imp ortan-za dell’unità della nostra famiglia umana ri-manga più urgente che mai. Un terzo contri-buto resta molto attuale: la testimonianza chenon c’è contraddizione tra vita interiore e soli-darietà, ma al contrario un legame profondo.Come ha detto il teologo ortodosso OlivierClément, i giovani di Taizé possono fare que-sta sorprendente scoperta: niente è più respon-sabile della preghiera. Infine, all’interno dellacomunità, Roger Schutz ha insistito molto sul-la vita fraterna: voleva che fossimo un solocorpo, per esprimere una “parabola di comu-nione”. Sono felice che continuiamo a viverenutriti da questa intuizione. Non sarà mai ilnostro obiettivo quello di diventare una gran-de istituzione, intendiamo invece rimanere unapiccola comunità in cui i legami fraterni han-no la precedenza su tutto il resto.

Come hanno dovuto riorganizzarsi la comunità eil sito di Taizé di fronte alla pandemia dicoronavirus? Quali misure sono state prese? Comevi siete adattati?

Noi fratelli, per limitare i rischi di contagio,ci siamo sin dall’inizio suddivisi in otto centri,e questo ci ha permesso di riscoprire diversa-mente la vita fraterna. È stato come un annosabbatico, vissuto tutti insieme. Abbiamo do-vuto adattarci a questa situazione senza prece-denti in molti modi. Un esempio concreto: ac-cogliamo tre famiglie yazide a Taizé, e un fra-tello ha aiutato i bambini a fare i compiti (conil confinamento tutto doveva essere fatto onli-ne). L’ospitalità fa parte del cuore di ciò chevogliamo vivere come comunità ed è statoquindi molto difficile rinunciarvi a metà mar-zo, quando è iniziato il lockdown. Questo ciha stimolato a prendere diverse iniziative usan-do internet, in particolare la trasmissione, ognisera in diretta, della preghiera da Taizé e an-che un weekend “in rete” che ha riunito circaquattrocento giovani adulti. Il programma in-cludeva meditazioni bibliche, condivisione inpiccoli gruppi virtuali, workshop. Il riscontro èstato positivo e faremo una seconda propostaanaloga nell’ultimo fine settimana di agosto.Da metà giugno a Taizé è stato ripristinato ilservizio di accoglienza e sono state adottateuna serie di misure sanitarie per garantire lamassima protezione a tutti. Siamo in strettocontatto con le autorità civili per adattare lenostre direttive. I giovani si dimostrano moltoresponsabili in questa difficile situazione chestiamo attraversando tutti.

Cosa la preoccupa di più nella crisi delc o ro n a v i r u s ?

Prima di tutto la sofferenza che tante perso-ne sperimentano: la prova della malattia, lamorte di una persona cara, la solitudine ditanta gente. Ci sono conseguenze molto dureche dovremo affrontare, siano esse economi-che, sociali o anche psicologiche. Per esempiopenso ai bambini che per mesi non hanno po-tuto abbracciare i nonni. Un’altra cosa che mipreoccupa è la tentazione di ripiegarsi su sestessi. Spero sinceramente che l’unità e la soli-

#intervista

zioni che hanno saputo accompagnare i cam-biamenti nella comunità, nell’accoglienza deigiovani o nelle opzioni liturgiche, per esem-pio. Con i pellegrini si crea naturalmente unabella piattaforma di dialogo: ogni settimanadell’anno i giovani sono i più numerosi, ma cisono anche adulti, genitori con i figli, personeanziane. Ci sono tanti scambi tra di loro equesta dimensione dell’incontro mi sembramolto importante. E poi un altro aspetto mirallegra: quando i giovani mi spiegano di esse-re venuti su suggerimento dei genitori o deinonni, a volte anche con loro. Tre generazioniche trovano la loro strada verso la nostra pic-cola collina, questo ci colpisce.

Come si mantiene la continuità di Taizé neglianni mentre altri movimenti nati dal dopoguerrasembrano spegnersi con il passare del tempo?

Siamo i primi a meravigliarci di questa con-tinuità. Non so come spiegarla, ma la vedo co-me una delle più belle eredità di fratel Roger:attraverso tutti i mutamenti avvenuti da unagenerazione all’altra, lui ha sempre insistito sulfatto che le tre preghiere comuni rimanesseroal centro degli incontri giovanili e d’altra parteci ha sempre chiamati a essere prima di tuttopersone di ascolto nei confronti di chi parteci-pa a questi incontri. Non ha mai voluto creareun movimento organizzato, suggerendo piut-tosto che Taizé restasse un luogo di passaggioper attingere insieme alle fonti della fede.Ogni sera in chiesa, dopo la preghiera comu-ne, con i fratelli siamo a disposizione di tutticoloro che desiderano parlare a tu per tu. Esono colpito dalla profonda sete spirituale chemolti esprimono. Oggi sembra che per le gio-vani generazioni la fede sia spesso legata a unimpegno concreto. D’altronde, i più giovanisono molto consapevoli delle questioni ecolo-giche. Non solo ne parlano, ma vogliono im-pegnarsi concretamente per salvare l’ambiente.Spetta a noi, quindi, di camminare accanto aloro e aiutarli a stabilire un legame con la fe-de. Spesso aspettano dalla Chiesa parole fortisu questi temi.

Giorni fa si è celebrato anche il quindicesimoanniversario della morte di fratel Roger,assassinato il 16 agosto 2005 da una squilibrata,proprio nella chiesa della Riconciliazione a Taizé.In che modo la sua eredità spirituale e umana èsempre presente?

È vero, questi due anniversari sono per noiuna grande occasione per rendere grazie per lavita e l’opera del nostro fondatore. Non sitratta di guardare al passato, ma di rallegrarsiinsieme per tutti i frutti che la sua vita conti-nua a portare. Per quanto riguarda la Chiesa,il suo contributo più importante resta l’instan- CO N T I N UA A PA G I N A 12

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Eccellenza Reverendissima,il Santo Padre desidera far giungere attraversodi Lei il suo augurio per la buona riuscita del-la XLI edizione del Meeting per l’amicizia tra ipopoli, che si svolgerà prevalentemente in mo-dalità digitale. Agli organizzatori e a quanti viparteciperanno Papa Francesco assicura la suavicinanza e la sua preghiera.

Chi non si è scoperto accomunato agli altridall’esperienza drammatica della pandemia?«Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessabarca, tutti fragili e disorientati. La tempestasmaschera la nostra vulnerabilità e lascia sco-perte quelle false e superflue sicurezze con cuiabbiamo costruito le nostre agende, i nostriprogetti, le nostre abitudini e priorità. Ci di-mostra come abbiamo lasciato addormentato eabbandonato ciò che alimenta, sostiene e dàforza alla nostra vita» (Fr a n c e s c o , Mo m e n t ostraordinario di preghiera, Sagrato della basilicadi San Pietro, 27 marzo 2020).

Il titolo di quest’anno: «Privi di meravigliarestiamo sordi al sublime» (A. J. Heschel, Dioalla ricerca dell’uomo, Torino 1969, 274), offreun contributo prezioso e originale in un mo-mento vertiginoso della storia. Nella ricercadei beni più che del bene, tanti avevano pun-tato esclusivamente sulle proprie forze, sullacapacità di produrre e guadagnare, rinuncian-do a quell’atteggiamento che nel bambino co-stituisce la stoffa dello sguardo sulla realtà: los t u p o re . A tale proposito, G. K. Chestertonscriveva: «Le scuole e i saggi più ermetici nonhanno mai avuto la gravità che alberga negliocchi di un neonato di tre mesi. La sua è lagravità dello stupore di fronte all’universo, equesto stupore non è misticismo, bensì buon-senso trascendente» (L’imputato, Torino 2011,113).

Viene alla mente l’invito di Gesù a diventarecome i bambini (cfr. Mt 18, 3), ma anche lameraviglia di fronte all’essere, che costituì ilprincipio della filosofia nell’antica Grecia. Èquesto stupore che mette e rimette in moto lavita, consentendole di ripartire in qualunquecircostanza: «È l’atteggiamento da avere, per-ché la vita è un dono che ci dà la possibilitàdi ricominciare sempre», ha detto Papa Fran-cesco, insistendo poi sulla necessità di riacqui-stare stupore per vivere: «la vita, senza stupo-re, diventa grigia, abitudinaria; così la fede. Eanche la Chiesa ha bisogno di rinnovare lostupore di essere dimora del Dio vivente, Spo-sa del Signore, Madre che genera figli» (Ome-lia, 1° gennaio 2019).

Nei mesi scorsi abbiamo sperimentato quel-la dimensione dello stupore che assume la for-ma della compassione in presenza della soffe-renza, della fragilità, della precarietà dell’esi-stenza. Questo nobile sentimento umano haspinto dottori e infermieri ad affrontare la gra-ve sfida del coronavirus con strenua dedizionee ammirevole impegno. Lo stesso sentimentoricco di affetto per i propri studenti ha per-messo a molti insegnanti di accogliere la faticadella didattica a distanza, assicurando la con-clusione dell’anno scolastico. E ugualmente haconsentito a tanti di ritrovare nei volti e nella

presenza dei familiari la forza per affrontaredisagi e fatiche.

In questo senso, il tema del prossimo Me e -ting costituisce un potente richiamo a calarsinelle profondità del cuore umano attraverso lacorda dello stupore. Come non provare unsentimento originario di meraviglia davanti al-lo spettacolo di un paesaggio di montagna, oascoltando musiche che fanno vibrare l’anima,o semplicemente di fronte all’esistenza di chici ama e al dono del creato? Lo stupore è dav-vero la strada per cogliere i segni del sublime,cioè di quel Mistero che costituisce la radice eil fondamento di tutte le cose. Infatti, «nonsolo il cuore dell’uomo si presenta come un se-gno, ma anche l’intera realtà. Per interrogarsidi fronte ai segni è necessaria una capacitàestremamente umana, la prima che abbiamocome uomini e donne: lo stupore, la capacitàdi stupirsi, come la chiama Giussani. Solo lostupore conosce» (J. M. Bergoglio, in A. Sa-vorana, Vita di don Giussani, Milano 2014,1034). Perciò J. L. Borges ha potuto dire:«Tutte le emozioni passano, solo lo stupore ri-mane» (Il deserto e il labirinto).

Se un tale sguardo non è coltivato, si diven-ta ciechi davanti all’esistenza: chiusi in sé stes-si, si resta attratti dall’effimero e si smette diinterrogare la realtà. Anche nel deserto dellapandemia sono riemerse domande spesso sopi-te: qual è il senso della vita, del dolore, dellamorte? «L’uomo non può accontentarsi di ri-sposte ridotte o parziali, obbligandosi a censu-

rare o a dimenticare qualche aspetto della real-tà. Dentro di sé egli possiede un anelito di in-finito, una tristezza infinita, una nostalgia chesi appaga solo con una risposta ugualmenteinfinita. La vita sarebbe un desiderio assurdo,se questa risposta non esistesse» (J. M. Bergo-glio, in Vita di don Giussani, cit., 1034). Diver-se persone si sono spinte alla ricerca di rispo-

Con il binocolodella meraviglia

Il messaggiodel segretario

di Statoa nome del Papa

#meeting2020

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Pubblichiamo il messaggio che il cardinalesegretario di Stato Pietro Parolin, a nome delPapa, ha inviato al vescovo di Rimini FrancescoLambiasi in occasione dell’apertura dell’edizione2020 del Meeting per l’amicizia fra i popoli, chesi svolge dal 18 al 23 agosto sul tema «Privi dimeraviglia restiamo sordi al sublime».

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L’evangelizzatore è tale proprio perché non haaltri interessi che quelli di Cristo. E gli interes-si di Gesù rendono disinteressati e umili. Èquesto uno dei passaggi centrali del discorsoche il cardinale Pietro Parolin ha rivolto aimembri della famiglia dell’Assunzione incon-trandoli in un luogo mariano per eccellenza —il santuario di Lourdes — nel giorno in cui laChiesa celebra l’assunzione di Maria Vergine,sabato 15 agosto. Davanti a un’assemblea for-mata dalle cinque congregazioni religiose apo-stoliche che formano l’istituto — convocate aLourdes, dal 12 al 17 agosto, per il 147° pelle-grinaggio nazionale, e nel ricordo dei 175 annidalla fondazione da parte di Emmanuel d’Al-zon — il segretario di Stato ha sottolineato co-me i consacrati si trovino nel cuore stesso dellaChiesa non come un «gruppo di professioni-sti» ma come «una famiglia di fratelli»: noncome una ong, direbbe Papa Francesco, macome un vera comunità di fede.

«Il Signore — ha detto il porporato — haascoltato il grido degli uomini che ha incon-trato e si è fatto loro prossimo, perché nonaveva niente da difendere, e niente da perde-re». In effetti, ha aggiunto, il «fatto che Diosia marginalizzato e ridicolizzato ci mette nellacondizione di meditare sempre sull’“ultimop osto” che egli ha scelto per sé e per i suoi te-stimoni». È questa la vera «riserva di grazia»che impedisce «l’idolatria e rende attivi negliambiti complessi del dialogo ecumenico e deldialogo interreligioso». Allo stesso tempo, soloun Dio «marginalizzato, negato e ridicolizzatoè in grado di renderci solidali con i poveri egli esclusi di questo mondo» e con la stessa«casa comune», che è «il nostro pianeta, feritoda dei sistemi economici rapaci e dalle orga-nizzazioni criminali».

Il fatto poi che oggi «non siamo più i soli aprodurre la cultura, né i primi, né i più ascol-tati» rende «liberi dai meccanismi perversidella “liquidazione”». Si entra in “liquidazio-ne” quando si cerca di «piacere all’altro», di«sedurlo». E l’evangelizzazione non «è la se-duzione del prossimo, ma il servizio del pros-simo nella verità». Allo stesso modo, ha sotto-lineato il segretario di Stato — riprendendo leparole di Papa Francesco durante l’i n c o n t rocon la Curia romana del 21 dicembre 2019 —una volta ancora il fatto che «non siamo più isoli oggi a produrre la cultura, né i primi, né ipiù ascoltati » rende liberi da ogni forma dii n t e re s s e .

Il cardinale ha anche fatto riferimento a unfilo rosso che unisce il tempo della fondazionedella famiglia dell’Assunzione con la vita con-temporanea quotidiana: «La fine del regime dicristianità che ha caratterizzato in diversi modila storia a partire dal IV secolo». Infatti, il fon-datore, nato immediatamente dopo la Rivolu-zione francese, ha vissuto in un mondo «nonsolo profondamente cambiato riguardo al re-cente passato, ma ancora in mutazione». E an-cora oggi «questa mutazione non è terminata;anche noi facciamo parte di un mondo in cuiil regime di cristianità della nostra infanzia,della nostra adolescenza e della nostra giovi-nezza» ha fatto posto a una vera «trasforma-zione antropologica, di cui, siamo ben lontanidal vedere gli ultimi risultati».

Davanti a questi cambiamenti, ha detto ilsegretario di Stato, ci si può fermare a «sospi-rare secondo il “bel passato” che non esistepiù; oppure mettersi in cammino per seminareil processo di un nuovo inizio». L’esistenzadella famiglia dell’Assunzione, ha sottolineato,testimonia quale dei due atteggiamenti è statoscelto da Emmanuel D’Alzon. Egli infatti nonsi è fermato a rimpiangere il passato, ma «si èmesso in moto» perché la fine potesse diventa-re «un nuovo inizio».

D’altra parte, ha aggiunto, «testimoniarecon la vita e le parole il fatto di saper abitare i“nuovi inizi” che Dio semina e fa germogliaredall’interno della storia umana» costituisceuna vera «esperienza carismatica, generatricedi carismi, generatrice di incontri e di unitàmodellate su questa sinfonia che solo lo Spiri-to Santo è in grado di giocare e di cantare». Aquesto proposito, il segretario di Stato ha ri-cordato le parole di Francesco secondo cui lavita cristiana, in realtà, «è un cammino, unpellegrinaggio». Del resto, la vicenda biblica è«tutta un cammino segnato dagli inizi e dallenuove partenze, come per Abramo, come pertutti quelli che, duemila anni fa in Galilea, simisero in cammino per seguire Gesù».

La storia della Chiesa e la storia della fami-glia religiosa dell’Assunzione è «una storia dicuori: di esseri umani concreti che, portati dal-la bellezza della Parola alla bellezza della li-bertà che sa dire “eccomi”, diventa capace dicostruire una sinodalità». Il cuore della Chiesae i cuori dei credenti, in effetti, giungono «allaloro maturità reciproca quando sono in gradodi impegnarsi insieme con gli altri e per gli al-tri». Con la forza della giustizia evangelica, haaggiunto, si può «abitare con audacia (p a r re -sia) e senza timore o angosce il provvisorioche si svolge all’interno di questo cambiamen-to d’epoca», senza rinunciare ad aver chiari inmente «i punti chiave che ci impediscono diessere delle “banderuole al vento”, che cambia-mo direzione senza sapere perché, sottomet-tendosi al vento del momento, quando tutt’al-tro è il soffio dello Spirito».

In mattinata, il segretario di Stato avevapresieduto la concelebrazione eucaristica nellabasilica di San Pio X, sottolineando come Ma-ria, glorificata, totalmente colmata della visio-ne di Dio, è donata oggi attraverso la SantaTrinità alla Chiesa e al mondo come «segno diconsolazione e di speranza sicuri», perché tuttisi mettano in pellegrinaggio, forti dell’umiltàdel discernimento, come uomini e donne euca-ristici. Lourdes, ha aggiunto, è legata intima-mente all’esperienza del pellegrinaggio. «Sia-mo venuti qui in pellegrinaggio — ha afferma-to — per constatare che c’è una grotta aperta:una grotta aperta che rinvia al sepolcro apertoe vuoto di Gesù». Come in quel sepolcro, «laluce della risurrezione della carne» ha manda-to il suo splendore. E a Lourdes la Chiesa «hariconosciuto che quella stessa luce ha fattobrillare la “tutta santa Immacolata” agli occhi,alla menti, al cuore e alle orecchie di santaBernadette», perché gli umili e i poveri «di-ventino dei veri maestri della fede del popolodi Dio e porta d‘ingresso al mistero di DioS a l v a t o re » .

L’evangelizzazione è servizioal prossimo nella verità

La visitadel cardinale

P a ro l i n

#lourdes

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L’Osservatore Romanogiovedì 20 agosto 2020il Settimanale

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Prot. N. 580/20/1

DECRETUM

PA E N I T E N T I A R I A APOSTOLICA, attentis precibus die XXIIunii MMXX porrectis ab Exc.mo ac Rev.mo P. D.noFabio Dal Cin, ad Alma Domo Lauretana Archiepi-scopo Praelato, Delegato Pontificio pro SanctuarioLauteano et Basilica Sancti Antonii Patavii, omnia etsingula spiritalia beneficia, occasione centesimi anni-versarii, ex quo a Benedicto Pp. XV consituta est Bea-tissima Maria Virgo Lauretana omnium aëreonauta-rum praecipua apud Deum Patrona, vi Decreti (Prot.N. 271/19/1) die 1 Novembris MMXIX iam rite concessatotum per Iubilarem Annum a die VIII D ecembrisMMXIX usque ad diem X Decembris MMXX indictum,at propter epidemiam morbi «covid-19» cum populodiu pro dolor non celebratum, nunc pro fidelium uti-litate, de specialissimo mandato Ss.mi Domini NostriFrancisci Pp., per preasentes prorogat usque ad diemX Decembris MMXXI.

Profecto ex prorogata largitate Ecclesiae christifide-les aurient pia proposita et spiritale robur vitae ad le-gem Evangelicam traducendae, in hierarchica commu-nione et filiali devotione erga Summum Pontificem,Catholicae Ecclesiae visibile fundamentum, et pro-prium sacrorum Antistitem.

Contrariis quibuscumque minime obstantibus.

Datum Romae, ex aedibus Paenitentiariae Aposto-licae, die XVI Iulii, anno MMXX, in commemorationeB. Mariae Virginis a Monte Carmelo.

MAU R U S Card. PIACENZAPaenitentiarius Maior

CHRISTOPHORUS NYKIELRegens

P ro ro g a t oil Giubileo Lauretano

Fino al 10 dicembre 2021

#penitenzieriaapostolica

Papa Francesco ha prorogato fino al 10 dicembre2021 il Giubileo Lauretano, legato ai cento annidella proclamazione della Madonna di Loreto apatrona di tutti gli aeronauti. Lo ha annunciatovenerdì 14 agosto l’arcivescovo delegato pontificioFabio Dal Cin al termine della recita del rosariodurante la veglia dell’Assunta. Il presule haespresso al Pontefice «la sentita gratitudine, miapersonale, di tutta l’Aeronautica militare e civile, ditutti i fedeli, loretani, pellegrini e devoti della SantaCasa per questo grande dono. In questo tempodifficile per l’umanità, la santa madre Chiesa cidona altri dodici mesi per ripartire da Cristo,lasciandoci accompagnare da Maria, segno per tuttidi consolazione e di sicura speranza». Il Giubileo,

iniziato ufficialmente con l’apertura della Portasanta l’8 dicembre 2019, alla presenza delcardinale segretario di Stato Pietro Parolin,rinnova così per altri dodici mesi l’esperienza digrazia e di perdono per tutti i fedeli che sirecheranno al santuario pontificio. Grazia che siestende anche alle tante cappelle degli aeroporticivili e alle basi dell’Aeronautica militare delmondo. «In questo anno — ha ricordato ancoramonsignor Dal Cin — il Santo Padre hamanifestato più volte la sua vicinanza al santuariodella Santa Casa: con la sua visita del 25 marzo2019, durante la quale firmò l’esortazioneapostolica ai giovani “Christus vivit”; con laconcessione e la proroga del Giubileo Lauretano;

con l’iscrizione al 10 dicembre nel calendarioromano della memoria facoltativa della beataVergine di Loreto; e infine con l’inserimento nelleLitanie lauretane di tre nuove invocazioni: MaterMisericordiae, Mater Spei e Solaciummigrantium». Intanto è stato annnunciato chemartedì 8 settembre, festa della natività di Maria,il presidente della Repubblica italiana SergioMattarella si recherà a Loreto per accendere lalampada nel segno della pace e della solidarietàuniversale. Di seguito pubblichiamo il testo (inlatino e in italiano) del decreto con il quale laPenitenzieria apostolica, «su specialissimomandato» di Papa Francesco, proroga il GiubileoL a u re t a n o .

Prot. N. 580/20/1

DECRETO

La PENITENZIERIA APOSTOLICA, avendo accolto larichiesta del 21 giugno 2020 presentata dall’Eccellen-tissimo e Reverendissimo Fabio Dal Cin, ArcivescovoPrelato della Santa Casa Lauretana, Delegato Pontifi-cio per il Santuario di Loreto e per la Basilica diSant’Antonio di Padova, su specialissimo mandato diSua Santità Papa Francesco, con il presente Decretoproroga fino al 10 dicembre 2021, a favore dei fedeli,tutti e singoli i benefici spirituali già ritualmente con-cessi in forza del Decreto (Prot. N. 271/19/1) del 1°novembre 2019 per l’intero Anno Giubilare, indettodall’8 dicembre 2019 al 10 dicembre 2020, ma pur-troppo non celebrato in tutta la sua estensione perl’epidemia “covid-19”.

Giubileo concesso in occasione del centesimo anni-versario da quando la Beatissima Vergine Maria diLoreto fu costituita da Papa Benedetto XV Pa t ro n aprincipale presso Dio di tutti i viaggiatori in aereo.

Certamente i fedeli dalla generosa proroga da partedella Chiesa trarranno buoni propositi e vigore spiri-tuale da attuare nella vita secondo la legge del Vange-lo, in comunione gerarchica e filiale devozione versoil Sommo Pontefice, fondamento visibile della ChiesaCattolica, e verso il proprio Vescovo.

Nonostante qualunque disposizione contraria.

Dato a Roma, dalla Sede della Penitenzieria Apo-stolica, il 16 luglio 2020, nella memoria della BeataMaria Vergine del Carmelo.

Cardinale MAU R O PIACENZAPenitenziere Maggiore

KRZYSZTOF NYKIELReggente

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il Settimanale L’Osservatore Romanogiovedì 20 agosto 2020

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CIl Libano e la Bielorussia, ma anche tutte le famiglie alle prese con i problemi provocati dallapandemia, sono stati al centro della preghiera del Papa al termine dell’Angelus del16 agosto in piazza San Pietro. In precedenza il Pontefice aveva commentato il brano evangelico dellaliturgia domenicale che racconta l’incontro tra Gesù e la donna cananea (Matteo 15, 21-28).

ari fratelli e sorelle, buongiorno!Quando l’uomo mise piede sulla luna, fu dettauna frase che divenne famosa: «Questo è un pic-colo passo per un uomo, un grande balzo perl’umanità». In effetti, l’umanità aveva raggiuntoun traguardo storico. Ma oggi, nell’Assunzionedi Maria in Cielo, celebriamo una conquista infi-nitamente più grande. La Madonna ha poggiatoi piedi in paradiso: non ci è andata solo in spiri-to, ma anche con il corpo, con tutta sé stessa.Questo passo della piccola Vergine di Nazaret èstato il grande balzo in avanti dell’umanità. Servepoco andare sulla luna se non viviamo da fratellisulla Terra. Ma che una di noi abiti in Cielo colcorpo ci dà speranza: capiamo che siamo prezio-si, destinati a risorgere. Dio non lascerà svanire ilnostro corpo nel nulla. Con Dio nulla andrà per-duto! In Maria la meta è raggiunta e noi abbia-mo davanti agli occhi il motivo per cui cammi-niamo: non per conquistare le cose di quaggiù,che svaniscono, ma per conquistare la patria dilassù, che è per sempre. E la Madonna è la stellache ci orienta. Lei è andata prima. Ella, come in-segna il Concilio, «brilla come segno di sicurasperanza e di consolazione per il Popolo di Dioin cammino» (Lumen gentium, 68).

Che cosa ci consiglia la nostra Madre? Ogginel Vangelo la prima cosa che dice è: «L’animamia magnifica il Signore» (Lc 1, 46). Noi, abitua-ti a sentire queste parole, forse non facciamo piùcaso al loro significato. Magnificare letteralmentesignifica “fare grande”, i n g ra n d i re . Maria “ingran-disce il Signore”: non i problemi, che pure non lemancavano in quel momento, ma il Signore.Quante volte, invece, noi ci lasciamo sovrastaredalle difficoltà e assorbire dalle paure! La Ma-donna no, perché mette Dio come prima grandezzadella vita. Da qui scaturisce il Ma g n i f i c a t , da quinasce la gioia: non dall’assenza dei problemi, cheprima o poi arrivano, ma la gioia nasce dalla pre-senza di Dio che ci aiuta, che è vicino a noi. Per-ché Dio è grande. E soprattutto, Dio guarda aipiccoli. Noi siamo la sua debolezza di amore:Dio guarda e ama i piccoli.

Maria, infatti, si riconosce piccola ed esalta le«grandi cose» (v. 49) che il Signore ha fatto perlei. Quali? Anzitutto il dono inatteso della vita:Maria è vergine e rimane incinta; e pure Elisabet-ta, che era anziana, aspetta un figlio. Il Signorefa meraviglie con i piccoli, con chi non si credegrande ma dà grande spazio a Dio nella vita.Egli stende la sua misericordia su chi confida inLui e innalza gli umili. Maria loda Dio per que-sto.

La preghiera del Papaper il mondo che ha sete di speranza

Al l ’An g e l u sdell’As s u n t a

Francesco affidaalla Vergine

la situazionedella Nigeria

e le difficilit ra t t a t i v e

sulla questionedel Nilo

#copertina

E noi — possiamo chiederci — ci ricordiamo dilodare Dio? Lo ringraziamo per le grandi coseche fa per noi? Per ogni giornata che ci dona,perché ci ama e ci perdona sempre, per la sua te-nerezza? E ancora, per averci dato la sua Madre,per i fratelli e le sorelle che ci mette sul cammi-no, perché ci ha aperto il Cielo? Noi ringraziamoDio, lodiamo Dio per queste cose? Se dimenti-chiamo il bene, il cuore si rimpicciolisce. Ma se,come Maria, ricordiamo le grandi cose che il Si-gnore compie, se almeno una volta al giorno lomagnifichiamo, allora facciamo un grande passoin avanti. Una volta al giorno possiamo dire: “Iolodo il Signore”; “Benedetto il Signore”: è unapiccola preghiera di lode. Questo è lodare Dio. Ilcuore, con questa piccola preghiera, si dilaterà, lagioia aumenterà. Chiediamo alla Madonna, portadel Cielo, la grazia di iniziare ogni giorno alzan-do lo sguardo verso il cielo, verso Dio, per dirgli:“Grazie!”, come dicono i piccoli ai grandi.

Al termine della riflessione dedicata all’As s u n t a ,seguita dalla preghiera mariana, il Pontefice hainvocato l’intercessione della Vergine per lepopolazioni della Nigeria, vittime della violenza, e hainvitato al dialogo l’Egitto, l’Etiopia e il Sudanimpegnati nelle «difficili trattative» sulla questionedel Nilo.

Cari fratelli e sorelle,la Vergine Maria, che oggi contempliamo nellagloria celeste, è “Madre della speranza”. Recente-mente questo suo titolo è stato inserito tra le Li-tanie lauretane. Invochiamo la sua intercessioneper tutte le situazioni nel mondo che più hannosete di speranza: speranza di pace, di giustizia,speranza di una vita dignitosa. Oggi vorrei pre-gare in particolare per la popolazione della regio-ne settentrionale della Nigeria, vittima di violen-ze e attacchi terroristici.

Seguo con particolare attenzione la situazionedelle difficili trattative sulla questione del Nilotra Egitto, Etiopia e Sudan. Invito tutte le parti acontinuare sulla via del dialogo, affinché il “Fiu-me Eterno” continui a essere una linfa di vita cheunisce e non divide, che nutre sempre amicizia,prosperità, fratellanza e mai inimicizia, incom-prensione o conflitto. Sia al dialogo, cari fratellidell’Egitto, dell’Etiopia e del Sudan, sia il dialo-go la vostra unica scelta, per il bene delle vostrecare popolazioni e del mondo intero.

Saluto tutti voi, romani e pellegrini di variPaesi: famiglie, gruppi parrocchiali, associazioni.In particolare, saluto i giovani dell’Azione Catto-lica di San Gerolamo in Trieste.

Auguro una buona festa dell’Assunta a voi quipresenti, a coloro che sono in vacanza, come purea quanti non hanno questa possibilità, special-mente agli ammalati, alle persone sole e a chi as-sicura i servizi indispensabili per la collettività.

È un bel gesto oggi recarsi a un Santuario pervenerare la Madonna. I romani e quanti si trova-no a Roma potrebbero andare a Santa MariaMaggiore, per pregare davanti all’immagine dellaSalus Populi Romani. Buona festa a tutti voi! Eper favore, non dimenticatevi di pregare per me.Buon pranzo e a domani!

Il Papa ha affidato alla Vergine «tutte le situazioninel mondo che più hanno sete di speranza: speranzadi pace, di giustizia, speranza di una vitadignitosa». La preghiera mariana di Francesco si èlevata al termine dell’Angelus della solennitàdell’Assunta, recitato a mezzogiorno di sabato 15agosto con i fedeli presenti in piazza San Pietro —nel rispetto delle misure di sicurezza adottate a causadella pandemia — e con quanti lo hanno seguitoattraverso i media.

Non dimenticare le famigliealle prese con la pandemia

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Il Vangelo di questa domenica (cfr. Mt 15, 21-28) descrive l’incontro tra Gesù e una donna cana-nea. Gesù si trova a nord della Galilea, in territorio straniero per stare con i suoi discepoli un po’lontano dalle folle, che lo cercano sempre più numerose. Ed ecco avvicinarsi una donna che im-plora aiuto per la figlia malata: «Pietà di me, Signore!» (v. 22). È il grido che nasce da una vitasegnata dalla sofferenza, dal senso di impotenza di una mamma che vede la figlia tormentata dalmale e non può guarirla. Gesù inizialmente la ignora, ma questa madre insiste, insiste, anchequando il Maestro dice ai discepoli che la sua missione è rivolta soltanto alle «pecore perdutedella casa d’Israele» (v. 24) e non ai pagani. Lei continua a supplicarlo, e Lui, a questo punto, lamette alla prova citando un proverbio — sembra quasi un po’ crudele questo —: «Non è beneprendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini» (v. 26). E la donna subito, svelta, angosciata ri-sponde: «È vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei lo-ro padroni» (v. 27).

Con queste parole questa madre dimostra di aver intuito che la bontà del Dio Altissimo, pre-sente in Gesù, è aperta ad ogni necessità delle sue creature. Questa saggezza piena di fiducia col-pisce il cuore di Gesù e gli strappa parole di ammirazione: «Donna, grande è la tua fede! Avven-ga per te come desideri» (v. 28). Quale è la fede grande? La fede grande è quella che porta lapropria storia, segnata anche dalle ferite, ai piedi del Signore domandando a Lui di guarirla, didarle un senso. Ognuno di noi ha la propria storia e non sempre è una storia pulita; tante volte èuna storia difficile, con tanti dolori, tanti guai e tanti peccati. Cosa faccio, io, con la mia storia?La nascondo? No! Dobbiamo portarla davanti al Signore: “Signore, se Tu vuoi, puoi guarirmi!”.Questo è quello che ci insegna questa donna, questa brava madre: il coraggio di portare la pro-pria storia di dolore davanti a Dio, davanti a Gesù; toccare la tenerezza di Dio, la tenerezza diGesù. Facciamo, noi, la prova di questa storia, di questa preghiera: ognuno pensi alla propria sto-ria. Sempre ci sono delle cose brutte in una storia, sempre. Andiamo da Gesù, bussiamo al cuoredi Gesù e diciamoGli: “Signore, se Tu voi, puoi guarirmi!”. E noi potremo fare questo se abbia-mo sempre davanti a noi il volto di Gesù, se noi capiamo come è il cuore di Cristo: un cuore cheha compassione, che porta su di sé i nostri dolori, che porta su di sé i nostri peccati, i nostri sba-gli, i nostri fallimenti.

Ma è un cuore che ci ama così, come siamo, senza trucco. “Signore, se Tu vuoi, puoi guarir-mi!”. E per questo è necessario capire Gesù, avere familiarità con Gesù. E torno sempre al consi-glio che vi do: portate sempre un piccolo Vangelo tascabile e leggete ogni giorno un passo. Por-tate il Vangelo: nella borsa, nella tasca e anche nel telefonino, per vedere Gesù. E lì troverete Ge-sù come Lui è, come si presenta; troverete Gesù che ci ama, che ci ama tanto, che ci vuole tantobene. Ricordiamo la preghiera: “Signore, se Tu vuoi, puoi guarirmi!”. Bella preghiera. Il Signoreci aiuti, tutti noi, a pregare queste bella preghiera che ci insegna una donna pagana: non cristia-na, non ebrea, ma pagana.

La Vergine Maria interceda con la sua preghiera, perché cresca in ogni battezzato la gioia dellafede e il desiderio di comunicarla con la testimonianza di una vita coerente, che ci dia il coraggiodi avvicinarci a Gesù e dirGli: “Signore, se Tu vuoi, puoi guarirmi!”.

A conclusione della preghiera mariana, il Papa ha rivolto in particolare il suo pensiero a tutte le«situazioni drammatiche nel mondo che causano sofferenza alla gente».

Cari fratelli e sorelle,continuo a pregare per il Libano, e per le altre situazioni drammatiche nel mondo che causanosofferenza alla gente. Il mio pensiero va anche alla cara Bielorussia. Seguo con attenzione la si-tuazione post-elettorale in questo Paese e faccio appello al dialogo, al rifiuto della violenza e al ri-spetto della giustizia e del diritto. Affido tutti i bielorussi alla protezione della Madonna, reginadella pace.

Saluto con affetto tutti voi, romani e pellegrini dei diversi Paesi. In particolare, saluti i religiosibrasiliani presenti qui a Roma — con tante bandiere — questi religiosi seguono spiritualmente laPrima Settimana Nazionale della vita consacrata, che si celebra in Brasile. Buona settimana dellavita consacrata. Avanti! Rivolgo un saluto anche ai coraggiosi ragazzi dell’Immacolata!

Questi giorni sono giorni di ferie: possano essere un tempo per ritemprare il corpo, ma anchelo spirito mediante momenti dedicati alla preghiera, al silenzio e al contatto distensivo con la bel-lezza della natura, dono di Dio. Questo non ci faccia dimenticare i problemi che ci sono per ilcovid: tante famiglie che non hanno il lavoro, che lo hanno perso e non hanno da mangiare. Lenostre pause estive siano anche accompagnate dalla carità e dalla vicinanza a queste famiglie.

A tutti voi auguro una buona domenica e un buon pranzo! E per favore, non dimenticatevi dipregare per me. Arrivederci!

L’invito del Pontefice al termine della preghiera mariana del 16 agosto

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L’Osservatore Romanogiovedì 20 agosto 2020il Settimanale

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Papa Francesco ha chiesto al popolo coreano diunirsi a lui «nella preghiera per la conversionedei cuori e per il trionfo di una cultura dellavita, della riconciliazione, dell’amore fraterno edella pace duratura nella penisola». L’invo ca-zione del Pontefice è contenuta in un messag-gio inviato in occasione della dedicazione del-la diocesi di Pyongyang alla Madonna di Fáti-ma, avvenuta sabato 15 agosto, solennitàdell’Assunzione della Beata Vergine Maria, nelcorso della concelebrazione eucaristica presie-duta nella cattedrale di Myeong-dong dal car-dinale arcivescovo di Seoul, Andrew YeomSoo-jung, amministratore apostolico di Pyon-gyang. Fra i concelebranti, il nunzio apostoli-co in Corea e in Mongolia, l’arcivescovo Al-fred Xuereb, i vescovi ausiliari di Seoul Timo-thy Yu Gyoung-chon e Job Koo Yobi, oltre anumerosi sacerdoti. «Sono certo che le graziedi questa celebrazione — scrive tra l’altro ilPontefice — approfondiranno in tutti voi il de-siderio di ascoltare la buona novella del Van-gelo, che ci permette di aprire il nostro cuorea un nuovo modo di pensare che supera la di-visione e tessere rapporti giusti e fraterni... Nelnostro mondo che si sta rapidamente rimpic-ciolendo, siamo sfidati non solo a rispettarcima anche a sentirci responsabili l’uno dell’al-tro, costruendo ponti e promuovendo uno svi-luppo umano sostenibile, fondato sul rispettodei valori umani autentici e della dignità in-violabile di tutti».

«Oggi — ha ricordato nella sua omelia ilcardinale arcivescovo di Seoul — è una giorna-ta molto significativa non solo per noi fedelicattolici, ma anche per tutto il popolo corea-no, perché proprio oggi è anche il giorno incui noi fummo liberati, 75 anni fa, dall’o p p re s -sione del dominio coloniale giapponese, il 15agosto 1945, alla fine della seconda guerramondiale, e tre anni dopo, il 15 agosto 1948,instaurammo ufficialmente il governo comeStato indipendente, dopo tante complicazionie difficoltà». Una circostanza che confermacome la Vergine Maria sia «legata strettamentealle vicende dolorose e alla liberazione» delpopolo coreano. Ella, ha sottolineato il porpo-rato, «conduce sempre le sorti del nostro po-polo sul cammino dell’evangelizzazione, per-ché possa vivere una vita più umana».

Dopo aver evidenziato il legame «inscindi-bile» con la Sede apostolica, che in quell’o cca-sione «svolse un ruolo molto importante nelsostenere il governo della neonata Repubblicadi Corea», il celebrante non ha mancato diesprimere l’amarezza per il fatto che «i fratellie le sorelle del Nord non possano condividerequesta gioia insieme a noi. Ripensando allecondizioni del passato non possiamo fare altroche constatare che i nostri fratelli e sorelle delNord stanno tuttora soffrendo una grave situa-zione di povertà, oltre alla pesante limitazionedei diritti umani fondamentali, compresa quel-la della libertà religiosa».

Di fronte a questa «triste realtà» il cardinaleha invitato a non scoraggiarsi e a conservare lafiducia in Dio. «Per raggiungere un’autenticaliberazione del nostro popolo — ha affermato— è assolutamente necessaria la conversione ditutti coloro che ne sono interessati, a comin-

ciare dai leader del Nord e del Sud della peni-sola e pure della comunità internazionale. Equesto perché la conversione è necessaria efondamentale per vincere il peccato e le strut-ture che ne derivano». In proposito il porpo-rato ha ricordato che «i sistemi disumani sonogrosse pietre d’inciampo che ostacolano la sal-vezza dell’umanità», facendo presente che lacomunità ecclesiale coreana «è impegnata se-riamente nell’attività per la riconciliazione eper l’unità del popolo».

«La nostra missione — ha assicurato — è so-lamente evangelica; per cui desideriamo arden-temente adoperarci affinché il Principe dellapace possa toccare il cuore di quanti hanno lesorti del mondo e ascoltino il lamento dei sof-ferenti che sale a Dio da ogni parte della Terrae che chiede ancora pace e giustizia». Da quil’invocazione a Maria «per la conversione ditutti coloro che si professano atei in questaterra» e l’implorazione a Dio affinché «conce-da al più presto al popolo del Sud e del Norddi celebrare con gioia, e insieme, mano nellamano, la festa dell’Assunzione di Maria e ilgiorno della Liberazione nazionale».

Per la conversione, la liberazionee la salvezza del popolo

Il Papa si uniscespiritualmente

ai fedelidi Pyongyang

in occasionedella consacrazione

della diocesialla Madonna

di Fátima

#corea

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di GABRIELLAGAMBINO

N

Il vero motoredella ripresaeconomica

on c’è più tempo per l’indifferenza, ci ha fattonotare con forza Papa Francesco di fronte aglieffetti devastanti della pandemia: «Coloro chehanno responsabilità politiche si adoperino at-tivamente in favore del bene comune, fornen-do a tutti i mezzi e gli strumenti necessari percondurre una vita dignitosa» (Messaggio pa-squale 12.04.2020).

Per bene comune s’intende «l’insieme diquelle condizioni della vita sociale che permet-tono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri,di raggiungere la propria perfezione più piena-mente e più speditamente» (Gaudium et spesn. 26). Esso non consiste dunque nella sempli-ce somma dei beni particolari di ciascun sog-getto: il bene comune è di tutti e di ciascuno,è comune, come tale indivisibile e soltanto in-sieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo ecustodirlo. La sua logica è quella di un siste-ma, tutti dobbiamo perseguirlo: singoli, fami-glie, imprese e Stato. Esso implica la ricercadel senso e del bene delle forme di vita socialeesistenti per garantire a tutti un’equa distribu-zione dei beni.

Ma il bene comune non è fine a se stesso,poiché serve al raggiungimento dei fini ultimidella persona, affinché ciascuno possa realiz-zarsi in pienezza. Esso dunque non è riducibi-le ad un semplice benessere socio-economico.In che modo la famiglia è un’istituzione neces-saria ed essenziale al raggiungimento del benecomune? La famiglia, che nasce dall’intima co-munione di vita e d’amore coniugale fondatasul matrimonio tra un uomo e una donna,possiede una sua specifica e originaria dimen-sione sociale, in quanto luogo primario di rela-zioni interpersonali, prima e vitale cellula dellasocietà (Apostolicam actuositatem n. 11). Essa è«il luogo primario della “umanizzazione” dellapersona e della società» e «culla della vita edell'amore ». La famiglia, dunque, è centralein riferimento alla persona. In tal senso, la pri-ma e fondamentale struttura a favore di un sa-no sviluppo dell’ecologia umana è la famiglia.(Centesimus annus n. 39). Essa ha una dimen-sione pubblica, che genera obblighi in capo aisuoi membri, che non sono limitati dai terminidi un contratto, ma che derivano dall’essenzastessa della famiglia, fondata su un patto co-niugale irrevocabile e strutturata dai rapporti edai ruoli che ne derivano in seguito alla gene-razione o all'adozione dei figli.

La famiglia coniugale, con la stabilità e lacertezza che conferisce ai suoi membri, richie-

de per tali ragioni di essere sostenuta con for-za dallo Stato, in quanto... condizione fondan-te ogni altra possibilità di sviluppo della per-sona umana nella sua dimensione sociale.

Il legame tra famiglia, bene comune e vitaeconomica è molto forte: economia deriva daoikia-nomos, l’arte di gestire la famiglia, la casa,in senso macro-economico, la nostra casa co-mune (Laudato si’ n. 13). Per i legami che lacaratterizzano, la famiglia è in grado di gene-rare atteggiamenti virtuosi all’interno del mer-cato, come la condivisione e la solidarietà trale generazioni, rendendosi produttrice di servi-zi.

La famiglia genera risorse umane, fa circola-re capitale a partire da esigenze specifiche,produce servizi. Essa è una forza trainante delsistema economico. E l’esperienza della pande-mia lo ha dimostrato. La famiglia è stata l’am-mortizzatore che ha assorbito sulle sue spallele conseguenze umane ed economiche più pe-santi della crisi. Il principio, oggi dominante,della massimizzazione del profitto è una di-storsione dell’economia e non conduce né allafelicità dei singoli né al bene comune, così co-me non garantisce lo sviluppo umano integra-le e l’inclusione sociale. L’economia capitalisti-ca, infatti, sembra essere arrivata ormai a unpunto di saturazione... Per di più, ben pocoviene destinato a coloro che finora sono rima-sti indietro: i poveri, gli emarginati, coloro cheda troppo tempo sono in difficoltà. L’evidenzaempirica suggerisce che se usiamo un aumentodel nostro reddito semplicemente per compra-re case più grandi o beni di lusso, non ci ritro-viamo più felici di prima. Ma se usiamo l’au-mento di reddito per acquistare beni non vi-stosi per dedicare più tempo a coloro cheamiamo, le cose cambiano...

I dati delle attuali scienze economiche cimostrano che quando le relazioni non stru-mentali diventano scarse (famigliari, amicali, ein generale le relazioni di gratuità) e il reddito,invece, cresce, l’aumento ulteriore di redditopuò essere “pagato” con un peggioramentodella vita relazionale... Ciò dimostra che all’in-terno del sistema economico è necessario, enon opzionale, salvaguardare le relazioni e, inprimis, il ruolo pilota della famiglia, ossia diquel luogo delle relazioni primarie necessariealla persona per poter realizzare in pienezza lapropria personalità, la propria identità e il pro-prio progetto di vita. A tal fine, però, è neces-sario che il sistema cambi il suo sguardo neiconfronti di due soggetti: del singolo, che nonè solo un individuo; e della famiglia, che nonè un peso o un costo, ma il principale motorecapace di generare stabilità, sicurezza, atteg-giamenti virtuosi, solidali e gratuiti, che posso-no alimentare virtuosamente il sistema econo-mico.

Tutto ciò implica: abbandonare la concezio-ne individualistica della persona; riconoscerela soggettività e la priorità sociale della fami-glia, come fondamento del bene comune; pro-muovere condizioni di lavoro e meccanismi diredistribuzione dell’equilibrio tra ruoli di curae ruoli professionali nel mercato del lavoro, inmodo che uomini e donne non debbano ab-bandonare la famiglia e soprattutto il progettodi una famiglia; avere chiaro che all’economianon è affidato il fine della realizzazionedell’uomo e della buona convivenza umana,ma un compito parziale; un rinnovamento deimodelli economici basati anche sulla nostrapersonale conversione e generosità nei con-fronti dei più bisognosi... Bisogna lavorareperché la condivisione, la solidarietà e la co-munione diventino i principi di un mercatocome spazio di incontro tra persone, governa-to da fiducia e trasparenza.

Interventodel sottosegretariodel Dicasteroper i laici,la famigliae la vita

#videomessaggio

Pubblichiamo stralci del testo del videomessaggiocon cui il sottosegretario del Dicastero per i laici,la famiglia e la vita si è unita ai partecipanti alVillaggio tematico «Politiche per la felicità» —preparatorio all’appuntamento Economy of Francis— svoltosi online nei giorni scorsi con lapartecipazione di giovani di tutto il mondo.

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L’Osservatore Romanogiovedì 20 agosto 2020il Settimanale

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DIl Papa dona al Brasileapparecchiature medicheper la lotta al virus

iciotto ventilatori Draeger per la terapia intensiva e 6ecografi portatili Fuji stanno per essere spediti in Bra-sile: sarà la nunziatura apostolica a farli arrivare diret-tamente agli ospedali che ne hanno particolare necessi-tà nell’impegno per contrastare il coronavirus. Lo hareso noto il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski,facendo presente che, fin dall’inizio dell’emergenza sa-nitaria, «Papa Francesco incessantemente rivolge il suoaccorato appello alla generosità e alla solidarietà versoquelle popolazioni e quei Paesi che maggiormente sof-f ro n o » .

L’invio di ventilatori ed ecografi per il Brasile, spie-ga il cardinale, è possibile «grazie al generoso impegnodell’asso ciazione Hope onlus, che, altamente specializ-zata in progetti umanitari sulla salute e sull’educazio-ne, si è adoperata a reperire le apparecchiature medica-li salvavita di alta tecnologia attraverso diversi donato-ri», provvedendo «alla procedura di trasporto e all’in-stallazione nei singoli ospedali». E con l’impegno di-retto della nunziatura apostolica in Brasile «questo ge-sto di solidarietà e carità cristiana può aiutare davverole persone più povere e bisognose».

Il cardinale ha anche ricordato che «l’Elemosineriaapostolica, per rendere concreti la vicinanza e l’affettodel Santo Padre in questo momento di dura prova edifficoltà, si è mobilitata in diversi modi e su più frontia cercare materiale sanitario e apparecchiature elettro-medicali da donare a molte strutture sanitarie che si tro-vano in situazioni di emergenza e di povertà», aiutan-dole così «a reperire i mezzi necessari per salvare e cu-rare molte vite umane». L’unità di cura intensiva in un ospedale da campo allestito a Rio de Janeiro (Reu t e rs )

#editoriale

Ve n t i l a t o r ied ecografi

saranno distribuitiagli ospedali

darietà prevarranno sulle accuse che vediamo in-combere qua e là: non ci sarebbe niente di più inu-tile che cercare capri espiatori per la pandemia.Continuo a portare questo nella mia preghiera: chel’unità prevalga.

Di fronte alla crisi del covid-19, come può Taizéaiutare a mantenere la speranza mentre la società èuna barca che fa acqua da tutte le parti?

Siamo tutti su questa barca. E non abbiamo ri-sposte già pronte. Dobbiamo sempre tornare allafonte della nostra speranza, che è la risurrezione diCristo. Nel Vangelo non sono le previsioni apocalit-tiche che hanno l’ultima parola, ma l’orizzonte fina-le è la risurrezione. Risvegliare questa speranza at-traverso la preghiera personale ma anche attraversole nostre celebrazioni: questo ci aiuterà ad affronta-re la realtà, non a edulcorarla. Vanno anche sottoli-neati tutti i gesti di solidarietà e i segni di speranzacompiuti in questo periodo così difficile. Sono col-pito da tutto quello che sento al riguardo. Sin dalmese di marzo abbiamo ricevuto messaggi moltoforti da parte di alcuni amici, per esempio dal Nord

Italia, che spiegavano come si era messa in motoquesta solidarietà. Un altro recentissimo esempio èarrivato dal Libano, un paese tanto provato e alquale siamo strettamente legati: in seguito alle terri-bili esplosioni nel porto di Beirut, diverse famigliesono scese dalle colline e dalle montagne circostantiper aiutare a sgomberare le macerie e ad accoglierefamiglie le cui case erano state distrutte. In Europaci sono nazioni e politici che scommettono su unamaggiore solidarietà: noi vorremmo sostenerli. Ciòfa sperare in una maggiore fraternità tra i Paesi eanche con i diversi continenti. Sì, credo profonda-mente che la grande maggioranza delle persone ab-bia sete di fratellanza. E questo è un buon momen-to per rafforzare tale aspirazione. Nell’enciclicaLaudato si’, Papa Francesco sottolinea l’essenziale«sviluppo di istituzioni internazionali più forti edefficacemente organizzate». È vero: il virus non co-nosce confini, ma nemmeno la sete di solidarietà edi fraternità.

Cosa dicono e pensano i giovani di Taizé sulla crisisanitaria, economica e sociale legata al covid-19?

Vorrei menzionare alcune preoccupazioni che av-verto parlando con loro e che non sono solo legate

all’attuale pandemia. C’è un’autentica paura difronte al futuro tra molti giovani. Alcuni soffronoper le crescenti disuguaglianze, i cui effetti si posso-no già vedere a scuola. Come ho detto prima, notoanche una forte richiesta di cambiamento da partedelle generazioni più giovani di fronte all’e m e rg e n -za climatica. Mi ricordo per esempio di uno scam-bio avvenuto una sera nella nostra chiesa con ungiovane volontario portoghese che richiamava lamia attenzione sul crescente impegno di molti gio-vani a favore delle questioni ambientali. Il suo invi-to, come quello di altri ragazzi che vanno nella stes-sa direzione, ha dato vita, negli ultimi mesi, a unariflessione ecologica a Taizé, dove i giovani sonouna forza trainante. Probabilmente siamo di frontea un vero momento di conversione: semplificare tut-to ciò che può essere nel nostro modo di vivere,senza aspettare che i cambiamenti vengano impostidall’alto. Ricordandoci allo stesso tempo che lasemplicità non significa mai assenza di gioia mapuò anzi coincidere con uno spirito di festa. Misembra che la Chiesa abbia un ruolo importante dasvolgere nel comunicare questi valori che provengo-no direttamente dal Vangelo.

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 4

Fratel Roger e la continuità di un incontro

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L’Osservatore Romanogiovedì 20 agosto 2020il Settimanale

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!La pandemia ha messo allo scoperto la diffici-le situazione dei poveri e la grande inegua-glianza che regna nel mondo. E il virus, men-tre non fa eccezioni tra le persone, ha trovato,nel suo cammino devastante, grandi disugua-glianze e discriminazioni. E le ha aumentate!

La risposta alla pandemia è quindi duplice.Da un lato, è indispensabile trovare la curaper un virus piccolo ma tremendo, che mettein ginocchio il mondo intero. Dall’altro, dob-biamo curare un grande virus, quello dell’in-giustizia sociale, della disuguaglianza di op-portunità, della emarginazione e della man-canza di protezione dei più deboli. In questadoppia risposta di guarigione c’è una sceltache, secondo il Vangelo, non può mancare:l’opzione preferenziale per i poveri (cfr. Esort. ap.Evangelii gaudium [EG], 195). E questa non èun’opzione politica; neppure un’opzione ideo-logica, un’opzione di partiti. L’opzione prefe-renziale per i poveri è al centro del Vangelo. E

il primo a farla è stato Gesù; lo abbiamo senti-to nel brano della Lettera ai Corinzi che è sta-to letto all’inizio. Lui, essendo ricco, si è fattopovero per arricchire noi. Si è fatto uno di noie per questo, al centro del Vangelo, al centrodell’annuncio di Gesù c’è questa opzione.

Cristo stesso, che è Dio, ha spogliato séstesso, rendendosi simile agli uomini; e non hascelto una vita di privilegio, ma ha scelto lacondizione di servo (cfr. Fil 2, 6-7). Annientòsé stesso facendosi servo. È nato in una fami-glia umile e ha lavorato come artigiano.All’inizio della sua predicazione, ha annuncia-to che nel Regno di Dio i poveri sono beati(cfr. Mt 5, 3; Lc 6, 20; EG, 197). Stava in mez-zo ai malati, ai poveri, e agli esclusi, mostran-do loro l’amore misericordioso di Dio (cfr. Ca-techismo della Chiesa Cattolica, 2444). E tantevolte è stato giudicato come un uomo impuroperché andava dai malati, dai lebbrosi, che se-condo la legge dell’epoca erano impuri. E Luiha rischiato per essere vicino ai poveri.

Per questo, i seguaci di Gesù si riconosconodalla loro vicinanza ai poveri, ai piccoli, ai ma-lati e ai carcerati, agli esclusi, ai dimenticati, achi è privo del cibo e dei vestiti (cfr. Mt 25, 31-36; CCC, 2443). Possiamo leggere quel famosoparametro sul quale saremo giudicati tutti, sa-remo giudicati tutti. È Matteo, capitolo 25.Questo è un criterio-chiave di autenticità cristia-na (cfr. Gal 2, 10; EG, 195). Alcuni pensano,erroneamente, che questo amore preferenzialeper i poveri sia un compito per pochi, ma inrealtà è la missione di tutta la Chiesa, dicevaSan Giovanni Paolo II (cfr. S. Giovanni PaoloII, Enc. Sollicitudo rei socialis, 42). «Ogni cri-stiano e ogni comunità sono chiamati ad esse-re strumenti di Dio per la liberazione e la pro-mozione dei poveri» (EG, 187).

La fede, la speranza e l’amore necessaria-mente ci spingono verso questa preferenza peri più bisognosi1, che va oltre la pur necessariaassistenza (cfr. EG, 198). Implica infatti ilcamminare assieme, il lasciarci evangelizzareda loro, che conoscono bene Cristo sofferente,il lasciarci “c o n t a g i a re ” dalla loro esperienzadella salvezza, dalla loro saggezza e dalla lorocreatività (cfr. ibid.). Condividere con i poverisignifica arricchirci a vicenda. E, se ci sonostrutture sociali malate che impediscono loro

Non si escedalla crisisenza “g u a r i re ”da ingiustiziee diseguaglianze

Il Papa proseguele sue riflessionisulle questionipostedalla pandemia

#catechesi

CO N T I N UA A PA G I N A 14

«La pandemia è una crisie da una crisi non si esce

uguali: o usciamo migliorio usciamo peggiori. Noi

dovremmo uscire migliori,per migliorare le ingiustizie

sociali e il degradoambientale». Lo ha detto

Papa Francesco all’udienzagenerale del 19 agosto,continuando il ciclo di

riflessioni — i n a u g u ra t emercoledì 5 — sull’attualità

dell’emergenza sanitaria esociale causata dal virus.

Ancora una volta l’i n c o n t rosi è svolto nella Biblioteca

privata del Palazzoapostolico vaticano senza

la presenza di fedeli,proprio in ossequio alle

misure prese per contenerela diffusione del contagio.

Commentando il branobiblico tratto dalla seconda

Lettera ai Corinzi (8, 1-2.9), il Pontefice haapprofondito il tema

«L’opzione preferenziale peri poveri e la virtù della

carità».

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L’Osservatore Romanogiovedì 20 agosto 2020il Settimanale

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Per “g u a r i re ” dalle «grandi e visibili ingiustizie sociali» provocate dalla pandemia occorre «partiredall’amore di Dio, ponendo le periferie al centro e gli ultimi al primo posto». Lo ha ribadito il Pontefice altermine della catechesi, rivolgendo particolari espressioni di saluto ai gruppi linguistici di fedeli collegati conlui attraverso i mezzi di comunicazione sociali.

Sono felice di salutare le persone di lingua francese. Con la gioia del Vangelo, chiediamola grazia dello Spirito Santo, per essere una Chiesa povera al servizio dei poveri e deideboli. A tutti voi invio la mia Benedizione.

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di lingua inglese. Il mio pensiero va in mo doparticolare alle famiglie che quest’anno hanno dovuto rinunciare alle vacanze estive; leaffido al Signore, perché dia loro serenità e gioia. Dio vi benedica!

Con affetto saluto i fratelli e le sorelle di lingua tedesca. Seguendo l’esempio di Gesù e lasua opzione preferenziale per i poveri, come singoli e come comunità della Chiesadobbiamo contribuire a superare le conseguenze della pandemia e a costruire un mondopiù giusto e solidale. Lo Spirito Santo ci assista in questo con la sua grazia e la sua forza.

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española. Pidamos a Jesús que nos ayude acurar las enfermedades que provocan los virus, y también los males que causa la injusti-cia social. Que el amor de Dios, anclado en la esperanza y fundado en la fe, nos i m p u l-se a poner las periferias en el centro y a los últimos en primer lugar. Que el Señor losb endiga.

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di lingua portoghese. Impariamo dal Signore, che si èfatto cibo per noi nell’Eucaristia, diventando anche noi “cib o” per gli altri, cioè piùdisponibili nel servizio ai bisognosi, specialmente i più poveri. Dio vi benedica!

Saluto i fedeli di lingua araba. Siamo chiamati ad agire ora, per guarire le epidemieprovocate da piccoli virus invisibili, e per guarire quelle provocate dalle grandi e visibiliingiustizie sociali. Propongo che ciò venga fatto a partire dall’amore di Dio, ponendo leperiferie al centro e gli ultimi al primo posto. A partire da questo amore, ancorato allasperanza e fondato nella fede, un mondo più sano sarà possibile. Il Signore vi benedicatutti e vi protegga sempre da ogni male!

Saluto cordialmente tutti i polacchi. Cari fratelli e sorelle, mi unisco spiritualmente a tutticoloro che intraprendono diverse iniziative spirituali, scientifiche e sociali per limitare glieffetti della pandemia nella società e per venire incontro alle vitali necessità dei malati edei loro famigliari. Vi chiedo, siate generosi e non dimenticatevi delle necessità dei piùpoveri e delle persone sole, soprattutto gli anziani e i malati. Il Signore vi benedica e visostenga!

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di lingua italiana. Tutti invito a dedicare sempre piùtempo alla preghiera e alla formazione cristiana, per essere fedeli discepoli di Cristo ecrescere nello spirito di solidarietà fraterna.

Il mio pensiero va infine agli anziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Domanicelebreremo la memoria liturgica di San Bernardo di Chiaravalle, grande dottore dellaChiesa e soprattutto tenero cantore della Madonna. Il suo esempio susciti in ciascuno ildesiderio di abbandonarsi con fiducia alla materna protezione della Vergine santa,consolatrice degli afflitti.

di sognare per il futuro, dobbiamo lavorare in-sieme per guarirle, per cambiarle (cfr. ibid.,195). E a questo conduce l’amore di Cristo,che ci ha amato fino all’estremo (cfr. Gv 13, 1)e arriva fino ai confini, ai margini, alle frontie-re esistenziali. Portare le periferie al centro si-gnifica centrare la nostra vita in Cristo, che «siè fatto povero» per noi, per arricchirci «permezzo della sua povertà» (2 Cor 8, 9)2.

Tutti siamo preoccupati per le conseguenzesociali della pandemia. Tutti. Molti voglionotornare alla normalità e riprendere le attivitàeconomiche. Certo, ma questa “normalità” nondovrebbe comprendere le ingiustizie sociali e ildegrado dell’ambiente. La pandemia è una cri-si e da una crisi non si esce uguali: o usciamomigliori o usciamo peggiori. Noi dovremmouscire migliori, per migliorare le ingiustizie so-ciali e il degrado ambientale. Oggi abbiamoun’occasione per costruire qualcosa di diverso.Per esempio, possiamo far crescere un’econo-mia di sviluppo integrale dei poveri e non diassistenzialismo. Con questo io non vogliocondannare l’assistenza, le opere di assistenza

sono importanti. Pensiamo al volontariato, cheè una delle strutture più belle che ha la Chiesaitaliana. Ma dobbiamo andare oltre e risolverei problemi che ci spingono a fare assistenza.Un’economia che non ricorra a rimedi che inrealtà avvelenano la società, come i rendimentidissociati dalla creazione di posti di lavoro di-gnitosi (cfr. EG, 204). Questo tipo di profitti èdissociato dall’economia reale, quella che do-vrebbe dare beneficio alla gente comune (cfr.Enc. Laudato si’ [LS], 109), e inoltre risulta avolte indifferente ai danni inflitti alla casa co-mune. L’opzione preferenziale per i poveri,questa esigenza etico-sociale che provienedall’amore di Dio (cfr. LS, 158), ci dà l’impul-so a pensare e disegnare un’economia dove lepersone, e soprattutto i più poveri, siano alcentro. E ci incoraggia anche a progettare lacura del virus privilegiando coloro che ne han-no più bisogno. Sarebbe triste se nel vaccinoper il covid-19 si desse la priorità ai più ricchi!Sarebbe triste se questo vaccino diventasseproprietà di questa o quella Nazione e non siauniversale e per tutti. E che scandalo sarebbese tutta l’assistenza economica che stiamo os-servando — la maggior parte con denaro pub-blico — si concentrasse a riscattare industrieche non contribuiscono all’inclusione degliesclusi, alla promozione degli ultimi, al benecomune o alla cura del creato (ibid.). Sono deicriteri per scegliere quali saranno le industrieda aiutare: quelle che contribuiscono all’inclu-sione degli esclusi, alla promozione degli ulti-mi, al bene comune e alla cura del creato.Quattro criteri.

Se il virus dovesse nuovamente intensificarsiin un mondo ingiusto per i poveri e i più vul-nerabili, dobbiamo cambiare questo mondo.Con l’esempio di Gesù, il medico dell’a m o redivino integrale, cioè della guarigione fisica,sociale e spirituale (cfr. Gv 5, 6-9) — come erala guarigione che faceva Gesù —, dobbiamoagire ora, per guarire le epidemie provocate dapiccoli virus invisibili, e per guarire quelle pro-vocate dalle grandi e visibili ingiustizie sociali.Propongo che ciò venga fatto a partiredall’amore di Dio, ponendo le periferie al cen-tro e gli ultimi al primo posto. Non dimenti-care quel parametro sul quale saremo giudica-ti, Matteo, capitolo 25. Mettiamolo in praticain questa ripresa dall’epidemia. E a partire daquesto amore concreto, ancorato alla speranzae fondato nella fede, un mondo più sano saràpossibile. Al contrario, usciremo peggio dallacrisi. Che il Signore ci aiuti, ci dia la forza peruscire migliori, rispondendo alle necessità delmondo di oggi.

1. Cfr. Congregazione per la Dottrina dellaFe d e , Istruzione su alcuni aspetti della “Te o l o g i adella Liberazione”, (1984), 5.

2. Benedetto XVI, Discorso inaugurale della V

Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoameri-cano e dei Caraibi (13 maggio 2007), 3.

#catechesi

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 13

I saluti del Pontefice ai fedeli

Le periferie al centro e gli ultimi al primo posto

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L’Osservatore Romanogiovedì 20 agosto 2020il Settimanale

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Non illudema non delude

Il brano di Vangelo che abbiamo ascoltato ci mostrache davanti a Gesù non si può restare indifferenti,bisogna prendere posizione. E il suo insegnamentodeve essere preso per intero, non si può sceglierequello che fa più comodo, e rigettare quello che èpiù esigente e impegnativo.

Avete sentito: le condizioni per seguire Gesù sonoforti. Rinnegare, portare la croce, seguire, perdere lavita... Gesù non usa sfumature.

Eppure, per seguire Cristo, vivere come Cristo,per trovare la vita vera, il vero cristiano deve esserepronto a qualunque sacrificio. Può apparire unaprospettiva poco allegra, ma è la sola via che con-duce a una vita piena, riuscita, compiuta, realizzata.

Gesù non illude chi vuole essere suo discepolo,non promette vita facile. Ma, certamente non delu-de, perché il sacrificio che lui richiede sbocca nellagloria del Padre.

L’«Imitazione di Cristo» ammette che «per moltiquesta è una parola dura... ma nella croce è la sal-vezza; nella croce è la vita... Soltanto nella croce siha la salvezza dell’anima e la speranza della vitaeterna... Ecco, tutto dipende dalla croce. La solastrada che porti alla vita e alla vera pace interiore èquella della santa croce e della mortificazione quoti-diana».

E poi conclude con questa osservazione: «Tutta lavita di Cristo fu croce e martirio; e tu cerchi per teriposo e gioia? Sbagli se cerchi qualcos’a l t ro . . . » .

Se seguiamo Cristo e la sua croce troveremo la vi-ta!

30 agostodomenica XXII

del Tempoo rd i n a r i oGer 20, 7-9;Sal 62Rm 12, 21-27Mt 16, 21-27

#spuntidiriflessione

di LEONARD OSAPIENZA

ste o anche solo di domande sul sen-so della vita, cui tutti aspirano, anchesenza esserne consapevoli. Così è ac-caduto qualcosa di apparentementeparadossale: invece di spegnerne lasete più profonda, il confinamento haridestato in alcuni la capacità di me-ravigliarsi di fronte a persone e fattidati prima per scontati. Una circo-stanza tanto drammatica ha restitui-to, almeno per un poco, un modopiù genuino di apprezzare l’esistenza,senza quel complesso di distrazioni epreconcetti che inquina lo sguardo,sfuoca le cose, svuota lo stupore e di-stoglie dal chiederci chi siamo.

Nel pieno dell’emergenza sanitariail Papa ha ricevuto una lettera firma-ta da diversi artisti, che lo ringrazia-vano di avere pregato per loro duran-te una Messa a Santa Marta. In quel-la occasione aveva detto: «Gli artistici fanno capire cosa è la bellezza, esenza il bello il Vangelo non si puòcapire» (Meditazione mattutina, 7maggio 2020). Quanto sia decisiva

l’esperienza della bellezza per rag-giungere la verità lo ha mostrato, tragli altri, il teologo Hans Urs vonBalthasar: «In un mondo senza bel-lezza anche il bene ha perduto la suaforza di attrazione, l’evidenza del suodover essere adempiuto; e l’uomo re-sta perplesso di fronte ad esso e sichiede perché non deve piuttostopreferire il male. Anche questo costi-tuisce infatti una possibilità, persinomolto più eccitante. In un mondoche non si crede più capace di affer-mare il bello, gli argomenti in favoredella verità hanno esaurito la loroforza di conclusione logica: il proces-so che porta alla conclusione è unmeccanismo che non inchioda piùnessuno, e la stessa conclusione nonconclude più» (Gloria I, Milano2005, 11).

Per questo il tema che caratterizzail Me e t i n g lancia una sfida decisiva aicristiani, chiamati a testimoniare laprofonda attrattiva che la fede eserci-ta in forza della sua bellezza: «l’at-trattiva Gesù», secondo un’e s p re s s i o -ne cara al servo di Dio Luigi Giussa-

ni. Ne ha scritto, a propositodell’educazione alla fede, il Santo Pa-dre, in quello che si suole ritenere ildocumento programmatico del suopontificato: «Tutte le espressioni diautentica bellezza possono essere ri-conosciute come un sentiero che aiu-ta ad incontrarsi con il Signore Gesù.Se, come afferma Sant’Agostino, noinon amiamo se non ciò che è bello, ilFiglio fatto uomo, rivelazione dellainfinita bellezza, è sommamente ama-bile, e ci attrae a sé con legamid’amore. Dunque si rende necessarioche la formazione nella via pulchritu-dinis sia inserita nella trasmissionedella fede» (Esort. ap. Evangelii gau-dium, 167). Il Papa vi invita perciò acontinuare a collaborare con lui neltestimoniare l’esperienza della bellez-za di Dio, che si è fatto carne perchéi nostri occhi si stupiscano nel veder-ne il volto e i nostri sguardi trovinoin lui la meraviglia di vivere. È quan-to disse un giorno san Giovanni Pao-lo II, di cui abbiamo da poco ricor-dato il centenario della nascita: «Valela pena di essere uomo, perché Tu,

Gesù, sei stato uomo» (Omelia, 15aprile 1984). Non è forse questa stu-pefacente scoperta il contributo piùgrande che i cristiani possono offrireper sostenere la speranza degli uomi-ni? È un compito a cui non possiamosottrarci, specialmente in questo tor-nante angusto della storia. È la chia-mata a essere trasparenze della bel-lezza che ci ha cambiato la vita, testi-moni concreti dell’amore che salva,soprattutto nei riguardi di quanti oramaggiormente soffrono.

Con questi sentimenti, il Santo Pa-dre invia di cuore la BenedizioneApostolica a Vostra Eccellenza eall’intera comunità del Me e t i n g , chie-dendo di continuare a ricordarlo nel-la preghiera. Unisco il mio cordialesaluto, mentre mi confermo, con sen-si di distinto ossequio,

dell’Eccellenza VostraR e v e re n d i s s i m a

d e v. m oPIETRO CA R D. PAROLIN

Segretario di Stato

Con il binocolo della meravigliaCO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 5

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Con Dio nulla andrà perduto!In Maria la meta è raggiunta

e noi abbiamo davanti agli occhiil motivo per cui camminiamo:

non per conquistare le cosedi quaggiù, che svaniscono,

ma la patria di lassù,che è per sempre

@Pontifex, 15 agosto

#controcopertina