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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIII n. 70 (46.314) Città del Vaticano domenica 24 marzo 2013 . y(7HA3J1*QSSKKM( +%!z!%!$![ Papa Francesco incontra Benedetto XVI a Castel Gandolfo Siamo fratelli Netanyahu presenta a Erdogan le scuse ufficiali per le conseguenze del sanguinoso blitz sulla nave Mavi Marmara Disgelo tra Israele e Turchia TEL AVIV, 23. Primo passo verso un disgelo diplomatico tra Israele e Turchia: il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha telefonato ieri al primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, porgendogli le scu- se ufficiali per la morte dei nove at- tivisti nel blitz israeliano del 2010 sulla nave Mavi Marmara che, vio- lando così il blocco posto da Tel Aviv, si stava dirigendo verso Gaza per portare aiuti ai palestinesi. Israele e Turchia — in base a quanto si legge nel comunicato dell’ufficio di Netanyahu — torne- ranno a «normali relazioni diploma- tiche» e si scambieranno gli amba- sciatori. Nella telefonata al leader turco, Netanyahu ha chiarito che «le conseguenze tragiche della naviga- zione della Mavi Marmara» non so- no state «premeditate» da Israele. Poi ha ammesso «errori operativi» in quell’incidente e per questo si è scusato «con il popolo turco, per ogni errore che potrebbe aver causa- to le perdite umane». Alle parole ha accompagnato la promessa di com- pletare un accordo sui risarcimenti. Inoltre, il premier israeliano ha an- che riferito a Erdogan di aver ordi- nato una serie di facilitazioni per lo spostamento di merci e persone dai Territori palestinesi che resteranno in vigore se nei Territori ci sarà una si- tuazione di calma. Il presidente statunitense, Barack Obama, ieri in Giordania, ultima tappa del suo viaggio in Vicino Oriente, si è rallegrato del riavvici- namento, auspicando il «ripristino delle relazioni positive» tra questi due importanti alleati di Washin- gton. Nei giorni scorsi Obama si era recato in Israele, dove aveva avuto diversi colloqui con Netanyahu, e in Cisgiordania. «Saluto la chiamata di oggi tra Netanyahu e Erdogan» ha affermato Obama, aggiungendo che gli Stati Uniti «attribuiscono note- vole importanza al ripristino delle relazioni» Auspico — ha aggiunto — «che lo scambio di oggi tra i due leader permetta loro di impegnarsi in una stretta cooperazione e apra a nuovi scambi e opportunità». Un plauso al disgelo tra Israele e Turchia è giunto anche dal Palazzo di Vetro. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha apprez- zato «il ruolo positivo svolto dal presidente americano Obama nel raggiungimento di questo risultato». In una nota, Ban Ki-moon ha sotto- lineato che assistere i due Paesi nella ripresa di rapporti normali è stato un obiettivo fondamentale dei suoi sforzi in seguito all’incidente del 2010. «L’annuncio odierno — ha ag- giunto il segretario generale — è un segnale importante che fa ben spera- re per la stabilità della regione». Dopo anni di stretta collaborazio- ne, i rapporti fra Israele e Turchia si sono incrinati in seguito all’opera- zione israeliana Piombo Fuso, lan- ciata a fine dicembre 2008 e molto criticata da Ankara. Ma la vera rottura diplomatica è giunta dopo il 31 maggio 2010 con l’operazione della marina israeliana per bloccare lo sbarco a Gaza della Freedom Flotilla, il convoglio di na- vi di cui faceva parte la Mavi Mar- mara. A bordo delle imbarcazioni della Freedom Flotilla c’erano in tut- to 750 pacifisti di quaranta naziona- lità diverse. Nel settembre 2011 il rapporto dell’inchiesta delle Nazioni Unite sulla vicenda ha condannato l’«eccessiva azione israeliana», pur riconoscendo la legalità del blocco navale alla Striscia di Gaza. Nel do- cumento, inoltre, i commissari dell’Onu invitavano i due Paesi al ri- pristino delle relazioni. Un anno dopo il colpo di Stato militare ancora incerta la pacificazione nazionale Tragico anniversario per il Mali A Bruxelles riunione straordinaria dell’Eurogruppo Approvato a Cipro il fondo di solidarietà NICOSIA, 23. Il prelievo forzoso, a Cipro, ci sarà, ma sopra i centomi- la euro. Il piano B che il Governo di Nicosia ha presentato al Parla- mento arriva dopo l’ennesima lun- ga giornata di trattative, ieri, inizia- ta con il no della Russia alle richie- ste di aiuto di Cipro e proseguita con la mano tesa di Atene (che ri- leverà le filiali di Nicosia in Gre- cia). Il tutto sotto lo sguardo vigile dell’Unione europea, con i rigori- sti, guidati dal cancelliere tedesco, Angela Merkel, che mettono in guardia dal fatto che Cipro non deve mettere «troppo alla prova» la pazienza dell’Eurozona. E la possibilità di applicare un prelievo forzoso del 25 per cento sui depo- siti bancari è stata discussa questa mattina dal Governo cipriota con i rappresentanti della troika (Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale). Certo il tempo stringe: una solu- zione va trovata entro martedì, quando la Banca centrale europea sospenderà la liquidità d’emergen- za che ha garantito fino a questo momento. Intanto domani, per di- scutere della crisi cipriota, i mini- stri delle Finanze dell’Eurogruppo si incontreranno per una riunione straordinaria a Bruxelles. Ieri il Parlamento cipriota ha approvato una legge che permette- rà al Governo di imporre restrizio- ni sui movimenti dei capitali depo- sitati nelle banche: il provvedimen- to prevede la creazione di un fon- do di solidarietà. L’obiettivo di Ni- cosia è di riscuotere il consenso della troika e ottenere dunque quel prestito di dieci miliardi indispen- sabile per salvare l’isola dal default, permettendole in questo modo di rimanere nell’Eurogruppo. Messa del Pontefice nella Domus Sanctae Marthae con alcune maestranze del Vaticano Cristo è morto per ogni uomo PAGINA 7 Le meditazioni per la Via crucis Come un ponte dalla morte alla vita PAGINE 4 E 5 Benedetto XVI tra l’enciclica «Deus caritas est» e la rinuncia al pontificato In un tempo nuovo CARLO DI CICCO A PAGINA 7 BAMAKO, 23. Un anno fa il colpo di Stato militare in Mali che il 22 marzo 2012 rovesciò il presidente Amadou Toumani Touré, mise il Paese fuori dall’ordine costituzio- nale e fece precipitare la crisi nel nord, dove erano insorti gli indi- pendentisti tuareg, in una deriva favorevole al consolidamento di gruppi jihadisti. Questi ultimi, nonostante il ritiro dalle città settentrionali al quale li ha costretti l’intervento armato francese dello scorso gennaio, man- tengono intatta la capacità di colpi- re sia con azioni di guerriglia sia con attentati. Ancora nelle ultime ore si sono intensificati i combatti- menti e rimane incerta quella con- clusione in tempi brevi del conflit- to della quale si dice certo il Go- verno francese. Anche la situazione nella capita- le maliana Bamako resta incerta. Le pressioni internazionali avevano costretto i militari golpisti guidati dal capitano Amadou Haya Sano- go ad avviare una transizione. Ca- po di Stato ad interim era stato no- minato l’ex presidente del Parla- mento, Diacoumba Traoré, e primo ministro Modibo Diarra. Quest’ul- timo è stato però anch’egli rove- sciato a gennaio dai militari al co- mando di Sanogo, che ha così di- mostrato di mantenere intatto il suo controllo sul Governo e che, tra l’altro, guida il comitato di ri- forma dell’esercito, impegnato a fianco delle forze francesi e di quelle della missione africana. Le forze politiche restano divise tra quelle favorevoli e quelle con- trarie ai golpisti. Le prime criticano la tabella di marcia approvata a gennaio dal Governo del nuovo primo ministro Diango Cissoko. che prevede elezioni generali entro il 31 luglio per voltare definitiva- mente pagina. A insistere sul ri- spetto del calendario prestabilito sono invece le forze politiche che avversarono il golpe. Un soldato francese in Mali (Afp) NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto que- sta mattina in udienza Sua Bea- titudine Ibrahim Isaac Sidrak, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto). «Siamo fratelli». Bastano queste due parole rivolte da Papa Francesco a Benedetto XVI per descrivere l’atmo- sfera dell’incontro di questa mattina, sabato 23 marzo, nelle Ville Pontifi- cie di Castel Gandolfo. Di questo ha poi riferito ai giornalisti padre Fede- rico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Papa Francesco è giunto in elicot- tero alle 12.15. Era accompagnato dal sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Angelo Becciu, dal reg- gente della Prefettura della Casa Pontificia, monsignor Leonardo Sapienza, e da monsignor Alfred Xuereb. Benedetto XVI lo attendeva all’eliporto delle Ville, gli si è fatto incontro e i due si sono abbracciati con evidente affetto. Poi il Papa ha salutato il vescovo di Albano, monsignor Marcello Se- meraro, e il direttore delle Ville Pon- tificie, Saverio Petrillo, prima di sali- re in macchina con Benedetto XVI per raggiungere il Palazzo. Papa Francesco «è salito alla destra — ha riferito padre Lombardi — quindi nel posto del Papa, mentre Benedetto XVI si è messo alla sinistra». Sulla stessa macchina ha preso posto an- che l’arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia. Raggiunta la residenza papale, i due sono saliti nell’appartamento e si sono recati nella cappella per un momento di preghiera. Anche questa volta — ha detto il direttore della Sa- la Stampa della Santa Sede — Bene- detto XVI «ha offerto il posto d’ono- re a Papa Francesco, ma questi ha detto “siamo fratelli”», inginocchian- dosi sullo stesso banco. Dopo la preghiera Papa Francesco ha donato a Benedetto XVI un’icona mariana. «Mi hanno detto — ha spiegato il Pontefice mostrando il dono — che si tratta della Madonna dell’Umiltà. Mi permetta di dirle una cosa: quan- do me lo hanno detto, ho pensato subito a lei, ai tanti esempi meravi- gliosi di umiltà e di tenerezza che ci ha dato durante il suo pontificato». Intorno alle 12.30 è iniziato il col- loquio privato, protrattosi per circa tre quarti d’ora. Padre Lombardi si è soffermato su alcuni dettagli dell’ab- bigliamento: per Benedetto XVI «una semplice talare bianca, senza fascia e senza mantelletta», indossate invece da Papa Francesco. Al pranzo in appartamento hanno preso parte l’arcivescovo Gänswein e monsignor Xuereb. Il Papa, accom- pagnato da Benedetto XVI fino all’eliporto, è rientrato in Vaticano intorno alle 14.50.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLIII n. 70 (46.314) Città del Vaticano domenica 24 marzo 2013

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Papa Francesco incontra Benedetto XVI a Castel Gandolfo

Siamo fratelli

Netanyahu presenta a Erdogan le scuse ufficiali per le conseguenze del sanguinoso blitz sulla nave Mavi Marmara

Disgelo tra Israele e TurchiaTEL AV I V, 23. Primo passo verso undisgelo diplomatico tra Israele eTurchia: il premier israeliano,Benjamin Netanyahu, ha telefonatoieri al primo ministro turco, RecepTayyip Erdogan, porgendogli le scu-se ufficiali per la morte dei nove at-tivisti nel blitz israeliano del 2010sulla nave Mavi Marmara che, vio-lando così il blocco posto da TelAviv, si stava dirigendo verso Gazaper portare aiuti ai palestinesi.

Israele e Turchia — in base aquanto si legge nel comunicatodell’ufficio di Netanyahu — torne-ranno a «normali relazioni diploma-tiche» e si scambieranno gli amba-sciatori. Nella telefonata al leaderturco, Netanyahu ha chiarito che «leconseguenze tragiche della naviga-zione della Mavi Marmara» non so-no state «premeditate» da Israele.Poi ha ammesso «errori operativi»in quell’incidente e per questo si èscusato «con il popolo turco, per

ogni errore che potrebbe aver causa-to le perdite umane». Alle parole haaccompagnato la promessa di com-pletare un accordo sui risarcimenti.Inoltre, il premier israeliano ha an-che riferito a Erdogan di aver ordi-nato una serie di facilitazioni per lospostamento di merci e persone daiTerritori palestinesi che resteranno invigore se nei Territori ci sarà una si-tuazione di calma.

Il presidente statunitense, BarackObama, ieri in Giordania, ultimatappa del suo viaggio in VicinoOriente, si è rallegrato del riavvici-namento, auspicando il «ripristinodelle relazioni positive» tra questidue importanti alleati di Washin-gton. Nei giorni scorsi Obama si erarecato in Israele, dove aveva avutodiversi colloqui con Netanyahu, e inCisgiordania. «Saluto la chiamata dioggi tra Netanyahu e Erdogan» haaffermato Obama, aggiungendo chegli Stati Uniti «attribuiscono note-vole importanza al ripristino dellerelazioni» Auspico — ha aggiunto —«che lo scambio di oggi tra i dueleader permetta loro di impegnarsiin una stretta cooperazione e apra anuovi scambi e opportunità».

Un plauso al disgelo tra Israele eTurchia è giunto anche dal Palazzodi Vetro. Il segretario generaledell’Onu, Ban Ki-moon, ha apprez-zato «il ruolo positivo svolto dalpresidente americano Obama nelraggiungimento di questo risultato».

In una nota, Ban Ki-moon ha sotto-lineato che assistere i due Paesi nellaripresa di rapporti normali è statoun obiettivo fondamentale dei suoisforzi in seguito all’incidente del2010. «L’annuncio odierno — ha ag-giunto il segretario generale — è unsegnale importante che fa ben spera-re per la stabilità della regione».

Dopo anni di stretta collaborazio-ne, i rapporti fra Israele e Turchia sisono incrinati in seguito all’op era-zione israeliana Piombo Fuso, lan-ciata a fine dicembre 2008 e moltocriticata da Ankara.

Ma la vera rottura diplomatica ègiunta dopo il 31 maggio 2010 con

l’operazione della marina israelianaper bloccare lo sbarco a Gaza dellaFreedom Flotilla, il convoglio di na-vi di cui faceva parte la Mavi Mar-mara. A bordo delle imbarcazionidella Freedom Flotilla c’erano in tut-to 750 pacifisti di quaranta naziona-lità diverse. Nel settembre 2011 ilrapporto dell’inchiesta delle NazioniUnite sulla vicenda ha condannatol’«eccessiva azione israeliana», purriconoscendo la legalità del blocconavale alla Striscia di Gaza. Nel do-cumento, inoltre, i commissaridell’Onu invitavano i due Paesi al ri-pristino delle relazioni.

Un anno dopo il colpo di Stato militare ancora incerta la pacificazione nazionale

Tragico anniversario per il Mali

A Bruxelles riunione straordinaria dell’Eurogrupp o

Approvato a Ciproil fondo di solidarietà

NICOSIA, 23. Il prelievo forzoso, aCipro, ci sarà, ma sopra i centomi-la euro. Il piano B che il Governodi Nicosia ha presentato al Parla-mento arriva dopo l’ennesima lun-ga giornata di trattative, ieri, inizia-ta con il no della Russia alle richie-ste di aiuto di Cipro e proseguitacon la mano tesa di Atene (che ri-leverà le filiali di Nicosia in Gre-cia). Il tutto sotto lo sguardo vigiledell’Unione europea, con i rigori-sti, guidati dal cancelliere tedesco,Angela Merkel, che mettono inguardia dal fatto che Cipro non

deve mettere «troppo alla prova»la pazienza dell’Eurozona. E lapossibilità di applicare un prelievoforzoso del 25 per cento sui depo-siti bancari è stata discussa questamattina dal Governo cipriota con irappresentanti della troika (Unioneeuropea, Banca centrale europea eFondo monetario internazionale).Certo il tempo stringe: una solu-zione va trovata entro martedì,quando la Banca centrale europeasospenderà la liquidità d’e m e rg e n -za che ha garantito fino a questomomento. Intanto domani, per di-scutere della crisi cipriota, i mini-stri delle Finanze dell’Eurogrupp osi incontreranno per una riunionestraordinaria a Bruxelles.

Ieri il Parlamento cipriota haapprovato una legge che permette-rà al Governo di imporre restrizio-ni sui movimenti dei capitali depo-sitati nelle banche: il provvedimen-to prevede la creazione di un fon-do di solidarietà. L’obiettivo di Ni-cosia è di riscuotere il consensodella troika e ottenere dunque quelprestito di dieci miliardi indispen-sabile per salvare l’isola dal default,permettendole in questo modo dirimanere nell’Eurogrupp o.

Messa del Ponteficenella Domus Sanctae Marthaecon alcune maestranze del Vaticano

Cristo è mortoper ogni uomo

PAGINA 7

Le meditazioni per la Via crucis

Come un pontedalla morte alla vita

PAGINE 4 E 5

Benedetto XVI

tra l’enciclica «Deus caritas est»e la rinuncia al pontificato

In un temponuovo

CARLO DI CICCO A PA G I N A 7

BA M A KO, 23. Un anno fa il colpodi Stato militare in Mali che il 22marzo 2012 rovesciò il presidenteAmadou Toumani Touré, mise ilPaese fuori dall’ordine costituzio-nale e fece precipitare la crisi nelnord, dove erano insorti gli indi-pendentisti tuareg, in una derivafavorevole al consolidamento digruppi jihadisti.

Questi ultimi, nonostante il ritirodalle città settentrionali al quale liha costretti l’intervento armatofrancese dello scorso gennaio, man-tengono intatta la capacità di colpi-re sia con azioni di guerriglia siacon attentati. Ancora nelle ultimeore si sono intensificati i combatti-menti e rimane incerta quella con-clusione in tempi brevi del conflit-to della quale si dice certo il Go-verno francese.

Anche la situazione nella capita-le maliana Bamako resta incerta.Le pressioni internazionali avevanocostretto i militari golpisti guidatidal capitano Amadou Haya Sano-go ad avviare una transizione. Ca-po di Stato ad interim era stato no-minato l’ex presidente del Parla-mento, Diacoumba Traoré, e primoministro Modibo Diarra. Quest’ul-timo è stato però anch’egli rove-sciato a gennaio dai militari al co-mando di Sanogo, che ha così di-

mostrato di mantenere intatto ilsuo controllo sul Governo e che,tra l’altro, guida il comitato di ri-forma dell’esercito, impegnato afianco delle forze francesi e diquelle della missione africana.

Le forze politiche restano divisetra quelle favorevoli e quelle con-trarie ai golpisti. Le prime criticano

la tabella di marcia approvata agennaio dal Governo del nuovoprimo ministro Diango Cissoko.che prevede elezioni generali entroil 31 luglio per voltare definitiva-mente pagina. A insistere sul ri-spetto del calendario prestabilitosono invece le forze politiche cheavversarono il golpe.

Un soldato francese in Mali (Afp)

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevuto que-sta mattina in udienza Sua Bea-titudine Ibrahim Isaac Sidrak,Patriarca di Alessandria deiCopti (Egitto).

«Siamo fratelli». Bastano queste dueparole rivolte da Papa Francesco aBenedetto XVI per descrivere l’atmo-sfera dell’incontro di questa mattina,sabato 23 marzo, nelle Ville Pontifi-cie di Castel Gandolfo. Di questo hapoi riferito ai giornalisti padre Fede-rico Lombardi, direttore della SalaStampa della Santa Sede.

Papa Francesco è giunto in elicot-tero alle 12.15. Era accompagnato dalsostituto della Segreteria di Stato,l’arcivescovo Angelo Becciu, dal reg-gente della Prefettura della CasaPontificia, monsignor LeonardoSapienza, e da monsignor AlfredXuereb. Benedetto XVI lo attendevaall’eliporto delle Ville, gli si è fattoincontro e i due si sono abbracciaticon evidente affetto.

Poi il Papa ha salutato il vescovodi Albano, monsignor Marcello Se-meraro, e il direttore delle Ville Pon-tificie, Saverio Petrillo, prima di sali-re in macchina con Benedetto XVIper raggiungere il Palazzo. PapaFrancesco «è salito alla destra — hariferito padre Lombardi — quindi nelposto del Papa, mentre BenedettoXVI si è messo alla sinistra». Sullastessa macchina ha preso posto an-che l’arcivescovo Georg Gänswein,prefetto della Casa Pontificia.

Raggiunta la residenza papale, idue sono saliti nell’appartamento esi sono recati nella cappella per unmomento di preghiera. Anche questavolta — ha detto il direttore della Sa-la Stampa della Santa Sede — Bene-detto XVI «ha offerto il posto d’ono-

re a Papa Francesco, ma questi hadetto “siamo fratelli”», inginocchian-dosi sullo stesso banco. Dopo lapreghiera Papa Francesco ha donatoa Benedetto XVI un’icona mariana.«Mi hanno detto — ha spiegato ilPontefice mostrando il dono — chesi tratta della Madonna dell’Umiltà.Mi permetta di dirle una cosa: quan-do me lo hanno detto, ho pensatosubito a lei, ai tanti esempi meravi-gliosi di umiltà e di tenerezza che ciha dato durante il suo pontificato».

Intorno alle 12.30 è iniziato il col-loquio privato, protrattosi per circatre quarti d’ora. Padre Lombardi si èsoffermato su alcuni dettagli dell’ab-bigliamento: per Benedetto XVI «unasemplice talare bianca, senza fascia esenza mantelletta», indossate inveceda Papa Francesco.

Al pranzo in appartamento hannopreso parte l’arcivescovo Gänswein emonsignor Xuereb. Il Papa, accom-pagnato da Benedetto XVI finoall’eliporto, è rientrato in Vaticanointorno alle 14.50.

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Maggiori investimenti nello sfruttamento del gas

Pechino studia una nuovapolitica energetica

PE C H I N O, 23. La Cina studia unanuova politica energetica: il Governocinese si appresta ad annunciare po-litiche di sostegno allo sviluppo delgas da scisti (un particolare tipo disfruttamento di gas intrappolato nel-la roccia). Lo ha dichiarato ieri ilministero per la Terra e le Risorse,che ha contribuito assieme alla Am-ministrazione nazionale per l’e n e rg i aalla stesura delle nuove norme che sioccuperanno di tecnologia, ricerca einfrastrutture per l’esplorazione e losviluppo del gas da scisti. «Il prossi-mo passo dello sviluppo — ha di-chiarato Che Changbo, vice diretto-re del dipartimento esplorazioni geo-logiche del Ministero — comp ortaun avanzamento nei criteri delle tec-nologie da utilizzare e delle societàcoinvolte nelle esplorazioni, per at-trarre fondi ed evitare un surriscal-damento del settore». Le nuove mi-sure — dicono gli analisti — re s t r i n -geranno l’accesso al mercato alle so-cietà con i requisiti in regola e ren-deranno più severi gli standard am-bientali da rispettare.

Il settore del gas da scisti in Cinaè ancora in fase iniziale. I gruppiche hanno vinto le concessioni per leesplorazioni e lo sfruttamento diquesta forma energetica non conven-zionale devono affrontare numerosiproblemi: tra questi, la scarsità ditecnologie adeguate, i costi degli in-vestimenti, e una penuria di condottiper il trasporto del gas ai mercati.

Rinviato il summitfra Unione

europ eae Giappone

BRUXELLES, 23. L’Unione euro-pea ha annunciato, ieri sera, cheil vertice tra l’Ue e il Giappone,previsto per la prossima settimanaa Tokyo, è stato rinviato. In uncomunicato congiunto, riferisce laFrance Presse, redatto dal presi-dente del Consiglio europeo,Herman Van Rompuy, e dal pre-sidente della Commissione euro-pea, José Manuel Durão Barroso,si afferma che la decisione di rin-viare l’incontro è stata presa «condispiacere»: gli sviluppi della crisicipriota hanno indotto a postici-pare l’incontro, con l’auspicio cheesso possa aver luogo in un mo-mento più sereno, senza emergen-ze a condizionare lo svolgimentodei colloqui. Van Rompuy e Du-rão Barroso affermano che inquesto momento delicato «è ri-chiesta la loro presenza a Bruxel-les». Nel comunicato congiuntosi sottolinea, nello stesso tempo,che l’Unione europea riconosceuna particolare importanza ai rap-porti commerciali con il Giappo-ne, ritenuti strategici in funzionedelle complesse dinamiche che at-traversano lo scenario internazio-nale. Riferisce la France Presseche il commissario europeo per ilCommercio, Karel De Gucht, sirecherà comunque a Tokyo, lune-dì, con l’obiettivo di fissare, il pri-ma possibile, una nuova data peril vertice.

Accordo fra Europarlamento e Consiglio Ue su Basilea 3

C o r re t t i v iper sostenere le piccole imprese

BRUXELLES, 23. L’accordo fra l’Eu-roparlamento e il Consiglio europeosu Basilea 3 mira a evitare un’ulte-riore stretta creditizia alle piccole emedie imprese. La rassicurazione, intal senso, è giunta dal commissarioUe all’industria, Antonio Tajani, ilquale ha parlato di «buona notizia»per le imprese europee alla lucedell’intesa finale raggiunta a Bruxel-les sui requisiti patrimoniali dellebanche. Tajani ha affermato chegrazie alla collaborazione con ilcommissario Ue al Mercato interno,Michel Barnier, «siamo riusciti a fa-re in modo che gli incrementi di ca-pitale necessari per dare maggiorestabilità alle banche non rendanopiù difficile l’accesso al credito perle piccole e medie imprese».

Nelle nuove norme europee è sta-to infatti inserito uno speciale coef-ficiente correttore: ciò permetterà al-le banche, nel caso di prestiti alleimprese, di diminuire il capitale re-golamentare obbligatorio necessario.In sostanza, la concessione di presti-ti alle imprese sarà più attraente perle banche rispetto ad altre attività,in quanto i nuovi requisiti di capita-le più stringenti, stabiliti a Basilea 3,non si dovranno applicare ai creditidelle piccole e medie imprese. Que-ste nuove misure, riferiscono leagenzie di stampa, sono state saluta-te con favore dal mondo imprendi-toriale, perché i correttivi europeihanno promosso un concreto soste-gno alle piccole aziende.

Cambioai vertici

della compagniaAir France

PARIGI, 23. Per sedici anni è statoil volto simbolo di Air France nellevicende che l’hanno portata sotto iriflettori, dalla fusione con l’olan-dese Klm alle trattative sul salva-taggio di Alitalia. Ma ormai, allasoglia dei settant’anni, Jean-CyrilSpinetta si appresta a lasciare lasua poltrona di amministratore de-legato del gruppo franco-olandese,in anticipo sulla scadenza del suomandato, fissata nel 2014. Al suoposto, secondo quanto riferiscononumerose fonti al quotidiano «LeFigaro», confermando le indiscre-zioni che giravano da tempo, saliràl’attuale patron di Air France,Alexandre de Juniac, di vent’annipiù giovane, arrivato in aziendapoco meno di dodici mesi fa dopoun passaggio al ministero dell’Eco-nomia come capo di gabinetto diChristine Lagarde. Un «movimen-to di ringiovanimento» che — scri-ve ancora il giornale — coinvolgeràanche l’altro grande artefice delmatrimonio tra le due compagnieaeree, l’amministratore delegato diKlm, Peter Hartmann, pronto a la-sciar spazio a Camiel Eurlings, exministro olandese dei Trasporti edex numero uno del settore cargo.L’eredità che de Juniac si prepara araccogliere non è certo semplice: ilgruppo sta portando avanti un pia-no di trasformazione volto a ridur-re l’indebitamento di due miliardientro il 2015.

Stop alle obbligazioni bancarie garantite dai Governi

La Bcee il giro di vite

Nap olitanoconferiscel’incarico

a Pierluigi BersaniROMA, 23. Il presidente dellaRepubblica italiana, GiorgioNapolitano, ha conferito a Pier-luigi Bersani, leader del centro-sinistra, il mandato per la for-mazione del Governo. A Bersaniil capo dello Stato ha chiesto diverificare «un sostegno parla-mentare certo» e di tornare a ri-ferire «appena possibile». Siapre oggi — ha detto il capodello Stato — «una fase decisivaper dare all’Italia un nuovo Go-verno sulla base dei risultatielettorali». L’incarico, ha ag-giunto, «costituisce il primopasso di un cammino che dovràcondurci al più presto al rag-giungimento dell’obiettivo». Di-nanzi alla complessa articolazio-ne delle posizioni emerse nelleconsultazioni, ha continuato Na-politano, «sono giunto alla con-clusione che il destinatariodell’incarico vada individuatonel capo della coalizione di cen-trosinistra, da essa designato an-che con una procedura di parte-cipazione democratica nella per-sona dell’onorevole Bersani».Tale coalizione, «è obiettiva-mente in condizioni più favore-voli per ricercare una pur diffici-le soluzione al problema delGoverno, attraverso tutti gli op-portuni contatti con le altre for-ze politiche rappresentate inPa r l a m e n t o » .

Il colosso Boeingriduce la forza lavoro

MOSCA, 23. Picchetto d’onore a ca-vallo, mai usato prima per un ospi-te straniero, e un lungo tappetorosso nella sala di San Giorgio alCremlino. Si è capito fino dal ceri-moniale l’importanza della visita aMosca del nuovo presidente cinese,Xi Jinping, che ha scelto la Russiaper il suo debutto sulla scena inter-nazionale dopo l’elezione del 14marzo scorso.

Anche se le rivalità non manca-no (dall’influenza in Asia, al-l’esportazione di armi), tra Russiae Cina prevalgono comunque gliinteressi di una alleanza in gradodi porsi come contraltare all’O cci-dente, a partire dalle questioni in-ternazionali più spinose, ma ancheeconomiche. La Russia, il più gran-de produttore mondiale di gas e dipetrolio, e la Cina, il più grandeconsumatore di energia, ma anchela seconda economia del pianeta,hanno confermato la volontà dirafforzare la loro partnership, so-prattutto come contrappeso geopo-litico all’Europa e agli Stati Uniti,collaudato da tempo nel Consigliodi sicurezza delle Nazioni Unite.

Nel loro incontro di ieri alCremlino, Xi e il presidente russo,Vladimir Putin, si sono scambiaticalorosi attestati di amicizia. «Lerelazioni russo-cinesi sono al me-glio nella loro lunga storia secola-re», ha sottolineato Putin. «Siamoottimi amici, le nostre relazioninon sono mai state così buone»,gli ha fatto subito eco Xi.

L’obiettivo comune dichiarato èquello di fare crescere a 100 miliar-di di dollari entro il 2015 l’inter-scambio, che negli ultimi cinqueanni si è già raddoppiato, raggiun-gendo gli 88,2 miliardi di dollari:ancora pochi, però, rispetto al vo-lume di scambi tra Russia e Ue,cinque volte superiore, o tra Cina eStati Uniti, ancora più grande.

Per dare nuovo impulso alle rela-zioni economiche tra i due Paesi èprevista la firma di una trentina diaccordi, alcuni dei quali già siglati.Tra questi, l’intesa tra la russaRosneft e la cinese Cnpc per au-mentare le forniture di petrolio ecooperare nell’esplorazione dell’Ar-tico russo. Inoltre, il colosso russoGazprom e la stessa Cnpc hannofirmato un memorandum d’intesache getta le basi per un futuro ac-cordo sulle forniture di gas russo

alla Cina, attraverso la cosiddettavia orientale. Il memorandum —firmato del numero uno del colossoenergetico russo, Alexei Miller, edella controparte cinese, ZhouJinping — dovrebbe infatti aprire lastrada al sofferto accordo sui prezzidel metano, su cui da anni i nego-ziati tra i Governi di Mosca e diPechino sono in fase di stallo.

La via orientale dovrebbe fornire38 miliardi di metri cubi di gas na-turale all’anno, a partire dal 2018,con la possibilità di arrivare fino a60 miliardi, ha fatto sapere Miller.Quest’ultimo ha ribadito l’intenzio-ne delle parti di firmare l’a c c o rd oentro la fine del 2013. Gazprom stacercando di aumentare le consegnedi gas all’Asia per compensare ilcalo di domanda registrato in Eu-ropa, dove si scontra anche con lepressioni dell’a n t i t ru s t .

Da anni, Mosca cerca un accor-do con Pechino, ostacolato da di-vergenze sulla rotta delle consegnee sulla formali di prezzo. Ieri sera,Xi ha avuto un incontro con il pri-mo ministro russo, DmitriMedvedev, mentre oggi sono attesicolloqui con i presidenti della Du-ma e del Consiglio della Federazio-ne, i due rami del Parlamento rus-so, oltre a una lezione all’Universi-tà moscovita per i Rapporti inter-nazionali. La visita di Xi Jinping inRussia si concluderà domenica.

FRANCOFORTE, 23. Giro di vite del-la Banca centrale europea (Bce). Siprofilano infatti regole più severeriguardo all’accettazione come col-laterale delle obbligazioni bancariegarantite dai Paesi membri, unostrumento che, dopo lo scoppio egli sviluppi della crisi, ha generatouna vera e propria corsa all’emis-sione da parte delle banche euro-pee. Le nuove disposizioni, la cuiprima definizione risale al luglioscorso, entreranno in vigore dalprimo marzo 2015. In una nota dif-fusa ieri, l’istituto di Francoforteafferma che da quella data «nonaccetterà più le obbligazioni banca-rie garantite dai Governi e che so-no state emesse dalla contropartestessa o da un’entità a essa stretta-mente legata».

Anche i covered bond emessi dauna banca che contengano obbliga-zioni bancarie garantite dallo Statoed emessi dalla controparte o daentità a essa legati non verrannopiù accettati in garanzia nelle ope-razioni di rifinanziamento dellaBanca centrale europea, a partireda qui a tre anni.

I covered bond sono obbligazio-ni garantite: emettendo bond diquesto tipo per raccogliere le risor-se necessarie a finanziare un pro-getto, gli introiti che deriverannodalla gestione del progetto potran-no essere venduti dai possessori deititoli obbligazionari in caso dimancato rimborso. Se emessi da

una banca, la garanzia sta in unafetta specifica dell’attivo patrimo-niale della banca stessa. Con la di-sposizione annunciata ieri — anchese si prevedono tempi lunghi diapplicazione — la Banca centraleeuropea punta ad assicurare il paritrattamento delle controparti nel-l’eurozona e a semplificare il qua-dro legale riguardante il collaterale,ovvero i titoli dati in garanzia daun ente debitore a un ente credito-re per assicurarsi un prestito.

Un impianto per l’estrazione del gas in Cina (Reuters)

Il simbolo dell’euro di fronte alla sede della Bce

NEW YORK, 23. Boeing — la piùgrande costruttrice statunitense diaeromobili e la maggiore aziendanel settore aerospaziale — ridurrà lapropria forza lavoro da tremila aduemila unità nell’area di Seattle,dove c’è il quartier generale per losviluppo e la produzione dei jetcommerciali. Il colosso dell’aviazio-ne — che è anche il secondo piùgrosso contraente militare degli Sta-ti Uniti e il primo produttore mon-diale di aerei civili, seguito da Air-bus — prevede un calo pari a otto-cento dipendenti solo nel 2013 per iprogrammi del 787 Dreamliner e del747/8. «Con lo sviluppo dei 787 e

dei 747/8 completato, abbiamo biso-gno di meno risorse» ha affermatoin una nota — come riporta l’agen-zia di stampa economica Bloomberg— un portavoce di Boeing, sottoli-neando che le riduzioni non sonocomunque legate alla messa a terradel 787. Intanto, Ryanair, una dellepiù importanti compagnie aeree nelsettore del low cost, ha firmato unaccordo con Boeing per l’acquistodi 175 velivoli della serie 737. Si trat-ta di una commessa valutata circa 15miliardi di dollari. L’op erazioneconsentirà a Ryanair di avere unaflotta di quattrocento apparecchi, afronte dei 305 oggi in esercizio.

Tremila posti in biliconella multinazionale tedesca Bosch

BE R L I N O, 23. La multinazionale te-desca Bosch ha deciso di abbando-nare il settore dell’energia solare. Arischio il posto di circa tremila di-pendenti. «A causa della variazionedelle condizioni di mercato non ve-diamo chance di un miglioramentoduraturo» ha spiegato da Stoccardail presidente di Bosch, VolkmarDenner. «Non possiamo sostenerela pressione sui prezzi al ribasso inun mercato che diventa sempre piùdifficile» ha aggiunto.

L’impianto di Arnstadt, in Turin-gia, sarà chiuso all’inizio del 2014.Inoltre, saranno fermati i settori de-dicati allo sviluppo. Bosch intende

poi vendere la sua fabbrica france-se, così come la partecipazione inAleo Solar. Già alla fine del 2012 lamultinazionale tedesca aveva chiusol’impianto di Erfurt, sempre in Ger-mania. Rimarrà attivo solo l’im-pianto di Brandeburgo sull’Havel.

Bosch tenterà tuttavia di ricollo-care quanti più dipendenti possibi-le. Solo nel 2012, il settore del sola-re ha appesantito il bilancio dellacompagnia tedesca, con perdite percirca un miliardo di euro. Negli an-ni, scrive l’agenzia tedesca Dpa, ilpassivo accumulato è arrivato a 2,5miliardi di euro, senza contare i co-sti per la dismissione.

Page 3: Siamo fratelli - Vatican.va · 2019. 11. 13. · pagina 2 L’OSSERVATORE ROMANO domenica 24 marzo 2013 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 24 marzo 2013 pagina 3

Non trova sponde la richiesta di Londra e Parigi

L’Europa contraria ad armarel’opposizione siriana

Cinquanta feriti negli scontri al Cairo davanti alla sede dei Fratelli musulmani

Violenze in Egitto

Il primoministro libanese

rassegnale dimissioni

BE I R U T, 23. Il primo ministro li-banese, Najijb Mikati, ha annun-ciato ieri le dimissioni sue e ditutto il Governo.

Come riportato dalla stampanazionale, il Governo di Mikatisi è spaccato per divergenzesull’organizzazione delle prossi-me elezioni legislative e sullaproroga dell’incarico a uno deicomandanti dei servizi di sicurez-za. I ripetuti tentativi di raggiun-gere un’intesa non hanno con-dotto a nessun risultato. «An-nuncio le dimissioni del Governonella speranza che questo possafar prendere coscienza ai princi-pali blocchi politici in Libanodella necessità di assumersi la re-sponsabilità e di dare prova dicoesione per evitare il peggio»,ha dichiarato Mikati alla fine delConsiglio dei ministri. Il premierdimissionario ha quindi auspicato«la formazione di un Governo diunità nazionale nel quale sianorappresentate tutte le forze politi-che libanesi allo scopo di salvareil Paese e seguire gli sviluppi re-gionali con un grande spirito diresponsabilità collettiva».

Le dimissioni di Mikati arriva-no in un momento di grande ten-sione. A Tripoli, nel Nord delPaese, continuano gli scontri tradiverse fazioni: il bilancio parladi cinque morti e 26 feriti.

A queste tensioni si aggiungel’emergenza dei profughi legataal conflitto siriano. Nel Wadi,striscia di Libano che si insinuain Siria e che dista poche decinedi chilometri dalla città di Homs,uno degli epicentri del conflitto,non ci sono campi profughi uffi-ciali, ma il numero dei siriani infuga dalle violenze è in aumento.In un Libano che conta circaquattro milioni di abitanti e cheda decenni ospita ufficialmente400.000 profughi palestinesi, iltimore delle autorità è che l’ap er-tura di nuovi campi possa dar vi-ta a scontri.

DA M A S C O, 23. La maggioranza deiPaesi dell’Unione europea respingela richiesta avanzata da Francia eGran Bretagna di fornire equipag-giamenti militari ai ribelli siriani.Secondo i Governi di Parigi e diLondra, rinforzare la capacità belli-ca dei ribelli sarebbe l’unico modoper costringere il Governo del presi-dente siriano Bashir Al Assad a ne-goziare. Tuttavia, questa posizionenon trova consensi negli altri Paesieuropei, che in massima parte espri-mono forte scetticismo e, in qualchecaso, come quello dell’Austria, nettaopposizione. «Siamo totalmentecontrari» ha detto ieri il ministrodegli Esteri di Vienna, MichaelSpindelegger, per il quale aumen-tando le armi nel conflitto siriano si

finirebbe solo per ingigantire le vio-lenze.

Anche altri ministri presenti ieri auna riunione informale ospitata aDublino dalla presidenza di turnoirlandese dell’Unione europea, comequelli di Spagna e Germania, hannoespresso molte perplessità sulla que-stione, al punto che il ministro degliEsteri francese, Laurent Fabius, hapreso atto che «ci sono posizionid i f f e re n t i » .

Nell’incrementare il sostegno adalcune specifiche forze ribelli sirianesono intanto impegnati gli StatiUniti. Come riferiscono fonti distampa, la Central IntelligenceAgency (Cia) sta ampliando il pro-prio ruolo nella campagna contro ilGoverno siriano, fornendo ad alcunigruppi ribelli selezionati strumentidi intelligence. Secondo fonti del-l’Amministrazione del presidenteBarack Obama, citate anonimamen-te dal quotidiano «The Wall StreetJournal», l’iniziativa rientrerebbenegli sforzi di Washington di agevo-lare una transizione democratica inSiria, con una soluzione politica delconflitto. Obama stesso, in dichiara-zioni rilasciate ieri al termine dellasua visita in Giordania, durante laconferenza stampa congiunta con ilre Abdullah II bin Hussein, si è det-to molto preoccupato che gruppi dimatrice estremista possano prendereil potere in Siria, aggiungendo che

«per questo dobbiamo lavorare perevitare divisioni settarie, aiutandol’opposizione a continuare nella giu-sta direzione». Il sovrano giordano,da parte sua, ha parlato di «conflit-to settario» in Siria e del rischio diuna «frammentazione del Paese cheavrebbe conseguenze disastrose intutta la regione per generazioni».

Secondo diversi osservatori, co-munque, l’ampliato ruolo della Ciapotenzierebbe anche il sostegno al-l’opposizione siriana riguardo al-l’uso delle armi e al combattimentonelle aree urbane.

Nel frattempo, il Consigliodell’Onu per i diritti umani ha pro-rogato di un anno il mandato dellacommissione d’inchiesta sulle vio-lenze perpetrate in Siria. Gli inqui-renti dell’Onu avranno dunque ulte-riore tempo a disposizione per rac-cogliere prove su possibili crimini diguerra e contro l’umanità imputabilitanto al Governo di Damasco quan-to ai ribelli.

Un primo rapporto presentato aGinevra l’11 marzo scorso precisavainfatti che le responsabilità gravanosu ambedue le parti in conflitto, an-che se quella delle autorità sirianeveniva considerata di maggiorerilievo. Anche nella risoluzione ap-provata ieri, il Consiglio condanna-va le violazioni perpetrate dalleforze lealiste e dai miliziani loro al-leati.

Una fase degli scontri al Cairo (Reuters)

L’annunciato ritorno di Musharraf seguito dalle minacce di morte formulate dai talebani

Pakistan a ulteriore rischio di instabilità

IL CA I R O, 23. Almeno cinquanta persone sono rimasteferite nei nuovi disordini scoppiati ieri davanti al quar-tier generale dei Fratelli musulmani al Cairo, nel sob-borgo sudorientale di Moqatam, dove sostenitoridell’opposizione — in adesione all’appello alla protesta,lanciato dai giovani del Fronte di salvezza nazionale,che chiedono elezioni presidenziali anticipate — si sonoripetutamente scontrati con militanti del partito islami-sta. Lo hanno riferito fonti delle forze di sicurezza egi-ziane, secondo le quali i contendenti si sono affrontati asassate e con spari di cariche a pallini. I numerosi agen-

ti in assetto antisommossa dispiegati sul posto non sonointervenuti. L’agenzia di stampa ufficiale Mena ha rife-rito che un ufficio del Partito per la libertà e la giustizia— il braccio politico dei Fratelli musulmani — è statodato alle fiamme nella regione del Delta del Nilo.

Un fatto analogo era avvenuto in precedenza nellacapitale, dove nel quartiere centrale di Manial era statosaccheggiato e poi incendiato un locale del partito alpotere. I dimostranti hanno anche assaltato la sede del-la Fratellanza ad Alexandria.

Stato di emergenzanel centro

del MyanmarNAY P Y I D AW, 23. Rimane molto al-ta la tensione nella città diMeikhtila, nel Myanmar centrale,dove il Governo ha proclamato lostato di emergenza nel tentativo dibloccare violenze tra musulmani ebuddisti, che hanno provocato uf-ficialmente almeno venti morti.

Diverse testimonianze parlanotuttavia di oltre cento morti; im-magini riportate dalla stampa mo-strano scene di totale devastazionedi interi quartieri. Il timore, dun-que, è che il bilancio delle vittimesia destinato a salire. Iniziati mer-coledì dopo una lite in un nego-zio di oreficeria degenerata in ris-sa, gli scontri si sono estesi all’in-tera città di Meikhtila, portandoalla distruzione di almeno cinquemoschee e di centinaia tra negozie abitazioni. Molte case sono statelasciate bruciare per ore, dato chela popolazione ha impedito l’ac-cesso ai vigili del fuoco.

La tensione tra le due comunitànella città era nell’aria da tempo,dicono gli analisti. Le dinamichedegli scontri ricordano le due on-date di violenza nello StatoRakhine nel giugno e ottobredell’anno scorso, che causaronoalmeno 180 morti e 120.000 sfolla-ti. Ma l’ultima esplosione di vio-lenza, dimostrando come il pro-blema non sia confinato allo Statodel Rakhine, può costituire la piùseria minaccia alla pacifica transi-zione del Myanmar verso la de-mo crazia.

Riforma in Messicocontro i monopolinell’informazione

CITTÀ DEL ME S S I C O, 23. Il Parla-mento del Messico ha dato ieri ilvia libera alla prima grande rifor-ma economica del nuovo Governodel presidente Enrique Peña Nie-to, che punta ad ampliare l’offertadi telecomunicazioni e informazio-ne, attualmente controllata daimonopoli dei milionari CarlosSlim e Emilio Azcárraga. In basealla nuova legge, nessun gruppo oimprenditore potrà controllare piùdel cinquanta per cento del mer-cato delle telecomunicazioni e deimedia. Attualmente, la societàAmérica Móvil, di proprietà diSlim, controlla in Messico il set-tanta per cento del mercato dellatelefonia mobile e l’ottanta percento di quella fissa. Il gruppomediatico Televisa, di proprietà diAzcárraga, possiede il settanta percento delle televisioni in chiaro elarga parte di quelle a pagamento.

ISLAMABAD, 23. L’instabilità in Paki-stan rischia di acuirsi. L’annunciatoritorno in patria dell’ex presidentePervez Musharraf in esilio, previstoper domani, è stato infatti subito se-guito dalle minacce di morte formu-late dai talebani. In un comunicato imiliziani parlano di attentatori suici-di e di cecchini, nonché di squadrespeciali di assalto, pronti a «elimina-re« Musharraf.

Lo scorso primo marzo il generalea riposo aveva comunicato la deci-sione di ritornare in patria, e comun-que dopo che sarà entrato in caricail previsto Governo provvisorio chedovrà preparare le elezioni generali(fissate per l’11 maggio). Musharrafha spiegato che la sua intenzione dirimettere piede sul suolo pakistano èmotivata dal proposito di spingere ilsuo partito, la Lega musulmana ditutto il Pakistan (Apml), a un’affer-mazione elettorale: mentre aun’eventuale candidatura presiden-ziale penserà in un secondo momen-to. Musharraf vive in esilio da cin-que anni, da quando cioè il Partitodel popolo pakistano (Ppp) ha vintole elezioni nel 2008. Il rimpatrio èstato preceduto dall’ottenimento del-la libertà provvisoria in tre processiin cui è imputato, tra i quali quelloper l’assassinio, nel 2007, di BenazirBhutto, la numero uno dell’opp osi-zione, alla guida del Governo diIslamabad. Si segnalano, intanto,violenze in Baluchistan, nel nord-ovest del Paese, dove sette personesono morte in seguito all’esplosionedi un ordigno, nascosto in un risciò:

era parcheggiato in un affollato mer-cato della città di Dera Allahyar. Piùdi trenta i feriti. Sono stati usatitrenta chili di esplosivo e un timer adistanza. Secondo gli investigatori,l’obiettivo era un veicolo delle forzedi sicurezza che stava transitandonella zona.

E nel Nord Waziristan tre personesono morte in un raid compiuto daun drone statunitense (velivolo senzapilota): lo hanno riferito fontidell’intelligence pakistana. Due mis-sili hanno distrutto un veicolo ucci-dendo tre militanti islamici nell’a re adi Dattahkel. Continuano così i raiddei droni nelle aree dove la presenzadei talebani è più robusta. Come pu-re prosegue il confronto tra il Paki-stan e gli Stati Uniti. Le autorità diIslamabad lamentano il fatto chequesti velivoli senza pilota non ga-rantiscono il cosiddetto «bombarda-mento mirato», e ciò a detrimentodella incolumità dei civili. Il Penta-gono, dal canto suo, replica che —fatta ovviamente salva la volontà dinon nuocere in alcun modo alla po-polazione durante le operazioni mili-tari — finora la strategia dei droni siè rivelata particolarmente efficacenel distruggere le postazioni dei ta-lebani e nell’eliminare numerosi mi-liziani. Sul fronte afghano, intanto,si è appreso che un poliziotto haaperto il fuoco contro cinque colle-ghi, uccidendoli, a un posto di bloc-co nella provincia nordoccidentale diBadghis. L’omicida, appartenente alcorpo della polizia municipale, è poiriuscito a fuggire.

Nessun passo avantinel negoziato colombiano

BO GOTÁ, 23. Mentre a Cuba si con-cludeva ieri, senza sostanziali passiin avanti, la settima sessione di col-loqui del negoziato di pace tra ilGoverno di Bogotá e le Forze ar-mate rivoluzionarie della Colombia(Farc), in Colombia la polizia an-nunciava la cattura di Jaime Agui-lar Ramírez, un presunto capo delcosiddetto blocco occidentale, unadelle formazioni delle Farc stesse.L’uomo, conosciuto anche con ilnome di battaglia di Dionisio Rayo,è ritenuto responsabile dell’attenta-to a Bogotá del 2002 durante la ce-rimonia di insediamento dell’expresidente, Álvaro Uribe, quandol’esplosione di una bomba lasciòquest’ultimo incolume, ma provocò27 morti e 13 feriti.

A Cuba, come detto, le due partinon hanno raggiunto alcun accordosul primo punto dell’agenda delprocesso di pace: la questione dellaterra. Persistono infatti — diconofonti di stampa — divergenze su te-

mi importanti: dalla concentrazionedella proprietà terriera all’espansio-ne delle monocolture. Tuttavia, en-trambe le delegazioni hanno espres-so ottimismo sulle prospettive delnegoziato. Il rappresentante delGoverno di Bogotá, Humberto dela Calle, ha detto che le trattativeriprenderanno il 2 aprile «con lasperanza di concludere in brevetempo la discussione su questopunto e passare al seguente», ovve-ro quello della partecipazione dellaguerriglia — e più in generale anchedell’opposizione — alla vita politicadel Paese. Il capo delegazione delleFarc, Iván Márquez, ha sottolineatoche «non ci sono passi indietro: an-dremo sempre avanti, avanzando inmodo lento se occorre pensare, masenza desistere». Per aprile è giàstata decisa la convocazione di unforum sociale sul secondo puntodell’agenda, che sarà preparato an-che con la collaborazione dell’Uffi-cio dell’Onu in Colombia.

Sessione straordinaria dell’assemblea dell’Osa per rinnovare la commissione continentale

L’America a confronto sui diritti umaniWASHINGTON, 23. Qualsiasi modifi-ca del sistema interamericano dei di-ritti umani non dovrà compromette-re la capacità di proteggere le vitti-me di violenze. È questo il monitorivolto dall’Alto commissario del-l’Onu per i diritti umani, la sudafri-cana Navanathem Pillay, all’O rga-nizzazione degli Stati americani(Osa), impegnata da ieri nella sededi Washington in una sessionestraordinaria dedicata appunto allariforma del sistema interamericanodei diritti umani. «In ogni Paese delcontinente americano tutte le vitti-me di violazioni dei diritti umanidevo essere tutelate; invito i Paesimembri ad approfittare di questaopportunità per rafforzare il loroesemplare sistema, promuovendol’accesso di tutti i cittadini del con-tinente» ha sottolineato Pillay.

La giurista sudafricana ha anchechiesto che venga rispettata l’auto-nomia del sistema «nel progressivo

miglioramento della sua politica edelle sue pratiche», evidenziandoche che nell’arco dell’ultimo mezzosecolo «è stato un faro di speranzaper il continente».

La sessione straordinaria è stataconvocata per discutere in particola-re della riforma della Commissioneinteramericana dei diritti umani(Cidh) creata nel 1959. Tra le que-stioni cruciali c’è quella della libertàdi stampa. Formalmente, il nodoprincipale da sciogliere è il finanzia-mento della Cidh, ma in realtà siprofila un confronto fra due conce-zioni radicalmente diverse dellepriorità in materia di difesa della li-bertà di stampa. Un gruppo di Pae-si (Ecuador, Venezuela, Bolivia eNicaragua) si oppone a finanzia-menti privati ritenuti un possibilefattore di perdita di indipendenzadell’o rg a n i s m o .

Il dibattito — dicono i commenta-tori della stampa internazionale — si

celebra in un clima di forte tensio-ne, contrassegnato dalle dure criti-che emerse da alcuni Paesi latino-americani che accusano il sistema dimancata neutralità, in pratica di sot-tostimare alcuni tipi di violenze einvece di accentuarne altri.

Il Paese più esplicito nel muovereaccuse in questo senso è il Venezue-la. Già nel 2010 l’ex presidente Hu-go Chávez annunciò l’uscita dallaCommissione, definendo quest’ulti-ma «un organo politicizzato usatoper aggredire Governi, come quellovenezuelano». Un passo analogo —dicono gli analisti politici — s t a re b -be valutando anche il Governo dellaBolivia guidato da Evo Morales. Ilpresidente dell’Ecuador, Rafael Cor-rea Delgado, ha invece presentatoun pacchetto di proposte per rifor-mare la Commissione, prospettandoa sua volta l’abbandono se tali pro-poste non saranno recepite dall’as-semblea dell’O sa.

L’ex presidente pakistano Pervez Musharraf (Afp)

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Le meditazioni per la Via crucis che sarà presieduta da Papa Francesco al Colosseo la sera di Venerdì santo

Come un ponte dalla morte alla vitaA colloquio con il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti

Un gridocontro ogni ingiustizia

di NICOLA GORI

Un grido contro l’ingiustizia, uninvito a riscoprire il valore dellapace, un gesto di solidarietà versoquanti soffrono. Sono i temi prin-cipali delle meditazioni preparateda giovani libanesi per la Via Cru-cis che sarà presieduta da PapaFrancesco la sera del Venerdì San-to, 29 marzo, al Colosseo. Ne par-la, in questa intervista al nostrogiornale, il cardinale Béchara Bou-tros Raï, patriarca di Antiochia deiMaroniti, che ha guidato il gruppodi ragazzi nella preparazione delleriflessioni.

Qual è il messaggio principale diqueste meditazioni?

Il valore della pace e il gridocontro l’ingiustizia. I giovani liba-nesi vedono con i loro occhi chec’è tanta ingiustizia intorno a loroe si chiedono cosa faccia la comu-nità internazionale per ristabilire lapace e difendere i deboli. Purtrop-po i libanesi, e quanti vivono nelleregione mediorientale, hanno co-nosciuto la guerra. Le nuove gene-razioni sono nate nella guerra,hanno inteso le voci della guerra,hanno visto le distruzioni, e pur-troppo la guerra continua. Vedonola situazione della Siria e di altriPaesi schiacciati da grandi soffe-renze, ma anche aperti alla speran-za. Proprio a partire da questaesperienza personale, i giovanihanno potuto meditare sul valoredella sofferenza di Cristo, comevalore redentivo e di salvezza. Inquesto modo, si sono espressi a

tano la mancanza di sicurezza e iproblemi ai quali la comunità in-ternazionale non trova soluzioni.Noi viviamo la grande tragedia deipalestinesi che dà origine a tuttoquello che avviene in MedioOriente, come la tragedia in Siria,il fenomeno dei radicalismi e deifondamentalisti. Tutti questi pro-blemi che hanno ripercussioni in-ternazionali sono compresi nellepreghiere, nelle meditazioni e neipropositi espressi dai giovani.

Si sono ispirati anche alla liturgiaorientale e all’esortazione apostolicapost sinodale «Ecclesia in MedioOriente»?

Lo studio dell’esortazione apo-stolica è stato fondamentale e hamolto ispirato i giovani libanesiper preparare queste meditazioni.In particolare, si sono concentratisui temi della comunione,dell’aprirsi agli altri, del costruireponti di dialogo con tutti quellicon cui viviamo. I ragazzi hannotrovato anche nelle liturgie orienta-li: antiochena, bizantina e siriaca,la riposta umana al dono di Dioche è la fede. Oltre a ciò, hannopreso spunti anche dalla Bibbia.

C’è un po’ della situazione libanesein questa Via Crucis ?

Quando leggiamo queste medi-tazioni ci accorgiamo che non ri-specchiano solo la realtà del Me-dio Oriente, ma anche quelladell’umanità intera. Molto di radotroviamo la parola Medio Oriente,perché il grido di sofferenza el’apertura alla speranza è a nome

piuto il viaggio apostolico in Liba-no, dal 14 al 16 settembre 2012, haincontrato i rappresentanti musul-mani in un quarto d’ora. Il giornodopo avevamo un vertice al pa-triarcato e i musulmani sono tor-nati per dire al Papa che nella suaprossima visita in Libano o inquella del suo successore, voglionoaverlo più tempo tra di loro, per-ché, dicevano, è Papa anche pernoi musulmani e non solo per icristiani. Il nostro popolo ha ac-colto con molto entusiasmo PapaFrancesco, che con il suo sorriso eil suo stile fin dalla prima appari-zione ha conquistato la simpatiadel mondo intero. La sua elezioneha dato anche coraggio al nostropopolo e ha acceso una grandesperanza. Noi guardiamo verso laSanta Sede e il Papa per implorareil dono della pace, della giustizia eperché la guerra termini.

Conosceva personalmente il cardinaleBergoglio quando era arcivescovo diBuenos Aires?

Non l’avevo conosciuto perso-nalmente prima, ma solo di fama.Fin dai tempi di Giovanni Paolo IIavevo sentito parlare del cardinaleBergoglio e quando sono arrivatoa Roma ho chiesto chi fosse. L’hovisto solo dopo la sua elezione, mal’ho identificato subito, perché sa-pevo che era capace e aperto. Noicardinali nella preghiera, nellaconsultazione, nel suffragio siamoarrivati a identificare la personavoluta dallo Spirito Santo. Credia-mo fortemente nella vocazione alsacerdozio, all’episcopato, al cardi-

Le meditazioni delle quattordici stazionidella Via crucis — che sarà presiedutada Papa Francesco al Colosseo la seradi Venerdì santo, 29 marzo — sonostate scritte da giovani libanesi sotto laguida del cardinale Béchara BoutrosRaï, patriarca di Antiochia dei Maro-niti. Il testo, che qui anticipiamo, èpubblicato dalla Libreria Editrice Vati-cana (pagine 70, euro 3) ed è disponi-bile da lunedì 25 marzo.

Intro duzione

«Un tale gli corse incontro e, get-tandosi in ginocchio davanti a lui,gli domandò: “Maestro buono, checosa devo fare per avere in eredità lavita eterna?”» (Ma rc o 10, 17).

Gesù ha risposto a questa doman-da, che brucia nel più profondo delnostro essere, percorrendo la via del-la croce.

Ti contempliamo, Signore, suquesta strada che tu, per primo, haipreso e alla fine della quale «haigettato la tua croce come un ponte

Nel nostro mondo contempora-neo, molti sono i “Pilato” che tengo-no nelle mani le leve del potere e nefanno uso al servizio dei più forti.Molti sono coloro che, deboli e vilidavanti a queste correnti di potere,impegnano la loro autorità al servi-zio dell’ingiustizia e calpestano ladignità dell’uomo e il suo diritto allavita.

Signore Gesù, non permettere chesiamo nel numero degli ingiusti.Non permettere che i forti si com-piacciano nel male, nell’ingiustizia enel dispotismo. Non permettere chel’ingiustizia conduca gli innocenti al-la disperazione e alla morte. Confer-mali nella speranza e illumina la co-scienza di coloro che hanno autoritàin questo mondo, affinché governinonella giustizia. Amen.

II StazioneGesù è caricato della croce

«Dopo essersi fatti beffe di lui, lospogliarono della porpora e gli fece-ro indossare le sue vesti, poi lo con-

Colui che tiene i luminari del cie-lo nella sua mano divina e davanti alquale tremano le potenze dei cieli,eccolo che cade a terra, senza pro-teggersi, sotto il giogo pesante dellacro ce.

Colui che ha portato la pace almondo, ferito dai nostri peccati,cade sotto il fardello delle nostrecolp e.

«Guardate, o fedeli, il nostro Sal-vatore che avanza sulla via del Cal-vario. Oppresso da amare sofferenze,le forze l’abbandonano. Andiamo avedere questo incredibile avvenimen-to che sorpassa la nostra compren-sione ed è difficile da descrivere. Lefondamenta della terra furono scossee una paura terribile s’impadronì deipresenti quando il loro Creatore eDio fu schiacciato sotto il peso dellacroce e si lasciò condurre alla morte,per amore di tutta l’umanità» (Litur-gia caldea).

Signore Gesù, rialzaci dalle nostrecadute, riconduci il nostro spiritosmarrito alla tua Verità. Non per-mettere che la ragione umana, chetu hai creato per te, si accontentidelle verità parziali della scienza e

Fai salire la nostra preghiera al co-spetto del tuo figlio diletto perchéperdoni i nostri peccati» (Th e o t o k i o ndall’O ro l o g i o n copto, Al - Ag h b i a 37).

Signore Gesù, nelle nostre fami-glie proviamo anche noi le sofferen-ze causate ai figli dai loro genitori eai genitori dai loro figli. Signore, fa’che in questi tempi difficili le nostrefamiglie siano luoghi della tua pre-senza, affinché le nostre sofferenze sitramutino in gioia. Sii tu il sostegnodelle nostre famiglie e fa’ di essedelle oasi d’amore, di pace e di sere-nità, ad immagine della santa Fami-glia di Nazaret. Amen.

V StazioneGesù è aiutato da Simone

di Cirene a portare la croce«Mentre lo conducevano via, fer-

marono un certo Simone di Cirene,che tornava dai campi, e gli miseroaddosso la croce, da portare dietro aGesù» (Luca 23, 26).

L’incontro di Gesù con Simone diCirene è un incontro silenzioso, unalezione di vita: Dio non vuole la sof-ferenza e non accetta il male. Lostesso vale per l’essere umano. Ma lasofferenza, accolta nella fede, si tra-sforma in via di salvezza. Allora noil’accettiamo come Gesù e aiutiamo aportarla come Simone di Cirene.

Signore Gesù, tu hai coinvoltol’uomo nel portare la tua croce. Tuci hai invitati a condividere la tuasofferenza. Simone di Cirene ci asso-miglia e ci insegna ad accettare lacroce che incontriamo sulle stradedella vita.

Sul tuo esempio, Signore, portia-mo anche noi oggi la croce della sof-ferenza e della malattia, ma la accet-tiamo perché tu sei con noi. Essapuò inchiodare alla sedia, ma nonimpedire di sognare; oscurare losguardo, ma non colpire la coscien-za; rendere sorde le orecchie, manon impedire di ascoltare; legare lalingua, ma non sopprimere la sete diverità. Appesantire l’anima, ma nonderubare della libertà.

Signore, vogliamo essere tuoi di-scepoli per portare la tua croce tuttii giorni; la porteremo con gioia econ speranza perché tu la porti connoi, perché tu hai trionfato sullamorte per noi.

Ti rendiamo grazie, Signore, perogni persona malata o sofferente,che sa essere testimone del tuo amo-re, e per ogni «Simone di Cirene»che tu poni sul nostro cammino.Amen.

VI StazioneVeronica asciuga il volto

di Gesù«Il mio cuore ripete il tuo invito:

“Cercate il mio volto!”. Il tuo volto,Signore, io cerco. Non nascondermiil tuo volto, non respingere con ira iltuo servo. Sei tu il mio aiuto, nonlasciarmi, non abbandonarmi, Diodella mia salvezza» (Salmi 27, 8-9).

La Veronica ti ha cercato in mez-zo alla folla. Ti ha cercato e infine tiha trovato. Mentre il tuo dolore eraal culmine, lei ha voluto lenirloasciugandoti il volto con un panno.Un piccolo gesto, ma esprimeva tut-to il suo amore per te e tutta la suafede in te; è rimasto impresso nellamemoria della nostra tradizione cri-stiana.

Signore Gesù, è il tuo volto chenoi cerchiamo. La Veronica ci ricor-da che tu sei presente in ogni perso-na che soffre e che avanza sulla suavia del Golgota. Signore, fa’ che titroviamo nei poveri, i tuoi fratellipiccoli, per asciugare le lacrime dichi piange, prenderci cura di chi sof-fre e sostenere chi è debole.

Signore, tu ci insegni che una per-sona ferita e dimenticata non perdené il suo valore né la sua dignità eche rimane segno della tua presenzanascosta nel mondo. Aiutaci adasciugare dal suo volto le tracce del-la povertà e dell’ingiustizia, affinchéla tua immagine in essa si riveli e ri-splenda.

Preghiamo per quanti cercano iltuo Volto e lo trovano in quello deisenza dimora, dei poveri e dei bam-bini esposti alla violenza e allo sfrut-tamento. Amen.

VII Stazione: Gesù cadeper la seconda volta

«Si fanno beffe di me quelli chemi vedono, storcono le labbra, scuo-tono il capo. Non stare lontano dame, perché l’angoscia è vicina e nonc’è chi mi aiuti» (Salmi 22, 8. 12)

Gesù è solo sotto il peso interioreed esteriore della croce. È la caduta,quando il peso del male si fa troppogrande e sembra non esserci più li-mite all’ingiustizia e alla violenza.

Ma egli si rialza un’altra volta for-te della fiducia infinita che ha nelPadre suo. Di fronte agli uomini chel’abbandonano alla sua sorte, la for-za dello Spirito lo rialza; lo unisceinteramente alla volontà del Padre,quella dell’amore che può tutto.

Signore Gesù, nella tua secondacaduta, riconosciamo tante nostre si-tuazioni che sembrano senza viad’uscita. Tra queste, quelle derivantidai pregiudizi e dall’odio, che indu-riscono i nostri cuori e conducono aiconflitti religiosi.

Illumina le nostre coscienze affin-ché riconoscano, nonostante «le di-vergenze umane e religiose», che«un raggio di verità illumina tuttigli uomini», chiamati a camminareinsieme — nel rispetto della libertàreligiosa — verso la verità che è inDio solo. Così, le diverse religionipotranno «mettersi insieme per ser-vire il bene comune e contribuire al-lo sviluppo di ogni persona e allaedificazione della società» (Esort.ap. Ecclesia in Medio Oriente, 27-28).

Vieni, Santo Spirito, a consolare efortificare i cristiani, in particolarequelli del Medio Oriente, affinchéuniti a Cristo siano, su una terra la-cerata dall’ingiustizia e dai conflitti,i testimoni del suo amore universale.Amen.

VIII StazioneGesù incontra le donne

di Gerusalemmeche piangono su di Lui

«Lo seguiva una grande moltitu-dine di popolo e di donne, che sibattevano il petto e facevano lamentisu di lui. Ma Gesù, voltandosi versodi loro, disse: “Figlie di Gerusalem-me, non piangete su di me, ma pian-gete su voi stesse e sui vostri figli”»(Luca 23, 27-28).

Sulla via del Calvario, il Signoreincontra le donne di Gerusalemme.Queste donne piangono la sofferen-za del Signore come se si trattasse diuna sofferenza senza speranza. Dellacroce, esse non vedono che il legno,segno di maledizione (cfr. D e u t e ro n o -mio 21, 23), mentre il Signore l’havoluta come mezzo di Redenzione edi Salvezza.

Nella Passione e nella Crocifissio-ne, Gesù dona la sua vita in riscattoper molti. Così egli diede sollievo aquanti erano oppressi sotto il giogoe consolò gli afflitti. Asciugò le la-crime delle donne di Gerusalemme eaprì loro gli occhi alla verità pa-squale.

Il nostro mondo è pieno di madriafflitte, di donne ferite nella loro di-gnità, violentate dalle discriminazio-ni, dall’ingiustizia e dalla sofferenza(cfr. Esort. ap. Ecclesia in MedioOriente, 60). O Cristo sofferente, siila loro pace e il balsamo delle loroferite.

Signore Gesù, con la tua incarna-zione da Maria «benedetta tra ledonne» (Luca 1, 42), tu hai elevatola dignità di ogni donna. Con l’In-carnazione hai unificato il genereumano (cfr. Galati 3, 26-28).

Signore, l’incontro con te sia ildesiderio dei nostri cuori. Il nostropercorso colmo di sofferenze siasempre un percorso di speranza, conte e verso di te che sei il rifugio del-la nostra vita e la nostra Salvezza.Amen.

IX StazioneGesù cade per la terza volta

«L’amore del Cristo infatti ci pos-siede; e noi sappiamo bene che unoè morto per tutti, dunque tutti sonomorti. Ed egli è morto per tutti, per-ché quelli che vivono non vivanopiù per se stessi, ma per colui che èmorto e risorto per loro» (2 Corinzi5, 14-15).

Per la terza volta Gesù cade sottola croce, caricato dei nostri peccati, eper la terza volta cerca di rialzarsiraccogliendo le forze che gli restano,per proseguire il cammino verso ilGolgota, rifiutando di lasciarsischiacciare e di soccombere alla ten-tazione.

A partire dalla sua Incarnazione,Gesù porta la croce della sofferenzaumana e del peccato. Ha pienamen-te ed eternamente assunto la naturaumana, mostrando agli uomini chela vittoria è possibile e che la viadella filiazione divina è aperta.

Signore Gesù, la Chiesa, nata daltuo fianco aperto, è oppressa sottola croce delle divisioni che allonta-

nano i cristiani gli uni dagli altri edall’unità che tu hai voluto per loro;essi deviano dal tuo desiderio «chetutti siano una cosa sola» (Giovanni17, 21) come il Padre con te. Questacroce grava con tutto il suo pesosulla loro vita e sulla loro comunetestimonianza. Concedici, Signore,la saggezza e l’umiltà, per rialzarci eavanzare sulla via dell’unità, nellaverità e nell’amore, senza soccombe-re alla tentazione del ricorso ai solicriteri degli interessi personali o set-tari, davanti alle divisioni nelle qualici imbattiamo (cfr. Esort. ap. Ecclesiain Medio Oriente, 11).

Donaci di rinunciare alla mentali-tà di divisione «perché non vengaresa vana la croce di Cristo» (1 Co-rinzi 1, 17). Amen.

X StazioneGesù è spogliato delle vesti

«Si dividono le mie vesti, sullamia tunica gettano la sorte» (Salmi22, 19).

Nella pienezza dei tempi, tu hairivestito, Signore Gesù, la nostraumanità, tu del quale «i lembi delmanto riempivano il tempio» (Isaia6, 1); ormai, tu cammini in mezzo anoi, e quanti toccano il lembo deituoi abiti guariscono. Ma tu sei statospogliato anche di questo vestito, Si-gnore! Ti abbiamo rubato l’abito etu ci hai dato anche la tunica (cfr.Ma t t e o 5, 40). Hai permesso che ilvelo della tua carne si strappasse af-finché di nuovo fossimo ammessi al-la presenza del Padre (cfr. E b re i 10,19-20).

Pensavamo di poterci realizzare danoi stessi, indipendentemente da te(cfr. Genesi 3, 4-7). Ci siamo ritrovatinudi, ma nel tuo amore infinito tu cihai rivestiti della dignità di figli e fi-glie di Dio e della tua grazia santifi-cante.

Accorda, Signore, ai figli delleChiese orientali — spogliati da variedifficoltà, a volte perfino dalla perse-cuzione, e indeboliti dall’emigrazio-ne — il coraggio di restare nei loroPaesi per annunciare la Buona No-vella.

O Gesù, Figlio dell’uomo, che tisei svestito al fine di rivelarci la crea-tura nuova risuscitata dai morti,strappa in noi il velo che ci separada Dio e tessi in noi la tua presenzadivina.

Donaci di vincere la paura difronte agli avvenimenti della vita checi spogliano e ci mettono a nudo, edi rivestire l’uomo nuovo del nostroBattesimo, al fine di annunciare laBuona Novella, proclamando che tusei il solo vero Dio che guida la sto-ria. Amen.

verso la morte, affinché gli uominipossano passare dal paese della mor-te a quello della Vita» (S. Efrem ilSiro, Omelia).

La chiamata a seguirti è rivolta atutti, in particolare ai giovani e aquanti sono provati dalle divisioni,dalle guerre o dall’ingiustizia e chelottano per essere, in mezzo ai lorofratelli, segni di speranza e operatoridi pace.

Ci poniamo dunque davanti a tecon amore, ti presentiamo le nostresofferenze, volgiamo i nostri sguardie i nostri cuori alla tua Santa Crocee, forti della tua promessa, ti pre-ghiamo: «Benedetto sia il nostro Re-dentore, che ci ha dato la vita con lasua morte. O Redentore, realizza innoi il mistero della tua redenzione,per la tua passione, la tua morte erisurrezione» (Liturgia Maronita).

I StazioneGesù condannato a morte

«Pilato disse loro di nuovo: “Checosa volete dunque che io faccia diquello che voi chiamate il re deiGiudei?”. Ed essi di nuovo gridaro-no: “Cro cifiggilo!”. Pilato, volendodare soddisfazione alla folla, rimisein libertà per loro Barabba e, dopoaver fatto flagellare Gesù, lo conse-gnò perché fosse crocifisso» (Ma rc o15, 12-13. 15).

Davanti a Pilato, detentore delpotere, Gesù avrebbe dovuto ottene-re giustizia. Pilato aveva in effetti ilpotere di riconoscere l’innocenza diGesù e di liberarlo. Ma il governato-re romano preferì servire la logicadei suoi interessi personali e si piegòalle pressioni politiche e sociali.Condannò un innocente per piacerealla folla, senza soddisfare la verità.Consegnò Gesù al supplizio dellacroce, pur sapendolo innocente...prima di lavarsene le mani.

dussero fuori per crocifiggerlo»(Ma rc o 15, 20).

Gesù Cristo sta davanti a dei sol-dati che credono di avere ogni pote-re su di lui, mentre egli è Colui permezzo del quale «tutto è stato fat-to... e senza di lui nulla è stato fattodi ciò che esiste» (Giovanni 1, 3).

L’uomo, in ogni tempo, ha credu-to di potersi sostituire a Dio e deter-minare da se stesso il bene e il male(cfr. Genesi 3, 5), senza riferimento alsuo Creatore e Salvatore. Si è credu-to onnipotente, capace di escludereDio dalla propria vita e da quelladei suoi simili, in nome della ragio-ne, del potere o del denaro.

Anche oggi il mondo si piega sot-to realtà che cercano di espellereDio dalla vita dell’uomo, come il lai-cismo cieco che soffoca i valori dellafede e della morale in nome di unapresunta difesa dell’uomo; o il fon-damentalismo violento che prende apretesto la difesa dei valori religiosi(cfr. Esort. ap. Ecclesia in MedioOriente, 29).

Signore Gesù, tu che hai assuntol’umiliazione e ti sei identificato coni deboli, ti affidiamo tutti gli uominie tutti i popoli umiliati e sofferenti,in particolare quelli dell’O rientemartoriato. Dona loro di avere, in te,la forza per poter portare con te laloro croce di speranza. Noi poniamonelle tue mani tutti coloro che sonosmarriti, perché, grazie a te, trovinola verità e l’amore. Amen.

III StazioneGesù cade per la prima

volta

«Egli è stato trafitto per le nostrecolpe, schiacciato per le nostre ini-quità. Il castigo che ci dà salvezza siè abbattuto su di lui; per le sue pia-ghe noi siamo stati guariti» (Isaia53, 5).

della tecnologia senza cercare diporre le domande fondamentali delsenso e dell’esistenza (cfr. Lett. ap.Porta fidei, 12).

Donaci, Signore, di aprirciall’azione del tuo Santo Spirito, af-finché ci conduca alla pienezza dellaVerità. Amen.

IV StazioneGesù incontra la Madre

«Simeone li benedisse e a Maria,sua madre, disse: “Ecco, egli è quiper la caduta e la risurrezione dimolti in Israele e come segno dicontraddizione — e anche a te unaspada trafiggerà l’anima — affinchésiano svelati i pensieri di molti cuo-ri”. Sua madre custodiva tutte que-ste cose nel suo cuore» (Luca 2, 34-35. 51b).

Ferito e sofferente, portando lacroce dell’umanità, Gesù incontrasua madre e, nel suo volto, tuttal’umanità.

Maria, Madre di Dio, è stata laprima discepola del Maestro. Acco-gliendo la parola dell’Angelo, ha in-contrato, per la prima volta, il Verboincarnato ed è diventata tempio delDio vivente. L’ha incontrato senzacomprendere come il Creatore delcielo e della terra abbia voluto sce-gliere una ragazza, una fragile crea-tura, per incarnarsi in questo mon-do. L’ha incontrato in una ricercacostante del suo Volto, nel silenziodel cuore e nella meditazione dellaParola. Credeva di essere lei a cer-carlo, ma, in verità, era lui che cerca-va lei. Ora, mentre porta la croce laincontra.

Gesù soffre nel vedere sua madresoffrire, e Maria di veder soffrire suoFiglio. Ma da questa comune soffe-renza nasce un’umanità nuova. «Sa-lam a te! Noi ti supplichiamo, oSanta piena di gloria, Vergine perpe-tua, Madre di Dio, Madre di Cristo.

XI StazioneGesù è inchiodato

sulla croce«Allora lo consegnò loro perché

fosse crocifisso. Pilato compose an-che l’iscrizione e la fece porre sullacroce; vi era scritto: “Gesù il Nazare-no, il re dei Giudei”» (Giovanni 19,16a. 19).

Ecco il Messia atteso, sospeso sullegno della croce tra due briganti.Le due mani che hanno benedettol’umanità sono trafitte. I due piediche hanno calpestato la nostra terraper annunciare la Buona Novella so-no sospesi tra terra e cielo. Gli occhipieni d’amore che, con uno sguardo,hanno guarito i malati e perdonato inostri peccati non fissano più che ilCielo.

Signore Gesù, tu sei stato crocifis-so per le nostre iniquità. Tu preghiDio Padre e intercedi per l’umanità.Ogni colpo di martello risuonacome un battito del tuo cuore im-molato.

Come sono belli sul monte Calva-rio i piedi di Colui che annuncia laBuona Novella della Salvezza. Il tuoAmore, Gesù, ha riempito l’universo.Le tue mani trafitte sono il nostro ri-fugio nell’angoscia. Esse ci accolgo-

no ogni volta che l’abisso del pec-cato ci minaccia, e noi troviamo nel-le tue piaghe la guarigione e il per-dono.

O Gesù, noi ti preghiamo per tut-ti i giovani che sono oppressi dalladisperazione, per i giovani vittimedella droga, delle sette e delle per-versioni.

Liberali dalla loro schiavitù. Alzi-no gli occhi e accolgano l’A m o re .Scoprano la felicità in te e salvali tu,nostro Salvatore. Amen.

XII StazioneGesù muore sulla croce

«Gesù, gridando a gran voce, dis-se: “Padre, nelle tue mani consegnoil mio spirito”. Detto questo, spirò»(Luca 23, 46).

D all’alto della croce, un grido:grido di abbandono nel momentodella morte, grido di fiducia nellasofferenza, grido del parto di una vi-ta nuova. Eccoti sospeso all’Alb erodella Vita, consegnare il tuo spiritonelle mani del Padre, facendo zam-pillare la vita in abbondanza e mo-dellando la nuova creatura. Anchenoi affrontiamo oggi le sfide di que-sto mondo: sentiamo che le ondedelle preoccupazioni ci sommergonoe fanno vacillare la nostra fiducia.Donaci, Signore, la forza di sapereintimamente che nessuna morte civincerà, finché noi riposeremo tra lemani che ci hanno formato e ci ac-compagnano.

E che ognuno di noi possa escla-m a re :

«Ieri, ero crocifisso con Cristo,oggi, sono glorificato con lui.Ieri, ero morto con lui,oggi, sono vivo con lui.Ieri, ero sepolto con lui,oggi, sono risuscitato con lui»

(Gregorio Nazianzeno).Nelle tenebre delle nostre notti,

noi ti contempliamo. Insegnaci a ri-volgerci verso l’Altissimo, il tuo Pa-dre celeste.

Oggi preghiamo perché tutti colo-ro che promuovono l’aborto prenda-no coscienza che l’amore non puòessere che sorgente di vita. Pensiamoanche ai difensori dell’eutanasia e acoloro che incoraggiano tecniche eprocedimenti che mettono in perico-lo la vita umana. Apri i loro cuori,perché ti conoscano nella verità, per-ché si impegnino nell’edificazionedella civiltà della vita e dell’a m o re .Amen.

XIII StazioneGesù è deposto dalla croce

e consegnato alla Madre

Gesù allora, vedendo la madre eaccanto a lei il discepolo che egliamava, disse alla madre: “Donna, ec-co tuo figlio!”. Poi disse al discepo-lo: “Ecco tua madre!” (Giovanni 19,26-27a).

Signore Gesù, coloro che ti ama-no restano accanto a te e conservanola fede. Nell’ora dell’agonia e dellamorte, quando il mondo crede che ilmale trionfi e che la voce della veritàe dell’amore, della giustizia e dellapace taccia, la loro fede non vienemeno.

O Maria, tra le tue mani noi po-niamo la nostra terra. «Come è tristevedere questa terra benedetta soffrirenei suoi figli che si sbranano tra lorocon accanimento, e muoiono!»(Esort. ap. Ecclesia in Medio Oriente,8). Sembra che nulla possa soppri-mere il male, il terrorismo, l’omici-dio e l’odio. «Dinanzi alla croce sul-la quale tuo figlio stese le sue maniimmacolate per la nostra salvezza, oVergine, noi ci prostriamo in questogiorno: concedici la pace» (Liturgiabizantina).

Preghiamo per le vittime delleguerre e della violenza che devasta-no, in questo nostro tempo, variPaesi del Medio Oriente, come purealtre parti del mondo. Preghiamoperché gli sfollati e i migranti forzatipossano tornare al più presto nelleloro case e nelle loro terre. Fa’, Si-gnore, che il sangue delle vittime in-nocenti sia il seme di un nuovoOriente più fraterno, più pacifico epiù giusto, e che questo Oriente re-cuperi lo splendore della sua voca-zione di culla di civiltà e di valorispirituali ed umani.

Stella dell’Oriente, indicaci la ve-nuta dell’Alba! Amen.

XIV StazioneGesù è deposto nel sepolcro

«Vi andò anche Nicodemo —quello che in precedenza era andatoda lui di notte — e portò circa trentachili di una mistura di mirra e dialoe. Essi presero allora il corpo diGesù e lo avvolsero con teli, insiemead aromi, come usano fare i Giudeiper preparare la sepoltura (Giovanni19, 39-40).

Nicodemo riceve il corpo di Cri-sto, se ne prende cura e lo deponein un sepolcro, in mezzo a un giar-dino che ricorda quello della Crea-zione. Gesù si lascia seppellire comesi è lasciato crocifiggere, nello stessoabbandono, interamente «consegna-to» nelle mani degli uomini e «per-fettamente unito» ad essi «fino alsonno sotto la lastra della tomba»(S. Gregorio di Narek).

Accettare le difficoltà, gli avveni-menti dolorosi, la morte, esige unasperanza salda, una fede viva.

La pietra posta all’ingresso dellatomba sarà ribaltata e una nuova vi-ta sorgerà.

Infatti, «per mezzo del battesimosiamo stati sepolti insieme a lui nellamorte affinché, come Cristo fu risu-scitato dai morti per mezzo dellagloria del Padre, così anche noi pos-siamo camminare in una vita nuova»(Romani 6, 4).

Abbiamo ricevuto la libertà di fi-gli di Dio per non ritornare allaschiavitù; la vita ci è stata data inabbondanza, per non accontentarcipiù di una vita priva di bellezza e disignificato.

Signore Gesù, fa’ di noi dei figlidella luce che non temono le tene-bre. Ti preghiamo oggi per tutti co-loro che cercano il senso della vita eper quanti hanno perso la speranza,affinché credano nella tua vittoriasul peccato e sulla morte. Amen.

dell’umanità dal punto di vistaorientale.

Che significato assume la sofferenzadi Gesù per i giovani libanesi?

La Via Crucis di per sé porta ilsegno dell’incontro di ogni essereumano con Cristo. Ogni stazionesembra come una finestra che invi-ta a incontrare Cristo, sia mentreporta la croce, sia quando cade, siaquando incontra sua Madre. Ognivolta Gesù riflette la sofferenzaumana. Le meditazioni hanno vo-luto perciò essere come una proie-zione: il volto di Gesù continua aessere riflesso nelle sofferenzeumane che sono molteplici. Allostesso tempo, queste riflessioni vo-gliono essere come una sola voceche si rivolge a Cristo perché cidoni luce e forza per portare lanostra croce e ci aiuti a riscoprireil valore redentivo e salvifico dellesofferenze umane. Al punto chevogliamo dire con san Paolo: mivanto delle sofferenze, perchécompleto nel mio corpo quello chemanca alle sofferenza di Cristo perla Chiesa.

Quali sofferenze in particolare trova-no spazio nelle meditazioni?

Quelle provocate dalla guerra,dalla violenza. Ma trovano spazioanche le attese dei giovani che ve-dono il loro orizzonte limitato, no-

dell’umanità. È vero che la soffe-renza varia da una persona all’al-tra, ma è sempre una e in Cristo ciunisce tutti quanti. I giovani han-no approfittato della loro realtàper riflettere sul destino comunedell’uomo. Sono contento che chiascolterà le meditazioni troverà sestesso e non solo l’esperienza lega-ta al Medio Oriente.

Qual è il valore delle riflessioni pro-poste?

Siamo sicuri che le stazioni nonterminano con la morte di Cristo.In molte delle nostre chiese ci so-no quindici stazioni, l’ultima è larisurrezione. Tutto il valore delleriflessioni è incentrato sulla risur-rezione, sulla domenica, perché lastoria non si ferma al venerdì. Sof-friamo e moriamo per risuscitare.C’è un detto: crocifissi, quindi de-stinati alla risurrezione.

Come hanno accolto i popoli del Me-dio Oriente l’elezione di Papa Fran-cesco?

Innanzitutto, hanno pregatomolto perché dal Conclave potesseessere eletto un Papa secondo leattese del mondo. In genere i me-diorientali amano molto il Papachiunque esso sia. C’è una grandevenerazione nei suoi confronti siada parte cristiana, sia musulmana.Quando Benedetto XVI ha com-

nalato, al patriarcato e al papato.È una vocazione divina, cioè è Dioche vuole qualcuno in quel posto.A noi spetta di cercarlo e di iden-tificarlo. All’inizio delle congrega-zioni generali ho detto: fratellimiei, lo Spirito Santo ha già sceltoil candidato, noi dobbiamo trovar-lo. E veramente abbiamo vissutoquesta esperienza nella preghiera.

È la prima volta di un Papa cheviene dall’America latina.

Nella Chiesa non ci sono più di-stanze, né nazionalità: argentini, li-banesi, cinesi, italiani. Tutti siamocorpo di Cristo. Nessuno a brevefarà più distinzioni in base alla suaprovenienza, perché sarà solo ilPapa e basta. Perché è stato sceltolui mi sono chiesto? Ci sono deicardinali con delle grandi persona-lità. Eppure, una volta eletto misono detto: non può essere che lui.Non potrebbe essere un altro. Dal-la prima apparizione si è fatto vici-no a tutti e lo sentiamo anche ac-canto a noi. Conosce bene le no-stre comunità libanesi maronite inArgentina, sa i nostri problemi e lenostre speranze. Quando l’ho salu-tato e gli ho prestato obbedienzanella cappella Sistina gli ho dettoche volevo visitare le nostre diocesiargentine, mi ha risposto che leconosce molto bene. È un uomodi ascolto.

nome di quanti sof-frono e hanno tra-smesso la speranzadella risurrezione.La scelta di Bene-detto XVI di affida-re a loro le medita-zioni è stata un ge-sto profetico.

Come è nata l’idea?

Ripeto, è stata diBenedetto XVI. Havoluto dare loromodo di esprimeretutte le ansie e leattese dei popolidel Medio Oriente.Nel preparare lemeditazioni i ragaz-zi sono partiti dalleletture bibliche ehanno indicato trepunti essenziali: lameditazione spiri-tuale, le sofferenzedel Medio Orientee dell’umanità e leattese di speranzain Cristo crocifissoe risorto. Le 14 sta-zioni sono state co-sì arricchite condelle riflessionicomposte in grup-po. Io ho solo rivi-sto il lavoro e l’hotrovato molto den-so e capace diesprimere la realtà

Anonimo, «XI stazione. Gesù inchiodato alla croce» (XIX secolo, Betlemme)

Anonimo, «I stazione: Gesù è condannato a morte» (XIX secolo, Betlemme)

Anonimo, «VI stazione: la Veronica asciuga il volto a Gesù» (XIX secolo, Betlemme)

Un’immagine dell’incontro dei giovani libanesi con Benedetto XVI a Bkerké (15 settembre 2012)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 24 marzo 2013

Voci di cardinali sull’elezione del Pontefice

Nel nome c’è un programma«Più della metà del mondo vive nel-la povertà» e il nome Francesco «èun programma di vita e di servizioche dà forza a tutti noi per conti-nuare nel lavoro apostolico dell’op-zione preferenziale per i poveri». Loha detto il cardinale Oscar AndrésRodríguez Maradiaga, arcivescovodi Tegucigalpa, in un’intervista aGianni Cardinale per «Avvenire»del 23 marzo.

Si definisce «stimolato, felice emolto incoraggiato» il cardinaleCláudio Hummes, arcivescovo eme-rito di São Paulo e prefetto emeritodella Congregazione per il Clero, inun’intervista a Radio Vaticana. «IlPapa ci incoraggia ad avere speran-za, a vedere che il mondo è per noiun cammino, che la Chiesa devecamminare in questo mondo» hadetto il porporato brasiliano, ag-giungendo: «Torno in Brasile con

questo stimolo molto forte a la-vorare in mezzo ai poveri, in Amaz-zonia».

Papa Bergoglio «è così come lovedete. Il tratto del suo carattere èla sincerità» ha detto il cardinaleEstanislao Esteban Karlic, arcivesco-vo emerito di Paraná, in un’intervi-sta a Franca Giansoldati per «IlMessaggero» del 21 marzo. «Andràavanti — ha affermato — partendodal nome che ha scelto, Francesco,per opporsi alle ingiustizie sociali,per sostenere il bene comune, la pa-ce e la difesa del creato».

«Il Papa è vescovo di Roma, e ilfatto di averlo sottolineato fin dalprimo momento ha una grande va-lenza ecumenica». È quanto ha di-chiarato, mercoledì mattina 20 mar-zo, il cardinale Agostino Vallini, vi-cario generale per la diocesi di Ro-ma, alla trasmissione «Prima di tut-to» su Rai radio 1. Proprio «la sot-tolineatura di essere anche vescovodi Roma stabilisce un rapporto mol-to stretto con una Chiesa concreta,con un popolo concreto». Un temache il cardinale Vallini aveva trattatoanche in un articolo su «Il Messag-gero» del 19 marzo. «Il sussulto,pressoché universale, di gioia e disperanza che ha suscitato l’elezionedel nuovo Papa — ha scritto — con-ferma abbondantemente» che «loSpirito Santo ha operato bene, dan-do un segno della presenza e dellabontà di Dio». Il cardinale ha quin-di ripreso il «forte messaggio» delPapa «per un rinnovato impegno avivere radicalmente il Vangelo.Aprirsi, uscire, andare, essere vicinialla gente, dove la gente vive, soffree spera per annunciare Gesù Cristo,è ciò che il Papa chiede a tutti i bat-tezzati, sacerdoti e laici».

Con Papa Francesco e il suo invi-to a una Chiesa «povera per i pove-ri» si apre per tutti una grande spe-ranza. È la convinzione espressa dalcardinale Peter Kodwo AppiahTurkson, presidente del PontificioConsiglio della Giustizia e della Pa-

ce, in un’intervista all’Ansa. «Lasemplicità di Papa Francesco — haspiegato — non è del tutto una novi-tà. Tutti coloro che conoscono il suopassato sanno che è sempre stato co-sì, a Buenos Aires ha vissuto semprecome un pastore per una Chiesa po-vera. È qualcosa del suo ministeroche porta alla Chiesa universale». Enon va dimenticato, ha rilevato, che«Bergoglio ha una consapevolezzadell’essere del sud del mondo, ne haesperienza e quindi ci possiamoaspettare che lui capisca questa si-

tuazione, anche per quanto riguardal’Africa». Papa Francesco rappresen-ta già un incoraggiamento per laChiesa in Asia: ne è persuaso il car-dinale Luis Antonio Tagle che haconcesso un’intervista a Radio Vati-cana. «Al mio amico Jorge — hadetto — auguro che rimanga la bellapersona che è: umile, con i piedi perterra, che sorride, che piange anche!Mi ha detto che voleva baciare lemani dei cardinali del Vietnam, del-la Cina, di questi Paesi dai tantimartiri nascosti».

Nelle parole del superiore generale dell’Istituto della carità

Francesco e i rosminiani«Vescovo e popolo», insieme. Ilcammino per la Chiesa di Roma,indicato già nelle prime parole pro-nunciate da Papa Francesco subitodopo l’elezione, inevitabilmente ri-chiama alla mente la prima dellecinque piaghe della santa Chiesadel beato Antonio Rosmini, dove siparlava appunto della divisione delpopolo dal clero. Parole che sannocogliere il nodo cruciale dell’evan-gelizzazione. È quanto, in sintesi,ha detto al nostro giornale padreVito Nardin, che giovedì 14 — ilgiorno successivo a quello di PapaFrancesco — è stato eletto decimosuccessore di Rosmini, alla guidacioè dell’Istituto della carità (Padriro s m i n i a n i ) .

«È stato molto bello vedere ilPapa chiedere, prima della benedi-zione, la preghiera ai fedeli delladiocesi di Roma per il loro vescovoappena nominato. È la dimensioneliturgica ecclesiale che Rosmini hasempre visto come espressione delpopolo di Dio. Infatti, Rosminiparla proprio del sacerdozio dei fe-deli».

E nonostante gli uomini di oggisembrino indifferenti e distaccati

dalla preghiera cresce però in lorola reale esigenza di rivolgersi a Dio.«Per Rosmini la preghiera accom-pagna tutti i momenti della vita diogni persona, per essere sempre inrelazione con Dio come creature efigli. Questo rapporto è chiamatoda Rosmini giustizia, nel sensodell’essere degni dell’immagine diDio e così adempiere il dovere delproprio stato, per cui non è unapreghiera di fantasia o di emozio-ne, ma una corrispondenza di figlial dono della fede e a un prossimoda amare».

Originario del Trentino, 68 anni,padre Nardin è stato eletto superio-re generale dai venticinque rosmi-niani giunti dai cinque continentinel corso della seconda sessioneplenaria della decima congregazio-ne generale elettiva, tenutasi alSacro Monte Calvario di Domo-dossola, in Piemonte, dall’11 al 15marzo. Fu proprio in questi luoghi,tra la “beata solitudine” del SacroMonte Calvario «che ha per abi-tatori Dio e gli angeli» — come ri-cordava il beato Rosmini — che il20 febbraio di 185 anni fa il rovere-tano compose le Constitutiones socie-

tatis a caritate nuncupatae (Costitu-zioni della società della carità) chefurono poi approvate da Papa Gre-gorio XVI.

Da questi testi fondamentali, pa-dre Nardin trae lo spunto per trac-ciare quasi un identikit del rosmi-niano per il mondo presente. «Lenote principali del rosminiano peril tempo di oggi sono una capacitàdi porsi nella società con un baga-glio spirituale e culturale che sap-pia dare delle risposte emergenti al-le domande di senso della vita».

E, in particolare, sottolinea, «lariscoperta di una vita qualificata se-condo il punto di vista del carismadel padre fondatore, sentito soprat-tutto in molte aree di sviluppodell’istituto come in Tanzania, Ke-nya e India». Per il nuovo superio-re generale dei rosminiani c’è poiun’ulteriore responsabilità che deri-va dalle proprie origini che l’acco-munano a quelle del fondatore.«Per un trentino essere successoredi Antonio Rosmini è uno dei mo-tivi che stimola ancora di più a cer-care di fare brillare questo grandebeato della Chiesa». (roberto cutaia)

Il grazie ai gesuiti per la stima e la vicinanza

Lettera del Papaa padre Nicolás

Pubblichiamo, in una traduzionedallo spagnolo, la lettera del Papaal preposito generale della Compagniadi Gesù, Adolfo Nicolás Pachón.

Caro padre Nicolás,con grande gioia ho ricevuto la

cortese lettera che in occasione del-la mia elezione al soglio di san Pie-tro ha voluto inviarmi, a nome suoe della Compagnia di Gesù, e nellaquale mi informa della sua preghie-

ra per la mia persona e ministeroapostolico, come anche del deside-rio di continuare a servire incondi-zionatamente la Chiesa e il vicariodi Cristo secondo la regola disant’Ignazio di Loyola.

La ringrazio di cuore per questosegno di stima e vicinanza, che ri-cambio con piacere, chiedendo alSignore che illumini e accompagnitutti i gesuiti affinché, fedeli al cari-sma ricevuto e sulle orme dei santidel nostro amato Ordine, possanoessere, con l’azione pastorale ma so-prattutto con la testimonianza diuna vita interamente consacrata alservizio della Chiesa, sposa di Cri-sto, lievito evangelico nel mondo,alla ricerca incessante della gloria diDio e del bene delle anime.

Con tali sentimenti chiedo a tuttii gesuiti di pregare per me e mi af-fido all’amorosa protezione dellaVergine Maria, nostra Madre delcielo, mentre come pegno di ab-bondanti grazie divine imparto conparticolare affetto la benedizioneapostolica, che estendo a tutti colo-ro che collaborano con la Compa-gnia di Gesù nelle loro attività, be-neficiano delle loro opere di bene epartecipano della sua spiritualità.

Vaticano, 16 marzo 2013FRANCESCO

Dai musulmaniun invito

alla collaborazioneCattolici e musulmani possonocontribuire alla costruzione di«un mondo di amicizia e di coo-perazione» attraverso l’imp egnoper «il consolidamento degli altivalori comuni» e per «lo sradica-mento della cultura dell’odio edel rancore». Lo scrive lo sceiccoAhmed al-Tayyeb, grande imamdi al-Azhar, in un messaggio difelicitazioni indirizzato a PapaFrancesco. Parole che richiamanole espressioni di augurio già in-viate da molti leader musulmani,così come le manifestazioni di ap-prezzamento per Benedetto XVIgiunte dal mondo islamico all’in-domani della sua rinuncia al pon-tificato.

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 24 marzo 2013 pagina 7

Benedetto XVI tra l’enciclica «Deus caritas est» e la rinuncia al pontificato

In un tempo nuovodottrina, ma il comunicarsi di unavita».

Tanti anni dopo quegli inizi, a ri-dosso della pubblicazione dell’enci-clica Deus caritas est un famoso car-dinale belga, che godeva allora dellamassima autorevolezza, aveva rac-contato l’opinione che si era fatto diRatzinger dal tempo del conclave dacui era uscito eletto con il nome diBenedetto XVI. «È un uomo discre-to. Un uomo che insegna con calma:

nei media già non se ne parlava più[…] Direi che a fianco di temi con-troversi, è bene tornare alla bellezzae all’essenza del cristianesimo. Credoche lui lo faccia molto bene. Dopo20 anni che lo conosco, sapevo chenon era il panzerkardinal che si di-pingeva. È un uomo molto dolce,molto affabile, che ha il dono dellapreghiera. Un professore che è sestesso, che non imita il suo predeces-sore. È chiaramente un uomo solido.

di CARLO DI CICCO

Il pendolo della storia della Chiesanella tarda mattina dell’11 febbraio2013 per un attimo si era fermato.Nella sala del Concistoro del Palaz-zo Apostolico si svolgeva un rito or-dinario per approvare tre canonizza-zioni. Tutto agli occhi della cinquan-tina di cardinali presenti parevascorrere nella consueta routine. Madopo l’attimo di silenzio degli astan-ti che sempre precede un discorsodel papa, dalle prime parole in lati-no si ebbe la percezione improvvisache stesse accadendo qualcosa distraordinaria importanza. BenedettoXVI in piena tranquillità leggeva unadichiarazione sconvolgente: annun-ciava la sua rinuncia al ministero delvescovo di Roma successore di sanPietro. Voleva cessare di essere papa

e stava comunicandolo ai suoi piùstretti collaboratori come fosse unadecisione tra le tante. Mille settecen-to ottantatré caratteri in latino permotivare davanti al mondo quelladecisione sorprendente, rarissimanella storia della Chiesa cattolica. Ilpapa fissava anche un percorso perrendere esecutiva la sua volontà pre-sa “in piena coscienza davanti aD io” e “con piena libertà”. Poco do-po un flash dell’agenzia Ansa facevail giro del mondo e quella notiziamandava in soffitta tutti i palinsestitelevisivi innescando una freneticagiornata per gli operatori dell’infor-mazione e gli amanti del web inogni continente. Il pontefice che an-nunciava l’inizio della Sede vacantea cominciare dalle ore 20 del 28 feb-braio, invitava le autorità competentia convocare il conclave per la nomi-

na di un successore. L’immaginazio-ne di alcuni romanzieri e cineasti eradivenuta realtà.

Quando, tra lo sconcerto generaledei presenti, il pendolo riprese a cul-larsi nel tempo, la Chiesa di Bene-detto XVI che tutti avevano atteso,ma pochi erano riusciti a individuarenei tratti caratteristici, si era ritrovatasbalzata come d’improvviso in untempo nuovo. Quest’uomo, stimatoper dottrina e semplicità, avversatoda tanti critici e avversari dentro efuori la Chiesa, costringeva ora l’opi-nione pubblica internazionale e inparticolare le gerarchie cattoliche aporsi domande severe. A rifletteresulla direzione imboccata che concrescente chiarezza andava impi-gliandosi in una crisi epocale. Supe-rata l’emozione immediata, anche icardinali presenti nell’aula del Con-cistoro, smarriti e increduli, avverti-vano confusamente che nessuna cosanella Chiesa di Roma sarebbe rima-sta come prima.

E forse tra loro, ma certamente traquanti ne serbavano memoria, eratornato in mente lo smarrimento se-guito alla fumata bianca del 19 aprile2005. Quel pomeriggio con il nomedi Benedetto, Joseph Ratzinger, elet-to papa, dava l’impressione di unafigura umile ma solida. In tanti pen-savano a una marcia trionfale perlui, nei presumibili pochi anni che sipensava potesse guidare la Chiesa.Come per Papa Giovanni XXIII,quello che poi convocò il concilioVaticano II, per Ratzinger si era par-lato di pontificato breve di transizio-ne breve. I suoi critici dichiarati onascosti speravano per lui governobreve, lo stretto necessario per tra-ghettare la Chiesa verso un tempostabile di continuità.

Joseph Ratzinger aveva già mi-schiato le carte una volta, scrivendonel nono mese del suo pontificatouna enciclica sull’amore. DivenutoBenedetto XVI cogliendo di sorpresai più, dopo essere stato un’iconadell’intransigenza cattolica per lun-ghi anni, con quell’enciclica spari-gliava costringendo tutti a ripartiredall’inizio. Quel testo rivelava anzi-tutto una verità: quanto poco eglifosse conosciuto e compreso. L’enci-clica affondava le radici nella suaprima giovinezza. Era rimasta quasiibernata per decenni, tornando allaluce dopo l’elezione a successore diPietro che lo aveva liberato dallefunzioni di controllore della dottrinacattolica. All’età di 19 anni, appenaentrato in seminario, aveva scritto lasua prima ricerca sulla carità in sanTommaso. E poi, era stato affascina-to da una citazione di Soren Kierke-gaard: «Il cristianesimo non è una

Joseph Ratzinger con le idee chia-re di un teologo conciliare, desidero-so di dialogo, chiariva finalmentedavanti a tutti l’attualità della pro-posta cristiana nel mondo globaliz-zato e secolarizzato.

Convinto della fine epocale dellasocietà cristiana, quando la Chiesa siriconosceva nel Sillabo, e non desi-deroso di ricostituirla, Benedetto XVIpuntava a una Chiesa della testimo-nianza religiosa e della fede propo-sta, non imposta, confidando spe-cialmente sull’attrazione che può na-scere da vite di esemplari seguaci diGesù Cristo. E convinto che la fedesi accoglie specialmente con la pu-rezza di cuore tipica dei poveri e deisemplici.

Partendo da un manifesto fondatosull’amore, la Chiesa di Benedettoera attesa a un esame fin dagli iniziimpegnativo: vedere fino a che pun-to — trascorso l’anno di lutto per lamorte di Wojtyła e di luna di mieleper la sua elezione — il nuovo papasi sarebbe rivelato capace di spinger-la coerentemente sulla scia richiestadal primo posto dato all’a m o re .

Una verifica da portare sul versan-te della riforma interna e sulla capa-cità effettiva di incontro con le di-verse comunità internazionali. Vede-re fino a che punto il suo appello aripartire dall’amore sortisse frutti ef-ficaci, a cominciare dalla sua Chiesa,o invece restasse un comodo alibivuoto per mascherare nella Chiesa lapermanenza su vecchi sentieri.

non è uno showman, assolutamente.E nemmeno un uomo delle folle.Ma è posato. La sua prima enciclicaè molto chiara: non parla di temiscottanti, parla dell’essenziale, diamare Dio e di amare gli altri. Èuna bella enciclica, anche se, duegiorni dopo la sua pubblicazione,

cattolici, neppure lontanamente rite-nevano pensabile e possibile un’enci-clica sull’amore, un tema di largoconsumo nella società moderna sottola categoria dell’eros e tanto essen-ziale per la fede cristiana da sembra-re persino banale trattarlo in un “do-cumento-manifesto” di un papato.

Dalla pauraal tempo dell’a m o reAnticipiamo parte dell’introduzione delnostro vicedirettore per la nuova edizione dellibro Ratzinger. Dalla pauraal tempo dell’a m o re , p re f a z i o n edi Rosino Gibellini (Roma, Memori,2013, pagine 220, euro 15). La prima edizioneera stata pubblicata con il titolo R a t z i n g e r.Benedetto XVI e le conseguenze dell’a m o re(Roma, Memori,2006, pagine 271, euro 16).

A me piace».È stato questo uomo

che ha scritto un’encicli-ca che rovescia L’essenzadel cristianesimo di Lud-wig Feuerbach. Quasidivertito a cogliere tuttidi sorpresa per la sceltadell’argomento — primopapa della storia a farlo— e per i contenuti in es-sa disegnati, con i qualila sua Chiesa si ritira, inquanto istituzione,dall’arena politica, dele-gando ai soli laici cre-denti la concreta lottaper la giustizia.

In molti, anche tra i

Messa di Papa Francesco nella Domus Sanctae Marthae con alcune maestranze del Vaticano

Cristo è morto per ogni uomoAnche questa mattina, sabato 23marzo, Papa Francesco ha invitatoalla celebrazione della messa mat-tutina nella cappella della DomusSanctae Marthae alcune maestran-ze della Città del Vaticano. Era co-sì presente un altro gruppo di ad-detti del Servizio giardini e nettez-za urbana del Governatorato delloStato della Città del Vaticano chenon avevano potuto partecipare in-sieme ai loro colleghi di lavoro allamessa celebrata dal Pontefice nellaprima mattina di venerdì, di cuiabbiamo dato notizia nell’edizionedi ieri. Con loro erano anche alcu-

ni dipendenti della serra e unaquindicina delle suore Pie Disce-pole del Divin Maestro che presta-no servizio nella centrale telefonicadella Città del Vaticano.

Nell’omelia il Santo Padre haproposto una breve riflessione sulleletture liturgiche del giorno e, inparticolare, sul brano del vangelodi Giovanni (11, 45-56) dove si leg-gono le parole del sommo sacerdo-te Caifa ai capi dei sacerdoti e aifarisei riuniti nel sinedrio e il com-mento dell’evangelista: «Gesù do-veva morire per la nazione, e nonsoltanto per la nazione, ma anche

per riunire insieme i figli di Dioche erano dispersi». Gesù è mortoper il suo popolo ed è morto pertutti. Ma questo — ha notato il Pa-pa — non va inteso nel senso dellaglobalità: vuol dire che Gesù èmorto per ciascun uomo singolar-mente. Ogni cristiano deve dunquedire: «Cristo è morto per me».

È questa la massima espressionedell’amore di Gesù per ogni uomo.E dalla consapevolezza di questoamore — ha sottolineato PapaFrancesco — dovrebbe nascere ungrazie. Un grazie talmente profon-do e appassionato che potrebbe

anche trasformarsi in lacrime digioia sul volto di ogni fedele.

Con il Pontefice hanno concele-brato il cardinale Raúl EduardoVela Chiriboga, arcivescovo emeri-to di Quito in Ecuador, l’a rc i v e s c o -vo Lorenzo Baldisseri, segretariodel Collegio Cardinalizio e dellaCongregazione per i Vescovi, imonsignori Alfred Xuereb e Batti-sta Ricca, direttore della Domus.Tra i presenti anche le suore dellaDomus e il segretario della Pontifi-cia Commissione per l’America La-tina, Guzmán Carriquiry, con laconsorte.

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